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Universita degli Studi di Ferrara
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE NATURALI
VALUTAZIONE DEL BILANCIO ENERGETICO
NELLA PRODUZIONE DI ENERGIA
DA FONTI RINNOVABILI
Relatore:Dott. Mirco Andreotti
Laureando:Elisa Samorı
A.A. 2009/2010
Indice
Introduzione iv
1 Combustibili fossili 1
1.1 Caratteristiche generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2 Sostanze prodotte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.1 Il problema della CO2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2.2 Acidificazione degli oceani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.2.3 Polveri sottili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.3 Altre problematiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.4 Politica europea e incentivi italiani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
2 Biomassa e biocombustibili 9
2.1 Descrizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
2.2 Filiera energetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
2.2.1 Reperimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
2.2.2 Processi di trasformazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.2.3 Sistemi energetici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.3 Impianti che utilizzano biomassa: centrale a biogas, l’esempio di Bondeno . . . . . 14
2.3.1 Caratteristiche dell’impianto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.3.2 Materie prime utilizzate e produzione di biogas . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.3.3 Fabbisogno di terreni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.4 Impianti che utilizzano biomassa: centrale a biodiesel . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2.4.1 Fabbisogno di terreni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.5 Consumi per lavorazione terreni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.5.1 Centrale a biogas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
2.5.2 Centrale a biodiesel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.5.3 Consumi a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.6 Problematiche e azoto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.6.1 Ruolo dell’azoto nel cambiamento climatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
iv Indice
3 Fotovoltaico 23
3.1 Caratteristiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
3.1.1 Funzionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
3.2 Superficie produzione tradizionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
3.2.1 Stima dell’energia prodotta da un impianto fotovoltaico . . . . . . . . . . . 25
3.2.2 Superfici fotovoltaico e fabbisogno energetico . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
3.3 Modello fotovoltaico con accumulazione di idrogeno . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
3.4 Problematiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.4.1 Ciclo solare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.4.2 Albedo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3.4.3 Tellururo di Cadmio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
3.4.4 Riciclo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
4 Efficienze energetiche a confronto 37
4.1 Energia solare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
4.2 Efficienze di conversione dell’energia solare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
4.3 Confronto delle efficienze di riconversione solare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
5 Conclusioni 43
Bibliografia 50
Elenco delle figure 51
Elenco delle tabelle 53
Introduzione
L’utilizzo di combustibili fossili come fonte di energia sta senza dubbio influenzando l’equilibrio
della Terra in termini di concentrazione in atmosfera di anidride carbonica e altri inquinanti pe-
ricolosi per il pianeta stesso e, ovviamente, anche per l’uomo. Gli effetti dovuti all’inquinamento
del pianeta non sono assolutamente facili da valutare, tanto meno da prevedere. Un esempio
molto importante e il riscaldamento globale, che ancora non trova d’accordo studiosi ed esperti
di tutti il mondo. Alcune tesi lo attribiscono come un effetto dell’aumento di inquinanti atmosfe-
rici, altre tesi lo considerano come una fase del normale ciclo del clima della Terra, che si sarebbe
gia verificata, in maniera analoga, nel Medio Evo. Ricerche e studi in questi campi sono di fon-
damentale importanza, ma non si puo avere la certeza di quando arriveranno le risposte e se
arriveranno.
Oltre all’inquinamento i combustibili fossili, in particolare il petrolio, presentano un altro proble-
ma molto grave, sono limitati e con gli attuali ritmi di sfruttamento, con tendenza all’aumento, il
rischio di esaurimento in un futuro non molto lontano, dovrebbe non essere affatto trascurato.
Nonostante le numerose domande senza risposta che ancora circondano queste problema-
tiche, l’indirizzarsi verso azioni preventive e sicuramente un comportamento guidato dal buon
senso, nonche dalla Scienza. Con lo scopo di ridurre le emissioni inquinanti, la ricerca ha intro-
dotto nuove tecnologie basate su energie rinnovabili, che sono caratterizzate da cicli energetici ad
impatto ambientale molto ridotto. Tra le svariate tecnologie di energie rinnovabili, in questa tesi
vogliamo concentrare l’attenzione in particolare sulla biomassa e sul fotovoltaico.
La politica e l’economia a livello Europeo e Mondiale dedicano alle energie rinnovabili una
legislazione che ne incentiva lo sviluppo e l’utilizzo con il fine di arrivare a ridurre la concen-
trazione di anidride carbonica e di inquinanti atmosferici al di sotto di limiti fissati da accordi
internazionali. Sembrerebbe pero non esserci un controllo centralizzato sulla proliferazione di
impianti che danno diritto a incentivi e contributi. Questa osservazione deriva dal notare come
impianti completamente diversificati nascano in luoghi ancor piu diversificati sia da un punto di
vista ambientale che degli insediamenti antropici circostanti. Per fare un esempio, il buon senso
suggerirebbe di installare un impianto a biomassa che utilizzi scarti combustibili come legna, se-
gatura etc etc in una zona che sia caratterizzata da insediamenti industriali di questo tipo.
vi Introduzione
Il quesito che principalmente ci si pone in questo lavoro di tesi e quanto sia conveniente dedicare
ingenti estensioni di terreni, prima utilizzati per generi alimentari, esclusivamente per la coltiva-
zione di piantagioni che serviranno per la produzione di biocombustibile per centrali a biomassa.
Il crescente fabbisogno energetico mondiale sembra mettere in secondo piano quesiti di que-
sto tipo, al fine di determinare soluzioni per aumentare sempre di piu la produzione di energia.
Questo e sicuramente un problema molto importante per i paesi sviluppati, ma l’aumento della
produzione di energia da parti di questi per se stessi non risolve di certo i problemi che afflig-
gono i paesi sottosviluppati, nei quali si lotta contro la fame ogni giorno. Queste considerazioni
dovrebbero far riflettere e invitare tutti ad un uso responsabile del territorio e ad una pianifica-
zione rigida e particolareggiata.
Con i risultati di questa tesi speriamo di fornire suggerimenti utili per costruire le risposte
che cerchiamo. Mostreremo infatti come un impianto fotovoltaico sia decisamente piu efficiente
di una centrale a biomassa, consentendo quindi la produzione della stessa energia prodotta da
una centrale a biomassa equivalente, ma lasciando allo stesso tempo circa un 90% di terreni liberi
da utilizzare per la produzione di generi alimentari.
Prima di fornire questi risultati faremo alcune considerazioni e approfondimenti sulla que-
stione degli inquinanti atmosferici, illustreremo le principali tencologie di produzione di energia
elettrica da biomassa e da fotovoltaico e confronteremo le varie soluzioni basandoci su esempi
concreti.
La tesi si articola nei seguenti capitoli:
Capitolo 1 In questo primo capitolo, in seguito ad una classificazione delle fonti di energia,
si parlera delle problematiche connesse all’uso di combustibili fossili: in modo particolare ver-
ranno prese in considerazione l’aumento della CO2 in atmosfera, l’acidificazione degli oceani,
l’emissione di polveri sottili ed in fine la progressiva diminuzione dei combustibili fossili come il
petrolio.
Capitolo 2 Il capitolo e incentrato sulla biomassa con particolare attenzione alla filiera energetica
che porta all’utilizzo di questa in apposite centrali. Partendo dagli esempi di bondeno si passera
poi alle considerazioni pratiche sul fabbisogno di terreno per soddisfare le richieste degli impianti,
mettendo infine in luce i consumi collegati alla lavorazione di questi.
Capitolo 3 Questo terzo capitolo e dedicato alla alternativa del fotovoltaico in modo tale da
poter effettuare una stima della superficie di produzione, dell’energia prodotta e valutare in-
fine le problematiche annesse: in modo particolare ogni valutazione verra fatta tenendo conto
Introduzione vii
che la richiesta di energia puo variare nell’arco della giornata e che la produzione di energia e
condizionata dal periodo dell’anno e della giornata stessa.
Capitolo 4 In questo ultimo capitolo verranno valutate e confrontate le efficienze dei tre tipolo-
gie di produzione di energia.
Capitolo 5 Conclusioni.
Ringraziamenti Si ringraziano il Comune di Bondeno (Fe) ed Energy Renew S.r.l. per aver
fornito materiale utile agli studi presentati.
viii Introduzione
Capitolo 1
Combustibili fossili
Quando parliamo di fonti di energia facciamo riferimento a qualche cosa di fisico che puo essere
trasformato, mediante diversi processi, in una o piu forme di energia, le quali a volte possono
essere convertite una nell’altra.
Un esempio di conversione puo essere rappresentato dalla trasformazione dell’energia elettroma-
gnetica del Sole in energia elettrica attraverso l’utilizzo di pannelli fotovoltaici.
In merito alle fonti di energia vengono solitamente proposte due classificazioni le quali possono
essere individuate come:
• fonti primarie / secondarie.
• fonti non rinnovabili / rinnovabili.
Per quanto riguarda la prima tipologia di classificazione, per primarie si intendono tutte quelle
fonti che sono presenti direttamente in natura, ad esempio petrolio, carbone, gas naturale, vento,
energia solare, mentre per secondarie tutte quelle non direttamente presenti ma piuttosto ricava-
bili dalle fonti primarie attraverso metodi di trasformazione.
La seconda tipologia di classificazione fa invece riferimento alle caratteristiche intrinseche della
risorsa dalla quale ricaviamo energia, facendo una distinzione tra le risorse finite, ovvero quelle
non rinnovabili, come carbone, petrolio, gas naturali, uranio e quelle la cui reperibilita non viene
minacciata dallo sfruttamento della risorsa stessa, definite quindi rinnovabili, come la luce solare.
Prendiamo ora in considerazione un tipo di fonte primaria ma non rinnovabile ovvero i combu-
stibili fossili.
L’energia che essi forniscono e utilizzata in sistemi a combustione e per funzionamento di motori
per la produzione di energia elettrica.
In particolare i dati statistici su valori di produzione e consumo di energia elettrica in Italia, sono
redatti e pubblicati da Terna [33], l’ente che se occupa a partire dal 2000 tramite la gestione di un
sito specializzato chiamato GSE, dal quale e stato possibile ricavare alcuni dati inerenti al nostro
Paese.
Secondo Terna la produzione elettrica netta in Italia nel 2009 e da attestarsi sui 221102 GWh com-
plessivi, dei quali la maggior parte deriva dall’utilizzo di combustibili fossili.
2 Combustibili fossili
Parlando invece di consumo a livello mondiale di energia primaria, secondo i dati riportati in
Energia per l’astronave Terra[1], questo si aggirerebbe attorno ai 400 EJ dei quali 300 EJ deriverebbe
dai combustibili fossili.
1.1 Caratteristiche generali
Parlando di fonti di energia primaria Armaroli e Balzani [1] riportano le seguenti percentuali
riferite alla produzione mondiale di energia.
• petrolio 35%
• carbone 25%
• gas naturale 21%
• biomassa 10%
• energia nucleare 6,5%
• idroelettrico 2%
• nuove e rinnovabili 0,5%
Dai dati risulta chiaro che oltre l’80% dell’energia che il mondo utilizza deriva dai combusti-
bili fossili.
Per combustibili fossili intendiamo tutti quei combustibili che derivano da processi di carbogene-
si di materia organica, ovvero una trasformazione chimica che si attua nel corso di ere geologiche
e che inizia col seppellimento della materia organica stessa, in condizioni di scarsa ossigenazione.
Grazie alla carbogenesi si assiste ad una progressiva diminuzione di elementi come ossigeno, azo-
to ed idrogeno a favore di un aumento del tenore di carbonio all’interno della materia organica
seppellita; maggiore e la durata del processo, maggiore sara la quantita di carbonio riscontrabile.
I derivati di questo lentissimo processo si presentano quindi secondo tre stati di aggregazione:
solido (carbone), liquido (petrolio) e gassoso (gas naturale).
Cio che risulta evidente e la lentezza del processo di formazione, che rappresenta il motivo prin-
cipale per cui queste risorse sono considerate finite e non rinnovabili: una volta esaurito il com-
bustibile fossile, prima di poterne disporre in quantita significative dovranno passare milioni di
anni.
I motivi per cui questi tipi di combustibili sono stati enormemente sfruttati nel tempo sono da
ricercare nelle loro caratteristiche intrinseche: essi infatti presentano un alto rapporto energia /
volume, sono facilmente trasportabili ed immagazzinabili, soprattutto possono essere utilizzati
con macchinari relativamente semplici. Accanto a questi vantaggi si presentano al contempo pro-
blematiche non trascurabili imputabili all’utilizzo, le quali rappresentano il motivo per cui si e
alla costante ricerca di soluzioni energetiche alternative.
1.2 Sostanze prodotte 3
1.2 Sostanze prodotte
1.2.1 Il problema della CO2
Una prima conseguenza dell’utilizzo dei combustibili fossili e l’incremento della quantita di CO2
nell’atmosfera, considerata oggi la causa primaria del riscaldamento globale, inoltre i combusti-
bili fossili sono riconosciuti come inquinanti anche a causa dell’emissione di gas come l’anidride
solforosa, ovvero SO2, la quale assieme alla CO2 sta determinando un problema conosciuto come
acidificazione degli oceani.
L’aumento di anidride carbonica in atmosfera e la diretta conseguenza della trasformazione chi-
mica che si attua dal momento in cui i combustibili fossili sono fatti reagire con l’ossigeno che
si trova nell’aria, ovvero al momento della combustione: i legami chimici C-C e C-H tenderanno
quindi a rompersi a favore dei legami ovvero C-O e H-O che sono alla base della formazione di
anidride carbonica ed acqua.
In merito si possono fare alcune considerazioni sulla benzina, la quale e ottenuta dalla lavorazio-
ne del petrolio: 1 g di essa, dal momento in cui reagisce con l’ossigeno, sviluppa una quantita
di calore stimabile attorno a 47.8 kJ e genera come prodotti di reazione acqua e 3.08 g di CO2. Il
primo dato particolarmente interessante che si ricava e che per ottenere energia attraverso la ben-
zina si produce una quantita di anidride carbonica pari a 3 volte il peso stesso del combustibile,
significa che per ogni gallone vengono emessi in atmosfera 8.8 kg di CO2.
Ai ritmi attuali di consumo di combustibile, ogni anno vengono immessi in atmosfera quasi 30
miliardi di tonnellate di CO2, la quale rappresenta sicuramente una quantita considerevole so-
prattutto se si considerano le implicazioni: se questi valori dovessero aumentare ulteriormente,
la conseguenza diretta sarebbe un aumento medio della temperatura globale, che oltre a essere
causa di un cambiamento climatico rilevante determinerebbe anche l’aumento dei livelli del mare
[1].
In riferimento a questi si stima che un raddoppio della concentrazione di CO2 potrebbe com-
portare un aumento medio di 3 oC, come riportato da Armaroli e Balzani [1].
Alcuni dati riguardanti la concentrazione di CO2 vengono inoltre riportati dalla rivista Le Scienze
[25], il quale mette in luce che ad oggi la concentrazione di CO2 sarebbe di 387 ppm. In merito si
discute su quali siano i livelli complessivi di gas serra in grado di causare cambiamenti pericolos:
i valori ipotizzati sono compresi tra 350 e 550 ppm di CO2 e (ovvero anidride carbonica equiva-
lente la quale esprime la concentrazione di tutti i gas serra combinanti).
L’obiettivo che ci si pone, e che spinge a cercare valide soluzioni alternative, sarebbe quello di far
rientrare questi valori al di sotto di 350 ppm.
I primi dati scientifici dell’aumento della CO2 nell’atmosfera risalgono al 1957, ma solo nel 1992
al convegno di Rio de Janeiro l’organismo creato appositamente, ovvero l’IPCC [2] ( International
Panel on Climate Change), produce un accordo che mira alla riduzione delle emissioni dei gas serra
e tale accordo viene modificato ed approvato a Kyoto nel 1997: questo protocollo prevede quindi
la diminuzione delle emissioni entro il 2012 di una percentuale compresa tra il 5% ed il 10 % ri-
4 Combustibili fossili
Figura 1.1: Aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera secondo le rilevazioni del IPCC[2].
spetto ai valori di riferimento del 1990.
1.2.2 Acidificazione degli oceani
Un altro degli effetti collaterali prodotti dell’anidride carbonica, come gia accennato, sarebbe l’a-
cidificazione degli oceani: la CO32 che entra nell’oceano diminuisce la disponibilita di ioni di
carbonato ( CO3-2) e riduce il pH marino.
Il pH che normalmente si riscontra negli oceani si attesta su valori di 8.16, per cui possiamo di-
re che essi tendono ad essere basici: in seguito a questo processo di acidificazione il valore sta
lentamente calando portandosi a 8.05 come riscontrato dai ricercatori dello Scripps Institution of
Oceanograph[16]. Questi cambiamenti nella chimica possono ostacolare la capacita di una grande
varieta di organismi marini, come i coralli a formare le loro strutture protettive e a calcificarsi.
I ricercatori ritengono infatti che, in fasi cruciali della vita di molti invertebrati marini, l’acidi-
1.3 Altre problematiche 5
ficazione degli oceani inibisce la calcificazione e, inoltre, sembra influire sulla riproduzione e la
crescita.
Grazie alla sensibilita all’acidificazione, questi organismi possono essere utilizzati come indicatori
per valutare il cambiamento chimico, soprattutto attraverso la valutazione del livello di aragonite
presente (un minerale utilizzato nel processo di costruzione delle strutture protettive). In questo
caso e possibile individuare come valore limite di saturazione 2.75 ppm: i valori attuali riporta-
no un 2.90 ppm mentre quelli preindustriali 3.44 ppm e cio dimostra come l’acidificazione stia
rendendo meno accessibile questo composto per gli organismi [17].
1.2.3 Polveri sottili
L’uso dei combustibili fossili immette nell’atmosfera, oltre all’anidride carbonica, anche un gran
numero di sostanze dannose alla salute per diverse ragioni.
Nei giacimenti i combustibili sono speso mescolati a quantita piu o meno rilevanti di sostanze
come composti solforati, metalli, idrocarburi pesanti e composti aromatici, i quali solo in parte
vengono separati dal combustibile prima del suo utilizzo.
Queste sostanze appena elencate, ed i loro prodotti come le polveri sottili, sono pericolose per
la salute dell’uomo. Altro particolare non trascurabile per la salute dell’uomo e il processo di
combustione di motori e caldaie: essi non utilizzano ovviamente ossigeno puro ma l’aria ed alle
alte temperature che si generano nel processo di combustione, azoto ed ossigeno presenti natu-
ralmente nell’aria si combinano per dare ossidi di azoto NOx, che sono di per se stessi inquinanti
ma anche i precursori del particolato atmosferico; si tratta di un inquinante dalla composizione
chimica variabile la cui pericolosita aumenta con il diminuire del diametro delle particelle che lo
compongono. In particolare la misura minore di 10 µm e maggiore di 2.5 µm possono penetrare
all’interno dei bronchi e quelle di diametro inferiore direttamente nel sangue.
1.3 Altre problematiche
Le problematiche relative all’impatto ambientale e alla salute non sono le uniche a riguardare i
combustibili fossili: essi infatti per definizione sono risorse primarie ma finite, per cui non saran-
no sempre disponibili.
Proprio per questo motivo gia una ventina di anni fa, la comunita scientifica ha iniziato ad in-
teressarsi alla questione petrolio, in modo tale da stimare quanto ve ne potrebbe essere ancora
a disposizione sulla Terra, con la consapevolezza che ridurne l’utilizzo significherebbe non solo
avere petrolio anche in futuro, ma anche ridurre l’inquinamento, essendo questo uno dei combu-
stibili fossili maggiormente sfruttato.
La rivista Le Scienze ha pubblicato quest’anno alcune stime [32] sulla disponibilita del petrolio,
secondo le quali nei prossimi cinque o dieci anni si verifichera il picco massimo della produzione
di petrolio, in seguito al quale, si assistera una progressiva decrescita. Sempre secondo queste
6 Combustibili fossili
stime il picco delle scoperte di nuovi giacimenti e avvenuto tra il 1950 ed il 1970 e gia a partire
dalla meta degli anni ’80 stiamo consumando piu di quello che viene scoperto. Sempre secondo le
stime riportate il petrolio sarebbe in veloce esaurimento ma esistono pareri discordanti, tra i quali
possiamo citare quello di Leonardo Maugeri, vice presidente ENI, il quale sostiene che potremmo
avere petrolio a sufficienza per altri 100 anni [32].
Queste sono alcune delle motivazioni alla base di una continua ricerca di soluzioni alternative
efficienti dal punto di vista energetico ma allo stesso tempo rinnovabili e meno compromettenti
per ambiente e salute.
1.4 Politica europea e incentivi italiani
L’Unione Europea in data 23 aprile 2009, ha emanato una nuova direttiva (2008/2009/CE) che de-
linea gli aspetti fondamentali che gli Stati membri devono rispettare in fatto di politica energetica:
la nuova direttiva si basa su tre obiettivi fondamentali da raggiungere entro il 2020 e prevedono
un incremento del 20% dell’efficienza energetica, la copertura di almeno il 20% dell’energia pro-
dotta assicurata da fonti rinnovabili e la riduzione del 20% delle emissioni di gas climalteranti.
Tra le possibili soluzioni utili al raggiungimento di questi obiettivi, verranno prese in considera-
zione in questa tesi la biomassa (prendendo come esempio una centrale di Bondeno, in provincia
di Ferrara) ed il fotovoltaico, due modi di produrre energia molto diversi tra di loro, in modo
tale da evidenziare caratteristiche peculiari, rendimenti energetici e poter comparare infine i due
metodi di produzione energetica.
Nello specifico per quanto riguarda la biomassa, le valutazioni verranno fatte partendo da un
modello concreto di produttivita, rappresentato dalla centrale a biogas attualmente in funzione a
Bondeno (Fe).
Per quanto riguarda l’Italia, la legge finanziaria del 2008 (L.24/12/2007 n.244) [3] ed il cosiddetto
collegato alla finanziaria stessa (L.28/11/2007), definiscono gli incentivi previsti per la produzio-
ne di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Attraverso queste leggi viene definito un incremento della quota annua d’obbligo di energia da
fonti rinnovabili di 0.75 punti percentuali per il periodo 2007-2012 ed un’estensione dei certificati
verdi a 15 anni.
Per certificati verdi s’intende la fonte principale di incentivazione di energia elettrica da fonti rin-
novabili: si tratta di titoli negoziabili che corrispondono ad una certa quantita di emissioni di
CO2, per cui se un impianto produce meno CO2 di quanto avrebbe fatto un impianto della stessa
potenza alimentato da fonti fossili, il gestore ottiene certificati verdi che puo rivendere a prezzi
di mercato ad industrie o attivita che sono obbligate a produrre una quota di energia da fonti
rinnovabili ma che non lo fanno autonomamente.
In Italia i certificati verdi sono emessi dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e sono stati intro-
dotti con il Decreto Bersani [4].
Con l’attuazione della nuova legge questi certificati verdi, oltre ad ottenere una estensione di du-
1.4 Politica europea e incentivi italiani 7
rata pari a 15 anni come gia accennato, presentano un valore pari a 88.66 euro per ogni MWh,
inoltre l’emissione e pari dal prodotto della produzione netta di energia elettrica moltiplicata per
un coefficiente k, il cui valore si attesta a 1.8 per biomasse da filiera corta ed 1.3 per altre biomasse.
Per gli impianti la cui potenza elettrica non supera l’1MWh, e possibile richiedere come alternati-
va al certificato verde, una tariffa fissa comprensiva di incentivo e del ricavo di vendita dell’ener-
gia elettrica prevista per 15 anni, il tutto in base alla fonte utilizzata: per biomasse da filiera corta
si possono richiedere 300 euro, mentre per altre biomasse 280 euro.
Con il D.M. 18/12/2008 e stata stabilita la non cumulabilita dei certificati verdi, o della sostitutiva
tariffa omnicomprensiva, con incentivi pubblici di natura nazionale, regionale, locale o comuni-
taria, in conto energia, in conto capitale o in conto interessi. e fatta eccezione per gli impianti
alimentati da biomasse di filiera per i quali e invece stata sancita la cumulabilita con altri incenti-
vi pubblici, non eccedenti il 40% del costo dell’investimento.
8 Combustibili fossili
Capitolo 2
Biomassa e biocombustibili
2.1 Descrizione
Con il termine biomassa vengono generalmente indicate sostanze di origine biologica di diverso
tipo, le quali rientrano all’interno delle fonti rinnovabili, inoltre la CO2 che viene emessa per la
produzione di energia non rappresenta un incremento dell’anidride carbonica presente nell’at-
mosfera; questo perchee la quantita di CO2 e la stessa che le piante hanno immagazzinato per
crescere e che, in ogni caso, in seguito alla morte tornerebbe in circolo.
Le varie tipologie di biomasse possono essere riassunte schematicamente nel seguente modo [6]:
• Essenze impiegate per scopi energetici (pioppo, salice, eucalipto, legna da ardere)
• Residui industriali della lavorazione della cellulosa (black-liquor)
• Residui industriali derivanti dalla lavorazione del legno (segature, trucioli..)
• Essenze coltivate per scopi energetici. Tra queste abbiamo le annuali come colza, girasole
(per produrre olio e biodiesel), mais (per produrre bioetanolo e biogas), bietola (per produr-
re bioetanolo), sorgo, canapa (che per combustione diretta danno syngas, pirogas e biogas).
Oltre alla annuali esistono anche coltivazioni di tipo poliennali che per combustione diretta
permettono di ottenere syngas, pirogas e biogas e sono: cardo, canna, miscanto ed alcune
legnose.
• Residui di piantagione e di lavorazione agricole (fieno, paglia, gusci di nocciole, mandorle
e noci, potature alberi da frutto, residui di canapa e cotone).
• Scarti dei prodotti agro-alimentari (semi, noccioli e scarti dalla lavorazione della frutta).
• Prodotti organici derivanti dall’attivita biologica umana e zootecnica (reflui e liquami da
allevamento di animali e discariche di rifiuti).
• Rifiuti urbani di origine vegetale (sfalcio dell’erba e potature).
10 Biomassa e biocombustibili
2.2 Filiera energetica
Quando si parla di biomassa a scopo energetico e altrettanto importante inquadrare la filiera
energetica, ovvero una serie di fasi che permettono di soddisfare il fabbisogno energetico: questi
passaggi sono fondamentalmente tre e possono essere inquadrati come la produzione di biomas-
sa, la sua trasformazione in un vettore energetico ed infine l’utilizzo di questo in un sistema per
la conversione di energia.
2.2.1 Reperimento
Le modalita con cui si reperisce biomassa fanno riferimento alle produzioni agricole e forestali, ai
residui e sottoprodotti agroalimentari e alle colture dedicate.
In modo particolare quando si parla di colture dedicate possiamo fare una prima suddivisione tra
quelle annuali e quelle poliennali.
• Annuali: colza e girasole (da cui si ricava olio ed in seguito biodiesel), mais e bietola (che
ci forniscono biogas quindi bioetanolo), sorgo e canapa (utili nei processi di combustione
diretta).
• Poliennali: cardo, canna, miscanto e legnose come il pioppo e l’eucalipto (le quali sono
sfruttabili per combustione diretta, syngas, pyrogas e biogas.
In merito al reperimento e possibile fare qualche considerazione sulle eventuali problemati-
che connesse.
Tenendo conto delle caratteristiche ambientali del nostro Paese, potrebbe non esserci una disponi-
bilita elevata di materie prime se non in zone particolari per cui la convenienza dello sfruttamento
a fini energetici, sarebbe concreta solo se la reperibilita di materie prime fosse certa in zone circo-
stanti al sito di utilizzo.
A questa problematica si potrebbe ovviare mediante lo sfruttamento di colture dedicate, ma an-
che in questa circostanza potrebbero insorgere alcuni dubbi: in concreto significherebbe utilizzare
terreni destinati all’agricoltura per fini energetici, rimpiazzare quindi una normale produzione di
prodotti alimentari con prodotti energeticamente utili, il che si tradurrebbe su larga scala nella
necessita di dover importare le mancanze che non sarebbero piu prodotte nel nostro Paese.
Inoltre le biomasse non sono disponibili in ogni momento dell’anno. Basti pensare a tutte quelle
che derivano da colture stagionali, la cui raccolta avviene in un determinato periodo dell’anno
stesso. Anche il legno, che in via teorica potrebbe essere disponibile tutto l’anno, di fatto viene
tagliato prevalentemente d’inverno, poiche durante questa stagione esso contiene meno umidita.
Risulta quindi ovvio che una centrale che necessita di un certo quantitativo di biomassa per po-
ter funzionare, avra anche bisogno di una zona di raccolta abbastanza ampia. Nel caso si decida
di coltivare canna da zucchero, mais e barbabietole (che potrebbero poi essere sottoposte ad un
processo di fermentazione) bisogna prendere in considerazione anche l’uso di fertilizzanti (nocivi
2.2 Filiera energetica 11
per l’ambiente in quanto determinano l’emissione di azoto) e l’utilizzo di una certa quantita di
combustibile fossile indispensabile per i macchinari con cui si lavorera il terreno.
Verra dimostrato in seguito che, nonostante non si possa parlare in termini assoluti di impatto
zero, i combustibili utilizzati per i processi di coltivazione, sono quantita irrilevanti se confrontati
con i consumi di una centrale standard che non prevede l’utilizzo di biomassa.
In questo caso l’immissione in atmosfera non e da considerarsi nulla: infatti per produrre bio-
massa, abbiamo alla base dei processi che aumentano la quantita netta di CO2 nell’atmosfera, alla
quale si aggiungono altri tipi di emissioni nocive come di fatto sono i prodotti dell’azoto.
Risulta evidente che i vantaggi dovuti all’utilizzo di biomassa, potrebbero venire meno con l’en-
trata in funzione di un impianto termoelettrico (sara di questi tipi di impianti di cui ci occuperemo
in seguito) la cui progettazione, e dimensionamento, sono assolutamente avulsi dalla realta che li
circonda, ovvero dalle vocazioni agro-alimentari del territorio che dovrebbe ospitarla.Questo per-
chee molto spesso la costruzione di queste centrali e seguita dalla conversione dei terreni agricoli
circostanti, i quali vengono poi adibiti a coltura energeticamente utile.
Ovviamente maggiore e la potenza della centrale, maggiore sara il quantitativo di biomassa ne-
cessario al funzionamento, maggiore quindi sara il numero di ettari di terreno che potenzialmente
potrebbe subire conversione.
2.2.2 Processi di trasformazione
I processi di trasformazione possono essere classificati come:
• Combustione diretta.
• Processi di conversione chimica, piu in specifico termochimici e biochimici.
• Processi meccanico / chimici dai quali si ottiene combustibili liquido attraverso spremitura
e transerificazione.
Combustione diretta
Il processo di combustione avviene grazie all’utilizzo di stufe o caldaie, che possono essere di
varia potenza, ed utilizzano come combustibili il legno (sotto forma di tronchetti, pellet, segatura,
cippato), residui e prodotti agricoli, come paglia e semi, oppure residui agroalimentari.
Questa tecnologia presenta quindi il vantaggio di poter utilizzare materiale ritenuto di scarto e
puo essere accoppiata con motori per la cogenerazione 1 , in specifico l’impiego pu essere possi-
bile in turbine a gas a combustione esterna, motori Stirling, cicli vapore e cicli ORC.
Un’altra applicazione possibile e rappresentata dalla co-combustione, mediante la quale viene
1Quando si parla di cogenerazione si fa riferimento a impianti di cogenerazione energia elettrica-calore: questo signi-fica che vengono prodotte contemporanemante entrambe. Questa tecnica nella produzione di energia offre la massimaefficienza nella trasformazione dell’energia risparmiando quindi le risorse in fatto di energia primaria
12 Biomassa e biocombustibili
bruciata biomassa assieme al carbone, permettendo quindi di risolvere i problemi di approvvi-
gionamento di biomassa e ridurre allo stesso tempo il consumo complessivo di carbone.
Accanto a questi vantaggi esiste in ogni caso una problematica collegata all’uso di questa tecno-
logia, ed e rappresentata dall’emissione in termini di PM10, NOx e CO2 , le quali risultano essere
superiori alle emissioni del gasolio, per cui gli impianti a combustione necessitano di specifici
sistemi di filtraggio e abbattimento.
Conversione chimica
La distinzione che e possibili fare e tra la conversione termochimica e quella biochimica.
Il primo processo preso in considerazione e quello termochimico, il quale si basa sull’azione del
calore che permetterebbe le reazioni chimiche necessarie per la trasformazione della biomassa (in
genere legna e derivati, scarti di lavorazione e sottoprodotti di tipo lignocellulosico).
Un esempio di conversione termochimica e rappresentata dalla gassificazione, ovvero quel pro-
cesso in cui la conversione della biomassa in composto gassoso avviene attraverso reazioni di
ossidazione con ossigeno, aria, vapori e miscele di questi a temperature di circa 1000oC.
I prodotti che si ottengono sono ossido di carbonio, anidride carbonica, metano, idrogeno ed altre
miscele); e un metodo che permette un’alta efficienza elettrica.
Oltre alla gassificazione, rientra nella categoria dei processi termochimici anche la pirolisi.
Per pirolisi si intende un processo di decomposizione termochimica del materiale organico che
si ottiene attraverso l’applicazione di calore (a temperature comprese tra i 400 ed i 1000oC), in
condizioni di assenza di ossigeno. Quest’ ultimo particolare e cio che distingue il processo della
pirolisi dalla combustione, la quale richiede invece la presenza di un agente ossidante, appunto
l’ossigeno. Il calore fornito serve in questo caso per rompere i legami chimici mediante omolisi
termicamente indotta, la quale determina come risultato finale diversi tipi di combustibili in pro-
porzioni diverse che dipendono direttamente dalla temperatura.
Alcuni problemi connessi alla pirolisi possono essere l’instabilita del prodotto al quale in genere
e associata anche una certa corrosivita, soprattutto se si parla della frazione liquida.
Esiste inoltre un punto di contatto tra le due tecnologie illustrate, ovvero la pirogassificazione:
questa tecnologia permette di ottenere come prodotto finale il syngas, il quale ha il vantaggio di
poter essere utilizzato sul luogo di produzione oppure pu consentire lo stoccaggio in gasometri o
essere trasportato attraverso gasdotti.
Un altro modello di conversione chimica e rappresentato dal processo biochimico. Questo pro-
cesso permette di ricavare combustibile gassoso attraverso le reazioni biochimiche scatenate da
enzimi, funghi o altri micro-organismi che si formano nella biomassa quando questa e conservata
in particolari condizioni.
2.2 Filiera energetica 13
Un esempio di reazione biochimica e la digestione anaerobica ovvero un processo che avviene in
assenza di ossigeno e permette il disfacimento di lipidi, glucidi e protidi contenuti nella materia
organica, grazie all’azione di micro-organismi.
Il prodotto principale e un biogas costituito prevalentemente da metano (50-60 %) e CO2 ; altri
sottoprodotti sono invece residui solidi che possono essere impiegati come fertilizzanti perchee
composti per lo pi da fosforo, potassio ed azoto.
Accanto alla digestione anaerobica, troviamo tra i processi biochimici, anche la fermentazione al-
colica, attraverso la quale e possibile ricavare bioetanolo in seguito alla trasformazione dei glucidi
(proprio per questo motivo le biomasse utilizzate contengono una buona percentuale di zucchero
e le piu sfruttate sono barbabietola, canna e sorgo dolce). e possibile utilizzare anche biomassa a
base di amido (come granoturco, orzo, riso e cereali), ma in questa caso il processo e piu lungo
perchee l’amido deve essere prima trasformato in destrine e solo infine in zucchero per idrolisi.
Conversione meccanica
Questo ultimo tipo di conversione ricava combustibile attraverso operazioni prettamente mecca-
niche, come la spremitura, alle quali a volte si aggiunge la combinazione con processi chimici.
In questo caso le colture preferite sono colza, girasole, soia e palma, con rese diverse; l’olio ve-
getale viene quindi ottenuto semplicemente attraverso spremitura o spremitura associata ad un
solvente, ed il prodotto finale, generalmente indicato come olio grezzo, seguira un processo di
raffinazione per eliminare eventuali impurita.
Conversione meccano-chimica
I processi meccanico-chimici permettono di ottenere un importante prodotto energetico, ovvero
il biodiesel.
Il biodiesel e il prodotto di un’operazione chiamata transerificazione: si tratta della reazione per
sostituzione dei componenti alcolici, come il glicerolo, con metanolo.
Cio che in questo caso si ottiene assomiglia per molti aspetti al normale diesel e puo rappre-
sentarne una buona alternativa anche nei motori di piccola taglia; per quanto riguarda invece un
raffronto con altri oli vegetali, il biodiesel presenta minori emissioni di particolato anche se risulta
essere incompatibile con alcuni materiali impiegati con la costruzione di motori, come il bronzo,
il rame e lo stagno.
2.2.3 Sistemi energetici
I sistemi energetici sono quelli che permettono di utilizzare il combustibile ottenuto dalla biomas-
sa per produrre energia e possono essere suddivisi in sistemi a combustione interna ed esterna.
14 Biomassa e biocombustibili
I sistemi a combustione interna prevedono un particolare motore nel quale avviene la combu-
stione di una miscela che comprende sia il combustibile, rappresentato dalla gas o olio, che un
comburente ovvero l’aria, il tutto contenuto all’interno di una camera di combustione. I prodotti
che si ottengono sono energia utile meccanica / elettrica ma anche energia termica: un esempio e
rappresentato dai MicroTG ovvero turbine a gas ed i motori ciclo diesel.
I sistemi energetici a combustione esterna si differenziano da quelli a combustione interna per-
chee l’impianto di combustione e separato dal generatore.
In questo caso il combustibile e utilizzato per riscaldare un fluido di lavoro, attraverso il quale si
realizza la conversione dell’energia termica in lavoro meccanico; si ottiene sempre energia mec-
canica / elettrica ed energia termica. Alcuni esempi sono portati dal ciclo vapore, motori Stirling
e ciclo ORC.
La capacita di poter produrre non solo energia elettrica, ma anche termica, fa si che questi im-
pianti possano essere definiti come impianti di cogenerazione: in questi impianti infatti, il calore
che andrebbe dissipato allo scarico, viene recuperato ed impiegato nel riscaldamento.
Parlando di biomassa, e centrali che la utilizzano, analizzeremo ora due tipologie differenti, pren-
dendo come riferimento le realta di Bondeno (Fe): una centrale a biogas attualmente in funzione
e una proposta di centrale ad olio vegetale.
2.3 Impianti che utilizzano biomassa: centrale a biogas, l’esem-pio di Bondeno
La costruzione dell’impianto di Bondeno e incominciata gia a partire dal 2007 ad opera della Sch-
mack Biogas[19], un’azienda di Bolzano che opera nel settore dal 1995 e che vanta la costruzione
di 240 impianti; in questo caso l’azienda opera per l’azienda agricola, Energy Renew S.r.l. [18],
la quale e composta da una decina di soci, ed ha ottenuto l’autorizzazione per costruzione ed
esercizio di 4 impianti autonomi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, mediante
produzione e combustione di biogas.
La biomassa prodotta proverra sia da uno dei soci della Energy Renew, sia dalla cooperativa esten-
se Capa, la quale vanta 3000 produttori con 30000 ettari di terreno coltivato prevalentemente a
cereali.
L’energia che questo impianto sara capace di produrre verra venduta alla CRTN, ovvero la so-
cieta gestore della rete del trasporto nazionale, la quale e controllata dal GSE ovvero il Gestore dei
Servizi Elettrici: le stime dicono che il ricavato per la vendita potrebbe attestarsi sui 3 milioni di
euro l’anno, ai quali si aggiungeranno i premi concessi dai certificati verdi relativi alla produzione
di energia con scarsa emissione di CO2 [5] .
2.3 Impianti che utilizzano biomassa: centrale a biogas, l’esempio di Bondeno 15
2.3.1 Caratteristiche dell’impianto
Come gia accennato, l’impianto a biogas prevede quindi la costruzione di 4 motori separati, con
una potenza di 999kW ciascuno.
In sintesi, il ciclo di lavorazione sara costituito da: stoccaggio e alimentazione materie prime
(biomasse), fermentazione anaerobica delle biomasse, produzione di biogas, combustione del
biogas mediante motori a combustione interna, produzione di energia elettrica. Dalla fermen-
tazione anaerobica si ottiene inoltre il digestato che, dopo adeguato stoccaggio, sara utilizzato
come amendante in agricoltura.
L’energia e ricavata quindi attraverso un preciso processo che prevede alcune tappe fondamentali.
• Come prima cosa la raccolta di materie prime, le quali derivano da coltivazioni del territorio
circostante, e consistono per lo piu in mais ed altri cereali.
• Queste vengono poi utilizzate per il processo di digestione anaerobica, ovvero quel processo
che permette di ottenere biogas grazie all’azione di ceppi batterici, il tutto all’interno del
fermentatore.
• Il biogas che deriva dal processo di fermentazione viene fatto bruciare mediante motori a
combustione interna.
Avremo infine produzione di energia termica per chiusura del ciclo termodinamico, ed elet-
tricita.
2.3.2 Materie prime utilizzate e produzione di biogas
La biomassa utilizzata all’interno dell’impianto e essenzialmente composta da: mais ceroso (insi-
liato), granella di mais, altri cereali insiliati come loietto e triticale, ai quali si aggiungono reflui
zootecnici che verranno utilizzati solo nel processo di avviamento, le cui quantita potranno essere
variate nei limiti dettati dalle ricette di alimentazione: in modo particolare nel progetto si stima
un fabbisogno di biomassa di circa 20000 ton.
Dal punto di vista tecnico sara necessario dilazionare i tempi di raccolta del mais, in modo da
scongiurare una massiccia circolazione di mezzi, concentrando l’attivita in pochi giorni e dilazio-
nandola nel tempo.
In seguito alla raccolta, la biomassa sara quindi trasportata con automezzi e depositata all’inter-
no di trincee, dove sara quindi compattata e coperta temporaneamente con teli plastici, prima di
essere prelevata e scaricata nel dosatore di alimentazione. Successivamente al deposito, grazie
all’utilizzo di pompe, la biomassa sara inviata fino i digestori anaerobici a flusso continuo, dove
ha inizio la fase di fermentazione.
Il biogas che deriva da questo processo, viene raccolto negli accumulatori pressostatici ( i quali
16 Biomassa e biocombustibili
si trovano a copertura dei fermentatori), e solo in seguito alla desolforazione viene inviato al co-
generatore: negli accumulatori interviene un processo di desolforazione, ovvero viene iniettato
ossigeno all’interno, in particolare nella zona tra la copertura ed il prodotto in fase di fermenta-
zione.Questa procedura permette di proteggere il motore e le condotte del gas, proprio perchee il
processo di ossigenazione fa si che si insedino alcuni batteri in grado di estrarre lo zolfo dall’acido
solfidrico presente nel biogas, che tenderebbe quindi ad aggrumarsi sulle travi e sul feltro.
La produzione di biogas e quindi alla base per la produzione di energia elettrica, ma non bisogna
dimenticare che accanto a questa verra prodotta anche energia termica, la quale non sara dispersa
ma utilizzata per riscaldare l’impianto stesso, e digestato: con questo termine facciamo riferimen-
to al sottoprodotto agricolo di utilizzazione certa poiche derivante da prodotti agricoli come la
biomassa, e a sua volta utilizzato per concimare futuri prodotti agricoli.
2.3.3 Fabbisogno di terreni
Come gia accennato, il progetto della centrale riporta una stima di fabbisogno annuo di biomassa
la quale, esclusi i reflui zootecnici, di circa 18200 ton e comprende prevalentamente mais insiliato,
granella di mais ed altri cereali.
Sempre da progetto si stima un fabbisogno di terreno per la coltivazione pari a 420 ha:
Sbiogas = 420ha (2.1)
In seguito da questo dato partiremo per stimare la quantita di combustibili fossili utilizzati in tutti
i processi di agricoltura.
2.4 Impianti che utilizzano biomassa: centrale a biodiesel
Un’altra possibilita di sfruttamento della biomassa e la realizzazione di impianti che utilizzano
come combustibile biodiesel, il quale, come gia accennato e prodotto a partire da oli vegetali e
puo essere paragonato al gasolio.
La costruzione di una centrale a olio vegetale e stata proposta per rivalorizzare l’ex zuccherificio
di Bondeno (Fe) e per la creazione di una filiera locale di attivita produttive correlate. Da una
presentazione di Guidi, presidente Finbieticola Bondeno [10], si ipotizza che l’impianto in proget-
tazione avra una potenza pari a 24 MW e sara alimentato sia da olio vegetale proveniente dalla
filiere per una quantita stimabile sui 2500 ton, che da olio di palma per 35000 ton, il quale dovra
essere quindi importato.
Per quanto riguarda l’olio vegetale prodotto localmente, questo deriva principalmente da soia,
colza e girasole.
2.5 Consumi per lavorazione terreni 17
2.4.1 Fabbisogno di terreni
Ovviamente i tre tipi di colture prese in considerazione hanno rese diverse, come e mostrato nella
Tab. 2.1, ed a queste corrispondono diverse quantita in fatto di semi, le quali sono quantificabili
come 6024 ton per la colza, 13889 ton per la soia e 5952 ton per il girasole.
Coltivazione Resa percentuale in olio Resa in tn per ettaroColza 41.5% 3.5Soia 18.00% 4.0
Girasole 42.00% 3.5
Tabella 2.1: Rese quantitative specifiche
Anche in questo caso e possibile fare una stima dei terreni occupati da queste colture, durante
l’arco di un anno: in particolare verra preso come esempio il girasole, il quale sembrerebbe avere
la resa migliore, i cui dati sono stati riportati nella Tab.2.2:
Ettari necessari alla coltivazione 1700 haTonnellate da filiera locale 2500 ton
Tonnellate complessive 37500 ton
Tabella 2.2: Terreni occupati dalle colture
Per ottenere gli ettari necessari complessivi (per cui non solo quelli della filiera locale), ogni
anno per coltivare girasole possiamo procedere in questo modo:
S24MWolio = (1700ha/2500ton) · (37500ton) = 25.500ha (2.2)
Questo valore rappresenta il numero di ettari necessari per alimentare una centrale che pro-
duce 24 MW, ora possiamo fare una stima per una potenza di 1MW, in modo tale da poter fare un
raffronto con i dati emersi dalla valutazione inerente alla centrale a biogas:
Solio = 25.500/24 = 1063ha (2.3)
2.5 Consumi per lavorazione terreni
Avendo stimato il fabbisogno di terreni per le due tipologie di centrale, possiamo ora valutare
i consumi per la lavorazione di questi e stimare un rapporto tra queste quantita di combustibili
18 Biomassa e biocombustibili
e quelle utilizzate da una centrale che potremmo definire standard, ovvero che non utilizza la
biomassa nei processi di produzione di energia.
2.5.1 Centrale a biogas
I dati presentati di seguito sono una stima riportata dal prontuario dei consumi di carburante per
l’impiego agevolato in agricoltura di Enama [12]. Partendo da questi saranno fatte le valutazioni
successive in fatto di consumi complessivi
Riportiamo nel seguente elenco le lavorazioni ed il consumo di diesel corrispondente per ettaro.
1. Aratura 30 l/ha
2. Arieggiatura 25 l/ha
3. Semina + concimazione 10 l/ha
4. Diserbo pre-emergenza 10 l/ha
5. Sarchiatura 10 l/ha
6. Diserbo post-emergenza 10 l/ha
7. Irrigazione 50 / 100 l/ha
8. Trebbiatura 20 l/ha
per un totale complessivo di circa Cha = (150÷ 200)l/ha.
Quindi il consumo totale (Ctot) per la lavorazione del terreno sara dalla seguente relazione:
Cbiogastot = Cha · Sbiogas = (63000÷ 84000)l (2.4)
Questi dati saranno ora confrontati con il consumo di combustibile fossile per una normale cen-
trale termoelettrica che funziona a dieselS.
Secondo le stime della Diesel Service and Supply [24], i consumi di diesel espressi in galloni ogni
ora, da utilizzare in un impianto di 1MW sono 71.1. Siccome un gallone equivale a 3.79
Sdieselorario = 71.1 · 3.79 = 270l/h (2.5)
Questo significa che nell’arco di una anno, il consumo sara
Cdieselanno = Nanno
ore · Sdieselorario ≈ 3 · 106 (2.6)
2.5 Consumi per lavorazione terreni 19
Possiamo approssimare questo valore per eccesso con un 103
Totconsumo = 270 · 103 = 3 · 106 (2.7)
L’ammontare di carburante utilizzato da una centrale tradizionale decisamente superiore al die-
sel consumato per la lavorazione del terreno per la centrale a biogas, infatti
Cdieselbiomassa
Cdieselstandard
= (2.1÷ 2.8) · 10−2 (2.8)
Questo significa che il consumo di combustibile fossile per la filiera che porta alla biomassa circa
il 2 % del consumo di un generatore diesel tradizionale.
Da questi dati risulta chiaro che una centrale a biomassa determina un notevole risparmio di com-
bustibili fossili e quindi minori emissioni di CO2 , anche se non si puo parlare di impatto zero,
per via del carburante utilizzato nei processi di lavorazione del terreno. A tutti gli effetti i dati
riportano comunque una quantita quasi irrilevanti rispetto ai valori di una normale centrale a
diesel.
2.5.2 Centrale a biodiesel
Riportiamo le valutazioni dei consumi per una centrale ad olio vegetale. Anche in questo caso
sono stati utilizzati i valori stimati nel prontuario dei consumi di carburante per l’impiego age-
volato in agricoltura di Enama [12]: in questo caso la necessita di riportarli nuvamente deriva dal
fatto che la coltivazione del girasole, che viene presa come esempio, determina valori di consumo
leggermente differente rispetto a quelli riportati precedentemente.
1. Aratura 61 l/ha
2. Arieggiatura 20 l/ha
3. Rullatura 4 l/ha
4. Semina 23 l/ha
5. Concimazione 12 l/ha
6. Diserbo pre-emergenza 6 l/ha
7. Raccolta 36 l/ha
8. Trasporti vari 13 l/ha
9. Trinciatura residui colturali 50 / 100 l/ha
20 Biomassa e biocombustibili
10. Irrigazione 170 l/ha
La somma dei litri necessari a tutti i processi di coltivazione e quindi 358 per ogni ettaro, una
quantita decisamente superiore rispetto ai 150 / 200 litri necessari alla lavorazione di masi, sorgo
e tricale utilizzati nelle centrali a biogas.
In questo caso i litri necessari per la lavorazione di 1063 ettari di terreno dedicati al girasole sa-
rebbero:
Co.vegetaletot = Cha · So.vegetale = 380375l/ha (2.9)
2.5.3 Consumi a confronto
Confrontando tra loro i risultati ottenuti e con i valori relativi ad una centrale standard, si nota che
la convenienza in termini di uso di combustibili fossili annuo, e maggiore nel caso della centrale
a biogas
• Consumo lavorazione del terreno per centrale a biogas 73500 l
• Consumo lavorazione del terreno per centrale a biodiesel 380375 l
• Consumo centrale standard 3 · 106 l
In precedenza era stato stimato il consumo per la centrale a biogas tra il 2,1% ed il 2,8% rispetto
a quello della centrale standard: possiamo procedere allo stesso modo per valutare la percentuale
relativa alla centrale a biodiesel.
Cdieselo.vegetale
Cdieselstandard
= 13% (2.10)
La convenienza in fatto di consumi e certa se confrontata rispetto alla centrale standard, anche
se non quanto la centrale a biogas.
2.6 Problematiche e azoto
Dalle precedenti valutazioni emerge che: se vogliamo produrre una certa quantita di energia da
biomassa, avremmo bisogno di ampi terreni da coltivare e dovremmo farlo abbastanza veloce-
mente: cio che l’uomo utilizza per velocizzare i processi naturali di crescita sono ovviamente i
2.6 Problematiche e azoto 21
fertilizzanti, i quali sono ormai noti per le loro caratteristiche nocive a causa della presenza di
abbondanti quantita di azoto.
La maggior parte dell’azoto reattivo che viene prodotto per sintetizzare fertilizzanti o, in misura
minore, come prodotto secondario della combustione dei combustibili fossili, viene disperso nel-
l’atmosfera, nei fiumi ecc.
Nella forma gassosa come molecola biatomica N2 l’azoto, il componente piu abbondante del-
l’atmosfera e innocuo ma nella forma reattiva prodotta dai veicoli che consumano combustibili
fossili, o dai fertilizzanti, l’azoto ha un ruolo in molti problemi che riguardano l’ambiente e la
salute umana.
Da molti anni gli scienziati indicano infatti l’azoto reattivo come il responsabile di processi dan-
nosi. Inoltre recenti ricerche hanno dimostrato che l’azoto ha un ruolo fondamentale nella perdita
della biodiversita e nel riscaldamento globale. In modo particolare la perdita di biodiversita sulla
terra ferma e dovuta al fatto che le piante di un ecosistema complesso non rispondono allo stesso
modo all’aggiunta dell’azoto e molte non sono equipaggiate per affrontare un improvviso aumen-
to delle risorse e cedono il passo a nuove specie piu competitive in un mondo sovrabbondante di
nutrimenti [30].
L’effetto netto che si verifica e quindi la perdita di biodiversita (ovvero cio che sta avvenendo in
alcune zone d’Europa, in cui le praterie hanno perso un quarto delle specie autoctone dopo de-
cenni di esposizione allazoto atmosferico di origine antropica).
Questo problema e talmente diffuso che viene indicato come una delle tre principali minacce glo-
bali alla biodiversita [30] e nella Convention on Biological Diversity dello United Nations Environment
Programme l’uso di azoto e stato considerato come un indicatore chiave degli sforzi di conserva-
zione ambientale.
I feedback ecologici innescati da un eccesso di azoto sono anche all’origine di alcune minacce per
la salute umana: le analisi del National Istitutes of Health[31] mostrano che le elevate concentra-
zioni di nitrati dell’acqua potabile (un riflesso degli alti livelli di questi composti nei fertilizzanti)
possono contribuire all’insorgenza di alcune malattie tra le quali alcune tipologie di cancro. L’in-
quinamento dell’aria invece sarebbe una della cause del manifestarsi di alcune malattie cardio-
polmonari aumentando l’incidenza di mortalita.
2.6.1 Ruolo dell’azoto nel cambiamento climatico
Come gia accennato l’azoto potrebbe avere anche un ruolo importante nel cambiamento climati-
co; puo presentarsi come ossido nitrico (NO) oppure biossido di azoto (NO2) ovvero due forme
di azoto preoccupanti perchee a livello del suolo l’ozono e un gas serra.
Questa forma di azoto non e pericolosa solo per la salute dell’uomo, ma anche perchee danneg-
gia i tessuti vegetali, causando perdite di produttivita dei raccolti: con l’inibizione della crescita
l’azoto inibisce anche la capacita delle piante di assorbire l’anidride carbonica e di contrastare il
surriscaldamento globale.
22 Biomassa e biocombustibili
Tra i vari gas serra l’azoto puo essere in grado di combinarsi e produrre anche l’ossido di diazoto
(NO2 ), il quale e sicuramente meno abbondante della CO2 ma la sua presenza potrebbe determi-
nare un surriscaldamento globale pari al 10% dell’anidride carbonica.
Occorre notare che l’eccesso di azoto puo anche contrastare in alcuni casi il riscaldamento, so-
prattutto se si combina con altri composti che possono essere in grado di riflettere la radiazione
incidente dal momento in cui formano uno spesso aerosol, stimolando la crescita di piante di fo-
resta senza un uso rilevante di azoto, cosı che possano immagazzinare livelli piu alti di anidride
carbonica.
Nonostante questa particolarita, le prove sembrano essere a favore dell’aumento del rischi di
riscaldamento come conseguenza della produzione antropica di azoto.[30] 2 I biocombustibili,
come fonte rinnovabile, stanno pero incrementando la domanda di fertilizzanti; negli Stati Uniti,
l’iincremento della produzione di etanolo da mais e quadruplicata rispetto all’anno 2000 ed ha gia
innescato un effetto vistoso nel fiume Mississipi, il quale scarica a livello del Golfo del Messico
alimentando cosı le fioriture algali creando cosı zone morte, una delle problematiche principali
dovute all’uso dei fertilizzanti.
Le considerazioni fatte sull’azoto mettono quindi in evidenza che l’utilizzo della biomassa non
e cosı lontana dai problemi di inquinamento: sicuramente non in termini di CO2 ma sicuramente
in termini di fertilizzanti.
2Gli studi esposti sono quelle del professore Alan R.Townsend,ovvero il nuovo direttore dell’Institute of Artic and AlpineReserch e del dipartimento di ecologia e biologia evolutiva della stessa universita, il quale studia il modo in cui i cambia-menti climatici, lo sfruttamento del suolo ed i cicli globali dei nutrienti nonche il funzionamento degli ecostemi.Altrericerche importanti sono state condotte da Robert W.Howart, professore di ecologia ambientale alla Cornell University,che si occupa di come le attivita antropiche influenzino gli ecosistemi.
Capitolo 3
Fotovoltaico
In questo capitolo verra esposta la tecnologia del fotovoltaico e, oltre al funzionamento, sara evi-
denziata la superficie necessaria per soddisfare una determinata richiesta energetica per fare quin-
di una stima dell’energia prodotta in relazione alla richiesta. Ovviamente non saranno trascurate
le problematiche che in qualche modo possono condizionare l’assorbimento, come il ciclo solare,
ed accanto a queste verra illustrata la migliore soluzione presente attualmente ovvero i moduli
ad accumulazione di idrogeno.
3.1 Caratteristiche
Tra le fonti di energia considerate rinnovabili e pulite, l’energia solare ricopre un ruolo fonda-
mentale, e la possibilita di utilizzarla grazie agli impianti fotovoltaici di conversione e la diretta
conseguenza di alcuni indubbi vantaggi dovuti all’utilizzo di questa fonte.
Il vantaggio principale che questa tecnologia fornisce risiede nelle caratteristiche intrinseche della
radiazione solare: essa ha infatti reperibilita illimitata e, grazie alle moderne tecnologie, e possibi-
le incamerare l’energia in eccesso, per poi utilizzarla nei momenti in cui le ore di luce e l’intensita
della radiazione non sono a livelli ottimali, ad esempio durante il periodo invernale. Accanto a
questi vantaggi esistono in ogni caso anche svantaggi, come il basso rendimento o l’impatto vi-
sivo e di occupazione del territorio, anche se la vastita dei territori occupati non e paragonabile
alla quantita di territori da utilizza per la coltivazione della biomassa, come verra dimostrato in
seguito.
Un altro svantaggio potrebbe essere rappresentato dai costi di produzione, i quali pero possono
essere ammortizzati dal cliente nell’arco di qualche anno, in oltre anche in Italia vengono ora con-
cessi i finanziamenti in conto energia: questo significa che e possibile rivendere l’energia elettrica
prodotta da impianti fotovoltaici, anche di piccole o medie dimensioni.
24 Fotovoltaico
3.1.1 Funzionamento
La tecnologia fotovoltaica permette di convertire l’energia solare che incide sull pannello, in ener-
gia elettrica: questo processo avviene grazie a quella che viene chiamata cella fotovoltaica la quale
e formata da una lastra sottile di materiale semiconduttore, in genere silicio, la quale prima del-
l’utilizzo viene opportunamente trattata mediante processi chimici riconosciuti come drogaggi,
ovvero l’inserimento nella struttura cristallina del silicio, di atomi di Fosforo oppure Boro i quali
sono utili per determinare la formazione di un campo elettrico rendendo anche disponibili alcune
cariche per formare corrente elettrica. La corrente elettrica si formera quindo la cella (le cui facce
sono collegate ad un utilizzatore) viene esposta alla luce in seguito all’effetto fotoelettrico.
Alla base dell’effetto fotovoltaico ci sono quindi alcuni materiali formati da atomi di silicio, il
quale presenta determinate caratteristiche: se consideriamo solo atomi isolati questi avranno una
determinata configurazione elettronica e livelli energetici, ma quando ne avviciniamo quattro per
formare una struttura cristallina, gli elettroni di valenza ora raggiungono diversi livelli energetici.
In un monocristallino di silicio ogni atomo forma legami covalenti con altri quattro atomi e
questo legame puo essere spezzato con una quantita di energia tale da liberare l’elettrone dal le-
game covalente per passare dalla banda di valenza a quella di conduzione dove sara in grado di
contribuire al flusso di elettricita.
una volta che la cella fotovoltaica e esposta alla luce, il flusso di fotoni che la colpisce sara in grado
di fornire energia a sufficienza per liberare gli elettroni del reticolo cristallino del silicio.
Per creare corrente sara necessario creare una corrente continua di questi elettroni, formando
quindi un campo elettrico. Si utilizzano il boro ed il fosforo per una ragione particolare: questi
due atomi appartengono rispettivamente al terzo e quinto gruppo, per cui dal momento in cui
questi sono inseriti nella struttura, si crea una zona con un numero di elettroni insufficienti ed
un’altra con un numero di elettroni in eccesso, queste zone sono chiamate p ed n. Le diverse
concentrazioni di carica sono in grado di creare quindi un flusso elettronico.
L’efficienza di conversione per le celle a silicio viene stimata tra il 10% ed il 20%, per cui non un
valore altissimo [34].
In genere le celle fotovoltaiche sono di forma quadrata e possono essere connesse tra di loro in
serie o in parallelo e possono essere incapsulate all’interno di uno spessore di EVA (Etil Vinil
Acetato), un isolante nei confronti della cella. La cella fotovoltaica si comporta quindi come una
piccola batteria che puo produrre fino a 3 A di corrente con una tensione di 0,5 V ed una poten-
za di 1,5 W per ogni dm2 (questi valore fanno riferimento a condizioni di soleggiamento di 1000
W/m2 di intensita luminosa e 25 oC di temperatura).
Per quanto riguarda i materiali, accanto al silicio monocristallino il cui funzionamento nella cella
e stato appena descritto, esiste anche la possibilita di utilizzare il silicio policristallino: questi due
scelte rappresentano la maggior parte del mercato e sono tecnologie simili dal punto di vista del-
la costruzione poiche prevedono che la cella sia cablata in superficie con una griglia di materiale
conduttori per catalizzare gli elettroni. Accanto a questi esistono anche i moduli a film sottile,
3.2 Superficie produzione tradizionale 25
ovvero silicio amorfo con struttura disorganizzata, i quali mostrano pero un’efficienza inferiore.
3.2 Superficie produzione tradizionale
In generale quando si parla di un impianto fotovoltaico se ne riporta la potenza elettrica di picco,
ossia la potenza elettrica sviluppata in condizioni di irraggiamento standard. La potenza di picco
e un dettaglio tecnico caratteristico di ogni impianto, ma non fornisce una stima diretta di quanta
energia elettrica un certo impianto puo produrre, per esempio, nell’arco di un anno.
e evidente che la quantita di energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico dipende
dal ciclo solare, dalle condizioni atmosferiche, dal periodo dell’anno e in generale da tutti quei
fenomeni che condizionano la frazione di radiazione solare che incide sulle celle. Tutte queste
variabili, essendo soprattutto di natura meteorologica, fanno sı che si possano ricavare solo delle
stime sulla quantita di energia prodotta da un impianto fotovoltaico.
In questa sezione ci proponiamo anzitutto di valutare una stima dell’energia elettrica prodotta
per unita di superficie (1 m2) da un sistema fotovoltaico nell’arco di un anno. In secondo luogo
valuteremo la superficie di fotovoltaico necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico di una
ipotetica comunita.
3.2.1 Stima dell’energia prodotta da un impianto fotovoltaico
Per stimare l’energia prodotta da un impianto fotovoltaico prendiamo in considerazione un ipo-
tetico pannello di celle solari di superficie SF = 1m2 disposto, per semplicita, orizzontalmente e
assumiamo che questo abbia un’efficienza di conversione di energia luminosa in energia elettrica
εF = 10%. Tale valore di efficienza e ragionevole se si considera il fatto che attualmente alcuni
impianti raggiungono anche efficienze del 20%, ma ovviamente i fattori che causano decremo di
eeffecienza possono essere vari. Conoscendo quindi la radiazione visibile (RV ) incidente si puo
calcolare la potenza elettrica sviluppata dal sistema.
L’entita della radiazione visibile incidente dipende da molti fattori. Il fenomeno che mag-
giormente influisce e sicuramente il ciclo solare giornaliero, in quanto durante la notte la luce e
praticamente nulla, poi vi sara un graduale aumento seguito da una graduale diminuzione. Il se-
condo contributo e dovuto al periodo dell’anno che si considera, l’inverno e infatti caratterizzato
da un valor medio inferiore ai valori estivi. Gli altri fenomeni non trascurabili sono la situazione
meteorologica, giornate nuvolose, nebbia, umidita etc etc.
Per poter stimare la produzione di energia media giornaliera del sistema in esame dobbiamo
quindi conoscere la variazione della radiazione nell’arco del giorno, nel corso dell’anno e dobbia-
mo anche tenere in considerazione quanto mediamente la situazione meteorologica la riduce.
26 Fotovoltaico
anziche fare previsioni di tipo meteorologico, che sarebbe impensabile da realizzare per una sti-
ma, analizziamo i valori di radiazione visibile media oraria misurati negli ultimi cinque anni da
una stazione ARPA Emilia Romagna [49] installata a Ferrara. I dati sono resi pubblici da ARPA
presso il servizio web Dexter [49]. usando questo campione di cinque anni di dati dovremmo
mediamente essere in grado di tenere in considerazione una serie di parametri, difficilmente va-
lutabili in altro modo.
I valori misurati da ARPA riportano la radiazione visibile media oraria (RVMO) incidente
su una superficie orizzontale di 1 m2. Abbiamo quindi valutato, per ogni ora del giorno, il valor
medio della radiazione visibile (RVM ) mediando su tutti i valori corrispondenti a quell’ora nel-
l’arco degli ultimi cinque anni. Al fine ti tenere conto delle variazioni che si verificano nel corso
dell’anno, indichiamo un intervallo di variabilita, per ogni ora del giorno, i cui estremi sono ri-
spettivamente il valori medi della RVM invernale ed estiva 1. Riportiamo in Fig.3.1 l’andamento
della RVM nell’arco della giornata.
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0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24
010
020
030
040
050
060
070
0
Radiazione Visibile Media Oraria − Ferrara
Ora (h)
RV
M(W
m2 )
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Figura 3.1: Andamento giornaliero medio della Radiazione Visibile Media determinati con i datiARPA em misurati dal 2005 al 2009 nella citta di Ferrara. L’ intervallo di variabilita e rappresentatodai valori medi della RVM invernale ed estiva.
Da questo andamento medio, nell’arco di un giorno risulta una energia luminosa incidente su
un metro quadro orizzontale pari a circa 4 kWh, che nell’arco di un anno corrisponde a circa 1.4
1Il periodo invernale e considerato da Ottobre a Marzo, mentre quello estivo da Aprile a Settembre. Questi mesi sonostati scelti in seguito ad una valutazione dei valori di RVM maggiori e minori rispetto al valor medio annuale. Nel maggiorparte dei casi si verifica che i valori d RVM sono inferiori al valor medio da Ottobre a marzo, mentre sono maggiori daAprile a Settembre. Come intervallo di variabilita non abbiamo considerato quello compreso fra il valore minimo e quellomassimo, in quanto questi ricoprono in generale periodi dell’anno diversi e risultano tra l’altro poco significativi da unpunto di vista statistico. Da notare inoltre che non si e utilizzata la deviazione standard come intervallo di variabilita, inquanto considerando insieme diversi periodi dell’anno, le distribuzioni di RVM non mostrano un andamento Gaussiano.
3.2 Superficie produzione tradizionale 27
MWh. Questo valore e confrontabile con i valori che fornisce il servizio web Atlante Italiano della
Radiazione Solare di previsione della radiazione visibile media messo a disposizione da ENEA
[50], il quale fornisce una previsione alle coordinate di Ferrara pari a circa 1.4 MWh annui.
Da questi valori medi qui determinati, possiamo quindi stimare la potenza media oraria P oraria
sviluppata dal sistema fotovoltaico qui considerato per ogni ora della giornata, con al seguente
relazione:
P oraria = εF ·RVM (3.1)
Conoscendo quindi la P oraria , che si suppone essere costante nell’arco dell’ora (∆t = 1h) cor-
rispondente, possiamo stimare l’energia media giornaliera prodotta dal sistema fotovoltaico in
esame con la seguente relazione:
Egiornaliera/m2 =
23∑h=0
P oraria ·∆t = 412Wh (3.2)
un metro quadrato di fotovoltaico produce quindi mediamente 0.4 kWh ogni giorno, che nell’arco
dell’anno corrispondono circa 150 kWh.
e ovvio che vi saranno giornate in cui la produzione sara maggiore e altre in cui la produzione
sara minore, ma la valutazione media che qui abbiamo proposto tiene in considerazione proprio
questa variabilita e ci fornisce un parametro con il quale poter valutare la supeficie necessaria per
soddisfare certi fabbisogni energetici come analizziamo nel paragrafo che segue.
3.2.2 Superfici fotovoltaico e fabbisogno energetico
Per concretizzare sull’utilizzo dei sistemi fotovoltaici e per poterli confrontare con la altre tecnolo-
gie affrontate in questa tesi, determiniamo quanta superficie di pannelli fotovoltaici e necessaria
per soddisfare il fabbisogno energetico di una ipotetica comunita che necessita di un fabbisogno
energetico giornaliero di Efabb = 24 MWh 2.
Conoscendo l’energia media giornaliera per m2 stimata nel precedente paragrafo determinia-
mo la superficie di fotovoltaico necessaria a soddisfare il fabbisgno di 24MWh giornalieri con
la seguente relazione:
Sfoto =Efabb
Egiornaliera/m2= 58429m2 ≈ 6ha (3.3)
Approssimativamente 6 ettari di fotovoltaico forniscono una quantita di energia integrata nell’ar-
co del giorno sufficiente a soddisfare un’ipotetica comunita che potrebbe essere servita da una
centrale a biomassa da 1 MW di potenza, la quale necessita approssimativamente di circa 400 et-
tari per il fabbisogno di materia prima.
Le stime ottenute da queste considerazioni sono sicuramente conservative, in quanto abbia-
mo considerato bassa efficienza delle celle solari e una dispozione orizzontale dell’impianto, che
2Questo valore e stato scelto in modo da poter confrontare i risultati direttamente con la produzione energetica di unacentrale a biomassa da 1 MW di potenza, la quale genera nell’arco delle 24 ore 24MWh.
28 Fotovoltaico
sicuramente non e la configurazione piu efficiente.
Nonostante le stime diano forti indicazioni delle grandi potenzialita del fotovoltaico (6 ettari con-
tro i 400 per la biomassa), da un’analisi che rispecchi il reale andamento del consumo energetico
nell’arco della giornata si possono evidenziare alcune difficolta pratiche. Per capire questo ab-
biamo bisogno di conoscere l’andamento del fabbisogno energetico della comunita nell’arco della
giornata. Queste informazioni le possiamo estrarre dai dati pubblicati da Terna [33] riferiti all’an-
damento della richiesta di energia in Italia. Lo stesso andamento lo possiamo adottare per l’ipo-
tetica comunita del nostro esempio, riscalando i valori in modo da ottenere una energia integrata
nella giornata pari a quella richiesta dalla comunita, quindi pari a 24 MWh.
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0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24
2500
030
000
3500
040
000
4500
050
000
Andamento giornaliero fabbisogno energetio Italiano
Ora (h)
E (
MW
h)
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0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
3.5
Confronto fra produzione fotovoltaico e fabbisogno energetico
Ora (h)
E (
MW
h)
● Energia da FotovoltaicoFabbisogno energetico
(a) (b)
Figura 3.2: (a) Andamento medio giornaliero della richiesta di energia in Italia, valutato per l’an-no 2009 dai dati rilevati da Terna in corrispondenza del terzo Mercoledı di ogni mese. L’intervallodi variabilita e determinato dal valore minimo e massimo di richiesta energetica per l’ora corri-spondente. (b) Confronto fra l’andamento della produzione di energia dell’impianto fotovoltaicoda 24 MWh (integrati nel giorno) e l’andamento della richiesta di energia riscalato per una energiaintegrata nella giornata pari a 24 MWh.
Riportiamo in Fig.3.2(a) l’andamento medio della richiesta di energia in Italia, valutato per
l’anno 2009 dai dati rilevati da Terna in corrispondenza del terzo Mercoledı di ogni mese. L’in-
tervallo di variabilita e determinato dal valore minimo e massimo di richiesta energetica per l’o-
ra corrispondente. Confrontiamo quindi in Fig.3.2(b) l’andamento della produzione di energia
dell’impianto fotovoltaico e l’andamento della richiesta di energia riscalato per una energia inte-
grata nella giornata pari a 24 MWh. Le problematiche che emergono da questo confronto sono
sostanzialmente due:
• Anzitutto si puo notare dalla Fig.3.2(b) che nell’orario serale-notturno (dalle 17 alle 8 circa)
l’impianto fotovoltaico non e in grado di soddisfare il fabbisogno energetico della comunita.
3.2 Superficie produzione tradizionale 29
• Diversamente nelle ore di luce (dalle 8 alle 17 circa) l’impianto produce piu energia di quella
richiesta.
La prima osservazione risulta un serio problema per la comunita, mentre il secondo potrebbe es-
sere un problema per l’impianto stesso. Queste difficolta in linea di principio non si verificano con
la produzione di energia da biogas o bioDiesel, in quanto i motori possono regolarsi per adattarsi
alla richiesta di energia 3.
un ulteriore fattore da tenere in considerazione in questo studio e il fatto che la produzio-
ne di energia da fotovoltaico varia non solo nell’arco del giorno, ma anche nell’arco dell’anno.
In aggiunta anche il fabbisogno energetico varia nell’arco dell’anno, ma questa variazione non
concorde alla variazione del ciclo solare. Questa affermazione risulta evidente dagli andamenti
riportati in Fig.3.3, che mostrano, per ogni mese, il valore integrato in un giorno della fabbisogno
energetico e dell’energia prodotta da fotovoltaico, rinormalizzato alla media di 24 MWh integrati
nelle 24 ore. Per il fabbisogno energetico abbiamo considerato i valori di riferimento riportati da
Terna per ogni mese.
Dalla Fig.3.3 risulta che nei mesi invernale ( da ottobre a marzo) l’impianto fotovoltaico qui
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1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
1015
2025
3035
4045
50
Energia integrata giornaliera da fotovoltaico e fabbisogno
Mese
Ene
rgia
MW
h
● FotovoltaicoFabbisogno
Figura 3.3: Andamento annuale dei valori di fabbisogno energetico e energia da fotovoltaicointegrati in un giorno e rinormalizzati con il valor medio di 24 MWh.
dimensionato, nell’arco del giorno, non produce una quantita di energia elettrica sufficiente a
soddisfare il fabbisogno della comunta di riferimento. Diversamente nei mesi estivi (da aprile a
settembre) produce piu energia del necessario. Anche le variazioni annuali quindi conducono a
problemi analoghi a quelli dovuti alla variazione giornaliera.3e chiaro che la centrale deve essere dimensionata in modo da poter fornire la massima potenza richiesta, ma e anche
vero che non funzionando sempre al massimo, puo essere considerata equivalente ad una centrale di dimensioni piuridotte.
30 Fotovoltaico
Per ovviare a questi problemi con un sistema fotovoltaico proponiamo una soluzione nel para-
grafo seguente.
3.3 Modello fotovoltaico con accumulazione di idrogeno
Per ovviare al problema della non controllabilita della produzione di energia di un impianto fo-
tovoltaico possiamo pensare ad un sistema in grado di accumulare l’energia in eccesso e in grado
di restituirla per compensare quando l’impianto non riesce a soddisfare la richiesta.
A titolo di esempio proponiamo di studiare in questa sezione un sistema composito formato da
un impianto fotovoltaico e un accumulatore ad idrogeno, come l’impianto prototipo in un arti-
colo di un gruppo di ricerca dell’universita di Bologna[43]. In pratica l’energia elettrica in ecces-
so viene utilizzata per produrre e accumulare idrogeno, il quale viene riutilizzato in una cella
a combustibile per produrre nuovamente energia elettrica. e evidente che un tale sistema ri-
sulta essere meno efficiente di un singolo fotovoltaico, in quanto il processo di trasformazione
Energia→ Idrogeno→ Energia e caratterizzato da un’efficienza εH ≈ 20% 4.
Rispetto all’impianto fotovoltaico singolo visto nel paragrafo precedente, questo modello sara
caratterizzato da una superficie maggiore, in quanto la presenza del ciclo dell’idrogeno introduce
una efficienza di conversione in piu per la frazione di energia prodotta in eccesso dal fotovoltai-
co. Quantitativamente solo il 20% dell’energia prodotta in eccesso potra essere riutilizzata come
energia elettrica utile.
Per determinare la superficie di fotovoltaico per il modello proposto dobbiamo prima iden-
tificare quali sono gli intervalli di tempo in cui il fotovoltaico produce in eccesso o in difetto ri-
spetto al fabbisogno. Per una stima che tenga conto delle variazioni giornaliere e invernali, come
evidenziato nel paragrafo precedente, non basta considerare l’andamento medio giornaliero, ma
dobbiamo anche considerare come variano nell’arco dell’anno gli andamenti giornalieri di pro-
duzione da fotovoltaico e di fabbisogno energetico. A questo scopo consideriamo le variazioni
annuali osservando come cambiano mesilmente gli andamenti, quindi per ogni mese valutiamo i
seguenti andamenti:
1. Andamento medio giornaliero della radiazione visibile media solare, ottenuto calcolando
per ogni ora del giorno la media sui giorni del mese considerato dal 2005 al 2009.
2. Andamento giornaliero del fabbisogno energetico, ottenuto dall’andamento del giorno di
riferimento usato da Terna per il mese considerato, dati del 2009.
Riportiamo in Fig.3.4 gli andamento appena descritti per un impianto fotovoltaico opportuna-
mente dimensionato e per un fabbisogno energetico normalizzato ad un valor medio di 24 MWh4Il valore del 20% e ottenuto approssimando per difetto l’efficienza pari al 24% del ciclo completo dell’idrogeno che si
ottiene dal prodotto dell’efficienza di elettrolizzazione e dell’efficienza della cella a combustibile, che sono rispettivamente60% e 40%, come riportato in [44].
3.3 Modello fotovoltaico con accumulazione di idrogeno 31
integrati nel giorno. In Fig.3.4 riportiamo gli andamenti giornalieri che caratterizzano ciascun me-
se dell’anno. Dagli andamenti di produzione da fotovoltaico e di fabbisogno energetico ripotati
Andamento medio giornliero produzione fotovoltaico e fabbisogno energetico nell'arco dell'anno
Mesi/Ore
Ene
rgia
MW
h
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
05
1015
Ore 0 Ore 24
FotovoltaicoFabbisogno
Energia eccessoEnergia difetto
Figura 3.4: (Linea continua) Andamento medio giornaliero e variazione mesile dell’energia pro-dotta da fotovoltaico. (Linea tratteggiata) Andamento medio giornaliero e variazione mensile delfabbisogno energetico, normalizzato con il valore medio di 24 MWh integrati nel giorno. L’im-pianto fotovoltaico e dimensionato per essere associato ad un accumulatore ad idrogeno comedescritto in dettaglio nel paragrafo. Confronto dell’energia da fotovoltaico in eccesso, indicatadall’area con linea continua, ed energia in difetto, indicata dall’area con linea tratteggiata.
in Fig.3.4 possiamo distinguere i seguenti intervalli di tempo nel corso del giorno:
1. Periodo in difetto: nelle ore di buio, o serale-notturno, (dalle 17 alle 8 circa) l’energia prodot-
ta dal fotvoltaico e in difetto rispetto al fabbisogno. Questa energia in difetto dovra essere
fornita dall’idrogeno accumulato con l’energia in eccesso del periodo che segue;
2. Periodo in eccesso: nelle ore di luce (dalle 8 alle 17 circa) il fotovoltaico produce energia
in eccesso rispetto al fabbisogno. Questa energia in eccesso sara utilizzata per produrre e
accumulare idrogeno che sara riutilizzato nelle ore di buio.
I due periodi appena definiti cambiano da mese a mese, come dimostrano gli andamenti di Fig.3.4,
quindi il modello di impianto qui presentato non deve essere dimensionato per accumulare in
idrogeno e ricedere energia con un ciclo giornaliero, ma deve essere pensato per un accumulo e
una successiva cessione di energia dilatata nell’arco dell’anno. Il periodo estivo piu incisivo dal
punto di vista della produzione in eccesso dovra permettere l’accumulo di energia sia per il ciclo
giornaliero sia per una riserva invernale.
Per dimensionare la superficie di un tale impianto fotovoltaico e necessario quindi impostare
questo vincolo analizzando l’andamento annuale come riportato in Fig.3.4. Da questi andamenti
32 Fotovoltaico
definiamo quindi l’energia in eccesso (Eecc), la somma di tutti i contributi in eccesso che derivano
da tutti i mesi, e l’energia in difetto (Edif ), la somma di tutti i contributi in difetto che derivano
da tutti i mesi. L’energia in eccesso servira per produrre e accumulare idrogeno, e nel momento
del bisogno questo sara riconvertito in energia per colmare l’energia in difetto 5.
L’energia in difetto ottenuta dall’idrogeno sara inferiore all’energia in eccesso per effetto del-
l’efficienza del ciclo energia → idrogeno → energia, quindi le due energia saranno legate dalla
seguente relazione:
Ediff = εH · Eecc (3.4)
Questa relazione dovra essere rispettata per il dimensionamento della superficie dell’impianto
fotovoltaico. Per il calcolo di questa, osserviamo che al variare della superficie varia la produ-
zione da fotovoltaico, quindi potrebbe variare l’intersezione fra gli andamento energia prodotta
e fabbisogno. Inoltre, siccome stiamo valutando una stima, non ci siamo preoccupati di ottenere
una forma funzionale per i due andamenti, quindi un calcolo analitico non e possibile.
Da queste osservazioni possiamo concludere che il miglior modo per stimare la superficie
che soddisfi la relazione 3.4 si puo ottenere da un semplice calcolo iterattivo che incrementa la
superficie di piccole quantita fino ad ottenere il valore Sfoto+H che soddisfa il vincolo energeti-
co. A tale proposito abbiamo impostato come superficie iniziale pari a Sfoto, quella dell’impianto
fotovoltaico singolo studiato nel paragrafo precedente, quindi abbiamo eseguito incrementi suc-
cessivi inserendo un fattore di superficie (fS) tale da incrementare la superficie dell’1% ad ogni
iterazione secondo la relazione:
Sfoto+H = fS · Sfoto (3.5)
Il calcolo iterattivo fornisce i seguenti risultati 6:
fS = 2.5 (3.6)
Sfoto+H = 14.5ha (3.7)
La Fig.3.4 riporta l’andamento della produzione da un impianto fotovoltaico dimensionato con
questa superficie, quindi l’area complessiva dell’energia in difetto e pari al 20% dell’area com-
plessiva dell’energia in eccesso.
Rispetto ad un impianto fotovoltaico tradizionale il modello associato all’accumulazione all’idro-
geno necessita di una superficie maggiore di circa due volte e mezzo, ma notiamo che l’esten-
sione rimane comunque sempre molto limitata rispetto all’estensione occupata dalle coltivazioni
necessarie per alimentare una equivalente centrale a biomassa.5Per l’impianto fotovoltaico abbiamo considerato, per il funzionamento utile alla produzione di energia, un
irraggiamento minimo di 100 W/m2. Al di sotto di questo valore l’energia prodotta viene considerata nulla.6 Assumendo costante l’orario di intersezione fra i due andamenti si puo ottenere un valore approsimato del fattore di
supeficie considerando il seguente bilancio energetico fra gli intevalli di eccesso e difetto: Efabb1 = Efoto1 + Ediff =
Efoto1 + εH · Eecc; Efabb2 = Efoto2 − Eecc. Essendo Efoto1 = fS · E24MWhfoto1 e Efoto2 = fS · E24MWh
foto2 , insieme alle
precedenti relazioni otteniamo la seguente espressione per il fattore di superficie: fS =Efabb1+εH ·Efab2
E24MWhfoto1
+εH ·E24MWhfoto2
≈ 2.3.
3.4 Problematiche 33
3.4 Problematiche
Affrontiamo ora le problematiche principali connesse alla tecnologia fotovoltaica, ovvero il ciclo
solare (il quale condiziona l’assorbimento dei pannelli), l’albedo e la possibilita che l’utilizzo di
determinati materiali possa essere causa di inquinamento. In fine sara preso in considerazione il
riciclo, una pratica ancora poco affermata.
3.4.1 Ciclo solare
La produzione di energia elettrica da alcune fonti rinnovabili e caratterizzata da disponibilita
energetica variabile e a volte non prevedibile nel tempo, per cui e necessario trovare soluzioni che
permettano di accumulare l’energia prodotta in eccesso nei momenti di massima disponibilita
delle risorse, in modo tale da poterla utilizzare al momento opportuno. Come stato visto, la
soluzione rappresentata dai moduli con accumulo di idrogeno.
3.4.2 Albedo
Una delle problematiche che l’uso del fotovoltaico potrebbe introdurre, riguarda il caso partico-
lare dell’albedo.
Per albedo di una superficie intendiamo la frazione di luce o piu in specifico di radiazione in-
cidente che puo essere riflessa indietro in tutte le direzioni: il valore dipende sia dal materiale
incontrato prima della riflessione, sia dalla lunghezza d’onda della radiazione considerata.
In genere si assegna il valore 1 quando tutta la luce incidente viene riflessa, mentre il valore 0 e
associato in presenza di nessuna riflessione, parlando invece in termini di percentuali, se l’albedo
massima ha valore 100%, la Terra presenta un valore medio che oscilla dal 37 al 40%.
Questo effetto puo essere correlato alla temperatura poiche, se siamo in presenza di piccole per-
centuali di albedo, significa che abbiamo maggiore assorbimento della radiazione solare per cui
maggiore temperatura.
In virtu di queste considerazioni potrebbe essere lecito chiedersi se il moltiplicarsi di questi im-
pianti, a partire dai tetti delle abitazioni ad impianti industriali di dimensioni maggiori, possa
in qualche modo provocare delle variazioni nel bilancio atmosferico energetico e comportare un
aumento della temperatura media.
L’istallazione dei pannelli fotovoltaici, potrebbero variare l’albedo di quel luogo, perche cambia
la quantita di energia riflessa e, recenti studi (Net Radiative Forcing from Widespread Deployment of
Photovoltaics, Nemet Gregory F., Environmental science e technology 2009) [45] hanno dimostrato che
effettivamente si determina un piccolo aumento delle temperature: allo stesso modo potremmo
chiederci cosa accadrebbe se la medesima quantita di energia elettrica prodotta dai pannelli sola-
ri, fosse prodotta da una centrale convenzionale, visto che la combustione di combustibili fossili
ha come conseguenza l’emissione di CO2 in atmosfera, il quale determina un innalzamento delle
temperature.
Mettendo a confronto le modificazioni in termini di temperature emerge che, a parita di energia
34 Fotovoltaico
prodotta, i pannelli fotovoltaici causano un effetto che e mediamente 30 volte minore rispetto al-
l’effetto dei gas serra.
Questo studio riguarda gli effetti su larga scala, altri studi sono stati condotti per valutare invece
gli effetti nelle citta: uno di questi e rappresentato da Solar energy and global heat balance of a city,
Claude-Alain Roulet, Solar Energy [46]. Questo lavoro prende in considerazione il calore urbano
della citta di Tokyo, valuta l’effetto che hanno i pannelli solari come trascurabile, ovvero deter-
minano un piccolo aumento di temperatura ma questo rappresenta un incremento trascurabile
rispetto al flusso di calore che deriva dalle altre attivita come l’utilizzo di energia elettrica o anche
le semplici automobili.
Per ovviare completamente a questo problema bisognerebbe cercare di installare i pannelli dove
l’albedo e gia stato inevitabilmente modificato, cercare quindi istallazioni mirate: in questo senso
si potrebbe procedere con l’installazione di pannelli prevalentamente sui tetti degli edifici, in par-
cheggi ed altre strutture in cui l’introduzione di questa tecnologia non comporterebbe variazioni
significative in fatto di albedo.
3.4.3 Tellururo di Cadmio
Tra i diversi vantaggi che il fotovoltaico propone, si puo sicuramente ricordare la mancanza di
emissioni derivanti da combustibili fossili, i quali non vengono impiegati nel processo di produ-
zione dell’energia. Accanto a questo indubbio vantaggio, la diffusione degli economici moduli a
film sottile in Telluro di Cadmio, potrebbe far insorgere qualche dubbio in merito all’impatto am-
bientale determinato dall’istallazione di questi e in situazioni particolari, che ad esempio possono
coinvolgere lo smaltimento del materiale con conseguente liberazione di CdTe.
Il Tellururo di Cadmio e stato inserito nella struttura fotovoltaica perche il proprio uso determina
processi produttivi particolarmente efficienti e soprattutto la quantita di semiconduttore utilzzata
e inferiore di circa cento volte rispetto a quella necessaria nella realizzazione dei moduli in Silicio
Cristallino: inoltre il CdTe presenta il grande vantaggio di essere piu facilmente riproducibile e
soprattutto adatto alla produzione industriale per i costi decisamente ridotti.
Cio che rende l’uso di questo semiconduttore particolarmente conveniente e un gap di energia
tra la banda di conduzione e quella di valenza di 1.5 eV, il che lo rende particolarmente adatto ad
assorbire energia, portando l’assorbimento dei fotoni incidenti a valori prossimi al 90%.
Il sospetto che questo composto possa essere tossico deriva dalle caratteristiche intrinseche di un
suo componente, ovvero il Cadmio, la cui tossicita risulta dimostrata ed e per questo che l’unione
europea ha fissato il limite massimo di presenza all’interno delle batterie su valori prossimi allo
0.002%.
Inserito in questo contesto, l’unica possibilita di immettere CdTe nell’ambiente e rappresentata
dalla decomposizione delle stesso, il quale si puo manifestare in presenza di temperature pros-
sime a 1000oC, raggiungibili quindi solo in caso di incendio. In questo caso e necessaria una
precisazione, essendo in CdTe incapsulato all’interno del modulo fotovoltaico, la possibilita di
rilascio e molto remota anche in caso di incendio.
3.4 Problematiche 35
In merito a questa problematica il Brookhaven National Laboratory presso il National Photovoltaic En-
vironmental Health and Safety Assistance Center, ha effettuato test per valutare il rischio in merito
all’insorgenza di un incendio, riscontrando che il CdTe cominciava a fondere e volatilizzare in
modo graduale gia ad 800oC di temperatura.
Il rilascio riscontrato e stato minimo, appena dello 0.6% ma non avviene emissione in atmosfera
perche, come gia accennato, il CdTe rimane intrappolato all’interno della protezione di vetro della
struttura fotovoltaica.
Va inoltre sottolineato che durante un incendio le sostanze che vengono liberate in atmosfera so-
no molto piu dannose della sostanza volatile che deriva dalla fusione del CdTe, soprattutto in
quantita estremamente maggiori.
Oltre alla possibilita di una dispersione per volatilizzazione, altri test scartano l’ipotesi di con-
taminazione di falde idriche inseguito a dilavamento 7, per cui si puo affermare che e possibile
smaltire i moduli in CdTe come normali rifiuti solidi urbani: e per questo motivo che la normati-
va che regola in Italia lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici (ovvero il D.ls 151/2005), assimila
quasti ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche 8.
3.4.4 Riciclo
Un particolare da sottolineare e che gli impianti che di fatti riciclano i moduli fotovoltaici sono
davvero pochi, i piu importanti sono rappresentati dalla statunitense First Solar [40] e la tedesca
Deutsche Solar AG: quest’ultima nel 2003 ha ultimato un impianto pilota di riciclaggio in grado di
recuperare completamente l’alluminio ed il 90% del Silicio e del vetro dei pannelli.
L’utilita del riciclo dei pannelli si riscontra inoltre nel risparmio dei costi di produzione futuri, per
cui il tempo necessario affinche i moduli generino una quantita di energia pari a quella spesa per
produrli sara ridotto di un terzo rispetto a quello attuale.
Sempre parlando di riciclo di pannelli, nel 2007 e nata la PV Cycle, la quale si occupa dello svi-
luppo di soluzioni per il riciclo di pannelli fotovoltaici in Europa, il cui peso attuale e stimato
attorno alle 3500 tonnellate: a questa associazione hanno aderito le industrie di 31 Paesi Europei
e l’obiettivo sarebbe quello di recuperare dal 65% al 85% del materiale utilizzato fin’ora.
7per valutare la contaminazione di falde idriche in seguito a dilavamento, i moduli con CdTe sono stati immersi insoluzione ed il monitoraggio del metalli disciolti non ha mostrato cambiamenti quantitativi rilevanti
8I dati riportati derivano da studi sperimentali effettuati su pannelli fotovoltaici [47] [48]
36 Fotovoltaico
Capitolo 4
Efficienze energetiche a confronto
In questo capitolo stimiamo le efficienze energetiche delle tre tecnolgie approfondite in questa te-
si: centrale biogas, centrale a olio combustibile e fotovoltaico con accumulazione ad idrogeno. Per
efficienza energetica intendiamo l’efficienza di conversione dell’energia solare in energia elettrica.
Anche le centrali a biogas e biomassa sono sostanzialmente dei covnertitore di energia solare in
energia elettrica. Infatti l’apporto piu significativo di energia fornita all’impianto di produzione
e sicuramente l’energia solare che serve per la crescita delle piantagioni dalle quali si ricava il
combustibile per la centrale.
Queste tecnologie convertono energia solare in energia elettrica attraverso due fasi: la prima
converte energia solare in materia organica per mezzo della fotosintesi, la seconda e una fase di
trasformazione della pianta in combustibile.
Il fotovoltaico invece converte direttamente energia solare in energia elettrica. Il fatto che
la conversione in questo caso sia diretta dovrebbe suggerire la possibilita di avere un’efficien-
za maggiore rispetto alle tecnologie della biomassa. Il modello di fotovoltaico qui considerato
si compone pero di un accumulatore all’idrogeno e questo incide con una parziale diminuzione
dell’efficienza, in quanto stiamo introducendo un passaggio intermedio.
Presentiamo nelle sezioni che seguono le valutazioni delle efficienze per ciascuna tecnologia
e le confrontiamo fra di loro. Per evidenziare il confronto fra le tre tecnologie e per mantenere
coerenza con le valutazioni fatte nei capitoli precedenti prendiamo come riferimento centrali che
producano nell’arco della giornata media una energia integrata di 24 MWh, dimensionate quindi
per soddisfare il fabbisogno di una comunita che richiede la stessa quantita di energia nell’arco
del giorno.
38 Efficienze energetiche a confronto
4.1 Energia solare
Per valutare le efficienze di conversione dobbiamo anzitutto conoscere l’energia solare fornita al
sistema di produzione. Pe quanto riguarda il sistema fotovoltaico l’energia solare da considerare
sara quella di tutto l’anno, mentre per gli impianti a biomassa considereremo sia l’energia solare
integrata nell’anno sia quella integrata nel corso dei mesi estivi durante i quali si sviluppano le
piantagioni.
Analogamente a quanto studiato nel capitolo sul fotovoltaico, prendiamo in considerazione
l’andamento della radiazione visibile media nell’arco dell’anno valutando gli andamenti mensili
medi. Quindi ogni mese sara caratterizzato da un andamento giornaliero della radiazione visibile
media ottenuto dalla media degli andamenti giornalieri di quel mese per gli anni dal 2005 al
2009. Riportiamo in Fig.4.1 l’andamento caratteristico della radiazione visibile media incidente
su una superficie orizzontale di 1 m2 ottenuto dai dati Dexter []. Dai dati utilizzati per lo studio
Andamento medio giornliero RVM nell'arco dell'anno
Mesi/Ore
RV
M(W
m2 )
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
020
040
060
080
0
Ore 0 Ore 24
Figura 4.1: Andamento medio giornaliero e variazione mesile della radiazione visibile media perm2 su Ferrara.
dell’andamento medio della RVM su Ferrara possiamo stimare l’energia solare totale che incide
su una superficie di 1 m2 nell’arco di un intero anno (Esoleanno) e nell’arco dei mesi estivi (Esole
estate) 1,
intesi da Giugno a Settembre2:
Esoleanno = 1430kWh/m2 (4.1)
Esoleestate = 720kWh/m2 (4.2)
1Avendo utilizzato valori riferiti al giorno medio per ogni mese, il calcolo e stato eseguito considerando tutti mesidell’anno di 30 giorni.
2Sono stati considerati i quattro mesi estivi che possono essere piu significativi per la crescita delle piantagioni.
4.2 Efficienze di conversione dell’energia solare 39
I valori qui riportati sono consistenti con i calcoli eseguiti con il servizio Atlante Solare Italiano di
Enea [50], i quali riportano rispettivamente 1428 kWh/m2 e 680 kWh/m2. Conoscendo l’energia
solare per unita di superficie siamo in grado di calcolare l’energia solare fornita agli impianti di
produzione energetica.
4.2 Efficienze di conversione dell’energia solare
Per il calcolo e il confronto delle efficienze fra le tre tecnologie in esame, prendiamo in conside-
razione una centrale a biogas e una a olio vegetale entrambe da 1 MW di potenza. Ai fini della
valutazione del fabbisogno di terreni, considerare questa potenza e consistente con il fatto che
stiamo ipotizzando un fabbisogno energetico di 24 MWh giornalieri, che puo essere soddisfatto
da una potenza costante di 1 MW. e ovvio che una centrale da 1 MW non puo praticamente sod-
disfare una comunita da 24 MWh giornalieri, in quanto vi sono dei picchi di potenza richiesta che
la centrale non potrebbe soddisfare. Ma e anche chiaro che se considerassimo una centrale con
potenza maggiore, questa non lavorerebbe tutto il giorno a regime, di conseguenza il fabbisogno
di combustibile non sarebbe quello realmente previsto per la potenza di regime. e quindi ragio-
nevole3 ipotizzare un fabbisogno di combustibile equivalente a quello di una centrale da 1MW di
potenza.
Dal Cap.2 abbiamo le estensioni dei terreni coltivabili che servono per soddisfare il fabbisogno
di una centrale a biogas e di una a olio combustibile da 1 MW, che sono rispettivamente:
Sbiogas = 420ha (4.3)
Solio = 1063ha (4.4)
Le rispettive efficienze di conversione, considerando solamente l’energia solare estiva, risultano:
εsole/estatebiogas =
Eel/annobiogas
Esole/estatebiogas
=Efab
Esoleestate · Sbiogas
=8640MWh
720kWh/m2 · 420ha= 0.29% (4.5)
εsole/estateolio =
Eel/annoolio
Esole/estateolio
=Efab
Esoleestate · Solio
=8640MWh
720kWh/m2 · 1063ha= 0.11% (4.6)
Queste sono le efficienze reali di conversione, ma e ragionevole considerare un’efficienza effettiva
valutando l’energia solare che incide sui terreni nell’arco di tutto l’anno, in quanto comunque
durante l’inverno il terreno non e utilizzato, ma prenotato per la stagione adatta. Le rispettive
3Per il teorema del valor medio, l’integrale del valor medio nel giornoe uguale all’integrale del fabbisogno nel giorno.
40 Efficienze energetiche a confronto
efficienze in questo caso risultano:
εsole/annobiogas =
Eel/annobiogas
Esole/annobiogas
=Efab
Esoleanno · Sbiogas
=8640MWh
1430kWh/m2 · 420ha= 0.14% (4.7)
εsole/annoolio =
Eel/annoolio
Esole/annoolio
=Efab
Esoleanno · Solio
=8640MWh
1430kWh/m2 · 1063ha= 0.057% (4.8)
(4.9)
Per quanto riguarda invece l’efficienza dell’impianto fotovoltaico con accumulo di idrogeno uti-
lizziamo la superficie pari a circa 15 ha, come calcolata nel Cap.3, la quale si riferisce ad un im-
pianto dimensionato per soddisfare il fabbisogno di 24 MWh giornalieri. Considernado quindi
gli andamenti annuali otteniamo la seguente efficienza:
εsolefotoH =E
el/annofotoH
Esole/annofotoH
=Efab
Esoleanno · SfotoH
=8640MWh
1430kWh/m2 · 15ha= 4.2%4 (4.10)
Riassumiamo le stime di efficienza nella Tab.4.1 e in Fig.4.2 .
Impianto εeffettiva εreale
Fotovoltaico 4.2% 4.2%Biogas 0.14% 0.29%
Olio 0.057% 0.11%
Tabella 4.1: Efficienze di conversione dell’energia solare in energia elettrica per le tecnologie afotovoltaico+idrogeno, centrale a biogas e centrale a olio vegetale. Per le centrali a biomassa sonostate calcolate due efficienze: una reale che considera la reale energia solare impiegata per lacrescita delle piantagioni; una effettiva che considera l’energia solare nell’arco di un intero anno.
4.3 Confronto delle efficienze di riconversione solare
Confrontiamo, per maggiore chiarezza, in Fig4.2 le stime di efficienza reale ed effettiva determi-
nate nel paragrafo precedente. Le stime di efficienza reale di riconversione dell’energia solare
mostrano che una tecnologia a fotovoltaico con accumulo di energia e circa 14 volte piu efficiente
di una centrale a biogas e circa 38 volte piu effciente di una centrale a olio vegetale, mentre la
centrale a biogas e circa 3 volte piu efficiente di una centrale a olio vegetale. Siccome e comun-
que ragionevole considerare il fatto che i terreni adibiti alla coltivazione delle piantagioni per il
fabbisogno per le centrali a biomassa sono pur sempre impegnato durante tutto l’anno, sembra
opportuno considerare come contributo all’energia solare anche la quantita che incide sui terreni
nei periodo invernali o di non utilizzo. In base a queste valtuazioni notiamo che il fotovoltaico ri-
sulta piu efficiente di una centrale a biomassa e di un a olio vegetale rispettivamente di un fattore
pari a circa 30 e 74.
4Valutazioni preliminari delle incertezze ottenute valutando i singoli anni dal 2005 al 2009 mostrano intervalli divariazione dell’ordine del 1% - 2%
4.3 Confronto delle efficienze di riconversione solare 41
●
●
●
Confronto efficienze Fotovoltaico, Biogas e Olio
Eff
(%)
●
●
Foto+Idro Biogas Olio
0.01
0.05
0.10
0.50
1.00
5.00
●
●
Eff da irraggiamento annualeEff da irraggiamento estivo
Figura 4.2: Efficienze effettive da irraggiamento annuale (cerchio pieno) per fotovoltaico con ac-cumulazione di idrogeno, biomassa e olio vegetale. Efficienze reali, solo per biomassa e olio, dairraggiamento estivo (cerchio vuoto).
Le stime indicano in ogni caso una prevalenza della tecnologia a fotvoltaico. Vogliamo porre
l’attenzione su due osservazioni in merito alle stime valutate e ai risultati ottenuti.
I risultati qui ottenuti devono essere considerati come delle stime e non come delle previsioni pre-
cise, quindi le imprecisioni con le quali sono state determinate possono anche essere dell’ordine
del 20%-30%. E pero opportuno notare che le considerazioni fatte per la tecnologia che ha mo-
strato i migliori risultati, il fotovoltaico, sono del tutto conservative per diverse ragioni. Anzitutto
abbiamo scelto un valore di efficienza delle celle fotovoltaiche decisamente inferiore ai valori me-
di dei prodotti commerciali di alto livello e in secondo luogo abbiamo considerato una superficie
di fotovoltaico orizzontale, che decisamente incide a diminuire la produzione di energia. Si po-
trebbe quindi anche affermare che i valori ottenuti per il fotovoltaico non solo sono conservativi,
ma potrebbero con buona probabilita essere stati sottostimati.
Vogliamo inoltre sottolineare che per le centrali a biomassa abbiamo considerato nel calcolo
dell’efficienza tutta l’energia elettrica prodotta, senza sottrarre la parte che serve a far funzionare
la centrale stessa, che possiamo identificarlo come un autoconsumo della centrale stessa. Questo
farebbe diminuire l’efficienza di conversione. Nell’efficienza del sistema fotovoltaico accoppia-
to ad un accumulatore di idrogeno, l’efficienza di eletrolizzazione tiene in considerazione an-
che l’energia necessaria per la pressurizzazione minima dell’idrogeno. Anche per il fotovoltaico
non abbiamo considerato l’autocomsumo, che riteniamo comunque essere decisamente inferiore
a quello di una centrale termica.
Un ulteriore dettaglio da mettere in evidenza e il fatto che le efficienze sono state valutate
42 Efficienze energetiche a confronto
per la conversione di energia solare in energia elettrica. Dai progetti e descrizioni delle centrali
a biomassa si evidenzia che non si utilizza solo l’energia elettrica prodotta, ma anche parte del-
l’energia termica prodotta dal funzionamento degli impienti viene recuperata e riutilizzata come
riscaldamento o altro. In ogni caso, questo contributo di energia prodotta andrebbe ad aumentare
l’efficienza della conversione di energia solare in energia utile. e opportuno pero notare che un
recupero del calore dovuto ai processi si puo applicare anche negli impianti a fotovoltaico. In
commercio esistono gia pannelli fotovoltaici/termici che utilizzano un sistema di raffreddamen-
to per una doppia funzione: anzitutto si recupera calore raffreddando le celle fotovoltaiche e lo
si puo utilizzare come riscaldamento e in secondo luogo l’abbassamento della temperatura delle
celle si ripercuote in un incremento dell’efficienza di conversione. Quindi un sistema fotvoltaico
accoppiato alla produzione di acqua calda, non solo permette di ottenere anche energia termica,
ma allo stesso tempo incrementa la produzione di energia elettrica grazie all’incremento di effi-
cienza.
Negli studi svolti in questa tesi comunque non abbiamo considerato questo contributo all’energia
utile in nessuna delle tecnologie adottate.
Queste considerazioni dovrebbero essere sufficienti per esprimere un giudizio positivo a fa-
vore del fotovoltaico, rispetto alle altre tecnologie. Inoltre devono essere prese in considerazione
per rendere queste stime potenzialmente migliorabili con studi e analisi piu approfonditi.
Capitolo 5
Conclusioni
Gli studi svolti in questa tesi mostrano come le valutazioni degli aspetti positivi e negativi delle
tre tecnologie (centrale a biogas, centrale a biodieseL e fotovoltaico), individuino il fotovoltaico
come il migliore candidato per diversi aspetti. Tra questi i principali sono un impatto ambientale
pressoche nullo e l’assenza dell’impiego di fertilizzanti, i quali comporterebbero l’immissione in
atmosfera di prodotti azotati. Inoltre e stato dimostrato che, benche la problematica dell’albe-
do possa essere un’obiezione plausibile, l’istallazione dei pannelli non comporta un significativo
peggioramento della situazione presente.
Anche confrontando le tre alternative dal punto di vista delle efficienze emerge che il fotovoltaico
e piu efficiente di una centrale a biomassa di un fattore di circa 30: questo valore sale fino ad un
fattore pari a 74 se il confronto viene fatto con una centrale a biodiesel. Sempre da un raffronto
e emersa la convenienza anche in fatto di terreni occupati, decisamente inferiori per il fotovoltaico.
Le stime ottenute da questo lavoro dovrebbero incentivare futuri studi piu approfonditi e det-
tagliati che necessitano di conoscenze e di esperti in diversi campi, dall’agricoltura alle piu mo-
derne tecnologie per la produzione di energia.
Quello che si nota e che le variabili sono molte e, benche il fotovoltaico emerga come il migliore
rispetto alle altre alternative considerate, bisognerebbe sempre valutare il contesto ambientale in
cui si decide di operare una scelta. In base alle carateristiche di un territorio si potrebbe pensare
di operare una scelta piuttosto che un’altra, in modo tale da non apportare eccessivi cambiamenti
alla fisionominia stessa del territorio o modificare le attivita ad esso connesse precedentemente.
44 Conclusioni
45
46 Conclusioni
Bibliografia
[1] Energia per l’astronave Terra
di Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani
[2] Sito ufficiale dell’IPCC, il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico.
http://www.ipcc.ch/
[3] Legge 24 dicembre 2007, n.244. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008).
[4] Decreto legislativo n 79 del 16 marzo 1999, che costituisce il recepimento della direttiva co-
munitaria 96/92/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 19 dicembre 1996. Si tratta
del decreto che ha introdotto in Italia la liberalizzazione del settore elettrico.
[5] Energia da biomasse, piccoli impianti nascono. Roberto Faben, Agricoltura dicembre 2006
[6] Produzione di energia da biomasse. Possibilita per produzioni agricole marginali, residui
agricoli e industriali, rifiuti.
studio di Mirko Morini e Michele Pinelli, Dipartimento di Ingegneria Universita degli studi
di Ferrara.
[7] La produzione di energia da combustibili di origine rinnovabili.
studio di Mirko Morini. Gruppo di Ricerca di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente,
Dipartimento di Ingegneria Universita degli studi di Ferrara.
[8] Energia da biomasse, piccoli impianti nascono. di Roberto Faben
[9] Olio vegetale puro. Produzione ed uso come biocarburante in agrioltura. Associazione
Italiana Energie Agroforestali, Camera di Commercio di Padova.
[10] Bondeno ed agroenergia: opportunita a confronto. Finbieticola Bondeno: Le oleaginose e
l’energia. di Mario Guidi, Presidente Finbieticola Bondeno.
[11] Sito internet con informazioni generali inerenti alla biomassa.
http://www.biomasseuropa.com
[12] Prontuario dei consumi di carburante per l’impiego agevolato in agricolture.
http://www.enama.it
48 BIBLIOGRAFIA
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http://www.energiaspiegata.it
[14] Sito internet dedicato alla biomassa. http://www.biomassaeuropa.com
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http://www.ecoblog.it
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[17] Effects of past, present, and future ocean carbon dioxide concentrations on the growth and
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[18] Sito internet collegato alla costruzione della centrale di Bondeno.
http://www.renewenergy.it/
[19] Sito ufficiale della Schamack Biogas. http://www.schmack-biogas.com
[20] Schamack Biogas presenta il piu grande impianto biogas in Italia. http://www.petrolvilla.it
[21] Centrale ad olio di palma, anche l’associazione dei consumatori dice no. Bondeno: presa di
posizione ufficiale: illustrati gli svantaggi della scelta. http://www.estense.it
[22] Coldiretti: ridurre le accise su biodiesel. Evitare i fai da te illegali e contribuire a contenere
l’inquinamento. http://www.coldiretti.it
[23] Procedure per l’assegnazione del carburante per l’impiego agevolto in agricoltura. Enama.
Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola. http://www.enama.it
[24] Approximate Fuel Consumption Chart. Diesel Service and supply inc.
[25] Vivere su una nuova Terra.Limiti per un pianeta sano. Le Scienze, aprile 2010.
[26] Soluzioni per le sfide ambientali. Le proposte di alcuni sperti per tenere sotto controllo i
processi ambientali. Le Scienze, aprile 2010.
[27] Sconfiggere il mito della crescita. Le Scienze, aprile 2010.
[28] La crescita zero e davvero necessaria? Le Scienze, aprile 2010.
[29] Le vere lacune dei modelli climatici. Le Scienze, aprile 2010.
[30] Risolvere il problema dell’azoto. Le Scienze, giugno 2010.
[31] Sito ufficiale della National Istitutes of Health, una delle piu importanti agenzie di ricerca
medica nel territorio americano. http://www.nih.gov/
[32] Raschiare il fondo del barile. Le Scienze, aprile 2010.
BIBLIOGRAFIA 49
[33] Sito ufficiale di Terna, ente che si occupa della gestione ed elaborazione dei dati inerenti all’e-
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[34] Studio sperimentale di celle fotovoltaiche. Una proposta didattica sviluppata nel progetto
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[35] An introduction to fuel cells and hydrogen tecnhology. Brian Cook
[36] Photovoltaic technologies: the benefits of diversity. PhotoVoltaic, technology platform.
[37] Idrogeno, energia dal futuro. Enea
[38] Making the photovoltaic industry bouble gree. Lyfe cycle of crystalline silicon modules.
[39] Associazione per il riciclo del fotovoltaico. http://www.pvcyrcle.org
[40] Sito dell’azienda americana che gestisce l’impianto pilota per il riciclo di pannelli
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[41] Fuel Cell Handbook. EGandG Technical Service,Inc.
[42] European Photovoltaic Tecnology Platform. http://www.eupvplatform.org
[43] Photovoltaic Tecnologies: the benefit of diversity. Wim Sinke, Chairman of the European
Photovoltaic Tchnology Platform.
[44] Impianto sperimentale per la produzione di energia elettrica fotovoltaica con siste-
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si, Mario Paolone. Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Universita di Bologna.
http://www.die.ing.unibo.it/pers/grandi/papers/Energia2005.pdf
[45] Net Radiative Forcing from Widespread Deployment of Photovoltaics, Nemet Gregory F.,
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pubblication.
[46] Pannelli fotovoltaici e inquinamento termico. Francesco Aliprandi, marzo 2010
[47] Telloruro di Cadmio: Eldorado del fotovoltaico o insidia ambientale? Giovanni Palmisano,
Vincenzo Augugliaro, Rosaria Ciriminna, Vittorio Loddo, Mario Pagliaro Polo fotovoltaico
della Sicilia
[48] Fotovoltaico sostenibile: il riciclo dei pannelli Giovanni Palmisano, Polo Solare Organico
della Regione Lazio
[49] ARPA Emilia Romagna, Osservazioni e Dati, Servizio Dexter:
http://www.arpa.emr.it/sim/?osservazioniedati/dexter
http://dexter-smr.arpa.emr.it/Dexter/Login
50 Bibliografia
[50] ENEA Fonti Rinnovabili, Atlante Italiano della Radiazione Solare:
http://www.solaritaly.enea.it/
Elenco delle figure
1.1 Aumento della CO2 in atmosfera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3.1 Andamento giornaliero medio RVM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263.2 Fabbisogno energetico e confronto con fotovoltaico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 283.3 Fabbisogno energetico e fotovoltaico giornalieri, variazione annuale . . . . . . . . . . . . . . . 293.4 Andamenti giornalieri, variazione mensile, fotovoltaico e fabbisogno. . . . . . . . . . . . . . . 31
4.1 Andamento giornaliero, variazione mensile, RVM. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 384.2 Efficienze di conversione Fotovoltaico, Biogas e Olio vegetale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
52 Elenco delle figure
Elenco delle tabelle
2.1 Resa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172.2 Terreni occupati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
4.1 Efficienze energetiche fotovoltaico, biogas e olio vegetale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40