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Tutorato n. 7
Prof. Daniele Gervasio
Relatore: Dott.ssa Teli Martina
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO
Dipartimento Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi
Corso di Bilanci secondo i principi contabili internazionali
90001
91070
INDICE DEGLI ARGOMENTI TRATTATI
IAS 36: RIDUZIONE DUREVOLE DI VALORE DELLE
ATTIVITA’
IAS 37: ACCANTONAMENTI, PASSIVITA’ e ATTIVITA’
POTENZIALI
IAS 8: PRINCIPI CONTABILI, CAMBIAMENTI NELLE
STIME CONTABILI ED ERRORI
IAS 18: RICAVI
ESEMPI
e
CONFRONTO TRA
IAS 36 e NORMATIVA ITALIANA
CONFRONTO IAS 36 – PRINCIPI NAZIONALI
RIDUZIONE DI VALORE DELLE ATTIVITA’
Principio base dello IAS 36:
UNA ATTIVITÀ HA UNA PERDITA DI VALORE QUANDO IL VALORE
CONTABILE DELLA STESSA ECCEDE IL SUO VALORE RECUPERABILE
VALUE IN USE (valore d’uso): valore attuale dei flussi finanziari futuri che si prevede abbiano origine da un’attività o da un’unità generatrice di flussi finanziari (CGU). FV LESS COSTS TO SELL (fair value al netto dei costi di vendita): ammontare ottenibile dalla vendita di un’attività o unità generatrice di flussi finanziari in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili, dedotti i costi della dismissione.
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“Value in use” “FV less costs to sell” il + alto
CONCETTI TEORICI DI BASE
PER DETERMINARE IL FAIR VALUE AL NETTO DEI COSTI DI VENDITA
(FV LESS COSTS TO SELL) CI SONO 3 POSSIBILI SITUAZIONI:
1. Se esiste un accordo vincolante di vendita > FAIR VALUE = prezzo che
scaturisce dall’accordo;
2. Se non esiste un accordo ma l’attività è commercializzata in un mercato attivo
di riferimento > FAIR VALUE = valore di mercato al netto dei costi di
dismissione (prezzo dell’operazione più recente)
3. Se non esiste un accordo vincolante né un mercato attivo di
riferimento > FAIR VALUE = la migliore stima del prezzo di vendita al netto
dei costi di dismissione (desunto anche da recenti transazioni per attività
similari all’interno dello stesso settore)
CONCETTI TEORICI DI BASE
La determinazione del FAIR VALUE AL NETTO DEI COSTI DI VENDITA
(FV LESS COSTS TO SELL) è difficilmente determinabile in mancanza di
dati di mercato.
Quando si deve utilizzare? La decisione deve essere presa sulla base di
considerazioni di carattere strategico. L’attività è destinata alla vendita?
Altrimenti il “valore in uso” sembra più adeguato.
CONCETTI TEORICI DI BASE
VALUE IN USE (valore d’uso) è rappresentato dal valore attuale:
- dei flussi di cassa futuri stimati che si suppone di ricavare dall’utilizzo
di un’attività;
- dalla sua cessione alla fine della vita utile
La stima del value in use di un’attività comporta i seguenti passaggi:
1) stimare i flussi finanziari futuri in entrata e in uscita che deriveranno
dall’uso continuativo dell’attività e dalla sua dismissione finale;
2) applicare il tasso di attualizzazione appropriato a quei flussi finanziari
futuri.
CONCETTI TEORICI DI BASE
Le proiezioni dei flussi finanziari devono basarsi:
su presupposti ragionevoli e sostenibili in grado di rappresentare la
miglior stima effettuabile dall’azienda di una serie di condizioni economiche
che esisteranno lungo la restante vita utile di un’attività;
sui più recenti budget e piani previsionali approvati dagli amministratori,
che coprano un periodo massimo di cinque esercizi, o un periodo superiore
se esso può essere giustificato.
CONCETTI TEORICI DI BASE
ESEMPI
Esempio 1 – determinazione del prezzo netto di vendita di un macchinario in
presenza di un mercato attivo dell’attività
Al termine dell’esercizio 2008 vi sono indicazioni tali da far presumere che si sia
verificata una perdita durevole di valore del bene a causa di una significativa
diminuzione del valore di mercato di esso nel corso dell’esercizio.
Ai fini della determinazione del valore recuperabile, l’impresa stima il prezzo netto di
vendita (fair value dell’attività al netto dei costi di dismissione).
Considerato che non vi è alcun accordo vincolante di vendita del macchinario, ma
l’attività è commercializzata in un mercato attivo (ovvero esiste un mercato dell’usato
per il macchinario), il prezzo netto di vendita corrisponde al prezzo di mercato (o
valore dell’usato) dell’attività dedotti i costi di dismissione.
Supponendo che il prezzo di mercato (o valore dell’usato) al 31 dicembre 2008 sia pari
a € 26.000 ed i costi di dismissione stimati pari a € 1.000, il prezzo netto di vendita è di
€ 25.000.
Esempio 1 – determinazione del prezzo netto di vendita di un macchinario in
presenza di un mercato attivo dell’attività
ESEMPI
Esempio 1 – determinazione del prezzo netto di vendita di un macchinario in
presenza di un mercato attivo dell’attività
ESEMPI
Esempio 1 – determinazione del prezzo netto di vendita di un macchinario in
presenza di un mercato attivo dell’attività
In questo caso il prezzo netto di vendita (€ 25.000) è inferiore al valore contabile del
macchinario al 31 dicembre 2008 (€ 26.500) per cui occorre procedere alla stima del
valore d’uso.
Il valore recuperabile sarà pari al maggiore fra prezzo netto di vendita e valore d’uso;
se quest’ultimo è maggiore del valore contabile, non si deve rilevare alcuna perdita di
valore.
Se il valore d’uso risulta inferiore ad € 25.000, il valore recuperabile è pari ad €
25.000 e la perdita di valore, da rilevare nel bilancio al 31/12/2008, è di € 1.500.
ESEMPI
Esempio 2 – determinazione del valore recuperabile di un brevetto
Del brevetto viene data licenza di utilizzo con apposito contratto, a fronte di una
royalty annuale commisurata ai ricavi di vendita che il licenziatario realizza con la
fabbricazione del prodotto cui il brevetto si riferisce.
Dunque, il brevetto in questione genera un autonomo flusso finanziario, costituito
dal flusso annuale di royalties.
Se invece, il brevetto venisse utilizzato per fabbricare direttamente il prodotto y, ad
esso non sarebbe possibile (salvo casi eccezionali) ricollegare un autonomo flusso
finanziario e, quindi, dovrebbe essere inserito in una cash-generating unit di cui
diverrebbe uno degli elementi
ESEMPI
Esempio 2 – determinazione del valore recuperabile di un brevetto
Alla fine dell’esercizio 2008 l’impresa presume l’esistenza di una perdita di
valore per il brevetto e determina il suo valore d’uso effettuando
un’attualizzazione dei futuri flussi di cassa previsti derivanti dal contratto di
licenza d’uso.
Non è possibile stimare il prezzo netto di vendita (net selling price).
Dall’ultimo budget previsionale approvato dalla direzione aziendale si stimano
i flussi di cassa futuri derivanti dalle royalties per gli esercizi 2009, 2010 e
2011.
ESEMPI
Esempio 2 – determinazione del valore recuperabile di un brevetto
I flussi indicati sono al netto delle uscite finanziarie relative al pagamento delle
tasse annuali per il brevetto e di altri costi specifici di gestione del brevetto
medesimo.
Si stima un tasso di attualizzazione pari al 7% che tiene conto sia del rendimento
del mercato sia dei rischi specifici connessi all’attività dell’impresa.
Il valore attuale al termine dell’esercizio 2008 della somma dei flussi finanziari è
determinato in base alla seguente formula:
VA = [5.000/(1+0,07)1 ] + [3.700/(1+ 0,07)2 ] + [3.500/(1+0,07)3 ] = 10.995,12.
ESEMPI
Esempio 2 – determinazione del valore recuperabile di un brevetto
Il test di impairment dimostra dunque che alla chiusura dell’esercizio 2008
l’impresa deve effettuare una svalutazione del brevetto, perchè il valore
contabile alla data di bilancio è pari a € 11.571 mentre il valore d’uso (calcolato
attualizzando i flussi finanziari dei prossimi tre esercizi) non consente il recupero
dell’investimento in quanto ammonta a soli € 10.995.
L’impresa opera dunque una svalutazione del brevetto pari a
€ 576 (11.571 – 10.995).
ESEMPI
Esempio 2 – determinazione del valore recuperabile di un brevetto
Negli esempi sopra riportati, una volta calcolata la perdita di valore
(impairment loss) mentre, per le imprese che redigono il bilancio in base ai
principi contabili internazionali essa deve essere immediatamente rilevata ed
imputata in bilancio, se si tratta di imprese italiane che redigono il bilancio con
le disposizioni del Codice Civile e dei principi contabili nazionali, la perdita
dovrà essere rilevata solo se ritenuta “durevole”.
ESEMPI
Se in sede di calcolo del valore recuperabile (> fra value in use e FV netto):
valore contabile (a) > valore recuperabile (b)
PERDITA DI VALORE per la differenza [(a)−(b)]
CONCETTI TEORICI DI BASE
Lo IAS 36 utilizza il termine “attività” come sinonimo di:
attività individuali «beni facenti parte del patrimonio aziendale»;
cash generating unit (CGU) «unità operative che generano flussi di
cassa».
«il più piccolo gruppo identificabile di attività che genera flussi finanziari
in entrata ampiamente indipendenti dai flussi finanziari in entrata generati
da altre attività o gruppi di attività» (IAS 36, § 6).
CONCETTI TEORICI DI BASE
ESEMPI
Esempi di UNITA’ GENERATRICI DI FLUSSI FINANZIARI (CASH
GENERATING UNITS)
Una società che gestisce un’impresa di trasporto a mezzo di autobus fornisce per
contratto servizi a un Comune, che richiede un servizio minimo su ciascuno di
cinque distinti percorsi. Le attività impiegate in ciascun percorso e i flussi finanziari
derivanti da ciascun percorso possono essere identificati separatamente.
Uno di questi percorsi opera con una significativa perdita.
Poiché l’entità non ha la facoltà di chiudere uno qualsiasi dei percorsi degli
autobus, il livello più basso di flussi finanziari in entrata identificabili ( che sono
ampiamente indipendenti dai flussi finanziari in entrata derivanti dalle altre attività
o gruppi di attività) è il flusso finanziario in entrata generato dai cinque percorsi
insieme.
L’unità generatrice di flussi finanziari per ciascun percorso è la società di autobus
nel suo insieme.
Esempi di UNITA’ GENERATRICI DI FLUSSI FINANZIARI (CASH
GENERATING UNITS)
Catena di negozi
Si consideri il negozio A che appartiene alla catena di negozi al dettaglio X.
Il gruppo possiede 15 negozi dislocati in tutte le Regioni italiane.
La produzione e la distribuzione, le politiche di prezzo, il marketing e la
pubblicità sono gestite a livello centrale da X.
Il singolo negozio può tuttavia essere considerato una CGU in quanto ogni punto
vendita ha una diversa collocazione territoriale ed una clientela differente.
I flussi finanziari di ogni punto vendita possono essere ampiamente indipendenti
rispetto a quelli di un altro punto vendita (non solo se i negozi sono situati in
Regioni diverse ma anche se dislocati nella stessa Regione ma in città diverse).
ESEMPI
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
Si supponga che il 1 gennaio 2005 l’impresa X acquisti una ramo
d’azienda per un corrispettivo pari a € 100.000.
Il fair value (valore equo) del ramo d’azienda acquisito è pari a € 85.000.
L’avviamento, determinato come differenza tra il corrispettivo pagato ed il
fair value (valore equo) delle singole attività e passività distintamente
individuate è pari a € 15.000 (100.000 - 85.000).
ESEMPI
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
Le attività materiali del ramo d’azienda sono costitute da macchinari in cui
valore è ammortizzato in 10 anni con un criterio di ammortamento a quota
costanti.
Il valore residuo è pari a zero. La quota d’ammortamento annuale è pari a €
4.000 (40.000/10).
Le attività immateriali del ramo d’azienda sono costituite da un brevetto.
L’ammortamento è effettuato a quota costanti in 5 anni.
Il valore residuo è pari a zero. La quota d’ammortamento annuale è di € 4.000
(20.000/5).
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
Tenuto conto che, al fine della verifica per riduzione di valore (impairment test),
non è possibile stimare il valore recuperabile delle singole attività che
compongono il ramo d’azienda (in quanto queste non generano autonomi flussi
finanziari in entrata rispetto alle altre attività), la verifica per riduzione di valore
(impairment test) deve essere effettuata con riferimento al ramo d’azienda nel
suo complesso.
Quest’ultimo si configura un’unità generatrice di flussi finanziari (CGU), di cui
è necessario stimare il valore recuperabile. L’avviamento acquisito
nell’aggregazione è interamente allocato alla CGU alla data dell’acquisizione .
Si considerino gli esercizi 2005 e 2006.
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
Esercizio 2005
Alla fine dell’esercizio 2005 si effettua l’impairment test per verificare
l’esistenza di eventuali perdite di valore dell’unità generatrice di flussi
finanziari. Si stima il valore recuperabile dell’unità e non si rileva alcuna perdita
di valore, in quanto tale valore è superiore al valore contabile dell’unità.
Esercizio 2006
Alla fine dell’esercizio 2006 l’impresa X effettua nuovamente l’impairment test
per verificare l’esistenza di perdite di valore. Il valore recuperabile del ramo
d’azienda è stimato da un perito indipendente pari a € 63.000.
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
La perdita di valore è pari a € 18.000, ovvero alla differenza tra il valore
recuperabile della CGU (€ 63.000) ed il valore contabile della CGU alla data
del 31 dicembre 2006 (€ 81.000).
In base a quanto previsto dallo IAS 36, la perdita per riduzione di valore deve
essere imputata a riduzione del valore contabile delle attività che fanno parte
dell’unità nel seguente ordine:
• prima, a riduzione dell’avviamento allocato all’unità generatrice di flussi
finanziari;
• quindi, alle altre attività dell’unità in proporzione al valore contabile di
ciascuna attività che fa parte dell’unità (a eccezione di quelle attività che, pur
facendo parte della CGU, sono già esposte al loro fair value, come le attvità
finanziarie “ Avalaible for Sale” e le rimanenze).
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
* L’importo della perdita di valore al netto della parte imputata
all’avviamento, pari a € 3.000 (18.000-15.000), è ripartita come segue:
a. sulle attività materiali per un importo di € 2.182 (32.000/44.000 * 3.000);
b. sulle attività immateriali per un importo di € 818 (12.000/44.000 *3.000).
Al 31 dicembre 2006 l’impresa X procede dunque:
• in primo luogo, a svalutare l’intero ammontare dell’avviamento (€ 15.000);
• successivamente, a svalutare i valori delle attività materiali e immateriali in
proporzione al loro valore contabile.
Esempio 3 - la determinazione della perdita di valore di una cgu. la
svalutazione dell’avviamento
ESEMPI
RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
Oggetto del ripristino:
soltanto le attività, diverse dall’avviamento, soggette a precedente impairment loss, in
presenza di un valore recuperabile superiore a quello anteriormente determinato in
sede di impairment test.
NB: Perché la perdita di valore dell’avviamento non è ripristinabile?
Il venir meno della perdita dell’avviamento non è dovuto all’annullamento della
riduzione di valore dell’avviamento originariamente iscritto in bilancio, ma
all’incremento di valore del goodwill internamente generato (e come tale non
iscrivibile in bilancio).
Ad ogni data di bilancio l’impresa deve accertare se esistono indicazioni che una
perdita di valore, riconosciuta in precedenti esercizi, non esista più o si sia
parzialmente ridotta. Qualora si verificasse tale circostanza, l’impresa dovrebbe
ricalcolare il valore recuperabile dell’attività stessa e, laddove possibile,
effettuare il ripristino di valore.
CONCETTI TEORICI DI BASE
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
Nei primi mesi del 2010 l’impresa X acquista un impianto per € 120.000.
Si stima un valore residuo di € 10.000 e una vita utile residua di 6 anni. L’impresa
X procede all’ammortamento a quote costanti dell’impianto.
* quota d’ammortamento calcolata come rapporto tra il valore ammortizzabile (€ 110.000 pari a 120.000 – 10.000) e la vita utile del bene (6 anni)
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
All’inizio del 2011 si verifica una sensibile riduzione del prezzo di mercato di
impianti del tipo di quello qui considerato. Sulla base di tali indicazioni, al
termine dell’esercizio 2011, l’impresa X stima il valore recuperabile
dell’impianto quale valore più alto tra il fair value al netto dei costi di
dismissione ed il valore d’uso.
Il valore recuperabile dell’impianto al 31.12.2011 risulta pari a € 50.000.
L’impresa contabilizza una perdita di valore pari a € 23.333 ( 73.333 – 50.000).
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
Dopo aver rilevato la perdita di valore al termine del 2011, l’impresa X modifica
l’ammortamento dell’impianto (da € 18.333 a € 12.500), basandosi sul valore
contabile rettificato dalla perdita e sulla vita utile restante dell’attività (4 anni).
* quota d’ammort. come rapporto tra il valore contabile rettificato dalla perdita di valore (€ 50.000) e la restante vita utile del bene (4 anni)
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
Nel corso del 2013 si verifica un’inversione della tendenza alla riduzione dei
prezzi di mercato degli impianti. Questo cambiamento favorevole fa sì che
l’impresa X stimi nuovamente il valore recuperabile dell’impianto al termine
dell’esercizio 2013.
Il valore recuperabile dell’impianto al 31 dicembre 2013 è pari a € 38.000.
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
Vi è stato un cambiamento favorevole delle stime usate per determinare il
valore recuperabile dell’impianto e dunque l’impresa X storna la perdita di
valore rilevata nel 2011.
In conformità alle disposizioni dello IAS 36, X aumenta il valore contabile
dell’attività mediante un ripristino di valore.
L’accresciuto valore contabile dell’attività non deve in ogni caso eccedere il
valore contabile che sarebbe stato determinato (al netto di svalutazione o
ammortamento) se non si fosse rilevata alcuna perdita di valore per riduzione
di valore negli esercizi precedenti
(cfr. tabella n. 5).
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
L’ammontare di valore che deve essere ripristinato è pari a € 11.667
(36.667 – 25.000).
Il valore recuperabile di € 38.000 assume rilievo, dunque, nei limiti di € 36.667.
Dopo aver rilevato il ripristino di valore dell’attività, l’impresa X modifica
l’ammortamento dell’impianto (da € 12.500 a € 18.333) basandosi sul valore
contabile rettificato dal ripristino e sulla vita utile restante dell’attività.
ESEMPI
Esempio 4 - RIPRISTINO DELLA PERDITA DI VALORE
Il nuovo valore contabile al 31 dicembre 2013 e l’ammortamento negli esercizi
2014 e 2015 è il seguente:
31.12.2013 Valore contabile prima del ripristino 25.000
31.12.2013 Ripristino di valore 11.667
31.12.2013 Valore di bilancio 36.667
2014 Ammortamento 18.333
31.12.2014 Valore di bilancio 18.333
2015 Ammortamento 18.333
31.12.2015 Valore di bilancio 0
CONFRONTO IAS 36 – PRINCIPI NAZIONALI
1. TRANSITORIETA’ O PERMANENZA DELLA PERDITA DI VALORE
Non serve valutare se la perdita di
valore sia durevole o meno. Essa deve
essere subito e sempre rilevata
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 36
L’art. 2426 C.C. consente solo
svalutazioni delle immobilizzazioni
per perdite durevoli di valore.
Ciò accresce l’elasticità delle
valutazioni nei bilanci delle imprese
italiane, a danno del fondamentale
criterio della comparabilità dei bilanci
CONFRONTO IAS 36 – PRINCIPI NAZIONALI
2. ELEMENTI PATRIMONIALI AI QUALI SI APPLICA IL TEST DI
IMPAIRMENT
Nello IAS 36 non sono presenti
esplicite indicazioni di limiti al test di
impairment
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 36
I principi contabili italiani indicano
espressamente che la svalutazione per
perdite permanenti di valore deve
riguardare le immobilizzazioni
CONFRONTO IAS 36 – PRINCIPI NAZIONALI
3. CONCETTO DI VALORE RECUPERABILE
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 36 per quanto riguarda la nozione di valore
recuperabile delle immobilizzazioni
materiali e immateriali vi è
parificazione tra IAS 36 e principi
contabili nazionali.
Tuttavia i principi nazionali non
espongono un procedimento di calcolo
dei flussi finanziari e non prevedono
nulla in tema di scelta del tasso di
attualizzazione dei flussi.
CONFRONTO IAS 36 – PRINCIPI NAZIONALI
4. NOZIONE DI CASH GENERATING UNIT
Nello IAS 36 la nozione di CASH
GENERATING UNIT è fondamentale
nel procedimento per il calcolo delle
perdite di valore
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 36
Tale nozione è quasi sconosciuta ai
principi contabili nazionali, i quali fanno
riferimento a singoli beni e, per la
svalutazione dell’avviamento, all’azienda
cui esso inerisce o all’intera impresa.
Manca poi nei prinicpi italiani un
procedimento di ripartizione della perdita
fra i vari componenti dell’unità
generatrice di flussi finanziari.
CONFRONTO IAS 36 – PRINCIPI NAZIONALI
5. RIPRISTINI DI VALORE
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 36
In entrambi è previsto il ripristino del
valore precedente ed il divieto di
ripristinare il valore dell’avviamento.
MA
Nei principi contabili nazionali non
viene esposto un procedimento
analitico per la determinazione del
valore ripristinabile. Inoltre in Italia i
ripristini di valore sono più difficili
perché riguardano perdite durevoli di
valore, che si rilevano con minor
frequenza di quanto faccia lo IAS 36
CONFRONTO TRA
IAS 37 e NORMATIVA ITALIANA
e
ESEMPI
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
ACCANTONAMENTI, PASSIVITA’ e ATTIVITA’ POTENZIALI
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
I principi contabili internazioni
prevedono uno specifico principio per il
trattamento contabile di
accantonamenti, passività e attività
potenziali
I principi contabili nazionali non
prevedono un unico principio specifico,
ma si vede far riferimento a più fonti
contemporaneamente
Art. 2423 bis – 2424 –
2424 bis – 2427 C.C.
Principio contabile
nazionale OIC 19
IAS 37
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
2. DISTINZIONE TRA FONDI RISCHI e ONERI
Non è prevista nessuna distinzione tra
fondi oneri e rischi.
Distingue invece tra passività
probabili, a fronte delle quali si iscrive
in bilancio un accantonamento, e
passività potenziali che non vanno
rilevate contabilmente
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
Distingue tra fondi rischi e fondi oneri
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
2. DISTINZIONE TRA FONDI RISCHI e ONERI
Non è prevista nessuna distinzione tra fondi oneri e rischi.
Distingue invece tra passività probabili, a fronte delle quali
si iscrive in bilancio un accantonamento, e passività
potenziali che non vanno rilevate contabilmente.
1 passività la cui manifestazione è considerata probabile e il
cui effetto è stimabile non è considerata come una passività
potenziale, ma rientra nella più estesa definizione di
accantonamento.
Le passività potenziali NON devono essere rilevate in
bilancio, ma deve essere data informativa nelle note
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
L’OIC 19 definisce come passività potenziali
anche le passività la cui manifestazione è
considerata probabile e il cui effetto è stimabile e
per le quali va effettuato l’accantonamento
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
2. …DISTINZIONE TRA FONDI RISCHI e ONERI
NORMATIVA NAZIONALE
FONDI ONERI: Accantonamenti per
passività certe il cui ammontare o la
data di sopravvenienza sono
indeterminate.
Si tratta di costi, spese o perdite
(passività) di competenza dell’esercizio
per obbligazioni già assunte alla data di
bilancio o per altri eventi già verificatisi
alla stessa data, ma non ancora definiti
esattamente nell’ammontare (possono
essere solamente stimate) o nella data
estinzione (avranno manifestazione in
esercizi futuri)
FONDI RISCHI: Accantonamenti per
passività la cui esistenza è probabile
(non certa) e indeterminati
nell’ammontare e/o nella data di
sopravvenienza ma comunque
stimabili
Si tratta di situazioni incerte esistente
alla data del bilancio che, in seguito al
verificarsi o meno di uno o più eventi
futuri, potranno concretizzarsi in una
perdita, spesa confermando così il
sorgere di una passività.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
2. …DISTINZIONE TRA FONDI RISCHI e ONERI IAS 37
Non c’è distinzione tra accantonamenti per fondi rischi o fondi oneri.
Secondo gli IAS nel concetto di “accantonamento” rientrano sia i fondi per oneri sia i fondi
costituiti a fornte di rischi probabili
Si distingue però tra:
ACCANTONAMENTI: Passività per obbligazioni attuali derivanti da un evento passato, che è
probabile richiedano l’impiego di risorse economiche per adempiere all’obbligazione e il cui
ammontare può essere stimato in modo attendibile
PASSIVITA’ POTENZIALI:
obbligazioni possibili che scaturiscono da eventi passati e la cui esistenza sarà confermata
solo dal verificarsi o meno di uno o più fatti futuri non totalmente sotto il controllo
dell’impresa.
obbligazioni attuali che scaturiscono da eventi passati ma non rilevabili come passività alla
data di riferimento del bilancio perché non è probabile che per estinguerle sarà necessario
l’impiego di risorse o perché l’ammontare delle stesse non può essere determinato in modo
attendibile.
3. RILEVAZIONE IN BILANCIO
Sono previsti criteri specifici per la valutazione e
contabilizzazione di un accantonamento.
Lo IAS 37 individua delle condizioni necessarie
senza le quali non si può procedere alla
rilevazione contabile delle passività
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
Non sono previsti criteri di valutazione specifici
per gli accantonamenti ai fondi per rischi e oneri.
Nella valutazione di tali fondi occorre tenere
presente i principi generali del bilancio, in
particolare i postulati della competenza e della
prudenza
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
3. RILEVAZIONE IN BILANCIO
Per la rilevazione contabile di un accantonamento è necessario che siano
rispettate 3 condizioni:
1. esistenza di un’obbligazione attuale risultante da un evento passato;
2. probabilità di un impiego di risorse economiche per adempiere
all’obbligazione;
3. capacità di effettuare una stima attendibile dell’importo
dell’obbligazione
IAS 37
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
Rilevazione degli accantonamenti in base ai livelli di probabilità della passività:
PASSIVITA'
PROBABILE
> 50%
(esiste un’obbligazione
attuale che probabilmente
richiede una fuoriuscita di
risorse)
PASSIVITA' POSSIBILE
< 50%
(esiste un’obbligazione
possibile o attuale che
potrebbe richiedere una
fuoriuscita di risorse ma
probabilmente non lo farà)
PASSIVITA' REMOTA
< 10 %
(esiste un’obbligazione
possibile o attuale per la
quale la fuoriuscita di
risorse è remota)
ACCANTONAMENTO SI NO NO
INFORMATIVA SI SI NO
3. …RILEVAZIONE IN BILANCIO
IAS 37
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
3. …RILEVAZIONE IN BILANCIO NORMATIVA NAZIONALE
Obbligo di stanziamento in bilancio quando sussistono le seguenti condizioni:
1. Disponibilità di informazioni al momento della redazione del bilancio che
facciano ritenere probabile il verificarsi degli eventi comportanti il sorgere di una
passività;
2. La possibilità di stimare l’onere con sufficiente ragionevolezza.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
1. L’evento è probabile ma l’ammontare dell’onere non è stimabile con
attendibilità (si devono fornire informazioni adeguate nella nota integrativa)
2. L’ evento è possibile (quando il grado di realizzazione è inferiore al probabile)
(si devono fornire informazioni adeguate nella nota integrativa)
3. L’ evento è remoto (ci sono scarsissime possibilità di si verifichi) (non è
richiesta nessuna informativa)
Nessun obbligo di stanziamento in bilancio quando sussistono le seguenti condizioni:
4. STIMA DELL’AMMONTARE DA ACCANTONARE
Se la stima dell’accantonamento porta a
determinare un intervallo di valori, si deve
accantonare la media ponderata di tali valori
(valore atteso). Nel caso di due valori associati
alla stessa probabilità dovrà essere accantonata
la media dei due valori
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
Se la stima dell’accantonamento porta a
determinare un intervallo di valori si deve
accantonare almeno il minore dei due valori
Sia lo IAS 37 che i principi contabili nazionali ritengono necessario poter
effettuare una stima attendibile dell’obbligazione per procedere alla rilevazione in
bilancio dell’accantonamento
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
4. …STIMA DELL’AMMONTARE DA ACCANTONARE
NORMATIVA NAZIONALE
Se si individua un intervallo di valori, l’accantonamento deve
rappresentare la miglior stima tra i limiti massimi e minimi di tale
intervallo.
Se nessuno dei valori stimati all’interno dell’intervallo è più valido degli
altri deve essere stanziato almeno il minore degli ammontari
(bisogna però in questo caso indicare in nota integrativa il rischio di
ulteriori perdite)
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
4. STIMA DELL’AMMONTARE DA ACCANTONARE
IAS 37
L’importo accantonato in bilancio deve rappresentare la MIGLIOR STIMA
dell’onere necessario per estinguere l’obbligazione attuale alla data di
riferimento del bilancio
Lo IAS 37 stabilisce che nella quantificazione dell’ammontare di una stima
gli amministratori devono valutare l’obbligazione attraverso la
ponderazione delle probabilità associate a tutti i possibili risultati.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
Migliore stima
Singola obbligazione il risultato individuale più probabile
Vasto numero di elementi l’obbligazione è stimata attraverso la
ponderazione delle probabilità associate
a tutti i possibili risultati.
La denominazione di questo metodo statistico di stima è “valore atteso” (expected value)
L’accantonamento sarà, perciò, differente a seconda del fatto che la probabilità di una
perdita per un dato ammontare sia, per esempio, 60 per cento o 90 per cento.
4. …STIMA DELL’AMMONTARE DA ACCANTONARE
IAS 37
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
SE NON E’ POSSIBILE INDIVIDUARE LA MIGLIOR STIMA
ALL’INTERNO DI UN INTERVALLO DI VALORI DETERMINATO
SI DEVE ACCANTONARE IL VALORE INTERMEDIO DI TALE
INTERVALLO (si adotta la stima media)
4. …STIMA DELL’AMMONTARE DA ACCANTONARE
IAS 37
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
Esempio 1 – stima di un accantonamento
Un’entità vende aspirapolveri e fornisce una garanzia di un anno sia per la
sostituzione delle parti sia per riparazioni e aggiustamenti.
L’esperienza del management e le attese future indicano che per l’anno in corso:
-il 70% degli aspirapolveri venduti non sarà oggetto di contestazioni nell’ambito
della garanzia data,
- il 25% presenterà piccoli difetti e
- il 5% richiederà sostituzioni o piccoli interventi di riparazione.
Nell’anno in corso sono stati venduti 100.000 prodotti.
Il costo unitario per le sostituzioni e le riparazioni è di circa 25€.
Il costo per la riparazione dei piccoli difetti è di circa 5€.
Come si effettua la stima dell’accantonamento?
ESEMPI
Esempio 1 - soluzione:
Calcolo Valore atteso
Nessun difetto 100.000 x 70% x 0 0
Piccoli difetti 100.000 x 25% x 5€ 125.000 €
Difetti importanti 100.000 x 5% x 25€ 125.000 €
STIMA DEL FONDO GARANZIA
250.000 €
ESEMPI
5. PERDITE OPERATIVE FUTURE (manutenzioni cicliche)
Non si possono rilevare accantonamenti per
perdite operative future (non sono previsti
accantonamenti per manutenzioni cicliche).
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
E’ ammessa la rilevazione di accantonamenti per
perdite operative future. Ad esempio occorre
contabilizzare un accantonamento per tutte quelle
manutenzioni cicliche che devono essere
effettuate regolarmente.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
5. …PERDITE OPERATIVE FUTURE (manutenzioni cicliche)
Nell’operare taluni business, un’impresa in alcuni casi deve
obbligatoriamente effettuare manutenzioni cicliche dei propri cespiti in
archi temporali definiti.
Taluni cespiti infatti, soprattutto in determinati settori (ad esempio
trasporti aerei e navali), richiedono, in aggiunta alle normali
manutenzioni, il sostenimento di spese molto rilevanti a intervalli di tre
o più anni per revisionare i motori o altre parti meccaniche. A volte la
necessità di operare tali revisioni è richiesta da norme di legge o
regolamenti.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
5. …PERDITE OPERATIVE FUTURE (manutenzioni cicliche)
IAS 37
Secondo lo IAS 37 non è richiesto alcuno stanziamento in quanto alla
data di bilancio non sussiste un’obbligazione attuale indipendente dalla
condotta futura dell’impresa (non c’è un obbligo di effettuare le
manutenzioni).
L’azienda potrebbe, infatti, anche decidere di dismettere il cespite prima
della prossima manutenzione in programma.
L’attesa di perdite operative future è un’indicazione del fatto che alcuni
beni possono aver perso di valore, quindi essi devono essere sottoposti
alle opportune verifiche per determinare la recuperabilità del loro valore
(impairment)
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
5. …PERDITE OPERATIVE FUTURE
Il principio contabile italiano n. 19 stabilisce invece che occorre
contabilizzare un accantonamento per tutte quelle manutenzioni cicliche
che devono essere effettuate ad intervalli di tre o più anni.
L’accantonamento da registrare a fine esercizio trova spiegazione nel
fatto che la manutenzione viene eseguita a fronte dell’usura del bene
che si è verificata anche negli esercizi precedenti alla manutenzione
stessa.
NORMATIVA NAZIONALE
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
Esempio 2 – perdite operative future
La società X opera nel settore dei trasporti navali ogni anno effettua manutenzioni
sulle sue navi, oltre a quelle previste per legge, per un importo pari a circa 50.000€.
Secondo i principi contabili italiani la società deve accantonare al 31/12 un fondo
di 50.000€ per le manutenzioni che prevede vengano effettuate anche l’anno
successivo.
In base allo IAS 37 non viene fatto alcun accantonamento in quanto il fondo
manutenzioni cicliche non presenta i requisiti di iscrivibilità (l’azienda potrebbe
decidere di dismettere il bene e la manutenzione non avrebbe più luogo)
ESEMPI
6. FONDI PER RISTRUTTURAZIONI
E’ possibile accantonare fondi per ristrutturazioni
aziendali solo se la decisione, relativa a tale
ristrutturazione, è stata presa formalmente ed è
sorta una valida aspettativa in tutti i soggetti
interessati che l’operazione sarà in futuro portata
a termine, ad esempio attraverso una
comunicazione ufficiale.
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
L’accantonamento a un fondo ristrutturazione
deve essere registrato se la decisione della
ristrutturazione è stata presa formalmente
(delibera del CdA) e non è necessaria una
comunicazione ufficiale.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
7. ATTUALIZZAZIONE DEGLI ACCANTONAMENTI
Lo IAS 37 prevede l’attualizzazione dei fondi
nel caso in cui lo sfasamento temporale tra la
data di imputazione a conto economico e la data
di manifestazione monetaria della passività sia
significativo
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 37
L’OIC 19 non dispone nulla in merito
all’attualizzazione dei fondi rischi e oneri
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
7. …ATTUALIZZAZIONE DEGLI ACCANTONAMENTI
NORMATIVA NAZIONALE
Per la normativa italiana non è prevista l’attualizzazione dei fondi per
rischi e oneri, anche se è bene precisare che il principio contabile 19 non
dichiara espressamente che è considerarsi scorretta l’iscrizione dei fondi in
base al valore attualizzato.
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
7. …ATTUALIZZAZIONE DEGLI ACCANTONAMENTI
Laddove il periodo stimato per l’estinzione dell’obbligazione sia protratto nel
tempo e l’effetto dell’attualizzazione sia rilevante, l’accantonamento è
rappresentato dal valore attuale delle spese da sostenere.
Gli oneri finanziari che ne derivano saranno iscritti nelle apposite voci di conto
economico ed incrementano l’accantonamento iniziale.
IAS 37
CONFRONTO IAS 37 – PRINCIPI NAZIONALI
ESEMPI
Esempio 3 – attualizzazione degli accantonamenti
All’inizio dell’esercizio X, si ipotizzi che contro la società venga proposta una causa
da parte di un fornitore.
Alla 31/12/X (data in cui diviene probabile il rischio di soccombenza) la società
provvede ad accantonare il valore attuale dell’esborso finanziario che sarà sostenuto
al 5 anno.
La miglior stima del legale preveda che in caso di soccombenza sia obbligata a
pagare 100 al termine del 5°anno.
Lo Ias 37 richiede che anche nel caso di valutazione di un singolo evento (i.e. causa
legale), si deve considerare anche gli altri possibili risultati. Dato che il legale non
effettua una valutazione probabilistica tale valutazione sarà riflessa nella
determinazione del tasso di interesse che non sarà un risk free, bensì verrà
maggiorato di un margine.
ESEMPI
Esempio 3 – attualizzazione degli accantonamenti
Tasso risk free 3%
Margine 2%
Tasso di attualizzazione = 2% + 3% = 5%
Valore attuale al 31/12/X = 100/(1+5%)^5 = 78
Oneri finanziari (100 -78) = 22
Al 31/12/X
Acc.to a Fondo Rischi a Fdo Rischi 78 78
ESEMPI
Al 31/12/X+1 e fino al 31/12/X+5 si farà la seguente scrittura:
Oneri finanziari a Fdo Rischi 4,4 4,4
(dove 22/5 anni = 4,4)
Al termine del 31/12/X+5 il fondo arriva al valore di 100 (valore di estinzione
dell’obbligazione)
Esempio 3 – attualizzazione degli accantonamenti
CONFRONTO TRA
IAS 8 e NORMATIVA ITALIANA
ed
ESEMPI
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
PRINCIPI CONTABILI, CAMBIAMENTI NELLE STIME
CONTABILI ED ERRORI
IAS 8
Lo IAS 8 disciplina i criteri per la selezione e il cambiamento dei
principi contabili, si occupa del trattamento contabile dei
cambiamenti nei principi contabili, delle modifiche nelle stime e
delle correzioni di errori
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1. SELEZIONE ED APPLICAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI
Lo IAS 8 prevede che in assenza di un principio o
di una interpretazione che si applica
specificatamente ad un’operazione, la direzione
aziendale deve far uso del proprio giudizio nello
sviluppare e applicare un principio contabile
adeguato
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 8
I principi OIC non forniscono indicazioni nel caso
in cui una fattispecie non è espressamente trattata
da una norma o da un principio contabile
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1. SELEZIONE ED APPLICAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI
IAS 8
I principi contabili selezionati e applicati dalla direzione aziendale tramite il
proprio giudizio professionale devono:
-Produrre informazioni rilevanti per i lettori;
- essere attendibili, in modo che il bilancio:
- rappresenti fedelmente il risultato e la posizione finanziaria
dell’azienda;
- dia rilievo alla sostanza economica delle transazioni;
- sia neutrale;
- sia prudente;
- sia completa nei suoi aspetti più rilevanti
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1. SELEZIONE ED APPLICAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI
NORMATIVA NAZIONALE
La normativa nazionale prevede solamente:
ART. 2423 C.C.: “…il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve
rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e
finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio.
se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono
sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono
fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo”
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1. …SELEZIONE ED APPLICAZIONE DEI PRINCIPI CONTABILI
NORMATIVA NAZIONALE
L’ART. 2423 bis C.C. prevede inoltre che nella redazione del bilancio:
- la valutazione delle voci debba esser fatta secondo prudenza, nella
prospettiva di continuità aziendale;
- si debba tener conto solo degli utili realizzati alla data di chiusura del
bilancio;
- si debba tener conto di proventi e oneri dell’esercizio, indipendentemente
dalla data di incasso;
- si debba tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio;
- gli elementi eterogenei compresi nelle singole voci devono essere valutati
separatamente;
- i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio
all’altro.
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1B. CAMBIAMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI
IAS 8
L’entità deve contabilizzare un cambiamento di principio contabile originato
dall’applicazione iniziale di un Principio o una Interpretazione in base a quanto previsto
dalle specifiche disposizioni transitorie, di quel Principio o Interpretazione.
Quando l’entità cambia un principio contabile in sede di prima applicazione di un
Principio che non contiene disposizioni transitorie specifiche in merito al cambiamento, o
cambia un principio contabile volontariamente, deve applicare il cambiamento
retroattivamente. In questo caso l’entità deve rettificare il saldo d’apertura di ciascuna
componente di patrimonio netto interessata per il più remoto esercizio presentato e gli altri
importi comparativi come se il nuovo principio contabile fosse sempre stato applicato.
Non si applica un cambiamento retroattivamente quando non risulta fattibile determinare
gli effetti specifici dell’esercizio interessato o l’effetto cumulativo del cambiamento. In tal
caso il cambiamento viene applicato prospetticamente, ovvero dal primo esercizio in cui
risulta attuabile, tralasciando l’importo della rettifica cumulativa che si è originata prima
del cambiamento.
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
IAS 8
Lo IAS 8 prescrive due possibili trattamenti per la contabilizzazione di un
cambiamento di principi contabili:
1) il consigliato Benchmark treatment, prevede che l’adozione di un nuovo
principio contabile determini la modifica del saldo di apertura di ciascuna
componente di patrimonio netto interessata, nonché dei dati comparativi indicati
per ciascun esercizio precedente; o
2) il consentito Allowed alternative treatment, nel quale l’applicazione di un
nuovo principio contabile impatta solo sul risultato di esercizio.
Tale modalità non prevede la modifica dei dati comparativi, ma la semplice
fornitura di dati pro forma.
1B. …CAMBIAMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1B. CAMBIAMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI
NORMATIVA NAZIONALE
L’ART. 2423 bis C.C. prevede che: “i criteri di valutazione non possono
essere modificati da un esercizio all’altro”.
Deroghe a questo principio “sono consentite in casi eccezionali”.
In questo caso gli amministratori devono indicare in nota integrativa i
motivi della deroga e l’influenza sulla rappresentazione della situazione
patrimoniale e finanziaria e del risultato economico.
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1B. CAMBIAMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI
NORMATIVA NAZIONALE
I principi contabili nazionali non consentono la contabilizzazione di un
cambiamento secondo il metodo consigliato dallo IAS 8 (c.d. Benchmark
treatment) per ragioni di tipo giuridico - formali.
La normativa italiana non consente di procedere a rettifiche del patrimonio netto
di apertura.
La contabilizzazione dell’effetto di un mutamento dei principi contabili è
integralmente imputabile al conto economico del periodo in cui avviene il
cambiamento e va classificato come componente straordinaria del risultato
dell’esercizio.
I bilanci degli esercizi precedenti non possono essere rettificati e approvati
nuovamente, poiché in questo caso i bilanci approvati erano conformi ai principi
contabili adottati in quel momento.
ESEMPI
Esempio 1 – cambiamenti principi contabili
GAMMA S.p.A. dal 20X2 cessa di capitalizzare interessi su un impianto in
costruzione
1) Dati reddituali
Oneri finanziari capitalizzati nel 20X1 2.600
Oneri finanziari capitalizzati nei periodi precedenti 5.200
Utile ante imposte e interessi 20X1 18.000
Imposte 20X1 (tax rate 30%) 5.400
Utile ante imposte e interessi 20X2 30.000
Oneri finanziari sostenuti nel 20X2 3.000
Imposte 20X2 (tax rate 30%)
ESEMPI
Esempio 1 – cambiamenti principi contabili
2) Dati di Patrimonio netto
Capitale sociale 10.000
Utili a nuovo 20X1 (ante rettifica) 20.000
Utili a nuovo 20X2 (ante rettifica) 32.600
Tax rate gamma per gli esercizi precedenti il 20X1 30%
Rettifiche operate:
1. Rettifica risultato ante imposte 20X1 e relativo effetto fiscale per effetto della
mancata capitalizzazione degli oneri finanziari nel bilancio esercizio 20X2
2. Rettifica del patrimonio netto per gli esercizi precedenti al 20X1 per il minor
valore dell’impianto (al netto del relativo effetto fiscale)
ESEMPI
Esempio 1 – cambiamenti principi contabili
1.Rettifica risultato ante imposte 20X1 e relativo effetto fiscale per effetto della
mancata capitalizzazione degli oneri finanziari nel bilancio esercizio 20X2
Situazione di partenza (CE bilancio al 31.12.20X1)
Conto economico 20X1 (ante rettifiche)
Utile ante interessi ed imposte 18.000
Oneri finanziari -
Utile ante imposte 18.000
Imposte (30%) (5.400)
Utile netto 12.600
Situazione rettificata nel CE del bilancio 31.12.20X2
Conto economico 20X2 (con rettifiche a 20X1) 20X2 20X1
Utile ante interessi ed imposte 30.000 18.000
Oneri finanziari (3.000) (2.600)
Utile ante imposte 27.000 15.400
Imposte (30%) (8.100) (4.620)
Utile netto 18.900 10.780
ESEMPI
Esempio 1 – cambiamenti principi contabili
2. Rettifica del patrimonio netto aziendale ante 20X1 e per esercizi 20X1 e 20X2
Incremento della spesa per interessi esercizi ante 20X1 al netto
effetto fiscale (30%) sulla rettifica lorda, pari a (5.200) + 1.560 (3.640)
Incremento della spesa per interessi esercizio 20X1 (2.600)
Diminuzione imposte 780
Effetto netto sul risultato di esercizio 20X1 (1.820)
Diminuzione del valore di carico dell’impianto per l’esercizio 20X1
(riportato x comparazione nell’esercizio 20X2) (5.460)
ESEMPI
Esempio 1 – cambiamenti principi contabili
Modifiche del patrimonio netto
Capitale sociale 10.000
utili a nuovo dei periodi precedenti al 20X1 ante rettifica 20.000
Rettifica utili a nuovo ante 20X1 per cambio principio (3.640)
Patrimonio netto 20X0 rettificato 26.360
Utile esercizio 20X1 rettificato (CE 20X1 rettificato) 10.780
Patrimonio netto rettificato al 31.12.20X1 37.140
Utili esercizio 20X2 (determinati con il nuovo principio) 18.900
Patrimonio netto alla fine del 20X2 56.040
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
1B. CAMBIAMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI
L’entità deve cambiare un principio contabile
solo se il cambiamento:
- è richiesto da un principio o da una
interpretazione (CAMBIAMENTO
OBBLIGATORIO)
- produce un bilancio con informazioni più
attendibili e rilevanti (CAMBIAMENTO
VOLONTARIO)
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 8
“I criteri di valutazione non possono essere
modificati da un esercizio all’altro” (ART 2423
bis C.C.)
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
2. CAMBIAMENTO DELLE STIME CONTABILI
A causa delle incertezze connesse alla gestione aziendale alcuni elementi di
bilancio non possono essere misurati con precisione, m possono solo essere
stimati.
Una stima può aver bisogno di essere rettificata se avvengono mutamenti nelle
circostanze sulle quali la stima si era basata o in seguito a nuove informazioni.
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
2. CAMBIAMENTO DELLE STIME CONTABILI
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 8
Correlazione tra normativa nazionale e internazionale
con riferimento alla collocazione in bilancio di eventuali
cambiamenti di stime contabili.
Il procedimento di stima non costituisce né una
correzione di precedenti errori né un’operazione di
carattere straordinario
Un cambiamento di stime deve essere rilevato
prospetticamente, in quanto può avere effetti
sull’esercizio in corso e su quelli futuri
Gli effetti di un cambiamento di stime devono essere
contabilizzati integralmente a conto economico per la
parte di competenza e classificati nella voce di conto
economico corrispondente all’elemento patrimoniale
oggetto di stima
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
2. CAMBIAMENTO DELLE STIME CONTABILI
l’OIC prevede che nel caso in cui
non sia possibile distinguere un
cambiamento di stima da una
modifica di principi contabili la
rettifica complessiva debba essere
contabilizzata e descritta come un
cambiamento di principio contabile
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 8
Quando sussistono difficoltà nel
distinguere tra cambiamento di
principio contabile e cambiamento
di stima contabile, il cambiamento
deve essere trattato come un
cambiamento di stima contabile
ESEMPI
Esempio 2 – cambiamento stime contabili
Una società ha acquistato un macchinario il 1º gennaio 2001 per Euro
1.000.000; la vita utile era stata originariamente stimata in 10 anni,
conseguentemente la quota annuale di ammortamento era pari a
Euro 100.000.
Nel gennaio 2003 la società ha rivisto la stima della vita utile e ha valutato
che il bene abbia una vita utile residua alla data di 10 anni
(in totale 12 anni).
Il valore contabile netto del bene a gennaio 2003 è pari a Euro 800.000,
costo storico di Euro 1.000.000 meno un ammortamento cumulato di
Euro 200.000 (ammortamento annuale di Euro 100.000 2 anni)
ESEMPI
Esempio 2 – cambiamento stime contabili
Negli esercizi a partire da quello che chiude al 31 dicembre 2003 la
società dovrà ridurre la quota annuale di ammortamento a Euro 80.000.
Nel caso in cui il cambiamento di stima contabile effettuato con
riferimento alla vita utile del macchinario in oggetto avesse un impatto
significativo sul l’esercizio, nelle note al bilancio, si dovranno fornire
dettagli sulla natura del cambiamento di stima e sui relativi effetti
contabili, nell’esercizio e negli esercizi successivi.
Il cambiamento della vita utile di un cespite è il tipico caso di cambiamento di
stima contabile che deve essere applicato in modo prospettico. In questi casi non è
possibile un approccio retrospettivo, ossia rettificare i valori contabili del cespite
per riflettere la diversa vita utile dello stesso fin dal momento della sua prima
contabilizzazione a bilancio, con conseguente variazione del patrimonio netto di
apertura e dei risultati degli esercizi precedenti.
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
3. CORREZIONE DI ERRORI
Due metodi previsti:
-Benchmark treatment
- Allowed alternative treatment
NORMATIVA
NAZIONALE
IAS 8
Non è prevista la contabilizzazione di correzioni
di errori attraverso il metodo del benchmark
treatment.
Le rettifiche delle riserve di utili e dei dati
comparativi, che i principi internazionali
richiedono per le correzioni di errori determinanti
non sono considerate procedure applicabili
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
3. CORREZIONE DI ERRORI
Un errore di un esercizio precedente deve essere corretto con una determinazione
retroattiva dei valori, fatta eccezione per il caso in cui non sia fattibile
determinare o l’effetto specifico del singolo esercizio ovvero l’effetto
cumulativo dell’errore.
Quando non è fattibile determinare gli effetti di un errore riferibile
specificatamente ad un singolo esercizio su un’informativa comparativa per uno
o più esercizi precedenti presentati, l’entità deve rideterminare il saldo di
apertura di attività, passività e patrimonio netto per il primo esercizio per il quale
la determinazione retroattiva del valore è fattibile (che può essere l’esercizio
corrente).
Quando non è fattibile determinare l’effetto cumulativo di un errore all’inizio
dell’esercizio corrente per tutti gli esercizi precedenti, l’entità deve rideterminare
i valori interessati nell’informativa comparativa per correggere l’errore
prospetticamente a partire dalla prima data possibile.
IAS 8
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
3. CORREZIONE DI ERRORI
Come per il cambiamento dei principi contabili, lo IAS 8 prescrive due possibili
trattamenti per la contabilizzazione di una correzione di errori:
1) il consigliato Benchmark treatment, prevede che la correzione di un errore
debba essere operata attraverso la rettifica dei saldi iniziali del bilancio e dei
dati comparativi
2) il consentito Allowed alternative treatment, approva la correzione
dell’errore se l’impatto riguarda solo il risultato di esercizio. Tale modalità,
inoltre, non prevede la mo
IAS 8
CONFRONTO IAS 8 – PRINCIPI NAZIONALI
3. CORREZIONE DI ERRORI
La contabilizzazione dell’effetto di una correzione di errori è integralmente imputabile al
conto economico del periodo in cui l’errore viene scoperto e viene classificato come
componente straordinaria del risultato di esercizio.
La mancata imputazione a conto economico e quindi la rettifica delle riserve non è
consentita perché con il mancato transito dell’errore sul conto economico si violerebbe
il principio di imputare tutti i costi ed i ricavi al conto economico stesso.
Inoltre, anche il principio di continuità risulterebbe violato, perché il dato di chiusura
dell’esercizio precedente delle riserve non coinciderebbe più con il dato di apertura.
Se l’errore scoperto è così grave da rendere completamente fuorviante il bilancio
dell’esercizio in cui è stato commesso e dei successivi, può essere necessario rettificare
i bilanci degli esercizi precedenti e sottoporli nuovamente all’approvazione
dell’assemblea.
NORMATIVA NAZIONALE
CONFRONTO IAS 18 – PRINCIPI NAZIONALI
1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
I principi contabili internazioni
prevedono uno specifico principio per il
trattamento contabile dei ricavi
I principi contabili nazionali non
prevedono un unico principio specifico,
ma si vede far riferimento a più fonti
contemporaneamente. Non sono
previsti criteri particolari per la
contabilizzazione dei ricavi
Art. 2425 – 2425 bis
Documento interpretativo
n. 1 del principio contabile
12
IAS 18
CONFRONTO IAS 18 – PRINCIPI NAZIONALI
2. CONTABILIZZAZIONE DEI RICAVI
La contabilizzazione del ricavo avviene quando i
rischi e i vantaggi sono stati trasferiti (non è
quindi sufficiente la perdita del possesso del bene
e non vi è necessariamente perfetta coincidenza
con il momento di trasferimento della proprietà) e
il ricavo può essere attendibilmente misurato.
Un ricavo inoltre deve essere contabilizzato se il
futuro beneficio economico è probabile.
NORMATIVA
NAZIONALE La rilevazione dei ricavi quando si verificano le
condizioni di completamento del processo
produttivo e quella della conclusione dello
scambio.
La rilevazione di un ricavo è quindi legata al
completamento del processo produttivo e al
trasferimento della proprietà
IAS 18
CONFRONTO IAS 18 – PRINCIPI NAZIONALI
3. RILEVAZIONE DEI RICAVI
I ricavi per vendite o servizi devono essere contabilizzati
al momento dell’esecuzione, purchè l’ammontare possa
essere misurato attendibilmente e l’incasso sia
ragionevolmente assicurato.
Per le vendite di beni, l’esecuzione avviene quando i
rischi e i benefici connessi alla proprietà sono trasferiti
al compratore
Per i servizi l’esecuzione deve essere valutata con il
metodo della percentuale di completamento
IAS 18
CONFRONTO IAS 18 – PRINCIPI NAZIONALI
3. RILEVAZIONE DEI RICAVI
NORMATIVA
NAZIONALE
I ricavi delle vendite devono essere indicati per
competenza, al netto di sconti , resi, abbuoni e
premi e delle relative imposte.
Anche per quanto riguarda i servizi i ricavi
derivanti da questi sono riconosciuti in base al
principio di competenza, quando il processo
produttivo dei servizi è stato completato.
ESEMPI
Esempio 1 – fornitura di beni soggetti a condizione
VENDITA SOGGETTA AD APPROVAZIONE CON LIMITATO
DIRITTO DI RESTITUZIONE:
Se vi è incertezza sulla possibilità di reso, il ricavo può essere
contabilizzato quando la spedizione è stata formalmente accettata o
quando è scaduto il periodo per la restituzione
Nel caso di vendita di beni soggetta a determinate condizioni il ricavo
deve essere rilevato o meno solo dopo aver valutato la significatività
delle condizioni ancora da soddisfare
ESEMPI
Accordi di vendita e di riacquisto in cui vi è:
l’impegno del venditore a riacquistare gli stessi beni ad una data
futura;
l’opzione di acquisto del venditore per riacquistare;
il momento della rilevazione del ricavo coincide con il momento
del trasferimento in capo all’acquirente dei rischi e dei benefici
relativi alla proprietà.
Qualora non vi sia trasferimento dei rischi e benefici suddetti
nonostante il trasferimento della titolarità, l’operazione è qualificabile
come un accordo finanziario e non genera ricavi
Esempio 2 – vendita di beni - caso particolare
ESEMPI
Esempio 3 – prestazione di servizi - caso particolare
Nel caso delle QUOTE DI ISCRIZIONE a convegni,
manifestazioni, eventi ecc…
il momento della rilevazione del ricavo è quello in cui la
manifestazione ha avuto luogo.
Qualora si tratti di un abbonamento che includa quindi più
manifestazioni il compenso deve essere ripartito nella misura in cui i
servizi sono resi in ciascuna di esse
CONFRONTO IAS 18 – PRINCIPI NAZIONALI
3. RILEVAZIONE DEI RICAVI
METODO DELLA PERCENTUALE DI COMPLETAMENTO
I ricavi sono rilevati nell’esercizio in cui i servizi sono prestati attraverso
valutazioni del lavoro svolto, servizi resi come percentuale del totale dei servizi
che devono essere resi o proporzione tra i costi sostenuti e i costi totali
dell’operazione
La percentuale di completamento si basa su:
- Misura del lavoro svolto
- Servizi sostenuti alle date / totale dei servizi
- Costi sostenuti alle date / totale costi estimati
ESEMPI
Ricavi previsti da contratto: 100.000
Costi sostenuti (18.000)
Costi da sostenere (42.000)
Totale costi (60.000)
Profitto stimato 40.000
Stadio di completamento
(18.000 / 60.000) = 30%
Ricavi
(100.000 x 0.30) = 30.000
Costi
(60.000 x 0.30) = 18.000
Profitto 12.000
Esempio 4 – percentuale di completamento
Al 01/01/2011 l’azienda X stipula un contratto con un suo cliente in base al
quale prevede di effettuare ricavi pari ad euro 100.000.
Al 31/12/2011 l’azienda X ha sostenuto costi per 25.000€ e prevede di
doverne sostenere ancora 30.000€.