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UNIVERSITA’DEGLISTUDIDIGENOVASCUOLADISCIENZEMEDICHEEFARMACEUTICHE
CORSODILAUREATRIENNALEINFISIOTERAPIA
Coordinatore:Prof.CarloGandolfo
RIABILITAZIONEDELSOGGETTOLOMBALGICO
ATTRAVERSOUNAPPROCCIOMECCANICOPROPRIOCETTIVO
EDEDUCAZIONALE
LAUREANDO RELATORI
AlessioMELANI Dott.AlessandroManelli
Matricola3273832 Ft.MircoOliveira
AnnoAccademico2011‐2012
2
“Quellichesiinnamorandipratica
senzascienzasonocomeinocchieri
ch’entrainnaviliosenzatimoneobussola,
chemaihacertezzadovesivada.”
LeonardodaVinci
3
Indice
Introduzione Pag6Capitolo1:Ilrachide Pag10
1‐1Elementianatomici Pag11
Componenteosteoarticolare Pag11
Componentelegamentosa Pag22
Ildiscointervertebrale Pag24
Componentemuscolare Pag29
Innervazioni Pag32
1‐2Elementifunzionaliebiomeccanica Pag36
Iparametrisagittalidelrachide Pag36
Ilmovimento Pag40
Funzionideldiscointervertebrale Pag43
Capitolo2:Ildolore Pag45
2‐1Riferimentianatomiciefisiologici Pag46
Classificazione Pag46
Sintomatologiaetopografia Pag48
Lanocicezioneinarealombare Pag50
Ildiscointervertebraleeildolore Pag52
InsorgenzadeldolorelombaresecondoMckenzie Pag54
Ilfenomenodellacentralizzazione Pag56
Laprogressionediforzeeildolore Pag57
2‐2Unapprocciointegrato Pag59
Lecomponentifondamentalideldolore Pag59
4
Ilsignificatodell’autotrattamento Pag59
Capitolo3:L.B.P.valutaremisurarecomprendere Pag62
3‐1MisurareevalutaresecondoicriteriICF Pag63
Modellobiomedicoebiopsicosociale Pag64
Significatodell’outcome Pag67
Tipologiedioutcome Pag68
Limitidell’outcome Pag69
Strumenti Pag71
3‐2InquadramentoICFdelsoggettolombalgico Pag73
Sindromebiopsicosocialeperlalombalgiacronica Pag73
MisuredioutcomeinaderenzaalmodelloICF Pag75
EvidenceBasedPractice Pag77
Lombalgia:cosaecomemisurare Pag78
Condizionigeneralidisalute Pag80
Dolore Pag81
CriteriICF:bodyfunction&structure Pag82
CriteriICF:activities Pag82
CriteriICF:partecipation Pag83
StrumentidimisuradeifattoripersonaliTSK Pag83
3‐3Valutazionespecifica Pag84
AnamnesiedesamefisicosecondoR.Mckenzie Pag84
Altritests Pag86
Capitolo4:Materialiemetodi Pag96
4‐1MetodoMckenzie Pag97
Doloreecentralizzazione Pag99
LetresindromiMckenzie Pag100
Gliesercizieletecniche Pag106
5
4‐2Ginnasticapropriocettivaperlacolonna Pag111
Nozioni Pag111
EsercizidelprotocolloO.C.diSanremo Pag113
4‐3L’educazione Pag117
4‐4Selezionedeipazienti Pag118
Capitolo5:Risultati Pag119
Capitolo6:Casoclinico Pag123
6‐1Ilpaziente Pag124
6‐2Noteditrattamento Pag128
6‐3Considerazioni Pag133
Capitolo7:Discussioni Pag134
Bibliografia Pag138
Ringraziamenti Pag146
7
Illowbackpain(LBP)èildisturboosteoarticolarepiùfrequente,
rappresentando,dopoilraffreddore,lapiùcomuneaffezionedell’uomo,
interessa uomini e donne in egual misura. Quasi l’80% della
popolazione,nelcorsodellavitaèdestinatoapresentareunalombalgia
(prevalenza)conpiccocompreso fra i 30ed i50anni. Laprevalenza
annuale riguardogli adulti inetà lavorativaèdel 50%di cui il15%‐
20% ricorre a cure sanitarie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS)hainclusolalombalgiacomeprioritànellaBoneandJointDecade
2000‐2010.InunsuoarticolopubblicatosuSpinegiànel1996Waddel
ha individuato nella comune lombalgia un’epidemia del ventesimo
secolo, e fra i primi (1987) ha cercato di guardare oltre la pura
“dimensione dolore”, applicando un modello più complesso, ma più
vicino alla realtà, delineando i fattori che interagiscono tra loro nel
determinismo del dolore e della disabilità: il modello biopsicosociale.
Secondo questa concezione, il dolore lombare origina da stimoli
nocicettivi vertebrali, ma esprimendosi, integra aspetti fisici con
manifestazioni psico‐comportamentali e perdita funzionale, divenendo
modellodipatologiaumanaenonsolodisintomatologiaalgica.
Lombalgia e disabilità non dipendono, dunque, da fattori
puramente fisici o puramente psicologici, ma piuttosto da una
complessa interazione degli stessi nel corso del tempo. Fattori
psicologici possono influenzare i processi fisici, ad esempio,mediante
aumentata tensionemuscolare o particolare timore nell’esecuzione di
un movimento. Alterazioni comportamentali possono coinvolgere
l’esecuzione di attività lavorative così come le stesse attività possono
assumereriflessinegativiinterminicomportamentali.Iniziandospesso
come normale conseguenza del dolore, questi quadri possono
condizionare nel tempo il soggetto, inducendo modificazioni fisiche
8
come disturbi posturali, della deambulazione e del movimento.
Persistendo il più delle volte ad un livello inconscio ed indipendente
dalla reale sintomatologia dolorosa, alterati processi psico‐fisiologici e
psico‐comportamentali spingono il soggetto ad un decondizionamento
fisicoepsicologico,alcentrodiuncircoloviziosocheaccresceerronee
convinzioni sul dolore, sui rischi occupazionali e su fallibili strategie
terapeutiche.Ilmodellobiopsicosocialenonseguefasiconsequenzialie
predeterminate:lapercezionedolorosapuòsiaprecederecheseguireil
problema fisico, così come la personalità del soggetto ed il suo
preesistentestatopsicologicopossonoconcorrereamodificare l’intero
processo. Dolore e disabilità non sono una condizione statica, ma
costituiscono un processo che si evolve dinamicamente nel tempo:
molte dellemodificazioni psicologiche e comportamentali riscontrabili
nella sindrome lombare appaiono precocemente, sviluppandosi già
dopo pochi giorni dall’insorgenza del dolore. Sebbene
sintomatologicamente ed obiettivamente simili agli altri soggetti, si
riscontrachechi,spintodaesperienzepersonali,dalcatastrofismo,dalla
depressioneedalcontestosociale,rimandailprecoceritornolavorativo
nel vano tentativo di limitare la percezione dolorosa, èmaggiormente
esposto a cronicizzazione, in contrasto con chi cerca da subito una
precoceripresalavorativa,riuscendocosìacondizionarepositivamente
gli esiti a breve e a lungo termine. La disabilità secondaria ed il
decondizionamento si esplicano, dunque, attraverso più componenti:
dolore cronico (nella sua complessità cognitiva e neurofisiologica),
disfunzionefisica,aspettipsico‐comportamentali,aspettisocialiesocio‐
ambientali.
Le algie vertebrali di origine lombare diventano croniche nel 10‐
40% dei casi: questi pazienti contano per l’80% circa dei costi
complessivi sostenuti per la patologia. È su questo aspetto e sulla
9
prevenzionedella cronicità chesidevonoquindi concentraregli sforzi
terapeutico‐riabilitativimaggiori.(O’Sullivan2005).
Riferendosi al modello biopsicosociale (Waddell 1998) questo
lavoro, pur prendendo in considerazione una casistica statisticamente
pocosignificativa,vuoleessereunostudiochehacomeobiettivoquello
di dimostrare l’efficacia di un approccio meccanico‐propriocettivo ed
educativonellarisoluzionedellealgielombarienellaprevenzionedelle
cronicizzazioni.
11
1.1 Elementianatomici
Componenteosteoarticolare‐
La colonna vertebrale è costituita da segmenti ossei sovrapposti
fralorodefinitivertebre:7vertebrecervicali,12toraciche,5lombari,5
sacralichecostituisconol’ossosacro,e3o4coccigeechecostituiscono
il coccige. E’ paragonabile aduna colonnamolto flessibile ancorata al
sacroesottopostaacarichidivarianatura:dicompressioneassiale,di
trazione di taglio, di torsione, di flessione. La colonna è sostenuta da
formazioni muscolo‐tendinee e legamentose che equilibrano le varie
forzeallequalequestaèsottoposta.
Lacolonnanelsuocomplessohamolteplicifunzioni:
• Sostegno di capo, busto, arti superiori e organi mediastinici
(assieme alla gabbia toracica), assumendo così l’aggravio di circa 2/3
dell’interopesocorporeo.
• Movimento proprio della colonna e di adattamento del busto a
tutte quelle posizioni che facilitano, durante le attività funzionali,
l’avvicinamentofraisegmenticranialiecaudali(gliarti)ofraquestieil
rachidestessooilbacino.
• Ammortizzamento di tutte le sollecitazioni provenienti
dall’interno del corpo e dall’ambiente esterno, accumulandoli o
trasferendoliaglialtrisegmenticorporeicomeartibacinoetesta
• Contenimento in assoluto la più importante derivante dalla
presenzadiuncanaleosteo‐legamentosocheproteggeilmidollospinale
postoalsuointerno.
12
La colonna vertebrale presenta in sezione sagittale quattro
curvature:dueaconvessitàanteriore(lordosi)cervicalelombare,duea
convessità posteriore (cifosi) toracica e sacrale. La gravità ed il peso
degliorgani tenderebbeadaccentuaretalicurvesenon intervenissero
le strutture muscolari, prevertebrali, addominali, paravertebrali, a
manteneretaleconformazione.
Tali curvature, che si sarebbero determinate con l’acquisizione
della posizione eretta, è fondamentale presupposto al mantenimento
dell’equilibrio(inpresenzadiunabasediappoggioassairistrettacome
quella dell’uomo), alla distribuzione dei carichi ed inoltre, come
sostenuto da Kapandji, aumenta di dieci volte la resistenza alla
compressione assiale del rachide, in base all’assunto biomeccanico
secondo ilquale la resistenzadiunacolonnachepresentadelle curveè
pari al quadratodelnumerodelle curvepiù1,come illustrato in figura
1.1
Fig1.1
Quindisipuòragionevolmentesostenerecheunacolonnaovetali
curvenonsianomantenuteentrounrangefisiologicononsoloavràuna
minore resistenza alla compressione assiale, ma sarà ipovalida
nell’assolvere le funzioni di sostegno,movimento, ammortizzamento e
13
contenimento;econtuttaprobabilitàcauseràsquilibribiomeccanicitali
dadeterminarelacomparsasituazionidolorosedivarianatura.
L’unità funzionale della colonna è costituita da due vertebre
adiacenti dal disco intervertebrale e dai tessutimolli interposti, come
illustratoinfigura1.2
Fig1.2
La vertebra, pur presentando caratteristiche morfologiche e
funzionali diverse a seconda del tratto rachideo cui appartiene, ci
mostra la conformazione interna tipica delle ossa brevi è infatti
costituita anteriormente da un corpo vertebrale (soma) che presenta
unacorticalediossodensoecompattocheracchiudeossospugnoso.La
corticalesuperioree inferioredelcorpovienedefinitapiattoricoperto
da cartilagine ialina (articolare). Il piatto vertebrale è più spesso al
centrodovesitrovalacartilaginementrelaparteperifericapresentaun
rilevo detto orlettomarginale derivante da un nucleo di ossificazione
epifisario che si salda al corpo della vertebra durante la pubertà. La
parte posteriore del corpo costituisce parzialmente la parte anteriore
del foramedi coniugazione chepermette il passaggiodeinervi spinali.
(Fig.1.3)
14
Fig1.3
Posteriormente presenta un arco posteriore in cui sono fissate
dall’avanti all’indietro: due peduncoli ds e sn a forma di lamina che
uniscono il corpo all’arco vertebrale i processi articolari superiori e
inferiori, che si articolano che si articolano con gli omonimi delle
vertebresopraesottostanti;iprocessitrasversi,cheneltrattolombare
sonoparticolarmentepronunciatieprendono ilnomediprocessicosti
formi,e infinetroviamole laminedsesnchesiunisconoa formare in
processo mediano che si porta posteriormente denominato apofisi
spinosa. Fra corpo e arco viene quindi a delimitarsi uno spazio detto
forovertebralechepermetteilpassaggiodelmidollospinale.
In sezione frontale il corpo vertebrale presenta delle travate di osso
spongiosochesiirradianosecondolineediforzaverticalicheunisconoi
due piatti superiore ed inferiore; e orizzontali che uniscono le due
corticalilaterali.
In sezione sagittale si evidenziano anche due sistemi di fibre a
ventaglio: quello superiore parte dal piatto superiore e si dirige
passandoperipeduncolifinoaiprocessiarticolarisuperiorieall’apofisi
spinosa;quelloinferiorepartedalpiattoinferioreesidirigeattraversoi
peduncoliaiprocessiarticolariinferiorieall’apofisispinosa.
15
Fig1.4
L’incrociodiquestisistemitrabecolaridaun’elevataresistenzain
quasituttoilcorpomanellazonaanterioreesisteunazonadovevisono
solo travate verticali. Tale zona di minor resistenza è spesso
responsabiledellafrattureacuneocausatedacompressioniassiali.Vari
studimostranocheunaforzacompressivadi600Kgcausaunafrattura
da schiacciamento (cuneo) nella zona anteriore della vertebrama per
schiacciare totalmente tutto il corpovertebrale sononecessari almeno
altri 200 Kg. (I.A. Kapandji 1999) La zona di maggior resistenza è
invece la parte posteriore del corpo e dei peduncoli tant’è che viene
definita da alcuni Autori (Decoulx, Rieunau) il muro posteriore (R.
Maigne 2009) . Esemplificazione di tale struttura trasecolare è
osservabile in figura 1.5. Il corpo vertebrale con l’invecchiamento
diventapiùrigidoèingradodiimmagazzinaremenoenergiaquindipiù
sottoposto al rischio di frattura anche senza traumatismi (crolli
osteoporotici).
16
Fig.1.5
Nella colonna lombare, oggetto della tesi, si apprezzano alcune
differenze:ilcorpoèpiùestesoinlarghezza,insensoantero‐posteriore
ed è più alto; l’apofisi spinosa èmolto grande e si porta direttamente
indietro. La quarta e quinta vertebra lombare a causa delle forti
connessioni con l’iliaca (legamenti ileo lombari) possono essere
consideratecome il tettodelbacino formandouncollegamentostatico
frarachideebacino.Mentrelaterzalombarechesitrovaall’apicedella
lordosilombare,presentaunarcoposterioremoltosviluppatofunziona
come un relais muscolare tra i fasci muscolari a provenienza iliaca
(lungodeldorso).E’laprimavertebraveramentemobiledellacolonna
lombare.
La radice spinale dal nervo dalla sua uscita dal foro di
coniugazione o dalla branca anteriore o posteriore. L’altra radice
provienedalramocomunicantebiancovicino,spessosoprastante.
Aseguitodellevertebre lombarisi trova l’ossosacrochederiva
dallafusionedeicinquesegmentiprimitividellevertebresacrali,chesi
17
conclude al il termine del processo di sviluppo e accrescimento.
Nell’insiemehaunaformaapiramidequadrangolareconlabaseinalto.
Tale base forma con la 5° lombare un angolo a convessità anteriore
detto promontorio. Tale forma dovuta alla rapida diminuzione della
dimensione delle vertebre sacrali e coccigee dipende dal fatto che
questotrattodicolonnanondevesostenerealcunpeso.(Fig.1.6)
Fig1.6
Il sacro è percorso dal canale sacrale, l’ultima parte del canale
vertebrale.(Fig1.7).Nellafacciaanterioreeposterioreilsacropresenta
iforisacralianteriorieposteriorichepermettonoilpassaggiodeinervi
spinali sacrali. La faccia posteriore convessa sulla linea mediana
presentalacrestasacralemedia,datadallafusionedeiprocessispinosi
dellevertebresacrali.
18
Fig1.7
Lateralmente si trovano le creste sacrali intermedie destra e
sinistra derivate dalla fusione dei processi articolari delle vertebre
sacrali.Tali creste terminano inbassoconun’acuta sporgenza ilcorno
sacrale.Alatodellecrestetroviamobilateralmenteiquattroforisacrali
posteriori che danno il passaggio ai rami posteriori dei nervi spinali
sacrali.Lateralmentesitrovanolecrestesacralilateralidallafusionedei
processi trasversi. Le facce laterali presentano la superficie articolare
per l’osso dell’anca la faccia auricolare, dietro la quale si trova la
tuberositàsacraleunasuperficiechedaimpiantoamolti legamenti.La
base del sacro si articola con la quinta lombare, posteriormente
presenta l’orifizio superiore del canale sacrale. Lateralmente presenta
duesuperficitriangolarilealidelsacro.
19
Fig1.8
Il sacro, per la sua conformazione, può essere considerato come
un cuneo che s’incastra tra le due ali iliache sul piano frontale e sul
pianotrasversale.Si trattadiunsistemaauto‐bloccante:maggioreè la
risultantedelle forzediscendenti tantopiù il sacroèbloccato tra leali
iliache[Snijdersetal.,1993,1997;Vleemingetal.,1990,1997].Unaltro
meccanismo di stabilizzazione sono rappresentati dalla stabilità
articolare basata sugli attriti a livello delle auricole (form closure) e
dalla forza addizionale di chiusura sotto carico dinamico basata sulle
strutture miofasciali (force closure). La stabilità del sacro è inoltre
garantita dalla presenza di molti legamenti che saranno esposti in
seguito.
20
Fig1.9
Lestrutturearticolariconsiderateinquestasedeconparticolare
attenzione sono le articolazioni del tratto lombare, e lombosacrale
particolarmente importanti, che come vedremo , sia da un punto di
vista biomeccanico che patologico in quanto spesso sede di
problematichetrattabilicontrattamentofisioterapico.
• • Articolazioni intervertebrali (o intersomatiche): sono delle
articolazioninonsinoviali(sinartrosi)cartilagineedeltipodellesinfisi.
Si instaurano fra la faccia superiore di una vertebra, coperta di
cartilagine e il disco intervertebrale.
•Articolazioniinterapofisarie:sonoarticolazionisinoviali(diartrosi)del
tipodelleartrodie;sieffettuanofrafaccettearticolaripiane.
I movimenti sono sempre di scorrimento tra superfici, ma se il
discopermettelamobilitàvertebrale,learticolazioniinterapofisariene
condizionano la direzione. Il loro orientamento varia nei diversi piani
delrachide.(Fig1.10)Alivellolombaresonorivolteall’indietro.Laloro
inclinazioneorizzontaleèdi90°.Unaconsiderazioneparticolarevadata
allavertebraD12chesipresentaconunaconformazionedorsaleperle
sue articolazioni superiori, mentre è lombare con quelle inferiori. Si
trova inoltre in un punto pivot importantissimo, infatti è definita da
21
alcuniAutori fra cuiMaigne (R.Maigne2009) vertebra transazionale.
Le superfici articolari interapofisarie sono rivestite da cartilagine e
hannounacapsulaarticolaredensaedelasticachelericoprecomeuna
cuffia. Queste articolazioni hanno membrana sinoviale e contengono
delleformazionimeniscoidi,estremamentefinicheinoltrecontengono
un tessutoadipososemiliquidochepresentaunpotereammortizzante
inmododaproteggereibordisottilidellefaccettearticolari.
Fig1.10
Le articolazioni interapofisarie sono innervate dalla branca
posteriore del nervo rachideo. Tale innervazione è assicurata da un
ramocheoriginadallostessolivelloedaunaltroprovenientedallivello
sottostante. Anche l’innervazione della capsula è ricca; Hirsch e altri
Autori (Hirsh 1952) vi hanno rilevato : terminazioni libere di fibre
mieliniche di piccolo diametro; terminazioni non incapsulate di
diametro medio di tipo Organo del Golgi o corpuscoli del Ruffini,
terminazioni incapsulate tipo Golgi Mazzoni e corpuscoli di Pacini.
Comenotolacartilaginenonèinnervata.
22
Componentelegamentosa
Ilcompitodeilegamentièquellodilimitarelamobilitàdelrachide
sviluppando tensione passiva in grado di opporsi, insieme all’azione
muscolare, ai momenti esterni prodotti da forze come la gravità o
l’inerzia.
Ilegamenticomealtritessutibiologiciquandosonosottopostiacarichi
di trazione manifestano un comportamento meccanico di tipo visco‐
elastico.
Se lo stiramento è rapido, determinato ad esempio da un
movimentoveloce,sicomportanocomemollesviluppandounatensione
direttamenteproporzionaleall’allungamentosubito.Se lostiramentoè
lento si verificano fenomeni, legati alla viscosità, di creep e stress
relaxationincuisivieneaperderelaproporzionalitàfraallungamentoe
tensionesviluppata.
Ilsistemadelleconnessionilegamentosedellacolonnalombareè
costituitoda:
• Legamento longitudinale anteriore, lungonastro che si estende sulla
faccia anteriore del rachide e del disco intervertebrale dall’apofisi
basilareoccipitale(tubercolofaringeodell’occipite)alsacro.E’formato
dafibrelunghechevannodauncapoall’altrodel legamentoedafibre
cortearciformitesedaunavertebraall’altra.Aderiscemaggiormenteai
corpi meno saldamente ai dischi. Tale legamento limita l’estensione
della colonna e rinforza la porzione anteriore dell’anello fibroso. E’
innervatodalnervosinovertebrale.Fig1.2.
• Legamento longitudinale posteriore: si estende posteriormente
dall’apofisi basilare fino al canale sacrale. Presenta la particolarità di
essere festonato poiché a livello di ogni disco intervertebrale le fibre
23
arciformisiinserisconomoltolontanolateralmente.Lafacciaanteriore
dellegamentoaderiscequindiacorpiedischi,mentrequellaposteriore
entra in contatto con la duramadre. Inoltrenon è inseritonellaparte
posterioredelcorpovertebrale.Talelegamentolimitalaflessionedella
colonna e rinforza la porzione posteriore dell’anello fibroso. E’
innervatodalnervosinovertebrale.Fig1.2
• Legamenti gialli: sono fasci spessi e resistenti che si dipartono dalla
lamina vertebrale sottostante e terminano sulla faccia interna della
laminasoprastante.Lalorofacciaanterioreentraincontattoconladura
madrequellaposterioreconlelamineequindiconimuscolispinali.Si
uniscono con il controlaterale e chiudono posteriormente il canale
vertebrale. Ricoprono inoltre la capsula delle articolazioni
interapofisarie.Sonoilegamenticonlamaggiorpercentualedielastina
dituttoilcorpo.Ilbordoanterioreeesternodeilegamenticostituisceil
contornoposterioredelforamediconiugazione.Talilegamentilimitano
la flessione della colonna soprattutto nella regione lombare. Sono
innervatidalnervosinovertebraleesonogliunicilegamentiveramente
elasticidellacolonnavertebrale.Fig1.2
•Legamento interspinoso:dalbordosuperiorediunprocessospinoso
al bordo inferioredel soprastanteper tutta la lunghezzadel processo.
Tali legamenti limita la flessione della colonna. Sono innervati dalla
brancaposterioredelnervorachideoFig1.2.
•Legamentosopraspinoso:rappresentalaprosecuzionedelprecedente,
e costituito da un cordone fibroso che unisce i vari processi spinosi.
Mentre a livello cervicale è bene distinguibile e prende il nome di
legamentonucalea livello lombareèscarsamentedistinguibileacausa
delle inserzioni deimuscoli dorso lombari. Tali legamenti limitano la
flessionedellacolonna.Sonoinnervatidallabrancaposterioredelnervo
rachideo.
24
• Legamenti intertrasversari: particolarmente sviluppati a livello
lombare, sono tesi fra i tubercoli accessori dei processi trasversi. Tali
legamenti limitano la flessione lateraledellacolonna.Secondoalcuni
Autori (Bogduk) che li paragona ad unamembrana, formano un setto
cheseparalamuscolaturaanterioredaquellaposterioredelrachide.
• Legamenti ileo‐lombari: sono due legamenti uno superiore ed uno
inferiore; sono gli unici legamenti estrinseci della colonna lombare,
originanodaiprocessicostiformidelleultimevertebrelombarifinoalla
cresta iliaca. Più precisamente il fascio superiore (ileo‐trasversario
lombaresuperiore)originadalprocessodella4° lombaree siporta in
bassoinfuorieindietroinserendosisullacrestailiaca;ilfascioinferiore
(ileo‐trasversario lombare inferiore) dal bordo inferiore del processo
costi formedella5° lombareesi inseriscesullacresta iliacadavantial
precedente.Questilegamenti,moltopotenti,limitanoimovimentidella
cerniera lombosacrale. Nella inclinazione laterale della colonna si
tendonodalatodellaconvessità,nellaflessionesitendeilsuperioreesi
detende l’inferiore, nell’estensione si tende l’inferiore e si detende il
superiore.
Ildiscointervertebrale
Il disco intervertebrale è costituito da fibrocartilagine che si
riscontra anche in altre zone come la sinfisi pubica, la sincondrosi fra
primacostaesterno,cosìcomeneimenischiarticolari.Questatipologia
dicartilagineèunaformaditransizionetrailtessutoconnettivodensoe
lacartilagineialina;ècostituitadafascifibrosidiconnettivotipoIimmersa
in una scarsa matrice cartilaginea; è inoltre priva di involucro il
pericondrio. La fibrocartilagine che costituisce il disco intervertebrale
25
vienedenominataanello fibroso,essasicontinuaconlacartilagine ialina
delle vertebre adiacenti nonché dei legamenti spinali. E’ costituito da
una connessione di fasci fibrosi concentrici con un decorso obliquo e
incrociato rispetto a quelli adiacenti. Il decorsodi tali fibre cambiada
verticali in periferia del disco a orizzontali al centro. A causa
dell’orientamentodellesuefibre, l’anulussitrovasaldamenteancorato
alle limitanti somatiche, ma nella parte centrale risulta più debole, in
particolare posteriormente (J. R. Armstrong 1985) dove la parete
dell’anulus risulta essere più facilmente soggetta a deformazione e
lacerazioniacausadell’orientamentodellefibrecollagenealraggiopiù
sottile e ad una inserzione ossea meno salda (R. Mckenzie 1998)
L’anello fibrosostaall’esternodeldiscomentreal suo internosi trova
unamassa gelatinosa ellissoidale, costituita da tessuto cordoide detta
nucleopolposo.E’ungeltrasparentecostituitodall’88%d’acquariccoin
acido ialuronicoe fortemente idrofilo lacui funzioneèquelladi legare
grandiquantitàdiacquaelimitarnel’uscitaquandoildiscoèpostosotto
pressione(A.Caplan1984).
Questa composizione chimica e strutturale del disco fa si che il
nucleo sia mantenuto sotto costante pressione e la rete di collagene
sottocostante tensionecheconsenteaidischidinonvenirecompressi
sottocarico.Lapressioneall’internodelnucleononèquindinullaanche
quando la colonna non è sottoposta a carichi e tale compressione è
appunto determinata dalla sua idrofilia che lo fa gonfiare nel suo
alloggio inestensibile.Tale condizioneèdetta statodiprecompressione
del nucleo. Il nucleo agisce comeundistributoredipressione in senso
orizzontalesull’anelloesopportacircail75%delcaricomentrel’anello
solamenteil25%(R.Mckenzie1976).
Tale meccanismo si riduce se diminuisce la pressione
intranucleareperesposizioneprolungataalcarico,checausafuoriuscita
26
di acqua dal nucleo, o per altri meccanismi quali la riduzione dei
proteoglicaniocedimentodelle fibredell’anulus.All’internodelnucleo
noncisononevasi.Gliunicivasichenell’adultoentranoneldiscosono
dellepiccolebranchedi arteriemetafisarie che si anastomizzano sulla
facciaesternadell’anulus fibrosus(Bogduk).Lasuanutrizioneavviene
per processi di diffusione e osmosi, attraverso le cartilagini limitanti
vertebrali, e grazie ad un meccanismo di pompa per il quale la
diminuzione della pressione facilita l’ingresso di sostanze nutritizie e
rallenta l’espulsione di cataboliti mentre l’incremento causa la
condizioneinversa.(J.Kramer).
La condizione ottimale è quindi determinata dal continuo
alternarsidiposturedicaricoescaricoattornoadunvaloresogliadi80
Kg di pressione intradiscale. Al contrario situazioni di sovraccarico o
sotto carico che si verificano ad esempio nel mantenimento delle
posizioni fisse ostacolano il ricambio nutritizio e possono favorire
fenomenididegenerazionediscale.(R.Maigne2009)
Con l’età l’idrofilia del disco diminuisce, raggiungendo un
equilibriofralaviscositàdelnucleoequelladell’anuluse,sedaunlato
decrescelasuaattitudineadessereunbuonammortizzatore,dall’altro
possiamo osservare come nei soggetti di età avanzata siano meno
frequenti i disturbi di origine prettamente discale a favore di
problematiche degenerative (R.Mckenzie 1998) . Inoltre questo gioca
un ruolonella diminuzionedi staturadei soggetti anziani, anche se in
manieraminoredelcedimentodeicorpivertebraliedell’aumentodelle
curve.
Il disco inoltre non è innervato eccetto la parte esterna
dell’anulus. Hirsch eWyke hanno riscontrato nello strato superficiale
fibro‐adiposo, adiacente al legamento longitudinale posteriore alcune
terminazionilibereadiacentiallaporzioneposterioredell’anulus(3,9).
27
Yoshizawaetal.hannoosservatomolteterminazioninervosenelterzo
esternodell’anulus. L’originediqueste terminazioni sarebbe costituita
da due plessi, uno anteriore, formato da fibre simpatiche, e da rami
provenientidaramicomunicantigrigieunoposterioreprovenientedal
nervosino‐vertebrale. Idueplessi sarebberounitidaunplesso latrale
formatodaramigrigicomunicanti.
Il nucleo polposo non si trova al centro del disco; è collocato in
avantinelsegmentocervicaleeposteriormenteneisegmentitoracicoe
lombare rispettoai rispettivi centri geometrici. Il nucleo,paragonabile
ad una sfera incomprimibile , si trova quindi fra due piani (i piatti
vertebrali) imprigionato nell’alloggio ipoteticamente inestensibile
formatodallefortifibredell’anulus.
Permette movimenti di scivolamento anteroposteriore e laterale
(taglio)diunpianosull’altroedirotazionedsesnsuunpianoorizzontale,
di inclinazione destra e sinistra su un piano frontale e di flessoestensione
(inclinazioneantero/posteriore)suunpianosagittale.Intuttopermette
movimentidipiccolaampiezza,main6direzioni(6gradidilibertà)che
sommatiinsiemespieganolagrandemobilitàdellacolonna.
I dischi intervertebrali rappresentano circa 1/3 della lunghezza
totale della colonna, e il loro spessore varia e raggiunge ilmassimo a
livellodellacolonnalombare,9mm,mentreèminimoalivellocervicale
3mm.
Ancherelativamentealrapportofraaltezzadeldiscoealtezzadel
corpo vertebrale troviamo differenze nei vari segmenti della colonna;
più tale rapporto disco /soma è alto e più lamobilità del segmento è
importante.Talerapportoèdi2/5alivellocervicalecherappresentail
trattodimaggiormobilità,poivieneilrachidelombareconunrapporto
1/3edinfinequellotoracicoilmenomobile,nonostantel’orientamento
favorevole delle faccette, fra i tre con un rapporto 1/5 (X.Dufour,
28
P.Ghossoub 2010). Altri Autori riportano dei rapporti leggermente
diversi: 1/3 a livello cervicale, 1/6 a livello toracico, 1/3 a livello
lombare.
Ilbordoposterioredeldiscodelimitalaparteanterioredelforame
diconiugazione.
Fig1.11
I forami intervertebrali ono definiti gli spazi attraverso i quali
fuoriescono i nervi spinali. Ciascun forameèdelimitato anteriormente
daldisco intervertebrale edallaparteposterioredel corpovertebrale,
posteriormente dalle articolazioni inter‐apofisarie e dal bordo esterno
del legamento giallo, superiormente ed inferiormente dai peduncoli
delle vertebre sopra‐sottostanti. Il forame vertebrale è costituito per
1/5 dal nervo spinale e per 4/5 da altri tessuti molli (vasi , tessuto
adiposo) che possono andare incontro a fenomeni infiammatori e
ridurre lo spazio del forame. Ovviamente anche altri fenomeni quali
artrosi delle faccette articolari protrusione del disco spondilosi
ipertrofiadeilegamentigiallietcpossonoridurretalespazioedentrare
inconflittoconleradicinervosescatenandolasintomatologiadolorosa.
29
Fig1.12
Componentemuscolare
Molteplici sono le implicazioni funzionali o anatomiche secondo cui i
muscolirachideipossonoessereclassificati,inaccordoconl’oggettodi
questatesi,sarannobrevementetrattatirelativamenteallorosignificato
biomeccanico.
Ci limiteremo quindi a ricordare che esistonomuscoli intrinseci
adoriginee inserzionediretta sulla colonna (splenio, erettore spinale,
trasverso spinale, muscoli segmentari), intrinseci ad origine e/o
inserzionesullacolonna(grandorsale,addominali,psoas,quadratodei
lombi).emuscoliestrinsecichesenzainserirsidirettamentesulrachide
vi agiscono tuttavia indirettamente per scelta funzionale e muscoli
estrinseci ( medio e piccolo gluteo, piriforme, adduttori femorali
trasverso dell’addome tensore della fascia lata grande e piccolo
pettorale)(V.Pirola1998)
Leazioniprincipalideimuscolideldorsosono:
• promozionedeimovimentiattivideltroncocontrogravitàeinerzia
(contrazioneconcentrica);
30
• mantenimento di una posizione contro gravità attraverso la
produzionedi
tensioneattiva(contrazioneisometrica)epassiva;
• frenoaimovimentidel troncogeneratidallagravità,dall’inerziae
dai muscoli antagonisti, attraverso la produzione di tensione attiva
(contrazioneeccentrica)epassiva;
• attenuazione delle sollecitazioni generate sulle strutture rachidee
tramiteunmeccanismodiassorbimentodell’energiadiconcertoconle
strutture peri‐articolari non contrattili, con un meccanismo di
ridistribuzionedeicarichi.
Dasottolineareèinoltreilfattocheesistaunacertacorrispondenza
fra la suddivisione,prettamentedidattica, instratianatomicie il ruolo
funzionaledeimuscoliposterioridelrachideintrinseciodestrinseciche
essisiano.
Imuscolidelpianopiùprofondo,(Fig1.13)infatti,sonodeputatia
funzioni antigravitarie e posturali e garantiscono, con la loro continua
attività di contrazione ‐ rilasciamento la stabilità in statica e in
dinamica;SecondoMaigne(R.Maigne2009),nonostantesianopiccolie
pocopotenti,questigiocanounruoloimportantenellabiomeccanicadi
quellocheJunghannseSchmorl(38)hannodefinitosegmentomobilee
nel funzionamento del rachide in toto. Diversi studi infatti hanno
evidenziato una particolare ricchezza in fusi neuromuscolari, fino a 6
volte maggiore rispetto agli altri muscoli spinali. Questi sono uni‐
segmentari come i muscoli rotatori corti, i muscoli interspinosi e i
muscoliintertrasversari;bi‐segmentaricomeimuscolirotatorilunghi,o
multi‐segmentaricomeilmultifido,chepurestendendosidall’epistrofeo
alsacro,alivellofunzionaleeperinnervazionepuòessereequiparatoai
muscoli corti. Tutti questi muscoli ricevono innervazione dal ramo
posterioredeinervirachidei.
31
M.interspinosiunisconoduevertebreadiacentiformandounpaio
ailatidiogniprocessospinoso,sonoassentialivellodorsale.
M. intertrasversari uniscono i processi trasversi di due vertebre
adiacenti, sono composti da un fascio mediale innervato dal ramo
posteriore del nervo rachideo e un fascio laterale innervato dal ramo
anteriore e per questo da alcuni autori non sono considerati dei veri
muscolispinali.
M. rotatori costituiscono lo strato più profondo e sono presenti
dall’atlantealcoccige.Sidistinguonoincortielunghi,iprimioriginano
da sul processo trasverso e si inseriscono sul processo spinoso della
vertebra soprastante, mentre i secondi hanno stessa origine ma si
inserisconosullasecondavertebrasoprastante.
M.multifidoèancheessoinnervatodalramoposterioredelnervo
rachideo,èprofondosvolgefunzioniposturalialparideglialtrimuscoli
delcomplessospinale.Originacondiversicapidalleapofisitrasversedi
dueotrevertebrecontiguechesalgonoperinerirsisuun’unicaspinosa
soprastantediquattroocinquesegmenti.
Secondo Maigne il sistema dei muscoli spinali ha un ruolo
importantenelladisfunzionedolorosasegmentariadaluidescrittasotto
ilnomedidisturbodolorosointervertebraleminoreDDIM.
32
Fig1.13
Imuscolipiùsuperficiali,afunzionefasica,econscarsaresistenza
allo sforzo, sono deputati invece al movimento ma non sono
indispensabiliperilmantenimentodellepostureinquanto,terminatala
loro contrazione, ritornano nel loro stato di quiete. (erettore spinale,
ileocostale,lunghissimo).
Partendo dal fondamentale presupposto che i fattori muscolari
nonsianoaffattoidentificabilicomeunicaoriginedeidisturbidolorosie
funzionali del rachide, è doveroso notare che squilibri di tono fra
muscoli fasici e tonici, tensioni abnormi o spasmi muscolari possano
essere alla base di situazioni algiche locali o proiettate e quadri
disfunzionalialivellodelrachide,essendoquesteingradodiprovocare
deviazioni, deformazioni, perdita dimobilità segmentaria e alterazioni
biomeccaniche.(X.Dufour,P.Ghossoub2010)
Innervazioni
Brevi cenni all’innervazione, saranno affrontati in questa tesi con
l’unico intentodi cercaredi stabilireuna relazionedi causa‐effetto fra
33
sintomatologia dolorosa, deficit neurologico periferico, danno
meccanicoanatomicoedeficitfunzionale.
Fig1.14
Ilnervospinaleècostituitodaunaradiceanteriore(motoria)con
fibreefferentimotoriecheprovengonodallecornaanterioridelmidollo
spinale, e da fibre simpatiche dei segmenti lombari che innervano
l’insieme di vasi ghiandole e deimuscoli striati di questa zona, e una
posteriore sensitiva che raccoglie fibre afferenti (prolungamento
centrale di neuroni pseudo‐unipolari a T), sensitive, il cui corpo
cellularesi trovaa livellodeigangliparavertebrali.Questi formanoun
rigonfiamento fusiforme della radice all’interno del canale di
coniugazioneeccettoper iganglisacrali localizzatinelcanalesacrale. I
prolungamenti periferici (dendriti) di tali cellule gangliari raccolgono
informazioni sensitive viscerali e somatiche ed i loro prolungamenti
centrali (assoni) li trasportano al Sistema Nervoso Centrale grazie
all’intermediazionedelle radici posteriori prima edelle vie ascendenti
34
del midollo poi. Le radici anteriori e posteriori di ciascun lato si
uniscononel foramediconiugazioneperforanoilsaccoduralea livello
delcollettoradicolarecherappresentaunpuntodipassaggiofisso.
Una volta uscito da tale forame il nervo si biforca in un ramo
anteriore, misto, che andrà poi ad unirsi agli altri formando il plesso
lombare e sacrale ed uno posteriore, misto, che dà sensibilità
superficialeeprofondadeldorsoemotilitàallamuscolaturaintrinseca
deldorso.
I rami anteriori dei primi nervi lombari costituiscono il plesso
lombareesono:
• ilnervofemorale (L2‐L3‐L4),nonpalpabile, lesue fibresiuniscono
mentreattraversanoilmuscolograndepsoas,poiilnervodecorresotto
al legamento inguinale affiancato all’arteria e vena femorale, che
innerva i muscoli anteriori della coscia; una sua paralisi determina
difficoltà in flessione dell’anca ed estensione del ginocchio; anestesia
della regione del ginocchio e mediale della gamba.
•Ilnervootturatorio(L2‐L3‐L4)lesuefibresiunisconoall’internodel
grandepsoasscendeverticalmentedavantiallasacroiliacaesiimpegna
nelcanaleotturatorioinsiemeall’arteriaomonima.Sidivideinduerami
anterioreeposteriore.L’otturatorio innervagliadduttori (lungobreve
grande) il gracile il pettineo e l’otturatore esterno; una sua paralisi
determina paralisi dei muscoli adduttori con difficoltà a spostare
medialmentelacosciaedifficoltàdeambulatore.Tralecausedilesione
ditalenervovisonolefratturecheinteressanolabrancaischiopubica.
(AAVVAnatomiaUmanaElsevierMasson2008).
• Iltroncolombosacrale(unramodel4°lombarepiùilramoanteriore
del5°)piùiprimi3ramianteriorisacralicostituisconoilplessosacrale.
Il suo unico e voluminoso ramo terminale, spesso coinvolto nella
patologialombosacraleè:
35
• ilnervo ischiaticoo sciatico (L4‐L5‐S1‐S2) è il nervo più grosso e
lungo del corpo fuoriesce dal bacino dal grande formane ischiatico
davanti al muscolo piriforme, decorre nel punto intermedio fra
tuberositàischiaticaegrantrocantereedèpalpabileindecubitolaterale
con anca flessa. Questo nervo si divide più volte lungo l’arto inferiore
innervandolo quasi completamente. Una sua paralisi comporta deficit
motorideimuscoliposterioridicosciaedituttiquellidellagamba.Tra
le cause di lesione vi sono le fratture dell’acetabolo con lussazione
posteriore della testa del femore. (AAVV Anatomia Umana Elsevier
Masson2008).
Disfunzioni gravi soprattutto di origine meccanica a carico dei
ramianteriorideinervispinalipossonoportareancheasintomatologie
tipicamenteradicolariedefinitedasegnineurologiciancheevidenti.
Labrancaposterioreèspessotrascurataneitrattatidianatomiae
patologia,maè tenuta ingrandeconsiderazionedaMaigne,Sellealtri
autorichelaritengonocoinvoltanellagenesidimolteaffezionidolorose
del rachide. Ad eccezione di quella del secondo nervo cervicale, la
branca posteriore è di calibro assai più piccola rispetto a quella
anteriore;innervaimuscoliprofondidelledoccevertebrali,lecapsule,i
legamenti peri‐articolari e la cute. Il territorio di innervazione non
sempreècostanteinzonacervico‐dorsale,mentrescendeversoilbasso
inzonalombosacrale.
36
Fig1.15
1.2 Elementifunzionaliebiomeccanica
Iparametrisagittalidelrachide
Questi parametri sono elementi imprescindibili dei bilanci ideali
rachidei; iparamenticlinicichepossonoesseresupportatida indagine
radiologica sono dati dalla misura delle frecce sul piano sagittale e
permettonodicoglierenozionibenconosciutedilordosilombare,cifosi
toracica, ante o retropulsione del bacino. L’analisi attenta di questi
parametri ci permetterà di trarre indicazioni sulla particolare
biomeccanicadiognisingolosoggetto.
37
Fig1.16
Come mostrato in Fig 1.2 osserviamo in 2 l’angolo della lordosi
lombarechesicreafralabasesacraleeilpiattosuperiorediL1valore
standard 40°; in 3 l’angolo determinante la curva della cifosi toracica
(standard35°) formatosidalla congiunzionedelle retteperpendicolari
alpiattoinferiorediT12ealpiattoinferioresuperiorediT1;edinfine
in4lacurvadellalordosicervicaledicirca35°.
Ildeterminarsidi tali curveè tantodeterminatoda fattoripropri
della colonna (osteoarticolari legamentosi e muscolari nonché forma
cuneiforme dei dischi lombari e cervicali), quanto strettamente
interconnessoaiparametridelbacino.Alcunidiquestiparametrisono
modificabili tramite un intervento fisioterapico ed un programma di
eserciziadeguato.
38
Fig1.17
Come mostrato in Fig 1.17 osserviamo la base sacrale come
l’angolo formato fra la base del sacro e l’orizzonte il cui parametro
fisiologicoèdi37°questoangoloaumenta inantiversione finoa75°e
diminuisceinretroversioneedestensioneanchefinoa10°,variainoltre
durante i movimenti di flesso‐estensione del rachide; la incidenza
pelvica è l’angolo formato dalla retta perpendicolare al centro della
basesacraleeunarettacheunisceilcentrodell’assecoxofemoraleelo
stessocentrodellabasesacrale;questoangolo, ilcuivalorestandardè
di53°edèunparametrofissononmodificabile.
L’incidenzapelvica,ilcuivalorenonvariasensibilmentenemmeno
conl’etàeiprocessidegenerativi,determinal’angolodellabasesacrale
che a sua volta influenza fortemente il grado di lordosi lombare e di
riflessodicifosidorsale.
RecentilavoricondottidalladottoressaDuval‐Beaupère(G.Duval‐
Beaupère 2004), analizzano questi ed altri parametri nel tentativo di
stabilire i giusti gradi di lordosi lombare e cifosi dorsale per un
equilibrio sagittaleeconomico apartiredauna incidenzapelvicadata
39
(parametro non modificabile). Nella sua valutazione su pazienti
lombalgici sembra evidenziare, nellamaggior parte di questi pazienti,
una postura proiettata in avanti che si traduce in un globale
atteggiamento flessorio del complesso lombo‐pelvi‐ femorale il quale
porta ad un deficit estensorio del tratto lombare e di anca. Questa
limitazioneinestensioneèdeterminatadaunaipoestensibilitàadattiva
del comparto anteriore (psoas in primo luogo) e conseguente
disequilibrio,maderivainmanieraimportantedaundeficitestensorio
dinaturaarticolaredeterminatodapostureflessorieprolungate.
Un disequilibrio muscolare può essere responsabile di un
disequilibrioposturale,manondiunlimitediarticolaritàinestensione,
comedimostratodauntestdiBieringnegativonellamaggiorpartedei
casi.
Ogni disequilibrio sul piano sagittale è compensato da una
risposta muscolare costosa a livello energetico e potenzialmente
dannosameccanicamente specie a livello del rachide; il piano frontale
sopportameglioildisequilibrio,inquantogliartiinferiorineassorbono
parzialmenteilcarico.(X.Dufour,P.Ghossoub2010)
A seguito dell’osservazione dei profili forniti, dal rapporto fra
incidenzapelvicaebasesacralesonostatidefiniti4morfotipirachidei
(P.Rousilly 2006). Questa classificazione è interessante per capire i
problemidellepatologieacaricodel rachide; ineffetti, imorfotipicon
debole incidenza pelvica (ROUSSOULY 1 e 2) saranno più soggetti a
patologiediscalimentre imorfotipicon forte incidenza(ROUSSOULY3 e 4) saranno più soggetti a scivolamenti degenerativi a tipo di
spondilolistesi.
40
Fig1.18
Ilmovimento
Nelle attività quotidiane la colonna viene sottoposta a forze di
compressioneassorbitesoprattuttodallaporzioneanteriorecolonna,a
forze di torsione che agiscono sulle articolazioni posteriori, a forze di
tensione e di taglio generate soprattutto da movimenti di flesso‐
estensione.
Verrà in questa parte analizzata la biomeccanica della colonna in
totoenoncomesingolaunitàfunzionalespinale(FSU).Lamobilitàdella
colonna è data dalla sommatoria di 24 vertebre e 25 articolazioni e
presenta3gradidilibertàcometutteleFSUchelacompongono.
Flesso‐estensionemovimentosulpianosagittale,laflessioneilcui
limiteèdatodallatensionedelLLP,èintotaledi140°,dicui40°acarico
del rachide cervicale, 40° del tratto toracico e 60° del tratto lombare
compiutoal70%dallaFSUL5‐S1,al20%dallaFSUL4‐L5eirestante
dalle altre FSU. (I.A.Kapandji 1999) . I valori riportati sono quelli
autorevolidelKapandji,iqualivannopercompletezzaintegraticitando
Caillet (Caillet 1975) e Tittel (Tittel 1991) i quali sostengono che in
realtà il valore di flessione lombare sia assai inferiore, e che si
41
realizzerebbe solo grazie al “ritmo lombo‐pelvico” grazie cioè ad una
contemporaneaantiversione delbacinosull’asse transcoxofemoralee
unatraslazioneposterioredellostesso.
L’estensione il cui limite è rappresentato dallamessa intensione
delLLAedalcontattofraleapofisispinosedeltrattolombareèdi90°in
totale (I.A.Kapandji 1999) di cui 45° di estensione cervicale, 15°di
estensionedorsalee30°deltrattolombare.
Inclinazione laterale movimento sul piano frontale; questo
movimento,nonèmaipuro,inquantointervienealivellodellesingole
FSUunacertacomponenterotativavoltaalimitarel’escursionelaterale
del rachide. I limiti alla inclinazione laterale sono dati quindi dalla
rotazione fisiologica dei corpi vertebrali dovuta a tensione dei
legamenti, tensionedelle capsulearticolariposteriori contro laterali al
movimento, tensione del legamento lombosacrale (limitatamente al
distretto lombosacrale), ingombro del materiale discale e tensione
dell’anulus fibroso contro laterale al movimento. (V. Pirola 1998). Il
valoretotaleèdi80°,dicui40°cervicali,15°dorsalie25°lombari.
Rotazione è il movimento che si realizza attorno all’asse
longitudinale;èdoverosoosservareche,asecondachesianoconsiderati
i vari tratti rachidei, il centro di rotazione possa costituirsi nei corpi
vertebrali, nel massiccio apofisario posteriore o ancora nel forame
vertebrale.Sidefiniscerotazioneilmovimentorotatoriodiunsegmento
vertebrale rispetto al segmento sottostante ed i movimenti
artrocinematici sono sempre di rotazione accoppiata a inclinazione
laterale,questorapportofraisegmentièdettocouplingedè,secondola
maggior parte degli Autori, sempre controlaterale, tuttavia è da
annotarecheilconcettodicouplingcontrolateraleèatutt’oggioggetto
di dibattito e che nella pratica clinica si riscontra una importante
soggettività.IneffettiallalucedelcomportamentodellevarieFSUedei
42
segmenti vertebrali, si potrebbe affermare che non esista una vera e
propria rotazione nella colonna, ma che si realizzi unmovimento nel
qualeisegmenticoinvoltipresentanoorientamentidiversineitrepiani
dellospazio,cioèchesicompiainrealtàunameratorsione.Ilimitialla
rotazione sono dati dall’insieme delle componenti legamentose,
muscolari, articolari edossee che si oppongonoalmovimento,nonché
dalparticolarecomportamentodeldiscointervertebrale,speciealivello
lombaredoveilruolodeldiscoassumeparticolarerilievo.Larotazione
complessiva è di 90°, di cui 50° a carico del distretto cervicale, 35° di
quellotoracicoesoli5°diquellolombare,limitatoinquestomovimento
dall’affrontarsidellearticolazionizigoapofisarie.
L’effettodella rotazioneèquellodi aumentare considerevolmente
lapressioneintradiscale,ecomevedremopiùavantiquestoèunaspetto
importantenellavalutazioneenellaterapiameccanica.
Fig1.19
43
Lafunzionedeldiscointervertebrale
I dischi intervertebrali hanno una funzione chiave nella
biomeccanica del rachide, l’attenzione in questa sede sarà
principalmenterivoltaaltrattolombare,maèbenecomunquericordare
che la forma del disco, articolando fra loro i corpi, contribuisce a
determinare le curve rachidee, (specie a livello cervicale e lombare) e
che è il rapporto fra l’altezza del corpo vertebrale e il disco stesso a
regolarel’ampiezzadelmovimentodellaFSU.(V.Pirola1998).
Ilnucleoal suo internoè comunementedefinito incomprimibilee
per spiegarne ilmovimento in funzionedel carico sono stati studiati i
piùfantasiosiparagoni(ilsemedimelonefraleditaolasaponettafrai
palmididuemani);semplicementepossiamodirecheilnucleopolposo
halacapacitàdiallontanarsidalpuntodovevengonoapplicateleforze
compressive (H. F. Farfan 1973) accompagnando la lo spostamento
reciproco dei corpi vertebrali (che scivolano uno sull’altro) e
permettendo così i movimenti di flesso estensione, inclinazione e
rotazione‐torsione.Duranteimovimentiilnucleosiportadunqueverso
la zona dove le limitanti somatiche dei corpi si allontanano e di
conseguenzaaumentalapressionesullazonadell’anuluschecostituisce
la parete discale; in questa occasione possiamo notare che la parte
esternadell’anulustendeadeformarsiprotrudendosiesternamente.
Nel tratto lombare il centro del nucleo si trova generalmente
posteriormentealcentrogeometricovertebrale,esecondoMckenzie(R.
Mckenzie1998) , lafrequenzadiattitudiniposturali flessoriepotrebbe
portare il nucleo a migrare e ad occupare una posizione ancora più
44
posteriorefraicorpivertebrali,oveleparetidell’anulussonopiùdeboli
a causa dell’orientamento delle fibre; questo spiegherebbe
l’avvicinamento delle limitanti somatiche anteriori riscontrabili
radiologicamentenelleprimefasidellediscopatie.
Fig1.20
46
2.1Riferimentianatomiciefisiologici
Classificazione
La definizione ufficiale di dolore è stata delineata dalla IASP,
InternationalAssociationfortheStudyofPain,chenel1979ladescrive
come "un'esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata adun
effettivoopotenzialedannotissutaleocomunquedescrittacometale.”
Taledefinizioneponel’accentosoprattuttosullanaturasoggettivadella
sensazione dolorosa, è quindi universalmente condiviso che il dolore
sia una esperienza prettamente soggettiva e non quantificabile. Un
Output percettivo corticale in risposta ad un segnale nocicettivo
afferenziale. Attraverso il sistema della nocicezione (analizzato in
seguito) viene trasmesso e decodificato attraverso complesso talamo‐
corticale ed è l’espressione di una esperienza sensoriale cognitiva ed
emozionale.
Ildoloreèstatoclassificato inmolteplici tipologieesottodiversi
aspetti.(LoebetAl):
Dolore nocicettivo che origina dai preposti nocicettori termici,
meccaniciochimici.Compareinseguitoaduneventolesivo,lostimolo
viene percepito a livello periferico e trasmesso al sistema nervoso
centrale, dove viene elaborato; l'intensità del dolore è correlata
all'entitàdeldannosubìtoesirisolve,ingenere,alrisolversidellacausa.
Puòesserediorigine somatica (apparatomuscoloscheletrico)o
viscerale(organiinterni).
Si definisce acuto quando lo stimolo lesivo si accompagna a una
serie di reazioni di difesa che tendono a compensare o allontanare la
causa del dolore stesso, spesso con attivazione di alcune funzioni
47
neurovegetative (aumento dell'attività respiratoria, tachicardia,
aumentodellapressionearteriosa)eansia.
Doloreneurogenosiriferiscegenericamenteaiduedifferentitipi
di dolore con cui si manifesta la sofferenza o il danno delle fibre
sensitive periferiche, rispettivamente dolore nevralgico e dolore
neuropatico. Nevralgico si può definire il dolore radicolare irradiato,
folgorante, a distribuzione definita in presenza o meno di deficit
neurologico; è determinato da una sofferenza delle radici nervose.
Neuropatico per lesione grave delle radici nervose Il dolore neuropaticoèmoltospessoaccompagnatoda iperalgesiaoallodinia.E
talvolta associato ad importanti manifestazioni vegetative di tipo
ortosimpatico.
E’opportunoricordare,perchiarezzaditrattazione,cheildolore
neurogeno è frequentementeprovocatoda alterazioni o disfunzioni in
altri distretti, provando ad esempio cosiddette lombalgie internisti
che18(Giovannoni).
Il dolore misto è un dolore con caratteristiche tipiche sia del
dolorenocicettivochedeldoloreneuropaticoedèprobabilmentequello
dipiùfrequenteriscontrosianeldolorecronicooncologico.
Colterminedolorepsicogenosiintendonotuttiqueidoloridi
naturapsicosomaticamaggiormenteriscontrabiliinsoggetticon
carattereansiosoedemotivoochevivonosituazionidistress.Sono
dolorichesiautoperpetuanoeduranoalungoanchequandoèsuperato
l'eventoscatenante.Discarsointeresseriabilitativo.
Siparladidolorecronico sedopo la fasedeldoloreacuto la
sensazione dolorosa perdura, viene meno la sua utilità biologica e
divieneessastessaveraepropriamalattia.Èundolorecheduraalmeno
per 3 mesi o che comunque permane oltre il tempo normale di
guarigione.Puòdeterminaremodificazioniaffettiveecomportamentali,
48
può condurre a invalidità o disabilità, con il rischio di incidere
negativamente sulla qualità di vita e sulle perfomance lavorative. Nel
dolore cronico, infatti, si sviluppano gradualmente debolezza, disturbi
del sonno, perdita dell'appetito e depressione. Il risultato ultimo è
spesso l’isolamento sociale. Questo dolore si presenta comeun dolore
acuto,maneltempodivieneunclassicodolorecronicoche,soprattutto
nelle fasi avanzate dellamalattia, assume le caratteristiche di "dolore
globale", ovvero di vera e propria sofferenza personale che riconosce
cause non soltanto fisiche, ma anche psicologiche e sociali, che lo
sostengonoeloperpetrano.
Sintomatologiaetopografia
Il dolore la sua distribuzione topografica e le manifestazioni
accessorie,sonoimotivicheportanoilmalatoallaconsultazioneealla
richiesta di intervento terapeutico sia questo fisioterapico,
farmacologico o medico‐chirurgico. La sintomatologia può essere
sempliceoassociarsiacontratturamuscolare,tendomiosi,alimitazioni
e/o blocchi della mobilità (segmentaria o dei un particolare tratto
rachideo). A livello topografico i sintomi possono localizzarsi in sede
iuxtavertebraleovenirepercepitiadistanza.
Distinguiamoquindi:
Sintomatologia locale: sensibile alla palpazione, spesso
associata a sensazionedi rigidità è attribuibile alle strutture capsulo‐
legamentose, ai nocicettori articolari e al nervo sino vertebrale di
Luscka; secondo Gatto e Rovere (Gatto R. 2007) questi dolori sono
strettamente legati all’attività dei meccanocettori facenti capo alle
articolazioniinteressate.
Sintomatologia a distanza: che suddividiamo ancora in
49
sintomatologia irradiata ( radicolare o pseudo radicolare) , dolore
riferitoedoloreproiettato.
Sintomatologia irradiata radicolare: complesso di sintomi,
dominatidaldolore,che,aseguitodidirettointeressamentodiunaopiù
radici nervose, si trasmettono e si localizzano a distanza, con
manifestazioniobbiettivediirritazioneodeficitneurologico.
Sintomatologia irradiata pseudo radicolare: si intende quel
complessodisintomiche,puravendoaspettiecaratteristichepertaluni
versi simili a quelli radicolari, se ne differenziano in quanto non
presentanodeficitneurologiciobbiettivieunalocalizzazioneperiferica
scostanteeimprecisa.
Ildoloreriferitoèdaconsiderarsidiorigineviscerale,leafferenze
viscerali infatti, attraverso il sistema simpatico, giungono almidollo e
qui anastomizzano con fibre efferenti provocando una sensazione
dolorosa nel dermatomero corrispondente. In pratica messaggi
provenienti da recettori di diverso tipo e situati in territori diversi
risalgono ai centri del dolore talamo‐corticali attraverso una via
ascendentecomune.QuestomeccanismosecondoLarrigueeLazorthes
(LarrigueL.LazorthesG.1989)èdettofenomenodellaconvergenza.
Il dolore proiettato: lo stesso principio di convergenza,
secondoMaigne(R.Maigne2009)ealtriautori,èapplicabileanchealle
strutture rachidee e peri rachidee, Nonostante i dolori proiettati
possanomimare sintomatologie pseudo radicolari, non sono dovuti a
compromissione delle strutture nervose, ma ad irritazione di altre
strutture come capsule, muscoli, fasce e cute facenti riferimento allo
stesso territorio di distribuzione del ramo di cui mimano il
danneggiamento.
Uno degli aspetti più frustranti del dolore lombare, sia per
l’operatore sanitario che per il paziente, consiste nella difficoltà ad
50
individuarne la causaprecisa.Nellamaggior parte dei casi sintomatici
non è possibile evidenziare a livello strumentale nessuna alterazione
morfologica, e al contrario spesso si osservano esami strumentali con
referti positivi per alterazioni strutturali di pazienti che tuttavia non
evidenzianosintomi.
L’ampia distribuzione dei nocicettori attorno alla zona lombare
rendearduotrovareproceduretestspecificheesensibiliperstimolare
le singole componenti del tratto lombare, non esiste infatti univocità
nell’individuarel’agenteeziologicodeidolorilombariirradiatiomeno;
alcuniAutoriliindividuanoinfattorimuscolo‐legamentosi,altrivedono
come principale fonte il nucleo e i suoi spostamenti problematiche
posturali altri ancora disfunzioni segmentarie vertebrali con
conseguente stressmeccanico sulle strutture nervose. Nel contesto di
questa tesi la trattazione sarà focalizzata prevalentemente sulle
disfunzioni strutturali approcciabili con interventi valutativi e
terapeuticiditipomeccanico.
Lanocicezioneinarealombare
Ladistribuzionedeinocicettoriinarealombaresitrovanellacute
e nel tessuto sottocutaneo, nelle capsule fibrose delle articolazioni
apofisarie sinoviali e nelle articolazioni sacro‐iliache, nei legamenti
longitudinali(quelloposterioreèilpiùsviluppato),gialli,interspinosoe
sacroiliaci, nel periostio che ricopre gli archi vertebrali, nella fascia,
nelle aponeurosi e tendini in questa inseriti, il terzo esterno del disco
intervertebrale, lo strato fibro‐adiposo che connette posteriormente
l’anulus al LLP e nella dura madre spinale incluse le maniche durali
attorno alle radici. L’abbondanza di strutture nocicettive in area
51
lombareèciòcherendedifficoltoso individuare lastrutturaall’origine
deldolore.
In circostanze normali il sistema nocicettivo è relativamente
inattivo,lasuaattivitàafferenteaumentaquandosesuefibremieliniche
vengonodepolarizzateaseguitodellaapplicazionediforzemeccaniche
sui tessuti che le contengono tali da sollecitarli o deformarli a
sufficienza. Questa depolarizzazione può avvenire tanto a seguito di
forze pressorie, distrattive o contusive quanto a causa della presenza
neitessuticircostantidifluidiconsufficienteconcentrazionedisostanze
chimiche irritanti come quelli prodotti da un comune processo
infiammatorio. (B. Wyke 1976). Spesso i due fattori si possono
sovrapporre come nel caso dello stato infiammatorio post traumatico
(vedioltre),odellealterazionimeccanichechederivanodallapresenza
diessudatiinfiammatoriintessutiinnervatidainocicettori.Lapresenza
dimateriale infiammatorio infatti eccita il sistema recettoriale, senza
tuttavia produrre una depolarizzazione, in queste condizioni,
l’applicazione di sollecitazionimeccaniche di poco conto provocano la
depolarizzazione e quindi dolore. E’ da notare inoltre che ripetute
sollecitazioni meccaniche anche se sub massimali possono produrre
dannotissutaleepiccolelacerazioniingradodiprovocareunarisposta
infiammatoria e/o autoimmune come ad esempio le micro rotture
discali.
Distinguiamoquindi:
• Dolore di causa chimica come concentrazione di sostanze
chimiche nei tessuti molli innervate dal sistema nocicettivo; la
sensazionedolorosaècontinuaepersistente;possonoesseredinatura
infettiva di scarso interesse fisioterapico, infiammatoria come
espressionediprocessireumatologiciediinteresseriabilitativooppure
infiammatoriaposttraumaticadigrandeinteressefisioterapico.
52
• Doloredicausameccanicaèilprodottodelladeformazione
delle strutture anatomiche che contengono il sistema nocicettivo; il
tessuto non deve per forza essere danneggiato ma sollecitato a
sufficienza da deformare il tessuto contenente le terminazioni
nocicettive. Il dolore simodificherà al cessare di tale sollecitazione; è
perusanaturaintermittente.
• Doloreaseguitodi trauma,combina leduemodalitàdicui
sopra ed è di frequente riscontro. Inizialmente la deformazione
danneggi i tessuti molli dando origine ad un dolore acuto di origine
meccanica.Subitodopo il traumanei tessutidanneggiati sidepositano
sostanzechimiche,nonappenaquestesostanzeavrannoraggiuntouna
concentrazione sufficiente scateneranno il dolore chimico (sordo e
costante)chesisovrapporràinalcunicasiaquellomeccanico(puntuale
e intermittente) dando luogo ad una sintomatologia mista chimico
meccanica, caratterizzata daundolore costante fastidioso e sordo che
potrà aumentare (difficilmente diminuire) a seguito di attività o dalle
posture.(R.Mckenzie1998).
Ildiscointervertebraleeildolore
Ildisco intervertebrale,puressendounastrutturanon innervata
nei suoi2/3 interniè comunemente riconosciutocomecoinvoltonella
genesi dei dolori lombari e lombo ischiatici. Il disco infatti, risulta
innervato nel suo terzo esterno dal nervo sino vertebrale (nervo di
Luschka), si trova a stretto contatto con il LLP riccamente fornito di
terminazioni liberenocicettivecon il quale traerapportidi continuità
attraverso un tessuto fibro‐adiposo (anch’esso innervato) che lo
connette anche allamanica durale emergenza delle radici nervose nel
foramediconiugazione;èfacilecapirequindiunaqualsiasialterazione
53
strutturale o biomeccanica del disco possa generare dolore che sia
puntiforme,afasciaoirradiato.
.
Fig2.1
ImovimentidellesingoleFSUequindidelrachidesonoconsentiti
dai movimenti fisiologici del nucleo polposo all’interno del disco; la
particolare conformazione del complesso discale e le sue particolari
proprietà producono una dinamica di deformazione sotto carico che
può sollecitaremeccanicamente le strutture contigue. Nel caso di una
flessione del rachide (Nachemson 1976) (Nachemson 1975) il nucleo
vienespintoall’indietroesercitandounasollecitazionetangenzialesulla
parete posteriore dell’anulus (la parte più debole); in situazione di
scaricoediperfettaconservazionedelleparetianulariildiscoprotrude
anteriormente a causa della detensione delle fibre anulari (Hyche et
Hukins1980).RobinMckenzie(Spine1998)sostiene,inbasearevisioni
della letteratura,eall’osservazioneclinica, che innormali situazionidi
carico le sollecitazioni assiali e tangenziali aumentinoalpuntoda fare
protrudere l’anulusnella stessadirezione in cuiviene spinto ilnucleo.
Ad una flessione del rachide, specie se mantenuta o ripetuta
corrisponderàdunqueunaprotrusioneposterioredelmaterialediscale.
54
Talisollecitazionisulleparetipossonoessereaumentatedamovimenti
diflessioneoinclinazionecheaumentanolapressioneintradiscaleeda
particolaripostureoattivitàcomeevidenziatodaglistudidiNachemson
.
InsorgenzadeldolorelombaresecondoMckenzie
Possiamo analizzare l’insorgenza del dolore lombare
analizzandoneifattoripredisponentiedifattoriscatenanti.
Fattoripredisponenti:R.Mckenzie(r:Mckenzie1998)inaccordo
con molti altri autori individua tre principali fattori eziologici
predisponenti, sicuramente riscontrabili con più frequenza nelle
abitudini di vita tipiche delle società industrializzate che sono: la
postura seduta (troppo frequente e scorretta), la frequenza della
flessioneelaperditadiparticolaritàinestensione.Laposturasedutaè
forse la più importante, in quanto se una buona postura seduta
mantiene le corrette curve fisiologiche della colonna, una seduta
55
scorrettalealteraaccentuandoleoriducendoletantodaporretalmente
sottotensionelestrutturelegamentosedaprovocaredolore.Lapostura
seduta scorretta è in grado di generare mal di schiena in se senza
l’intervento di altri fattori che, come vedremo, nella realtà di ogni
giornoandrannoasommarsiadaltri fattorirafforzandoeperpetrando
anche altri dolori. Nella maggior parte dei casi, quando un individuo
assumelaposizioneseduta,dopopochiminutilasuacolonnaassumela
posizione di flessione completa. Avendo probabilmente come fine il
risparmioenergetico,ilsoggettorilasceràilpiùpossibilelamuscolatura
e le strutture legamentose dovranno farsi carico di tutto il peso. La
correzionedellapostura ,elasualimitazioneovepossibile,èobiettivo
imprescindibile nel trattamento delle lombalgie. Di particolare
importanzainquestosensosarebbelostudiodisoluzioniergonomiche
adeguate che non saranno qui trattate. Gli studi di Nachemson (Fig )
sulle pressioni discali in relazione alle posture, ben evidenziano gli
effetti cheunaposturasedutascorretta specieprolungatahasuldisco
intervertebrale; questo è supportato dal fatto che spesso pazienti che
lamentano dolore in produzione seduta traggano giovamento da una
correzione della seduta verso una lordosi lombare e peggiorino a
seguitodiunacorrezioneversolacifosi.
La perdita di articolarità in estensione secondo studi dello
stesso Mckenzie sarebbe riscontrabile nel 72% ‐ 86% dei pazienti
lombalgici;questaperditadiparticolaritàinfluenzaleposture,lastatica
e la dinamica del rachide. Può essere generata da abitudini posturali
scorrette,daabitudinidivitaelavorativeoessereleistessalacausadi
posture errate. A seguito di questi deficit di estensione le strutture in
relazione con la colonna possono andare incontro ad accorciamenti
adattiviequestaperditadiparticolaritàpuòdimostrarsiirreversibile.Il
soggettopuòmanifestare,inalcunicasi,addiritturaunainversionedelle
56
fisiologiche curve e presentare una lombare cifotica o rettilinea.
Individui con questa perdita di particolarità saranno di conseguenza
soggetti a vivere, e in specialmodo a sedersi, conun grande aumento
della pressione intradiscale e con una parete anulare posteriore
perennementetesaesollecitata.
Ilfenomenodellacentralizzazione
Punto essenzialedel principiodi terapiameccanica codificatoda
Mckenzieè il fenomenodellacentralizzazione.E’descrittounicamente
nellasituazionechelostessoautoredefiniscesindromediderangement,
termine che diverrà poi di uso comune. Viene definito come l’inverso
dellosviluppodeldolorenellelesioniprogressivedeldisco;comesono
logicheeprevedibilileprogressionideisintomiincasodidannodiscale,
altrettantolosonoquelledelsuoprocessodiriparazionecheprocederà
a ritroso lungo le stesse tappe. Quando a seguito dell’intervento
meccanico la protrusione si riduce, questa rilascia per prima la radice
delnervoepoiladuramadre,ediconseguenzaildoloreelaparestesia
piùperifericacessano,seguitidariduzionedeldoloreacosciaenatica;a
questopuntoildoloredovrebbepercepirsiinarealombarecentrale.La
centralizzazione è un fenomeno che si può parimenti osservare nel
doloreditiposimmetrico.Inoltretalefenomenoindirizzalapreferenza
direzionale di trattamento (R. Donelson 2004) ed è inoltre segno
prognosticopositivo(A.Long1995)(A.Karas1997)(A.Sufka1998).
‐
‐
57
‐ Laprogressionedelleforzeeildolore
‐
Durante un processo di centralizzazione e diminuzione dei
sintomi, ci si può trovare in una fase di stallo, dove dopo un
miglioramento iniziale, il paziente smetta di progredire; i sostenitori
dell metodo MDT sostengono che, a questo punto possano essere
necessarie delle manovre supplementari dette di progressione delle
forze di trattamento, in quanto il derangement potrebbe essere
particolarmentedifficiledaridurreoinquantoilsoggettopotrebbenon
seguireleindicazioniforniteoabbiaprovocatounnuovodislocamento
di materiale discale. Ora senza entrare in merito a tali tecniche, e
prendendospuntodaunrecentestudio(2012)pubblicatosuSpine(H.
Albert, B. Hauge E, Manniche 2009) dobbiamo interrogarci sul reale
significatodell’effettodiquestaprogressionediforzesuldoloreesulla
correlazione fra tipo di lesione discale e genesi‐perpetrazione della
sintomatologiaalgica.
Secondodiversiautorifracui,HaugeeManniche,èevidentecheil
solo modello discale non basti a spiegare l’efficacia del metodo, in
quanto spesso pazienti con protrusioni importanti centralizzano con
successo anche se in seguito dimostreranno immagini RMN senza
significative modificazioni. I sostenitori più convinti dell’MDT
sostengonocheleimmagininonpossanoevidenziareilcomportamento
deldiscoincaricoeinattivitàfunzionale,echecomunqueunprocesso
rigenerativodellefibreanularisiasopraggiuntoaripristinarelatenuta
deldiscosull’assetangenziale;secondogliautoridicuisoprainvecele
spiegazionisonodiordineneurofisiologico:
Probabilmente,comesembrasemprepiùevidentedallostudiodi
altre tecniche come la manipolazione secondo Maigne o nell’MWM
(mobilisation with movements concetto Mulligan), anche nel
58
movimentoripetutodelMckenzie(cosìcomenelMaitland‐Kaltenborn)
si vanno a stimolare dei maccanocettori‐propriocettori capsulari che
attivanounarispostamodulatoriaalivellodelSNC(siacornaposteriori
che talamo corticali). Questo potrebbe spiegare perché quando si
raggiunge uno stallo nella situazione clinica si riesca amigliorare con
l’aumento delle forze (sovra pressione e altro): queste consentono di
raggiungere il vero end‐range. Nell’end‐range infatti abbiamo la
massima stimolazione sui meccanocettori, e quindi anche il massimo
effetto neuromodulatorio. Come nello stretching muscolare, anche in
questo caso aumenta la tolleranza al movimento, e quindi il ROM
(l’estensione,nelcasodiunderangementposteriore).Sostanzialmente,
la differenza tra derangement e disfunzione è che la prima risponde
velocemente (sia in peggio che inmeglio) aimovimenti ripetuti (ore‐
giorni), mentre nella disfunzione la modifica tissutale risponde
lentamente (settimane‐mesi) ai movimenti ripetuti. Come è ormai
comunementeaccettatosappiamochedietroamiglioramentirapidiin
rispostaallaterapiamanualeèsuppostoesserciprettamenteuneffetto
neurofisiologico: esattamente comenella risposta semi‐immediata alla
manipolazione.E’chiarocomunquecheunapartedelladisfunzionesia
meccanica: i modelli non si escludono, ma anzi si integrano. Secondo
Mckenzie lameccanicità si esplica nella preferenza direzionale: infatti
solo una direzione centralizza emigliora, l’opposta è peggiorativa, ed’
esattamente quello che avviene nelle MWM in cui una sola
combinazione direzione‐intensità della forza massimizza l’effetto
neurofisiologico, mentre altre direzioni non hanno effetto,
sovrapponibilealtresìallaregoladelnondolorenegliattimanipolativi
di Maigne. L’organismo umano inteso come corpo e mente è di una
complessità unica: possono essere solo il disco o gli effetti neuro
modulatoriaspiegareglieffettideimovimentiripetuti?
59
2.2Unapprocciointegrato
Lecomponentifondamentalideldolore
Sullabasediquantodettopossiamooraaffermarecheilconcetto
del dolore sia formato da due componenti fondamentali. Una
componente biologica (anatomica, neurofisiologica e biomeccanica)
relativaallastrutturaanatomicachericevel’insulto;questaèindiretta
relazione con la nocicezione. Un’altra componente è psichica di
carattereinterpretativocognitivoedemozionale,èsoggettaafenomeni
di sensibilizzazione come allodinia e iperpatia, e può perdere la
relazionecausaleconl’eventochelohascatenato,alterando,avolte,la
relazione fra il sistema sensoriale della nocicezione e la struttura
biologica.
Ilsignificatodell’autotrattamento
Entrambe le sfere sono difficilmente indagabili, ma è doveroso
sottolineare che la componente psichica è soggetta a maggiore
variabilità ed è in diretta relazione al fenomeno di cronicizzazione;
deriva da aspetti imperscrutabili di carattere psicosociale come le
aspettative personali, la concezione della vita e del futuro, le ansie la
relazioneconlamalattiaelasofferenza.Interessantesarebbeinquesti
casi, indagare il rapporto fradoloree linguaggiocheesprime, secondo
alcuni autori fedeli alle teorie neuro cognitive, il significato ed il peso
che il dolore ha occupato nella vita e nell’immaginario del soggetto
affetto, eduna eventuale radicazionedi questonella rappresentazione
delseintesocomecorpoecomeentità.Larappresentazionedellaparte
60
“affett” sarebbe compromessa nei soggetti che tendono verso la
cronicità e la struttura anatomica viene identificata solo con il dolore;
questi pazienti mostrano inoltre una sorta di rassegnazione, verso la
patologia, le cui descrizioni da cliniche diventano quasi romanzate e
rappresentatecomesituazionididifattoedimmutabili.(RomeoF.etal
2007)
.
Fig2.3
Oggettodellatesièsondare lavaliditàdell’ interventomeccanico
di derivazione Mckenzie e propriocettivo su entrambe le componenti
del dolore. Questo tipo di approccio mira alla risoluzione, quando
possibile, della sintomatologia lombalgica o lombosciatalgica
promuovendo la guarigione dei tessuti molli che, deformandosi,
generano una compressione su strutture innervate o su strutture
radicolari adiacenti; al recupero della funzionalità dell’area lombare
attraversogliesercizidelprotocollodipropriocezionelombaredell’O.C.
diSanremo;eall’istruzioneededucazionedelpaziente.
Proprioquest’ultimoaspetto,avoltesottovalutato,è ilcardinedi
questo lavoro.Durante le sedutedi valutazioneedi trattamento, sono
statifornitialpazienteinformazionisufficientianonrimaneresoggetto
passivo del piano riabilitativo terapeutico ed è stato istruito
61
all’autotrattamento alla profilassi e alla gestione di eventuali
riacutizzazioni.Cosifacendosiècercatodiallontanarelasensazionedi
impotenzachespessosi instaura inpazientiaffettida lombosciatalgie
importanti; sensazioni che possono portare al fenomeno della
cronicizzazioneeall’instaurarsidiunadipendenzaversoilterapista.
Il paziente lombalgico infatti ha spesso paura del movimento,
soprattutto se cronico, ed esprime un comportamento evitante (fear‐
avoidance) e catastrofismo. Questo a lungo andare è associato a
sensibilizzazione, sia periferica che centrale: come dicono alcuni
ricercatorideldolore,“Painisinthebrain”.Permegliodire,ildoloreè
un output del cervello, non un input afferenziale: l’input è il segnale
nocicettivo.Questoviene“processato”nelcervelloemodulatodafattori
qualilenostreconvinzionisull’originedolore,leesperienzeprecedenti,
la nostra personalità, le nostre aspettative sulla malattia, ansia,
depressione eccetera; l’output è la percezione del dolore quando il
cervello percepisce quello che facciamo come un pericolo per
l’organismo. Trovare una soluzione facilmente riproducibile come gli
eserciziMDT e di propriocezione lombare la cui esecuzionemigliora i
sintomicontribuiscearidurrenelpazientelapercezionedipericolo,la
pauradelmovimento, l’ansiaeadargli fiducia.Questogiustificaanche
l’importanzachel’MDTattribuiscealmodelloeducativo.
Possiamoquindidefinirel’approcciodiquestatesialpazienteeal
suoproblema(ildolore)comeunapprocciointegrato,dovesiconsidera
sia la componente biologica, (anatomica neurofisiologica e
biomeccanica)chelacomponentepsichica.
63
3.1MisurareevalutaresecondocriteriICF
Il complesso processo conoscitivo, diagnostico, prognostico e
terapeuticodiriabilitazionehacomeobiettivofinalecapireinchemodo
specifiche alterazioni biologiche possano relazionarsi patologicamente
tra loro producendo disabilità, trovando gli approcci più idonei con i
quali assistere i soggetti, finalizzando ogni sforzo clinico al
miglioramentodelleattivitàdellavitaquotidianaedellaqualitàdivita.
Ogni azione riabilitativa è però correttamente percorribile solo se i
pazientisonoaccuratamente indagati,valutatiemisurati (VanDijkA.J.
2001).
Misuraredeveessereinterpretatocomeilprocessochepermette
di assegnare il significato al risultato di ogni valutazione, intravista
quale oggettiva quantificazione di un’osservazione compiuta e posta a
confronto con adeguati riferimenti. Si può, ad esempio, misurare la
qualitàconcuiunsoggettocompiedeterminatimovimentiolaforzadi
una particolare abilità motoria; assegnando loro un significato
numerico, si è in grado di compiere logiche deduzioni diagnostiche e
prognostiche,conimmediatericaduteterapeutiche(WadeD.T.1999).
Misurare permette, dunque, al riabilitatore di prendere più
obiettivamenteinconsiderazioneognicaratteristicaindividuale,realeo
prevedibile fonte di restrizione delle attività di partecipazione,
ampliando il ventaglio di risposte terapeutiche, migliorandone le
capacitàdiprogettazioneriabilitativa(VanDijkA.J.2000).
Sebbene tali affermazioni siano esaustive in ambito biologico e
anatomo‐fisiologico, in ambito riabilitativo valutazione e misurazione
devono possedere ulteriori caratteristiche, la cui conoscenza diviene
64
essenziale al fine di una applicazione più vantaggiosa per la gestione
clinica, di ricerca nonché per il management sanitario (Wade D.T.
1999).
La visione riabilitativa della valutazione deve essere
multidimensionalee a favorediunrealeerispondenteapprocciobio‐
psico‐sociale ed inserirsi all’interno di un più vasto corpus dottrinale
comel’InternationalClassificationofFunctioning,DisabilityandHealth.
Intesa in tal senso, la valutazione riabilitativa permette dimonitorare
sensibilmenteicambiamentitemporali,intravedendolanecessitàdiun
continuum temporale in funzione dell’evolversi di aspetti fisici,
cognitivo‐comportamentali, psicocomportamentali e sociali. Una volta
conosciuteneldettaglio le sueproprietàclinicheepsicometriche,ogni
valutazionedeve,infine,basarsisull’accurataselezionedellostrumento
dimisurazione,introdottoinfunzionedell’outcomerichiesto.
Modellobiomedicoebiopsicosociale
Secondo l’approccio meccanicistico alla nocicezione, il dolore è
interpretabile quale immediata risposta ad una lesione biologica.
Applicandoquestomodelloteorico,siriconosconoschemipredefinitidi
malattiaesiapplicanoterapiesintomatichenellasperanzache,curando
la lesione biologica, dolore e menomazione possano risolversi
(NachemsonA,JohnssonE.2000).Questoapprocciosoddisfarealtà“in
vitro”, ma non sempre fornisce la soluzione alla malattia che si è
compreso ormai andare al di là della semplice lesione tissutale. Si è
compresochelapercezionedeldolorenonèesclusivamentecorrelabile
a specifiche lesioni strutturali, che ricevere una menomazione non
necessariamente coincide con l’essere disabili e che grande influenza
sulla manifestazione di malattia è rivestita da fattori individuali,
65
culturaliesocioeconomici(PincusT.2000).Inaltritermini,affidarsiad
unmodellovalutativochenoncontempli lacomplessitàdella reazione
umana al dolore, alla menomazione ed alla disabilità è alquanto
limitante (WaddellG.1987).Clinici e ricercatoridevonoessere indotti
ad applicare un modello clinico di disabilità più aderente alla realtà
comeilmodellobiopsicosocialepropostodaWaddel(Fig4.1),nelquale
dolore e menomazione, esprimendosi, integrino disfunzione e
decondizionamento con manifestazioni psico‐sociali (Waddell 1998,
Findlay2006).
Fig4,.1
Sonostatipropostidiversimodelliconcettualipercomprenderee
spiegare la Disabilità. Secondo ilmodello biomedico, la Disabilità è un
problema della persona, causato da specifiche lesioni biologiche. Il
modello sociale della Disabilità vede, altresì, il problema indotto dalla
società e dipendente da complesse interazioni determinate
principalmente a livello sociale. Il pensiero riabilitativo deve andare
oltrequesteduedimensioni,offrendostrumentivalutativipiùadeguati
allediversesituazioniclinichedamisurare.Secondoquesta innovativa
prospettiva, la Disabilità si esplica attraverso più componenti: dolore,
disfunzione fisica, aspetti psico‐comportamentali, aspetti sociali e
socioambientali.Percoglierel’integrazionediognisingolacomponente,
66
l’approccio ritenuto più affine alla multidimensionalità dell’essere
umano è quello biopsicosociale, permettendo la sintesi delle diverse
dimensionidellasalutealivellobiologico,individualeesociale(Waddel
1998,Monticone2006).
Lacorrettadefinizionedelruolodeifattoribiologici,psico‐sociali
edambientalièillustratanellarecenteClassificazioneICF,International
Classification of Functioning, Disability and Health (WHO, 2001),
accettataqualestandardinternazionalepermisurareSaluteeDisabilità,
base scientificaper la comprensione e lo studiodelle condizioni, delle
cause e delle conseguenze correlabili (World Health Organization.
International Classification of Functioning 2001). Raccogliendo i
principali aspetti della salute umana, l’ICF serve da modello di
riferimentoper leStruttureCorporee (aspettoanatomico), leFunzioni
Corporee (aspetto fisiologico), le Attività di Partecipazione (attività
della vita quotidiana), i Fattori Ambientali (caratteristiche familiari,
lavorative, sociali, …) e i Fattori Personali (atteggiamenti,
comportamenti,ambientefisicoesociale)(V.Pirola1998).LaDisabilità
viene, dunque, ridefinita ed intesa come il risultato di una complessa
relazionetracondizionedisalute,fattoripersonaliefattoriambientali.
Direttamente correlata alla visione biopsicosociale della realtà, essa
supera le distinzioni formali tra ciò che è salute e ciò che è
menomazione, pensando all’essere vivente nella complessità del suo
funzionamento (Stucki G, Ewert T, Cieza A 2002). L’applicabilità e la
diffusionealivelloclinicodell’ICFsiauspicapossaessereulteriormente
favorita dall’introduzione degli ICF Core Sets, che riassumono le
principalicaratteristichefunzionalidaconsiderareperlavalutazionedi
specifiche condizioni patologiche. Attualmente i Core Sets sono stati
sviluppatiperdodicicondizionidisalute,masonoincorsovalidazioni
sperimentali per ulteriori condizioni cliniche in ambito ortopedico,
67
neurologico, cardiovascolare e respiratorio, in ambienti per acuti,
postacutiecronici(Duval‐BeaupèreG2004).L’attualesviluppodeiCore
SetscomprendeiComprehensiveCoreSets,incuisonoelencatituttigli
aspetti del funzionamento che possono insorgere per una specifica
condizione di salute, e i Brief Core Sets, che includono i problemi
ritenuti irrinunciabili per una rapida ed efficiente applicabilità clinica
(CiezaA,Ewert,T,ChatterjiS.2004).
Significatodell’outcome
Colpassaredegliannieconparticolareriguardoalledisciplinein
cuidoloreesofferenzasonodivenuti isintomimaggiormenteassociati
alla richiesta di cure, gli obiettivi terapeutici hanno progressivamente
tenuto conto della sfera personale del paziente: è divenuto, pertanto,
crucialesapermisurareogniazioneclinicainfunzionedegliobiettividei
pazienti, piuttosto che limitarsi apredefiniti, arbitrari e troppo spesso
cristallizzaticriteridiunprocessovalutativoche,cosìfacendo,rischiava
di allontanarsi dalle reali aspettative dell’utente (BasagliaN2002). La
pubblicazione di scale di valutazione del dolore e della disabilità che
primariamente promuovono le prospettive del paziente testimonia
l’importanza dell’approccio biopsicosociale. Chi, d’altronde, se non il
paziente è nella posizione più idonea per offrire il resoconto più
accurato dell’intensità e della qualità dei propri sintomi oltre a
permettercidicapirecosarealmenteprovocainluidisagio,limitazione
delle attività quotidiane, lavorative e sociali? Così interpretato,
l’outcome diviene l’insieme dei risultati perseguibili dai diversi
programmi riabilitativi, espressione del recupero obiettivo acquisito e
dellepercezionisoggettivechecontribuisconoadeterminarelaqualità
di vita di un paziente, intravista come il maggiore degli obiettivi
68
prescelti:èilrisultatofinalediogniattivitàriabilitativaecoincideconla
soddisfazionedelpazientenellasuacomplessitàfunzionale(BasagliaN.
2000, 2002) Organizzare gli interventi riabilitativi secondo la logica
dell’outcome rappresenta, dunque, una modalità essenziale per la
Riabilitazione contemporanea, poiché mette al centro
dell’organizzazione di ogni intervento la persona disabile con i suoi
bisogni, desideri, aspettative e potenzialità, valutando l’efficacia di
ciascun intervento riabilitativo proposto e realizzato (Fitzpatrick R,
DaveyC,BuxtonMj,JonesDR.1998).
Tipologiedioutcome
Inbaseallemoltepliciprospettiveclinicheediricerca,inMedicina
esistono differenti tipologie di outcome. Tradizionalmente, i principali
indicatori riportati in molti studi hanno evidenziato obiettivi clinici
riferendosiesclusivamenteavariabilianatomicheofisiologiche.Questi
outcome, però, non riflettono l’obiettivo finale dei risultati ai quali
terapisti epazientipossonoesseremaggiormente interessati.Obiettivi
spiccatamente biomedici non correlano efficacemente con l’impatto
biopsicosociale che disfunzione fisica, persistenza dolorosa,mancanza
diunprecoceritornoallavoroepeggioramentonelleattivitàdellavita
quotidiana possono esercitare (Deyo RA. 1988). Se desideriamo
improntare l’attività riabilitativa seguendo la contemporanea visione
dell’outcome,ènecessariochelacreazionediogniobiettivoriabilitativo
possabasarsisulleparticolariaspettativedelpaziente(patientoriented
decisions), indirizzarsi verso uno specifico contesto (setting oriented
decisions), seguendo consapevoli principi temporali (timing oriented
decisions)(BombardierC2000). In talsenso,sonopiùefficientemente
definibiliglioutcomeperipiùcomuniquadricliniciriabilitativi.Perun
69
soggetto con diagnosi recente di Artrite Reumatoide, a breve termine
l’outcome è rappresentato da una efficace riduzione del dolore e
dell’infiammazione correlata agli indici di flogosi reumatologica, a
medio termine diviene significativo il mantenimento delle abilità
occupazionali, a lungo termine appare auspicabile la conservazione di
un soddisfacente stato di salute. Per un paziente sopravvissuto a
cerebrovasculopatia secondaria a stroke, a breve termine l’outcome è
rappresentatodalrecuperodegliaspetticognitivi,dellinguaggioedella
funzione fisica, a medio termine diviene significativo riacquisire
l’indipendenza e la possibilità di ritornare presso il proprio luogo di
lavoro,alungotermineèdesiderabileilmantenimentodiunaqualitàdi
vitaconsideratadalpazienteaccettabile.Perunsoggettoconlombalgia
aspecifica, a breve termine (fase acuta) l’outcome coincide con la
riduzionedeldolore, larassicurazionee l’educazione,amediotermine
(fasesubacuta)assumevalorel’individuazionedifattoridirischiofisici
e psico‐sociali favorenti l’eventuale persistenza dei sintomi, a lungo
termine divengono prioritari il controllo della disabilità e del
decondizionamentopsicosocialecorrelabiliadolorecronico.
Limitidell’outcome
Sono essenzialmente rappresentati da confronti delle variabili
in oggetto: impossibilità del confronto oggettivo tra le diverse
misurazioni introducibili, dall’evolutività temporale dei quadri clinici
considerabiliedagliaspettieconomico‐finanziari((DeyoRA,PatrickDL
1989),).Confrontiritenutiaffidabilirichiedonoomogeneitàinterminidi
severità del problema, di comorbilità, di salute basale e delle più
significativevariabilidemografiche. Timing terapeutico: recenti
metanalisi (GrossAR2004) condotte, ad esempio, sullemanipolazioni
70
vertebrali dimostrano che i benefici terapeutici maggiori occorrono
entro pochi giorni o settimane dal trattamento, in assenza di effetti
clinici significativi amedio o lungo termine. Di conseguenza, il timing
dell’iter terapeutico e la durata del follow up devono, dunque, essere
presi in considerazione poiché in grado di incidere in modo non
trascurabile sulla valutazionedell’outcome, nei confronti di condizioni
cliniche acute e croniche tipiche delle attività riabilitative. Costi
sanitari: unulteriore limite è rappresentatodagli aspetti economico‐
finanziari, potenziali confondenti nell’uso e nell’obiettiva
interpretazionediqualsiasistrumentodimisurazione.Se,adesempio,la
prospettiva di un indennizzo è immaginato rendersi correlabile a
peggiori livelli didisabilità, alcuni soggettipotrebberoessere indotti a
manifestare peggiori condizioni fisiche. Al contrario, pazienti che
temono di perdere lavoro ed indennizzi assicurativi se ammettono
problemi funzionali troppo gravi, potrebbero adottare comportamenti
opposti al precedente. L’influenza di questi effetti è difficilmente
quantificabile, sebbene sia evidente che, a parità di lesione biologica,
outcomepeggiorisiriscontrinoprevalentementeneipazientiperiquali
gli indennizzi siano prevedibili rispetto a quelli che non li possono
ricevere. Molti limiti, inclusi i non pochi problemi legati ad eventuali
barriere logistiche operatore‐dipendenti, devono essere considerati e
superati prima che lemisuredi outcomepossano esserediffusamente
accettate e serenamente utilizzate in ambito clinico. È indubbio che
questi limiti rendano l’approccio corretto più difficile,ma non devono
essere considerati invalicabili: superandoli, mediante attenta
pianificazione dell’attività riabilitativa, si potrà garantire il
miglioramentodellaqualitàdell’assistenza,l’efficaciael’efficienzadelle
modalitàdiapproccio.
71
Strumenti
Le principali misurazioni delle attività riabilitative sono
essenzialmentedaricondurrea:
a)segnifisiciesintomi(dinaturaanatomo‐fisiologicaebiologica);
b)funzionamentofisicoecognitivo;
c)partecipazionelavorativaesociale;
d)benessereestatoemozionale;
e)soddisfazionepercepitaversol’assistenza;
f)qualitàdivitacorrelabileallostatodisalute.
Per questi propositi lo studio di effettive misure di outcome è
diventato uno dei principali obiettivi della ricerca sanitaria: un ampio
numero di strumenti di misurazione si è reso progressivamente
disponibile, con maggiore predisposizione all’utilizzo in differenti
contestiassistenziali.
I più comunimodelli utilizzabili per lamisurazionedelle attività
riabilitative sono essenzialmente due: l’osservazione/esame clinico e
l’esperienza del paziente, in forma di intervista strutturata o di
questionario auto‐compilato (McDowell I,Newell C. 1987).Nel primo
caso,ilprofessionistasanitarioelaboraungiudizioobiettivooindividua
specifici parametri sulla base di un’evidenza soggettiva,
indipendentemente dal paziente. Nel secondo caso, al soggetto è
richiestodi registrare i fenomeniprovati in relazione aduna specifica
condizione di salute, fornendo una valutazione correlata alle proprie
prospettiveedesperienze.L’oggettod’interessepuòesseremisuratoda
una singola domanda o da più domande, formando un vero e proprio
72
questionario,conpiùpossibilitàdisceltaedirisposta. Ilprimotipodi
misurazione potrebbe apparire più attendibile, poiché in grado di
rispecchiare obiettivamente l’oggetto dell’outcome. È indubbio, però,
cheumoredelsoggetto,motivazioneoaltrifattoripsico‐socialipresenti
possano influenzaremolte delle certezze inmerito all’obiettività della
misurazione fisica. Per questo motivo, è cresciuto l’interesse verso il
secondo tipo di misurazione, considerato da alcuni Autori meno
attendibileepiùdebole (DeyoRA,PatrickLP1989): tuttavia, i confini
tra ciò che si considera debole e ciò che si considera forte possono
esserespessomaldefinitie, talvolta,disorientanti.Feinstein(Feinstein
AR. 1977) affermava che la forza di un dato deve dipendere dalla
propria obiettività, dalla preservabilità temporale e dalla capacità di
quantificarenumericamente. Concluse che la forzadi undatodipende
soprattutto dalla riproducibilità della misurazione stessa ripetuta a
distanzaditempo,nellestessecircostanzeeanchedaoperatoridiversi.
Inbaseaquestaconsiderazione,moltideimoderniquestionaripossono
essere considerati tanto forti quantomolte delle osservazioni cliniche
conlequalisiamopiùfamiliari. Per la valutazione biopsicosociale
della disabilità, si raccomanda di applicare più di uno strumento di
misurazione. Questo permette di non trascurare i diversi outcome, di
giudicareconpiùaccuratezzaleconclusionidiognistudioediaffinare
le capacità alla base della confrontabilità dei diversi sistemi di
misurazioneimpiegati.
Esistono molteplici scale di valutazione, prescelte in funzione
degliobiettividelsingoloricercatoreedifronteallasingolaesigenzadel
quesito clinico. I costrutti della Classificazione Internazionale del
Funzionamento, Disabilità e Stato di Salute permettono di valorizzare
interamente il pensiero riabilitativo alla base della scelta degli
strumentidimisurazioneutilizzabili, in funzionedelle limitazionidelle
73
attività della vita quotidiana, della attività occupazionali, delle
restrizioni della partecipazione, nella piena consapevolezza che anche
fattori personali (cognitivo‐comportamentali) e socio‐ambientali
possanocontribuirealladefinizionedell’outcomeglobale(WorldHealth
Organization. International Classification of Functioning 2001),
permettendopiùefficacirisposteterapeutiche.
Vi è crescente evidenza internazionale (Kuijer W, Brouwer S,
Schiphorst Preuper HR, et al 2005) che la scelta di una misura di
outcomedebbaesseresempreintravistainfunzionediquantopresente
nelmodello ICF: la sceltadi specifichemisuredi outcomedeveessere
finalizzata ad esprimere la multidimensionalità dell’approccio
desideratoalladisabilità;alcontrario,lamancanzadiaderenzaaquesto
assunto permette un’applicazione solo parzialmente rispondente al
modello bio‐psico‐sociale. La scelta consapevole del determinato
strumento di valutazione permette, dunque, di comprendere quali
costrutti dell’ICF siano effettivamente espressi, confermando
l’appropriatezzadellamisuradioutcome.
3.2InquadramentoI.C.F.delsoggettolombalgico
Sindromebiopsicosocialeperlalombalgiacronica
Dalla teoria del gate control di Melzack e Wall, le conoscenze
neurofisiologiche sul dolore si sono evolute ed affinate. Waddell
(Waddell G. 1987) per primo ha cercato di guardare oltre la pura
“dimensione dolore”, applicando un modello più complesso, ma più
vicino alla realtà, delineando i fattori che interagiscono tra loro nel
determinismodeldolorelombarecronicoedelladisabilità.Lafigura4.2
rappresentainunmodellobiopsicosociale,unoschemaincuiildolore
74
(lombare nel caso di questa tesi) origina da stimoli nocicettivi
vertebrali, ma esprimendosi, integra aspetti fisici con manifestazioni
psico‐comportamentali e perdita funzionale, divenendo modello di
patologiaumanaenonsolodisintomatologiaalgica.
Lombalgia (cronica ma non solo) e disabilità non dipendono,
dunque, da fattori puramente fisici o puramente psicologici, ma
piuttostodaunacomplessainterazionedeglistessinelcorsodeltempo.
Fattori psicologici possono influenzare i processi fisici, ad esempio,
mediante aumentata tensione muscolare o particolare timore
nell’esecuzionediunmovimento.Alterazionicomportamentalipossono
coinvolgerel’esecuzionediattivitàlavorativecosìcomelestesseattività
possono assumere riflessi negativi in termini comportamentali.
Iniziando spesso comenormale conseguenza del dolore, questi quadri
possono condizionare nel tempo il soggetto, inducendo modificazioni
fisiche comedisturbi posturali, della deambulazione e delmovimento.
Persistendo il più delle volte ad un livello inconscio ed indipendente
dalla reale sintomatologia dolorosa, alterati processi psico‐fisiologici e
psico‐comportamentali spingono il soggetto lombalgico ad un
decondizionamento fisico e psicologico, al centro di un circolo vizioso
che accresce erronee convinzioni sul dolore, sui rischi occupazionali e
sufallibilistrategieterapeutiche(PincusT.2000).
Fig4.2
75
Il modello biopsicosociale non segue fasi consequenziali e
predeterminate:lapercezionedolorosapuòsiaprecederecheseguireil
problema fisico, così come la personalità del soggetto ed il suo
preesistentestatopsicologicopossonoconcorrereamodificare l’intero
processo. Dolore e Disabilità non sono una condizione statica, ma
costituiscono un processo che si evolve dinamicamente nel tempo:
molte dellemodificazioni psicologiche e comportamentali riscontrabili
nellasindromecronicalombareappaionoprecocemente,sviluppandosi
già dopo pochi giorni dall’insorgenza del dolore. Sebbene
sintomatologicamente ed obiettivamente simili agli altri soggetti, si
riscontrachechi,spintodaesperienzepersonali,dalcatastrofismo,dalla
depressioneedalcontestosociale,rimandailprecoceritornolavorativo
nel vano tentativo di limitare la percezione dolorosa, èmaggiormente
esposto a cronicizzazione, in contrasto con chi cerca da subito una
precoceripresalavorativa,riuscendocosìacondizionarepositivamente
gli esiti a breve e a lungo termine (World Health Organization.
InternationalClassificationofFunctioning2001).
La disabilità secondaria ed il decondizionamento si esplicano,
dunque, attraverso più componenti: dolore (nella sua complessità
cognitiva e neurofisiologica), disfunzione fisica, aspetti psico‐
comportamentali,aspettisocialiesocio‐ambientali.
MisuredioutcomeinaderenzaalmodelloI.C.F.
Ipazienticonlombalgiacronicamostranoalterazioneeriduzione
della performance motoria; sono limitati nell’esecuzione di specifiche
attivitàdellavitaquotidiana,nellacuradisestessionell’esecuzionedi
compiti in ambito domiciliare ed occupazionale, come muovere,
76
spostare o maneggiare oggetti; il livello di partecipazione, descritto
comeilcoinvolgimentoinunaparticolaresituazionedellavita,èaltresì
ridotto; i soggetti lombalgici mostrano, inoltre, sofferenze e
disadattamenti in ambito sociale, occupazionale ed ambientale, spesso
associatiadalterazionidell’umore,allapauradimuoversiepeggiorare
lacondizioneclinica,allapercezionediséedellapropriasaluteerrata,a
strategie di coping scorrette. Per ricevere le risposte terapeutiche che
realmente necessita, ogni paziente necessita di una valutazione
multidimensionale ed ICF‐mediata, che permetta l’analisi del
funzionamento, della disabilità, dei fattori personali e dell’ambiente,
socialiedoccupazionali(KopecJA,1995,2000).
Ogni parte del modello ICF esposto può, in tal senso, essere
attentamentepercorsoattraversoadeguatemisuredioutcome.Atitolo
esemplificativo e in riferimento a quanto pubblicato da KuijerWet al
(Findlay G et al. 2006), è raccomandato utilizzare la scala VAS per
valutare l’intensità del dolore, le scale Roland Morris Disability
Questionnaire edOswestryDisability Index per laquantificazionedel
livellodiDisabilità,iquestionariFearAvoidanceBeliefeTampaScaleof
Kinesiophobia pervalutarecredenze,pensieriepregiudiziriguardanti
ildolorevertebrale,ilCopingQuestionnaireperstabilirelestrategiedi
coping, il Beck depression Inventory per valutare lo stato d’umore
(RolandM,MorrisR.1983,FairbankJ,PynsentP.2000,Roelofs Jetal.
2004,OsteloR.W.J.G.,deVetH.C.W2005).
Possono associarsi strumenti di valutazione della performance
motoria. È raccomandabile introdurre un’accurata descrizione delle
attività lavorative e dei fattori limitanti le attività stesse, delle
caratteristiche personali dei soggetti quali età, sesso, razza, livello
educativo, caratteristiche del dolore, durata del dolore, precedenti
trattamenti.Èraccomandatoindagarelemodalitàdivitadelsoggettoe
77
lo stato civile, sebbene i fattori ambientali risultino difficilmente
misurabili attraverso specifiche scaledi valutazione. Lo statodi salute
generaleè, infine,valutabileattraverso ilSicknessImpactProfile, (SIP‐
136),lascalaSF‐36,lascalaSF‐12elascalaEuroQol.
Ogni valutazione, prescelta accuratamenteper la valutazionedel
soggetto con lombalgia, diverrà essenziale strumento di misurazione
clinica del risultato in itinere, del risultato al termine dell’intervento
terapeuticoedimonitoraggioneltempo.
EvidenceBasedPractice
SideveaDavidSackettladefinizionediEvidenceBasedMedicine
come "un approccio alla pratica clinica dove le decisioni cliniche
risultano dall'integrazione tra l'esperienza del medico e l'utilizzo
coscienzioso, esplicito e giudizioso dellemigliori evidenze scientifiche
disponibili,mediatedallepreferenzedelpaziente".
Questo concetto si è progressivamente esteso a tutte le
professioni della Salute, compreso il fisioterapista (Evidence Based
Physiotherapy)ad intenderequindi "praticaprofessionalebasata sulle
evidenze scientifiche". Nel tempo, la definizione si è ulteriormente
evoluta, prendendo in considerazione anche il contesto clinico‐
assistenziale e considerando l’esperienza clinica come l’elemento che
puòintegrareevidenze,preferenzeecontesto.
Secondo il Sicily Statement on Evidence‐based Practice, tutti i
professionisti della sanitàdevonopossedereuno spirito critico sia nei
confronti della propria pratica professionale, sia delle evidenze
scientifiche, devono essere capaci di ricercare, valutare e applicare le
78
migliorievidenzescientifiche(EBPcore‐curriculum);ed inoltreessere
disponibiliadimplementarelineeguidaepercorsiassistenziali.
Fig4.3
Lombalgia:cosaecomemisurare?
Alla luce di quanto sino ad ora esposto verranno di seguito
illustratelemisuredell’outcomescelterelativeaidisordinilombaridei
pazientioggettodiquestatesi.
Gli aspetti da indagare per una corretta valutazione dei risultati
saranno quindi scale aderenti ai criteri ICF di “Body functions”,
“Activities” e “Partecipation”, scale che misurino il dolore, scale che
misurino lo stato generale di salute del paziente, e scale che possano
rappresentareill’atteggiamentoel’aderenzadelsoggettoallamalattiae
alpianoditrattamento.
LescalerelativeaicriteriICF,aldoloreeallecondizionigeneralidi
salute sono state somministrate prima di iniziare il trattamento e
durante il follow up a 45 giorni, al fine di poter essere fonte di
interpretazione statistica, mentre quelle relative all’atteggiamento del
pazienteèstatasomministrataesclusivamentenelcontestodellaprima
79
seduta e ci fornirà in fase di analisi dei dati una diversa chiave
interpretativadeidatiottenuti.
SecondoWade (Wade DT. 1992)misurare è il processo che
permette di assegnare un significato al risultato di ogni valutazione
oggettiva. Attraverso la quantificazione di un’osservazione clinica si
devonoporre a confronto i dati con adeguati riferimenti. Al pari della
conoscenza della patologia, delle possibilità di intervento e della
esperienzaclinica,lacapacitàdimisurareelafamiliaritàconlemisure
di outcome sono requisiti indispensabili per l’efficacia di un
trattamento. Nei casi di soggetti lombalgici le Euro Spine Guidelines
indicano gli aspetti da indagare: oltre a una attenta anamnesi e
valutazione clinica (che tratteremo in seguito) stato di salute in
generale, intensità del dolore, disabilità fisica, distress psico‐sociale,
pensieriepaurerelativeallamalattiaesaluteingenerale.
Incampovalutativo‐interpretativoè indispensabileavereben
chiaro quale sia l’aspetto da indagare, conoscere l’adeguatezza degli
strumenti di indagine in termini di sensibilità e specificità, sapere
interpretareirisultati,essereingradoeventualmentedicombinarecon
profittoivaristrumentidimisura.Tuttoquestosenzaprescinderedalla
applicabilità degli strumenti di misura al contesto in cui vengono
somministratieallalororiproducibilità.
Le scale sono state compilate durante la prima seduta in
modalità di auto somministrazione contestualmente all’esame fisico
secondolaschedadell’istitutoMckenzie,implementataconunabatteria
di test ortopedici e neurologici volti ad escludere altre patologie che
potesseromimareunasituazionedilombalgia.
80
Fig4.4
Condizionigeneralidisalute
Lo strumento valutativo scelto è il questionario SF12, short
formdel questionario SF36.Tradotto e validato in italiano.Attraverso
dodici domande permette di indagare due valori il PCS (Physical
Component Summary) per lo stato fisico e MCS (Mental Component
Summary) per lo statomentale. È costituito da domande per: attività
fisica,ruoloesalutefisica,ruoloestatoemotivoesalutementale,dolore
fisico, salute generale, vitalità e attività sociali. Tempo di
somministrazione cinque minuti, può essere utilizzato con altri
questionari specifici; ed avere significato anche come indice
prognostico.
81
Dolore
Comeabbiamogiàdettoè ilsintomocardine,quellocheporta in
trattamento il paziente e quello al quale il soggetto sarà più attento e
sensibile. Gli strumenti valutativi hanno il limite di fornire una
rappresentazione del fenomeno limitato nel tempo, una sorta cioè, di
fotografia del dolore al momento della somministrazione; è assai
difficile proporre e considerare affidabili questi test in relazione a
momenti lontani nel tempo, i risultati possono essere tuttavia
relazionatiedinterpretatiassiemeadaltriindici.
Lo strumento scelto è il N.R.S. (numerical rating scale) una
versione implementata della comune scala V.A.S.; semplice breve da
somministrare, risultadipiù facilecomprensionerispettoallaV.A.S. in
quantolalineaècorredatadipuntidiancoraggionumericida1a10fra
i quali il soggetto può scegliere per rappresentare al meglio il suo
dolore.E’unascalasemplice,didimostratavaliditàehaevidenziatouna
maggiore sensibilità rispetto alla scala V.A.S. secondo studi riguardo
l’MCID(laminimavariazioneclinicaimportanteperilpaziente)(Ostelo
R.W.J.G.,deVetH.C.W.Etal2005,2008)
Fig4.5
82
CriteriI.C.F.:bodyfunction&structure(impairement)
Abbiamoscelto la flessioneanteriorecomeparametrovalutativo
dellafunzionalitàdelrachide;questaèlaprestazionechegeneralmente
ogniindividuorichiedemaggiormenteallapropriaschienaeilcuideficit
viene facilmente percepito dal soggetto così come ogni dolore
provocato da tale movimento. Per misurarla anziché un inclinometro
per ilR.O.M. spinale, abbiamosemplicementeadottato il “Finger tip to
floortest”.Sichiedealpaziente, inposizioneerettacontallonidistanti
circa10cm,unaflessioneanterioredelrachideportandolapuntadelle
dita della mano verso il pavimento mantenendo le ginocchia
completamente stese. Viene misurato, attraverso l’impiego di un
semplice metro a nastro, la distanza delle dita dal pavimento in cui
sopraggiunge il dolore e la distanza alla quale il paziente riesce ad
arrivare.
CriteriI.C.F.:activities(limitation)
Pervalutareleattivitàresidue,lelimitazioninelleADLenelle
capacità occupazionali è stato compilato l’ O.D.I. (Oswestry disabilty
index). Sviluppato e pubblicato fra il 1976 e il 1980 (Fairbank JCT
Davies JB. 1980),ma tradotto e validato in italianodaMonticone solo
nel2009,hacomeobiettivodifacilitarelavalutazionedellalombalgiae
delladisabilitàcorrelata,presentabuonequalitàpsicometriche,validità
eriproducibilità.Ècompostoda10sezioni(nellaversioneoriginalepoi
implementatanel1989)ingradodiottenereinformazionisull’intensità
deldoloreedeisuoieffettidisabilitantinelle
83
principaliADL.Ognisezionepuòdareunpunteggiochevada0a
5,piùèaltoèil
punteggio e maggiore è l’impatto della patologia sul paziente il
tempodisomministrazionedicinqueminuti.
IlquestionarioO.D.I.tradottoinitalianonellaversione2.0sitrova
allegatoincalcealcapitolo.
CriteriI.C.F.:partecipation(restriction)
Per valutare quest’ultimo aspetto abbiamo sottoposto al
paziente un semplice quesito riguardo l’impatto che la situazione di
lombalgiahasullalorovitasocialeedirelazione.Ilgradodirestrizione
delle partecipazioni è stato espresso grazie un ancoraggio numerico.
Unacopiadelformularioèinclusaafinecapitolo.
Strumenti di misura dei fattori personali: Tampa scale of
kinesiophobia
La TSK si propone di identificare i soggetti per cui sarebbe
utile un trattamento psicosociale e può, sia fornire una chiave
interpretativa nell’analisi degli outcome, che essere utile quale
riferimento prognostico sul successo del piano terapeutico. La TSK è
stata sviluppata da Miller nel 1991 e successivamente tradotta in
italianodaMonticonenel2010,peresserepoivalidatarelativamentea
13 dei 17 quesiti originali. Alcuni quesiti, posti sotto forma negativa
nella forma originale non hanno trovato valida traduzione e quindi
esclusi.Sicomponediduesottoinsiemivoltiavalutarelecredenzeela
paurariguardoaldolorecomesegnoevidentedidannobiologicoTSK1
Harm, e riguardo il timore che il movimento possa nuocere o essere
84
lesivo per il soggetto TSK 2 Activity avoidance. Il questionario
autosomministrato consta di affermazioni con cui il paziente può
definirsi in accordo o disaccordo, parziale o totale; il punteggio del
questionariopuòessereconsideratocomefattoreprognosticoinmerito
alla disabilità, alla durata del dolore, all’evitamento di attività fisiche,
alla depressione (Monticone et al 2012). Lo strumento presenta
soddisfacenti qualità psicometriche come consistenza interna,
riproducibilità e validità. Soggetti con elevati punteggi TSK
evidenzieranno atteggiamenti catastrofistici e manifesteranno più
facilmentedepressioneetendenzaallacronicità;possonoinoltreessere
menosensibiliadaccettaremiglioramentidellorostatodisaluteanche
se evidenziati da altri strumenti clinici. Il Punteggio si esprime su un
massimodi52puntiperlaversioneitaliana,valorientroi21/52sono
riferibiliasoggettiassolutamenteasintomaticiinbuonostatodiforma
fisica, valori fra i 28 e i 30/52 sono da considerarsi limite, valori
compresi fra 31 e 38/52 indicano soggetti kinesiofobici, valori oltre i
38/52rilevanosonodaconsiderarsimoltoelevati,mentresoggettiicui
valori che superino i 44/52 sarebbe da valutare l’ipotesi di un
trattamentopsico‐sociale.(Carteretal2006).
3.3ValutazioneSpecifica
AnamnesiedesamefisicosecondoR.Mckenzie
Per la valutazione specifica è stata adottata la scheda per il
rachide lombare dell’istituto Mckenzie (Mckenzie Institute
International 2007), allegata a fine capitolo, alla quale abbiamo
affiancato alcuni test ortopedici e neurologici al fine di individua con
precisione la struttura responsabile e di escludere altre situazioni
85
patologichechepotesseromimareunalombalgiaounalombosciatalgia.
Per quanto riguarda l’esame e la sua interpretazione in dettaglio si
rimandaalla letturadelleoperediR.Mckenziecitate inbibliografia.Ci
limiteremo qui a ricordare brevemente come questo, con una attenta
anamnesieattraversol’esecuzionedimovimentiprovocativiripetuti,e
miriadincludereilsoggettoall’internodiunadelletresindromidefinite
dall’autore (derangement, disfunzionale, posturale) o ad escludere
causemeccanichenellagenesideldolorelombare.
Infaseanamnesticailterapista“interroga”dettagliatamenteil
pazienteriguardotuttiglielementiutiliallaclassificazionedeisintomi:
attività lavorativa e/o attività ricreativa, localizzazione e modalità di
insorgenza dei sintomi, evoluzione di questi nel tempo e nelle 24 ore,
attivitàoposizionichepeggioranoochemiglioranoisintomi,terapiein
atto,storiachirurgica,funzionivisceraliecc.
L’esamefisicoosserval’atteggiamentodelpazientenellevarie
postureeduneventualeeffettodelmantenimentodiposturecorretteo
scorrette sui sintomi; osserva il R.O.M. complessivo e regionale del
rachideneimovimentidiflessione,estensione,edinclinazionedestrae
sinistra, annotando limitazioni ed eventuali dolori; sonda poi con
particolare attenzione i movimenti ripetuti sui tre piani dello spazio
annotandoneglieffettisullasintomatologiaesulR.O.M.
L’analisideidatianamnesticiedell’esamefisicopermettonoal
terapistadiinquadrareilsoggettoinunadelletresindromiediindicare
unprincipiodigestione.Irisultatidiquestavalutazionesonoverificati
edeventualmentecorrettinelcorsodellesuccessivesedute.
86
Altritests
Per una corretta selezione dei pazienti, abbiamo completato
l’esameobiettivoconunabatteriaditestortopedicisiaperottenereuna
localizzazione precisa del livello e dell’entità della lesione che per
cercare di individuare problematiche non lombari con sintomatologia
sovrapponibile.
Test di flessione facilitata: flessione del rachide con
stabilizzazione da parte dell’operatore delle ali iliache; razionale: la
scomparsadeldolorepresentaaunaflessionenormalepuòfarepensare
adunalesionesacroiliacacomeoriginedeldolore(J.J.Cipriano2006).
Proneinstabilitytest:ilpazienteprono,conildorsosullettino
alqualesiaggrappaegliAAIIfuoridalletto,vieneinvitatoadestendere
leanchementreilterapistastabilizzaconunapressionedorsoventrale
iltrattolombaredolente.Razionale:seilpazienteèdolenteinposizione,
mentre non avverte dolore durante l’estensione delle anche, si deve
sospettare una instabilità lombare o una spondilolistesi; questa
condizionepuòessereunacontroindicazioneallaterapiameccanicaeil
terapista dovrebbe concertare con il medico fisiatra la
somministrazionediesamidiagnosticistrumentali(J.J.Cipriano2006).
S.L.R.: il paziente giace in posizione supina e il terapista,
afferrandolo per la caviglia, solleva l’arto inferiore ed annota a quanti
gradi di flessione sopraggiunga il dolore. Razionale: se questo
sopraggiunge fra i 35° e i 70° si può sospettare un’origine discale nei
sintomi, se oltre suggerisce invece un problema alle articolazioni
lombaridelmuroposteriore.
S.L.R.:controlaterale:ilterapistaeseguelostessotestsull’arto
controlateraleaquellochelamentaisintomi.Razionale:unapositività
puòindurreragionevolmenteapensareadunaprotrusioneimportante,
87
ad una erniazione completa o comunque ad una lesione occupante
spazio.
A.S.L.R.: il paziente in posizione supina, flettendo l’anca a
ginocchiosollevailtallonedallettinodicirca15centimetri.Razionale:
l’impossibilità o il dolore nell’esecuzione del test rafforza i risultati
ottenuticoniltestS.L.R.
TestdiWasserman:ilpazientegiacepronoconilginocchiodel
lato dolente flesso, il terapista ,stabilizzando la SIPS contro laterale,
estende l’anca del paziente. Razionale: nei casi di distribuzione poco
chiara questo test è indicato in quanto trazionando il nervo femorale,
indicanei segmentiL2,L3,L4 lapossibileoriginedella sintomatologia
dolorosa(V.Lufrano2009).
Test del piriforme: col paziente in debito sovra laterale a
ginocchioedancaflessadi90°,ilterapistachiedeunaextrarotazionedi
anca o alternativamente preme condecisione lungo il percorso delm.
piriforme,inregioneglutea.Razionale:ilpassaggiodelnervosciaticosi
trovaincorrispondenzadeldecorsoditalemuscolo,eun’alterazionenel
tonodelm. piriformepuòdare insorgenzadi sintomi lombosciatalgici
(J.J.Cipriano2006).
Gapping test: con il paziente in decubito supino il terapista,
appoggiando le proprie mani sulle SIAS ad avambracci incrociati,
impone una distrazione all’articolazione sacro iliaca. Razionale: una
positivitàaquestotestpuòfarepensareadunaoriginesacro‐iliacanel
quadrodoloroso(J.J.Cipriano2006).
Thrust sacrale: con il paziente in decubito prono il terapista,
ponendol’unasull’altralemanisoprailsacro,applicacondecisioneuna
pressionesulpazienteinsensodorsoventrale.Razionale:unapositività
a questo test, specie se associata ad una positività nel gapping test,
88
induce a pensare che l’articolazione sacro iliaca sia responsabile della
sintomatologiadolorosa(J.J.Cipriano2006).
TestdiPatrick(F.A.B.E.R):ilpazienteinposizionesupinaviene
invitatoadincrociarelagambasulginocchiocontrolaterale,ilterapista
stabilizza la SIAS contro laterale ed applica una pressione verso il
pavimentosulginocchiodellatoinesame.Razionale:questotestforza
la testa femorale entro la cavità acetabolare, se positivo può essere
posto in valutazione differenziale con una lombalgia che dichiari
distribuzioneallafacciaanterioredellacoscia.
92
OSWESTRY DISABILITY INDEX (ODI) VERSIONE 2.0 Nome _________________________________________ Età _____________ Data di compilazione ________________________ Per favore, Le chiediamo di compilare questo questionario, messo a punto per fornire informazioni su quanto il Suo male alla schiena e/o alle gambe influisce sulla sua abilità nelle attività di tutti i giorni. Risponda ad ogni sezione, scegliendo la voce, quella che risponde alla Sua situazione attuale. 1 - Intensità del dolore Io non ho dolore in questo momento Il dolore è molto leggero in questo momento Il dolore è di media intensità in questo momento Il dolore è piuttosto forte in questo momento Il dolore è molto forte in questo momento Il dolore è il peggiore immaginabile in questo momento 2 - Cura della persona (lavarsi, vestirsi, ecc.) Posso prendermi cura della mia persona normalmente, senza che questo faccia aumentare il dolore Posso prendermi cura della mia persona normalmente, ma questo è molto doloroso La cura della mia persona mi provoca dolore e perciò la eseguo lentamente e con cautela Ho bisogno di aiuto, ma riesco ad eseguire da solo la maggior parte delle cure della mia persona Ho bisogno di aiuto tutti i giorni per la maggior parte delle cure delle mia persona Non riesco a vestirmi da solo, mi lavo con difficoltà e sono obbligato a letto 3 - Sollevamenti Posso sollevare oggetti pesanti senza che questo faccia aumentare il dolore Posso sollevare oggetti pesanti, ma questo fa aumentare il dolore Il dolore mi impedisce di sollevare oggetti pesanti dal pavimento, ma posso maneggiarli se essi sono in posizione favorevole (ad es. su un tavolo) Il dolore mi impedisce di sollevare oggetti pesanti dal pavimento, ma posso maneggiare oggetti di medio peso se essi sono in posizione favorevole (ad es. su un tavolo) Posso sollevare solo oggetti molto leggeri Non posso sollevare o trasportare nulla 4 - Cammino Il dolore non mi limita nel camminare per qualsiasi distanza Il dolore mi impedisce di camminare per più di 1.5 km circa Il dolore mi impedisce di camminare per più di qualche centinaio di metri Il dolore mi impedisce di camminare per più di 100 m circa Posso camminare solo con bastone, stampelle o altri appoggi (ad es. canadesi) Sono a letto per la maggior parte del tempo e devo appoggiarmi per raggiungere il bagno 5 - Posizione seduta Posso star seduto su ogni tipo di sedia per tutto il tempo che desidero, senza limitazioni Posso star seduto solo sulla mia sedia "preferita" per tutto il tempo che desidero, senza limitazioni Il dolore mi impedisce di stare seduto per più di 1 ora Il dolore mi impedisce di stare seduto per più di 1/2 ora Il dolore mi impedisce di stare seduto per più di 10 minuti Il dolore mi impedisce completamente di stare seduto
93
6 - Stare in piedi Posso stare in piedi per tutto il tempo che voglio senza che questo faccia aumentare il dolore Posso stare in piedi per tutto il tempo che voglio ma questo fa aumentare il dolore Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1 ora Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 1/2 ora Il dolore mi impedisce di stare in piedi per più di 10 minuti Il dolore mi impedisce completamente di stare in piedi 7 - Dormire Il mio sonno non è mai disturbato dal dolore Il mio sonno è occasionalmente disturbato dal dolore A causa del dolore dormo meno di 6 ore A causa del dolore dormo meno di 4 ore A causa del dolore dormo meno di 2 ore Il dolore mi impedisce completamente di dormire 8 - Attività sessuale (se applicabile) La mia attività sessuale è normale ed il mio dolore non aumenta in seguito ai rapporti La mia attività sessuale è normale ma il mio dolore aumenta in seguito ai rapporti La mia attività sessuale è pressoché normale ma i rapporti mi procurano molto dolore La mia attività sessuale è molto limitata dal dolore A causa del dolore la mia attività sessuale è praticamente assente Il dolore mi impedisce ogni attività sessuale 9 - Vita sociale La mia vita sociale è normale ed il mio dolore non aumenta in seguito ad essa La mia vita sociale è normale ma il mio dolore aumenta in seguito ad essa Il dolore mi impedisce di partecipare alle attività sociali più faticose (ad es. fare sport, ballare) Il dolore mi impedisce di uscire molto spesso A causa del dolore la mia vita sociale si svolge solo in casa A causa del dolore non ho più vita sociale 10 - Viaggiare Posso viaggiare ovunque senza che questo faccia aumentare il dolore Posso viaggiare ovunque ma questo fa aumentare il dolore Il dolore è forte e limita la durata dei viaggi ad un massimo di 2 ore Il dolore limita la durata dei viaggi a meno di 1 ora Il dolore mi limita a viaggi brevi e indispensabili, di meno di 30 minuti Il dolore mi impedisce di viaggiare, eccetto che per ricevere cure sanitarie 11 – Impiego / Lavori di casa Le normali attività lavorative o di casa non aumentano il dolore Le normali attività lavorative o di casa aumentano il dolore, ma io posso eseguirle tutte senza limitazioni Posso eseguire la maggior parte delle attività lavorative o di casa, ma il dolore mi impedisce di eseguire quelle fisicamente più impegnative (ad es. sollevamenti, passare l’aspirapolvere) Il dolore mi permette di fare soltanto lavori leggeri Il dolore mi impedisce di fare anche lavori leggeri Il dolore mi impedisce di fare qualsiasi tipo di attività lavorativa o di casa
94
PARTECIPAZIONE
Nome
Data
Le mie attuali condizioni mi permettono di svolgere una vita sociale (lavoro, famiglia, tempo libero, relazione) con:
0 Nessuna difficoltà 1 Difficoltà trascurabile il problema è presente in meno un quarto della giornata, con un'intensità tollerabile; il problema si è presentato raramente negli ultimi 10 giorni. 2 Difficoltà lieve che il problema è presente in meno della metà della giornata, con un'intensità che poco interferisce nella mia vita; il problema che si è presentato occasionalmente negli ultimi 10 giorni. 3 Difficoltà media che il problema è presente per più del 50% del tempo, con un'intensità tale da alterare la vita quotidiana; il problema si è presentato frequentemente negli ultimi 10 giorni. 4 Difficoltà grave che il problema è presente per oltre la metà della giornata, con una intensità che condiziona la mia vita di tutti i giorni; il problema si è presentato pressoché quotidianamente negli ultimi giorni. 4 Difficoltà completa che il problema è presente per più del 95% del tempo, con una intensità che altera totalmente la mia vita quotidiana e che si è presentato quotidianamente negli ultimi giorni.
95
TSK
Completodisaccordo
Parzialedisaccordo
Parzialeaccordo
Completoaccordo
1 Sefacessiattivitàfisicatemochepotreifarmimale
2 Secercassidifronteggiareildolorequestoaumenterebbe
3 Ilmiocorpomiinformachequalcosaèseriamentedanneggiato
5 Lepersonenonstannoconsiderandoilmioproblemacomesideve
6 Ilmioproblemacostituisceunrischioperglianniavenire
7 Provaredoloresignificasempredanneggiareilmiocorpo
9 Temodifarmimaleaccidentalmente
10 Evitaremovimentisuperfluièunmodosicuropernonsoffrire
11 Nonsoffrireitantosequalcosanonfosseseriamentedanneggiato
13 Ildoloremidicequandointerromperel’attivitàpernondanneggiarmi
14 Unapersonanellemiecondizioninondevefareattivitàfisica
15 Nonpossofareciòcheglialtrifannoperchémifacciomalefacilmente
17 Nessunodovrebbefareattivitàfisicaquandoprovadolore
97
4.1IlmetodoMckenzie Le affezioni dolorose del rachide costituiscono una parte
considerevole dell’attività del fisioterapista, lamaggior parte di questi
dolori sono di naturameccanica e da diversi anni ormai lemetodiche
che agiscono a vario titolo sullameccanica articolare trovano sempre
più applicazione in campo riabilitativo. Il merito di Robin Mckenzie,
fisioterapistaneozelandese,èquellodiaveresviluppatounsistemache
vedenell’auto‐trattamentoilnucleodelprogettoterapeutico,cheporta
ilpazienteinprimapersonaaprendersicaricoecuradelsuoproblema
di salute. Questo approccio, in apparente opposizione alle tecniche
manuali passive, è tuttavia stato riconosciuto dai fisioterapisti
provenienti da ogni scuola, che ne hanno accettato e riconosciuto la
validitàintegrandolomagariadaltremetodiche.Mckenziemettefinead
alcuni tabù, introduce il concettodi dolore “buono” contrapponendolo
allaregoladelnondoloreedinparticolareevidenziacomeilmovimento
dell’estensione,allungotempobanditadalletecnichepreaticabili,siain
realtàbenefica tantoper il rachide lombarechecervicale. Inizialmente
diffusonelmondoanglosassone,questoapproccioèentratoafarparte,
del bagaglio di goni moderno terapista riabilitativo grazie alle logica
sulla quale si basa, alla sua efficacia e alla notevole validazione
scientificaariguardo. La metodica è incentrata su dei movimenti
ripetuti, come test valutativo e come manovra terapeutica, sulla
preferenza direzionale e sulla ricerca del fenomeno della
centralizzazione(vedicap.2).
La valutazione permette di classificare i pazienti definendo tre
sindromi meccaniche che costituiscono dei sottogruppi omogenei ai
quali corrisponderanno tre specifiche gestioni del trattamento;
sindromedaderangement,sindromemeccanicaesindromeposturale.Il
modello fisiopatologico è il modello discale. La valutazione, chiara e
98
dettagliata,hailvantodigarantireunaforteripetibilitàinteroperatore,
e individuare quelle situazioni a non origine meccanica che saranno
controindicazione al trattamento. (Sufca 1998 et Al) Sempre in sede
valutativa verrà definita la preferenza direzionale cioè il senso in sui
dovrà avvenire il trattamento, la mobilizzazione e la eventuale
progressione delle forze di intervento. Il bilancioMckenzie si esegue
attraversolacompilazionediunappositomoduloesicomponediuna
attenta raccolta dei dati anamnestici, con particolare attenzione alle
attivitàfunzionalidelpaziente,diuninterrogatoriodettagliatoriguardo
l’insorgenzadeisintomi,difattoriaggravantioattenuanti,l’esamedelle
posture edelle amplitudini articolari, la presenzadi segnineurologici,
evoluzione e tipo del dolore, ma soprattutto di una particolare
attenzioneportataversoimovimentitestsingolieripetutiincaricoein
scarico. Possono essere di complemento altri test per escudere
patologie altre che mimano una lombo o lombosciatalgia. Alla fine di
questoprocessovalutativochepuòessereancheparticolarmentelungo,
il terapistadovrebbeessere ingradodi inquadrare ilpazienteentro la
classificazione proposta dal Mckenzie, di stabilire una preferenza
direzionale e di impostare un piano di trattamento; naturalmente
questo inquadramento non è da intendersi sempre definitivo e la
risposta sintomatologica del paziente durante le prime sedute deve
sempre guidare il terapista tanto nella proseucuzione dell’intervento
quanto, al contrario, di una rivalutazione della classificazione e
revisionedelpianoterapeutico.
L’approccioMckenzie,equellodellaginnasticapropriocettivaper
la colonna ruotano attorno alla nozione di autonomia del paziente. In
questaprospettivaèprioritariocheilpazientesiaingradodiprendersi
incarico lui stessodelpropriostatodi salute.Seesisteunapossibilità
significativaluicheriescaadautogestiresituazionicheperloronatura
99
tendonoadessererecidivantiepossonoevolvereincronicità,allorala
nostra proposta terapeutica deve svilupparsi attorno a questa
possibilità. Citando ancora Mckenzie (R. Mckenzie 1998), il paziente
deve essere il principale attore della scomparsa del dolore, e del
recupero funzionale per l’episodio in corso e deve essere istruito ad
evitare le recidive e, qualora fosse necessario, gestire in autonomia
eventuali episodidolorosi tramite strumenti semplici comegli esercizi
insegnatidalfisioterapista.
Centrale in questa filosofia di trattamento è l’approccio diverso
che il paziente impara ad avere rispetto al mal di schiena. Un ruolo
importante del terapista è quello di educatore, che permette al
pazienteilcambiodistatodasoggettopassivoesottomesso,tantoalla
malattia quanto agli interventi terapeutici, a soggetto attivo nella
gestione del problema allontanando così la temuta ipotesi della
cronicizzazione.
Doloreecentralizzazione
Laparticolareattenzionealtipodidolorelamentatodalpazientee
ilconcettodicentralizzazionenell’interpretazioneaitestdeimovimenti
ripetuti sono probabilmente gli strumenti clinici più interessanti
sviluppati daMckenzie. Per condurre questa valutazione è necessario
ben comprendere il modello di interpretazione della risposta
sintomatologica. Semplificandopotremmodire che: se il dolorenon fa
che aumentare o ridursi nel corso delle ripetizioni l’interpretazione è
semplice;seildolorecambiadilocalizzazioneosimodificadiintensità
magariaumentandomasiavvicinaallalineamedianaoallaradice(nel
caso di interessamento di arti inferiori) si sta assistendo ad una
centralizzazione, fenomeno favorevole. Inversamente quando il dolore
100
diventapiùperifericoopiùlaterale,èsempreunelementosfavorevole,
comealtrettantopossiamodirediunaumentocostantedeldoloretanto
almovimentocheallapostura.
Nel caso di un derangement o di una disfunzione si definirà
“dolore buono” quando durante le ripetizioni questo centralizza, si
produce ad amplitudini articolari maggiori, cessa al cessare dello
stimolo(posturaomovimento).
Fig4.1
LetresindromiMckenzie
Giànel1987laQuebecTaskForcegiunseallaconclusionecheper
la grandemaggioranza dei pazienti non era possibile giungere ad una
diagnosianatomicaprecisaeperquantoconerneiproblemilombarisi
sarebbe dovuto limitarsi a parlare di “dolori lombari aspecifici”. La
situazione oggi nonha vuto evoluzioni significative (G.Waddel 2005).
Tuttavia includere nello stesso gruppo una così ampia variabilità
presenta l’inconveniente di equiparare pazienti con evidenti
diseguaglianzecliniche,enonèdialcunvantaggiodiagnostico(Bouter
L.M.,VanToulderM.W.,KoesB1998),alcontrario.
E’ invece di fondamentale importanza arrivare a classificare i
nostri pazienti in sottogruppi omogenei, non in termine di strutture
101
anatomiche, ma in funzione del loro quadro clinico e delle strategie
terapeuticheallequaliripondonofavorevolmente.(G.Waddel2005).
Nella sua opera Mckenzie (R. Mckenzie 1998) descrive tre
principali sindromi che racchiudono la maggior parte dei pazienti
rachialgici(finoal92%secondoglistudidiHefford)(C.Hefford2008).
Sindromedaderangement,dadisfunzioneeposturale.
Sindrome da derangement può essere definito come la
situazioneincuilanormaleposizionediriposodellesuperficiarticolari
di due vertebre adiacenti è disturbata a causa di un alterato
posizionamento del nucleo fluido tra queste superfici. L’alterata
posizione del nucleo influenza quindi la biomeccanica della FSU e il
materialedell’anulussubiscesollecitazioniimproprie.Inalcunipazienti
imovimentisonosoloridottimainaltrisonointeramentescomparsi.Di
solito i movimenti coinvolti sono sia la flessione che l’estensione e
spessosipuòancherilevareunaperditadiinclinazionelaterale.Oltrea
causareperditadimovimentoneisegmentilombari,ilderangementdel
discopuòcausaredeformitàdicifosiescoliosi.LaCifosilombareacuta
provocatadasollecitazioni inflessioneprolungata oripetutacome,ad
esempio,quellechesideterminanoduranteilgiardinaggioolapostura
sedutascorrettainambitolavorativo.Ilmantenimentoprolungatodella
posizione flessa e la frequente ripetizione delmovimento in flessione,
specialmentequando l’estensionecompletanonvienemai ripristinata,
possono portare ad un eccessivo accumulo nel compartimento
posteriore del nucleo fluido tra i corpi vertebrali. Una volta che
l’accumulo è sufficientemente grande può costituire un blocco ed
impedire il raggiungimento della posizione eretta. Ogni tentativo del
pazientediraddrizzarsivelocementecausaunfortedolore,inquantole
forzecompressiveprovocanolaprotrusionedell’anulusedellegamento
posteriore, entrambi ora sottoposti ad una enorme sollecitazione
102
tangenziale. Il paziente deve tornare alla posizione flessa per ridurre
l’intensità del dolore. Nella cifosi lombare acuta l’incidenza della
sintomatologiaradicolarepuònonpresentarsiequandosiverificaèdi
moderataentità.Laprotrusioneinquesticasitendeadesserepostero‐
centraleecausadoloreinrelazioneallestrutturechevaacomprimere
durante le deformazioni provocate dai movimenti funzionali. Un
aggravamentodiquestasituazione,specieselostressmeccaniconocivo
sia asimmetrico, può portare il materiale nucleare a danneggiare
ulteriormente le fibre anulari che lo circondano e la protrusione a
spostarsi lateralmente; in questo caso il paziente svilupperà ora una
deformità in scoliosi lombare acuta da sciatica e probabilmente
presenterà segni radicolari. Ora sembra ragionevole ipotizzare che il
legamento longitudinale posteriore possa prevenire disturbi nella
parete postero‐centrale del disco. Tuttavia, al protrarsi della
sollecitazione deleterea, le spinte asimmetriche forzeranno il nucleo
polposo lateralmente, dove la parete esterna dell’anulus si distenderà
nel suo punto più debole. La superficie posteriore del disco presenta
una maggiore elasticità ed una minore resistenza alla distensione,
specialmente nella parte postero‐laterale. Qui l’anulus è sottilissimo,
inserito meno saldamente sulla superficie ossea e non rafforzato dal
legamento longitudinale posteriore. Quindi la protrusione dell’anulus
avvienepiùfacilmenteinquestopuntocheinqualsiasialtro.
Ipazienticonderangementhannodisolitoun’etàcompresatra i
20ei55anni,oltreprevarrebberofenomenidegenerativi.Ildolorepuò
essere costante in fase acuta, ma evolve verso l’intermittenza con il
riposoe l’iniziodel trattamento;aumentaediminuisce in funzionedei
movimenti e delle posture proposte ed è prodotto durante l’arco del
movimentoattivomaanchepassivo. Presentanoomenodeformità in
scoliosioincifosilombareedèriscontrabilequasisempreunrangedi
103
movimento limitato, che tuttavia è facilmente modificabile anche nel
corsodellaprimaseduta.Ilquadrodelderangementèpotenzialmenteil
più invalidante e può evolvere verso quadri di erniazione franca con
intrappolamento della radice nervosa; nella quasi totalità dei casi
dietro un derangement si instaura una sindrome da disfunzione e un
quadro di rigidità lombare in cui il paziente, per prevenire il dolore,
tende a “congelare” il tratto che diviene ipocinetico con conseguente
perdita di funzionalità e deficit propriocettivo. La maggior parte dei
derangementsonoposterolateralioposterocentrali.
Nellasindromedadisfunzionesostanzialmenteilmeccanismodi
produzionedeldolorenelladisfunzioneèugualeaquellopresentenei
tessuti normali, ossia il dolore si manifesta quando l’eccessivo
allungamento dei tessutimolli causa, in questi tessuti, una sufficiente
deformazione meccanica delle terminazioni nervose libere. Nella
disfunzione, i tessutimolli all’internoo attorno al segmento coinvolto,
sono accorciati o contengono tessuto cicatriziale contratto. Quando si
cerca di eseguire un movimento normale, queste strutture vengono
poste prematuramente in completa tensione. Mentre solitamente, nel
movimento normale, le articolazioni si allontanano di un certo grado
primadiesserefermatedallatensionedei legamenti,nelladisfunzione
le articolazioni sono bloccate dopo aver compiuto solo una parte di
questa distanza. Tentare di muoversi ulteriormente verso la massima
escursionecomporteràunallungamentoeccessivocheprodurràdolore.
Quest’ultimo è percepito alla fine dell’articolarità esistente e
cesserà non appena verrà rilasciata la tensione a fine arco di
movimento.Un allungamento ripetuto e incontrollato dei tessutimolli
contratti produrrà ulteriori micro‐traumi ed algia. Il paziente quindi,
finisce per evitare ilmovimento che provoca dolore e l’accorciamento
104
adattivo della cicatrice ridurrà ancora di più l’ampiezza possibile
dell’escursione.
Lasindromedadisfunzione,quindi,sisviluppacomeconseguenza
diabitudiniposturaliscorrette,spondilosi,traumaoderangementedè
lacondizioneincuiavvieneunaprematuracomparsadeldoloreacausa
dell’accorciamentoadattivoedellaconseguenteperditadimobilità,cioè
primachesiarriviallanormale,completaescursionedelmovimento.In
sostanza questa condizione si verifica perché il movimento viene
eseguito in maniera inadeguata, nel momento in cui avviene la
contrazionedeitessutimolli.Spessoilpazientecondisfunzionesisente
meglioquandoèattivoeinmovimentopiuttostocheariposo.Leragioni
sonoovvie:duranteun’attività fisicaregolareenoneccessivasiarriva
raramente,enelcasosolomomentaneamente,allamassimaescursione
delmovimento;quandoinvecesiriposa,siraggiungonomoltoinfretta
posizioni di completa escursione che, se mantenute a lungo, possono
diventare dolorose. I pazienti che rientrano nella categoria della
disfunzionehanno,solitamente,un’etàsuperioreai30anniconattività
sedentariaechenonsvolgonoattivitàfisica.Comunquepossonoessere
presenti anche pazienti più giovani, con precedenti mal di schiena,
chirurgieotraumidivarianaturachehannodatoluogoadunaperdita
difunzionalitànonriconosciutaenoncurataancheunderangementdi
piccoledimensioninontrattato.Inizialmentequestipazientisisentono
rigidilamattinaappenasvegliemiglioranonelcorsodellagiornata;ma
con il passare del tempo la flessione e l’estensione si riducono e la
rigiditàmattutinanonsialleviaanchenelcorsodellagiornata.Ildolore
è intermittente e si produce solo a fine arco di movimento, cessa
immediatamente al cessare della sollecitazione, è localizzato in
prossimitàdelrachide,nondaluogoadirradiazioneosegnoradicolare
alcuno e non presenta il fenomeno della centralizzazione.. Il paziente
105
non presenta deformità, ma è costante la perdita di funzione ed
particolarità.
Unaparticolareforma,acavallo fraderangementedisfunzioneè
laradicenervosaaderenteANR.E’espressionediuntraumavicinoad
unaradicenervosa(ancheunderangement),chehacoinvoltolamanica
durale in un processo di cicatrizzazione esuberante e non gestito dal
paziente. Inquesticasi l’esamepresenteràelementisovrapponibilialla
disfunzione e al derangement, presentando sintomatologia radicolare
ma movimenti test tipici della disfunzione. Esistono test differenziali
dirimentifraiduequadridicuiquinonsiincludelatrattazione.
La sindrome posturale si può definire come una deformazione
meccanica di origine posturale che causa un dolore di tipo
esclusivamente intermittente e senza nessuna irradiazione, che
comparequando i tessutimolli attornoai segmenti lombari subiscono
una sollecitazione prolungata. Ciò accade quando una persona esegue
attività che mantengono la colonna lombare in una posizione
relativamente statica (ad esempio, passare l’aspirapolvere o fare
giardinaggio)oquandovienemantenutaunaposizionea finearcoper
untemponecessarioascatenarelasintomatologia(adesempiostandoa
lungoseduti). Ipazienticonsindromeposturalehannodisolitoun’età
nonsuperioreai30anni.Frequentementefannounlavorosedentarioe
sono in scarsa forma fisica. Oltre al dolore alla schiena, spesso
riferisconoundolorenellazonatoracicamediaecervicale.Sostengono
che ildolorenonèprovocatodalmovimentomadalleposizioni, cheè
intermittente ed ogni tantopuò sparire per due o tre giorni. Spesso il
paziente, quando è più attivo presenta pochi o nessun problema ad
esempio durante il fine settimana o i turni di riposo lavorativo. La
ragione è che, sebbene l’attività solleciti maggiormente la colonna
lombarerispettoallaposturastatica,conilmovimentolesollecitazioni
106
cambiano in continuazione e, quindi, il dolore non si manifesta. Le
sollecitazionichederivanodaunaposturastatica,anchesepiù lievidi
quellederivantidaattività,sonomantenutealungo,epossonoallafine
provocare dolore. I test dei movimenti ripetuti non evocano alcun
dolore che si produce solo mantenendo la postura evocativa, non è
presentedeformitàneperditadiR.O.M.
Gliesercizieletecniche
‐
Verranno in questa sede brevemente descritti alcuni esercizi e
tecniche in estensione o in estensione e rotazione che sono stati
somministratiaipazientioggettodellatesi.Nonfannopartedelgruppo
di studio pazienti con derangement anteriori e quindi gli esercizi
flessori(nonillustrati)sonostatilimitatiallesedutefinaliepreliminari
alciclodiginnasticapropriocettiva.
Per l’esecuzionedelleprocedure indicatenelmetodoMckenzieè
sufficiente un lettino fisioterapico snodabile in due parti e un paio di
cuscini,fondamentaleoltreall’esecuzionedell’esercizioedell’eventuale
mobilizzazionepassivaèlacorrezionedellaposturasedutaeeretta.
Pronoilpazientedeveessereingradodimantenerelaposturapronain
assenza di dolore, nei casi più gravi questa postura banale può non
esserepossibilesenongradatamenteeconl’ausiliodicuscini.Siutilizza
in caso di sintomatologia centrale o nell’evoluzione di derangement a
sintomatologiaperiferica.
Pronoinestensioneilpazientedeverimanerepronosollevandotestae
spalleinappoggiosuigomiti,nellacaratteristicaposizionedellasfinge
107
Fig4.2
Estensione mantenuta il soggetto sempre in posizione prona, viene
gradatamente portato dal terapista, tramite l’inclinazione del lettino
finoallamassimaestensionepossibiledelrachidelombareemantenuto
in questa posizione anche per diversiminuti. Si utilizzano queste due
procedure in caso di sintomatologia centrale prossima del rachide o
nell’evoluzionediderangementa sintomatologiaperiferica simmetrica
oasimmetrica;specieseilfattoretempodeveessereconsiderato.
Fig4.3
Estensione attiva da prono la forza verso l’estensione è maggiore
anche se i tessuti molli non sono rilasciati. Nel caso non apporti
miglioramenti può essere effettuata con cintura di fissazione o
sovrapressionedelterapistasulsegmentointeressato.
108
Fig4.4
Mobilizzazioneinestensione ilpazienteèpronoe il terapista isolae
mobilizzailsegmentoversol’estensionefacendopressionesuiprocessi
trasversi; può essere introdotta una componente di rotazione
praticando una spinta unilaterale, nel caso si soggetto abbia
sintomatologiaasimmetrica.
109
Fig4.5
Estensioneinpiedièunavariantedell’estensionepronachesiutilizza
se il fattore temponon è importante; si raggiungono ampiezzeminori
macon lacolonnaincarico ilnucleoèsottopostoamaggioripressioni
assiali. Può essere mal sopportato inizialmente ma è un pratico
strumentodainsegnarenell’autotrattamento.
Pazienti che presentano deformità acute in scoliosi da sciatica
vanno prioritariamente trattati per risolvere lo shift laterale; le
procedureinestensione,seapplicatetroppoprecocementepotrebbero
faremigrareildiscolateralmenteepeggiorarelasintomatologia.
Fig4.6
110
Autocorrezione dello shift il paziente cerca di riguadagnare una
correttaposizioneattraversounoshiftcontrolateraledelbacino.
Fig4.7
Correzione passiva dello shift il terapista aiuta il paziente nella
correzione attraverso spinte in ortostatismo mobilizzazione in
rotazionedapronoodasupinoo,comeillustratoinfigura,tramiteuna
estensionemantenutacontraslazionedelbacino.
Fig4.8
111
Lasuccessionediquesteprocedurebrevementeelencate,èdavalutare
secondol’evoluzionesintomatologicadiognipazienteesegueilcriterio
della cosiddetta “progressione delle forze” della terapia meccanica.
L’efficacia di questa progressione è individuata da Mckenzie (R.
Mckenzie 1998) in una dinamica prettamente discale, ma al giorno
d’oggi, sulla basedelle evidenze edegli studi sulle tecniche applicabili
alla lombalgia, una visione così univoca potrebbe quasi definirsi
semplicistica.
Nell’ambito dello studio in oggetto sono stati prevalentemente
individuati derangement posteriori con disfunzioni in estensione; a
questopuntodel trattamento il paziente inizia la rieducazione volti al
recupero dei movimenti ritenuti “lesivi”, e viene quindi reintrodotto
gradatamenteagradidiflessionesempremaggioriealcontrollotonico
posturale grazie al protocollo di propriocezione lombare dell’ O.C. di
Sanremo(A.Carzo,A.Manelli,M.Oliveira2011).
4.2Ginnasticapropriocettivaperlacolonna
Nozioni
E’ noto che nell’uomo il dolore influenza i sistemi motori ,
trigeminalinonché leareecorticalimotorieesomatosensoriali.Queste
osservazionisuggerisconocheildolorepotrebbeinfluenzareiprocessi
di controllo della postura e delmovimento; generando dunque nuove
algie locali e a distanza, perpetrando il dolore che lo ha generato e
causando ipomobilità del segmento, del tratto e del rachide in toto.
(Rossietal1998,1999,2003).
La rigidità che sopravviene, ha una componente propriamente
112
neurofisiologica che trova spiegazione nel meccanismo della
tendomiosi, secondo il quale le strutture muscolari agenti su
determinate articolazioni ricevono afferenze dalle capsule articolari,
qualoraalcunecapsulevenganoasubireuninsulto,imuscolidiquesta
tributarivengonoposti inunostatodicontratturavoltoadattenuarne
la sofferenza. E’ importante inoltre sottolineare, nella genesi di questa
rigidità, anche l’aspetto psicologico, in quanto l’atteggiamento fear
avoidance dei soggetti lombalgici contribuisce a bloccare il tratto in
posizione antalgica. Frequentemente nei soggetti colpiti da dolore
lombare (specialmente se cronici), il dolore diventa l’unica
informazione proveniente da tale tratto e la propriocezione risulta
spessosignificativamentealterata(J.H.Lehman2004).Studipubblicati
sull’autorevolerivistaSpine(RadeboldA.,Cholewicki J.,PolzhoferG.K.,
Greene2001)evidenzianocheinpazienticondolorelombarelalatenza
dellarispostadeglierettorispinalialleimprovvisevariazionidicaricoè
maggiorerispettoaisoggettinormali,individuandolacausataleritardo
nellestrutturepropriocettive,edinparticolaredegliOrganitendineidel
Golgi,nonpiùcapacicorrettamentedimodulare lastiffnessmuscolare
inrapportoalleesigenzeposturali. Inquestecondizioniè facile intuire
comepossa instaurarsiunvizioposturalechepuòportarearetrazioni
adattiveefibrosi,tantopiùseinpresenzadiunostatoinfiammatorioo
diuntraumapregresso.
LostessoMckenzie(R.Mckenzie1998)individuanellaipomobilità
deltrattolombareunacausadidisfunzionequasicertenelpazientecon
derangement che residuerà nella quasi totalità dei casi una rigidità
anchedopolariduzionedelproblemadiscale.
Laginnasticapropriocettivaper la colonna secondo il protocollo
dell’ Ospedale Civile di Sanremo nel contesto di questo studio è stata
utilizzata nelle ultime sedute del trattamento con lo scopo di
113
recuperare la sensibilità cinestesica,ma non solo, e dimantenere una
postura corretta in statica e durante le attività funzionali. Unavolta
istruito correttamente il paziente, questi esercizi possono essere
proseguitiadomicilioerientrarenellalogicadiautotrattamentodicui
sopra.
Gli esercizi del protocollo dell’equipe di riabilitazione O.C.
Sanremo
Gli esercizi comunemente utilizzati per l’allenamento della
propriocezione sono basati su esercitazioni che inducono la
muscolaturaareagireutilizzandoilpienofunzionamentodituttelearee
di informazione, affinché ci sia una corrispondente e appropriata
rispostamotoriaallasituazioneposturale.
Gliesercizidipropriocettivipossonoessereeseguiti conpiedi in
appoggioalsuoloconl’usodialcunisempliciattrezzi:
• TavolettadiFreeman,rotondacirca40cmdidiametro
• TavolettadiFreemanrettangolare
• Pallinedatenniscomuni
• Skateboard
Sonoinoltrerichiestiunosgabelloconsedutarigidaedangolatadi
90° ed uno specchio possibilmente quadrettato. Sono illustrati di
seguitoleprincipalimodalitàdiesercizio.E’opportunosottolineareche
ilprotocollodell’O.C.diSanremoèunostrumentoterapeuticoassaipiù
complesso lacuiefficaciaèstatadimostrata inclinicaeddaaltri studi
(Carzo2011),echenelcontestodiquestatesiabbiamoneselezionato
edutilizzatosolounapiccolaparte.
114
Esercizio1
Paziente seduto su una tavoletta rotonda, posta su una pedana rigida,
mani appoggiate sul torace, piedi in appoggio su un'altra tavoletta
rotonda o rettangolare (per facilitare l’esercizio), sguardo rivolto
all’altezza delle spalle verso uno specchio in modo da notare lo
svolgimentodell’esercizio.Loscopoèmantenerel’equilibrioricercando
imovimentianticipatoridellacolonna,quindi,gliaggiustamentidevono
essereeffettuatia livellodelbacino;qualoranonfossecosì, ilpaziente
dovrà ricominciare dalla posizione zero e ritornare ad effettuare il
mantenimentodellastaticainmodocorretto.(Fig.4.9)
Fig4.9
Esercizio2
Variante dell’esercizio uno: paziente nella medesima posizione ad
eccezione degli arti superiori che in questo caso rimangono liberi,
tramite l’utilizzo di una pallina da tennis, si richiedono dei palleggi a
muro prima con la mano destra e poi con la sinistra; lo scopo
dell’esercizio è sempre di mantenimento dell’equilibrio a livello della
115
colonna,cheinquestocasosaràresopiùdifficiledaipalleggieffettuati
conlapallina.(Fig.4.10)
Fig4.10
Esercizio3
Paziente seduto su tavoletta rotonda, braccia tese in avanti all’altezza
delle spalle, la tavoletta posta sotto i piedi sarà girata al contrario, si
richiedealpazientediappoggiareiltallonesullapuntadellamezzasfera
della tavoletta e di sollevare leggermente l’altro piede, effettuando
l’esercizio prima con appoggio tallone destro e poi con quello
sinistro.(Fig.4.11)
116
Fig4.11
Esercizio4
Paziente seduto su tavoletta rotonda, braccia tese in avanti all’altezza
delle spalle, piedi appoggiati su uno skateboard, il paziente dovrà
cercaredispostareloskateboardadestraeasinistracercandoditenere
losguardofissoavantioltrecherimanereinequilibrio.(Fig.4.12)
Fig4.12
117
Per aumentare il livello di difficoltà, tutti gli esercizi proposti
possono essere eseguiti ad occhi chiusi o a capo reclinato. Senza l’uso
della componente visiva e riducendo la funzione vestibolare,
l’esecuzione corretta degli esercizi riposerà maggiormente sulla
componentepropriocettiva.Ipazientisonostatiintrodottiagliesercizi
propriocettivi solo dopo avere ottenuto una riduzione stabile del
derangement.
4.3L’educazione
A prescindere dalle scelte terapeutiche, che possono essere
molteplici, l’educazione del paziente oggi, ed in particolare nel nostro
studio, è vista sempre più come un punto fondamentale del percorso
riabilitativo.Possiamoaffermarequindi, comegià espresso indiverse
pubblicazionidaMckenzie, cheilpazientestessodeveesserel’artefice
principaledelpercorsodiguarigioneealfisioterapistavailcompitodi
guidarlo in questo cammino di autonomia. Fornire informazioni,
aumentare la comprensione del problema e dare consigli per la sua
gestione, sono gli strumenti dell’intervento educativo. Lo scopo è
prevenire comportamenti da evitamento e atteggiamenti catastrofici,
promuovendol’azioneattivadelpaziente,eriducendoquindiilrischio
direcidiveocronicizzazione.
Alfinedicompletareilpercorsoeducativopropostoalpazientedurante
il trattamento nel corso dell’ultima seduta è stato consegnato ed
illustratounbreveopuscolodanoiredatto,contenentediversiconsigli
posturali ed alcuni esercizi; con questo abbiamo inteso fornire al
paziente uno strumento preventivo e terapeutico semplice ed
immediato (inauto somministrazione)per scongiurareo tenere sotto
118
controllouneventualeripresentarsidellasintomatologiaalgica.
4.4Selezionedeipazienti
I soggetti inclusi in questo gruppo di studio sono stati filtrati
attraversoiseguenticriteridiinclusione:
• Pazientecompliante
• Che presenta la tipica sintomatologia definita da Nachemson
(Nachemson 1976) nei suoi studi: “lombalgia acuta o sub‐acuta,
caratterizzata da dolore penetrante che insorge lentamente o
improvvisamente, cono senza irradiazione allanaticao appena
lungolagambaeconcomitantelimitazionedellamobilità.Quando
ildoloredivienecronico,èmenoforteecontinuaper piùdidue
mesi”.
• Nondiagnosidicertaosospettadipatologiemaligne,infettiveod
occupantispazio.
• Almenounpregressoepisodioalgicoriferibileaquelloinatto.
• Indicazionialtrattamentomeccanicoovveroalmenounadirezione
liberaditrattamento.
• Etàcompresafrai18ei65anni.
• PunteggioscalaT.S.K.minoreougualea44/52.
• Assenzadievidentisegnidigravesofferenzaneurologica.
120
Perverificarel’efficaciadeitrattamentiacuisonostatisottopostii
diecipazienti,abbiamoconsideratoiparametrigiàdiscussinelCapitolo
3 relativamenteai criteri I.C.F, aldoloree allo statodi salutegenerale
attraverso la somministrazione i test, in occasione della prima visita
(T0)edopounmeseemezzodallafinedeltrattamento(T1). Lascala
T.S.K. è stata somministrata solo a T0 in quanto utilizzata come
elementopredittivo.
I risultati ottenuti sono stati espressi come media, mediana e
deviazionestandard(DS).
L’analisi statistica della differenza della media è stata eseguita
usandoiltestdiStudent(Testt)utilizzandoilsoftwareSPSSver.18.
Ilvaloredialphaèstatoconsiderato0.05.Pertantoilvaloredip<
0.05èstatovalutatocomesignificativo.
IlquestionarioT.S.K.hadefinitoduepazienticonvaloriestremi:il
pazientenumero6esprimevavalorisovrapponibiliaquelliunsoggetto
non lombalgico (21/52) il paziente numero 3 invece ha espresso un
punteggio che secondo gli studi della University of Massachusetts
suggerirebbe la possibilità di un approccio psicoterapeutico in
associazioneal trattamento fisioterapico(44/52). (AA.VVUniversityof
Massachusetts2012).
RelativamentealdolorepercepitoindagatotramitelascalaN.R.S.si
puònotareunasignificativadiminuzione(5,50±0,94versus0,80±0,92);
iltesttdiStudentrisultasignificativoconp<0.01.
Relativamenteall’aspettostrutturaleefunzionaleindagatotramite
iltestFingertiptofloorsipuònotareunsignificativomiglioramentodel
R.O.M. libero da dolore durante la flessione (22,95±9,12 versus
8,80±6,66);iltesttdiStudentrisultasignificativoconp<0.01.
Relativamente alle attività, indagate tramite l’attribuzione di un
121
punteggio nell’ O.D.I. si può notare una significativa diminuzione
(28,85±8,11versus8,10±10,84); iltesttdiStudentrisultasignificativo
conp<0.01.
Relativamente alla partecipazione, indagata tramite un apposito
questionario si può notare un significativomiglioramento (2,60±0,52
versus0,60±0,70);iltesttdiStudentrisultasignificativoconp<0.01.
Sottolineiamo a conclusione dell’esposizione dei risultati ottenuti,
che il paziente numero 3, cui si è fatto cenno in relazione al suo alto
valoreT.S.K.hafornitovaloridiscordantirispettoaglialtrisoggetti.
124
6.1Ilpaziente
Anamnesi
• ChiaraC.44anni.
• Attività lavorativa casalinga, ha dovuto interrompere l’attività in
azienda agricola di famiglia in quanto non riesce a svolgere alcuna
attività fisica prolungata ne a lavorare in ufficio contabilità vista
l’impossibilitàdimantenerelaposizioneseduta.
• Attività‐ludicasportivaciclismononpiùpraticata.
• La limitazione che manifesta a colloquio è quella di non potere
guidare l’automobile, ed abitando fuori città non può frequentare
parentieamicinésvolgerecommissioniperlafamiglia.
• Sintomiad insorgenza lombarechesipropaganocondolore fino
al ginocchio e disestesie (saltuarie) fino alla faccia laterale del piede
sinistro. Presenti da circa 13 mesi. La comparsa dei sintomi fanno
seguito, riferisce, ad un intervento di asportazione di neurinoma
cervicale durante la cui convalescenza è stata obbligata a dormire
sedutapercirca45giorni.
• Peggiora in flessione, in posizione seduta, in decubito laterale e
neimovimentibruschidelrachide,cheall’esamerisultamarcatamente
ipotonicointoto,sianellacomponentetonicachefasica.
• Miglioracamminando
• Salutegeneralebuonanessunaaltranota
125
Esamefisico
• Postura sedutamolto scorretta con il rachide in completa cifosi,
stazione eretta mantenuta con riduzione completa della lordosi
lombare;shiftlateraledestro.Lacorrezionedellaposturasedutarende
laposizionesopportabile.
• Notevole perdita di ampiezza nel movimento di flessione, che
risultadolorosaoltrechelimitata;siannotaanchedeficitinestensione
allaqualelapazienteriferiscesensazionedirigidità;glialtrimovimenti
risultanoliberieindolorimaungeneralequadroipotonicolirendepoco
fluidi.
• Nonsievidenzianodeficitdellesensibilità,maunosfumatodeficit
stenicobilaterale.
• In piedi la flessione singola e la flessione ripetuta producono e
peggiorano si sintomi locali e a distanza. L’estensione singola provoca
undolorecentrale chevieneprodottomasenzapeggioraredurante le
estensioniripetute.
• In decubito supino la flessione riproduce i sintomi locali e a
distanzael’estensioneproducesoloundolorecentrale.
• Lo shift laterale destro produce e peggiora la sintomatologia, se
ripetuto,edicontroloshiftlateralesinistroripetutolamigliora.
• SLRpositivoa60°,indicativodiprobabiledicopatiagenerica.
• Tuttiglialtritestelencatinelcapitolo3sonorisultatinegativi.
126
Valutazionesecondoilmodellobiopsicosociale
• N.R.S:5+
• Fingertiptofloor:35cm
• SF12PCS:39,5%
• SF12MCS:33,4%
• Oswestrydisabilityindex:30%
• Deficitpartecipazionepercepito:3/5
• T.S.K.:26/52
• Richiestadelpaziente:tornareapotercondurrel’automobileper
più di 15 minuti e riacquisire una salute sufficientemente buona per
poterriprenderealavorareepraticareattivitàludico‐sportiva.
Esamistrumentali
LapazientepresentaunaRMIrisalentea45giorniprecedentiche
evidenzia protrusione discale minima L3/L4 in assenza di conflitto
radicolare e protrusione importante in sede L5/S1 con compressione
dellaradiceS1conedema.
Canalerachideoneilimitieriduzionedellalordosilombare.
Ipertrofiadeimassicciarticolari.
Note
Lapazienteapparemoltoprovatadaldoloreedallaimpossibilità
disvolgerelenormaliattività.Puressendobenpredispostaefiduciosa
versoiltrattamentosinotarassegnazioneriguardoilfattocheilsuosia
un problema di difficile risoluzione con il quale sarà destinata a
convivereeper ilquale iniziaacercarestrategiedicompenso, fisicoe
127
sociale. Chiara C. manifesta vivo interesse per il trattamento e fin da
subitosidimostraricettivaecollaborante.
Valutazionefisioterapica
Il soggetto appare adatto ad essere incluso nel trattamento
meccanico propriocettivo. Secondo Mckenzie si potrebbe inquadrare
comederangementasimmetricoconsintomatologiasottoalginocchioe
in presenza di shift contro laterale; sovrapposto al derangement si
ipotizza una sindrome disfunzionale. Nonostante le immagini
diagnostiche mostrino conflitti e compressioni, la sintomatologia
lamentata dal soggetto, e obiettivata in sede di valutazione, non
evidenzia la tipica sintomatologia radicolare riconducibili a importanti
fatti erniari. Il trattamento propriocettivo appare quanto mai
appropriato in quanto la paziente evidenzia un marcato
decondizionamentoemancanzadi coordinazionedurante imovimenti
delrachidecherisultanolentied impacciati Ilprincipioditrattamento
scelto è quell’estensione e dell’estensione abbinata a shift laterale
sinistro,esercizidirinforzodellacatenaposteriorefasicaedeimuscoli
tonico‐posturali del rachide verranno inseriti quando si otterranno
riduzione della sintomatologia dolorosa e centralizzazione. Si
introdurranno poi gli esercizi propriocettivi per la colonna secondo il
protocollo dell’O.C. di Sanremo alfine di ripristinare controllo e
coordinazionedelrachide.
128
6.2Noteditrattamento Verranno elencati esclusivamente i dati salienti per le sedute
sostenute.
Iseduta:
Colloquiocon lapazienteal finedi spiegaregliobiettivi terapeutici le
ipotesivalutativeeletecnichecuiverràsottoposta.
Correzionedellaposturasedutaeistruzioneall’usodelrotololombare
Consigliergonomicisullaposizionediguida
La correzione manuale da parte del terapista dello shift laterale, pur
portando giovamento immediato risulta solo in parte mantenibile
probabilmenteacausadipregressoatteggiamentoscoliotico.
Istruzionesucomealzarsidalletto.
Consiglidiigieneposturale.
Eserciziopronoinestensione(cap4figura4.2)
Prescrizionediprogrammadomiciliarebasatosullecorrezioni, l’igiene
posturaleel’eserciziopronoinestensione.
Si insiste ulteriormente sul coinvolgimento del soggetto assicurandoci
che abbia compreso la natura dei suoi dolori (ipotizzata in sede di
valutazione)echenecondividaicriteridigestioneetrattamento;èper
noi fondamentale che il paziente non rimanga soggetto passivo del
progetto.
IIseduta:
Lapazienteriferiscegiovamento.
Verificadellacomprensionedelleistruzionifornite.
Verificadelprogrammadomiciliare.
Prosegueiltrattamento.
Introduzionedell’estensionemantenutasulettino(cap4fig4.3)
129
IIIseduta:
Lapazienteriferiscegiovamento.
Verificadellacomprensionedelleistruzionifornite.
Verificadelprogrammadomiciliare.
Prosegueiltrattamento.
Aumentodell’escursioneinestensionemantenutasutavola
Introduzionedellacomponentelateraledurantel’estensione.
Iniziodiblandieserciziattivipergliestensoridelrachide.
IVseduta:
Lapazienteriferiscegiovamento.
Verificadellacomprensionedelleistruzionifornite.
Verificadelprogrammadomiciliare.
Prosegueiltrattamentoconilmantenimentodellacomponentelaterale.
Mobilizzazioneinrotazione(cap4fig4.4)
Intensificazionedelrinforzosullamuscolaturaestensoriadelrachide.
Intensificazionedelprogrammadomiciliare.
Vseduta:
Lapazienteriferiscegiovamento,lasintomatologiadistaleèscomparsa;
permane dolore centrale blando e rigidità, forse dovuta in parte
all’ipertrofiadeimassicciarticolari.
Verificadellacomprensionedelleistruzionifornite.
Verificadelprogrammadomiciliare.
Prosegueiltrattamento
Introdotti gli esercizi in estensione attivadaprono (cap4 figura 4.4)
conesenzacomponentelaterale.
Introduzioneagliesercizipropriocettivi.
130
Esercizio1(cap4fig4.9).
Adattamento del programma domiciliare al quale sono aggiunte le
estensionidainpiedieblandiesercizipropriocettivi.
VIseduta:
La paziente riferisce scomparsa dei sintomi distali e loco‐regionali,
permanetuttaviarigidità.
Verificadelprogrammadomiciliare.
Segueprogrammainpalestra.
Vengono intensificate le estensioni attive e il lavoro di rinforzo degli
erettorispinali.
Si aggiungonoesercizidi rinforzo selettivodelquadricipite femoralee
diallungamentodeimuscoliischiocrurali.
Training propriocettivo della colonna esercizi 1 e 2 (cap. 4 fig 4.9 e
4.10).
Modificadelprogrammadomiciliaredoveleestensioniattivedaprono,
eseguite ad intervalli regolari vengono sostituite da strategie di
“compensoallaflessioneerrata”tramiteestensioniinstazioneeretta.
Contestualmente allamodificadel programmadomiciliare si èportato
in questa seduta particolare accento ai consigli di igiene posturale ed
ergonomiciprecedentementefornitiallapaziente.
VIIseduta:
Lapaziente riferiscemiglioramentoe sidicesoddisfatta inquanto ieri
ha svolto alcune blande attività nell’uliveto senza provare dolore, ed
oggisièrecataaltrattamentoguidandol’automobile.
Introdottal’estensioneattivaconcinghia.
131
Inizia in questa seduta il recupero della flessione del rachide con
esercizi a lettino passivi e attivi; alla conclusione degli esercizi in
flessioneseguonodieciestensionidainpiedi.
Intensificato il rinforzo degli erettori del rachide e dell’apparato
estensoredegliAAII.
La parte maggiore della seduta è dedicata agli esercizi propriocettivi.
Esercizio 1, esercizio 2 ed esercizio 3 proposto anche con la variante
dellapallaBobath.(cap4fig4.94.104.11)
VIIIseduta:
Lapazienteriferiscecheilmiglioramentoèstabile.
Verificadelprogrammadomiciliare.
Segueprogrammainpalestra.
Introduzione di esercizi da seduta e da in piedi per il recupero della
flessione.
SegueintensorinforzodegliestensoridelrachideedegliAAII.
Gran parte della seduta è dedicata alla parte propriocettiva che viene
propostanegliesercizi123e4introducendovarianti.
Lapazienteora iniziasvolgerequestiesercizicondisinvoltura,mentre
nelleprimesedutel’impacciorisultavaevidenteel’eserciziofaticoso.
Modifica del programma domiciliare: mantenuti gli esercizi
propriocettivi, alcuniesercizi flessorivengonoora introdotti, cuideve
sempre seguire una serie di estensioni da prono; le estensioni da in
piedisonoorasvoltesolocomecompensoadunaflessionenoncorretta.
Rinforzodeiconsiglidiigieneposturale.
IXseduta:
Pazientestabile.
Riportadiattivitàincampagnaetragittoinautomobilesenzadolore.
132
Riferisce di sentirsi più sicura e forte in ogni circostanza della
quotidianità.
Segueprogrammadirinforzoestensorio.
Segueprogrammadirecuperodellaflessione.
Esercizi propriocettivi che la paziente ormai svolge con scioltezza, in
autonomiaemanifestandogradimento.
Modifica programma domiciliare che viene praticamente ridotto al
minimo: le estensioni devono essere compiute solo a seguito del
mantenimento prolungato di una flessione e sono svolte dal paziente
ogni qualvolta questo avverta una sensazione dolorosa provenire
dall’arealombare.
Xseduta:
Pazientestabile.
Segueconestensioniattiveerinforzoapparatiestensori.
Seguetrainingpropriocettivolombare.
Lapazientevienerivalutata:
La flessione risulta completa e indolore neimovimenti singoli e
ripetuti, provoca dolenzia solo se mantenuta; l’estensione continua a
suscitare una sensazione definita, dal soggetto, come rigidità seppure
all’osservazione risulti libera; gli scivolamenti laterali sono completi e
indolori in entrambe le direzioni, ma permane, seppur in maniera
minore rispetto alla primavalutazione, uno shift laterale che a questo
punto ci sentiamo di definire come atteggiamento piuttosto che
antalgico. La posizione seduta risulta comoda, in quanto corretta, lo
stessosipuòdiredelleposizioniindecubito.
A seguito di interrogatorio la paziente riferisce miglioramento
nelleattività funzionali tutteedesprimefiducianellesuepossibilitàdi
migliorareulteriormente.
133
La sedutasi concludeconuncolloquio frapazientee terapistae
conlaconsegnadiunpromemoriainformativosullaprevenzioneesulla
gestionedieventualiricadute.
6.3Considerazioni
Al termine di questo processo terapeutico, ci si aspetta che il
soggettoabbiacompresol’originedelsuomaldischiena;chesiainoltre
in grado di individuare e correggere gli atteggiamenti scorretti, e di
riconoscere quei “messaggi” che la sua colonna lombare gli invia e di
mettere in atto le strategie, apprese durante il trattamento per
scongiurare una possibile ricaduta ed attenuare e gestire il dolore
qualora questo ripresenti. Questi presupposti sono fondamentali per
ottenere un miglioramento duraturo ed evitare il pericolo di una
cronicizzazione: è auspicabile infatti che il paziente non rimanga
soggettopassivoneltrattamentopernonesseresoggettopassivodella
patologia. Il fatto che l’esperienza dolorosa rientri nella sfera di
comprensionedelmalatoecheilterapistagliforniscaunostrumentodi
gestioneimmediatorappresentailprimopassodiquestoprocesso.
135
Secondo la moderna concezione, il fenomeno lombalgia, origina
certo da stimoli meccanici e chimici vertebrali, ma si esprime
integrando alla semplice nocicezione complessi aspetti strutturali,
funzionali,psico‐comportamentaliesociali. Assumedunquegliaspetti
di una sindrome complessa, di una patologia “umana” che sarebbe
riduttivo definire come semplice sintomatologia algica e
decondizionamentofisico.
Algia, disabilità e lo svantaggio sociale che ne deriva non
dipendono quindi da fattori puramente fisici o puramente psicologici,
ma piuttosto da una complessa interazione degli stessi nel corso del
tempo.
Inadeguato appare ormai qualunque approccio valutativo e
terapeuticodiquesto fenomenocomplesso, chenonconsideri inegual
misuraognunodiquestiaspetti.Unavisioneampiapermetteràamedici,
terapisti e professionisti sanitari in genere, di individuare
correttamente quei fattori predittivi che avvieranno il soggetto
lombalgicoversountrattamentoadeguatoedadattabile.
Il più importante aspetto di questo breve lavoro è infatti la
visione multifattoriale del paziente affetto da sindrome lombalgia
complessa,attraversolasceltadiscalevalutativeemisuredioutcome
chedescrivanoilsoggettoa360°.
Lostudiosembradimostrarel’efficaciadiquestacombinazionedi
scale valutative, fornendo nel complesso una lettura esaustiva e
soddisfacente tanto dei risultati terapeutici quanto, elemento forse
ancora più interessante, delle ipotesi prognostiche e predittive
ricavabilidaunaattentaanalisideidatiraccolti.Questievidenziano,una
volta di più, quanto le aspettative, la componente educazionale e la
motivazionedelpaziente,giochinounruolofondamentalenelprocesso
136
riabilitativo‐terapeutico.
A questo proposito, oltre al caso clinico esposto nel Capitolo 6,
proponiamol’analisideivaloriespressidaalcunipazientiaT0eaT1,
con particolare attenzione al valore prognostico che alcuni strumenti
hannoevidenziatonelcontestodiquestostudio; inparticolare lascala
T.S.K.eilquestionarioSF12.
I criteri interpretativi sonostati ricavatida recente letteratura il
cui riferimento si può trovare in bibliografia: “SF12 Interpreting”
University of Massachusetts Medical School 2012, e “T.S.K. summary:
occupationaltherapyandprogram”UniversityofWesternSidney.
AT0ilpazientenumero3BartolomeoC.haespressounpunteggio
molto elevato nella scala T.S.K. 44/52, e un valoremolto basso 37%
della componente M.C.S. del questionario SF12. Secondo i criteri
interpretatividicuisopraquestivalorifannoriferimentoasoggettiper
cui si potrebbe prevedere anche il coinvolgimento di uno
psicoterapeuta all’interno del team riabilitativo. Inoltre al momento
della prima valutazione il soggetto, reduce da numerosi fallimenti
terapeutici,sieradasubitodimostratorassegnatoepococompliante,
tale atteggiamento ha subito una lievemodificazione durante il corso
deltrattamento,tuttavianonèstatopossibilecoinvolgereattivamenteil
soggettocheraramentedichiaravadisvolgereilprogrammadomiciliare
dieserciziediseguireleindicazionidiigieneposturaleproposte.
AT1 l’indicatoredeldolore,N.R.S.passadaunvaloredi5adun
valore di 1, e la Physical Component Summarydel questionario SF 12
esprimeun significativomiglioramentodi dieci punti percentuali (pur
restandoaldisottodeivalorimedidellaUniversityofMassachusetts).
Ciononostante il Mental Component Summary della SF12 rimane
invariato e il paziente non esprime miglioramenti nell’indice di
disabilitàO.D.I.esidicesoloparzialmentesoddisfattonellarichiestadi
137
aiutoespressaalmomentodellaprimavalutazione.
Il paziente numero 3 quindi purmanifestando una diminuzione
deldolore,nonharisoltoquelleproblematichedellavitaquotidianache
sisonoinstaurateaseguitodellalombalgia.Questociconfermacheper
tale soggetto un approccio non esclusivamente fisioterapico sarebbe
stato più opportuno ed indica quanto, almeno in questo caso, gli
indicatoridedicati(T.S.K.eM.S.C.diSF12)sisianorivelaticorretti.
AT0ilpazientenumero6LucioG.presentavaunvaloreT.S.K.di
21/52,eunpunteggiopercentualedi58nellacomponenteM.C.S.della
scala SF12, il suo atteggiamento nei confronti del movimento,
dell’attività fisica, del trattamento e la sua paura dellamalattia erano
sovrapponibili a quelle di un soggetto asintomatico. Come evidenziato
daquesti strumenti, in sededi primavalutazione inoltre LucioG., pur
essendoreducedadiversiinterventiterapeuticinonandatiabuonfine,
sidimostravaattentoemotivato.
A T1 l’indicatore della funzione biologica (Finger tip to floor)
subiva una minima variazione, mentre tutti gli altri indicatori,
specialmente quelli legati alle attività della vita quotidiana, erano
notevolmentemigliorati.
Questo indica l’importanza della scelta di strumenti valutativi
adeguati che siano in grado di fornire al terapista una chiave
interpretativa del quadro patologico,ma ancora primadel paziente in
tuttelesuemolteplicisfaccettature.
138
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146
Ringraziamenti
É doveroso un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno
credutoinmeenellemiecapacità.Ilmiopercorsodistudi,culminatocon
il lavoro svolto nellamia tesi di laurea, è frutto di costante impegno e
dedizione,chedevonoesserelaformamentisdiognibuonfisioterapista.
UnsentitoringraziamentoalDott.AlessandroManelliealFt.Mirco
Oliveira,peravermiconcessodi frequentareediusufruiredelrepartodi
Fisiatria dell’Ospedale Civile di Sanremo, e per aver curato, con grande
disponibilitàeprofessionalità,lapreparazionedellamiatesidilaurea.
Un grazie speciale va alle Fis. Coordinatrici del Corso di Laurea,
CinziaLauraeFortunataRomeoperl’aiutoedilcostantesostegnochemi
hannodimostratoduranteilmiocamminouniversitario.
Ringrazio altresì, tutti i terapisti della ASL1 Imperiese ed in
particolarmodo ilFis.LuigiBeghelloe laFisValeriaBanaudiperavere
contribuito alla mia formazione e crescita professionale con i tanti
insegnamentieconsigliutilidicuifaròtesoro.
UnparticolarepensieroèrivoltoallamiacaraIsabelle,peressermi
stata vicina in ogni momento , per avermi sempre incoraggiato nei
momentidifficili,esopportatodurantelapreparazionedegliesami.Infine
un grazie va anche e soprattutto a Lidiana che dall’alto, con sguardo
materno,vegliasudime.
Estate2012AlessioMELANI