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Unione europea Fondo sociale europeo Fondo europeo di sviluppo regionale Agenzia per la Coesione Territoriale CAPITOLATO TECNICO Procedura aperta per l’affidamento di servizi nell’ambito del “PROGRAMMA PER IL SUPPORTO AL RAFFORZAMENTO DELLA GOVERNANCE IN MATERIA DI RIDUZIONE DEL RISCHIO AI FINI DI PROTEZIONE CIVILE”: RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO a valere sul PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020 versione 18.12.2016

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CAPITOLATO TECNICO

Procedura aperta per l’affidamento di servizi nell’ambito del

“PROGRAMMA PER IL SUPPORTO AL RAFFORZAMENTO DELLA GOVERNANCE

IN MATERIA DI RIDUZIONE DEL RISCHIO

AI FINI DI PROTEZIONE CIVILE”: RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO

a valere sul PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020

versione 18.12.2016

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INDICE

1 Premessa........................................................................................................................................ 3 2 Oggetto del servizio ....................................................................................................................... 5 3 Struttura tecnica di supporto (STS) ............................................................................................. 40 4 Modalità di esecuzione ................................................................................................................ 43 5 Piano di Lavoro ............................................................................................................................ 44

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1 Premessa Il presente Capitolato Tecnico indica l’oggetto e le caratteristiche per l’affidamento di servizi nell’ambito del

“PROGRAMMA PER IL SUPPORTO AL RAFFORZAMENTO DELLA GOVERNANCE IN MATERIA DI RIDUZIONE DEL

RISCHIO AI FINI DI PROTEZIONE CIVILE” a valere sul PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020..

La strategia del PON “Governance e capacità istituzionale” si inquadra nel generale processo di

cambiamento strutturale a cui sono orientate le politiche del Paese per lo sviluppo e l’occupazione.

Il campo d’intervento coincide infatti con l’ampio e articolato progetto di riforma sul quale l’Italia è impegnata,

con l’obiettivo di “rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate a

un'amministrazione pubblica efficiente mediante azioni volte a rafforzare la capacità istituzionale e l'efficienza

delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici relativi all'attuazione del FESR, affiancando le azioni svolte

nell'ambito del FSE per rafforzare la capacità istituzionale e l'efficienza della pubblica amministrazione”.

La riforma della pubblica amministrazione e il rafforzamento della capacità amministrativa sono condizioni

essenziali per la crescita del Paese e per l’implementazione delle politiche pubbliche. Il PON “Governance e

capacità istituzionale” – CCI 2014IT05M2OP002, approvato con Decisione C(2015)1343 del 23 febbraio

20151, si propone di contribuire al perseguimento della strategia Europa 2020 investendo, in maniera

sinergica, su due Obiettivi Tematici:

• rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un’amministrazione

pubblica efficiente (Obiettivo Tematico n.11);

• migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità

delle medesime (Obiettivo Tematico n. 2).

Il Programma interviene sull’intero territorio nazionale, prevedendo attraverso l’utilizzo integrato del Fondo

Sociale Europeo (FSE), del Fondo Europeo di Sviluppo Regionali (FESR) o altri programmi di investimento

pubblico, azioni volte a:

• promuovere i processi di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione in termini di

rafforzamento della trasparenza nel quadro delle politiche di open government, di semplificazione e

riduzione degli oneri regolatori, di potenziamento delle competenze per la digitalizzazione dei processi,

nonché di prevenzione della corruzione e di rafforzamento del sistema giudiziario;

• sviluppare l’e-government, l’interoperabilità e il supporto all’attuazione dell’Agenda Digitale, favorendo,

1 Il documento citato è reperibile sul sito www.agenziacoesione.gov.it/it , Sezione PON Governance e

Capacità Istituzionale

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accanto all’incremento della domanda di ICT (utilizzo dei servizi online, inclusione digitale e partecipazione in

rete), la digitalizzazione dei processi amministrativi e l’offerta a cittadini e imprese di servizi digitali

pienamente interoperabili;

• rafforzare la governance multilivello nei Programmi di investimento pubblico con particolare riferimento al

potenziamento della capacità istituzionale nell’implementazione delle politiche sostenute dal FESR.

A tale proposito, il Dipartimento della protezione civile, ai sensi dell’articolo 2 paragrafo 10 del

Regolamento UE 1303/2013, è stato identificato come amministrazione beneficiaria nell’ambito dell’Asse 3

“Rafforzamento della governance multilivello nei Programmi di investimento Pubblico”, obiettivo specifico

3.1, azione 3.1.1.

A tal fine è stata stipulata la Convenzione tra il Dipartimento della protezione civile e l’Agenzia per la

Coesione Territoriale in data 1 luglio 2016, che identifica ruoli e responsabilità delle parti e rimanda alla

Scheda progetto per l’identificazione delle attività e della relativa dotazione finanziaria.

Le Regioni destinatarie dei servizi della presente gara sono le seguenti:

Regione Calabria, Regione Campania, Regione Puglia, Regione Sicilia.

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2 Oggetto del servizio

Il presente appalto ha per oggetto l’affidamento di servizi che riguardano le attività di rafforzamento della

governance in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile.

Tali servizi sono:

- progetti standard e linee guida per la programmazione degli interventi in materia di riduzione del rischio

idrogeologico e idraulico (Attività A di cui al paragrafo 2.2);

- affiancamento delle Regioni in merito alla corretta applicazione delle linee guida (Attività B di cui al paragrafo

2.3).

Nel paragrafo 2.1 viene illustrato il percorso attuativo per la realizzazione dei suddetti servizi.

La complessità e l’innovatività degli interventi da realizzare determinano la necessità di disporre di

competenze tecniche specialistiche, in grado di sostenere l’Amministrazione nella più incisiva declinazione

operativa delle attività e per una loro efficace attuazione.

In particolare, viene richiesto un servizio di assistenza adeguatamente organizzato ed articolato in funzione

della struttura organizzativa del Gruppo di lavoro del Dipartimento appositamente predisposto (vedi

paragrafo 3). I servizi offerti devono riguardare le attività di seguito elencate e devono essere descritti e

formulati, come precisato dal presente Capitolato Tecnico, con riferimento a tutte le attività nel seguito

descritte.

Si specifica che l’Amministrazione potrà accettare eventuali ulteriori servizi e/o modalità di erogazione degli

stessi, coerenti con l’impianto e i fabbisogni di base descritti, senza il riconoscimento di nessun corrispettivo.

Tenuto conto degli elementi soprarichiamati e nel quadro delle previsioni contenute nei regolamenti europei

in materia di fondi strutturali, nell’Accordo di partenariato, nel Programma e nei dispositivi di attuazione

definiti a livello nazionale, nonché in relazione agli aspetti peculiari che caratterizzano la programmazione, e i

servizi dovranno seguire il seguente percorso attuativo e riguardare l’insieme delle attività di seguito descritte.

2.1 Percorso attuativo delle attività A e B

La definizione di un percorso attuativo standardizzato mira al rafforzamento delle Regioni interessate dal

Programma, e in particolare delle strutture tecniche coinvolte e degli enti locali, superando le criticità legate alla

ridefinizione dei processi per singoli contesti territoriali, anziché riferirsi ad un unico percorso procedurale di

riferimento da riadattare: il progetto standard. Si ritiene che il superamento di tali criticità costituisca il

presupposto per un miglioramento a carattere permanente delle capacità amministrative e tecniche con un

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impatto generale sull’attuazione della politica settoriale e sull’efficace realizzazione dell’investimento pubblico.

Progetti standard

Le attività previste sono finalizzate a fornire progetti standard costituiti da documenti standard, linee guida e

manuali.

Tali progetti standard dovranno integrarsi a quanto fino ad oggi predisposto per le Regioni oggetto del

Programma relativamente:

• alle azioni da sostenere nell’ambito della priorità di intervento 5b “Promuovere investimenti destinati a

far fronte a rischi specifici, garantire la resilienza alle catastrofi e sviluppare sistemi di gestione delle

catastrofi” indicate nel POR-FESR 2014-2020;

• alle misure M4 (Preparazione) e M5 (Altre misure) previste dai Piani di Gestione del Rischio Alluvioni,

redatti ai sensi del Dlgs. n. 49/2010 dalla Autorità di distretto dell’Appennino meridionale e dalla

Regione Siciliana.

L’articolazione dei progetti standard e del processo di programmazione verrà suddiviso per fasi, così definite:

− FASE GENERALE 1. Analisi dei fabbisogni e individuazione dei contesti territoriali

− FASE GENERALE 2. Analisi per tipo di rischio e definizione di scenari di rischio

− FASE GENERALE 3. Analisi ed eventuale aggiornamento e implementazione dei Piani di emergenza

comunali, intercomunali, sovracomunali e regionali

− FASE GENERALE 4. Valutazione operatività del sistema di risposta in caso di emergenza

− FASE GENERALE 5. Programmazione degli interventi per la mitigazione delle condizioni di rischio e per il

miglioramento dell’operatività del sistema di gestione dell’emergenza

− FASE GENERALE 6. Valutazione complessiva dell’efficacia degli interventi

L’Attività “B” di seguito descritta, sarà strettamente connesso a tale articolazione e riguarderà:

- FASE GENERALE 1. Rafforzamento della capacità di analisi e individuazione dei contesti ottimali per

la migliore gestione delle emergenze, attraverso l’interlocuzione con le diverse amministrazioni

coinvolte e l’uso di modelli di decisione partecipata

- FASE GENERALE 2. Acquisizione e adattamento delle metodologie di analisi al contesto istituzionale

della Regione, applicazione standardizzata con massima resa in termini di efficienza

- FASE GENERALE 3. Definizione dei criteri di aggiornamento e adozione di procedure standard da

applicare ad intervalli temporali prefissati, istituendo dei presidi di monitoraggio e controllo ai vari

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livelli decisionali

- FASE GENERALE 4. Rafforzamento delle capacità di gestione di risorse esterne (ad alto livello

specialistico) per valutazioni tecnico-scientifiche e proceduralizzazione dei sistemi di interscambio

dei risultati

- FASE GENERALE 5. Omogeneizzazione e standardizzazione dei risultati di valutazione per la

definizione della programmazione e l’individuazione degli interventi prioritari

- FASE GENERALE 6. Miglioramento delle capacità valutative dell’intero processo secondo metodi

standardizzati, griglie di controllo e test di verifica

Per ciascuna fase è prevista, entro il 2018 e a conclusione dei servizi della presente gara, la predisposizione di un

documento di definizione/aggiornamento degli standard minimi, a partire da quanto emanato dal DPC nel 2015

(Standard minimi per la programmazione degli interventi in materia del rischio idrogeologico e idraulico ai fini di

protezione civile e di resilienza socio-economica; in allegato alla Scheda Progetto della Convenzione tra il

Dipartimento della protezione civile e l’Agenzia per la Coesione Territoriale sottoscritta in data 1.7.2016 ).

Con maggior dettaglio vengono, qui di seguito, descritti gli obiettivi e gli indirizzi generali che dovranno essere

seguiti nella predisposizione dei progetti standard in relazione alle singole fasi.

FASE GENERALE 1. Analisi dei fabbisogni e individuazione dei contesti territoriali

La capacità del decisore pubblico di individuare le scelte strategiche da adottare in ordine di priorità per

rispondere alle esigenze di salvaguardia delle vite umane e di tutela dell’ambiente e del territorio su cui esercita

la competenza, deve essere supportata da strumenti specifici che consentano valutazioni strutturate dei

programmi di investimento.

In questo senso, elemento condizionale di ogni intervento pubblico è la conoscenza del territorio, delle sue

caratteristiche peculiari e della effettiva efficienza e capacità di risposta delle componenti e strutture operative

di protezione civile nelle loro articolazioni territoriali, e dei settori dove investire per migliorare le condizioni

generali di vita della popolazione, ma anche per creare le pre-condizioni per la crescita armonica del tessuto

economico-produttivo locale.

L’analisi dei fabbisogni territoriali quindi non si deve risolvere in un mero esercizio compilativo, ma deve invece

rappresentare l’elemento cardine di conoscenza di ciascun territorio e dei rischi che lo caratterizzano.

Parimenti, come per l’adozione dei singoli progetti, anche per la programmazione si dovrà fare riferimento alla

definizione del Contesto Territoriale.

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Come noto, infatti, la legge 122/2010, come modificata dalla legge 135/2012, prevede che la funzione di

protezione civile venga espletata in forma associata da parte dei comuni al di sotto di determinate soglie di

popolazione. Tale principio generale è stato ribadito dalla più recente legge 56/2014.

La programmazione dovrà, pertanto, contemplare una cooperazione rafforzata tra aree territoriali limitrofe

(contesti territoriali) in cui le attività di pianificazione e conseguente gestione dell’emergenza si possono

esercitare in modo unitario, o in cui sia individuabile e realizzabile una sostanziale omogeneità di gestione del

rischio, inteso nelle sue fasi di previsione, prevenzione e mitigazione, nonché nelle sue attività di tipo strutturale

e non strutturale.

FASE GENERALE 2. Analisi per tipo di rischio e definizione di scenari di rischio

Sull’intero territorio regionale, eventualmente aggregato per contesti territoriali, vengono realizzate le analisi

per tipologia di rischio laddove mancanti o vengono portate a compimento quelle non concluse, secondo le

specifiche e gli standard propri di ciascuno dei rischi (Fasi specifiche). Da questa analisi potranno emergere

eventuali necessità di ulteriori investimenti tesi ad una completa identificazione e definizione dei rischi insistenti

sul territorio e conseguente definizione degli scenari ad essi collegati.

FASE SPECIFICA 2.1 Rischio idrogeologico e idraulico

In questa fase vengono individuate e descritte le caratteristiche del territorio, con particolare riferimento ai

suoi lineamenti geografici e fisici ed alle tipologie delle diverse criticità naturali e antropiche, individuando

altresì i possibili interventi di prevenzione da programmare allo scopo di eliminare o mitigare le condizioni

di rischio, tenuto conto degli interventi strutturali già realizzati, in corso di realizzazione e programmati.

A tal fine possono essere utilmente consultati i Programmi di Previsione e Prevenzione (regionali e

provinciali), nonché gli altri documenti di pianificazione territoriale e di bacino contenenti dati ed

informazioni riguardanti l’assetto geomorfologico, le sue criticità, nonché gli interventi di previsione e

prevenzione finalizzati alla mitigazione del rischio.

In linea con le disposizioni normative italiane e con gli indirizzi comunitari in materia, la programmazione

degli interventi è riferita al bacino idrografico nella sua unitarietà ed esclude misure che, per la loro portata

e il loro impatto, possano incrementare il rischio di alluvione in altre aree afferenti lo stesso bacino

idrografico.

Nel Contesto Territoriale viene effettuata una valutazione del rischio idrogeologico e idraulico sulla base

delle aree a rischio perimetrate dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), stralcio del Piano di bacino,

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ponendo particolare attenzione alle aree a rischio idrogeologico molto elevato R4. Inoltre si prende in

considerazione la mappatura della pericolosità e del rischio di cui al d.lgs. 49/2010 di recepimento della Dir.

2007/60/CE (“Direttiva Alluvioni”). Possono essere poi consultati altri studi e documenti disponibili, quali ad

esempio IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) redatto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la

Protezione e la Ricerca Ambientale).

Gli strumenti di pianificazione di bacino, quali i citati PAI e PGRA, forniscono indicazioni che, per quanto

necessarie, non risultano tuttavia completamente esaustive per una completa ed efficace azione di

protezione civile, sia in quanto non possono includere situazioni localizzate di criticità, sia perché si

riferiscono a scenari di pericolosità severi con frequenza di accadimento più che decennali.

E’ necessario, pertanto, che vi sia uno sforzo comune da parte delle Amministrazioni competenti, sia a

livello centrale sia periferico, finalizzato all’applicazione dei PAI, nonché all’identificazione ed alla

risoluzione delle criticità apparentemente minori, eppure così frequentemente ricorrenti su tutto il

territorio nazionale, che sovente costituiscono nocumento per la pubblica e privata incolumità.

A tal fine, oltre ad un’accurata ricognizione del territorio ed alla rilevazione delle sue criticità, dovranno

essere utilmente effettuati studi ed indagini anche di dettaglio, propedeutici in ultima analisi alla

definizione degli scenari di evento e di rischio, base comune sia per l’implementazione delle misure non

strutturali (allertamento, monitoraggio, piani di emergenza, informazione e formazione della popolazione,

etc.) sia per l’attuazione degli interventi strutturali. Nella definizione degli scenari di evento e di rischio,

particolare attenzione viene rivolta all’individuazione della tipologia dei fenomeni previsti, alla loro

caratterizzazione cinematica, ai meccanismi di propagazione, alle metodologie di monitoraggio, alle soglie

di allertamento, nonché ad ogni altro elemento tecnico utile ad identificare le migliori modalità di

prevenzione dei fenomeni in argomento, anche in relazione ad un’analisi costi/benefici.

A tale scopo sono attentamente valutati gli elementi tecnici che condizionano rispettivamente la

pericolosità (dimensione del bacino idrografico, regime idropluviometrico, tipologia dei fenomeni

idrogeologici presenti, loro caratteristiche cinematiche, assetto idrografico e geomorfologico, propensione

al dissesto, uso del suolo, grado di impermeabilizzazione, storicità, etc.), l’esposizione (popolazione

presente, diffusione degli insediamenti, dell’edificato e delle infrastrutture, densità abitativa e demografica,

etc.) e della vulnerabilità (caratteristiche delle persone coinvolte, lineamenti fisici dei luoghi e degli

insediamenti, disponibilità di rifugi, presenza di vie di fuga, etc.).

Anche in tal caso la definizione dello scenario di evento deve considerare l’unitarietà del bacino idrografico.

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FASE GENERALE 3. Analisi ed eventuale aggiornamento e implementazione dei Piani di emergenza comunali,

intercomunali, sovracomunali e regionali.

Un piano di emergenza è l’insieme delle procedure operative di intervento per gestire una qualsiasi calamità

attesa in un determinato territorio. Recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che

consente alle autorità preposte di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e

dei beni in un’area a rischio.

Gli interventi di riduzione del rischio devono essere pensati in sinergia con i piani, e viceversa, il piano, seppur

redatto sulla base delle risorse disponibili sia in termini di materiali e mezzi che di risorse umane e strumentali, è

tuttavia un documento in continuo aggiornamento e come tale deve tener conto dell’evoluzione dell’assetto

territoriale ed antropico, nonché delle variazioni negli scenari attesi: deve essere perciò pensato in un’ottica

flessibile e multirischio. Tali evoluzioni potranno determinare la necessità di un aggiornamento al temine del

processo di programmazione degli interventi strutturali, includendo anche quelli non strutturali (tra i quali:

formazione degli operatori, informazione della popolazione, acquisizione mezzi e materiali, implementazione

delle reti di telecomunicazioni di emergenza, e promozione del volontariato di protezione civile) per rendere il

piano rispondente alle modifiche intervenute.

Il piano di emergenza, inoltre, può anche riguardare l’intero Contesto Territoriale e, pertanto, nel caso in cui

siano presenti diversi piani riferiti a singoli comuni, dovrebbe essere effettuata una verifica di compatibilità fra gli

stessi ed un eventuale aggiornamento al fine di renderli omogenei e coerenti fra di loro.

Il piano, infine, deve essere reso pubblico ed i Sindaci pertanto dovranno assicurare preventivamente

un’adeguata azione di informazione alla popolazione relativamente alle fenomenologie di rischio presenti

nonché alle norme di comportamento da attuare, prima, durante e dopo gli eventi calamitosi.

I riferimenti normativi per la predisposizione dei piani rimangono quelli esistenti a livello nazionale e quelli

relativi a ciascuna Regione o Provincia Autonoma.

FASE GENERALE 4. Valutazione operatività del sistema di risposta in caso di emergenza.

A conclusione delle fasi di analisi deve essere verificata l’operatività del sistema di gestione dell’emergenza sia in

termini di fragilità strutturale degli elementi presenti nel Contesto Territoriale sia in termini di efficienza della

pianificazione di emergenza e del dispositivo di risposta in caso di evento.

FASE SPECIFICA 4.1 Rischio Idrogeologico e idraulico.

4.1.1. Analisi degli elementi di risposta contenuti nei piani di emergenza.

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Il piano di emergenza contiene una sezione relativa al rischio idrogeologico, strettamente e logicamente

consequenziale agli scenari di evento e di rischio precedentemente formulati, nonché funzionalmente connessa

alla messaggistica ed alle fasi del sistema di allertamento di cui alla Dir. PCM 27.02.2004 e s.m.i, compresi i dati

di monitoraggio locali e le risultanze del presidio territoriale.

In particolare, il piano di emergenza integra l’organizzazione dei presidi territoriali idrogeologici e idraulici,

ineludibili strumenti di vigilanza e di intervento sul territorio, specie in occasione di fenomeni di difficile

prevedibilità, quali ad es. i temporali.

I presidi territoriali garantiscono nelle aree esposte a maggior rischio, soprattutto laddove non siano disponibili

sistemi di monitoraggio strumentale adeguati alla vigilanza del fenomeno, il necessario supporto tecnico ai

sindaci nell’adozione delle misure più adeguate a salvaguardia della popolazione e dei beni. I presidi territoriali

possono essere costituiti anche a scala sovracomunale, favorendo l’aggregazione tra i singoli comuni, anche in

funzione della gestione unitaria del bacino idrografico.

4.1.2 Individuazione delle aree a minore sostenibilità del rischio.

La definizione degli scenari di rischio è non solo propedeutica alla stesura dei piani di emergenza, ma anche alla

individuazione della tipologia di intervento di contrasto e di prevenzione più adeguata in relazione alle

fenomenologie presenti ed alle condizioni di esposizione e vulnerabilità, anche in relazione ad un’analisi

costi/benefici.

In questa fase vengono in particolare individuate le aree dove potrebbero manifestarsi fenomenologie critiche

idrogeologiche o idrauliche, per lo più caratterizzate da elevato cinematismo e dove sussistono altresì condizioni

di esposizione e vulnerabilità che potrebbero rendere difficile la tempestiva ed efficace attuazione di misure per

la salvaguardia della pubblica e privata incolumità e dei beni.

Si tratta, a puro titolo esemplificativo, di aree sovente densamente popolate, nelle quali potrebbero manifestarsi

fenomeni tipicamente molto localizzati, intensi e di difficile prevedibilità, quali colate rapide di fango, piene

repentine, urban floodings, frane di crollo, etc. In sintesi, la difficile prevedibilità dei suddetti fenomeni, l’arco

temporale molto ristretto nel quale si manifestano e l’elevato cinematismo che li contraddistingue rende

problematico il dispiegarsi in modo efficace delle azioni di protezione civile, finalizzate primariamente alla tutela

della popolazione.

4.2. Miglioramento della risposta in caso di evento: gestione delle aree a minore sostenibilità del rischio

La notevole diversificazione degli scenari di evento e di rischio, la tipologia dei fenomeni e la varietà delle

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condizioni di esposizione e di vulnerabilità che caratterizzano il territorio italiano rende necessaria una

valutazione caso per caso degli interventi più idonei per la mitigazione delle condizioni di rischio. Tuttavia è

possibile fornire degli elementi tecnici di valutazione per l’individuazione della tipologia di interventi strutturali e

non strutturali da porre in essere nel territorio, con particolare riferimento alle aree a minore sostenibilità del

rischio, ovvero nelle aree nelle quali appare necessario il ricorso agli interventi strutturali, di prevenzione del

rischio idrogeologico, in ragione del rapido cinematismo dei fenomeni e delle condizioni di esposizione e

vulnerabilità.

4.3 Valutazione della pianificazione di emergenza

A conclusione delle fasi precedenti 4.1 e 4.2 , alla luce di quanto emerso, si provvederà a definire i criteri e le

procedure per l’implementazione di un modello di valutazione standard dei piani di emergenza al fine di

aumentarne adeguatezza ed efficienza.

FASE GENERALE 5. Programmazione degli interventi per il miglioramento dell’operatività del sistema di gestione

dell’emergenza e della mitigazione delle condizioni di rischio.

Sulla base delle valutazioni effettuate per definire il grado di operatività del sistema di gestione dell’emergenza

relativamente ai singoli rischi, viene predisposto un programma di interventi strutturali e non strutturali

finalizzati al miglioramento dell’intero scenario territoriale. In tale programma, per quanto riguarda gli interventi

strutturali, viene data priorità agli edifici di principale riferimento del sistema di gestione dell’emergenza

dell’intero territorio regionale. Particolare attenzione sarà altresì prestata all’implementazione delle articolazioni

territoriali delle varie strutture operative e componenti del Servizio Nazionale, al fine di adeguarle ai livelli di

rischio, mediante verifica e revisione delle sedi operative, dei mezzi e delle attrezzature speciali.

In base alle valutazioni effettuate, vengono individuate le aree ed i contesti territoriali nell’ambito dei quali

implementare le risorse disponibili per la realizzazione degli interventi di mitigazione delle condizioni di rischio.

In tale programmazione vengono presi in considerazione gli interventi da effettuarsi nelle aree a minore

sostenibilità del rischio, con particolare riferimento a quelle ove sono ubicate le strutture strategiche quali ,

ospedali, centri di coordinamento, scuole, caserme, etc.

FASE GENERALE 6. Valutazione complessiva dell’efficacia degli interventi.

A conclusione della valutazione complessiva dell’efficacia degli interventi, viene attribuito a ciascun comune un

indicatore (classe), che sintetizza il livello conoscitivo, il livello valutativo e quello attuativo di alcune attività di

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mitigazione dei rischi trattati, coerentemente a quanto previsto nell’Accordo di partenariato e con riferimento a

quanto già normato attraverso l’allegato 9 dell’OCDPC 26 ottobre 2015, n.293.

In generale, anche l’adeguatezza delle componenti del Servizio Nazionale e delle strutture operative, in relazione

al livello di rischio insistente per territorio, dovranno essere oggetto di valutazione per verificare l’efficacia degli

interventi di miglioramento di cui alle fasi precedenti.

2.2 Attività “A” o linea di intervento 1 - Definizione di “progetti standard” e linee guida per la programmazione degli interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile e diffusione presso gli organismi regionali; sviluppo di modelli valutativi.

L’Attività “A” può essere sub ripartita in due ambiti tematici:

• Definizione di “progetti standard” e linee guida per la programmazione degli interventi in materia di

riduzione del rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione civile;

• Sviluppo di modelli di valutazione: analisi comparata dei modelli esistenti e individuazione degli

indicatori di sintesi utili allo sviluppo del modello di valutazione costi/benefici che verrà implementato

dall’operatore economico selezionato nell’ambito della Gara relativa all’affidamento di servizi

nell’ambito del “Programma per il supporto al rafforzamento della Governance in materia di riduzione

del rischio ai fini di protezione civile – Rischio Sismico e Vulcanico”.

Per il primo ambito tematico i principali obiettivi proposti sono:

• ricognizione degli standard esistenti a livello regionale, nazionale e internazionale e loro adattamento ai

contesti regionali coinvolti;

• predisposizione di nuovi standard e linee guida;

• avvio delle procedure per le attività di supporto alla Regioni e avvio del coinvolgimento dei destinatari in

fase sperimentale.

Una particolare attenzione dovrà essere riposta nel definire criteri di omogeneizzazione dei differenti standard e

delle diverse procedure adottate.

Inoltre, verranno utilizzati i canali esistenti di relazioni fra le strutture tecniche delle diverse Regioni e degli altri

Enti coinvolti e le strutture tecniche centrali (Protezione Civile), capitalizzando in questo modo quanto fino ad

oggi sviluppato attraverso le passate gestioni.

Le singole attività dovranno essere sempre sviluppate con riferimento alle quattro Regioni (Campania, Puglia,

Calabria e Sicilia) su cui verrà realizzata l’attività “B” e, pertanto, vi dovrà essere l’eventuale adattamento ai

diversi contesti regionali.

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Di seguito sono sintetizzate le attività afferenti le varie fasi generali, secondo il seguente schema:

Servizio Ambito Risultati attesi

A_1_1 Dimensioni territoriali Linee guida / procedure

A_2_1 Potenziamento dei sistemi di previsione e di allertamento: mappatura della pericolosità dei fenomeni idrogeologici e idraulici non analizzati nei PAI e/o PGRA

Linee guida / procedure/strumenti

A_2_2 Potenziamento dei sistemi di previsione e di allertamento: utilizzo dei radar meteo per il monitoraggio in tempo reale dei fenomeni temporaleschi e definizione di criteri di integrazione con altre fonti di dati

Linee guida / procedure/strumenti

A_2_3 Censimento dati sugli eventi: acquisizione e organizzazione dati per ricostruzione degli eventi (ricognizione fenomeni e danni) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

Linee guida / procedure/strumenti

A_3_1 Miglioramento della pianificazione di emergenza comunale e intercomunale: analisi dei piani con specifico riferimento al rischio idraulico e idrogeologico

Linee guida / procedure/strumenti

A_3_2 Miglioramento della pianificazione di emergenza comunale e intercomunale: costruzione/affinamento scenari di evento e di rischio e individuazione aree a minore sostenibilità del rischio anche al fine della definizione di criteri per l’aggiornamento dei piani di emergenza,

Linee guida / procedure/strumenti

A_4_1 Miglioramento della risposta in caso di evento: attivazione/potenziamento presidi territoriali idraulici e idrogeologici

Linee guida / procedure/strumenti

A_4_2 Miglioramento della risposta in caso di evento: gestione delle aree a minore sostenibilità del rischio

Linee guida / procedure/strumenti

A_4_3 Miglioramento della risposta in caso di evento: Criteri e procedure per l’implementazione di un modello di valutazione standard della pianificazione di emergenza

Linee guida / procedure/strumenti

A_5_1 Criteri per individuazione degli interventi non strutturali necessari a raggiungere un livello standard minimo di riduzione del rischio (predicibilità dei fenomeni, monitoraggio e allertamento, azioni/interventi di protezione civile da porre in essere per i vari fenomeni idraulici e idrogeologici)

Linee guida / procedure/strumenti

A_6_1 Indicatori di sintesi Linee guida / procedure / strumenti

A_6_2 Monitoraggio processi Linee guida / strumenti

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A_6_3 Monitoraggio interventi Linee guida / strumenti

I servizi sono numerati nel seguente modo : Attività_Fase_Numero progressivo servizio per la fase

Si evidenza che le attività della fase 6 (A6.1 e A6.2) dovranno essere svolte in stretta collaborazione con

l’operatore economico individuato per l’affidamento dei servizi nell’ambito del “Programma per il supporto al

rafforzamento della Governance in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile – Rischio Sismico e

Vulcanico”, sempre nel contesto del Gruppo di lavoro istituito dal Dipartimento della protezione civile. In

particolare, dovranno essere resi omogenei i risultati delle attività previste dal presente capitolato. L’attività di

sintesi fra i prodotti dei due Affidamenti sarà a carico dell’operatore economico aggiudicatario della Gara

relativa al Rischio Sismico e Vulcanico e l’aggiudicatario della presente Gara dovrà favorire e garantire la

necessaria assistenza al fine di ottenere tale attività di sintesi.

A_ 1. ATTIVITÀ AFFERENTI LA FASE GENERALE 1

A_1_1. Dimensioni territoriali e indicatori finalizzati all’analisi dei rischi e delle condizioni di sicurezza ai fini di

protezione civile

Premessa

Nell’ambito dei Piani di gestione del rischio di alluvioni, predisposti ai sensi del D.lgs. n. 49/2010, sono state

individuate le Unità territoriali di riferimento per l’applicazione delle misure, correlate alla tipologia dei fenomeni

e allo scenario, finalizzate a massimizzare l’efficacia delle azioni proprie della gestione del rischio . In particolare il

Piano di gestione del Distretto dell’Appennino Meridionale prevede quattro livelli: dimensione Distretto,

dimensione bacino idrografico o insieme di bacini idrografici (UoM), dimensione sottobacino (UA) e dimensione

comunale e/o sotto comunale (ARS). Era previsto anche un quinto livello di dimensione locale (SRR) per

rappresentare nodi idraulici critici, infrastrutture viarie di attraversamento interferenti, servizi puntuali soggetti a

rischio idrogeologico molto elevato, etc, in cui attivare azioni specifiche.

Obiettivi generali

- verifica di coerenza fra le diverse “dimensioni territoriali” adottate nei Piani di Gestione Rischio Alluvioni

dell’Appennino meridionale e della Regione Siciliana e le aree afferenti ai Centri Operativi di protezione civile;

- definizione di indicatori, per la “dimensione territoriale” adottata a riferimento, finalizzati ad individuare

livelli di rischio, capacità di fronteggiare condizioni di emergenza e, più in generale, livello di sicurezza in

termini di protezione civile.

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Aspetti metodologici di riferimento

Analisi delle relazioni con altri sistemi di indicatori (ambientali, economici, BES, ecc.).

A conclusione delle attività è atteso un report con il quadro delle analisi, una eventuale proposta metodologica,

eventuali indicatori elaborati e l’analisi di fattibilità per la predisposizione di specifici indicatori.

Riferimenti

Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni, Piano di gestione del rischio

di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia, Piani stralcio per l’assetto idrogeologico,

letteratura tecnico scientifica nazionale e internazionale su resilienza e indicatori di benessere.

A_ 2. ATTIVITÀ AFFERENTI LA FASE GENERALE 2

Si precisa che le sperimentazioni previste in alcune attività sono funzionali alla calibrazione delle procedure sui

contesti territoriali fisici e amministrativi delle Regioni destinatarie, quindi in tal senso devono essere intese

sempre come supporto alle azioni regionali di mitigazione del rischio.

A_ 2_1. Potenziamento dei sistemi di previsione e di allertamento: mappatura della pericolosità dei fenomeni

idrogeologici e idraulici non analizzati nei PAI e/o PGRA

Predisposizione di linee guida specifiche per la mappatura della pericolosità dei fenomeni idrogeologici e

idraulici non analizzati nei PAI e/o PGRA

Premessa

Nei Comuni ove sono presenti aree a pericolosità elevata e molto elevata perimetrate nei Piani stralcio per

l’Assetto Idrogeologico (PAI), o, nei Piani di Gestione per il Rischio di Alluvioni (PGRA), la programmazione delle

misure di mitigazione del rischio fa riferimento alle suddette aree.

Tuttavia le perimetrazioni non comprendono tutti i fenomeni idraulici e idrogeologici che storicamente hanno

provocato danni anche gravi alle cose e alle persone.

Ad esempio nel caso del rischio idraulico, tali pericolosità sono riferite ad eventi con tempi di ritorno maggiori di

30 anni, mentre l’evento può manifestarsi secondo una gradualità di scenari corrispondenti a livelli di criticità

crescente, oppure possono manifestarsi condizioni critiche che non sono previste nello scenario di riferimento

del Piano di emergenza.

Nell’analisi dello scenario di riferimento del Piano di emergenza è importante segnalare anche le situazioni

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intermedie rispetto a quelle più dannose, identificate nei PAI e nei PGRA e normalmente utilizzate quale

riferimento per la predisposizione di detto Piano. Ciò richiede un’analisi dettagliata degli scenari intermedi che

dovrà essere portata anche sulla base di osservazioni in sito che possano evidenziare l’approssimarsi del

fenomeno.

Obiettivi generali

Valutazione e perimetrazione della pericolosità dei fenomeni alluvionali e idrogeologici che non sono ricompresi

nelle perimetrazioni dei PAI e dei PGRA delle quattro regioni interessate ma che, in base alle notizie storiche

sugli eventi calamitosi del passato, hanno creato danni in particolare alle persone (esempio: alluvioni connesse al

reticolo idrografico minore o tratti tombati dei corsi d’acqua, alluvioni con tempi ritorno inferiori a 30 anni,

sinkholes).

Aspetti metodologici di riferimento

- I metodi per la valutazione e perimetrazione della pericolosità per fenomeni che per tipologia o tempi di

ritorno non sono ricompresi nei PAI e nei PGRA devono essere graduati su più livelli di analisi, partendo da

uno speditivo, facilmente realizzabile, fino a raggiungere un livello correlato al grado raggiunto dalle attuali

conoscenze tecnico-scientifiche di settore.

- Validazione delle linee guida e delle procedure in almeno 6 casi reali (tre situazioni di rischio idraulico e tre di

rischio frana);

- Predisposizione tools informatici per l’applicazione delle linee guida e delle procedure

Riferimenti

Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni, Piano di gestione del rischio

di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia, Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico,

Programmi di previsione e prevenzione, catasti degli eventi, letteratura tecnico scientifica nazionale e

internazionale.

A_2_2. Potenziamento dei sistemi di previsione e di allertamento: utilizzo dei radar meteo per il

monitoraggio in tempo reale dei fenomeni temporaleschi e definizione di criteri di integrazione con altre fonti

di dati

Predisposizione di linee guida specifiche e di procedure per l’utilizzo della rete radar meteorologica per il

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monitoraggio in tempo reale, in particolare dei fenomeni temporaleschi intensi, utilizzando in modo integrato

diverse fonti come ad es. i dati pluviometrici, dati satellitari e fulminazioni.

Premessa

Nella fase di monitoraggio sia quantitativo che qualitativo, il Centro Funzionale Decentrato (CFD), ai sensi della

Dir.P.C.M. del 27/02/2004 e s.m.i., ha il compito di acquisire ed elaborare , in tempo reale, una serie di dati

provenienti da diverse piattaforme tra cui la rete di stazioni al suolo e la rete radar meteo nazionale realizzando,

h24, un controllo integrato dei fenomeni meteo idrologici e la loro evoluzione sul territorio sulla base di proprie

procedure operative. Le informazioni e i dati così raccolti consentono al CFD, grazie all’attività di monitoraggio,

una definizione maggiore, rispetto alla fase previsionale, sia quantitativa che di localizzazione degli eventi in

corso e della loro possibile evoluzione.

La rete delle stazioni meteo-idro-pluviometriche in telemisura, disponibili presso ciascun CFD in tempo

reale, coprono l’intero territorio nazionale e sono gestite dalle singole Regioni. Le stazioni meteo-idro-

pluviometriche hanno un tempo di campionamento e un “tempo di latenza” che è definito da ciascun

gestore regionale che non sempre sono in grado di garantire un’efficace attività di monitoraggio per i

fenomeni temporaleschi intensi ma molto localizzati e di breve durata.

La Rete Radar Meteo Nazionale, gestita dal DPC, ha l’obiettivo di contribuire ad una migliore capacità di

monitoraggio dei fenomeni atmosferici su scala nazionale integrando tali osservazioni, sia con quelle

satellitari, che forniscono informazioni relative alla copertura nuvolosa, sia con i sensori a terra che

registrano dati di carattere puntuale, spesso poco rappresentativi di un intero bacino idrografico. I

principali prodotti radar, su scala nazione, sono aggiornati con una frequenza di 10 min e messi a

disposizione ai CFD, anche in formato numerico, in real time garantendo, in buona parte del territorio

nazionale, un’efficace rilevamento dei fenomeni più intensi.

Obiettivi generali

Dal punto di vista previsionale, permane una grossa difficoltà a identificare il formarsi delle diverse

tipologie di fenomeni convettivi. I fenomeni temporaleschi sono per loro stessa natura imprevedibili a

causa dei molteplici fattori che ne determinano la genesi e ne influenzano l’evoluzione. Anche i modelli ad

area limitata non riescono a indicare con precisione la localizzazione, la tempistica e l’intensità delle singole

celle. In considerazione di ciò risulta evidente che tale fenomenologia, nell’ambito del sistema di

allertamento ai fini di protezione civile, può essere gestita attraverso l’attività di monitoraggio e

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sorveglianza cosi come regolamentato dalla Dir.P.C.M del 27.02.2004. In questo contesto il radar

meteorologico è lo strumento che potenzialmente può garantire una maggiore efficacia nell’identificare ed

classificare i fenomeni temporaleschi intensi e molto localizzati grazie all’alta risoluzione spazio-temporale

garantita dalla rete radar nazionale e quindi permettere di avere informazioni fino alla scala comunale. I

sistemi radar meteorologici sono in grado di fornire in tempo reale stime di precipitazione con elevata

risoluzione spaziale e temporale che combinati con processi automatici di reporting con diffusione via

Internet, hanno reso possibile la realizzazione di sistemi di allarme in tempo reale che possono essere

consultabili direttamente dai cittadini oltre che dalle strutture deputate all’attività di protezione civile.

Aspetti metodologici di riferimento

Si deve garantire un avanzato sistema di identificazione ed eventuale tracking dei fenomeni temporaleschi

sulla base di un algoritmo che li localizza, insegue e caratterizza attraverso l’uso combinato di diversi

parametri derivati principalmente dalla rete radar ma anche da dati satellitari, fulminazioni e ove possibile

dalla rete a terra (massima echo, area, Vertical Integrated Liquid, temperatura del top della nube, etc).

Considerando il percorso complessivo del temporale, e possibile prevedere le sue posizioni successive e, di

conseguenza, se il temporale interesserà un’area urbanizzata.

Una volta che le cellule attive sono localizzate, diversi parametri significativi del temporale devono essere

calcolati come l'EchoTop, il Vertical Integrated Liquid (VIL) e la probabilita associata di grandine, oppure

ricavati da dati satellitari (Meteosat-9) come ad esempio la temperatura del top-cloud.

L’obiettivo è di definire il parametro Severity Storm Index(SSI), sulla base di analisi fisiche e statistiche di

caratterizzazione dei temporali, per sintetizzare pericolosità corrente di una cella simile all'approccio utilizzato da

MeteoSvizzera (Hering et al., 2008).

Riferimenti

• Convenzione tra il Dipartimento della Protezione Civile e Arpa Piemonte anno 2014 Documenti

DPC: Datamet- Severity Storm Index; Datamet- Monitor

• Severity index analysis on convective case studies occurred in Emilia-Romagna Region in 2015.-

Erad-2016

A_2_3 Censimento dati sugli eventi: acquisizione e organizzazione dati per ricostruzione degli eventi

(ricognizione fenomeni e danni) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

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Predisposizione di linee guida e di procedure per l’acquisizione e organizzazione dati per ricostruzione degli

eventi (ricognizione fenomeni e danni) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

Premessa

Il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, come previsto al punto 8 del Dir.P.C.M. 24 febbraio 2015, ha

messo a disposizione delle Regioni, delle Province Autonome e delle Autorità di Bacino una piattaforma

informatica ad accesso riservato, denominata FloodCAT, con funzione di Catalogo degli Eventi Alluvionali.

La Web Application FloodCat consente di inserire, validare, visualizzare e analizzare una serie di informazioni

relative alla collocazione spaziale e temporale degli eventi alluvionali del passato, nonché alle conseguenze

avverse a essi associati. I dati gestiti da FloodCAT sono archiviati in un database centrale, Flood Reporting Db,

progettato secondo le indicazioni del documento della Commissione Europea "TECHNICAL SUPPORT IN

RELATION TO THE IMPLEMENTATION OF THE FLOODS DIRECTIVE (2007/60/EC): A USER GUIDE TO THE FLOODS

REPORTING SCHEMAS".

Obiettivi generali

Definire strumenti e procedure per l’acquisizione di dati sugli eventi idrogeologici e idraulici e relativi danni

provocati. I dati dovranno essere forniti con formati tali da permettere l’importazione delle informazioni nella

Piattaforma FloodCAt

Aspetti metodologici di riferimento

- predisposizione di tools informatici (app e web application) per facilitare l’applicazione degli strumenti e delle

procedure a casi reali;

Riferimenti

Direttiva 2007/60/CE, relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni; Piano di gestione del rischio

di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia; strumenti e procedure predisposti a livello

regionale (es. RASDA Regione Lombardia); letteratura tecnica e scientifica nazionale e internazionale.

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A_3. ATTIVITÀ AFFERENTI LA FASE GENERALE 3

A_3_1. Miglioramento della pianificazione di emergenza comunale e intercomunale: analisi dei piani di

emergenza con specifico riferimento al rischio idraulico e idrogeologico

Predisposizione di linee guida per l’analisi dei piani di emergenza .

Premessa

Il piano di emergenza è lo strumento che consente alle autorità di protezione civile di predisporre e coordinare

gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio.

Il piano si articola in tre parti fondamentali:

1. Parte generale: raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio;

2. Lineamenti della pianificazione: stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un’adeguata risposta di

protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori;

3. Modello d’intervento: assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le

risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di

informazioni.

Per quello che riguarda il rischio idrogeologico e idraulico assumono particolare importanza la definizione di

scenari di rischio di riferimento adeguati alle pericolosità presenti sul territorio, la funzionalità del sistema di

allertamento e l’attivazione del presidio territoriale.

Obiettivi generali

- predisposizione di linee guida per l’analisi e l’aggiornamento dei piani comunali/intercomunali esistenti

(scenari, allertamento, flusso delle informazioni, sistema di coordinamento, risorse disponibili...)

- individuazione di criteri per la redazione di linee guida regionali per l’elaborazione e l’aggiornamento dei

piani di emergenza

- definizione criteri speditivi per l’analisi dei contenuti dei piani di emergenza con specifico riferimento alle tre

parti in cui tali piani si articolano;

- definizione criteri per l’analisi dei piani di emergenza con specifico riferimento agli scenari di evento e di

rischio, al sistema di allertamento e al presidio territoriale idrogeologico e idraulico.

- definizione di indirizzi per orientare, sulla base delle esigenze di protezione civile, le previsioni di

trasformazione del territorio.

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Aspetti metodologici di riferimento

- validazione delle linee guida e delle procedure attraverso la sperimentazione in almeno quattro contesti

comunali;

- predisposizione tools informatici (app e web application) per facilitare l’applicazione delle procedure di

analisi.

Riferimenti

Direttiva PCM 27 febbraio 2004 relativa al sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico; Direttiva PCM 3 dicembre 2008, recante “Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze”; Presidenza del Consiglio dei Ministri. O.P.C.M. 28 agosto 2007, n. 3606, “Manuale Operativo per la predisposizione di un piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile”; Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, recante “Organizzazione e funzionamento di SISTEMA presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile”; Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 agosto 2013, recante “Nuova costituzione e modalità di funzionamento del Comitato operativo della protezione civile”; documenti tecnici e/o normativa di livello regionale, letteratura tecnico scientifica nazionale e internazionale.

A_3_2. Miglioramento della pianificazione di emergenza comunale e intercomunale: predisposizione scenari

di evento e di rischio e individuazione aree a minore sostenibilità del rischio

Predisposizione di linee guida per l’elaborazione di scenari di evento e di scenari di rischio e per l’individuazione

delle aree a minore sostenibilità del rischio

Premessa

Il miglioramento della pianificazione di emergenza passa attraverso l’elaborazione di scenari di riferimento

(scenario di evento e scenario di rischio, anche in riferimento alle aree a minore sostenibilità del rischio)

realizzati a una scala e con un dettaglio adeguati alla realtà territoriale e ai fenomeni calamitosi a cui si

riferiscono. Tali scenari costituiscono un elemento essenziale per pianificare e realizzare efficacemente

azioni di protezione civile di mitigazione del rischio attraverso il controllo e monitoraggio del territorio

(presidio territoriale e sistemi di monitoraggio locali) e la realizzazione tempestiva delle azioni previste nel

modello di intervento del Piano.

Gli scenari di evento descrivono l’evoluzione nello spazio e nel tempo dei fenomeni che possono verificarsi

e ne definiscono quantitativamente le caratteristiche essenziali, perimetrando in primo luogo le aree che

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possono essere colpite dall’evento.

Gli scenari di rischio descrivono invece l'evoluzione nello spazio e nel tempo dell'evento, come descritta

negli scenari di evento, e dei suoi effetti, cioè della distribuzione degli esposti stimati e della loro

vulnerabilità anche a seguito di azioni di contrasto.

Il miglioramento della risposta di protezione passa inoltre attraverso l’individuazione delle aree a minore

sostenibilità del rischio, ovvero di quelle aree dove si potrebbero creare scenari di evento e di rischio che

renderebbero difficile la tempestiva ed efficace attuazione di misure di protezione civile per la salvaguardia

della pubblica e privata incolumità e dei beni. Infatti in tali aree, nelle more della realizzazione di interventi

strutturali (opere), gli unici in grado di ridurre in maniera significativo il grado di rischio, è necessario

potenziare al massimo le azioni non strutturali (monitoraggio, allertamento, informazione alla popolazione,

formazione degli operatori di protezione civile, esercitazioni) per elevare quanto più possibile il livello di

protezione della popolazione. Il piano di emergenza dovrà recepire tutte queste informazioni e

contemplare tutti questi scenari ai fini di una più efficace risposta all’evento e di una migliore gestione

dell’emergenza.

Obiettivi generali

- Definire i criteri per l’elaborazione di scenari di evento;

- Definire i criteri per l’elaborazione di scenari di rischio per le persone;

- Definire i criteri per l’individuazione delle aree a minore sostenibilità di rischio;

- Fornire elementi utili per la definizione dei criteri e delle procedure per l’aggiornamento dei piani di

emergenza.

Aspetti metodologici di riferimento

Lo schema delle linee guida dovrà prendere inconsiderazione i temi di seguito descritti:

A 3.2.1 Predisposizione di Scenari di evento

Gli scenari di evento devono descrivere in modo sintetico e facilmente comprensibile quali sono i fenomeni

che possono verificarsi, descrivendone l’intensità, le aree interessate, le direttrici lungo le quali è

prevedibile che si possano sviluppare, i punti di innesco e altre informazioni utili a capire le caratteristiche

essenziali dei fenomeni stessi. Tra gli scenari di evento che andranno presi in considerazione vi dovranno

essere anche quelli legati ai fenomeni idraulici e idrogeologici che possono interessare le aree percorse da

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incendi.

Per gli scenari di eventi alluvionali vanno indicati i criteri per individuare almeno i seguenti elementi:

• tratti di possibile esondazione per sormonto;

• strettoie che possono provocare rigurgito;

• sponde erodibili;

• argini a rischio di collasso;

• aree inondabili, includendo anche quelle con i periodi di ritorno più bassi di quelli riportati nei PAI e

nei PGRA, e quelle derivanti dall’ipotetico collasso delle arginature;

• suddivisione delle aree inondabili in base al massimo prodotto dell’altezza idrica (h) per la velocità

(v) o almeno in base al massimo tirante idrico prevedibile;

• direzioni principali delle correnti di inondazione;

• aree potenzialmente interessate dall’apertura di fontanazzi.

Per gli scenari di eventi di frana e di sinkholes devono essere almeno indicati i criteri per individuare i

seguenti elementi:

• aree potenzialmente interessate dal fenomeno, incluse le aree di espansione del fenomeno (per le

frane devono essere considerate le zone di possibile invasione a valle e di retrogressione a monte);

• dimensioni attese, eventualmente raggruppate in classi: superficie, spessore (frane), profondità

(sinkhole), volume; per le frane anche lunghezza e larghezza;

• velocità, eventualmente suddivisa in classi;

• indicatori sintetici dell’intensità del fenomeno, eventualmente ripartita in classi.

Per gli scenari di evento vanno inoltre indicati i criteri per individuare alcuni punti o zone circoscritte dove

espletare le azioni di protezione civile durante la fase operativa:

• I punti critici, che indicano zone circoscritte che necessitano di monitoraggio sul posto e, nel caso, di

intervento di somma urgenza ad evento previsto o in corso; in tali zone, a seguito dell’evento, si possono

anche creare situazioni di pericolo per la pubblica e privata incolumità; tra i punti critici rientrano inoltre

quei punti in cui sono da temere fenomeni localizzati, connessi a situazioni specifiche (cantieri, discariche,

fonti inquinanti, vegetazione in alveo, ecc.) che possano determinare un aumento delle condizioni di

rischio.

• I punti di osservazione dove effettuare i controlli in condizioni di sicurezza. Possono essere di controllo

strumentale o diretto. Nel primo caso si tratta di strumenti che non operano in telemisura e quindi

richiedono una lettura in situ (inclinometri, piezometri, distanziometri, idrometri, tensiometri, ecc). Nel

secondo caso si tratta di punti dai quali è possibile osservare, in condizioni di sicurezza, l’evolvere del

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fenomeno attraverso una visione panoramica o mirata dell’area d’interesse, oppure con l’utilizzo di

dispositivi di monitoraggio puntuale e “temporaneo” (per la valutazione degli spostamenti superficiali

mediante l’installazione di stazioni topografiche totali, di dispositivi radar o laser o di punti ubicati in zone

sicure nei quali è possibile la valutazione, anche con attrezzature portatili, di grandezze non altrimenti

monitorate, quali, ad esempio, il livello idrico di un corso d’acqua o il tasso di movimento di una frana o lo

stato di fratture già note o lo stato d’imbibizione di una coltre, ecc.). In tutti i casi il punto di osservazione

deve essere corredato dal tracciato di almeno un percorso in totale sicurezza o che comunque consenta

di raggiungere agevolmente e in tempi brevissimi zone sicure.

• I punti di intervento, dove è possibile identificare le criticità e attuare interventi di somma urgenza in

corso di evento per attenuare l’impatto del fenomeno in atto. A titolo di esempio rientrano tra questi

interventi la rimozione del materiale che ostruisce le luci di un ponte o un’altra strettoia artificiale o

naturale, l’apertura di una via alternativa al deflusso della corrente, il rafforzamento di argini con

gabbioni a sacco o con sacchetti di sabbia, la chiusura e il confinamento di fontanazzi, la rimozione del

materiale che ostruisce le vie di fuga, la realizzazione di opere provvisorie per il contenimento di

fenomeni franosi, gli interventi per la rimozione di ristagni idrici sui corpi di frana, sono solo alcune delle

numerose fattispecie che possono essere adottate in corso di evento e che, qualora possibile, dovrebbero

essere indicate sulla Carta di scenario di evento.

Per ognuno dei tre punti sopraccitati andrà predisposta una scheda descrittiva del punto e delle

osservazioni effettuate.

A 3.2.2 Predisposizione di Scenari di rischio

Ai fini della predisposizione degli Scenari di rischio si prenderà a riferimento la formula del rischio adottata

per la redazione dei Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (Direttiva 2007/60/CE):

R = P x E x V = P x D

dove:

• P (pericolosità): probabilità di accadimento, all’interno di una certa area e in un determinato

intervallo di tempo, di un fenomeno naturale o antropico di assegnata intensità;

• E (elementi esposti): persone e/o beni (abitazioni, strutture, infrastrutture, ecc) e/o attività

(economiche, sociali, ecc.) esposte ad un evento naturale o antropico;

• V (vulnerabilità): grado di capacità (o incapacità) di un sistema/elemento a resistere all’evento

naturale o antropico;

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• D (danno potenziale): grado di perdita prevedibile a seguito di un fenomeno naturale o antropico di

data intensità, funzione sia del valore che della vulnerabilità dell’elemento esposto.

Gli Scenari di rischio devono descrivere i prevedibili effetti degli eventi identificati e descritti dagli Scenari di

evento in funzione delle caratteristiche e distribuzione degli esposti stimati e della loro vulnerabilità anche

a seguito di azioni di contrasto.

Sulla base dell’analisi della letteratura tecnica e scientifica disponibile devono essere indicati i criteri per

l’elaborazione dello scenario di rischio per le persone e per le cose secondo metodi semplificati,

semiquantitativi e quantitativi.

Relativamente alla vulnerabilità delle persone andranno esaminati almeno i seguenti aspetti:

• le caratteristiche dell’evento che può andare a impattare la popolazione;

• le caratteristiche dei luoghi nei quali le persone si trovano;

• le caratteristiche delle persone coinvolte;

• la disponibilità di luoghi sicuri e raggiungibili all’interno dell’area vulnerabile e presenza di vie di fuga.

A 3.2.3 Individuazione delle aree a minore sostenibilità del rischio

La definizione dei criteri per l’individuazione delle aree a minore sostenibilità del rischio deve prevedere l’analisi

e valutazione di almeno i seguenti elementi:

• la tipologia degli scenari di evento (diversi a seconda dei fenomeni, della loro intensità e delle modalità e

tempi di innesco e di sviluppo);

• la predicibilità dei fenomeni;

• la possibilità di monitoraggio dei precursori dei fenomeni calamitosi;

• l’individuazione di soglie di criticità attendibili;

• la possibilità di realizzare un sistema di allertamento efficace ai fini di una tempestiva e azione di

protezione civile a tutela dell’incolumità delle persone;

• il grado di esposizione e di vulnerabilità dei beni (persone e cose)

Tali criteri andranno definiti per almeno gli scenari di evento di seguito elencati:

• alluvioni repentine in piccoli bacini (flash flood);

• allagamento in aree urbane per inadeguato drenaggio (pluvial flood);

• inondazioni in aree vaste incluse le grandi aree urbane;

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• colate di fango e di detrito;

• frane ubicate in aree urbane;

• frane localizzate che interessano vie di comunicazione;

• frane diffuse in area vasta;

• frane che possono interessare corsi d’acqua;

• sinkholes.

Per i temi A.3.2.1, A.3.2.2 e A.3.2.3 andranno effettuate le seguenti attività:

- Validazione delle linee guida e delle procedure in almeno 6 casi reali (tre situazioni di rischio idraulico e tre

di rischio frana/sinkholes) anche al fine di fornire elementi utili per la definizione dei criteri e delle procedure

per l’aggiornamento dei piani di emergenza;

- Predisposizione tools informatici (app e web application) per l’applicazione delle linee guida e delle

procedure

Riferimenti

Direttiva PCM 27 febbraio 2004 relativa al sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico; Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni; Piano di gestione del rischio di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia; Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico; Standard minimi per la programmazione degli interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile (e di resilienza socio-territoriale); Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, “Indirizzi operativi per l’attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (Decreto legislativo n. 49/2010)”; Manuale Operativo per la predisposizione di un piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri. O.P.C.M. 28 agosto 2007, n. 3606; letteratura tecnico scientifica nazionale e internazionale. A_4. ATTIVITÀ AFFERENTI LA FASE GENERALE 4

A_4_1. Miglioramento della risposta in caso di evento: attivazione/potenziamento presidi territoriali idraulici

e idrogeologici

Predisposizione di linee guida e procedure per la realizzazione delle attività di presidio territoriale idrogeologico

e idraulico.

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Premessa

L’attività di Presidio Territoriale, idrogeologico e idraulico, rientra tra quelle previste dalla Direttiva PCM 27

febbraio 2004 per la realizzazione del sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico e

dal decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49, inerente l’attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla

valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni.

Le informazioni provenienti dal Presidio Territoriale concorrono infatti, unitamente ai Bollettini/Avvisi di criticità

emessi dai dalla Rete dei Centri Funzionali e al superamento delle soglie di criticità fissate per i sistemi di

monitoraggio locali, alla eventuale attivazione delle fasi operative previste nei piani di emergenza.

Il Presidio Territoriale risulta di particolare utilità in quanto consente di supportare l’attività di vigilanza del

territorio operata dalle strutture regionali o locali di protezione civile attraverso l’osservazione e la valutazione,

diretta e in tempo reale, dell’insorgenza di fenomeni precursori di dissesti potenzialmente pericolosi per la

pubblica e privata incolumità e dell’evoluzione di fenomeni in atto.

L’attività del presidio territoriale riguarda in particolare alcuni punti o zone circoscritte:

• i punti critici, dove prevedere attività di controllo e monitoraggio in situ;

• i punti di osservazione, dove effettuare i controlli in condizioni di sicurezza;

• i punti di intervento, dove realizzare interventi di urgenti di mitigazione del rischio.

Obiettivi generali

- definire i criteri e le procedure in base ai quali individuare i percorsi e la tempistica delle attività di presidio

durante il tempo ordinario e nelle fasi di allerta e di post-evento;

- definire i criteri in base ai quali predisporre: i) schede descrittive e schede di monitoraggio per i punti critici; ii)

schede descrittive per i punti di osservazione; iii) schede descrittive per i punti di intervento.

- definire i criteri in base ai quali predisporre i report e gli elaborati cartografici relativi alle attività di Presidio

Territoriale;

Aspetti metodologici di riferimento

- validazione delle linee guida attraverso la predisposizione di versioni preliminari di schede di monitoraggio e

di schede descrittive da applicare a casi reali;

- predisposizione di tools informatici (app e web application) per facilitare l’applicazione delle schede test a

casi reali;

Riferimenti

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Direttiva PCM 27 febbraio 2004 relativa al sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e

idraulico; Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni; Piano di gestione

del rischio di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia; Piani stralcio per l’Assetto

Idrogeologico; strumenti e procedure predisposti a livello regionale; letteratura tecnico scientifica nazionale e

internazionale.

A_4_2. Miglioramento della risposta in caso di evento: gestione delle aree a minore sostenibilità del rischio

Predisposizione di linee guida e di procedure per la gestione delle aree a minore sostenibilità del rischio

Premessa

La sinergia tra interventi strutturali e misure non strutturali è segnatamente richiesta dalle disposizioni

comunitarie, in particolare dalla Direttiva 2007/60/CE, recepita in Italia con D.Lgs n. 49/2010, nonché dalla

Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Un approccio integrato di riduzione del rischio

deve comprendere azioni di previsione, prevenzione e gestione del rischio in relazione alla variabilità ed alla

acclarata fragilità del territorio italiano, nonché della complessità delle interazioni tra ambiente naturale e le

diverse manifestazioni di natura antropica; un efficace riduzione del rischio si può ottenere solo attraverso una

oculata combinazione tra interventi strutturali e misure non strutturali. Occorre, pertanto, pianificare e

implementare un mix bilanciato fra le azioni strutturali e misure non strutturali, anche in relazione ad analisi

costi-benefici.

Nelle aree a minore sostenibilità del rischio, il ricorso agli interventi strutturali appare molto rilevante in

relazione ai caratteri di vulnerabilità ed esposizione; occorre pertanto definire linee guida e criteri per

l’individuazione delle tipologie degli interventi strutturali e non strutturali in funzione degli scenari di evento e di

rischio (possibilmente suddivisi in categorie), tenendo conto di un’analisi costi-benefici.

Obiettivi generali

- definire i criteri per la selezione degli interventi strutturali e non strutturali in funzione degli scenari di evento

e di rischio anche in relazione ad un analisi costi-benefici;

Aspetti metodologici di riferimento

- Validazione delle linee guida e delle procedure in almeno 6 casi reali (tre situazioni di rischio idraulico e tre di

rischio frana);

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- Predisposizione tools informatici (app e web application) per l’applicazione delle linee guida e delle

procedure.

Riferimenti

Direttiva PCM 27 febbraio 2004, relativa al sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e

idraulico; Direttiva 2007/60/CE, relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni; Piano di gestione

del rischio di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia; Piani stralcio per l’Assetto

Idrogeologico, DPCM 28 maggio 2015, relativo alla individuazione dei criteri e delle modalità per stabilire le

priorità di attribuzione delle risorse agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico; letteratura tecnico

scientifica nazionale e internazionale. D.Lgs n. 49/2010. Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti

Climatici (Decreto Dir. Min. Amb. n. 86/2015).

A_4_3. Definizione di linee guida per un modello di valutazione standard della pianificazione di emergenza

comunale e intercomunale

Premessa

Le attività svolte nelle fasi precedenti concorrono a fornire gli elementi conoscitivi e metodologici utili alla

definizione di criteri e procedure per la valutazione della pianificazione di emergenza.

Obiettivi generali

- definire indirizzi e linee guida per la valutazione dei piani di emergenza comunali/intercomunali esistenti

(scenari, allertamento, flusso delle informazioni, sistema di coordinamento, risorse disponibili...);

- definire indirizzi e linee guida sugli aspetti della pianificazione d’emergenza funzionali alla formazione degli

operatori, alla comunicazione e all’informazione alla popolazione.

Aspetti metodologici di riferimento

- predisposizione tools informatici per l’applicazione dei modelli valutativi;

- sperimentazione del progetto standard in realtà territoriali diversificate in funzione della dimensione

territoriale e della popolazione.

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Riferimenti

Direttiva PCM 27 febbraio 2004 relativa al sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico; Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni; Piano di gestione del rischio di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia; Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico; Standard minimi per la programmazione degli interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile (e di resilienza socio-territoriale); Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, “Indirizzi operativi per l’attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi da alluvioni con riferimento alla predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni (Decreto legislativo n. 49/2010)”; Manuale Operativo per la predisposizione di un piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri. O.P.C.M. 28 agosto 2007, n. 3606; criteri e procedure predisposti a livello regionale; letteratura tecnico scientifica nazionale e internazionale.

A_5. ATTIVITÀ AFFERENTI LA FASE GENERALE 5

Di seguito sono sintetizzate le attività afferenti la fase 5, relative alla programmazione degli interventi per il

miglioramento dell’operatività del sistema di gestione dell’emergenza e della mitigazione delle condizioni di

rischio.

A_5_1. Criteri per individuazione degli interventi non strutturali necessari a raggiungere un livello standard

minimo di riduzione del rischio (predicibilità dei fenomeni, monitoraggio e allertamento, azioni/interventi di

protezione civile da porre in essere per i vari fenomeni idraulici e idrogeologici

Predisposizione di linee guida per la definizione dei criteri per l’individuazione degli interventi non strutturali

necessari a raggiungere un livello standard minimo di riduzione del rischio (predicibilità dei fenomeni,

monitoraggio speditivo dei fenomeni e allertamento, azioni/interventi di protezione civile da porre in essere per

i vari fenomeni idraulici e idrogeologici

Premessa

Il processo di pianificazione, programmazione e realizzazione degli interventi strutturali e non strutturali , di

norma, si articola in un percorso che richiede ingenti risorse e si sviluppa su intervalli di tempo dell’ordine di

anni. Ciò comporta la sussistenza per intervalli di tempo talora molto lunghi nei territori, di condizioni di

rischio,particolarmente significative, a seguito di eventi naturali, idrogeologici ed idraulici, che determinano un

aumento della vulnerabilità dei territori.

Non appare, quindi, accettabile che detti territori rimangano esposti per ampi periodi senza che venga attuato

alcun intervento a salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Occorre, pertanto, sin da subito prevedere

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adeguate misure in tal senso.

Quindi, nelle more dell’attuazione degli interventi strutturali per la riduzione delle condizioni di rischio, appare

indispensabile programmare le misure non strutturali necessarie per raggiungere almeno un livello standard

minimo di riduzione del rischio. Pertanto sulla base dei beni esposti e della loro vulnerabilità e dell’assetto socio-

economico del territorio dovrà essere individuata un set minimo di misure non strutturali da implementare,

almeno in parte, nell’ambito dei piani di emergenza. Nell’ambito della scelta di tali misure andrà tenuta in

considerazione la predicibilità dei fenomeni, anche in relazione alla tempistica necessaria al dispiegarsi del

sistema di protezione civile, la effettiva potenzialità dei sistemi di monitoraggio ed allertamento e la loro

interconnessione con i piani di protezione civile nonché, dovrà essere data in linea generale una valutazione del

grado di efficacia di tali misure ai fini della salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Vista la grande

variabilità degli scenari di rischio, sarà possibile individuare comunque degli elementi tecnici di valutazione

comuni, utili ad attuare alcune misure non strutturali in attesa dell’attuazione delle opere di mitigazione.

Obiettivi generali

- Definire i criteri per la scelta della tipologia di sistemi di monitoraggio speditivi in funzione dei fenomeni

idrogeologici ed idraulici;

- Definire linee guida e procedure per l’individuazione delle misure non strutturali necessarie per raggiungere

un livello standard minimo di riduzione del rischio per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità;

- Definire ed individuare le diverse misure non strutturali che posso essere integrate nei piani di emergenza.

Aspetti metodologici di riferimento

- Validazione delle linee guida e delle procedure in almeno 6 casi reali (tre situazioni di rischio idraulico e tre di

rischio frana);

Predisposizione tools informatici (app e web application) per l’applicazione delle linee guida e delle

procedure.Riferimenti

Direttiva PCM 27 febbraio 2004, relativa al sistema nazionale di allertamento per il rischio idrogeologico e

idraulico; Direttiva 2007/60/CE, relativa alla valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni; Piano di gestione

del rischio di alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale e della Sicilia; Piani stralcio per l’Assetto

Idrogeologico; letteratura tecnico scientifica nazionale e internazionale.

A_6. ATTIVITÀ AFFERENTI LA FASE GENERALE 6

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Le attività afferenti l’area A 6 sono propedeutiche alla predisposizione di modelli costi-benefici nel settore della

mitigazione dei rischi ai fini di protezione civile e della resilienza degli insediamenti.

Obiettivi generali

A_6_1. Raccolta delle informazioni necessarie per casi di studio utili alla predisposizione delle linee guida per

l’applicazione degli standard minimi

A_6_2. Definizione dei modelli di valutazione per il monitoraggio dell’implementazione delle attività delle

singole fasi

A_6_3. Individuazione di indicatori di sintesi utilizzabili per l’implementazione di modelli di valutazione

dell’efficacia della mitigazione del rischio per finalità di protezione civile e al conseguente miglioramento della

resilienza socio-territoriale

Aspetti metodologici di riferimento

Nell’ambito delle attività programmate, la definizione di indicatori di sintesi è connessa all’individuazione di

azioni strutturali e non strutturali di mitigazione del rischio, nell’ambito di un percorso operativo strutturato in

tre fasi valutative, che richiedono diverse conoscenze, generali e specialistiche, con differenti livelli di

approfondimento.

Le tre fasi valutative proposte sono:

1. definizione delle condizioni di partenza, in termini di Contesto Territoriale, stato della pianificazione

di bacino e di distretto, stato dell’implementazione delle misure non strutturali di prevenzione (art.

3 L. 225/92 e ss.mm.ii.), conoscenze disponibili;

2. definizione dei criteri per la valutazione, secondo classi di efficienza, della mitigazione non

strutturale del rischio e degli standard minimi da porsi come obiettivo da raggiungere, sulla base dei

quali impostare le azioni finalizzate al miglioramento della mitigazione;

3. analisi e valutazioni delle condizioni di rischio (in funzione delle classi di efficienza individuate nella

fase 2), necessarie per valutarne la condizione attuale e lo scostamento rispetto alla classe

superiore di efficienza (in funzione dei risultati delle valutazioni e della fattibilità degli interventi di

prevenzione necessari e ipotizzabili).

In particolare, con riferimento a quanto previsto dagli “Standard minimi per la programmazione degli interventi

in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile (e di resilienza socio territoriale)” (Fase generale 6.

Valutazione complessiva dell’efficacia degli interventi), verrà attribuito a ciascun Comune, in via preliminare e

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successivamente a ciascun Contesto Territoriale (Fase Generale 1 degli Standard minimi) un indicatore, che

sintetizzi il livello conoscitivo, il livello valutativo e quello attuativo di alcune attività di mitigazione dei rischi

trattati, con riferimento alle Fasi previste dagli Standard minimi. Tale indicatore di sintesi verrà utilizzato per

l’implementazione del modello per la valutazione complessiva dell’efficacia degli interventi.

2.3 Attività “B” o linea di intervento 2 - Predisposizione, supporto e monitoraggio dei “progetti standard” finalizzati alla riduzione dei rischi (riferimento: misure M4 e M5 Piani di Gestione del Rischio Alluvioni); affiancamento delle Regioni in merito alla corretta applicazione delle linee guida per la riduzione del rischio idrogeologico ed idraulico.

Le attività B, oggetto del presente appalto, dovranno essere svolte da una Struttura Tecnica di Supporto (STS), e

saranno specifiche per le Regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.

Di seguito sono sintetizzate le attività afferenti le varie fasi generali, secondo il seguente schema:

Servizio Ambito Risultati attesi

Campania

B_1_1_CAM Dimensioni territoriali e indicatori Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_1_CAM Potenziamento reti monitoraggio meteo-idro;

Linee guida/Procedure / Affiancamento

B_2_2_CAM Censimento dati sugli eventi Linee guida/Procedure / Affiancamento

B_3_1_CAM Aggiornamento linee guida pianificazione emergenza

Linee guida/ Procedure / Affiancamento

B_4_1_CAM Aggiornamento ed attuazione procedure attivazione Presidi Territoriali (PT)

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_2_CAM Coordinamento fra strutture tecniche Procedure/Affiancamento

B_4_3_CAM Supporto enti per redazione piani di emergenza

Procedure/Affiancamento

B_5_1_CAM Definizione obiettivi minimi, linee guida programmazione interventi, analisi fabbisogni

Procedure/Affiancamento

B_5_2_CAM Individuazione priorità e procedure di intervento

Procedure /Affiancamento

B_6_1 CAM

Applicazione del modello dell’efficacia degli interventi

Procedure/Affiancamento

B_6_2 CAM

Statistiche Procedure/Affiancamento

Puglia

B_1_1_PUG Dimensioni territoriali e indicatori Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_1_PUG Potenziamento reti monitoraggio meteo-idro;

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_2_PUG Censimento dati sugli eventi Linee guida/Procedure / Affiancamento

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B_3_1_PUG Aggiornamento linee guida pianificazione emergenza

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_3_2_PUG Linee guida pianificazione emergenza comunale rischio idraulico

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_1_PUG Costituzione e attuazione PT idraulico Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_2_PUG Coordinamento fra strutture tecniche Procedure/Affiancamento

B_5_1_PUG Definizione obiettivi minimi, linee guida programmazione interventi, analisi fabbisogni

Procedure/Affiancamento

B_5_2_PUG Individuazione priorità e procedure di intervento

Procedure/Affiancamento

B_6_1_PUG Applicazione del modello dell’efficacia degli interventi

Procedure/Affiancamento

B_6_2_PUG Statistiche Procedure/Affiancamento

Calabria

B_1_1_CAL Dimensioni territoriali e indicatori Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_1_CAL Potenziamento reti monitoraggio meteo-idro;

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_2_CAL Censimento dati sugli eventi Linee guida/Procedure / Affiancamento

B_3_1_CAL Aggiornamento linee guida pianificazione emergenza

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_3_2_CAL Linee guida pianificazione emergenza comunale rischio idraulico; supporto enti locali per definizione scenari di evento e pianificazione speditiva

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_1_CAL Potenziamento PT idraulico Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_2_CAL Coordinamento fra strutture tecniche Procedure/Affiancamento

B_5_1_CAL Definizione obiettivi minimi, linee guida programmazione interventi, analisi fabbisogni

Procedure/Affiancamento

B_5_2_CAL Individuazione priorità e procedure di intervento

Procedure/Affiancamento

B_6_1_CAL Applicazione del modello dell’efficacia degli interventi

Procedure/Affiancamento

B_6_2_CAL Statistiche Procedure/Affiancamento

Sicilia

B_1_1_SIC Dimensioni territoriali e indicatori Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_1_SIC Potenziamento reti monitoraggio; Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_2_2_SIC Censimento dati sugli eventi Linee guida/Procedure / Affiancamento

B_3_1_SIC Redazione o aggiornamento linee guida pianificazione emergenza

Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_1_SIC Potenziamento PT idraulico Linee guida/Procedure/Affiancamento

B_4_2_SIC Coordinamento fra strutture tecniche Procedure/Affiancamento

B_5_1_SIC Definizione obiettivi minimi, linee guida programmazione interventi, analisi fabbisogni

Procedure/Affiancamento

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B_5_2_SIC Individuazione priorità e procedure di intervento

Procedure/Affiancamento

B_6_1_SIC Applicazione del modello dell’efficacia degli interventi

Procedure/Affiancamento

B_6_2_SIC Statistiche Procedure/Affiancamento

I servizi sono numerati nel seguente modo : Attività_Fase_Numero progressivo servizio_Regione CAM = Campania; PUG = Puglia; CAL = Calabria; SIC = Sicilia

CAMPANIA

Servizio Descrizione

B_1_1_CAM Affiancamento per analisi dei fabbisogni e valutazione delle dimensioni territoriali in relazione

alle aree afferenti ai Centri operativi di protezione civile

B_2_1_CAM Affiancamento per potenziamento delle reti di monitoraggio meteo-idropluviometrico

B_2_2_CAM Affiancamento per acquisizione e organizzazione dati per censimento degli eventi calamitosi

(fenomeni e danni correlati) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

B_3_1_CAM Affiancamento per aggiornamento delle linee guida per la pianificazione di emergenza

B_4_1_CAM Affiancamento per aggiornamento ed attuazione delle procedure di attivazione funzionamento

dei presidi territoriali idrogeologici e idraulici;

B_4_2_CAM Supporto per il coordinamento fra le strutture tecniche della Regione e gli altri Enti coinvolti;

definizione di procedure standard e produzione della documentazione tecnica da adottare;

B_4_3_CAM Affiancamento per supporto agli enti preposti alla redazione dei Piani di Emergenza e alle relative

attività addestrative di verifica anche in relazione alle mappe di pericolosità pubblicate ai sensi

della Direttiva 2007/60/CE;

B_5_1_CAM Affiancamento per la definizione di obiettivi minimi e di linee guida per la programmazione degli

interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile: analisi dei fabbisogni e

individuazione dei contesti territoriali;

B_5_2_CAM Predisposizione della metodologia per l’individuazione delle priorità di intervento e definizione

delle procedure di intervento;

B_6_1 CAM

Supporto all’applicazione del modello valutativo dell’efficacia degli interventi per la riduzione del

rischio nell’ambito dei diversi contesti territoriali;

B_6_2 CAM Produzione di statistiche strutturate, fino al dettaglio comunale, per una efficace valutazione delle politiche di mitigazione dei rischi naturali e di gestione dell’emergenza e della qualità della vita dei cittadini.

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PUGLIA

Servizio Descrizione

B_1_1_PUG Affiancamento per analisi dei fabbisogni e valutazione delle dimensioni territoriali in relazione

alle aree afferenti ai Centri operativi di protezione civile

B_2_1_PUG Affiancamento per potenziamento delle reti di monitoraggio meteo-idropluviometrico

B_2_2_PUG Affiancamento per acquisizione e organizzazione dati per censimento degli eventi calamitosi

(fenomeni e danni correlati) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

B_3_1_PUG Affiancamento per aggiornamento delle linee guida per la pianificazione di emergenza

B_3_2_PUG Affiancamento per elaborazione proposta metodologica e per definizione delle linee guida per

lo sviluppo dei piani di emergenza comunale con riferimento al rischio idraulico

B_4_1_PUG Affiancamento per costituzione e attivazione del Presidio Territoriale Idraulico

B_4_2_PUG Supporto per il coordinamento fra le strutture tecniche della Regione e gli altri Enti coinvolti;

definizione di procedure standard e produzione della documentazione tecnica da adottare;

B_5_1_PUG Affiancamento per la definizione di obiettivi minimi e di linee guida per la programmazione degli

interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile: analisi dei fabbisogni e

individuazione dei contesti territoriali;

B_5_2_PUG Predisposizione della metodologia per l’individuazione delle priorità di intervento e definizione

delle procedure di intervento;

B_6_1_PUG Supporto all’applicazione del modello valutativo dell’efficacia degli interventi per la riduzione

del rischio nell’ambito dei diversi contesti territoriali;

B_6_2_PUG Produzione di statistiche strutturate, fino al dettaglio comunale, per una efficace valutazione delle politiche di mitigazione dei rischi naturali e di gestione dell’emergenza e della qualità della vita dei cittadini.

CALABRIA

Servizio Descrizione

B_1_1_CAL

Affiancamento per analisi dei fabbisogni e valutazione delle dimensioni territoriali in relazione

alle aree afferenti ai Centri operativi di protezione civile

B_2_1_CAL Affiancamento per potenziamento delle reti di monitoraggio meteo-idropluviometrico

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38

B_2_2_CAL Affiancamento per acquisizione e organizzazione dati per censimento degli eventi calamitosi

(fenomeni e danni correlati) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

B_3_1_CAL Affiancamento per aggiornamento delle linee guida per la pianificazione di emergenza

B_3_2_CAL Affiancamento per elaborazione proposta metodologica e per definizione delle linee guida per

lo sviluppo dei piani di emergenza comunale con riferimento al rischio idraulico, supporto

tecnico agli enti locali per la definizione degli scenari di evento e la predisposizione di

pianificazione speditiva

B_4_1_CAL Affiancamento per costituzione e attivazione del Presidio Territoriale Idraulico

B_4_2_CAL Supporto per il coordinamento fra le strutture tecniche della Regione e gli altri Enti coinvolti;

definizione di procedure standard e produzione della documentazione tecnica da adottare;

B_5_1_CAL Affiancamento per la definizione di obiettivi minimi e di linee guida per la programmazione degli

interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile: analisi dei fabbisogni e

individuazione dei contesti territoriali;

B_5_2_CAL Predisposizione della metodologia per l’individuazione delle priorità di intervento e definizione

delle procedure di intervento;

B_6_1_CAL Supporto all’applicazione del modello valutativo dell’efficacia degli interventi per la riduzione

del rischio nell’ambito dei diversi contesti territoriali;

B_6_2_CAL Produzione di statistiche strutturate, fino al dettaglio comunale, per una efficace valutazione delle politiche di mitigazione dei rischi naturali e di gestione dell’emergenza e della qualità della vita dei cittadini.

SICILIA

Servizio Descrizione

B_1_1_SIC Affiancamento per analisi dei fabbisogni e valutazione delle dimensioni territoriali in relazione

alle aree afferenti ai Centri operativi di protezione civile

B_2_1_SIC Affiancamento per potenziamento delle reti di monitoraggio meteo-idropluviometrico

B_2_2_SIC Affiancamento per acquisizione e organizzazione dati per censimento degli eventi calamitosi

(fenomeni e danni correlati) e per inserimento dati nella Piattaforma FloodCat

B_3_1_SIC Affiancamento per redazione o aggiornamento dei piani di protezione civile comunale ai sensi

delle linee guida del Dipartimento Regionale di Protezione Civile

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39

B_4_1_SIC Affiancamento per potenziamento del Presidio Territoriale Idraulico

B_4_2_SIC Supporto per il coordinamento fra le strutture tecniche della Regione e gli altri Enti coinvolti;

definizione di procedure standard e produzione della documentazione tecnica da adottare;

B_5_1_SIC Affiancamento per la definizione di obiettivi minimi e di linee guida per la programmazione degli

interventi in materia di riduzione del rischio ai fini di protezione civile: analisi dei fabbisogni e

individuazione dei contesti territoriali;

B_5_2_SIC Predisposizione della metodologia per l’individuazione delle priorità di intervento e definizione

delle procedure di intervento;

B_6_1_SIC Supporto all’applicazione del modello valutativo dell’efficacia degli interventi per la riduzione del

rischio nell’ambito dei diversi contesti territoriali;

B_6_2_SIC Produzione di statistiche strutturate, fino al dettaglio comunale, per una efficace valutazione delle politiche di mitigazione dei rischi naturali e di gestione dell’emergenza e della qualità della vita dei cittadini.

Le Attività “A” e le Attività “B” dovranno essere svolte in modo coerente ed integrato da parte dell’intera STS.

Per ciascuna delle attività sopra elencate, relative alla linea di intervento 1 (Attività “A”) e alla linea di intervento

2 (Attività “B”), ai fini dell’OFFERTA TECNICA dovrà essere redatta una scheda, di non oltre 2000 caratteri, con la

seguente struttura:

- titolo dell’attività (sigla e descrizione)

- esperienze pregresse

- metodologia e piano di lavoro proposto

Nelle “esperienze pregresse” dovranno essere indicate solo le esperienze strettamente connesse all’attività da

svolgere e che sono state già svolte dall’operatore economico, indicando l’anno, il soggetto destinatario,

l’eventuale progetto o contratto e l’eventuale contesto territoriale per cui tali attività sono state espletate.

Nella “metodologia e piano di lavoro”, sulla base di quanto descritto nel presente capitolato, dovranno essere

riportate metodologie, con espliciti riferimenti bibliografici e fonti, che si intendono adottare, evidenziando

l’eventuale innovatività, risultati attesi e approfondimenti; dovranno essere inoltre descritte eventuali proposte

di estensione dell’attività, modalità di esecuzione, basi dati eventualmente utilizzate e professionalità utilizzate,

anche con riferimento diretto ai soggetti che verranno coinvolti.

Per i seguenti servizi potrà essere compilata una scheda per gruppo, trattandosi di attività analoghe, ad

eccezione del Servizio B_4_3 _CAM che va compilato per la sola regione Campania:

− Scheda Gruppo Servizio B_1_1

− Scheda Gruppo Servizio B_ 2_1

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40

− Scheda Gruppo Servizio B_ 2_2

− Scheda Gruppo Servizio B_3_1

− Scheda Gruppo Servizio B_3_2 (comprende solo le regioni Calabria e Puglia)

− Scheda Gruppo Servizio B_ 4 _1

− Scheda Gruppo Servizio B_ 4 _2

− Scheda Gruppo Servizio B_ 5 _1

− Scheda Gruppo Servizio B_ 5 _2

− Scheda Gruppo Servizio B_ 6 _1

− Scheda Gruppo Servizio B_ 6 _2

3 Struttura tecnica di supporto (STS)

Per l’espletamento del servizio è richiesta una struttura tecnica di supporto (STS) organizzata in relazione alle

attività di programmazione e supporto descritte nel punto 1 (Oggetto del servizio) del presente Capitolato e

un referente tecnico per l’intero contratto.

Ferme restando eventuali figure aggiuntive proposte da ciascuno degli operatori economici partecipanti

alla gara, la STS dovrà essere costituita da figure professionali tali da garantire esperienze e

conoscenze per tutti gli ambiti riportati in tabella 1.

Tab. 1 – Competenze professionali richieste

N° COMPETENZE PROFESSIONALI

1 Attività di protezione civile cosi come definite nella legge 225/92 e ss.mm.ii.

2 Attività di prevenzione non strutturale del rischio idraulico e idrogeologico

3 Pianificazione di bacino (PAI e/o PGRA), interventi di difesa del suolo e relativa normativa di

settore

4 Sistemi di monitoraggio dei fenomeni franosi e alluvionali

5 Sistema di allertamento ex Direttiva PCM 27.02.2004 e ss.mm.ii

6 Pianificazione di emergenza

7 Presidi territoriali idrogeologici e idraulici

8 Analisi di pericolosità e di rischio

9 Analisi e gestione di dati satellitari

10 Stesura di linee guida tecniche

11 Realizzazione di sistemi informativi geografici (GIS desktop e webGIS)

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41

12 Analisi e gestione dei dati

In ogni caso la STS dovrà essere costituita almeno, e a pena di esclusione, dalle seguenti professionalità:

A. un esperto (coordinatore operativo) con almeno 2 anni di esperienza professionale in materia

di programmazione, attuazione e valutazione di Programmi finanziati da fondi pubblici, per il quale

è richiesto un impegno annuo di almeno n. 220 giorni/persona per l’intera durata del servizio;

B. tre esperti , per i quali è richiesto un impegno annuo di almeno 220 giorni/persona per l’intera durata

del servizio, con

a. almeno 2 anni di esperienza professionale in materia di gestione, monitoraggio e sorveglianza

di interventi finanziati da Fondi della UE o fondi nazionali

b. esperienza di almeno due anni delle seguenti tematiche: stesura di relazioni geologico-tecniche

concernenti interventi di mitigazione del rischio idrogeologico; definizione di scenari di evento e

di rischio; analisi di pericolosità e di rischio; redazione programmi di previsione e prevenzione;

redazione di piani di emergenza; progettazione di sistemi di monitoraggio e/o di allertamento;

redazione di progetti inerenti l’attivazione di presidi territoriali idrogeologici e/o idraulici;

misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

c. esperienza di almeno due anni delle seguenti tematiche: realizzazione di sistemi informativi

geografici (GIS); elaborazione e analisi di dati radarmeteorologici; elaborazione, analisi e utilizzo

di dati satellitari; tecniche di monitoraggio dei fenomeni franosi; modelli di dati, metodi di

elaborazione geo-spaziale e strumenti di consultazione e gestione dell’informazione geografica

finalizzati alle analisi di pericolosità, vulnerabilità e rischio; acquisizione in sito e elaborazione di

dati geografici relativi agli elementi territoriali vulnerabili e al sistema di risorse per la gestione

delle emergenze e sviluppo di cartografia tematica in ambiente GIS desktop e web-GIS

attraverso software specialistici anche open-source; modelli di dati, metodi di elaborazione e

strumenti di consultazione e gestione dell’informazione geografica per la redazione,

aggiornamento e consultazione di piani di emergenza comunali e di aggregazioni sovra

comunali e per la valutazione dei rapporti funzionali tra elementi del territorio in caso di

emergenza; progettazione di banche dati geografiche per l'archiviazione di dati territoriali, di

pericolosità, vulnerabilità e rischio e relativi al sistema di risorse per la gestione delle emergenze

attraverso lo sviluppo di strumenti automatici di elaborazione geo-spaziale dei dati.

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42

C. un esperto, per il quale è richiesto un impegno annuo di almeno 220 giorni/persona per l’intera durata

del servizio, con

a. almeno 2 anni di esperienza professionale in materia di gestione, monitoraggio e sorveglianza

di interventi finanziati da Fondi pubblici;

b. esperienza in almeno due delle seguenti tematiche: strumenti economici per le politiche

ambientali e strumenti di integrazione di ambiente e sviluppo sostenibile nelle politiche

economiche, finanziarie e fiscali; scenari di impatto socio/economico delle catastrofi naturali;

analisi costi/benefici relativi agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico;

integrazione di modelli climatici, idrologici ed economici nella stima degli impatti delle catastrofi

naturali; scenari di impatto socio/economico dei cambiamenti climatici.

D. quattro esperti del settore ingegneristico, per i quali è richiesto un impegno annuo di almeno 220

giorni/persona per l’intera durata del servizio, con almeno 2 anni di esperienza professionale maturate

preferibilmente presso o per conto di Amministrazioni pubbliche e/o di Enti di ricerca in almeno tre

delle tematiche elencate in tab. 1;

E. quattro esperti in materia di pianificazione territoriale, per i quali è richiesto un impegno annuo di

almeno 220 giorni/persona per l’intera durata del servizio, con almeno 2 anni di esperienza

professionale maturate preferibilmente presso o per conto di Amministrazioni pubbliche e/o di Enti di

ricerca in almeno tre delle tematiche elencate in tab. 1;

F. quattro esperti del settore geologico, per il quale è richiesto un impegno annuo di almeno 220

giorni/persona per l’intera durata del servizio, con almeno 2 anni di esperienza professionale maturate

preferibilmente presso o per conto di Amministrazioni pubbliche e/o di Enti di ricerca in almeno tre

delle tematiche elencate in tab. 1.

Gli esperti dei gruppi D, E e F sopra riportati verranno distribuiti in quattro sottogruppi che interagiranno,

ciascuno, con una delle quattro Regioni destinatarie dei servizi della presente gara. Per ciascun sottogruppo

dovrà essere garantita esperienza professionale nella pianificazione di emergenza.

Al fine di favorire tale interazione per tutto il personale della STS, di cui ai gruppi D, E e F, dovrà essere garantita

la presenza annua, per persona, per almeno 50 giorni lavorativi presso le sedi istituzionali delle singole Regioni

per l’intera durata del servizio.

Con la presentazione del Piano di Lavoro è richiesta l’indicazione dei nominativi, delle qualifiche

professionali, dei titoli di studio, delle esperienze professionali e dell’impegno annuo previsto per

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43

ciascun componente del gruppo di lavoro, nonché un curriculum vitae sottoscritto da ciascun

interessato, salvo perfezionamento degli atti in corso.

Qualora durante lo svolgimento del servizio, l’affidatario debba sostituire uno o più componenti del gruppo di

lavoro, dovrà formulare specifica e motivata richiesta all’Amministrazione aggiudicatrice, indicando i

nominativi ed i curricula vitae dei componenti proposti in sostituzione di quelli indicati in sede di offerta.

L’eventuale sostituzione di componenti del gruppo di lavoro è ammessa solo se i sostituiti presentano requisiti

e curricula vitae di valore analogo o più qualificato rispetto a quello delle persone sostituite e,

comunque, tale sostituzione dovrà essere preventivamente valutata ed autorizzata dalla Amministrazione

aggiudicatrice.

L’Amministrazione aggiudicatrice, potrà chiedere la sostituzione del personale impegnato nell’erogazione dei

servizi, motivandone la richiesta. Il curriculum vitae del soggetto proposto in sostituzione dovrà pervenire

alla Amministrazione aggiudicatrice entro 30 (trenta) giorni dalla richiesta di sostituzione; l’Amministrazione

aggiudicatrice entro 15 (quindici) giorni dal ricevimento del curriculum vitae accetterà la sostituzione o invierà

motivato diniego.

Eventuali integrazioni alla composizione della STS potranno avvenire esclusivamente previa autorizzazione

della Amministrazione aggiudicatrice.

Dovranno essere previste attività di coordinamento e di formazione per l’intera STS, affinché sia garantito, ove

ritenuto opportuno, uno svolgimento integrato delle attività.

Al personale facente parte della STS a tempo pieno o a tempo parziale dovrà essere assicurato un

trattamento economico non inferiore a quello previsto da contratti collettivi nazionali di lavoro relativi a

servizi analoghi.

4 Modalità di esecuzione

L’attività della STS dovrà essere espletata presso la sede dell’aggiudicatario e in coordinamento e stretta

collaborazione con il Dipartimento della protezione civile. La STS dovrà essere, altresì, caratterizzata da un

approccio organizzativo flessibile in relazione alle esigenze che potranno emergere nel corso dello

svolgimento delle attività. Per esigenze derivanti dall’attività da svolgere, in particolare per le attività di

affiancamento alle Regioni, per ciascuna delle quali dovrà essere garantito un affiancamento di almeno tre unità

di personale, ovvero, su richiesta dell’Amministrazione aggiudicatrice, i componenti la STS dovranno rendersi

disponibili all’espletamento del servizio al di fuori della loro normale sede di lavoro.

Al fine della corretta esecuzione del servizio richiesto, l’aggiudicatario avrà l’onere di fornire mezzi, materiali e

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44

strumenti (ivi compresa l’autonoma strumentazione informatica) necessari per l’espletamento del servizio.

L’aggiudicatario dovrà essere disponibile a effettuare incontri periodici presso il DPC e dovrà essere dotato di

supporto tecnologico tale da garantire collegamenti in videoconferenza.

È richiesto che tutte le attività dell’appaltatore siano improntate a una totale attenzione alla riservatezza,

data la tipologia delle attività da svolgere e la delicatezza della materia trattata.

Si rammenta che per alcuni interventi è richiesta la produzione di eventuali documenti e software

rilevanti ai fini di successive gare, per le quali è necessario sottolineare l’incompatibilità tra l’esecuzione

della suddetta attività e la partecipazione della società alle gare in questione.

La realizzazione dei servizi di cui al presente capitolato implica l’incompatibilità dell’affidatario e delle

persone costituenti la STS a svolgere ulteriore attività finanziate dal PON Governance e Capacità

Istituzionale, anche in favore dei beneficiari di finanziamenti del PON, qualora suscettibili di generare

conflitti di interesse.

L’aggiudicatario si impegna ad utilizzare e alimentare la piattaforma informatica all’uopo predisposta da parte

del Dipartimento della protezione civile, dove sarà possibile visionare lo stato di avanzamento delle attività e

valutare i risultati conseguiti in un’ottica di totale trasparenza e di utilizzo di open data. Gli output dei servizi

oggetto della presente gara saranno aggiornati e disponibili per tutti gli utenti.

L’aggiudicatario dovrà inoltre impegnarsi nel mettere a disposizione tutte le informazioni in merito allo stato di

avanzamento dei servizi oggetto della presente gara e tutta la documentazione prodotta inserendola nella

suddetta piattaforma al fine di assicurare il monitoraggio sullo stato di avanzamento e il rispetto del

cronoprogramma delle attività.

5 Piano di Lavoro

Per l’esecuzione del servizio, entro 10 (dieci) giorni dalla efficacia del contratto, l’aggiudicatario dovrà

presentare un piano di lavoro generale conforme e coerente a quanto richiesto dal presente capitolato e a

quanto indicato in sede di offerta.

Tale Piano dovrà descrivere:

• le attività da svolgere nell’intero arco di erogazione del servizio, articolate per ciascuna linea di cui al

precedente punto 1;

• la distribuzione delle singole attività tra i componenti della STS e le modalità di interazione con

l’Amministrazione;

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45

• le metodologie che si intendono adottare nella realizzazione del servizio;

• i risultati attesi;

• le tempistiche di realizzazione delle singole attività e di raggiungimento dei risultati attesi;

• l’eventuale sistema di referaggio di linee guida e manuali, esplicitando i soggetti coinvolti e le modalità

per garantirne l’indipendenza.

L’Amministrazione aggiudicatrice, entro 15 (quindici) giorni dalla consegna, approverà il piano di lavoro o

richiederà eventuali integrazioni e indicherà, per ciascuno dei servizi elencati nel presente capitolato, il

referente del gruppo di lavoro istituito internamente all’Amministrazione stessa, cui si dovrà far riferimento.

Sulla base del piano di lavoro approvato, l’aggiudicatario dovrà predisporre piani annuali di attività, che,

concordati con l’Amministrazione aggiudicatrice, forniranno una pianificazione esecutiva di dettaglio del

servizio da erogare.

La cronologia di erogazione dei servizi dovrà seguire, nelle linee generali il seguente schema:

Servizio Semestri

Primo 17

Secondo 17

Terzo 18

Quarto 18

Quinto 19

Sesto 19

Settimo 20

Ottavo 20

Nono 21

Decimo 21

A_1_1 CI CI CF

A_2_1 CI CI CF

A_2_2 CI CI CF

A_2_3 CI CI CF

A_3_1 CI CI CF

A_3_2 CI CI CF

A_4_1 CI CI CF

A_4_2 CI CI CF

A_4_3 CI CI CF

A_5_1 CI CI CF

A_6_1 CI CI CF

A_6_2 CI CI CF

A_6_3 CI CI CF

B_1_1_CAM CI CF

B_2_1_CAM CI CI CI CF

B_2_2_CAM CI CI CI CF

B_3_1_CAM CI CI CI CF

B_4_1_CAM CI CI CI CF

B_4_2_CAM CI CI CI CF

B_4_3_CAM CI CI CI CF

B_5_1_CAM CI CI CF

B_5_2_CAM CI CI CF

B_6_1 CAM CI CI CI CI CF

B_6_2 CAM CI CI CI CI CF

B_1_1_PUG CI CF

B_2_1_PUG CI CI CI CF

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46

Servizio Semestri

Primo 17

Secondo 17

Terzo 18

Quarto 18

Quinto 19

Sesto 19

Settimo 20

Ottavo 20

Nono 21

Decimo 21

B_2_2_PUG CI CI CI CF

B_3_1_PUG CI CI CI CF

B_3_2_PUG CI CI CI CF

B_4_1_PUG CI CI CI CF

B_4_2_PUG CI CI CI CF

B_5_1_PUG CI CI CF

B_5_2_PUG CI CI CF

B_6_1_PUG CI CI CI CI CF

B_6_2_PUG CI CI CI CI CF

B_1_1_CAL CI CF

B_2_1_CAL CI CI CI CF

B_2_2_CAL CI CI CI CF

B_3_1_CAL CI CI CI CF

B_3_2_CAL CI CI CI CF

B_4_1_CAL CI CI CI CF

B_4_2_CAL CI CI CI CF

B_5_1_CAL CI CI CF

B_5_2_CAL CI CI CF

B_6_1_CAL CI CI CI CI CF

B_6_2_CAL CI CI CI CI CF

B_1_1_SIC CI CF

B_2_1_SIC CI CI CI CF

B_2_2 SIC CI CI CI CF

B_3_1_SIC CI CI CI CF

B_4_1_SIC CI CI CI CF

B_4_2_SIC CI CI CI CF

B_5_1_SIC CI CI CF

B_5_2_SIC CI CI CF

B_6_1_SIC CI CI CI CI CF

B_6_2_SIC CI CI CI CI CF

CI = consegna intermedia

CF = consegna finale

Le consegne intermedie e finali avverranno entro il quarto mese del semestre di competenza.

A ciascuna consegna potrà corrispondere un report di osservazioni, a cura del referente dell’Unità operativa, di

cui tener conto nel prosieguo del lavoro e nelle eventuali successive consegne intermedie e nella consegna

finale.

Per le attività di affiancamento le consegne intermedie e la consegna finale sono da intendersi come report

sull’attività svolta, le criticità incontrate, i risultati conseguiti, le proposte operative da intraprendere.

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47

6 Modalità di pagamento

Il corrispettivo a favore dell’affidataria verrà erogato a seguito della consegna dei seguenti servizi previsti dal capitolato, semestralmente secondo il seguente schema: Servizio Semestri

Primo Secondo Terzo Quarto Quinto Sesto Settimo Ottavo Nono Decimo

A1.1 -

41.065,57

-

41.065,57

-

20.532,79

-

-

-

-

A2.1 -

41.065,57

-

41.065,57

-

20.532,79

-

-

-

-

A2.2. -

41.065,57

-

41.065,57

-

20.532,79

-

-

-

-

A2.3 -

41.065,57

-

41.065,57

-

20.532,79

-

-

-

-

A3.1 -

-

-

-

-

21.901,64

-

21.901,64

-

10.950,82

A3.2 -

-

-

-

-

21.901,64

-

21.901,64

-

10.950,82

A4.1 -

-

-

-

-

21.901,64

-

21.901,64

-

10.950,82

A4.2 -

-

-

-

-

21.901,64

-

21.901,64

-

10.950,82

A4.3 -

-

-

-

-

21.901,64

-

21.901,64

-

10.950,82

A5.1 -

55.081,97

-

55.081,97

-

27.540,98

-

-

-

-

A6.1 -

-

-

-

-

5.464,48

-

5.464,48

-

5.464,48

A6.2 -

-

-

-

-

5.464,48

-

5.464,48

-

5.464,48

A6.3 -

-

-

-

-

5.464,48

-

5.464,48

-

5.464,48

B1.1.CAM -

36.738,88

-

33.006,05

-

-

-

-

-

-

B2.1.CAM -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B2.2.CAM -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B3.1.CAM -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.1.CAM -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.2.CAM -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.3.CAM -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B5.1.CAM -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B5.2.CAM -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B6.1.CAM -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B6.2.CAM -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B1.1.PUG -

36.738,88

-

33.006,05

-

-

-

-

-

-

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48

B2.1.PUG -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B2.2.PUG -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B3.1.PUG -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B3.2.PUG -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.1.PUG -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.2.PUG -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B5.1.PUG -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B5.2.PUG -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B6.1.PUG -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B6.2.PUG -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B1.1.CAL -

36.738,88

-

33.006,05

-

-

-

-

-

-

B2.1.CAL -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B2.2.CAL -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B3.1.CAL -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B3.2.CAL -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.1.CAL -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.2.CAL -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B5.1.CAL -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B5.2.CAL -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B6.1.CAL -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B6.2.CAL -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B1.1.SIC -

36.738,88

-

33.006,05

-

-

-

-

-

-

B2.1.SIC -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B2.2.SIC -

18.369,44

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

-

B3.1.SIC -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.1.SIC -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B4.2.SIC -

-

-

16.503,02

-

15.825,98

-

15.825,98

-

24.062,89

B5.1.SIC -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B5.2.SIC -

-

-

-

-

18.991,17

-

18.991,17

-

38.500,62

B6.1.SIC -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

B6.2.SIC -

14.695,55

-

13.202,42

-

12.660,78

-

12.660,78

-

19.250,31

Page 49: Unione europea Agenzia per la Coesione Territoriale€¦ · • alle misure M4 (Preparazione) e M5 (Altre misure) previste dai Piani di Gestione del Rischio Alluvioni, redatti ai

Unione europea Fondo sociale europeo

Fondo europeo di sviluppo regionale Agenzia per la Coesione Territoriale

49

Totale

-

630.819,67

-

836.557,38

-

852.786,89

-

743.114,75

-

894.098,36

(i sopraesposti importi sono da modificare in funzione della percentuale di ribasso offerto in sede di gara) I corrispettivi per le prestazioni rese saranno fatturati con cadenza semestrale. Il pagamento delle fatture sarà

effettuato entro 60 giorni solari dalla data di ricevimento di regolare fattura. Tale termine di pagamento tiene

conto dei tempi necessari per l’esecuzione delle verifiche propedeutiche al pagamento.

La fattura elettronica potrà essere emessa solo a seguito del rilascio del certificato di regolare esecuzione, con

riferimento anche a quanto previsto dal Capitolato tecnico e dal Piano di lavoro anche in termini di

affiancamento con risorse umane ; qualora la fattura sia emessa prima che sia accertata la conformità delle

prestazioni al contratto, il predetto termine di pagamento decorrerà - ai sensi dell’art. 4, comma “d”, del decreto

legislativo 231/2002 - dalla data del rilascio del certificato di regolare esecuzione da parte del Responsabile

Unico del Procedimento.