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Lunedì, 19 Ottobre 2015 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Bruxelles Dalla Corte Europea un altro stop al Made in Italy 2 Locomotive La cucina è un lusso, fatto su misura (anche per Beckham) 5 Distretti L’olio fa brillare Lucca Tante eccellenze, ma in ordine sparso 7 Una cura che funziona Firenze guida le esportazioni, Siena l’innovazione. È la nostra pharmavalley, un settore in espansione che si candida a diventare il traino dell’economia regionale Anche grazie agli investimenti esteri: Glaxo Smith Kline ha pronto un miliardo E Toscana Life Sciences prova a scommettere sulla formazione Legge di stabilità Quello che la politica non può fare di Carlo Nicotra N elle trentadue slide con cui Matteo Renzi ha presentato la nuova Legge di stabilità, oltre all’annunciato taglio delle tasse che ha subito innescato dibattiti e polemiche — alcune certamente plausibili, altre di seconda mano in stile «che cos’è la destra che cos’è la sinistra» — ci sono una serie di misure orientate al sostegno dell’economia e delle imprese. I terreni agricoli di coltivatori diretti, imprenditori e società non dovranno più pagare l’Imu; viene azzerata l’Irap per l’agricoltura e la pesca; viene incentivato il ricambio delle linee produttive, insomma l’acquisto da parte delle imprese di nuovi e più moderni macchinari: chi investirà in questo senso dal 15 ottobre fino al 31 dicembre del prossimo anno otterrà un «super ammortamento», ossia una deduzione ai fini Ires e Irpef del 140 per cento; la stessa Ires, imposta sui redditi societari, scenderà di 3,5 punti a partire dal prossimo anno (una misura che potrebbe essere anticipata se l’Europa ci accorderà la clausola legata all’accoglienza dei migranti); infine le imprese che assumeranno entro il 2015 si vedranno ridotti i contributi del 100 per cento per due anni, chi lo farà entro il 2016 invece del 40 per cento. Al netto degli annunci di Renzi — che ha la tendenza a mostrare come brillanti anche pietre comuni, ancorché solide — questi provvedimenti sembrano in grado di offrire una sponda importante allo sviluppo di un tessuto economico con una fortissima vocazione manifatturiera come quello toscano. continua a pagina 7 a pagina 3 Ognibene Sguardi CHI HA PAURA DEL FRAPPUCCINO? G randi proteste ci sono state a Firenze quando Apple ha aperto in piazza della Repubblica il suo negozio. Colpa del simbolo della mela morsicata che spun- ta dai portici e giù dissertazioni sulla fio- rentinità tradita, a tutela di una piazza che però, fra giostre e dehors, pare uscita da Disneyland. Tutto uno strepitare contro le multinazionali gaglioffe che espropriano spazi ai commercianti fiorentini, tutto un incipriarsi il naso contro l’America che ci colonizza. Ora pare che in Italia — ha scritto il Corriere — potrebbe arrivare per- sino Starbucks, catena Usa di caffetteria. C’è una trattativa in corso, che va avanti da un anno, con il fondatore Howard Schultz. In questo caso, sono già partite le proteste preventive. «Eh, ma in quel posto fanno una brodaglia scura, altro che i caffè dei nostri bei bar dietro l’angolo»; «eh, ma vuoi mettere quei muffin ammuffiti con le nostre briosce?»; «Ma poi costa un botto!». Comunque, se dovesse sbarcare pure a Fi- renze, c’è sempre la solita piazza della Re- pubblica, dove c’è già l’Hard Rock Cafè. Esploderanno i soliti lamenti, ma il merca- to per fortuna offre libertà di scelta. Faccia- mo una domanda (preventiva): perché ber- ciare contro Starbucks? Se il Frappuccino fa schifo, continueremo ad andare da Gilli. @davidallegranti © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera

Una cura che funziona - Corriere della SeraUna cura che funziona ... gi sul campo di una nuova attivit Ð cultura idroponica ... mondiale delle esportazioni 14% «La Banca Popolare

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  • Lunedì, 19 Ottobre 2015 www.corrierefiorentino.it

    UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

    IMPRESETOSCANA

    BruxellesDalla Corte Europeaun altro stopal Made in Italy

    2

    LocomotiveLa cucina è un lusso,fatto su misura(anche per Beckham)

    5

    DistrettiL’olio fa brillare LuccaTante eccellenze,ma in ordine sparso

    7

    Una cura che funzionaFirenze guida le esportazioni, Siena l’innovazione. È la nostra pharmavalley,

    un settore in espansione che si candida a diventare il traino dell’economia regionaleAnche grazie agli investimenti esteri: Glaxo Smith Kline ha pronto un miliardo

    E Toscana Life Sciences prova a scommettere sulla formazione

    Legge di stabilità

    Quello chela politicanon può faredi Carlo Nicotra

    Nelle trentadue slidecon cui Matteo Renziha presentato lanuova Legge distabilità, oltre

    all’annunciato taglio delle tasse che ha subito innescato dibattiti e polemiche — alcune certamente plausibili, altre di seconda mano in stile «che cos’è la destra che cos’è la sinistra» — ci sono una serie di misure orientate al sostegno dell’economia e delle imprese. I terreni agricoli di coltivatori diretti, imprenditori e società non dovranno più pagare l’Imu; viene azzerata l’Irap per l’agricoltura e la pesca; viene incentivato il ricambio delle linee produttive, insomma l’acquisto da parte delle imprese di nuovi e più moderni macchinari: chi investirà in questo senso dal 15 ottobre fino al 31 dicembre del prossimo anno otterrà un «super ammortamento», ossia una deduzione ai fini Ires e Irpef del 140 per cento; la stessa Ires, imposta sui redditi societari, scenderà di 3,5 punti a partire dal prossimo anno (una misura che potrebbe essere anticipata se l’Europa ci accorderà la clausola legata all’accoglienza dei migranti); infine le imprese che assumeranno entro il 2015 si vedranno ridotti i contributi del 100 per cento per due anni, chi lo farà entro il 2016 invece del 40 per cento.Al netto degli annunci di Renzi — che ha la tendenza a mostrare come brillanti anche pietre comuni, ancorché solide — questi provvedimenti sembrano in grado di offrire una sponda importante allo sviluppo di un tessuto economico con una fortissima vocazione manifatturiera come quello toscano.

    continua a pagina 7 a pagina 3 Ognibene

    Sguardi

    CHI HA PAURADEL FRAPPUCCINO?

    G randi proteste ci sono state a Firenzequando Apple ha aperto in piazzadella Repubblica il suo negozio. Colpadel simbolo della mela morsicata che spun-ta dai portici e giù dissertazioni sulla fio-rentinità tradita, a tutela di una piazza che però, fra giostre e dehors, pare uscita da Disneyland. Tutto uno strepitare contro le multinazionali gaglioffe che espropriano spazi ai commercianti fiorentini, tutto un incipriarsi il naso contro l’America che ci colonizza. Ora pare che in Italia — ha scritto il Corriere — potrebbe arrivare per-

    sino Starbucks, catena Usa di caffetteria. C’è una trattativa in corso, che va avanti da un anno, con il fondatore Howard Schultz. In questo caso, sono già partite le proteste preventive. «Eh, ma in quel posto fanno una brodaglia scura, altro che i caffè dei nostri bei bar dietro l’angolo»; «eh, ma vuoi mettere quei muffin ammuffiti con le nostre briosce?»; «Ma poi costa un botto!». Comunque, se dovesse sbarcare pure a Fi-renze, c’è sempre la solita piazza della Re-pubblica, dove c’è già l’Hard Rock Cafè. Esploderanno i soliti lamenti, ma il merca-to per fortuna offre libertà di scelta. Faccia-mo una domanda (preventiva): perché ber-ciare contro Starbucks? Se il Frappuccino fa schifo, continueremo ad andare da Gilli.

    @davidallegranti© RIPRODUZIONE RISERVATA

    di David Allegranti

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    2 Lunedì 19 Ottobre 2015 Corriere Imprese

    Piazza Affari

    Intek Spa

    B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

    FrendyEnergyBioDue Spa

    El.En. S.p.A.

    Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

    Borgosesia

    Ergy Capital

    CHL S.p.A.

    Eukedos

    Dada S.p.A.Settimanadal 12 al 16ottobre

    Banca Etruria

    Salvatore Ferragamo S.p.A.

    Piaggio & C. S.p.A.

    Softec S.p.A.

    Snai S.p.A.

    Sesa

    Rosss S.p.A.

    Toscana Aeroporti S.p.A.

    SOSPESA

    1,61,6271,657 1,641,632

    SOSPESA

    5,45,3855,57 5,415,485

    SOSPESA

    39,0140,9141,9 4040

    0,08890,08750,0883 0,08720,0851

    0,03870,0380,0382 0,03850,0385

    2,1822,2762,256 2,192,54

    1,1411,1411,157 1,1411,141

    0,67750,6950,6945 0,67450,688

    0,28360,27850,28 0,28280,2818

    23,7526,126,63 25,1326,06

    14,6514,614,53 14,6514,6

    2,282,3462,366 2,3282,376

    1,041,0411,041 1,0371,041

    1,1151,1251,125 1,1171,12

    SOSPESA

    15,8615,6315,6 1615,7

    A ffrontare la reindustrializ-zazione quando il terrenoormai è bruciato, «brown-field», quando la crisi è irre-versibile, oppure cercare di anticiparla cambiando strada anche radicalmente. La vi-cenda dello stabilimento Kme a Fornaci di Barga, cioè la chiusura della produzione di rame con una proposta già sul campo di una nuova attività — cultura idroponica — è qualcosa di nuovo per

    l’economia Toscana. Certo, resta un evento traumatico, la cesura con una storia che ha legato l’allora Smi di Or-lando con quel territorio, tanto che — come successo altrove — la fabbrica rappre-sentava quasi lo Stato prima dello Stato. Ma è anche il segnale che forse il cambia-mento in atto nel sistema industriale va aggredito, se non si vuole esserne travolti. Le altre storie di grandi fab-

    briche chiuse e che con fati-ca cercano una nuova vita lo dimostrano: dall’ex Electrolux di Scandicci, rinata solo do-po anni grazie ad una im-presa di ricostruzioni pneu-matici, fino al caso ben più grande e anche più proble-matico delle ex acciaierie Lucchini con Cevital, passan-do dall’area ex Eaton di Mas-sa-Carrara fino ai destini incerti di stabilimenti come la ex Trw. Cercare una nuo-

    va strada «dopo» — dopo la chiusura, dopo che gli im-prenditori sono andati via, dopo che il progetto indu-striale è ormai decotto — fa perdere tempo, risorse e po-sti di lavoro. Ma non sempre basta anticipare i tempi: dal rame alle coltivazioni idropo-niche, a Fornaci di Barga si perderanno circa 200 posti di lavoro. L’aspetto positivo del caso Kme (impresa gui-data da Enzo Manes, tra gli

    editori del Corriere Fiorenti-no) è la capacità di visione; vedremo se funzionerà, ma in un Paese in cui si parla tanto di start-up forse sareb-be il caso scommettere subi-to risorse ed energie per immaginare un futuro diver-so per le industrie in diffi-coltà, sfruttando la creatività che c’è e magari sostenendo-la con gli investimenti che invece mancano.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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    IL PUNTO

    QUANDO È MEGLIO CAMBIARE STRADAdi Marzio Fatucchi

    FIRENZE-LIMAUN’OCCASIONESULLE ANDE(NON SOLO TURISTI)

    I l mondo guarda alla Tosca-na, la Toscana guarda al mondo. Anche a Paesi rite-nuti nel «senso comune» poco sviluppati ma che inve-ce stanno crescendo ed of-frono buone opportunità. Come il Perù, che negli ulti-mi 10 anni ha avuto una crescita media del Pil del 5,8% e che punta anche al turismo di qualità. Così Camera di Commercio, Comune di Firenze, Con-solato Gene-rale del Perù a Firenze e PromoFiren-ze hanno organizzato una giornata di incontri per le aziende e la stessa azienda di promozione sta preparando una missione in Perù (e Cile). Obiettivo : dopo la maxi commessa del-la ex AnsaldoBreda per la metropolitana di Lima, con a Pistoia la costruzione di 42 treni — permettere alle im-prese medio-piccole di esse-re presenti nella nazione andina.

    Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

    VINOLA PRIMA VOLTADEI CYBERSOMMELIER

    Q ui Milano, che ne pensa-te di questo Chianti aNuova Delhi? Sul tavolo calici e bottiglie, occhi concentrati, narici dilatate, palati riflessi-vi. E fin qui è una tipica degustazione. Se non fosse che, quella avvenuta a Mila-no, è stata la prima degusta-zione verticale globale di vini. Sì, perché l’assaggio di tutte le etichette di Dcc-Do-mini Castellare di Castellina si è tenuta nel Customer Innovation Showcase di Bri-tish Telecom, uno degli spazi che il colosso delle telecomunica-zioni ha in giro per il globo per eventi in vi-deoconferen-ze hi-tech. Faccia a faccia, o per meglio dire schermo a schermo vi-sta la tecnologia broadcast, appassionati di vino e pro-fessionisti si sono confronta-ti a Milano, Madrid, Monaco, Londra, New York, Shanghai, Hong Kong, Johannesburg e Nuova Delhi.

    Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

    TUTELAMADE IN ITALY,DALL’EUROPAUN ALTRO STOP

    L a Corte di giustizia euro-pea ha respinto la richie-sta dell’Unione italiana con-ciatori di bloccare la vendita di scarpe ingannevoli. Dopo aver visto nella vetrina di alcuni grandi magazzini nella zona di Pisa scarpe in vendi-ta a poco prezzo, fabbricate all’estero ma con la dicitura in italiano «vera pelle» e senza l’indicazione del Paese di produzione, i conciatori si erano rivolti al tribunale di Milano chiedendo un provve-dimento di urgenza per riti-rarle dal mercato. L’Unione conciatori aveva richiamato la legge italiana (8/2013) sul Made in che impone l’obbli-go di dichiarare dove è stata fatta la scarpa. I giudici han-no chiamato in causa la Cor-te di giustizia europea per un chiari-mento sul-l’eventuale contrasto fra il diritto na-zionale e quello comu-nitario. E dal Lussemburgo è arrivata la doccia fred-da: siccome in Europa non sono riusciti a ri-formare la disciplina del Made in, vale la direttiva 94/2011 secondo la quale un oggetto può essere prodotto ovunque nel mondo, ma quando varca il confine di uno Stato membro è come se vi fosse stato fabbricato. In poche parole, la legge italiana sulla tutela del Made in non vale. Secondo le nor-me europee, l’unico obbligo da rispettare è l’etichetta che, con un poco chiaro si-stema di quadratini, indica quali sono i materiali delle diverse parti che compongo-no la scarpa. Non si possono porre altre indicazioni che costituirebbero addirittura un limite alla libera circolazione delle merci all’interno del-l’Unione. Il pronunciamento della Corte di giustizia verrà adesso trasmesso al Tribuna-le di Milano che respingerà il ricorso dei conciatori. A ulteriore dimostrazione del fatto che per risolvere il pro-blema del Made in e tutelare chi produce davvero in Italia serve una soluzione politica. Fin quando l’Europa non si deciderà a riformare le sue leggi, a ben poco varranno gli sforzi dei singoli stati membri.

    S.O.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il peso della pelletteria made in Italysul totale mondiale delle esportazioni

    14%

    «La Banca Popolare di Vicenza punta a valorizzare la Toscana come uno dei quattro territori chiave della propria attività e chiede agli azionisti, seppur scottati dal recente deprezzamento dei titoli, di avere fiducia e partecipare al-l’aumento di capitale che l’istituto varerà dal prossimo aprile». Parola dell’Ad Francesco Iorio, alla guida della banca che nel 2002 ha acquisito la Cariprato. Dura da di-

    gerire per gli azionisti che, oltre alle batoste già prese, hanno davanti prospettive poco rosee: entro aprile Pop Vicenza dovrà varare un aumento di capitale fino a 1,5 mi-liardi e poi quotarsi in Borsa. Chi ha comprato le azioni a 62,5 euro adesso se le ritrova a 48 euro e, secondo alcuni analisti, l’ulteriore sconto in vista dell’Ipo potrebbe far pre-cipitare il valore del titolo attorno a 10 euro.

    INTERNETL’ASCESA DI VIPERORA MUOVEANCHE ROLEX

    C’ è Internet. E poi c’è l’In-ternet «delle cose», chele fa funzionare e le coordi-na sfruttando le relazioni della Rete. Viper è una start-up fondata lo scorso anno da un team di ingegneri del-l’Università di Pisa, che ha ottenuto un grande successo alla World Maker Faire di New York, la fiera interna-zionale della tecnologia in-novativa che si è tenuta a fine settembre. «Negli Usa il nostro stand è stato letteral-mente preso d’assalto — ha raccontato Gabriele Monteli-sciani, business developer della start up — e questo fa ben sperare anche per il lancio della versione profes-sionale di Viper in uscita a novembre». Un’ascesa comin-ciata a luglio quando, a Pari-gi, nel negozio Rolex era apparso il primo prodotto con Viper «a bordo»: esposi-tori girevoli sincronizzati wireless per mettere in mo-stra gli orologi del famoso brand svizzero. Comandati dalla «ViperApp», gli esposi-tori ruotano in maniera sin-crona e possono essere fer-mati a piacere.

    Giorgio Bernardini© RIPRODUZIONE RISERVATA

    MINORIUSCIRNE FUORILAVORANDOA UNA MARMELLATA

    I eri bulli, oggi produttori dimarmellate. È il percorso intrapreso da sette minori rom italiani, messi alla prova nell’area penale esterna di Firenze per episodi di micro-criminalità, soprattutto pic-coli furti e reati legati alla tossicodipendenza. Grazie all’istituto di formazione Apab e alla Regione (che finanzia il progetto), questi adolescenti stanno intrapren-dendo un percorso di reinse-rimento sociale attraverso la raccolta delle susine nell’area verde della comunità Il Pelle-grino di via Bolognese. Dopo averle raccolte, i ragazzi tra-sformano le susine in mar-mellata attraverso il laborato-riodi Poggio Valicaia, in col-laborazione con il Comune di Scandicci. La marmellata, ora in vendita al Bar Silvana in via de’ Neri, sarà presto anche in altri punti vendita con il marchio Il Pellegrino. Inoltre, nei prossimi mesi verranno organizzate delle cene di beneficenza per rac-cogliere fondi che serviranno a dare continuità alle attività progettuali nei quali sono coinvolti questi minori.

    Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Minori che stanno seguendoil percorso di reinserimentoal Pellegrino

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    MERCATI

    ICONE

    RICERCA SOCIALE

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    3Lunedì 19 Ottobre 2015Corriere Imprese

    PRIMO PIANO

    La pharmavalley cresce«Il futuro passa da qui»Dopo l’affare Novartis, Glaxo Smith Kline pronta a investire un altro miliardo di euroÈ l’ultimo tassello in un settore in espansione, che oggi dà più lavoro di Banca MpsLucia Aleotti (Farmindustria): «Possiamo diventare la punta della nuova economia»

    Un miliardo per Siena.È quanto Glaxo SmithKline si preparerebbead investire nella cit-tà toscana dove si tro-

    vano gli stabilimenti di produ-zione dei vaccini che il colos-

    multinazionale sta cercandoterreni da acquistare per edifi-care nuovi stabilimenti nel-l’area di Rosia, con l’obiettivodi potenziare ancora un setto-re che ha già sorpassato ilMonte dei Paschi come primodatore di lavoro nell’area (oggila banca impiega 3 mila di-pendenti, il settore delle

    boa segnando il maggior in-cremento mondiale nelleesportazioni di farmaci, graziead una crescita costante chedura dal 2010: l’anno scorsol’export italiano ha superatogli 8 miliardi di dollari men-tre, ad esempio, quello dellaGran Bretagna segnava un ca-lo di 2,7. E la Toscana nel 2014ha esportato farmaci per 820milioni di euro, portandosisul massimo storico. Il primosemestre del 2015 (secondo idati elaborati dalla direzionestudi e ricerche di Intesa SanPaolo) è andato ancora me-glio, con una crescita delleesportazioni del 10,5% mentreil manifatturiero cresceva ap-pena dell’1%. A trainare leesportazioni sono stati i mer-cati maturi, verso i quali leesportazioni sono cresciutedel 18,4%, con la Germaniache ha messo a segno un+26,4% e la Spagna addirittura+74,2%. Mitigando così la con-trazione dei mercati emergen-ti che hanno ridotto le impor-tazioni dell’8,5%. Se Firenzeguida le esportazioni, Siena èregina in fatto di innovazione:a partire dal 2000 i brevettidepositati all’European PatentOffice sono stati 195, pari al70% di quelli registrati dall’in-tero polo toscano. «Le indu-strie farmaceutiche sonoun’autentica eccellenza e pos-

    sono diventare il comparto dipunta dell’economia italianache si sta trasformando — di-ce la vicepresidente di Far-mindustria e presidente del Gruppo Menarini, Lucia Aleot-ti — Bruxelles argomenta chel’Italia ha un’economia conbasso valore aggiunto, mentrela farmaceutica dimostra esat-tamente il contrario: altissimatecnologia, investimenti enor-mi, risorse umane altamentequalificate. Produciamo valoree diamo valore all’economia».

    «Il governo si sta muovendobene, ha garantito una stabili-tà che abbiamo molto apprez-zato — prosegue Aleotti —Alle Regioni chiediamo di nonessere schizofreniche: nonpossiamo andare bene quan-do mostriamo i risultati in ter-

    mini di investimenti, produ-zione e occupazione e poi di-ventare i cattivi da punirequando si cambia tavolo e sichiedono tagli pesantissimialla spesa». Al tavolo volutodalla presidenza della Regioneper dare le gambe alla cosid-detta Pharmavalley, dove sie-dono aziende, università eistituzioni «guardiamo con grande interesse, auspicandoche sottenda un cambio dipasso delle autorità per rico-noscere nella farmaceutica ilvero volano dell’economia re-gionale e non solo una voce dispesa», conclude Aleotti.

    Secondo il presidente dellaRegione Enrico Rossi, il lavoroaffidato al tavolo sulla Phar-mavalley «potrà superare l’ap-parente contrapposizione fra la necessità di attirare investi-menti nella nostra regione,avere una presenza qualificatadi un’industria così importan-te, creare fatturato e posti dilavoro e, dall’altro il dover farecostantemente i conti con ilnecessario contenimento dellaspesa farmaceutica. Un mo-dello di intervento — prose-gue il governatore — che saràutile nel confronto con le poli-tiche nazionali sul farmaco ela sanità in generale, regalan-do un ruolo forte alla Toscanaattraverso i punti in comuneconcordati tra pubblico e pri-vato».

    In particolare, come spiegail presidente di Toscana LifeSciences Fabrizio Landi, «staper essere attivato un Istitutotecnico superiore con sedi aFirenze e Siena che offrirà alleaziende tecnici già specializza-ti per la produzione farmaceu-tica e lavoriamo anche allacreazione di una biobanca to-scana, fondamentale per lamedicina del futuro che saràpersonalizzata e fondata so-stanzialmente sulla genomi-ca». A proposito di logistica,capitolo su cui la Regione èpronta a investire in modo si-gnificativo, una delle ipotesiallo studio è la creazione diun unico polo che potrebbenascere nell’ambito dello svi-luppo del porto di Livorno,garantendo alle aziende ri-sparmi di scala. Infine, diceancora Enrico Rossi, serve «unlavoro comune sui brevetti perfar fruttare la ricerca avanzatae trattenerne i benefici sul ter-ritorio». Gli ingredienti per fa-re della farmaceutica e delladiagnostica la vera, nuova, lo-comotiva toscana sembranoesserci tutti.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    so ha rilevato da Novartis. Unacifra enorme (di poco inferio-re, per capirci, a quanto il go-verno stima di recuperare dal-l’emersione dei capitali dal-l’estero nel 2015) verrà riversa-ta nei prossimi anni a Sienache diventa così il cuore delprogetto di GSK, che ha paga-to oltre 6 miliardi per l’acqui-sto degli asset di Novartis. La

    scienze della vita 3.500). Untassello importante nelle stra-tegie di crescita di un compar-to che si sta candidando a tra-sformare l’Italia nell’hub far-maceutico d’Europa, asse-gnando un ruolo centrale allaToscana che è fra le cinqueregioni dove si concentra il90% della produzione. L’Italianel 2014 ha compiuto il giro di

    di Silvia Ognibene

    Glaxo Smith Kline (GSK) è una azienda multinazionale farmaceutica, basata sulla ricerca, nata nel dicembre

    2000 con una fusione. Oggi conta oltre 100.000 dipendenti, un fatturato di oltre 34 miliardi di euro e una quota di mercato del 6 per cento

    Il gruppo

    Toscana Life SciencesLandi: a Firenze e Siena stiamo per attivareun istituto superioreche formerà tecnicigià specializzati nella produzione farmaceutica

    IMPRESEA cura della redazionedel Corriere Fiorentino

    Direttore responsabile:Paolo ErminiVicedirettore: Eugenio TassiniCaporedattore centrale:Carlo Nicotra

    Editoriale Fiorentina s.r.l.Presidente: Marco BassilichiAmministratore Delegato: Massimo Monzio CompagnoniSede legale: Lungarno delle Grazie 2250122 FirenzeReg. Trib. di Firenze n. 5642del 22/02/2008Responsabile del trattamento dei dati (D.Lgs. 196/2003): Paolo Ermini

    COMITATO SCIENTIFICOPaolo Barberisfondatore di Nana Bianca e Dada, consigliere per l’ innovazione della Presidenza del Consiglio

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    Fabio PammolliProfessore di Economiae Management IMT Alti Studi Lucca

    Alessandro PetrettoProfessore Ordinario di Economia Pubblica Università degli Studidi Firenze

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    Supplemento gratuitoal numero odierno del

    I numeri

    Italia

    20,7 mld pari al 5,4% del totale

    1˚Lombardia

    3˚Toscana

    3˚Toscana(dietro a Lombardia e Lazio)

    Germania

    Francia

    Brasile

    44.600

    10.400

    15,7

    10,4

    30 Firenze(1˚ posto)

    Toscana

    Mercati principali (%)

    1 mld pari al 4,8% del totale

    NUMERO DI ADDETTI

    ESPORTAZIONI DI FARMACI RICERCA E SVILUPPOAZIENDE FARMACEUTICHE TOSCANE

    24,4

    230 milioni di euroInvestimenti

    Dati 2014 - Fonte Farmindustria

    13,2%del totaledel settorefarmaco

    9 Pisa (2˚)

    3 Siena (3˚)

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    4 Lunedì 19 Ottobre 2015 Corriere Imprese

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    LOCOMOTIVE

    Beckham ai fornelli, di Pitti Palace(una cucina fatta in sartoria)L’export di lusso in continua crescita, il nuovo stabilimento in arrivo tra Impruneta e GreveLe Officine Gullo da «bottega» a industria, puntando su suggestioni made in Florence

    Cosa hanno in comuneDavid Beckham, l’oli-garca Uzbeko AlysherUsmanov (patron del-l’Arsenal), il regista

    George Lucas e Carolina diMonaco? La cucina. Per la pre-cisione una cucina di OfficineGullo, che ripropone in chiavehi-tech gli spunti delle villepatrizie toscane: i modelli sichiamano «Signoria Palace»,«Pitti Palace», «Artimino Pala-ce» e così via. È all’Antellaquesta piccola azienda a con-duzione familiare che con isuoi 40 dipendenti è riuscitaad affermarsi sui mercati ditutto il mondo, dove oggi rea-lizza l’80% del fatturato. Cin-que anni fa, nel cuore dellacrisi, l’export era pari al 50%,come dire che mentre in tanti

    crollavano Officine Gullo haincrementato le vendite al-l’estero del 30%. Il giro d’affaridella società nel 2014 è statodi circa 10 milioni di euro, enegli ultimi anni sono statiaperti showroom monomarcain Italia, Usa, Israele, Russia,Cina, Indonesia e Svezia. Ma sistanno investendo energie an-che nel Medio e nel lontanoOriente. «Il nostro obiettivo ètrasformare questa azienda av o c a z i o n e a r t i g i a n a i nun’azienda industriale, masenza perdere le caratteristi-che che ci contraddistinguono— spiega Pietro Gullo, re-sponsabile marketing — Ilmade in Florence è sicura-mente un biglietto da visitache attrae, ed è per questo chenon abbiamo alcuna intenzio-

    ne di lasciare il nostro luogodi origine. Ma anzi ci stiamoespandendo nella zona di Me-leto (fra Impruneta e Greve inChianti, ndr). Con questo ter-ritorio abbiamo un legamefortissimo».

    Per il nuovo stabilimento siprevede un investimento di 5milioni di euro: nessuna ri-

    L’help deskper le impreseora è pubblico

    U na cosa normale, altrove. Ad esempiosuccede per molti servizi delle big companies online. Quando devi presentare domande ufficiali o seguire procedure burocratiche, c’è la pagina delle FAQ (frequently asked questions, le domande più richieste) con le risposte. Si chiede se si è trovato quello che si cercava, se non ci siamo

    riusciti ci sipuòrivolgereall’helpdesk onlineo viatelefono. Lanovità è

    che a farlo è una pubblica amministrazione. La Camera di commercio di Firenze, prima in Italia, ha fatto nascere questa attività di «front office», d’intesa con Infocamere, per il suo Registro imprese. Aziende, professionisti o associazioni di categoria che devono presentare documenti o fare richieste online, ora hanno in mano questo strumento, mutuato dalle aziende private, e non solo è possibile contattare via mail l’amministrazione, ma anche «prenotare» la chiamata: a telefonare però è il call center della Camera di commercio.

    (Marzio Fatucchi)© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Frontiere

    Milioni di euro il giro d’affari delle Officine Gullo nel 2014

    10

    La percentuale di exportdelle cucineprodottenell’aziendadell’Antella

    80%

    Mila euroil prezzo a cui può arrivareuna cucina Gullo costruitasu misura

    500

    Una cucina Officine Gulloin un ristorante di New YorkSopra, un momento della lavorazione

    chiesta di prestito alle banche,«con cui lavoriamo poco. Noici finanziamo da soli». E perrafforzare l’azienda si procede-rà a riorganizzare la produzio-ne. «I risultati del nostro teamsono il frutto di una commi-stione fra ciò che era la nostravisione e l’incontro con clientidi un target molto alto ed esi-gente — continua Gullo —Per soddisfare le loro richie-ste, talvolta stravaganti, il li-vello della qualità e dell’inno-vazione si è dovuto alzare ognivolta. Questo ci ha permessoperò di crescere e raggiungerequei livelli di eccellenza chesono la chiave del nostro suc-cesso». I prezzi non sono pertutti (si arriva fino ai 500 milaeuro a cucina) ma il prodottofinale è una sorta di abito sar-toriale, pensato per le esigen-ze più particolari, che si fa in-terprete dei desideri e delleabitudini del futuro proprieta-rio. C’è chi chiede le proprieiniziali su manopole e pomellie chi, come una facoltosacliente russa, ha voluto unpiano cottura dello stesso co-lore della sua sciarpa preferi-ta. «Quando iniziammo adimmaginare la nostra collezio-ne eravamo sicuri che avrem-mo realizzato una cucina condelle caratteristiche fuori dalcomune — prosegue il re-sponsabile marketing di Gullo— Parlavamo dei nostri appa-recchi con un linguaggio di-verso dal solito. Ne parlavamocome si parla di automobili:macchine di cottura, più pre-cisamente».

    Tutto ha inizio 30 anni facon il capofamiglia Carmelo,docente di costruzioni e mec-canica di professione e inven-tore di marchingegni per pas-sione. Poi sono arrivati anchei figli, Pietro, Andrea e Mat-teo, «ma il vero collante dellafamiglia è mia madre Grazia,che ci ha sempre incoraggia-ti». I 40 artigiani che lavoranonella «bottega» Gullo utilizza-no solo materiali nobili: accia-io inossidabile ad alto spesso-re, rame brunito, ghisa e me-tallo forgiato. Per arrivare allatecnologia che caratterizza in-vece gli accessori di cotturaprofessionali che vanno adequipaggiare i piani di cotturaad incasso e le macchine dicottura: barbecue a pietra lavi-ca, fry-top in acciaio, cuocipa-sta/vaporiera, friggitrice,coup de feu in ghisa e piani dicottura ad induzione.

    Antonio Passanese© RIPRODUZIONE RISERVATA

    DavidBeckham

    Carolinadi Monaco

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    DISTRETTI

    L’olio corre, in ordine sparsoLucca, gli Usa trainano l’export di un settore diviso tra Salov e i piccoli dop: «Serve il marchio unico»

    Corre ancora il distret-to dell’olio lucchese,spinto dal mercatoUsa. Un distretto cheha due anime: Salov,

    il colosso del settore, e i pic-coli produttori del ConsorzioOlio di Lucca Dop e della Stra-da del vino e dell’olio di Luc-ca, Montecarlo e Versilia. Eche, anche quando non espor-ta, sfrutta l’effetto della globa-lizzazione, cioè l’arrivo a Luccadei croceristi provenienti da Livorno, e non solo.

    In attesa della raccolta —che, dopo il disastro delloscorso anno, preannuncia unottimo olio — il distretto hafesteggiato nel secondo seme-stre un più 25% nell’export,quasi tutto frutto dei consu-matori statunitensi, con unfatturato di circa 50 milioni;l’exploit è targato quasi intera-mente Salov. L’azienda, unadelle più grandi del settore alivello mondiale, vanta quasiun secolo di storia e se la casamadre si trova a Massarosa, inprovincia di Lucca, la proprie-tà dal 2014 è controllata dalcolosso cinese Yimin Foods diShanghai. Salov, che ha circa200 dipendenti e 250 milionidi fatturato,è presente in oltre70 Paesi, con posizioni di lea-dership negli Stati Uniti, conuna quota di mercato del 19%,dove il marchio Filippo Berio(dal nome dell’omonimo im-prenditore di origine ligureche lo fece nascere a Lucca nel1867) va fortissimo. Il passag-gio del controllo dell’aziendadalla famiglia Fontana ai cine-si è arrivato sei anni dopo ilpassaggio della Bertolli dallaUnilever al gruppo spagnoloDeoleo S.A, che possiede an-che i marchi Carapelli e Sasso,e per molti ha segnato la finedel legame degli storici mar-chi lucchesi con il territorio,di certo — polemiche a parte— è un altro pezzo di made inItaly in mani straniere.

    Ora la situazione è divisa indue: da una parte Salov checonfeziona ogni anno 100 mi-lioni di litri di olio, il 60% oliodi oliva e il 40% olio di semi,dall’altra i piccoli produttoriche hanno voluto il marchio

    Dop, nato nel 2004, dopo oltredieci anni di sforzi. «L’olio diLucca è sempre stato storica-mente forte sui mercati mon-diali grazie a marchi comeBertolli e Berio — spiega Fa-bio Tognetti, segretario dellaStrada dell’Olio e del Vino diLucca — E anche i piccoli pro-duttori del consorzio sfrutta-no i flussi turistici di Lucca ela elevata domanda di oliolucchese sia da parte dei cro-ceristi che sbarcano a Livornosia dei turisti in arrivo col voloNew York-Pisa. Negli ultimianni è anche aumentato il re-cupero di olivete abbandonatee ogni produttore fa innova-zione nel segno della qualità,anche perché quasi tutte leaziende sono dirette da under45, che ovviamente curano an-che la parte web e l’immaginedella loro impresa».

    Uno degli under 45 è MarcoCorsini, della Fattoria di Fub-biano, circondata da 45 ettaridi tenuta, tra vigneti, oliveti eboschi, sulle colline lucchesi,e che ha nell’olio Dop uno deisuoi prodotti di punta, conanche degustazioni «guidate».«Abbiamo cambiato nel mo-mento giusto, quando il fran-toio tradizionale stava per es-sere superato, puntando sullaqualità e capendo che non sipoteva fare più tutto in “casa”

    — racconta Corsini — Oggiesportiamo l’80% della nostraproduzione in Norvegia e ilnostro olio è posizionato nellafascia alta dei prezzi, da 45 a90 euro il litro, cosa che cicrea qualche difficoltà negli

    Usa, dove sonoabituati a spen-der meno, e inItalia: il toscanoe il lucchese an-cora è abituato aspendere poco

    per l’olio, non capisce la diffe-renza tra oli industriali e diqualità. Cosa che invece i ric-chi croceristi che arrivano quiin taxi da Livorno fanno, ordi-

    nando spesso intere casse olioda mandare negli Usa». IlFrantoio Lenzi a Capannori,fondato negli anni ‘30 delloscorso secolo, e dove lavoranoFulvio e la quarta generazionedella famiglia, è uno dei piùmoderni della zona e della To-scana, punto di riferimentoper la Dop. «Due anni fa ab-biamo investito in frantoi del-l’utima generazione, tecnolo-gici e computerizzati, che con-sentono una completa traccia-b i l i t à . U n i n ve s t i m e n toimportante per noi che siamouna piccola azienda privata —afferma Fulvio Lenzi, nel labo-ratorio dove si “testano” le oli-ve — In pochi anni è cambiatotutto nel mondo dell’olivicol-tura e se prima si inseguiva laquantità, adesso si punta sullaqualità, sul marchio, sulle cer-tificazione dal Igp, alla Dop, albiologico». Per Lenzi peròl’olio lucchese potrebbe esseremolto più conosciuto: «Quinessuno si vuole aggregare,invece servirebbe un marchiounico, come il Laudemio, oquello delle Colline Lucchesinel vino, con il nome del pro-duttore sul retro dell’etichetta,per aggredire meglio i merca-ti, avere più forza e visibilità.Ma ognuno preferisce andareper contro proprio...».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    La Strada del Vino e dell’Olio di Lucca, Montecarlo e Versilia è nata nel 2001 come Strada del Vino Colline Lucchesi e Montecarlo, le due Doc della zona. Soci fondatori, Provincia, Camera di Commercio di Lucca, i Comuni di Altopascio, Capannori, Lucca, Montecarlo e Porcari, e i due consorzi. Nel 2004 è arrivata la Dop all’Olio di Lucca, e la Strada è diventata del Vino e dell’Olio. Oggi conta circa cento soci e permettevisite a cantine e frantoi. Segretario della«Strada» è Fabio Tognetti (nella foto)

    La Strada

    Due agricoltori tendono le reti per la raccolta delle olivein Lucchesia.Il raccolto 2015 dovrebbe segnarela rinascitadopo il disastro dello scorso anno

    di Mauro Bonciani

    60Milioni l’export dell’olio lucchese nel secondo trimestre dell’anno, con un netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2014

    20Comuni della provincia lucchese che compongono la zona di produzione dell’olio extravergine di oliva Lucca Dop

    Legge di stabilità

    Quello chela politicanon può fare

    SEGUE DALLA PRIMA

    Ma ci sono varie incognite e non riguardano solo il nodo non proprio secondario dellecoperture economiche: per sfruttare le occasioni annunciate dalla Legge di stabilità serve un ruolo attivo delle imprese, quelle toscane sapranno fare la loro parte? I numeri dicono che non è affatto scontato. Dei 5 miliardi che la Legge Sabatini (nella Legge di stabilità 2015) ha messo a disposizione delle Pmi per rinnovarsi e svecchiare la produzione attraverso l’acquisto di macchinari, 2,8 miliardi di euro sono rimastiinutilizzati. Il rischio insomma è che riemerga la vecchia difficoltà di una parte del nostro tessuto economico, diffidente, ancorata a schemi consolidati che però funzionano sempre meno, soprattutto nel mercato senza confini molto più simile a un mare in tempesta che a un rassicurante paesaggio collina-e-cipresso. Il governo può mettere in campo tutte le misure che servono al sostegno delle imprese, la Regione e i Comuni possono percorrere (e sembrano intenzionati a farlo) la via della semplificazione, della certezza dei tempi e delle regole per facilitare gli investimenti, ma c’è un’altra leva da muovere, senza la quale agganciare la ripresa economica è una missione impossibile: quella della cultura d’impresa. Serve capacità di immaginare un futuro diverso, il coraggio di percorrere strade nuove o di percorrere in modo nuovo quelle già battute. E qui la politica non può farci nulla.

    Carlo Nicotra© RIPRODUZIONE RISERVATA

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