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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI TORINO Dipartimento di Scienze Veterinarie Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria _________________ Corso di Laurea in Produzioni e Gestione degli Animali in Allevamento e Selvatici ELABORATO FINALE FENOLOGIA MIGRATORIA, HABITAT RIPRODUTTIVO ED INIZIATIVE DI CONSERVAZIONE DELLA PITTIMA REALE (Limosa limosa) MIGRATORY PHENOLOGY, BREEDING HABITAT AND CONSERVATION ACTIONS UNDERWAY OF THE BLACK-TAILED GODWIT (Limosa limosa) Relatore: Candidata: Prof. Pier Giuseppe Meneguz Anna Massa Correlatore: Dott.ssa Gabriella Vaschetti ANNO ACCADEMICO 2016-2017

UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI TORINO - cicogneracconigi.it · UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI TORINO Dipartimento di Scienze Veterinarie ... tirocinio era prosciugata perchè necessitava

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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI TORINO

Dipartimento di Scienze Veterinarie

Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria

_________________

Corso di Laurea in

Produzioni e Gestione degli Animali in Allevamento e Selvatici

ELABORATO FINALE

FENOLOGIA MIGRATORIA, HABITAT RIPRODUTTIVO ED INIZIATIVE DI CONSERVAZIONE DELLA PITTIMA REALE (Limosa limosa)

MIGRATORY PHENOLOGY, BREEDING HABITAT AND CONSERVATION ACTIONS UNDERWAY OF THE BLACK-TAILED GODWIT (Limosa limosa)

Relatore: Candidata:

Prof. Pier Giuseppe Meneguz Anna Massa

Correlatore:

Dott.ssa Gabriella Vaschetti

ANNO ACCADEMICO 2016-2017

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INDICE

1 RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE IL TIROCINIO……...... 2

1.1 Sede e periodo di tirocinio ............................................................................................. 2

1.2 Associazione Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (CN) .......................................... 2

1.2.1 Il Centro di Recupero Animali Selvatici di Racconigi (CN) ....................................... 3

1.2.2 L’area umida ................................................................................................................ 5

1.3 Attività svolte ................................................................................................................. 6

2 RELAZIONE DI APPROFONDIMENTO…………….............................................. 10

Fenologia migratoria, habitat riproduttivo ed iniziative di conservazione della

Pittima reale (Limosa limosa): Abstract

2.1 Introduzione.................................................................................................................. 10

2.2 La Pittima reale: Tassonomia e descrizione................................................................. 13

2.2.1 Distribuzione e habitat durante tutto il ciclo annuale................................................ 14

2.2.2 Dieta ......................................................................................................................... 17

2.2.3 Etologia ………. ...................................................................................................... 17

2.2.4 Popolazione globale ................................................................................................ 19

2.2.5 Status ........................................................................................................................ 19

2.2.6 Livello di tutela ..........................................................................................................20

2.2.7 Minacce..................................................................................................................... 22

2.3 Area di studio............................................................................................................... 24

2.4 Materiale e metodi……………………………………….……………………………26

2.5 Risultati……………………………………………………………………………….28

2.6 Discussione………………………………………………………………………….…35

3 BIBLIOGRAFIA…….………………………………………………………….………41

2

1 RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE IL TIROCINIO

1.1 SEDE E PERIODO DI TIROCINIO

La presente relazione descrive le attività svolte nel corso del tirocinio di 300 ore svolto dal

27 marzo al 16 giugno, presso il Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (CN) via

Stramiano 30. Il tutor aziendale che mi ha seguito durante questo periodo di tirocinio è

stata la dottoressa Gabriella Vaschetti.

1.2 ASSOCIAZIONE CENTRO CICOGNE E ANATIDI DI RACCONIGI

Il Centro si trova all'interno di un Sito di Interesse Comunitario (SIC del Parco del Castello

di Racconigi e dei boschi del torrente Maira) situato a 3 km a nord dal centro cittadino di

Racconigi. Questa struttura fu realizzata nel 1985 quando Bruno Vaschetti e la sua famiglia

decisero di impegnarsi in progetti volti alla salvaguardia di specie di uccelli rare. Così sotto

il patrocinio della Lega Italiana Protezione Uccelli (L.I.P.U) viene avviato il primo

progetto italiano per il ripopolamento della Cicogna bianca (Ciconia ciconia), in

collaborazione con il Wild Fowl Trust di Slimbridge (Inghilterra) e con il Parco del Coto

Donana (Spagna) viene intrapreso un programma di reintroduzione di anatidi rari, ed

infine realizzarono una zona umida per favorire la sosta degli uccelli migratori. La

seguente immagine (figura1) mostra la suddivisione delle aree del Centro, la cui superficie

totale è di 21 ettari. L’intera oasi si divide in due macroaree: la zona aperta al pubblico e il

Centro di Recupero Animali Selvatici riservato al personale. La parte visitabile è composta

da stagni e prati, in cui i visitatori possono osservare diverse specie di Anatidi, europee ed

esotiche; seguono due paludi (da 2 e 15 ettari) con capanni di osservazione e percorsi

schermati dove è possibile osservare gli uccelli selvatici nel loro habitat.

Figura 1: carta del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi.

3

1.2.1.CENTRO DI RECUPERO ANIMALI SELVATICI (CRAS)

Il CRAS di Racconigi è stato istituito dalla Provincia di Cuneo, ai sensi dell’art. 33 della ex

Legge regionale 70/96. È localizzato all’interno del Centro Cicogne e Anatidi e fornisce un

valido sostegno al recupero, riabilitazione e reintroduzione della fauna selvatica. Consente,

inoltre, di condurre ricerche sanitarie, legate in particolare al monitoraggio delle malattie

infettive e parassitarie, condotte in collaborazione con diverse università e con il Servizio

veterinario dell'ASL.

La struttura presenta 12 voliere (figura 2) specifiche per la prima degenza degli uccelli di

medie e piccole dimensione, arrivati in cattive condizioni. La struttura di queste voliere è

ideata al fine di garantire il benessere degli animali, pertanto sono provviste di:

- pareti divisorie in plexiglass, onde evitare l’usura delle penne dovuta ad eventuale

sfregamento durante il volo;

- parete frontale realizzata con rete plastificata morbida per attutire eventuali impatti;

- pavimento a doppio fondo, realizzato in cemento sui cui poggiano delle tavole di legno

con griglia metallica; questo tipo di pavimentazione agevola significativamente la pulizia

garantendo buone condizioni igienico-sanitarie.

Le porte delle voliere hanno una struttura in metallo e sono ricoperte da una rete

plastificata e da un telo oscurante, al fine di arrecare il minor disturbo all’animale

ricoverato.

Le specie ospitate in questo periodo di studio sono: -tre falchi pellegrini (Falco peregrinus,

un giovane e due adulti) e lodolaio (Falco subbuteo).

Figura 2: voliere per la degenza di uccelli selvatici.

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Figura 3: tunnel di involo riabilitativo.

E’ presente anche un “tunnel di involo” (figura 3), ossia una voliera specifica per la

riabilitazione al volo. Questo ha una struttura portante in metallo con una lunghezza di 30

metri e una larghezza di circa 6 metri. Internamente, a distanze differenti, sono posizionati

dei posatoi, che ospita attualmente due soggetti adulti di falchi pellegrini.

La nursery invece, è un locale chiuso, suddiviso in due stanze, dedicata all’allevamento di

specie a rischio. Durante il periodo riproduttivo in una stanza è in funzione l’incubatrice

con la schiuditrice, nell’altra, dopo la schiusa gli anatroccoli vengono stazionati in box

sopraelevati sotto lampada riscaldante per alcune settimane.

All’interno del Centro sono presenti anche voliere fornite di un piccolo canale d’acqua in

cui sono ospitate specie appartenenti agli ordini Anseriformes, Gruiformes e Ciconiformes.

Gli uccelli di piccole dimensioni (passeriformi) sono ricoverati in voliere più ristrette,

coperte parzialmente da un telo oscurante e munite di cassetto lettiera estraibile. Dal punto

di vista gestionale, il Centro Recupero Animali Selvatici di Racconigi è seguito

costantemente da:

1. un curatore: Bruno Vaschetti, responsabile del Centro Cicogne Anatidi, con ampia

esperienza nell’allevamento di avifauna (maturata anche presso il Wild Fowl Trust di

Slimbridge, centro di referenza mondiale per tecniche di conservazione e allevamento di

acquatici rari e minacciati di estinzione);

2. un medico veterinario: Gabriella Vaschetti, responsabile scientifico del Centro Cicogne

e Anatidi e del CRAS

3. un collaboratore che aiuta dedicandosi alla pulizia e alla manutenzione del Centro.

Gabriella e Bruno Vaschetti sono in possesso della qualifica di “inanellatori” abilitati

dall’Istituto Nazionale Fauna Selvatica (ex INFS, ora ISPRA, Istituto Superiore per la

Protezione e la Ricerca Ambientale) e autorizzati ad operare dalla Provincia di Cuneo. È

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abitudine del CRAS quella di marcare tutti i soggetti rilasciati, in modo tale da seguire e

valutare tempi di sopravvivenza e capacità di dispersione di tali soggetti.

1.2.3 L’AREA UMIDA

Lungo l’intera rotta di migrazione tra Paleartico ed Africa, le trasformazioni nelle pratiche

agricole e nell’uso del suolo continuano ad avere un serio impatto sulle nostre popolazioni

di uccelli. Il mutamento climatico globale sta già influenzando la loro fenologia,

distribuzione, migrazione, e si prevede che avrà effetti ancora più importanti nei prossimi

decenni. Trattati internazionali quali le convenzioni di Ramsar, Bonn ed AEWA (African-

Eurasian Migratory Waterbird Agreement) richiedono la protezione di reti di siti ed

ambienti idonei lungo le rotte di migrazione.

Le due zone paludose del Centro (figura 4), sono un elemento di grande valore in quanto

arricchiscono un paesaggio altrimenti caratterizzato da sole monoculture. Una venne

realizzata nel 1995, di 20.000 mq, e l’altra nel 2004, di 160.000 mq, a partire da terreni

precedentemente adibiti a coltivazione intensiva di mais. La palude piccola all’inizio del

tirocinio era prosciugata perchè necessitava di un intervento di ripristino (asportazione di

salici che rapidamente colonizzano le zone di terre emerse); quindi per il censimento delle

specie migratorie è stata utilizzata solo la palude di 15 ha. Il livello idrico è mantenuto

artificialmente tra i 5 ed i 15 cm: tale situazione favorisce la sosta e lo svernamento di

numerose specie di uccelli legati agli ambienti acquatici. Sugli isolotti sono cresciute erbe

spontanee come, Salciarella, Erba persicaria, Coda d’asino, Giavone comune, Verga d’oro,

Crisantemo selvatico. L’area è inoltre particolarmente tranquilla, perché protetta da un alto

argine perimetrale e l’accesso per il pubblico è consentito solo tramite capanni di

osservazione (Vaschetti, 2000).

Figura 4 : la palude del Centro Cicogne vista dall’osservatorio.

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1.3 ATTIVITÀ SVOLTE

Nel corso delle 300 ore di tirocinio, svolte presso il Centro e le risaie vercellesi, ho avuto

modo di svolgere le seguenti attività (sono riportate le percentuali delle ore dedicate ad

ogni singola attività):

•Gestione dell’avifauna selvatica presso il C.R.A.S. (Centro Recupero Animali Selvatici)

30%:

- alimentazione e cura degli animali ospitati dal centro, pulizia e manutenzione voliere;

- Cura e gestione dei soggetti che vengono portati al Centro, la maggior parte dei quali

erano giovani ancora inetti al volo, in particolare merli, storni, gufi, codirosso.

- Assistenza e manipolazione durante visite veterinarie. Misurazione degli indici di

crescita del germano reale (Anas platyrhynchos) (figura 5).

Figura 5: rilevamento delle misure biometriche.

•Gestione degli anseriformi nell’ambito dei progetti di conservazione 5%:

Allevamento dell’oca dell’Orinoco (Neochen jubata), con prelievo delle uova al termine

della cova, schiusa nell’incubatrice, permanenza nei box sopraelevati, trasferimento in

voliere per anatidi. L’oca di Orinoco rimane relativamente diffusa in Sud America ad est

delle Ande. La popolazione globale è stata stimata di circa 10.000-25.000 individui maturi

in base hai risultati sul Forum di BirdLife Globally Threatened Birds. E’ stata classificata

come Prossima alla minaccia (NT) perchè si crede che la specie stia subendo un lento e

moderato declino, dovuto principalmente alla caccia e alla conversione degli habitat più

adatti per questa specie in campi per usi agricoli.

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• Censimento delle coppie ed osservazione del ciclo riproduttivo della Cicogna bianca

4% : I dati scaturiti dall’inanellamento sono utili sia in progetti di ricerca che di gestione.

L’inanellamento rappresenta, quindi, uno dei metodi più efficaci per studiare la biologia,

l’ecologia, degli uccelli, superato solo dal Radio-Tracking satellitare.

Osservazione dei tempi di incubazione, schiusa e crescita dei pulli della coppia di Cicogna

bianca che nidifica a terra in quanto inabilitate al volo (figura 6).

Figura 6: pulcini di cicogna a tre giorni dalla schiusa.

• Censimento delle specie durante la migrazione di ripasso 30%:

Il monitoraggio delle specie è stato effettuato quasi tutti i giorni due volte al giorno,

seguendo un transetto regolare che permette di osservare tutta la palude dall’interno di

capanni localizzati ad intervalli regolari lungo due quarti del perimetro della palude di 15

ha. Le osservazioni sono state condotte per due ore al mattino dalle 9:00 alle 11:00 e due al

pomeriggio dalle 17:00 alle 19:00, avvalendosi dell’utilizzo di binocolo 8x40,

cannocchiale Leica Televid provvisto di oculare 20x60 e della guida Shorebirds an

identification guide to the waders of the world di Peter Hayman et alii. (1991).

Il monitoraggio effettuato due volte al giorno permette di ottenere la stima migliore

riducendo le sottostime ricorrenti quando si tratta di censire animali elusivi e con ritmi

circadiani diversi, ed aumenta le probabilità di osservare soggetti in volo di solo passaggio

o individui che si fermano per qualche ora soltanto.

Per evitare doppi conteggi si segnalano i soggetti in volo che arrivano o escono dall’area

osservata.

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I risultati dei censimenti furono successivamente caricati sulla piattaforma AVES.Piemonte,

una piattaforma ufficiale d’informazione per gli ornitologi e gli osservatori di uccelli e di

altri gruppi faunistici della Regione Piemonte, in collaborazione con GPSO (Gruppo

Piemontese Studi Ornitologici). I suoi scopi principali sono quelli di raccogliere, ordinare,

valutare e mettere a disposizione in ‘tempo reale’ le informazioni ornitologiche in generale

dei Vertebrati concernenti la regione Piemonte.

• Implementazione dati su supporti informatici 2%:

• Consultazione della bibliografia 1%:

• Monitoraggio della popolazione di Pittima reale (Limosa limosa) nelle risaie vercellesi

27%:

- Censimento delle coppie;

- Identificazione dei nidi;

- Osservazione del comportamento.

- Studio del territorio;

- Valutazione dello stress a cui sono soggetti: predazione, lavorazioni agricole e

disturbo antropico.

Questa parte delle attività di tirocinio verrà trattata in seguito nella sezione di

approfondimento.

• Transetti in auto per censire le specie presenti nelle risaie vercellesi 1%:

L’attività svolta presso il Centro di Recupero mi ha consentito di apprendere la corretta

gestione di un uccello selvatico in difficoltà, di accrescere le nozioni di base sulla

tassonomia e sull’identificazione delle singole specie, di valutare le condizioni di salute

degli animali all’arrivo al centro e al momento della liberazione o del decesso.

La consulenza di Bruno Vaschetti è stata molto preziosa perché mi ha permesso di capire

cosa e come osservare una palude, le esigenze di habitat richieste dalle specie, le

problematiche che bisogna prevedere ed affrontare nella gestione delle paludi nei progetti

di rinaturalizzazione.

L’osservazione della migrazione primaverile dei charadriformi mi ha permesso di

sviluppare una certa abilità nell’identificazione di queste specie spesso molto simili,

soprattutto perché ancora in abito invernale, e comprendere come l’osservazione del

comportamento e dei richiami siano utili in questi casi. Durante le ore di monitoraggio ho

potuto osservare il comportamento di ogni specie, le interazioni intra ed interspecifiche. E’

stato osservato come le condizioni atmosferiche condizionano gli arrivi e le partenze nella

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palude, e come rispondono a queste le diverse specie. Ad esempio il 18 Aprile, giornata

nuvolosa e con forte vento che soffiava da Est verso Ovest, alle 18:10 sono arrivate in

palude 31pantane (Tringa nebularia). Ciò dimostra come, con venti contrari alla direttrice

migratoria (Nord-Ovest) il numero di individui che sosta in palude aumenta (Beatrice

Nervo, 2010).

Ho avuto la possibilità di confrontarmi con esperti ornitologi e veterinari che hanno messo

a disposizione la loro esperienza in campo avifaunistico, nel corso del tirocinio.

Il monitoraggio della popolazione di pittime reali a Vercelli mi ha permesso di

comprendere da vicino le dinamiche tra pratiche agricole e l’avifauna legata a questo tipo

di ambiente. Ampliare lo sguardo sulle problematiche inerenti agli interventi su scala

provinciale e regionale, relativi a progetti di salvaguardia.

10

2 RELAZIONE DI APPROFONDIMENTO Fenologia migratoria, habitat riproduttivo ed iniziative di conservazione della

Pittima reale (Limosa limosa) Abstract: La popolazione di Pittima reale (L. l. limosa) nidificante in Italia ha subito una

contrazione nell’areale di distribuzione e una perdita del numero di coppie negli ultimi

anni (2008-2010), così come si è osservato nelle popolazioni dell’Europa nord occidentale.

Questa specie localizzata nelle risaie vercellesi (Piemonte) ha in questa zona l’unica

popolazione nidificante a livello nazionale. Si tratta di un’area ZPS (Zona di Protezione

Speciale) per cui finalizzata al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la

conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. Tuttavia le attività

agricole lasciano un insufficiente periodo di tempo per la nidificazione delle pittime

sottoposte anche a disturbi, antropici dei fotografi ‘naturalisti’ e ad un’apparente aumento

del numero di predatori. Le covate sostitutive ormai, sono regolari quasi del 100% delle

coppie nidificanti. Dall’analisi dei dati raccolti nel periodo 1985-1998 si osserva come la

colonia andava persa a causa delle pratiche agricole (50%) e per altre cause (predazione,

disturbo antropico, abbandono, 21,4%) mentre il 28,6% aveva esito positivo con almeno

una schiusa. In questo approfondimento verrà presentato come queste percentuali sono

variate in modo negativo con i dati aggiornati alle osservazioni del 2017. Considerate le

limitate possibilità di intervento al momento, si è deciso di valutare attentamente il tipo di

habitat scelto da questa popolazione per la nidificazione, al fine di poter dare delle

indicazioni di salvaguardia della specie, e offrire a questa un ambiente il più possibile

adeguato alle loro esigenze nei 9 ettari lasciati a disposizione dalla proprietaria della

Tenuta Oschiena, che dal 2013 collabora con tre ornitologi piemontesi nella salvaguardia

di questa specie nell’unico sito rimasto.

2.1 INTRODUZIONE

La Regione Piemonte (45°04′N 7°42′E) rappresenta un importante corridoio di volo,

durante i movimenti migratori, per molte specie di limicoli (famiglie Recurvirostridae,

Charadriidae e Scolopacidae), che si riproducono nel nord Europa. In particolare le aree

risicole delle province di Vercelli e Novara, costituiscono uno tra i più importanti siti di

“stop over” a livello nazionale, dove i limicoli sostano e si alimentano per poter proseguire

la migrazione ed attraversare le Alpi (figura 7).

11

Anche altre aree della Regione rappresentano delle ottime zone di sosta per centinaia di

limicoli, quali ad esempio le limitate superfici di ambienti umidi naturali ed artificiali della

pianura torino-cuneese, i ripristini ambientali del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi e

le risaie di Savigliano e Sanfrè.

Ma l’area risicola della provincia di Vercelli, oltre a rappresentare un sito fondamentale per

la conservazione dei migratori gioca anche un ruolo importante nella tutela delle

popolazioni nidificanti di alcune specie di Charadriiformes come il Cavaliere d’Italia

(Himantopus himantopus), la Pavoncella (Vanellus vanellus), la Pittima reale.

Alcune di queste si riproducono con percentuali di coppie importanti a livello nazionale,

superiori al 25%, mentre altre hanno in questa zona le uniche popolazioni nidificanti sul

territorio italiano (Toffoli, 2008).

Figura 7: principali direttrici di volo dei

Charadriiformes durante la migrazione primaverile

in Piemonte (Toffoli, 2008).

La nidificazione della Pittima reale (in seguito citata come pittima) in Italia è stata

accertata per la prima volta nel 1977 (Basso e Boano, 1977), quando durante un’escursione

nelle risaie della provincia di Vercelli, l’attenzione di due ornitologi è stata attratta dal

12

comportamento di alcune pittime, in abito nuziale, che non corrispondeva a quello dei

soggetti migratori. Trovarono i nidi di sei coppie vicini a quelli di alcune pavoncelle;

purtroppo nessuna di loro riuscì a portare a termine la cova a causa delle pratiche

agricole (Basso e Boano, 1977).

Il calendario delle lavorazioni agricole, lascia alla Pittima reale, così come agli altri

Caradriformi nidificanti in zona, un limitato e spesso insufficiente periodo di tempo per

portare a termine la cova.

Questo elaborato presenta, sia i dati annuali riguardanti lo status della pittima in Piemonte,

sia i risultati ricavati durante le osservazioni su campo, effettuate nel 2017 durante il

tirocinio, riguardanti la fenologia migratoria pre-riproduttiva, il numero di coppie e le

scelte ambientali di queste durante la nidificazione, per comprendere le preferenze di

habitat della pittima nelle risaie vercellesi.

Ci si soffermerà anche sugli interventi effettuati e sui provvedimenti che sono necessari al

fine di preservare questa popolazione posta in una zona marginale rispetto all’areale di

riproduzione di questa specie.

Allo scopo di fornire un quadro completo, l’analisi della popolazione italiana di Pittima

reale viene preceduta da un breve inquadramento della specie sulle caratteristiche

biologiche ed ecologiche, ponendo l’attenzione alla distribuzione delle popolazioni e al

loro andamento nel corso delle ultime decadi, per poter porre un confronto e mostrare cosa

è possibile raggiungere con l’impegno non solo dei pochi appassionati di queste specie ma

anche della Regione e della comunità locale.

13

2.2 LA PITTIMA REALE

Tassonomia

Regno Phylum Classe Ordine Famiglia

Animalia Chordata Uccelli Charadriformes Scolopacidae

Descrizione Lunghezza 40-44 cm; apertura alare 63-74 cm (Mullarney et alii. 1999). Grande

trampoliere piuttosto grazioso, con un lungo becco e una testa relativamente piccola, collo

lungo e zampe lunghe (figura 8). Il petto è rosso-arancione in estate, giallastro i giovani,

grigio pallido in inverno. In volo si osserva l’estesa banda nera sulla coda e la banda alare

bianca. Inconfondibile in volo per le zampe molto lunghe che sporgono in modo evidente

dalla coda, difficile invece da distinguere dalla Pittima minore quando è a terra a grande

distanza. Da questa si distingue per il becco dritto e più lungo. (Peterson et alii, 1983).

Verso: Chiamate alte, nasali, piuttosto stride durante la stagione riproduttiva, il più comune

dei quali è una week-week-weeka. Chiamata caratteristica di uccelli in greggi è un kip più

morbido ... o chut chut ..

Figura 8: Pittima reale in volo sulla palude del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi.

Foto di Filippo Marmo.

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2.2.1 Distribuzione e habitat durante tutto il ciclo annuale

Specie politipica, la Pittima reale attualmente comprende tre sottospecie, la nominale

L.l.limosa, l’asiatica L.l. melanuroides e la razza islandese L.l. islandica (Cramp &

Simmons, 1983):

- Limosa limosa limosa: la sottospecie nominale si riproduce principalmente in Olanda, ma

il suo areale si estende dall’Europa settentrionale all’Asia centrale fino al fiume Yenisey in

Russia (Groen & Yurlov, 1999) (figura 9). Gli individui dell’Europa centrale ed

settentrionale svernano nell’Africa occidentale, mentre le popolazioni più a est migrano

verso i siti di svernamento in Medio Oriente e sulle coste orientali dell’India.

- Limosa limosa melanuroides: la sottospecie melanuroides si riproduce in piccole

popolazioni disseminate in Mongolia, nella Cina settentrionale, in Siberia e nella Russia

orientale. Questi soggetti svernano in India, Indocina, nelle Filippine, Indonesia, Papua

Nuova Guinea e Australia.

- Limosa limosa islandica: la sottospecie islandica si riproduce principalmente in Islanda,

con un’ avamposto nelle isole settentrionali, e piccoli gruppi sulle isole Faeroes e Lofoten.

Questa popolazione sverna tra il Regno Unito, l’Irlanda, la Spagna e il Marocco.

Quindi questa specie ha un vasto e discontinuo areale riproduttivo che si estende

dall’Islanda all’Estremo Oriente della Russia, con popolazioni svernati in Europa, Africa,

Medio Oriente e Australasia (del Hoyo et alii. 1996). La specie migra attraverso un

ampio fronte e i suoi territori svernanti si estendono dalla Repubblica d’Irlanda

all’Australia, comprendendo il Mediterraneo, l’Africa Sub-Sahariana, parte del Medio

Oriente, India, Indocina, Taiwan, le Filippine, Indonesia e Malesia (Dutson 2011) (vedi

figura 10).

Figura 9: confine orientale dell’areale della

sottospecie nominale L.l.limosa.

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Figura 10: distribuzione della Pittima reale. Mappa pubblicata nel 2016 nella Lista Rossa delle specie minacciate dell’ IUCN.

Nidificante alle medie latitudini, soprattutto nelle regioni boreali e temperate, la Pittima

reale predilige prati umidi con erba moderatamente alta e suolo morbido (Johnsgard, 1981),

marcite, brughiere, occasionalmente usa aree sabbiose. I terreni agricoli sono di importanza

critica per la popolazione riproduttiva dell’Europa occidentale (del Hoyo et alii. 1996).

16

Preferisce habitat che includano gli estuari dei fiumi, lagune, bacini di acque salmastre

distese fangose lasciate dalla bassa marea, e zone umide interne, come sponde di laghi e

fiumi, terreni allagati e campi a riso, pascoli pianeggianti e prati da fieno (Johnsgard, 1981).

La sottospecie islandica mostra una notevole preferenza per le paludi di betulla nana ed

acquitrini (Gunnarsson et alii. 2006).

Durante la migrazione e nei quartieri di svernamento le pittime reali sono normalmente

localizzate negli estuari ed in grandi zone umide interne. Nelle recenti decadi, i campi di

riso sono diventati sempre più importanti durante l’inverno nell’Africa occidentale, e in

Spagna ed in Portogallo durante la migrazione primaverile (Gill et alii. 2007; Lourenco et

alii. 2010).

La sottospecie limosa tende a svernare in habitat d'acqua dolce, inclusi litorali paludosi,

piscine prati allagati e campi di riso irrigati.

La sottospecie islandica e melanuroides, comunque, spesso svernano in ambienti salmastri

come estuari, laghi con vasti litorali fangosi (Johnsgard, 1981), spiagge sabbiose, saline e

paludi costiere (del Hoyo et alii. 1996). Nonostante queste differenze c’è una notevole

sovrapposizione negli habitat invernali di queste due sottospecie (Various, 2007). I prati

stagionalmente allagati sono un habitat fondamentale per gli individui che svernano in

Irlanda (Hayhow, 2008).

La maggior parte degli adulti della sottospecie limosa lasciano i territori riproduttivi tra

giugno e luglio. Le popolazioni più orientali partono più tardi, a volte anche a settembre.

Uno studio fatto nel 2013 in Olanda (Hooijmeijer1 et alii. 2013), dimostrò l’esistenza di tre

modelli di migrazione. La maggior parte delle pittime lasciava i siti di riproduzione e

procedeva a sud diretti ai siti stop-over nel Mediterraneo, ossia Spagna, Portogallo e

Marocco, prima di raggiungere i quartieri di svernamento in Africa occidentale. Altri

individui, invece passavano, l’intera stagione non-riproduttiva nel Mediterraneo. Il terzo

modello invece includeva alcuni individui che volavano non-stop dai loro siti di

riproduzione in Olanda a quelli di svernamento nell’Africa occidentale.

La distribuzione invernale copre un’ampia area dal Senegal e Guinea-Bissau a occidente,

attraverso il Mali Chad e nel Medio Oriente fino all’Iran. Durante la primavera i più

importanti siti tappa sono intorno al bacino del Mediterraneo, con aree chiavi in Spagna e

Francia.

Le principali aree di svernamento della sottospecie limosa sono situate in Senegal

(Casamance) e in Guinea Bissau e in misura minore nelle larghe piane alluvionali del

Sahelian: il delta del fiume Senegal e dell’Inner Niger. Le pittime arrivano nell’Africa

occidentale tra fine giugno e settembre dove si radunano principalmente nei campi di riso

17

mentre un numero minore occupa zone umide naturali. Inizialmente si trovavano

soprattutto sui campi appena arati e appena seminati e parcellizzati (luglio-settembre). Più

tardi utilizzano i campi di riso in modo più estensivo.

2.2.2 Dieta

Si alimenta principalmente di invertebrati come insetti, anellidi, lombrichi e molluschi,

piccoli crostacei e aracnidi. Nei territori riproduttivi cavallette e ortotteri sono spesso

prevalenti nella dieta (Johnsgard, 1981). In particolare in inverno e durante la migrazione,

si alimenta anche di materiale vegetale, inclusi frutti di bosco, semi e grani di riso. Il cibo

viene localizzato per mezzo della vista e del tatto, sulla superficie dell’acqua o sondando il

terreno in profondità (figura 11).

.Figura 11: migrazione pre-riproduttiva, febbraio 2017. Pittima reale in alimentazione nella palude del

Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (provincia di Cuneo), importante zona stop-over per molti

caradriformi. Foto di Filippo Marmo.

2.2.3 Etologia

Questa specie è altamente gregaria ed è caratterizzata da abitudini migratorie trans-

sahariane, facendo voli a lunga percorrenza, spesso attraverso poche aree di stop-over e di

svernamento (del Hoyo et alii. 1996). Si riproduce tra aprile e metà giugno, in gruppi

semicoloniali di 3 coppie per ettaro (Gunnarsson et alii. 2006).

18

Gli individui che non si riproducono rimangono in stormi, spesso vicino alle colonie

riproduttive. Appena i giovani si involano, i riproduttori iniziano ad aggregarsi in stormi di

circa 500 individui (Cramp et alii. 1983). La specie migra verso sud tra fine giugno ed

ottobre. Durante la migrazione autunnale può sostare in stormi di 10 o 1000 individui nei

siti preferiti (del Hoyo et alii. 1996), e molti adulti si fermano in Marocco in luglio per la

muta. Altri invece compiono una migrazione non-stop dai siti riproduttivi a quelli di

svernamento come fu osservato nel 2009 quando un individuo dei 15 dotati di trasmittente

è volato dall’Olanda al Senegal nell’Africa occidentale in 72 ore coprendo una distanza di

più di 4.600 chilometri.

Il passaggio di ritorno avviene tra febbraio ed aprile (del Hoyo et alii. 1996), e le pittime

arrivano ai siti di riproduzione in gruppi di 5-30 individui (Johnsgard, 1981). Molti

individui del primo anno rimangono nelle aree di svernamento durante l’estate.

La Pittima reale ritorna al sito dove ha nidificato l’anno precedente, anche se dovesse

spostarsi ad un altro sito più avanti nella stagione. Questa strategia gli permette di riunirsi

con il partner, i quanto specie monogama, perché non è detto che passino la stagione non-

riproduttiva nello stesso sito. Tutti gli individui vengono osservati prima presso il sito di

nidificazione dell’anno precedente per la maggior parte del periodo che precede la

deposizione. Gli individui che successivamente cambiano sito di nidificazione si spostano

solo cinque giorni prima della deposizione. Il ritorno al sito precedentemente utilizzato

suggerisce che la decisione di spostarsi o meno viene fatta dopo aver investito un

considerevole lasso di tempo presso il sito precedentemente utilizzato.

La decisione di utilizzare il sito dell’anno precedente dovrebbe essere condizionata sia

dalle esperienze precedenti, quale ad esempio il successo riproduttivo, sia dalle condizioni

trovate dopo il ritorno (Dale et alii. 2006). Il comportamento che precede la decisione di

dove nidificare è chiamato ‘previsionale’: fornisce gli strumenti per raccogliere le

informazioni circa la qualità di un possibile sito riproduttivo, la cosidetta ‘informazione

pubblica’, è una fonte di conoscenze rilevanti (Danchin et alii. 2004). La qualità del sito

riproduttivo può essere giudicato dalla disponibilità del cibo, assenza o presenza dei

predatori, il numero di cospecifici, il successo riproduttivo dell’anno precedente e la

presenza di altre specie nidificanti (Van Den Brink et alii. 2008).

I nidi consistono in una fossa poco profonda di 12-15 cm di diametro, isolati con una

spessa cornice di gambi di erba, foglie e altra vegetazione disponibile (Cramp et alii. 1983).

I riproduttori mostrano un alto grado di fedeltà al sito del nido (del Hoyo et alii.1996) e

qualche livello di filopatria natale (Kruk et alii. 1998).

19

2.2.4 Popolazione globale

La popolazione globale è stimata a 614.000-809.000 individui (Wetland international

2016). Nell’ Europa occidentale la popolazione conta 162.000-183.000 individui (incluse

le 25.000 coppie in Islanda) nell’Europa orientale 90.000-165.000; in Asia centro-

occidentale 25.000-100.000; in Asia centrale e Siberia 150.000 (Asian Waterbird Census

unpublished date); nel resto dell’Asia e Australia 160.000 individui. (BirdLife species

factsheet, 2015) (tabella 1).

Distribuzione Numero individui

Europa occidentale 162.000-183.000

Europa orientale 90.000-165.000

Asia centro-occidentale 25.000-100.000

Asia centrale e Siberia 150.000

Asia orientale e Australia 160.000

popolazione globale 614.000-809.000

Tabella 1: distribuzione della Pittima reale.

2.2.5 Status

Globalmente, la Pittima reale è stata classificata come prossima alla minaccia

dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN, 2016) (tabella 2),

principalmente a seguito dei declini storici nei suoi territori riproduttivi dell’Europa

continentale. Il 90% della popolazione europea nord occidentale si riproduce in Olanda ma,

come risultato dell’intensificazione delle attività agricole, e della perdita di habitat, il

successo riproduttivo delle pittime (Kentie et alii. 2013 e 2015) e la dimensione della

popolazione riproduttiva sono calati in modo drammatico negli ultimi 50 anni (Gill et alii.

2007), facendo registrare una contrazione numerica di oltre il 70%. Gli andamenti della

popolazione variano nelle diverse zone.

La tendenza osservata nell’Europa occidentale, si osserva anche nella maggior parte

dell’area del mar Baltico, ma nella parte settentrionale dell’area Baltica (Finlandia, Russia)

sembra essere in lento aumento. Sta di fatto che la popolazione nel mar Baltico rappresenta

meno del 10% della popolazione Europea.

Diminuzioni sono state riportate anche nell’areale di svernamento della specie in Australia,

che tiene circa il 50% della popolazione svernante della L.l. melanuroides (Watkins, 1993);

in Asia centrale invece, la popolazione appare stabile o fluttuante. In Islanda i numeri sono

20

in aumento, anche se con 50.000-75.000 individui, questa popolazione rappresenta solo

una piccola parte della popolazione globale (Gill et alii. 2007, Wetland International in

press). Ci sono stati importanti cambiamenti anche nella distribuzione invernale di questa

specie. Attualmente, infatti, nell’Africa occidentale, come il Senegal, Marocco e Guine-

Bissau presentano un numero di pittime molto inferiore rispetto a 20 anni fa, mentre in

Mali, Chad e nord Cameroon i numeri sono rimasti più o meno stabili. Un numero

maggiore di pittime si conta in Portogallo ed in Spagna, mentre le aree umide della Francia

hanno perso una parte la loro importanza (Lourenço P. M. et alii. 2011).

2.2.6 Livello di tutela

LISTA ROSSA: in pericolo in modo critico.

CATEGORIE DI TUTELA:

SPEC 2, Direttiva Uccelli all. 2; Berna all. 3, Bonn all. 2

(vedi tabella 2)

Anche se questa specie è ampiamente distribuita e ha una grande popolazione mondiale,

il numero di individui sta diminuendo rapidamente in alcune popolazioni, in particolare

quelle europee che dopotutto contengono la maggior parte degli individui della

specie (figura 12).

Quindi nel complesso, la popolazione mondiale è stimata essere in declino ad una velocità

tale che la specie si qualifica come quasi minacciata.

C’è ancora un certo grado di incertezza circa la dimensione e l’andamento di alcune delle

sub-popolazioni. Nonostante ciò guardando al migliore e peggiore dei casi, le informazioni

disponibili suggeriscono che la popolazione globale è probabilmente diminuita tra il 14% e

33% negli ultimi 15 anni (=3 generazioni).

21

Distribuzione della Pittima reale.

Europa occidentale

Europa orientale

Asia centro-occidentale

Asia centrale e Siberia

Asia orientale e Australia

Figura 12: distribuzione mondiale del numero di individui di pittima.

Status globale Prossima a minaccia

Status europeo Prossima a minaccia

Categoria SPEC* 2

Direttiva Uccelli Allegato II/2

Convenzione di Berna Appendice II

Convenzione di Bonn Appendice II

Afrucan-Eurasian Migratory Waterbird

Agreement Colonna B 2c4 eccetto

l'islandica colonna A 3°5

Convention of International Trade on

Endangered Spieces No listed *specie le cui popolazioni mondiali sono concentrate in Europa, ma hanno uno sfavorevole stato di conservazione in Europa.

Tabella 2: conservazione internazionale e stato giuridico della Pittima reale.

22

2.2.7 Minacce

La perdita di habitat adatto alla nidificazione in seguito alla bonifica delle aree paludose,

all’intensificazione delle pratiche agricole e nel verso opposto l’abbandono, sono le

minacce più significative per le specie che utilizzano habitat simili alla Pittima reale

(Kentie et alii. 2013).

Le attività dannose comprendono la conversione dei prati umidi in terra arabile, l’aumento

dell’utilizzo dei fertilizzanti e il drenaggio dei prati, l’inondazioni artificiali di habitat di

nidificazione e gli anticipati e frequenti tagli dell’erba come adattamento delle pratiche

agricole al cambiamento climatico, primavere calde, l’eccessiva crescita della macchia,

terre reclamate da interessi e sviluppi antropici, la costruzione di strade, parchi, disturbi dei

passanti (Tucker and Heath 1994, Hayhow 2008, Oomen 2008, Holm and Laursen 2009,

Kleijn et alii. 2010, Kentie et alii. 2013).

L’aumento della popolazione di predatori è una significativa causa di mortalità nei Paesi

Bassi, esacerbato dalle attività agricole che riducono in modo eccessivo la copertura

necessaria per questa specie (Schekkerman et alii. 2009).

Nei campi intensamente pascolati, il calpestamento è la causa maggiore di perdita di nidi, e

il passaggio alle monocolture ha ridotto la disponibilità di insetti necessari per la loro

alimentazione (Oomen, 2008). In alcune aree, i prati vengono trasformati da ‘naturale,

fiorito ricco di specie vegetali e umido’ a monocoltura per l’insilaggio che conduce ad una

perdita di nidi con uova e pulli per i tagli e starvation dei giovani a causa dell’assenza di

cibo (Schekkerman & Beintema, 2007).

La frammentazione dell’habitat può causare particolari problemi a questa specie, che

nidifica in colonie e sub-colonie disperse per proteggersi contro i predatori perché

potrebbe essere improbabile riprodursi con successo in una piccola area di habitat.

La caccia potrebbe anche essere una possibile causa di declino per le pittime, anche se la

Francia sta seguendo dagli inizi del 2008 il resto dell’Unione Europea rendendo effettivo il

bando sulla caccia per questa specie (IUCN, 2016).

Fuori dall’UE, per esempio nei territori svernanti in Africa, si sa che si svolge la caccia ma

la sua scala e l’impatto sono sconosciuti. L’inquinamento dell’acqua è probabilmente un

problema in alcuni habitat di questa specie, e la siccità nei quartieri invernali nell’Africa

occidentale potrebbero avere un impatto negativo sulla popolazione europea delle pittime

(Tucker & Heath, 1994).

Le zone umide sono state intensamente bonificate nell’Africa occidentale, per la

produzione di energia, stoccaggio dell’acqua e per l’agricoltura (Gill et alii. 2007).

23

La popolazione islandese di pittime potrebbe essere messa a rischio dalla politica del

governo islandese sull’incoraggiamento dell’afforestamento degli habitat di pianura dove

si riproducono.

Le minacce sulla migrazione comprendono inquinamento, disturbo antropico, impianti di

energia a marea, stagni per l’acqua coltura, conversione di terre per usi agricoli, espansione

dei centri urbani l’intensificazione delle attività agricole nelle risaie.

Il cambiamento climatico può certamente influire (Oomen, 2008). Gli arrivi

progressivamente anticipati all’Africa occidentale delle pittime a causa dei tentativi

infruttuosi di riproduzione, ha portato a creare conflitti con gli agricoltori, e localmente ha

causato una perdita del 5-6% degli uccelli adulti dovuta alla caccia. Si osserva un notevole

declino nei siti riproduttivi vicini a strade altamente trafficate (van der Zande et alii. 1980;

Reijnen et alii. 1996).

La filopatria natale comporta che un basso reclutamento locale potrebbe risultare

catastrofico per i singoli siti di riproduzione (Kruk et alii. 1998).

Uno studio recente dimostra che il reclutamento dagli habitat ottimali verso habitat di

bassa qualità agiscono come lacune e quindi questi soggetti sono considerati perduti dalla

popolazione. e questo si ripercuote sull’efficacia delle misure agro-ambientali (Kentie et

alii. 2015).

.

24

2.3 AREA DI STUDIO

Questo studio è stato effettuato nella primavera del 2017 sui terreni della Tenuta Oschiena

(45°30′N 8°26′E) area situata nel comune di Crova (VC)(figura13).

Questa zona presenta un mosaico di campi con diversi stadi di lavorazione, il paesaggio è

caratterizzato dall’orizzontalità, e dall’apertura. Le uniche strutture verticali, sono gli

edifici delle Tenute dell’Oschiena e della Nuova Oschiena situate ad una distanza di 385

metri l’una dall’altra. La proprietaria della cascina Oschiena, che dal 2013 collabora

attivamente nella protezione della specie, non utilizza fertilizzanti, non diserba gli argini

con glifosate, normalmente utilizzato sui terreni delle tenute vicine, lascia ogni anno circa

9 ettari di camere di risaie incolte fino a giugno, e allaga prima del tempo le vasche a riso.

Figura 13: collocazione della tenuta Oschiena (circolo rosso) nell’area di nidificazione della Pittima reale

nelle risaie piemontesi tra il 1977 e il 2017.

In questo modo garantisce un ambiente dotato di un buon livello di biodiversità, con

un’alternanza di campi asciutti, inerbiti e vasche allagate dove i limicoli possono

alimentarsi durante la migrazione pre-riproduttiva, e altre specie, come il Cavaliere d’Italia,

la Pavoncella e la Pittima reale, nidificare (vedi figure 14 e 15 ).

25

Figura 14: vasca a riso

allagata (20/05/2017).

Figura 15 : vasca a

riso in fase di

accrescimento con

argini inerbiti

(20/05/2017) .

Gli argini inerbiti tra le vasche offrono protezione ai giovani (figura 15) (Wiggers et alii.

2016) mentre quelli lungo le strade isolano i campi usati per l’alimentazione o per la

nidificazione, dal disturbo antropico provocato dal passaggio dei veicoli. Dai primi di

aprile, si osservano campi con diversi livelli di umidità, e colture (principalmente riso, orzo,

soia, mais).

I ‘campi delle pittime’ (lasciati gentilmente da Alice Cerutti, proprietaria dell’Oschiena)

presentano un habitat diverso a seconda dell’ultima lavorazione effettuata.

Quest’anno è stato lasciato un incolto con vegetazione medio alta in cui sono state fatte tre

strisce di erpicatura larghe quattro metri in ciascuna vasca, fornendo zone adeguate alla

nidificazione con erba bassa e rada.

Le colture variano di anno in anno secondo i calendari dei vari agricoltori e il tipo di

produzione che seguono. Quest’anno erano presenti campi asciutti come stoppie di riso,

campi a orzo, soia, e vasche a riso con diversi gradi di umidità, ossia allagate, umide

(acqua nelle coline) ed asciutte con il riso in fase di accrescimento.

26

2.4 MATERIALI E METODI

Per la stesura di questo elaborato è stata utilizzata una vasta e ricca letteratura che

comprende i lavori e le ricerche svolte nel corso degli anni sulle popolazioni di Pittima

reale, in particolare della sottospecie limosa, riguardanti lo status, la distribuzione, l’habitat

e la riproduzione.

Per quanto riguarda la situazione della sottospecie nominale in Italia, sono stati consultati i

pochi articoli pubblicati fino ad oggi per un sito che seppure rappresenti un’area marginale

rispetto all’areale riproduttivo di questa specie, resta comunque l’unico a livello nazionale

in cui la specie nidifica in modo regolare.

Dai resoconti ornitologici regionali del Gruppo Piemontese Studi Ornitologici (GPSO),

sono stati ricavati il numero massimo giornaliero annuo di individui osservati durante la

migrazione pre-riproduttiva nell’area di studio, il numero di coppie, di giovani involati, e la

distribuzione delle osservazioni a livello regionale.

Dai dati inediti di Mauro Della Toffola, ornitologo che annualmente monitora l’evoluzione

delle poche coppie che nidificano nelle risaie vercellesi, possiamo osservare il numero di

nidi rintracciati durante i suoi sopralluoghi. Con il passare degli anni si è osservato un

incremento nel numero di nidi monitorati e di conseguenza un aumento nel numero di nidi

distrutti o persi. Grazie alla collaborazione della proprietaria della Tenuta Oschiena, è

stato possibile salvare alcuni nidi nel corso degli anni, posticipando le lavorazioni, ed

intervenire su altri mettendoli in sicurezza, evitando così che venissero distrutti.

Alcuni nidi, situati nelle vasche che dovevano essere allagate sono stati sollevati, ma

questo sistema mostrò alcuni limiti, perché se da una parte preveniva l’inevitabile

sommersione del nido e perdita della covata, dall’altra ha reso il nido più esposto alla

predazione della Cornacchia grigia (Corvus cornix), che lo individuava più facilmente

perchè non più criptato dalla vegetazione. La specie nelle risaie vercellesi si insedia nei

quartieri di nidificazione tra fine marzo e i primi di aprile. Depone da tre a quattro uova, di

norma a partire dalla seconda decade di aprile. Le prime schiuse, sempre più rare con la

prima deposizione, avvengono tra la prima e la seconda decade di maggio. Le covate

sostitutive, ormai regolari per quasi il 100% delle coppie nidificanti avvengono nel mese di

maggio fino alla seconda decade di giugno (Della Toffola/2° et alii. 2017).

Dai primi di marzo, l’area di studio è stata visitata settimanalmente (due o tre giorni a

settimana) per monitorare i soggetti in migrazione, mentre più avanti le osservazioni hanno

riguardato le coppie nidificanti (prima decade di aprile). Per ognuna di queste si segnava il

campo in cui si osservava, l’attività della coppia (parata, alimentazione, ricerca di un sito

27

adatto per il nido, difesa, cova, riposo), il tipo di habitat scelto per il nido (su di un elenco

di sette tipologie scelte a priori), data di deposizione (esatta o presunta), in caso di perdita

della covata, la causa determinata o indeterminata, e presenza o assenza di altri

caradriformi (Cavaliere d’Italia e Pavonvella). Per non disturbare la piccola colonia, i

sentieri tra i campi venivano percorsi con la macchina e i soggetti venivano individuati a

grandi distanze con binocolo e cannocchiale. I nidi venivano localizzati osservando i

soggetti in alimentazione che tornavano al nido per dare il cambio al partner, o quelli che

si involavano per difendere il sito dalle cornacchie o dai falchi di palude (Circus

aeruginosus) che nell’ultima decade di aprile battevano i canali e i campi in cui avevano

nidificato le pittime. Quando durante un sopralluogo una coppia non veniva vista in cova,

il sito di nidificazione veniva ispezionato. Se il soggetto mancante si involava ci si

allontanava in modo da permettergli di tornare subito sul nido, altrimenti si percorreva il

campo alla ricerca del nido e di eventuali gusci delle uova predate (figura 16). I nidi

localizzati sui terreni agricoli della Tenuta Oschiena venivano immediatamente riportati ai

proprietari, in questo modo si valutava caso per caso le tempistiche di cova, lavorazioni e

manovre per risparmiare il nido della coppia. I nidi localizzati in campi, posti al di fuori

delle proprietà dell’Oschiena, sono stati segnalati all’agricoltore posizionando due picchetti

di legno posti a dieci metri, in modo che il nido risultasse a metà di questi (figura 17).

Figura 16: ritrovamento dei gusci delle uova di Figura 17: picchetti messi in un campo di soia il

pittima nei campi di orzo il 7/05/2017. 03/06/2017.

28

2.5 RISULTATI

Nei primi anni 2000, la Pittima reale era distribuita nelle risaie vercellesi in quattro siti di

nidificazione, con un massimo di 16 coppie nel 2008.

Nel corso degli ultimi anni, come nel resto dell’Europa si è assistito ad una contrazione

della sua distribuzione (Kentie R. et alii., 2016; Robie F. et alii. 2012), arrivando nel 2010

a concentrarsi in un unico sito (nel comune di Crova), ed a 8 coppie nel 2017 (figura 18).

Specie di passo regolare in provincia di Vercelli, la pittima è stata sempre riscontrata in

periodo primaverile a partire dal mese di marzo, mentre il passo post-nuziale è

praticamente inconsistente.

Andamento della Pittima reale nei campi agricoli a Vercelli nel periodo 2000-2017.

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

Coppie territoriali Siti di nidificazione

Co ppie te rrito ria li 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8

Siti di nidific azio ne 3 4 3 4 3 4 3 3 2 3 1 1 1 1 1 1 1 1

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Figura 18: numero di coppie e siti di nidificazione dal 2000 al 2017.

Ciò dipende dal fatto che la presenza della specie nell’area di studio è legata alle pratiche

agricole, si osservano infatti soggetti sporadici nei mesi di luglio e agosto, la data più

estrema risale all’ 8 ottobre del 2016 (Crescentino, VC; Della Toffola inedito); nel 2015 è

stato osservato un giovane in volo nella prima decade di luglio sulla Tenuta Oschiena.

Nelle poche zone umide naturali della Regione e nei ripristini ambientali come il Centro

Cicogne ed Anatidi di Racconigi in provincia di Cuneo, le pittime si osservano dai primi di

febbraio, e la data più tardiva è stata segnata il 12 settembre del 2012. Quest’anno il

conteggio dei soggetti nelle risaie vercellesi, diretti ai siti di riproduzione nel nord Europa,

ha presentato i valori minimi rispetto ai conteggi annuali a partire dagli anni 2000.

29

Se e come le variazioni della fenologia migratoria della specie possa influenzare la

popolazione di pittime nidificanti nell’area di studio non è stato ancora verificato. Si può

osservare l’andamento fluttuante del numero massimo di individui osservati per anno nella

figura 19, con valori di 170, 147 rispettivamente nel 2010, 2011, e 28 soggetti nel 2017.

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

110

120

130

140

150

160

170

180

Coppie territoriali Massimo conto giornaliero annuo

Coppie territoriali 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8

Massimo conto giornaliero annuo 67 54 49 24 52 36 52 57 65 71 170 147 53 36 38 61 44 28

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Figura 19 : andamento del numero massimo di individui durante la migrazione pre-riproduttiva (in rosso).

Dai monitoraggi effettuati nel 2017 si osserva, come riportato nella figura 20, che il

passaggio pre-riproduttivo nelle risaie vercellesi si concentra nel mese di marzo con un

picco nell’ultima decade del mese.

A partire dall’ultima decade di aprile i conteggi riguardano solo più gli individui delle

coppie riproduttive della popolazione italiana.

Fenologia della migrazione pre-riproduttiva della Pittima reale nelle risaie vercellesi,

anno 2017.

0

5

10

15

20

25

30

Numero individui

Numero individui 4 9 28 22 18

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Figura 20: andamento del numero massimo di individui osservati nei mesi di marzo e di aprile (2017)

suddivisi per decade (in ascissa).

30

Per quanto riguarda la popolazione di pittime che nidifica

annualmente nell’area di studio, possiamo osservare che se

nella prima decade degli anni 2000 in media ci sono state

12,8 coppie, con un massimo di 16 nel 2008 e un minimo di

10 nel 2000, 2002, 2003; dal 2010 al 2017 possiamo

calcolare una media di 10 coppie con un massimo di 11 nel

2013, e un minimo di 8 nel 2017 (Tabella 3).

Negli ultimi otto anni la popolazione è diminuita in media

del 4,7% annui rispetto alla media del numero di coppie

osservate nel periodo precedente (2000-2009).

Tabella 3: andamento delle coppie territoriali di Pittima reale nel periodo 2000-2017 nelle risaie vercellesi.

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

Coppie territoriali Giovani Siti riproduttivi

Coppie territoriali 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8

Giovani 0 7 1 5 2 11 5 3 0 1 0 1 1 3 1 1 0 0

Siti riproduttivi 3 4 3 4 3 4 3 3 2 3 1 1 1 1 1 1 1 1

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Figura 21: andamento della popolazione di Pittime reale nidificante nelle risaie vercellesi tra il 2000-2017.

Da un’analisi temporale dei dati relativi al successo riproduttivo dell’unica colonia italiana

di pittima, si osserva che il numero di giovani involati non dipende dal numero di coppie

nidificanti (figura 21). Infatti nel 2008 nonostante ci fossero 16 coppie territoriali nessuna è

Anni Coppie

territoriali

2000 10

2001 14

2002 10

2003 10

2004 12

2005 12

2006 15

2007 14

2008 16

2009 15

2010 12

2011 12

2012 10

2013 11

2014 9

2015 9

2016 9

2017 8 media

2000-2009 12,8

media 2010-2017 10

31

riuscita a portare a termine la cova. Quindi conoscendo l’enorme impatto che hanno le

attività agricole, che spesso causano la distruzione completa della colonia o più raramente

di una parte di essa, e sapendo che nel periodo 1985-1998 il 50% delle colonie andava

persa per tale ragione (Della Toffola et alii. 1999), si è deciso di valutare se e come questo

impatto è variato nel periodo 2010-2017.

In quest’ultima analisi i valori sono variati in modo negativo, portando al 57,5% la

distruzione dei nidi per le pratiche agricole, al 22,5% per cause non bene specificate, ed un

solo 20% di esito positivo (Della Toffola/1° et alii. 2017).

Per valutare le scelte ambientali per la nidificazione, i ‘campi delle pittime’, negli ultimi tre

anni, sono stati preparati con diverse metodologie di lavorazione, prima dell’arrivo dei

contingenti nidificanti, in modo da facilitare gli individui in arrivo a insediarsi nei terreni

dedicati, anche se non sempre ha dato i risultati sperati (Della Toffola/2° et alii. 2017).

Dall’analisi dei dati sulla scelta ambientale sarà anche possibile osservare come la scelta di

certi habitat si traduca in un alto tasso di distruzione dei nidi da parte delle lavorazioni

agricole.

Quest’anno sono state osservate 8 coppie nel sito della tenuta Oschiena, di cui 7 hanno

nidificato a partire dalla seconda decade di aprile, e posto una covata di sostituzione tra la

seconda e la terza decade di maggio.

Sono stati scelti sette ambienti a priori (basandosi sugli ambienti osservati nel corso degli

anni):

• Incolto e stoppie: stoppie della stagione precedente con erbaio ed infestanti varie

(senza stoppie) rade di altezza 10-30 cm.

• Coltivo a filari: coltivazioni a file tipo soia, mais.

• Coltivo rado ed irregolare: coltivazioni seminate a spaglio, tipo orzo, grano, riso in

asciutta, dai 5 ai 30 cm.

• Prato stabile: prato polifita con erbe alte 10-20 cm.

• Arato, erpicato: terra brulla irregolare.

• Terreno lavorato spianato: terreno nudo in piano senza vegetazione.

• Altro: argini di risaia inerbiti, stradine con erba, capezzagne.

Occorre precisare che a causa delle semine sempre più tardive, non sempre sono presenti

tutti gli ambienti al momento della prima deposizione, sfasando leggermente il

risultato finale.

Quest’anno erano presenti quattro dei sei ambienti appena descritti (tabella 4, figura 22), in

base al numero di nidi presenti in ciascun ambiente e considerando le deposizioni di

32

sostituzione possiamo dire che le coppie nidificanti preferiscono per un 29% l’incolto e

stoppie, per un 57% i coltivi radi e irregolari, e per un 14% i coltivi a filari.

Scelte ambientali della pittima stagione

riproduttiva 2017.

Incolto e stoppie

Arato, erpicato

Altro

Coltivo a filari

Coltivo rado edirregolare

Figura 22: scelte ambientali della Pittima reale nel sito riproduttivo in Piemonte, anno 2017.

Incolto e stoppie

29%

Coltivo rado ed irregolare

57%

Coltivo a filari

14%

33

Arato, erpicato

0%

Altro

0%

Tabella 4: analisi ambientale nelle risaie vercellesi nel periodo riproduttivo aprile-giugno 2017.

Dei quattro habitat elencati, solo il coltivo a filari non era presente fin dagli inizi della

stagione riproduttiva, ma solo a partire dal 20 maggio, quando l’orzo, seminato male, fu

sostituito con la soia.

Quindi si ipotizza che il basso valore dei coltivi a filari può dipendere da questo motivo;

bisogna anche considerare che la soia aveva appena cominciato l’accrescimento e non

superava più di qualche centimetro in altezza, quindi tale ambiente potrebbe rientrare nella

categoria: terreno lavorato spianato.

Queste considerazioni saranno da riconsiderare con le osservazioni dei prossimi anni. Le

vasche incolte, con tre strisce di erpicatura intervallate da erba alta 10-30 cm, non furono la

prima scelta delle pittime reali, le quali hanno preferito l’orzo rado ed irregolare.

Considerando il numero di nidi conteggiati quest’anno, quelli presenti nelle vasche delle

pittime rappresentano appena il 14%. Si sono avanzate delle ipotesi riguardo il tipo di

copertura erbacea e il tipo di suolo, infatti è risaputo che le pittime preferiscono il terreno

morbido (Johnsgard, 1981) ma le strisce di erpicatura si sono asciugate in fretta in seguito

alle alte temperature e al clima secco, per cui non erano adeguate per la costruzione del

nido. Quindi dalle osservazioni effettuate è evidente come le pittime preferiscano il terreno

appena lavorato dalle macchine agricole o quello morbido dei campi di riso asciugati, dove

possono facilmente creare il loro nido.

34

Una coppia è stata osservata fare cinque tentativi in una campo di riso asciugato prima di

andare ad alimentarsi e a riposarsi nella vasca adiacente allagata. Mentre il maschio

cercava il sito adatto, la femmina si teneva a distanza zigzagando nel campo,

apparentemente non curante del partner; ma appena questo si accovacciava la femmina

tornava sui suoi passi e si dirigeva dritta verso il partner. A volte dava solo un’occhiata per

riprendere subito ad allontanarsi, un paio di volte ha provato a sistemarsi. Inoltre, oltre ai

campi lavorati dalle macchine agricole, dall’analisi effettuata le pittime sembrano preferire

anche i campi a stoppie, che oltre ad essere facilmente percorribili dai pulcini, gli

garantiscono un’ottima copertura da cornacchie e rapaci.

Di seguito sono riportati in figura 23 i rsultati dello sforzo riproduttivo di questa specie

nelle risaie vercellesi relativo al periodo 2000 – 2017 (va considerato che la II deposizione

interessa quasi il totale delle coppie per anno). La tabella n°5 e la figura 24, illustrano i dati

sulle scelte ambientali per il periodo 2000-2017 per 295 covate (I e II deposizione) (Della

Toffola/2° et alii. 2017).

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

Coppie territoriali Nidi Giovani

Co ppie te rrito ria li 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8

Nidi 8 14 9 9 9 12 15 12 11 9 4 7 8 10 7 8 7 7

Gio vani 0 7 1 5 2 11 5 3 0 1 0 1 1 3 1 1 0 0

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Figura 23: dinamica di popolazione della Pittima reale nelle risaie vercellesi nel periodo 2000-2017.

Incolto e

stoppie

Arato,

erpicato

Altro Terreno

lavorato

spianato

Coltivo a

filari

Coltivo

rado ed

irregolare

Prato

stabile

45% 14% 1% 5% 11% 24% 0%

Tabella 5: analisi ambientale 2000-2017 per 295 covate (prima e seconda deposizione).

35

Scelte ambientali della Pittima reale nelle risaie

vercellesi

Incolto e stoppie

Arato, erpicato

Altro

Terreno lavorato spianato

Coltivo a filari

Coltivo rado ed irregolare

Prato stabile

Figura 24: analisi ambientale 2000-2017 per 295 covate (prima e seconda deposizione)

2.6 DISCUSSIONE La maggior parte della popolazione riproduttiva europea di Pittima reale appartiene alla

sottospecie nominale L.l.limosa, le popolazioni nordiche in Norvegia, Islanda e Scozia

sono della sottospecie islandica. Le principali popolazioni riproduttive della nominale si

trovano nel mare di Wadden (Paesi Bassi e Germania), Russia, Bielorussia e Polonia

(figura 25). L’intera popolazione europea conta più di 99.000 coppie.

Figura 25: siti riproduttivi (grigio chiaro) e di svernamento (grigio scuro) della Pittima reale

(vedi Julia Schroeder).

36

Per questa specie, il collo di bottiglia è un inadeguato successo riproduttivo perché troppi

pochi pulcini sopravvivono a causa delle lavorazioni agricole e probabilmente della

predazione (Schekkerman et alii. 2009). La soluzione consisterebbe nell’assicurare la

presenza di un sufficiente numero di prati con erba alta ed una struttura vegetale aperta

durante il periodo che precede l’involo dei giovani (maggio-giugno) in modo che i pulcini

possano alimentarsi e nascondersi (Schekkerman & Beintema, 2007). Tuttavia assicurare

un adeguato numero di ‘prati per pulcini’ non è facile perché le terre vengono lavorate in

modo da ottenere la massima produttività.

Nel 2017 però, alcune popolazioni hanno avuto dei risultati decisamente positivi. In

Olanda ad esempio, grazie all’impegno di Astrid Kant, che per cira 30 anni ha protetto i

pulcini di pittima dai mezzi agricoli usati per falciare i prati. Nel corso degli anni ha

convinto 30 agricoltori a cooperare con lei lasciandole marcare i nidi sulle loro terre, in

modo da poterli evitare durante le lavorazioni. In aggiunta gli agricoltori hanno creato ‘il

prato per pulcini’ dove questi possono crescere al sicuro, questi prati non vengono falciati

fino a giugno, mentre gli alti vengono falciati in aprile. Quest’anno è stato un anno

sorprendente perché Astrid è riuscita a trovare 240 nidi e ad inanellare 41 giovani pronti

all’involo.

Anche in Inghilterra il 2017 è stato un anno roseo, grazie al progetto Godwit, una

partnership tra la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e la London Wetland

Centre (WWT) con importanti finanziamenti del programma comunitario LIFE Nature,

Natural England e l’Heritage Lottery Fund. Il progetto mira a garantire il futuro delle

pittime nel Regno Unito, ed è concentrato su due zone umide dell'est dell'Inghilterra - gli

Ouse e le Nene Washes.

Il Regno Unito ospita una piccola popolazione riproduttiva di pittime di circa 60 coppie.

Storicamente, a Ouse Washes il numero di individui aumentò rapidamente fino a

raggiungere un picco di 65 coppie nel 1970 prima di calare a tre coppie nel 2004. Nella

Nene Washes invece gli individui aumentarono in modo stabile fino a 42 coppie nel 2004.

Il costante declino a Ouse Washes è dovuto ai continui allagamenti del fiume che

periodicamente sommerge il sito riproduttivo delle pittime, mentre la popolazione a Nene,

che raramente viene allagata in primavera, è in aumento.

Ouse Washes è classificaza come Special Protection Area (SPA), è un sito Ramsar ed un

sito di Speciale Interesse Scientifico (SSSI). Questo progetto, che nasce dall’idea di quello

condotto con risultati positivi, nell’Estremo Oriente russo per la salvaguardia del

gambecchio becco a spatola (Eurynorhynchus pygmeus), spera di ottenere risultati simili.

37

Il programma di intervento ha richiesto la raccolta delle uova delle coppie dai nidi e il

completamento dell’incubazione nelle incubatrici. Le coppie a Nene Washes a cui sono

state portate via le uova hanno avuto la possibilità di fare una seconda deposizione, mentre

i giovani schiusi negli incubatoi sono stati messi in larghi box dove hanno potuto crescere

senza il rischio di venire predati. A nove giorni sono stati spostati in voliere in cui è stato

ricreato l’ambiente naturale che troverebbero fuori, e in questo modo erano esposti alla

luce e ai suoni del loro habitat naturale. Dopo essere stati inanellati, e dopo un controllo

veterinario furono messi nelle voliere di rilascio dove hanno potuto implementare il volo

prima di venire rilasciati.

Quest’anno gli sforzi congiunti di WWT e RSPB hanno permesso l’allevamento e il

rilascio di 26 giovani di Pittima reale.

In Italia invece, nell’area di studio, la popolazione riproduttiva è caratterizzata da un

andamento fluttuante tra il 1977 e il 2017, e risulta in calo del 4,7% annuo negli ultimi otto

anni. Nel 2017 la popolazione è stata sottoposta ad un alto livello di stress, a causa di un

apparente aumento del numero di predatori (Cornacchia grigia e Falco di palude) che

hanno battuto il sito soprattutto nell’ultima decade di aprile e la prima di maggio.

Le pratiche agricole invece, lasciano un limitato periodo di tempo per la cova, ed

un’anticipazione delle stesse non può che aggravare l’incidenza che hanno sul successo

riproduttivo delle pittime.

Uno studio effettuato nei Paesi Bassi (Kleijn et alii. 2010), sostiene che l’avanzamento

delle lavorazioni agricole non dipendono da un’intensificazione delle stesse, quanto

piuttosto dal cambiamento climatico. Infatti le alte temperature primaverili, anticipano la

crescita dei coltivi, dell’erba, e di conseguenza l’intervento degli agricoltori.

La tempistica dei fattori negativi che influenzo la riproduzione della Pittima reale, nelle

risaie vercellesi, vede prima il disturbo antropico per la rilevante presenza di fotografi

naturalisti che tra fine marzo e aprile percorrono gli argini tra i campi per fotografare i

limicoli inconsapevoli del disturbo che recano ai soggetti, poi un picco della pressione

predatoria, ed infine le lavorazioni agricole.

Si comprende quindi che per organizzare un piano di conservazione delle pittime in questo

sito bisogna agire su più fronti. Aumentare l’informazione, attraverso un piano di

responsabilizzazione della comunità locale, dei fotografi; garantire una superficie adeguata

per le pittime per limitare il successo dei predatori; permettere agli agricoltori di

interessarsi al caso e collaborare nella creazione di un ambiente adeguato. I proprietari

della cascina Oschiena, Alice Cerutti e Simone Pavan, dal 2014 collaborano con Mauro

Della Toffola, Franco Carpegna e Gianfranco Alessandria, impegnando risorse proprie.

38

Cerutti e Pavan stanno aspettando che passi il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per

ottenere i finanziamenti e poter trasformare le loro proprietà in una palude con la speranza

di garantire un maggior successo riproduttivo della Pittima reale.

Va ricordato che il sito in cui si riproducono le pittime è un’area ZPS (Zona di Protezione

Speciale). Tali aree sono state individuate dagli Stati membri dell'Unione Europea,

riportate nella Direttiva 79/409/CEE nota come Direttiva Uccelli, e assieme alle zone

speciali di conservazione costituiscono la Rete Natura 2000. Tutti i piani o progetti che

possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e

necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di valutazione di

incidenza ambientale. La Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) ha lo scopo di

accertare preventivamente se determinati progetti possano avere incidenza significativa

sui Siti di Importanza Comunitari (SIC), sulle Zone Speciali di Conservazione e sulle ZPS.

Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della Direttiva 92/43/CEE

"Habitat". I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani

agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti, sono obbligati a predisporre uno studio (di

incidenza) per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto

degli obiettivi di conservazione del medesimo.

Negli ultimi anni la collaborazione con Alice Cerutti è stata molto utile, perché ha

permesso di proteggere i nidi presenti sulle sue proprietà facilitando il completamento della

cova delle pittime.

Con la supervisione costante di Mauro Della Toffola, hanno protetto i nidi di pittima durate

il diserbo delle camere di risaie mettendo un cesto sui nidi proteggendo così le uova (figura

26 e 27). Nelle camere che dovevano essere allagate, come accennato in precedenza, hanno

provato a sollevare i nidi, in modo che non venissero sommersi. Sebbene le pittime fossero

tornate sui nidi, purtroppo le uova furono predate dalle cornacchie grigie.

A parte gli interventi diretti, alcune caratteristiche delle terre dell’Oschiena creano le

condizioni di biodiversità che aumentano la qualità dell’ambiente. Infatti i margini dei

campi non sono trattati con il glifosate, né l’erba che vi cresce viene taglita, e soprattutto

non vengono utilizzati fertilizzanti nei loro campi. Questo garantisce una struttura

vegetativa e una quantità di artropodi ideale per la crescita dei pulcini (Ernst, 2009).

Nonostante questo le pittime a volte scelgono di nidificare fuori dalle loro proprietà, fuori

dai ‘prati per pittima’.

Si è cercato di attirarle posizionando delle sagome di legno con la forma e i colori delle

pittime, ma non si può dire se sia servito. Implementando l’analisi delle scelte ambientali

speriamo di comprendere meglio le scelte di questa specie per il sito di nidificazione ed

39

utilizzare tali conoscenze per formulare un piano di gestione nell’area studiata. Della

Toffola, inoltre ha provveduto a fare dei cartelli per informare i fotografi e le persone che

percorrono i sentieri vicino ai campi scelti dalle pittime, di non passare da quella parte in

quel periodo, per evitare il disturbare gli individui in cova e ridurre quindi lo stress.

L’impegno costante, di queste persone, è stato accompagnato dal successo riproduttivo di

alcune coppie che sono riuscite ad allevare almeno un pulcino (figura 28).

Figura 26: diserbo in un campo a riso, con i nidi coperti.

Figura 27: cesto posto sul nido di pittime.

40

L’obiettivo quindi è quello garantire, il prima possibile, un ambiente sicuro per pittime

dove possano nidificare senza il problema delle lavorazioni agricole, perché ancora oggi

purtroppo la collaborazione da parte degli altri agricoltori è molto bassa.

Comunque gli sforzi sono mirati e ogni anno implementati, nella creazione di un rapporto

di collaborazione con gli agricoltori i cui campi vengono scelti dalle pittime.

Figura 28: giovane di Pittima reale in alimentazione in una vasca a riso allagata.

41

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Desidero innanzitutto ringraziare il prof. Pier Giuseppe Meneguz, relatore della mia tesi,

per l’aiuto, la pazienza e il tempo che mi ha dedicato durante la stesura di questo lavoro.

Vorrei esprimere la mia gratitudine al signor Bruno, a sua figlia Gabriella e a tutta la

famiglia Vaschetti, per la disponibilità dimostrata durante il periodo di stage presso il

Centro Cicogne di Racconigi e per avermi fornito indicazioni e materiali importanti ai fini

dello studio.

Inoltre ringrazio sentitamente l’ornitologo Mauro Della Toffola, per l’amicizia accordata, il

materiale fornito e le preziose informazioni sulla popolazione di Pittima reale trattata in

questo elaborato.

Un sentito ringraziamento ai miei genitori, a Cesare e agli amici per il sostegno continuo

che mi hanno offerto durante questo percorso di studi.

Infine, un ringraziamento affettuoso ai compagni di corso con cui ho condiviso questa

esperienza formativa.

Grazie!

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