Upload
lekien
View
216
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
1
Università di Caserta - Dipartimento di Psicologia - Modulo (6 CFU)– Pedagogia sociale
(docente: Pietro Boccia)
Struttura del MODULO
Lezione 1
Unità di apprendimento/1
Legge n. 107/2015, riordino delle disposizioni normative in materia di sistema nazionale sia
d’istruzione sia di formazione (D.Lgs n. 59/2017) e modalità per l’acquisizione dei 24 CFU (D.M.
n. 616/2017)
Unità didattica/1 Analisi della Legge n. 107/2015
Unità didattica/2 Il riordino delle disposizioni normative in materia di sistema nazionale sia
d’istruzione sia di formazione (D.Lgs n. 59/2017)
Unità didattica/3 Le modalità per l’acquisizione dei 24 CFU (D.M. n. 616/2017)
Lezione 2
Unità di apprendimento/2
Il processo di globalizzazione, la secolarizzazione, la pedagogia sociale e la teoria della società
complessa
Unità didattica/1 Il processo di globalizzazione e la secolarizzazione
Unità didattica/2 La pedagogia sociale
Unità didattica/3 La teoria della società complessa
Lezione 3
Unità di apprendimento/3
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
2
La complessità e l’autonomia delle istituzioni (famiglia e scuola)
Unità didattica/1 La complessità
Unità didattica/2 L’autonomia delle istituzioni: la famiglia
Unità didattica/3 L’autonomia delle istituzioni: la scuola
Lezione 4
Unità di apprendimento/4
La pedagogia, la pedagogia sociale e dimensioni sociali dei modelli educativi nella storia della
civiltà occidentale
Unità didattica/1 La pedagogia e le scienze dell’educazione
Unità didattica/2 La pedagogia sociale: analisi e commento dei capitoli primo e secondo del libro
Pedagogia sociale di Sergio Tramma
Unità didattica/3 Le dimensioni sociali dei modelli educativi nella storia della civiltà occidentale
Lezione 5
Unità di apprendimento/5
Cultura e territorio, socializzazione, dinamiche di esclusione/inclusione
Unità didattica/1 La cultura e il territorio: analisi e commento del capitolo terzo del libro
Pedagogia sociale di Sergio Tramma
Unità didattica/2 La socializzazione
Unità didattica/3 Le dinamiche di esclusione/inclusione
Lezione 6
La pedagogia sociale e la progettazione educativa territoriale come argine alle devianze (bullismo
e cyberbullismo)
Unità didattica/1 La pedagogia sociale e la progettazione educativa territoriale come argine alle
devianze: analisi e commento dei capitoli quarto e quinto del libro Pedagogia sociale di Sergio
Tramma
Unità didattica/2 La pedagogia sociale come argine alle devianze (bullismo)
Unità didattica/3 La pedagogia sociale come argine alle devianze (cyberbullismo)
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
3
LEZIONE 5
Cultura e territorio (analisi e commento del capitolo
terzo del libro Pedagogia sociale di Sergio
Tramma), socializzazione, dinamiche di
esclusione/inclusione
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
4
Il concetto antropologico di cultura
La cultura, in senso antropologico, è un insieme di norme,
di concezioni e di valori che si riscontrano all’interno di
una società.
Le diversità culturali spesso creano conflitti.
Gli antropologi e i sociologi, attraverso la teoria del
conflitto, ritengono che il cambiamento, all’interno delle
società, sia il prodotto di forme di tensione tra interessi
sociali in continua lotta gli uni contro gli altri.
Il conflitto è una condizione di conflittualità e di disagio
tra forme di sollecitazioni contraddittorie per compiere
azioni sociali contrastanti o opposte.
Esso è, pertanto, un processo sociale normale.
Si manifesta, talvolta, come uno strumento, nelle mani di
alcuni soggetti sociali, per realizzare valori e per acquisire
status in contrapposizione, anche violenta, ad altri attori
sociali.
Il conflitto non deve, però, essere confuso con la
competizione. Questa non si prefigge, per raggiungere
alcuni risultati, di demolire un avversario.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
5
Al fine di uscire da situazioni di conflitto, le azioni sociali
vengono organizzate diversamente da una società a
un’altra.
Esse hanno, però, significato univoco sia per chi le
compie sia per chi le subisce.
Émile Durkheim ne ha fatto notare, nel libro Le regole
del metodo sociologico, gli aspetti oggettivi; Max
Weber, invece, in Economia e società ha posto l’accento
sugli aspetti soggettivi.
Il sociologo americano Talcott Parsons ha, nel capolavoro
Il sistema sociale, proposto una forma d’interazione tra
le due posizioni precedenti.
Egli ha sostenuto che le azioni sociali si presentano, nella
coscienza collettiva, come rapporti sociali, e, nel singolo
individuo, come motivazione psicologica, tendendo a
stabilizzarsi, in forme definite, soltanto nelle istituzioni e
nei sistemi socioculturali.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
6
La cultura come complesso di modelli e le dinamiche di
gruppo
L’uomo, vivendo in società, acquisisce, a differenza
degli altri animali, la capacità di produrre forme di
cultura e di modificarne, attraverso il processo
d’interazione, i contenuti in funzione dei suoi bisogni e di
quelli del gruppo, in cui vive.
All’interno dei gruppi e delle società si possono realizzare
uguaglianze (processo, tramite il quale, gli individui, che
fanno parte di una determinata società o di un gruppo
hanno uguale accesso a tutte le risorse disponibili),
segmentazioni (collocazione socio/culturale in cui è posto
un individuo) e dinamiche sociali e di gruppo (fitta rete di
interrelazioni che si strutturano all’interno della società o
di un gruppo).
In tal modo, pur appartenendo a una società segmentata
o a un gruppo, si concepisce, da un lato, la libertà, come
liberty (libertà personale) e, dall’altro, l’uguaglianza,
come equality (uguaglianza sociale).
Ognuno assume, agendo, comportamenti articolati e
complessi.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
7
Le dinamiche più agevolmente interpretabili sono quelle
di gruppo.
I gruppi possono essere primari e secondari.
Nei primi gli uomini, interagendo con gli altri,
determinano anche dinamiche di gruppo.
I soggetti, che compongono un gruppo primario,
interagendo ordinatamente e percependosi nello stesso
tempo vicendevolmente, hanno le stesse aspettative e,
spesso, svolgono le stesse attività.
I membri di un gruppo primario si trovano, poi, nella
situazione di essere fisicamente e a livello psicologico
vicini.
Essi non devono essere considerati come una somma di
unità individuali, ma come un complesso rapporto di
relazioni tra tali unità.
Ogni membro del gruppo è caratterizzato da
irripetibili e inconfondibili forme di differenze individuali,
che sussistono durevolmente.
Tali forme, pur nella difficoltà di trovarne una
spiegazione, scientificamente attendibile, sono state
studiate soprattutto dalla psicologia sociale.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
8
Le forme delle differenze individuali possono essere, in
ogni modo, meglio analizzate, mettendo in relazione un
individuo con il gruppo o con le segmentazioni della
situazione socio/culturale, in cui vive.
Tra l’individuo e il gruppo si forma una fitta rete di
interrelazioni.
La struttura del gruppo non è altro che la rete di tali
interrelazioni.
Anche nei gruppi artificiali, composti di soggetti con ruoli
differenziati e gerarchici, si forma, fra tutte le unità del
gruppo, una rete di relazioni.
I minimi cambiamenti di tale struttura influenzano,
perciò, i comportamenti e le dinamiche, che si realizzano
all’interno di un gruppo.
Nei gruppi vi sono una struttura manifesta e una
affettiva; la prima è oggettiva, mentre la seconda è
costituita da legami di simpatia, di antipatia e
d’indifferenza.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
9
Soltanto la comunicazione, come modello di scambi
d’informazione all’interno del gruppo, appartiene tanto
alla struttura manifesta quanto a quella affettiva.
Bisogna, inoltre, considerare che, nei gruppi artificiali, i
modelli di comunicazione assumono tradizionalmente una
forma piramidale di tipo gerarchico; in tale situazione, gli
scambi d’informazione si realizzano, attraverso gli ordini,
dall’alto verso il basso e, attraverso i resoconti, dal basso
verso l’alto.
Oggi, si applicano in pratica i modelli di comunicazione di
tipo circolare o quelli di tipo radiale.
Nel modello di tipo circolare, ogni membro del gruppo
ha la stessa possibilità sia di ricevere sia di trasmettere
informazioni; nel modello di tipo radiale, emerge al centro
del gruppo un leader che assume la funzione di
coordinatore.
Per ogni soggetto, è importante appartenere a un gruppo;
l’individuo non potrebbe essere compreso senza collocarlo
nella segmentazione della società e senza considerare la
sua interazione con il sociale.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
10
E’ nel gruppo o nel sociale che egli non solo soddisfa il
bisogno di socializzazione, ma anche quello di autostima.
I gruppi primari sono costituiti da soggetti, che
interagiscono in modo diretto e con un coinvolgimento
profondamente emotivo; i gruppi secondari si
costituiscono, invece, quando alcuni soggetti si mettono
insieme per raggiungere scopi pratici.
I membri del gruppo secondario, generalmente, non sono
legati dal punto di vista emotivo.
Essi, al contrario dei gruppi primari, possono anche essere
vicini psicologicamente, perché hanno, in un determinato
momento, gli stessi scopi da realizzare o gli stessi bisogni
da soddisfare o manifestare, ma fisicamente distanti sia
nella stratificazione sociale sia nello spazio geografico.
Essi, in tal caso, diventano organizzazioni sociali o
associazioni di persone.
I gruppi secondari, che diventano organizzazioni sociali
o associazioni, sono di vaste dimensioni.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
11
Un discorso a parte meritano i gruppi dei pari (costituiti
da soggetti che hanno le stesse caratteristiche e gli stessi
interessi) e i gruppi di riferimento (costituiti da soggetti
spesso immaginari, ai quali alcuni individui fanno
continuamente riferimento).
La società moderna è, nel complesso, costituita da una
diffusa articolazione di gruppi, di associazioni e di
organizzazioni sociali.
Tutta la vita sociale, nelle società tradizionali, si svolgeva
in famiglia oppure partecipando ai riti religiosi, alle
attività di bottega e alle riunioni della comunità.
Nella società attuale, essa è, invece, dominata dalle
organizzazioni informali, che regolano e controllano la
vita dell’uomo, sin dalla nascita.
Alcune delle organizzazioni informali, nelle società
democratiche, sono volontarie e altre obbligatorie; sono
volontarie, per esempio, le organizzazioni dei partiti
politici, delle associazioni culturali, religiose e
professionali, mentre sono obbligatorie l’organizzazione
militare, la scuola dell’obbligo e le strutture carcerarie.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
12
Alle prime ognuno può aderirvi o allontanarsene
liberamente; alle seconde l’individuo è “obbligato” o
costretto dallo stato a farne parte.
Negli ultimi anni, soprattutto in Italia, si sono diffuse
anche numerose associazioni di volontariato di piccola e
media dimensione, che si dedicano alla promozione,
attraverso il valore della solidarietà, di alcune finalità
sociali.
b. La dinamicità culturale e la creatività
L’uomo ha una predisposizione innata a socializzare.
Tale predisposizione, però, senza un ambiente adeguato,
non riuscirebbe a svilupparsi.
L’essere umano interiorizza il proprio ambiente e, in tal
modo, s’incultura.
La cultura non è soltanto forma d’idealità, di linguaggio,
di comunicazione, di progresso tecnologico, di fatto
storico e di ogni espressione artistico/letteraria ma, intesa
in senso antropologico, è anche un insieme di valori, di
norme e di concezioni, che ognuno, socializzando,
acquisisce, attraverso il processo di apprendimento.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
13
I valori sono rappresentazioni astratte e collettive,
attinenti a considerazioni più o meno trasparenti e
manifeste di ciò che è buono o giusto; le norme sono,
invece, aspettative in base alle quali tutti si attendono
che, in una determinata società, i comportamenti degli
uomini si svolgano in un certo modo.
Gli uni e le altre sono di fondamentale importanza per la
convivenza umana.
L’essere umano si socializza ai modelli culturali
dell’ambiente in cui vive direttamente e indirettamente.
S’incultura, apprendendo valori, norme e concezioni del
proprio ambiente, e si accultura, recependo i fenomeni
culturali non autoctoni.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
14
La cultura, infine, si apprende e si trasmette
diffusamente, comunicando e interagendo su tre
dimensioni:
- nel tempo, quando viene trasmessa e lasciata in eredità
da una generazione a un’altra;
- nello spazio geografico, quando è trasmessa e diffusa da
una società a un’altra, da una città a un’altra, dalla città
alla campagna e viceversa;
- nello spazio sociale, quando è trasmessa e diffusa
nell’ambito della stratificazione sociale.
I valori e la cultura hanno la possibilità di trasformarsi
in dispositivi ad hoc, per costruire una società, eretta non
solo sulla convivenza democratica, ma anche sulla
consapevolezza che la diversità etnica e culturale, quando
non supera la soglia di contaminazione, diventa, per
tutti, una ricchezza e una risorsa per la crescita
individuale e per la maturazione sociale.
Ognuno avrebbe, così, l’opportunità di condividere o di
fondare valori e di acquisire sempre maggiori conoscenze.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
15
Le une e gli altri rappresentano i pilastri per vivere, con
equilibrio, nella complessa società di oggi, conflittuale e
soggetta a veloci trasformazioni.
I valori sono punti di riferimento e tracciano la rotta alla
quale tendere; le conoscenze, ottenute attraverso
l’applicazione allo studio e l’esperienza, sono, invece, la
strada maestra, non solo per trasformare, gradualmente,
in meglio ma anche per migliorare, in maniera continua,
l’intero corpo sociale.
I primi non devono porsi in contrapposizione alle
seconde; i valori, quando non si avvalgono delle
conoscenze, generano mostri (nel Medioevo, ad esempio,
gli uomini, anche se in possesso di saldi valori, come la
solidarietà, la carità cristiana e l’amore per il prossimo,
erano ignoranti e per questo motivo si trasmettevano tra
loro facilmente malattie contagiose).
Se le società tradizionali avessero conosciuto
scientificamente le cause di tali patologie, la peste, ad
esempio, non avrebbe potuto mietere tante vittime.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
16
Anche le conoscenze senza i valori producono mostri.
Nel Novecento, per esempio, la coltissima Germania ha
prodotto le mostruosità del nazismo.
Il tedesco era un popolo di filosofi, di scienziati e di
artisti, ma ha prodotto una delle nefandezze del secolo
XX, perché nel periodo del nazismo sono mancati i valori
della libertà, della pace, della solidarietà tra i popoli,
della giustizia sociale e, soprattutto, della consapevolezza
che l’essere umano è limitato e, per tale motivo, non
possiede verità da imporre agli altri.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
17
Lo status e il ruolo sociale nella
differenziazione/stratificazione della cultura
In ogni società gli uomini, comunicando e interagendo,
socializzano e, di conseguenza, assumono posizioni sociali
che, dopo averli acquisiti e interiorizzati, sono costretti,
talvolta anche senza rendersi conto, a recitare.
Una posizione sociale è circoscritta al posto che uno
occupa in un gruppo o nella società in rapporto agli altri.
L’uomo, quando entra in rapporto con gli altri, cerca di
capire, per presupporne l’eventuale comportamento, la
loro posizione sociale.
Se un soggetto conoscesse la posizione sociale di un suo
interlocutore, non solo potrebbe prevederne il
comportamento, ma anche stabilire quale atteggiamento
assumere nei suoi confronti.
Numerose sono, poi, oggi, le posizioni sociali che un
soggetto potrebbe occupare simultaneamente.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
18
Al progredire della società aumenta anche il numero delle
posizioni da occupare.
Una posizione, quando è valutata in un certo modo
dagli altri, diventa status; lo status è un concetto relativo
e rappresenta, nel linguaggio sociologico, il livello di
valutazione di ogni posizione.
Esso può essere ascritto oppure acquisito; è ascritto,
quando è predisposto e non potrà mai essere modificato.
Alcuni status (maschio o femmina) sono fissati dalla
nascita.
Nelle società tradizionali, quasi tutti gli status erano
ascritti.
Lo status, quando è ascritto, viene imposto all’individuo
dalla stessa società.
Gli status acquisiti comportano, invece, l’opportunità di
compiere delle scelte e di essere, in maniera consapevole,
protagonisti delle proprie azioni (per esempio, scegliere di
laurearsi in Psicologia o in Sociologia significa acquisire lo
status di psicologo o di sociologo).
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
19
Lo status acquisito, come indica lo stesso nome, si basa su
una scelta individuale.
Un soggetto, in tal modo, acquisisce il proprio lavoro
sulla base delle proprie capacità e delle proprie attitudini.
Ogni status sociale è, poi, sempre accompagnato da un
ruolo; questo è una norma specifica, che può essere
definita come un’aspettativa di un comportamento,
collegata alla posizione che è occupata all’interno della
società.
Il ruolo è, quindi, un comportamento istituzionalizzato;
esso, come norma specifica, è un’aspettativa bilaterale:
ognuno deve comportarsi in maniera corrispondente a
una certa posizione sociale; tale comportamento è
soggetto a una continua verifica.
Il ruolo è un’aspettativa di un certo comportamento, che
si pone come passaggio tra il punto di vista sociologico e
quello psicologico.
L’uomo assume, in modo chiaro, comportamenti non
conformi e li manifesta anche all’esterno (per esempio,
vestendosi in un certo modo o portando con sé
determinati oggetti).
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
20
Ognuno, soltanto così, riesce a mettere in pratica il
proprio ruolo e a integrarsi nelle istituzioni sociali.
Se tendono tali caratteristiche a persistere nel tempo, si
può parlare anche di attributi di ruolo; nel caso che esse
siano soggette a mutare e a diventare qualcosa di diverso,
si dovrà parlare di simboli di status.
Un attributo di ruolo individua la differenza di posizione
tra chi occupa un posto in una determinata società e gli
altri; i simboli di status indicano, al contrario, la
differenza di posizione.
Nella vita sociale, l’uomo non occupa una sola posizione,
ma un set di posizioni; possono, così, sorgere tensioni e
conflitti di non facile soluzione.
Dai conflitti di posizione si sviluppano, dunque, altri tipi
di conflitto non facilmente sostenibili.
Questi si verificano, quando s’incuneano in uno stato di
conflitto ruoli diversi dello stesso set di posizione e di altri
set di un individuo.
Il conflitto di ruolo è una situazione di conflitto, che un
soggetto, svolgendo contemporaneamente più ruoli,
subisce.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
21
In alcune circostanze, ci si trova nella situazione
d’interpretare ruoli incompatibili tra loro, attivando una
forte situazione di stress, come, per esempio, in una
donna, il conflitto tra il ruolo di madre e quello
d’insegnante; la donna, che si trova a occupare entrambe
le posizioni, è, spesso, in una posizione di disagio, giacché
i due ruoli comportano impegni contrapposti e
alternativi.
Per la madre, l’attenzione è rivolta al figlio e alla
famiglia; per l’insegnante, l’interesse principale è, invece,
rivolto all’alunno, alla scuola e al lavoro.
E’ opportuno che tali conflitti siano risolti subito oppure
bisogna, quando non ci si riesce, diluirli nel tempo;
altrimenti potrebbero trasformarsi in disagi psicologici o
in stress di ruoli.
L’uomo potrebbe, in parte, attenuare i conflitti di
ruolo, tramite la socializzazione.
Ognuno, attraverso tale processo, potrebbe, interagendo
con gli altri e comprendendo le loro posizioni sociali,
assumere opportunamente i propri status nei gruppi e
nelle organizzazioni sociali, acquisendone e svolgendone,
in maniera attiva ed efficace, i ruoli.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
22
Analisi e commento del capitolo terzo (Il territorio) del
libro Pedagogia sociale di Sergio Tramma
Lo spazio vissuto
Le precedenti considerazioni sulla complessità dei
soggetti, la descolarizzazione, l’educazione permanente,
l’animazione e le dimensioni comunitarie, hanno sempre
enfatizzato il territorio intendendolo come quotidiano e
complesso sistema di vita dei soggetti, e, in quanto tale,
l’ambito di riferimento teorico e operativo per le
riflessioni e le azioni riguardanti la pedagogia sociale.
Se il termine territorio, da una parte, registra la realtà, e
dall’altra la crea, si pone allora la questione di concordare
preventivamente ciò che all’incirca è possibile intendere
come territorio.
Va innanzitutto detto che si tratta di un termine
ampiamente usato nelle politiche educative, ma non è
certo di esclusiva pertinenza della pedagogia sociale,
poiché è usato in
molte discipline così come dal linguaggio militare e
dall’ordine pubblico.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
23
Vanna Iori, nell’affrontare il tema dello spazio educativo,
approfondisce la distinzione tra lo spazio ritenuto
omogeneo e astratto e quello ritenuto vissuto e concreto.
Il primo è affrontato, concettualizzato e sistematizzato
dal pensiero scientifico e filosofico allo scopo di
razionalizzarlo e di controllarlo cognitivamente; il
secondo è uno spazio vissuto diversamente da ogni
soggetto, elaborato differentemente da ogni società classe
sociale e cultura in relazione alle loro diverse concezioni,
immagini, rappresentazioni, e in relazioni agli intenti
trasformativi rispetto a esso.
Per il progettista lo spazio è astratto, è mediato dal
progetto, è concettuale, abitato da entità umane
prevedibili nelle loro aspirazioni e nei loro
comportamenti, lo spazio è quello euclideo, razionalmente
divisibile, geometricamente configurabile.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
24
Per l’utilizzatore di quegli spazi, per colui che li
frequenterà quotidianamente in tutte le loro sfumature e
contraddizioni, in tutte le loro aperture e chiusure, lo
spazio organizzato è concreto, costituisce una sfera
all’interno della quale egli si muove e che in certo modo si
muove con lui, si modifica nel corso e a causa dei suoi
spostamenti, è una dimensione esistenziale.
L’ambiente dunque non può essere considerato soltanto
un insieme di elementi fisici, in parte neutrali e in parte
artificiali, ma è un contesto nel quale si realizzano le
esperienze vive delle persone.
Il comportamento umano si costruisce, si esplica, si pensa in
uno spazio esistenziale più che geometrico e quindi è influenzato
più che dallo spazio in sé, dalle rappresentazioni simboliche che
di tale spazio si è dato, durante la storia, il gruppo che lo vive.
Concepire il territorio come un luogo vissuto più che come
spazio geometrico-architettonico implica che, come per molte
altre questioni affrontate, la pedagogia sociale sia costretta ad
assumere faticosamente in sé molti sguardi, definizioni e usi
parziali, per produrre una sintesi teorica e operativa che tenga
conto degli intrecci tra le diverse dimensioni del territorio nelle
quali i soggetti vivono al fine di cogliere l’insieme dei processi
educativi che vi sono ospitati per delineare percorsi d’intervento
pedagogicamente pensati e impostati.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
25
La conoscenza del territorio
La conoscenza del territorio diventa un requisito
essenziale per qualsivoglia intenzione educativa che in
esso si collochi, ma nello stesso tempo, tale processo di
conoscenza, se non considerato una mera operazione
tecnica di raccolta e catalogazione d’informazioni, può
divenire, se opportunamente governato, un’efficace
modalità di coinvolgimento, partecipazione e formazione
dei soggetti cui il lavoro educativo è rivolto.
La riflessione rispetto alla conoscenza del territorio
ripropone ovviamente la questione riguardante il come,
con quali strumenti e con quanta attendibilità sia
possibile cogliere oggettivamente una data situazione da
parte di un osservatore, cioè come sia possibile attivare
una conoscenza esatta, derivante soprattutto da
misurazioni di tipo quantitativo, indipendenti dalle
interpretazioni di chi osserva.
Il processo di conoscenza dunque include chi conosce, il
quale è o dovrebbe essere consapevole di promuovere
operazioni di descrizione e comprensione di ciò con cui è
in relazione.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
26
Nell’interazione soggetto-spazio è il primo che dà senso, e
quindi fa esistere lo spazio che è spazio per l’uomo, spazio
vitale, intrinsecamente legato alle possibilità
dell’esistenza, parcellizzato in una molteplicità di micro-
spazi dell’esperienza quotidiana.
Il territorio è da intendersi dunque come uno spazio in cui
sono presenti diversi elementi, materiali e immateriali,
antichi e recenti, modificabili e non, che interagiscono tra
di loro.
Pertanto il territorio, per la sua stessa natura, non può
che essere letto sistematicamente, cioè come un insieme
costituito dalle relazioni tra le sue componenti, non
scomponibile, se non per utilità operativa.
Il territorio è sì una complessità, ma una complessità che
in pedagogia sociale non può essere solo dichiarata e
contemplata, bensì deve essere praticata attraverso
azioni tendenti a cambiarne parti e relazioni tra le parti.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
27
Le mappe del territorio
La conoscenza del territorio è infatti:
- analisi da parte del soggetto conoscente delle proprie
teorie e rappresentazioni del territorio e degli altri
soggetti direttamente o indirettamente coinvolti;
- conoscenza astratta, concettuale del territorio inteso
come ambiente di vita ed educativo, e al contempo
conoscenza concreta, riferita al qui e ora di quel
territorio;
- inquadramento generale di un dato territorio,
indipendentemente dal particolare intervento che
s’intende ideare e realizzare, e al contempo conoscenza
particolare che si pone riguardo allo specifico progetto
educativo che s’intende realizzare;
- acquisita sia preventivamente a qualsiasi attuazione
pratica, sia continuamente nel corso dell’operare.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
28
L’attenzione educativa d’ispirazione pedagogico-sociale,
per quanto sino ad ora affermato sulla formatività del
territorio e per le intenzioni trasformative che le sono
proprie, è un’attenzione che deve tendenzialmente
tracciare quante più mappe e quanto più complete
possibili del luogo in cui si colloca e si manifesta.
In particolare le mappe considerabili essenziali e delle
quali non si può prescindere sono quelle riguardanti:
- la popolazione;
- l’ambiente geografico-naturale;
- l’ambiente urbanistico;
- la situazione socio-economica;
- la mobilità;
- la situazione aggregativa e relazionale;
- i servizi;
- la storia.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
29
La popolazione
La mappa della popolazione merita il primo riferimento
non per essere una sorta di variabile indipendente, ma
perché chi concretamente vive in un qualsiasi territorio,
rappresenta l’ovvia ragion d’essere degli interventi
educativi.
Tracciare la mappa della popolazione comporta collocare
i processi generali (nazionali, regionali) che l’hanno
interessata e la interessano (invecchiamento,
immigrazione, ecc.) all’interno di spazi di vita limitati,
amministrativamente circoscritti (quartieri, comuni, ecc.)
e realmente affrontabili da interventi educativi.
La popolazione presenta una struttura (sesso, età, stato
civile, composizione delle famiglie, ecc.) e una
composizione (religione, etnia, lingua, attività
economiche, ecc.).
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
30
Tradizionalmente la popolazione è suddivisa in tre grandi
gruppi (giovani, adulti, anziani) allo scopo di cogliere il
loro diverso posizionamento rispetto all’attività
formativa e a quella produttiva: i giovani in formazione e
non ancora in produzione, gli adulti in produzione e non
più in formazione, gli anziani in condizione post-
formativa post-produttiva; in sintesi, allo scopo di
differenziare la popolazione attiva dalla popolazione non
ancora attiva e da quella non più attiva.
In ogni caso, a prescindere dal posizionamento rispetto
all’attività produttiva, è importante conoscere la
suddivisione della popolazione di riferimento in classi di
età, la ripartizione tra maschi e femmine e l’andamento
del loro rapporto riguardo al crescere dell’età.
In questi ultimi decenni, nel nostro Paese si è verificato
un processo d’invecchiamento della popolazione, cioè
l’aumento in valore assoluto e percentuale della
componente di popolazione anagraficamente ritenuta
anziana.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
31
Un processo è da considerarsi strutturale e strategico:
l’aumento dell’età media e della speranza di vita delle
persone ha modificato radicalmente la struttura della
popolazione.
Tutto ciò ha portato all’attenzione pedagogica nuovi
soggetti (anziani in generale e donne anziane in
particolare) e nuove prospettive di lavoro educativo
(l’accompagnamento alle transizioni, la formazione
svincolata del lavoro).
I cambiamenti strutturali della popolazione non si
traducono solo nella variazione quantitativa dei soggetti
interessabili del lavoro educativo territoriale (per
esempio: l’aumento degli anziani e la diminuzione dei
bambini), ma anche, se non soprattutto, nelle
implicazioni educative delle cause che li hanno
determinati e negli effetti che hanno prodotto; sono
cambiamenti, infatti, che hanno trasformato il clima
educativo territoriale, soprattutto per quanto riguarda le
dimensioni informali.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
32
L’ambiente geografico-naturale
La mappa dell’ambiente geografico-naturale deriva dagli
elementi fisici e ambientali che condizionano lo stabilirsi e
l’evolversi degli insediamenti umani, e che sono
immutabili nel breve e nel medio periodo, se non per
eventi eccezionali naturali o a seguito di importanti e
impegnativi interventi umani.
Ma l’importanza dell’ambiente geografico-naturale non
riguarda esclusivamente il passato, cioè l’influenza che
può avere avuto sulla storia del territorio (o che la storia
ha avuto su esso), ma anche il presente, in particolare
riguardo all’identificazione dei confini, così come
percepiti da chi nel territorio abita: delimitazione dello
spazio naturale di una presunta comunità locale,
operazioni di costante superamento, innalzamento o
abbattimento dei confini stessi, permanenza
nell’immaginario sociale, in particolare nei soggetti più
anziani, di antichi confini naturali che separano il proprio
ambiente di vita da altri.
Le principali informazioni relative all’ambiente geografico-
naturale riguardano i lineamenti idiografici e orografici, il clima,
la vegetazione, le risorse agroforestali, idriche, etc.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
33
L’ambiente urbanistico
La mappa urbanistica riguarda quelle caratteristiche semi-strutturali del territorio
prodotte dall’opera diretta e consapevole degli esseri umani, cioè quegli interventi
che si sono progressivamente realizzati (in continuità o discontinuità con gli
assetti precedenti) per rispondere alle esigenze produttive, abitative, relazionali
dell’intera collettività o a quelle di alcuni gruppi presenti nel territorio
indipendentemente dalla concordanza di tali esigenze con quelle dell’insieme della
popolazione (per esempio, il caso delle speculazioni edilizie o delle azioni
fortemente compromissorie nei confronti dell’ambiente naturale).
La mappa degli elementi semi-strutturali comprende principalmente le
caratteristiche urbane del territorio, i fattori che facilitano o ostacolano il
collegamento degli insediamenti tra loro e con luoghi particolarmente significativi
del territorio (cioè quelli della produzione e del commercio: aziende, centri
direzionali, centri commerciali), le zone d’interesse storico e artistico, gli spazi di
aggregazione e relazionali formali e informali, e infine quegli elementi urbanistici
che si rivelano o si potrebbero rivelare luoghi di ritrovo formali e informali: piazze,
spazi verdi, luoghi di passeggio, ecc.
Un altro importante elemento della mappa urbanistica è costituito dal sistema di
comunicazione (strade, ferrovie, aereoporti, porti), essenziale, oltre che per le
facilitazioni o gli ostacoli ai rapporti tra i luoghi e gli insediamenti del territorio,
anche per una prima, pur approssimativa individuazione del territorio
effettivamente praticabile dagli individui, cioè di quello da loro realmente fruito e
fruibile, indipendentemente dai confini amministrativi formali.
Infatti, all’interno di un contesto territoriale, vi è una popolazione residente, ma
anche una popolazione gravitante che non coincide con la prima, e la presenza,
soprattutto nelle aree metropolitane, dei due differenti tipi di popolazione, è un
aspetto da non sottovalutare.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
34
La situazione socio-economica
La mappa socio-economica del territorio è la risultante di più
elementi strettamente collegati tra loro: i settori e i rami di
attività produttiva presenti, la collocazione della popolazione
all’interno di tali settori e rami, il tenore di vita dei cittadini.
La mappa socio-economica richiede un’analisi della condizione
occupazionale delle persone (occupate, disoccupate o in cerca di
prima occupazione) e tale informazione è un indicatore tra i più
importanti della qualità della vita di un territorio, poiché
contribuisce a evidenziare l’esistenza di aree problematiche
dovute alla mancanza o all’attesa del lavoro, con tutte le
possibili conseguenze in termini di situazioni marginali o
comportamenti devianti.
Nel cogliere appieno la situazione occupazionale, è necessaria,
inoltre, attenzione al cosiddetto sommerso (alle posizioni
occupazionali che ufficialmente non figurano) e alle forme di
occupazione debole che interessano, in particolare, le fasce di
età giovanile e le donne.
Ancora rispetto alla situazione occupazionale, da non
dimenticare o sottovalutare l’economia illegale connessa allo
sfruttamento della manodopera e/o alla criminalità organizzata
e alle varie mafie: fatturato importante, controllo di ampi
settori dell’economia legale, in alcune zone sbocco occupazionale
per settori non indifferenti della popolazione.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
35
La mobilità
Ogni territorio è interessato da fenomeni di mobilità, cioè
dal movimento degli individui in entrata o in uscita.
I tipi di mobilità si distinguono innanzitutto in base alla
loro durata: gli spostamenti possono essere temporanei o
permanenti.
Sono temporanei quando i soggetti rientrano nel loro
luogo di residenza dopo un allontanamento di breve
durata, hanno nei territori di partenza e di approdo
effetti ridotti, non modificano strutturalmente i luoghi
interessati.
Gli spostamenti permanenti comportano invece il cambio
di residenza per un certo periodo (convenzionalmente
quantomeno un anno) e hanno maggiori effetti sulle aree
di partenza e di arrivo.
Gli spostamenti sono causati da diversi fattori, sia di tipo attrattivo
presenti nei luoghi di arrivo, sia di tipo repulsivo presenti nei luoghi di
provenienza, che ne determinano direzioni, intensità, durata: dagli
effetti della divisione del mercato internazionale del lavoro alle crisi
belliche e politiche, dalle fluttuazioni del mercato locale del lavoro al
popolamento di nuove e vecchie zone residenziali.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
36
La mappa della mobilità, in connessione con quella
urbanistica, deve comprendere anche la circolazione delle
persone, cioè quelle forme di mobilità abituali,
giornaliere, dovute, per esempio, agli spostamenti dal
luogo di residenza ai luoghi di svolgimento dell’attività
professionale o formativa.
Tali forme di mobilità abituali evidenziano, ancora una
volta, come e quanto gli individui possano essere
policentrici rispetto alla collocazione territoriale, e
quanto diventi sempre più fragile, indipendentemente
dalle intenzioni, la possibilità di concepire il territorio di
residenza come un territorio totalizzante rispetto agli
interessi, alle attività, alle attese dei soggetti: gli spazi
vissuti dagli individui si ampliano e, nello stesso tempo, si
connotano sempre più debolmente.
Per l’attenzione pedagogica diventa, quindi, molto
difficile circoscrivere il territorio di appartenenza dei
soggetti individuali e collettivi, in particolare individuare
i luoghi in cui risiedono e si sviluppano le esperienze
educative che li coinvolgono, sia perché si rivela
altrettanto difficile governare compiutamente i progetti e
gli interventi formativi a fronte delle pluri/appartenenze
territoriali delle persone.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
37
La situazione aggregativa e relazionale
La mappa aggregativa e relazionale si rivela tra quelle
fondamentali per la conoscenza del territorio.
Tracciarla non è certo tra le operazioni più semplici, in
quanto operazione complessa ed essenziale, necessaria sia
perché la partecipazione degli individui a una
qualsivoglia dimensione collettiva rappresenta di per sé
un coinvolgimento in un’esperienza formativa, sia perché
molte delle azioni educative territoriali hanno come
propri punti di riferimento soggetti collettivi più che
individuali.
E’ opportuno che la mappa delle aggregazioni sia la più
dettagliata e comprensiva possibile e, come e più delle
altre, venga continuativamente aggiornata e modificata.
Per tracciarla è necessario applicare una bassa soglia
analitica, cioè considerare soggetto collettivo qualsiasi
aggregato che presenti relazioni minimamente
continuative e significative.
L’articolazione della mappa comporta l’individuazione e
la catalogazione delle aggregazioni in rapporto
all’intreccio di alcune loro caratteristiche.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
38
Innanzitutto all’essere formali o informali, cioè al loro porsi, nel primo
caso, intenzionalmente, esplicitamente, e anche, alcune volte,
statuariamente in quanto organizzazioni (per esempio, associazioni di
volontariato, circoli culturali, gruppi sportivi, partiti politici e altro), e,
nel secondo caso, al loro porsi come insieme di persone con ridotta o
nulla formalizzazione (gruppi di pari, aggregazioni legate all’utilizzo di
spazi pubblici quali bar o giardini, compagnie, etc.).
Inoltre le aggregazioni dovranno essere individuate in rapporto alla
prospettiva temporale, cioè all’essere permanenti, temporanee,
occasionali, cioè in relazione agli utenti di futuro condiviso che
possiedono e/o auspicano (gli associati a un circolo e i partecipanti a una
manifestazione pubblica di tale circolo, i membri di un gruppo sportivo
e gli spettatori di una manifestazione sportiva, un comitato di quartiere
creatosi per un problema piuttosto che i frequentanti di un ciclo di
conferenze etc.).
Un ulteriore elemento di censimento delle aggregazioni esistenti
riguarda la presenza passata o presente d’intenzionalità istituzionale nel
loro processo di strutturazione (per esempio, associazioni di anziani o
aggregazioni giovanili) o l’assenza di tale intenzionalità (per esempio,
centri sociali autogestiti o gruppi di anziani legati a un luogo d’incontro
debole).
Infine si rivela funzionale una mappatura riguardante anche la
percezione che i componenti e le aggregazioni hanno di loro stessi in
relazione alla produzione di cultura, forza dei legami, rapporto con le
norme sociali, etc.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
39
I servizi
La mappa dei servizi alla persona è quella in cui sono
collocabili i principali interlocutori e i possibili partner
del lavoro educativo territoriale.
Un servizio, secondo una definizione apparentemente
datata ma considerabile ancora un punto di riferimento
per orientarsi nelle trasformazioni che interessano le
politiche sociali, e soprattutto per distinguere un vero
servizio da un altro, consiste in una “unità organizzativa
attivata per l’esercizio di una o più funzioni.
Tali funzioni hanno un carattere di continuità”,
articolato in una o più unità operative, i cui elementi
costitutivi sono:
- una sede fisica;
- un bacino d’utenza o ambito territoriale di riferimento;
- una serie di attività e prestazioni (determinate dagli
obiettivi cui il servizio risponde e dall’utenza cui è
rivolto);
- un’utenza reale o potenziale e un personale dedicato.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
40
Questa definizione di servizi è importante poiché anche in
questo campo si evidenzia la tendenza alla flessibilità e
alla poliedricità:
- interventi a tempo limitato, affidati a soggetti non
istituzionali (cooperative, privati, associazioni);
- privatizzazione:
- eccetera.
Dunque è necessario rimarcare la differenza che passa tra
la materializzazione dell’intenzione di presidiare i territori
e la meno strutturata presenza di interventi territoriali.
La conoscenza articolata e progressiva dei servizi, così
come la conoscenza del vissuto dei cittadini e degli
operatori, si costruisce in situazione.
Anche perché lo stato e l’assetto dei servizi si presenta in
costante evoluzione, in termini di tipologia, soggetti
interessati, obiettivi specifici, quantità e qualità delle
prestazioni erogate, dipendendo da molte variabili, come
i diritti di cittadinanza che progressivamente sono
riconosciuti (o non riconosciuti), gli effettivi bisogni dei
territori, le risorse a disposizione, etc.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
41
Servizi nell’area della formazione
All’interno di questa categoria si collocano i servizi
formali, cioè le scuole di ogni ordine e grado (dall’asilo
all’università), con una particolare attenzione a quelli che
coinvolgono gli adulti e alle scuole frequentate da
studenti che appartengono a zone del territorio o a gruppi
sociali a rischio di penalizzazione e di emarginazione
sociale e culturale.
Dei servizi appartenenti a tale area è opportuno
conoscere i bacini di utenza, per ricostruire la
corrispondenza o meno tra il territorio fruito dai soggetti
e il territorio geografico o amministrativo cui fanno
riferimento; l’utilizzo degli spazi e delle attrezzature per
scopi diversi da quelli istituzionali, etc.
Ci sono anche attività episodiche, progetti ad hoc come,
per esempio, corsi rivolti a utenze mirate quali giovani in
cerca di prima occupazione, disoccupati di lungo periodo,
migranti, etc.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
42
Servizi di area sanitaria
Indicare i servizi di area sanitaria distinguendoli dai
servizi di area assistenziale o di area socio- educativa non
è del tutto possibile e questo non tanto perché
concettualmente, come visto, si rivela sempre molto
inopportuno ridurre la complessità dei soggetti a una
serie di ripartizioni amministrative o disciplinari; quanto
perché, indipendentemente dai soggetti e dalle esigenze di
integrazione, la mappa delle competenze dei servizi è
stata ed è in corso di costante ridefinizione.
Utile, ovviamente, si rivela conoscere le centrali delle
responsabilità dei servizi sanitari, anche se, più
importante ancora, si rivela conoscere l’articolazione
zonale dei servizi, cioè i luoghi di effettivo contatto della
sanità con i cittadini.
Inoltre, è importante conoscere le attività di prevenzione
(dipendenza da sostanze varie) in atto o in programma, le
campagne di
cosiddetta educazione sanitaria effettuate, i gruppi di
self-help e tutto quanto altro fa riferimento ai molti nessi
tra salute e malattia.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
43
Servizi di area assistenziale e socio-educativa
Anche i servizi assistenziali sono in costante evoluzione,
in relazione all’affacciarsi di soggetti portatori di nuovi
bisogni, all’accentrarsi di disagi tradizionali, al
riconoscimento (o al disconoscimento) del diritto di
ricevere/dovere di fornire azioni di sostegno riguardanti
particolari condizioni di disagio, acuto o cronico, che
possono interessare gruppi più o meno rilevanti di
cittadini.
E’ opportuno ricordare che i servizi assistenziali o sociali,
da un nucleo originario tendente a proteggere i cittadini
caratterizzati da una condizione di debolezza rispetto al
lavoro (infanzia, inabilità, vecchiaia) associata a una
condizione di difficoltà economica, si sono evoluti fino a
diventare un complesso organico e sistematico di attività,
interventi e strutture, finalizzate al benessere psico-fisico,
alla crescita sociale e relazionale del singolo e della
collettività, anche se le attuali tendenze in campo socio-
assistenziale e socio- educativo costituiscono delle
controtendenze rispetto all’acquisizione di principio
attorno alla complessità e alla globalità del soggetto.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
44
I servizi socio-assistenziali e socio-educativi sono
ripartibili, a prescindere dall’utenza cui si rivolgono, in
relazione alla fase in cui incontrano il processo di
costruzione o diminuzione del disagio.
Sarà dunque possibile parlare di servizi a carattere:
- preventivo, comprensivi di quegli interventi rivolti ai
soggetti e al loro ambiente di vita e tesi a rimuovere i
fattori di rischio, o a diminuire l’incidenza, prima che si
attivino percorsi, individuali e collettivi, di marginalità
e/o devianza;
- curativo o riparativo, comprensivi di azioni e interventi
rivolti a soggetti in condizione di disagio in atto, per
attenuare o eliminare tale condizione;
- riabilitativo, comprensivi di interventi tendenti a
ricondurre il soggetto in una condizione di benessere,
socialmente e individualmente soddisfacente, o quanto
meno accettabile.
Per chi è mosso da intenzioni di lavoro educativo
territoriale, è utile ricostruire il quadro dei servizi in base
alla tipologia dei destinatari in connessione con le
principali azioni a loro rivolte.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
45
Come organizzarsi:
- ribadire la centralità del destinatario in quanto soggetto unitario e
complesso, e da questa centralità ricostruire i processi di produzione del
malessere che lo riguardano, e le strategie, gli itinerari operativi, le
azioni esistenti o inesistenti che lo interessano o dovrebbero interessarlo;
- identificare la caratteristica connotante (l’identità parziale, il bisogno
principale) che sovrastando le altre, dovrebbe essere la ragione della
presa in carico da parte dei servizi;
- cogliere la mutevolezza e complessità del disagio potenziale o reale, i
limiti e la funzionalità della prevalenza dell’intervento nei confronti
della persona e/o del disagio che la caratterizza.
Stanti le precedenti considerazioni, un elenco dei destinatari dei servizi può essere
stilato, insieme con quelli che sono ritenuti i principali servizi loro rivolti. In parte
sono destinatari collocati fisiologicamente e/o patologicamente in una fase minore
della vita: minori non problematici (servizi educativi per l'infanzia), minori con
problemi (comunità), minori/famiglie problematiche (assistenza domiciliare),
preadolescenti adolescenti (centri di aggregazione, comunità, educativa di strada),
adulti in condizioni di grave emarginazione o problematicità (povertà,
disoccupazione, esclusione sociale), anziani senza problemi di autonomia (centri di
aggregazione, interventi per il tempo libero), anziani con problemi (assistenza
domiciliare, centri diurni, residenze sanitarie assistenziali). Inoltre, destinatari che
prescindono dalla fase della vita raggiunta: disabili/diversamente abili (centri
diurni, centri residenziali etc.), dipendenti da sostanze (comunità, centri diurni),
immigrati/profughi (centri di accoglienza), senza dimora (educativa di strada,
centri diurni), malati psichici (centri diurni, residenzialità accudita), detenuti ed
ex detenuti (interventi riabilitativi, d’inserimento professionale).
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
46
Servizi di area culturale
L'area culturale rappresenta il comparto che vede il
minor numero di luoghi/attività considerabili servizi nel
senso tradizionale del termine.
I servizi d'area culturale, più di altri sono stati quindi
afflitti, e in gran parte lo sono ancora, dalla logica di
sportello che non sempre genera una continuativa e
sicura tensione promozionale in grado di renderli
attraenti e fruibili, riducendo, per esempio, quelle forme
di elitarismo che li hanno in parte contraddistinti e che li
hanno resi, agli occhi di ampi settori di popolazione,
servizi non essenziali, non agevolmente avvicinabili,
rivolti ad altri.
Quali sono i servizi culturali di un territorio?
Innanzitutto le biblioteche, in particolare all'interno di
piccoli comuni a quelle di quartiere, intese sia come
luoghi di consultazione e prestito, sia come centri di
fruizione produzione culturale; quindi i musei, non solo
quelli di importanza nazionale, quanto i musei locali e le
raccolte private disponibili a una fruizione collettiva; i
luoghi ad alto contenuto artistico e culturale etc.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
47
A tale area di servizi, pur se concettualmente collocabili
anche all'interno della categoria delle attività di servizi
ricreativi, altresì appartengono i cinematografi, i teatri, i
centri culturali mossi da intenti di diffusione e di
condivisione del loro patrimonio e del loro sapere.
Nell'area dei servizi culturali devono poi essere tenuti
presenti, oltre servizi permanenti, anche le rassegne e le
manifestazioni periodiche, come le mostre, in particolare
quelle che riescono a coinvolgere un numero rilevante di
persone e che hanno un significativo impatto sul
territorio.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
48
Servizi di area sportiva
Per servizi d'area sportiva devono essere intese tutte
quelle attività e tutti quei luoghi connessi alla pratica e
all'interesse sportivo, indipendentemente dalla loro
formalizzazione e intenzionalità.
Luoghi strutturati, finalizzati all'acquisizione di
particolari abilità (piscine, palestre, campi, corsi di vario
tipo ecc.), ma anche luoghi e iniziative (club di tifosi,
manifestazioni, stadi e campi sportivi) che ospitano
eventi, più o meno continuativi e coinvolgenti, e in cui la
partecipazione delle persone si esplica, più che altro, nel
ruolo di spettatore.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
49
La storia
Disegnare la mappa storica del territorio o di alcune sue
parti, attraverso moduli progressivi che portino a
cogliere, oltre l'andamento di ogni aspetto considerato nel
corso del tempo, anche le interconnessioni esistenti tra le
diverse mappe, è un'operazione in qualche modo
obbligata.
L'attenzione alla storia del territorio è importante per
cogliere le continuità e discontinuità, le persistenze e le
innovazioni, le crisi e i consolidamenti, in ultima analisi
per capire come un luogo è giunto a essere quello che è,
soprattutto in una fase, come l'attuale, caratterizzata
dalla velocità dei cambiamenti riguardanti ogni aspetto
dell'esistenza, degli individui, dei gruppi, delle
collettività.
Gli ultimi decenni, infatti, sono stati caratterizzati da
profondi mutamenti economici, sociali, culturali.
I territori hanno subito profonde trasformazioni: sono
mutati i sistemi produttivi e lavorativi, sono cambiati gli
assetti comunitari, si sono modificati gli stili relazionali.
Conoscere la storia del territorio diventa essenziale per
costruire una cornice di riferimento e orientamento
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
50
attorno all'esistente e muoversi, con qualche presunzione
di sicurezza, all'interno di esso.
Tracciare la mappa storica è un'operazione attuale con
prospettive future, funzionale a cogliere l'evoluzione di
alcuni dei molti apprendimenti sociali collettivi che si
sono verificati in un contesto territoriale, sia come
articolazione locale di apprendimenti generali, sia come
apprendimenti strettamente connessi alla cultura e alla
pratica di un contesto territoriale delimitato.
Delineare la mappa storica del territorio significa
innanzitutto individuare, raccogliere e valorizzare la
documentazione esistente: dalle informazioni riguardanti
il coinvolgimento del territorio all'interno degli
avvenimenti storici generali, alla raccolta delle
informazioni riguardo alla storia della cultura materiale,
dalla raccolta di documentazione minore alla
valorizzazione della diaristica, dai lasciti materiali a
quelli immateriali.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
51
La socializzazione e le dinamiche di esclusione/inclusione
La socializzazione è un processo attraverso il quale un
individuo, fin dalla nascita, acquisisce e interiorizza
concezioni, valori e norme dell’ambiente in cui vive.
Tale processo è d’iniziazione per ognuno alla realtà
sociale; esso continua, anche se a un ritmo gradualmente
più lento, per tutta la vita.
La socializzazione è indispensabile per far comprendere
a un soggetto, da un lato, in che modo devono essere
svolte, nella società, le funzioni e i ruoli sociali e,
dall’altro, in che maniera devono essere apprese le abilità
e le competenze, tipiche della società, in cui si vive.
Tutti gli uomini acquisiscono norme, valori e concezioni,
attraverso l’apprendimento, e assimilano l’ambiente, per
mezzo dell’adattamento.
L’uno e l’altro sono peculiari al processo di
socializzazione.
Questo offre alle società la possibilità di trasmettere, da una
generazione a un’altra, i modelli di quei comportamenti sociali,
che sono caratteristici di una comune cultura.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
52
Una società se, ad esempio, fallisse nel trasmettere ai suoi
giovani membri i comportamenti e i valori sui quali si
fonda, cesserebbe la propria funzione e si sgretolerebbe.
Il processo di socializzazione è, perciò, considerato lo
strumento più adeguato, per consentire alle società di
perpetuarsi.
Durante i primi anni di vita, il bambino apprende i
comportamenti più semplici della vita sociale.
Ciò avviene, in generale, all’interno della famiglia, come
fase della socializzazione primaria.
Incomincia, in seguito, inserito in ambienti extrafamiliari
(scuola, gruppo dei pari, mass media e così via), ad
apprendere e a interiorizzare, attraverso la socializzazione
secondaria, i valori e le norme dell’intera società.
Ogni individuo racchiude, dunque, in sé tutti i fattori
della socializzazione.
La socializzazione implica l’adattamento sociale, che non
è acquisito soltanto attraverso l’azione spontanea
dell’individuo; essa dipende anche dall’educazione e dalla
reazione all’ambiente.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
53
L’educazione deve, però, favorire e non accelerare il
processo di socializzazione.
Tutte le forme di socializzazione non dovrebbero mai
giungere a far assumere a un soggetto comportamenti
conformistici o di disadattamento.
Il conformista si lascia facilmente modellare o plasmare; il
comportamento del disadattato, al contrario, equivale alla
rottura di equilibrio tra l’individuo e il suo ambiente, ovverosia
al rischio d’emarginazione dalla cosiddetta “società dei
normali”.
Il processo di socializzazione deve, pur attraverso una serie di difficoltà
e di resistenze, far sempre raggiungere a un soggetto, mediante
l’interazione, un corretto equilibrio di relazione nella vita sociale.
Nella società contemporanea gli agenti di socializzazione sono numerosi:
- la famiglia;
- la scuola;
- il gruppo dei pari;
- i mass media;
- le associazioni;
- i club;
- le organizzazioni religiose;
- i movimenti politici e così via.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
54
La famiglia è accreditata dai sociologi come una delle
principali agenzie di socializzazione; in tale istituzione,
infatti, i bambini acquisiscono i primi apprendimenti,
assimilando forme di linguaggio, norme e valori, e
fissando solidi legami affettivi ed emotivi.
Il processo di socializzazione, che si attua nell’ambito
familiare, è, perciò, detto primario.
Le altre agenzie, giacché fanno acquisire apprendimenti
prevalentemente formali e non coinvolgenti
emotivamente, producono una socializzazione secondaria,
ovverosia abilità, norme e valori, che, manifestandosi in
un orizzonte sociale più vasto, aiutano ad acquisire e ad
assumere regole e comportamenti di vita collettiva.
La cultura, essendo un insieme di norme di valori e di
concezioni che, attraverso la socializzazione, si trasmette
nel tempo e nello spazio, spesso produce dinamiche di
esclusione/inclusione.
In ogni società, convivono, anche se in un rapporto, a
volte, dinamico, culture dominanti e sub-culture; altre
volte, le une e le altre entrano in conflitto.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
55
Tanto le culture dominanti quanto le sub-culture possono essere
definite come un insieme di valori, norme, concezioni e
tradizioni, che gli individui, giacché membri della società,
acquisiscono attraverso i processi di socializzazione e di
apprendimento; le prime sono, però, all’interno di ogni società,
più rappresentative delle seconde.
Le minoranze etniche e i gruppi, in possesso di sub-culture,
spesso rifiutano di partecipare alle attività della cultura
dominante e, perciò, si creano, all’interno della società, forme di
tensioni e di conflitti.
La società, nella quale, per un forte processo immigratorio, si è
formata un’ampia varietà di sub-culture etniche, è quella
americana.
Negli Stati Uniti la minoranza etnica più numerosa (11% della
popolazione) è quella nera.
Il problema delle sub-culture etniche diventa drammatico
soprattutto nelle grandi città.
In queste l’emarginazione e la ghettizzazione sono sempre in
agguato: ciò avverrà finché studiosi, studenti e semplici
cittadini, appartenenti alle culture dominanti, non
trasformeranno, attraverso un adeguato processo educativo, in
maniera convinti, in funzione sociale l’aggressività e in valore
condiviso il relativismo culturale.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
56
Quasi tutte le società, anche se strutturalmente in
maniera diversa, poggiano su stratificazioni sociali.
I sociologi tendenzialmente sono orientati a schierarsi
intorno ad alcune teorie dominanti.
Alcuni propendono per la teoria funzionalista,
prospettata da Talcott Parsons.
Questa ritiene che la stratificazione è essenzialmente una
caratteristica necessaria per permettere il funzionamento
della società.
Altri, aderendo alla prospettiva del conflitto, teorizzata
da Karl Marx, ritengono che sia necessario superare ed
eliminare, attraverso l’avvento della società socialista, la
stratificazione, perché è strumento d’ingiustizia sociale.
Oggi, si è fatta strada, nei sociologi, una terza posizione.
Questa è stata prospettata da Gerhard Lenski, il quale
ritiene che, per un’adeguata organizzazione della società,
sono importanti sia gli elementi della prospettiva
funzionalista sia quelli della prospettiva del conflitto.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
57
Lenski, da un lato, spiega e, in qualche modo, giustifica il
motivo per cui alcune società risultano più stratificate di
altre e, dall’altro, individua i caratteri conflittuali, che,
insiti all’interno delle società, tendono a rimuovere ogni
forma di stratificazione sociale.
Una società stratificata facilita, al suo interno, un assetto
che si fonda sulla disuguaglianza strutturata sia dei ceti e
delle classi sociali sia delle caste.
Essa permette un accesso selettivo e differenziato degli
uomini alle risorse economiche e alle opportunità di vita.
La società stratificata è organizzata a strati.
I soggetti che si posizionano all’interno dello stesso strato
sono considerati uguali o pari.
Gli individui che si collocano in uno strato elevato sono
ritenuti di rango superiore e quelli che si collocano in uno
strato meno elevato sono valutati di ceto inferiore.
Logicamente i sistemi di stratificazione sono soggetti a
mutamenti storici e cambiano anche da una società a
un’altra.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
58
Le stratificazioni sociali, che meglio hanno rappresentato
e rappresentano, i sistemi di tipo chiuso, sono gli “stati”,
nel Medioevo, e le “caste”, in India.
In Europa, nel Medioevo, la stratificazione sociale si
basava su un sistema di “stati” (nobiltà, clero e
borghesia).
La società era governata da un re ereditario, che
concedeva i feudi ai suoi vassalli.
Questi, quasi sempre, appartenevano allo stato di nobile
oppure erano dei comandanti militari, che ricevevano i
feudi in cambio di un gruppo di soldati, che si metteva al
servizio del re.
I vassalli potevano, a loro volta, avere un certo potere nei
confronti dei valvassori.
Non vigeva, nella società feudale, quasi mai la mobilità
sociale.
L’economia era fondamentalmente agricola.
La terra, perciò, rappresentava l’unica fonte di potere e di
ricchezza.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
59
I contadini si dividevano in liberi e in servi della gleba.
Sono, però, questi ultimi a rappresentare la maggioranza
della popolazione europea con una percentuale di circa il
95%.
Il sistema castale indiano o “varna” è basato
essenzialmente sulla concezione religiosa dell’induismo,
che legittima e preserva la stratificazione sociale.
Esso, giustificando l’immobilità sociale, nega alle caste
inferiori la possibilità di un cambiamento.
Nella società indiana le caste più alte sono considerate
maggiormente pure.
Lo strato che forma la base del sistema castale è quello
degli “intoccabili” o paria (contadini, pescatori, ceramisti
e lavoratori manuali).
Questi sono valutati dei fuori casta e non possono avere
contatto con le altre, giacché le loro occupazioni sono
ritenute impure e, quindi, contaminanti per gli
appartenenti ai varna superiori.
La casta superiore agli “intoccabili” è quella dei maestri,
dei lavandai, dei tessitori e dei barbieri o “vaishya”.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
60
Questi possono avere contatto con le caste superiori,
senza contaminarli.
Un’altra casta, la terza in ordine di purezza, è quella dei
“ksatriya”.
Questi sono i nobili e i guerrieri che si dedicano ad
addestrare i figli nell’uso della lancia e della spada, per
servire con onore la famiglia reale.
La quarta casta è quella dei “brahmini”.
Questa è rappresentata dagli studiosi e dai sacerdoti che
sono detti santoni, ovvero soggetti, dediti agli studi e alle
preghiere.
Molti di costoro operano come consiglieri del re.
Bisogna, inoltre, aggiungere che, in India, le caste si
possono suddividere in sottocaste inferiori e queste
ancora in gruppi minori.
Tale continua separazione avviene perché si è convinti
che anche il contatto indiretto produca contaminazione.
In conformità a tali convinzioni anche i matrimoni tra
caste diverse sono proibiti.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
61
Ognuno è, dunque, consapevole, in India, che si
appartiene per nascita a una casta e che ne è vietata
l’uscita.
Dal 1949 il sistema delle caste è, tuttavia, ufficialmente
abolito.
Esso, mentre nelle metropoli sta traballando, nelle zone
rurali, continua, però, a perseverare.
Nelle società moderne e occidentali si ha la
stratificazione per classi sociali.
La classe sociale è un insieme di interessi materiali e
oggettivi, che non ha implicazioni religiose, morali e
giuridiche, ma si basa sul fattore del lavoro e sugli aspetti
economici.
La stratificazione per classi sociali non è rigidamente
strutturata, ma, è basata sulla concezione che ogni
individuo, per il principio della libertà e dell’uguaglianza
di fronte alla legge, deve, nel corso della sua vita, avere la
possibilità di usufruire della mobilità sociale, della
mobilità professionale e della mobilità geografica.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
62
Testo adottato
Sergio Tramma, Pedagogia sociale, Guerini scientifica, Milano 2010
Riferimenti teorici e normativi
- Pietro Boccia, Sostegno didattico nelle scuole di ogni ordine e grado,
Maggioli editore, Rimini 2017
- Pietro Boccia, Lezioni simulate per la prova orale, Maggioli editore,
Rimini 2018
- Pietro Boccia, Competenze, metodologie e tecnologie didattiche, Maggioli
editore, Rimini 2018
- Legge n. 107/2015 - Riforma del sistema nazionale d’istruzione e
formazione
- D. lgs n. 59/2017 - Riordino, adeguamento e semplificazione del
sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella
scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e
culturale della professione, a norma dell'art. 1, commi 180 e 181, lett. b),
della legge 13 luglio 2015, n. 107
- D. M. n. 616/2016 - Modalità per il conseguimento dei 24 crediti
formativi universitari (nei settori antropo/psico/pedagogici, nonché nelle
metodologie e tecnologie didattiche) indispensabili per la partecipazione
al concorso
Sitografia
http://ec.europa.eu/italia/documents/attualita/futuro_ue/europa2020_it.
Università di Caserta – Dipartimento di Psicologia – CFU MODULO - PEDAGOGIA SOCIALE Pietro
Boccia
63
GRAZIE per la cortese attenzione