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Una storia nata al mare Le quasi avventure di Daniele e Daniela Cream Cafè Genova 2013 Laboratorio del Cestino di Parole

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  • Una storia

    nata al mare Le quasi avventure di Daniele e Daniela

    Cream Cafè

    Genova 2013

    Laboratorio del Cestino di Parole

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    Questa è una breve storia inventata dal gruppo di partecipanti al laboratorio del Cestino di Parole nel novembre e dicembre 2013

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    ….

    ….

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    CAPITOLO I:

    Al mare

    Daniele e Daniela sono istruttori di Windsurf, ma di due società diverse. Non si conoscono ancora, ma sanno che dovranno lavorare insieme. Rimpiangono le belle crociere dove hanno nuotato e si sono abbronzati. Stanno cercando casa e, per combinazione, trovano due stanze nello stesso palazzo a Isola di Capo Rizzuto, dove c’è stato Elio, uno dei primi italiani a prendere lezioni di Windsurf.

    Iniziano a familiarizzare e scambiano le loro idee sul progetto di lavoro: un gruppo di ragazzi con famiglie in difficoltà. Iniziano a parlare e… non smetterebbero mai. Correndo sulla spiaggia vedono i gabbiani che si tuffano nelle onde e rimpiangono di non avere una barca. Sulla spiaggia cercano le conchiglie; iniziano a trovarne parecchie e decidono che è il momento di smettere per farsi una bella nuotata.

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    Ma il mare non è solo divertimento, non è solo consolazione, e pensano: “il mare fa anche male”, e il loro pensiero va ai barconi di profughi che arrivano sulle spiagge e si preoccupano del loro futuro, delle loro speranze e del loro problema di risolvere la vita. Sanno anche che da un momento all’altro può arrivare un’onda anomala… ...ma devono iniziare a lavorare e rimpiangono di non avere più la possibilità di divertirsi. Daniela, pensando al loro progetto, dice: “perché non cerchiamo di sapere se nel nostro territorio ci sono famiglie di immigrati da inserire nel progetto?”. Daniele risponde: “abbiamo già tanti bambini con genitori difficili, anzi agghiaccianti, e non ce la facciamo più.” e conclude: “Ma dài, smettiamo di lavorare alle ore 20 ci facciamo una pastasciuttina alle vongole e il bagno a mezzanotte. E domattina vedremo.”

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    CAPITOLO II:

    La mattina Daniele e Daniela sapevano che una bella colazione con latte, zucchero e biscotti poteva loro giovare.

    “Per bere il mio latte vado a cercar la zuccheriera”, dice Daniele e, non sapendo se Daniela fosse golosa, gliela porge per capire se avrebbe messo lo zucchero nel cappuccino. Intanto Daniela, che era golosa, era andata a cercare la marmellata… Ma loro sapevano che una colazione che si rispetti non può iniziare senza biscotti...e non fanno che rimpiangere la loro infanzia quando ciascuno di loro stava in cucina con la propria famiglia tutti insieme a programmare la loro giornata. Sapevano che al buffet dell’Isola Capo Rizzuto si poteva mangiare a volontà ... per risparmiare sul pranzo di mezzogiorno... e, mentre mangiavano, rimpiangevano di non essere riusciti a trovare un po’ di cacao da mettere sul cappuccino.

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    Daniela diceva: “Il cappuccino mi sta sullo stomaco come un mattone…devo cercare di sapere se ho una intolleranza al latte”. rispondeva Daniele: “È inutile rimpiangere il passato, godiamoci il presente!”, e mentre Daniela inzuppava il suo cornetto nel cappuccino, lui colse uno sguardo malizioso. Allora cercò ancora zucchero per il cappuccino… e già che c’era anche un po’ di marmellata spalmata sulle fette biscottate… ma non potevano esagerare... Era rimasto ancora un po’ di latte, e erano dispiaciuti di non riuscire più ad usarlo. Proprio in quel momento vedono arrivare un micio che non conoscevano ancora. Gli avvicinano una ciotola non usata in precedenza, e cercano di far contento anche lui.

    “Quando mangio, il gatto non deve girare per casa!”, dice Daniele, “non è igienico, cerchiamo di allontanarlo!” “Peccato,” dice Daniela “avrei mangiato ancora un cornetto!” “Mi sto scaldando…”, dice Daniele “ma l’importante è potere inzuppare quando faccio colazione”.

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    CAPITOLO III:

    Il ballo Daniele e Daniela desideravano riuscire a danzare bene: andarono a scuola di ballo per imparare i passi di danza. Ma ogni volta che entravano nella pista da ballo Daniele aveva un grosso problema: non ricordare i passi con cui iniziare il ballo. Un giorno Daniela disse a Daniele: “Sai, ho conosciuto qui a Isola Capo Rizzuto un complesso, un’orchestrina popolare che suona pizziche e tarante, penso che sarebbe bello farli venire e provare tutti insieme a imparare a fare una danza di gruppo, collettiva”. Allora si ricordarono di una festa di paese dove si esibivano molti gruppi folkloristici … ma non riuscivano a realizzare il ballo. La musica però era molto invitante, e erano sempre più allettati a danzare. Daniela a Daniele: “ricordarti di volteggiare bene sulla pista da ballo!”

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    Il complesso delle tarante iniziò a suonare e il ritmo divenne sempre più sfrenato e vorticoso…Quando smisero di suonare, molta gente si dispiacque. Daniele era molto contento perché il tipo di musica diverso lo aveva aiutato a passare una bella serata. La musica e il ballo erano molto interessanti anche per i costumi indossati dai danzatori. “Penso che nei prossimi anni ricorderò certamente questa bella serata come un momento piacevole e occasione di conoscere e di fare amicizia con molte persone sconosciute” disse Daniele. La serata era fresca, e molti e molte avevano il desiderio di continuare a danzare, l’orchestrina delle tarante era disponibile a suonare anche per tutta la notte…

    “Mi ricordo di mia zia”, disse Daniela, “che viveva in un trullo a Zollino, a sei chilometri da Galatina, dove c’era la chiesa di San Paolo, dove il ventinove giugno di ogni anno le cosiddette tarantolate, con la scusa di essere state morsicate da una tarantola, ballavano tutta la notte...

    ...e si sfogavano di quello che avevano dovuto subire negli altri 364 giorni dai loro masculi”. *** [voce fuori campo] Sono molto dispiaciuta di essere arrivata in ritardo e non aver potuto partecipare alla costruzione della storia.

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    CAPITOLO IV:

    Ai tavoli da gioco “Debbo correre perché altrimenti perdo il treno con cui dovrei arrivare a Sestri Levante a fare un bel bagno”, dice Daniele, “e cercare Daniela con la quale avrei un appuntamento, ma non ricordo dove”. Daniela, che ricordava benissimo il luogo dell’appuntamento, era però in giro per il paese a cercare di raccogliere una bella compagnia per passare una serata piacevole a Santa Margherita intorno ai tavoli da gioco.

    Si cercarono l’un l’altro per l’intera giornata, e si incontrarono all’improvviso presso il casinò di Santa Margherita dove Daniela stava giocando e stava raggiungendo un buon punteggio. “La mia è una vera ludopatia, e devo smettere, sennò vado in rovina!”.

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    Daniele, che al tavolo stava seguendo Daniela, non riusciva a capire le regole del gioco. Inoltre tentava di barare con scarso successo… All’improvviso entrò nella sala Elio, un uomo decisamente molto paziente e altruista che si interessò subito ai problemi di Daniele, e con molta pazienza e dedizione gli insegnò le regole del gioco. A questo punto Daniele, apprese le regole del gioco, iniziò a capire quali erano le sue possibilità e decise di giocare pesante. Cercava di divertirsi, ma non sapeva proprio come Daniela riuscisse a implementare il suo divertimento, cioè a godersela così tanto! “Sto cercando disperatamente di capire come cercare di non perdere” pensava Daniela, mentre Daniele cercava disperatamente di vincere: proprio per questo non riusciva a divertirsi. Cominciava a pensare come avrebbe potuto creare le condizioni per smettere con stile.

    Ma Daniele era partito per Santa Margherita con un solo scopo:

    “Volevo convincere Daniela, una volta arrivato da lei, ad andare a fare un bagno alla luce della luna”… e finalmente la convince ad uscire per fare un bagno ... con tutte le fishes nel taschino del costume.

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    CAPITOLO V:

    Pranzo in famiglia I genitori di daniele erano due simpaticissime persone sui 60 anni. Estremamente gioviali e accoglienti e desiderosi di conoscere Daniela. “C’è cosa” disse il papà di Daniele, per alludere al rapporto tra i due ragazzi (a Genova si dice “se parlan”).

    Prima di andare a pranzo Daniela decide di comprare dei dolci da portare, e in cuor suo spera che ci siano altri invitati per evitare di trovarsi “sotto esame”. E proprio per evitare l’esame cerca di ricordare tutte le buon regole per apparecchiare la tavola nel caso la invitassero a collaborare.

    Il pranzo fu preceduto da un brindisi augurale e Daniela si ricordò di quando bambina, era nella sua bella casa e il pranzo di Natale era veramente un avvenimento. Le risa e gli scherzi furono interrotti dallo squillo del campanello. Era un’amica che aveva preparato una buonissima pasta al forno. E non le dispiacque lo squacquerone che si era ricordata per la

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    pasta al forno. Oltre alla pasta al forno c’era un altro primo: le famose lattughe in brodo genovesi che preparavano lo stomaco. Al termine dei primi, il fratello di Daniele, molto più giovane, spera nell’iniziativa di qualche convitato per consegnare un regalo. C’erano una ventina di persone e c’era chi urlava e c’erano dei bambini feriti, qualcuno piangeva, qualcuno andava a provare i giocattoli regalati durante la festa e c’erano confronti tra i bambini e c’era sempre qualcuno dispiaciuto, o che voleva fare cambio (ad es. di macchinine).

    Alla fine il pranzo si concluse con i brindisi per gli auguri di Natale. Prima dell’ultimo brindisi si alzò Elio e si mise a cantare: “libiam…libiam…libiam nei lieti calici…” con voce da tenore, mangiando una bella fetta di panettone.

    Daniela si offerse di andare a preparare un bel caffe, e pensò: “che strana famiglia. Mi aspettavo che facessero la pasta al pesto. Al mio paese a Natale si preparavano le orecchiette. E si finiva il pranzo mangiando i dolci particolari del paese che si facevano tagliando una striscia come fare le orecchiette e un liquido speciale il cuit, fatto da fichi manipolati, o con ricotta e zucchero.” Alla fine del pranzo qualche commensale cominciò a sentire un pò di pesantezza di stomaco … … gli uomini si mettevano a parlare di politica e calcio mentre le donne sparecchiavano commentavano… “e quella ragazza come vi sembra…”…

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    CAPITOLO VI:

    Dolci Speranze Daniele a Daniela: “ma allora continuiamo così o prendiamo qualche decisione definitiva?” Daniela a Daniele: “con il windsurf non riesco a darti una mano più di tanto”.

    A questo punto Daniele propone a Daniela di fare la prova di lavorare con suo cugino in una gelateria: smettere i corsi di windsurf e cominciare con una bella pasticceria, per realizzare un po’ di spiccioli e continuare a vivere assieme.

    Si dirigono verso la pasticceria del cugino e Daniela nota che in vetrina ci sono dei dolci di cioccolato attraenti. E dietro la vetrina, visto che eravamo nell’imminenza di Pasqua, c’è un sacco di uova decorate.

    Entrando nella pasticceria Daniela si inebria con il profumo di dolciumi che era nell’aria e decide di imparare a impastare con le uova e giocare la scommessa di diventare una pasticcera provetta.

    Così le uova di cioccolato diventano la sua specialità. L’esperimento continua e i ragazzi ormai esperti hanno un’interessante proposta da parte di un’emittente televisiva. Vengono chiamati alla “prova del cuoco”, dimostrano la loro bravura e vengono premiati con il titolo di “master chef”.

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    Narratrice 1 fuori campo: “Dopo aver sentito parlare di tutte queste prelibatezze rimpiango di non saper fare i dolci”. Narratrice 2 fuori campo: Io sarei disperata perché non arriverei mai a fare bene la fine dei dolci”. Daniela non fu più capace di smettere e continuò a fare torte sempre più enormi, e migliori per qualità. Gli affari però… non andavano tanto bene perché la crisi fece che i clienti diminuissero. Allora il cugino prese da parte Daniela e la invitò bruscamente a continuare a insegnare windsurf. Daniela ebbe però un’altra idea: “per diversificare la nostra attività perché non cominciamo a fare dei corsi di cucina?” Quindi il problema rimane sempre quello di sapere cosa fare e come farlo. Ed ecco cosa disse il primo che si iscrisse al loro corso: “visto che i dolci non sono la mia specialità se non per bruciarli mi iscriverò a un corso di decorazione per riscattarmi.” Con coraggio, senza troppi spiccioli in tasca e senza aver certezza di poter vivere con questa nuova attività… preferirono una conclusione di questo vivere senza certezze e alla fine scelsero di … convolare a giuste nozze.

    Voce1 fuori campo: i guai cominciano ora. Voce2 fuori campo: buona fortuna

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    © creamcafè Genova 2013