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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CATANIA FACOLTA' DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI CORSO DI LAUREA IN SCIENZE BIOLOGICHE DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA ANIMALE "M. La Greca" MARIA RENATA RANIOLO ALTERAZIONE DEL MUCO CERVICALE IN DONNE INFERTILI Tesi di laurea in Biologia dello Sviluppo Relatrice: CHIAR.MA PROF.SSA RENATA VISCUSO Correlatore: DOTT. GIOVANNI BRACCHITTA ANNO ACCADEMICO 2009-10

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CATANIA

FACOLTA' DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE BIOLOGICHE

DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA ANIMALE "M. La Greca"

MARIA RENATA RANIOLO

ALTERAZIONE DEL MUCO CERVICALE IN DONNE INFERTILI

T e s i d i l a u r e a i n B i o l o g i a d e l l o S v i l u p p o

Relatrice:

CHIAR.MA PROF.SSA RENATA VISCUSO

Correlatore:

DOTT. GIOVANNI BRACCHITTA

ANNO ACCADEMICO 2009-10

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PREMESSA

Fin dall’antichità l’uomo ha abbandonato la vita solitaria e

nomade per riunirsi in tribù, la prole ha rappresentato la

continuità del sangue ed il potere delle braccia per coltivare e

per combattere: avere figli è stata una inevitabile necessità. Il

fatto che tra le tribù primitive non esistessero scapoli si può

ricondurre all’impossibilità di sopravvivere al di fuori di una

rigida divisione dei compiti e di un solido nucleo in grado di

espandersi.

In una civiltà contadina come quella descritta dalla Bibbia che

aveva fatto della fecondità uno dei suoi primi impegni, la sterilità

non poteva che essere vissuta come una punizione.

Di fatto la sterilità si è sempre presentata e continua oggi a

presentarsi come un grave problema, non solo organico ma che

ha risvolti importanti anche sulla psiche degli individui

coinvolti,sulla vita di relazione, sulla vita sessuale, e sul

benessere e la salute della coppia.

Sulla base di ciò è stata maturata l’idea centrale che ha motivato

e sostenuto l’intero progetto di ricerca: sensibilizzare l’interesse

scientifico, aiutare e cercare di capire le coppie che sono costrette

a sopportare la “diversità” e la “mancanza” che le caratterizzano.

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La sterilità, diffusa a livello globale, è un problema da cui sono

afflitte almeno 150 milioni di coppie al mondo.(1)

In molti paesi, studi scientifici hanno dimostrato che la sterilità

coniugale mostra percentuali stabili od in aumento, attestabili

intorno al 15-20% della popolazione.(2)

Fino a 20-30 anni fa le coppie sterili nei paesi sviluppati erano

una su quattordici(circa il 7%).

Oggi a distanza di poco più di due decenni l’indice di sterilità è

cresciuto paurosamente attestandosi intorno al 20%. Ogni 10

coppie due risultano sterili.

Nel nostro paese 50-60.000 coppie non riescono ad avere figli,

chiedendo un consulto per infertilità.(3)

Da questi dati si evince quanto il problema della sterilità sia

rilevante non solo da un punto di vista sociale(scarsa natalità

significa infatti anche scarso ricambio generazionale

e quindi di idee e cultura) ma anche economico.

La sterilità dunque non è soltanto evidenza patologica, ma una

vera e propria crisi di vita personale e relazionale, che in alcuni

casi conduce a disagi e disturbi profondi ed invalidanti.

Da ulteriori ricerche emerge un’impressionante disinformazione

sulle possibili scelte terapeutiche disponibili per le coppie con

problemi di concepimento:circa la metà di queste coppie(48%)

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afferma infatti che le opzioni proposte loro dagli operatori

sanitari sono poco chiare o scarsamente allettanti. A dispetto di

questa diffusione negativa, tuttavia, molte delle terapie attuali

sono semplici, non invasive ed estremamente efficaci.(4)

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INTRODUZIONE

Concetto di infertilità

Si è generalmente portati a distinguere tra il concetto di sterilità

ed il concetto di infertilità: l’infertilità fa riferimento ai problemi

connessi con l’attecchimento o con lo sviluppo dell’embrione,

con conseguente incapacità di portare a termine la gravidanza per

la donna; la sterilità si definisce come condizione di ostacolo per

la fecondazione con conseguente mancanza di capacità

procreativa sia nell’uomo che nella donna.

Secondo l'organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) e

l'American Fertility Society (A.F.S.) una coppia è da considerarsi

infertile quando non è in grado di concepire e di avere un

bambino dopo un anno o più di rapporti sessuali; si distingue poi

un’ infertilità secondaria in quelle coppie che non riescono ad

avere un bambino dopo una gravidanza coronata con successo.

Mentre sterile è quella coppia nella quale uno od entrambi i

coniugi sono affetti da una condizione fisica permanente che non

renda possibile avere dei bambini.

Nella donna esistono periodi fisiologici di sterilità identificabili

come il periodo puberale e quello direttamente successivo alla

menopausa.

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Anche durante il normale ciclo mestruale la donna va in contro a

periodi di sterilità fisiologica se si considera il fatto che la

fecondazione dell’uovo è ottenibile solo tra il 12-20 giorno di

ciclo. Durante il rapporto sessuale infatti, gli spermatozoi

vengono depositati in fondo alla vagina, vicino al collo

dell’utero. Gli spermatozoi passano attraverso il muco cervicale,

entrano nell’utero e risalgono le tube di Falloppio, dove può

avere luogo la fecondazione. Se questa avviene e tutte le

condizioni sono favorevoli, l’ovulo fecondato si impianta in 6ª/7ª

giornata nella mucosa uterina o endometrio, dando così inizio

alla gravidanza. Una disfunzione o un ostacolo in qualsiasi punto

di questo processo possono impedire che avvenga la gravidanza,

portando la coppia ad interrogarsi circa la propria fertilità.

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Epidemiologia applicata all’infertilità

L’applicazione dell’epidemiologia a questa condizione ha delle

limitazioni che sono legate al fatto che non si tratta di analizzare

le caratteristiche e la diffusione di un agente etiologico ben

preciso; l’infertilità è infatti espressione di agenti etiologici

diversi, talvolta sintomatici ma molto spesso asintomatici da un

punto di vista clinico. Una ridotta o totale incapacità riproduttiva

è, inoltre, espressione dell’interazione di due differenti

condizioni fisiche, quella maschile e quella femminile.

Una stima dell’ infertilità di una popolazione deve quindi

necessariamente utilizzare dei metodi approssimativi di tipo

indiretto o diretto.

Una stima indiretta prende in considerazione il numero

complessivo di coppie in età feconda che non hanno avuto figli;

tale tipo di indagine può avere il rischio di una sovrastima dei

dati, in quanto l’assenza di figli, in una certa percentuale di casi,

è una scelta e non un effetto dell’infertilità. Il rischio di

sovrastima dei dati è reale nei paesi industrializzati dove la scelta

dell’uso di mezzi contraccettivi è più diffusa, viceversa nei paesi

in via di sviluppo questo rischio è irrilevante a causa delle

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differenti condizioni socio-culturali che non hanno portato ancora

ad una completa separazione della sessualità dalla procreazione.

Le stime dirette dell’infertilità sono certamente più affidabili, in

quanto si basano su indagini demografiche specifiche condotte

sull’intera popolazione o su “gruppi campione”. Queste indagini

permettono di determinare quante coppie al momento

dell’inchiesta sono:

1) volontariamente o involontariamente non procreanti;

2) affette da infertilità primaria;

3) affette da infertilità secondaria;

L'evidenza di un progressivo calo della crescita demografica nei

Paesi occidentali, maggiormente industrializzati, ha fatto sorgere

il dubbio che ciò potesse essere connesso anche ad un incremento

dei casi di infertilità e sterilità.

Purtroppo in Italia abbiamo esclusivamente come parametri di

riferimento solo i dati ISTAT che considerano esclusivamente gli

indici di natalità e di fecondità senza una analisi precisa

dell'incidenza dell'infertilità e della sterilità.

Tale incremento nei paesi occidentali è dovuto a numerosi fattori:

- età media dei coniugi (mediamente più elevata rispetto al

passato);

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- difficoltà ed esigenze sociali che inducono la coppia a

programmare il concepimento in un’epoca più tardiva;

- incremento delle malattie sessualmente trasmesse;

- stress;

- abitudini voluttuarie (tabagismo, uso di droghe, abuso di alcol ed

altro);

- nuovo ruolo sociale della donna che, essendo sempre di più

allontanata dal nucleo familiare, convive sempre meno con il

proprio coniuge;

- inquinamento;

In base a quanto esposto possiamo dire che è utile un attento

monitoraggio epidemiologico del fenomeno sia in sede locale che

nazionale ed internazionale.

Tale monitoraggio per essere efficace deve essere condotto non

solamente attraverso l’analisi di dati demografici, ma soprattutto

attraverso l'utilizzo di inchieste di tipo diretto mirate ad

individuare il problema riproduttivo nelle sue diverse espressioni.

Solo così sarà possibile riconoscere e studiare più

approfonditamente i fattori di rischio e condurre idonee

campagne informative di prevenzione.

Ad esempio per quanto riguarda l’infertilità maschile in Italia

nonostante negli ultimi anni gli uomini abbiano preso maggior

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coscienza del loro ruolo primario nelle difficoltà legate al

concepimento, la quasi totalità (90%) non fa prevenzione e non

consulta l’andrologo preventivamente, dato oltremodo allarmante

tenendo conto che la maggior parte dei casi di infertilità maschile

hanno origine da patologie uro-genitali, che in diversi casi si

possono prevenire o curare.(5)

Un secondo dato preoccupante è che ben il 50% degli uomini

italiani non si sottopone a visita andrologica nemmeno a seguito

di una diagnosi di infertilità.(6)

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Infertilità Femminile

L’infertilità femminile può essere dovuta a diversi fattori:

fattore neuro-endocrino, ovulatorio, tubarico, uterino-

endometriosico, immologico e cervicale.

FATTORE NEUROENDOCRINO

Si calcola che il 40-50% dell’infertilità femminile abbia origine

da disfunzioni endocrine. Qualunque anomalia lungo l’asse

ipotalamo-ipofisi-gonadi può portare o ad una mancanza di

ovulazione o ad un alterato ciclo ovulatorio oppure ad una

secrezione ormonale disregolata.

Perché avvenga l’ovulazione si deve produrre una sorta di

“reazione a cascata” ormonale. Alcuni neuroni dell’ipotalamo

liberano l’ormone chiamato GnRH, questo raggiunge la

ghiandola pituitaria anteriore che, a sua volta, rilascia le

gonadotropine, cioè gli ormoni follicolo-stimolante (FSH) e

luteinizzante (LH). Sono questi ad agire sull’ovaio portando a

maturazione il follicolo e, quindi, alla produzione della cellula

uovo; se infatti il follicolo non viene portato a completa maturità,

sino al rilascio della cellula uovo, non potrà avvenire l’incontro

di quest’ultima con gli spermatozoi ed il conseguente

concepimento.

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I principali problemi ormonali che causano sterilità sono:

A) “l’ipogonadismo e ipogonadismo ipogonadotropo”:

consiste nello scarso funzionamento delle gonadi e nella ridotta

produzione di gonadotropine. Di norma bassi livelli di GnRH

sono correlati a problemi dell’ipotalamo la cui funzionalità può

essere compromessa da neoplasie o altri tipi di lesioni; mentre

bassi livelli di FSH o LH sono correlati a problemi dell’ipofisi. In

questo caso si parla di ipogonadismo centrale.

In alcuni casi sono il “semplice” risultato di un forte stress

emotivo o fisico; alcune atlete, ad esempio, soffrono di

amenorrea (mancanza di mestruazione per almeno tre mesi

consecutivi) a causa dell’eccesso sforzo profuso nell’attività

sportiva. Questo è un esempio di ipogonadismo primario in cui la

causa è un mal funzionamento delle gonadi.

Anche disagi psichici, quali l’anoressia o la bulimia,

possono determinare sterilità femminile su base ormonale.

B) “FSH o ipogonadismo ipergonadotropo” : consiste in

un mal funzionamento delle gonadi (cioè delle ovaie)

accompagnato ad un aumento delle gonadotropine; le ovaie non

svolgono il loro lavoro e non rispondono agli stimoli del

cervello; e poiché l’ipofisi, per sollecitare le ovaie a lavorare,

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mette in circolo maggiori quantità di ormone follicolo stimolante

(l’FSH appunto) il risultato è un aumento di questo ormone.

C) “l’iperprolattinemia : è un ormone prodotto dall’ipofisi;

il suo ruolo fisiologico nella donna è quello di preparare durante

la gravidanza, in sinergismo con estrogeni e progesterone, la

ghiandola mammaria alla lattazione e successivamente al parto

quello di mantenere e promuovere la lattazione.

A causa di stress, all’uso di particolari farmaci, o alla

presenza di adenoma ipofisario si può verificare un rilascio

eccessivo di prolattina; elevati livelli di quest’ultima possono

interferire con la produzione di GnRH e con il funzionamento

delle ovaie, causando anovulazione e irregolarità mestruale.

D) “l’ipotiroidismo”: le disfunzioni della tiroide possono

interferire con la fertilità, causando irregolarità mestruali e

disturbi dell’ovulazione.

È soprattutto l’ipotiroidismo ad interferire con la fertilità.

In primo luogo il rallentamento generale del metabolismo che si

ha nell’ipotiroidismo provoca un rallentamento anche del

metabolismo degli ormoni sessuali ed in particolare dell’FSH, la

cui quantità di conseguenza può aumentare. In secondo luogo

quando la tiroide non lavora abbastanza lipotalamo e l’ipofisi

cercano di stimolarla aumentando la quantità di TRH ( ormone di

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rilascio della tireotropina ) e di TSH ( ormone tireostimolante ), il

quale a sua volta provoca un aumento della prolattina che può

causare iperprolattinemia.

Un lieve aumento della prolattina non dà in genere alcun

sintomo, ma all’aumentare dei valori si hanno in genere disturbi

dell’umore ( ansia, irascibilità ), irregolarità mestruale. La

mancanza delle mestruazioni e la galattorrea ( cioè la fuoriuscita

di latte dai capezzoli ) si hanno solo se la prolattina è molto alta.

FATTORE OVULATORIO

La maturazione periodica ed il rilascio dell’ovocita pronto per

essere fecondato sono una tappa fondamentale del processo

riproduttivo femminile; disfunzioni ovulatorie possono essere

fonte di sterilità femminile.

Esempio sono:

a) “la sindrome dell’ovaio policistico” : è un disturbo

complesso delle ovaie; gli ovociti maturi vengono

periodicamente espulsi dall'ovaio durante il processo di

ovulazione per essere fecondati ad opera degli spermatozoi. In

presenza di questa sindrome le ovaie hanno dimensioni superiori

alla media e presentano al loro interno numerose cisti, piccole

cavità ripiene di liquido; la superficie esterna appare punteggiata

da un numero anomalo di piccoli follicoli.

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I follicoli ovarici presentano differenti stadi di sviluppo; la loro

maturazione è influenzata da alcuni ormoni prodotti dall'ipofisi,

una ghiandola endocrina situata alla base dell'encefalo. Nella

sindrome dell'ovaio policistico molti follicoli non raggiungono

mai il completo sviluppo, l'ovulazione avviene raramente e le

pazienti presentano una condizione di infertilità. I cicli mestruali

sono irregolari: possono trascorrere anche molte settimane senza

che si presenti una mestruazione. Altri segni della sindrome sono

una condizione di sovrappeso e la presenza di un'eccessiva

quantità di peli superflui.

b)”la sindrome del follicolo luteinizzato”: è una rara

disfunzione ovulatoria, caratterizzata dalla presenza nelle ovaie

di follicoli che si trasformano direttamente in corpo luteo senza

rilasciare l’oocita; di conseguenza i cicli sono anovulatori.

c)Si parla di “insufficienza della fase luteale” quando la fase

luteale del ciclo (durante la quale il corpo luteo rilascia

progesterone per mantenere alto l’endometrio), dura meno di 10-

11 giorni. Così l’endometrio non si sviluppa abbastanza da

consentire il mantenimento dell’impianto dell’embrione.

FATTORE TUBARICO

Il fattore tubarico di infertilità comprende una serie di condizioni

che determinano alterazioni od ostruzioni delle tube di Falloppio

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che, in genere, si associano a malattia infiammatoria pelvica o a

precedente chirurgia pelvica o tubarica.

Le alterazioni della funzionalità tubarica possono essere causa di

infertilità interferendo con la captazione dell'ovocita e con la sua

migrazione nella tuba, oppure possono determinare una

alterazione quantitativa o qualitativa del fluido tubarico che a sua

volta può interferire con il processo di fecondazione dell'ovocita

da parte dello spermatozoo.

In genere si hanno però delle lesioni ostruttive a carico della

tuba. Tali lesioni possono realizzarsi a vari livelli:

prossimalmente o distalmente rispetto alla cavità uterina. Mentre

le lesioni prossimali possono essere più probabilmente ricondotte

ad un processo flogistico ascendete (cioè che risale dall'utero),

quelle distali vengono più facilmente ricondotte a processi

infiammatori che originano dall'intestino o dagli organi pelvici.

FATTORE ENDOMITRIOSICO

E’ una malattia cronica ginecologica caratterizzata dalla presenza

di endometrio, mucosa che riveste la cavità uterina, in sedi

ectopiche, esterne alla cavità, ove normalmente non dovrebbe

essere rappresentato. Questo tessuto si và a localizzare in organi

quali: ovaio, tube, peritoneo, legamenti utero-sacrali, vagina,

vescica, intestino, e setto retto-vaginale.

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Le “isole endometriosiche” possono bloccare le tube di

Falloppio o alterare i processi ovulatori.

Inoltre ogni mese, per effetto dell’ attività ormonale ovarica,

il tessuto endometriale impiantato in sede anomala va incontro a

sanguinamento, nello stesso modo in cui si verifica per

l’endometrio in fase di desquamazione mestruale. Tale

sanguinamento comporta un’irritazione dei tessuti circostanti,

che dà luogo all’innesco di processi infiammatori con formazione

di tessuto cicatriziale ed esiti aderenziali.

FATTORE CERVICALE:

Gli spermatozoi per raggiungere e penetrare l'ovocita da

fecondare devono compiere un lungo percorso attraverso il tratto

genitale femminile, e la cervice uterina ha un ruolo importante in

questo processo. Essa, con la sua attività secretiva, svolge le

seguenti funzioni:

1. Protegge lo spermatozoo dall'ambiente vaginale ostile.

2. Fornisce l'energia aggiuntiva necessaria allo spermatozoo.

3. Facilita il passaggio dello sperma dalla vagina all'utero durante il

periodo ovulatorio

4. Preserva gli spermatozoi vitali entro le cripte cervicali e consente

la loro liberazione fino a 3 giorni dall'eiaculazione.

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Spesso si manifesta come un’incapacità a produrre il normale muco

cervicale nella quantità e caratteristiche idonee. Ciò può essere

causato anche da infezioni che hanno danneggiato le ghiandole che

producono il muco. Altre volte nella cervice si trovano anticorpi

antispermatozoo che sono in grado di immobilizzare gli spermatozoi

stessi, anche in presenza di una quantità e di una consistenza normali

di muco cervicale. Tale condizione viene spesso detta

“incompatibilità di coppia”: si tratta di una forma di infertilità

immunologica molto rara.

In tutti questi casi il collo dell’utero può rappresentare una

barriera davvero impenetrabile.

Oggetto del nostro studio è stata l’alterazione del muco cervicale

nell’interazione con gli spermatozoi.

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Che cos’è il muco cervicale

E’ proprio ad opera delle ghiandole presenti nel collo o cervice

uterina che viene prodotto il muco cervicale, una secrezione

eterogenea, composta per il 90% da acqua.

Negli esseri umani, la cervice ha una struttura cilindrica di

diversi centimetri di lunghezza, composta principalmente da

tessuto muscolare e fibroso. Indicativamente al centro, la cervice

uterina è perforata da un dotto longitudinale denominato canale

endocervicale. L’estremità prossimale del canale

endocervicale (orifizio cervicale interno) si apre nella cavità

uterina, mentre l’estremità distale (orifizio cervicale esterno) è

situato nella parte superiore della vagina. L’orifizio cervicale

esterno è, usualmente, rivolto verso il fornice vaginale posteriore.

Dopo l’eiaculazione, l’orifizio esterno della cervice rimane

immerso nel liquido seminale deposto nel fornice della vagina

posteriore.

Il canale endocervicale è rivestito da una membrana mucosa che

forma un intricato sistema di pieghe e recessi denominate

cripte cervicali. È lo spazio più interno delle cripte che

immagazzina gli spermatozoi, ed è l’epitelio della mucosa che

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produce secrezioni vitali per il sostegno ed il trasporto degli

spermatozoi.

Il numero, la dimensione e la localizzazione delle cripte cervicali

variano con l’età e sono influenzati dall’ambiente ormonale

predominante nelle varie fasi del ciclo mestruale. Il canale

cervicale, inoltre, contiene cellule secernenti muco la cui quantità

e composizione dipende dal numero di cripte e dalla

concentrazione degli ormoni sessuali.

La quantità e la qualità del muco cambiano durante il ciclo sotto

l’influsso dei vari ormoni, ed è per questo che ci si può servire

dell’osservazione del muco per monitorare l’ovulazione.

Il muco ha soprattutto una funzione protettiva: è una sorta di

tappo del canale cervicale, che chiude il passaggio tra la vagina e

l’utero impedendo che batteri e altri organismi entrino nella

cavità uterina. Perciò per gran parte del ciclo il muco è

impenetrabile agli spermatozoi, e solo per alcuni giorni, in

prossimità dell’ovulazione, si trasforma in modo da consentire il

passaggio degli spermatozoi verso l’utero.

Al di fuori del muco gli spermatozoi non possono sopravvivere

nell’ambiente acido della vagina, e solo quelli che riescono ad

entrare nel muco riescono a sopravvivere.

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Dentro il muco fertile, che li protegge e gli fornisce nutrimento,

gli spermatozoi vivono molte ore (fino a 4-5 giorni), durante le

quali escono continuamente per raggiungere l’utero.

Il muco funziona dunque come serbatoio per gli spermatozoi; se

la quantità di muco non è sufficiente, o se le caratteristiche

chimiche lo rendono ostile agli spermatozoi, la fecondazione non

può avvenire anche se i rapporti avvengono nel periodo giusto.

Per cui l’interazione con le secrezioni del tratto riproduttivo

femminile è di importanza per la sopravvivenza e per la capacità

funzionale degli spermatozoi.

La valutazione dell’interazione tra spermatozoi e muco cervicale

è un importante criterio che deve essere incluso in ogni studio

completo di infertilità.

Il reperto di un’alterata interazione tra sperma e muco cervicale

può rappresentare un’indicazione per l’inseminazione o

applicazione di strategie terapeutiche.

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Caratteristiche chimico fisiche del muco cervicale

Il muco cervicale mostra particolari proprietà fisiche :

CONSISTENZA; SPINNABARKET e FERNING

(cristallizzazione a foglie di felce).

La consistenza è influenzata dalla aggregazione molecolare e

dalla concentrazione di proteine e ioni.

Il muco varia in consistenza durante il ciclo: è assai viscoso nella

fase premestruale (spesso ricco di cellule), mentre ha una

consistenza acquosa a metà del ciclo, subito prima

dell’ovulazione. Appena avvenuta l’ovulazione, la viscosità del

muco comincia nuovamente ad aumentare.

Lo spinnabarket (filanza) descrive le caratteristiche di fibrosità,

filanza ed elasticità del muco cervicale.

Il fernign si riferisce al grado e alle caratteristiche di

cristallizzazione (appunto a foglia di felce) che si osservano

quando il muco si essicca su una superficie di vetro.

Esso è un gel acquoso composto da una matrice proteica e dal

plasma cervicale. Entrambi i componenti sono molto ricchi di

acqua di cui sono composti all’85-95%. Quast’ultima agisce da

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mezzo idratante per la matrice proteica insolubile ad alta

viscosità e da veicolo per le molecole solubili del plasma

cervicale. I costituenti solubili del plasma cervicale sono

numerosi, Sali inorganici (soprattutto cloruro di sodio, potassio,

rame, zinco, calcio magnesio e così via), composti a basso peso

molecolare come: maltosio, proteine e lipidi. Il compito

principale di questi componenti consiste nel fornire un mezzo

adeguato alla preservazione ed alla migrazione dello sperma.

Nel tessuto cervicale sono presenti anche cellule plasmatiche

produttrici di IgG e IgM.

La parte centrale del muco cervicale, che ne determina l’aspetto a

gel e gran parte delle proprietà fisiche, è costituito da una

macromolecola denominata mucina. La produzione di mucina

è stimolata dagli estrogeni, ma le proprietà finali del muco

dipendono dal rapporto estrogeni/progesterone che, da un lato,

determina la quantità, dall’altro la sua viscosità.

Inoltre acqua, elettroliti, proteine solubili ed altre sostanze

provenienti dai vasi sanguigni determinano la composizione

finale del muco e di conseguenza le sue proprietà necessarie a

svolgere la sua funzione biologica principale e cioè permettere la

penetrazione allo sperma.

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Controllo ormonale del ciclo mestruale

Il ciclo mestruale è l’insieme dei meccanismi che portano la

donna all’ovulazione cioè alla maturazione della cellula uovo o

ovocita. L’intero ciclo è sotto il controllo dell’ipofisi e

dell’ipotalamo.

Le mestruazioni formano una normale parte di un processo

ciclico naturale che si svolge nelle donne sane tra la pubertà e la

fine della fertilità. L’inizio delle mestruazioni, conosciuto come

“menarca”, avviene attorno ai 12 anni, ma è normale tra gli 8

e i 16. fattori come l’eredità, la dieta e soprattutto la salute

possono accelerare o ritardare il menarca.

L’ultimo periodo, la menopausa, solitamente sopraggiunge tra i

45 e i 55 anni.

La presenza di mestruazioni non prova che l’ovulazione abbia

avuto luogo: le donne che non ovulano possono avere cicli

mestruali; questi sono definiti cicli anovulatori. inoltre,

l’assenza di mestruazioni non prova che la fertilizzazione sia

avvenuta poiché la mancata produzione dell’ormone in donne

non incinte può sopprimere in certe occasioni il flusso mestruale.

Il ciclo di una donna dura in media 28 giorni e può essere diviso

in 3 fasi sulla base degli eventi endocrini:

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FASE FOLLICOLARE

in questa fase del ciclo ovarico l’ipofisi rilascia una quantità

modesta di FSH (ormone follicolostimolante) e LH (ormone

luteinizzante) in risposta agli stimoli provenienti dall’ipotalamo;

in questa fase le cellule del follicolo immaturo dispongono di

recettori per l’ormone FSH ma non per l’ormone LH. Le

molecole di FSH inducono l’accrescimento da 5 a 7 follicoli

ovarici e le cellule di tale struttura in sviluppo producono

estrogeni. Il follicolo più grande secerne inibina che serve a

fermare i follicoli sopprimendo la produzione di FSH. Questo

follicolo dominante continua a crescere, forma un

rigonfiamento vicino alla superficie dell’ovaia, e diventa presto

competente per l’ovulazione. Una bassa concentrazione di

estrogeni da parte del follicolo mantiene la secrezione di

gonadotropine ipofisarie (FSH, LH) a livelli parimenti modesti

attraverso un meccanismo di feedback negativo.

Questi rapporti ormonali si modificano nella fase ovulatoria

quando il ritmo della secrezione di estrogeni da parte del

follicolo in sviluppo inizia a crescere molto rapidamente; per un

controllo di feedback positivo aumenteranno anche le

gonadotropine (FSH, LH). Ormai la maturazione del follicolo è

arrivata ad un punto tale che questa struttura dispone di recettori

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per l’ormone LH e può rispondere a questa molecola segnale che

determina nel follicolo stesso la definitiva maturazione;

l’ovulazione si verifica circa 24 h dopo la comparsa del picco di

LH, in seguito all’ovulazione, LH stimola la formazione del

corpo luteo, una particolare struttura cicatriziale che funziona

come ghiandola endocrina.

I follicoli producono estrogeni che iniziano la formazione di un

nuovo strato di endometrio nell’utero, storicamente conosciuto

come “endometrio proliferativo”.

Se fecondato, l’embrione sarà impiantato all’interno di questa

mucosa.

OVULAZIONE

Quando il follicolo è maturato, secerne abbastanza estradiolo da

portare al rilascio dell’ormone luteinizzante ( LH ). In ogni ciclo

medio questo rilascio di LH avviene intorno al 12 giorno e può

durare 48h. Il rilascio di LH fa maturare l’ovulo e indebolisce la

parete del follicolo ovario. Questo processo porta all’ovulazione :

il rilascio dell’ovulo maturo, la cellula più grande del corpo.

L’ovulo, lasciata l’ovaia, inizia il suo percorso attraverso le tube

di Falloppio, verso la cavità uterina.

L’orifizio del canale cervicale è aperto e da esso scende un muco

trasparente e filante. Si pensa che questo speciale tipo di muco

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cominci ad uscire dall’utero 24-48 h prima dell’ovulazione e che

duri 48 h. si ritiene che i 4 giorni successivi all’inizio della

secrezione di muco filante siano fecondi.

Il muco dell’ovulazione è alcalino, per permettere la

sopravvivenza degli spermatozoi, che nell’acidità vaginale

morirebbero in poche ora, e costituisce materialmente una strada

per entrare nell’utero.

FASE LUTEA (O LUTEINICA)

il corpo luteo è il corpo solido che si forma nelle ovaie dopo che

l’ovulo è stato rilasciato dalle tube di Falloppio, è cresciuto e si è

diviso. Dopo l’ovulazione, il follicolo residuo si trasforma in

corpo luteo con l’aiuto di ormoni secreti dall’ipofisi. Se è

avvenuta la fecondazione questo corpo produce, oltre gli

estrogeni, anche un altro ormone, il progesterone, che prepara la

mucosa dell’utero a ricevere l’uovo fecondato, favorendo

l’immagazzinamento di sostanze nutritive ed un maggiore

afflusso di sangue. Nel caso invece che l’uovo non sia stato

fecondato il corpo luteo degenera e cessa di produrre ormoni; di

conseguenza il livello di progesterone crolla. Parte della mucosa

uterina si stacca e viene espulsa assieme all’ovulo non fecondato,

dando origine ad una perdita di sangue che dura alcuni giorni e

che non è altro che la mestruazione.

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Alterazione del muco cervicale

Le alterazioni cicliche dei costituenti del muco cervicale umano

possono influenzare la capacità penetrativa degli spermatozoi e la

loro sopravvivenza: la penetrabilità agli spermatozoi inizia

approssimativamente alla nona giornata di un ciclo normale di 28

giorni, ed aumenta gradualmente per raggiungere il massimo in

corrispondenza dell’ovulazione. Successivamente, la

penetrabilità inizia a diminuire, prima ancora che sono evidenti

cambiamenti delle caratteristiche del muco.

La secrezione del muco cervicale non è un fenomeno casuale e

neppure dipendente dall’ovulazione; è invece un fenomeno

indotto dagli ormoni ovarici.

In base agli ormoni coinvolti vengono distinti due tipi principali

di muco:

• tipo E : estrogenodipendente;

• tipo G : progestinodipendente;

entrambi sono sempre presenti in porzioni variabili.

Il tipo E è prodotto in seguito al 17-beta-estradiolo (estrogeno) e

in fase preovulatoria rappresenta il 97% del muco prodotto.

il muco di tipo E ha una struttura di macromolecole filiformi che

si dispongono parallelamente.

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Può essere ulteriormente diviso in EL in cui la struttura è

organizzata in canali verticali ma molto stretti che permettono a

stento il passaggio degli spermatozoi e in ES in cui i canali sono

più larghi e permettono un facile passaggio degli spermatozoi. Il

muco di tipo G ha una struttura costituita di micelle piccole con

spazi irregolari che non formano canali ordinati bensì una sorta

di rete e impedisce di fatto il passaggio degli spermatozoi.

Il muco man mano che ci si avvicina all’ovulazione diventa

sempre più organizzato in canali facilmente attraversabili dagli

spermatozoi, il muco ovulatorio contiene il 20-25% di ES, il 72

% di EL ed il 3% di G.

Il muco EL ha una funzione di sostegno dei canali che sono

formati prevalentemente da muco di ES, inoltre EL ha anche la

funzione di intrappolare gli spermatozoi anomali in quanto non

hanno quasi mai un andamento rettilineo.

Il fattore cervicale di infertilità è dovuto alla produzione di muco

non idoneo alla penetrazione degli spermatozoi e/o anticorpi da

parte della mucosa endocervicale.

Le cause che stanno alla base del fattore cervicale possono

essere:

ANATOMICHE

- anatomiche sul collo dell’utero;

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- sinechie cervicali;

FUNZIONALI

- muco cervicale ostile;

- muco cervicale acido;

INFIAMMATORIE

- endocerviciti;

IMMUNOLOGICHE

- produzione di anticorpi antispermatozoi;

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La consistenza del muco cervicale

E’il più importante dei fattori che influenzano la penetrazione

degli spermatozoi. Durante la fase ovulatoria, a metà del ciclo, la

resistenza alla progressione degli spermatozoi è minima, mentre

un muco viscoso, come quello che si osserva nella fase luteinica,

rappresenta una barriera impenetrabile. Detriti cellulari e

leucociti, nel muco cervicale, possono impedire la migrazione

degli spermatozoi.

Il muco cervicale subisce delle modificazioni nel corso del ciclo

ovulatorio in relazione alle variazioni ormonali. In particolare

l’aspetto, la consistenza e la quantità di questo fluido si

modificano in relazione al cambiamento dei livelli di estrogeni.

Gli estrogeni hanno un andamento del tutto particolare durante

tutto il ciclo mestruale.

Durante la fase follicolare aumentano progressivamente la

vascolarizzazione, la congestione, l’edema e la secrezione

mucosa. L’orifizio uterino esterno si apre di circa 3 mm

momento dell’ovulazione per poi tornare ad 1 mm. L’aumento di

estrogeni causa un aumento della quantità del muco cervicale di

10-30 volte. L’azione degli estrogeni determina la secrezione di

un muco sempre più abbondante, fluido e più filante.

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L’elasticità del muco (filanza) aumenta, come accade per

l’arborizzazione (arborizzazione a foglie di felce del muco

essiccato su un vetrino ed esaminato al microscopio), che diventa

più evidente subito prima dell’ovulazione.

L’arborizzazione indica l’aumentata concentrazione di NaCl nel

muco cervicale, un effetto degli estrogeni.

Se gli estrogeni sono in scarsa quantità, il muco sarà assente o in

misura ridotta: muco scarso, denso e poco filante.

Durante la fase luteinica, il progesterone determine ispessimento

del muco cervicale che diventa meno fluido e perde la sua

elasticità e la capacità di determinare l’arborizzazione a “foglia di

felce”.

È stato documentato che in realtà solo una minoranza di

spermatozoi eiaculati procede verso il tratto genitale superiore;

molti permangono in vagina e vengono inattivati. A livello del

canale cervicale lo sperma entra in contatto con il muco che, se

da un lato agisce da barriera per gli spermatozoi con anomalie

della motilità e della morfologia, dall’altro con la sua

microarchitettura , sensibile al clima estrogenico, guida gli

spermatozoi verso la cavità uterina. Sotto l’influenza degli

estrogeni la cervice secerne un muco estremamente idratato, in

cui il contenuto di acqua può raggiungere il 96%, essendo la

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quota di idratazione correlata alla capacità di penetrazione degli

spermatozoi: la valutazione dell’idratazione del muco

cervicale è infatti parametro affidabile per individuare i

giorni fertili del ciclo.

Inoltre le cripte della mucosa cervicale sembrano in grado di

“intrappolare” gli spermatozoi per conservarlo e dargli una via

preferenziale nella risalita verso la cavità uterina.

Il muco rappresenta il FATTORE PRIMARIO DI

FECONDITà, cioè la condizione prima ed indispensabile di

penetranza e di migrazione, nelle vie genitali femminili, degli

spermatozoi.

La fecondità o capacità di penetranza e di migrazione degli

spermatozoi, essendo regolata dall’andamento delle secrezione

mucosa cervicale, varierà con le modificazioni della struttura

chimico-fisica del muco.

Ci sarà così, in base alla quantità e alla qualità del muco

cervicale, più o meno capacità di penetranza spermatica.

L’indice di possibilità di concepimento varierà, di conseguenza,

continuamente entro il periodo di secrezione di muco. Seguendo

le variazioni di questo.

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Anticorpi anti spermatozooi

Il sistema mucoso rappresenta il sistema immunocompetente più

importante nell’organismo femminile per la produzione degli

anticorpi provenienti dalle plasmacellule. Gli ASAb

appartengono alla classe IgA, mentre quelli circolanti nel sangue

o nella linfa appartengono alla classe IgG e IgM.

Una donna sessualmente attiva viene esposta continuamente a un

gran numero di antigeni spermatici da quando comincia i suoi

rapporti sessuali, che, però, normalmente non attivano il suo

sistema immunocompetente se non in particolari condizioni.

Vi sono molte teorie al riguardo: traumi, periodi mestruali,

lesioni dell’epitelio della cervice e così via.

La presenza di ASAb nel muco cervicale determina

agglutinazinone e immobilizzazione degli spermatozoi, dopo la

deposizione in vagina e la loro successiva penetrazione nel muco.

Ciò impedisce a quegli spermatozoi la risalita nel canale

cervicale dopo la loro deposizione in vagina nel muco cervicale e

quindi il raggiungimento dell’ovulo nelle tube.

Vanifica quindi i rapporti, anche quelli “mirati” nel giorno

ovulatorio, e provoca infertilità di coppia inspiegata, che talora

può diventare anche molto prolungata. Va anche considerato che

gli ASAb del muco cervicale producono alterazioni della

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membrana degli spermi penetrati che diventano inabili alla

fertilizzazione, sia per alterazioni della membrana della testa, che

per alterazioni del DNA ivi contenuto. L’abitudine di considerare

il test per la ricerca degli anticorpi per ultimo, dopo aver

condotto a termine tutti gli altri o dopo terapie prolungate che

non portano a nessun risultato, produce fino al 5% delle cause

che producono infertilità inspiegata di coppia. Talora esistono

nella storia clinica di queste pazienti diversi Post-Coital-Tests

negativi, con presenza di muco ovulatorio ottimale per

consistenza, filanza e ferning, ma con chiara presenza in esso di

spermatozoi agglutinati e immobilizzati, di partners che

mostrano, peraltro in più esami seminali, concentrazioni

spermatiche per unità di volume, nella norma.

Quando gli ASAb sono riscontrabili nel muco cervicale (IgA)

sono riscontrabili anche nel siero come IgG e IgM per cui le

ricerche devono essere effettuate in entrambi i sistemi.

Le coppie con anticorpi anti-spermi non devono essere

considerate sterili ma poco fertili.

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Felcizzazione

La cristallizzazione del muco cervicale dipende dalla % di

elettroliti e dalla composizione chimica del secreto cervicale per

effetto della produzione di estrogeni, dai quali dipende pure la

quantità del muco stesso, che nel periodo periovulatorio

raggiunge i 700 mg/24h.

La cristallizzazione è indicativa di una sufficiente produzione di

estrogeni da parte dell’ovaio : si manifesta con la comparsa di

una cristallizzazione a "piccole foglie di felce" già al 5°-6°

giorno del ciclo, con arborizzazioni progressivamente più grandi

fin verso il 12° giorno ed un ulteriore aumento della superficie

delle foglie di felce in fase ovulatoria.

Questa caratteristica insieme alla presenza di un muco chiaro,

limpido, trasparente ma soprattutto poco viscoso e filante

favorisce la progressione degli spermatozoi dalla vagina

all’interno dell’utero.

Infatti il fenomeno della cristallizzazione evidenzia che in esso si

formano canali percorribili dagli spermatozoi al fine di facilitarne

la progressione.

Il muco cervicale è indubbiamente uno dei mezzi migliori per

garantire la motilità degli spermatozoi, infatti, sono stati ritrovati

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spermatozoi mobili nel canale cervicale fino a 205 h dopo il

coito.

Per cui la cervice uterina e la sua secrezione fungono sia da

serbatoio che da selettore di spermatozoi.

Le condizioni patologiche che compromettono una qualsiasi delle

complicate funzioni della cervice, possono causare un’alterazione

della penetrazione dello sperma e quindi infertilità. Tra tutte le

possibili alterazioni cause d’infertilità il trasporto alterato dello

sperma rappresenta una malattia della cervice uterina. Per una

valutazione del muco esistono diversi test, tra questi il test

postcoitale (PCT) che si basa sulla valutazione del numero di

spermatozoi in movimento qualche ora dopo il coito.

L’approccio generale alla classificazione ed al trattamento

dell’infertilità dovuta ad un’alterazione della funzione cervicale

può essere sintetizzato nei seguenti termini:

• Nei casi di ridotta penetrazione spermatica dovuta a deficienza

estrogenica, la valutazione del fattore cervicale rivela una

risposta normale della mucosa endocervicale alla stimolazione

esogena. Dopo la somministrazione di etinilestradiolo, viene

prodotto un muco abbondante, con qualità fisiche e biologiche

normali. In questi casi, il fattore cervicale è normale, e

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l’induzione dell’ovulazione con gonadotropine umane

determinerà una corretta stimolazione della cervice, una

produzione di muco adeguato ed una normale penetrazione

spermatica. Test postcoitali persistentemente negativi,

concomitanti con la ridotta penetrazione dello sperma del marito

attraverso il muco della moglie e dell’eventuale donatrice,

indicano un difetto spermatico che può essere più o meno

evidenziato all’esame del liquido seminale.

• Nei casi di test postcoitali anormali che mostrano ripetutamente

un’assenza totale di sperma nel muco cervicale, ma in cui risulti

un buon muco cervicale facilmente penetrabile dallo sperma del

marito in vitro, il problema principale riguarda un’alterazione

della deposizione spermatica. In casi rari e facilmente

diagnosticabili, una deposizione spermatica alterata può essere

imputata a ragioni anatomiche, quali differenti gradi di ipospadia,

malposizione cervicale o prolasso uterino grave. Nella maggior

parte dei casi essa deriva da una funzione sessuale impedita.

Impotenza celata o non comunicata sono le cause principali di

questa alterazione. In tali casi, l’inseminazione artificiale con

sperma del partner rappresenta il trattamento più efficace. Va

ricordato che questa terapia costituisce semplicemente una

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soluzione medica efficace e non deve essere mai applicata senza

una concomitante terapia psicologica e/o sessuologica.

• La mancanza di una risposta da parte delle cripte endocervicali

alla stimolazione estrogenica (dismucorrea) può costituire la

sequela tardiva di un processo infiammatorio o la conseguenza di

tecniche chirurgiche quali la conizzazione, l’amputazione o

l’elettrocoagulazione della cervice uterina. Una delle tecniche

che trova maggiore risultato è l’inseminazione intrauterina,

utilizzando sia l’eiaculato frazionato che lo sperma “purificato”

del marito.

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Alterazioni Anatomiche

Altre cause di infertilità femminile possono riguardare anomalie

dell’utero sia della sua parte più estesa in addome, cioè il corpo

uterino, sia di quello che sporge in vagine, il collo o cervice. I

fibromi, ad esempio, sono masse fibrose che frequentemente si

trovano nell’utero ma di rado sono causa di infertilità a meno che

non sporgano in cavità uterina. Il corpo dell’utero può presentare

delle malformazioni come i setti, specie di speroni che sporgono

in cavità uterina e disturbano l’impianto dell’embrione quando

superano certe dimensioni.

Il collo dell’utero, invece, può essere responsabile del fattore

cervicale di infertilità femminile. Questo si può verificare nel

caso dell’aplasia o agenesia : malformazione congenita

caratterizzata da assenza o arresto dello sviluppo di un tessuto o

di un organo durante il processo di differenziamento e sviluppo

embrionale.

Se infatti viene a mancare il collo dell’utero, dove sono presenti

le cellule responsabili della secrezione del muco cervicale, gli

spermatozoi in assenza di muco non possono risalire in cavità

uterina e poi verso le tube.

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Endocerviciti

Le infiammazioni della mucosa del canale cervicale sono

determinate dall’arrivo di germi che possono raggiungerla sia in

conseguenza di infezioni primitivamente genitali che di infezioni

delle vie urinarie propagatesi dal tratto genitale.

Nelle forme batteriche di infezioni i germi si localizzano e si

moltiplicano all’interno delle ghiandole: la prima conseguenza è

rappresentata da un eccesso delle secrezioni cervicali, che

modificano il pH (da lievemente alcalino a lievemente acido) e

tale variazione implica una modificazione del normale habitat

della flora vaginale.

Causa di infiammazione sono anche la comparsa di aderenze,

chiamate anche adesioni o sinechie, sono formazioni di tessuto

che legano tra loro organi o parti che normalmente sarebbero

staccati.

Un tipo particolare di aderenze sono quelle che si formano dentro

l’utero ( SINECHIE ENDOUTERINE ) o nel collo ( SINECHIE

INRTACERVICALI ), alle quali si dà il nome di Sindrome di

Asherman. Queste aderenze occludono più o meno

completamente il canale cervicale, impedendo la normale

produzione di muco cervicale, e quindi possono causare difficoltà

nel concepimento o aborto; spesso causano irregolarità mestruali

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( in particolare una diminuzione del flusso ) che possono arrivare

fino all’amenorrea.

Qualunque cosa provochi un trauma o un’infiammazione nella

zone peritoneale può causare la formazione di aderenze.

Le cause più comuni delle aderenze sono infatti:

- INTERVENTI CHIRURGICI sugli organi genitali; ad esempio un

raschiamento dell’utero è la prima causa di adesioni intrauterine;

- INFEZIONI ACUTE o CRONICHE in particolare dovute a malattie

sessualmente trasmesse;

- ENDOMETRIOSI, che creano uno strato di infiammazione perenne e la

formazione di aderenze in tutti gli organi pelvici.

Le aderenze sono a volte totalmente asintomatiche, ma possono

provocare dolore pelvico anche forte, dolori mestruali, crampi e

dolori intestinali.

Le aderenze possono essere rimosse chirurgicamente;

l’intervento dà buoni risultati per le aderenze uterine, mentre le

percentuali di gravidanza sono basse dopo gli interventi alle tube.

L’alternativa è la procreazione assistita.

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Tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita

Si definiscono come tecniche di PMA tutte quelle procedure che,

agendo direttamente sugli spermatozoi ( gamete maschile ), gli

ovociti (gamete femminile) o gli embrioni, consentono di

superare alcuni ostacoli alla fecondazione naturale per un

progetto finalizzato a realizzare una gravidanza.

Le tecniche di PMA sono attualmente rappresentate da una vasta

gamma di opzioni terapeutiche a diverso grado di invasività, sia

tecnica che psicologica sulla coppia. Tali tecniche vengono

classificate in I, II, e III livello sulla base della loro complessità e

del grado di invasività.

La tecnica che viene utilizzata per ovviare il problema del muco

cervicale è l’inseminazione intrauterina: è una procedura di

Procreazione Medicalmente Assistita di I livello basata sulla

deposizione del seme opportunamente preparato direttamente

all’interno della cavità uterina, sincronizzando tale procedura con

l’ovulazione.

A seconda della zona ove viene depositato il seme

l’inseminazione viene definita INTRACERVICALE (nel collo

dell’utero ), INTRAUTERINA ( nella cavità uterina ),

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INTATUBARICA ( nelle tube ), INTRAPERITONEALE ( nella

cavità addominale, non più in uso ).

Oggigiorno è prassi comune ricorrere all’inseminazione

intrauterina, che è quella di più semplice esecuzione. Si divide in

OMOLOGA ed ETEROLOGA a seconda che si usi il seme del

partner maschile della coppia o si ricorra alla banca del seme

(consentito soltanto in alcuni paesi esteri).

L’inseminazione artificiale omologa viene praticata

principalmente nei casi di ostilità del muco cervicale ed in alcuni

casi di sterilità inspiegata : in periodo periovulatorio il seme del

partner viene deposto direttamente nella cavità uterina, evitando

così il contatto con il muco cervicale.

L’inseminazione artificiale eterologa è stata vietata in Italia a

seguito della legge 40 del 2004 che regolamenta la procreazione

medicalmente assistita.

L’inseminazione intrauterina ( IUI ), è spesso associata a

stimolazione farmacologia per indurre la stimolazione follicolare.

Il razionale di tale tecnica è volta ad aumentare il numero di

spermatozoi che raggiungono le tube superando la barriera

cervicale ed a correggere disfunzioni che possono risultare

misconosciute durante l’iter diagnostico.

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I presupposti affinché sia possibile ricorrere all’inseminazione

intrauterina sono:

- l’assenza di un fattore maschile di infertilità di grave entità;

- l’assenza di alterazioni a carico delle tube;

Questa tecnica riconosce come principali indicazioni:

- presenza di oligo-spermia moderata;

- endometriosi minima;

- fattore cervicale ( anche di tipo immunologico );

- insufficienza della fase luteale;

- tutte le condizioni di infertilità idiopatica in cui sia stata

esclusa la presenza di alterazioni a carico delle tube o

del tratto genitale inferiore;

Come si procede : generalmente si esegue una stimolazione

ovarica; normalmente in un ciclo spontaneo la donna produce un

solo follicolo dominante; in questa procedura si esegue una

induzione controllata dell’ovulazione ottenendo la produzione di

un numero di follicoli maggiori di uno anche se pur sempre in un

numero limitato; quando la tecnica follicolare appare

soddisfacente, il medico induce l’ovulazione mediante la

somministrazione di un farmaco ( HCG ). Circa 2h prima del

momento scelto per l’inseminazione si richiede all’uomo di

fornire un campione del liquido seminale. Si procede al

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trattamento del seme in laboratorio per selezionare gli

spermatozoi dotati di una maggiore vitalità e per eliminare germi

e detriti.

Il seme così preparato viene caricato in un tubicino di plastica (

catetere ) ed introdotto in cavità uterina. La paziente dopo circa

30 minuti può tornare a casa.

La tecnica non prevede anestesia né locale né generale, e si può

paragonare come grado di invasività all’esecuzione di un pap-

test.

Può essere fatta su ciclo spontaneo ( senza stimolazione ) o su

ciclo stimolato ( stimolazione ovarica ).

I vantaggi del ciclo spontaneo sono l’assenza, in pratica, di

stimolazione farmacologica per la donna.

Lo svantaggio maggiore dello spontaneo risale nel fatto che un

solo ovocita, nella maggior parte delle ipotesi, viene ovulato e

pertanto le chance di successo sono teoricamente più basse.

L’immissione direttamente dentro la cavità uterina permette di

abbreviare quindi il cammino che dovranno effettuare gli

spermatozoi stessi, evitando di incontrare la cervice uterina,

luogo a volte impenetrabile per la presenza di muco ostile, o di

anticorpi anti-spermatozoo.

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Il rischio di questa tecnica è gravidanza plurima in caso di

eccessiva o incontrollata stimolazione.

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SCOPO DEL LAVORO

Lo studio condotto nella presente tesi si basa sull’analisi del

muco cervicale di pazienti arrivati al centro con diagnosi di

infertilità idiopatica (cioè quando il medico non ha potuto

determinare la causa dell’infertilità della coppia), ed in caso di

programmazione di rapporti mirati.

Nell'ambito dello studio dei fattori che possono essere alla base

di condizioni di infertilità femminile i dosaggi ormonali

rivestono un ruolo di fondamentale importanza.

Essi possono essere eseguiti in diversi momenti del ciclo

mestruale. In linea di massima possiamo distinguere esami basali

(eseguiti nelle fasi iniziali del ciclo mestruale) ed esami eseguiti

in seconda fase.

Gli esami basali hanno principalmente lo scopo di valutare la

riserva ovarica e di escludere la presenza di patologie che

possono interferire sulla funzione riproduttiva. Essi vengono in

genere eseguiti il 2° o al massimo il 3° giorno del ciclo e

consistono principalmente nel dosaggio di FSH, LH, Estradiolo,

Progesterone, Prolattina.

Il dosaggio di alcuni ormoni al di fuori della fase basale riveste in

primo luogo un ruolo di rilievo nella diagnostica dell'ovulazione.

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Al momento dell'ovulazione infatti il follicolo si trasforma

divenendo corpo luteo il quale secerne progesterone. Questo

ormone agisce a livello della mucosa dell'utero (cioè

dell'endometrio) inducendone una trasformazione secretiva che è

fondamentale per accogliere l'embrione. Il dosaggio del

progesterone dopo il 14° giorno del ciclo ha quindi un ruolo

fondamentale ai fini di valutare il realizzarsi del fenomeno

ovulatorio. Ulteriori dosaggi servono inoltre per cercare di capire

se la seconda fase del ciclo è di lunghezza adeguata, esistono

infatti delle condizioni di insufficienza luteinica in cui i livelli di

progesterone si riducono troppo precocemente inducendo un

anticipo delle mestruazioni ed impedendo pertanto un adeguato

impianto dell'embrione.

Avendo eseguito i dosaggi ormonali basali e soprattutto gli

intermedi di ciclo in pazienti stimolati e non, abbiamo osservato

alterazioni del quadro ormonale; sono state associate queste

alterazioni endocrine con la qualità del muco cervicale.

A tal fine abbiamo selezionato 18 pazienti, prelevando il muco

cervicale nel periodo periovulatorio ed eseguendo un PCT (Post

Coital Test).

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MATERIALI E METODI

POST COITAL TEST

Usato molti anni nella diagnostica di sterilità di coppia il Post

Coital Test (PCT) o test di Sims Hunter anche se non esente da

discussioni e controversie, ancora oggi rimane (secondo molti)

un esame insostituibile e di grande utilità.

Il suo scopo è quello di valutare le caratteristiche del muco

cervicale e la quantità-motilità degli spermatozoi in esso presenti

dopo alcune ore dal rapporto sessuale.

Può essere ritenuto come uno strumento di indagine inserito tra

quelle che sono le indagini di I livello (basilari) nella diagnostica

della coppia sterile; fornisce infatti fondamentali e preziose

informazioni “in vivo” sull’interazione sessuale uomo-donna

senza alcun artificio laboratoristico.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE DEL MUCO CERVICALE

I prelievi non sono dolorosi, non vi è alcun rischio e non è

necessario il ricovero; l’unico discomfort è legato alla necessità

di uno speculum vaginale con la paziente in posizione

ginecologica (tipica posizione assunta in occasione della visita

ostetrico-ginecologica).

L’orifizio esterno deve essere delicatamente pulito con un

tampone di cotone per rimuovere eventuali contaminanti vaginali

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esterni. Vengono quindi condotti dei prelievi nel fornice vaginale

(fondo alla vagina), sulla superficie del collo uterino (orifizio

uterino esterno) ed al suo interno (canale cervicale).

Il muco viene prelevato aspirando con una siringa da tubercolina

(senza ago), una siringa da muco, una pipetta o un capillare di

polietilene.

Se è possibile la qualità del muco dovrebbe essere valutata

immediatamente dopo il prelievo, in caso contrario dovrà essere

conservato con cura fino al momento dell’osservazione.

Il muco può essere conservato nella stessa siringa per

tubercolina, in capillari di polietilene o in piccole provette, chiuse

con un tappo o con carta paraffinata per evitarne la

disidratazione, e facendo attenzione a ridurre al minimo la

quantità di aria nel contenitore per la conservazione. I campioni

dovranno essere conservati in frigorifero a 4 °C per un periodo

che non superi i 5 giorni. Il muco dovrà essere utilizzato

preferibilmente entro 2 giorni dal prelievo, registrando il tempo

intercorso tra la raccolta e l’utilizzo. Non devono essere effettuati

test di penetrazione spermatozoaria o prove reologiche su

campioni di muco che siano stati congelati e scongelati.

VALUTAZIONE DEL MUCO CERVICALE

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La valutazione delle proprietà del muco cervicale comprende lo

studio della filanza, della cristallizzazione, della consistenza e del

pH.

Queste caratteristiche del muco cervicale sono quantificate

secondo il sistema definito da Moghissi (1976), basato

sull’originaria proposta di Insler et al. (1972). Il punteggio

massimo è 15, ma un punteggio superiore a 10 è generalmente

indice di una buona qualità di muco, capace cioè di favorire la

penetrazione degli spermatozoi; un punteggio inferiore a 10,

invece, indica un muco di qualità scadente. Il punteggio deriva

dal volume del muco cervicale raccolto e da quattro variabili che

descrivono il suo aspetto e le sue caratteristiche (consistenza,

cristallizzazione, filanza e cellularità). Il pH del muco non

compare nel calcolo del punteggio totale del muco cervicale, ma

dovrebbe essere misurato come un importante fattore

nell’interazione tra spermatozoi e muco cervicale (Eggert-Kruse

et al., 1993).

VOLUME

Il volume viene valutato come segue:

0 = 0 ml 1 = 0,1 ml 2 = 0,2 ml 3 = 0,3 ml o più. CONSISTENZA

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La consistenza del muco cervicale è il più importante dei fattori

che influenzano la penetrazione degli spermatozoi. Durante la

fase ovulatoria, a metà ciclo, la resistenza alla progressione degli

spermatozoi nel muco è minima, mentre un muco viscoso, come

quello che si osserva nella fase luteinica, rappresenta una barriera

impenetrabile. Detriti cellulari e leucociti, nel muco cervicale,

possono impedire la migrazione degli spermatozoi, ed anche

estese endocerviciti possono essere associate ad una ridotta

fertilità.

Alla consistenza si attribuisce il seguente punteggio:

0 = muco premestruale, compatto, altamente viscoso

1 = muco di viscosità intermedia

2 = muco leggermente viscoso

3 = muco preovulatorio (metà ciclo), minimamente viscoso.

CRISTALLIZZAZIONE

La cristallizzazione viene valutata esaminando il muco

asciugato all’aria sopra un vetrino portaoggetti. Una simile

preparazione può evidenziare diversi pattern di cristallizzazione

che possono avere un aspetto simile ad una felce. In funzione

della composizione del muco, la “foglia di felce” può avere solo

un ramo primario, o il ramo può essere ramificato una, due o tre

volte, per formare, rispettivamente, rami secondari, terziari e

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quaternari. Devono essere analizzati diversi campi all’interno del

preparato, ed il punteggio indica il più alto grado di

cristallizzazione del campione,secondo le seguenti definizioni:

0 = mancanza di cristallizzazione

1 = cristallizzazione atipica

2 = cristallizzazione con ramificazioni primarie e secondarie

3 = cristallizzazione con ramificazioni terziarie e quaternarie.

FILANZA

Il muco cervicale posto su un vetrino portaoggetti viene toccato

con un coprioggetto o con un secondo vetrino, tenuto

trasversalmente, che viene poi delicatamente sollevato. La

lunghezza del filamento di muco cervicale che si forma tra i due

vetrini viene misurata in centimetri, e classificata come segue:

0 = < 1 cm

1 = da 1 a 4 cm

2 = da 5 a 8 cm

3 = 9 cm o più.

CELLULARITÀ

Il conteggio di tutte le cellule dovrebbe essere espresso in

cellule/mm3 (ml). Una stima del numero dei leucociti e di altre

cellule nel muco cervicale, tradizionalmente, si basa sul numero

contato in campo ad alto numero di ingrandimenti (HPF). Una

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combinazione di lenti che produce HPF è un oculare ad ampio

campo (diametro di apertura 20 mm) da 10x ed un obiettivo da

40x. Dal momento che l’ampiezza del campo visivo del

microscopio è uguale al diametro dell’apertura dell’oculare

diviso per l’ingrandimento dell’obiettivo, questo sistema di lenti

produce un campo microscopico con un diametro approssimativo

di 500 mm. Lo spessore del preparato, allo stesso modo, può

venire standardizzato appoggiando il coprioggetto sopra del

grasso al silicone contenente sferette di vetro di 100 mm

(Drobnis et al., 1988). Se lo spessore del campo d’osservazione è

di 100 mm, il suo volume dovrebbe essere 0,02 mm3. Di

conseguenza, in queste condizioni, il conteggio di 10 cellule/HPF

corrisponde ad approssimativamente a 500 cellule/mm3.

I valori per la classificazione delle cellule sono:

0 = > 20 cellule/HPF o > 1000 cellule/mm3

1 = 11-20 cellule/HPF o 501-1000 cellule/mm3

2 = 1-10 cellule/HPF 01-500 cellule/mm3

3 = 0 cellule.

PH

Il pH del muco del canale endocervicale dovrebbe essere

misurato con una apposita cartina, range 6,4-8,0, in situ oppure

subito dopo la raccolta. Se il pH viene misurato in situ, bisogna

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prestare attenzione ad agire correttamente, dal momento che il

pH del muco esocervicale è sempre più basso di quello del muco

del canale endocervicale. E’ necessario inoltre prendere

precauzioni per evitare la contaminazione con le secrezioni

vaginali, che hanno un pH acido.

Gli spermatozoi sono sensibili alle variazioni di pH del muco

cervicale: un muco acido immobilizza gli spermatozoi, mentre un

muco alcalino può esaltarne la motilità. Una eccessiva basicità

del muco cervicale (pH superiore a 8,5) può, tuttavia, avere un

effetto negativo sulla vitalità degli spermatozoi. Il valore ottimale

del pH per la migrazione e la sopravvivenza degli spermatozoi

nel muco cervicale è compreso tra 7,0 e 8,5, il range di pH, cioè,

del muco periovulatorio normale. Un valore di pH compreso tra

6,0 e 7,0, tuttavia, può ancora essere ritenuto compatibile con la

penetrazione degli spermatozoi.

In alcuni casi il muco cervicale può essere sensibilmente più

acido, sia per una alterata secrezione, sia per la presenza di

un’infezione batterica.

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RISULTATI

Durante il periodo dello svolgimento della presente tesi abbiamo

studiato 18 coppie, i maschi avevano i requisiti di inserimento in

un programma di rapporti mirati, le donne non mostravano

particolari alterazioni ormonali basali. Le donne sono state

sottoposte al prelievo di muco cervicale dopo circa 6-8 ore dal

rapporto, successivamente si è proceduto alla valutazione dei

parametri rilevanti ai fini dell’attribuzione di un punteggio al test,

facendo particolare attenzione alla valutazione della

cristallizzazione:

o 8 donne hanno presentato un muco cervicale con punteggio ≥

di 10 e quindi idoneo alla penetrazione degli spermatozoi. Di

queste donne, in quattro casi la cristallizzazione del muco si

presentava primaria e secondaria mentre negli altri quattro

casi la cristallizzazione si prentava terziaria e quaternaria.

o 8 donne hanno presentato un muco con punteggio < di 10 e >

5 e quindi sfavorevole alla penetrazione degli spermatozoi;

infatti all’esecuzione del PCT si è osservata una bassa

presenza di spermatozoi in 7 casi, rendendo pertanto il test

insufficiente, in 1 solo caso si è osservata buona presenza di

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spermatozoi con relativo PCT medio. Tutti i casi presentano

una cristallizzazione soltanto primaria o secondaria.

o Due donne hanno presentato un muco con punteggio ≤ di 5 e

quindi ostile alla penetrazione degli spermatozoi; infatti

all’esecuzione del PCT questo è risultato insufficiente in un

caso, in cui la cristallizzazione era assente, e negativo

nell’altro dove la cristallizzazione era atipica.

Punteggio Muco Cervicale

8

8

2

Ideale

Sfavorevole

Ostile

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N° Giorno Ciclo E2 LH Prog Volume Consistenza Ferning Spinnbarkeit Cellularità Muco PCT

1 14 1221 12,54 5,29 2 2 2 3 3 12 Eccellente

2 11 431 3,84 0,82 3 2 3 1 3 12 Medio

3 13 272 27 3,18 1 3 2 2 3 11 Medio

4 13 885 7,4 6,2 2 1 2 1 2 8 Medio

5 9 315 6,87 1,2 3 3 3 1 3 13 Medio

6 14 82 9,5 3,38 1 2 2 1 1 7 Insufficiente

7 11 2136 1,66 1,07 2 1 0 0 1 4 Insufficiente

8 12 1749 1,77 10,97 3 0 1 1 1 6 Insufficiente

9 10 765 7,3 0,4 3 2 2 1 2 9 Insufficiente

10 16 725 19,5 1,24 3 2 1 1 2 9 Medio

11 12 1578 8,56 2,7 3 1 2 1 2 9 Insufficiente

12 14 683 3,82 0,91 3 2 2 2 2 11 Buono

13 11 1160 4,89 1,66 3 2 3 2 2 12 Buono

14 12 1363 13,7 10,05 1 2 2 1 1 7 Insufficiente

15 12 170 37,4 1,17 1 1 2 2 1 7 insufficiente

16 14 884 16,2 1,3 3 2 3 3 1 12 Buono

17 13 87 45 5,6 1 1 1 1 1 5 Negativo

18 12 1126 63,5 1,62 2 2 2 3 2 11 Medio

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DISCUSSIONE

Dall’elaborazione dei dati ottenuti nel presente lavoro si evince

che i pazienti con un punteggio di muco ≥ di 10 mostrano

normalità dei singoli parametri indagati e associazione con un

normale assetto ormonale.

Ferning in pz con Muco Ideale

441° e 2°

3° e 4°

N° E2 LH Prog Vol Consistenza Ferning Spinnbarkeit Cellularità Muco

5 315 6,87 1,2 3 3 3 1 3 13

1 1221 12,54 5,29 2 2 2 3 3 12

2 431 3,84 0,82 3 2 3 1 3 12

13 1160 4,89 1,66 3 2 3 2 2 12

16 884 16,2 1,3 3 2 3 3 1 12

3 272 27 3,18 1 3 2 2 3 11

12 683 3,82 0,91 3 2 2 2 2 11

18 1126 63,5 1,62 2 2 2 3 2 11

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Foto: 1 – muco ideale, cristallizzazione terziaria e quaternaria.

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Foto: 2 – muco ideale, cristallizzazione terziaria e quaternaria.

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I pazienti che mostrano un punteggio di muco < di 10 e > di 5

presentano almeno una alterazione in 1 dei 5 parametri presi in

considerazione per la valutazione, inoltre mostrano delle

alterazioni in uno dei tre ormoni indagati per lo studio della

funzione ovulatoria.

Ferning in pz con Muco Sfavorevole

261° e 2°

Atipica

N° E2 LH Prog Vol Consistenza Ferning Spinnbarkeit Cellularità Muco

9 765 7,3 0,4 3 2 2 1 2 9

10 725 19,5 1,24 3 2 1 1 2 9

11 1578 8,56 2,7 3 1 2 1 2 9

4 885 7,4 6,2 2 1 2 1 2 8

6 82 9,5 3,38 1 2 2 1 1 7

14 1363 13,7 10,05 1 2 2 1 1 7

15 170 37,4 1,17 1 1 2 2 1 7

8 1749 1,77 10,97 3 0 1 1 1 6

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Foto: 3 – muco sfavorevole, cristallizzazione primaria e secondaria

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Delle due donne che hanno un punteggio di muco cervicale ≤ a 5,

una ha mostrato un quadro ormonale tipico di disendocrinopatia,

l’altra paziente presentava un normale assetto ormonale, ma

verosimilmente il test è stato eseguito in netto anticipo rispetto al

periodo ovulatorio.

Ferning in pz con Muco Ostile

1 1 Assente

Atipico

N° E2 LH Prog Vol Consistenza Ferning Spinnbarkeit Cellularità Muco

17 87 45 5,6 1 1 1 1 1 5

7 2136 1,66 1,07 2 1 0 0 1 4

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Foto: 4 – muco ostile, cristallizzazione assente o atipica.

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CONCLUSIONI

Dall’esame dei seguenti dati si evince che pazienti con

un’alterazione di uno dei parametri valutati al fine

dell’attribuzione di uno score al muco cervicale, sono associati

con una alterazione di almeno uno dei parametri ormonali o di un

alterato rapporto tra estradiolo, progesterone ed ormone

luteinizzante, pur rientrando singolarmente nel range di

normalità, ciò si traduce in una scarsa penetrazione degli

spermatozoi lungo il canale cervicale. Quindi in realtà un

apparente caso di sterilità idiopatica può ricondursi ad una

condizione facilmente diagnosticabile con semplici indagini

cliniche, strumentali e di laboratorio, che opportunamente

corretta può riportare la donna ad una fisiologica gravidanza,

evitando inutili ulteriori esami e/o inserimenti in programmi di

fecondazione assistita. Ulteriori dati sono necessari per dare

significatività statistica al presente lavoro.

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I N D I C E

PREMESSA .................................................................................................. 1

INTRODUZIONE......................................................................................... 4

CONCETTO DI INFERTILITÀ ........................................................... 4

EPIDEMIOLOGIA APPLICATA ALL'INFERTILITÀ ...................... 6

INFERTILITÀ FEMMINILE ............................................................. 10

CHE COS'È IL MUCO CERVICALE ................................................ 18

CARATTERISTICHE CHIMICO FISICHE DEL MUCO C............. 21

CONTROLLO ORMONALE DEL CICLO ........................................... 23

ALTERAZIONI DEL MUCO CERVICALE..................................... 27

LA CONSISTENZA DEL MUCO CERVICALE ............................................ 30

ANTICORPI ANTI SPERMATOZOI ........................................................... 33

LA FELCIZZAZIONE .............................................................................. 35

ALTERAZIONI ANATOMICHE ................................................................ 39

ENDOCERVICITI ................................................................................... 40

TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA (PMA) ...... 42

SCOPO DEL LAVORO ............................................................................ 47

MATERIALI E METODI ........................................................................... 49

POST COITAL TEST ............................................................................... 49

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RISULTATI ................................................................................................ 56

DISCUSSIONE........................................................................................... 59

CONCLUSIONI.......................................................................................... 66

BIBLIOGRAFIA......................................................................................... 67

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Ringraziamenti

Ringrazio la prof.ssa Renata Viscuso per la cortese disponibilità

e gentilezza.

Ringrazio il Centro Aster di Diagnosi e Cura della Sterilità,

presso la Clinica del Mediterraneo di Ragusa, nelle persone del

Dott. Giovanni Bracchitta, del Dott. Nunzio Minniti e del Dott.

Roberto lo Frano per la disponibilità e professionalità

dimostrata, grazie ai quali non soltanto ho potuto approfondire

lo studio nel settore della fecondazione assistita, ma ho anche

ricevuto dei preziosi insegnamenti sia nell’ambito lavorativo che

di vita.

Ringrazio la mia famiglia per avermi sostenuta in questo

percorso, per aver condiviso con me tutte le piccole vittorie che

hanno portato a questa grande conquista; per la forza che mi

hanno sempre dato.

Ringrazio gli amici di sempre che hanno condiviso con me tanti

momenti fra cui il mio percorso universitario.

Ringrazio gli amici che da un po’ hanno incrociato la mia strada

portando nella mia vita sole, allegria e un bene immenso.

Ringrazio i miei colleghi nei quali ho trovato dei veri amici,

persone uniche e speciali che porto nel cuore sempre nonostante

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la distanza; per tutti i momenti condivisi, per esserci dati la forza

di andare avanti non solo nello studio ma nelle piccole cose di

ogni giorno; grazie perché per me siete stati una seconda casa.