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a cura di don Renzo Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di Cles, Mechel, Rallo, Pavillo, Nanno, Tassullo, Tuenno. Anno 3; n. 6 ciclostilato in proprio Ufficio Parrocchiale Cles ottobre 2016 Unità Pastorale di Santo Spirito Così la Valle è nota per le sue mele e ora anche per piccoli frutti con lo stesso marchio. E sono molti quelli che sperano che il mercato tiri per poter lavorare e campare tranquilli. Ed è da fotografare la nostra campagna tanto l’autunno regala l’istantanea di un Eden perfetto. Un Giardino grande, stupendo la nostra terra: grazie al lavoro di chi in essa crede. Passa ancora il Signore e chiede con cuore di Padre: ―Adamo, dove sei?‖ Ci viene cercando il nostro Dio perché dai suoi occhi ci teniamo lontani e stiamo nascosti. La campagna del cuore è priva di Luce? di Acqua viva? di Pace e Gioia? di Misericordia? Ci viene cercando il nostro Dio attraverso il suo Cristo perché occupiamo la terra mossi dal suo Spirito. Ci ricorda che tutto è dono suo e che ci chiama a produrre frutti maturi di Amore. La nuova stagione ci riporti da Lui che è la vera ricchezza, ed al suo Cristo, il Frutto più bello. Nell’Abbraccio del Cielo e vestiti da Lui daremo sapore alla storia e faremo più bella la Valle

Unità Pastorale di Santo Spirito...sere indebolisca la nostra sensibilità alle soffe-renze dei fratelli“. La misericordia non è una parola astratta, ma uno stile di vita. –

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Page 1: Unità Pastorale di Santo Spirito...sere indebolisca la nostra sensibilità alle soffe-renze dei fratelli“. La misericordia non è una parola astratta, ma uno stile di vita. –

———–——————————————— Ecclesia ————————————————

a cura di

don Renzo

Riflessioni, fatti, iniziative e curiosità delle Parrocchie di

Cles, Mechel, Rallo, Pavillo, Nanno, Tassullo, Tuenno.

Anno 3; n. 6 — ciclostilato in proprio — Ufficio Parrocchiale Cles — ottobre 2016

Unità Pastorale di Santo Spirito

Così la Valle è nota

per le sue mele

e ora anche per

piccoli frutti

con lo stesso marchio.

E sono molti

quelli che sperano

che il mercato tiri

per poter lavorare

e campare tranquilli.

Ed è da fotografare

la nostra campagna

tanto l’autunno

regala l’istantanea

di un Eden perfetto.

Un Giardino

grande, stupendo

la nostra terra:

grazie al lavoro

di chi in essa crede.

Passa ancora

il Signore

e chiede

con cuore di Padre:

―Adamo, dove sei?‖

Ci viene cercando

il nostro Dio

perché dai suoi occhi

ci teniamo lontani

e stiamo nascosti.

La campagna del cuore

è priva di Luce?

di Acqua viva?

di Pace e Gioia?

di Misericordia?

Ci viene cercando

il nostro Dio

attraverso il suo Cristo

perché occupiamo la terra

mossi dal suo Spirito.

Ci ricorda che tutto

è dono suo

e che ci chiama

a produrre frutti

maturi di Amore.

La nuova stagione

ci riporti da Lui

che è la vera ricchezza,

ed al suo Cristo,

il Frutto più bello.

Nell’Abbraccio del Cielo

e vestiti da Lui

daremo sapore

alla storia

e faremo più bella la Valle

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Quale Chiesa domani? Il teologo Ratzinger nel

1969 diceva: “Dalla crisi odierna la Chiesa di-

venterà più piccola; perderà i privilegi e le

strutture; sarà povera e di indigenti.

Emergerà una Chiesa più semplice, casa

dell’uomo nella quale sarà possibile trovare

vita e speranza.”.

Sogno una Chiesa casa per l’uomo. Riparten-

do dagli inizi: “L’Eucarestia fa la Chiesa e la

Chiesa fa l’Eucarestia (Henry de Lubac).

L’Eucarestia mai è cambiata nei secoli ed è

stata sempre preghiera rivolta al Padre.

All’inizio c’è il Padre.

Ci sentiamo orfani del Padre? Pregarlo è una

proposta impraticabile? Ma è il Padre di Gesù!

Una paternità alternativa: di Uno che è irremo-

vibile nel perdono, nello stare sotto,

nell’andare incontro perfino alla morte.

E’ un Altro Padre: un Dio creativo, destabiliz-

zante. Ed è il “Padre Nostro”: in Cielo ha

l’Unigenito, in terra una moltitudine di figli,

fra loro sorelle e fratelli.

Per annunciare il Vangelo non ci sono alterna-

tive: è Vita che va in onda. L’evangelizzazione

è vita fraterna! Evangelizza una Comunità fra-

terna! Abbiamo bisogno di vita fraterna: è fon-

damentale. La Chiesa è attrattiva se fraterna.

Non c’è bisogno di una tattica. La sinodalità è

percepire che tu esisti con e per l’altro. Questo

è costitutivo della vita.

Non c’è bisogno del marketin religioso e di

luci psichedeliche: si tratta di imparare a gioire

perché esistono gli altri. L’altro è risorsa. Que-

sta è la fraternità.

E questo non viene da cuori generosi: viene

dalla Pasqua! Nel gesto eucaristico questa fra-

ternità ci viene riconsegnata.

E deve essere un’Eucarestia comunitaria: dob-

biamo trovare Comunità celebranti!

L’Eucarestia attrae?

Le nostre Comunità faticano a generare legami

fraterni. Sono spazi di fraternità i luoghi dove

la vita spirituale è personalizzata: la fede è es-

sere con e essere per; il rapporto con Dio non è

singolare ma comunitario.

La sfida: riconoscere che noi siamo la casa di Dio,

la Tenda del Verbo. Per liberare quel Dio che è

già in mezzo a noi. Abbiamo tutto: la Parola, il

Risorto, lo Spirito.

Ci manca lo stupore, davanti a Lui destabilizzato

e destabilizzante. Siamo “viator”, in cammino. A

montare ed a rimontare la Tenda (Martin Buber).

Lo stupore è dei grandi: è estasi, è uscire, è sco-

prire che c’è una realtà più grande di te.

E’ per la mancanza dello stupore che si svuotano

le chiese. Noi frequentiamo lo stupore di Dio?

Gesù Cristo? Chiesa profetica è una Chiesa altra

(non per le dichiarazioni) per un Volto che siamo

chiamati a frequentare insieme.

Valorizzare la quotidianità: Cristo per trent’anni!

Potrà la quotidianità diventare lo stupore? Vedi

Maria, donna inquieta, di un sì dialettico, donna

dalle domande e che guarda più avanti e che è ve-

ra discepola, la vera “fuori di sé”, l’embrione del-

la Chiesa (“e dal quel giorno la prese con sé”):

siamo stati generati da un Fatto, siamo figli di U-

no che grida e che perdona. Gesù è chiamato Na-

zareno, abitante di Nazareth, di strade e case.

“Lasciatevi destabilizzare da Gesù Cristo”. “Fate

diventare pastorale la misericordia”.

La nostra pastorale ha bisogno di donne e uomini

che frequentano le case, che stringono le mani,

che raccolgono frammenti, di amici del Silenzio,

di persone che frequentano la vita in tutte le sue

forme e la cultura del social per costruire però

banchetti reali e mani che stringono mani e piedi

sotto la tavola.

La pastorale fatta così è alla portata di tutti: tutti

possono; non occorrono specializzazioni. Il pros-

simo rinnovo del Consigli Pastorali sia occasione

per riflettere su fraternità, stupore, Gesù Cristo,

quali assemblee la domenica.

Compito: proviamo a far diventare fraterna la Co-

munità, un modo novo di essere Chiesa, la vita

delle persone, la nostra: Terra Santa.

Assemblea pastorale

diocesana: 24 settembre (appunti dall’intervento di don Lauro)

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Sembra che l’aggettivo “nuovo” sia il più

adatto a descrivere quest’ora della storia.

Quasi dovessimo fornire una cesura col

passato. Perché il nuovo è travolgente: sul

piano delle scoperte scientifiche, su quello

della comunicazione e su quello della per-

cezione di sé. Basta, sembra si possa dire,

ora si procede con le immagini. Avere e-

sperienza è quasi un difetto. Più vivi senza

il passato, meglio è.

Ebbene: sono qui ad affermare che il

“nuovo” non va bene! Perché l’umano che

ci sta davanti è stravecchio. Il cavernicolo

usava la clava; e noi? Basta Auschwitz?

Quanti ce ne sono! Un tempo sapevi che

qualcuno ti poteva osservare dalla finestra:

ora siamo guardati a vista ventiquattro ore

su ventiquattro.

Chi andava in città sembrava libero dal

pettegolezzo a confronto di chi viveva in

paese. Il pettegolezzo ora è gossip conti-

nuo: sembra decidere la vita degli uomini.

Siamo umani che andiamo cercando noi

stessi. La partita della relazione è persa.

Maria di Nazareth non è donna sdolcinata.

E’ una donna politica che sa il fatto suo,

che conosce la vita.

Il Dio che ha dentro è il Dio della storia e

della vita. Che alle minacce e alla vendetta

risponde con il perdono. Che sa amare tutti

mentre noi abbiamo paura perfino del vici-

no di casa. Il Dio di Nazareth è il Dio che

serve la vita, che realizza la sovversione:

oggi è l’Assunta, la storia di una Donna

che ha vinto perché ha “esodato”, s’è fatta

carico, s’è lasciata ferire dalle ferite altrui.

Maria ha lasciato la superbia della vita e ci

sta insegnando che tu sei grande se ti im-

pegni a non costruire un mondo su tua mi-

sura.

La vita stessa del resto ti dice: solo chi e-

sce da sé ama e vive la vita.

Il Dio della vita ti dice: se vuoi la vita ri-

corda che questa è venuta dall’amore non

dai soldi. Ricordati che i bambini hanno

bisogno di occhi, di mani, di lacrime asciu-

gate (come gli ospiti della RSA).

Siamo dunque tutti chiamati a frequentare

la vita nello stile di Cristo e di sua Madre.

Dio può vedere anche in noi gesti alla ma-

niera di Gesù? Alla maniera di Maria di

Nazareth? Maria è la Donna che sa che

l’ultima parola sulla vita è l’amore, sta nel

farsi prossimo, imparando come lei a usci-

re da sé.

Così si evita la corruzione e si pregusta

l’eternità verso la quale siamo incammina-

ti.

ASSUNTA 2016 (omelia del vescovo Lauro: appunti)

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Papa Francesco, in un videomessaggo

ai partecipanti all’incontro “Insieme per

l’Europa”, che si è tenuto nei mesi scorsi a

Monaco di Baviera, ha messo in guardia

dalla tendenza a costruire muri, muri visi-

bili e invisibili, “che tendono a dividere

questo continente“.

Il Santo Padre ha sottolineato, infatti, co-

me affianco ai muri innalzati per respinge-

re i migranti, per esempio, vi siano ormai

tanti piccoli e grandi muri, che ogni giorno

sempre più “si innalzano nei cuori delle

persone“.

Questi sono “muri fatti di paura e di ag-

gressività, di mancanza di comprensione

per le persone di diversa origine o convin-

zione religiosa. Muri di egoismo politico

ed economico, senza rispetto per la vita e

la dignità di ogni persona“.

Sembra dunque che l’Europa non abbia

ancora imparato la lezione del muro di

Berlino: all’origine della caduta di quel

muro, 26 anni fa, vi era una esigenza di

cambiamento, ormai non più frenabile.

Così oggi, commenta Francesco, dobbia-

mo riconoscere che l’Europa ha “bisogno

di un cambiamento” e, nel decidere quale

Europa vuole essere per il futuro, deve ine-

vitabilmente domandarsi “se il suo immen-

so patrimonio, permeato di cristianesimo,

appartiene a un museo, oppure è ancora

capace di ispirare la cultura e di donare i

suoi tesori all’umanità intera“.

Le Comunità e Movimenti cristiani nati in

Europa, in particolare, sono chiamati a es-

sere “portatori di molteplici carismi, doni

di Dio da mettere a disposizione” e in que-

sto modo dare testimonianza concreta “di

una società civile che lavora in rete per

l’accoglienza e la solidarietà verso i più

deboli e svantaggiati, per costruire ponti,

per superare i conflitti dichiarati o laten-

ti“.

Le Comunità e Movimenti cristiani, inol-

tre, sono chiamati a dare testimonianza per

mezzo di uno “stile di vita che si fonda

sull’amore reciproco, vissuto con radicali-

tà evangelica.

Una cultura della reciprocità significa

confrontarsi, stimarsi, accogliersi, soste-

nersi a vicenda. – ha sottolineato il Vesco-

vo di Roma – Significa valorizzare la va-

rietà dei carismi, in modo da convergere

verso l’unità e arricchirla“.

Da qui l’auspicio di Papa Francesco, ri-

volto tutta l’Europa, a mettere nuovamente

“al centro la persona umana“, dimostran-

dosi “un continente aperto e accogliente“,

realizzando “forme di cooperazione non

solo economica ma anche sociale e cultu-

rale“.

L‟Europa ha bisogno di un cambiamento:

ripartire dall‟uomo

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La misericordia è uno

stile di vita: non si può

ignorare chi ha fame

Papa Francesco durante un’Udienza Giubilare,

ha invitato i fedeli presenti in Piazza San Pietro

a “non stancarvi mai di servire tutte le persone

bisognose“: “le opere di misericordia sono al

cuore della nostra fede in Dio, riscopriamole e

incarniamole nella nostra vita“, ha detto Bergo-

glio sottolineando come “la cultura del benes-

sere indebolisca la nostra sensibilità alle soffe-

renze dei fratelli“. La misericordia non è una

parola astratta, ma uno stile di vita. – ha detto il

Santo Padre introducendo la propria riflessione

– Parafrasando le parole dell’Apostolo Giacomo

possiamo dire: la misericordia senza le opere è

morta in sé stessa. La vita quotidiana ci permet-

te di toccare con mano tante necessità inerenti

le persone più povere e vulnerabili. Veniamo a

contatto con situazioni drammatiche di povertà

e sembra che queste non ci riguardino; tutto

continua come se questo fosse normale.

Chi ha sperimentato la misericordia del Padre

non può restare indifferente di fronte al-

le necessità dei fratelli. Le parole di Gesù non

permettono una risposta evasiva: ho avuto fame

e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi

avete dato da bere; ero nudo, malato, in carcere,

ero profugo e mi avete aiutato. Non si può al-

lontanare una persona che ha fame: è necessario

dargli da mangiare. Le opere di misericordia

non sono teoria, sono testimonianza concreta.

10 comandamenti

del Buon Samaritano

Il Vangelo del buon samaritano ci catapulta in strada,

luogo privilegiato di Gesù per insegnare gli elementi

essenziali della vita e della fede. Per strada incontriamo

il dolore e la misericordia, la sofferenza e la consolazio-

ne, la richiesta di assistenza e di risposta diretta. Veden-

do l‟uomo mezzo morto al suolo, alcuni passarono “oltre

dall‟altra parte”, lontano da lui, come il sacerdote e il

levita, maestri del culto e di come servire Dio. Il testo ci

dice, peraltro, che questi passavano “per caso” e per

questo continuano il loro cammino, ovvero neppure

quella strada era familiare per questi. Quando ci allon-

taniamo dalla realtà, passare “oltre dall‟altra parte” si

trasforma in un atteggiamento naturale, quotidiano, di

tutti i giorni. Ci rendiamo conto che la misericordia e la

compassione non sono più spontanee.

Il Vangelo, invece, ci dice che dobbiamo sempre fare lo

sforzo di fermarci lungo la strada, di “scendere” dalle

nostre comodità per condividere ciò che abbiamo di più

prezioso, il nostro tempo. La vicinanza è l‟unico modo

per eliminare i pregiudizi, perché non c‟è compassione

senza vicinanza e non c‟è “umanità senza compassio-

ne” (E. Ronchi).

Purtroppo, la strada da Gerusalemme a Gerico è un

percorso che tutto il mondo oggi sta percorrendo e quin-

di non siamo in grado di passare per un‟altra strada. Un

mondo oggi che si dissangua, buttando letteralmente le

persone per terra, spogliandole di tutto, in particolare

della vita e della voglia di vivere; un mondo che trasfor-

ma l‟indifferenza e la distanza in vere e proprie cause di

morte.

Per questo, l‟insegnamento di Gesù è rivoluzionario e

capace di rinnovare tutto, anche le Scritture. Con questa

parabola, semplice e dal linguaggio familiare, Gesù ci

offre infatti un nuovo decalogo, composto di 10 coman-

damenti raffigurati dalle 10 azioni che il buon samarita-

no compie nei confronti del moribondo: lo vide, ebbe

compassione, si avvicinò, lo bendò, pulì le sue ferite, lo

caricò, lo portò a una locanda, si prese cura di lui, pagò

per lui e promise di tornare. Tutte azioni che sono ele-

menti di un più grande sguardo che porta alla compas-

sione.

La parabola del buon samaritano nasce come risposta a

una domanda che viene a tutti noi e che, a sua volta, si

genera nella profondità dell‟anima: Cosa devo fare per

…? Gesù non rimprovera né tantomeno si erge a giudice

delle persone descritte nella parabola, ma lancia un invi-

to che è al tempo stesso un progetto di vita, una risposta

urgente: “Va‟ e anche tu fa‟ lo stesso … fa‟ questo e vi-

vrai”.

Amare il prossimo è anche ricordare e ringraziare tutti i

“prossimi” della nostra vita. Coloro che hanno avuto

misericordia di noi, che si sono presi cura di noi, che ci

hanno guariti. La memoria ci permette di essere a nostra

volta vicini a coloro sono oggi sul bordo della strada. Il

buon samaritano della parabola promise di tornare, ora

tocca a noi continuare il racconto. Osserva, ama e cam-

mina: questa è la dinamica del buon samaritano, una

dinamica che ha al suo centro amare. Il Vangelo è la

nostra bussola, che ci indica il cammino: a noi il compito

di trasformare in realtà, nella nostra vita, la parabo-

la facendo del decalogo del buon samaritano il nostro

modo di agire abituale.

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Papa Francesco, nel proprio di-

scorso tenuto durante la Veglia in

occasione della Giornata Mondiale

della Gioventù a Cracovia, ha invi-

tato i giovani a lasciare

un’impronta nel mondo e a non

confondere la felicità con vegetare

nel divano. Ai giovani, il Pontefi-

ce, ha affidato un grande compito:

quello di insegnare agli adulti che

è più facile gettare ponti che co-

struire muri.

“Abbiate il coraggio di insegnarci

a noi, abbiate il coraggio di inse-

gnarci a noi che è più facile co-

struire ponti che innalzare muri! –

ha infatti espresso Bergoglio – Ab-

biamo bisogno di imparare questo.

E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di

percorrere le strade della fraternità. Che siate voi

i nostri accusatori, se noi scegliamo la vita dei

muri, la vita dell’inimicizia, la via della guerra“.

È una grande missione quella che il Santo Padre

affida ai giovani, una missione che presenta certo

molti rischi, primo tra tutti quello di “rimanere

con la mano tesa” quando si cerca di creare ponti

verso coloro che non ricambiano questo desiderio.

Eppure, continua il Vescovo di Roma, “nella vita

bisogna rischiare: chi non rischia non vince“.

Rischiare significa anche fare scelte contro cor-

rente, come quella di non confondere la felicità

con un comodo divano nel quale paralizzarsi. Al

giorno d’oggi ci sono molti “giovani addormenta-

ti, imbambolati, intontiti – mentre altri – forse i

più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro

per noi“. A questi giovani la società vuole far cre-

dere che “per essere felici abbiamo bisogno di un

buon divano. Un divano che ci aiuti a stare como-

di, tranquilli, ben sicuri. – ha detto Papa France-

sco – Un divano, come quelli che ci sono adesso,

moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci

garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel

mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al

computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e

timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in

casa senza affaticarci né preoccuparci“.

Questa sindrome che potremmo chiamare “divano

-felicità”, ha proseguito il Vescovo di Roma “è

probabilmente la paralisi silenziosa che ci può

rovinare di più; che può rovinare di più la gio-

ventù. “E perché succede questo, Padre?” – Per-

ché a poco a poco, senza rendercene conto, ci tro-

viamo addormentati, ci troviamo imbambolati e

intontiti … Sicuramente, per molti è più facile e

vantaggioso avere dei giovani imbambolati e in-

tontiti che confondono la felicità con un divano;

per molti questo risulta più conveniente che avere

giovani svegli, desiderosi di rispondere, di ri-

spondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni

del cuore“.

Servono giovani attivi, servono giovani liberi,

consci che “la verità” è che “non siamo venuti al

mondo per “vegetare”, per passarcela comoda-

mente, per fare della vita un divano che ci addor-

menti – ha concluso Papa Bergoglio – al contra-

rio, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare

un’impronta. È molto triste passare nella vita

senza lasciare un’impronta. Ma quando sceglia-

mo la comodità, confondendo felicità con consu-

mare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma

molto caro: perdiamo la libertà. Non siamo liberi

di lasciare un’impronta. Perdiamo la libertà.

Questo è il prezzo. E c’è tanta gente che vuole che

i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non

vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati,

addormentati: ma mai liberi! No, questo no! Dob-

biamo difendere la nostra libertà“!

Siamo venuti al mondo per lasciare

un‟impronta, non per vegetare

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E‟ l‟alba e mi trovo ben sveglio davanti alla finestra

della mia cella: non sono turbato, solo un vago de-

siderio di contemplare ancora una volta il mondo

che mi circonda.

Osservo attentamente le serre, i tunnel, i letto-

rini, l‟orto e il convento: da otto anni è il mio oriz-

zonte abituale, ma oggi lo vedo con occhi nuovi.

Lo sguardo poi si sofferma pensieroso sul vici-

no ospedale, ove brillano ancora le luci a conforto

dei degenti, luogo speciale di misericordia e di uma-

nità provata. Proseguo verso la chiesa parrocchiale,

centro della vita comunitaria del paese e ripenso alla

fraterna collaborazione di questi anni con i sacerdoti

della parrocchia e ora dell‟Unità Pastorale Santo

Spirito. Come non ampliare l‟attenzione verso il

centro storico, la zona industriale e commerciale, il

nostro Rione Spinazzeda e via via le varie frazioni

del paese.

Un po‟ di commozione non manca certo,

rivivendo le passeggiate da solo o con gli ospiti, gli

eventi lieti e tristi di questi anni, rivedendo tanti

volti familiari e amici, tutti fraterni nello spirito del

Vangelo e di Francesco d‟Assisi.

Sono gli ultimi giorni della mia permanenza al

convento di Cles, l‟obbedienza mi chiama al santu-

ario Madonna delle Grazie di Arco a conclusione di

questo periodo di presenza e guida pastorale della

Comunità di accoglienza e della chiesa.

Con me alla volta di Arco parte fr. Lino Bian-

chi dopo 14 anni di servizio come economo e vicario.

Fr. Celeste Luchi invece prenderà servizio a Brescia

nella Comunità francescana-parrocchia degli Speda-

li Civili. Rimangono a Cles fr. Valerio Berloffa, che

prosegue il suo compito di animatore missionario, e

fr. Mariano Sandri, il factotum del convento e della

chiesa, sempre attivo e gioioso.

Ovviamente non ci sono solo partenze: il nuo-

vo guardiano sarà fr. Sergio Spiga, proveniente da

Varazze. In arrivo anche fr. Aldo Pancheri come

vicario, che giocherà in casa essendo di Cles, e fr.

Paolo Moser come economo, per assicurare al con-

vento una continuità pastorale e alla Comunità di

accoglienza una presenza significativa dello spirito

francescano che la guida e anima fin dalla sua fon-

dazione nell‟estate 1984.

Sono arrivato il 18 agosto 2008 piuttosto emo-

zionato per il nuovo incarico che mi immergeva in

una realtà che conoscevo abbastanza per averla sem-

pre sostenuta e visitata nel periodo del mio servizio

come ministro provinciale o consigliere. Tuttavia la

trepidazione nei primi tempi è più che comprensibi-

le: altro è “conoscere” o “visitare”, altro è “vivere e

condividere” pienamente la vita quotidiana non solo

con i frati ma pure con gli ospiti della Casa di accog-

lienza.

Dopo un certo rodaggio ho imparato a osser-

vare, meditare, proporre partecipando in prima per-

sona. Con l‟aiuto dei volontari e amici Sergio Vitti

per l‟aspetto amministrativo, formativo e relazioni

col personale, e dei coniugi Casagranda Ciro e Rosy,

purtroppo deceduti dopo una viva partecipazione

come psicologi all‟andamento della casa e della

Comunità, anche su loro indicazione e sostegno, siamo

passati ad affidare la responsabilità della direzione e

della presenza ai laici, affidando ad Andrea Cattani il

compito di direttore sia della Comunità che

dell‟azienda.

Mi sono affezionato alla casa, al personale, agli

ospiti come pure ai fedeli che frequentano la nostra

chiesa e collaborano al nostro impegno di servizio

umile e semplice sia per le celebrazioni che per il mi-

nistero del conforto e della riconciliazione. Ho allar-

gato poi anche all‟unità pastorale di Rumo nel ser-

vizio domenicale questi sentimenti, insieme agli altri

sacerdoti.

Momenti gioiosi e momenti impegnativi, soddi-

sfazioni per qualche successo positivo di riconciliazio-

ne e di ricupero per diversi ospiti, sofferenza e com-

passione per altri che hanno dopo poco tempo deluso

speranze e prospettive, alcuni anche drammaticamen-

te. Ritornano davanti alla mente i loro nomi, i loro

volti, e un sentimento di comunione e di preghiera per

il loro futuro.

Momenti particolarmente belli: le uscite dome-

nicali in vari luoghi per favorire la cultura, lo stare

insieme, il comunicare e condividere valutazioni e

speranze. La celebrazione semplice dei 25 anni della

Comunità a dicembre 2009, e la celebrazione più so-

lenne e partecipata dei 30 anni della Comunità ad

aprile 2015 con la partecipazione di una grande schie-

ra di amici, parenti, gente che silenziosamente sostie-

ne la missione della nostra casa.

Giornate impegnative ma sempre ricche di con-

tenuto e di umanità sono stati i corsi annuali di for-

mazione per il personale e per i frati, con l‟appoggio e

la collaborazione del Ministro provinciale fr. Fran-

cesco Patton, sempre attento alla nostra vita e mis-

sione, di fr. Matteo Giuliani, di fr. Lorenzo Ron-

careggi, degli amici Sante Betti e Paola Colombo di

Milano, e la presenza sempre amichevole e preziosa di

Sergio Vitti.

Tanti ricordi, tanti volti che restano profonda-

mente stampati nel mio intimo, tanta umanità e tanta

sofferenza che forse non ho sempre compreso fino in

fondo, un cammino gioioso, a volte faticoso, sempre

aperto alla fiducia e alla speranza.

Ora è tempo di lasciare la casa ma il cuore re-

sterà legato anche per il futuro a questa fase della mia

vita francescana, a questo luogo di misericordia dove

sono stato chiamato a seguire e servire il Signore Ge-

sù.

S‟è fatto giorno ormai, la sveglia, come ogni

giorno, alle sei richiama alla realtà invitando a pre-

pararmi per la solita passeggiata davanti alla chiesa,

pregando più o meno devotamente il rosario, sa-

lutando i più mattinieri e i fedeli che piano piano ven-

gono per condividere con noi la celebrazione dell‟eu-

caristia e le lodi del Signore. Un ultimo sguardo

panoramico su tutta Cles, una benedizione, un pen-

siero riconoscente e, perché no, un poco anche nostal-

gico.

Fr. Germano

PARTENZE E ARRIVI IN CONVENTO

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celebrazione dei santi e com-

memorazione dei defunti

venerdì 28 ottobre alle 20,30

in Sanzeno nell’anno giubillare

proposta di celebrazione comunitaria della Con-

fessione

martedì 01 novembre:

al mattino Eucarestia nelle chiese di Cles e di

Tuenno alle 10,30

alle 14 Eucarestia in tutti i cimiteri

mercoledì 02 novembre

a Cles alle 8,30 Eucarestia

alle 14 Eucarestia in tutti i cimiteri

Il terremoto, talpa maledetta,

sbocconcellando il luogo come un pane

asciuga il sangue sotto i suoi rottami

e l'aria è diventata di cemento

sull'aiuto, che porge mille mani

e gli angeli custodi sono muti

lasciando il canto solo alle sirene,

ora c'è una preghiera, che non c'era.

Guido Oldani ( inedito) da Avvenire del 31-08-

2016

TESTIMONIANZE E TESTI EVOCATIVI

Parole di altri credenti - Ebraismo Rabbi Jehudah soleva dire:

Nel mondo sono state create dieci cose dure.

La montagna è dura. Ma il ferro può spaccarla.

Il ferro è duro. Ma il fuoco può piegarlo.

Il fuoco è duro. Ma l’acqua può spegnerlo.

L’acqua è dura. Ma le nuvole la portano.

Le nuvole sono dure. Ma il vento può cacciarle.

Il vento è duro. Ma il corpo umano può resistergli.

Il corpo umano è duro. Ma la paura può spezzarlo.

La paura è dura. Ma il vino può bandirla.

Il vino è duro. Ma il sonno può vincerlo.

Ma la morte è più forte di ogni cosa. Tuttavia “la

carità libera dalla morte” (Proverbi 10,2).

(dal Talmud, Bava Bathra 10a)

Parole di altri credenti - Islam Quando Dio creò la misericordia, la fece in cento

parti. Novantanove parti le tenne presso di sé e

una parte sola immise nel creato. Tutti gli atti di

misericordia che si compiono sulla terra (persino

l’atto della cavalla che solleva la sua zampa per

non pestare il puledrino!) sono espressioni di que-

sta centesima parte.

(dagli Hadith)

appuntamento di formazione

la domenica 06 novembre alle 15

nel teatro parrocchiale di Cles un grande cateche-

ta, Enzo Biemmi, offrirà alla gente della zona

pastorale interessata una riflessione sul valore del-

la fede oggi e sul suo cammino nel cuore di ogni

persona

saluto all„anno giubilare

venerdì 18 novembre alle 20,30 in Sanzeno

con l’adorazione della Croce

APPUNTAMENTI

rinnovo dei Comitati Parrocchiali la domenica 20 novembre

Alla fine di ottobre troverete in bussola una busta contenente una lettera di presentazione delle prossime

votazioni ed un invito a indicare tre parrocchiani (un/una giovane, un uomo ed una donna) che secondo

la tua famiglia potrebbero essere candidati per le prossime votazioni del nuovo Comitato pastorale par-

rocchiale e del futuro Consiglio Pastorale dell’Unità Pastorale di Santo Spirito. Vi chiediamo di portare

la scheda con i tre nomi da voi suggeriti nella vostra chiesa parrocchiale entro e non oltre la domenica

06 novembre

Sisma