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———–——————————————— Ecclesia ————————————————
a cura di
don Renzo
Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di
Cles, Mechel, Rallo, Pavillo, Nanno, Tassullo, Tuenno.
Anno 3; n. 6 — ciclostilato in proprio — Ufficio Parrocchiale Cles — ottobre 2016
Unità Pastorale di Santo Spirito
Così la Valle è nota
per le sue mele
e ora anche per
piccoli frutti
con lo stesso marchio.
E sono molti
quelli che sperano
che il mercato tiri
per poter lavorare
e campare tranquilli.
Ed è da fotografare
la nostra campagna
tanto l’autunno
regala l’istantanea
di un Eden perfetto.
Un Giardino
grande, stupendo
la nostra terra:
grazie al lavoro
di chi in essa crede.
Passa ancora
il Signore
e chiede
con cuore di Padre:
―Adamo, dove sei?‖
Ci viene cercando
il nostro Dio
perché dai suoi occhi
ci teniamo lontani
e stiamo nascosti.
La campagna del cuore
è priva di Luce?
di Acqua viva?
di Pace e Gioia?
di Misericordia?
Ci viene cercando
il nostro Dio
attraverso il suo Cristo
perché occupiamo la terra
mossi dal suo Spirito.
Ci ricorda che tutto
è dono suo
e che ci chiama
a produrre frutti
maturi di Amore.
La nuova stagione
ci riporti da Lui
che è la vera ricchezza,
ed al suo Cristo,
il Frutto più bello.
Nell’Abbraccio del Cielo
e vestiti da Lui
daremo sapore
alla storia
e faremo più bella la Valle
2
———–——————————————— Ecclesia ————————————————
Quale Chiesa domani? Il teologo Ratzinger nel
1969 diceva: “Dalla crisi odierna la Chiesa di-
venterà più piccola; perderà i privilegi e le
strutture; sarà povera e di indigenti.
Emergerà una Chiesa più semplice, casa
dell’uomo nella quale sarà possibile trovare
vita e speranza.”.
Sogno una Chiesa casa per l’uomo. Riparten-
do dagli inizi: “L’Eucarestia fa la Chiesa e la
Chiesa fa l’Eucarestia (Henry de Lubac).
L’Eucarestia mai è cambiata nei secoli ed è
stata sempre preghiera rivolta al Padre.
All’inizio c’è il Padre.
Ci sentiamo orfani del Padre? Pregarlo è una
proposta impraticabile? Ma è il Padre di Gesù!
Una paternità alternativa: di Uno che è irremo-
vibile nel perdono, nello stare sotto,
nell’andare incontro perfino alla morte.
E’ un Altro Padre: un Dio creativo, destabiliz-
zante. Ed è il “Padre Nostro”: in Cielo ha
l’Unigenito, in terra una moltitudine di figli,
fra loro sorelle e fratelli.
Per annunciare il Vangelo non ci sono alterna-
tive: è Vita che va in onda. L’evangelizzazione
è vita fraterna! Evangelizza una Comunità fra-
terna! Abbiamo bisogno di vita fraterna: è fon-
damentale. La Chiesa è attrattiva se fraterna.
Non c’è bisogno di una tattica. La sinodalità è
percepire che tu esisti con e per l’altro. Questo
è costitutivo della vita.
Non c’è bisogno del marketin religioso e di
luci psichedeliche: si tratta di imparare a gioire
perché esistono gli altri. L’altro è risorsa. Que-
sta è la fraternità.
E questo non viene da cuori generosi: viene
dalla Pasqua! Nel gesto eucaristico questa fra-
ternità ci viene riconsegnata.
E deve essere un’Eucarestia comunitaria: dob-
biamo trovare Comunità celebranti!
L’Eucarestia attrae?
Le nostre Comunità faticano a generare legami
fraterni. Sono spazi di fraternità i luoghi dove
la vita spirituale è personalizzata: la fede è es-
sere con e essere per; il rapporto con Dio non è
singolare ma comunitario.
La sfida: riconoscere che noi siamo la casa di Dio,
la Tenda del Verbo. Per liberare quel Dio che è
già in mezzo a noi. Abbiamo tutto: la Parola, il
Risorto, lo Spirito.
Ci manca lo stupore, davanti a Lui destabilizzato
e destabilizzante. Siamo “viator”, in cammino. A
montare ed a rimontare la Tenda (Martin Buber).
Lo stupore è dei grandi: è estasi, è uscire, è sco-
prire che c’è una realtà più grande di te.
E’ per la mancanza dello stupore che si svuotano
le chiese. Noi frequentiamo lo stupore di Dio?
Gesù Cristo? Chiesa profetica è una Chiesa altra
(non per le dichiarazioni) per un Volto che siamo
chiamati a frequentare insieme.
Valorizzare la quotidianità: Cristo per trent’anni!
Potrà la quotidianità diventare lo stupore? Vedi
Maria, donna inquieta, di un sì dialettico, donna
dalle domande e che guarda più avanti e che è ve-
ra discepola, la vera “fuori di sé”, l’embrione del-
la Chiesa (“e dal quel giorno la prese con sé”):
siamo stati generati da un Fatto, siamo figli di U-
no che grida e che perdona. Gesù è chiamato Na-
zareno, abitante di Nazareth, di strade e case.
“Lasciatevi destabilizzare da Gesù Cristo”. “Fate
diventare pastorale la misericordia”.
La nostra pastorale ha bisogno di donne e uomini
che frequentano le case, che stringono le mani,
che raccolgono frammenti, di amici del Silenzio,
di persone che frequentano la vita in tutte le sue
forme e la cultura del social per costruire però
banchetti reali e mani che stringono mani e piedi
sotto la tavola.
La pastorale fatta così è alla portata di tutti: tutti
possono; non occorrono specializzazioni. Il pros-
simo rinnovo del Consigli Pastorali sia occasione
per riflettere su fraternità, stupore, Gesù Cristo,
quali assemblee la domenica.
Compito: proviamo a far diventare fraterna la Co-
munità, un modo novo di essere Chiesa, la vita
delle persone, la nostra: Terra Santa.
Assemblea pastorale
diocesana: 24 settembre (appunti dall’intervento di don Lauro)
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———–——————————————— Ecclesia ————————————————
Sembra che l’aggettivo “nuovo” sia il più
adatto a descrivere quest’ora della storia.
Quasi dovessimo fornire una cesura col
passato. Perché il nuovo è travolgente: sul
piano delle scoperte scientifiche, su quello
della comunicazione e su quello della per-
cezione di sé. Basta, sembra si possa dire,
ora si procede con le immagini. Avere e-
sperienza è quasi un difetto. Più vivi senza
il passato, meglio è.
Ebbene: sono qui ad affermare che il
“nuovo” non va bene! Perché l’umano che
ci sta davanti è stravecchio. Il cavernicolo
usava la clava; e noi? Basta Auschwitz?
Quanti ce ne sono! Un tempo sapevi che
qualcuno ti poteva osservare dalla finestra:
ora siamo guardati a vista ventiquattro ore
su ventiquattro.
Chi andava in città sembrava libero dal
pettegolezzo a confronto di chi viveva in
paese. Il pettegolezzo ora è gossip conti-
nuo: sembra decidere la vita degli uomini.
Siamo umani che andiamo cercando noi
stessi. La partita della relazione è persa.
Maria di Nazareth non è donna sdolcinata.
E’ una donna politica che sa il fatto suo,
che conosce la vita.
Il Dio che ha dentro è il Dio della storia e
della vita. Che alle minacce e alla vendetta
risponde con il perdono. Che sa amare tutti
mentre noi abbiamo paura perfino del vici-
no di casa. Il Dio di Nazareth è il Dio che
serve la vita, che realizza la sovversione:
oggi è l’Assunta, la storia di una Donna
che ha vinto perché ha “esodato”, s’è fatta
carico, s’è lasciata ferire dalle ferite altrui.
Maria ha lasciato la superbia della vita e ci
sta insegnando che tu sei grande se ti im-
pegni a non costruire un mondo su tua mi-
sura.
La vita stessa del resto ti dice: solo chi e-
sce da sé ama e vive la vita.
Il Dio della vita ti dice: se vuoi la vita ri-
corda che questa è venuta dall’amore non
dai soldi. Ricordati che i bambini hanno
bisogno di occhi, di mani, di lacrime asciu-
gate (come gli ospiti della RSA).
Siamo dunque tutti chiamati a frequentare
la vita nello stile di Cristo e di sua Madre.
Dio può vedere anche in noi gesti alla ma-
niera di Gesù? Alla maniera di Maria di
Nazareth? Maria è la Donna che sa che
l’ultima parola sulla vita è l’amore, sta nel
farsi prossimo, imparando come lei a usci-
re da sé.
Così si evita la corruzione e si pregusta
l’eternità verso la quale siamo incammina-
ti.
ASSUNTA 2016 (omelia del vescovo Lauro: appunti)
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Papa Francesco, in un videomessaggo
ai partecipanti all’incontro “Insieme per
l’Europa”, che si è tenuto nei mesi scorsi a
Monaco di Baviera, ha messo in guardia
dalla tendenza a costruire muri, muri visi-
bili e invisibili, “che tendono a dividere
questo continente“.
Il Santo Padre ha sottolineato, infatti, co-
me affianco ai muri innalzati per respinge-
re i migranti, per esempio, vi siano ormai
tanti piccoli e grandi muri, che ogni giorno
sempre più “si innalzano nei cuori delle
persone“.
Questi sono “muri fatti di paura e di ag-
gressività, di mancanza di comprensione
per le persone di diversa origine o convin-
zione religiosa. Muri di egoismo politico
ed economico, senza rispetto per la vita e
la dignità di ogni persona“.
Sembra dunque che l’Europa non abbia
ancora imparato la lezione del muro di
Berlino: all’origine della caduta di quel
muro, 26 anni fa, vi era una esigenza di
cambiamento, ormai non più frenabile.
Così oggi, commenta Francesco, dobbia-
mo riconoscere che l’Europa ha “bisogno
di un cambiamento” e, nel decidere quale
Europa vuole essere per il futuro, deve ine-
vitabilmente domandarsi “se il suo immen-
so patrimonio, permeato di cristianesimo,
appartiene a un museo, oppure è ancora
capace di ispirare la cultura e di donare i
suoi tesori all’umanità intera“.
Le Comunità e Movimenti cristiani nati in
Europa, in particolare, sono chiamati a es-
sere “portatori di molteplici carismi, doni
di Dio da mettere a disposizione” e in que-
sto modo dare testimonianza concreta “di
una società civile che lavora in rete per
l’accoglienza e la solidarietà verso i più
deboli e svantaggiati, per costruire ponti,
per superare i conflitti dichiarati o laten-
ti“.
Le Comunità e Movimenti cristiani, inol-
tre, sono chiamati a dare testimonianza per
mezzo di uno “stile di vita che si fonda
sull’amore reciproco, vissuto con radicali-
tà evangelica.
Una cultura della reciprocità significa
confrontarsi, stimarsi, accogliersi, soste-
nersi a vicenda. – ha sottolineato il Vesco-
vo di Roma – Significa valorizzare la va-
rietà dei carismi, in modo da convergere
verso l’unità e arricchirla“.
Da qui l’auspicio di Papa Francesco, ri-
volto tutta l’Europa, a mettere nuovamente
“al centro la persona umana“, dimostran-
dosi “un continente aperto e accogliente“,
realizzando “forme di cooperazione non
solo economica ma anche sociale e cultu-
rale“.
L‟Europa ha bisogno di un cambiamento:
ripartire dall‟uomo
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———–——————————————— Ecclesia ————————————————
La misericordia è uno
stile di vita: non si può
ignorare chi ha fame
Papa Francesco durante un’Udienza Giubilare,
ha invitato i fedeli presenti in Piazza San Pietro
a “non stancarvi mai di servire tutte le persone
bisognose“: “le opere di misericordia sono al
cuore della nostra fede in Dio, riscopriamole e
incarniamole nella nostra vita“, ha detto Bergo-
glio sottolineando come “la cultura del benes-
sere indebolisca la nostra sensibilità alle soffe-
renze dei fratelli“. La misericordia non è una
parola astratta, ma uno stile di vita. – ha detto il
Santo Padre introducendo la propria riflessione
– Parafrasando le parole dell’Apostolo Giacomo
possiamo dire: la misericordia senza le opere è
morta in sé stessa. La vita quotidiana ci permet-
te di toccare con mano tante necessità inerenti
le persone più povere e vulnerabili. Veniamo a
contatto con situazioni drammatiche di povertà
e sembra che queste non ci riguardino; tutto
continua come se questo fosse normale.
Chi ha sperimentato la misericordia del Padre
non può restare indifferente di fronte al-
le necessità dei fratelli. Le parole di Gesù non
permettono una risposta evasiva: ho avuto fame
e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere; ero nudo, malato, in carcere,
ero profugo e mi avete aiutato. Non si può al-
lontanare una persona che ha fame: è necessario
dargli da mangiare. Le opere di misericordia
non sono teoria, sono testimonianza concreta.
10 comandamenti
del Buon Samaritano
Il Vangelo del buon samaritano ci catapulta in strada,
luogo privilegiato di Gesù per insegnare gli elementi
essenziali della vita e della fede. Per strada incontriamo
il dolore e la misericordia, la sofferenza e la consolazio-
ne, la richiesta di assistenza e di risposta diretta. Veden-
do l‟uomo mezzo morto al suolo, alcuni passarono “oltre
dall‟altra parte”, lontano da lui, come il sacerdote e il
levita, maestri del culto e di come servire Dio. Il testo ci
dice, peraltro, che questi passavano “per caso” e per
questo continuano il loro cammino, ovvero neppure
quella strada era familiare per questi. Quando ci allon-
taniamo dalla realtà, passare “oltre dall‟altra parte” si
trasforma in un atteggiamento naturale, quotidiano, di
tutti i giorni. Ci rendiamo conto che la misericordia e la
compassione non sono più spontanee.
Il Vangelo, invece, ci dice che dobbiamo sempre fare lo
sforzo di fermarci lungo la strada, di “scendere” dalle
nostre comodità per condividere ciò che abbiamo di più
prezioso, il nostro tempo. La vicinanza è l‟unico modo
per eliminare i pregiudizi, perché non c‟è compassione
senza vicinanza e non c‟è “umanità senza compassio-
ne” (E. Ronchi).
Purtroppo, la strada da Gerusalemme a Gerico è un
percorso che tutto il mondo oggi sta percorrendo e quin-
di non siamo in grado di passare per un‟altra strada. Un
mondo oggi che si dissangua, buttando letteralmente le
persone per terra, spogliandole di tutto, in particolare
della vita e della voglia di vivere; un mondo che trasfor-
ma l‟indifferenza e la distanza in vere e proprie cause di
morte.
Per questo, l‟insegnamento di Gesù è rivoluzionario e
capace di rinnovare tutto, anche le Scritture. Con questa
parabola, semplice e dal linguaggio familiare, Gesù ci
offre infatti un nuovo decalogo, composto di 10 coman-
damenti raffigurati dalle 10 azioni che il buon samarita-
no compie nei confronti del moribondo: lo vide, ebbe
compassione, si avvicinò, lo bendò, pulì le sue ferite, lo
caricò, lo portò a una locanda, si prese cura di lui, pagò
per lui e promise di tornare. Tutte azioni che sono ele-
menti di un più grande sguardo che porta alla compas-
sione.
La parabola del buon samaritano nasce come risposta a
una domanda che viene a tutti noi e che, a sua volta, si
genera nella profondità dell‟anima: Cosa devo fare per
…? Gesù non rimprovera né tantomeno si erge a giudice
delle persone descritte nella parabola, ma lancia un invi-
to che è al tempo stesso un progetto di vita, una risposta
urgente: “Va‟ e anche tu fa‟ lo stesso … fa‟ questo e vi-
vrai”.
Amare il prossimo è anche ricordare e ringraziare tutti i
“prossimi” della nostra vita. Coloro che hanno avuto
misericordia di noi, che si sono presi cura di noi, che ci
hanno guariti. La memoria ci permette di essere a nostra
volta vicini a coloro sono oggi sul bordo della strada. Il
buon samaritano della parabola promise di tornare, ora
tocca a noi continuare il racconto. Osserva, ama e cam-
mina: questa è la dinamica del buon samaritano, una
dinamica che ha al suo centro amare. Il Vangelo è la
nostra bussola, che ci indica il cammino: a noi il compito
di trasformare in realtà, nella nostra vita, la parabo-
la facendo del decalogo del buon samaritano il nostro
modo di agire abituale.
6
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Papa Francesco, nel proprio di-
scorso tenuto durante la Veglia in
occasione della Giornata Mondiale
della Gioventù a Cracovia, ha invi-
tato i giovani a lasciare
un’impronta nel mondo e a non
confondere la felicità con vegetare
nel divano. Ai giovani, il Pontefi-
ce, ha affidato un grande compito:
quello di insegnare agli adulti che
è più facile gettare ponti che co-
struire muri.
“Abbiate il coraggio di insegnarci
a noi, abbiate il coraggio di inse-
gnarci a noi che è più facile co-
struire ponti che innalzare muri! –
ha infatti espresso Bergoglio – Ab-
biamo bisogno di imparare questo.
E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di
percorrere le strade della fraternità. Che siate voi
i nostri accusatori, se noi scegliamo la vita dei
muri, la vita dell’inimicizia, la via della guerra“.
È una grande missione quella che il Santo Padre
affida ai giovani, una missione che presenta certo
molti rischi, primo tra tutti quello di “rimanere
con la mano tesa” quando si cerca di creare ponti
verso coloro che non ricambiano questo desiderio.
Eppure, continua il Vescovo di Roma, “nella vita
bisogna rischiare: chi non rischia non vince“.
Rischiare significa anche fare scelte contro cor-
rente, come quella di non confondere la felicità
con un comodo divano nel quale paralizzarsi. Al
giorno d’oggi ci sono molti “giovani addormenta-
ti, imbambolati, intontiti – mentre altri – forse i
più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro
per noi“. A questi giovani la società vuole far cre-
dere che “per essere felici abbiamo bisogno di un
buon divano. Un divano che ci aiuti a stare como-
di, tranquilli, ben sicuri. – ha detto Papa France-
sco – Un divano, come quelli che ci sono adesso,
moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci
garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel
mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al
computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e
timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in
casa senza affaticarci né preoccuparci“.
Questa sindrome che potremmo chiamare “divano
-felicità”, ha proseguito il Vescovo di Roma “è
probabilmente la paralisi silenziosa che ci può
rovinare di più; che può rovinare di più la gio-
ventù. “E perché succede questo, Padre?” – Per-
ché a poco a poco, senza rendercene conto, ci tro-
viamo addormentati, ci troviamo imbambolati e
intontiti … Sicuramente, per molti è più facile e
vantaggioso avere dei giovani imbambolati e in-
tontiti che confondono la felicità con un divano;
per molti questo risulta più conveniente che avere
giovani svegli, desiderosi di rispondere, di ri-
spondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni
del cuore“.
Servono giovani attivi, servono giovani liberi,
consci che “la verità” è che “non siamo venuti al
mondo per “vegetare”, per passarcela comoda-
mente, per fare della vita un divano che ci addor-
menti – ha concluso Papa Bergoglio – al contra-
rio, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare
un’impronta. È molto triste passare nella vita
senza lasciare un’impronta. Ma quando sceglia-
mo la comodità, confondendo felicità con consu-
mare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma
molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi
di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà.
Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che
i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non
vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati,
addormentati: ma mai liberi! No, questo no! Dob-
biamo difendere la nostra libertà“!
Siamo venuti al mondo per lasciare
un‟impronta, non per vegetare
7
———–——————————————— Ecclesia ————————————————
E‟ l‟alba e mi trovo ben sveglio davanti alla finestra
della mia cella: non sono turbato, solo un vago de-
siderio di contemplare ancora una volta il mondo
che mi circonda.
Osservo attentamente le serre, i tunnel, i letto-
rini, l‟orto e il convento: da otto anni è il mio oriz-
zonte abituale, ma oggi lo vedo con occhi nuovi.
Lo sguardo poi si sofferma pensieroso sul vici-
no ospedale, ove brillano ancora le luci a conforto
dei degenti, luogo speciale di misericordia e di uma-
nità provata. Proseguo verso la chiesa parrocchiale,
centro della vita comunitaria del paese e ripenso alla
fraterna collaborazione di questi anni con i sacerdoti
della parrocchia e ora dell‟Unità Pastorale Santo
Spirito. Come non ampliare l‟attenzione verso il
centro storico, la zona industriale e commerciale, il
nostro Rione Spinazzeda e via via le varie frazioni
del paese.
Un po‟ di commozione non manca certo,
rivivendo le passeggiate da solo o con gli ospiti, gli
eventi lieti e tristi di questi anni, rivedendo tanti
volti familiari e amici, tutti fraterni nello spirito del
Vangelo e di Francesco d‟Assisi.
Sono gli ultimi giorni della mia permanenza al
convento di Cles, l‟obbedienza mi chiama al santu-
ario Madonna delle Grazie di Arco a conclusione di
questo periodo di presenza e guida pastorale della
Comunità di accoglienza e della chiesa.
Con me alla volta di Arco parte fr. Lino Bian-
chi dopo 14 anni di servizio come economo e vicario.
Fr. Celeste Luchi invece prenderà servizio a Brescia
nella Comunità francescana-parrocchia degli Speda-
li Civili. Rimangono a Cles fr. Valerio Berloffa, che
prosegue il suo compito di animatore missionario, e
fr. Mariano Sandri, il factotum del convento e della
chiesa, sempre attivo e gioioso.
Ovviamente non ci sono solo partenze: il nuo-
vo guardiano sarà fr. Sergio Spiga, proveniente da
Varazze. In arrivo anche fr. Aldo Pancheri come
vicario, che giocherà in casa essendo di Cles, e fr.
Paolo Moser come economo, per assicurare al con-
vento una continuità pastorale e alla Comunità di
accoglienza una presenza significativa dello spirito
francescano che la guida e anima fin dalla sua fon-
dazione nell‟estate 1984.
Sono arrivato il 18 agosto 2008 piuttosto emo-
zionato per il nuovo incarico che mi immergeva in
una realtà che conoscevo abbastanza per averla sem-
pre sostenuta e visitata nel periodo del mio servizio
come ministro provinciale o consigliere. Tuttavia la
trepidazione nei primi tempi è più che comprensibi-
le: altro è “conoscere” o “visitare”, altro è “vivere e
condividere” pienamente la vita quotidiana non solo
con i frati ma pure con gli ospiti della Casa di accog-
lienza.
Dopo un certo rodaggio ho imparato a osser-
vare, meditare, proporre partecipando in prima per-
sona. Con l‟aiuto dei volontari e amici Sergio Vitti
per l‟aspetto amministrativo, formativo e relazioni
col personale, e dei coniugi Casagranda Ciro e Rosy,
purtroppo deceduti dopo una viva partecipazione
come psicologi all‟andamento della casa e della
Comunità, anche su loro indicazione e sostegno, siamo
passati ad affidare la responsabilità della direzione e
della presenza ai laici, affidando ad Andrea Cattani il
compito di direttore sia della Comunità che
dell‟azienda.
Mi sono affezionato alla casa, al personale, agli
ospiti come pure ai fedeli che frequentano la nostra
chiesa e collaborano al nostro impegno di servizio
umile e semplice sia per le celebrazioni che per il mi-
nistero del conforto e della riconciliazione. Ho allar-
gato poi anche all‟unità pastorale di Rumo nel ser-
vizio domenicale questi sentimenti, insieme agli altri
sacerdoti.
Momenti gioiosi e momenti impegnativi, soddi-
sfazioni per qualche successo positivo di riconciliazio-
ne e di ricupero per diversi ospiti, sofferenza e com-
passione per altri che hanno dopo poco tempo deluso
speranze e prospettive, alcuni anche drammaticamen-
te. Ritornano davanti alla mente i loro nomi, i loro
volti, e un sentimento di comunione e di preghiera per
il loro futuro.
Momenti particolarmente belli: le uscite dome-
nicali in vari luoghi per favorire la cultura, lo stare
insieme, il comunicare e condividere valutazioni e
speranze. La celebrazione semplice dei 25 anni della
Comunità a dicembre 2009, e la celebrazione più so-
lenne e partecipata dei 30 anni della Comunità ad
aprile 2015 con la partecipazione di una grande schie-
ra di amici, parenti, gente che silenziosamente sostie-
ne la missione della nostra casa.
Giornate impegnative ma sempre ricche di con-
tenuto e di umanità sono stati i corsi annuali di for-
mazione per il personale e per i frati, con l‟appoggio e
la collaborazione del Ministro provinciale fr. Fran-
cesco Patton, sempre attento alla nostra vita e mis-
sione, di fr. Matteo Giuliani, di fr. Lorenzo Ron-
careggi, degli amici Sante Betti e Paola Colombo di
Milano, e la presenza sempre amichevole e preziosa di
Sergio Vitti.
Tanti ricordi, tanti volti che restano profonda-
mente stampati nel mio intimo, tanta umanità e tanta
sofferenza che forse non ho sempre compreso fino in
fondo, un cammino gioioso, a volte faticoso, sempre
aperto alla fiducia e alla speranza.
Ora è tempo di lasciare la casa ma il cuore re-
sterà legato anche per il futuro a questa fase della mia
vita francescana, a questo luogo di misericordia dove
sono stato chiamato a seguire e servire il Signore Ge-
sù.
S‟è fatto giorno ormai, la sveglia, come ogni
giorno, alle sei richiama alla realtà invitando a pre-
pararmi per la solita passeggiata davanti alla chiesa,
pregando più o meno devotamente il rosario, sa-
lutando i più mattinieri e i fedeli che piano piano ven-
gono per condividere con noi la celebrazione dell‟eu-
caristia e le lodi del Signore. Un ultimo sguardo
panoramico su tutta Cles, una benedizione, un pen-
siero riconoscente e, perché no, un poco anche nostal-
gico.
Fr. Germano
PARTENZE E ARRIVI IN CONVENTO
8
———–——————————————— Ecclesia ————————————————
celebrazione dei santi e com-
memorazione dei defunti
venerdì 28 ottobre alle 20,30
in Sanzeno nell’anno giubillare
proposta di celebrazione comunitaria della Con-
fessione
martedì 01 novembre:
al mattino Eucarestia nelle chiese di Cles e di
Tuenno alle 10,30
alle 14 Eucarestia in tutti i cimiteri
mercoledì 02 novembre
a Cles alle 8,30 Eucarestia
alle 14 Eucarestia in tutti i cimiteri
Il terremoto, talpa maledetta,
sbocconcellando il luogo come un pane
asciuga il sangue sotto i suoi rottami
e l'aria è diventata di cemento
sull'aiuto, che porge mille mani
e gli angeli custodi sono muti
lasciando il canto solo alle sirene,
ora c'è una preghiera, che non c'era.
Guido Oldani ( inedito) da Avvenire del 31-08-
2016
TESTIMONIANZE E TESTI EVOCATIVI
Parole di altri credenti - Ebraismo Rabbi Jehudah soleva dire:
Nel mondo sono state create dieci cose dure.
La montagna è dura. Ma il ferro può spaccarla.
Il ferro è duro. Ma il fuoco può piegarlo.
Il fuoco è duro. Ma l’acqua può spegnerlo.
L’acqua è dura. Ma le nuvole la portano.
Le nuvole sono dure. Ma il vento può cacciarle.
Il vento è duro. Ma il corpo umano può resistergli.
Il corpo umano è duro. Ma la paura può spezzarlo.
La paura è dura. Ma il vino può bandirla.
Il vino è duro. Ma il sonno può vincerlo.
Ma la morte è più forte di ogni cosa. Tuttavia “la
carità libera dalla morte” (Proverbi 10,2).
(dal Talmud, Bava Bathra 10a)
Parole di altri credenti - Islam Quando Dio creò la misericordia, la fece in cento
parti. Novantanove parti le tenne presso di sé e
una parte sola immise nel creato. Tutti gli atti di
misericordia che si compiono sulla terra (persino
l’atto della cavalla che solleva la sua zampa per
non pestare il puledrino!) sono espressioni di que-
sta centesima parte.
(dagli Hadith)
appuntamento di formazione
la domenica 06 novembre alle 15
nel teatro parrocchiale di Cles un grande cateche-
ta, Enzo Biemmi, offrirà alla gente della zona
pastorale interessata una riflessione sul valore del-
la fede oggi e sul suo cammino nel cuore di ogni
persona
saluto all„anno giubilare
venerdì 18 novembre alle 20,30 in Sanzeno
con l’adorazione della Croce
APPUNTAMENTI
rinnovo dei Comitati Parrocchiali la domenica 20 novembre
Alla fine di ottobre troverete in bussola una busta contenente una lettera di presentazione delle prossime
votazioni ed un invito a indicare tre parrocchiani (un/una giovane, un uomo ed una donna) che secondo
la tua famiglia potrebbero essere candidati per le prossime votazioni del nuovo Comitato pastorale par-
rocchiale e del futuro Consiglio Pastorale dell’Unità Pastorale di Santo Spirito. Vi chiediamo di portare
la scheda con i tre nomi da voi suggeriti nella vostra chiesa parrocchiale entro e non oltre la domenica
06 novembre
Sisma