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uisTimesPeriodico trimestrale registrato presso il Tribunale di Ferrara al numero 4 del 9.2.2010
La validità della dietamediterranea
MenopausaNon dare anni alla vita, ma vita agli anniIntervista al Prof. Luigi Schubert
AndropausaMito o realtà?
La selva oscura del badantaggioBadanti regolari: appenaa il 59%
N. 3 SETTEMBRE 2010
Caro diario... Saluti da Riccione! Quando comincia
la riabilitazione Intervista al Prof. Nino Basaglia
Terza età: sempre di più, sempre più giovani Le 10 regole per mantenersi giovani
3 Editoriale diMarcoFasolino
4 Laselvaoscuradelbadantaggio diGiulianoFasolino
7 Terzaetà:sempredipiù, semprepiùgiovani Le10regolepermantenersigiovani diRedazione
8 IricordidiVincenzinadiElisaGarino
10 Menopausa: Nondareanniallavita,mavitaaglianni! IntervistaalProf.LuigiSchubert diMarcoFasolino
14 Andropausa: Mitoorealtà? diAlessandroNatali
16 Carodiario... SalutidaRiccione
18 Quandocomincialariabilitazione IntervistaalProf.NinoBasaglia diSabrinaTrapella
22 Alimentazione:Lavaliditàdelladietamediterranea diAndreaLunghieAngelaBrugnati
25 Cureodontoiatricheperpazientidisabili diMariaAntoniettaFidone
28 IlNucleoGraviDisabilità IntervistaaGiuseppinaNaldi diElisaTosi
30 Ilmercatodellavoroperildisabile diCaterinaFerrieBarbaraCelati
33 Terzaetà:ètempodiuniversità diSalvatoreCatorano
Direttore ResponsabileMarco Fasolino
CaposervizioSalvatore Catorano
Art Director e Progetto GraficoMassimo Zizi
Segreteria di RedazioneMaria Rosa Milani
Hanno collaborato a questo numeroNino Basaglia, Vincenzina Bistolfi, Angela Brugnati,
Barbara Celati, Giuliano Fasolino,Caterina Ferri, Maria Antonietta Fidone,
Elisa Garino, Andrea Lunghi, Giuseppina Naldi,Alessandro Natali, Luigi Schubert,
Elisa Tosi, Sabrina Trapella
StampaTipografia Moderna
Ufficio DistribuzioneUfficio commerciale di distribuzione
EditoreSirte Srl
Via Massarenti, 61 - 40138 Bologna
Direzione EditorialeFabanet Communication Srl
Immagini e FotoAlcune immagini sono state acquisite daalbum privati. Si ringraziano i proprietari
Pubblicità[email protected]
SommarioTrimestrale - Anno 2010 - Mese Settembre - Numero 3
uisTimes
Dopo le vacanze estive è sempre un po’ difficile riprendere la vita di ogni giorno, i doveri quotidiani. Poi, però,
pian piano, la nostalgia delle ferie lascia il posto all’entusiasmo ed alla voglia di ricominciare, che ci proiettano
verso nuovi ambiziosi traguardi da raggiungere, rendendo l’inizio dell’attività lavorativa una entusiasmante
partenza. È questo lo spirito con il quale ciascuno di noi dovrebbe essere pronto ad affrontare la ripresa delle
attività, qualunque sia il settore che ci trova impegnati. Ed è con questo slancio che anche noi del QuisTimes
riprendiamo a pieno ritmo la nostra giovane attività editoriale.
In questo numero presentiamo numerosi articoli ed approfondimenti su tematiche e problematiche socio-
sanitarie (badanti e anziani), argomenti di medicina (menopausa, andropausa, corretta alimentazione, ecc.),
senza trascurare argomenti più leggeri, quali racconti di vita di anziani e momenti ricreativi trascorsi in comu-
nità.
Stavolta, traendo anche spunto da una lettera che ci è giunta in redazione, ci piace soffermarci maggiormente
sull’aspetto disabilità, cercando di scindere la malattia dalla persona che ne è affetta. L’handicap, sia esso fisico
o mentale, infatti, non è una caratteristica insita nella persona, ma piuttosto un fenomeno sociale e culturale,
strettamente collegato a fattori ambientali e sociali. Se infatti una persona, per problemi di salute, è meno
autonoma nello svolgere le attività quotidiane e molto spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla
vita sociale, e non riesce a lavorare, ha poca importanza che la causa sia di origine fisica, psichica o sensoriale.
Pertanto noi, col nostro periodico, vorremmo dare un piccolo contributo a questo “processodiriabilitazione”,
cercando di focalizzare l’obiettivo sulle cause sociali, logistiche e riabilitative, per alleviare la disabilità e far in
modo che non vadano persi ulteriori anni di vita.
In conclusione, ribadiamo l’invito ad inviarci riflessioni e commenti, per consentirci di realizzare una rivista
sempre in sintonia con le idee di ciascuno di voi. Buona lettura!
Cari Lettori,
Marco Fasolino [email protected]
In conclusione, ribadiamo l’invito ad inviarci riflessioni e commenti, per consentirci di realizzare una rivista
sempre in sintonia con le idee di ciascuno di voi. Buona lettura!
GentileDirettore,
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vive una vita com
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razie Michele
Editoriale
“Welfare:rispostec o n c r e t eai bisognidegli anzianicittadini”. La frase appena richiamata
potrebbe sembrare uno slogan politico e,
come tale, è stata usata frequentemente,
ma, nonostante la sua genericità, un tale
proclamo è ormai entrato nel linguaggio comune di numerosi enti ed
uffici pubblici che ad essa associano la propria immagine, o, puntano per
rilanciare la propria immagine e la dovuta trasparenza, alle sollecitazioni
dei cittadini.
Gli anziani quindi rappresentano una categoria sempre più “interessante”,
che oltre a costituire la componente più numerosa della popolazione
Italiana, rappresenta una proficua fonte di reddito non solo per chi si
occupa di sanitario, assistenza, sociale, in modo professionale, ma anche
per chi si rivolge a questo settore per necessità o addirittura come
ripiego, tutto ciò in qualche modo, presta il fianco a speculazioni od, in
alcuni casi, a scelte senza dubbio non ottimali e talvolta dannose per i
cittadini anziani.
Infatti, gli anziani sono, o meglio dovrebbero essere considerati, una
ricchezza per la nostra cultura, eppure chi ha l’obbligo di assisterli,
spendendovi di conseguenza soldi e tempo, troppo spesso è alla ricerca
di soluzioni “tampone” poco professionali ed efficaci, tanto che il
famoso detto: - Piuttostocheniente,èmegliopiuttosto – sembra ormai
acquisito quale normale criterio di intervento alle difficoltà riferite alla
componente più anziana della popolazione. Ormai siamo arrivati al
punto che l’assistenza viene pensata come se si trattasse di una merce:
comprare ore di assistenza esattamente come se ci si rifornisse di
benzina, l’importante è che queste costino poco.
Dunque, diventa prassi corrente ricorrere ad un mercato meno costoso,
facendo affidamento sul risparmio e sulla speranza che la soluzione
individuata possa andare bene, in tal modo l’assistenza domiciliare
(escludendo quella istituzionale, garantita da professionisti inviati da
Usl, Comuni ed Enti Pubblici in genere) è finita tra le mani di un numero
imprecisato (si parla di centinaia di migliaia) di “avventurieri/e” sotto il
nome di Badanti, forti anche della complicità di familiari consenzienti e
poco disposti a porsi questioni eccessivamente problematiche, barricati,
ma, troppo spesso solo per interesse, dietro una questione morale,
Laselvaoscuradelbadantaggio
Badantiregolari:appenail59%
Ad un anno dal termine ultimo per il pagamento dei 500 euro fissati come quota forfettaria per regolarizzare il contratto di colf e badanti, le pratiche concluse sono una esigua maggio-ranza ed in alcune province d’Italia si è fermi ancora su per-centuali che ruotano intorno al 25%. Dati poco incoraggianti se si consi-
dera che stiamo ragionando di richieste di regolarizzazione contrattuale
e non di una valutazione relativa al numero di persone che attualmente
svolgono in modo regolare l’attività di badante sul totale dei soggetti
impegnati in Italia nell’assistenza delle persone più bisognose.
In termini assoluti si parla di circa 300mila lavoratrici in attesa del per-
messo di soggiorno e di altrettanti contratti in sospeso. Come anticipato,
la situazione in alcune province è decisamente critica. Con alcune grandi
città, Napoli e Torino, che, complice l’alto numero di richieste presenta-
te, registrano una percentuale di regolarizzazione pari, rispettivamente,
al 23,76% ed al 25,18% e Latina, che con il suo 22,71% (non più di 650
contratti chiusi sulle 2840 domande presentate) rappresenta il fanalino
di coda delle province italiane. Mentre Aosta, Gorizia e Verbano supera-
no il 90% e guidano pertanto la classifica delle province virtuose, anche
se va detto che per le prime due province le richieste non hanno supe-
rato le 200 unità, arrivando a 525 domande per il territorio di Verbano.
Ragionando invece sul dato complessivo, all’1 settembre 2009 i versa-
menti dei contributi sono stati 295.112, cui hanno fatto seguito il 58,96%
di registrazioni contrattuali.
Tra gli stranieri riguardati dalla procedura, dunque, più del 40% non ha
ancora firmato il contratto ed il 6% degli stessi, tale contratto non lo
firmerà affatto poiché, essendo stata ravvisata la mancanza dei requisiti
4uisTimes
a ricoverare il proprio congiunto in Strutture
specializzate.
A maggior ragione, se si considera che l’assistenza
domiciliare integrata viene frequentemente
fornita in un numero esiguo di ore, quasi
sempre insufficienti per le famiglie, si capisce
che uno spazio o fetta cospicua di mercato
non regolamentato viene occupato da chi può
svolgere tale attività in maniera indisturbata,
quindi, gli anziani vengono gestiti a casa, nei
restanti giorni, attraverso la badante.
In merito, tuttavia, è necessario precisare alcuni
dettagli, la cosiddetta categoria delle badanti,
infatti, svolge una forma di lavoro domestico,
destinata a garantire assistenza a persone che
non siano in condizioni di piena autosufficienza,
o che comunque abbiano bisogno di accortezza,
in ragione di condizioni di salute o di età.
Ebbene, il concetto di badante - dal punto
di vista giuridico – trova spazio, con una
definizione leggermente più precisa, nella
nostra legislazione, la quale si riferisce a persone
che possano documentare, con certificazione
medica,lostatodibisognodiassistenza. Questa
assistenza non deve essere determinata da una
particolare patologia, ma anche, per esempio,
dalla necessità di sorveglianza approssimata per una persona anziana,
che non sia in condizione di vivere da sola in completa sicurezza, sulla
base appunto, di una preventiva certificazione rilasciata dal medico di
base curante. Questo ci permette di distinguere la funzione di badante (o
quella di lavoratrice domestica destinata ad attività di assistenza) rispetto
alla più ampia categoria del lavoro domestico, che può comprendere
quindi anche le classiche baby-sitter, i cuochi, le donne delle pulizie, e
via dicendo.
Tuttavia, i presupposti di sicurezza ed assistenza non sono sempre
ravvisabili nell’attività di quanti tendono ad accreditarsi per tale ruolo,
incidendo negativamente, sia in termini morali che economici, sulle
scelte adottate a favore dell’anziano. Infatti, la gestione degli anziani
presso il proprio domicilio avviene per due ragioni fondamentali: la
prima morale, la seconda economica.
Non trasferire il proprio parente dal suo domicilio ma farlo assistere
in casa offre tranquillità ai familiari, spesso ostili alla prospettiva di
dalla necessità di sorveglianza approssimata per una persona anziana, Tuttavia, i presupposti di sicurezza ed assistenza non sono sempre
Non è bastato
il legame di pa-
rentela a tenere
a freno l’impeto
di una nipote ba-
dante che, nono-
stante si trovasse
di fronte a sua
nonna, non esi-
tava a schiaffeg-
giarla. Teatro di questa
ennesima storia
di maltrattamenti
è stata la città di
Roma dove la Po-
lizia, dopo alcuni
appostamenti, ha
colto in flagran-
te e arrestato la
nipote badan-
te, registrandola
mentre prendeva
a schiaffi la zia.
11/08/2010
Nipote-badante prende a
schiaffi la zia
09/08/2010
Trascura l’anziano per andare ad ubria-carsi Sporco, denutrito, maltrattato e preso a schiaffi a 93 anni. Mentre la badante che doveva averlo in affida-mento era completamente ubriaca ed incapace di assisterlo. E’ questa la scena terribile che il figlio dell’an-ziano signore ha dovuto sopportare quando si è presentato in casa. E, come se non bastasse, appena ha provato a reagire, affrontando e ri-chiamando verbalmente la badante, quella ha pensato bene di prenderlo a schiaffi. A quel punto è stato inevitabile av-visare la Polizia di Conegliano, che, dopo aver constatato e confermato lo stato di ubriachezza molesta del-la donna, ne ha ravvisato anche la
27/07/2010
AnziAnA mAltrAttAtA dAllA bAdAnte
Il fatto che fosse anziana, non autonoma e malata di Alzheimer, non è stato sufficiente a proteg-gere un’anziana signora dalla fu-ria della sua badante.Infatti da tempo la settantacin-
quenne residente a Massa Carra-ra era oggetto di maltrattamenti ripetuti e costanti, che le veniva-no riservati anche mentre dormi-va o mangiava.
del lavoratore o del datore, la pratica risulta respinta. Si tratta nella mag-
gior parte di soggetti per i quali era già intervenuto un provvedimento di
espulsione e che dunque avrebbero già dovuto lasciare il nostro Paese.
Alla luce di tali dati vi è dunque certezza che circa la metà delle badan-
ti regolarmente denunciate come previsto dalle norme disposte all’1
settembre del 2009, risultano ancora irregolari. Non vi sono dati certi
invece, in riferimento al numero di badanti attualmente presenti sul ter-
ritorio italiano e che continueranno a svolgere in nero la propria attività,
sfuggendo al più minimo requisito di inquadramento.
I dati più recenti, risalenti al 2009 e relativi in parte anche al 2008, parla-
vano infatti di circa 3 milioni tra colf e badanti impegnate in tale attività,
di cui 1.600.000 con rapporti attivi presso l’Inps. Più della metà delle colf
straniere (57%) dichiarava di svolgere il proprio lavoro completamente
o in parte senza contratto, mentre, considerando i soli collaboratori re-
golari, oltre la metà (55%) denunciava irregolarità nei versamenti previ-
denziali: nel 24% dei casi non viene versato alcun contributo, nel 31%
vengono versati solo parzialmente.
In alcuni casi infine (14%), sono le stesse badanti a chiedere di essere
pagate in nero.
Per il momento dunque è lecito affermare che nonostante le iniziative di
regolarizzazione, risultano essere ancora troppe le badanti che non sono
mai state intercettate e non risultano “dichiarate”, mentre tra quelle de-
nunciate, larga parte non è stata ancora regolarizzata.
Una situazione che accentua l’incertezza ed i livelli di criticità rispetto ad
un mestiere che, riferendosi alla cura ed all’assistenza delle persone più
bisognose, dovrebbe presentare requisiti professionali verificati e tangi-
bili, a garanzia dell’imprescindibile diritto alla salute da riconoscere ad
ogni assistito.
5uisTimes
“rinchiuderlo” in una struttura idonea all’assistenza ai non autosufficienti,
fiduciosi che una badante sia la soluzione migliore. Tuttavia, un anziano
non autosufficiente ha bisogno di cure specifiche e tali cure di natura
sanitaria (parliamo di non autosufficienti) non posso essere offerte da
improvvisati o da gente che si ricicla in un lavoro apparentemente facile,
ma che nella realtà costituisce un’attività professionale e per giunta
svoltaafavoredisimili.
È opportuno precisare come sia assolutamente più indicato che l’anziano
autosufficiente con la sola necessità di compagnia, sorveglianza, aiuto,
ecc., stia a casa propria. Su tale affermazione c’è un accordo sostanziale,
poiché rimuovere un anziano capace di gestirsi dal proprio ambiente di
vita, può avere un effetto dirompente sul suo stato psicofisico; questo
però solo se non c’è un bisogno sanitario importante, solo se l’anziano sia
in grado, per l’appunto, di essere “il padrone di casa”.
La cronaca nazionale di recente però, ha portato in auge una situazione
alquanto raccapricciante, anziani privi di una minima autosufficienza
vengono lasciati in affidamento a persone assolutamente prive di
qualunque titolo, controllo e spesso anche di una dimensione morale.
L’evidenza è che non si saprà mai quanto accada con esattezza tra le mura
domestiche ad una persona che per sua sfortuna è incapace di far tutto
o quasi (compreso confidare quanto le capita e come viene trattata),
si trova di fronte ad una persona con pochi scrupoli, poco attenta e
qualificata, che ignari familiari la considerano indispensabile, tutelata
dall’opinione pubblica.
Come può un anziano affetto da demenza poter illustrare il proprio
male od il proprio dolore se non ha segni di maltrattamenti fisici? Anche
perché le carezze, i baci e le attenzioni che lo stesso riceve da parte di una
badante in pubblico, o durante le visite dei familiari, non sono sinonimo
di “idoneità a svolgere quel servizio”. Quanti casi emergono ogni anno
di maltrattamenti morali ed anche fisici, senza che vi fosse alcuna
avvisaglia, e solo grazie ad una intuizione e ad una indagine da parte
delle forze dell’ordine? E quante volte vengono denunciati raggiri, furti
e speculazioni da parte di persone senza scrupoli, cui sono stati affidati
i riferimenti più cari della nostra esistenza? D’altronde, chi dovrebbe
confessare eventuali maltrattamenti? La badante stessa? Come mai non
vi è alcuna legge che intervenga su tale specifico aspetto?
Ad oggi, infatti, è prassi affidare un anziano non autosufficiente, che
magari abbia problemi di comunicazione, alla prima persona che, senza
dover dimostrare nulla, si accredita come “badante”, assistente, ecc.
Ovviamente tali scelte vengono fatte da chi ritiene che sia più adatto
gestire al proprio domicilio un familiare non autosufficiente.
Qualora non si sia intuito, per fare la badante non c’è bisogno di alcun
titolo, non una qualifica, non un certificato medico, non un casellario
giudiziario, nemmeno la conoscenza della lingua italiana, niente di
niente; di conseguenza, come è possibile considerare regolare “il
badantaggio” a persone non autosufficienti? E come è possibile elargire
dei fondi pubblici, anche se in modo indiretto, a favore di un’attività priva
di qualunque regolamentazione, quindi… irregolare?
Per l’opinione pubblica regolare vuol dire solo che la badante sia assunta,
ossia che abbia un codice Inps, una busta paga, ma sappiamo che neanche
ciò accade di frequente, anzi, nella metà dei casi, l’attività viene svolta in
“nero”. Quindi, oltre che irregolare, l’attività diventa anche un danno per
l’erario. È attenzione comune quella di pensare al solo diritto del lavoro
che tuteli la badante, non il pieno diritto alla salute dell’anziano.
Tuttavia, il diritto alle cure e alla salute è sancito dalla Carta Costituzionale,
che all’art. 32 recita: “LaRepubblicatutelalasalutecomefondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuiteagliindigenti”.
È alquanto significativo, in proposito, pensare a cosa venga richiesto per
ricoverare in strutture specializzate “persone non autosufficienti”. In
tali casi, infatti, le persone che le assistono devono essere giustamente
specializzate, la struttura deve presentare requisiti imprescindibili ed i
livelli di assistenza devono rispondere a rigidi sistemi di controllo. Invece,
se lo stesso anziano, magari destinatario di un contributo pubblico
anche se non direttamente, viene gestito a casa, non importa chi sia
ad assisterlo, quali qualifiche presenti, se le presenti, vi siano o meno i
requisiti minimi di esperienza, competenza e professionalità.
Se questa è la realtà, non ci è concesso di scandalizzarci quando leggiamo
di casi di maltrattamenti od osserviamo video shock di violenze su
persone non autosufficienti, per molti versi siamo moralmente tutti
complici.
È però deprimente pensare che “L’Anziano”, persino in una tribù indiana,
era ed è considerato un capo, una ricchezza, invece per la società
moderna (dicasi anche civile) è solamente un peso, un costo.
Giuliano FasolinoPresidenteCdASIRTE
SocietàItalianaResidenzeTerzaEtà
6uisTimes
“rinchiuderlo” in una struttura idonea all’assistenza ai non autosufficienti,
Secondo dati recenti, nel mondo fra cinquanta anni gli anziani saranno un esercito di un miliardo e mezzo di persone. In Italia, che gode il primato di essere il Paese più vecchio d’Europa, i dati
ISTAT evidenziano come la “speranza di vita”
della popolazione italiana sia raddoppiata nel
corso dell’ultimo secolo, facendo attestare la
vita media intorno ai 77 anni per gli uomini e
agli 83 anni per le donne, e come la popolazio-
ne ultrasessantacinquenne, considerata quale
popolazione anziana, sia progressivamente au-
mentata rispetto alla popolazione complessiva.
Gli anziani hanno raggiunto, infatti, quota
10.500.000, il 18% della popolazione, passando
dal 9,5% del 1961 al 15,3% del 1991, e si pensa
che nel 2020 saranno destinati a raggiungere e
superare il 23 per cento della popolazione to-
tale. In Italia, dunque, con un’attesa di vita di
85 anni, dovremmo considerare veramente
anziano solo chi ha superato i 75 anni di età.
Sarebbe dunque molto meglio parlare di “età
matura” (in quanto il termine “anziano” ha da
sempre una connotazione negativa), che per le
donne comincia con la menopausa e per gli uo-
mini con il pensionamento, e si protrae fino ai
75 anni. Poi inizia la “quarta età”, che è la vera
vecchiaia.
L’età matura, per la maggioranza degli uomini
e delle donne, potrebbe essere il momento del
massimo splendore, se non a livello biologico,
sicuramente dal punto di vista culturale e in-
tellettuale. Infatti, la terza età, potrebbe dimo-
strarsi un periodo piacevole della vita, in cui
finiti gli impegni di lavoro e sistemati i figli, si
potrebbe pensare un po’ più a se stessi. A patto
di essere riusciti a mantenere corpo e mente in
buona forma. Un traguardo che si raggiunge cu-
rando il proprio stile di vita fin da giovani.
Secondo gli esperti, per rimanere giovani il più
a lungo possibile, vi sono delle piccole regole
Innanzitutto è bene per chi fuma smettere di
fumare: i fumatori vivono in media dai 5 agli 8
anni in meno rispetto a chi non fuma. Inoltre
dormire almeno sette ore per notte, in quanto
la ghiandola pineale, posta alla base del cervel-
lo, produce melatonina, una sostanza capace di
rallentare gli effetti negativi dei radicali liberi,
responsabili dell’invecchiamento.
Bisogna tenere in allenamento il fisico, fa-
cendo esercizio fisico per almeno tre volte a
settimana, ma soprattutto mantenere conti-
nuamente il cervello in piena attività. L’attività
cerebrale è infatti il metodo migliore per con-
trastare l’invecchiamento e l’esercizio mentale
è il nutrimento fondamentale. Dunque, leggere
libri, quotidiani e coltivare interessi culturali,
in quanto esiste un nesso fra livello di cultura e
qualità della vita in età avanzata.
Un altro aspetto importante per combattere
l’invecchiamento è quello di non rinunciare a
fare l’amore, poiché il sesso non invecchia, e
non è affatto vero che il desiderio diminuisca
con l’età ma, anzi, si manifesta in modo più in-
tenso. Dal punto di vista dell’alimentazione, è
necessario ridurre i grassi animali nella dieta,
per evitare la comparsa dell’arteriosclerosi e
delle malattie cardiovascolari ed aumentare il
consumo di frutta e verdura, in quanto le sco-
rie vegetali agevolano il transito intestinale e
riducono la comparsa di diverticoli.
È bene anche evitare l’uso eccessivo di farma-
ci, poiché le medicine si accumulano più facil-
mente nell’organismo dell’anziano e, assunti
frequentemente, possono creare più danni
che benefici. Inoltre sottoporsi a controlli me-
dici periodici dell’apparato cardiovascolare,
dell’utero, della prostata e dell’intestino, per
prevenire o scoprire tempestivamente l’insor-
genza di una qualche patologia.
È importantissimo non isolarsi mai, partecipan-
do attivamente alla vita della famiglia oppure,
se si vive soli, iscriversi a delle associazioni, fare
del volontariato, in modo da arricchire gli altri
con la propria esperienza e saggezza e, nel con-
tempo, combattere la depressione, perché in-
vecchiare bene dipende anche dagli interessi
coltivati e dall’amore per gli altri.
Terzaetà:sempredipiù,semprepiùgiovani!
10 regole per mantenersi giovani!
1. Mangia poco, vario e magro! Hai bisogno di una dieta equilibrata con molta frutta e verdura. Consuma con moderazione cibi grassi, panna, burro, zucchero e dolci. Cerca di non aumentare di peso. Se sei già obeso, segui una dieta dimagrante fino a raggiunge-re il peso giusto.
2. Ama la vita e gli altri: i rapporti umani sono importanti a qualsiasi età!
3. Esercita la mente, mantenendo l’attività intellettiva vivace e creativa!
4. Muoviti e fai esercizio fisico costante-mente!
5. Se fumi, smetti subito! Il fumo sviluppa gravi malattie come il cancro ai polmoni e al-cune cardiopatie, e aumenta la produzione di radicali liberi.
6. Consulta periodicamente il tuo medico curante.
7. Tieniti occupato! Infatti rimanere attivi attraverso un’occupazione che dia soddisfa-zione, è importante per sentirsi soddisfatti della propria vita!
8. Non abusare di farmaci! Infatti assunti frequentemente, possono causare più danni che benefici.
9. Pensa positivo! Avere rimpianti peggio-ra solamente lo stato d’animo. Avere sogni e progetti, invece, fa guardare il futuro con ottimismo!
10. Se bevi alcool, fallo con moderazione! In media non più di due bicchieri al giorno di vino.
7uisTimes
più
La memoria non è più quella di una volta, faccio fatica a ricordar-mi di quello che ho mangiato ieri sera, ma mi ricordo bene di quando ero una bambina. Mi chiamo Vincenzina Bistolfi, sono nata in una casetta di campagna a Prasco, un piccolo borgo in provincia di Alessandria, e sono stata una bambina al tempo della guerra.
La mia era una famiglia semplice, i miei genitori erano piccoli proprietari
terrieri e quindi il tempo lo si passava lavorando la terra. I figli erano la ri-
sorsa principale, perché significavano braccia in più per lavorare i campi.
Io sono la terzogenita, ed essendo la più piccolina, sono sempre stata
coccolata prima dai miei genitori e poi da mio fratello e da mia sorella.
La fortuna di essere nata per terza mi ha dato la possibilità di frequentare
la scuola, nei campi c’erano già i miei fratelli che aiutavano, quindi io ho
potuto frequentare la scuola fino alla sesta classe; per chi è nato nel 1915
come me era un grande traguardo, basti pensare a quali fossero i tassi di
analfabetismo in Italia dopo la guerra.
Ho avuto persino la possibilità di frequentare una anno il collegio ad Alba,
che però, a dire la verità, non mi ha molto soddisfatto a livello di insegna-
mento. Si studiava poco l’aritmetica, che era la mia materia preferita.
Di amici della mia infanzia me se sono rimasti molto pochi, anche perché
io, al contrario di quello che hanno fatto quasi tutte le ragazze che studia-
vano con me, non mi sono mai sposata e non ho mai avuto una famiglia
mia con figli miei.
Al contrario di loro ho sempre desiderato continuare a vivere con i miei
genitori. Infatti, dopo aver finito la sesta classe, ho passato qualche anno
in casa con la mamma ad aiutarla nelle faccende di casa, con l’aggiunta di
alcuni lavori nella vigna di mio padre. Poi, con il tempo, ho trovato lavoro
in una fabbrica di guanti di Genova.
É il lavoro che ho fatto fino al momento del pensionamento, e sincera-
mente mi è sempre piaciuto.
La mia vita era questa: sveglia alle tre e mezza del mattino per prendere
uno dei primi treni che portavano a Genova, il lavoro nella fabbrica, e il
ritorno sempre in treno alla sera tra le diciannove e le venti.
É stata una vita semplice, lo so benissimo, ma sono sempre stata circon-
data dall’affetto dei miei genitori e dei miei fratelli, che tra l’altro mi han-
no regalato tanti bei nipotini.
Solo adesso mi accorgo di quanto mi sia pesante la mia solitudine, ma
sinceramente da quando sono in questa struttura (n.d.r. RSAMons.Ca-
pra di Acqui Terme) ho sempre qualcuno con cui chiacchierare e a cui
raccontare i miei acciacchi. Ma ho iniziato parlandovi della guerra...
La guerra per tutti noi è iniziata in un pomeriggio di inizio estate con una
voce alla radio. Era la voce di Mussolini che, con il suo discorso alla Na-
zione, comunicava l’ingresso dell’Italia nel Secondo Conflitto Mondiale a
fianco della Germania.
Il ricordo più vivido che ho del periodo della guerra è l’aereo Pippo. Si
trattava in realtà di un Caccia Americano: il RepublicP47Thunderbolts,
che passava quasi ogni sera su tutto il Piemonte.
Noi, fortunatamente, abitando in zone di campagna, raramente eravamo
oggetto di attacchi aerei, ma ricordo che dovevamo ogni sera coprire i
vetri delle finestre con la carta blu, per non far filtrare la luce all’esterno.
Coprire i vetri di carta per noi bambini era quasi un gioco, ma sapeste
come mi spaventava il boato assordante di “Pippo” quando passava nel
IricordidiVincenzina...
Aerei da caccia notturna P-47 Republic Thunderbolt comunemente chiamati “Pippo“
Vincenzina insiema al nipotino
8uisTimes
Vipiacerebbecheviraccontassilamiainfanzia?Sapestequantotem-po è passato, sono quasi arrivataallasogliadeicent’anni,sapete?!
cuore della notte. Per farmene avere meno paura mio fratello mi diceva
di chiamarlo “Pippetto”, ma quel rumore non mi è mai diventato simpa-
tico.
Anche la vita di tutti i giorni era diversa in tempo di guerra. Il mio era un
piccolo paese, dove però bisognava convivere sia con i tedeschi che già
occupavano il nostro territorio, sia con i rivoltosi, cioè coloro che si ribel-
lavano al regime: i partigiani. Io mi sentivo piccola piccola, e inadeguata
ai discorsi dei grandi, tutti sembravano avere ragione quando esprimeva-
no le proprie idee, ma bisognava stare attenti a non prendere le parti di
nessuno, perché altrimenti si rischiavano le botte e i rastrellamenti. Era
la libertà che ci mancava, la possibilità di parlare apertamente, commen-
tare le notizie della radio, dei giornali, senza avere la paura che qualcuno
ascoltasse e potesse riferire a chi di dovere. A noi bambini mancava la
libertà di giocare, non potevamo mai allontanarci dalle nostre case e la
sera dovevamo starcene chiusi in casa.
Sinceramente c’era anche un altro tipo di libertà che mancava molto a
tutti: la possibilità di comprare generi alimentari! Con il razionamento
alimentare imposto dal regime fascista ogni famiglia era stata provvista
di una tessera, su questa tessera erano indicati nome e cognome del ca-
pofamiglia e le persone a suo carico. Con questa poi si andava al panificio
per farsi consegnare la razione di pane che spettava.
Con il continuare della guerra è aumentata sempre di più la quantità de-
gli alimenti razionati: la carne e il pesce erano quasi introvabili. Fortuna-
tamente la mia famiglia aveva la terra che ci aiutava con patate, zucche e
tutto quello che si poteva coltivare, senza avere problemi con i tedeschi.
L’introduzione della tessera nelle famiglie non fece altro che aumentare il
mercato nero. Si era infatti creata una fitta rete di scambi di generi di pri-
ma necessità tenuta all’oscuro dei tedeschi. Questo, però, aveva portato
i prezzi degli alimenti a livelli altissimi; noi, ripeto, abitando in campagna
non avevamo grossi problemi, ma chi invece viveva in città non aveva
nessuna fonte di sostentamento. Quanta fame hanno patito gli italiani!
Ricordo che i miei genitori scambiavano la farina con il petrolio per la
lanterna.
I primi giorni di dicembre, quando comincia a fare freddo, nelle famiglie
contadine si uccideva il maiale. Il maiale è sempre stata una grande ri-
sorsa, perché è un animale di cui si riesce ad utilizzare quasi ogni parte,
e noi che lo avevamo, eravamo considerati dalle altre famiglie quasi dei
benestanti.
Ricordo un inverno in particolare, in cui appena finita la macellazione
del maiale, sono arrivati i partigiani (affamati come lupi) che ci hanno
portato via tutta la carne.
Dopo poco sono arrivati i tedeschi, e anche loro cercavano il nostro ma-
iale per portarselo via.
I giorni passavano quasi tutti uguali gli uni agli altri, ormai le privazioni
erano entrate a far parte della nostra vita quotidiana. Poi è arrivato il 13
ottobre del 1943, giorno in cui il l’Italia ha dichiarato guerra alla Germa-
nia e si è schierata dalla parte degli americani, ma non crediate che ci sia-
no stati tanti cambiamenti per noi! Per noi tutto è rimasto quasi uguale: i
tedeschi che occupavano le nostre case e i partigiani che continuavano a
nascondersi e a fare attentati ai tedeschi. Poi finalmente, nella primavera
del 1945, è arrivata la pace.
Non posso descrivere la gioia che si provava nel coltivare la propria terra
senza le imposizioni di nessuno. Sono stati anni difficili, la povertà non si
cancella in un giorno, ma sapevano che la nostra situazione potevamo
solo migliorarla, perché peggio della guerra non c’è niente.
Ecco, quello che io ho imparato da piccola è che non esiste nella guerra
chi è buono e chi è cattivo. Io non ho visto persone cattive, io ho solo
visto soldati che eseguivano gli ordini che venivano loro imposti; ma quei
soldati che a noi facevano tanta paura, a loro volta aveva il terrore negli
occhi: il terrore di non tornare mai più a casa a baciare i propri figli.
Io sono solo una povera signora anziana che, in seguito ad una brutta
caduta, non riesce più ad essere autonoma, ma vorrei che i giovani stu-
diassero gli anni del fascismo in Italia, vorrei che la scuola parlasse non
solo degli effetti che le guerre hanno sui governi, ma anche degli effetti
che le guerre hanno sui popoli, sulle persone.
Sono cose che chi ha vissuto non dimenticherà mai, e sono cose che
tutti quanti vorremmo non accadessero mai più in nessuna parte del
mondo.
Elisa GarinoAnimatriceRsaMons.Capra
AcquiTerme(AL)
Chiesa di San Francesco Acqui Terme (AL) - XIX secolo
Castello di Prasco (AL) XII Secolo
9uisTimes
del maiale, sono arrivati i partigiani (affamati come lupi) che ci hanno
Intervista al Prof. Luigi SchubertSpecialistainGinecologiaedOstetriciainMilano
www.gravidanzaonline.it/medico_risponde/cv/schubert.html
10uisTimes
Professor Schubert, a che età si mani-festa l’ultimo flusso mestruale?Mediamente l’ultima mestruazioneavvienetrai50ei52anni.Siparladimenopausaprecocequandosimanifestapri-
madei45anni,tardivasesipresentadopoi55.
L’etàmenopausicaèandataprogressivamente
aumentando nell’ultimo secolo. Nell’800 com-
pariva infattiattornoa40-45anni.A45anni,
nelsecoloscorsounadonnaeragiàconsiderata
anziana.Oggi, invece, a 50 anni, essendo au-
mentatalavitamedia,ladonnahainnanziasé
ancora30-35annidiaspettativadivita.Difficile
direqualisianolecausedelfenomeno;proba-
bilmente le migliori condizioni di vita, conse-
guenzaalorovoltadeiprogressiscientificidel
ventesimosecolo.
Perché questo particolare periodo nella vita
di una donna viene comunemente chiamato
“menopausa”?
Permenopausasi intende“ultimamestruazio-
ne”, ossia l’evento fisiologico che segna nella
donna il termine dell’età fertile, cioè il venir
meno dell’attività ovarica, in cui le ovaie non
produconopiùfollicolienonproduconopiùgli
estrogeni, cioè gli ormoni femminili principa-
li, lacuiconseguenzapiùvistosaèappunto la
scomparsa delle mestruazioni. Per climaterio,
invece,siintendeilperiodocheprocedeesegue
quest’ultimo flusso. Quindi il climaterio com-
prende: premenopausa, menopausa e post-
menopausa.
Quali trasformazioni avvengono negli organi
genitali di una donna?
Il più importante cambiamento è quello che
avvienea livelloormonale,chedeterminaalla
finelamenopausa.Nonessendovipiùnéovu-
lazionenéproduzionediestrogeni,acausadi
unaprogressivaostruzionedellepiccolearterie
che normalmente nutrono il tessuto ovarico,
l’endometrio che riveste all’interno la cavità
Menopausa:Nondareanniallavita,mavitaaglianni!
IlProfessorSchubert,direttorepervent’annidelCentroperlostudioelacuradellamenopausapressolaClinicaMangiagallidiMilano,cispiegacomeladonnadioggipossasuperareconcoscienzaeserenitàl’etàcriticadellamenopausa,prevenendoconcureadeguatetuttelealterazionichealtrimenticondurrebberoaunasenilitàprecoceeall’invalidità.Eppure,conledovuteprecauzioni,anchedaquestaesperienzasipossonoricava-renuovefontidigioia…
uterina,nonproliferapiù,quindinonsisfalda,
ediconseguenzavieneamancarelamestrua-
zione. Inoltre la vagina si assottiglia, la vulva
si raggrinzisce e possono insorgere disturbi
caratteristicidiquestoperiodo,comeunacer-
ta secchezzadellamucosaodoloredurante il
rapportosessuale.
Qual è il periodo della premenopausa?
Comediceilnome,èilperiodocheprecededi
qualche anno la menopausa vera e propria.
Può avere una durata molto varia; dipende
insommadadonnaadonna (3-4-5anni)edè
caratterizzato da irregolaritàmestruali provo-
catedalfattochel’ovulazione,ossialamatura-
zionedell’ovulo,èspessodifettosaoaddirittura
mancante.Mancandol’ovulazionenonsiforma
nell’ovaia quella caratteristica formazione che
èil“corpoluteo”,deputataallasintesidelpro-
gesterone, che è l’ormone della seconda fase
del ciclomestruale. Gli estrogeni, quindi, non
più bilanciati dal progesterone, aumentano i
propri effetti;eccoquindidolorial seno,flussi
mestrualiirregolarie,alivellopsicologico,una
certainstabilitànell’umore.Mal’equilibrioneu-
ro-vegetativovieneingeneremantenuto.
La menopausa può essere considerata una
malattia?
Da un punto di vista strettamente scientifico
direi di no, essendo un evento fisiologico. In
effetti,però, ilmedicoattento,ovesi trovida-
vantiafenomeniqualigravidepressionipsichi-
che,osteoporosiecosìvia,deveconsiderarela
menopausa come la causa principale di quel
dato disturbo e comportarsi di conseguenza,
inviandolapazientedallospecialista.Natural-
mentel’impattoconlamenopausapuòvariare
da donna a donna, specialmente per quanto
riguarda i disturbi soggettivi (vampate di ca-
lore, statidepressivi).Ma idisturbimetabolici
(depauperamentoosseo,lesionivascolari)sono
semprepresentiancheselatentiedimostrabili
obiettivamentesolocondeterminatiesami.La
menopausanon è unamalattia,maungrave
problemasociale,perchéinteressasicuramente
unapartecospicuadellapopolazioneattiva.
Che cosa succede esattamente quando una
donna entra nel periodo critico?
Già ho detto quello che succede nella preme-
nopausa, che pur fa parte di questo periodo
critico.Lacrisiveraarrivanelmomento incui
gliestrogenihannounbruscocalo.L’endome-
trio diventa atrofico e cessa la mestruazione.
Maquelcheèpiùgraveèchetuttol’organismo
pareatrofizzarsi(cute,mucosa,ossaemuscoli).
L’ipofisinonèpiùfrenatadagliestrogenieim-
metteingranquantitàisuoiormonidettiFSHe
LH.Neseguealivelloipotalamico(nucleoposto
al di sopradella ipofisi e alla basedel cervel-
lo)uno sconvolgimentoneuroendocrino che si
riflettesuicentritermoregolatori.Eccoallorale
famosevampatedicalore.
Da cosa capisce una donna che questo periodo
è imminente?
Ilprimocampanellod’allarmesimanifestaal-
lorquando la donna comincia ad accusare ir-
11uisTimes
popolazione attiva.
regolarità del ciclo (emorragie omestruazioni
irregolari) edunacerta instabilitàpsichica. Se
la paziente soffriva in precedenza di dolori al
seno, noterà in questo periodo un’accentua-
zione di tale disturbo, dovuto ad un aumento
relativodegliestrogeni.Unaltrodato,poi,che
ladonnadevetenerpresenteèl’etàdellame-
nopausadellapropriamadre.Siè infattivisto
chequest’etàèereditaria,percuipotràpreven-
tivamenterivolgersiallospecialista.
Sono più difficili da curare i malesseri fisici o
psicologici?
Indubbiamenteèpiùfacilecurare ilmalessere
fisico. Infatti,normalmentequando ci si trova
davanti a gravi disturbi psichici nella meno-
pausa o post-menopausa, un’accurata ricerca
anamnesticadimostrachesitrattasolitamente
distatipsichicipreesistenticheconlacompar-
sa della menopausa hanno subito un aggra-
vamento.Inoltre, ilcuranteinquesticasideve
considerareilquadrosocialeincuivieneadin-
serirsiquestodisturbo.Versoi50anni,ladonna
spessovieneatrovarsisola:ilmarito,all’apice
della carriera, è impegnato nel lavoro; i figli
ormai indipendenti omagari fuori casa. Que-
stisonoalcuniesempi,maesistonomoltealtre
situazioni frustranti, che possono complicare
enormementeilquadro.Sicomprendequindila
necessitàdiunacollaborazionetrailmedico,lo
psicologoel’assistentesociale.
Quali sono i disturbi della post-menopausa?
Esistonoduegeneridisintomi:sintomisogget-
tivi(quelliavvertitisolodalladonna)esintomi
obiettivi,rilevabilidalmedicocurante.Traisin-
tomisoggettiviinprimafilastannolevampate
dicalore,chepossonodurareunpaiod’anni,e
nondiradofinoa5-10anni;poivisonolece-
faleeelevertigini.Infinetraisintomisoggettivi
vièladepressionepsichicache,puressendopiù
rara,èanchepiùdifficiledacurare.
Tra la sintomatologiaobiettiva ricorderò l’adi-
posità eccessiva o la magrezza, la secchez-
za vaginale con difficoltà al raggiungimento
dell’orgasmo, la tachicardia notturna spesso
in corrispondenza con le vampate di calore e
l’estremafacilitàallefrattureosseedovutaalla
decalcificazionedelle stesse (osteoporosi).Esi-
ste poi una patologia particolare ai genitali,
legataalladeficienzadeimezzidi sostegnodi
vescica,uteroeretto,chesimanifestaconpro-
lassodiquestitreorgani.
Cambia qualcosa nei rapporti sessuali?
Durante la premenopausa si osserva un lieve
aumentodellalibidoeunachiarafacilitazione
della capacità all’orgasmo. Questo è dovuto
probabilmenteall’aumentorelativodegliestro-
geni.Quandosihalamenopausaesihailcrollo
degliestrogeni,lamucosa
vaginaletendeadiventare
secca e irritabile, sicché
i rapporti sessuali diven-
tano dolorosi. Ma i veri
problemiinquestocampo
sonodiordinepsicologico;
l’ansietàpuòfartempora-
neamenteperdereilpiace-
re del rapporto sessuale.
Pazienza e gentilezza da
parte del partner sono il
primo sostegno per supe-
rare questo periodo cri-
tico. Quindi, se il legame
affettivoesessualeèsoli-
do,irapportinonvengono
modificati dal climaterio,
anche sediventanomeno
frequenti.
Nel periodo immediatamente precedente la
menopausa può la donna rimanere incinta?
Nonèfacile,maoveaccada,diventaunproble-
maassaigrave,essendosolitamente lagravi-
danzaintaleperiodonondesiderata.Inutile,mi
pare, spiegarne le ragioni. Fatto è che spesso
lospecialistasitrovaindifficoltànelconsigliare
unmetodocontraccettivo.Saràopportunouno
studio attento del quadro ormonale della pa-
zienteepoicisipotràorientareversolapillola
olaspiraleintrauterina(IUD).
Esiste la possibilità che una donna si prepari
al climaterio?
Ilprolungamentodelladuratadellavitamedia
apreogginuoveprospettiveadunadonnache
siavvicinaalclimaterio.Untempoeral’avvici-
narsi al termine della vita, oggi è l’avvicinarsi
ai lunghianniche ladonnapuòdedicareasé
stessa.Primaditutto,quindi,ladonnasullacin-
quantinadevevagliareivantaggichel’etàdel
climaterio offre: più tempo libero, esperienza,
maturità.Poi,sapereesattamentecos’èquesto
climaterio,conosceretuttiidisturbicheposso-
noesserecuratieinparte,ototalmente,scom-
parire. Inquestorinnovatoequilibriopotràaf-
frontareserenamentegliannidellamenopausa
affidandosifiduciosamenteallospecialista,che
dovràseguirlaconleopportuneterapie.
12uisTimes
È vero che un prolungato trattamento con
estrogeni aumenta il rischio di ammalarsi di
cancro all’utero?
Ilrischioesistesesipraticaunaterapiasostitu-
tivaormonale senza controllomedico e senza
una selezione preventiva dei casi. Infatti, nu-
merosistudirecentihannoesclusotalerischio,
anzi, indicano il contrario. In effetti, queste
pazienti controllate ambulatorialmente e pe-
riodicamente,possonocurarsi conestrogenie
progesterone per 10-15 anni senza che insor-
gano complicazioni gravi, riuscendo quasi an-
cheadevitare legravimenomazioni prodotte
adesempiodall’osteoporosi(diminuzionedella
staturafinoa15centimetri,incurvamentodella
colonnavertebrale,frattureosseespessomor-
tali).
È indispensabile che al medico vengano riferiti
anche i sintomi più insignificanti?
Certamente. Spesso un piccolo segno può es-
sereindiziodiunfattogravissimo.Ricordo,per
citare un esempio, unapaziente che si rivolse
pressoilnostrocentroperlacuradellameno-
pausa. Durante la visita questa paziente, che
erainmenopausadaottomesi,ammisediaver
avutoungiornounaperditadisanguelievissi-
ma.Ilfattociinsospettì.Quindieseguimmoun
prelievodellamucosauterina,efucosìchefu
scopertouncancroall’utero.Appenaintempo
persalvarlelavita!
Professor Schubert, mi permetta un’ultima
domanda. Quando può dirsi del tutto concluso
questo particolare momento della vita di una
donna?
Possiamopreventivarecirca15-20annidicon-
trolliediterapia.Compitodellaprevenzioneè
nondareanniallavita,mavitaaglianni.Per
taleragionetrovosbagliatoporredeilimitialla
terapiaestrogeno-sostitutiva.Talunipropongo-
no una somministrazione ormonale che non
vadaoltreicinqueanni,finoadun’etàmassima
di60anni,paventandorischioncologiciper la
mammella.Penso invecechedi fronteaduna
graveosteoporosisidebbaprocedereoltre,an-
che in etàavanzata. Sono in corso ricerche in
quest’ambitoeparechedaiprimirisultati,an-
cheindonnedioltre70anni,sisianoavutidati
confortanti con remissione dell’osteoporosi.
Dunque,lecurenonavrannosicuramenteritar-
datonélamenopausanél’invecchiamento,ma
ne avranno influenzato beneficamente i loro
aspetti esteriori ed interiori. Avranno sicura-
mentemiglioratolaqualitàdellavitaeavranno
permessoalledonnediaffrontareserenamente
lasenilità.
Marco FasolinoDirettoreResponsabileQuisTimes
Menopausa e Andropausa in pillole
di Redazione
Menopausa: le vampate di calore causa dell’insonnia
Vampate di calore, cefalea, oscillazioni del tono dell’umore e, non di rado, insonnia sono i sintomi che caratterizzano la vita di milioni di donne nel corso della menopausa. Alcuni ricercatori del Dipartimento di medicina della Stanford University hanno condotto uno studio osservazionale per individuare la cause pro-prio dell’insonnia cronica (quella che persiste continuativamente per almeno sei mesi), la cui origine – in questa fascia di popolazione – era stata attribuita a svariati fattori.Dall’indagine – che ha riguardato circa 1000 donne in età perimenopausale, pubblicata su un recente numero degli Archives of Inter-nal Medicine – è risultato che, pur essendo influenzata da altri fattori, nell’insorgenza dell’insonnia cronica in menopausa è determi-nante il ruolo delle vampate di calore: essa è infatti presente nell’81% delle donne che sof-frono di vampate di calore particolarmente in-tense e frequenti.Lo studio, osservano i ricercatori, ha rilevanza clinica, in quanto da esso consegue che, per porre rimedio all’insonnia, è più importante prestare una maggiore attenzione al controllo farmacologico delle vampate di calore piutto-sto che cercare di aggredire direttamente l’in-sonnia con sonniferi o ansiolitici, spesso senza esito.
Menopausa: Un esame del sangue svela a quanti anni avverrà
Di recente è stato scoperto che attraverso un esame del sangue si potrà prevedere con largo anticipo l’età in cui si manifesterà la menopau-sa in una donna.A fare questa scoperta sono stati i ricercatori dell’Università di Teheran che hanno sviluppa-to un metodo in grado di prevedere l’età della menopausa con un margine di errore di massi-mo quattro mesi.La ricerca è stata condotta su 266 donne, di età compresa tra i 20 e i 49 anni dall’Università di Scienze Mediche di Teheran, i quali sono riu-sciti a misurare la concentrazione di un ormo-ne prodotto dalle cellule delle ovaie, l’ormone antimulleriano (Amh), che controlla lo sviluppo dei follicoli nelle ovaie da cui si sviluppano gli ovociti, e questo ha fatto ipotizzare ai ricerca-tori che l’Amh può anche essere utilizzato per misurare la funzionalità ovarica.Misurando quindi la concentrazione di Amh nelle varie età di una donna, si potrà stabilire l’età in cui sopraggiungerà la menopausa.
Andropausa: anche per gli uomini la terapia ormonale
Gli uomini affetti da andropausa dovrebbero sottoporsi a terapia ormonale. L’andropausa, che colpisce il 50% degli uomini intorno ai 50 anni, è caratterizzata dagli stessi sintomi della menopausa (sudorazione notturna, depressio-ne, irritabilità, perdita del desiderio sessuale, osteoporosi ed impotenza) ed è accompagnata da bassi livelli di testosterone, ormone respon-sabile di quegli stessi disturbi che affliggono le donne in menopausa. La diagnosi dell’andro-pausa è resa più difficile dal fatto che gli uomini fanno fatica ad ammettere di essere malati. Ma alcuni pazienti, ai quali è stata somministrata la terapia ormonale sostitutiva a base di testoste-rone, hanno assistito alla scomparsa di quasi tutti i sintomi tipici della menopausa maschile.
13uisTimes
Il problema dell’invec-chiamento del ma-schio adulto (il
termine scienti-
fico per definirlo
è aging male),
ha sempre costituito nei secoli, un punto no-
dale di interesse scientifico, letterario e sociale.
Già Cicerone nella sua opera filosofica De Se-
nectute, scritta nel 44 a.C., con pacate argo-
mentazioni, prende in esame le critiche comu-
nemente rivolte alla vecchiaia, oggi si direbbero
“i luoghi comuni”, e le confuta, con esempi trat-
ti dalla storia greca e romana. “…Ilvecchio,non
faràquellochefannoigiovani,mafamoltodi
piùemeglio.Nonconleforze,nonconlapre-
stezzaeconl’agilitàdelcorposifannolegrandi
cose,macolsenno,conl’autorità,colpensiero;
dotiquestedicuilavecchiezzadisolitononsolo
nonsispoglia,maanzisiarricchisce“.
Oggi, nell’era del Fitness e Wellness (forma fisi-
ca e benessere psico-fisico), dovremmo consi-
derare questo periodo più o meno lungo della
vita del maschio adulto, come un tempo in cui
aspetti genetici, socio-ambientali, patologie
concomitanti e relative terapie, insieme allo
stesso inesorabile passare degli anni, determi-
nano “mutamenti” anatomici e funzionali in
tutto l’organismo che oggi conosciamo e pos-
siamo controllare, anche se è estremamente
complesso definire cosa si intende per “aging
male”, in quanto non è possibile individuare
come nelle donne dei parametri e riferimenti
precisi.
Nella donna, infatti, il processo è piuttosto ra-
pido e solitamente avviene attorno ai 50 anni,
nell’arco di alcuni mesi o di qualche anno. Alla
base di tutto nel sesso femminile c’è che la pro-
duzione ovarica di estrogeni, gli ormoni sessuali
femminili, si riduce nettamente ed in maniera
brusca. Si determinano dapprima delle altera-
zioni della normale ciclicità mestruale fino alla
successiva completa scomparsa dei cicli (da
cui il termine menopausa), successivamente o
concomitantemente compaiono i cambiamenti
fisici e psicologici che le donne conoscono bene
(leggi articolo sulla menopausa a pag. 6).
Anche negli uomini avviene un calo della pro-
duzione di testosterone, l’ormone maschile
per eccellenza, da parte dei testicoli, l’organo
che ne produce in maggior quantità. Solo che
questa progressiva riduzione di testosterone è
molto più lenta e graduale e può determinarsi
nell’arco di decine di anni. Questa lenta dimi-
nuzione può determinare modificazioni a livello
fisico e mentale; il loro insorgere è molto sfu-
mato e non sempre viene rilevato.
Quindi termini “giornalistici” quali
“menopausa maschile”, “an-
dropausa”, per correlare
questo periodo della
vita dell’uomo alla
menopausa femmi-
nile, appaiono im-
propri, perché non
esiste, in questi ter-
mini, un qualcosa di
analogo nel maschio, in
quanto le capacità ripro-
duttive dell’uomo possono
durare, teoricamente, fino
alla sua morte (esistono esempi
celebri come quello di Charlie Cha-
plin che ebbe l’ultimo dei suoi 8 figli
dopo gli 80 anni).
Quindi oggi si preferisce definire
questo periodo del climaterio
maschile con l’acronimo in-
glese LOH (Late-Onset Hypo-
gonadism = Ipogonadismo
insorto in tarda età) per
sottolineare come tutto
quello che accade al maschio in questo periodo
della sua vita sia da correlare alla progressiva
insufficiente produzione di testosterone da par-
te delle gonadi maschili.
Dopo i 45-50 anni la produzione di questo or-
mone nell’uomo cala progressivamente, la sua
azione non è legata esclusivamente alla funzio-
ne sessuale e riproduttiva del maschio, ma gio-
ca un ruolo importante nel metabolismo e nella
funzione di numerosi organi ed apparati.
Ecco quindi che una carenza della produzione
di testosterone e degli androgeni si può presen-
tare con una sintomatologia molto variabile per
cui a volte può risultare difficile fare una dia-
gnosi precisa.
Gli organi ed apparati dove l’azione del testo-
sterone è fondamentale sono: il sistema
scheletrico, quello muscolare,
il Sistema Nervoso Centra-
le, il sistema cardiocir-
colatorio, il sangue
con i suoi elementi
figurati, la cute,
il grasso corpo-
14uisTimes
Andropausa:mitoorealtà?
nuzione può determinare modificazioni a livello
fisico e mentale; il loro insorgere è molto sfu-
mato e non sempre viene rilevato.
Quindi termini “giornalistici” quali
maschile”, “an-
”, per correlare
questo periodo della
vita dell’uomo alla
mini, un qualcosa di
analogo nel maschio, in
quanto le capacità ripro-
duttive dell’uomo possono
durare, teoricamente, fino
alla sua morte (esistono esempi
celebri come quello di Charlie Cha-
plin che ebbe l’ultimo dei suoi 8 figli
Quindi oggi si preferisce definire
questo periodo del climaterio
maschile con l’acronimo in-
Late-Onset Hypo-
= Ipogonadismo
insorto in tarda età) per
sottolineare come tutto
gnosi precisa.
Gli organi ed apparati dove l’azione del testo-
sterone è fondamentale sono: il sistema
scheletrico, quello muscolare,
il Sistema Nervoso Centra-
le, il sistema cardiocir-
colatorio, il sangue
con i suoi elementi
figurati, la cute,
il grasso corpo-
reo, il sistema sessuale e riproduttivo.
Se il testosterone manca o è carente, potremo
perciò avere disturbi in tutti questi apparati.
Potremo avere alterazioni dell’umore e della
funzione cognitiva, con facile irritabilità, ner-
vosismo, aspetti depressivi, insonnia, sensa-
zione di malessere generale, vampate di calore
e rossore al viso, sudorazione profusa. Inoltre
scarsa capacità di concentrazione, deficit della
memoria a breve termine, carenza di energia e
forza fisica, riduzione del desiderio sessuale e
della capacità di ottenere e mantenere l’erezio-
ne, riduzione del volume dell’eiaculato. Si pos-
sono rilevare anche perdita di
forza muscolare, facile stan-
cabilità, diminuzione della
massa muscolare, aumento
del grasso a livello addomina-
le, osteoporosi con maggiore
rischio di fratture.
Altri effetti metabolici della
carenza di androgeni sono
rappresentati da riduzione
del colesterolo buono (HDL),
e aumento del colesterolo
cattivo (LDL) con conseguen-
te aumento del rischio di pa-
tologie cardiovascolari.
Quindi i danni da mancanza
di testosterone possono es-
sere tanti per l’organismo del
maschio.
Non esiste un test specifico
per la diagnosi di sindrome
da carenza di androgeni del
maschio in età avanzata. Il
riscontro di bassi livelli di testosterone nel san-
gue non è sufficiente per definire la sindrome,
in quando devono essere presenti anche uno o
più sintomi clinici.
Circa il 60-70% del testosterone circolante è
legato ad una proteina, la globulina legante gli
ormoni sessuali (SHBG). Il legame con protei-
ne è un sistema comune per il trasporto degli
ormoni nel sangue. L’ormone legato alla pro-
teina è inattivo; l’attivazione si determina con
la rottura del legame, un processo che avviene
costantemente nel circolo sanguigno. Gli uomi-
ni di età avanzata, gli etilisti e i pazienti con ipo-
tiroidismo producono grandi quantità di SHBG,
riducendo così il tasso di testosterone “libero”.
Il rimanente 30-40% del testosterone circo-
lante forma un legame più debole con un’altra
proteina, l’albumina. Anche il testosterone le-
gato all’albumina è inattivo; pertanto, il testo-
sterone libero costituisce solo l’1-2% circa del
totale.
La determinazione del testosterone totale
è, quindi, poco affidabile, mentre quella del
testosterone libero è molto costosa e viene
eseguita soltanto in pochi centri. Oppure se si
conosce il valore del testosterone totale e della
SHBG, si può estrapolare la percentuale del te-
stosterone libero con una formula matematica
specifica.
Da tutto quello che abbiamo riportato è chiaro
che se ci troviamo di fronte ad un uomo con
una LOH, cioè con uno o più dei sintomi sopra
riportati con dei valori di testosterone libero
bassi, dovremo utilizzare una terapia sostituti-
va specifica.
Tutto questo unitamente ad un miglioramento
della qualità di vita dell’individuo stesso che
deve necessariamente passare da una dieta
adeguata, attività fisica, eliminazione di fumo,
caffè ed alcoolici.
Il testosterone è disponibile in capsule, in fiale
per iniezione intramuscolare, in gel e in cerotti
a rilascio transdermico.
La formulazione a base di testosterone in gel
sembrerebbe riprodurre il ritmo circadiano di
secrezione del testosterone, come anche la
preparazione intramuscolo a somministrazio-
ne trimestrale.
Durante il primo anno di terapia con testoste-
rone, i pazienti trattati devono essere sottopo-
sti a controllo medico ogni tre mesi. L’esame
clinico dovrà prevedere la valutazione della
prostata, per via rettale. È
inoltre da effettuare la deter-
minazione dell’emocromo,
del colesterolo, del testoste-
rone circolante, della SHBG
e del PSA. Successivamente
è necessario almeno un con-
trollo all’anno.
Concludendo l’”andropau-
sa”, o meglio la LOH, non è
un mito, ma una realtà clini-
ca ben nota e con connotati
ampi e variegati, come abbia-
mo visto.
Non è facile da individuare
per la varietà di presentazioni
cliniche che può avere. Se
però l’uomo prenderà sempre
più confidenza nel consultare
il suo medico di riferimento
specifico, che è l’andrologo, i
rischi di sottostimare questa
realtà clinica, che spesso può condizionare la
stagione autunnale ed invernale della vita del
maschio, saranno sempre minori.
Prof. Alessandro NataliResponsabileServiziodiAndrologiaUrologica
UniversitàdegliStudidiFirenzewww.profnatali.it
15uisTimes
Il testosterone è disponibile in capsule, in fiale
Saluti da
non ti ho dimenticato, ho solo aspettato l’occasione giusta per confidarmi ancora c
on te...
La volta scorsa ho cominciato il mio racconto con la frase “Chi lo avrebbe mai detto
che un giorno
avrei avuto la possibilità di far parte di un gruppo vacanze”... in quell’occasione ero
appena tornato
da San Martino di Castrozza, oggi sono appena tornato da Riccione!
Caro diario, che esperienza!!!! Sai, durante l’estate siamo andati al mare al Lido deg
li Scacchi, due
volte alla settimana al Camping Florenz, dove siamo stati davvero bene, ma starsen
e una settima-
na intera in vacanza a Riccione non ha paragoni... ti devo proprio raccontare!!!!
A differenza dell’esperienza montanara, questa volta avevamo l’intera Villa Rosa
a nostra dispo-
sizione.
Villa Rosa si trova sulle colline di Riccione, ha un bellissimo parco con gli ulivi e fior
i di mille colori,
una grande piscina e tutto ciò di cui avevamo bisogno per trascorrere una settima
na strepitosa.
Alberta e Antonio, i proprietari, ci hanno reso il soggiorno davvero unico.
Ciò che mi ha colpito di più è stata la pace e la tranquillità che si assaporava sedu
ti in giardino in
attesa di scendere giù al mare o la sera dopo cena con il naso all’insù a guardare l
e stelle... pace,
silenzio, e quella piacevole sensazione di veder trascorrere la giornata senza frenesi
a, senza stress.
Al mattino sveglia alle otto, colazione e tutti in pulmino per scendere giù al mar
e, 10 minuti ed
eravamo distesi al sole sulle bellissime spiagge di Riccione.
Il primo giorno sono rimasto colpito nel vedere che gli ombrelloni sono stati sosti
tuiti da tende
bianche oltre le quali vedevo il blu del mare! Che ridere nel vederci in costume, “int
eressanti” inve-
ce le operatrici... ma questo, mi raccomando, tienitelo per te!!
La mattina trascorreva veloce, una partita a beach volley, una passeggiata in riva al
mare, il bagno
e tra una chiacchiera e l’altra finalmente arrivava l’ora del pranzo.
La signora Luana, titolare del ristorante dello stabilimento balneare, ci aspettava
tutti i giorni, ci
riservava il tavolo più ombreggiato e fresco ma quel che contava di più era la su
a cucina: ottimi
Riccione
16uisTimes
Caro Diario...
piatti a base di pesce e carne, per noi che eravamo affamati
come lupi, le porzioni erano più che abbondanti...
Terminato il pranzo tornavamo a Villa Rosa per una doccia
rinfrescante, la maggior parte di noi si concedeva pure un pi-
solino giusto per riposarci un pochino.
Il pomeriggio, verso le 16,00, solitamente partivamo per la meta scelta la sera p
rima, op-
pure se decidevamo di rimanere alla Villa, dove gli operatori organizzavano sempr
e giochi in
acqua e aperitivo (tassativamente analcolico), con musica ad alto volume a bord
o piscina...
Che divertimento, bellissima atmosfera, il calar del sole, la gioia e la spensieratezz
a sui nostri
volti abbronzati... ahhh!!!
La cena si svolgeva in giardino, tutti attorno al tavolo come una grande famiglia,
ognuno di
noi, per quello che poteva, si è adoperato per rendere tutto perfetto, le nostre cene
sono sem-
pre state speciali, perché tutti insieme decidevamo la destinazione da raggiunge
re il giorno
dopo… A volte anche solo un giro in pulmino per un paesaggio che non conosciam
o riusciva
a divertirci.
Verso le 21 si scendeva ancora tutti insieme giù a Riccione, ma questa volta per p
asseggiare
sul mitico Viale Ceccarini!!! Dovevi vedere, mio caro Diario, le persone eleganti,
le comitive
di ragazzi e ragazze, le vetrine tutte colorate dei negozi, le luci sfavillanti, i ristora
nti pieni di
gente, la musica che usciva dai pub...
Io ne ho approfittato per mangiare ogni sera il gelato, mi sono divertito a farmi far
e tanti ab-
binamenti tra i vari gusti colorati… Altro che coprifuoco di Ostellato!!!!
Caro diario, non ci crederai, ma questa è stata la mia prima vacanza al mare! Le
montagne
non le avevo mai viste, il mare già lo conoscevo, ma non immaginavo di poter viv
ere la vera
movida romagnola. La sera faticavo ad addormentarmi... troppe emozioni tutte in
una volta,
di certo non mi sono riposato, ma ho vissuto!!!!
P.s. Ho mandato una cartolina a mia madre e questa invece è per te...
Riccione
17uisTimes
Nel 1993 Presidente del Grup-po Tecnico del Ministero della Sanità con il compito di elaborare e redigere le “linee guida” per l’organizzazione della Riabilita-
zione in Italia, pubblicata in Gazzetta Uffi-
ciale italiana nel 1998.
Prof. Basaglia, lei dirige il Settore dipartimentale di Medicina Riabilitati-
va dipartimento Neuroscienze/Riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria “S. Anna” di Ferrara, potrebbe illustraci in sintesi l’orga-
nizzazione del Dipartimento?
Il Settore dipartimentale di medicina riabilitativa è diviso tra strutture or-
ganizzative complesse e strutture organizzative semplici.
Le due strutture principali complesse sono:
• L’Unità di Medicina Riabilitativa (UMR), con 40 posti letto di degenza
ordinaria più 5 posti di day hospital
• L’Unità Gravi Cerebrolesioni (UGC) anch’essa con 40 posti letto e 5
posti di day ospital.
All’interno del modulo di medicina riabilitativa si trovano 3 strutture or-
ganizzative semplici:
• L.A.M. Laboratorio Analisi del Movimento, svolge attività di valuta-
zione, diagnosi e trattamento dei disturbi del movimento derivanti
da mielolesioni, trauma cranico e neurolesioni.
• N.P.R. Neuropsicologia Riabilitativa, svolge attività di valutazione,
diagnosi e trattamento dei disturbi delle funzioni neuropsicologiche
sia di tipo diffuso (attenzione e memoria), sia di tipo localizzato
(linguaggio, esplorazione spaziale, prassi, funzioni esecutive, gnosie)
e dei disturbi del comportamento, della articolazione della parola e
della deglutizione
• Modulo Spinale, svolge attività di valutazione, diagnosi e trattamen-
to dei disturbi legati alle patologie con lesioni spinali.
L’ ’unità Gravi Cerebro Lesioni è il cenro “Hub” unico regionale della rete
GRACER (Gravi Cerebrolesioni Emilia-Romagna) con il compito di coordi-
namento dell’intera rete. L’UMR e l’UGC sviluppano interventi riabilitativi
intensivi ed estensivi in ricovero ordinario con la finalità di:
• Raggiungere e mantenere la stabilità internistica
• Rieducazioione delle funzioni vitali di base
• Rieducazione delle menomazioni senso motorie e delle menomazioni
cognitivo-comportamentali
• Rieducazione alla autonomia nelle attività di vita quotidiana
• Reinserimento sociale
• Prescrizione, fornitura e istruzione riguardi all’utilizzo degli ausilii
Quindi, in sintesi, chi accede ai reparti che ci ha appena illustrato?
Presso l’unità di medicina riabilitativa vengono accolti pazienti che pre-
sentano menomazioni fisiche e cognitive, senza distinzione di età e pato-
logia, l’obiettivo è il raggiungimento del massimo livello di indipendenza
sul piano fisico, psicologico e sociale, la migliore capacità di interazione
con l’ambiente e la migliore qualità di vita.
Mentre nell’Unità Gravi Cerebrolesioni si assistono i pazienti affetti da
gravi traumatismi cranioencefalici ed altre gravi cerebrolesioni acquisite
come i comi post-anossici, gravi emorragie
secondarie e malformazioni vascola-
ri. La struttura si occupa inoltre di
soggetti affetti da disabilità se-
condarie a cerebrolesioni ische-
miche che necessitano di inter-
venti di riabilitazione estensiva.
Va specificato che tutte le atti-
vità svolte all’interno delle unità
possono avere un accesso ambu-
latoriale qualora le condizioni del
paziente lo consentano.
Ci illustra i criteri di
accesso al Diparti-
mento di Medici-
na Riabilitativa
del “S. Gior-
gio”?
Occorre
Quando comincia la riabilitazione...Intervista al Professor Nino BasagliaDirettore del Dipartimento di Medicina Riabilitativa dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria “S. Anna” di Ferrara presso il Presidio ospedaliero “S. Giorgio”.
18uisTimes
In questa edizione di Quis Times, in gran parte dedicata alla disabilità, non potevamo non interpellare uno dei massimi esponenti della Riabilita-zione a livello nazionale e internazionale, il Prof. Nino Basaglia.
come i comi post-anossici, gravi emorragie
secondarie e malformazioni vascola-
ri. La struttura si occupa inoltre di
soggetti affetti da disabilità se-
condarie a cerebrolesioni ische-
miche che necessitano di inter-miche che necessitano di inter-miche che necessitano di inter
venti di riabilitazione estensiva.
Va specificato che tutte le atti-
vità svolte all’interno delle unità
possono avere un accesso ambu-
latoriale qualora le condizioni del
paziente lo consentano.
Ci illustra i criteri di
accesso al Diparti-
mento di Medici-
na Riabilitativa
del “S. Gior-
gio”?
Occorre
precisare che, come definito nei criteri di accreditamento, la nostra Strut-
tura non prevede l’utilizzo della classica “lista di attesa”, che non si rivela
mai funzionale ai tempi di recupero e riabilitazione previsti per questo
tipo di paziente.
Le modalità di accesso presso le nostre unità sono:
• Le segnalazioni provenienti dalla rete GRACER
• Segnalazioni delle diverse rianimazioni italiane
• Consulenze effettuate presso i reparti per pazienti in situazione
acuta
• L’attività ambulatoriale per esterni che vede persone provenire da
tutte le regioni italiane.
• Di tutte le segnalazioni che provengono dalle fonti sopracitate
l’equipe medica effettua una valutazione dei pazienti che rispondono
ai seguenti requisiti:
• La “modificabilità” delle condizioni cliniche, non in base alla gravità
del paziente quanto alle potenzialità di recupero/miglioramento
dello stesso
• “l’autonomia”, cioè la possibilità di accesso in regime di ricovero o
day hospital
• “tecnologia necessaria”, consiste nella valutazione di un bisogno ri-
abilitativo che presuppone il supporto di strumentazioni più o meno
sofisticate al fine di raggiungere un buon livello di autonomia
• “disponibilità”, la mappatura delle risorse disponibili a soddisfare i
bisogni del programma riabilitativo.
Cosa succede una volta inserito il paziente nelle unità?
Per prima cosa noi parliamo di presa in carico del paziente e dell’intero
nucleo familiare, non di erogazione di prestazioni. Tale presa in carico
avviene in squadra, in team.
Il team che si occupa della presa in carico è composto da:
• Medico fisiatra
• L’infermiere
• Il fisioterapista
• Il logopedista
• Il terapista occupazionale
• Lo psicologo
• L’assistente sociale.
Sulla base delle valutazioni svolte nei primi giorni successivi all’ingresso in
reparto, il team elabora una proposta di progetto riabilitativo individuale
che riassume ciò che si pensa di raggiungere con il paziente al termine del
percorso di cura. Questa proposta diventa il vero e proprio progetto riabi-
litativo dopo essere stato presentato, discusso e condiviso con i familiari
e, se possibile, il paziente stesso.
Quindi questo significa che la famiglia ha un ruolo molto importante nel
progetto di riabilitazione del paziente?
Assolutamente si, la famiglia è la prima risorsa importante non solo nel
progetto riabilitativo, ma nell’intero progetto di Vita della persona. è sul-
la base di questo presupposto che abbiamo elaborato e redatto il “Diario
di Bordo”. Si tratta di una raccolta di schede informative redatte per i fa-
19uisTimes
miliari di persone che hanno subito un danno cerebrale. Ritengo che una
corretta e continua informazione al paziente e ai suoi familiari durante
tutte le fasi del percorso riabilitativo sia cruciale quando ci troviamo di
fronte a disabilità gravi e complesse. Il nostro obiettivo è di chiarire e
spigare quali siano le vere possibilità di recupero del paziente, mantenen-
do sempre i familiari su un piano di realtà e obiettività cercando di non
alimentare false aspettative.
A questo proposito cosa ne pensa dei cosìddetti “viaggi della speranza”
alla ricerca di terapie alternative non praticate in Italia, quali l’impianto
delle cellule staminali?
La ricerca sulle cellule staminali sta progredendo molto velocemente in
varie parti del mondo, compresa l’Italia; non bisogna però dimenticare
che si tratta ancora di sperimentazione e che gli effetti collaterali possono
ancora essere molto pericolosi.
Quando si arriva a decidere che paziente è pronto per la dimissione?
Io sostengo che la dimissione non è un atto, ma è un processo che co-
mincia nel momento del ricovero. Infatti, già nel programma riabilitativo
cerchiamo di prevedere se il paziente potrà reinserirsi nell’ambiente fami-
liare, lavorativo e/o scolastico.
Ricorda qualche paziente in particolare?
è praticamente impossibile ricordare solo un caso, in quanto ogni pazien-
te passato per questa struttura lascia un profondo ricordo. Ma se dovessi
fare un bilancio delle emozioni, direi che le maggiori dimostrazioni di ri-
conoscenza mi arrivano proprio dai familiari dei pazienti che hanno avuto
un minor recupero. Ricordo il caso di tanti anni fa, di una bimba che a
causa di un incidente è rimasta in stato vegetativo per 20 anni, purtroppo
non era più possibile fare molto per lei, ma ricordo i lunghi incontri fra me
e il padre della bimba, nel mio studio nelle ore serali; così come rimango
piacevolmente stupito quando, a distanza di anni, continuo a ricevere ge-
sti di riconoscenza.
Ma lei professore quante ore al giorno lavora?
La mia giornata inizia alle 7.30 del mattino, a volte non mi fermo nem-
meno per una pausa pranzo e arrivo fra una visita, un colloquio e una
riunione alle 20.30/21.00. Le devo confessare, però, che tutto ciò non mi
pesa, quasi non mi accorgo del passare delle ore.
… Alle 19.30 sono uscita dal suo studio, in sala d’attesa aspettavano al-
meno tre persone che volevano parlare con lui, e come se fossero state
le otto del mattino, le ha accolte con una cordialità e umanità tali che mi
hanno confermato quanto sia appassionato al suo lavoro.
Grazie, Prof. Basaglia
Sabrina TrapellaCoordinatrice C.S.R.
Quisisana Ostellato (FE)
20uisTimes
“ “
““
22uisTimes
Negli ultimi decenni le abi-tudini alimentari sono profondamente cambia-te. Lo sviluppo dell’eco-nomia, i contatti con altre culture, i grandi mutamenti sociali, la spinta a raggiungere un più elevato tenore di vita, la diffusione della pubblicità han-
no spostato l’attenzione dei consumatori, con maggior frequenza e in più larga misura, verso quei generi alimentari un tempo con-siderati elitari e pregiati.La possibilità di nutrirsi con una maggiore varietà e abbondanza di cibi ha portato benefici ed alla scomparsa pressoché totale delle cosiddette carenze nutrizionali.
Invece la tendenza a mangiare più del necessario, anche come dimostrazione di status symbol, spesso accompagnata da squilibri fra i componenti della dieta, ha portato gli italiani ad essere più esposti ad altri gravi rischi: infarto del miocardio, maggiore inci-denza di obesità, ipertensione, arterosclerosi, diabete.Anche questo ci fa riflettere su quanto sia urgente e più che mai necessario, per noi e per il nostro meraviglioso pianeta, mettere una maggiore attenzione a ciò che mangiamo. Vale certamente il nostro vantaggio molto più di altri Paesi, ma anche noi abbiamo l’esigenza di mettere a fuoco e farci guidare dalle indicazioni della dieta mediterranea, poiché se tutto il mondo occidentale, e non solo, cerca di allinearsi alla cosiddetta ‘’dieta mediterranea’’ noi, che ne eravamo i depositari, negli ultimi 30-40 anni ce ne siamo via via allontanati.
Alimentazione: la validità della dieta mediterranea
Per salvare il pianeta, si dovrebbe passare alla dieta mediterranea in tutto il mondo. È la ricetta che il celebre economista Jeremy Rifkin ha fornito nel corso di un seminario, nel giugno 2009, alla facoltà di archi-tettura di Valle Giulia a Roma, sottolineando come:
Siamo quel che mangiamo
Ma in fondo chi siamo, se in molti sappiamo così poco su ciò che mangiamo?
(L.A. Feuerbach.1804-1872 filosofo)
…Forse nessuno sa che la seconda causa di cam-biamento climatico al mondo è l’emissione di CO2
(n.d.r. anidride carbonica) derivante dall’allevamento di animali, ovvero dalla grande quantità di carne che consumia-
mo. Per abbattere le emissioni bisogna quindi passare alla dieta mediterranea, come in Italia, mangiando molte verdure e frutta.
(J. Rifkin - Economista)
23uisTimes
Primo piano (base) - Allaa base dell’alimentazione devono esserci la frutta e le verdure. Bisogna mangiarne tutti i giorni e più volte al giorno, variando sempre il tipo di frutto o ortaggio, in modo da non tralasciare nessuna vitamina o minerale. Sono molto impor-tanti anche le fibre contenute nella frutta e nella verdura.Secondo piano - Questo è il settore dei carboidrati (pasta, riso, cereali). Ne vanno consumate almeno 4-5 porzioni al giorno (per una porzione si intende una fetta di pane integrale o mezza tazza di cereali o di pasta).Terzo piano - Le proteine. Indipendentemente che si tratti di pro-teine vegetali o animali, ne vano consumate al massimo 3-4 por-zioni al giorno (una porzione equivale a 100 grammi di pollo o di salmone, una tazza di latte o 1/3 di una tazza di legumi).Quarto piano - Appartengono a questa area i grassi. Tra gli “ir-rinunciabili” troviamo quelli contenuti nell’olio di oliva e nella frutta secca. Sono concesse tre porzioni al giorno (una porzione è uguale a un cucchiaino di olio d’oliva o a sette mandorle).Quinto piano (vertice) - Qui si trovano i dolci: i cibi di questo tipo vanno limitati al massimo e comunque non andrebbero assunte più di 75 calorie giornaliere.
Seguire una corretta alimentazione Un’alimentazione sana e bilanciata prevede varietà dei cibi e pre-senza di tutte le sostanze nutritive necessarie all’organismo per mantenersi in buona salute (proteine, sali minerali e vitamine, carboidrati, grassi).
La quantità e la qualità dei cibi da assumere ogni giorno varia da una persona all’altra in base all’età, al sesso e al tipo di attività svolta.Un’alimentazione ricca soprattutto di frutta, verdura e con un adeguato contenuto di cereali e legumi, protegge dalla comparsa di diverse patologie, in particolare da alcuni tipi di tumori e dalle malattie cardiovascolari.Frutta, verdura e legumi, infatti, svolgono un’azione protettiva prevalentemente di tipo antiossidante, rallentando i processi di invecchiamento e le reazioni che sono all’origine di diverse forme tumorali.
Ed ecco alcune semplici regole da verificare ed iniziare ad applica-re alla nostra alimentazione indicate dagli esperti:
• A tavola varia le tue scelte per garantire un apporto adeguato di energia e nutrienti
• Fai sempre la prima colazione ed evita di saltare i pasti • Mangia almeno 2 porzioni di frutta e 2 di verdura ogni giorno,
preferendo quelle di stagione (meglio ancora se ciascuna di un colore diverso: bianco, rosso, giallo/arancio, blu/viola e verde)
• Consuma ogni giorno i cereali (pane, pasta, riso, ecc.), meglio ancora se integrali
• Mangia il pesce (fresco o surgelato) almeno 2 volte alla setti-mana
• Consuma i legumi perché forniscono proteine di buona qua-lità e fibre (in particolare la soia che ha proprietà preventive sull’osteoporosi)
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L’obiettivo di ogni dieta è quello di riuscire a farci dima-grire senza lasciarci con i sintomi della fame per tutto il giorno, e senza privarci dei principi nutritivi che sono indispensabili per il nostro sostentamento.
Recenti studi hanno individuato che una figu-ra geometrica ben definita (la piramide) può schematizzare i cibi e le relative quantità che bisogna assumere per seguire una corretta alimentazione.
Il principio è semplice: la piramide vie-ne divisa da quattro rette orizzontali che delimitano cinque aree, dalla base al vertice. Ad ogni settore coincide una tipologia di alimen-to, e la sua relativa quantità. Si basa, ed è qui la novità, sul calcolo della densità ener-getica dei cibi e non solo sulla quantità.
Il funzionamento dello schemaAlla base della piramide e quindi dell’ali-mentazione troviamo gli alimenti che
possono essere consumati in quantità maggiore. Salendo troviamo, invece, quei cibi di cui bisogna diminuire il consumo se si vuole ottenere un effetto dimagrante.
24uisTimes
• Limita il consumo di carni (soprattutto quelle rosse a favore dei legumi)
• Limita il consumo di grassi, soprattutto quelli di origine anima-le, privilegiando l’olio extravergine di oliva in modeste quantità
• Usa poco sale (meglio ancora se integrale) • Limita il consumo di dolci ed evita b