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COMITATO PARCHI - CENTRO STUDI COMITATO PARCHI NAZIONALI E RISERVE ANALOGHE - CENTRO STUDI ECOLOGICI APPENNINICI Recapito del-Address of-Adresse du GRUPPO CRIPTOZOOLOGIA ITALIA c/o CENTRO PARCHI - Gorgia Leontini, 330 (Villino 16/4) - 00124 ROMA (Italia) - E-mail: [email protected] Ideazione e testi di Franco TASSI - Iconografia Archivio Gruppo Criptozoologia Italia Esclusività Centro Parchi 2004 © ® • Tutti i diritti riservati CRIPTOZOOLOGIA CRIPTOZOOLOGIA UNA NUOVA SCIENZA PER RISOLVERE ANTICHI MISTERI SULLA PISTA DEGLI ANIMALI MISTERIOSI Questa prima mostra italiana di Criptozoologia, realizzata nell’anno 2001 da Franco TASSI e dai suoi collaboratori, viene ora riproposta, a grande richiesta degli appassionati di animali misteriosi, con alcuni aggiornamenti minori. Successivamente, arricchita di nuovi pannelli sulle più importanti scoperte recenti, verrà esposta in varie parti d’Italia ed in altri Paesi con incontri, conferenze, dibattiti e proiezioni sull’affascinante mondo misterioso che si cela oltre le frontiere della scienza ufficiale.

UNA NUOVA SCIENZA PER RISOLVERE ANTICHI MISTERI …sci/criptonew.pdf · in varie parti d’Italia ed in altri Paesi con incontri, conferenze, dibattiti e proiezioni sull’affascinante

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CRIPTOZOOLOGIACRIPTOZOOLOGIAUNA NUOVA SCIENZA PER RISOLVERE ANTICHI MISTERI

SULLA PISTADEGLI ANIMALI

MISTERIOSIQuesta prima mostra italiana di Criptozoologia, realizzata nell’anno 2001da Franco TASSIe dai suoi collaboratori,viene ora riproposta,a grande richiesta degliappassionati di animalimisteriosi, con alcuniaggiornamenti minori.Successivamente, arricchita di nuovi pannelli sulle piùimportanti scoperterecenti, verrà espostain varie parti d’Italiaed in altri Paesi conincontri, conferenze,dibattiti e proiezioni sull’affascinante mondomisterioso che si celaoltre le frontiere dellascienza ufficiale.

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CRIPTOMASSIME “L’immaginazioneè più importante

della conoscenza”.Albert EINSTEIN

“Chi non ammette l’insondabile misteronon può essere neanche uno scienziato”.

Albert EINSTEIN

“La natura nasconde i propri segreti non perchésia ingannatrice, ma perché è sublime”.

Albert EINSTEIN

“Nulla è più fantasticodella realtà”.

Fiodor DOSTOJEVSKYI

“Dubitare di tutto,persino del valore

del dubbio”.Anatole FRANCE

“I fatti non cessanodi esistere perchévengono ignorati”.

Aldous Leonard HUXLEY

“La scienza si nutredel fuoco

della passioneper l’ignoto”.

Claude Lévy-STRAUSS

“Sapere è, nei limiti del possibile,precisione: ma il ricorso

all’immaginazione è inevitabile”.Paul KLEE

“Sapere ciò che tutti sanno,è non sapere nulla.

Il sapere incomincia là dove inizia l’ignoto.

Anche la vera scienza è situataoltre i confini della scienza”.

Rémy DE GOURMONT

SELEZIONE RACCOLTA DA FRANCO TASSI, 2001

“Ci sono tre tappe nella storiadi ogni grande scoperta.

Al principio, gli oppositori sostengonoche lo scopritore è folle;

in seguito che è sano di mente, ma che la sua scoperta non ha davvero alcun interesse;

infine, che la scoperta è molto importante,ma che tutti la conoscevano da sempre”.

Sigmund FREUD

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CRIPTOZOOLOGIACRIPTOZOOLOGIAUNA NUOVA SCIENZA PER RISOLVERE ANTICHI MISTERI

sulla pista degli“animali misteriosi”

E sistono ancora animali sconosciuti dascoprire, misteri zoologici da risolvere?Questa mostra eccezionale, unica nel

nostro Paese, offre una fantastica panoramicasulle creature più strane, leggendarie e meno

conosciute del Pianeta: osservate attraverso la lente di unanuova, affascinante scienza ancora poco conosciuta in Italia:la CRIPTOZOOLOGIA.

Proprio per esplorare la realtà che ancora si cela sulla Terra “oltre iconfini della Zoologia”, è stato fondato a Roma nel 1986 daFranco TASSI il Gruppo Criptozoologia Italia, al quale si

esprime viva riconoscenza per aver gentilmente concesso ilmateriale con cui è stato possibile realizzare questa mostra.

CRYPTOZOOLOGY

The Cryptozoology Group -Italy, created by Franco TASSIin 1986, is hosted with the ParkCommittee in the Park Centre,Rome. The Group is the editor ofvarious occasional papers,under the title “ProtectedNature”, which are regularysent to Italian Parks Committeemembers. (*)(*) Write or send an E-mail or Telefaxmessage for more specific informations.

CRYPTOZOOLOGIE

Le Group Cryptozoologie -Italie, crée par Franco TASSI en1986, est logé avec le Comité desParcs auprès du Centre Parcs àRome. Le Group est l’éditeur de publi-cations occasionnelles, sous letitre “Nature Protégée”, qui sontrégulierement envoyées auxadherents au Comité Parcsd’Italie. (*)(*) Écrire ou envoyer un message par Courierelectronique ou Telécopie pour des informa-tions plus detaillées.

COMITATO PARCHILocalità Vallecupa - 58042 CAMPAGNATICO

(Grosseto)E-mail: [email protected]

CRIPTOZOOLOGIA

Il Gruppo CriptozoologiaItalia, costituito da FrancoTASSI nel 1986, è ospitato insie-me al Comitato Parchi presso ilCentro Parchi di Roma. Il Gruppo è editore di pubbli-cazioni occasionali, sotto latestata “Natura Protetta”, chevengono regolarmente inviateagli aderenti al ComitatoParchi d’Italia. (*)(*) Scrivere o inviare un messaggio E-mail otelefax per informazioni più dettagliate.

CENTRO STUDIVia Duca degli Abruzzi, 30 - 67030 CIVITELLA ALFEDENA

(L’Aquila)E-mail: [email protected]

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SULLA PISTA DEI PIù INAFFERABILIMISTERI ZOOLOGICI...

M olti animali che risultano oggi bennoti e pacificamente accettati sonorisultati in passato anche abbastanza

recente controversi, o almeno “inaspettati”,come ad esempio, tra i più interessanti:• il gorilla, accettato solo nel 1855;• l’okapia, descritta nel 1902;• l’ippopotamo pigmeo, scoperto nel 1913;• il pesce celacanto, vero “fossile vivente”

trovato nel 1939;• il pecari del Pleistocene, descritto nel 1975;• il “megamouth”, uno squalo di un gruppo

del tutto nuovo e sconosciuto, trovato nel1976.

Oggi persistono molte indicazioni su simili ani-mali “inaspettati”, talvolta etichettati dalla vocepopolare come “mostri”; tra le segnalazioni più

interessanti meritano d’essere ricordate quelleconcernenti:• gigantesche piovre, estese fino a 50 metri;• presunta sopravvivenza della ritina di Steller

nel Mare di Bering;• “serpenti marini” negli Oceani, che taluni

ritengono potrebbero essere in realtà speciedi cetacei o pinnipedi sconosciute;

• presunti “mostri” viventi nei laghi settentrio-nali di vari Paesi tra cui Scozia (famoso fratutti Loch Ness), Irlanda, Svezia, UnioneSovietica, Canada e Stati Uniti d’America;

• presunti animali preistorici (mokele-mbêm-be), delle paludi dell’Africa Centrale;

• grandi ominidi dell’Asia Centrale (yeti,almas, wildman) e dell’America Settentrio-nale (sasquatch, bigfoot).

SOCIETÀ INTERNAZIONALE DI CRIPTOZOOLOGIAP.O. Box 43070 - TUCSON, Arizona 85733 (U.S.A.)

PRESIDENTE: Bernard HEUVELMANS ( )VICE PRESIDENTE: Roy P. MACKALSEGRETARIO: J. Richard GREENWELL

GRUPPO CRIPTOZOOLOGIA ITALIACOORDINATORE: FRANCO TASSI

c/o CENTRO PARCHI - Gorgia Leontini, 330(Villino 16/4) - 00124 ROMA (Italia) E-mail: [email protected]

Il Gruppo Criptozoologia Italia, costituito da Franco TASSInel 1986, è ospitato insieme al Comitato Parchi ed altriOrganismi satellite presso il Centro Parchi di Roma. Il Gruppo è editore dipubblicazioni occasionali, sotto la testata “Natura Protetta”, che vengonoregolarmente inviate agli aderenti al Comitato stesso. Prossimamente èprevista la pubblicazione di nuovi fascicoli della Rivista Criptozoologia,contenenti, tra l’altro, Atti di Convegni, vari lavori inediti di Autori italianie stranieri, con importanti novità sulla Criptoentomologia.

LA SOCIETÀ INTERNAZIONALEDI CRIPTOZOOLOGIA

È stata fondata negli Stati Unitinel 1982, per indagare sullespecie animali sconosciute, di

cui la scienza non ha ancora saputorisolvere il mistero. La Società servecome punto focale per la ricerca, l’anali-si, la pubblicazione e la discussione ditutte le materie connesse agli animali diforma o grandezza inaspettata, o dicomparsa imprevista nel tempo o nellospazio. La Società incoraggia l’esamerigorosamente scientifico di ogni indi-zio o prova concernente questo argo-mento. La Società riconosce che intor-no all’esistenza di questi animali si èsviluppato un intenso dibattito a livel-lo emozionale, e che il futuro lavoro inquesto campo non sarà esente dacontroversie. Tuttavia, la Società tente-rà di orientare il proprio impegno inmodo strettamente obiettivo, seguendoesclusivamente metodi scientifici collaudati.Uno dei principali scopi della Società è la diffusione della informazionecriptozoologica tra studiosi, operatori, tecnici ed appassionati della mate-ria, che potrebbero altrimenti restare privi di notizie o legati alla divulga-zione meramente giornalistica, favolistica o distorta dei fatti. Ogni provacome fotografie, calchi di impronte, rilievi sonar, campioni di tessuti o dipelo sarà vagliata scientificamente nel modo più attento, allo scopo diconfutarne la validità ovvero avvalorarla in modo inoppugnabile.La Società ha pubblicato negli anni scorsi un Bollettino (THE ISC NEWSLETTER)ed un Giornale (CRYPTOZOOLOGY). Ha tenuto vari Congressi e Simposi.

Anche un Paese serio come il Canada ha deciso di attribuire alla Criptozoologia, con questa serie difrancobolli del 1990, l’importanza che le compete.

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oltre i confini della zoologia:alla ricerca degli animali nascosti

Il naturalista Bernard HEUVELMANS, “padre” dellamoderna scienza della Criptozoologia, con uno dei suoiamici preferiti, il non-così-abominevole “uomo delle nevi”o Yeti (Tavola di Alika LINDBERGH).

Il Calamaro gigante (Architeuthis spp.) è ben più diuna leggenda, come questa immagine d’un esempla-re di 9 metri catturato recentemente in Nuova Zelandamostra chiaramente.

Il Regaleco (Regalecus glesne), o Re delle aringhe, è un raro e poco noto Pesce che vive anche nei nostri mari, dove non ne sono stati tuttavia riscontratidagli studiosi individui lunghi più di 3 metri. Anche se molti stentavano a crederlo, non era da escludere che raggiungesse dimensioni maggiori, e che potes-se essere all’origine di parte degli avvistamenti del mitico “serpente di mare”. Questo esemplare (che venne presentato come raccolto diversi anni fa inCalifornia e misurava circa 8 metri di lunghezza) mentre offre una convincente risposta alle ipotesi Criptozoologiche, nascondeva un altro “giallo”. Provenivainvece, come le indagini alla Sherlock Holmes del Gruppo Criptozoologia Italia hanno poi rivelato, dal Delta del Mekong, nel Vietnam.

CC’è una scienza che studia ani-mali interessanti e poco noti,spesso misteriosi e talvoltaaddirittura leggendari: ma

trova assai scarsa udienza nei circoli acca-demici, e viene rifiutata a priori, se nonpersino ridicolizzata da qualcuno. È la Criptozoologia, concepita per la primavolta nel 1959 dal geniale scienziatoBernard Heuvelmans proprio per spaziareal di là delle frontiere tradizionali dellazoologia classica, infrangendone uno deitabù più consolidati, e cioè l’idea di avergià scoperto tutta la fauna sconosciuta esi-stente sulla terra. Già nel 1812 il grandestudioso Georges Cuvier aveva infattiapoditticamente, benché poco prudente-mente, sentenziato: “Vi sono assai scarsesperanze di trovare nuove specie di gran-di quadrupedi”. La storia delle esplora-zioni successive doveva, invece, clamoro-samente smentirlo. Perché proprio moltidei più grandi quadrupedi della Terra ven-nero rinvenuti, identificati o descritti assaipiù tardi, a dispetto di prevenzioni o scet-ticismi che ne ostacolarono e ritardaronoper anni il ritrovamento e lo studio.Basterebbe ricordare l’orso Kodiak del-l’Alaska, il più grande carnivoro delmondo, scoperto solo alla fine del secoloscorso: il tapiro di montagna, rinvenutointorno al 1830 dal naturalista franceseFrançois Desiré Roulin, mentre era sulletracce di un animale sconosciuto evocatodal folklore degli Indios colombiani; ilcalamaro gigante, descritto dal daneseJohan Japetus Steenstrup nel 1856 mentreinseguiva il leggendario “serpente dimare”; il rinoceronte bianco gigante delSudan, trovato dal colonnello CharlesHamilton Smith nel 1848, seguendo levoci che favoleggiavano del mitico “uni-corno”; il gigantesco gorilla di montagna,che la scienza ignorò fino al 1903, allor-ché l’esploratore John Hanning Speke,

dopo aver udito storie di strani “mostri” delle foreste delRuanda, decise di indagare più a fondo in proposito.Ma soprattutto la straordinaria okapia del Congo, in cui nessunovoleva credere, malgrado le precise descrizioni di vari viaggia-tori, a partire da quella di Henry Morton Stanley nel 1890: e lacui esistenza venne finalmente provata dal professor RayLankester a Londra nel 1901, con enorme eccitazione dei circo-li zoologici e della stampa.

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il segreto dei grandi abitatoridelle acque...

Il “MOSTRO DEL LAGO VAN”

R iaffiora di tanto in tanto, dalle acque dell’immenso Lago Van nel Kurdistan anatolico - ovveronella Turchia orientale, quasi alle pendici del Monte Ararat - il cosiddetto “mostro” del Lago Van,

una creatura misteriosa scambiata di volta in volta per uno Storione gigante, un Pinnipede scono-sciuto (del tipo Megalotaria di Heuvelmans, affine quindi al ben più famoso “mostro” di Loch Ness),o una truffa ben congegnata. Anche in questo caso, conferme e smentite si succedono con pari inten-sità. Queste recentissime immagini estratte da una videoripresa fatta circolare in molte reti televisi-ve di tutto il mondo, con forte patente di autenticità, possono suggerire agli esperti qualche inter-pretazione plausibile?

RITINA DI STELLER (Hydrodamalis gigas)

Q uesto grande sirenide, che viveva pacificamente nel secolo XVIII attorno alla costadella Kamciatka, venne brutalmente massacrato, fino a essere ritenuto totalmen-

te estinto, nel giro d’un solo trentennio dalla sua scoperta. Eppure di tanto in tanto neaffiora qualche segnalazione a opera di balenieri e marinai sovietici, e piú recentemen-te alcuni presunti avvistamenti al largo di Capo Navarrino, nel mare di Bering, sono statiaccolti con notevole interesse e ritenuti dagli esperti abbastanza attendibili.

A lcune delle più straordinarie presenze criptozoologiche vengono segnalate nelleprofondità marine e nei grandi laghi remoti del pianeta, soprattutto quelli che si tro-vano intorno all’isoterma dei 10° Celsius, tanto nell’Emisfero Boreale che in quello

Australe. E molti studiosi concordano sul fatto che è proprio dagli abissi marini che potreb-bero emergere le più sconcertanti sorprese.

GRANDE OTARIA DAL COLLO LUNGO (Megalotaria longicollis)

T ra le varie possibili spiegazioni scientifiche di misteriosi avvistamenti dei “mostri dal collo lungo”, che siregistrano piú o meno regolarmente

nei laghi settentrionali - non solo a LochNess, ma in molti altri laghi europei, asiati-ci e americani, che hanno in comune il fattodi giacere oltre i 50° di latitudine nord -quella ideata nel 1965 da BernardHeuvelmans è particolarmente interessan-te. Egli immagina infatti possa trattarsi diun grosso pinnipede, evoluto in condizionispeciali e ormai ridotto a piccoli nucleirelitti, confinati nelle acque dolci o marineracchiuse entro l’isoterma dei 10° C.

PIOVRA GIGANTE (Octopus giganteus)

A nche se nessun acquario o museo delmondo possiede un esemplare inte-

ro, vivo o morto, di questo enorme“mostro” marino, l’esistenza dell’animale,

un mollusco cefalopodo ottopode, è ritenuta ormai difficilmente contestabile alla luce di reperti,segnalazioni e verifiche concordanti. L’elemento decisivo è stato offerto dai risultati dell’analisi bio-chimica effettuata dal professor Roy Mackal su parti del tessuto di un gigantesco esemplare spiag-giato in Florida nel 1897, e a suo tempo studiato da Addison Emery Verrill: Ie cui deduzioni origina-li hanno trovato cosí, quasi un secolo piú tardi, autorevole conferma.

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IL MISTERO CONTINUA NEI CONTINENTI...

YETI, O ABOMINEVOLE UOMO DELLENEVI (Gigantopithecus sp.?) (?)

C ondivide con il mostro di Loch-Nessil primato della notorietà tra le crea-

ture misteriose ed inafferrabili, oggetto divivaci ed inesauribili discussioni da anni.Vivrebbe segregato nelle montagne piùinaccessibili ed elevate tra Himalaya,Karakorum, Nepal, Tibet e Pamir, dove éstato oggetto di numerosi avvistamentianche in tempi recenti. Tra le prove piùconvincenti della sua esistenza vannoricordate le impronte rilevate sulla neve,come quelle che Eric Shipton riuscì a foto-grafare chiaramente nel 1951 sul ghiac-ciaio di Menlung, delle dimensioni di 33 x17 cm.La loro forma caratteristica ricorda singo-larmente quella del piede del gorilladell’Africa equatoriale, e una serie di altrielementi concordanti ha fatto avanzareagli studiosi l’ardita ipotesi che possa trat-tarsi di un moderno discendente delgigantopiteco, il grande primate vissutoin Asia migliaia di anni or sono.

SASQUATCH, o BIGFOOT (Gigantopithecus canadiensis ?) (?)

C onsistenti indizi circa la presenza di un gigantesco primate nelle Montagne Rocciose nordamericane, sonostati raccolti da lungo tempo. Essi risultano avvalorati da tradizioni pellerossa, e soprattutto da nitide impron-

te nei luoghi più remoti. Secondo l’antropologo Grover Krantz, potrebbe trattarsi di un moderno discendente delgigantopiteco, confinato con piccole popolazioni relitte in luoghi particolarmente isolati.

MOKELE-MBEMBE

E cco un animale decisamente non marino e comunque legato alle acque dolci, ungrosso sauropodo africano, o presunto tale, che vivrebbe ancora, secondo

numerose testimonianze attendibili, nei piú inviolati recessi del bacino del Congo.Ripetute spedizioni nella zona non sono pervenute a chiarire l’enigma di questo ani-male, di abitudini anfibie ed erbivore, che secondo alcuni potrebbe discendere diret-tamente da certe forme di dinosauri del Mesozoico. Quella parte dell’Africa, infatti,non è soltanto praticamente intatta, quasi inaccessibile e ben poco esplorata: si trat-ta pure di uno dei pochi angoli della Terra che non sono stati soggetti agli effettidelle glaciazioni quaternarie, e che quindi conservano lo scenario naturale (e forse lavita) che era lì presente milioni di anni fa.

TILACINO (Thylacinus cynocephalus)

L a periodica notizia dell’avvistamento di questo marsupiale, noto anche come lupo o tigredi Tasmania, costituisce uno degli avvenimenti capaci di suscitare grande emozione non

solo nel continente australiano, ma in tutto il mondo. Dato che ormai da quasi mezzo secoloesso risulta virtualmente scomparso, ogni traccia o segno recente della sua presenza vienevagliato con grande attenzione dagli studiosi, che nutrono ancora una certa fiducia di potersalvare, anche mediante la creazione di parchi nelle zone più adatte, l’interessante animale,troppo a lungo perseguitato dai coloni verso l’inizio del secolo. Recentemente prove consi-stenti della sua sopravvivenza sono emerse nella parte occidentale dell’Australia.

N onostante le ripetute esplorazioni e spedizioni, tutti i continenti conservanoancora una buona quantità di enigmi da risolvere, di problemi criptozoologicida chiarire e di territori, anche molto vasti, che restano di fatto sostanzialmen-

te sconosciuti alla scienza. Si può anzi ritenere che, finita l’epoca delle grandi conqui-ste e scoperte, un velo di silenzio e di mistero abbia nuovamente avvolto, e custodi-sca gelosamente, le terre e i luoghi “ai confini del mondo”.

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ALCUNE IMPORTANTI SCOPERTEDEL SECOLO SCORSO...

PECARI GIGANTE DEL CHACO (Catagonus wagneri)

C onosciuta in precedenza solo allo stato fossile, e conside-rata quindi estinta da almeno 20 mila anni, questa terza

specie di pecari è stata riscoperta vivente nel 1975, nella deso-lata e impenetrabile macchia del Gran Chaco tra Paraguay,Bolivia e Argentina, dove era perfettamente nota agli indigenicome “taguà” e veniva correntemente cacciata per la carne. Lanotevole somiglianza con le altre due specie di pecari ben piùdiffuse e conosciute, unita a una certa disattenzione da partedegli studiosi, aveva fatto sì che questo animale, grande evistoso, sfuggisse per molto tempo agli annali della zoologia.

GECO DI OTAGO (Hoplodactylus delcourti)

N el 1986, studiando un rettile conservato da oltre unsecolo nel Museo di Storia Naturale di Marsiglia, due

zoologi hanno scoperto questo geco gigante della NuovaZelanda, nuovo per la scienza, che con la sua lunghezza dioltre 62 centimetri risulta la più grande specie di geco maivissuta sulla Terra. Successive indagini hanno dimostratoche gli indigeni Maori conoscevano già questo animale, alquale attribuivano il nome di Kaweau.

MEGAMOUTH,(Megachasma pelagios)

Q uesto squalo “pelagico”, valea dire di profondità, ha vissu-

to negli oceani totalmente ignoratofino a una quindicina di anni fa,malgrado le cospicue dimensioni(lunghezza intorno ai 4 metri, pesooltre i 6 quintali). Il primo esempla-re è stato pescato per caso al largodelle Isole Hawaii nel 1976, e poidescritto zoologicamente nel1983. Una seconda cattura haavuto luogo al largo dell’isola diSanta Catalina, in California, nel1984, mentre un terzo individuo èstato trovato spiaggiato sulla costadell’Australia nel 1988. Varie altrecatture si sono poi registrate negliOceani anche negli anni successivi.

ELEFANTE PIGMEO(Loxodonta pumilio)

Q uasi a confermare la regola per cui non sempre gli animali di notevolidimensioni sono quelli meglio noti e studiati, l’Elefante pigmeo, descritto

fin dal 1906 ma poi per lungo tempo confuso, misconosciuto e rinnegato, vieneoggi finalmente riabilitato come specie nana assai elusiva della giungla equato-riale africana, dalle abitudini peculiari e nettamente distinta non solo dai grossielefanti di savana, ma anche da quelli della foresta, con cui non si mescola nè siibrida mai.

PSEUDORICE DEL VIETNAM (Pseudoryx nghetinhensis)

U na delle più sorprendenti scoperte recenti, descritto ancor prima di esse-re osservato vivente, sulla base dei reperti dell’esploratore-protezionista

John Mac Kinnon, dell’Asian Bureau for Conservation.

CALAMARO GIGANTE (Architeuthis dux)

L ’esistenza di questo enorme mollusco cefalopo-do decapode è stata a lungo contestata dalla

scienza, ma viene ormai universalmente accettatadopo la sua descrizione a opera dello scienziatodanese Johan Steenstrup nel 1857. Si tratta d’unvero gigante che può pesare oltre 250 chili e misu-rare fino a 22 metri dall’apice del corpo alla puntadei tentacoli (e forse, negli abissi marini, ancor dipiú). Altre specie simili sono state scoperte piú tardi,e le impronte del becco di enormi calamari, rinvenu-te sulla cute del capodoglio loro eterno nemico, nonevocano soltanto titaniche lotte a oltre un chilome-tro di profondità, ma suggeriscono l’esistenza dialtre specie sconosciute ancor piú gigantesche.

OKAPIA (Okapia johnstoni)

L’incredibile capacità di un animale grosso e visto-so di sfuggire per lungo tempo all’attenzione degli

osservatori occasionali - attraverso un comportamen-to elusivo e criptico, e un mimetismo particolarmen-te efficace se associato alla totale immobilità - trovaesemplare dimostrazione in questo singolare mam-mifero, che era perfettamente conosciuto dai nativi,ma che la nostra scienza ufficiale non riconobbe cheall’inizio di questo secolo, dopo centinaia di anni diesplorazioni nel cuore del continente nero. Per la suastoria straordinaria e illuminante, questo “animalemisterioso”, oggi pacificamente accettato dal mondoaccademico, è stato prescelto come simbolo delGruppo Criptozoologia Italia.

... E DI QUESTO SECOLO

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CRIPTOZOOLOGIACRIPTOZOOLOGIAUNA NUOVA SCIENZA PER RISOLVERE ANTICHI MISTERI

E siste anche una Criptoentomologia,vale a dire una scienza degli Insettinascosti? Trascurato sistematicamente

tanto dalla cultura popolare come dalla ricercascientifica più in voga, l’universo delle creatu-re a sei zampe costituisce in realtà un campodi ricerca affascinante, immenso e in granparte sconosciuto.

U n mondo che sta già disgregandosi escomparendo sotto il peso dell’invadenza

umana, prima che ne sia stata afferrata tutta lacomplessità e ricchezza. Sapevate che è possi-bile “predire” l’esistenza di una particolareFarfalla dall’esame accurato dell’Orchidea concui svolge un intenso rapporto di simbiosi?

ALLA RICERCA DEGLI INSETTI,MISTERIOSI E NASCOSTI

Questo è lo splendido Carabo ispano (Carabus hispanus), vera gemma vivente deiPirenei francesi. Uno dei gruppi di Insetti meglio studiati è appunto quello dei bellissi-mi Carabi, di cui esistono nella Regione Olartica circa un migliaio di specie. Com’è pos-sibile, allora, che di tanto in tanto ne venga scoperta qualche nuova entità inaspettata?

Può un Coleottero comparire d’incanto nelle zone tirreniche, tra-sportato con le sabbie del Sahara dai venti di primavera? E’ quan-to si è ipotizzato per spiegare le misteriose apparizioni sulle costeitaliane della Calosoma algerina (Campalita algiricum) assai lon-tano dal proprio normale territorio.

Una delle tante magnifiche specie di Scarabeo d’oro (Plusiotis resplendens), dellaCosta Rica: fa parte d’un gruppo di Coleotteri Lamellicorni non solo bellissimi, maparticolarmente rari e inafferrabili, perché viventi sulla volta arborea della forestatropicale.

Già i primi esploratori entomologi conoscevano l’importanza di seguire le traccedegli animali meno noti e “visibili” attraverso il contatto con le tribù indigene,come dimostra la storia esemplare del Calodema wallacei, scoperto nel secoloscorso dal celebre viaggiatore Alfred Russel Wallace, grazie al fortunato incontrocon un Papua della Nuova Guinea.

Il Buprestide splendente (Buprestis splendens), vero “gioiello” dellaNatura dai colori metallici brillanti, come molti altri Coleotteri eliofilie termofili, è una delle molte specie dai costumi allo stato adultospiccatamente “acrodendrici”, legati cioè all’apice dei vecchi alberi,tanto da risultare praticamente quasi invisibile e irraggiungibile.

Lo straordinario Carabo di Olimpia (Carabus olympiae), la cui storiaesemplare costituisce un caso tipico di Criptoentomologia.

La Sfinge “predetta” del Madagascar (Xanthopan praedicta), la cui esi-stenza venne preconizzata da Charles Darwin nel 1862, sulla base dellaforma dell’Orchidea Angraecum sesquipedale da essa impollinata.

Conoscete i segreti della entomofauna “acrodendri-ca”, che si rifugia all’apice degli alberi più altirestando praticamente invisibile, inafferrabile e sco-nosciuta a tutti?Immaginavate che qualche volta Farfalle, Coleotterie Ortotteri attraversano al volo mari ed oceani, pas-sando da un continente all’altro?

I Carabi sono senza dubbio, insieme alleFarfalle, gli Insetti più ricercati, studiati emeglio conosciuti: contano circa unmigliaio di specie, che abitano gli ambientipiù intatti ed umidi della Regione Olartica.Come si spiega allora che una nuova spe-cie, non certo poco vistosa, emerga dicolpo dalle viscere della terra nelle monta-gne subdesertiche dell’Africa magrebina?Può un Longicorne, in uno dei siti piùesplorati della Sicilia, svolgere l’intero ciclovitale senza mai entrare in contatto conl’occhio del naturalista?

Esistono metodi “criptozoologici” applica-bili alla ricerca entomologica? Conoscete lastoria dell’esploratore Wallace, che un indi-geno dell’Asia tropicale mise sulle tracce diuno dei Buprestidi più rari e inafferrabili?

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CRIPTOZOOLOGIACRIPTOZOOLOGIAUNA NUOVA SCIENZA PER RISOLVERE ANTICHI MISTERI

misteri zoologicidi casa nostra...

LA LINCE (Lynx lynx)

...nei fiumi e nei laghi...

I l più grande e misterioso Felino europeo, localmente ben notocome “gattopardo” o “lupo cerviero”, è stato per lungo tempoconsiderato estinto nel territorio nazionale (o addirittura mai

esistito, in epoca storica, nell’Italia peninsulare) da parte delmondo accademico.

In realtà, non solo la Lince risulta oggi sicuramente presentein varie parti delle Alpi e dell’Appennino e sta gradualmente con-solidando la propria diffusione: ma emergono prove attendibili,numerose e concordanti sulla sua esistenza passata in entrambequeste catene montuose.

L’ipotesi, straordinariamente suggestiva, che piccoli nucleiresidui di questo Felino abbiano potuto quindi sopravvivere a duepassi dall’Italia del “miracolo”, restando totalmente ignorati e invi-sibili fino ai giorni nostri - ipotesi sulla quale il GruppoCriptozoologia Italia lavora da tempo - resta tuttora plausibile, enon può certo essere superficialmente scartata a priori.

LA Lontra (Lutra lutra)

LA foca monaca (Monachus monachus)

D iffusa in passato in tutte le zone umide d’Italia, dai corsi d’acquadi media montagna ai laghi, alle paludi e agli stagni costieri, masoprattutto abbondante sugli estuari e nelle foci dei fiumi, la

Lontra è sempre stata perseguitata dall’uomo, fino ad essere ridottaormai nel nostro Paese ad appena un centinaio di esemplari.

Le sue abitudini schive ed elusive, unite alla particolare inaccessi-bilità di certi ambienti, fanno sì che piccoli nuclei di Lontra abbiano potu-to sopravvivere, all’insaputa di tutti, anche in zone dove ufficialmente lasua presenza non viene ammessa dagli studiosi: anche perché, quandorestano pochi e rari individui di questa specie, cessa l’abitudine di “mar-care” il territorio per difenderlo da possibili competitori, e viene menocosì ogni possibilità di accertarne con sicurezza l’esistenza.

A nimale leggendario un tempo diffuso nell’intero Mediterraneo, la Foca mona-ca, che ha certamente dato origine al mito delle Sirene, ha ormai lasciato sucoste ed isole italiane soltanto un lontano ricordo della sua antica presenza,

testimoniata anche dai numerosi toponimi come “grotta del bue marino” e simili.Tuttavia sulle coste ed isole più solitarie, tanto intorno a Sardegna e Sicilia che

nel Mar Jonio, e qualche rara volta anche in altre parti del Tirreno o dell’Adriatico, siregistrano di tanto in tanto avvistamenti e segnalazioni che fanno pensare alla effetti-va sopravvivenza di piccoli nuclei superstiti.

La precisa consistenza di queste popolazioni sopravvissute non è facile daaccertare, dato che per sfuggire alla persecuzione questo Pinnipede ha adottato spe-ciali strategie di comportamento - evitando ad esempio le spiagge e le grandi grottemarine, per rifugiarsi piuttosto nelle cavità litorali con accesso sottomarino - che larendono praticamente del tutto invisibile all’uomo.

...tra montagne e foreste...

...sulle coste e nel mare.

L’immagine della lince da un’opera dello Stelluti Il Felipardus (Gattopardo) ucciso presso Opi nel 1735 La lince affrescata nel palazzo Cesi di Acquasparta

Lince scolpita in osso da un corredo funebreromano di Amplero

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La lince: un mistero risoLa lince: un mistero risolltto?o?

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L a presenza della Lince inItalia, non solo nelle AlpiOccidentali ed Orientali,

ma anche nell’Appennino (soprat-tutto centrale) è ormai ampiamen-te comprovata e non può essereposta seriamente in discussione.Mentre però alcuni studiosi tendo-no a considerarla frutto delle rein-troduzioni operate con successo aldi là delle Alpi (Francia, Svizzera,ex Jugoslavia) - ciò che non spie-gherebbe comunque le presenzeappenniniche - è assai probabileche in realtà nuclei relitti assairidotti di tale felino, a comporta-mento spiccatamente criptico,abbiano potuto conservarsi inalcune zone montane particolar-mente remote e segregate, tanto delle Alpi Occidentali ed Orientali, che dell’Appennino. Una importantemonografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche pubblicata nel 1981 ha ignorato completamente questaspecie, escludendola dalla fauna italiana: è assai verosimile invece che, all’epoca, la Lince fosse presente,sia pure in numero piuttosto ridotto, nel nostro Paese. Attualmente esistono prove molteplici, sicure e concordanti dell’esistenza della Lince nel Parco Nazionaled’Abruzzo, dove la sua consistenza viene stimata a 2-3 coppie, mentre indizi significativi emergono da altrezone dell’Appennino centrale, e in parte meridionale. Benché ovviamente non possano escludersi ipotesi di

immissioni o liberazioni clandestine ad opera di ignoti, la situazione obiettiva - esemplari perfettamente selvatici, elusivi, abituati al territorio e lega-ti a zone particolari, in molti casi le stesse dove la loro presenza è stata storicamente riferita per decenni - fa propendere nettamente per la spiega-zione più ragionevole e suggestiva: vale a dire l’effettiva sopravvivenza di piccoli nuclei relitti originari, oggi ampiamente favoriti dalla accresciutasalvaguardia ambientale e dalla aumentata disponibilità di prede. Anche la creazione di Aree faunistiche della Lince nel Parco (3 al momento attua-le) ha svolto certamente un ruolo di potente catalizzatore, mentre la ripresa e l’intensificazione delle osservazioni e ricerche, attraverso il GruppoLince Italia, dà ragione della dovizia di dati ormai acquisiti in merito. Gli obiettivi futuri di tutela mirano a consolidare la strategia finora seguita nelParco, escludendo ovviamente ogni ipotesi di reintroduzione dall’esterno data l’estrema importanza di questa popolazione, presumibilmente autoc-tona, le cui caratteristiche morfologiche, genetiche, etologiche ed ecologiche meriteranno serio approfondimento.

La Lince, ispiratrice dell’Accademia dei Lincei, in un’opera del 1630 dello Stelluti.

Il Felipardus (Lince) ucciso presso Opi nell’anno 1735.

La Lince europea (Lynx lynx).

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ll’ibis eremit’ibis eremitaa

Q uesto straordinario uccello, appartenente ad una speciedalle abitudini singolari e poco note, venne per la primavolta segnalato dal naturalista Corrado Gesner nel 1565

con il nome di Corvo sylvatico: viveva allora tra Baviera,Salisburghese, Laghi Prealpini italiani ed Istria, ma venne poibarbaramente ster-minato. Anche l’ul-tima colonia asiati-ca, lungamentestudiata nellaTurchia orientale,risulta scomparsaormai da vari anni,mentre sopravvivee si riproduce consuccesso la coloniadi Souss-Massa, in

Marocco, efficacemente protetta dall’omonimoParco Nazionale sulle sponde dell’Oceano Atlantico.Non si può escludere che qualche piccolo nucleosuperstite sopravviva ancora nelle zone del Sahel, della Penisola Etiopica e della Penisola Arabica:tuttavia questi nuclei avranno ben scarsa possibilità di sopravvivenza futura, se non si riuscirà aricostituirne consistenti colonie, stabilmente protette.

Trattandosi di un uccello che può essere allevato e riprodotto facilmente in cattività, i natura-listi stanno studiando la possibilità di ricostituirne nuclei vitali in Dalmazia, lungo le coste dell’Italiapeninsulare e negli Emirati Arabi.

Il Corvo sylvatico di Gesner (1565).

L’Ibis eremita sopravvive in Marocco con una colonia di circa 300 esemplari, di cui 50 coppie nidificanti sulle falesie costiere del Parco Nazionale di Souss-Massa.

Uno stormo di Ibis eremita in volo.

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D ietro alle tradi-zioni, storie eleggende delle

montagne alpine edeuropee che rivelanol’esistenza di un miste-rioso ed inafferrabileOmo salvadego (Uomoselvatico) non si celanosoltanto superstizioni,fantasie ed ingenue per-sonificazioni del “male”:ma forse anche anticherealtà ben più consi-stenti. Non si può infattiescludere che nei secoli e millenni passati, nei recessi più intangibilie remoti, piccoli gruppi di uomini primitivi – che qualcuno vorrebberiferire ai discendenti dell’Uomo di Neanderthal – abbiano potutosopravvivere fortunosamente fino ai giorni nostri, benchè scacciati,combattuti ed emarginati dal più evoluto, ed assai più invadente,Uomo di Cro-Magnon.

D’altro canto storie di Uomini selvatici diversi, ma forse ricondu-cibili ad origini analoghe, affiorano costantemente anche dalle altregrandi catene montuose dell’Asia – Caucaso ed Himalaya – e persi-no dell’America Settentrionale - Montagne Rocciose - con i nomi piùdisparati, come almas, almasti, yeti, bigfoot e sasquatch. Riusciràl’indagine criptozoologica a far luce su questi enigmi zoologici, anco-ra avvolti dal più profondo mistero alle soglie del Terzo Millennio?

Cavaliere che lotta con Uomo selvatico.

Combattimento di Cavalieri contro un gruppo di Uomini selvatici, dall’opera medievalefrancese “Romanzo d’Alessandro” (Secolo XIV).

Particolare della scultura in legno dell’Uomo selvaticodi Ambierle nella Loira (Secolo XV).

LL’uomo sel’uomo selvvaaticticoo

L’Uomo selvatico nell’affresco di Sacco in Vangerola,laterale della Valtellina (1464).