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Un’artista, una bella amicizia e un racconto per immagini:
Rita Kernn-Larsen al Peggy Guggenheim Collection a Palazzo Venier dei Leoni
Venezia 25 Febbraio 26 Giugno 2017
In cerca della luna, 1936-37, Collezione Privata, Danimarca
Rita Kernn- Larsen è stata un’artista danese e un’esponente di spicco del Surrealismo.
La sua vita s’intreccia con le vicende di Peggy Guggenheim, la nota collezionista d’opere d’arte
contemporanee. Nella prima metà del Novecento Peggy e Rita sono state due donne coraggiose
nell’indicare nuovi percorsi per l’arte. La prima è stata una mecenate che ha promosso pittori come Vasily
Kandinsky e ha animato circoli culturali, la seconda si è rivelata la sperimentatrice di un nuovo linguaggio
dalla forte valenza comunicativa.
Kernn- Larsen ha interpretato in maniera affascinante alcuni degli aspetti più singolari del Surrealismo.
Nel 1940 dirà parlando di sé: dalle nebbie degli anni trenta emerse uno spirito nuovo e come l’alito di un
drago mi pervase. La poetica del Surrealismo che ha il suo mentore in Andrè Breton è da subito un vento
forte destinato a sconvolgere e a rivoluzionare il modo di concepire l’arte: l’inconscio e il sogno di
memoria freudiana diventano il leit-motiv della nuova pittura che mantiene quel desiderio di rottura delle
regole che era stata propria del movimento Dada.
L’amicizia e l’affetto fra l’artista e la mecenate Peggy Guggenheim sono spesso ricordate dalla stessa Rita
come nell’intervista del 1986: era interessata al Surrealismo e alle mie opere e mi offri di tenere una mostra
… Mio marito era già arrivato a Londra e proprio in quel periodo Hitler invase l’Austria e tutto cambiò …
Andai a Londra con tutto quel che riuscii a portare, i quadri ecc … Peggy Guggenheim (significò molto per
me). Cambiò il corso della mia vita e di quella di mio marito.
Siamo nel 1938 Peggy invita la pittrice che ha già un ruolo di spicco nel Surrealismo danese ed
internazionale ad esporre nella sua galleria Guggenheim Jeune a Londra, inaugurando così in modo
significativo la sua carriera di gallerista e mecenate.
Nel London Bulletin di giugno, lo storico dell’arte Herbert Read, amico di Peggy dichiarava riferendosi a Rita
Kernn- Larsen: I suoi primi lavori testimoniano il fatto di essere stata una studentessa di Fernand Lèger, una
base eccellente sulla quale è riuscita a costruire una propria modalità espressiva. La mano è ormai abituata
ad obbedire all’immaginazione. Essa diventa un fulcro nell’ambito vago dell’inconscio e le sue lenti
osservano questo caos opaco e d’improvviso si fermano, mettono a fuoco delle ombre che si muovono …
L’immagine viene così trovata e registrata. Queste immagini sono fantasmi, figure mitologiche che escono
dalle oscure fortezze nordiche che esistono nella nostra mente.
Il sogno in Rita trasforma gli episodi vissuti arricchendoli di soluzioni diverse, trasforma i fatti della vita
in emozioni e colore.
Lei si diverte a mettere insieme cose prese da contesti diversi e a portare per mano lo spettatore verso
luoghi pieni di altri significati.
L’opera In cerca della luna, che vediamo sopra, rivela nella combinazione degli elementi un colore
tipicamente scandinavo: vedi ad esempio i lunghi capelli biondi. Una donna nuda in bicicletta dentro un
ovale che potrebbe essere il suo viso corre verso l’ignoto, fino alla luna. Essa è libera da vesti, da
occupazioni come potrebbero far pensare i rocchetti di filo colorato da cucito abbandonati che si
trasformano in lunghi pezzi di nastri. A terra una pistola: anche la morte perde il suo significato nella
ricerca di un pensiero che ci conduce lontano.
Fantasmi 1934, National Gallery of Denmark, Copenaghen
Fu molto strano, ci furono due dispersi … Non penso siano mai stati ritrovati. Mi impressionò molto, ricorda
Kernn - Larsen. Mentre lei e il marito erano in vacanza al mare in Normandia si trovarono ad assistere ad un
episodio di annegamento. Le persone affogate sono diventate fantasmi nel quadro, come suggerisce il
titolo e li vediamo sotto le spoglie di pesci navigare in fondo all’oceano. E’ questa una delle prime opere
surrealiste dell’artista danese che traccia subito al ritorno a casa un disegno dell’accaduto che poi
trasformerà in dipinto. La profondità dell’acqua dove si inabissano i due uomini è segnata da righe
orizzontali che cambiano di colore con il variare della loro altezza. Stupefacente come il dramma vissuto
sulla spiaggia venga trasformato in una scena tranquilla dove le prime righe in alto, tra il rosa e il viola,
costruiscono uno spartito dove le teste dipinte assomigliano a due chiavi musicali buone per una sinfonia
di pace.
Danza e contraddanza, 1936, Collezione privata, Danimarca
La linea sinuosa di questo dipinto, il vero soggetto, disegna due figure antropomorfe: un uomo e una
donna che danzano, attaccate a dei fili, su un piano rosato che sembra diventare lilla e poi grigio. La lunga
fila di piedi sottostanti ritmano un tempo, uniti alle figure nella danza. Quest’opera considerata dall’artista
il suo migliore dipinto ha un’aria enigmatica. Cento o mille significati sembrano svelarsi e poi celarsi.
L’uomo e la donna nel loro movimento assomigliano a delle sinuose marionette legate a fili con mani e
piedi. E poi quel piede più chiaro e luminoso, lui stesso oggetto di un quadro in un quadro, sullo sfondo di
un mare verde che muta nelle tonalita del medesimo colore dei monti all’orizzonte. Montagne più a
sinistra che sembrano nuvole grige a forma di cumuli o forse onde del mare in prossimità dell’arrivo di
una burrasca. Il gioco mentale diventa criptico e le forme si avvicinano all’astrazione.
La mela della Normandia, 1934, Kunsten Museum of Modern Art, Aalborg
La mela della Normandia mostra l’utilizzo da parte della pittrice di una delle modalità espressive preferite
dagli artisti surrealisti: l’automatismo. La linea biomorfa disegna una donna: Eva, intenta a tenere in mano
una mela, che vediamo in alto piccolissima, sulla sua altrettanto minuscola mano. Altrettanto riconoscibili
sono i piedi. Anche qui l’inconscio trasforma una vicenda vissuta in arte. Rita con il marito si trovava
nell’estate del 1934 sempre in vacanza in Normandia e rammenta di aver bevuto tantissimo sidro. Questa
bevanda alcolica ottenuta dalle mele, è molto diffusa in Francia e il ricordo di questo piacere è reso celebre
in questa mela, uno dei primi dipinti surrealisti dell’artista.
Donne ancora sono gli alberi del dipinto La rivolta delle donne, che innalzano le loro braccia trasformate in
rami. Sembra una ripresa del mito ovidiano di Apollo e Dafne dove la ninfa per sfuggire al dio diventa una
pianta. Nel 1977 Rita Kernn- Larsen spiega il significato di emancipazione delle donne - albero: Avevo fatto
un disegno di un albero, che a poco a poco diventava una donna - albero che voleva liberarsi. Il significato
era duplice: volevo liberarmi dal Surrealismo e forse dalla composizione di (Fernand) Leger. La natura
nell’immaginario delle donne del movimento Surrealista è spesso immaginata al femminile, considerata
quindi fertile, portata alla crescita, ricca, abbondante.
La rivolta delle donne, 1940, Museo d’Arte Tondern, Danimarca
Oltre lo specchio, 1937, Museo d’Arte, Tondern Danimarca
Rita ha attraversato lo specchio come Alice nel paese delle meraviglie ed è stata affascinata dall’idea di
perlustrare gli spazi della fantasia e dell’immaginazione, dove esiste un mondo popolato da esseri soggetti
a metamorfosi in cui la natura da animata diventa inanimata e viceversa. Poi come nell’opera famosa di
Marcel Duchamp Nudo che scende le scale una donna simile ad una sagoma o a un bersaglio scende un
interminabile scalone azzurro: colore del cielo quando non è nuvoloso, tinta del mare vicino alle coste o
dei laghi. L’azzurro favorisce la meditazione: il pensiero che danza senza pesi.
Autoritratto, (Conosci te stesso), 1937, Fondazione Salomon R. Guggenheim, Venezia
Ognuno di noi vorrebbe avere la gioia e forse senz’altro il gusto dell’invenzione per dipingere noi stessi o
meglio il proprio autoritratto colorandolo di rosso, tinta simbolo di vitalità. Il tema della natura ritorna
nella metamorfosi di un cespuglio o foglia in labbra carnose nell’opera Conosci te stesso. Rita ha
abbandonato le scarpe perché ha già attraversato lo specchio come la bionda Alice. E come Pollicino ha
lasciato invece di pezzetti di pane una brioche per ritrovare quella piccola Rita bambina che aveva sofferto
la fame e che metteva un pezzo di pane vicino al cuscino per stare serena. Quanto calore in questa
immagine. Lei intanto ci guarda.
Patrizia Lazzarin