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U i '''-•". / fondamenti dell'epistemologia 25 I fondamenti dell'epistemologia Noi tracciamo i confini, noi mescoliamo le carte, noi facciamo le distinzioni. James Keys \A) EPISTEMOLOGIE ALTERNATIVE Può* essere sbagliato considerare la storia^ dejla psicoterapia come concretarsi di più paradigmi autonomi rnm^.'.'j.fl'.pSJcóiiliaTìtl, il comporta- mentismo e la psicologia umanistica. Gregory Bateson ha sostenuto che la psicologia umanistica, essendo 'materialistica', non differisce dai postulati fondamentali del comportamentismo e della psicoanalisi. È come dire che in tutti questi vari approcci alla psicologia è insita la , . 1 , 1 •"• . '••fc-*^t- ,.«««.«.,„*,,*• * -.'.*», .,,,.. w... stessa visione del mondo, ossia una visione che postula un mondo ma- teriale di oggetti fisici che ubbidiscono alle, leggi della forza e dell'ener^ già. Le implicazioni di questa critica sono state riconosciute da Rollo May (1976): È chiaro che Bateson parla a un livello più profondo di quello che generalmente consideriamo. Egli sostiene che inconsciamente tendiamo a basarci sull'assunto che la materia sia tutto ciò che c'è, come dimostra l'uso che facciamo del termine 'terza forza'. Questa forza, al pari dell'energia, è un termine applicabile alla meccanica e all'ingegneria, non però agli esseri umani ... Bateson dice che è questo ciò che ci fa stare sulla difensiva nei confronti dei comportamentisti. Nell'uso di termini come 'forza' facciamo risorgere una vecchia battaglia, una controversia che risale al xvn secolo. Il continuarla ci rende dei veri conservatori. (P. 47) II livello al quale Bateson criticava la psicologia è il livello fonda- mentale da lui definito 'epistemologia*. Più basilare d'ogni altra teoria, l'epistemologia si occupa delle regole di funzionamento che presiedono alla cognizione. Per definizione l'epistemologia cerca di specificare "come gli organismi particolari o gli aggregati di organismi, conoscono, pensano e decidono" (Bateson, 1979a, p. 300).~ Nel contesto della filosofia, l'epistemologia riguarda tradizionalmente un insieme di tecniche analitiche e critiche che definisce i confini entro i quali si svolgono i processi del conoscere. Fuori dell'antro del filosofo la possiamo trovare in luoghi come la disciplina sperimentale della biologia, nel lavoro di scienziati contemporanei quali McCulloch, Lettvin, Maturarla, J^aiela e von Foerster. Il ruolo svolto da questo lavoro, che McCulloch (1956) ha chiamato 'epistemologia sperimentale',1 £p'«-t nel compiere scoperte fondamentali per la comprensione dell'episte- ;jpi'; mologia cibernetica sarà discusso in seguito. Oltre che nel laboratorio del neurofisiologo, gli interessi episte- mologia sono presenti nel più vasto contesto della storia naturale. Nell'ambito socioculturale l'epistemologia diventa lo studio del modo in cui gli individui o i sistemi di individui conoscono le cose e in cui pensano di conoscerle. In quest'ottica "l'antropologia diventa uno stu- dio critico dell'epistemologia" (Bateson, 1976d). In termini più gè- nerali, lo studio dell'epistemologia diventa un modo di capire come gli uomini giungano a costruire e a conservare le loro abitudini cognitive.(j||j!\ impossib questo punto: "Non si può sostenere di non possedere un'epistemo- ^-^ logia. Chi lo sostiene ha semplicemente una cattiva epistemologia" (p. (^_J) 147). Vorrei tuttavia aggiungere cheja pretesa di non avere un'episte- mologia è 'cattiva' solo se l'individuo si avvale di questa pretesa per evitare la responsabilità delle proprie idee, percezioni e decisioni. La mancanza di una consapevolezza cosciente della propria epistemologia non è necessariamente un male, anche se tale inconsapevolezza può essere rischiosa. Preferirei dire che la pretesa di non avere epistemo- logia rivela un'epistemologia che non include la consapevolezza co- sciente di se stessa, Inoltre i presupposti epistemologia possono essere esaminati critica- mente per quanto riguarda le loro particolari conseguenze ecologiche. ,ìacx 1 McCulloch (1965) ha così collocato l'epistemologia sperimentale nella storia della scienza: "Come la chimica partì male nella rigida dottrina dell'alchimia e fu salvata solo dai puffer, la psicologia fu intralciata dall'epistemologia dottrinaria e fu salvata solo dai biologi. Inserire la psicologia nell'epistemologia sperimentale significa cercare di capire il prender corpo della mente" (p. 389). (Il puffer [lett. sbuffatore] è il macchinista di un piccolo motore a vapore, usato spesso sui rimorchiatori o per la trazione dei vagoncini delle miniere). McCulloch sostiene che lo sviluppo della psico- logia in scienza esige lo studio dei sistemi delle relazioni formali che si può dire diano corpo alla mente. Come scopriremo in seguito, la mente prende corpo me- diante un'ampia varietà di fenomeni tra i quali le intelligenze, le conversazioni, le famiglie e interi ecosistemi.

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U i ' ' ' - • " ./ fondamenti dell'epistemologia 25

I fondamenti dell'epistemologia

Noi tracciamo i confini, noi mescoliamo le carte,noi facciamo le distinzioni.

James Keys

\A) EPISTEMOLOGIE ALTERNATIVE

Può* essere sbagliato considerare la storia^ dejla psicoterapia comeconcretarsi di più paradigmi autonomi rnm .'.'j.fl'.pSJcóiiliaTìtl, il comporta-mentismo e la psicologia umanistica. Gregory Bateson ha sostenutoche la psicologia umanistica, essendo 'materialistica', non differisce daipostulati fondamentali del comportamentismo e della psicoanalisi. Ècome dire che in tutti questi vari approcci alla psicologia è insita la, . 1 , 1 •"• . '••fc-*^t- ,.«««.«.,„*,,*• * -.'.*», . , , , . . w . . .

stessa visione del mondo, ossia una visione che postula un mondo ma-teriale di oggetti fisici che ubbidiscono alle, leggi della forza e dell'ener^già. Le implicazioni di questa critica sono state riconosciute da RolloMay (1976):

È chiaro che Bateson parla a un livello più profondo di quelloche generalmente consideriamo. Egli sostiene che inconsciamentetendiamo a basarci sull'assunto che la materia sia tutto ciò chec'è, come dimostra l'uso che facciamo del termine 'terza forza'.Questa forza, al pari dell'energia, è un termine applicabile allameccanica e all'ingegneria, non però agli esseri umani ... Batesondice che è questo ciò che ci fa stare sulla difensiva nei confrontidei comportamentisti. Nell'uso di termini come 'forza' facciamorisorgere una vecchia battaglia, una controversia che risale al xvnsecolo. Il continuarla ci rende dei veri conservatori. (P. 47)

II livello al quale Bateson criticava la psicologia è il livello fonda-mentale da lui definito 'epistemologia*. Più basilare d'ogni altra teoria,l'epistemologia si occupa delle regole di funzionamento che presiedonoalla cognizione. Per definizione l'epistemologia cerca di specificare

"come gli organismi particolari o gli aggregati di organismi, conoscono,pensano e decidono" (Bateson, 1979a, p. 300).~

Nel contesto della filosofia, l'epistemologia riguarda tradizionalmenteun insieme di tecniche analitiche e critiche che definisce i confini entroi quali si svolgono i processi del conoscere. Fuori dell'antro del filosofola possiamo trovare in luoghi come la disciplina sperimentale dellabiologia, nel lavoro di scienziati contemporanei quali McCulloch,Lettvin, Maturarla, J^aiela e von Foerster. Il ruolo svolto da questolavoro, che McCulloch (1956) ha chiamato 'epistemologia sperimentale',1 £p'«-tnel compiere scoperte fondamentali per la comprensione dell'episte- ;jpi';mologia cibernetica sarà discusso in seguito.

Oltre che nel laboratorio del neurofisiologo, gli interessi episte-mologia sono presenti nel più vasto contesto della storia naturale.Nell'ambito socioculturale l'epistemologia diventa lo studio del modoin cui gli individui o i sistemi di individui conoscono le cose e in cuipensano di conoscerle. In quest'ottica "l'antropologia diventa uno stu-dio critico dell'epistemologia" (Bateson, 1976d). In termini più gè-nerali, lo studio dell'epistemologia diventa un modo di capire comegli uomini giungano a costruire e a conservare le loro abitudini cognitive.(j||j!\ impossibile non avere un'epistemologia. Bateson (1977) sviluppa

questo punto: "Non si può sostenere di non possedere un'epistemo- ^-^logia. Chi lo sostiene ha semplicemente una cattiva epistemologia" (p. (^_J)147). Vorrei tuttavia aggiungere cheja pretesa di non avere un'episte-mologia è 'cattiva' solo se l'individuo si avvale di questa pretesa perevitare la responsabilità delle proprie idee, percezioni e decisioni. Lamancanza di una consapevolezza cosciente della propria epistemologianon è necessariamente un male, anche se tale inconsapevolezza puòessere rischiosa. Preferirei dire che la pretesa di non avere epistemo-logia rivela un'epistemologia che non include la consapevolezza co-sciente di se stessa,

Inoltre i presupposti epistemologia possono essere esaminati critica-mente per quanto riguarda le loro particolari conseguenze ecologiche.

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1 McCulloch (1965) ha così collocato l'epistemologia sperimentale nella storia dellascienza: "Come la chimica partì male nella rigida dottrina dell'alchimia e fu salvatasolo dai puffer, la psicologia fu intralciata dall'epistemologia dottrinaria e fu salvatasolo dai biologi. Inserire la psicologia nell'epistemologia sperimentale significa cercaredi capire il prender corpo della mente" (p. 389). (Il puffer [lett. sbuffatore] è ilmacchinista di un piccolo motore a vapore, usato spesso sui rimorchiatori o per latrazione dei vagoncini delle miniere). McCulloch sostiene che lo sviluppo della psico-logia in scienza esige lo studio dei sistemi delle relazioni formali che si può dirediano corpo alla mente. Come scopriremo in seguito, la mente prende corpo me-diante un'ampia varietà di fenomeni tra i quali le intelligenze, le conversazioni, lefamiglie e interi ecosistemi.

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26 I fondamenti dell'epistemologia

Per esempio, la patologia è oggi caratterizzata da alcuni presuppostiimpliciti nel rapporto dell'uomo 2 con il suo ambiente. Il presuppostoche "il più è meglio", per esempio, ha spesso portato al caos ecologicoin moltissimi campi geofisici, biologici ed economici. È < cruciale (fi^Hla stessa sopravvivenza) che le basi epistemologiche sottese ai modtìli.dell'azione e della percezione siano rese esplicite e siano compre**Riferendosi alla terapia della famiglia (e implicitamente all'umanità),Auerswald (1973) ci comunica un senso di urgenza quando esprimel'opinione che "sembriamo ostinarci caparbiamente verso l'autodistru-zione" e che "questo esige un'epistemologia completamente nuova"(P- 696).e Le discussioni precedenti sull'epistemologia fiel contesto della terapM^e^a famigua hanno fatto talora distinzione tra forme di ecologia li-neali3 e non lineali (dette anche sistemiche. ecojogidie, ecosistemiche,circolari, ricorsive o cibernetiche). L'epistemologia lineale tradìziòriaTe

o

è esemplificata dalla letteraturlTpsichiatrica e dal modello medico clas-TSÌCO della psicopatologia. È atomistica, riduzionistica e anticontestualé.'e segue una logica analitica interessata alle combinazioni di elementi

€t*^yiscreti.)I terapeuti che concepiscono la loro opera come un tentativodi correggere, sezionare o esorcizzare gli elementi nocivi, malati o follidei loro clienti improntano il loro lavoro a un'epistemologia lineale.Questa concezione della terapia è illustrata nel modo più vistoso dagli

,approcci biochimici, chirurgici ed elettrici.L'epistemologia non lineale da risalto aTFecplogia. al rapporto e agli

intéri sistemi. All'opposto dell'epistemologia lineale, si sintonizza sul-l'interrelazione, la complessità, il contesto. Quest'epistemologia al-ternativa si manifesta nell'opera dei terapeuti che considerano il lororapporto con i clienti come parte del processo di cambiamento, appren-dimento ed evoluzione. '"K

A volte i terapeuti sostengono di stare seguendo un'epistemologiaalternativa, non lineale perché trattano intere famiglie, usano il 'para-dosso terapeutico', lavorano in un 'gruppo sistemico", pensano in ter-mini di 'metafore ecologiche' o si attengono a una 'concezione interat-tiva'. Ma di per sé queste azioni non rimandano \necessariamente aun'epistemologia alternativa, non lineale. L'epistemologia è più fonda-mentale dell'azione e delle idee descritte dalla maggior parte dei clinici.

2 In quest'opera si intende per 'uomo' una categoria animale che comprende en-trambi i sessi, maschile e femminile.

3 Seguendo la terminologia di Bateson (1979a) userò 'lineale' anziché 'lineare' perdesignare una sequenza di idee o proposizioni che non ritorna circolarmente al puntodi partenza. Riservo il secondo termine, 'lineare', alle discussioni di geometria.

I fondamenti dell'epistemologia 27

È semplicemente impossibile che uno riesca a descrivere chiaramente.un'epistemologia alternativa in termini convenzionali, proprio come uno.stregone non riesce a descrivere un mondo alternativo a un estraneojnon iniziato.

Il grosso ostacolo per il lettore è il fatto che non si possa ricorrerea nessuna scuola di terapia, sequenza di azioni o raccolta di metaforeper illustrare concretamente un'epistemologia alternativa, Ciò che unovede reca sempre l'impronta del mondo in cui sta agendo in quelmomento. Per vedere un mondo alternativo bisogna esserci dentro.Questo libro, dunque, può indicare tutt'al più varie strade per trovareun'epistemologia alternativa e mettere poi in guardia contro la possi-bilità che ognuna di queste strade venga travisata e distorta dallavisione del mondo in cui ciascuno è già inserito.

Il terapeuta può quindi scegliere di operare nella cornice di unaepistemologia lineale o non lineale.-4 Questa scelta porta alla costru-zione, al mantenimento e all'esperienza di una particolare visione (o para-digma) del mondo,. Secondo Auerswald (1973) possiamo classificarei terapeuti della famiglia in tre categorie in base ai loro punti di vistaepistemologia: (ì) quelli che seguono un'epistemologia tradizionale li-neale, (2) quelli che seguono un'epistemologia non lineale, (3) quelli.che sono in transizione dalla prima alla seconda.

Considerato che i terapeuti lineali e quelli non lineali hanno esperienzadi mondi diversi, il 'mondo di transizione' è un mondo confuso. Esserein transizione da un'epistemologia all'altra significa muovere verso lavisione di un mondo che, per definizione, è impossibile cogliere nelmondo al quale per tradizione si è abituati. Per esempio, benché gliastronomi abbiano dimostrato che la terra ruota, noi continuiamo adavere la percezione del 'calare e del 'sorgere' del sole. Passando dallacomprensione concettuale a quella abituale, la percezione, tipica del sensocomune, di un pianeta che ruota rappresenta una transizione paradigma-tica. Vedere nella famiglia un organismo anziché una raccolta di indi-vidui è qualcosa di simile.

È improbabile che qualcuno abbia mai descritto completamente unaepistemologia alternativa. Bateson (1972) ha ammesso la difficoltà diquesto compito nondimeno imperativo:

Se io sono nel giusto, allora il nostro atteggiamento mentale

4 Mostrerò in seguito che questa distinzione non va presa come una dicotomia ditipo o/o, ma come un modello complementare. È impossibile essere o lineali o nonlineali: noi siamo entrambe le cose. È più pertinente la questione di sapere in chemodo operiamo con questa distinzione tipo yin-yang. Distinguendo qui per compren-derne ciascuna metà, faciliteremo in seguito la comprensione della struttura totale.

O

28 I fondamenti dell'epistemologia

rispetto a ciò che siamo e a ciò che sono gli altri dev'essere,ristrutturato. Non si tratta di uno scherzo, e non so quanto tempoabbiamo ancora prima della fine. Se continuiamo ad agire sulla,,base delle premesse che erano di moda nell'era precibernetica eche furono particolarmente messe in risalto e rafforzate durantela rivoluzione industriale quando sembravano convalidare l'unitàdi sopravvivenza ipotizzata da Darwin, potrebbero restarci ancoraventi o trent'anni prima che la reductio ad absurdum logica dellenostre vecchie posizioni ci distrugga ... Il compito più importante,oggi, è forse di imparare a pensare nella nuova maniera. Diròche io non so come si faccia a pensare in questa maniera: dalpunto di vista intellettuale, io posso star qui a fornirvi un'esposi-zione ragionata di questa maniera; ma se mi metto ad abbattere unalbero, penso ancora che è 'Gregory Bateson' che sta abbattendo

,, l'albero, lo sto abbattendo l'albero. 'Me stesso' è ancora per meun oggetto troppo concreto. (Pp. 480-481)

Ci dibattiamo dunque in uno stato di transizione: • La sensazione d'es-sere presi tra due 'realtà' è evocata in questi versi'da "Stanzasfromthè Grande Chartreuse" di Matthew Arnold (1855, p. 608):

/ Errando tra due mondi, l'uno mortot

( l'altro impotente a nascere.

Vi è persine confusione circa la denominazione giusta del paradigmaalternativo. 'Epistemologia ecologica' (Auerswald, 1973), 'paradigmagenerale dei sistemi' (Bloch, 1980) ed 'epistemologia ecosistemica'(Keeney, 1979a)5 sono stati termini suggeriti nel campo della terapiadella famiglia. Io ora propongo l'adozione del termine 'epistemologiacibernetica' quale denominazione appropriata. Questo termine ci inse-risce nella tradizione intellettuale che comprende, fra gli altri, Ashby,Batgson, McCulloch, Maturana. Varela. von Foerster e Wiener. Ba-teson (1972) ha affermato: "RitengcTcne la cibernetica rappresenti ilboccone più grosso che l'uomo abbia strappato dal frutto dell'Alberodella conoscenza negli ultimFduemila anni (p. 495,). Il campo dellacibernetica è~3iventato il" principale contesto per lo studio delle que-stioni epistemologiche. In particolare, il Biological Computer Labo-

5 L'ecologia ecosistemica è stata definita come la cornice epistemologica che rappre-senta la cibernetica, l'ecologia e la teoria dei sistemi. Il termine stesso è stato pro-posto per la prima volta dai teorici della comunicazione Wilden e Wilson (1976)ed è stato poi usato nel campo della terapia della famiglia da Keeney (1979a).

O

I fondamenti dell'epistemologia 29

ratory, fondato da Heinz von Foerster,6 è stato un rifugio e un centrodi risorse per lo sviluppo di molte tra le maggiori innovazioni del-l'epistemologia cibernetica contemporanea.

Poiché ciò che pensiamo, diciamo e facciamo è determinato dallanostra particolare epistemologia, per capire l'epistemologia ciberneticadobbiamo parlarne e udirne il linguaggio. Castaneda (1968) affermaqualcosa di simile:

... per qualsiasi principiante, indiano o no, la conoscènza dellastregoneria era resa incomprensibile dalle strane caratteristichedei fenomeni che sperimentava. Personalmente, in quanto occi-dentale, trovai queste caratteristiche così bizzarre che mi fu pra-ticamente impossibile spiegarle in termini della mia vita quotidiana,e fui costretto a concludere che qualsiasi tentativo di classificarei miei appunti in termini della mia esperienza sarebbe stato futile.

Mi fu quindi ovvio che la conoscenza di don Juan doveva essereesaminata nei termini in cui lui stesso la intendeva; solo così sa-rebbe diventata evidente e convincente. (Pp. 14-15)

Per Castaneda spiegare il modo di conoscere di don Juan in unqualsivoglia sistema simbolico diverso dal linguaggio di uno stre-gone sarebbe stata un'impresa vana. Allo stesso modo, per conoscerela cibernetica occorre usare forme di descrizione cibernetiche. Quil'arduo compito è quello di specificare i presupposti basilari dell'episte-mologia cibernetica. Prima di farlo, è necessario discutere alcuni fonda-menti dell'epistemologia per poter costruire un contesto per la formula-zione dell'epistemologia cibernetica. "FuUl&iUfeV

Va posto in rilievo che abbiamo usato minora il termine epistemo-logia in un duplicesenso: per indicare (come) uno pensa, percepisce!e decide, e (che cosa) pensa, percepisce e decide. \a cominceremovedere che ÌT~come uno conosce è inseparabile dal che cosa conosce. IScopriremo inoltre che tutti gli individui hanno in comune la fonc &•mentale operazione epistemologica del fare distinzioni. Tuttavia, benchitutti gli esseri umanTcommcino con la stessa operazione epistemologia,

——- . 6\fa* i6 Heinz von Foerster, che è imparentato con la famiglia Wittgenstein, ha compiuto—(£)^IÌUU_ \i studi di fisica ed ha subito a lungo il fascino della relazione osservatore/osser- --. ^ 7 i

vato. Sollecitato da Viktor Frankl ha pubblicato una teoria della memoria fisiologica I (wA^.itil'QU Ibasata sulla meccanica quantistica. Dopo aver studiato con McCulloch e Rosenblueth ,/ 'ha fondato il Biological Computer Laboratory (BCL) presso l'Università dell'Illinois ia Urbana-Champaign, soprattutto per "lo studio dei principi di calcolo negli orga-nismi yiventi" (von Foerster, 1964, p. 330). Sin dalla sua fondazione il BCL è statoil più importante terminal per i cibernetici; in esso hanno lavorato stabilmente, fragli altri, Ashby, Giinther, Lòfgren, Maturana, Pask e Varela.

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It.

30 / fondamenti dell'epistemologia

essi possono pur sempre elaborare epistemologie diverse* Per esempio,la distinzione tra epistemologia lineale ed epistemologia ciberneticanon definisce necessariamente, di per sé, delle visioni del mondo alter-native. Ma il modo in cui la adoperiamo comincia con il rivelarci undiverso ordine di differenza.

LE LEGGI DELLA FORMA

L>atto epistemologia? fondamentale è la crettókwirdl tìtt*-differenza.Solo distinguendo una forma dall'altra siamo io grado di conosceteil nostro mondo. Per esempio, le distinzioni tra terapeuta e cliente,intervento e sintomo, soluzione e problema ci danno modo di discernereil mondo clinico. Anche se quest'idea può sembrare Intuitivamenteovvia, solo recentemente è stata formalizzata in logica e in matematica:un'opera intrapresa inizialmente soprattutto da G. Spencer-Brown cheè stata riconosciuta come uno dei pilastri su cui poggia il pensierocibernetico.

*Fate una distinzione!

In principio G. Spencer-Brown ha scritto: "Fate una distinzione! ".Questo comando basilare, vi si ottemperi consciamente o inconsciamente,è il punto di partenza di qualsiasi azione, decisione, percezione, pen-siero, descrizione, teoria ed epistemologia. Nel suo classico libro, Lawsof Form,7 Spencer-Brown (1973) afferma che "un universo è posto in

7 L'entusiasmo con cui è stato accolto Laws of Form è 'Stato itrepitoso. Nei cir-coli filosofici Watts (citato da Spqncer-Brown, 1973) lo ha definito "11 maggior con-tributo alla filosofia occidentale dai tempi del Tractatus di Wittgenstein". QuandoStewart Brand di The Whole Earth Catalog chiese a John Lilly di recensire il libro,questi (Lilly e Lilly, 1976) rispose che "conosceva una sola persona in tutti gli StatiUniti, e forse nel mondo intero, in grado di recensire quell'opera nel giusto modoe in profondità" (p. 177). QueUa persona era Heinz von Foefster. Von Foerstervedeva una somiglianzà tra Spencer-Brown, Ludwig Wittgenstein e don Juan, il mae-stro di Carlos Castaneda, in quanto tutti e tre condividevano uno "stato di melan-conia tipico di coloro che sanno di sapere" (citato in Lilly e Lilly, 1976, p. 179).

La curiosità che circonda la personalità di Spencer-Brown è in parte dovuta al

presso_ . . - S~\fr* »»I»M»**V ««.M»* WAW V VfcfrJ If/lVQBVS li

iSntish ijatent Office, e m Laws of Form ricorda come il lavóro svolto con questosu° 'fratello' abbia portato al nuovo calcolo. Ma esiste davvero un fratello fuoridell immaginazione di G. Spencer-Brown?

I fondamenti dell'epistemologia 31

essere quando uno spazio viene suddiviso o sviscerato" e che "se nepossono tracciare i confini ovunque ci piaccia" (p. vii; quindi dal pri-mordiate atto creativo del distinguere sono possibili infiniti universi) s

Facciamo l'esempio di un uomo che colpisca con la mazza una pallada baseball. L'interpretazione convenzionale di questo scenario vedeun essere vivente distinto, chiamato 'uomo', in atto di usare un oggettofisico nettamente delimitato, chiamato mazza, per colpire unilateral-mente un altro pezzo di materia distinto chiamato 'palla'. Se noi consi-deriamo questo scenario uomo-mazza-palla come un prodotto delle nostredistinzioni, siamo liberi di ordinare la sequenza degli eventi nel modoche vogliamo. Potremmo persine sostenere che le palle fanno sì chele mazze vengano colpite. Il fatto è che un mondo può essere percepitoin infiniti modi secondo le distinzioni che stabiliamo.

Il porre in circolo l'uomo, la mazza e la palla rivela un diversomodello di organizzazione. In questa prospettiva, vedere la palla farsì che la mazza provochi il movimento del braccio dell'uomo è altret-tanto logico che il tipico modo occidentale di stabilire una .sequenzain cui un uomo colpisce una palla con una mazza. Ma entrambi i puntidi vista sono incompleti: con visione più completa la cibernetica con-centra l'attenzione sull'organizzazione circolare o ricorsiva di questieventi anziché su una qualsivoglia particolare sequenza lineale.

Al pari dell'uomo, della mazza e della palla, anche il terapeuta,l'intervento e il cliente possono essere scompigliati, epistemologicamenteparlando. Il modo di vedere tradizionale è questo: il terapeuta cura ilcliente mediante un dato intervento. Ma potrebbe essere utile per ilterapeuta immaginare il comportamento del cliente come un intervento.Gli interventi di quest'ultimo cercano, per così dire, di far sì che ilterapeuta offra una direttiva o una soluzione utile. In questa 'visionecapovolta' il comportamento del terapeuta è problematico quando eglinon riesce ad aiutare il cliente. Il trattamento ha successo quando ilcliente incita il terapeuta a dire o prescrivere l'azione appropriata.

Entrambe le prospettive sono lineali, quindi incomplete. Potremmoconcepire l'azione terapeutica come il frutto di un'organizzazione piùcomplessa: i comportamenti del cliente e del terapeuta potrebbero _es-

-

Spencer-Brown fa in modo di mantenere ignoto il proprio territorio, come dimostraquesto aneddoto di Bateson (citato in Keeney, 1977):

Quel mattino, prima di incontrare Brown, parlai con von Foerster per vederese avessi colto nel segno. Dissi che i simboli a forma di L rovesciata di Brownerano una specie di negazione ... Lui disse: "Certo, Gregory. Lo hai capito".In quel momento Brown entrò nella stanza, e Heinz si volse verso di lui egli disse: "Gregory lo ha capito: queste cose sono una specie di negazione".Brown disse: "Non è vero! ". (P. 14)

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32 I fondamenti dell'epistemologia

sere visti come 'interventi' miranti ad alterare, modificare, trasformareo cambiare l'altro individuo in modo che egli risolva il propncTproblema.In altre parole, i Clienti effettuano il trattamento dei terapeuti contempo-raneamente al trattamento al quale sono sottoposti da costoro. Questastrutturazione della terapia è un esempio di cibernetica: tra il com-portamento del cliente e quello del terapeuta la cibernetica vede unnesso circolare o ricorsivo. Tn una siffatta organi^aziong cjggli eventiqualsiasi comportamento è al tempo stesso causa ecJ effetto (o inter-vento e problema) in rapporto a tutti gli altri cQrnpo^amen^ JR quelmnrpstn. Nel prossimo capitolo daremo una definizione più particolareg-giata di questo modello cibernetico.

Le distinzioni che si possono fare in ambito terapeutico sono infinite.Varela (1979) pone in evidenza che il distinguere ci da modo di creare"confini fisici, raggruppamenti funzionali, classificazioni concettuali ecosì via, in un museo infinitamente variegato di distinzioni possibili"(p. 107). Pertanto il bisturi epistemologico di discriminazione, chiamato'operatore' nel sistema di Spencer-Brown (e 'rasoio elettrico transisto-rizzato di Spencer-Brown' da von Foerster) è un modo di costruire econoscere un mondo di esperienza. Possiamo ora considerare il contri-buto storico della terapia della famiglia come l'offerta di una manieradiversa di fare distinzioni^ la delimitazione di un sintomo intorno auna famiglia anziché a un individuo. Questa distinzione porta a una"moltitudine di stili e prassi terapeutici alternativi

• Per intendere il concetto di distinzione di Spencer-Brown possiamoconsiderare la cucina e la musica. Possiamo osservare che la documen-

Vjj^ji^Qtazione scritta che vi è associata (rispettivamente le ricette e la trascri-|jr,, fi j " zi°ne delle note) costituiscono di fatto unafMtena di comandi che,

' 7 pio quando vi si ottemperi, portano alla?ri-creazionedell'esperienza di chi(j^lfìOj-'U^W jj ka origmatj Seguendo una ricetta, per esempio, possiamo giungeresjji Qj': j i- l l iJv all'esperienza plurisensoriale di un soufflé. Spencer-Brown (1973) dilata

questa concezione sino ad avanzare l'idea che la matematica e tutte leforme di esperienza scaturiscano da un insieme di comandi. Ne derivache la descrizione è secondaria all'atto di avere ubbidito a un comand%ingiunzione o prescrizione, di fare una distinzione. Dunque la descri-zione segue sempre un atto di demarcazione da parte di un descrittore.Se la cosa può essere evidente nel caso dell'arte culinaria e della mu-sica, occorre tuttavia compiere un salto concettuale ben maggiore perriconoscere che ogni esperienza insorge per effetto di particolari "pro-grammi, regole, piani, canovacci, ricette, agende, drammi, sequenze,relazioni, sistemi ricorsivi, carriere, strutture, grammatiche, vaudevillee così via" (Rabkin, 1978, p. 487).

L'osservatore dapprima distingue, poi descrive. Una domanda, pro-

o

I fondamenti dell'epistemologia 33

ponendo una distinzione, costruisce la propria risposta, o, come pò- w!.,trebbe esprimersi Pearce (1974), le 'domande appassionate' generano

Allo stesso modo Laing (citato in Spencer-Brown, 1973) sug-gerisce che "quelli che nella scienza empirica sono chiamati 'dati'essendo in realtà scelti arbitrariamente dalla natura dell'ipotesi già for-mulata, potrebbero più onestamente essere chiamati 'presi' (capta)"(pp. xv-xvi).9

Per il terapeuta questo implica che il metodo con il quale i 'dati'sono 'catturati' (diagnosi) è uno dei modi con cui il contesto terapeu-tico viene costruito e mantenuto. In altre parole, le domande e le ipotesidel terapeuta servono a creare la 'realtà' del problema di cui ci sioccjipa_._I_terapeuti si uniscono ai loro clienti neUa costruzione di una

jrealtà cqndivisa_per mezzo delle .distin^rai_gDÌstenTiplogiche che essistatuiscono.

Per esempio, la maniera di identificare il terapeuta che effettua l'in-tervento impone un certo modo di eseguire, come pure di intendere,la terapia. Il porre i clinici dietro uno specchio, indicando loro comesiano coinvolti nel corso dell'intervento, contraddistingue una modalitàoperativa diversa dai tradizionali modelli dell'osservazione di super-visione. Il lavoro del cosiddetto '.grupposistemico', tra gH altri, rendetale differenza ben visibile.

L'opera di Spencer-Brown è importante per la terapia della famigliaperché offre la possibilità di specificare il nesso ricorsivo di descrizionee prescrizione, diagnosi e intervento. Descrivere chi è il terapeuta o ilcliente impone sempre un certo tipo di intervento.

* Sapere in che modo si sa p

Per comprendere un qualsiasi ambito di fenomeni dobbiamo comin-ciare con l'osservare come è stato costruito, ossia quali distinzioni nesottendono la creazione. Come suggerisce Spencer-Brown (1973): "Lanostra comprensione di un siffatto universo non proviene dallo scoprireil suo aspetto attuale, bensì dal ricordare ciò che abbiamo fatto inorigine per causarlo" (p. 104). Whitehead (1925) afferma qualcosa di

8 La 'domanda appassionata' è una domanda alla quale l'interrogante esige ardente-mente risposta e per la quale mostra un interesse ossessivo. Pearce in sostanza soste-neva che il fissarsi su una domanda del genere per un rilevante periodo di tempo,quasi si trattasse di un periodo di incubazione, porta a covare una risposta.' ÈJLpuntojdivista che sta a sostegno del suggerimento di yon Foerster (1976c)

secondo cui la percezione andrebbe intesa come qualcosa dì "più .affine a un atto dicreazione, come nella concezione, che a uno stato di cose passiyOj come nellarecezione" (pp. 2-3).

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34 I fondamenti dell'epistemologia

simile quando sostiene che nel criticare un complesso di idee come"un dotto libro di matematica applicata, o una monografia, tutto ilproblema sta nel primo capitolo o addirittura nella prima pagina"(p. 41). Il lapsus epistemologico è sempre evidente sin dall'inizio.Whitehead continua:

La difficoltà inoltre non si trova tanto in ciò che l'autore dicequanto in ciò che non dice, e non tanto in ciò che sa di averpostulato, quanto in ciò che ha postulato inconsapevolmente.Noi non poniamo minimamente in dubbio la buona fede del-l'autore. È il suo acume che sottoponiamo a critica. Ogni gene-razione, del resto, analizza criticamente i postulati stabiliti incon-sapevolmente dai suoi progenitori... (Pp. 41-42).

Epistemologicamente parlando, siamo portati a trovare le distinzionioriginarie che specificano il sapere dell'autore o di qualsiasi altro indi-viduo. Compito dell'epistemologo diviene quindi l'individuazione delnodo in cui un particolare sistema (sia encr*va orgafltano, una fa-miglia, un gruppo di terapeuti o una comunità scientìfica) specifica e

'mantiene certe forme diil rendersi conto di come l'epistemologo giunga *un altro sistema giunge a sapefeT^Questa componente autoreferenteorigina epistemologie ricorsive. Immaginiamo, per esempio, di iniziarecon la domanda: "Come facciamo a sapere che una terapia è.efik*»?".Possiamo proseguire con il porre un'altra domanda: "Come facciamoa sapere di sapere che una terapia è efficace?". E poi ancora: "Comefacciamo a sapere di sapere di sapere?". Procedendo in questo modoogni elemento del sapere è sottoposto a un'indagine d'ordine più ele-vato. Quindi i nostri sondaggi epistemologia diventano proprio l'og-getto della loro stessa indagine.

Nel laboratorio dell'epistemologo le epistemologie si troveranno difronte a epistemologie d'ordine più elevato, le quali si troveranno difronte a epistemologie d'ordine ancor più elevato e così via all'infinito.Ciò fa pensare di nuovo che le epistemologie sono processi ricorsivi,in quanto ogni tentativo di 'fissare' un'epistemologia nello schermodella propria coscienza equivale inevitabilmente a dare l'avvio a suc-cessive indagini e modificazioni. Nel campo della psicologia Bugental(1967) si era reso conto di questa conseguenza:

Invero dobbiamo riconoscere che il fatto di descrivere l'espe-rienza umana cambia l'esperienza stessa, e che quanto " più ladescrizione si avvicina alla completezza tanto più tende a esserela base del cambiamento dell'esperienza che essa descrive. Proba-

I fondamenti dell'epistemologia 35

bilmente ciò avviene in ogni scienza, ma avviene specialmentenelle scienze che si occupano dell'uomo. La consapevolezza chel'uomo ha di se stesso opera come un'azione di continuo 'rici-claggio' per provocare in lui dei cambiamenti (p. 7).

Anche Bateson (1951) ha fatto alcune osservazioni sull'epistemologiaricorsiva insita nel rapporto fra teoria e pratica clinica: "II teorico puòsolo costruire le proprie teorie su ciò che il clinico ha fatto ieri.Domani, a causa di queste teorie, il clinico farà qualcosa di diverso"(p. 272). In altre parole, ciò che uno sa circa la terapia cambia lasua terapia, la quale poi cambia ciò che egli sa circa la terapia.

In termini generali, possiamo dire che il fare una qualsiasi distin-zione ci lascia con un universo alterato, espanso per l'ulteriore inve-stigazione. Come osserva Spencer-Brown: "L'universo deve espandersiper sfuggire ai telescopi con i quali noi, che siamo lui, cerchiamo dicatturare lui, che è noi" (p. 106). Il cane rincorre la propria coda, laspiegazione è nello spiegato, il descrivente nella descrizione, l'osser-vatore nell'osservazione, il terapeuta nella terapia, il lettore in ciò cheè letto.

Fuori della logica formale, Pearce (1974) ha posto in risalto comele peculiari qualità dell'osservatore diano forma a ciò che viene os- 'servato. Pearce è particolarmente interessato alla "formazione di ri-sposte a domande appassionate o al riempimento di categorie vuotecon l'immaginazione creatrice" (p. xm). La sua tesi è che le 'domandeappassionate' e le 'categorie vuote'10 alterano il mondo e fornisconol'occasione per risposte autoconvalidanti.

Per esempio, la categoria vuota proposta da uno scienziato ponein essere il proprio riempimento allo stesso modo, e per glistessi motivi, in cui una malattia diffusa è considerata, pubbliciz-zata, temuta da tutti e spiata nell'odierna forma del medico-sacerdote e del paziente-supplice, sino a quando non si realizzasu una base statisticamente prevedibile e autoconvalidante.(P. xm)

Questo, nel campo della salute mentale, suggerisce quanto sia facileagire in modo da perpetuare proprio i disturbi che si cerca di curare.

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10 La 'categoria vuota' è esemplificata dal sistema periodico degli elementi. Un ele-mento non ancora scoperto è prospettato da una categoria vuota, che a sua voltane favorisce la scoperta. Più precisamente, le relazioni formali prescritte da unacategoria vuota del sistema periodico orientano lo scienziato a operare le distinzioninecessarie alla scoperta dell'elemento.

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36 I fondamenti dell'epistemologia

Ogni sforzo di 'scoprire' la patologia contribuirà alla creazione dellapatologia stessa. Le crescenti distinzioni della nomenclatura psichiatricaattivano la costruzione e la scoperta dei 'disturbi' di questo genere.Analogamente, l'invenzione di nuove tecniche di problem-solving e curafinirà con l'inserirsi in un nuovo processo generale che produrrà unapopolazione di clienti con disturbi perfettamente predisposti per lanuova cura.

Fermiamoci un momento e rammentiamo a noi stessi chi è che fa le di-stinzioni. Benché ovvia, la risposta è sorprendentemente profonda. Certo,è l'osservatore che fa una distinzione. Ogni distinzione fatta è fatta daun osservatore. Ma non dovremmo dimenticare che l'osservatore fauna distinzione per un altro osservatore che può essere lui stesso. Cono-scere un mondo comporta sempre, quindi, un contesto sociale o almenodue sistemi che osservano. Orbene, perché un osservatore fa una di-stinzione? L'osservatore osserva facendo distinzioni. In altre parole,ciò che percepiamo è sempre conseguente a un atto con il quale fac-ciamo una distinzione. Per dirla con Heinz von Foerster (1973b): "Sevogliamo vedere, impariamo ad agire" (p. 45).

I L'epistemologia prende quindi le mosse dall'osservatore che distingue; per osservare. Ciò che l'osservatore osserva può essere descritti Qui

I si delinea una situazione interessante: le descrizioni sono anch'esse un/ fare distinzioni su quanto osserviamo. Sì ha co«l ung"ftcTirnòitist» dJUl'n-| guiamo per osservare" e poi distinguiamo ancora per de<CTÌvefi càù che

osserviamo. L'operazione ricorsiva di fare distinzioni iindirizza nuovamente verso il mondo della cibernetici in cui «ziofl«"epercezione, prescrizione e descrizione, costruzione e rappresentazionesi intrecciano strettamente.

LA PUNTEGGIATURA

Per la comprensione dell'epistemologia è fondamentale l'idea chequanto percepiamo e conosciamo è in larga misura dovuto alle distin-zioni che facciamo. Bateson (1972, p. 200) ha così commentato il modoin cui organizziamo la nostra esperienza in un modello coerente:

"Quali circostanze determinano il fatto che un certo scienziatopunteggerà il flusso degli eventi così da concludere che tutto èpredeterminato, mentre un altro vedrà lo stesso flusso così rego-lare da essere suscettibile di controllo? ... Quali circostanze pro-muovono quella specifica, naturale punteggiatura dell'universo chechiamiamo 'libero arbitrio' e quali altre quelle che chiamiamo

I fondamenti dell'epistemologia 37

'responsabilità', 'spirito costruttivo', 'energia', 'passività', 'domi-nanza' e tutto il resto?". Infatti, ciascuna di questa qualità astratte... può essere vista come un'abitudine a punteggiare in mododiverso il flusso dell'esperienza in modo che assuma l'uno o l'altrotipo di senso e di coesione.

Quest'idea, identificata come "la punteggiatura della sequenza dieventi" da Watzlawick. Beavin e Jackson (1967, p. 47) è analoga alconcetto di indicazione di Spencer-Brown. Quando fa una distinzione,l'osservatore da contemporaneamente un'indicazione, ossia contrassegnacome primario uno dei due lati distinti (per esempio 'questo', 'io','noi'). Come notano Goguen e Varela_ (1979): "La distinzione ha pro-prio lo scopo di creare questa indicazione" (p. 32). L'uso della distin-zione per creare indicazioni è una maniera di definire la 'punteggiatura'.v Come ha dimostrato la semantica generale (per esempio, Korzybsky,1973), il linguaggio è uno strumento per imporre distinzioni al nostromondo. Dato un sistema linguistico, operiamo delle scelte relative aimodelli che discendiamo. Così il terapeuta può scegliere di indicare opunteggiare la propria unità di trattamento come individuo o comeorganizzazione famigliare, oppure vederla secondo una prospettiva cherenda irrilevante la distinzione individuo-famiglia.

Lo studio formale del modo in cui le persone punteggiano la propriaesperienza diventa un metodo per individuarne l'epistemologia! I loromodelli abituali di punteggiatura presuppongono degli assunti episte-mologia come si può vedere dagli esempi che seguono.

'La ristrutturazione degli schemi di riferimento- C4.IA

Watzlawick et al. (1967) hanno avanzato l'idea che "si trovi allaradice di innumerevoli conflitti di relazione un disaccordo su come pun-teggiare la sequenza di eventi" (p. 49). Essi prospettano il comunis-simo esempio del litigio coniugale che si riduce allo scambio monotonodei messaggi: "Io mi chiudo in me stesso perché tu brontoli". Ildilemma della coppia nasce dall'assunto epistemologico, condiviso daisuoi due membri interagenti, che il comportamento di lui o di lei siauna risposta al precedente stimolo dell'altro. TI terapeuta ka il mm.pito di rimescolare i segmenti punteggiati di questo sistema A\-zione perché possa emergerne uno schema di riferimento alternativo.Per esempio, il litigio della coppia può essere ridefinito come un'indica-zione della sollecitudine che ciascun coniuge ha nei riguardi dell'altro.Watzlawick e i suoi colleghi hanno elaborato in questo campo mappe

38 I fondamenti dell'epistemologia

e tecniche affascinanti per favorire l'esecuzione di questo compito cheessi chiamano 'ristrutturazione'. _

Watzlawick (1976) ha asserito che "a seconda dell'uno o dell'altroordinamento di sequenze si creano quelle che, senza esagerare troppo,si potrebbero chiamare realtà diverse" (pp. 63-64). Un'idea che scon-certerà il tradizionale studioso di scienze sociali o il terapeuta nutritodi ipotesi ingenue circa 1' 'oggettività'.

Nel caso della psicologia dello stimolo-risposta Baterfon e Jackson(citati in Watzlawick et al., 1967) hanno osservato che la 'realtà' diciò che chiamiamo 'stimolo' e 'risposta' è solo dello stesso ordine della"realtà che ha un pipistrello di una tavola di Rorschach — si tratta diprodotti più o meno sovradeterminati del processo percettivo" (p. 48).In questa prospettiva essi suggeriscono che è un atto di punteggiaturaa stabilire se quello che è sottoposto all'addestramento sia il topo oppure10 sperimentatore.

Un interessante esempio di situazione in cui la punteggiatura di unambiente di laboratorio a opera dello sperimentatore non valeva per11 'soggetto sperimentale' è fornito da Bateson (citato in Keeney, 1979b):

Nei giorni in cui tutti facevano correre i topi nei labirinti un lau-reato di Yale disse: "Perché facciamo correre i topi e non pren-diamo invece un animale che viva nei labirinti? Un furetto, peresempio". Il furetto è una piccola puzzola, sul tipo della don-nola, parassita dei conigli selvatici. Vive per la maggior parte deltempo sottoterra, nelle tane dei conigli che sono labirinti. E mordeterribilmente! Così egli si procurò una coppia di furetti, dei guantie un sacco. Poi costruì quello che gli sembrava un labirinto adattoai furetti, mise un pezzo di carne di coniglio nel vano in cui si-stemare la ricompensa e fece partire il furetto dall'entrata. L'ani-male esplorò sistematicamente ogni vicolo cieco sino a quando nontrovò il vano della ricompensa dove mangiò il coniglio. Fu rimessoal punto di partenza e lo sperimentatore pose nel vano un altropezzo di coniglio. Il furetto percorse sistematicamente ogni vicolocieco sino a quando non giunse a quello che conduceva al vanodella ricompensa, che non fìsnlnrn .perché quel pezzo di conigliolo aveva già mangiato. L'esperimento non fu mai pubblicato. Fuconsiderato un insuccesso. (Pp. 23-24).

Quest'esempio fa pensare che il furetto rifiutasse il modo in cui losperimentatore cercava di punteggiare il contesto, ossia rifiutasse ilparadigma di apprendimento strumentale dello sperimentatore. Forsese questi avesse proseguito gli esperimenti con i furetti avrebbe potuto

I fondamenti dell'epistemologia 39

cambiare le proprie teorie sull'apprendimento. Si potrebbe allora so-stenere che il furetto aveva 'insegnato' allo sperimentatore (o lo avevacondizionato).

Un altro esempio di psicologia sperimentale ci è dato da Konorski(1962), che ha ripetuto l'esperimento di condizionamento di Pavlovcon una modifica: ha tolto il battaglio della campanella in modo danon farla sonare. Coloro che sono abituati a punteggiare il contestodel laboratorio in modo 'classico' potrebbero rimanere sorpresi al sapereche il cane di Konorski secerneva saliva indipendentemente dal fattoche la campanella sonasse oppure no. Passando in rassegna i risultatidi questo studio von Foerster (1976c) conclude che "esso dimostra cheil suono della campanella era uno stimolo per Pavlov, non però per ilcane" (p. 14).

In linea con queste ristrutturazioni del contesto sperimentale laterapia può essere definita un contesto in cui possono venire alteratii presupposti sociali (di solito inconsci) sulla punteggiatura. Montalvo(1976) definisce la terapia un "accordo interpersonale per abrogare leregole usuali che strutturano la realtà, al fine di darle nuova forma"(p. 333). Per esempio, in seguito allo studio degli eventi amnesici du-rante l'ora della terapia, Montalvo (1976) avanza l'idea che

i clinici come i pazienti 'scompaiono' mediante i modi con cuistrutturano e de-strutturano il loro contributo alle sequenze inter-personali. Ciò consente loro di influenzare, indipendentementedal fatto che le sequenze vengano ricordate o no, e consente loroanche di eludere, come pure di attribuire responsabilità determi-nando se esse saranno ricordate in termini positivi o negativi.(P. 334).

L'opera di Montalvo indica chiaramente che tutti i membri del con-testo sociale chiamato 'terapia' partecipano alla punteggiatura delflusso di interazione e quindi danno vicendevolmente forma alle rispet-tive esperienze.

9 L'epistemologia cllnica

II terapeuta può capire un'esperienza di un individuo solo osser-vando com'è punteggiato il suo contesto sociale. Poiché un individuo ouna famiglia entrano nello studio del terapeuta con determinate abitu-dini di punteggiatura, il, terapeuta deve avere un modo di punteggiatele loro punteggiature (o un'epistemologia della loro epistemologia).L'opera antropologica di Bateson (1976c) ci da dei criteri di guida

40 I fondamenti dell'epistemologia

validi anche per la terapia. Il primo passo è diuna famiglia) osservata può classificare la

maniera completamente diversa da quella dellCome osserva Bateson: "La suddividono a modo loro1', quindi "sedobbiamo riflettere sulle loro .categorie, dobbiamo avere un'epistemo-'epist

o la vlogia che sia più astratta delle categorie in cui essi suddividono la vita"In altre Parole, dobbiamo avere un'epistemologia sul modo in cui essipunteggiano in categorìe la loro vita.

La proposta di Kabkin (1977) di una nuova specializzazione tera-peutica, che egli chiamerebbe 'epistemologia cllnica', esemplifica inparte il pensiero di Bateson. Questa disciplina indagherebbe circa ilmodo in cui i clienti acquisiscono la loro particolare maniera di cono-scere il mondo: per esempio, come un paranoico stabilisca ciò che ègiusto e ciò che è sbagliato, o come un depresso giunga a vedere tuttonero. Questo tipo di comprensione richiede un'epistemologia d'ordinepiù elevato: ossia un'epistemologia sul modo in cui gli altri giungono apunteggiare e a conoscere il loro mondo. |,

L'opera antropologica di Bateson suggerisce come dovrebbe essere !:

un siffatto atteggiamento epistemologico. In epilogo a Naven Bateson(1958b) definisce il proprio programma un ^inttecdaJl; tre;livelli diastrazione" (p. 281): il primo è un livello «concreta di otti etnogra-fici; il secondo, più astratto, la sistemazione dei dati per creare "variquadri della cultura"; il terzo, ancora più astratto, una ' discussione :autocosciente dei procedimenti con i quali mettere insieme i pezzi del-l'incastro". La separazione dei tre livelli insiti nel tentativo con cui <si cerca di capire un fenomeno costituisce un metodo epistemologico l

applicabile all'ambito terapeutico.Ciò significa che il terapeuta può individuare i tre modi fondamentali

in cui egli distingue. Vi sono anzitutto le distinzioni primarie, di cui siserve per discernere quelli che possiamo chiamare i 'dati grezzi'. Il tera-peuta sceglie, per esempio, di distinguere gli eventi storici chiave dellavita famigliare dell'individuo sintomatico? Oppure i dati sono tratti dal-l'aver concentrato l'attenzione sulle sequenze di interazione quali simanifestano nella seduta terapeutica?

Dato il primo ordine di distinzioni, il terapeuta passa a un altrolivello di astrazione e procede a distinzioni che organizzino i suoi datigrezzi. Qui tenta di delineare strutture che connettano i dati. Può cer-care temi storici o concentrare l'attenzione sull'individuazione dei mo-delli ricorrenti nell'organizzazione degli eventi comportamentali chehanno luogo entro cornici temporali più immediate.

Infine il terapeuta, dopo aver fatto le distinzioni che gli hanno pro-curato i dati e i modelli in base ai quali organizzarli, può tornare in-

I fondamenti dell'epistemologia 41

dietro ed esaminare ciò che ha fatto. In altre parole, rammenta chequeste distinzioni le ha fatte come osservatore e che vi sono altri modidi discernere dati e modelli di organizzazione.

Questi tre modi di distinguere rimandano ancora una volta allaricursione: il terapeuta opera distinzioni, distinzioni su distinzioni edistinzioni su distinzioni su distinzioni. Così facendo costruisce un'epi-1

stemologia, cioè una maniera di sapere e una maniera di sapere in chemodo egli sa.Jhi questo processo il sapere del terapeuta può esserecostantemente riciclato e modificato perché egli sappia in che modoagire.

\/T/ GLI ORDINI DI RICURSIONE

Si parli di linguaggio, descrizione, spiegazione, teoria o epistemo-logia, la discussione su questi argomenti è spesso strutturata in terminidi livelli, strati, ordini o schemi di riferimento. Il fatto di avere unateoria su teorie o una descrizione di descrizioni comporta delle diffe-renze negli schemi di riferimento logici. Stabilire una distinzione nellospazio significa indicare due diversi livelli: per esempio, un interno eun esterno. Analogamente, distinguere tra un sistema e un sottosi-stema comporta ordini di demarcazione diversi.

11 tipi logici

Tener conto esplicitamente di queste differenze di livello è un pro-cedimento epistemologico importante. Bateson lo ha fatto servendosidella teoria dei 'tipi logici', uno strumento concettuale scaturito daiPrincipia Mathematica di Whitehead e Russell (1910). Occorre anzituttovedere- come si sia sviluppata la tipizzazione logica e poi esaminare comèr|iBateson l'abbia modificata.

I logici hanno notato che il 'paradosso' può insorgere quando si fconfonde uno schema di riferimento con gli elementi che si trovano 'al suo interno. Il classico esempio del Cretese il quale dichiarava:"Tutti i Cretesi mentono", dimostra come un'asserzione autoreferentepossa oscillare fra l'essere un'asserzione o uno schema di riferimentocirca se stessa in quanto asserzione. Gli ascoltatori del Cretese sonosconcertati non sapendo se anch'egli menta quando dichiara: "Tuttii Cretesi mentono". Se mente, dice la verità. Se dice la verità, mente.

42 I fondamenti dell'epistemologia

Ai vecchi logici non piaceva ammettere delle oscillazioni indeterminatedi questo genere, per cui i paradossi erano banditi dal mondo ordinatodei filosofi. La 'teoria dei tipi logici' di Russell (Whitehead e Russell,1910) divenne per la logica una regola, la quale precisava che i paradossiandavano evitati mettendo sempre in rilievo il tipo logico deli'asser-

zione.. In questo modo si impediva la contusione dei divers livelli logici.Per esempio, la distinzione tra un libro e le pagine di un libro rimandaa due livelli logici analoghi rispettivamente a quelli di una classe e deisuoi membri. Russell sosteneva che, specificando il livello logico diun termine, concetto o espressione, gli si impediva d'essere autorefe-rente. In tal modo l'uso originario della tipizzazione logica mirava aimpedire l'oscillazione delle espressioni tra livelli lOjJcT diversi. Nelcaso del libro e delle sue pagine ciò è naturale: di norma la pagina nonè considerata libro, né il libro è considerato pagina. Ma l'asserzione delCretese può essere considerata sia quadro sia elemento di riferimento.Per cercare di evitare questo autoriferimento occorre che l'osservatorestabilisca in quale punto della gerarchla dei livelli logici eoli sta osser-vando^ l'asserzjione. Alla tipizzazione logica sfuggiva che li paradosso

Jnsorge proprio perche l'osservatore non sa quale livello scegliere: è^questa ambiguità che porta all'esperienza del

L'accoglimento dei paradossi autoreferenti hi fu approvatoda Russell quando Spencer-Brown inventò/scoprì le leggi della forma.Ecco come Spencer-Brown (1973) ha descritto l'avvenimento:

Ricordando il legame di Russell con la teoria dei tipi logici, fucon una certa trepidazione che lo avvicinai nel 1967 con la provache essa non era necessaria. Con mio grande sollievo Russell nefu lietissimo. Quella teoria, mi disse, era quanto di più arbitrariolui e Whitehead avessero mai elaborato, non una vera teoria mauna soluzione provvisoria, ed era ben contento d'essere vissuto ab-bastanza a lungo per vedere che il problema era stato risolto.(Pp. vn-ix).

Russell sosteneva che lui e Whitehead non sapevano come Usare for-malmente il paradosso, per cui lo spazzarono via nascondendolo sottoil tappeto del filosofo.

L'epistemologia della teoria dei tipi logici di Russell è stata conte-stata da von Foerster (1978) che ne ha criticato l'uso come ingiunzionecontro il paradosso, in quanto quest'ultimo può essere trattato in unamaniera alternativa. Si possono usare i paradossi autonfaMIttfei^omebase concettuale per una visione del mondo alternaritféf Per esempio,possiamo cominciare, come abbiamo fatto in questa discussione, con il

1 fondamenti dell'epistemologia 43

notare che l'osservatore partecipa sempre a ciò che osserva. Ogni as-serzione, quindi, provenendo dall'osservatore, è autoreferente e pertantogravata di paradosso.

Pur condividendo la proposta di von Foerster, Bateson ha adottato latipizzazione logica come strumento descrittivo per discernere i mo-dglli formali della comunicazione che stanno alla base dell'esperienzae dell'interazione umane. Anche Watzlawick, Weakland e Fisch (1974)hanno considerato la teoria dei tipi logici più descrittiva che ingiuntiva, r\,j^come un "tentativo di esemplificazione per analogia" (p. 20). La tipizza- 'W.-Azione logica, quindi, può essere ritenuta semplicemente un modo di|jj|j£operare distinzioni. In quest'ottica i tipi logici possono essere usati f ; |per scoprire, anziché nascondere, l'autoriferimento e il paradosso.

Benché l'uso che Bateson fa dei tipi logici sia distinto dalla loroconcettualizzazione originaria, nella sua opera egli non ha specificatochiaramente in che modo, tipicamente, impieghi tale termine. Di normasi è riferito ai 'tipi di Russell' e ha espresso il parere che "nella misurain cui gli scienziati del comportamento ignorano ancora i problemidei Principia Mathematica, essi possono vantare un ritardo di circasessantanni" (Bateson, 1972, p. 303). Nondimeno Bateson (1979a)era consapevole di usare in un'accezione più ampia il costrutto di Rus-sell e Whitehead:

Non so se, mentre lavoravano ai Principia, Russell e Whiteheadavessero idea che l'oggetto del loro interesse è essenziale per lavita degli esseri umani e degli altri organismi. Di certo Whiteheadsapeva che giocherellando con i tipi ci si può divertire e si puòfarne scaturire l'umorismo. Ma dubito che egli abbia mai superatola fase del divertimento e sia giunto a capire che il gioco non erainsignificante^ e che avrebbe gettato luce sull'intera biologia. Purdi non dover contemplare la natura dei dilemmi umani che sareb-bero stati svelati si evitò — forse inconsciamente — di arrivare auna comprensione più generale. (Pp. 157-158).

Il trasferimento alla lettera della teoria dei tipi alle scienze del com-portamento significherebbe che esiste una regola la quale proibisce laconfusione intenzionale dei livelli di tipo logico. Tuttavia Bateson (1972),Fry (1963) e Wynne (1976), tra gli altri, hanno mostrato come poesia,>>%umorismo, apprendimento e creatività siano di norma caratterizzati prò-prio da questa confusione. Se si riuscisse a eliminarla ne risulterebbe unmondo esperienziale piatto e stagnante. D'altra parte l'uso dei tipi logiciin funzione unicamente descrittiva ci porta a una più piena consape-volezza e valorizzazione dei modelli del nostro sapere. __

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44 I fondamenti dell'epistemologia

La ricursione >

A volte l'uso dei tipi logici induce a pensare che il mondo della nostraesperienza sia strutturato gerarchicamente. Possiamo distinguere, peresempio, un'enciclopedia in più volumi da un singolo volume e un vo-lume da una pagina. Questa distinzione, analoga alla 1di jnptastjyffiirg struttura e membroi noncui certi elementi si escludano a vicenda. In fin dei conti una .parte di un libro e un libro può essere parte di un'enciclopedia.se, rnmp osservatori pn^iamn punteggiare la nnitrtt esperienza nei

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sono tempre distinzioni effettuate su distinzione

Possiamo concepire la ricorsività pensando alla creatura mitica Uro-boros, il serpente che si mangia la coda. Ogni volta che esso inghiottese stesso possiamo parlare della creazióne di un Ojflfi^jffjflìiiudiverso. Non è necessario immaginare che la bestia diventi più grossa(cT^pnT piccola) a ogni avvolgimento su di sé, ma è importante capireche possiamo indicare una differenza ogni qual volta 11 cerchio gira suse stesso. Parlare di ricursione ci consente di riferirci al medesimoserpente pur indicando l'ordine del riciclaggio; e parlare di ordini diricursione offre un modo alternativo di usare i tipi logici per coglierein maniera più completa la natura del processo ricorsivo. Data la pro-spettiva della ricursione, un compito epistemologia) fondamentale èquello di contraddistinguere gli ordini di ricursione invocati in ognidescrizione/spiegazione.

Quindi il Cretese che dichiara: "Tutti i Cretesi mentono", emetteun messaggio autoreferente, un messaggio che si avvolge su se stesso.L'oscillazione tra la verità e la falsità di tale messaggio nasce dal suoprocedere attorno e attraverso un circuito ricorsivo. Come osservatoreche si include dal gruppo, egli mente per dire la verità. Come osser-vatore che si esclude dal gruppo, può dire la verità per rivelare unamenzogna. Ci troviamo quindi di fronte a un paradosso generale auto-referente che sottende ogni sistema di osservazione: le osservazioni del-l'osservatore possono includere il suo stesso osservare.

Si ha un'interessante versione dell'autoriferimento quando i tera-peuti propongono la concezione secondo la quale essi e i clienti sonosempre impegnati in tattiche di manipolazione. Questi terapeuti con-siderano ogni interazione sociale, comprese l'ipnosi, la psicoterapia ela religione, come una strategia di manipolazione. Sorge un dilemmaquando si chiede loro se la loro particolare concezione sia anch'essa

I fondamenti dell'epistemologia 45

un esempio di strategia manipolativa. L'insieme delle idee riguardantile tattiche di potere, la manipolazione e l'arte della prevaricazione sonoforse un esempio di ciò di cui stiamo parlando?

Il dilemma è evidentissimo nella conversazione con i sostenitori diuna concezione del genere. Il loro modo abituale di punteggiare strut-tura o ristruttura le asserzioni dell'interlocutore come esempi di mani-polazione. Per esempio, se asseriamo di non credere nel mito del poteresociale, un sostenitore di tale mito potrebbe rispondere che stiamosemplicemente cercando di 'metterlo sotto' per acquisire il dominioo il controllo della situazione. Ma la nostra idea di ciò che costui stafacendo può essere solamente l'autoconvalida dell'assunto che egli nonriesce a vedere alcuna asserzione o azione fuori del suo schema diriferimento. Tn ogni interscambio sociale ciascuno di noi conferma lapropria particolare concezione di ciò che sta accadendo.

L'implicazione di questo incontro di reciproca autoconvalida è chenon esiste nulla di simile a una dimostrazione oggettiva di quale siail lato giusto. Tutti gli incontri, sociali o d'altro tipo, possono soloportare al rafforzamento dell'autoconvalida di una concezione parti-colare. Tuttavia possiamo scegliere come guardare alle nostre conce-zioni. Possiamo considerarle parziali e aperte alla correzione, oppurecomplete e chiuse alla correzione. Naturalmente il ragionamento valeanche per questa particolare concezione delle concezioni. Quale che

i"sia la nostra decisione al riguardo, non possiamo sfuggire ai paradossidell'esistenza derivanti dall'autoriferimento originato dal fatto di esseredei sistemi naturali che osservano. —

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I principi dormitivi

Se esaminiamo le spiegazioni tradizionali del comportamento con le ^lenti della ricursione troviamo a volte quelli che Bateson chiamava Hi PCI 01'principi dormitivi', una forma di descrizione circolare. Un 'principio rf0)ft1dormitivo' è una rimanipolazione più astratta di ciò che si ha la Pre"VfW|-f'tesa di spiegare.11 Per parafrasare Bateson (1979a), ciò avviene quando1^1

la causa di un'azione semplice è spiegata con una parola astratta deri- fyvata dalla denominazione stessa dell'azione: per esempio, quando s*dice che l'aggressività è causata da un 'istinto aggressivo' o si attri-buisce la sintomatologia psicotica alla 'follia'.

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11 "Molière, tanto tempo fa, descrisse un esame orale di laurea, in cui i sapientidottori chiedono al candidato di esporre la 'causa e ragione' per cui l'oppio fa dor-mire. Il candidato risponde trionfante in latino maccheronico: 'Perché esso contieneun principio dormitivo (virtus dormitiva)' " (Bateson, pp. 24-25).

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46 I fondamenti dell'epistemologia

Per inventare un principio dormitivo si parta dilla semplice descri-zione dei fenomeni da spiegare. Per esempio. Possiamo descrivereyna persona come infelice e senza'voglia di lavorate O di mangiate.Queste descrizioni possono essere classiazioni sintomatiche, per esempio la

w gare' queste particolari descrizioni comeè~rifarsi a un principio dormitivo.una singola azione semplice viene causataQuesto riciclaggio del termine non costit

Spesso un simile modo di fare portarimanere disorientati da queste pseudospiegazionl che spesso perpetuanoindesiderabili profezie autorealizzanti. Per esempio, un naturale epi-sodio di infelicità infantile può essere considerato dai genitori comeconseguenza di una 'depressione' (principio dormitivo). Quest'idea po-trebbe indurii a un comportamento di problem-solviftg che, come di-mostra Watzlawick (1976), può far gonfiare un semplice caso di infe-licità naturale sino a farlo diventare un'esperienza di 'depressione cli-nica'. È quanto avviene quotidianamente negli ospedali psichiatrici doveil benevolo dottore può chiedere al paziente che sta tacendo la siestaall'ombra di un albero: "Sei depresso oggi?". Il riciclaggio o ristrut-turazione di un'azione particolare in una categoria di azioni, specie seposta come interrogativo da una figura di autorità, può trasformarsiin una specie di comando ipnotico il quale spesso induce, ingrandisce

, e mantiene un contesto problematico.:<- ^' La situazione inversa, ossia il trattare categyffc fy fifoni come se—3>( fossero azioni singole può essere un altro mofo riJgYiflteJt .originare e

' "mantenere un comportamento e un'esperienza sintomatici. Una confu-sione del genere risulta evidente nei tentativi di emendare i delinquentiper mezzo delle pene. Per dirla con Bateson (citato in Keeney, 1979b):

Non si riesce ad abolire il delitto con la pena. Possiamo soltantoottenere dei delinquenti migliori, perché il delitto non è un'azione.Il delitto non è la denominazione di un'azione: è una categoria oun contesto di azioni. Le cose che sono categorie di azioni nonottemperano alle regole del rinforzo nel modo in cui vi ottemperal'azione. (P. 21)

L'epistemologia clinica esamina in che modo i dilemmi umani ven-gono creati e perpetuati da questi nodi epistemologici. L'epistemologoclinico esamina le strutture insite nei contesti sociali che organizzanoi circoli viziosi, ricorsivi circondanti l'esperienza sintomatica. Gli esempiprecedenti mostrano come si abbiano nodi d'esperienza quando si viola

I fondamenti dell'epistemologia 47

l'assioma del semantico: "II nome non è la cosa denominata". Oltrea ciò si può dimenticare che "il nome del nome non è il nome". Peresempio, l'Alice di Lewis Carroll chiede al Cavaliere Bianco qual èil titolo della canzone che egli sta per cantarle. Questi le risponde:"II titolo è chiamato 'Occhi di merluzzo" ". Alice pensa che sia unostrano titolo per una canzone e il Cavaliere risponde: "No, non haicapito ... questo è il nome che danno al titolo". L'individuazione deinomi, dei nomi dei nomi, dei nomi dei nomi dei nomi, e così via, èun modo di specificare i vari ordini di ricursione. Quando abbia scortotali ordini, l'epistemologo può notare in che modo queste cascate diricursione si confondano, si aggroviglino e in genere si conformino acerti modelli.

È qui che trova impiego la teoria dei tipi logici quando la si defi-nisce un modo di indicare gli ordini di ricursione. In questa prospettiva l ì /U)il termine 'errata tipizzazione logica' significa la confusione dei diversi \_ordini ricorsivi. Servendoci dei tipi logici in questo modo, riusciamoca rilevare i modelli secondo i quali è organizzato ogni particolare sistema( jjdi conoscenze. I palliativi nelle spiegazioni teoriche e le incongruenzetra i dati e le previsioni della teoria divengono spesso ben visibiliquando sono resi espliciti gli ordini di ricursione dell'osservatore.

Per esempio, l'esame della psicologia dello stimolo-risposta rivela chele regole del rinforzo valgono per lo più per ciò che è associato alnome di un'azione semplice, come 'alzare una zampa' o 'premere unpulsante'. Queste regole, al pari dei nomi delle azioni semplici, nonvalgono per i contesti di azioni.12 Ogni tentativo di indurre un orga-nismo ad acquisire (o estinguere) 1' 'esplorazione', la 'curiosità', la 'dipen-denza' e via dicendo equivale a scambiare il nome di un contesto diazioni con il nome di un'azione semplice, ossia a confondere un tipologico con un altro. I contesti di azioni sono ordini di ricursione piùelevati delle azioni semplici e non sono soggetti alle regole del rin-forzo d'ordine inferiore. Ogni contesto di azioni è punteggiato dall'or-ganismo stesso (o dalle interazioni sociali in cui esso è inserito). Cam-biare il modo in cui l'organismo punteggia le proprie esperienze è unapprendimento d'ordine più elevato che è tipicamente associato alla psi-cologia dello stimolo-risposta. La confusione di questi due ordini diapprendimento è un esempio di tipizzazione logica errata.

Lo illustra la ristrutturazione di un esperimento pavloviano da partedi Bateson. Ecco lo scenario dell'esperimento per il quale Pavlov coniòil termine 'nevrosi sperimentale'. Si comincia con l'addestrare un cane

12 Recentemente Bateson (1979a) ha proposto di usare la locuzione 'categorie diorganizzazione contestuale del comportamento' (p. 181) invece di 'contesti di azione'.

48 I fondamenti dell'epistemologia

a distinguere tra un cerchio e un'ellisse. Dopo l'addestramento si ac-centua gradualmente la somiglianzà tra le due figure In modo da ren-dere il compito più difficile all'animale. Quando infine la discrimina-zione diventa impossibile, il cane prende a manifestare tintomi psi-cotici che vanno dal mordere maniacale al comportamento comatoso.

Analizzando questa situazione Bateson (1979a) enerva:

"Che cosa ha appreso il cane durante l'addestramento che lo rendeincapace di accettare il fallimento finale?". E mi pare che la ri-sposta a questa domanda potrebbe essere: "II cane ha appreso chequesto è un contesto di discriminazione". Cioè, che 'deve* cercaredue stimoli e 'deve' cercare la possibilità di agire sulla base di unadifferenza tra essi. Per il cane questo è il compito che gli è statodato — un contesto in cui riuscire comporta un premio ... Essoora applica questa interpretazione a un contesto che non è uncontesto di discriminazione. (Pp. 162-163)

Se il cane dovesse cambiare la sua punteggiatura, e muovere dalpresupposto che la situazione di laboratorio sia divenuta un contestoper tirare a indovinare, non tenterebbe di discriminare tra il cerchioe l'ellisse. Ma questa punteggiatura continua a non tenere contodella partecipazione dello sperimentatore alla strutturazione del con-testo. Lo sperimentatore non sta discriminando tra due classi del con-testo (quando la discriminazione è appropriata e quando non lo è).Egli invece punteggia la situazione come un contesto per la discrimina-zione, anche quando è impossibile discriminare. Ne consegue che canee sperimentatore sono posti in una situazione impossibile. Se il canetenta di discriminare, lo sperimentatore osserva che non lo può fare;se non discrimina, lo sperimentatore avanza l'idea che all'animale siavenuta meno la 'discriminazione'.

Il fatto che lo psicologo sperimentale attribuisca i sintomi mani-festati dal cane a un 'venir meno della discriminazione' rivela unatipizzazione logica errata. Dire che il cane discrimina in quanto possiedeuna facoltà di 'discriminazione' significa invocare un principio dormitivo.Ecco come Bateson (1979a) ironizza su questo modo di ragionare:

Con questo salto lo scienziato è passato, da un'asserzione relativaa uno o più casi particolari che possono essere visti, a una gene-ralizzazione legata a un'astrazione — la 'discriminazione* — situataoltre il visibile, forse dentro il cane. È questo salto a un altro tipologico che costituisce l'errore dello scienziato. Io posso vedere ilcane che discrimina, ma non posso in alcun modo vedere la sua'discriminazione'. (P. 162)

I fondamenti dell'epistemologia 49

Questo esempio illustra un modello di doppio legame in cuirtecipante è rigidamente vincolato a una relazione viziata da reciproca

tipizzazione logica errati. L'inappropriata punteggiatura del cane loinduce a un comportamento che altro non fa se non confermare l'inap-propriata punteggiatura dello, sperimentatore, la quale a sua volta rin-forza la punteggiatura del cane. L'animale genera sintomi e lo speri-dentatore ne lamenta l'incapacità a discriminare. .Naturalmente si puòpensare che tra cane e sperimentatore si possa instaurare un rapportoin cui uest'ultimo si crucci per il 'collasso' del proprio cane. Allora._... quest'i ^ir padrone benevolo potrebbe cercare di venirgli in aiuto con un tratta-mento pMiulugku u mediuu. Ciò porterebbe, con ogni probabilità, aquell'aiuti) modello emues'IUale detto 'terapia .

LA DESCRIZIONE DOPPIA

Quando due individui interagiscono ciascuno di essi punteggia ilflusso dell'interazione. Se un osservatore combina i punti di vista dientrambi, comincia a emergere il senso dell'intero sistema. Una con-cezione distica del genere può essere concettualizzata in più modi.Anzitutto la punteggiatura originata da ciascuna persona può esserepresentata in forma di sequenza, con le intere serie viste come una rap-presentazione del sistema diadico. Per esempio, quando le due descri-zioni "lui brontola, io mi chiudo in me stessa" e "lei si chiude in sestessa, io brontolo" sono considerate collettivamente, ci permettono didare una rapida occhiata al sistema di interazione.13 Quest'occhiata equi-vale un po' a scattare una serie di istantanee di ciascuno dei due indi-vidui attraverso il tempo e ad accostare poi le immagini l'una a fiancodell'altra.

Quando l'osservatore presenta in forma di sequenza queste diversePunt£fflituJ'e> Puo poi cercare di discernere la struttura che le con-nettèwLo può fare muovendo dal presupposto che il modello di pun-teggiatura dell'individuo A interagisca con il modello di punteggiaturadell'individuo B per creare un modello ibrido, di tipo moiré. Per l'os-^servatore ciò significa che la combinazione simultanea delle loro pun-teggiature fornisce una visione della relazione nel suo insieme. Bateson(1979a) chiama questo modo di vederefctescrizione do^plSf e lo para-gona alla visione binoculare:

f ;v y \ , , (

0 fAtefru*tfiìlw

13 Questa particolare descrizione è presentata da WatzWick et al. (1967) i qualiosservano che "questa interazione ... di tipo oscillatorio sì-no-sl-no-sl" è analoga aquella che i matematici chiamano una "serie oscillante, infinita" (p. 51).

50 I fondamenti dell'epistemologia ,

È corretto (ed è un grande progresso) ffimincllH • pensare ledue parti dell'interazione come due occhi. chi MMMttt&ente for-niscono una visione monoculare di dò cW'l&eiìw^ ÌMÌei&e, unavisione binoculare in profondità. Questt visloM'&DMii la'rela-zione. (P. 179)

Nel caso del sistema "lui brontola, io mi chiudo in me Stessa leisi chiude in se stessa, io brontolo", la visione binoculare vedrebbequella che Bateson ha chiamato una 'relazione COtnplmMntare'.

Qui 0\h'DK'Ki-tfXQPW*

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Distinguere i modelli della relazione

Per vedere una relazione è necessario procedere a uni descrizionedoppia. Se si sezionano le descrizioni doppie della relazione e si consi-dera ciascuna parte come qualcosa situato all'interno della persona, sicrea un 'principio dormitivo'. Vedere il marito che brontola senza con-siderare la moglie che si chiude in sé può portare a trattare un sistema'brontolone' anziché di brontolio-chiusura in sé. Analogamente, consi-derare la leadership come qualcosa insito nella persona significa dareorigine a un principio dormitivo, il quale porterebbe a pseudospiegazionidel genere: "Egli è un leader perché possiede le qualità tipiche dellaleadership". Si noti tuttavia che possiamo sempre chiedere all'osserva-tore che fa quest'affermazione come faccia a sapere che la persona de-scritta è un leader. La sua risposta farà necessariamente riferimento alcomportamento 'gregario' di un'altra persona, riportandoci così a unsistema di relazioni. In altre parole, la leadership è una metà estrattadella descrizione doppia 'relazione leader-gregario'. J&^MMte tutte ledescrizioni di caratteristiche della personalità consTstofarUfeBe metàestratte di modelli di relazione più amBateson (1979a): "Solo mantenendo bendella relazione si potranno evitare spiegazioni dtitfMlH) (p. 179).

Poiché la terapia avviene nel contesto della relazione terapeuta-cliente,ogni tentativo di individuare i tratti di un bravo terapeuta (o cliente)porta a concentrare l'attenzione su una metà estratta della relazione.E facilissimo che questo punto di vista induca alla ricerca di prin-cipi dormitivi. Allora i clinici prendono a parlare di ciò che determinala bravura del terapeuta oppure delle cause che provocano nel clientel'infermità, il male o la follia. Il^unto di vista alternativo è la messaa fuoco dei modelli deirinterazioneche ha luogo tra il terapeuta è" ilcliente. ' , > ' « ri

CM

I fondamenti dell'epistemologia 51

Sostanzialmente la descrizione doppia è uno strumento epistemolo-gico che da la capacità di originare e discernere modelli di ordine diverso. fY,s

Benché il linguaggio"attraverso i Hmiti dei suoi particolari terrmrii e ^f j ? r ; f ì r j rdella sua particolare struttura, imprigioni il nostro sapere, la desgj- ^j^A;fzione doppia fornisce un modo di usarlo che ci indirizza verso un orddi descrizione più elevato. Così facendo1 possiamo cominciare a contareunicamente sulle nostre forze per uscire dal pantano epistemologico.Come due occhi possono cogliere la profondità, così due descrizionipossono cogliere la struttura e la relazione.

La struttura del pensiero di Bateson (1958b, 1972, 1979a) ci daun esempio di come procedere. Nelle sue distinzioni iniziali Batesonriflette sulle relazioni tra descrizioni di azioni semplici, dì categorie3i azioni e di categorie di interazioni. Scoprì che queste relazionipotevano essere discusse in termini di tipi logici o di quelli che prefe-risco chiamare ordini di ricursione nei confronti delle distinzioni del-l'osservatore. Come abbiamo visto, i contesti di azioni (distinzioned'ordine superiore) sono distinti logicamente dalle descrizioni delleazioni semplici (distinzione d'ordine inferiore).14 'Giocare' è un'astra-zione d'ordine più elevato che 'lanciare una palla'. Quando esaminò icontesti di azioni, Bateson notò che essi determinano il modo in cuile azioni semplici sono legate in un'organizzazione^ sociale, ossia il modoin cui le reazioni degli indivìdui alle reazioni di altri individui sono

^organizzate nel tempo. Quest'ordine di analisi dimostrò che "nessuna"azione è un'isola". Tutte le azioni sono parti di un'interazione or-ganizzata. _

Bateson (1979a) procedette a denominare due categorie di processidi interazione: la relazione complementare e la relazione simmetrica.Queste categorie di interazione rappresentano due tipi di 'visione bino-culare'. Le definisce così:

Applicai il termine simmetrico a tutte quelle forme di interazioneche potevano essere descritte in termini di competizione, rivalità,emulazione reciproca e così via (cioè quelle in cui determinateazioni di A spingevano B ad azioni dello stesso genere, le quali aloro volta spingevano A a nuove azioni simili e così via) ... Applicaiinvece il termine complementare alle sequenze interattive in cuile azioni di A e di B erano diverse, ma si combinavano l'una con

14 L'osservatore può dapprima distinguere un'azione semplice, poi, in un secondotempo, fare una distinzione d'ordine più elevato per contrassegnarne il contesto.Pertanto questo contesto di azione semplice, una distinzione su una distinzione, èuna ricursione della distinzione fatta dall'osservatore per indicare l'azione semplice.

52 I fondamenti dell'epistemologia

l'altra (ad esempio: autorità-sottomlllione, etlbiliofliimo-ammira-zione, dipendenza-assistenza). (P. 253)

_ È importante osservare che la visione binoculare di UOI relazionerichiede un vocabolario appropriato. Per esempio, MQ'ottica dellarelazione non si parla di una serie di episodi la cui marito e mogliebrontolano e si chiudono in se stessi: ciò costituirebbe uni dentizionecomportamentale dell'intero sistema. Ci A riferito* invece a una rela-zione complementare. Per acquisire questa visione d'ordine più ele-vato, o immagine binoculare, occorre saltare un ordine di «trazione,dal comportamento al contesto, con un salto concomitante all'espres-sione descrittiva. In questo caso le descrizioni dell'azione vengono fuseper creare la descrizione dell'interazione.

Quando Bateson riflette sul modo in cui i modelli di interazionepotevano a loro volta essere modellati, scoprì che la simmetria incontrol-lata o la complementarità incontrollata portavano alla 'schismogenesi',termine da lui coniato a designare un processo in rapido aumento o diescalation che, se non controllato, avrebbe inevitabilmente provocatostress e dissoluzioni intollerabili dell'intero sistema di rapporti. Seinvece le interazioni simmetriche e complementari erano frammiste, sipoteva raggiungere una specie di equilibrio. Bateson (citato in Keeney,1979b) fa questa analogia:

Se il matrimonio diventa troppo complementare, potrete metterei coniugi in un campo da tennis e si sentiranno meglio. Oppure,se diventa troppo competitivo, non dovrete far altro che aspettareche uno dei due si sloghi una caviglia e allora si sentiranno en-trambi meglio. (P. 18)

Ciò fa pensare che il modo in cui vengono modellati i modelli sim-metrici e complementari di interazione rappresenti per i partecipantiuna sorta di coreografia. A quest'ordine di analisi le conversazioni, ipranzi in famiglia e i conflitti internazionali sono organizzati secondole regole di coreografia che governano (ossia modellano) i loro temidi interazione. Nella terapia della famiglia le ricerche delle 'regole'e delle 'danze' di famiglia caratterizzano a volte quanti hanno a chefare con quest'ordine di organizzazione.15

I fondamenti dell'epistemologia 53

15 Vedremo in seguito che a quest'ordine di processo vi è una rlcursione impor-tante. Qui le interazioni modellate stabiliscono un sistema di coreografia che a suavolta stabilisce le interazioni modellate. Come si vedrà nel prostimo capitolo, talericursione indica che a questo livello di processo il sistema, sotto l'aipetto organiz-zativo, è chiuso e autoreferente.

La dialettica di forma e processo

Nel riesaminare l'opera della sua vita Bateson (1979a) osservòche i suoi "procedimenti di indagine ejfano scanditi da un'alternanza trala classificazione [della forma] e la descrizione dei processi" (p. 256).Questa "scala a zigzag fra la tipologia [forma] da una parte e lo studiodei processi dall'altra" (p. 257) è stata rappresentata in più modinel suo libro Mente e natura. Uno schema modificato e più generaledi quest'analisi è presentato nella Fig. 1. Esso dimostra un approccioricorsivo all'epistemologia: anziché prospettare gerarchle lineali diastrazione, presenta "una scala a zigzag dialettica tra forma e pro-cesso" (p. 258).

La colonna di destra della Fig. 1, chiamata 'descrizione di processo',si riferisce all'unità che viene osservata. Le unità di osservazione con-seguono dal modo in cui l'osservatore punteggia un flusso di eventi.In genere le descrizioni di processo riguardano un ordine di Qsserva-zione che può essere definito esperienza fondata sul sensoriale'. Si trattadel contatto più stretto che sfa possibile ottenere con i 'dati grezzi'ed è una forma di descrizione svuotata, per ogni finalità pratica, delleelevate astrazioni teoriche.

Ordine di ricursione Classificazione di forma I Descrizione di processoC*»!' 0^

Categorie di coreografia

Metacontesto Descrizioni di coreografia

Categorie di interazione

Contesto Descrizioni di interazione

Categorie di azione ,

Comportamento - Descrizioni di azione semplice

FIG. 1 Ordini dell'analisi epistemologica

34 I fondamenti dell'epistemologia

Il passaggio dall'uno all'altro ordine di descrizioni entro questo si-stema di analisi dell'esperienza richiede un atto di descrizione doppio:occorre cioè giustapporre le vedute- da>;AgaL^0£j ^ygg ij}sjiji| peroriginare il senso della relazione nel tuo-4MNÌaMh Per etempio, l'intera-zione è percepita fondendo le descrizioni dell'azione semplice di cia-scun partecipante. A un livello d'analisi più elevato la consapevolezzadi modelli di coreografia è indicata dalle relazioni di episodi di intera-zione: per esempio, relazioni diadiche 'sane' possono essere caratteriz-zate da modelli di alternanza fra temi complementari e simmetrici. Unavolta di più, per formare un quadro della coreografia, occorre com-binare i punti di vista di ciascun lato della relazione, che in questo casocomporta la descrizione di modelli di interazione.

La colonna di mezzo della Fig. 1, che è anche iLl»to sinistro della

o|j minazioni date ai modelli che organizzano adorò «eafftlHltterazionie coreografie. La classificazione di forma è un'astrazione che 'orga-nizza' ciascun ordine di descrizione coliegandone gli elementi in modosignificativo^. L'esame della scala gradino per gradino tara emèrgere lastretta interconnessione tra forma e processo.

Le descrizioni di azione semplice riguardano l'osservazione di unitàdi azione semplice singole, isolate, comprese le espressioni del volto,la posizione del corpo, il tipo di respirazione, gli schemi di fissazionedello sguardo, il tono e il volume della voce, il ritmo del discorso, leparole, locuzioni e frasi pronunciate, e cosi via. Nel caso dell'analisi del-l'azione semplice di una danza, per esempio, quest'ordine di analisi com-porterebbe il seguire gli eventi immediatamente percepibili che carat-terizzano ogni singolo passo. Per esempio, il piede destro di un danza-tore può spostarsi in avanti mentre le spalle si inclinano all'indietro ela testa si volge verso destra.

Quando gli elementi di un'azione semplice sono classificati come'appartenenti a una particolare categoria di azione, si passa all'altro latodell'analisi, quello della forma. Classificare cinque minuti di azionecome 'danza' o 'gioco' diventa un modo di denominare una categoriadi azione. Quest'atto di classificazione, che nel lato sinistro della scalaviene definito 'classificazione di forma', è un modo di individuare edenominare il modello che organizza l'ordine di processo osservato.Le categorie di azione — come gioco, esplorazione, combattimento,crimine, schizofrenia e terapia — sono nomi che diamo al modo incui si configurano le azioni semplici. È importante rendersi conto cheogni singola azione semplice può essere scoperta attraverso varie cate-gorie. 'Alzare un braccio', per esempio, può far parte di una danza,di un rituale militare, di un esercizio scolastico o di uno sport. Il fatto

I fondamenti dell'epistemologia 55

di denominare una categoria di azione semplice indica che vediamole azioni semplici organizzate in modo significativo nell'ambito di unparticolare contesto.

Passando per la scala all'ordine di processo successivo, constatiamoche esso non mette a fuoco bit di azione isolati, bensì catene o sequenzedi azione che sono esibite da individui o gruppi che interagiscono.Tuttavia le descrizioni di interazione continuano a essere fornite intermini di linguaggio basato sul sensoriale. Quest'ordine di processo si dif-ferenzia dalle descrizioni di azione semplice per il fatto di occuparsidel modo in cui sono collegati i bit di azione semplice tra i partecipanti.Analizzando la danza di una coppia, questa descrizione fornirebbe unordine seriale del susseguirsi dei passi. Per esempio, il passo M potrebbeessere seguito dal passo N poi dal passo O, dal passo N, dal passo Oe così via. In quest'ottica ogni descrizione di un'azione semplice dev'es-sere accompagnata dalla descrizione delle azioni dell'altra persona chela precedono e la seguono. Qui il modo di ordinare i flussi di azioneha più importanza delle stesse singole azioni.

Quando si cerca di classificare le descrizioni di interazione, questaclassificazione di forma consiste nella denominazione di modelli direlazione anziché di modelli di azione. Le categorie di interazioneriguardano modelli che caratterizzano la relazione tra le azioni deidiversi partecipanti. Per esempio, ogni passo di danza di un membro

.della coppia sarà preceduto e seguito da passi dell'altro membro. Ilmodello di ciascun episodio di interazione può essere classificato comesimmetrico o come complementare. Ogni passo successivo sarà di nuovopreceduto e seguito da altri passi e si potrà quindi procedere allaclassificazione di ciascun nuovo modello di interazione.

Si noti che sebbene la relazione sia tra l'azione di due individui(o gruppi, o parti di gruppi o parti di individui) la classificazionedi relazioni di questo tipo richiede almeno tre bit di azione semplice.Come propongono Bateson e Jackson (citati in Sluzki e Beavin, 1977),la- naturajaxmplementare o simmetrica di un'azione "dipende da comequesta sezione rii mmpnrtamento entra in relazione coi comporta-menti che precedono o che seguono il rapporto" (p. 79).

TornandoaT lato della scala relativo alla ^descrizione di processo,l'ordine di analisi successivo prende in considerazione questi modellidi interazione in quanto parti di un ordito di organizzazione anchepiù ampio. Le descrizioni di coreografia precisano quindi il modo incui vengono a loro volta modellati i modelli, ossia collegati e dispostiin sequenza i modelli di interazione individuati in precedenza (temisimmetrici e complementari). Balletto, jazz e ballo di società, per esem-pio, specificano vari modi di organizzare azioni semplici e categorie

oUii(ii)

1 fondamenti dell'epistemologia

di azione. Di conseguenza, questi modelli di orgtnfawuione d'ordinepiù elevato possono essere chiamati categorie ai coreografia in unaclassificazione di forma.

Questi vari modi di punteggiate «mrrÉliÉttflNM|MHIIMinomi-nare i modelli che ne scaturiscono, ^X$Mtt HB|liplMMlK ordini

" -(c°lonna di destra della Fig. 1). Prendiamo come «empio il temajSt lvC del marito che brontola e della moglie che li chiude ifl M stessa.

Possiamo cominciare descrivendo e classificando le «doni semplici. Ilmodo di parlare del marito, con l'orchestrazione corporea che lo ac-compagna, può essere classificato come 'brontolare', mentre il silenzioe gli sbadigli della moglie possono essere classificati come 'chiudersiin sé'. L'ordine di distinzione interessato è quello del comportamento.L'individuazione delle categorie di azione ci porti all'anallli del con-testo, l'ordine di ricursione successivo. Qui l'intenzione, antiche l'azionesemplice, diviene l'unità di analisi che organizza serialmente parti-colari bit di azione. Per esempio, l'alternanza del brontolare e delchiudersi in sé (descrizione di interazione) può estere denominata rela-zione complementare (classificazione di forma). Questi contesti, o se-quenze, di interazione sono anch'essi soggetti a un ordine di organizza-zione più elevato. I metacontesti — il più elevato ordine di ricursionedi questo sistema — riguardano la maniera in cui li modellano leinterazioni come parti di un intero sistema di coreografia. A quest'ordinedi analisi l'interazione complementare in escalation dei coniugi è asua volta soggetta a restrizioni d'ordine più elevato, come la telefonatadi protesta di un vicino, un attacco d'asma del marito o la disubbi-dienza di un figlio. Data questa descrizione di coreografia, è logico chedovremmo procedere a denominare una categoria di coreografia. Pur-troppo è assai scarso o ci manca del tutto il linguaggio per una classi-,ficazione di quest'ordine. Neppure il termine 'schlsmogenesi' è unadenominazione per un insieme modellato di interazioni, ma rimandaal processo con il quale interazioni ripetitive, ossia incontrollate, por-tano a tensioni e sfaceli intollerabili. Pensando al lamine 'doppiolegame'T potremmo forse proporlo come denominazione di una cate-goria di interazione coreografica. Ciò è in armonia con il luccessivoriconoscimento di Bateson (1972) secondo cui doppio legame è ladenominazione di un modello del 'processo transcontestuale1 (p. 295).

La più ampia visione dell'organizzazione dimostra che azione e se-quenze di azione fanno sempre parte di un più vasto sistema ecologico.Ed è questa visione più comprensiva che ha catturato l'attenzione deiterapeuti sensibili ai drammi messi in scena da famiglie e reti sociali.

I fondamenti dell'epistemologia 57

COSTRUIRE UNA REALTÀ

La 'descrizione di processo' (colonna destra della Fig. 1) rinviaa ciò che Bateson (1979a) ha definito "l'analogo dell'aggregato deifenomeni da spiegare" (p. 253). Ossia, le voci di questa colonna siavvicinano moltissimo a quelli che possiamo considerare come 'datisensoriali'. Abbiamo identificato gli ordini di descrizione come bit diazione, episodi di interazione e coreografia. Anche se di fatto possiamonon averne alcuna esperienza diretta, possiamo pur sempre distingueretra descrizione della nostra esperienza sensoriale e tipologia, o asse-gnazione a una categoria, di tale esperienza.

Per esempio, il terapeuta può registrare le espressioni facciali, ilritmo della respirazione e i movimenti delle gambe del cliente. Questedescrizioni possono poi essere ascritte a una categoria o tipologia, peresempio a una classe di azioni come lo 'spavento' o 1' 'entusiasmo'.Quando però il terapeuta pretende di vedere lo 'spavento' o 'l'entu-siasmo' dice una sciocchezza. Questi termini sono classificazioni didescrizioni dell'esperienza sensoriale e non possono essere percepitidirettamente.

La differenza tra 'descrizione di processo', basata sull'esperienzasensoriale, e 'classificazione di forma', astrazione d'ordine più elevato,non è differenza da poco. L'opera di Bandler e Grinder (1979) dimostrache la maggior parte dei Uinici (e dei loro clienti) di solito si imbat-tono nel mondo senza distinguere tra la loro esperienza sensoriale e ieastrazioni che essi stessi creano circa quell'esperienza. Il problemasta nel fatto che spesso i dati primari della terapìa sono" costituiti dalleastrazioni d'ordine più elevato dei cimici anziché dalla loro esperienzasensoriale più immediata. Il clinico di questo tipo può escludere oignorare durante il corso della terapia una quantità enorme di informa-zioni basate sul sensoriale; può così perdere il contatto con gli eventiin atto nel campo dell'interazione sociale.

Si potrebbe pensare che l'alternativa consista nel concentrare l'at-tenzione sull'esperienza basata sul sensoriale. Per farlo occorrerebbearrestare il dialogo interno a livello di astrazione più elevato, o 'fer-mare il mondo' come diceva don Juan. In sostanza ciò richiede l'allon-tanamento dalla coscienza delle astrazioni d'ordine superiore per per-mettere un contatto più diretto con l'esperienza basata sul sensoriale.Un fiore, per esempio, non sarebbe esperito come la categoria 'fiore',ma come un insieme sensoriale di colore, forma e profumo.

Ma le descrizioni dell'esperienza basata sul sensoriale sono sempreconnesse a una qualche specie di sistema simbolico interiorizzato

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— come la lingua che si usa — il quale prescrive certe maniere di' Jo' attraverso i sanai. Il fatTft-ftw» Je astra-rarrn rm—r ••• » f i niìf—"--•*•-r • —ftBW è^gjjUgr* ** «•ifcfcv VAI« ic noLJLa~

zioni siano frammiste all'esperienza sensoriale fa pensare che non esi-stano cose come la 'pura esperienza sensoriale' o i 'dati orezzi'. Bateson(1979a) dice anche che "primo postulato indispensabile per l'intelli-genza del mondo vivente" è rendersi conto che gli organismi non pos-sono avere esperienza diretta degli oggetti della foro indagine (p. 253).Come abbiamo cercato di dimostrare, non troviamo altro che mappe_ nondi mappe.

In una visuale più ampia gli organismipegnandosi in una dialettica tra i sistemiil modo in cui i loro organi sensorialiQuesta dialettica, presentatsunella Fig.forma e processo, è un modello di cornei. r. „-...... ,—,,^0-nizza il mondo della nostra esperienza* Da un lato la scala a zigzag delladescrizione di processo basata sul sensoriale, e dall'altro la classificazionedi forma, rappresentano un processo ricorsivo, dialettico.

Ancora una voi tu in nnpsrn nrnrpsso dialettica. yeJeM y» mnn^e in oarte conseguenza del modo in cui operiamo distinzioni su esso.È come se la mano disegnasse dei contorni sulla retina. £ un processoricorsivo: si vede ciò che si disegna e si disegna ciò che si vede.Poiché forma e processo si possono ingoiare a vicenda in modo ricor-sivo, è sempre possibile originare visioni d'ordine diverso.

Come si è visto, il lato della scala chiamato 'descrizione di pro-cesso' si basa principalmente su distinzioni tatte con il (o sopTa il)nostro apparato sensoriale. L'altro lato della scala, la 'classificazione diforma', deriva in maggior misura dai nostri sistemi simbolici. Batesonlo ha considerato analogo a ciò che ha chiamato 'tautologia1? Anzichéusare questo termine, preferisco parlare di scheletri di reazioni sim-boliche su cui possono essere strutturate le descrizioni. Questi sche-letri ci forniscono una specie di tessuto connettivo che Q mette in

radodo rn

Jegare o porre in rapporto tra loro varie descrizioni diprocesso.

•"" Le nozioni di descrizione basata sul —i"ìrinlr r rii afhaktli rii rela-zioni simboliche vanno viste come modi diversi cH COfBhieuig'4a ma-niera in cui l'osservatore distingue.circa il modo in cui distinguiamo ci da la possibum- Ul WHBBUuaiizzareil mondo della nostra esperienza come un ricorsivo alltllillinl «lialetticodi distinzioni basate su descrizioni che si fondano «Hwflioriale e

^distinzioni derivate da scheletri di relazioni rimbolimluu*.Abbiamo ricordato prima che le descrizioni fondate sul sensoriale

non sono mai realmente distinte da un qualche sistema simbolico o

I fondamenti dell'epistemologia 59

modo di distinguere. Analogamente, possiamo ora avanzare l'idea chegli scheletri di relazioni simboliche non sono realmente distinti daidati sensoriali che essi organizzano. Per esempio, le denominazioni dicategorie di azione, tra cui l'esplorazione, l'amore, l'umorismo, la tera-pia e il gioco, sono distinzioni che l'osservatore fa sulle proprie osserva-zioni dei cosiddetti dati sensoriali di azione semplice.

Nella nostra distinzione tra descrizione basata sul sensoriale e sche-letri di relazioni simboliche abbiamo a che fare con l'operazione ricor-siva dell'osservatore che sta distinguendo. L'esame approfondito di que-st'operazione ricorsiva del fare distinzioni, distinzioni su distinzioni ecosì via, ci mette in grado di scoprire il modo in cui costruiamo e col-leghiamo un'ecologia di idee — la costruzione e la conservazione diuSa realtà. Bateson (1979a) è del parere che le strutture che connet-tono le idee "sono la nostra massima aspirazione alla verità ultira*"(p. 253).

Le danze tra forma e processo, scheletri di relazioni simboliche e de-scrizione basata sul sensoriale, lettera e spirito, rigore e immaginazionerapresentano, come osserva Bateson (1979a), "necessità dialettiche delmondo vivente" (p. 292). È qui che incontriamo l'estetica del cam-biamento. , , i*

Possiamo vedere ora più chiaramente che la Fig. 1 rappresenta una QHQijf'J (QUgerarchla di ordini di ricursione. 16 Nessuno di questi ordini — azione, j j r . . - i ? i rcontesto e metacontesto — è .veramente inferiore o superiore adi "*v '' ' ' '^'altri in senso spazialej~una distribuzione del genere è un artificio.

Un esempio di gerarchla di livelli usato assai spesso è l'universobiologico, ordinato in termini di cellule, organi, interi organismi indi-viduali, gruppi sociali e così via. Quando diciamo che una cellula èun livello diverso da quello di un intero organo, per esempio un fegato,non pensiamo che il fegato stia in cima alla cellula, ma vediamo l'or-gano come qualcosa che assomma in sé le proprie componenti. L'espe^\e di considerare gli ordini di ricursione in gerarchle sistemiche |

ce li fa vedere come una cascata di scatole cinesi: sistemi entro si-Jstemi entro sistemi. Tutte queste scatole possono essere viste comeripiegate in se stesse, cioè come un tutto monistico, oppure possono

16 A questo punto possiamo anche vedere più chiaramente come Bateson (1979a)faccia un uso alquanto singolare della teoria dei tipi logici. Spiega:

Da questo paradigma si vede chiaramente che l'idea di 'tipo logico', quandovenga trapiantata dai regni astratti abitati dai filosofi della logica, matematicaal caotico regno degli organismi, assume un aspetto molto diverso. Invece diuna gerarchla di classi ci si trova di fronte a una gerarchla di ordini diricorsività (p. 266).

i// dell'epistemologia

essere aperte per individuare i punti nodali, i livelli, gli Itrati o gliordini. Ogni prospettiva, il tutto e le parti, è diverti ma complemen-tare. La nostra epistemologia si arricchisce se d atteniamo a entrambele punteggiature.

Va ricordato che la complessità del dramma umilio implica che ognisforzo per studiare una particolare porzione di procello, forma oordine di ricursione porta inevitabilmente a una comprensione limitata.Per dirla con uno studente di Birdwhistell (1970)! "È come cercaredi capire come è fatta tutta la rete fognaria conoscendo un trattolungo 20 cm" (p. 270). Inoltre non dobbiamo dimenticare che i con-fini di ogni unità di osservazione sono sempre tracciati dall'oiservatore.Gli osservatori con le loro distinzioni fanno sempre parte dell'osservato.Ciò che una persona fa, compreso ciò che dice, è pertanto distinto daun osservatore. Le distinzioni che l'osservatore fa per conoscere undato ambito di fenomeni possono comprendere le differenze tra com-portamento, contesto e metacontesto. Ma si tratta di vere distinzioni?Sono vere come i "fumetti che escono dalla bocca del personaggi deicomics" (Bateson, 1979a, p. 178). In ogni caso, l'osservatore tracciasemplicemente un contorno o, in maniera ricorsiva, un contorno diun contorno.

La conseguenza delle punteggiature è resa straordinariamente evi-dente dall'orso polare che era stato 'incorniciato'. Bandler e Grinder(1979, p. 251) raccontano una storia sull'acquisto di un orso polareper lo zoo di Denver. Lo zoo aveva messo l'animale in una gabbiaprovvisoria sino a quando non fosse terminata la costruzione del suo'ambiente naturale'. L'ampiezza della gabbia permetteva all'orso dicompiere solo qualche passo in una direzione, girarsi e fare gli stessipassi nella direzione opposta. Quando infine l'ambiente naturale fupronto la gabbia venne tolta, ma l'orso continuò a camminare avantie indietro entro la vecchia punteggiatura.

Questa discussione epistemologica ci da la base per precisare ilsignificato dell'epistemologia cibernetica. Va ricordato ancora che citroviamo in uno stato di transizione epistemologica, e che solo pochis-simi individui, se pur ve ne sono, sperimentano usualmente il loromondo attraverso l'epistemologia cibernetica. Ci£ jpaifiajMiAlM siamotalaiente,.abituati ai modi di conoscenza non ba||M|ÉpéiaiBatorcereqaaSfàsi barterne* di cibernetica*cf**ltf|Sff*cu1r»SiilillFCome l'orsocon la sua cornice immaginaria, possiamo dimenticare che la nostraimmaginazione creativa è Ubera di effettuare altre distinzioni.* L'epi-stemolggiaBl B ica (Fdà modoa* scoprire e costruite'ffiOlMU alter-nativi neU'SSTOgW della nostra esperienza.

I fondamenti dell'epistemologia 61

DISCUSSIONE

TERAPEUTA: Ti prego di riassumere ciò che intendi per 'fondamentidell'epistemologia'.

EPISTEMOLOGO: Sostanzialmente i 'fondamenti dell'epistemologia'sono un modo di precisare come ci costruiamo il mondo della nostraesperienza. Fare una distinzione, indicare una punteggiatura, segnalareordini di ricursione e servirci della descrizione doppia possono essereconsiderati quindi come arnesi di costruzione epistemologici.

TERAPEUTA: Ma non sono anche arnesi descrittivi?EPISTEMOLOGO: Hai ragione. Più precisamente, sono arnesi tanto

descrittivi quanto prescrittivi. Questo libro tratta appunto del loronesso ricorsivo.

TERAPEUTA: II quale ci porta alla cibernetica?EPISTEMOLOGO: Infatti. La cibernetica è il mondo del processo

ricorsivo; ci da modo di vedere questi modelli di organizzazione.TERAPEUTA: Vorrei avere una breve spiegazione sulla differenza tra

fare una distinzione e fare una punteggiatura. A me sembra che sitratti sostanzialmente della stessa cosa.

EPISTEMOLOGO: La gente spesso distingue per punteggiare. Possia-mo far distinzione tra un terapeuta e un epistemologo, per esempio.Posta questa differenza, possiamo poi indicare che l'epistemologo in-segna al terapeuta qualcosa del proprio mestiere o viceversa. L'uso diquesta distinzione per dare un'indicazione di insegnante e allievo èuna punteggiatura. In certo qual modo, dunque, la punteggiatura èuna distinzione che opera su se stessa: una ricursione del secondoordine di una distinzione primordiale. La risposta alla tua domandaè questa: la punteggiatura è identica alla distinzione, ma comportaun ordine di ricursione più elevato.

TERAPEUTA: Vediamo se ho capito bene. Se traccio una linea traun epistemologo e un terapeuta, posso dire che questa differenza èuna distinzione primordiale. Se poi distinguo ulteriormente, dicendoche l'epistemologo impara qualcosa dal terapeuta o viceversa, indicouna differenza d'ordine più elevato. Mi riferisco sempre alla stessadistinzione originaria, ma a un diverso ordine di ricursione. Dettoaltrimenti: la distinzione fra te e me ci da modo di indicare infinitialtri ordini di differenza tra di noi.

EPISTEMOLOGO: Credo che stiamo parlando la stessa lingua. Perinciso, abbiamo già parlato di cibernetica. Benché l'autore abbia fattointendere che questo capitolo era un preludio alla cibernetica, in realtàci ha conciotti sin Dall'inizio nel cuore stesso dell'epistemologia ciber-netica.

£2 I fondamenti dell'epistemologia

TERAPEUTA: Vuoi dire che tutti quei riferimenti «i nessi ricorsividi descrizione e prescrizione, come pure la discussione degli ordini diricursione e della descrizione doppia, erano veramente cibernetica?

EPISTEMOLOGO: In parte, sì. Il prossimo patio sarà l'apprendi-mento di un po' di lessico che ci metta in grado di precisare meglioquesti modelli di ricursione.

TERAPEUTA: Prima di procedere oltre, vorrei riesaminare qualchestrumento epistemologia? già presentato. Cominciamo con le distinzioni.Il punto essenziale dell'opera di G. Spencer-Brown è l'asserzione chetutti gli universi esperienziali sono inventati, costruiti a bella posta?

EPISTEMOLOGO: Non è così semplice. Ricorda che descrizione eprescrizione sono connesse ricorsivamente. Ciò lignifica tubito che visono due maniere incomplete di considerare un universo esperienziale.È vero solo in parte che esista fuori di nei-«fr>«MIMÌI*°Mko 'reale'

, chedescrizioni

1'intero. Que-

della con-incompleta

. Cambiano sol-d sollecita alla

è il nessorappresentazione

parteche siamo capaci di percepire. 'La nozione iagisce linealmente sul nostro sensorio perdi rappresentazioni, è incompleti* È del pari ,mondo come confezionato dalle nostre preseriàoÉlsta credenza, detta 'solipsismo', è i4njL4JHDJBggi|t|cezione lineale precedente. È quindi altrettantoquanto la visione tradizionale di un ^tanto le frecce che indicano la direzione. "Lariunione delle due concezioni-i Ciò di cui andiamQricorsivo di descrizione e prescrizione, come puree costruzione.

TERAPEUTA: II cibernetico tenta dunque di acquisire una visionedoppia della descrizione e della prescrizione. Penso che il trucco stianel tenere insieme tutte queste concezioni per ottenere una prospettivad'ordine più elevato. Ma che cosa vediamo quando procediamo allafusione di queste descrizioni?

EPISTEMOLOGO: La visione d'ordine più elevato è la cibernetica.La struttura che connette descrizione e prescrizione è una struttura diricursione. Forse ti riuscirebbe utile considerare come sinonimi la ciber-netica, la descrizione doppia e il processo ricorsivo.

TERAPEUTA: Ma tu continui a ripetere che l'osservatore fa distin-zioni che costruiscono e conservano un mondo di esperienza. Secondoil tuo ragionamento l'osservatore sceglie di costruirli una visione direalismo ingenuo o una visione che neghi, in tutto o in parte, il rea-lismo ingenuo. Come fai a distinguere la tua posizione dal solipsismo,concezione secondo la quale il mondo non è altro che un'immaginazionepersonale?

EPISTEMOLOGO: Per la verità ciò che abbiamo detto può essere solip-

I fondamenti dell'epistemologia 63

sismo se ci riferiamo solo a un singolo osservatore. Ma guardiamoche cosa succede quando abbiamo due osservatori o un osservatore chesi osservi. Se un osservatore avanza l'ipotesi che tutto appaia nellasua immaginazione, può scoprire che questo mondo immaginario com-prende osservatori immaginari i quali credono a loro volta di trovarsitra osservatori immaginari. Sorge allora il problema di quale sia l'appa-rizione che sta al centro del mondo o, detto altrimenti, quale sia l'ap-parizione che crea tutte le altre.

TERAPEUTA: Secondo Heinz von Foerster (1973b, p. 45), un ter-restre e un marziano si possono permettere il solipsismo quando sonosoli, non però se si riuniscono.

EPISTEMOLOGO: Non dimenticare che proprio il criterio che usi perrifiutare il solipsismo è il modo che hai scelto per punteggiare la situa-zione. Il punto fondamentale è questo: ogni osservatore deve sceglierese concepirsi come il centro di un mondo solipsistico o come inseritoin un'ecologia di altri osservatori autonomi.

TERAPEUTA: Ma il mondo come lo conosciamo non è sempre creatoda un osservatore o da un gruppo di osservatori?

EPISTEMOLOGO: Certo. Noi creiamo nel vero senso della parola ilmondo che distinguiamo, distinguendolo. Se non si opera una distin-zione, ciò che essa avrebbe precisato non esiste nel nostro ambitofenomenico.

TERAPEUTA: Trasferiamo questo concetto al mondo della terapia.Credo che tu stia dicendo che clienti e terapeuti appartengono a ununiverso di partecipazione nel quale ciascuno contribuisce alla costru-zione e al mantenimento di una realtà terapeutica.

EPISTEMOLOGO: Dobbiamo anche ricordare che clienti e terapeutinon costruiscono la loro realtà in maniera lineale, solipsistica. C'è sem-pre un modello ricorsivo più ampio. Su terapeuti e clienti si fannodistinzioni, sia vicendevolmente sia da parte del sistema ecologico alquale essi appartengono nel momento in cui ciascuno di loro distingue.Il modello di tipo moiré che risulta dalla combinazione di queste acque-forti epistemologiche è ciò che chiamiamo realtà terapeutica.

TERAPEUTA: Quando un cliente fa una distinzione, per esempio indi-cando il suo disturbo, la possiamo considerare operata sul terapeuta.Il terapeuta fa a sua volta una distinzione, per esempio indicando ciòche potrebbe essere d'aiuto, che possiamo considerare operata sulcliente. Naturalmente vi sono poi le distinzioni che vengono operatetanto sul cliente quanto sul terapeuta dal più ampio sistema sociale,ed essi, come intero organismo sociale, fanno congiuntamente distin-zioni. Stai dicendo che il gioco reciproco di tutti questi modelli èuna definizione della loro realtà?

64 I fondamenti dell'epistemologia

EPISTEMOLOGO: È una maniera di dirlo.TERAPEUTA: Dimmene un'altra.EPISTEMOLOGO: Come esercitazione antropologica potremmo spez-

zettare la terapia in tanti bit di azione semplice. Potremmo esaminarela videoregistrazione di una seduta e ricavarne la lista particolareggiatadi tutti i comportamenti discernibili. Potremmo notare che il tera-peuta si sporge dalla sedia, solleva un sopracciglio, sta a braccia con-serte, oppure che il cliente sbadiglia, si schiarisce la voce, sbircia fuoridella finestra. Concentrando l'attenzione su semplici bit di azione rica-veremmo un lungo elenco di descrizioni di questo tipo. Se disponiamoqueste azioni semplici nell'ordine in cui sono avvenute durante la te-rapia, possiamo cominciare la ricerca delle sequenze di comportamento.Non ti sei mai trovato di fronte a quello che in un primo momentoti è parso un elenco di numeri a caso, ma che a un esame più appro-fondito ha rivelato uno schema costante?

TERAPEUTA: Sicuro. Me ne ricordo uno semplice. Prendiamo questaserie di numeri interi: 10, 12, 15, 30, 32, 35, 70, 72, 75. Basta unbriciolo di riflessione perché sia evidente che essa si conforma a unmodello iterativo. Lo si vede facilmente se disponiamo i numeri così:

(10, 12, 15)(30, 32, 35)

(70, 72, 75)EPISTEMOLOGO: Torniamo all'elenco di azioni semplici che è la

registrazione del flusso comportamentale di una seduta terapeutica.Se lo esamini come hai fatto con la tua serie di numeri puoi riuscireanche in questo caso a scoprire un modello iterativo.

TERAPEUTA: Ho in mente un caso clinico. Eccoti un elenco parziale:1. Il padre si lagna perché la moglie lo secca.2. La figlia adolescente torna a casa troppo tardi.3. La madre la rimprovera e le due hanno un diverbio.4. Il padre ne rimane coinvolto e impartisce alla figlia una severa

punizione.5. La figlia esibisce un 'comportamento esemplare'; per esempio

un giorno prepara il pranzo per i genitori e fa le pulizie di casa.6. La madre assegna i compiti ai membri della famiglia.7. Il padre è fuori di sé per motivi di lavoro.8. La figlia marina la scuola ed è nei guai.9. La madre entra in depressione a causa della figlia e rimane a letto.

10. Il padre sgrida la figlia e si accolla le faccende domestiche.11. La figlia dice di voler fare il medico.12. La madre progetta di andare al cinematografo con tutta la

famiglia.

I fondamenti dell'epistemologia 65

EPISTEMOLOGO: Quale modello puoi ricavare da questo elenco?TERAPEUTA: Abbiamo una sequenza ricorrente simile a quella di

cui parla spesso Jay Haley (1976b):1. Padre: inetto2. Figlio: si comporta male3. Madre: inetta4. Padre: capace5. Figlio: si comporta bene6. Madre: capace7. Padre: inetto8. Figlio: si comporta male9. Madre: inetta

10. Padre: capace11. Figlio: si comporta bene12. Madre: capaceAnche se i particolari comportamenti differiscono in ciascuna se-

quenza, il modello di organizzazione resta lo stesso.EPISTEMOLOGO: Esaminiamo ciò che hai fatto. In entrambi gli elen-

chi, quello dei numeri e quello dei comportamenti, ti sei basato sul-l'assunto che la serie fosse organizzata secondo un modello sottostante.Allora hai guardato l'elenco con attenzione finché sei riuscito a trovarlo.

TERAPEUTA: Sono stato io a inventare il modello di organizzazioneo c'è davvero?

EPISTEMOLOGO: Forse entrambe le cose. Ricorda che prescrizionee descrizione sono connesse ricorsivamente.

TERAPEUTA: C'è sempre un modello sotteso a una sequenza dieventi? E se c'è, ciò implica che non esistono eventi fortuiti?

EPISTEMOLOGO: G. Spencer-Brown (1957) ha detto in un libriamointitolato Probability and Scientific Inference:

Si è detto che l'essenza della casualità è la mancanza di unoschema. Ma sino a ora non si è considerato che l'assenza di unoschema esige logicamente la presenza di un altro schema. È unacontraddizione matematica dire che una serie non ha uno sche-ma; tutt'al più possiamo dire che è estremamente improbabileche qualcuno vi cerchi uno schema. Il concetto di casualità hasignificato solo in relazione all'osservatore; se due osservatoricercano abitualmente schemi di tipo diverso, è inevitabile chesiano in disaccordo sulla serie che essi chiamano casuale. (P. 105)

TERAPEUTA: In pratica, ha un senso che io mi accosti a una qual-siasi sequenza di azioni con la convinzione che sia sottesa da un mo-dello di organizzazione.

66 I fondamenti dell'epistemologia

EPISTEMOLOGO: Se lo fai, riuscirai probabilmente • scoprire un or-dine di processi più elevato detto interazione.

TERAPEUTA: Quando vedo un modello di intenzione, presumo distare esaminando un ordine di ricursione più elevato dei semplici bitdi azione. Se guardo il mio elenco di numeri, per esempio, possoscoprire una serie di sequenze che si ripetono. In altre parole (10, 12,15), (30, 32, 35) rimandano allo stesso schema. I singoli numeri cam-biano dall'una all'altra sequenza, ma lo schema sottostante (a, a+ 2,a+ 5) resta identico.

EPISTEMOLOGO: Se guardiamo a una famiglia, vediamo che accadela stessa cosa. I particolari comportamenti dei suoi componenti pos-sono cambiare, ma il modello organizzativo sottostante resta identico.

TERAPEUTA: Suppongo che, se elencassimo l'intera serie di questesequenze, riusciremmo egualmente a vedere una struttura più ampiache le collega tutte. Prendiamo queste sequenze di numeri: (10, 12, 15),(30, 32, 35), (70, 72, 75). Lo schema che pone in sequenza questesequenze consiste nel moltiplicare per due il terzo numero di ciascuna.Seguendo questa regola passiamo da 15 a 30, da 35 a 70 e così via,e in questo modo diamo inizio a un'altra sequenza.

EPISTEMOLOGO: Allo stesso modo in una famiglia le varie sequenzesono a loro volta poste in sequenza mediante modelli di organizzazionepiù ampi. Nell'esperienza umana i modelli di organizzazione devonocambiare, altrimenti ci troviamo di fronte a ciò che Bateson ha chia-mato 'schismogenesi'. Se una coppia continua a riciclare delle relazionicomplementari, è assai probabile che i due muoiano di noia. Se pro-cedono in forma simmetrica a un'escalation, potrebbero avere unalite violenta.

TERAPEUTA: Ma se hanno litigato e qualcuno si offende, la rela-zione diverrebbe complementare.

EPISTEMOLOGO: Certo. In genere è impossibile sostenere una rela-zione complementare o simmetrica. I modelli di interazione devonocambiare per la sopravvivenza della relazione.

TERAPEUTA: Seguendo il filo di questo ragionamento, se amplias-simo la nostra serie di sequenze numerica, questa potrebbe assumereun aspetto del genere: (10, 12, 15), (30, 32, 35), (70, 72, 75), (75,72, 70), (35, 32, 30), ...

EPISTEMOLOGO: Potremmo ipotizzare un caso immaginario nel qualeuna serie numerica urti contro una specie di soglia o limite superiorequando arriva al numero 75.

TERAPEUTA: Ciò che, in questo caso, provoca un'inversione delladirezione della sequenza. È quanto sembra accadere nell'interazionesociale. Indipendentemente dal contesto — che può essere di gioco,

I fondamenti dell'epistemologia 67

umorismo, litigio o terapia — l'escalation delle sequenze di interazionefinisce con il raggiungere un limite superiore (o inferiore) che inverte,altera o cambia il modello della relazione.

EPISTEMOLOGO: Stiamo di nuovo parlando di processo ricorsivo —materia della cibernetica.

TERAPEUTA: Se nelle relazioni umane abbiamo sempre a che farecon il processo ricorsivo, dobbiamo in qualche modo vedere un qual-siasi elenco che si avvolge su se stesso, si tratti di azione semplice odi modelli di azione.

EPISTEMOLOGO: Ma naturalmente non retrocediamo mai all'inizio'reale' nel senso che il tuo elenco di numeri tornerebbe infine allasequenza (10, 12, 15).

TERAPEUTA: Che cos'è circolare, allora?EPISTEMOLOGO: II riprcsentarsi dello stesso modello di organizza-

zione. Nel nostro elenco di numeri, lo schema (a, a+ 2, a+ 5) si ripre-senta più volte, torna in circolo. È come avere la stessa musica, benchéi versi cambino.

TERAPEUTA: Dunque stiamo riciclando lo stesso modello, ma conmembri o eventi diversi. Ecco perché è più saggio parlare di ricursionepiuttosto che di circolarità. Il modello sembra rimanere identico, men-tre vediamo cambiare i particolari.

EPISTEMOLOGO: Ma in un processo d'ordine diverso, i modelli stessipossono cambiare.

TERAPEUTA: Ricursione d'ordine più elevato?EPISTEMOLOGO: Infatti.TERAPEUTA: Se io acquisissi la piena comprensione degli strumenti

epistemologici ora discussi, il mio modo di far terapia sarebbe diverso?EPISTEMOLOGO: Non lo so proprio.TERAPEUTA: Fai una congettura.EPISTEMOLOGO: Se sei pienamente convinto di queste idee, è pro-

babile che ne derivino alcune conseguenze. In primo luogo ti rende-resti conto che ciò che vedi in terapia è sempre collegato a ciò che fai.Se con un cliente hai delle frustrazioni o ti annoi o addirittura ti spa-venti, capiresti che è necessario cambiare il tuo comportamento.

TERAPEUTA: Stai dicendo che il terapeuta è il solo responsabile deirisultati della terapia?

EPISTEMOLOGO: Questa non è che una metà della relazione. Giusto?TERAPEUTA: La descrizione doppia suggerisce che in terapia i risul-

tati dipendono dalla relazione fra terapeuta e cliente. Continua, perfavore.

EPISTEMOLOGO: Per il terapeuta questi strumenti hanno anche que-st'altra implicazione: non ti contenteresti mai di considerare una qual-

68 I fondamenti dell'episttmolofr '-v.^,

siasi situazione da un solo punto di viltà, Si IUM moglie li è lagnatadegli attacchi d'ansia del marito, chledemtl • qualcun altro, un altrofamigliare o un terapeuta, di presentare una ddcrilione alternativadella situazione. Poi cercheresti di non CMMft fidi tranello di tentaredi scoprire quale sia la descrizione 'vera' O 'più giusta'. Cercherestiinvece di fondere le descrizioni in una visione d'ordine più elevato.Alcuni terapeuti, come la Selvini-Palazzoli e 1 IUOÌ colleglli di Milano,giungono a presentare alla famiglia un messaggio che cerchi di incor-porare queste doppie visuali.

TERAPEUTA: Continua a dirmi, per favore, come mi possono essereutili queste idee.

EPISTEMOLOGO: Non dobbiamo dimenticare che tutti questi stru-menti sono in un certo senso inventati. Sono costruzioni dell'imma-ginazione personale. Costruiamo l'idea che il mondo è costruito.

TERAPEUTA: Ma questo non è forse un altro esempio degli stru-menti di cui parli? Come possiamo sfuggire aUa ricorsività di questomodo di pensare?

EPISTEMOLOGO: Potremmo costruire un mondo di idee nel qualequesto genere di paradossi che rimandano a se stessi venga bandito,e poi dimenticare di averlo costruito. Come puoi ricordare, era questoin origine l'uso che si intendeva fare della teoria dei tipi logici. D'altraparte c'è una visione del mondo che poggia interamente sul paradosso.La notizia che ci recano epistemologi come Bateson, Maturana, Varelae von Foerster è che tutti i processi della vita e della mente compor-tano la ricursione, l'autoriferimento e il paradosso. Questa prospettivaè il mondo della cibernetica e della cibernetica della cibernetica.

TERAPEUTA: Non hai spiegato l'ultimo termine, ma presumo chela cibernetica della cibernetica sia un ordine di ricursione più elevatodella cibernetica semplice.

EPISTEMOLOGO: Infatti. Torniamo ora all'utilità che la cosa puòavere per te. Se accetti il presupposto della ricursione come un mododi vedere gli eventi in terapia, accetterai anche alcuni interessanti para-dossi. Quel che più importa, ti renderai conto che non esiste qualcosadi simile a un'epistemologia circolare o ricorsiva che mette al bandoil cosiddetto pensiero lineale.

TERAPEUTA: Alt! Mi confondi. Credevo che tutto questo libro ri-guardasse l'abbandono di un'epistemologia lineale per procedere versouna visione circolare, ricorsiva o cibernetica. Che cosa mi vieni a direadesso?

EPISTEMOLOGO: Prendiamo un esempio tratto dai nostri libri distoria. Ricordi di aver letto che c'era un tempo in cui si credeva chela terra fosse piatta? Si pensava che una nave che si fosse allontanata

I fondamenti dell'epistemologia 69

troppo nell'oceano sarebbe caduta fuori del pianeta. Naturalmente,quando in seguito le navi tornarono indietro, si cominciò a pensareche la terra fosse sferica anziché piatta: ipotesi che ora è confermatadalle fotografie prese dai satelliti nello spazio esterno. Chiunque appar-tenga alla Società per la Terra Piatta è giudicato uno stravagante.

TERAPEUTA: Ecco una graziosa metafora per la terapia della famiglia.Oggi la maggior parte dei terapeuti pretende di approvare un' 'episte-mologia circolare' e di censurare i 'pensatori lineali'. Un modo spicciodi indicare ciò che è giusto o che è sbagliato in questo campo è ilrichiamarsi alla differenza tra circolare e lineale. Non riesco a imma-ginare che qualcuno possa sostenere d'essere lineale, proprio comenon riuscirei a prendere sul serio chi sostenesse che la terra è piatta.

EPISTEMOLOGO: Tuttavia G. Spencer-Brown ci ricorda che qualchevolta l'ipotesi della terra piatta può essere assai sensata. Per esempio,se desideriamo costruire un campo da tennis, progettare una casa oattraversare la Manica, dobbiamo attenerci al presupposto che la terrasia piatta. Ti sfido a costruire un campo di calcio in base all'ipotesidella sfericità della terra. Ma dobbiamo passare a questa ipotesi sevogliamo compiere la circumnavigazione del globo.

TERAPEUTA: In sostanza, dunque, crediamo ancora che la terra siapiatta.

EPISTEMOLOGO: Solo quando è conveniente e opportuno. E devoaggiungere che ci possiamo credere senza negarne affatto la circolaritàe la sfericità.

TERAPEUTA: Estendi questo tuo esempio anche alla terapia dellafamiglia?

EPISTEMOLOGO: È stato già fatto. Recentemente Lyman Wynne(1982) ha scritto un articolo per un libro in onore del fondatore dellaterapia strutturale della famiglia, Salvador Minuchin. Wynne rivolge aMinuchin l'elogio d'essere uno straordinario terapeuta 'lineale'. Am-mette che la sua asserzione potrà riuscire sorprendente, ma sostiene chegli interventi più efficaci sono 'lineali' per definizione.

TERAPEUTA: Stai dicendo che certi interventi, come pure il modoin cui li pensiamo, vanno considerati lineali?

EPISTEMOLOGO: Allo stesso modo in cui consideriamo l'ipotesi dellaterra piatta per la costruzione di un campo da tennis. Ti ricordo peròche, se dovessimo costruire una serie di campi da tennis adiacentitutto intorno al mondo, finiremmo con il costruire un cerchio. Anchese è stato possibile punteggiare come 'lineari' i singoli campi, la strut-tura che li collega tutti sarebbe chiaramente 'circolare'.

TERAPEUTA: Allo stesso modo, ogni singolo intervento, che Wynnechiama 'lineale', rientrerebbe in una più ampia struttura circolare?

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EPISTEMOLOGO: I modelli di organizzazione più Viiti in effetti sonoricorsivi. Tutti gli atti e le nozioni 'lineali' tono in realtà 'archi par-ziali', per servirci di una vecchia definizione di Bftteton, di strutturedi circolarità più ampie.

TERAPEUTA: Allora, che cosa suggerisce tutto questo per il mondoclinico?

EPISTEMOLOGO: Significa che non dobbiamo buttare via gli inter-venti lineali e il pensiero lineale, a condizione che 11 vediamo comeapprossimazioni a strutture ricorsive più ampie. Inoltre, che non sipuò essere bravi terapeuti senza un repertorio di strategie lineali. Chiriuscirebbe a costruire un campo da tennis senza l'ipotesi della terrapiatta? Non c'è alcun motivo di buttar via la geometria piana.

TERAPEUTA: Ma hai detto che non devo dimenticare che questi'archi parziali' sono sempre approssimazioni ai cerchi più ampi che liincorporano. Perché?

EPISTEMOLOGO: Se lanciamo una palla verticalmente in aria, ci puòricadere sulla testa. Ogni azione, quando la consideriamo secondo mo-delli di ricursione più ampi, viene riciclata. Se lo sappiamo, possiamofoggiare la nostra azione lineale, deliberata, in modo da sintonizzarlasulle strutture ecologiche che collegano tutti i processi della vita. I guainascono dal dimenticare l'esistenza di queste strutture più ampie. Siparlerà ancora di tali collegamenti in altri capitoli del libro. Per ilmomento devi solo ricordare che è importante attenersi a entrambele punteggiature, la lineale e la ricorsiva.

TERAPEUTA: Similmente, possiamo attenerci all'uso dei tipi logici,a patto di ricordare che si tratta di un'approssimazione o di un arcoparziale del processo ricorsivo.

EPISTEMOLOGO: Ogni tanto è utile dipanare un processo ricorsivoe fissarlo a una struttura di tipi logici. Un metodo del genere somigliaa una cromatografia su carta, in cui abbiamo la registrazione linearedi un processo chimico. Questa veduta lineare ci fornisce una diffe-renza che ci mette in grado di discernere strutture prima inaccessibili.Possiamo lavorare in un modo simile con i tipi logici purché li con-sideriamo uno strumento per contrassegnare gli ordini di ricorsività.La tipologia logica, come l'ipotesi della terra piana, è a volte un'utileapprossimazione o modello.

TERAPEUTA: Con queste varie visuali doppie è possibile procedereverso il mondo dell'epistemologia cibernetica?

EPISTEMOLOGO: Ti ripeto che ci sei già arrivato. Come ti ho prean-nunciato, in cibernetica vi sono alcuni interessanti paradossi. Forse do-vrei dirti ora che, da questo punto di vista, nel processo della vitae della mente non vi è altro che paradosso. Non credere a chi ti dice

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che in terapia non vi sono paradossi. Non vi è altro che autoriferi-mento, ricursione e paradosso.

TERAPEUTA: Vuoi definire ancora una volta la ricursione?EPISTEMOLOGO: Cibernetica, circolarità, ripetizione, ricorrenza, ri-

dondanza, struttura rimandano tutti alla ricursione. Questi termini sug-geriscono che idee, esperienza ed eventi sociali fanno qualcosa di piùche dispiegarsi nel tempo lineale. Parliamo di ricursione quando unprocesso si avvolge su se stesso. L'immagine del cerchio forse non èil modo migliore di immaginare la ricursione perché di fatto non ciriferiamo al ritorno nel tempo a un punto iniziale originario. Ognispirale ricorsiva implica un inizio diverso, anche se, in termini dimodello di organizzazione, è semplicemente riciclata.

TERAPEUTA: Mi sembra una affermazione priva di senso. Come sipuò immaginare un inizio che è diverso e resta lo stesso? Dietrotutto questo non si va insinuando una descrizione doppia?

EPISTEMOLOGO: Quello che ci occorre è una maniera di parlare dellasimultaneità di questa identità e differenza, una descrizione doppia,come suggerisci. Come mostrerà il prossimo capitolo, la cibernetica èun modo di chiarire una relazione complementare di questo genere.Per dirla con la cibernetica, stabilità e cambiamento rappresentano ledue diverse facce della stessa moneta sistemica.

TERAPEUTA: Voglio ancora capire meglio la ricursione. Puoi farmiun esempio di processo ricorsivo che torni al punto di partenza, mapresenti un ordine di ricursione diverso?

EPISTEMOLOGO: Ecco alcune parafrasi di vari processi ricorsivi se-condo Varela (1976b, 1979):

Mitologia: La femmina genera il maschio che fertilizza la femmina.Cognizione: La comprensione intuitiva pone le basi del pensiero

logico che porta alla comprensione intuitiva.Sistemi: Una totalità è districata in parti che generano processi che

integrano la totalità.Terapia: Un terapeuta cura un cliente che indirizza il terapeuta circa

il modo di curarlo.Punteggiatura: Si fa una distinzione che distingue la distinzione che

l'ha fatta.Descrizione doppia: Una descrizione di processo è classificata me-

diante una descrizione di forma che porta a una descrizione di processo.Fare una distinzione: Un osservatore fa una distinzione che mette

in grado di fare distinzioni.Ricursione: Un processo torna al punto iniziale per segnalare una

differenza che da modo al processo di tornare al punto iniziale.

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TERAPEUTA: Questa discussione, come questo libro, è costellata distrutture di ricursione?

EPISTEMOLOGO: È impossibile evitare la rlcuriione o, in senso lato,l'epistemologia cibernetica.

TERAPEUTA: Tutto sta nel ri-conoscere queste strutture.EPISTEMOLOGO: Ricordi la commedia Le Bouruois Gentilhomme di

Molière? In essa un uomo, un nuovo ricco, il trova in un nuovocontesto sociale, dove durante una conversazione gli si rivela il signi-ficato di una parola che ha spesso sentito: prosa. Allora esclama:"Allora io parlo in prosa! Ho sempre parlato in prosa senza saperlo! ".Siamo sostanzialmente nella stessa situazione. Ogni processo della vitae della mente è ricorsivo o cibernetico. Dobbiamo soltanto riconoscered'essere sempre stati degli epistemologi cibernetici. Tutto sta a es-serlo e a saperlo.

L'epistemologia cibernetica

Non mordermi il dito. Guarda dove sto indicando.

Warren S. McCulloch

La cibernetica rientra nella scienza della struttura e dell'organizzazioneche è distinta da qualsiasi tipo di ricerca su materia, cose, forza edenergia. In cibernetica qualunque cosa, o meglio qualunque idea, è'reale'. Come ha detto Lewis Carroll: "Nel mio pensiero una cosavale l'altra in questo mondo, e mi basta un ferro di cavallo". Chi hacompiuto il salto paradigmatico dalla materia alla struttura non habisogno di leggere oltre. Ciò che segue è un tentativo di descriverela differenza tra questi due mondi della descrizione.

Si è fatto ricorso a un'infinità di termini per distinguere tra descri-zioni della struttura e descrizioni della materia. Ecco un primo elencodi queste metafore:

Metafore della struttura

CiberneticaMenteFormaComunicazioneMondo biologico 1

Organizzazione della totalitàAnalisi qualitativaSpiegazione meccanicistica2

Metafore della materia

FisicaCorpoSostanzaEnergiaMondo fisicoIngredienti della totalitàAnalisi quantitativaSpiegazione vitalistica

1 Bateson usava il termine 'biologia' in un senso particolare per designare lo studiodel 'processo mentale', sia questo immanente in spiagge, foreste, sistemi compute-rizzati o esseri umani.

2 Nella sua definizione più semplice la spiegazione meccanicistica mira a dar contodi modelli e strutture (si veda Varela e Maturana, 1973). È stato un equivocomadornale, da parte delle scienze naturali, l'averla incolpata, spesso severamente, di