Trilogia Della Città Di K

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AGOTA KRISTOF

TRILOGIA DELLA CITTA DI K

Il grande quadernoLa prova La terza menzogna.

Titoli originali: Le Grand Cahier , La Preuve , La Troisime Mensonge .

Copyright 1986, 1988, 1991 Editions du Seuil, Paris.Copyright 1998 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino.Il grande quaderno: traduzione di Armando Marchi.La prova: traduzione di Virginia Ripa di Meana.La terza menzogna: traduzione di Giovanni Bogliolo.Traduzioni su licenza di Ugo Guanda ed.

Il grande quaderno.Larrivo da Nonna.Arriviamo dalla Grande Citt. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra Madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone, e noi due una piccola valigia a testa con i nostri vestiti, pi il grosso dizionario di nostro Padre, che ci passiamo quando abbiamo le braccia stanche.Camminiamo a lungo. La casa di Nonna lontana dalla stazione, allaltro capo della Piccola Citt. Qui non ci sono tram, n autobus, n macchine. Circolano solo alcuni camion militari.I passanti sono pochi, la citt silenziosa. Si pu udire il rumore dei nostri passi; camminiamo senza parlare, nostra Madre tra noi due.Davanti alla porta del giardino di Nonna nostra Madre dice:Aspettatemi qui.Aspettiamo un po, poi entriamo in giardino, giriamo intorno alla casa, ci accovacciamo sotto una finestra da cui giungono delle voci. La voce di nostra Madre:Non c pi niente da mangiare in casa nostra, niente pane, carne, verdura, latte. Niente. Non posso pi sfamarli.Unaltra voce dice:E allora ti sei ricordata di me. Per dieci anni non ti eri mai ricordata. Non sei venuta, non hai scritto.Nostra Madre dice:Sapete bene perch. A mio padre volevo bene, io.Laltra voce dice:S, e adesso ti ricordi che hai anche una madre. Arrivi qua e mi chiedi di aiutarti.Nostra Madre dice:Non domando niente per me. Vorrei solamente che i miei bambini sopravvivessero a questa guerra. La Grande Citt bombardata giorno e notte, e non c pi da mangiare. I bambini sfollano in campagna, da parenti o estranei, dove capita.Laltra voce dice:Allora non avevi che da mandarli da qualche estraneo, dove capitava.Nostra Madre dice:Sono i vostri nipotini.I miei nipotini? Non li conosco nemmeno. Quanti sono?Due. Due bambini. Gemelli.Laltra voce chiede:E degli altri cosa ne hai fatto?Nostra Madre chiede:Quali altri?Le cagne mollano l quattro o cinque piccoli per volta. Se ne tengono uno o due, gli altri li annegano.Laltra voce ride molto forte. Nostra Madre non dice niente e laltra voce chiede:Hanno un padre almeno? Non sei sposata, che io sappia. Non sono stata invitata al tuo matrimonio.Sono sposata. Il Padre al fronte. Non ho sue notizie da sei mesi.Allora puoi farci una croce sopra.Laltra voce ride ancora, nostra Madre piange. Ritorniamo davanti alla porta del giardino.Nostra Madre esce dalla casa con una vecchia.Nostra Madre ci dice:Ecco vostra Nonna. Resterete con lei per un po, fino alla fine della guerra.Nostra Nonna dice:La guerra pu durare ancora molto. Ma li far lavorare, stai tranquilla. Il cibo non gratis nemmeno qui.Nostra Madre dice:Vi mander dei soldi. Nelle valigie ci sono i loro vestiti. E nello scatolone lenzuola e coperte. Siate buoni, piccoli miei. Vi scriver.Ci bacia e se ne va piangendo.Nonna ride molto forte e ci dice:Lenzuola, coperte! Camicie bianche e scarpe di vernice! Vi insegner io a vivere!Facciamo la lingua a nostra Nonna. Lei ride ancora pi forte battendosi sulle cosce.La casa di Nonna.La casa di Nonna a cinque minuti di cammino dalle ultime case della Piccola Citt. Pi avanti c solo la strada polverosa, subito interrotta da una sbarra. E proibito andare oltre, un soldato monta la guardia. Ha un mitra, un binocolo e quando piove si ripara sotto una garitta. Sappiamo che al di l della sbarra, nascosta dagli alberi, c una base militare segreta e, dietro la base, la frontiera e un altro paese.La casa circondata da un giardino in fondo al quale scorre un ruscello, poi la foresta.Il giardino coltivato con ogni sorta di verdure e alberi da frutto. In un angolo ci sono una conigliera, un pollaio, un porcile e un capanno per le capre. Abbiamo provato a salire in groppa al pi grosso dei maiali, ma impossibile restarci sopra.La verdura, la frutta, i conigli, le anatre, i polli sono venduti al mercato da Nonna, e anche le uova delle galline e delle anatre e i formaggi di capra. I maiali vengono venduti al macellaio che paga con i soldi, ma anche con dei prosciutti e delle salsicce affumicate.C pure un cane per cacciare i ladri e un gatto per cacciare ratti e topi di fogna. Non bisogna dargli da mangiare, in modo che abbia sempre fame.Nonna possiede anche una vigna, dallaltra parte della strada.Si entra in casa dalla cucina che grande e calda. Il fuoco brucia tutto il giorno nel forno a legna. Vicino alla finestra c un tavolo immenso e una panca ad angolo. E su questa panca che dormiamo.Dalla cucina una porta conduce alla camera di Nonna, ma sempre chiusa a chiave. Solo Nonna ci va la sera per dormire.C unaltra camera in cui si pu entrare senza passare dalla cucina, direttamente dal giardino. Questa camera occupata da un ufficiale straniero. La sua porta ugualmente chiusa a chiave.Sotto la casa c una cantina piena di cose da mangiare e sotto il tetto una soffitta in cui Nonna non sale pi da quando abbiamo segato la scala e lei si fatta male cadendo. Lingresso della soffitta proprio sopra la porta dellufficiale e noi ci saliamo con laiuto di una corda. E lass che nascondiamo il quaderno dei compiti, il dizionario di nostro Padre e gli altri oggetti che siamo costretti a tenere segreti.In poco tempo fabbrichiamo una chiave che apre tutte le porte e pratichiamo dei fori nel pavimento della soffitta. Grazie alla chiave possiamo circolare liberamente nella casa quando non c nessuno, e grazie ai fori possiamo osservare Nonna e lufficiale nelle loro camere senza che se ne accorgano.Nonna.Nostra Nonna la madre di nostra Madre. Prima di venire ad abitare da lei non sapevamo che nostra Madre avesse ancora una madre.La chiamiamo Nonna.La gente la chiama la Strega.Lei ci chiama figli di cagna.Nonna piccola e magra. Ha un fazzoletto nero sulla testa. I suoi vestiti sono grigio scuro. Porta dei vecchi scarponi militari. Quando fa bello cammina a piedi nudi. Il suo volto coperto di rughe, macchie scure e porri da cui spuntano peli. Non ha pi denti, almeno visibili.Nonna non si lava mai. Si asciuga la bocca con un lembo del fazzoletto quando ha mangiato o quando ha bevuto. Non porta mutande. Quando ha bisogno di orinare, si ferma l dove si trova, allarga le gambe e piscia per terra sotto la gonna. Naturalmente non la fa in casa.Nonna non si spoglia mai. Abbiamo guardato in camera sua la sera. Si toglie una gonna, sotto c unaltra gonna. Si toglie la camicia, e sotto ne ha unaltra. Si corica cos. Il fazzoletto non se lo toglie.Nonna parla poco. Salvo la sera. La sera prende una bottiglia da un ripiano, beve a canna. Ben presto si mette a parlare una lingua che noi non conosciamo. Non la lingua che parlano i militari stranieri, una lingua completamente diversa.In questa lingua sconosciuta Nonna si fa delle domande e si risponde. A volte ride, oppure si arrabbia e urla. Alla fine, quasi sempre, si mette a piangere, va in camera sua barcollando, cade sul letto e la sentiamo singhiozzare a lungo nella notte.I lavori.Siamo obbligati a fare certi lavori per Nonna altrimenti lei non ci d niente da mangiare e ci lascia passare la notte fuori.Allinizio rifiutiamo di obbedirle. Dormiamo in giardino, mangiamo della frutta e della verdura cruda.La mattina, prima dellalba, vediamo Nonna uscire di casa. Non ci parla. Va a dar da mangiare agli animali, munge le capre, poi le conduce in riva al ruscello, dove le lega a un albero. Dopo bagna lorto e raccoglie la verdura e la frutta; carica tutto sulla carriola. Ci mette anche un paniere pieno di uova, una gabbia con un coniglio e un pollo o unanatra con le zampe legate.Se ne va al mercato, spingendo la carriola; la cinghia, passata attorno al suo collo secco, le fa abbassare la testa. Barcolla sotto il peso. Le gobbe e le pietre del sentiero le fanno perdere lequilibrio, ma lei cammina con i piedi allindentro come le anatre. Cammina verso la citt fino al mercato, senza fermarsi, senza aver posato la carriola una sola volta.Di ritorno dal mercato fa una zuppa con la verdura che non ha venduto e delle marmellate con la frutta. Mangia, va a fare il sonnellino nella sua vigna, dorme unora; poi si occupa della vigna, o, se non c niente da fare, torna a casa, taglia la legna, d nuovamente da mangiare agli animali, porta indietro le capre, le munge, va nella foresta, torna con dei funghi e della legna secca, fa dei formaggi, fa seccare funghi e fagioli, fa delle conserve con le altre verdure, bagna ancora lorto, ripone alcune cose in cantina, e cos via fino a che non si fa notte.La sesta mattina, quando esce di casa, abbiamo gi bagnato lorto. Le prendiamo di mano i secchi pesanti del cibo per i maiali, conduciamo le capre sulla riva del ruscello, laiutiamo a caricare la carriola. Quando ritorna dal mercato stiamo segando la legna.A tavola Nonna dice:Avete capito. Vitto e alloggio bisogna meritarseli.Diciamo: - Non per questo. Il lavoro pesante, ma stare l a far niente guardando qualcuno che lavora ancora pi pesante, soprattutto se vecchio.Nonna sghignazza.Figli di cagna! Volete dire che vi ho fatto pena?No, Nonna. Ci siamo soltanto vergognati di noi stessi.Il pomeriggio andiamo a cercar legna nel bosco.Ormai facciamo tutti i lavori che siamo in grado di fare.La foresta e il ruscello.La foresta molto grande, il ruscello piccolo piccolo. Per andare nella foresta bisogna attraversare il ruscello. Quando c poca acqua possiamo attraversarlo saltando da una pietra allaltra. Ma a volte, quando piovuto molto, lacqua ci arriva alla cintola e questacqua fredda e torbida. Decidiamo di costruire un ponte con i mattoni e le assi che troviamo intorno alle case distrutte dai bombardamenti.Il nostro ponte solido. Lo facciamo vedere a Nonna. Lei lo prova e dice:Molto bene. Ma non allontanatevi troppo nella foresta. La frontiera vicina, i militari vi sparerebbero addosso. E soprattutto non perdetevi. Non verr a cercarvi.Costruendo il ponte abbiamo visto dei pesci. Si nascondono sotto le grosse pietre o nellombra dei cespugli e delle piante i cui rami si congiungono qua e l sopra il ruscello. Scegliamo i pesci pi grossi, li acchiappiamo e li mettiamo nellinnaffiatoio pieno dacqua. La sera, quando li portiamo a casa, Nonna dice:Figli di cagna! Come li avete presi?Con le mani. E facile. Bisogna semplicemente stare immobili e aspettare.Allora acchiappatene tanti. Pi che potete.Lindomani Nonna carica linnaffiatoio sulla carriola e vende i nostri pesci al mercato.Andiamo spesso nella foresta, non ci perdiamo mai, sappiamo da quale parte si trova la frontiera. Dopo un po le sentinelle ci conoscono. Non ci sparano mai addosso. Nonna ci insegna a distinguere i funghi commestibili da quelli velenosi.Dalla foresta riportiamo fascine di legna sulla schiena, funghi e castagne nei panieri. Accatastiamo la legna contro i muri della casa, sotto la tettoia, e facciamo arrostire le castagne sulla stufa, se Nonna non c.Una volta, lontano nella foresta, sullorlo di un grosso buco fatto da una bomba, troviamo un soldato morto. E tutto intero, gli mancano solo gli occhi per via dei corvi. Prendiamo il suo fucile, le sue cartucce, le sue bombe: il fucile nascosto in una fascina, le cartucce e le bombe nei nostri panieri, sotto i funghi.Arrivati da Nonna, avvolgiamo con cura questi oggetti nella paglia dentro i sacchi per le patate, e li sotterriamo sotto la panca, davanti alla finestra dellufficiale.La sporcizia.A casa nostra, nella Grande Citt, nostra Madre ci lavava spesso. Sotto la doccia o nella vasca. Ci metteva abiti puliti, ci tagliava le unghie. Per tagliarci i capelli ci accompagnava dal barbiere. Ci lavavamo i denti dopo ogni pasto.Da Nonna impossibile lavarsi. Non c un bagno, non c nemmeno acqua corrente. Bisogna andare a pompare lacqua del pozzo in cortile e portarla in un secchio. Non c sapone n dentifricio n prodotti per il bucato.In cucina tutto sporco. Il pavimento rosso, irregolare, si appiccica ai piedi e il grande tavolo si appiccica alle mani e ai gomiti. Il fornello completamente nero di grasso, anche i muri tutto intorno per via della fuliggine. Bench Nonna lavi le stoviglie, piatti, cucchiai e coltelli non sono mai veramente puliti, e le pentole sono ricoperte da uno spesso strato di unto. Gli strofinacci sono grigiastri e mandano un cattivo odore.Allinizio non abbiamo neanche voglia di mangiare, soprattutto quando vediamo come Nonna prepara il pranzo, senza lavarsi le mani e pulendosi il naso con le maniche. Dopo un po non ci facciamo pi caso.Quando fa caldo, andiamo a fare il bagno nel ruscello, ci laviamo la faccia e i denti al pozzo. Quando fa freddo impossibile lavarsi completamente. Non c nessun recipiente abbastanza grosso nella casa. Le nostre lenzuola, le nostre coperte, i nostri asciugamani, tutto scomparso. Non abbiamo pi visto la grossa scatola in cui nostra Madre li ha portati.Nonna ha venduto tutto.Diventiamo sempre pi sporchi, e i nostri vestiti pure. Prendiamo dei vestiti puliti nelle nostre valigie, sotto la panca, ma in poco tempo non ci sono pi vestiti puliti. Quelli che portiamo si strappano, le nostre scarpe si consumano, si bucano. Quando possibile camminiamo a piedi nudi e non portiamo che le mutande o i pantaloni. La pianta dei nostri piedi si indurisce, non sentiamo pi le spine n i sassi. La nostra pelle si scurisce, le gambe e le braccia sono coperte di sbucciature, tagli, croste, punture dinsetto. Le unghie, mai tagliate, si spezzano, i capelli, quasi bianchi a causa del sole, ci arrivano alle spalle.La latrina in fondo al giardino. Non c mai carta. Ci puliamo con le foglie pi grandi di certe piante.Abbiamo un odore misto di letame, pesce, erba, funghi, fumo, latte, formaggio, melma, fango, terra, sudore, orina, muffa.Puzziamo come Nonna.Esercizio di irrobustimento del corpo.Nonna ci picchia spesso, con le sue mani ossute, con una scopa o uno strofinaccio bagnato. Ci tira per le orecchie, ci agguanta per i capelli.Altre persone ci danno anche dei ceffoni e dei calci, non sappiamo nemmeno perch.I colpi fanno male e ci fanno piangere.Le cadute, le sbucciature, i tagli, il lavoro, il freddo e il caldo sono ugualmente causa di sofferenza.Decidiamo di irrobustire il nostro corpo per poter sopportare il dolore senza piangere.Cominciamo con il darci lun laltro dei ceffoni, poi dei pugni. Vedendo il nostro volto tumefatto Nonna domanda:Chi vi ha fatto questo?Noi, Nonna.Vi siete picchiati? Perch?Per niente, Nonna. Non vi arrabbiate, solo un esercizio.Un esercizio? Siete completamente suonati! Bah, se la cosa vi diverte...Siamo nudi. Ci colpiamo lun laltro con una cintura. Diciamo a ogni colpo:Non fa male.Colpiamo pi forte, sempre pi forte.Passiamo le mani sopra una fiamma. Ci incidiamo una coscia, il braccio, il petto con un coltello e versiamo dellalcol sulle ferite. Ogni volta diciamo:Non fa male.Nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente pi nulla. E qualcun altro che ha male, qualcun altro che si brucia, che si taglia, che soffre.Non piangiamo pi.Quando Nonna arrabbiata e grida, noi le diciamo:Smettetela di gridare, Nonna, picchiate invece!Quando ci picchia, le diciamo:Ancora, Nonna, ancora! Guardate, porgiamo laltra guancia, com scritto nella Bibbia. Colpite anche laltra guancia, Nonna.Lei risponde:Andate al diavolo, voi, la vostra Bibbia e le vostre guance.Lattendente.Siamo coricati sulla panca ad angolo della cucina. Le nostre teste si toccano. Non dormiamo ancora, ma i nostri occhi sono chiusi. Qualcuno spinge la porta. Apriamo gli occhi. La luce di una pila ci acceca. Domandiamo:Chi ?Una voce di uomo risponde:No paura. Voi no paura. Due essere voi, o io troppo bere? Ride, accende la lampada a petrolio sul tavolo e spegne la sua pila. Ora lo vediamo bene. E un militare straniero, senza gradi. Dice:Io attendente di capitano. Voi fare cosa l?Diciamo:Noi abitiamo qui. Da nostra Nonna.Voi nipoti di Strega? Io mai visto voi. Voi essere qui da quando?Da due settimane.Ah! Io essere partito licenza a casa, in mio villaggio. Molto divertito.Domandiamo:Com che parla la nostra lingua?Lui dice:Mia madre nascere qui, in vostro paese. Venire lavorare da noi, cameriera dentro osteria. Conoscere mio padre, sposarsi insieme. Quando io essere piccolo mia madre parlare me vostra lingua. Vostro paese e mio paese, essere paesi amici. Combattere nemico insieme. Voi due venire da dove?Dalla Grande Citt.Grande Citt molto pericolo. Bum! Bum!S, e pi niente da mangiare.Qui bene per mangiare. Mele, maiali, polli, tutto. Voi restare molto? O solo vacanza?Noi resteremo qui fino alla fine della guerra.Guerra finita presto. Voi dormire l? Panca nuda, dura, fredda. Strega non volere prendere voi in camera?Noi non vogliamo dormire nella camera di Nonna. Russa e ha un cattivo odore. Avevamo delle coperte e delle lenzuola, ma lei le ha vendute.Lattendente prende dellacqua nel paiolo sopra il fornello e dice:Io dovere pulire camera. Anche capitano ritornare licenza stasera o domani mattina.Esce. Pochi minuti dopo ritorna. Ci porta due coperte militari grigie.Non vendere queste, vecchia Strega. Se lei troppo cattiva voi dire me. Io pum pum, io uccide.Ride ancora. Ci copre, spegne la lampada e se ne va.Durante il giorno nascondiamo le coperte in soffitta.Esercizio di irrobustimento dello spirito.Nonna ci dice:Figli di cagna!La gente ci dice:Figli di una Strega! Figli di puttana!Altri dicono:Imbecilli! Mascalzoni! Mocciosi! Asini! Maiali! Porci! Canaglie! Carogne! Piccoli merdosi! Pendagli da forca! Razza di assassini!Quando sentiamo queste parole, il nostro volto diventa rosso, le orecchie ronzano, gli occhi bruciano, le ginocchia tremano.Non vogliamo pi arrossire n tremare, vogliamo abituarci alle ingiurie e alle parole che feriscono.Ci sistemiamo al tavolo della cucina uno di fronte allaltro e, guardandoci negli occhi, ci diciamo delle parole sempre pi atroci:Uno:Stronzo! Buco di culo!Laltro:Vaffanculo! Bastardo!Continuiamo cos finch le parole non entrano pi nel nostro cervello, non entrano nemmeno nelle nostre orecchie.Ci esercitiamo in questo modo una mezzora circa ogni giorno, poi andiamo a passeggiare per le strade.Facciamo in modo che la gente ci insulti e constatiamo che finalmente riusciamo a restare indifferenti.Ma ci sono anche le parole antiche.Nostra Madre ci diceva:Tesori miei! Amori miei! Siete la mia gioia! Miei bimbi adorati!Quando ci ricordiamo di queste parole, i nostri occhi si riempiono di lacrime.Queste parole dobbiamo dimenticarle, perch adesso nessuno ci dice parole simili e perch il ricordo che ne abbiamo un peso troppo grosso da portare.Allora ricominciamo il nostro esercizio in un altro modo:Diciamo:Tesori miei! Amori miei! Vi voglio bene... Non vi lascer mai... Non vorr bene che a voi... Sempre... Siete tutta la mia vita...A forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua.La scuola.Questo accaduto tre anni fa.E sera. I nostri genitori credono che noi stiamo dormendo. Nella stanza accanto parlano di noi.Nostra Madre dice:Non sopporteranno dessere separati.Nostro Padre dice:Saranno separati solo durante le ore di scuola.Nostra Madre dice:Non lo sopporteranno.Dovranno, invece. E necessario per loro. Lo dicono tutti. Gli insegnanti, gli psicologi. Allinizio sar difficile, ma si abitueranno.Nostra Madre dice:No, mai. Lo so. Li conosco. Sono una sola, unica persona. Nostro Padre alza la voce:Appunto, non normale. Pensano insieme, agiscono insieme. Vivono in un mondo a parte. Un mondo tutto loro. Tutto questo non molto sano. E anche preoccupante. S, mi preoccupano. Sono strani. Non si sa mai quello che possono pensare. Sono troppo maturi per la loro et. Sanno troppe cose.Nostra Madre ride:Non vorrai rimproverarli per la loro intelligenza?Non divertente. Perch ridi?Nostra Madre risponde:I gemelli pongono sempre dei problemi. Non un dramma. Andr tutto a posto.Nostro Padre dice:S, tutto pu andare a posto se li separiamo. Ogni individuo deve avere una propria vita.Qualche giorno dopo iniziamo la scuola. Ciascuno in una classe diversa. Ci sediamo in prima fila.Siamo separati da tutta la lunghezza delledificio. Questa distanza tra noi ci pare mostruosa, il dolore che proviamo insopportabile. E come se ci avessero asportato met del corpo. Non abbiamo pi equilibrio, ci vengono le vertigini, cadiamo, perdiamo conoscenza.Ci risvegliamo nellambulanza che ci sta conducendo allospedale.Nostra Madre viene a prenderci. Sorride, dice:Da domani sarete nella stessa classe.A casa nostro Padre dice soltanto:Simulatori!Ben presto parte per il fronte. E giornalista, corrispondente di guerra.Noi andiamo a scuola per due anni e mezzo. Anche gli insegnanti partono per il fronte; sono rimpiazzati da delle insegnanti. Dopo un po la scuola chiude perch ci sono troppi allarmi e bombardamenti.Sappiamo leggere, scrivere e fare i conti.Da Nonna decidiamo di continuare i nostri studi senza insegnanti, da soli.Lacquisto della carta, del quaderno e delle matite.Da Nonna non c carta n matite. Andiamo a prenderne nel negozio che si chiama Cartolibreria. Scegliamo un blocco di carta a quadretti, due matite, un grande quaderno spesso. Posiamo tutto sul banco, davanti al signore grasso che sta l dietro. Gli diciamo:Abbiamo bisogno di queste cose, ma non abbiamo i soldi. Il libraio dice:Come? Ma... bisogna pagare.Ripetiamo:Non abbiamo soldi ma abbiamo assolutamente bisogno di queste cose.Il libraio dice:La scuola chiusa. Nessuno ha bisogno di quaderni n di matite.Diciamo:Facciamo la scuola da soli, per conto nostro.Chiedete i soldi ai vostri genitori.Nostro Padre al fronte e nostra Madre rimasta nella Grande Citt. Noi abitiamo da nostra Nonna, anche lei non ha soldi.Il libraio dice:Senza soldi non potete comprare niente.Non diciamo pi niente, lo guardiamo. Anche lui ci guarda. La fronte bagnata di sudore. Dopo un po esclama:Non guardatemi cos! Andate via!Diciamo:Siamo disposti a effettuare qualche lavoro per lei in cambio di queste cose. Innaffiare il suo giardino, per esempio, strappare le erbacce, portare dei pacchi...Esclama di nuovo:Non ho nessun giardino! Non ho bisogno di voi! E poi non potete parlare normalmente?Noi parliamo normalmente.Dire alla vostra et: disposti a effettuare, vi sembra normale?Noi parliamo correttamente.Troppo correttamente, s. Non mi piace proprio per niente il vostro modo di parlare! E anche il vostro modo di guardarmi! Andate fuori di qui!Chiediamo:Ha delle galline, signore?Si asciuga la faccia bianca con un fazzoletto bianco. Domanda senza alzare la voce:Delle galline? Perch delle galline?Perch se non ne ha, noi possiamo disporre di una certa quantit di uova e portargliene in cambio di queste cose che ci sono indispensabili.Il libraio ci guarda, non dice niente.Diciamo:Il prezzo delle uova aumenta ogni giorno. Per contro il prezzo della carta e delle matite...Scaglia la nostra carta, le nostre matite, il nostro quaderno verso la porta e urla:Fuori! Non ho bisogno delle vostre uova! Prendete tutto, e non tornate pi!Raccogliamo con cura gli oggetti e diciamo:Tuttavia saremo obbligati a tornare quando non avremo pi carta, o le nostre matite saranno consumate.I nostri studi.Per i nostri studi, abbiamo il dizionario di nostro Padre e la Bibbia che abbiamo trovato qui da Nonna, nella soffitta.Facciamo lezioni di ortografia, composizione, lettura, calcolo, matematica ed esercizi mnemonici.Usiamo il dizionario per lortografia, per ottenere spiegazioni, ma anche per imparare parole nuove, sinonimi, antonimi.La Bibbia serve per la lettura ad alta voce, per i dettati e gli esercizi mnemonici. Dunque impariamo a memoria pagine intere della Bibbia.Ecco come si svolge una lezione di composizione.Siamo seduti al tavolo della cucina con i nostri fogli a quadretti, le matite e il Grande Quaderno. Siamo soli.Uno di noi dice:Il titolo del tuo tema : Larrivo da Nonna.Laltro dice:Il titolo del tuo tema : I lavori.Ci mettiamo a scrivere. Abbiamo due ore per trattare largomento e due fogli di carta a disposizione.Alla fine delle due ore ci scambiamo i fogli; ciascuno corregge gli errori di ortografia dellaltro con laiuto del dizionario e, in fondo alla pagina, scrive: Bene o Non Bene. Se Non Bene gettiamo il tema nel fuoco e cerchiamo di trattare lo stesso argomento nella lezione seguente. Se Bene, possiamo ricopiare il tema nel Grande Quaderno.Per decidere se Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero. Dobbiamo descrivere ci che vediamo, ci che sentiamo, ci che facciamo.Ad esempio, proibito scrivere: Nonna somiglia a una strega; ma permesso scrivere: La gente chiama Nonna la Strega.E proibito scrivere: La Piccola Citt bella, perch la Piccola Citt pu essere bella per noi e brutta per qualcun altro.Allo stesso modo, se scriviamo: Lattendente gentile, non una verit, perch lattendente pu essere capace di cattiverie che noi ignoriamo. Quindi scriveremo semplicemente: Lattendente ci regala delle coperte.Scriveremo: Noi mangiamo molte noci, e non: Amiamo le noci, perch il verbo amare non un verbo sicuro, manca di precisione e di obiettivit. Amare le noci e amare nostra Madre, non pu voler dire la stessa cosa. La prima formula designa un gusto gradevole in bocca, e la seconda un sentimento.Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe, meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.La nostra vicina e sua figlia.La nostra vicina una donna meno vecchia di Nonna. Abita con sua figlia nellultima casa della Piccola Citt. E una catapecchia tutta scalcinata, con il tetto sfondato in pi punti. Attorno c un giardino, ma non coltivato come lorto di Nonna. Non ci crescono che erbacce.La vicina sta seduta tutto il giorno su uno sgabello nel suo giardino e guarda davanti a s, non si sa cosa. La sera, o quando piove, sua figlia la prende per il braccio e la fa rientrare in casa. A volte sua figlia la dimentica o non l, allora la madre resta fuori tutta la notte, non importa con quale tempo.La gente dice che la nostra vicina matta, che ha perso la ragione quando luomo con cui ha fatto la figlia lha abbandonata.Nonna dice che la vicina semplicemente pigra e preferisce vivere in povert piuttosto che mettersi a lavorare.La figlia della vicina non pi alta di noi ma un po pi vecchia. Durante il giorno chiede lelemosina in citt, davanti alle osterie, agli angoli delle strade. Al mercato raccoglie la verdura e la frutta marcia che la gente butta via, e la porta a casa. Ruba anche tutto quello che pu rubare. Abbiamo dovuto cacciarla pi volte dal nostro giardino, dove cercava di prendere della frutta e delle uova.Una volta la sorprendiamo mentre beve il latte succhiando la mammella di una delle nostre capre.Quando ci vede, si alza, si asciuga la bocca col dorso della mano, indietreggia, dice:Non fatemi del male!E aggiunge:Corro molto forte. Non mi raggiungerete.Noi la guardiamo. E la prima volta che la vediamo da vicino. Ha il labbro leporino, strabica, ha il moccio al naso, e agli angoli degli occhi arrossati delle croste giallastre. Le gambe e le braccia sono coperte di pustole.Dice:Mi chiamano Labbro-leporino. Mi piace il latte.Sorride. Ha i denti neri.Mi piace il latte, ma pi di tutto mi piace succhiare la mammella. E buona. E dura e tenera insieme.Non rispondiamo. Lei si avvicina.Mi piace anche succhiare dellaltro.Tende la mano, noi indietreggiamo. Dice:Non volete giocare con me? Mi piacerebbe tanto. Siete cos belli.Abbassa la testa, dice:Vi faccio schifo.Diciamo:No, non ci fai schifo.Capisco. Siete troppo giovani, troppo timidi. Ma con me non dovete sentirvi a disagio. Vi insegner dei giochi molto divertenti.Le diciamo:Noi non giochiamo mai.Cosa fate allora tutto il giorno?Lavoriamo, studiamo.Io chiedo lelemosina, rubo e gioco.Ti occupi anche di tua madre. Sei una brava ragazza.Lei dice avvicinandosi:Mi trovate brava? Davvero?S, e se ti serve qualcosa per tua madre o per te non hai che da chiederlo. Ti daremo della frutta, della verdura, dei pesci, del latte.Si mette a urlare:Non voglio la vostra frutta, i vostri pesci, il vostro latte! Tutto questo lo posso rubare. Quello che voglio che mi vogliate bene. Nessuno mi vuole bene. Neanche mia madre. Ma anchio non voglio bene a nessuno. N a mia madre n a voi! Vi odio!Esercizio di accattonaggio.Indossiamo abiti sporchi e laceri, ci togliamo le scarpe, ci sporchiamo la faccia e le mani. Andiamo in strada. Ci fermiamo, aspettiamo.Quando un ufficiale straniero passa davanti a noi, alziamo il braccio destro per salutare e tendiamo la mano sinistra. Nella maggior parte dei casi lufficiale passa senza fermarsi. senza vederci, senza guardarci.Finalmente un ufficiale si ferma. Dice qualcosa in una lingua che non capiamo. Ci fa delle domande. Non rispondiamo; restiamo immobili, un braccio alzato, laltro teso in avanti. Allora fruga nelle tasche, posa una moneta e un pezzetto di cioccolato sul nostro palmo lercio e se ne va scuotendo la testa.Continuiamo ad aspettare.Una donna passa. Tendiamo la mano. Lei dice:Poveri bambini. Non ho niente da darvi.Ci accarezza i capelli.Diciamo:Grazie.Unaltra donna ci d due mele, unaltra dei biscotti.Una donna passa. Tendiamo la mano, lei si ferma e dice: - Non vi vergognate a chiedere lelemosina? Venite da me, ci sono dei lavoretti facili per voi. Tagliare la legna, per esempio, o lucidare la terrazza. Siete abbastanza grandi e forti. Dopo, se lavorate bene, vi dar della minestra e del pane.Rispondiamo:Non abbiamo voglia di lavorare per lei, signora. Non abbiamo voglia di mangiare la sua minestra n il suo pane. Non abbiamo fame.Lei domanda:E allora perch chiedete lelemosina?Per sapere che effetto fa e per osservare la reazione della gente.Andandosene grida:Piccole sporche canaglie! Screanzati, fare queste cose!Rientrando, gettiamo nellerba alta che costeggia la strada le mele, i biscotti, il cioccolato e anche le monete.La carezza sui capelli impossibile gettarla.Labbro-leporino.Peschiamo con la lenza nel ruscello. Labbro-leporino arriva di corsa. Non ci vede. Si corica nellerba, alza la sottana. Non ha mutande. Vediamo le sue natiche nude e i peli tra le gambe. Noi non abbiamo ancora i peli tra le gambe. Labbro-leporino ne ha, ma molto pochi.Labbro-leporino fischia. Arriva un cane. E il nostro cane. Lo prende tra le braccia, si rotola con lui nellerba. Il cane abbaia, si divincola, si scuote e parte di corsa. Labbro-leporino lo chiama con voce dolce accarezzandosi il sesso con le dita.Il cane torna, annusa pi volte il sesso di Labbro-leporino e si mette a leccarlo.Labbro-leporino allarga le gambe, spinge la testa del cane sul ventre con entrambe le mani. Respira molto forte e si contorce.Il sesso del cane diventa visibile, sempre pi lungo, sottile e rosso. Il cane solleva la testa, cerca di arrampicarsi su Labbro-leporino.Labbro-leporino si volta, sulle ginocchia, volge il didietro al cane. Il cane posa le zampe anteriori sul dorso di Labbro-leporino, con gli arti posteriori che tremano. Cerca, si avvicina sempre di pi; si mette fra le gambe di Labbro-leporino, sincolla alle sue natiche. Si muove molto rapidamente, avanti e indietro. Labbro-leporino grida e, dopo un momento, cade sul ventre.Il cane si allontana lentamente.Labbro-leporino resta coricata per un po, poi si alza, ci vede, arrossisce. Grida:Piccoli spioni! Cosavete visto?Rispondiamo:Ti abbiamo vista giocare con il nostro cane.Chiede:Sono sempre vostra amica?S, e ti permettiamo di giocare col nostro cane quando vuoi.E non direte a nessuno quello che avete visto?Non diciamo mai niente a nessuno. Puoi contare su di noi.Si siede sullerba e piange:Solo le bestie mi vogliono bene.Domandiamo:E vero che tua madre matta?No. E soltanto sorda e cieca.Cosa le successo?Niente. Niente di speciale. Un giorno diventata cieca e dopo un po diventata anche sorda. Dice che per me sar la stessa cosa. Avete visto i miei occhi? La mattina, quando mi sveglio, le mie ciglia sono incollate, i miei occhi pieni di pus.Diciamo:E certamente una malattia che la medicina pu curare.Dice:Pu darsi. Ma come faccio ad andare da un dottore senza soldi? A ogni modo non ci sono dottori. Sono tutti al fronte.Domandiamo:E le tue orecchie? Hai male alle orecchie?No, con le orecchie non ho nessun problema. E credo che non li abbia neanche mia madre. Fa finta di non sentire niente, le fa comodo quando le chiedo qualcosa.Esercizio di cecit e sordit.Uno di noi fa il cieco, laltro fa il sordo. Per allenarsi, allinizio, il cieco si lega un fazzoletto nero di Nonna davanti agli occhi, il sordo si tappa le orecchie con dellerba. Il fazzoletto puzza come Nonna.Ci diamo la mano, andiamo a passeggio durante gli allarmi, quando la gente si nasconde nelle cantine e le strade sono deserte.Il sordo descrive quello che vede:La strada lunga e dritta. E fiancheggiata da case basse, a un solo piano. Sono di colore bianco, grigio, rosa, giallo e blu. Alla fine della strada si vede un parco con degli alberi e una fontana. Il cielo azzurro, con qualche nuvola bianca. Si vedono degli aerei. Cinque bombardieri. Volano bassi.Il cieco parla lentamente, perch il sordo possa leggere sulle sue labbra.Sento gli aerei. Producono un rumore irregolare e profondo. Il loro motore fatica. Sono carichi di bombe. Ora sono passati. Sento di nuovo gli uccelli. Per il resto tutto silenzioso.Il sordo legge sulle labbra del cieco e risponde:S, la strada vuota.Il cieco dice:Non per molto. Sento dei passi che si avvicinano nella strada laterale, a sinistra.Il sordo dice:Hai ragione. Ecco un uomo.Il cieco domanda:Com?Il sordo risponde:Come tutti gli altri. Povero, vecchio.Il cieco dice:Lo so. Riconosco il passo dei vecchi. Sento anche che a piedi nudi, quindi povero.Il sordo dice: - E calvo. Ha una vecchia giacca dellesercito. Ha dei pantaloni troppo corti. I suoi piedi sono sporchi.I suoi occhi?Non li vedo. Guarda per terra.La bocca?Labbra troppo incavate. Non deve avere pi denti.Le mani?In tasca. Le tasche sono enormi e piene di qualcosa. Di patate, o di noci, che fanno delle piccole gobbe. Alza la testa e ci guarda. Ma non riesco a distinguere il colore dei suoi occhi.Non vedi nientaltro?Delle rughe, profonde come cicatrici, sul suo volto.Il cieco dice:Sento le sirene. E la fine dellallarme. Rientriamo.Dopo un po, col tempo, non abbiamo pi bisogno di un fazzoletto per gli occhi n di erba per le orecchie. Chi fa il cieco volta semplicemente lo sguardo verso linterno, il sordo chiude le orecchie a tutti i rumori.Il disertore.Troviamo un uomo nella foresta. Un uomo vivo, un uomo giovane, senza uniforme. E coricato dietro un cespuglio. Ci guarda senza muoversi.Gli chiediamo:Perch sta l coricato?Risponde:Non posso pi camminare. Vengo dallaltra parte della frontiera. Cammino da due settimane. Giorno e notte. Soprattutto la notte. Adesso sono troppo debole. Ho fame. Non mangio niente da tre giorni.Chiediamo:Perch non ha luniforme? Tutti gli uomini giovani hanno ununiforme. Sono tutti soldati.Dice:Non voglio pi essere soldato.Non vuole pi combattere il nemico?Non voglio combattere nessuno. Non ho nemici. Voglio tornare a casa.Dov casa sua?E ancora lontana. Non ci arriver se non trovo qualcosa da mangiare.Chiediamo:Perch non va a comperare qualcosa da mangiare? Non ha soldi?No, non ho soldi e non posso farmi vedere. Devo nascondermi. Bisogna che non mi vedano.Perch?Ho lasciato il mio reggimento senza permesso. Sono scappato. Sono un disertore. Se mi ritrovassero sarei fucilato o impiccato.Domandiamo:Come un assassino?S, proprio come un assassino.Eppure lei non vuole uccidere nessuno. Vuole solo tornare a casa sua.S, soltanto tornare a casa mia.Domandiamo:Cosa vuole che le portiamo da mangiare?Qualunque cosa.Latte di capra, uova sode, pane, frutta?S, s, qualunque cosa.Domandiamo:E una coperta? Le notti sono fredde e piove spesso.Dice:S, ma bisogna che non vi vedano. E non direte niente a nessuno, vero? Neanche a vostra madre.Rispondiamo:Non ci vedranno, noi non diciamo mai niente a nessuno e non abbiamo una madre.Quando ritorniamo con il cibo e la coperta, dice:Siete gentili.Diciamo:Non volevamo essere gentili. Le abbiamo portato queste cose perch ne aveva bisogno. E tutto.Lui dice ancora:Non so come ringraziarvi. Non vi dimenticher mai.I suoi occhi si bagnano di lacrime.Noi diciamo:Sa che piangere non serve a niente? Noi non piangiamo mai. Eppure non siamo ancora uomini fatti come lei.Sorride e dice:Avete ragione. Scusatemi, non lo far pi. Era solo per via dello sfinimento.Esercizio di digiuno.Annunciamo a Nonna:Oggi e domani non mangeremo. Berremo solo acqua.Lei alza le spalle:Me ne frego. Ma lavorerete come al solito.Naturalmente, Nonna.Il primo giorno sgozza un pollo e lo cucina al forno. A mezzogiorno ci chiama:Venite a mangiare!Andiamo in cucina, ha un buonissimo profumo. Abbiamo un po di fame, ma non troppa. Guardiamo Nonna trinciare il pollo.Dice:Che buon profumo. Sentite che buon profumo? Volete una coscia per uno?Non vogliamo niente, Nonna.Peccato, perch davvero molto buono.Mangia con le mani, leccandosi le dita, asciugandole nel suo grembiule. Rosicchia e succhia le ossa.Dice:Molto tenero questo pollo! Non riesco a immaginare niente di meglio.Diciamo:Nonna, da quando abitiamo da voi, non ci avete mai cucinato un pollo.Dice:Ne ho cucinato uno oggi. Non avete che da mangiarlo.Sapevate che non volevamo mangiare niente oggi e domani.Non colpa mia. E unaltra delle vostre fesserie.E uno dei nostri esercizi. Per abituarci a sopportare la fame.Allora abituatevi, nessuno ve lo impedisce.Usciamo dalla cucina, andiamo a fare dei lavori in giardino.Verso la fine della giornata abbiamo veramente molta fame. Beviamo molta acqua. La sera fatichiamo ad addormentarci. Sogniamo cibo.Lindomani a mezzogiorno, Nonna finisce il pollo. La guardiamo in una specie di foschia. Non abbiamo pi fame. Abbiamo le vertigini.La sera, Nonna fa delle crpes con la marmellata e il formaggio. Abbiamo la nausea e i crampi allo stomaco, ma una volta coricati cadiamo in un sonno profondo. Quando ci alziamo, Nonna gi andata al mercato. Vogliamo fare colazione ma in cucina non c niente da mangiare. N pane n latte n formaggio. Nonna ha chiuso tutto in cantina. Potremmo aprirla, ma decidiamo di non toccare niente. Mangiamo pomodori e cetrioli crudi con il sale.Nonna ritorna dal mercato e dice:Non avete fatto il vostro lavoro stamattina.Avreste dovuto svegliarci, Nonna.Dovevate svegliarvi per conto vostro. Ma voglio fare uneccezione, vi do lo stesso da mangiare.Ci fa una zuppa di verdura con gli avanzi del mercato, come al solito. Mangiamo poco. Dopo pranzo Nonna dice:E un esercizio stupido. E fa male alla salute.La tomba di Nonno.Un giorno vediamo Nonna uscire di casa con linnaffiatoio e gli attrezzi da giardino. Ma invece di andare alla vigna prende unaltra direzione. La seguiamo da lontano per sapere dove va.Entra nel cimitero. Si ferma davanti a una tomba, posa i suoi attrezzi. Il cimitero deserto, c solo Nonna, e noi due.Nascondendoci dietro i cespugli e i monumenti funebri, ci avviciniamo sempre di pi. Nonna ha la vista corta e ludito debole. Possiamo osservarla senza che lei se ne accorga.Strappa le erbacce dalla tomba, scava con una paletta, rastrella la terra, pianta dei fiori, va a prendere lacqua al pozzo, ritorna a innaffiare la tomba.Quando ha finito il lavoro, raccoglie i suoi attrezzi, poi si inginocchia davanti alla croce di legno, ma sedendosi sui talloni. Unisce le mani sul ventre come per dire una preghiera, ma quello che sentiamo sono soprattutto ingiurie:Stronzo... mascalzone... porco... verme... maledetto...Quando Nonna se ne va, andiamo a vedere la tomba: molto ben tenuta. Guardiamo la croce: il cognome che c scritto sopra quello di nostra Nonna, anche il cognome da nubile di nostra Madre. Il nome doppio con un trattino in mezzo, e quei due nomi sono i nostri nomi.Sulla croce ci sono anche le date di nascita e di morte. Calcoliamo che nostro Nonno morto allet di quarantaquattro anni, cio ventitre anni fa.La sera domandiamo a Nonna:Comera nostro Nonno?Dice:Come? Cosa? Voi non avete un Nonno.Ma un tempo ne avevamo uno.No, mai. Quando siete nati era gi morto. Quindi non avete mai avuto un Nonno.Domandiamo:Perch lavete avvelenato?Lei domanda:Cosa sono queste storie?La gente dice che voi avete avvelenato Nonno.La gente dice... la gente dice... Lasciatela dire.Non lavete avvelenato?Smettetela di seccarmi, figli di cagna! Non hanno potuto provare niente! La gente dice un sacco di sciocchezze.Diciamo ancora:Sappiamo che non volevate bene a Nonno. Allora perch curate la sua tomba?Proprio per questo! Per via di quello che dice la gente. Perch smettano di dire e dire! E come fate a sapere che curo la sua tomba, eh? Mi avete spiato, figli di cagna, mi avete spiato ancora! Andate al diavolo!Esercizio di crudelt.E domenica. Acchiappiamo un pollo e gli tagliamo la gola, come abbiamo visto fare a Nonna. Lo portiamo in cucina e diciamo:Bisogna cuocerlo, Nonna.Lei si mette a strillare:Chi vi ha dato il permesso? Non avete il diritto! Sono io che comando qui, razza di stronzetti! Non lo cuocer mai! Preferisco crepare!Diciamo:Non fa niente, lo cuoceremo noi.Cominciamo a spennare il pollo, ma Nonna ce lo strappa di mano:Non ci sapete fare! Piccoli sporcaccioni, tormento della mia vita, una punizione divina, ecco cosa siete!Mentre il pollo cuoce Nonna piange:Era il pi bello. Hanno preso il pi bello. Lhanno fatto apposta. Ormai era pronto per il mercato di marted.Mangiando il pollo diciamo:E molto buono questo pollo. Ne mangeremo tutte le domeniche.Tutte le domeniche? Siete matti? Volete rovinarmi?Mangeremo un pollo tutte le domeniche, che voi lo vogliate o no.Nonna si rimette a piangere:Ma cosa gli ho fatto? Miseria di una miseria! Vogliono farmi morire. Una povera vecchia indifesa. Non me lo merito. Io che sono cos buona con loro!S, Nonna, voi siete buona, molto buona. Infatti per bont che ci cuocerete un pollo tutte le domeniche.Quando si calmata, le diciamo ancora:Quando ci sar qualcosa da uccidere, vogliamo essere chiamati. Lo faremo noi.Dice:Vi piace molto, eh?No, Nonna, a dire il vero non ci piace per niente. E per questo che dobbiamo abituarci.Dice:Ho capito. E un nuovo esercizio. Avete ragione. Bisogna saper uccidere quando necessario.Cominciamo con i pesci. Li prendiamo per la coda poi sbattiamo la testa contro un sasso. Ci abituiamo in fretta a uccidere animali destinati a essere mangiati: galline, conigli, anatre. Poi uccidiamo animali che non sarebbe necessario uccidere. Acchiappiamo delle rane, le inchiodiamo su unasse e le sventriamo. Acchiappiamo anche delle farfalle, le attacchiamo con uno spillo su un cartone. Dopo un po ne abbiamo una bella collezione.Un giorno impicchiamo a un ramo il nostro gatto, un maschio fulvo. Impiccato, il gatto si allunga, diventa enorme. Ha dei sussulti, delle convulsioni. Quando non si muove pi, lo stacchiamo. Resta disteso sullerba, immobile, poi bruscamente si alza e fugge.Dopo lo intravediamo qualche volta in lontananza, ma non si avvicina pi alla casa. Non viene neanche a bere il latte che mettiamo davanti alla porta in un piattino.Nonna ci dice:Questo gatto diventa sempre pi selvatico.Diciamo:Non preoccupatevi, Nonna, ci occupiamo noi dei topi.Fabbrichiamo delle trappole, e i topi che si fanno prendere li anneghiamo nellacqua bollente.Gli altri bambini.Incontriamo altri bambini nella Piccola Citt. Siccome la scuola chiusa, stanno tutto il giorno fuori. Ce ne sono di grandi e di piccoli. Certi hanno la casa e la madre qui, altri vengono da fuori, come noi. Soprattutto dalla Grande Citt.Molti di questi bambini sono sistemati da persone che non conoscevano prima. Devono lavorare nei campi e nelle vigne; le persone che li tengono non sono sempre gentili con loro.I bambini pi grandi attaccano spesso quelli piccoli. Li derubano di tutto quello che hanno in tasca e a volte anche dei vestiti. Li picchiano anche, soprattutto quelli che vengono da fuori. I piccoli di qui sono protetti dalle madri, e non escono mai da soli.Noi non siamo protetti da nessuno. Cos impariamo a difenderci dai grandi.Fabbrichiamo delle armi: affiliamo delle pietre, riempiamo delle calze di sabbia e di ghiaia. Abbiamo anche un rasoio, trovato nel baule della soffitta, di fianco alla Bibbia. Basta che tiriamo fuori il nostro rasoio perch i grandi scappino.Un giorno di gran caldo siamo seduti di fianco alla fontana dove quelli che non hanno un pozzo vengono a prendere lacqua. L vicino dei ragazzi pi grandi di noi sono coricati nellerba. Fa fresco qui, sotto gli alberi, vicino allacqua che scorre senza sosta.Labbro-leporino arriva con un secchio che posa sotto la fontana da cui esce un filo dacqua. Aspetta che il suo secchio si sia riempito.Quando il secchio pieno, uno dei ragazzi si alza e va a sputarci dentro. Labbro-leporino vuota il secchio, lo sciacqua e lo rimette sotto la fontana.Il secchio di nuovo pieno, un altro ragazzo si alza e ci sputa dentro. Labbro-leporino rimette il secchio sciacquato sotto la fontana. Non aspetta pi che il secchio sia pieno, lo riempie a met e, svelta, cerca di scappare.Uno dei ragazzi le corre dietro, lacchiappa per il braccio e sputa nel secchio.Labbro-leporino dice:Insomma, basta! Devo riportare dellacqua pulita e potabile.Il ragazzo dice:Ma acqua pulita. Ci ho solo sputato dentro. Non vorrai mica dire che il mio sputo sporco! Il mio sputo pi pulito di tutto quello che c da voi.Labbro-leporino vuota il suo secchio, piange.Il ragazzo si sbottona i pantaloni e dice:Succhia! Se me lo succhi ti lasceremo riempire il secchio.Labbro-leporino si accovaccia. Il ragazzo indietreggia:Credi che metta davvero il mio cazzo nella tua bocca schifosa? Troia!Sferra un calcio al petto di Labbro-leporino e si riabbottona i pantaloni.Ci avviciniamo. Facciamo alzare Labbro-leporino, prendiamo il secchio, lo sciacquiamo per bene e lo posiamo sotto la fontana.Uno dei ragazzi dice agli altri due:Venite, andiamo a divertirci da unaltra parte.Un altro dice:Sei matto? E proprio adesso che cominciamo a divertirci.Il primo dice:Lascia stare! Li conosco. Sono pericolosi.Pericolosi? Questi stronzetti? Li metto a posto io. State a vedere!Viene verso di noi, vuole sputare nel secchio, ma uno di noi gli fa lo sgambetto, laltro lo colpisce alla testa con un sacchetto di sabbia. Il ragazzo cade. Resta a terra tramortito. Gli altri due ci guardano. Uno di loro fa un passo verso di noi. Laltro dice:Stai attento! Questi piccoli bastardi sono capaci di tutto. Una volta mi hanno colpito alla tempia con un sasso. Hanno anche un rasoio e non esitano a usarlo. Ti sgozzerebbero senza tanti scrupoli. Sono completamente matti.I ragazzi se ne vanno.Tendiamo il secchio pieno a Labbro-leporino. Lei ci chiede:Perch non mi avete aiutata subito?Volevamo vedere come ti difendevi.Cosavrei potuto fare contro tre grandi?Gettar loro il secchio in testa, graffiargli la faccia, prenderli a calci nei coglioni, gridare, urlare. Oppure scappare e ritornare pi tardi.Linverno.Fa sempre pi freddo. Frughiamo nelle nostre valigie e ci mettiamo addosso quasi tutto quello che troviamo: molti maglioni, molti pantaloni. Ma non possiamo coprire le nostre scarpe da citt consunte e piene di buchi con un secondo paio. Daltronde non ne possediamo altre. Non abbiamo guanti e nemmeno un berretto. Le nostre mani e i nostri piedi sono coperti di geloni.Il cielo grigio scuro, le strade del villaggio sono vuote, il ruscello gelato, la foresta coperta di neve. Non possiamo pi andarci. Tra poco resteremo senza legna.Diciamo a Nonna:Ci occorrerebbero due paia di stivali di gomma.Risponde:E poi cosaltro? Dove volete che trovi i soldi?Nonna, non c quasi pi legna.Basta farne economia.Non usciamo pi. Facciamo ogni tipo di esercizio, intagliamo degli oggetti nel legno, dei cucchiai, dei taglieri per il pane e studiamo fino a tarda notte. Nonna resta quasi sempre a letto. Soltanto di rado viene in cucina. Siamo tranquilli.Mangiamo male, non c pi verdura n frutta, le galline non fanno pi uova. Nonna porta su tutti i giorni un po di fagioli secchi e qualche patata dalla cantina, che per piena di carne affumicata e di vasi di marmellata.A volte viene il postino. Suona il campanello della bicicletta finch Nonna non esce di casa. Allora il postino inumidisce la matita, scrive qualcosa su un pezzo di carta, porge la matita e la carta a Nonna che traccia una croce in fondo al foglio. Il postino le d i soldi, un pacchetto o una lettera, e riparte verso il villaggio fischiettando.Nonna si chiude in camera con il pacchetto o con i soldi. Se c una lettera la getta nel fuoco.Chiediamo:Nonna, perch buttate via la lettera senza leggerla?Risponde:Non so leggere. Non sono mai stata a scuola, non ho mai fatto altro che lavorare. Non sono stata viziata come voi.Noi potremmo leggervi le lettere che ricevete.Nessuno deve leggere le lettere che ricevo.Domandiamo:Chi manda i soldi? Chi manda i pacchetti? Chi manda le lettere?Lei non risponde.Lindomani, mentre in cantina, frughiamo in camera sua. Sotto il letto troviamo un pacco aperto. Ci sono dei maglioni, delle sciarpe, dei berretti, dei guanti. Non diciamo niente a Nonna, perch capirebbe che abbiamo una chiave per aprire camera sua.Dopo cena aspettiamo. Nonna beve la sua acquavite, poi, barcollando, va ad aprire la porta della sua camera con la chiave appesa alla cintura. La seguiamo, la spingiamo. Cade sul letto. Facciamo finta di cercare e di trovare il pacco.Diciamo:Non gentile questo, Nonna. Abbiamo freddo, non abbiamo vestiti caldi, non possiamo pi uscire e voi volete vendere tutto quello che nostra Madre ha preparato e mandato per noi.Nonna non risponde, piange.Diciamo ancora:E nostra Madre che manda i soldi, nostra Madre che vi scrive le lettere.Nonna dice:Non a me che scrive. Sa bene che non so leggere. Non mi aveva mai scritto prima. Adesso che voi siete qui, scrive. Ma non ho bisogno delle sue lettere! Non ho bisogno di niente che venga da lei!Il postino.Ormai aspettiamo il postino davanti al cancello del giardino. E un vecchio con un berretto a visiera. Ha una bicicletta con due sacche di cuoio appese al portapacchi.Quando arriva non gli lasciamo il tempo di suonare: svelti, gli svitiamo il campanello.Dice:Dov vostra nonna?Diciamo:Lasci perdere. Ci dia quello che ha portato.Dice:Non c niente.Vuol ripartire, ma lo spintoniamo. Cade nella neve. La bicicletta gli cade addosso. Bestemmia.Frughiamo nelle sacche, troviamo una lettera e un vaglia. Prendiamo la lettera, diciamo:Ci dia i soldi!Dice:No. E indirizzato a vostra nonna.Diciamo:Ma destinato a noi. E nostra Madre che ce lo manda. Se non ce lo d le impediremo di alzarsi finch non sar morto di freddo.Dice:Daccordo, daccordo. Aiutatemi ad alzarmi, ho una gamba schiacciata sotto la bicicletta.Rialziamo la bicicletta e aiutiamo il postino ad alzarsi. E molto magro, molto leggero.Tira fuori i soldi da una tasca e ce li d.Domandiamo:Vuole una firma o una croce?Dice:Va bene la croce. Una croce vale laltra.Aggiunge:Avete ragione a difendervi. Tutti conoscono vostra nonna. Non ce n pi avari di lei. Allora la vostra mamma che vi manda tutto questo? Lei s che una brava persona. Lho conosciuta da piccola. Ha fatto bene ad andare via. Non avrebbe mai potuto sposarsi qui. Con tutti quei pettegolezzi...Domandiamo:Quali pettegolezzi?Sul fatto che avrebbe avvelenato suo marito. Voglio dire, vostra nonna ha avvelenato vostro nonno. E una vecchia storia. Ecco perch la chiamano la Strega.Diciamo:Non vogliamo che si dica male di Nonna.Il postino volta la sua bicicletta:Va bene, va bene, bisognava pure che foste messi al corrente.Diciamo:Eravamo gi al corrente. Dora in avanti la posta la consegner a noi. Altrimenti la uccideremo. Ha capito?Il postino dice:Ne sareste capaci, razza di assassini. Avrete la vostra posta, per me non cambia niente. Della Strega me ne sbatto.Parte spingendo la sua bicicletta. Strascica la gamba per far vedere che gli abbiamo fatto male.Lindomani, coi nostri vestiti caldi, andiamo al villaggio per comprare degli stivali di gomma con i soldi che nostra Madre ci ha mandato. La sua lettera la portiamo sotto la camicia, a turno.Il calzolaio.Il calzolaio abita e lavora nello scantinato di una casa vicino alla stazione. Il locale vasto. In un angolo c il suo letto, in un altro la cucina. Il laboratorio davanti alla finestra che allaltezza del marciapiede. Il calzolaio seduto su uno sgabello basso, circondato da scarpe e utensili. Ci guarda da sopra gli occhiali; guarda le nostre scarpe di vernice piene di crepe.Diciamo:Buongiorno, signore. Vorremmo degli stivali di gomma, impermeabili, caldi. Ne vende? Abbiamo i soldi.Dice:S, ne vendo. Ma quelli foderati, quelli caldi, costano molto cari.Diciamo:Ne abbiamo assolutamente bisogno. Abbiamo freddo ai piedi.Mettiamo sul tavolo basso i soldi che abbiamo.Il calzolaio dice:E quanto basta per un paio solo. Ma un paio pu bastarvi. Avete la stessa misura. Uscirete a turno.Non possibile. Non usciamo mai uno senza laltro. Andiamo insieme dappertutto.Chiedete ancora dei soldi ai vostri genitori.Non abbiamo genitori. Abitiamo da nostra Nonna che chiamano la Strega. Non ci dar soldi.Il calzolaio dice:La Strega vostra nonna? Poveri piccini! E siete venuti da casa sua fin qui con queste scarpe!S, siamo venuti. Non possiamo passare linverno senza stivali. Dobbiamo andare a cercare legna nella foresta; dobbiamo spalare la neve. Abbiamo assolutamente bisogno di...Due paia di stivali caldi e impermeabili.Il calzolaio ride e ci porge due paia di stivali:Provateli.Li proviamo; ci vanno proprio bene.Diciamo:Li teniamo. Le pagheremo il secondo paio in primavera quando venderemo dei pesci e delle uova. O, se preferisce, possiamo portarle della legna.Il calzolaio ci porge i nostri soldi.Tenete. Riprendeteli. Non voglio i vostri soldi. Piuttosto comprate delle buone calze. Questi stivali ve li regalo perch ne avete assolutamente bisogno.Diciamo:Non ci piace accettare regali.E perch mai?Perch non ci piace dire grazie.Non siete obbligati a dire niente. Andatevene. No. Aspettate! Prendete anche queste pantofole e questi sandali per lestate, e queste scarpe alte, anche. Sono molto robuste. Prendete tutto quello che volete.Ma perch vuole regalarci tutte queste cose?Non ne ho pi bisogno. Tra poco partir.Domandiamo:Dove va?Chi lo sa? Mi porteranno via e mi ammazzeranno.Domandiamo:Chi vuole ucciderla, e perch?Dice:Non fate domande. Adesso andate.Prendiamo le scarpe, le pantofole, i sandali. Abbiamo gli stivali ai piedi. Ci fermiamo sulla porta, diciamo:Speriamo che non la portino via. O, se la portano via, che non la uccidano. Arrivederci, signore, e grazie, grazie tante.Quando rientriamo, Nonna domanda:Dove avete rubato tutta questa roba, avanzi di galera?Non abbiamo rubato niente. E un regalo. Mica tutti sono avari come voi, Nonna.Il furto.Con i nostri stivali, i nostri vestiti caldi, possiamo uscire di nuovo. Facciamo delle scivolate sul ruscello gelato, andiamo a cercare legna nella foresta.Prendiamo unascia e una sega. Non possiamo pi raccogliere i rami secchi caduti a terra; la coltre di neve troppo spessa. Ci arrampichiamo sugli alberi, seghiamo i rami morti e li facciamo a pezzi con lascia. Durante questo lavoro non abbiamo freddo. Anzi, sudiamo. Cos possiamo toglierci i guanti e metterli in tasca perch non si consumino troppo in fretta.Un giorno, rientrando con le nostre due fascine, facciamo una deviazione per andare a trovare Labbro-leporino.Davanti alla catapecchia la neve non spalata e non ci sono tracce di passi nei dintorni. Il camino non fuma.Bussiamo alla porta, nessuno risponde. Entriamo. Subito non vediamo niente, troppo buio, ma i nostri occhi si abituano presto alloscurit.E una stanza che serve da cucina e da camera da letto. Nellangolo pi buio c un letto. Ci avviciniamo. Chiamiamo. Qualcuno si muove sotto le coperte e i vestiti vecchi; ne emerge la testa di Labbro-leporino.Domandiamo:Tua madre l?Dice:S.E morta?Non lo so.Posiamo le nostre fascine e accendiamo il fuoco nella stufa, perch nella camera fa freddo come fuori. Poi andiamo da Nonna e prendiamo in cantina delle patate e dei fagioli secchi. Mungiamo una capra e torniamo dalla vicina. Scaldiamo il latte, facciamo sciogliere la neve in una pentola e ci cuociamo i fagioli. Le patate le arrostiamo nel forno.Labbro-leporino si alza e, vacillando, viene a sedersi accanto al fuoco.La vicina non morta. Le versiamo del latte di capra in bocca. Diciamo a Labbro-leporino:Quando sar cotto, mangia e di da mangiare a tua madre. Noi ritorneremo.Con i soldi che il calzolaio ci ha restituito abbiamo comprato qualche paio di calze, ma non abbiamo speso tutto. Andiamo in una drogheria per comprare un po di farina e prendere del sale e dello zucchero senza pagarli. Andiamo anche dal macellaio; compriamo una piccola fetta di lardo e prendiamo una grossa salsiccia senza pagarla. Ritorniamo da Labbro-leporino. Lei e sua madre hanno gi mangiato tutto. La madre rimasta a letto, Labbro-leporino lava i piatti.Le diciamo:Vi porteremo una fascina di legna tutti i giorni. Un po di fagioli e anche delle patate. Ma per il resto ci vogliono dei soldi. Non ne abbiamo pi. Senza soldi non si pu entrare in un negozio. Bisogna comprare una cosa per poterne rubare unaltra.Dice:Ma quanto siete furbi! Avete ragione. A me non mi lasciano neanche entrare nei negozi. Non avrei mai pensato che foste capaci di rubare.Diciamo:Perch no? Sar il nostro esercizio di abilit. Ma ci servono un po di soldi. Assolutamente.Lei riflette e dice:Andate a chiederne al curato. Me ne dava, a volte, quando accettavo di fargli vedere la figa.Ti chiedeva questo?S. E delle volte ci metteva il dito dentro. E dopo mi dava dei soldi perch non dicessi niente a nessuno. Ditegli che Labbro-leporino e sua madre hanno bisogno di soldi.Il ricatto.Andiamo dal curato. Abita di fianco alla chiesa in una grande casa che si chiama canonica.Tiriamo la corda del campanello. Una vecchia apre la porta: - Che cosa volete?Vogliamo vedere il signor curato.Perch?E per uno che sta per morire.La vecchia ci fa entrare in unanticamera. Bussa a una porta. - Signor curato, - grida, - per unestrema unzione.Una voce risponde da dietro la porta:Arrivo. Dica che mi aspettino.Aspettiamo qualche minuto. Un uomo alto e magro, dal volto severo, esce dalla camera. Ha una specie di mantello bianco e dorato sugli abiti scuri. Ci domanda:Dov? Chi vi ha mandati?Labbro-leporino e sua madre.Dice:Ditemi il nome esatto di queste persone.Non conosciamo il nome esatto. La madre cieca e sorda. Abitano nellultima casa del villaggio. Stanno per morire di freddo e di fame.Il curato dice:Anche se non conosco assolutamente queste persone sono pronto a dar loro lestrema unzione. Andiamo. Accompagnatemi.Diciamo:Non hanno ancora bisogno dellestrema unzione. Hanno bisogno di soldi. Abbiamo portato loro della legna, qualche patata e dei fagioli secchi, ma non possiamo fare di pi. Labbro-leporino ci ha mandato qui. Lei a volte le ha dato dei soldi.Il curato dice:E possibile. Do dei soldi a molti poveri. Non posso ricordarmi di tutti. Prendete!Fruga nelle tasche sotto il mantello e ci d qualche moneta. Le prendiamo e diciamo:E poco. E troppo poco. Non basta nemmeno per comprare un tozzo di pane.Dice:Mi dispiace. Ci sono molti poveri. E i fedeli non fanno quasi pi offerte. Tutti sono in difficolt in questo momento. Andatevene, e che Dio vi benedica!Diciamo:Possiamo accontentarci di questa somma per oggi, ma saremo costretti a ritornare domani.Come? Cosa vuol dire? Domani? Non vi lascer entrare. Uscite di qua immediatamente.Domani suoneremo fino a che non ci lascer entrare. Batteremo alle finestre, daremo dei calci alla porta e racconteremo a tutti quello che faceva a Labbro-leporino.Non ho mai fatto niente a Labbro-leporino. Non so nemmeno chi sia. Vi ha raccontato delle cose che si inventata. Le chiacchiere di una monella ritardata non verranno mai prese sul serio. Nessuno vi creder. Tutto quello che racconta falso!Diciamo:Poco importa che sia vero o falso. Lessenziale la calunnia. La gente ama lo scandalo.Il curato si siede, si asciuga il volto con un fazzoletto.E mostruoso. Avete anche solo unidea di quello che state facendo?S, signore. Un ricatto.Alla vostra et... E deplorevole.S, deplorevole che siamo obbligati ad arrivare a tanto. Ma Labbro-leporino e sua madre hanno assolutamente bisogno di soldi.Il curato si alza, si toglie il mantello e dice:E una prova che Dio mi manda. Quanto volete? Non sono ricco.Dieci volte la somma che ci ha dato. Una volta la settimana. Non le chiediamo limpossibile.Prende i soldi di tasca, ce li d:Venite ogni sabato. Ma non pensate che lo faccia per cedere al vostro ricatto. Lo faccio per carit.Diciamo:E esattamente quello che ci aspettavamo da lei, signor curato.Accuse.Un pomeriggio lattendente entra in cucina. Non lo vedevamo da molto tempo. Dice:Voi aiutare scaricare camionetta?Ci mettiamo gli stivali, lo seguiamo fino alla camionetta ferma sulla strada davanti al cancello del giardino. Lattendente ci passa delle casse e degli scatoloni che portiamo nella camera dellufficiale.Domandiamo:Il signor ufficiale verr questa sera? Non labbiamo ancora visto.Lattendente dice:Ufficiale non venire inverno qui. Forse non venire mai. Lui avere pene damore. Forse trovare qualcuno altro poi. Dimenticare. Non per voi storie cos. Voi portare legno per scaldare camera.Portiamo la legna, accendiamo il fuoco nella piccola stufa di metallo. Lattendente apre le casse e gli scatoloni, posa sul tavolo delle bottiglie di vino, acquavite, birra, anche un sacco di cose da mangiare: salsicce, conserve di carne e di verdura, riso, biscotti, cioccolato, zucchero, caff.Lattendente apre una bottiglia, comincia a bere e dice:Io, scaldare conserve in gavetta su fornello a alcol. Stasera mangiare, bere, cantare con camerati. Festeggiare vittoria contro nemico. Noi presto vincere guerra con nuova arma miracolo.Domandiamo:Allora la guerra presto sar finita?Dice:S, molto presto. Perch voi guardare cos mangiare su tavola? Se voi avere fame mangiare cioccolato, biscotti, salsiccia.Diciamo:C gente che muore di fame.E allora? Non pensare a questo. Molta gente morire di fame o di altro. Non pensare. Noi mangiare, e non morire.Ridacchia. Diciamo:Conosciamo una donna cieca e sorda che abita qui vicino con sua figlia. Non sopravviveranno a questo inverno.Non mia colpa.S, colpa sua. Sua e del suo paese. Voi ci avete portato la guerra.Prima di guerra, come mangiare la cieca e la figlia?Prima della guerra vivevano di carit. La gente dava loro vestiti vecchi, vecchie scarpe. Portava loro da mangiare. Adesso nessuno d pi niente. La gente tutta povera o ha paura di diventarlo. La guerra ha reso tutti avari ed egoisti.Lattendente grida:Io mi fottere di tutto questo! Basta! Voi tacere!S, lei se ne fotte e mangia il nostro cibo.Non vostro cibo. Io prendere questo riserva di caserma.Tutto quello che si trova su questa tavola proviene dal nostro paese: bevande, conserve, biscotti, zucchero. E il nostro paese che nutre il vostro esercito.Lattendente diventa rosso. Si siede sul letto, si prende la testa tra le mani:Voi credete io volere guerra e venire in vostro schifo di paese? Io molto meglio a casa mia, tranquillo fabbricare sedie e tavoli. Bere vino di paese, divertire con ragazze gentili di nostre parti. Qui tutti cattivi, anche voi, bambini piccoli. Voi dire tutta colpa mia. Io cosa potere fare? Se dire io non andare nella guerra, non venire in vostro paese, io fucilato. Voi prendere tutto, andare, prendere tutto sulla tavola. Festa finita, io triste, voi troppo cattivi con me.Diciamo:Non vogliamo prendere tutto, solo qualche conserva e un po di cioccolato. Ma lei potrebbe portare ogni tanto, almeno durante linverno, del latte in polvere, della farina, o qualcosaltro da mangiare.Dice:Va bene. Questo posso. Voi venire con me domani dalla cieca. Ma voi gentili con me, dopo. S?Diciamo:S.Lattendente ride. I suoi amici arrivano. Noi ce ne andiamo. Li sentiamo cantare tutta la notte.La fantesca della canonica.Un mattino, verso la fine dellinverno, siamo seduti in cucina con Nonna. Bussano alla porta; una giovane donna entra. Dice:Buongiorno. Sono venuta a cercare delle patate per...Smette di parlare, ci guarda:Sono un amore!Prende uno sgabello, si siede:Vieni qui, tu.Non ci muoviamo.Allora tu.Non ci muoviamo.Ride.Ma venite, venite pi vicino. Vi faccio paura?Diciamo:Nessuno ci fa paura.Andiamo verso di lei; dice:Santo cielo! come siete belli! Ma come siete sporchi!Nonna domanda:Cosa vuole?Delle patate per il signor curato. Perch siete cos sporchi? Non vi lavate mai?Nonna dice, seccata:Questo non la riguarda. Perch non venuta la vecchia?La giovane donna ride ancora:La vecchia? Era pi giovane di lei. Solo che morta ieri. Era mia zia. Sono io che la sostituisco in canonica.Nonna dice:Aveva cinque anni pi di me. Cos morta... Quante ne vuole di patate?Dieci chili, anche di pi se ne ha. E anche delle mele. E anche... Che cosha ancora? Il curato magro come un chiodo e non c niente nella sua dispensa.Nonna dice:E in autunno che avrebbe dovuto pensarci.Questautunno non ero ancora da lui. Sono l solo da ieri sera.Nonna dice:Glielo dico subito, in questo periodo dellanno tutto quello che si mangia costa caro.La giovane donna ride ancora:Faccia lei il prezzo. Non abbiamo scelta. Non c quasi pi niente nei negozi.Tra poco non ci sar pi niente da nessuna parte.Nonna sogghigna ed esce. Restiamo soli con la fantesca del curato. Ci domanda:Perch non vi lavate mai?Non c un bagno, non c sapone. Non c nessuna possibilit di lavarsi.E i vostri vestiti! Che orrore! Non avete altri abiti?Ne abbiamo nelle valigie, sotto la panca. Ma sono sporchi e strappati. Nonna non li lava mai.Perch, la Strega vostra nonna? Ah, questo un vero miracolo!Nonna ritorna con due sacchi:Fa dieci monete dargento o una doro. Non accetto banconote. Tra poco non avranno pi valore, solo carta.La fantesca domanda:Cosa c nei sacchi?Nonna risponde:Del cibo. Prendere o lasciare.Prendo. Le porter i soldi domani. I piccoli possono aiutarmi a portare i sacchi?Possono se vogliono. Non sempre vogliono. E non obbediscono a nessuno.La fantesca ci domanda:Volete, vero? Porterete un sacco a testa, e io porter le vostre valigie.Nonna domanda:Cos questa storia delle valigie?Voglio lavare i loro vestiti sporchi. Li porter domani, con i soldi.Nonna sogghigna:Lavare i loro vestiti? Se la cosa la diverte...Usciamo con la fantesca. Camminiamo dietro di lei fino alla canonica. Vediamo le sue trecce bionde danzare sullo scialle nero, le sue trecce spesse e lunghe. Le arrivano alla vita. Le anche danzano sotto la veste rossa. Si pu vedere un tratto delle sue gambe tra la sottana e gli stivali. Le calze sono nere e quella di destra un po smagliata.Il bagno.Arriviamo alla canonica con la fantesca. Ci fa entrare dalla porta sul retro. Deponiamo i sacchi in dispensa e andiamo in lavanderia. L ci sono dappertutto delle corde tese per il bucato. Ci sono recipienti di ogni tipo, tra cui una vasca di zinco dalla forma bizzarra, come una poltrona profonda.La fantesca apre le nostre valigie, mette i nostri vestiti a bagno nellacqua fredda, poi accende un fuoco per scaldare lacqua di due grossi paioli. Dice:Lavo immediatamente quello di cui avete bisogno subito. Mentre fate il bagno si asciugher. Vi porter gli altri vestiti domani o dopodomani. Bisogna anche rammendarli.Versa dellacqua bollente nella vasca; aggiunge dellacqua fredda.Allora, chi comincia?Non ci muoviamo. Dice:Tu, o tu? Via, spogliatevi!Domandiamo:Vuole restare qui mentre facciamo il bagno?Ride molto forte.Ma certo che resto qui! Vi strofino anche la schiena e vi lavo i capelli. Non dovete vergognarvi davanti a me! Potrei quasi essere vostra madre.Restiamo immobili. Allora lei comincia a spogliarsi.Pazienza. Comincer io. Avete visto? Io non mi vergogno davanti a voi. Non siete che dei bambini piccoli.Canticchia, ma il suo volto diventa rosso quando si rende conto che la guardiamo. Ha due seni tesi e appuntiti come dei palloncini gonfiati a met. La sua pelle bianchissima, e ha molti peli biondi dappertutto. Non solo tra le gambe e sotto le braccia, ma anche sul ventre e sulle cosce. Continua a cantare nellacqua, fregandosi con un guanto di spugna. Quando esce dal bagno si infila in fretta un accappatoio. Cambia lacqua della vasca e comincia a fare il bucato voltandoci le spalle. Allora ci spogliamo ed entriamo insieme nel bagno. C spazio in abbondanza per tutti e due.Dopo un po la fantesca ci allunga due grandi panni bianchi:Spero che vi siate fregati bene dappertutto.Siamo seduti su una panca, avvolti nei nostri panni, in attesa che asciughino i vestiti. La lavanderia piena di vapore e fa molto caldo. La fantesca si avvicina con delle forbici.Adesso vi taglio le unghie. E smettete di fare le smorfie. Non vi mangio mica.Ci taglia le unghie delle mani e dei piedi. Ci taglia anche i capelli. Ci bacia sulla faccia e sul collo; non smette di parlare:Oh! che bei piedini piccoli piccoli, tutti puliti! Oh! queste orecchie adorabili, questo collo cos dolce, cos dolce! Oh! come mi piacerebbe avere due bambini cos belli, cos carini, tutti per me! Farei loro solletico dappertutto dappertutto dappertutto.Ci accarezza e ci bacia su tutto il corpo. Ci solletica con la lingua sul collo, sotto le braccia, tra le natiche. Si inginocchia davanti alla panca e succhia i nostri sessi che si ingrossano e si induriscono nella sua bocca.Adesso seduta tra noi due; ci stringe a s:Se avessi due bambini cos belli, darei loro da bere del buon latte ben zuccherato, qui, l, l, cos.Spinge le nostre teste contro i suoi seni che sono spuntati dallaccappatoio e noi ne succhiamo le punte rosa, diventate durissime. La fantesca mette le mani sotto laccappatoio e si frega tra le gambe:Che peccato che non siate pi grandi! Oh! Come mi piace, come mi piace giocare con voi!Sospira, ansima, poi bruscamente si irrigidisce. Quando ce ne andiamo, dice:Tornerete tutti i sabati per fare il bagno. Porterete con voi la vostra biancheria sporca. Voglio che siate sempre puliti.Diciamo:Le porteremo della legna in cambio del suo lavoro. E dei pesci e dei funghi, quando ce ne saranno.Il curato.Il sabato seguente torniamo a fare il bagno. Dopo, la fantesca ci dice:Venite in cucina. Vi far del t e mangeremo pane e marmellata.Stiamo mangiando le tartine quando il curato entra in cucina.Diciamo:Buongiorno, signore.La fantesca dice:Padre, ecco i miei protetti. I nipotini della vecchia che tutti chiamano la Strega.Il curato dice:Li conosco. Venite con me.Lo seguiamo. Attraversiamo una stanza dove c solo un grande tavolo rotondo circondato di sedie e un crocifisso sul muro. Poi entriamo in una camera scura con i muri coperti di libri fino al soffitto. Di fronte alla porta un inginocchiatoio con un crocifisso, vicino alla finestra una scrivania, un lettino in un angolo, tre sedie allineate contro il muro: ecco tutto il mobilio della stanza.Il curato dice:Siete cambiati molto. Siete puliti. Sembrate due angioletti. Sedetevi.Mette due sedie davanti alla scrivania; ci sediamo. Lui si siede dietro la scrivania Ci porge una busta.Ecco i soldi.Mentre prendiamo la busta diciamo:Presto potr smettere. In estate Labbro-leporino se la cava da sola.Il curato dice:No. Continuer ad aiutare quelle due donne. Mi vergogno di non averlo fatto prima. Ma adesso, vorrei parlare di altre cose.Ci guarda, noi tacciamo. Dice:Non vi vedo mai in chiesa.Non ci andiamo.Pregate qualche volta?No, non preghiamo.Povere pecorelle. Pregher per voi. Sapete leggere almeno?S, signore. Sappiamo leggere.Il curato ci porge un libro.Tenete, leggete questo. Ci troverete delle bellissime storie su Ges Cristo e sulla vita dei santi.Queste storie le conosciamo gi. Abbiamo una Bibbia. Abbiamo letto il Vecchio e il Nuovo Testamento.Il curato alza le sopracciglia scure:Come? Avete letto tutta la Sacra Bibbia?S, signore. Ne conosciamo a memoria molti passi.Quali, ad esempio?Dei passi della Genesi, dellEsodo, dellEcclesiaste, dellApocalisse, e altri.Il curato tace un istante, poi dice:Allora conoscete i Dieci Comandamenti. Li rispettate?No, signore, non li rispettiamo. Nessuno li rispetta. E scritto: Non uccidere, e tutti uccidono.Il curato dice:Ahim... la guerra.Noi diciamo:Ci piacerebbe leggere altri libri oltre la Bibbia, ma non ne abbiamo. Lei s che ne ha. Potrebbe prestarceli.Sono dei libri troppo difficili per voi.Sono pi difficili della Bibbia?Il curato ci guarda. Domanda:Che genere di libri vi piacerebbe leggere?Dei libri di storia e dei libri di geografia. Dei libri che raccontino cose vere, non cose inventate.Il curato dice:Entro sabato prossimo trover dei libri che vadano bene per voi. Lasciatemi solo, adesso. Ritornate in cucina a finire le vostre tartine.La fantesca e lattendente.Raccogliamo le ciliegie con la fantesca in giardino. Lattendente e lufficiale straniero arrivano con la camionetta. Lufficiale passa senza guardare, entra nella sua camera. Lattendente si ferma da noi. Dice:Buongiorno amichetti miei, buongiorno graziosa signorina. Ciliegie gi mature? A me piacere molto ciliegie, a me piacere molto graziosa signorina.Lufficiale chiama dalla finestra. Lattendente deve entrare in casa. La fantesca ci dice:Perch non mi avete detto che ci sono degli uomini da voi?Sono degli stranieri.E allora? Che belluomo che lufficiale!Domandiamo:Lattendente non le piace?E piccolo e grasso.Ma gentile e divertente. E parla bene la nostra lingua.Lei dice:Me ne frego. E lufficiale che mi piace.Lufficiale viene a sedersi sulla panca davanti alla sua finestra. Il cesto della fantesca gi pieno di ciliegie; potrebbe ritornare alla canonica, ma resta l. Guarda lufficiale, ride molto forte. Si aggrappa al ramo di un albero, si dondola, salta, si corica sullerba e, alla fine, lancia una margheritina ai piedi dellufficiale. Lufficiale si alza, rientra in camera. Poco dopo esce e se ne va con la camionetta.Lattendente si affaccia alla finestra e grida:Chi aiutare poveretto a pulire camera molto sporca?Diciamo:Noi abbiamo voglia di aiutarla.Dice:Bisogno donna per aiutare. Bisogno graziosa signorina.Diciamo alla fantesca:Venga. Lo aiutiamo un po.Andiamo tutti e tre nella camera dellufficiale. La fantesca prende una scopa e comincia a scopare. Lattendente si siede sul letto. Dice:Io sognare. Una principessa io vedere in sogno. Principessa deve pizzicarmi per svegliare.La fantesca ride, pizzica forte la guancia dellattendente.Lattendente esclama:Io svegliato adesso. Io anche volere pizzicare cattiva principessa.Prende la fantesca tra le braccia e le pizzica il sedere. La fantesca si dibatte ma lattendente la stringe molto forte. Ci dice:Voi fuori, e chiudere la porta.Domandiamo alla fantesca:Vuole che restiamo?Ride:A fare che? Mi difendo molto bene anche da sola.Allora usciamo dalla stanza, chiudiamo la porta dietro di noi. La fantesca viene alla finestra, ci sorride, accosta le persiane e chiude la finestra. Noi saliamo in soffitta e, dai buchi, guardiamo quello che succede nella camera dellufficiale.Lattendente e la fantesca sono coricati sul letto. La fantesca tutta nuda, lattendente ha solo la camicia e i calzini. E coricato sulla fantesca e tutti e due si muovono avanti e indietro e da destra a sinistra. Lattendente grugnisce come il maiale di Nonna e la fantesca lancia dei gridolini come se le stessero facendo male, ma allo stesso tempo ride e grida:S, s, s, oh, oh, oh!Dopo questo giorno la fantesca ritorna spesso e si chiude in camera con lattendente. Qualche volta li guardiamo, ma non sempre.Lattendente preferisce che la fantesca si chini o si metta a quattro zampe, e la prende da dietro.La fantesca preferisce che lattendente stia coricato sulla schiena. Allora lei si siede sul ventre dellattendente e si muove dallalto in basso, come se cavalcasse.Lattendente delle volte regala delle calze di seta o dellacqua di colonia alla fantesca.Lufficiale straniero.Facciamo il nostro esercizio di immobilit nel giardino. Fa caldo. Siamo coricati sulla schiena allombra del noce. Attraverso le foglie vediamo il cielo, le nuvole. Le foglie dellalbero sono immobili, anche le nuvole sembrano esserlo, ma se le guardiamo a lungo, con attenzione, notiamo che si deformano e si allungano.Nonna esce di casa. Passando di fianco a noi, con una pedata ci tira della sabbia e della ghiaia sulla faccia e sul corpo. Borbotta qualcosa e se ne va nella vigna a fare il sonnellino.Lufficiale seduto a torso nudo, con gli occhi chiusi, sulla panca davanti alla sua camera; la testa appoggiata contro il muro bianco, in pieno sole. Allimprovviso viene verso di noi; ci parla, ma noi non rispondiamo, non lo guardiamo. Ritorna alla sua panca.Pi tardi lattendente ci dice:Signor ufficiale chiede voi venire parlare a lui.Noi non rispondiamo. Dice ancora:Voi alzare e venire. Ufficiale arrabbiato se voi non obbedire.Non ci muoviamo.Lufficiale dice qualcosa e lattendente entra in camera. Lo sentiamo cantare mentre fa le pulizie.Quando il sole tocca il tetto della casa, di fianco al camino, ci alziamo. Andiamo verso lufficiale, ci fermiamo davanti a lui. Chiama lattendente. Domandiamo:Che cosa vuole?Lufficiale fa delle domande, lattendente traduce:Signor ufficiale chiedere perch voi non muovere, voi non parlare.Rispondiamo:Facciamo il nostro esercizio di immobilit.Lattendente traduce ancora:Signor ufficiale dire voi fare molti esercizi. Anche altro tipo. Visto voi picchiare uno altro con cintura.Era il nostro esercizio di irrobustimento.Signor ufficiale domandare perch voi fare tutto questo?Per abituarci al dolore.Domandare voi piacere avere male?No. Noi vogliamo soltanto vincere il dolore, il caldo, il freddo, la fame, tutto quello che fa male.Signor ufficiale ammirazione per voi. Trovare voi straordinari.Lufficiale aggiunge qualche parola. Lattendente ci dice:Bene, finito. Io obbligato partire adesso. Voi anche, filare, andare a pesca.Ma lufficiale ci trattiene per le braccia sorridendo e fa cenno allattendente di andarsene. Lattendente fa qualche passo, si volta:Voi uscire! Svelti! Andare passeggiare in villaggio.Lufficiale lo guarda e lattendente si allontana fino al cancello del giardino, da dove ci grida ancora:Tagliare corda, voi! Non restare! Non capire, imbecilli?Se ne va. Lufficiale ci sorride, ci fa entrare in camera. Si siede su una sedia, ci tira verso di lui, ci solleva, ci fa sedere sulle sue ginocchia. Mettiamo le braccia attorno al suo collo, ci stringiamo al suo petto villoso. Ci culla.Sotto di noi, tra le gambe dellufficiale, sentiamo un movimento caldo. Ci guardiamo, poi guardiamo negli occhi lufficiale. Ci respinge dolcemente, ci scompiglia i capelli, si alza. Ci porge due frustini e si corica sul letto a pancia in gi. Dice una sola parola che, anche senza conoscere la sua lingua, comprendiamo.Colpiamo. Una volta uno una volta laltro.La schiena dellufficiale si stria di righe rosse. Colpiamo sempre pi forte. Lufficiale geme e, senza cambiare posizione, abbassa i pantaloni e le mutande fino alle caviglie. Colpiamo le sue natiche bianche, le cosce, le gambe, la schiena, il collo, le spalle con tutte le nostre forze, e tutto diventa rosso.Il corpo, i capelli, i vestiti dellufficiale, le lenzuola, il tappeto, le nostre mani, le nostre braccia sono rossi. Il sangue schizza anche sui nostri occhi, si mescola al nostro sudore, e continuiamo a colpire fino a che luomo lancia un grido finale, disumano; fino a che non cadiamo esausti ai piedi del suo letto.La lingua straniera.Lufficiale ci porta un dizionario con cui possiamo imparare la sua lingua. Impariamo i vocaboli; lattendente corregge la nostra pronuncia. Nel giro di qualche settimana parliamo correntemente questa nuova lingua. Non smettiamo di fare progressi. Lattendente non deve pi tradurre. Lufficiale molto contento di noi. Ci regala unarmonica. Ci d anche una chiave della sua camera, perch possiamo entrarci quando vogliamo (ci andavamo di gi con la nostra chiave, ma di nascosto). Ora non abbiamo pi bisogno di nasconderci e possiamo farci tutto quello che vogliamo: mangiare biscotti e cioccolato, fumare sigarette.Andiamo spesso in questa camera, perch tutto pulito, e stiamo pi tranquilli che in cucina. E l che facciamo i nostri compiti, quasi sempre.Lufficiale possiede un grammofono e dei dischi. Coricati sul letto, ascoltiamo la musica. Una volta, per far piacere allufficiale, mettiamo linno nazionale del suo paese. Ma lui si arrabbia e spezza il disco con un pugno.A volte ci addormentiamo sul letto, che molto largo. Una mattina lattendente ci trova l; non contento:E imprudenza! Voi pi fare sciocchezza come questa. Cosa succedere se qualche volta ufficiale tornare la sera?Cosa potrebbe succedere? C posto anche per lui.Lattendente dice:Voi molto sciocchi. Qualche volta voi pagare sciocchezza. Se ufficiale fare voi male, io uccidere lui.Non ci far del male. Non si preoccupi per noi.Una notte lufficiale rientra e ci trova addormentati sul suo letto. La luce della lampada a petrolio ci sveglia. Domandiamo:Vuole che andiamo in cucina?Lufficiale ci carezza la testa e dice:Restate. Restate soltanto.Si spoglia e si corica tra di noi. Ci circonda con le braccia ci sussurra allorecchio:Dormite. Vi amo. Dormite tranquilli.Ci riaddormentiamo. Pi tardi, verso lalba, vogliamo alzarci, ma lufficiale ci trattiene:Non muovetevi. Dormite ancora.Abbiamo bisogno di orinare. Dobbiamo uscire.Non uscite. Fatela qui.Domandiamo:Dove?Dice: - Su di me. Non abbiate paura. Pisciate! Sulla mia faccia.Lo facciamo, poi usciamo in giardino, perch il letto tutto bagnato. Il sole sta gi sorgendo; cominciamo i lavori del mattino.Lamico dellufficiale.Lufficiale a volte rientra con un amico, un altro ufficiale pi giovane. Passano la serata insieme e lamico si ferma anche a dormire. Li abbiamo osservati molte volte dal buco fatto nel soffitto.E una sera destate. Lattendente prepara qualcosa sul fornello ad alcol. Mette una tovaglia sul tavolo e noi ci sistemiamo dei fiori. Lufficiale e il suo amico sono seduti a tavola; bevono. Pi tardi mangiano. Lattendente mangia vicino alla porta, seduto su uno sgabello. Dopo bevono ancora. Durante tutto questo tempo noi ci occupiamo della musica. Cambiamo i dischi, giriamo la manovella del grammofono.Lamico dellufficiale dice:Questi mocciosi mi danno sui nervi. Falli sparire.Lufficiale domanda:Geloso?Lamico risponde:Di quelli l? Grottesco! Due piccoli selvaggi.Sono belli, non trovi?Pu darsi. Non li ho guardati.Ma va, non li hai guardati. Allora guardali.Lamico diventa rosso.Ma cosa vuoi, insomma? Mi fanno venire i nervi con la loro aria sorniona. Come se ci ascoltassero, ci spiassero.Ma ci ascoltano. Parlano perfettamente la nostra lingua. Capiscono tutto.Lamico diventa pallido, si alza:E troppo! Me ne vado!Lufficiale dice:Non fare lidiota. Uscite, bambini.Usciamo dalla camera, saliamo in soffitta. Guardiamo e ascoltiamo.Lamico dellufficiale dice:Mi hai reso ridicolo davanti a quegli stupidi mocciosi.Lufficiale dice:Sono i due bambini pi intelligenti che abbia mai incontrato.Lamico dice:Lo dici per ferirmi, per farmi male. Fai di tutto per tormentarmi, per umiliarmi. Un giorno o laltro ti ammazzer!Lufficiale getta la pistola sulla tavola:Non chiedo di meglio! Prendila. Ammazzami! Di!Lamico prende la pistola e mira allufficiale:Lo far. Vedrai, lo far. La prossima volta che mi parlerai di lui, dellaltro, ti ammazzer.Lufficiale chiude gli occhi, sorride:Era bello... giovane... forte... gentile... delicato... colto... tenero... sognatore... coraggioso... insolente... Lo amavo. E morto sul fronte orientale. Aveva diciannove anni. Non posso vivere senza di lui.Lamico getta la pistola sulla tavola e dice:Farabutto!Lufficiale apre gli occhi, guarda lamico:Non hai proprio coraggio! Non hai proprio carattere!Lamico dice:Non hai che da farlo da solo se hai tanto coraggio, tanta pena. Se non puoi vivere senza di lui, seguilo nella morte. Vorresti anche che ti aiutassi? Non sono pazzo! Crepa! Crepa da solo!Lufficiale prende la pistola e lappoggia alla tempia. Scendiamo dalla soffitta. Lattendente seduto davanti alla porta aperta della camera. Gli domandiamo:Crede che stia per ammazzarsi?Lattendente ride:Voi non avere paura. Loro sempre fare cos quando troppo bere. Io scaricare le due pistole, prima.Entriamo nella camera, diciamo allufficiale:La uccidiamo noi se lo desidera veramente. Ci dia la sua pistola.Lamico dice:Piccoli bastardi!Lufficiale dice sorridendo:Grazie. Siete gentili. Stavamo solo giocando. Andate a dormire.Si alza per chiudere la porta dietro di noi, vede lattendente.Cosa fa lei ancora qui?Lattendente dice:Non ho ricevuto il permesso di andarmene.Se ne vada! Voglio stare in pace! Capito?Attraverso la porta lo sentiamo ancora dire allamico:Che lezione ti hanno dato, pappamolla!Sentiamo anche il rumore di una zuffa, dei colpi, il fracasso di sedie rovesciate, un tonfo, delle grida, sentiamo ansimare. Poi il silenzio.Il nostro primo spettacolo.La fantesca canta spesso. Antiche canzoni popolari e nuove canzoni alla moda che parlano della guerra. Ascoltiamo queste canzoni, le ripetiamo con la nostra armonica. Chiediamo anche allattendente di insegnarci delle canzoni del suo paese.Una sera tardi, mentre Nonna gi coricata, andiamo in citt. Vicino al castello, in una vecchia stradina, ci fermiamo davanti a una casa bassa. Dei rumori, delle voci, del fumo giungono dalla porta che si apre su una scala. Scendiamo i gradini di pietra e sbuchiamo in una cantina trasformata in taverna. Degli uomini, in piedi o seduti su panche di legno e su dei barili, bevono vino. Per lo pi sono anziani ma ci sono anche qualche giovane e tre donne. Nessuno bada a noi.Uno di noi comincia a suonare larmonica e laltro a cantare una canzone di successo, dove si parla di una donna che attende il marito partito per la guerra e che torner presto, vittorioso.

Le persone, poco per volta, si voltano verso di noi; le voci tacciono. Cantiamo, suoniamo sempre pi forte; sentiamo la nostra melodia risuonare, rimbombare sulla volta della cantina come se fosse qualcun altro a cantare e suonare.Finita la nostra canzone, leviamo gli occhi sui volti stanchi e vuoti. Una donna ride e batte le mani. Un giovane, a cui manca un braccio, dice con voce roca:Ancora. Suonate ancora qualcosa!Ci scambiamo le parti. Quello che aveva larmonica la passa allaltro, e cominciamo una nuova canzone.Un uomo molto magro si avvicina titubante e ci urla sul viso:Zitti, cani!Ci spinge brutalmente uno a destra e laltro a sinistra; perdiamo lequilibrio, larmonica cade a terra. Luomo sale le scale appoggiandosi al muro. Lo udiamo ancora gridare in strada:State tutti zitti!Raccogliamo larmonica, la puliamo. Qualcuno dice:E sordo.Qualcun altro dice:Non soltanto sordo. Pi che altro completamente matto.Un vecchio ci carezza i capelli. Delle lacrime gli scorrono dagli occhi infossati, cerchiati di nero:Che disgrazia. Che mondo disgraziato! Poveri piccoli! Povero mondo!Una donna dice:Sordo o matto, lui tornato. Anche tu sei tornato.Si siede sulle ginocchia delluomo a cui manca un braccio. Luomo dice:Hai ragione, bella mia; sono ritornato. Ma con che cosa lavorer? Con cosa terr fermo lasse da segare? Con la manica vuota della giacca?Un altro giovane, seduto su una panca, dice ridacchiando:Anchio sono ritornato. Solo che sono paralizzato da qui in gi. Le gambe e tutto il resto. Non mi si rizzer pi. Avrei preferito crepare subito, ah s, restarci sul colpo.Unaltra donna dice:Non siete mai contenti. Quelli che vedo morire allospedale dicono tutti: Quale che sia il mio stato, mi piacerebbe sopravvivere, tornare a casa, vedere mia moglie, mia madre, non importa come, vivere ancora un poco.Un uomo dice:Tu chiudi il becco! Le donne non sanno niente della guerra.La donna dice:Non sanno niente? Coglione! Abbiamo tutto il lavoro, tutte le preoccupazioni: i bambini da sfamare, i feriti da curare. Voi, una volta finita la guerra siete tutti degli eroi. Morti: eroi. Sopravvissuti: eroi. Mutilati: eroi. E per questo che avete inventato la guerra, voi uomini. E la vostra guerra. Lavete voluta voi, fatela allora, eroi dei miei stivali!Tutti si mettono a parlare, a urlare. Il vecchio, vicino a noi, dice:Nessuno ha voluto questa guerra. Nessuno, nessuno.Usciamo dallo scantinato, decidiamo di rincasare.La luna rischiara le strade e la viuzza polverosa che porta alla casa di Nonna.Lo sviluppo dei nostri spettacoli.Impariamo a fare i giocolieri con la frutta: mele, noci, albicocche. Allinizio con due: facile. Poi con tre, quattro, finch arriviamo a cinque.Inventiamo giochi di prestigio con le carte e con le sigarette.Ci esercitiamo anche nelle acrobazie. Sappiamo fare la ruota, i salti mortali, le capriole in avanti e allindietro, e siamo capaci di camminare sulle mani con grandissima disinvoltura.Ci mettiamo dei vestiti vecchi, troppo grandi per noi, che abbiamo trovato nel baule della soffitta: giacche a quadrettoni, larghe e strappate, pantaloni enormi che stringiamo in vita con una corda. Abbiamo trovato anche un cappello nero, rotondo e duro.Uno di noi si attacca un peperone rosso sul naso e laltro dei baffi finti fatti con la barba del granturco. Ci procuriamo del rossetto e ingigantiamo la nostra bocca fino alle orecchie.Cos vestiti da pagliacci andiamo sulla piazza del mercato. E l che ci sono pi negozi e pi gente.Cominciamo il nostro spettacolo facendo molto baccano con larmonica e con una zucca vuota trasformata in tamburo. Quando attorno a noi ci sono spettatori a sufficienza, facciamo giochi di abilit con i pomodori, o anche con delle uova. I pomodori sono veri pomodori, ma le uova sono svuotate e riempite di sabbia fine. E siccome la gente non lo sa, tutti gridano, ridono, applaudono quando facciamo finta di acchiapparne uno per un pelo.Continuiamo lo spettacolo con dei giochi di prestigio e lo concludiamo con delle acrobazie.Mentre uno di noi due continua a fare la ruota e