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uis T imes Periodico trimestrale registrato presso il Tribunale di Ferrara al numero 4 del 9.2.2010 La validità della dieta mediterranea Menopausa Non dare anni alla vita, ma vita agli anni Intervista al Prof. Luigi Schubert Andropausa Mito o realtà? La selva oscura del badantaggio Badan regolari: appenaa il 59% N. 3 SETTEMBRE 2010 Caro diario... Salu da Riccione! Quando comincia la riabilitazione Intervista al Prof. Nino Basaglia Terza età: sempre di più, sempre più giovani Le 10 regole per mantenersi giovani

uisTimes - Terzaeta.com€¦ · di Andrea Lunghi e Angela Brugnati ... ranza ed in alcune province d’Italia si è fermi ancora su per-centuali che ruotano intorno al 25%. Dati poco

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  • uisTimesPeriodico trimestrale registrato presso il Tribunale di Ferrara al numero 4 del 9.2.2010

    La validità della dietamediterranea

    MenopausaNon dare anni alla vita, ma vita agli anniIntervista al Prof. Luigi Schubert

    AndropausaMito o realtà?

    La selva oscura del badantaggioBadanti regolari: appenaa il 59%

    N. 3 SETTEMBRE 2010

    Caro diario... Saluti da Riccione! Quando comincia

    la riabilitazione Intervista al Prof. Nino Basaglia

    Terza età: sempre di più, sempre più giovani Le 10 regole per mantenersi giovani

  • 3 Editoriale diMarcoFasolino

    4 Laselvaoscuradelbadantaggio diGiulianoFasolino

    7 Terzaetà:sempredipiù, semprepiùgiovani Le10regolepermantenersigiovani diRedazione

    8 IricordidiVincenzinadiElisaGarino

    10 Menopausa: Nondareanniallavita,mavitaaglianni! IntervistaalProf.LuigiSchubert diMarcoFasolino

    14 Andropausa: Mitoorealtà? diAlessandroNatali

    16 Carodiario... SalutidaRiccione

    18 Quandocomincialariabilitazione IntervistaalProf.NinoBasaglia diSabrinaTrapella

    22 Alimentazione:Lavaliditàdelladietamediterranea diAndreaLunghieAngelaBrugnati

    25 Cureodontoiatricheperpazientidisabili diMariaAntoniettaFidone

    28 IlNucleoGraviDisabilità IntervistaaGiuseppinaNaldi diElisaTosi

    30 Ilmercatodellavoroperildisabile diCaterinaFerrieBarbaraCelati

    33 Terzaetà:ètempodiuniversità diSalvatoreCatorano

    Direttore ResponsabileMarco Fasolino

    [email protected]

    CaposervizioSalvatore Catorano

    [email protected]

    Art Director e Progetto GraficoMassimo Zizi

    [email protected]

    Segreteria di RedazioneMaria Rosa Milani

    [email protected]

    Hanno collaborato a questo numeroNino Basaglia, Vincenzina Bistolfi, Angela Brugnati,

    Barbara Celati, Giuliano Fasolino,Caterina Ferri, Maria Antonietta Fidone,

    Elisa Garino, Andrea Lunghi, Giuseppina Naldi,Alessandro Natali, Luigi Schubert,

    Elisa Tosi, Sabrina Trapella

    StampaTipografia Moderna

    Ufficio DistribuzioneUfficio commerciale di distribuzione

    EditoreSirte Srl

    Via Massarenti, 61 - 40138 Bologna

    Direzione EditorialeFabanet Communication Srl

    Immagini e FotoAlcune immagini sono state acquisite daalbum privati. Si ringraziano i proprietari

    Pubblicità[email protected]

    SommarioTrimestrale - Anno 2010 - Mese Settembre - Numero 3

    uisTimes

  • Dopo le vacanze estive è sempre un po’ difficile riprendere la vita di ogni giorno, i doveri quotidiani. Poi, però,

    pian piano, la nostalgia delle ferie lascia il posto all’entusiasmo ed alla voglia di ricominciare, che ci proiettano

    verso nuovi ambiziosi traguardi da raggiungere, rendendo l’inizio dell’attività lavorativa una entusiasmante

    partenza. È questo lo spirito con il quale ciascuno di noi dovrebbe essere pronto ad affrontare la ripresa delle

    attività, qualunque sia il settore che ci trova impegnati. Ed è con questo slancio che anche noi del QuisTimes

    riprendiamo a pieno ritmo la nostra giovane attività editoriale.

    In questo numero presentiamo numerosi articoli ed approfondimenti su tematiche e problematiche socio-

    sanitarie (badanti e anziani), argomenti di medicina (menopausa, andropausa, corretta alimentazione, ecc.),

    senza trascurare argomenti più leggeri, quali racconti di vita di anziani e momenti ricreativi trascorsi in comu-

    nità.

    Stavolta, traendo anche spunto da una lettera che ci è giunta in redazione, ci piace soffermarci maggiormente

    sull’aspetto disabilità, cercando di scindere la malattia dalla persona che ne è affetta. L’handicap, sia esso fisico

    o mentale, infatti, non è una caratteristica insita nella persona, ma piuttosto un fenomeno sociale e culturale,

    strettamente collegato a fattori ambientali e sociali. Se infatti una persona, per problemi di salute, è meno

    autonoma nello svolgere le attività quotidiane e molto spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla

    vita sociale, e non riesce a lavorare, ha poca importanza che la causa sia di origine fisica, psichica o sensoriale.

    Pertanto noi, col nostro periodico, vorremmo dare un piccolo contributo a questo “processodiriabilitazione”,

    cercando di focalizzare l’obiettivo sulle cause sociali, logistiche e riabilitative, per alleviare la disabilità e far in

    modo che non vadano persi ulteriori anni di vita.

    In conclusione, ribadiamo l’invito ad inviarci riflessioni e commenti, per consentirci di realizzare una rivista

    sempre in sintonia con le idee di ciascuno di voi. Buona lettura!

    Cari Lettori,

    Marco Fasolino [email protected]

    In conclusione, ribadiamo l’invito ad inviarci riflessioni e commenti, per consentirci di realizzare una rivista

    sempre in sintonia con le idee di ciascuno di voi. Buona lettura!

    GentileDirettore,

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    mia.

    La chiarezza è fon

    damentale per chi

    vive una vita com

    plica-

    ta dalla burocrazia

    e purtroppodau

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    ione.

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    razie Michele

    Editoriale

  • “Welfare:rispostec o n c r e t eai bisognidegli anzianicittadini”. La frase appena richiamata

    potrebbe sembrare uno slogan politico e,

    come tale, è stata usata frequentemente,

    ma, nonostante la sua genericità, un tale

    proclamo è ormai entrato nel linguaggio comune di numerosi enti ed

    uffici pubblici che ad essa associano la propria immagine, o, puntano per

    rilanciare la propria immagine e la dovuta trasparenza, alle sollecitazioni

    dei cittadini.

    Gli anziani quindi rappresentano una categoria sempre più “interessante”,

    che oltre a costituire la componente più numerosa della popolazione

    Italiana, rappresenta una proficua fonte di reddito non solo per chi si

    occupa di sanitario, assistenza, sociale, in modo professionale, ma anche

    per chi si rivolge a questo settore per necessità o addirittura come

    ripiego, tutto ciò in qualche modo, presta il fianco a speculazioni od, in

    alcuni casi, a scelte senza dubbio non ottimali e talvolta dannose per i

    cittadini anziani.

    Infatti, gli anziani sono, o meglio dovrebbero essere considerati, una

    ricchezza per la nostra cultura, eppure chi ha l’obbligo di assisterli,

    spendendovi di conseguenza soldi e tempo, troppo spesso è alla ricerca

    di soluzioni “tampone” poco professionali ed efficaci, tanto che il

    famoso detto: - Piuttostocheniente,èmegliopiuttosto – sembra ormai

    acquisito quale normale criterio di intervento alle difficoltà riferite alla

    componente più anziana della popolazione. Ormai siamo arrivati al

    punto che l’assistenza viene pensata come se si trattasse di una merce:

    comprare ore di assistenza esattamente come se ci si rifornisse di

    benzina, l’importante è che queste costino poco.

    Dunque, diventa prassi corrente ricorrere ad un mercato meno costoso,

    facendo affidamento sul risparmio e sulla speranza che la soluzione

    individuata possa andare bene, in tal modo l’assistenza domiciliare

    (escludendo quella istituzionale, garantita da professionisti inviati da

    Usl, Comuni ed Enti Pubblici in genere) è finita tra le mani di un numero

    imprecisato (si parla di centinaia di migliaia) di “avventurieri/e” sotto il

    nome di Badanti, forti anche della complicità di familiari consenzienti e

    poco disposti a porsi questioni eccessivamente problematiche, barricati,

    ma, troppo spesso solo per interesse, dietro una questione morale,

    Laselvaoscuradelbadantaggio

    Badantiregolari:appenail59%

    Ad un anno dal termine ultimo per il pagamento dei 500 euro fissati come quota forfettaria per regolarizzare il contratto di colf e badanti, le pratiche concluse sono una esigua maggio-ranza ed in alcune province d’Italia si è fermi ancora su per-centuali che ruotano intorno al 25%. Dati poco incoraggianti se si consi-

    dera che stiamo ragionando di richieste di regolarizzazione contrattuale

    e non di una valutazione relativa al numero di persone che attualmente

    svolgono in modo regolare l’attività di badante sul totale dei soggetti

    impegnati in Italia nell’assistenza delle persone più bisognose.

    In termini assoluti si parla di circa 300mila lavoratrici in attesa del per-

    messo di soggiorno e di altrettanti contratti in sospeso. Come anticipato,

    la situazione in alcune province è decisamente critica. Con alcune grandi

    città, Napoli e Torino, che, complice l’alto numero di richieste presenta-

    te, registrano una percentuale di regolarizzazione pari, rispettivamente,

    al 23,76% ed al 25,18% e Latina, che con il suo 22,71% (non più di 650

    contratti chiusi sulle 2840 domande presentate) rappresenta il fanalino

    di coda delle province italiane. Mentre Aosta, Gorizia e Verbano supera-

    no il 90% e guidano pertanto la classifica delle province virtuose, anche

    se va detto che per le prime due province le richieste non hanno supe-

    rato le 200 unità, arrivando a 525 domande per il territorio di Verbano.

    Ragionando invece sul dato complessivo, all’1 settembre 2009 i versa-

    menti dei contributi sono stati 295.112, cui hanno fatto seguito il 58,96%

    di registrazioni contrattuali.

    Tra gli stranieri riguardati dalla procedura, dunque, più del 40% non ha

    ancora firmato il contratto ed il 6% degli stessi, tale contratto non lo

    firmerà affatto poiché, essendo stata ravvisata la mancanza dei requisiti

    4uisTimes

  • a ricoverare il proprio congiunto in Strutture

    specializzate.

    A maggior ragione, se si considera che l’assistenza

    domiciliare integrata viene frequentemente

    fornita in un numero esiguo di ore, quasi

    sempre insufficienti per le famiglie, si capisce

    che uno spazio o fetta cospicua di mercato

    non regolamentato viene occupato da chi può

    svolgere tale attività in maniera indisturbata,

    quindi, gli anziani vengono gestiti a casa, nei

    restanti giorni, attraverso la badante.

    In merito, tuttavia, è necessario precisare alcuni

    dettagli, la cosiddetta categoria delle badanti,

    infatti, svolge una forma di lavoro domestico,

    destinata a garantire assistenza a persone che

    non siano in condizioni di piena autosufficienza,

    o che comunque abbiano bisogno di accortezza,

    in ragione di condizioni di salute o di età.

    Ebbene, il concetto di badante - dal punto

    di vista giuridico – trova spazio, con una

    definizione leggermente più precisa, nella

    nostra legislazione, la quale si riferisce a persone

    che possano documentare, con certificazione

    medica,lostatodibisognodiassistenza. Questa

    assistenza non deve essere determinata da una

    particolare patologia, ma anche, per esempio,

    dalla necessità di sorveglianza approssimata per una persona anziana,

    che non sia in condizione di vivere da sola in completa sicurezza, sulla

    base appunto, di una preventiva certificazione rilasciata dal medico di

    base curante. Questo ci permette di distinguere la funzione di badante (o

    quella di lavoratrice domestica destinata ad attività di assistenza) rispetto

    alla più ampia categoria del lavoro domestico, che può comprendere

    quindi anche le classiche baby-sitter, i cuochi, le donne delle pulizie, e

    via dicendo.

    Tuttavia, i presupposti di sicurezza ed assistenza non sono sempre

    ravvisabili nell’attività di quanti tendono ad accreditarsi per tale ruolo,

    incidendo negativamente, sia in termini morali che economici, sulle

    scelte adottate a favore dell’anziano. Infatti, la gestione degli anziani

    presso il proprio domicilio avviene per due ragioni fondamentali: la

    prima morale, la seconda economica.

    Non trasferire il proprio parente dal suo domicilio ma farlo assistere

    in casa offre tranquillità ai familiari, spesso ostili alla prospettiva di

    dalla necessità di sorveglianza approssimata per una persona anziana, Tuttavia, i presupposti di sicurezza ed assistenza non sono sempre

    Non è bastato

    il legame di pa-

    rentela a tenere

    a freno l’impeto

    di una nipote ba-

    dante che, nono-

    stante si trovasse

    di fronte a sua

    nonna, non esi-

    tava a schiaffeg-

    giarla. Teatro di questa

    ennesima storia

    di maltrattamenti

    è stata la città di

    Roma dove la Po-

    lizia, dopo alcuni

    appostamenti, ha

    colto in flagran-

    te e arrestato la

    nipote badan-

    te, registrandola

    mentre prendeva

    a schiaffi la zia.

    11/08/2010

    Nipote-badante prende a

    schiaffi la zia

    09/08/2010

    Trascura l’anziano per andare ad ubria-carsi Sporco, denutrito, maltrattato e preso a schiaffi a 93 anni. Mentre la badante che doveva averlo in affida-mento era completamente ubriaca ed incapace di assisterlo. E’ questa la scena terribile che il figlio dell’an-ziano signore ha dovuto sopportare quando si è presentato in casa. E, come se non bastasse, appena ha provato a reagire, affrontando e ri-chiamando verbalmente la badante, quella ha pensato bene di prenderlo a schiaffi. A quel punto è stato inevitabile av-visare la Polizia di Conegliano, che, dopo aver constatato e confermato lo stato di ubriachezza molesta del-la donna, ne ha ravvisato anche la

    27/07/2010

    AnziAnA mAltrAttAtA dAllA bAdAnte

    Il fatto che fosse anziana, non autonoma e malata di Alzheimer, non è stato sufficiente a proteg-gere un’anziana signora dalla fu-ria della sua badante.Infatti da tempo la settantacin-

    quenne residente a Massa Carra-ra era oggetto di maltrattamenti ripetuti e costanti, che le veniva-no riservati anche mentre dormi-va o mangiava.

    del lavoratore o del datore, la pratica risulta respinta. Si tratta nella mag-

    gior parte di soggetti per i quali era già intervenuto un provvedimento di

    espulsione e che dunque avrebbero già dovuto lasciare il nostro Paese.

    Alla luce di tali dati vi è dunque certezza che circa la metà delle badan-

    ti regolarmente denunciate come previsto dalle norme disposte all’1

    settembre del 2009, risultano ancora irregolari. Non vi sono dati certi

    invece, in riferimento al numero di badanti attualmente presenti sul ter-

    ritorio italiano e che continueranno a svolgere in nero la propria attività,

    sfuggendo al più minimo requisito di inquadramento.

    I dati più recenti, risalenti al 2009 e relativi in parte anche al 2008, parla-

    vano infatti di circa 3 milioni tra colf e badanti impegnate in tale attività,

    di cui 1.600.000 con rapporti attivi presso l’Inps. Più della metà delle colf

    straniere (57%) dichiarava di svolgere il proprio lavoro completamente

    o in parte senza contratto, mentre, considerando i soli collaboratori re-

    golari, oltre la metà (55%) denunciava irregolarità nei versamenti previ-

    denziali: nel 24% dei casi non viene versato alcun contributo, nel 31%

    vengono versati solo parzialmente.

    In alcuni casi infine (14%), sono le stesse badanti a chiedere di essere

    pagate in nero.

    Per il momento dunque è lecito affermare che nonostante le iniziative di

    regolarizzazione, risultano essere ancora troppe le badanti che non sono

    mai state intercettate e non risultano “dichiarate”, mentre tra quelle de-

    nunciate, larga parte non è stata ancora regolarizzata.

    Una situazione che accentua l’incertezza ed i livelli di criticità rispetto ad

    un mestiere che, riferendosi alla cura ed all’assistenza delle persone più

    bisognose, dovrebbe presentare requisiti professionali verificati e tangi-

    bili, a garanzia dell’imprescindibile diritto alla salute da riconoscere ad

    ogni assistito.

    5uisTimes

  • “rinchiuderlo” in una struttura idonea all’assistenza ai non autosufficienti,

    fiduciosi che una badante sia la soluzione migliore. Tuttavia, un anziano

    non autosufficiente ha bisogno di cure specifiche e tali cure di natura

    sanitaria (parliamo di non autosufficienti) non posso essere offerte da

    improvvisati o da gente che si ricicla in un lavoro apparentemente facile,

    ma che nella realtà costituisce un’attività professionale e per giunta

    svoltaafavoredisimili.

    È opportuno precisare come sia assolutamente più indicato che l’anziano

    autosufficiente con la sola necessità di compagnia, sorveglianza, aiuto,

    ecc., stia a casa propria. Su tale affermazione c’è un accordo sostanziale,

    poiché rimuovere un anziano capace di gestirsi dal proprio ambiente di

    vita, può avere un effetto dirompente sul suo stato psicofisico; questo

    però solo se non c’è un bisogno sanitario importante, solo se l’anziano sia

    in grado, per l’appunto, di essere “il padrone di casa”.

    La cronaca nazionale di recente però, ha portato in auge una situazione

    alquanto raccapricciante, anziani privi di una minima autosufficienza

    vengono lasciati in affidamento a persone assolutamente prive di

    qualunque titolo, controllo e spesso anche di una dimensione morale.

    L’evidenza è che non si saprà mai quanto accada con esattezza tra le mura

    domestiche ad una persona che per sua sfortuna è incapace di far tutto

    o quasi (compreso confidare quanto le capita e come viene trattata),

    si trova di fronte ad una persona con pochi scrupoli, poco attenta e

    qualificata, che ignari familiari la considerano indispensabile, tutelata

    dall’opinione pubblica.

    Come può un anziano affetto da demenza poter illustrare il proprio

    male od il proprio dolore se non ha segni di maltrattamenti fisici? Anche

    perché le carezze, i baci e le attenzioni che lo stesso riceve da parte di una

    badante in pubblico, o durante le visite dei familiari, non sono sinonimo

    di “idoneità a svolgere quel servizio”. Quanti casi emergono ogni anno

    di maltrattamenti morali ed anche fisici, senza che vi fosse alcuna

    avvisaglia, e solo grazie ad una intuizione e ad una indagine da parte

    delle forze dell’ordine? E quante volte vengono denunciati raggiri, furti

    e speculazioni da parte di persone senza scrupoli, cui sono stati affidati

    i riferimenti più cari della nostra esistenza? D’altronde, chi dovrebbe

    confessare eventuali maltrattamenti? La badante stessa? Come mai non

    vi è alcuna legge che intervenga su tale specifico aspetto?

    Ad oggi, infatti, è prassi affidare un anziano non autosufficiente, che

    magari abbia problemi di comunicazione, alla prima persona che, senza

    dover dimostrare nulla, si accredita come “badante”, assistente, ecc.

    Ovviamente tali scelte vengono fatte da chi ritiene che sia più adatto

    gestire al proprio domicilio un familiare non autosufficiente.

    Qualora non si sia intuito, per fare la badante non c’è bisogno di alcun

    titolo, non una qualifica, non un certificato medico, non un casellario

    giudiziario, nemmeno la conoscenza della lingua italiana, niente di

    niente; di conseguenza, come è possibile considerare regolare “il

    badantaggio” a persone non autosufficienti? E come è possibile elargire

    dei fondi pubblici, anche se in modo indiretto, a favore di un’attività priva

    di qualunque regolamentazione, quindi… irregolare?

    Per l’opinione pubblica regolare vuol dire solo che la badante sia assunta,

    ossia che abbia un codice Inps, una busta paga, ma sappiamo che neanche

    ciò accade di frequente, anzi, nella metà dei casi, l’attività viene svolta in

    “nero”. Quindi, oltre che irregolare, l’attività diventa anche un danno per

    l’erario. È attenzione comune quella di pensare al solo diritto del lavoro

    che tuteli la badante, non il pieno diritto alla salute dell’anziano.

    Tuttavia, il diritto alle cure e alla salute è sancito dalla Carta Costituzionale,

    che all’art. 32 recita: “LaRepubblicatutelalasalutecomefondamentale

    diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure

    gratuiteagliindigenti”.

    È alquanto significativo, in proposito, pensare a cosa venga richiesto per

    ricoverare in strutture specializzate “persone non autosufficienti”. In

    tali casi, infatti, le persone che le assistono devono essere giustamente

    specializzate, la struttura deve presentare requisiti imprescindibili ed i

    livelli di assistenza devono rispondere a rigidi sistemi di controllo. Invece,

    se lo stesso anziano, magari destinatario di un contributo pubblico

    anche se non direttamente, viene gestito a casa, non importa chi sia

    ad assisterlo, quali qualifiche presenti, se le presenti, vi siano o meno i

    requisiti minimi di esperienza, competenza e professionalità.

    Se questa è la realtà, non ci è concesso di scandalizzarci quando leggiamo

    di casi di maltrattamenti od osserviamo video shock di violenze su

    persone non autosufficienti, per molti versi siamo moralmente tutti

    complici.

    È però deprimente pensare che “L’Anziano”, persino in una tribù indiana,

    era ed è considerato un capo, una ricchezza, invece per la società

    moderna (dicasi anche civile) è solamente un peso, un costo.

    Giuliano FasolinoPresidenteCdASIRTE

    SocietàItalianaResidenzeTerzaEtà

    6uisTimes

    “rinchiuderlo” in una struttura idonea all’assistenza ai non autosufficienti,

  • Secondo dati recenti, nel mondo fra cinquanta anni gli anziani saranno un esercito di un miliardo e mezzo di persone. In Italia, che gode il primato di essere il Paese più vecchio d’Europa, i dati

    ISTAT evidenziano come la “speranza di vita”

    della popolazione italiana sia raddoppiata nel

    corso dell’ultimo secolo, facendo attestare la

    vita media intorno ai 77 anni per gli uomini e

    agli 83 anni per le donne, e come la popolazio-

    ne ultrasessantacinquenne, considerata quale

    popolazione anziana, sia progressivamente au-

    mentata rispetto alla popolazione complessiva.

    Gli anziani hanno raggiunto, infatti, quota

    10.500.000, il 18% della popolazione, passando

    dal 9,5% del 1961 al 15,3% del 1991, e si pensa

    che nel 2020 saranno destinati a raggiungere e

    superare il 23 per cento della popolazione to-

    tale. In Italia, dunque, con un’attesa di vita di

    85 anni, dovremmo considerare veramente

    anziano solo chi ha superato i 75 anni di età.

    Sarebbe dunque molto meglio parlare di “età

    matura” (in quanto il termine “anziano” ha da

    sempre una connotazione negativa), che per le

    donne comincia con la menopausa e per gli uo-

    mini con il pensionamento, e si protrae fino ai

    75 anni. Poi inizia la “quarta età”, che è la vera

    vecchiaia.

    L’età matura, per la maggioranza degli uomini

    e delle donne, potrebbe essere il momento del

    massimo splendore, se non a livello biologico,

    sicuramente dal punto di vista culturale e in-

    tellettuale. Infatti, la terza età, potrebbe dimo-

    strarsi un periodo piacevole della vita, in cui

    finiti gli impegni di lavoro e sistemati i figli, si

    potrebbe pensare un po’ più a se stessi. A patto

    di essere riusciti a mantenere corpo e mente in

    buona forma. Un traguardo che si raggiunge cu-

    rando il proprio stile di vita fin da giovani.

    Secondo gli esperti, per rimanere giovani il più

    a lungo possibile, vi sono delle piccole regole

    Innanzitutto è bene per chi fuma smettere di

    fumare: i fumatori vivono in media dai 5 agli 8

    anni in meno rispetto a chi non fuma. Inoltre

    dormire almeno sette ore per notte, in quanto

    la ghiandola pineale, posta alla base del cervel-

    lo, produce melatonina, una sostanza capace di

    rallentare gli effetti negativi dei radicali liberi,

    responsabili dell’invecchiamento.

    Bisogna tenere in allenamento il fisico, fa-

    cendo esercizio fisico per almeno tre volte a

    settimana, ma soprattutto mantenere conti-

    nuamente il cervello in piena attività. L’attività

    cerebrale è infatti il metodo migliore per con-

    trastare l’invecchiamento e l’esercizio mentale

    è il nutrimento fondamentale. Dunque, leggere

    libri, quotidiani e coltivare interessi culturali,

    in quanto esiste un nesso fra livello di cultura e

    qualità della vita in età avanzata.

    Un altro aspetto importante per combattere

    l’invecchiamento è quello di non rinunciare a

    fare l’amore, poiché il sesso non invecchia, e

    non è affatto vero che il desiderio diminuisca

    con l’età ma, anzi, si manifesta in modo più in-

    tenso. Dal punto di vista dell’alimentazione, è

    necessario ridurre i grassi animali nella dieta,

    per evitare la comparsa dell’arteriosclerosi e

    delle malattie cardiovascolari ed aumentare il

    consumo di frutta e verdura, in quanto le sco-

    rie vegetali agevolano il transito intestinale e

    riducono la comparsa di diverticoli.

    È bene anche evitare l’uso eccessivo di farma-

    ci, poiché le medicine si accumulano più facil-

    mente nell’organismo dell’anziano e, assunti

    frequentemente, possono creare più danni

    che benefici. Inoltre sottoporsi a controlli me-

    dici periodici dell’apparato cardiovascolare,

    dell’utero, della prostata e dell’intestino, per

    prevenire o scoprire tempestivamente l’insor-

    genza di una qualche patologia.

    È importantissimo non isolarsi mai, partecipan-

    do attivamente alla vita della famiglia oppure,

    se si vive soli, iscriversi a delle associazioni, fare

    del volontariato, in modo da arricchire gli altri

    con la propria esperienza e saggezza e, nel con-

    tempo, combattere la depressione, perché in-

    vecchiare bene dipende anche dagli interessi

    coltivati e dall’amore per gli altri.

    Terzaetà:sempredipiù,semprepiùgiovani!

    10 regole per mantenersi giovani!

    1. Mangia poco, vario e magro! Hai bisogno di una dieta equilibrata con molta frutta e verdura. Consuma con moderazione cibi grassi, panna, burro, zucchero e dolci. Cerca di non aumentare di peso. Se sei già obeso, segui una dieta dimagrante fino a raggiunge-re il peso giusto.

    2. Ama la vita e gli altri: i rapporti umani sono importanti a qualsiasi età!

    3. Esercita la mente, mantenendo l’attività intellettiva vivace e creativa!

    4. Muoviti e fai esercizio fisico costante-mente!

    5. Se fumi, smetti subito! Il fumo sviluppa gravi malattie come il cancro ai polmoni e al-cune cardiopatie, e aumenta la produzione di radicali liberi.

    6. Consulta periodicamente il tuo medico curante.

    7. Tieniti occupato! Infatti rimanere attivi attraverso un’occupazione che dia soddisfa-zione, è importante per sentirsi soddisfatti della propria vita!

    8. Non abusare di farmaci! Infatti assunti frequentemente, possono causare più danni che benefici.

    9. Pensa positivo! Avere rimpianti peggio-ra solamente lo stato d’animo. Avere sogni e progetti, invece, fa guardare il futuro con ottimismo!

    10. Se bevi alcool, fallo con moderazione! In media non più di due bicchieri al giorno di vino.

    7uisTimes

    più

  • La memoria non è più quella di una volta, faccio fatica a ricordar-mi di quello che ho mangiato ieri sera, ma mi ricordo bene di quando ero una bambina. Mi chiamo Vincenzina Bistolfi, sono nata in una casetta di campagna a Prasco, un piccolo borgo in provincia di Alessandria, e sono stata una bambina al tempo della guerra.

    La mia era una famiglia semplice, i miei genitori erano piccoli proprietari

    terrieri e quindi il tempo lo si passava lavorando la terra. I figli erano la ri-

    sorsa principale, perché significavano braccia in più per lavorare i campi.

    Io sono la terzogenita, ed essendo la più piccolina, sono sempre stata

    coccolata prima dai miei genitori e poi da mio fratello e da mia sorella.

    La fortuna di essere nata per terza mi ha dato la possibilità di frequentare

    la scuola, nei campi c’erano già i miei fratelli che aiutavano, quindi io ho

    potuto frequentare la scuola fino alla sesta classe; per chi è nato nel 1915

    come me era un grande traguardo, basti pensare a quali fossero i tassi di

    analfabetismo in Italia dopo la guerra.

    Ho avuto persino la possibilità di frequentare una anno il collegio ad Alba,

    che però, a dire la verità, non mi ha molto soddisfatto a livello di insegna-

    mento. Si studiava poco l’aritmetica, che era la mia materia preferita.

    Di amici della mia infanzia me se sono rimasti molto pochi, anche perché

    io, al contrario di quello che hanno fatto quasi tutte le ragazze che studia-

    vano con me, non mi sono mai sposata e non ho mai avuto una famiglia

    mia con figli miei.

    Al contrario di loro ho sempre desiderato continuare a vivere con i miei

    genitori. Infatti, dopo aver finito la sesta classe, ho passato qualche anno

    in casa con la mamma ad aiutarla nelle faccende di casa, con l’aggiunta di

    alcuni lavori nella vigna di mio padre. Poi, con il tempo, ho trovato lavoro

    in una fabbrica di guanti di Genova.

    É il lavoro che ho fatto fino al momento del pensionamento, e sincera-

    mente mi è sempre piaciuto.

    La mia vita era questa: sveglia alle tre e mezza del mattino per prendere

    uno dei primi treni che portavano a Genova, il lavoro nella fabbrica, e il

    ritorno sempre in treno alla sera tra le diciannove e le venti.

    É stata una vita semplice, lo so benissimo, ma sono sempre stata circon-

    data dall’affetto dei miei genitori e dei miei fratelli, che tra l’altro mi han-

    no regalato tanti bei nipotini.

    Solo adesso mi accorgo di quanto mi sia pesante la mia solitudine, ma

    sinceramente da quando sono in questa struttura (n.d.r. RSAMons.Ca-

    pra di Acqui Terme) ho sempre qualcuno con cui chiacchierare e a cui

    raccontare i miei acciacchi. Ma ho iniziato parlandovi della guerra...

    La guerra per tutti noi è iniziata in un pomeriggio di inizio estate con una

    voce alla radio. Era la voce di Mussolini che, con il suo discorso alla Na-

    zione, comunicava l’ingresso dell’Italia nel Secondo Conflitto Mondiale a

    fianco della Germania.

    Il ricordo più vivido che ho del periodo della guerra è l’aereo Pippo. Si

    trattava in realtà di un Caccia Americano: il RepublicP47Thunderbolts,

    che passava quasi ogni sera su tutto il Piemonte.

    Noi, fortunatamente, abitando in zone di campagna, raramente eravamo

    oggetto di attacchi aerei, ma ricordo che dovevamo ogni sera coprire i

    vetri delle finestre con la carta blu, per non far filtrare la luce all’esterno.

    Coprire i vetri di carta per noi bambini era quasi un gioco, ma sapeste

    come mi spaventava il boato assordante di “Pippo” quando passava nel

    IricordidiVincenzina...

    Aerei da caccia notturna P-47 Republic Thunderbolt comunemente chiamati “Pippo“

    Vincenzina insiema al nipotino

    8uisTimes

    Vipiacerebbecheviraccontassilamiainfanzia?Sapestequantotem-po è passato, sono quasi arrivataallasogliadeicent’anni,sapete?!

  • cuore della notte. Per farmene avere meno paura mio fratello mi diceva

    di chiamarlo “Pippetto”, ma quel rumore non mi è mai diventato simpa-

    tico.

    Anche la vita di tutti i giorni era diversa in tempo di guerra. Il mio era un

    piccolo paese, dove però bisognava convivere sia con i tedeschi che già

    occupavano il nostro territorio, sia con i rivoltosi, cioè coloro che si ribel-

    lavano al regime: i partigiani. Io mi sentivo piccola piccola, e inadeguata

    ai discorsi dei grandi, tutti sembravano avere ragione quando esprimeva-

    no le proprie idee, ma bisognava stare attenti a non prendere le parti di

    nessuno, perché altrimenti si rischiavano le botte e i rastrellamenti. Era

    la libertà che ci mancava, la possibilità di parlare apertamente, commen-

    tare le notizie della radio, dei giornali, senza avere la paura che qualcuno

    ascoltasse e potesse riferire a chi di dovere. A noi bambini mancava la

    libertà di giocare, non potevamo mai allontanarci dalle nostre case e la

    sera dovevamo starcene chiusi in casa.

    Sinceramente c’era anche un altro tipo di libertà che mancava molto a

    tutti: la possibilità di comprare generi alimentari! Con il razionamento

    alimentare imposto dal regime fascista ogni famiglia era stata provvista

    di una tessera, su questa tessera erano indicati nome e cognome del ca-

    pofamiglia e le persone a suo carico. Con questa poi si andava al panificio

    per farsi consegnare la razione di pane che spettava.

    Con il continuare della guerra è aumentata sempre di più la quantità de-

    gli alimenti razionati: la carne e il pesce erano quasi introvabili. Fortuna-

    tamente la mia famiglia aveva la terra che ci aiutava con patate, zucche e

    tutto quello che si poteva coltivare, senza avere problemi con i tedeschi.

    L’introduzione della tessera nelle famiglie non fece altro che aumentare il

    mercato nero. Si era infatti creata una fitta rete di scambi di generi di pri-

    ma necessità tenuta all’oscuro dei tedeschi. Questo, però, aveva portato

    i prezzi degli alimenti a livelli altissimi; noi, ripeto, abitando in campagna

    non avevamo grossi problemi, ma chi invece viveva in città non aveva

    nessuna fonte di sostentamento. Quanta fame hanno patito gli italiani!

    Ricordo che i miei genitori scambiavano la farina con il petrolio per la

    lanterna.

    I primi giorni di dicembre, quando comincia a fare freddo, nelle famiglie

    contadine si uccideva il maiale. Il maiale è sempre stata una grande ri-

    sorsa, perché è un animale di cui si riesce ad utilizzare quasi ogni parte,

    e noi che lo avevamo, eravamo considerati dalle altre famiglie quasi dei

    benestanti.

    Ricordo un inverno in particolare, in cui appena finita la macellazione

    del maiale, sono arrivati i partigiani (affamati come lupi) che ci hanno

    portato via tutta la carne.

    Dopo poco sono arrivati i tedeschi, e anche loro cercavano il nostro ma-

    iale per portarselo via.

    I giorni passavano quasi tutti uguali gli uni agli altri, ormai le privazioni

    erano entrate a far parte della nostra vita quotidiana. Poi è arrivato il 13

    ottobre del 1943, giorno in cui il l’Italia ha dichiarato guerra alla Germa-

    nia e si è schierata dalla parte degli americani, ma non crediate che ci sia-

    no stati tanti cambiamenti per noi! Per noi tutto è rimasto quasi uguale: i

    tedeschi che occupavano le nostre case e i partigiani che continuavano a

    nascondersi e a fare attentati ai tedeschi. Poi finalmente, nella primavera

    del 1945, è arrivata la pace.

    Non posso descrivere la gioia che si provava nel coltivare la propria terra

    senza le imposizioni di nessuno. Sono stati anni difficili, la povertà non si

    cancella in un giorno, ma sapevano che la nostra situazione potevamo

    solo migliorarla, perché peggio della guerra non c’è niente.

    Ecco, quello che io ho imparato da piccola è che non esiste nella guerra

    chi è buono e chi è cattivo. Io non ho visto persone cattive, io ho solo

    visto soldati che eseguivano gli ordini che venivano loro imposti; ma quei

    soldati che a noi facevano tanta paura, a loro volta aveva il terrore negli

    occhi: il terrore di non tornare mai più a casa a baciare i propri figli.

    Io sono solo una povera signora anziana che, in seguito ad una brutta

    caduta, non riesce più ad essere autonoma, ma vorrei che i giovani stu-

    diassero gli anni del fascismo in Italia, vorrei che la scuola parlasse non

    solo degli effetti che le guerre hanno sui governi, ma anche degli effetti

    che le guerre hanno sui popoli, sulle persone.

    Sono cose che chi ha vissuto non dimenticherà mai, e sono cose che

    tutti quanti vorremmo non accadessero mai più in nessuna parte del

    mondo.

    Elisa GarinoAnimatriceRsaMons.Capra

    AcquiTerme(AL)

    Chiesa di San Francesco Acqui Terme (AL) - XIX secolo

    Castello di Prasco (AL) XII Secolo

    9uisTimes

    del maiale, sono arrivati i partigiani (affamati come lupi) che ci hanno

  • Intervista al Prof. Luigi SchubertSpecialistainGinecologiaedOstetriciainMilano

    www.gravidanzaonline.it/medico_risponde/cv/schubert.html

    10uisTimes

    Professor Schubert, a che età si mani-festa l’ultimo flusso mestruale?Mediamente l’ultima mestruazioneavvienetrai50ei52anni.Siparladimenopausaprecocequandosimanifestapri-

    madei45anni,tardivasesipresentadopoi55.

    L’etàmenopausicaèandataprogressivamente

    aumentando nell’ultimo secolo. Nell’800 com-

    pariva infattiattornoa40-45anni.A45anni,

    nelsecoloscorsounadonnaeragiàconsiderata

    anziana.Oggi, invece, a 50 anni, essendo au-

    mentatalavitamedia,ladonnahainnanziasé

    ancora30-35annidiaspettativadivita.Difficile

    direqualisianolecausedelfenomeno;proba-

    bilmente le migliori condizioni di vita, conse-

    guenzaalorovoltadeiprogressiscientificidel

    ventesimosecolo.

    Perché questo particolare periodo nella vita

    di una donna viene comunemente chiamato

    “menopausa”?

    Permenopausasi intende“ultimamestruazio-

    ne”, ossia l’evento fisiologico che segna nella

    donna il termine dell’età fertile, cioè il venir

    meno dell’attività ovarica, in cui le ovaie non

    produconopiùfollicolienonproduconopiùgli

    estrogeni, cioè gli ormoni femminili principa-

    li, lacuiconseguenzapiùvistosaèappunto la

    scomparsa delle mestruazioni. Per climaterio,

    invece,siintendeilperiodocheprocedeesegue

    quest’ultimo flusso. Quindi il climaterio com-

    prende: premenopausa, menopausa e post-

    menopausa.

    Quali trasformazioni avvengono negli organi

    genitali di una donna?

    Il più importante cambiamento è quello che

    avvienea livelloormonale,chedeterminaalla

    finelamenopausa.Nonessendovipiùnéovu-

    lazionenéproduzionediestrogeni,acausadi

    unaprogressivaostruzionedellepiccolearterie

    che normalmente nutrono il tessuto ovarico,

    l’endometrio che riveste all’interno la cavità

    Menopausa:Nondareanniallavita,mavitaaglianni!

    IlProfessorSchubert,direttorepervent’annidelCentroperlostudioelacuradellamenopausapressolaClinicaMangiagallidiMilano,cispiegacomeladonnadioggipossasuperareconcoscienzaeserenitàl’etàcriticadellamenopausa,prevenendoconcureadeguatetuttelealterazionichealtrimenticondurrebberoaunasenilitàprecoceeall’invalidità.Eppure,conledovuteprecauzioni,anchedaquestaesperienzasipossonoricava-renuovefontidigioia…

  • uterina,nonproliferapiù,quindinonsisfalda,

    ediconseguenzavieneamancarelamestrua-

    zione. Inoltre la vagina si assottiglia, la vulva

    si raggrinzisce e possono insorgere disturbi

    caratteristicidiquestoperiodo,comeunacer-

    ta secchezzadellamucosaodoloredurante il

    rapportosessuale.

    Qual è il periodo della premenopausa?

    Comediceilnome,èilperiodocheprecededi

    qualche anno la menopausa vera e propria.

    Può avere una durata molto varia; dipende

    insommadadonnaadonna (3-4-5anni)edè

    caratterizzato da irregolaritàmestruali provo-

    catedalfattochel’ovulazione,ossialamatura-

    zionedell’ovulo,èspessodifettosaoaddirittura

    mancante.Mancandol’ovulazionenonsiforma

    nell’ovaia quella caratteristica formazione che

    èil“corpoluteo”,deputataallasintesidelpro-

    gesterone, che è l’ormone della seconda fase

    del ciclomestruale. Gli estrogeni, quindi, non

    più bilanciati dal progesterone, aumentano i

    propri effetti;eccoquindidolorial seno,flussi

    mestrualiirregolarie,alivellopsicologico,una

    certainstabilitànell’umore.Mal’equilibrioneu-

    ro-vegetativovieneingeneremantenuto.

    La menopausa può essere considerata una

    malattia?

    Da un punto di vista strettamente scientifico

    direi di no, essendo un evento fisiologico. In

    effetti,però, ilmedicoattento,ovesi trovida-

    vantiafenomeniqualigravidepressionipsichi-

    che,osteoporosiecosìvia,deveconsiderarela

    menopausa come la causa principale di quel

    dato disturbo e comportarsi di conseguenza,

    inviandolapazientedallospecialista.Natural-

    mentel’impattoconlamenopausapuòvariare

    da donna a donna, specialmente per quanto

    riguarda i disturbi soggettivi (vampate di ca-

    lore, statidepressivi).Ma idisturbimetabolici

    (depauperamentoosseo,lesionivascolari)sono

    semprepresentiancheselatentiedimostrabili

    obiettivamentesolocondeterminatiesami.La

    menopausanon è unamalattia,maungrave

    problemasociale,perchéinteressasicuramente

    unapartecospicuadellapopolazioneattiva.

    Che cosa succede esattamente quando una

    donna entra nel periodo critico?

    Già ho detto quello che succede nella preme-

    nopausa, che pur fa parte di questo periodo

    critico.Lacrisiveraarrivanelmomento incui

    gliestrogenihannounbruscocalo.L’endome-

    trio diventa atrofico e cessa la mestruazione.

    Maquelcheèpiùgraveèchetuttol’organismo

    pareatrofizzarsi(cute,mucosa,ossaemuscoli).

    L’ipofisinonèpiùfrenatadagliestrogenieim-

    metteingranquantitàisuoiormonidettiFSHe

    LH.Neseguealivelloipotalamico(nucleoposto

    al di sopradella ipofisi e alla basedel cervel-

    lo)uno sconvolgimentoneuroendocrino che si

    riflettesuicentritermoregolatori.Eccoallorale

    famosevampatedicalore.

    Da cosa capisce una donna che questo periodo

    è imminente?

    Ilprimocampanellod’allarmesimanifestaal-

    lorquando la donna comincia ad accusare ir-

    11uisTimes

    popolazione attiva.

  • regolarità del ciclo (emorragie omestruazioni

    irregolari) edunacerta instabilitàpsichica. Se

    la paziente soffriva in precedenza di dolori al

    seno, noterà in questo periodo un’accentua-

    zione di tale disturbo, dovuto ad un aumento

    relativodegliestrogeni.Unaltrodato,poi,che

    ladonnadevetenerpresenteèl’etàdellame-

    nopausadellapropriamadre.Siè infattivisto

    chequest’etàèereditaria,percuipotràpreven-

    tivamenterivolgersiallospecialista.

    Sono più difficili da curare i malesseri fisici o

    psicologici?

    Indubbiamenteèpiùfacilecurare ilmalessere

    fisico. Infatti,normalmentequando ci si trova

    davanti a gravi disturbi psichici nella meno-

    pausa o post-menopausa, un’accurata ricerca

    anamnesticadimostrachesitrattasolitamente

    distatipsichicipreesistenticheconlacompar-

    sa della menopausa hanno subito un aggra-

    vamento.Inoltre, ilcuranteinquesticasideve

    considerareilquadrosocialeincuivieneadin-

    serirsiquestodisturbo.Versoi50anni,ladonna

    spessovieneatrovarsisola:ilmarito,all’apice

    della carriera, è impegnato nel lavoro; i figli

    ormai indipendenti omagari fuori casa. Que-

    stisonoalcuniesempi,maesistonomoltealtre

    situazioni frustranti, che possono complicare

    enormementeilquadro.Sicomprendequindila

    necessitàdiunacollaborazionetrailmedico,lo

    psicologoel’assistentesociale.

    Quali sono i disturbi della post-menopausa?

    Esistonoduegeneridisintomi:sintomisogget-

    tivi(quelliavvertitisolodalladonna)esintomi

    obiettivi,rilevabilidalmedicocurante.Traisin-

    tomisoggettiviinprimafilastannolevampate

    dicalore,chepossonodurareunpaiod’anni,e

    nondiradofinoa5-10anni;poivisonolece-

    faleeelevertigini.Infinetraisintomisoggettivi

    vièladepressionepsichicache,puressendopiù

    rara,èanchepiùdifficiledacurare.

    Tra la sintomatologiaobiettiva ricorderò l’adi-

    posità eccessiva o la magrezza, la secchez-

    za vaginale con difficoltà al raggiungimento

    dell’orgasmo, la tachicardia notturna spesso

    in corrispondenza con le vampate di calore e

    l’estremafacilitàallefrattureosseedovutaalla

    decalcificazionedelle stesse (osteoporosi).Esi-

    ste poi una patologia particolare ai genitali,

    legataalladeficienzadeimezzidi sostegnodi

    vescica,uteroeretto,chesimanifestaconpro-

    lassodiquestitreorgani.

    Cambia qualcosa nei rapporti sessuali?

    Durante la premenopausa si osserva un lieve

    aumentodellalibidoeunachiarafacilitazione

    della capacità all’orgasmo. Questo è dovuto

    probabilmenteall’aumentorelativodegliestro-

    geni.Quandosihalamenopausaesihailcrollo

    degliestrogeni,lamucosa

    vaginaletendeadiventare

    secca e irritabile, sicché

    i rapporti sessuali diven-

    tano dolorosi. Ma i veri

    problemiinquestocampo

    sonodiordinepsicologico;

    l’ansietàpuòfartempora-

    neamenteperdereilpiace-

    re del rapporto sessuale.

    Pazienza e gentilezza da

    parte del partner sono il

    primo sostegno per supe-

    rare questo periodo cri-

    tico. Quindi, se il legame

    affettivoesessualeèsoli-

    do,irapportinonvengono

    modificati dal climaterio,

    anche sediventanomeno

    frequenti.

    Nel periodo immediatamente precedente la

    menopausa può la donna rimanere incinta?

    Nonèfacile,maoveaccada,diventaunproble-

    maassaigrave,essendosolitamente lagravi-

    danzaintaleperiodonondesiderata.Inutile,mi

    pare, spiegarne le ragioni. Fatto è che spesso

    lospecialistasitrovaindifficoltànelconsigliare

    unmetodocontraccettivo.Saràopportunouno

    studio attento del quadro ormonale della pa-

    zienteepoicisipotràorientareversolapillola

    olaspiraleintrauterina(IUD).

    Esiste la possibilità che una donna si prepari

    al climaterio?

    Ilprolungamentodelladuratadellavitamedia

    apreogginuoveprospettiveadunadonnache

    siavvicinaalclimaterio.Untempoeral’avvici-

    narsi al termine della vita, oggi è l’avvicinarsi

    ai lunghianniche ladonnapuòdedicareasé

    stessa.Primaditutto,quindi,ladonnasullacin-

    quantinadevevagliareivantaggichel’etàdel

    climaterio offre: più tempo libero, esperienza,

    maturità.Poi,sapereesattamentecos’èquesto

    climaterio,conosceretuttiidisturbicheposso-

    noesserecuratieinparte,ototalmente,scom-

    parire. Inquestorinnovatoequilibriopotràaf-

    frontareserenamentegliannidellamenopausa

    affidandosifiduciosamenteallospecialista,che

    dovràseguirlaconleopportuneterapie.

    12uisTimes

  • È vero che un prolungato trattamento con

    estrogeni aumenta il rischio di ammalarsi di

    cancro all’utero?

    Ilrischioesistesesipraticaunaterapiasostitu-

    tivaormonale senza controllomedico e senza

    una selezione preventiva dei casi. Infatti, nu-

    merosistudirecentihannoesclusotalerischio,

    anzi, indicano il contrario. In effetti, queste

    pazienti controllate ambulatorialmente e pe-

    riodicamente,possonocurarsi conestrogenie

    progesterone per 10-15 anni senza che insor-

    gano complicazioni gravi, riuscendo quasi an-

    cheadevitare legravimenomazioni prodotte

    adesempiodall’osteoporosi(diminuzionedella

    staturafinoa15centimetri,incurvamentodella

    colonnavertebrale,frattureosseespessomor-

    tali).

    È indispensabile che al medico vengano riferiti

    anche i sintomi più insignificanti?

    Certamente. Spesso un piccolo segno può es-

    sereindiziodiunfattogravissimo.Ricordo,per

    citare un esempio, unapaziente che si rivolse

    pressoilnostrocentroperlacuradellameno-

    pausa. Durante la visita questa paziente, che

    erainmenopausadaottomesi,ammisediaver

    avutoungiornounaperditadisanguelievissi-

    ma.Ilfattociinsospettì.Quindieseguimmoun

    prelievodellamucosauterina,efucosìchefu

    scopertouncancroall’utero.Appenaintempo

    persalvarlelavita!

    Professor Schubert, mi permetta un’ultima

    domanda. Quando può dirsi del tutto concluso

    questo particolare momento della vita di una

    donna?

    Possiamopreventivarecirca15-20annidicon-

    trolliediterapia.Compitodellaprevenzioneè

    nondareanniallavita,mavitaaglianni.Per

    taleragionetrovosbagliatoporredeilimitialla

    terapiaestrogeno-sostitutiva.Talunipropongo-

    no una somministrazione ormonale che non

    vadaoltreicinqueanni,finoadun’etàmassima

    di60anni,paventandorischioncologiciper la

    mammella.Penso invecechedi fronteaduna

    graveosteoporosisidebbaprocedereoltre,an-

    che in etàavanzata. Sono in corso ricerche in

    quest’ambitoeparechedaiprimirisultati,an-

    cheindonnedioltre70anni,sisianoavutidati

    confortanti con remissione dell’osteoporosi.

    Dunque,lecurenonavrannosicuramenteritar-

    datonélamenopausanél’invecchiamento,ma

    ne avranno influenzato beneficamente i loro

    aspetti esteriori ed interiori. Avranno sicura-

    mentemiglioratolaqualitàdellavitaeavranno

    permessoalledonnediaffrontareserenamente

    lasenilità.

    Marco FasolinoDirettoreResponsabileQuisTimes

    Menopausa e Andropausa in pillole

    di Redazione

    Menopausa: le vampate di calore causa dell’insonnia

    Vampate di calore, cefalea, oscillazioni del tono dell’umore e, non di rado, insonnia sono i sintomi che caratterizzano la vita di milioni di donne nel corso della menopausa. Alcuni ricercatori del Dipartimento di medicina della Stanford University hanno condotto uno studio osservazionale per individuare la cause pro-prio dell’insonnia cronica (quella che persiste continuativamente per almeno sei mesi), la cui origine – in questa fascia di popolazione – era stata attribuita a svariati fattori.Dall’indagine – che ha riguardato circa 1000 donne in età perimenopausale, pubblicata su un recente numero degli Archives of Inter-nal Medicine – è risultato che, pur essendo influenzata da altri fattori, nell’insorgenza dell’insonnia cronica in menopausa è determi-nante il ruolo delle vampate di calore: essa è infatti presente nell’81% delle donne che sof-frono di vampate di calore particolarmente in-tense e frequenti.Lo studio, osservano i ricercatori, ha rilevanza clinica, in quanto da esso consegue che, per porre rimedio all’insonnia, è più importante prestare una maggiore attenzione al controllo farmacologico delle vampate di calore piutto-sto che cercare di aggredire direttamente l’in-sonnia con sonniferi o ansiolitici, spesso senza esito.

    Menopausa: Un esame del sangue svela a quanti anni avverrà

    Di recente è stato scoperto che attraverso un esame del sangue si potrà prevedere con largo anticipo l’età in cui si manifesterà la menopau-sa in una donna.A fare questa scoperta sono stati i ricercatori dell’Università di Teheran che hanno sviluppa-to un metodo in grado di prevedere l’età della menopausa con un margine di errore di massi-mo quattro mesi.La ricerca è stata condotta su 266 donne, di età compresa tra i 20 e i 49 anni dall’Università di Scienze Mediche di Teheran, i quali sono riu-sciti a misurare la concentrazione di un ormo-ne prodotto dalle cellule delle ovaie, l’ormone antimulleriano (Amh), che controlla lo sviluppo dei follicoli nelle ovaie da cui si sviluppano gli ovociti, e questo ha fatto ipotizzare ai ricerca-tori che l’Amh può anche essere utilizzato per misurare la funzionalità ovarica.Misurando quindi la concentrazione di Amh nelle varie età di una donna, si potrà stabilire l’età in cui sopraggiungerà la menopausa.

    Andropausa: anche per gli uomini la terapia ormonale

    Gli uomini affetti da andropausa dovrebbero sottoporsi a terapia ormonale. L’andropausa, che colpisce il 50% degli uomini intorno ai 50 anni, è caratterizzata dagli stessi sintomi della menopausa (sudorazione notturna, depressio-ne, irritabilità, perdita del desiderio sessuale, osteoporosi ed impotenza) ed è accompagnata da bassi livelli di testosterone, ormone respon-sabile di quegli stessi disturbi che affliggono le donne in menopausa. La diagnosi dell’andro-pausa è resa più difficile dal fatto che gli uomini fanno fatica ad ammettere di essere malati. Ma alcuni pazienti, ai quali è stata somministrata la terapia ormonale sostitutiva a base di testoste-rone, hanno assistito alla scomparsa di quasi tutti i sintomi tipici della menopausa maschile.

    13uisTimes

  • Il problema dell’invec-chiamento del ma-schio adulto (il

    termine scienti-

    fico per definirlo

    è aging male),

    ha sempre costituito nei secoli, un punto no-

    dale di interesse scientifico, letterario e sociale.

    Già Cicerone nella sua opera filosofica De Se-

    nectute, scritta nel 44 a.C., con pacate argo-

    mentazioni, prende in esame le critiche comu-

    nemente rivolte alla vecchiaia, oggi si direbbero

    “i luoghi comuni”, e le confuta, con esempi trat-

    ti dalla storia greca e romana. “…Ilvecchio,non

    faràquellochefannoigiovani,mafamoltodi

    piùemeglio.Nonconleforze,nonconlapre-

    stezzaeconl’agilitàdelcorposifannolegrandi

    cose,macolsenno,conl’autorità,colpensiero;

    dotiquestedicuilavecchiezzadisolitononsolo

    nonsispoglia,maanzisiarricchisce“.

    Oggi, nell’era del Fitness e Wellness (forma fisi-

    ca e benessere psico-fisico), dovremmo consi-

    derare questo periodo più o meno lungo della

    vita del maschio adulto, come un tempo in cui

    aspetti genetici, socio-ambientali, patologie

    concomitanti e relative terapie, insieme allo

    stesso inesorabile passare degli anni, determi-

    nano “mutamenti” anatomici e funzionali in

    tutto l’organismo che oggi conosciamo e pos-

    siamo controllare, anche se è estremamente

    complesso definire cosa si intende per “aging

    male”, in quanto non è possibile individuare

    come nelle donne dei parametri e riferimenti

    precisi.

    Nella donna, infatti, il processo è piuttosto ra-

    pido e solitamente avviene attorno ai 50 anni,

    nell’arco di alcuni mesi o di qualche anno. Alla

    base di tutto nel sesso femminile c’è che la pro-

    duzione ovarica di estrogeni, gli ormoni sessuali

    femminili, si riduce nettamente ed in maniera

    brusca. Si determinano dapprima delle altera-

    zioni della normale ciclicità mestruale fino alla

    successiva completa scomparsa dei cicli (da

    cui il termine menopausa), successivamente o

    concomitantemente compaiono i cambiamenti

    fisici e psicologici che le donne conoscono bene

    (leggi articolo sulla menopausa a pag. 6).

    Anche negli uomini avviene un calo della pro-

    duzione di testosterone, l’ormone maschile

    per eccellenza, da parte dei testicoli, l’organo

    che ne produce in maggior quantità. Solo che

    questa progressiva riduzione di testosterone è

    molto più lenta e graduale e può determinarsi

    nell’arco di decine di anni. Questa lenta dimi-

    nuzione può determinare modificazioni a livello

    fisico e mentale; il loro insorgere è molto sfu-

    mato e non sempre viene rilevato.

    Quindi termini “giornalistici” quali

    “menopausa maschile”, “an-

    dropausa”, per correlare

    questo periodo della

    vita dell’uomo alla

    menopausa femmi-

    nile, appaiono im-

    propri, perché non

    esiste, in questi ter-

    mini, un qualcosa di

    analogo nel maschio, in

    quanto le capacità ripro-

    duttive dell’uomo possono

    durare, teoricamente, fino

    alla sua morte (esistono esempi

    celebri come quello di Charlie Cha-

    plin che ebbe l’ultimo dei suoi 8 figli

    dopo gli 80 anni).

    Quindi oggi si preferisce definire

    questo periodo del climaterio

    maschile con l’acronimo in-

    glese LOH (Late-Onset Hypo-

    gonadism = Ipogonadismo

    insorto in tarda età) per

    sottolineare come tutto

    quello che accade al maschio in questo periodo

    della sua vita sia da correlare alla progressiva

    insufficiente produzione di testosterone da par-

    te delle gonadi maschili.

    Dopo i 45-50 anni la produzione di questo or-

    mone nell’uomo cala progressivamente, la sua

    azione non è legata esclusivamente alla funzio-

    ne sessuale e riproduttiva del maschio, ma gio-

    ca un ruolo importante nel metabolismo e nella

    funzione di numerosi organi ed apparati.

    Ecco quindi che una carenza della produzione

    di testosterone e degli androgeni si può presen-

    tare con una sintomatologia molto variabile per

    cui a volte può risultare difficile fare una dia-

    gnosi precisa.

    Gli organi ed apparati dove l’azione del testo-

    sterone è fondamentale sono: il sistema

    scheletrico, quello muscolare,

    il Sistema Nervoso Centra-

    le, il sistema cardiocir-

    colatorio, il sangue

    con i suoi elementi

    figurati, la cute,

    il grasso corpo-

    14uisTimes

    Andropausa:mitoorealtà?

    nuzione può determinare modificazioni a livello

    fisico e mentale; il loro insorgere è molto sfu-

    mato e non sempre viene rilevato.

    Quindi termini “giornalistici” quali

    maschile”, “an-

    ”, per correlare

    questo periodo della

    vita dell’uomo alla

    mini, un qualcosa di

    analogo nel maschio, in

    quanto le capacità ripro-

    duttive dell’uomo possono

    durare, teoricamente, fino

    alla sua morte (esistono esempi

    celebri come quello di Charlie Cha-

    plin che ebbe l’ultimo dei suoi 8 figli

    Quindi oggi si preferisce definire

    questo periodo del climaterio

    maschile con l’acronimo in-

    Late-Onset Hypo-

    = Ipogonadismo

    insorto in tarda età) per

    sottolineare come tutto

    gnosi precisa.

    Gli organi ed apparati dove l’azione del testo-

    sterone è fondamentale sono: il sistema

    scheletrico, quello muscolare,

    il Sistema Nervoso Centra-

    le, il sistema cardiocir-

    colatorio, il sangue

    con i suoi elementi

    figurati, la cute,

    il grasso corpo-

  • reo, il sistema sessuale e riproduttivo.

    Se il testosterone manca o è carente, potremo

    perciò avere disturbi in tutti questi apparati.

    Potremo avere alterazioni dell’umore e della

    funzione cognitiva, con facile irritabilità, ner-

    vosismo, aspetti depressivi, insonnia, sensa-

    zione di malessere generale, vampate di calore

    e rossore al viso, sudorazione profusa. Inoltre

    scarsa capacità di concentrazione, deficit della

    memoria a breve termine, carenza di energia e

    forza fisica, riduzione del desiderio sessuale e

    della capacità di ottenere e mantenere l’erezio-

    ne, riduzione del volume dell’eiaculato. Si pos-

    sono rilevare anche perdita di

    forza muscolare, facile stan-

    cabilità, diminuzione della

    massa muscolare, aumento

    del grasso a livello addomina-

    le, osteoporosi con maggiore

    rischio di fratture.

    Altri effetti metabolici della

    carenza di androgeni sono

    rappresentati da riduzione

    del colesterolo buono (HDL),

    e aumento del colesterolo

    cattivo (LDL) con conseguen-

    te aumento del rischio di pa-

    tologie cardiovascolari.

    Quindi i danni da mancanza

    di testosterone possono es-

    sere tanti per l’organismo del

    maschio.

    Non esiste un test specifico

    per la diagnosi di sindrome

    da carenza di androgeni del

    maschio in età avanzata. Il

    riscontro di bassi livelli di testosterone nel san-

    gue non è sufficiente per definire la sindrome,

    in quando devono essere presenti anche uno o

    più sintomi clinici.

    Circa il 60-70% del testosterone circolante è

    legato ad una proteina, la globulina legante gli

    ormoni sessuali (SHBG). Il legame con protei-

    ne è un sistema comune per il trasporto degli

    ormoni nel sangue. L’ormone legato alla pro-

    teina è inattivo; l’attivazione si determina con

    la rottura del legame, un processo che avviene

    costantemente nel circolo sanguigno. Gli uomi-

    ni di età avanzata, gli etilisti e i pazienti con ipo-

    tiroidismo producono grandi quantità di SHBG,

    riducendo così il tasso di testosterone “libero”.

    Il rimanente 30-40% del testosterone circo-

    lante forma un legame più debole con un’altra

    proteina, l’albumina. Anche il testosterone le-

    gato all’albumina è inattivo; pertanto, il testo-

    sterone libero costituisce solo l’1-2% circa del

    totale.

    La determinazione del testosterone totale

    è, quindi, poco affidabile, mentre quella del

    testosterone libero è molto costosa e viene

    eseguita soltanto in pochi centri. Oppure se si

    conosce il valore del testosterone totale e della

    SHBG, si può estrapolare la percentuale del te-

    stosterone libero con una formula matematica

    specifica.

    Da tutto quello che abbiamo riportato è chiaro

    che se ci troviamo di fronte ad un uomo con

    una LOH, cioè con uno o più dei sintomi sopra

    riportati con dei valori di testosterone libero

    bassi, dovremo utilizzare una terapia sostituti-

    va specifica.

    Tutto questo unitamente ad un miglioramento

    della qualità di vita dell’individuo stesso che

    deve necessariamente passare da una dieta

    adeguata, attività fisica, eliminazione di fumo,

    caffè ed alcoolici.

    Il testosterone è disponibile in capsule, in fiale

    per iniezione intramuscolare, in gel e in cerotti

    a rilascio transdermico.

    La formulazione a base di testosterone in gel

    sembrerebbe riprodurre il ritmo circadiano di

    secrezione del testosterone, come anche la

    preparazione intramuscolo a somministrazio-

    ne trimestrale.

    Durante il primo anno di terapia con testoste-

    rone, i pazienti trattati devono essere sottopo-

    sti a controllo medico ogni tre mesi. L’esame

    clinico dovrà prevedere la valutazione della

    prostata, per via rettale. È

    inoltre da effettuare la deter-

    minazione dell’emocromo,

    del colesterolo, del testoste-

    rone circolante, della SHBG

    e del PSA. Successivamente

    è necessario almeno un con-

    trollo all’anno.

    Concludendo l’”andropau-

    sa”, o meglio la LOH, non è

    un mito, ma una realtà clini-

    ca ben nota e con connotati

    ampi e variegati, come abbia-

    mo visto.

    Non è facile da individuare

    per la varietà di presentazioni

    cliniche che può avere. Se

    però l’uomo prenderà sempre

    più confidenza nel consultare

    il suo medico di riferimento

    specifico, che è l’andrologo, i

    rischi di sottostimare questa

    realtà clinica, che spesso può condizionare la

    stagione autunnale ed invernale della vita del

    maschio, saranno sempre minori.

    Prof. Alessandro NataliResponsabileServiziodiAndrologiaUrologica

    UniversitàdegliStudidiFirenzewww.profnatali.it

    15uisTimes

    Il testosterone è disponibile in capsule, in fiale

  • Saluti da

    non ti ho dimenticato, ho solo aspettato l’occasione giusta per confidarmi ancora c

    on te...

    La volta scorsa ho cominciato il mio racconto con la frase “Chi lo avrebbe mai detto

    che un giorno

    avrei avuto la possibilità di far parte di un gruppo vacanze”... in quell’occasione ero

    appena tornato

    da San Martino di Castrozza, oggi sono appena tornato da Riccione!

    Caro diario, che esperienza!!!! Sai, durante l’estate siamo andati al mare al Lido deg

    li Scacchi, due

    volte alla settimana al Camping Florenz, dove siamo stati davvero bene, ma starsen

    e una settima-

    na intera in vacanza a Riccione non ha paragoni... ti devo proprio raccontare!!!!

    A differenza dell’esperienza montanara, questa volta avevamo l’intera Villa Rosa

    a nostra dispo-

    sizione.

    Villa Rosa si trova sulle colline di Riccione, ha un bellissimo parco con gli ulivi e fior

    i di mille colori,

    una grande piscina e tutto ciò di cui avevamo bisogno per trascorrere una settima

    na strepitosa.

    Alberta e Antonio, i proprietari, ci hanno reso il soggiorno davvero unico.

    Ciò che mi ha colpito di più è stata la pace e la tranquillità che si assaporava sedu

    ti in giardino in

    attesa di scendere giù al mare o la sera dopo cena con il naso all’insù a guardare l

    e stelle... pace,

    silenzio, e quella piacevole sensazione di veder trascorrere la giornata senza frenesi

    a, senza stress.

    Al mattino sveglia alle otto, colazione e tutti in pulmino per scendere giù al mar

    e, 10 minuti ed

    eravamo distesi al sole sulle bellissime spiagge di Riccione.

    Il primo giorno sono rimasto colpito nel vedere che gli ombrelloni sono stati sosti

    tuiti da tende

    bianche oltre le quali vedevo il blu del mare! Che ridere nel vederci in costume, “int

    eressanti” inve-

    ce le operatrici... ma questo, mi raccomando, tienitelo per te!!

    La mattina trascorreva veloce, una partita a beach volley, una passeggiata in riva al

    mare, il bagno

    e tra una chiacchiera e l’altra finalmente arrivava l’ora del pranzo.

    La signora Luana, titolare del ristorante dello stabilimento balneare, ci aspettava

    tutti i giorni, ci

    riservava il tavolo più ombreggiato e fresco ma quel che contava di più era la su

    a cucina: ottimi

    Riccione

    16uisTimes

    Caro Diario...

  • piatti a base di pesce e carne, per noi che eravamo affamati

    come lupi, le porzioni erano più che abbondanti...

    Terminato il pranzo tornavamo a Villa Rosa per una doccia

    rinfrescante, la maggior parte di noi si concedeva pure un pi-

    solino giusto per riposarci un pochino.

    Il pomeriggio, verso le 16,00, solitamente partivamo per la meta scelta la sera p

    rima, op-

    pure se decidevamo di rimanere alla Villa, dove gli operatori organizzavano sempr

    e giochi in

    acqua e aperitivo (tassativamente analcolico), con musica ad alto volume a bord

    o piscina...

    Che divertimento, bellissima atmosfera, il calar del sole, la gioia e la spensieratezz

    a sui nostri

    volti abbronzati... ahhh!!!

    La cena si svolgeva in giardino, tutti attorno al tavolo come una grande famiglia,

    ognuno di

    noi, per quello che poteva, si è adoperato per rendere tutto perfetto, le nostre cene

    sono sem-

    pre state speciali, perché tutti insieme decidevamo la destinazione da raggiunge

    re il giorno

    dopo… A volte anche solo un giro in pulmino per un paesaggio che non conosciam

    o riusciva

    a divertirci.

    Verso le 21 si scendeva ancora tutti insieme giù a Riccione, ma questa volta per p

    asseggiare

    sul mitico Viale Ceccarini!!! Dovevi vedere, mio caro Diario, le persone eleganti,

    le comitive

    di ragazzi e ragazze, le vetrine tutte colorate dei negozi, le luci sfavillanti, i ristora

    nti pieni di

    gente, la musica che usciva dai pub...

    Io ne ho approfittato per mangiare ogni sera il gelato, mi sono divertito a farmi far

    e tanti ab-

    binamenti tra i vari gusti colorati… Altro che coprifuoco di Ostellato!!!!

    Caro diario, non ci crederai, ma questa è stata la mia prima vacanza al mare! Le

    montagne

    non le avevo mai viste, il mare già lo conoscevo, ma non immaginavo di poter viv

    ere la vera

    movida romagnola. La sera faticavo ad addormentarmi... troppe emozioni tutte in

    una volta,

    di certo non mi sono riposato, ma ho vissuto!!!!

    P.s. Ho mandato una cartolina a mia madre e questa invece è per te...

    Riccione

    17uisTimes

  • Nel 1993 Presidente del Grup-po Tecnico del Ministero della Sanità con il compito di elaborare e redigere le “linee guida” per l’organizzazione della Riabilita-

    zione in Italia, pubblicata in Gazzetta Uffi-

    ciale italiana nel 1998.

    Prof. Basaglia, lei dirige il Settore dipartimentale di Medicina Riabilitati-

    va dipartimento Neuroscienze/Riabilitazione dell’Azienda Ospedaliera

    Universitaria “S. Anna” di Ferrara, potrebbe illustraci in sintesi l’orga-

    nizzazione del Dipartimento?

    Il Settore dipartimentale di medicina riabilitativa è diviso tra strutture or-

    ganizzative complesse e strutture organizzative semplici.

    Le due strutture principali complesse sono:

    • L’Unità di Medicina Riabilitativa (UMR), con 40 posti letto di degenza

    ordinaria più 5 posti di day hospital

    • L’Unità Gravi Cerebrolesioni (UGC) anch’essa con 40 posti letto e 5

    posti di day ospital.

    All’interno del modulo di medicina riabilitativa si trovano 3 strutture or-

    ganizzative semplici:

    • L.A.M. Laboratorio Analisi del Movimento, svolge attività di valuta-

    zione, diagnosi e trattamento dei disturbi del movimento derivanti

    da mielolesioni, trauma cranico e neurolesioni.

    • N.P.R. Neuropsicologia Riabilitativa, svolge attività di valutazione,

    diagnosi e trattamento dei disturbi delle funzioni neuropsicologiche

    sia di tipo diffuso (attenzione e memoria), sia di tipo localizzato

    (linguaggio, esplorazione spaziale, prassi, funzioni esecutive, gnosie)

    e dei disturbi del comportamento, della articolazione della parola e

    della deglutizione

    • Modulo Spinale, svolge attività di valutazione, diagnosi e trattamen-

    to dei disturbi legati alle patologie con lesioni spinali.

    L’ ’unità Gravi Cerebro Lesioni è il cenro “Hub” unico regionale della rete

    GRACER (Gravi Cerebrolesioni Emilia-Romagna) con il compito di coordi-

    namento dell’intera rete. L’UMR e l’UGC sviluppano interventi riabilitativi

    intensivi ed estensivi in ricovero ordinario con la finalità di:

    • Raggiungere e mantenere la stabilità internistica

    • Rieducazioione delle funzioni vitali di base

    • Rieducazione delle menomazioni senso motorie e delle menomazioni

    cognitivo-comportamentali

    • Rieducazione alla autonomia nelle attività di vita quotidiana

    • Reinserimento sociale

    • Prescrizione, fornitura e istruzione riguardi all’utilizzo degli ausilii

    Quindi, in sintesi, chi accede ai reparti che ci ha appena illustrato?

    Presso l’unità di medicina riabilitativa vengono accolti pazienti che pre-

    sentano menomazioni fisiche e cognitive, senza distinzione di età e pato-

    logia, l’obiettivo è il raggiungimento del massimo livello di indipendenza

    sul piano fisico, psicologico e sociale, la migliore capacità di interazione

    con l’ambiente e la migliore qualità di vita.

    Mentre nell’Unità Gravi Cerebrolesioni si assistono i pazienti affetti da

    gravi traumatismi cranioencefalici ed altre gravi cerebrolesioni acquisite

    come i comi post-anossici, gravi emorragie

    secondarie e malformazioni vascola-

    ri. La struttura si occupa inoltre di

    soggetti affetti da disabilità se-

    condarie a cerebrolesioni ische-

    miche che necessitano di inter-

    venti di riabilitazione estensiva.

    Va specificato che tutte le atti-

    vità svolte all’interno delle unità

    possono avere un accesso ambu-

    latoriale qualora le condizioni del

    paziente lo consentano.

    Ci illustra i criteri di

    accesso al Diparti-

    mento di Medici-

    na Riabilitativa

    del “S. Gior-

    gio”?

    Occorre

    Quando comincia la riabilitazione...Intervista al Professor Nino BasagliaDirettore del Dipartimento di Medicina Riabilitativa dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria “S. Anna” di Ferrara presso il Presidio ospedaliero “S. Giorgio”.

    18uisTimes

    In questa edizione di Quis Times, in gran parte dedicata alla disabilità, non potevamo non interpellare uno dei massimi esponenti della Riabilita-zione a livello nazionale e internazionale, il Prof. Nino Basaglia.

    come i comi post-anossici, gravi emorragie

    secondarie e malformazioni vascola-

    ri. La struttura si occupa inoltre di

    soggetti affetti da disabilità se-

    condarie a cerebrolesioni ische-

    miche che necessitano di inter-miche che necessitano di inter-miche che necessitano di inter

    venti di riabilitazione estensiva.

    Va specificato che tutte le atti-

    vità svolte all’interno delle unità

    possono avere un accesso ambu-

    latoriale qualora le condizioni del

    paziente lo consentano.

    Ci illustra i criteri di

    accesso al Diparti-

    mento di Medici-

    na Riabilitativa

    del “S. Gior-

    gio”?

    Occorre

  • precisare che, come definito nei criteri di accreditamento, la nostra Strut-

    tura non prevede l’utilizzo della classica “lista di attesa”, che non si rivela

    mai funzionale ai tempi di recupero e riabilitazione previsti per questo

    tipo di paziente.

    Le modalità di accesso presso le nostre unità sono:

    • Le segnalazioni provenienti dalla rete GRACER

    • Segnalazioni delle diverse rianimazioni italiane

    • Consulenze effettuate presso i reparti per pazienti in situazione

    acuta

    • L’attività ambulatoriale per esterni che vede persone provenire da

    tutte le regioni italiane.

    • Di tutte le segnalazioni che provengono dalle fonti sopracitate

    l’equipe medica effettua una valutazione dei pazienti che rispondono

    ai seguenti requisiti:

    • La “modificabilità” delle condizioni cliniche, non in base alla gravità

    del paziente quanto alle potenzialità di recupero/miglioramento

    dello stesso

    • “l’autonomia”, cioè la possibilità di accesso in regime di ricovero o

    day hospital

    • “tecnologia necessaria”, consiste nella valutazione di un bisogno ri-

    abilitativo che presuppone il supporto di strumentazioni più o meno

    sofisticate al fine di raggiungere un buon livello di autonomia

    • “disponibilità”, la mappatura delle risorse disponibili a soddisfare i

    bisogni del programma riabilitativo.

    Cosa succede una volta inserito il paziente nelle unità?

    Per prima cosa noi parliamo di presa in carico del paziente e dell’intero

    nucleo familiare, non di erogazione di prestazioni. Tale presa in carico

    avviene in squadra, in team.

    Il team che si occupa della presa in carico è composto da:

    • Medico fisiatra

    • L’infermiere

    • Il fisioterapista

    • Il logopedista

    • Il terapista occupazionale

    • Lo psicologo

    • L’assistente sociale.

    Sulla base delle valutazioni svolte nei primi giorni successivi all’ingresso in

    reparto, il team elabora una proposta di progetto riabilitativo individuale

    che riassume ciò che si pensa di raggiungere con il paziente al termine del

    percorso di cura. Questa proposta diventa il vero e proprio progetto riabi-

    litativo dopo essere stato presentato, discusso e condiviso con i familiari

    e, se possibile, il paziente stesso.

    Quindi questo significa che la famiglia ha un ruolo molto importante nel

    progetto di riabilitazione del paziente?

    Assolutamente si, la famiglia è la prima risorsa importante non solo nel

    progetto riabilitativo, ma nell’intero progetto di Vita della persona. è sul-

    la base di questo presupposto che abbiamo elaborato e redatto il “Diario

    di Bordo”. Si tratta di una raccolta di schede informative redatte per i fa-

    19uisTimes

  • miliari di persone che hanno subito un danno cerebrale. Ritengo che una

    corretta e continua informazione al paziente e ai suoi familiari durante

    tutte le fasi del percorso riabilitativo sia cruciale quando ci troviamo di

    fronte a disabilità gravi e complesse. Il nostro obiettivo è di chiarire e

    spigare quali siano le vere possibilità di recupero del paziente, mantenen-

    do sempre i familiari su un piano di realtà e obiettività cercando di non

    alimentare false aspettative.

    A questo proposito cosa ne pensa dei cosìddetti “viaggi della speranza”

    alla ricerca di terapie alternative non praticate in Italia, quali l’impianto

    delle cellule staminali?

    La ricerca sulle cellule staminali sta progredendo molto velocemente in

    varie parti del mondo, compresa l’Italia; non bisogna però dimenticare

    che si tratta ancora di sperimentazione e che gli effetti collaterali possono

    ancora essere molto pericolosi.

    Quando si arriva a decidere che paziente è pronto per la dimissione?

    Io sostengo che la dimissione non è un atto, ma è un processo che co-

    mincia nel momento del ricovero. Infatti, già nel programma riabilitativo

    cerchiamo di prevedere se il paziente potrà reinserirsi nell’ambiente fami-

    liare, lavorativo e/o scolastico.

    Ricorda qualche paziente in particolare?

    è praticamente impossibile ricordare solo un caso, in quanto ogni pazien-

    te passato per questa struttura lascia un profondo ricordo. Ma se dovessi

    fare un bilancio delle emozioni, direi che le maggiori dimostrazioni di ri-

    conoscenza mi arrivano proprio dai familiari dei pazienti che hanno avuto

    un minor recupero. Ricordo il caso di tanti anni fa, di una bimba che a

    causa di un incidente è rimasta in stato vegetativo per 20 anni, purtroppo

    non era più possibile fare molto per lei, ma ricordo i lunghi incontri fra me

    e il padre della bimba, nel mio studio nelle ore serali; così come rimango

    piacevolmente stupito quando, a distanza di anni, continuo a ricevere ge-

    sti di riconoscenza.

    Ma lei professore quante ore al giorno lavora?

    La mia giornata inizia alle 7.30 del mattino, a volte non mi fermo nem-

    meno per una pausa pranzo e arrivo fra una visita, un colloquio e una

    riunione alle 20.30/21.00. Le devo confessare, però, che tutto ciò non mi

    pesa, quasi non mi accorgo del passare delle ore.

    … Alle 19.30 sono uscita dal suo studio, in sala d’attesa aspettavano al-

    meno tre persone che volevano parlare con lui, e come se fossero state

    le otto del mattino, le ha accolte con una cordialità e umanità tali che mi

    hanno confermato quanto sia appassionato al suo lavoro.

    Grazie, Prof. Basaglia

    Sabrina TrapellaCoordinatrice C.S.R.

    Quisisana Ostellato (FE)

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    Negli ultimi decenni le abi-tudini alimentari sono profondamente cambia-te. Lo sviluppo dell’eco-nomia, i contatti con altre culture, i grandi mutamenti sociali, la spinta a raggiungere un più elevato tenore di vita, la diffusione della pubblicità han-

    no spostato l’attenzione dei consumatori, con maggior frequenza e in più larga misura, verso quei generi alimentari un tempo con-siderati elitari e pregiati.La possibilità di nutrirsi con una maggiore varietà e abbondanza di cibi ha portato benefici ed alla scomparsa pressoché totale delle cosiddette carenze nutrizionali.

    Invece la tendenza a mangiare più del necessario, anche come dimostrazione di status symbol, spesso accompagnata da squilibri fra i componenti della dieta, ha portato gli italiani ad essere più esposti ad altri gravi rischi: infarto del miocardio, maggiore inci-denza di obesità, ipertensione, arterosclerosi, diabete.Anche questo ci fa riflettere su quanto sia urgente e più che mai necessario, per noi e per il nostro meraviglioso pianeta, mettere una maggiore attenzione a ciò che mangiamo. Vale certamente il nostro vantaggio molto più di altri Paesi, ma anche noi abbiamo l’esigenza di mettere a fuoco e farci guidare dalle indicazioni della dieta mediterranea, poiché se tutto il mondo occidentale, e non solo, cerca di allinearsi alla cosiddetta ‘’dieta mediterranea’’ noi, che ne eravamo i depositari, negli ultimi 30-40 anni ce ne siamo via via allontanati.

    Alimentazione: la validità della dieta mediterranea

    Per salvare il pianeta, si dovrebbe passare alla dieta mediterranea in tutto il mondo. È la ricetta che il celebre economista Jeremy Rifkin ha fornito nel corso di un seminario, nel giugno 2009, alla facoltà di archi-tettura di Valle Giulia a Roma, sottolineando come:

    Siamo quel che mangiamo

    Ma in fondo chi siamo, se in molti sappiamo così poco su ciò che mangiamo?

    (L.A. Feuerbach.1804-1872 filosofo)

    …Forse nessuno sa che la seconda causa di cam-biamento climatico al mondo è l’emissione di CO2

    (n.d.r. anidride carbonica) derivante dall’allevamento di animali, ovvero dalla grande quantità di carne che consumia-

    mo. Per abbattere le emissioni bisogna quindi passare alla dieta mediterranea, come in Italia, mangiando molte verdure e frutta.

    (J. Rifkin - Economista)

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    Primo piano (base) - Allaa base dell’alimentazione devono esserci la frutta e le verdure. Bisogna mangiarne tutti i giorni e più volte al giorno, variando sempre il tipo di frutto o ortaggio, in modo da non tralasciare nessuna vitamina o minerale. Sono molto impor-tanti anche le fibre contenute nella frutta e nella verdura.Secondo piano - Questo è il settore dei carboidrati (pasta, riso, cereali). Ne vanno consumate almeno 4-5 porzioni al giorno (per una porzione si intende una fetta di pane integrale o mezza tazza di cereali o di pasta).Terzo piano - Le proteine. Indipendentemente che si tratti di pro-teine vegetali o animali, ne vano consumate al massimo 3-4 por-zioni al giorno (una porzione equivale a 100 grammi di pollo o di salmone, una tazza di latte o 1/3 di una tazza di legumi).Quarto piano - Appartengono a questa area i grassi. Tra gli “ir-rinunciabili” troviamo quelli contenuti nell’olio di oliva e nella frutta secca. Sono concesse tre porzioni al giorno (una porzione è uguale a un cucchiaino di olio d’oliva o a sette mandorle).Quinto piano (vertice) - Qui si trovano i dolci: i cibi di questo tipo vanno limitati al massimo e comunque non andrebbero assunte più di 75 calorie giornaliere.

    Seguire una corretta alimentazione Un’alimentazione sana e bilanciata prevede varietà dei cibi e pre-senza di tutte le sostanze nutritive necessarie all’organismo per mantenersi in buona salute (proteine, sali minerali e vitamine, carboidrati, grassi).

    La quantità e la qualità dei cibi da assumere ogni giorno varia da una persona all’altra in base all’età, al sesso e al tipo di attività svolta.Un’alimentazione ricca soprattutto di frutta, verdura e con un adeguato contenuto di cereali e legumi, protegge dalla comparsa di diverse patologie, in particolare da alcuni tipi di tumori e dalle malattie cardiovascolari.Frutta, verdura e legumi, infatti, svolgono un’azione protettiva prevalentemente di tipo antiossidante, rallentando i processi di invecchiamento e le reazioni che sono all’origine di diverse forme tumorali.

    Ed ecco alcune semplici regole da verificare ed iniziare ad applica-re alla nostra alimentazione indicate dagli esperti:

    • A tavola varia le tue scelte per garantire un apporto adeguato di energia e nutrienti

    • Fai sempre la prima colazione ed evita di saltare i pasti • Mangia almeno 2 porzioni di frutta e 2 di verdura ogni giorno,

    preferendo quelle di stagione (meglio ancora se ciascuna di un colore diverso: bianco, rosso, giallo/arancio, blu/viola e verde)

    • Consuma ogni giorno i cereali (pane, pasta, riso, ecc.), meglio ancora se integrali

    • Mangia il pesce (fresco o surgelato) almeno 2 volte alla setti-mana

    • Consuma i legumi perché forniscono proteine di buona qua-lità e fibre (in particolare la soia che ha proprietà preventive sull’osteoporosi)

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    L’obiettivo di ogni dieta è quello di riuscire a farci dima-grire senza lasciarci con i sintomi della fame per tutto il giorno, e senza privarci dei principi nutritivi che sono indispensabili per il nostro sostentamento.

    Recenti studi hanno individuato che una figu-ra geometrica ben definita (la piramide) può schematizzare i cibi e le relative quantità che bisogna assumere per seguire una corretta alimentazione.

    Il principio è semplice: la piramide vie-ne divisa da quattro rette orizzontali che delimitano cinque aree, dalla base al vertice. Ad ogni settore coincide una tipologia di alimen-to, e la sua relativa quantità. Si basa, ed è qui la novità, sul calcolo della densità ener-getica dei cibi e non solo sulla quantità.

    Il funzionamento dello schemaAlla base della piramide e quindi dell’ali-mentazione troviamo gli alimenti che

    possono essere consumati in quantità maggiore. Salendo troviamo, invece, quei cibi di cui bisogna diminuire il consumo se si vuole ottenere un effetto dimagrante.

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    • Limita il consumo di carni (soprattutto quelle rosse a favore dei legumi)

    • Limita il consumo di grassi, soprattutto quelli di origine anima-le, privilegiando l’olio extravergine di oliva in modeste quantità

    • Usa poco sale (meglio ancora se integrale) • Limita il consumo di dolci ed evita b