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Università degli Studi di Torino CORSO DI CHIMICA GENERALE ED INORGANICA C Esercitazioni pratiche in laboratorio Anno accademico 2006-2007 Dott.ssa Elena Ghibaudi – Dott. Enzo Laurenti

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Università degli Studi di Torino

CORSO DI CHIMICA GENERALE ED INORGANICA C

Esercitazioni pratiche in laboratorio

Anno accademico 2006-2007

Dott.ssa Elena Ghibaudi – Dott. Enzo Laurenti

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Operazioni generali di laboratorio

A) Misura della quantità di materia Pesata Serve a misurare la massa di sostanza che si vuole utilizzare. La pesata viene effettuata utilizzando la bilancia. L’accuratezza della pesata è minore se si utilizza la bilancia tecnica, maggiore se si utilizza la bilancia analitica. La bilancia analitica viene utilizzata per pesare quantità di sostanza variabili da diversi grammi a pochi milligrammi. La bilancia tecnica si utilizza quando si vogliano pesare quantità considerevoli di sostanza (dai grammi alle centinaia di grammi). Volumetria Con questo termine si indica, genericamente, la determinazione di un volume; nella pratica corrente si applica alle sostanze liquide (il dosaggio dei gas viene effettuato misurando il volume di liquido spostato). Può essere effettuata mediante l’uso di contenitori ed apparecchiature tarate, che differiscono per capacità ed accuratezza (cilindri, matracci, pipette, burette) e che consentono il prelievo di volumi variabili di liquido oppure permettono il dosaggio di un unico volume fisso (vedi figure pagg.12, 13). Cilindro graduato: Viene utilizzato per misurazioni grossolane, nelle quali è tollerabile una approssimazione del 5-10%. Per dosaggi più accurati si deve ricorrere all’uso dei seguenti apparecchi, le cui calibrazioni sono riferite all’acqua alla temperatura di 20°C, per tenere eventualmente conto anche della dilatazione del vetro e della espansione dei liquidi col calore: Matracci tarati: contenitori a volume fisso, indicato da una tacca sul collo del recipiente, che è provvisto di tappo ermetico.Vengono impiegati per la preparazione di soluzioni a titolo noto. Si utilizzano nel seguente modo: - Versare il liquido nel matraccio fino all’inizio del collo, per mezzo di un imbuto il cui gambo

non oltrepassi la tacca di calibrazione. E’ infatti importante, per una corretta determinazione del volume, che non ci siano gocce di liquido al di sopra della tacca.

- A causa della tensione superficiale, il liquido aderisce alla parete del recipiente; di conseguenza la superficie limite non è piana, ma curva (menisco); il fenomeno è tanto più evidente quanto più piccolo è il diametro del collo del matraccio. Per l’acqua e le soluzioni acquose, il menisco è concavo.

- Portare a volume con una pipetta finchè il fondo del menisco non risulta tangente alla tacca di calibrazione.

- Tappare il matraccio ed agitare. Buretta: Tubo graduato fornito di un rubinetto per l’erogazione del liquido. La calibrazione varia a seconda del diametro e quindi della capacità (ad es. 0,1 ml per una buretta da 50 ml), con inizio della numerazione all’estremità opposta al rubinetto. Serve per dispensare volumi variabili (ma esatti) di liquido. Generalmente, sulla parete interna del tubo è tracciata una linea verticale scura su fondo bianco, che serve ad agevolare la lettura in corrispondenza del menisco del liquido. Si utilizza nel seguente modo: - Assicurarsi che il rubinetto sia serrato correttamente - Fissare la buretta alla pinza di sostegno a ca. 2/3 della lunghezza del tubo graduato - Versare lentamente il liquido, arrivando quasi fino all’orlo - Eliminare le eventuali bolle d’aria aderenti alle pareti picchiettando delicatamente fino a farle

risalire in superficie

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- E’ consigliabile usare entrambe le mani per azionare il rubinetto: una lo impugna e l’altra fà ruotare la chiavetta; in questo modo si esercita meno tensione sul vetro, evitandone la rottura, ed è più agevole graduare l’apertura del rubinetto.

- L’esecuzione della lettura va effettuata posizionando lo sguardo all’altezza del menisco. Nel caso di liquidi trasparenti, la lettura del volume viene fatta in corrispondenza del menisco inferiore; in caso contrario, ci si deve riferire al menisco superiore. Se sulla buretta è presente una linea verticale scura ed il liquido è trasparente, la lettura può essere condotta in modo molto accurato, riferendosi al punto di incontro delle due frecce e modificando la linea di osservazione fino ad ottenere una figura simmetrica rispetto alla verticale.

- La determinazione del volume di liquido erogato va sempre effettuata per differenza fra la lettura finale e iniziale; è quindi essenziale che la buretta sia riempita di liquido fino all’estremità inferiore del gocciolatore: Sistemato un bicchiere sotto la buretta, si apre rapidamente e completamente il rubinetto (chiavetta verticale) lasciando defluire il liquido fino a riempire tutto il tratto sotto il rubinetto.

- Azzerare la buretta, spillando o rabboccando - L’erogazione del liquido va effettuata lentamente per consentire lo scolamento di quello che

bagna le pareti - Terminato l’uso, dopo aver svuotato e lavato la buretta, fissarla nuovamente alla pinza di

sostegno capovolta e col rubinetto aperto, in modo da agevolarne l’asciugatura. Pipette: Tubi sottili di varia foggia e capacità predisposti per il prelievo e l’erogazione di volumi fissi o variabili. Nel primo caso sono graduabili con una o due tacche di calibrazione. Nel secondo caso hanno una graduazione continua.

Tipo Caratteristiche 1 tacca Volume fisso Va svuotata completamente 2 tacche Volume fisso da tacca a tacca Maggiore accuratezza graduata Volume variabile La numerazione inizia

dall’estremità superiore, minore accuratezza

Vengono riempite per aspirazione, cioè applicando una leggera depressione all’estremità superiore. Questa operazione si effettua con un aspirapipette (vedi figura sottostante), che è un’ampolla di gomma provvista di un’imboccatura per la pipetta e di tre valvole a sfera per la immissione e l’emissione dell’aria.

Si utilizza nel seguente modo: - inserire la pipetta nell’imboccatura sotto la valvola C - svuotare dall’aria l’ampolla premendo la valvola superiore A - aspirare il liquido nella pipetta premendo la valvola C

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- erogare il liquido premendo la valvola laterale E La pipetta va sempre manovrata verticalmente; in questo modo si evitano sgocciolamenti dovuti ad ingresso di aria dell’estremità inferiore. B) Altre comuni operazioni di laboratorio Agitazione L’agitazione viene utilizzata per: - accelerare la dissoluzione di un solido o il miscelamento di liquidi - favorire il contatto fra reagenti - rendere più uniforme la temperatura durante il riscaldamento in modo da evitare

surriscaldamento locali. A seconda delle situazioni viene effettuata in modi differenti: Agitazione manuale: viene adottata per piccoli volumi in recipienti aperti (provette, becker) e la si effettua utilizzando una bacchetta di vetro (agitatore). Questa, una volta impiegata, non va depositata sul piano del banco, ma su un pezzo di carta da filtro o sul bordo del becker. Agitazione meccanica: un’ancoretta magnetica in teflon, posta nella soluzione da agitare, ruotando sotto l’effetto di un campo magnetico creato da una piastra alimentata elettricamente, garantisce l’agitazione della soluzione. Spesso tali piastre consentono anche il riscaldamento della soluzione (ciò che può favorire la dissoluzione del soluto). Cristallizzazione E’ la precipitazione, in forma solida, di un soluto dalla sua soluzione. Si verifica solo quando viene superato l’equilibrio termodinamico nel sistema bifasico “solido-soluzione satura”. La dipendenza della solubilità, cioè della concentrazione molare della soluzione satura, dalla temperatura viene sfruttata sia per sciogliere una sostanza solida che per recuperarla allo stato cristallino. L’abbinamento di due passaggi, dissoluzione-precipitazione, condotti a due temperature diverse può inoltre consentire l’isolamento allo stato puro di una sostanza da una miscela. Va però sottolineato che il recupero del componente che interessa non può mai essere totale e che il buon esito della purificazione dipende anche dalla scelta del solvente più idoneo. La temperatura non è però l’unico parametro su cui operare per realizzare la condizione di saturazione. E’ infatti possibile ricorrere, a seconda dei casi, ad altre due alternative: - l’allontanamento del solvente in eccesso mediante evaporazione - l’aggiunta di un altro liquido, nel quale il soluto sia poco solubile Note operative: - la formazione del precipitato può non verificarsi immediatamente anche se si è in condizioni di

sovrasaturazione (cioè se la soluzione presenta una concentrazione del soluto superiore al valore di equilibrio termodinamico a quella temperatura), per cui il sistema dovrebbe spontaneamente evolvere a bifasico (solido + soluzione satura). La spiegazione è di natura cinetica: è infatti necessario del tempo per lo sviluppo dei cosiddetti germi di cristallizzazione, cristalli microscopici in grado di promuovere (per successivo accrescimento) la precipitazione vera e propria. Questa viene quindi agevolata, favorendo la formazione dei germi con ultrasuoni o, più semplicemente, sfregando con la bacchetta di vetro le pareti del recipiente.

- per la separazione del precipitato dalla soluzione satura (le acque madri) vedere sotto (Filtrazione)

Filtrazione Questa operazione consente di separare la fase solida (precipitato) da quella liquida (filtrato) in un sistema eterogeneo mediante percolazione attraverso un diaframma poroso (filtro) permeabile solamente al liquido. Il materiale poroso di impiego più generale è la carta da filtro (disponibile in differenti gradazioni per uso qualitativo e quantitativo) anche se per alcune applicazioni si ricorre ai setti in vetro sinterizzato o in ceramica. Esistono due differenti procedure di filtrazione su carta:

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- per gravità, quando il solido è in quantità piccola rispetto al liquido. In questo caso si usa un filtro conico liscio (o preferibilmente a pieghe) da inserire in un imbuto di vetro (vedi figura pag. 6) L’imbuto viene sospeso con un anello sopra il recipiente di raccolta del filtrato.

Note operative: Poiché di solito in questo caso è la fase liquida che interessa maggiormente, è meglio, per

sveltire l’operazione, lasciare decantare la miscela. versare poi nel filtro, aiutandosi con una bacchetta di vetro, quasi tutto il liquido e, da ultimo, anche il solido. Per recuperare tutta la fase liquida, lavare con dell’altro solvente il recipiente, il filtro ed il solido separato. Il vantaggio derivante dall’utilizzo del filtro a pieghe rispetto a quello liscio è legato alla maggiore superficie filtrante del primo rispetto al secondo, che consente una filtrazione più rapida.

- per aspirazione sotto vuoto se, come nel caso di una cristallizzazione, la quantità di solido è elevata. In questa situazione è più funzionale operare con un imbuto Büchner (vedi figura sottostante e pag. 13), che è provvisto di un piano forato come supporto per un disco di carta da filtro. L’imbuto va fissato con una guarnizione di gomma, per assicurare la tenuta ermetica, ad una beuta da vuoto di capacità adeguata, che deve essere posta sull’apposito sostegno, onde evitare che si rovesci durante l’operazione di filtrazione. Il beccuccio laterale della beuta viene collegato con un tubo di gomma da vuoto alla pompa ad acqua (vedi figura sottostante). L’aspirazione sotto vuoto consente di filtrare con maggior rapidità.

Note operative: - far aderire il disco di carta da filtro al piatto forato dell’imbuto bagnandolo con un po’ di fase

liquida. - versare, aiutandosi con una bacchetta di vetro, la miscela nell’imbuto, senza riempirlo, e lasciarla

decantare; in questo modo il solido si deposita per gravità sul filtro formando uno strato uniforme.

- aprire il rubinetto dell’acqua. Il flusso d’acqua crea una depressione che provoca l’aspirazione del liquido, che viene raccolto nella beuta.

- Al termine dell’operazione, staccare il tubo di gomma della pompa dalla beuta di filtrazione e successivamente chiudere il rubinetto dell’acqua.

N.B. Non chiudere mai il rubinetto prima di avere staccato il tubo di gomma dalla beuta da filtrazione: si rischierebbe di provocare un riflusso di acqua corrente nella beuta! - Recuperare il precipitato. Lavaggio dei precipitati

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Per lavare un precipitato occorre dirigere un flusso di acqua distillata dalla bottiglia di lavaggio intorno al bordo superiore della carta da filtro, aspettare che il liquido filtri e ripetere più volte il procedimento. Ricordare che il lavaggio è più efficace se viene eseguito più volte con piccole quantità di acqua che una sola volta con una grande quantità di acqua

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Decantazione Se il precipitato è abbastanza denso, si può lasciare in riposo la soluzione fino a quando tutto il precipitato non si è depositato. Il liquido limpido viene quindi ‘decantato’, lasciando il precipitato nel recipiente di partenza. Il precipitato può essere lavato aggiungendo acqua, lasciando sedimentare il solido e ripetendo la decantazione. Essiccamento Con questo termine s’intende l’allontanamento del solvente residuo trattenuto da un solido o da un

liquido. Qui verrà presa in esame esclusivamente l’eliminazione dell’acqua, perchè questa è indubbiamente la situazione più frequente, sebbene alcune delle tecniche proposte siano applicabili anche ad altri solventi.

- essiccamento di solidi. Il procedimento più semplice consiste nel facilitare la vaporizzazione dell’acqua operando a temperatura più elevata oppure a pressione ridotta. La scelta fra i due metodi è dettata dalla stabilità termica del composto, il quale deve possedere una tensione di vapore molto bassa. In caso contrario, si deve ricorrere all’impiego di sostanze che abbiano per l’acqua un’affinità elevatissima: gli essiccanti. Queste sostanze, solide anch’esse, possono essere:

1) forme anidrificate di sali il cui reticolo cristallino più stabile ha un numero definito di molecole d’acqua (acqua di cristallizzazione). Qualche esempio:

Na2SO4 → Na2SO4 ⋅ 10H2O CaCl2 → CaCl2 ⋅ 6H2O

2) sostanze che reagiscono con l’acqua con formazione di un nuovo composto più stabile. E’ il caso dell’anidride fosforica (P4O10) che dà luogo ad acido fosforico (H3PO4).

3) setacci molecolari, una famiglia di silicati caratterizzati da canali reticolari di dimensioni e forma tale da trattenere selettivamente le molecole d’acqua che vi penetrano.

L’eliminazione residua dell’acqua dei solidi, impiegando agenti essiccanti, viene condotta in un recipiente apposito, l’essicatore (vedi figura sottostante), un vaso provvisto di coperchio a tenuta. Sul fondo si stende uno strato di essiccante, mentre il composto distribuito su di un vetro di orologio, viene sistemato su di un piano forato di porcellana.

4) gel di silice: silice idrata essiccata marcata con un sale di cobalto che ne rileva l’umidità. Nel recipiente chiuso, l’essiccante assorbe dapprima il vapor d’acqua presente nell’aria, che

diviene più secca, favorendo l’evaporazione dell’acqua ancora presente nel solido.

Nella tabella seguente sono riportate le varie alternative inerenti all’essicamento di composti solidi.

Solido Metodo di essiccamento poco volatile alta stabilità termica bassa stabilità termica molto volatile

in stufa a pressione ridotta in essicatore

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Riscaldamento Può essere effettuato con modalità differenti, a seconda delle necessità: Bagnomaria: è una vasca in cui viene termostatata dell’acqua, nella quale si immerge il recipiente da riscaldare. Il riscaldamento è efficace e veloce, però si possono raggiungere solo temperature relativamente basse (al di sotto dei 70°); inoltre non è possibile ottenere contemporaneamente l’agitazione magnetica. Becco Bunsen: è un bruciatore alimentato a gas di città o gas metano, provvisto di regolazioni per l’aria e per il gas (con valvola di sicurezza) ed eventualmente di una fiammella spia. Il gas entra nel bruciatore da un ugello posto alla base dell’apparecchio, a valle della valvola di sicurezza, e l’erogazione è regolata da un rubinetto. Il flusso di gas provoca l’aspirazione dell’aria attraverso una presa a forma di manicotto forato o di imbuto rovesciato, sistemata immediatamente sopra l’ugello di alimentazione e coassiale al tubo di miscelamento. La quantità d’aria aspirata viene regolata ruotando il manicotto o una ghiera di vite. Produce una fiamma di forma conica, all’interno della quale si distinguono una zona interna blu pallido (zona riducente) ed una più esterna viola pallido (zona ossidante). Se gli oggetti vengono posti dentro il cono più interno della fiamma, il riscaldamento non è molto efficace. La parte più calda della fiamma si trova appena al di sopra del cono riducente (vedi figura sottostante). Gli oggetti in pyrex possono essere posti a contatto diretto della fiamma; tuttavia, per evitare pericolosi surriscaldamenti locali, i recipienti, di vetro o di porcellana, vengono di solito appoggiati su un diffusore (reticella metallica) sostenuto da un treppiedi.

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Soffieria: utilizza aria compressa come comburente e permette di ottenere una fiamma più calda e concentrata rispetto al becco Bunsen (vedi figura sottostante). Per l’utilizzo di quest’ultima occorre rivolgersi al tecnico di laboratorio.

Manipolazione di reagenti chimici Nelle figure alle pagg. 10, 11, ecc. sono illustrate alcune procedure corrette per il prelievo dei reagenti dai recipienti del reagentario. Ecco alcune norme generali: - è vietato portare le bottiglie del reagentario al proprio banco - fare molta attenzione a preservare la purezza delle sostanze del reagentario - non prelevare quantità di reagenti superiori al necessario e non riporre mai nelle bottiglie del

reagentario le sostanze non utilizzate - non contaminare i tappi delle bottiglie appoggiandoli rivolti verso il basso - non introdurre pipette o contagocce nelle bottiglie - se si rovescia un reagente, pulire subito con accuratezza Pulizia della vetreria La maggior parte della vetreria può essere pulita semplicemente lavandola con una soluzione di sapone, sciacquandola con acqua del rubinetto e poi risciacquandola con un po’ di acqua distillata. Una superficie di vetro pulita viene bagnata dall’acqua in modo uniforme, senza raccogliersi in piccole gocce. Osservando ciò si ha un ottimo test per controllare la pulizia della vetreria (Fig. p.11). Per pulire la vetreria, utilizzare lo scovolino, facendo attenzione che quest’ultimo sia in buono stato, senza punte di metallo sporgenti: il metallo graffia il fondo delle provette, favorendone la rottura quando vengono riscaldate. Qualora sulle pareti delle bottiglie e dei recipienti sia depositato uno strato di sostanze difficilmente rimovibile, si può bagnare la superficie con acido nitrico concentrato e sciacquare con acqua. Come sostanze detergenti più energiche si possono impiegare due reagenti fortemente ossidanti: l’acqua regia (ottenuta mescolando una parte di acido nitrico concentrato e tre di acido cloridrico concentrato), che va utilizzata appena preparata e sotto cappa aspirante; la miscela cromica (ottenuta sciogliendo bicromato di potassio in acido solforico concentrato) la quale però agisce lentamente. Come detergente con forte potere sgrassante (ottimo per pulire le burette) si può impiegare la potassa alcolica, ottenuta sciogliendo qualche pastiglia di idrossido di potassio in alcol etilico assoluto.

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Norme di sicurezza Tutti coloro che operano in un laboratorio chimico, devono osservare delle opportune norme di sicurezza, per la propria e altrui incolumità fisica. E’ quindi indispensabile conoscere perfettamente tutto ciò che riguarda il lavoro da compiere (apparecchiature, operazioni da eseguire, ecc.), le precauzioni da osservare e le regole di corretto comportamento per prevenire ogni infortunio. Per quanto riguarda le sostanze chimiche, molte possono essere causa di danni anche gravi. Bisogna quindi essere a conoscenza della pericolosità delle sostanze utilizzate e prodotte in laboratorio e delle modalità che devono essere adottate nel manipolarle. Tutte queste informazioni sono contenute nelle Schede di Sicurezza messe a disposizione degli utenti del laboratorio. In ogni caso, a titolo precauzionale, è opportuno considerare pericolosa ogni sostanza di cui non si conoscano perfettamente le proprietà e rivolgersi ai docenti per chiarimenti. Norme elementari Gli incidenti più gravi in laboratorio sono incendi ed esplosioni, mentre gli infortuni più comuni per le persone sono ustioni e tagli, nonché i danni che sono conseguenza dell’utilizzo improprio di sostanze chimiche pericolose. Ecco alcune fondamentali norme di prevenzione degli infortuni: - In laboratorio bisogna sempre indossare il camice. - Gli occhi sono una parte molto delicata, che bisogna proteggere in modo particolare. E’ quindi

indispensabile essere provvisti di occhiali di sicurezza, che devono essere portati per tutto il tempo durante il quale si permane in laboratorio. Le lenti a contatto non sono un’adeguata protezione. Se gli occhi vengono accidentalmente a contatto con qualunque sostanza bisogna lavarli immediatamente con abbondante acqua corrente e sciacquarli per diversi minuti. Particolarmente pericolose sono tutte le basi forti.

- E’ assolutamente proibito effettuare esperimenti non autorizzati - In caso di incidente, per quanto lieve esso sia, informare subito il docente che deciderà alle

misure del caso - Quando si diluisce l’acido solforico, bisogna versare lentamente l’acido nell’acqua, agitando

continuamente la soluzione. Non aggiungere mai l’acqua all’acido: la miscelazione è un processo fortemente esotermico che potrebbe far schizzare l’acido con acqua bollente

- Qualora venisse rovesciato dell’acido o della base, operare come segue: a) acido sui vestiti: utilizzare una soluzione di bicarbonato di sodio (la soluzione è già pronta:

basta chiederla al docente)

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b) base sui vestiti: utilizzare prima dell’acido acetico diluito e poi dell’idrossido di ammonio diluito

c) acido o base sul bancone: lavare con una grande quantità di acqua; se si tratta di grandi quantità, utilizzare l’adsorbente Chemizorb, che si trova in bidoncini rossi posizionati in vari punti del laboratorio.

d) liquidi corrosivi sulla pelle: sciacquare con una grande quantità di acqua e consultare il docente

- Prestare attenzione al vetro caldo: il vetro si raffredda molto lentamente e può essere molto caldo pur senza sembrarlo

- Quando si riscaldano provette, bisogna evitare di rivolgere la loro imboccatura verso i vicini di banco o verso se stessi: possono infatti formarsi delle bolle di vapore che spruzzano violentemente il liquido fuori dalla provetta

- Per introdurre un tubo di vetro o un termometro o la coda di un imbuto in un tappo di gomma occorre prima lubrificare entrambe le parti con un po’ d’acqua (o dell’olio di vaselina); per inserire il tubo, bisogna prenderlo vicino all’estremità da introdurre con uno straccio (o con carta da laboratorio) ed introdurlo con un movimento di torsione.

- Non assaggiare mai le sostanze chimiche. Qualora delle sostanze venissero accidentalmente

ingerite, avvisare immediatamente il docente. - Per annusare l’odore di una sostanza o di una soluzione, specialmente se è calda, non avvicinare

mai il volto al recipiente, bensì con la mano avvicinare una parte dei vapori verso il naso.

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- Le reazioni che comportano lo sviluppo di gas, fumi o vapori pericolosi vanno tassativamente

eseguite sotto cappa aspirante. - Tutte le manipolazioni di solventi organici devono essere compiute lontano da ogni fiamma,

sotto cappa aspirante e indossando guanti di protezione. - Il travaso di acidi e basi forti deve sempre essere eseguito indossando guanti di protezione. - Non compiere mai prelievi di liquidi o soluzioni mediante pipette aspirando con la bocca.

Occorre usare gli idonei aspirapipette. - In laboratorio è tassativamente vietato fumare. - Fare molta attenzione alle fiamme libere, in particolare per quanto riguarda i capelli (che vanno

tenuti stretti attorno al capo) e il camice. Prima di maneggiare sostanze infiammabile e volatili, come i solventi organici, bisogna spegnere le fiamme libere vicine.

- Per evitare ustioni, bisogna prestare sempre attenzione agli apparecchi di riscaldamento (piastre riscaldanti, bagni, ecc.). Manipolare i recipienti di vetro riscaldati con le opportune pinze o afferrarli almeno con degli stracci. Non deporre sui banchi oggetti di vetro riscaldati

- Non versare materiale infiammabile nei cestini per i rifiuti - Non toccare con le mani bagnate apparecchi elettrici Norme di utilizzo del laboratorio e del reagentario 1) Per una buona riuscita di ogni esperimento è indispensabile operare nella massima pulizia. Alla

fine di ogni esperienza bisogna lavare ed asciugare accuratamente la vetreria impiegata e, al termine di ogni giornata di laboratorio, bisogna pulire il bancone. La pulizia delle cappe e dei banchi comuni verrà effettuata a turno. Prestare attenzione alla fine di ogni giornata di laboratorio a riporre nel proprio armadietto tutta l’attrezzatura della propria dotazione personale, di cui si è responsabili (in caso di rottura o smarrimento di materiale ricevuto in dotazione, lo studente deve provvedere alla sua sostituzione).

2) I rifiuti delle operazioni di laboratorio vengono raccolti in maniera differenziata: - le soluzioni contenenti metalli pesanti vengono raccolte in appositi contenitori - analogamente si procede per i solventi organici - le soluzioni contenenti metalli leggeri, quali sodio, potassio, calcio, magnesio (che non sono

dannosi per l’ambiente) possono essere gettate nello scarico del lavandino, in flusso di acqua corrente

- tutti i residui solidi e cartacei vanno gettati negli appositi cestini 3) I reagenti ed il materiale del dispensario possono essere distribuiti esclusivamente dal tecnico

di laboratorio e dal docente. Per prelevarli e trasportarli, si devono utilizzare all’occorrenza becker o provette pulite, vetri da orologio o piccoli pezzi quadrati di carta con i bordi piegati verso l’alto.

4) Prima di effettuare qualsiasi prelievo di un reagente, leggere attentamente l’etichetta del contenitore con le relative norme di sicurezza.

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5) Usare sempre piccole quantità di reagente e non superare mai quelle indicate nelle ricette 6) I reagenti non utilizzati non devono mai essere rimessi nei recipienti da cui sono stati prelevati.

In caso di dubbio, rivolgersi al docente o al tecnico di laboratorio. 7) E’ assolutamente vietato introdurre pipette o contagocce nelle bottiglie dei reagenti, in

modo da evitare qualsiasi contaminazione. Versare la quantità che occorre in un becker e da esso fare il prelievo con la pipetta o il contagocce.

8) Fare attenzione a non sporcare o contaminare i tappi dei recipienti dei reagenti, che devono essere appoggiati sul bancone rivolti verso l’alto.

9) I recipienti di vetro non pirex non devono mai essere scaldati. Quando si scalda una provetta fare attenzione a non superare con la fiamma il livello del liquido. Ogni riscaldamento deve avvenire gradualmente, applicando la fiamma in maniera intermittente. Non appoggiare mai recipienti direttamente sul bancone, poiché la differenza di temperatura potrebbe romperli.

Quaderno di laboratorio Al momento del suo ingresso in laboratorio, ciascuno studente deve essere dotato di un quaderno di

laboratorio, che dovrà essere conservato per tutta la durata degli studi universitari ed utilizzato ogni volta che lo studente svolgerà attività in laboratorio.

Su tale quaderno a fogli numerati, prima di ogni esperienza di laboratorio, lo studente dovrà annotare le frasi di rischio e di sicurezza relative alle sostanze con le quali viene a contatto, nonché i dispositivi di sicurezza necessari al corretto svolgimento delle diverse operazioni di laboratorio.

Il quaderno dovrà essere vistato quotidianamente dal docente del corso di laboratorio.

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FACOLTA' DI SCIENZE M.F.N. Corso di Laurea in Chimica

Regolamento del Laboratorio didattico di Chimica Generale ed Inorganica C

L'Università declina ogni responsabilità per furti o eventuali danni a cose di proprietà dello studente.

Gli studenti sono assicurati con copertura R.C. per eventuali danni a cose ed a persone quando svolgono attività didattico-scientifica eccetto nei casi di comportamento doloso. Il DL 626/94 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro comporta la RESPONSABILITA' CIVILE E PENALE DIRETTA di ogni utilizzatore e/o operatore. Si invita a tenere ben presente questa indicazione. Godono, per legge, di una copertura infortuni derivante dal DPR 30.06.1965 n. 1124 (T.U. delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali INAIL).

Gli studenti sono collegialmente responsabili dei danni provocati al materiale di uso comune, fatto salvi i casi di palese responsabilità individuale.

E' obbligatorio indossare il camice, occhiali di protezione e guanti protettivi a norma, durante il periodo di lavoro. Dispositivi di protezione individuale di uso saltuario, e non strettamente personale, sono disponibili nei luoghi di lavoro.

E' obbligatorio conoscere i rischi e le norme di sicurezza relativi ai reattivi utilizzati. Tali informazioni sono da riportare sul quaderno di laboratorio, a fogli numerati, relativamente ad ogni esperienza, prima di procedere a qualsiasi operazione, e potranno essere dedotti dalle schede di sicurezza, in forma cartacea, messe a disposizione dei frequentatori. I fogli compilati devono essere vistati dal docente prima dell'esperienza le cui fasi saranno annotate dallo studente.

E' severamente vietato asportare sostanze chimiche di alcun genere dal laboratorio. Ogni studente è personalmente responsabile del posto di lavoro assegnato e di quanto in esso

contenuto, della pulizia e dell'ordine del medesimo e collegialmente responsabile delle dotazioni comuni.

In attesa dell'emanazione del decreto interministeriale sulla sicurezza nell'Università gli studenti, in caso di dubbio, devono segnalare anomalie e richiedere spiegazioni ai docenti del laboratorio.

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IMPORTANTE!

Condizioni indispensabili per accedere al laboratorio Si ricorda agli studenti che, per avere accesso al laboratorio, devono adeguarsi alle seguenti

disposizioni:

- indossare camice ed occhiali di sicurezza (il cui acquisto è a carico dello studente)

- aver seguito la lezione introduttiva al laboratorio tenuta dal docente del corso, nel corso della

quale verranno illustrati i rischi relativi alle operazioni di laboratorio e verrà mostrata la

localizzazione dei dispositivi di sicurezza presenti nel laboratorio stesso e la loro modalità d’uso

- aver letto attentamente le dispense relative alle esperienze che verranno svolte in laboratorio

- aver preso visione del regolamento di laboratorio

- aver debitamente compilato e firmato i moduli, relativi alla sicurezza in laboratorio, che verranno

distribuiti dal docente, al quale vanno riconsegnati

- essere dotati di un quaderno di laboratorio, a fogli numerati, sul quale dovranno essere indicati

obbligatoriamente i rischi connessi con le singole esperienze che verranno svolte e le norme di

sicurezza relative. Questa operazione dovrà essere svolta prima di iniziare ciascuna esperienza ed

il quaderno dovrà essere vistato dal docente

- non saranno ammessi all’esame coloro che, dopo le consegne al termine del laboratorio, non

avranno provveduto a sostituire il materiale eventualmente rotto o danneggiato