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UNIVERSITÀ DI PISA
DIPARTIMENTO DI FARMACIA
Corso di Laurea Specialistica in Farmacia
Tesi di Laurea
Sostanze e metodi dopanti:
usi, effetti collaterali e procedimenti d’analisi
Relatore: Candidato:
Prof. Antonio Lucacchini Chiara Boggiatto
Anno accademico 2013-2014
III
A Silvia e Alessio,
miei punti di riferimento indiscussi
e Mamma e Papà,
che hanno sempre creduto in me.
A Corrado,
mio allenatore e maestro di vita.
Ai miei amici,
che mi hanno supportata ma soprattutto sopportata nei
momenti bui.
A Wilma,
senza il tuo aiuto sarebbe stato tutto più difficile.
A Stefano, che rende ogni giorno insieme più bello…
INDICE
• INTRODUZIONE………………………………………………………… ..pg 4
• CAPITOLO I
DOPING: CENNI STORICI……….………………………………………pg 7
• CAPITOLO II
SOSTANZE DOPANTI: PRESTAZIONI ATLETICHE ed EFFETTI
COLLATERALI…………………..……………………………………….pg 12
2.1 Androgeni………………………………………….………...pg 13
2.2 Ormone della crescita……….……………………………….pg 19
2.3 Insulina, IGF-1………………………………………………pg 24
2.4 Eritropoietina…….…………………………………………..pg 26
2.5 Agonisti β-adrenergici…….…………………………………pg 28
2.6 β-bloccanti…………………………………………………...pg 29
2.7 Stimolanti....…………………………………………………pg 30
2.8 Integratori alimentari……….………………………………..pg 32
2.9 Altre sostanze d’abuso………………………………………pg 33
2.10 Farmaci da prescrizione………..……………………………pg 33
• CAPITOLO III
I GENI NELLO SPORT E NEL DOPING………………………………pg 37
3.1 I geni e l’attività fisica………………….……………………pg 38
3.2 La capacità di endurance…………………………………….pg 41
3.3 La forza muscolare…………………………………………..pg 43
3.4 Suscettibilità a lesioni tendinee……………………………...pg 45
2
3.5 Caratteristiche psicologiche…………………………………pg 45
3.6 Genotipizzazione nello sport………………………………...pg 46
3.7 Il doping genetico……….…………………………………...pg 48
• CAPITOLO IV
I miRNA CIRCOLANTI: UNA NUOVA GENERAZIONE DI
BIOMARCATORI ANTIDOPING………………………………………pg 51
4.1 I miRNA come biomarcatori antidoping……………………pg 53
4.2 Metodi di analisi dei miRNA circolanti……………………..pg 54
4.3 Nuovi profili di miRNA circolanti…………………………..pg 57
4.4 Identificazione dei miRNA circolanti……………………….pg 59
4.5 Uso potenziale dei miRNA circolanti nel passaporto biologico
dell’atleta……………..……………………………………...pg 61
• CAPITOLO V
ALTRI METODI D’ANALISI….………………………………………...pg 65
5.1 Analisi di laboratorio……….………………………………..pg 67
5.2 Stima delle popolazioni……………………………………...pg 71
5.3 Questionari…………………………………………………..pg 73
• CONCLUSIONI…………………...……………………………………….pg 78
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………..pg 82
3
INTRODUZIONE
A)
Il Doping nello sport è un fenomeno ben conosciuto ed ora quotidianamente
riportato dai media di tutto il mondo.
Il Doping, definito come uso di sostanze o metodi per il miglioramento delle
prestazioni sportive, è diventato un argomento importante in quasi tutti gli sport 1 e
scoperto in atleti di tutte le età e ad ogni livello di concorrenza 2-4. La maggior parte
delle segnalazioni si concentrano però sugli atleti d’élite. Poca attenzione è stata posta
sull’uso di sostanze che migliorano la performance, la forma fisica dei numerosi che
praticano sport a livello amatoriale e che costituisco la percentuale maggiore degli
abusi. Non c’è dubbio che il doping negli sport di élite sia sempre al centro
dell’attenzione. Il potere dell’ideale “Citius, Altius, Fortius” e i potenziali premi
redditizi possono guidare l’atleta ad inseguire la vittoria con ogni mezzo.
4
Gli spettatori apprezzano e osservano le qualità degli atleti, ma si aspettano che queste
riflettano le loro capacità atletiche e non le loro capacità dopanti.
Molti atleti d’élite che abusano di tali sostanze sono sfuggiti ai controlli e molti
atleti amatoriali non sono stati e non verranno mai testati, così possiamo solo discutere
su quanto sia diffuso il doping sia negli sport di élite che amatoriali. Notevoli sforzi
sono stati fatti nella ricerca per l’individuazione e lo sviluppo di test di rilevazione
affidabili 3.
SOSTANZE POPOLAZIONE ATLETI % ATLETI ASSUMENTI SOSTANZA
Sostanze proibite dalla
WADA
Atleti d’élite in tutti gli sport 2%
Alcol Collage 75-93 % atleti maschi
71-93 % atlete femmine
85 % totali
Steroidi anabolizzanti Studenti scuola superiore 0,7-6,6 %
College
0,2-5 % maschi facenti sport
0-1,6 % femmine facenti sport
Giocatori di football professionisti 9 %
Sollevamento pesi 67 %
Cannabis College 28 %
Oppioidi Giocatori di football professionisti 52 % (71 % di questi con abuso)
Tabacco College 23 %
Giocatori di baseball del college 40-50 %
Giocatori di baseball professionisti 20-30 %
Stimolanti College 3 %
TAB 1) Sostanze, usi e tassi tra le diverse popolazioni di atleti 5-6.
5
Bisogna sottolineare che spesso i self report degli atleti riportano delle percentuali
inferiori ai dati reali 5 e che le sostanze dopanti non si limitano ai farmaci illegali o
spediti con ricetta medica, come steroidi ed anabolizzanti 7, ma anche a supplementi
della dieta come integratori, a portata di tutti in negozi alimentari o di prodotti naturali
ed on-line 8.
L’abuso di droga e sostanze illecite negli atleti può comportare doping per
ottenere vantaggi competitivi ma può avvenire anche per uso personale, lontano dunque
dal precedente fine, sviluppando disturbi come può verificarsi per qualsiasi persona che
non pratichi sport.
Gli atleti possono ricorrere a queste sostante per combattere i numerosi stress:
pressione da competizione, infortuni, dolore fisico, ritiro dall’attività sportiva (ciò
accade in tempi nettamente più brevi rispetto al ritiro da molte altre attività)9.
Gli atleti, soprattutto, hanno minori possibilità di ricevere attenzioni e terapie per
le malattie mentali come la depressione 10. Sono curati e praticano riabilitazione per
problemi fisici, ma viene posta minore attenzione nei confronti delle malattie mentali,
poiché spesso viste come un segno di debolezza 10.
Tali malattie non trattate sono frequentemente associate all’uso di sostanze illecite, forse
come sorta di auto trattamento, alternativamente, l’assunzione di sostanze d’abuso può
determinare le malattie mentali stesse 11.
Raramente vengono discussi gli effetti negativi e le conseguenze sulla salute a
lungo termine in seguito all’assunzione di sostanze dopanti. Questa mancanza di
attenzione nella letteratura scientifica ha portato ad una convinzione diffusa tra gli atleti
che l’unica conseguenza negativa del doping sia quella del rischio si essere scoperti.
6
In un’indagine, quando è stato chiesto ad atleti di élite se fossero disposti ad assumere
sostanze dopanti con la sicurezza di una medaglia olimpica, risultando negativi ai test
antidoping, il 98% di loro ha risposto SI 12.
Quando è stato domandato loro se avrebbero preso il farmaco, coscienti di morire per
gli effetti negativi, ma con la garanzia di poter vincere tutte le competizioni nei
successivi cinque anni senza essere scoperti, il 50% ha risposto SI 12.
In un recente documento che riassume l’atteggiamento degli atleti, è stato riferito che le
motivazioni di tali assunzioni, non comprendono solamente il successo atletico, il
guadagno finanziario, i migliori tempi di recupero dopo gli infortuni, ma anche l’ipotesi
che altri atleti ne facciano uso. Gli allenatori sembrano essere la principale influenza e
fonte di informazioni, intimando e stressando i propri atleti ad assumere le sostanze
illecite 13.
Pertanto c’è la necessità di cambiare l’atteggiamento nei confronti del doping
nello sport. Numerosi programmi di educazione, in particolare per gli atleti amatoriali,
vengono svolti in modo da diffondere la conoscenza sulle conseguenze per la salute
derivanti dall’assunzione di farmaci dopanti.
7
CAPITOLO I
DOPING: CENNI STORICI
La convinzione che il doping sia un fenomeno recente, sorto unicamente dalle
crescenti ricompense finanziarie offerte agli atleti d’elite non è corretto 14. Fin dai tempi
antichi, sport, eventi culturali, manifestazioni sociali, erano considerati molto
importanti.
In realtà ha origine ancor prima della nascita degli sport olimpici moderni. Durante i
Giochi Olimpici della Grecia antica, risalenti al III secolo a.C., gli atleti partecipanti
facevano uso di vari intrugli di grappa e vino, mangiavano funghi allucinogeni e semi di
sesamo per migliorare le prestazioni. Venivano utilizzate varie piante per migliorare la
velocità e la resistenza, altre per mascherare il dolore, permettendo ad atleti infortunati
di continuare a competere 15-16.
Anche nei tempi antichi il doping era considerato immorale: per esempio, greci
imbroglioni venivano venduti come schiavi 1 .
Nell’era moderna il doping risale ai primi del ‘900, con la somministrazione di
sostanze illegali nei cavalli da corsa. Il primo uso durante le Olimpiadi veniva riportato
nel 1904.
Fino al 1920 le miscele si stricnina, eroina, cocaina e caffeina non erano sconosciute
agli atleti di alto livello 14.
Nel 1930 l’uso di sostanze dopanti al Tour de France era una pratica accettata, ma
quando la gara cambiò e i team nazionali furono sponsorizzati dagli organizzatori, il
8
regolamento distribuito ai corridori ricordava loro che le sostanze non sarebbero state
tra l’elenco degli elementi forniti 17.
Negli anni ‘50 durante il periodo della cortina di ferro, lo sport fu strumentalizzato
da Russia, Ungheria, Germania Est, Romania e Bulgaria, per mostrare al resto del
mondo la superiorità del proprio sistema politico e furono ricordate per le molteplici
vittorie ottenute grazie al doping. Il team olimpico sovietico effettuò esperimenti sul
testosterone per aumentare la forza e la potenza dei loro atleti 14. Questo faceva parte di
un programma organizzato dal governo per migliorare le prestazioni, sviluppato dal
team nazionale di allenatori, medici sportivi, senza essere però a conoscenza delle
conseguenze negative che ci sarebbero state sia a breve che a lungo termine. Inoltre,
dopo la caduta del muro di Berlino, il programma del governo della Germania EST di
dare sostanze dopanti ai giovani atleti d’elite fu reso pubblico 1. Molti, da tempo, nel
mondo dello sport mettevano in discussione il sorprendente successo degli atleti
tedeschi , il particolare le donne rispetto agli uomini, per il loro rapido ed indiscusso
successo alle olimpiadi. Alcuni di questi atleti riportarono purtroppo gravi effetti
collaterali, inclusa la morte precoce di tre persone 16.
In Italia invece, nacque a Firenze nel 1961 il primo laboratorio di analisi e nel 1971
venne emanata una legge contro chi utilizzava sostanze dopanti e chi le forniva agli
atleti.
La prima lista di sostanze proibite emanata dal CIO nel 1967, comprendeva
solamente due classi di sostanze, stimolanti e narcotici, utilizzati per non sentire la
fatica ed il dolore.
Le sostanze illegali usate per migliorare la performance hanno continuato ad
evolversi 18.
9
Le diverse strategie sono state guidate in parte dai migliori metodi per evitarne il
rilevamento, ma soprattutto da tecniche di doping sempre più complesse 18. Facevano
parte dei progressi della ricerca scientifica e quindi portavano alla scoperta e all’uso di
sostanze che solo in futuro sarebbero state vietate, come spesso accade ancora ai giorni
nostri.
Nel corso degli ultimi 150 anni nessuno sport è stato maggiormente coinvolto per
l’accusa e l’alta frequenza di positività ai test anti doping del ciclismo 14, tuttavia pochi
sport sono risultati realmente puliti.
Molte organizzazioni sportive hanno vietato l’uso di sostanze dopanti e stipulato
regolamenti con conseguenze molto severe per gli atleti risultanti positivi ai test.
L’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica è stato il primo organo
governativo dello sport ad affrontare la problematica 19. Nel 1928 vietò la partecipazione
di atleti risultati dopati 19, ma con pochi test disponibili: dovette pertanto fare
affidamento sulla parola degli atleti “puliti”. Bisogna aspettare fino al 1966 affinché la
Federazione Internazionale dell’Associazione di Football e l’Unione Ciclistica
Internazionale aderiscano all’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica
nella lotta contro il doping, seguita l’anno seguente dal Comitato Internazionale
Olimpico (CIO) 20.
La prima prova tangibile dell’esistenza del doping tra gli atleti fu nel 1966, ai
Campionati Europei e due anni dopo il CIO fece i primi test antidoping ricercando
steroidi anabolizzanti sia durante le Olimpiadi invernali che estive 21, diventando ancora
più rilevante nel corso del 1970. Nel 1976 gli steroidi anabolizzanti vennero aggiunti
alla lista delle sostanze vietate dal CIO provocando un netto aumento del numero di
10
squalifiche relative alla fine degli anni ‘70, in particolare per sport legati alla forza
come sollevamento pesi e sport di lancio 21.
Mentre la lotta contro gli steroidi e gli stimolanti stava dando i primi risultati , il
fronte principale della guerra antidoping veniva rapidamente fiancheggiato dal doping
ematico 22.
Il prelevamento del sangue da un atleta e la successiva rinfusione, al fine di
aumentare il livello di ossigeno trasportato dell’emoglobina, fu praticato fin dagli anni
70 22. Il doping ematico venne vietato dal CIO nel 1986 22, tuttavia vennero applicati
altri metodi per aumentare i livelli di emoglobina. Uno di questi fu l’eritropoietina,
inclusa nella lista delle sostanze proibite dal CIO nel 1990, ma la lotta contro l’uso di
tale sostanza fu a lungo ostacolata dalla mancanza di un metodo di analisi affidabile. Il
test di rilevazione per l’EPO fu effettuato durante i Giochi Olimpici del 2000 22.
FIG 2) Ben Johnson durante le Olimpiadi di Seul 1988, quando risultò positivo allo stanozololo B.
Il caso di doping più importante degli anni ‘80 ha riguardato Ben Johnson, campione
olimpico dei 100 metri nell’edizione di Seul 1988, risultando positivo allo steroide
11
anabolizzante stanozololo 22. Nel 1990 ci fu una relazione evidente tra il calo dei
risultati degli atleti d’élite di alcuni sport e la maggiore efficacia dei metodi di analisi 22.
Nel 1998 la polizia trovò un gran numero di sostanze proibite, tra cui fiale di EPO,
in un controllo durante il Tour de France 22-23. Lo scandalo ha portato ad un importante
rivalutazione del ruolo delle autorità pubbliche nel contesto antidoping. Già nel 1963 la
Francia fu il primo paese ad adottare una legislazione antidoping ed altri paesi
seguirono poi l’esempio, ma le cooperazioni internazionali furono a lungo limitate al
Consiglio d’Europa. Nel 1980 ci fu un notevole miglioramento nella collaborazione tra
le varie autorità sportive internazionali e le agenzie governative, ma prima del 1998 i
dibattiti tra CIO, federazioni sportive e singoli governi in merito a definizioni politiche
e sanzioni furono ancora numerosi. Alcuni atleti multati hanno pagato ammenda, altri,
con il supporto di avvocati e tribunali civili, sono riusciti talvolta ad essere scagionati.
Lo scandalo del Tour de France evidenziò la necessità di istituire un’agenzia
internazionale indipendente che stabilisse delle norme unificate e standardizzate per
coordinare gli sforzi delle organizzazioni sportive e delle autorità pubbliche nella lotta
contro il doping. Nel febbraio 1999, il CIO prese l’iniziativa e convocò la prima
conferenza mondiale sul doping nello sport a Losanna. In seguito alla proposta
approvata dalla Conferenza, nel 1999 fu istituita l’Agenzia Mondiale Antidoping
(WADA World Anti Doping Agency).
12
CAPITOLO II
SOSTANZE DOPANTI: PRESTAZIONI ATLETICHE ed
EFFETTI COLLATERALI
La ricerca di base dimostra che molti agenti dopanti vengono assunti al fine di
migliorare aspetti selettivi della prestazione fisica. Tuttavia, poca attenzione viene
rivolta alla salute dell’atleta in quanto la maggior parte di queste sostanze esercitano
effetti collaterali gravi, soprattutto quando usate in combinazione, a dosi elevate, e per
un ampio arco temporale. L’entità delle conseguenze a lungo termine per la salute sono
difficili da prevedere, ma possono essere rilevate, in particolare quando si parla di
doping genetico. Bisogna considerare inoltre come alcuni farmaci dopanti abbiano
pochi riscontri scientifici che dimostrino una reale efficacia in termini di aumento della
preformance. La ricerca è limitata dalla difficoltà nell’eseguire studi etici a causa delle
elevate dosi di sostanze utilizzate, dei potenziali effetti collaterali e della mancanza
d’informazioni sulla pratica dei loro usi.
L’Agenzia Mondiale Anti-Doping dispone di una lunga lista di sostanze vietate:
esamineremo le principali classi utilizzate dagli atleti, focalizzando sugli effetti
fisiologici performanti, ma anche sugli effetti collaterali.
13
• 2.1 ANDROGENI
C)
Gli androgeni sono ormoni steroidei prodotti dalle cellule interstiziali dei testicoli,
sotto stimolo dell’adenoipofisi, responsabili dello sviluppo degli organi sessuali e dei
caratteri maschili secondari. Vengono detti anche steroidi androgeni anabolizzanti
(AAS). Sono le sostanze maggiormente usate per migliorare la prestanza e la forma
fisica. Possono avere origine esogena, sintetica (es: danazolo, nandrolone, stanozolo),
essere precursori (es: androstenedione, deidroepiandrosterone), essere modulatori
selettivi del recettore degli androgeni o possedere altre forme di stimolazione. Queste
ultime categorie venivano utilizzate con il tentativo di aumentare i livelli di testosterone
endogeno aggirando il divieto imposto dalla WADA sugli androgeni di origine naturale
o sintetica.
Gli androgeni vengono spesso usati in associazione con altre sostanze per
aumentare l’effetto anabolizzante e migliorare ulteriormente le prestazioni
(AAS/ormone della crescita, insulina, IGF-1), per diminuire i livelli di grasso e acqua
(AAS/diuretici, agonisti dei recettori β2 adrenergici), per ridurre gli effetti collaterali
degli androgeni stessi (AAS/inibitori aromatasi, modulatori selettivi dei recettori degli
estrogeni SERM).
Solitamente gli atleti effettuano trattamenti ciclici assumendo steroidi diversi
contemporaneamente (pratica detta anche Stacking Steroids) .
14
Una recente analisi di 187 studi sull’assunzione degli steroidi anabolizzanti ha
messo in evidenza che ne hanno fatto uso:
- Il 3,3 % di una popolazione mista, nel corso della vita, con una netta maggioranza negli
gli uomini rispetto alle donne (6,4 contro 1,6 %) 24;
- l’ 11 % degli utenti adulti delle palestre;
- il 39 % dei culturisti;
- il 67 % degli atleti di sollevamento pesi 25-26.
Questo apre gli occhi sul fatto che i tassi di abuso di queste sostanze possano essere
estremamente elevati e gli operatori sanitari dovrebbero avere un occhio di riguardo nei
confronti di questa pratica.
Gli effetti del testosterone sulla massa muscolare sono dose-dipendenti. Ciò viene
provato dallo studio di Bhasin et al. Essi hanno dimostrato che la somministrazione di
elevate dosi di testosterone in adulti di buona salute porta ad un aumento della massa
magra: 600 mg/sett, pari a sei volte la quantità fisiologica normalmente prodotta, per
almeno 20 sett di trattamento corrisponde ad un aumento di 9 Kg di massa magra 27.
L’assunzione di AAS porta anche ad un incremento della forza muscolare: uno
studio in doppio cieco su 43 uomini randomizzati in 4 gruppi differenti ha rilevato che
600 mg/sett - con esercizio fisico
600 mg/sett – sedentario
Placebo - con esercizio fisico
Placebo – sedentario
la somministrazione di testosterone ha provocato un aumento della forza muscolare e
della massa magra in tutti i destinatari, con particolare accento su coloro che hanno
praticato attività sportiva 28.
15
In un secondo studio a doppio cieco, effettuato cinque anni dopo, hanno dimostrato una
relazione dose dipendente tra aumento di forza e l’assunzione di AAS 27 con risultati
simili all’analisi precedente. È stato verificato su 61 maschi distribuiti secondo 5 dosi
differenti di testosterone (comprese tra 25-600 mg) in associazione ad un agonista
dell’ormone di rilascio delle gonadotropine, per annullare la secrezione di testosterone
endogeno.
I precursori degli androgeni includono androsterone e deidroepiandrosterone
(DHEA): per il primo non risultano prove che aumenti la forza muscolare 29. DHEA è
disponibile come integratore alimentare ed è ampiamente pubblicizzato nelle riviste di
body-building come sostanza in grado di migliorare la forza. Tuttavia, dagli studi
controllati sull’assunzione DHEA-placebo negli uomini, risultano dati discordanti 29-30.
A 40 uomini allenati sono stati dati 100 mg di DHEA al giorno o androstenedione o
placebo senza notare particolari differenze di massa muscolare. In un secondo studio
che ha coinvolto 9 maschi e 10 femmine sono stati assunti alternativamente 100 mg di
DHEA o placebo al giorno per 6 mesi. Solamente i maschi, durante il trattamento con
DHEA, hanno evidenziato un aumento di forza nelle gambe e a livello lombare 30.
A seguito dell’uso di androgeni, in adulti sani, non sono stati dimostrati
miglioramenti della resistenza e innalzamento della soglia del lattato, mentre in soggetti
anziani si nota un aumento della capacità aerobica, specialmente se in associazione
all’ormone della crescita. Potenziali effetti positivi sulla prestazione fisica, grazie
all’uso di AAS, possono riguardare anche l’aumento di emoglobina ed ematocrito, la
riduzione dei tempi di reazione e la migliore tolleranza all’intenso allenamento.
L’uso di modulatori selettivi del recettore degli androgeni non è consentito negli
uomini e non sono stati trovati studi sulla relazione tra la loro assunzione e l’aumento di
16
forza e/o massa muscolare, ciononostante sono sostanze che si possono acquistare on-
line 31.
Altre forme di stimolazione degli androgeni che portano ad un aumento dei livelli di
testosterone nel siero includono: gonadotropina corionica umana esogena, antiestrogeni
come tamoxifene, clomifene, raloxifene, gli inibitori dell’aromatasi come testolattone,
letrozolo, anastrozolo 32.
L’uso di AAS comporta numerosi effetti collaterali.
D)
A dosi maggiori di quelle fisiologiche sono associate complicazioni cardiovascolari, con
recenti e improvvise morti cardiache nei giovani atleti sani che hanno abusato di
testosterone per diversi anni 33-34.
17
Uno studio sulle cause di morte tra coloro che avevano riferito uso di androgeni,
ha riportato che circa il 35 % soffriva di alterazioni cardiache croniche, tra le patologie
più comuni: ipertrofia cardiaca concentrica, cardiomiopatia dilatativa, fibrosi e
miocitolisi, frazione di eiezione ventricolare sinistra significativamente ridotta e
disfunzione diastolica 33-35-36.
L’ipertrofia miocardica può essere potenziata dall’uso concomitante di GH, l’ipertrofia
ventricolare sinistra può persistere anche dopo la cessazione di assunzione di steroidi,
inoltre il loro abuso può essere correlato ad infarto miocardico acuto e fatale.
Altri effetti indesiderati riguardano la soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisi-
testicolare. Anche se la soppressione della secrezione ipofisaria delle gonadotropine è
potenzialmente reversibile, la maggior parte, a seconda del periodo di utilizzo di AAS,
presentano ipogonadismo che può persistere per periodi prolungati dopo la cessazione
dell’assunzione di androgeni 37.
Gli utenti maschi possono presentare riduzione della massa dei testicoli, del numero di
spermatozoi, avere disfunzioni sessuali, e presentare altri sintomi come ginecomastia
indotta dall’incremento degli estrogeni derivanti dal testosterone.
Nelle donne l’abuso viene associato ad atrofia della mammella, irsutismo,
ipertrofia del clitoride ed irregolarità mestruali. Altri effetti collaterali comprendono
acne, calvizie, aumento dell’emoglobina. All’assunzione di testosterone per via orale
sono stati associati disfunzione epatica e tumori 38. Problemi a livello scheletrico come
lesioni muscolari, tendinee e legamentose possono derivare da uno sproporzionato
aumento della massa muscolare, senza un adeguato sviluppo del tessuto di sostegno39-40.
Particolare attenzione deve essere posta sugli effetti collaterali psichiatrici. Molti
studi hanno riportato un’associazione tra uso di AAS e aggressività, violenza, sbalzi
18
d’umore e comportamenti maniacali 41. Nei soggetti AAS dipendenti i sintomi
psicologici-psichiatrici sono più diffusi e gravi, con un’incidenza doppia di crisi di ansia
e depressione rispetto a chi usa AAS occasionalmente 42. È riscontrato anche un
aumento del rischio di abuso di altre droghe, alcol, morte suicida ed omicida. L’uso
viene associato a comportamenti antisociali, violenti con una stretta relazione all’attività
criminale. Sono stati analizzati 6362 casi di polizia e 5779 detenuti, il 33 % dei primi e
l’11 % dei secondi sono risultati positivi agli androgeni 44. Il 60 % di questi abusava
inoltre di altre sostanze stupefacenti, indicando quindi una frequente tossicodipendenza
multipla in seguito all’uso di AAS 43.
In una recente analisi su androgeni e politerapia farmacologica, negli atleti del
sollevamento pesi è stato segnalato un abuso di oppiacei, durante il corso della vita, con
un’incidenza tre volte maggiore in coloro che hanno fatto uso di AAS rispetto a quelli
che non li hanno assunti, inoltre il 50 % di questi hanno dichiarato dipendenza da
androgeni ed abuso di oppioidi 43.
Si dice che il 27 % di coloro che assumono androgeni faccia anche abuso di GH e, tra
coloro che ne sono dipendenti, il 70% abbia usato GH e/o insulin-like growth factor-1
(IGF-1) 44.
A questi viene spesso combinato un eccessivo uso di alcol, caffeina, efedrina, agonisti
β-adrenergici, ormoni tiroidei, cannabis e una probabilità 30 volte più elevata di
relazionarsi con cocaina ed eroina rispetto ai soggetti sani 41.
Gli studi su animali dimostrano che la tolleranza e la dipendenza agli AAS è
correlata ai meccanismi degli oppioidi.
19
Per quanto riguardo i tassi di mortalità, maggiore è la dose somministrata di
testosterone, maggiore è il rischio di decesso. Si riscontra infatti un aumento del numero
di morti tra i consumatori di AAS.
Negli atleti professionisti di sollevamento pesi, sospettati di aver abusato di androgeni
per diversi anni, il rischio di morte è 5 volte maggiore rispetto ai valori normali 45.
Uno studio che ha indagato sulle cause di morte tra gli assumenti AAS, ha riferito che
su 34 uomini il 27 % è stato vittima di omicidio, il 32 % si è suicidato, il 35% è
deceduto di morte accidentale 46. Morti sono state causate da azioni impulsive
caratterizzate da collere violente, sbalzi di umore, assunzione di altri farmaci.
È difficile, pertanto, fare una distinzione netta tra gli effetti negativi dell’abuso di AAS,
stili di vita e aspetti comportamentali borderline.
• 2.2 ORMONE DELLA CRESCITA (GH)
E)
La somatotropina, nota anche come ormone somatotropo, o GH (growth
hormone), è un ormone peptidico secreto dall'adenoipofisi composto da 191
20
amminoacidi per un peso di 22.005 Da. La sua funzione principale è di stimolare lo
sviluppo dell'organismo umano e di molti vertebrati, promuovendo l'accrescimento e la
divisione mitotica delle cellule di quasi tutti i tessuti corporei.
Il GH umano è uno dei principali ormoni anabolizzanti abusati dagli atleti, spesso in
associazione agli AAS (nel 25 % dei casi) 44. Questo è probabilmente dettato dai
“benefici” percepiti sulla massa muscolare nonché dalla difficoltà della rilevazione.
La stimolazione della sintesi proteica in tutti i tessuti, negli uomini giovani ed in buon
stato di salute, e il mantenimento delle strutture peptidiche durante l’esercizio fisico,
non sembrano essere particolarmente accentuati negli atleti professionisti o molto
allenati 47-48.
La somministrazione di GH promuove la sintesi di collagene ma non delle proteine
costituenti le miofibrille. Questo significa che sebbene stimoli l’accrescimento di tutto il
corpo, ciò non si traduce in uno specifico effetto anabolizzante sulla muscolatura
scheletrica.
Uno studio sistematico ha riferito che il GH porta all’aumento della massa
magra, ma è importante sottolineare che questo fenomeno viene accompagnato da un
concomitante aumento del volume dell’acqua extracellulare 49. Sottraendo dunque la
quantità d’acqua dalla massa magra non si osserva un significativo aumento della massa
cellulare corporea perché la ritenzione di liquido determina la maggior parte di tale
crescita 49. Questi risultati suggeriscono che un aumento funzionale della massa
muscolare si verifica solo quando l’assunzione di GH è combinata al testosterone.
Un’analisi su 27 studi comprendenti un totale di 307 adulti sani, in cui erano
stati analizzati diversi parametri tra cui forza e resistenza, ha concluso che sul GH non
21
ci sono documentazioni scientifiche che dimostrino un effettivo aumento delle
prestazioni fisiche 50.
La somministrazione in doppio cieco di GH per otto settimane in 100 atleti amatoriali
non ha dato significativi risultati in merito all’aumento di forza e potenza muscolare 49,
inotre, 12 settimane di somministrazione combinate con esercizio fisico non hanno dato
risultati differenti rispetto a quelli senza somministrazione 47. Questi valori dimostrano
che negli adulti sani l’assunzione di GH non migliora in modo rilevante forza e potenza
muscolare.
Altri studi non hanno dimostrato effetti significativi sul massimo consumo di ossigeno
50: sono stati monitorati durante l’esercizio 30 uomini e donne, sani, di giovane età,
dopo 4 settimane di trattamento 51. I cambiamenti della IGF-1, non sono correlati ai
diversi valori di consumo di ossigeno o della massima potenza raggiunta. Questo si
verifica sia con una somministazione combinata GH-testosterone, che con il solo GH49.
TAB 2) Effetti del GH sulle performance fisiche riportate da studi in doppio cieco su adulti sani 52.
PARTECIPANTI PERIODO DI TRATTAMENTO DOSE DI GH PARAMETRI ANALIZZZATI
7 atleti uomini professionisti 4 ore prima di attività 2,5 mg VO2max invariato, ha impedito a 2 soggetti si completare l'esercizio
9 uomini magri
da 45min a 3h45min prima di
attività 10 µg/Kg VO2max ridotta, nessun cambiamento nella potenza
15 uomini e 15 donne
volontari 4 settimane 33 µg/Kg/al giorno, VO2max , potenza e massa muscolare invariati
67 µg/Kg/al giorno,
22 atleti uomini professionisti 6 settimane 3o µg/Kg/al giorno nessun effetto su forza muscolare
63 uomini e 33 donne atleti 8 settimne 2 mg/giorno VO2max, forza muscolare potenza invariati
Amatoriali
capacità anaerobica migliorata
18 uomini sedentari 12 settimane + esercizio fisico 40 µg/Kg/al giorno forza muscolare aumentata con l'esercizio fisico, ma risutati simili
per 5 giorni alla sett anche con placebo
22
Recentemente è stato dimostrato che il GH è in grado di migliorare la performance
anaerobica muscolare. È stato somministrato in un gruppo di uomini e donne, i quali
hanno migliorato la velocità di sprint del 3,9 %, un miglioramento del 8,3 % è stato
registrato negli uomini con co-assunzione di GH-testosterone. I valori sono rientrati
nella norma dopo 6 settimane dalla cessazione del trattamento 49.
Negli atleti quindi, il GH in eccesso può inizialmente migliorare le prestazioni
fisiche, aumentando la tolleranza per il duro allenamento e accorciando i tempi di
recupero dopo l’esercizio 53. Può essere utile per accelerare i tempi di guarigione in
seguito a lesioni dei tessuti molli, essendo note la sue caratteristiche di stimolante per la
formazione del tessuto connettivo. Due settimane di somministrazione in uomini sani e
giovani possono aumentare fino a sei volte la formazione di collagene nei muscoli
scheletrici, rispetto al placebo 54. Studi su animali dimostrano che i tendini guariscono
con maggiore velocità dopo il trattamento con IGF-1, mediato dell’azione del GH 55.
È importante considerare il potenziale effetto del placebo in relazione al
testosterone e GH. Un’indagine è stata effettuata su atleti amatoriali; ad ognuno di loro
è stato chiesto di indicare se pensasse di aver ricevuto il placebo o il trattamento attivo.
Sorprendentemente l’81 % degli uomini e il 31 % delle donne ha percepito un
miglioramento della prestazione in seguito all’assunzione di placebo, ma credendo in
realtà di aver preso la sostanza attiva. Inoltre i migliori risultati sono stati registrati
proprio in questo gruppo, con un significativo aumento della potenza muscolare 56.
Questi dati suggeriscono che per alcuni soggetti, soprattutto uomini, l’effetto
placebo possa essere responsabile della percezione del vantaggio atletico voluto con il
GH.
23
Coloro che hanno assunto GH segnalano effetti collaterali con frequenze dal 40
all’80 %. La maggior parte derivano dall’eccesiva ritenzione idrica, gli altri includono
edema, parestesia, sindrome del tunnel carpale e artralgie 50. Altri effetti indesiderati
riportati sono sudorazione, stanchezza, vertigini, insulino-resistenza, iperglicemia. Alte
dosi di GH possono indurre rapidi effetti negativi sulla morfologia e sulla funzione
cardiaca, aumentando notevolmente lo spessore della parete ventricolare sinistra a causa
di un rimodellamento concentrico 57. È interessante notare che al GH, usato come
dopante, sono spesso associati aumento di stanchezza, dolore muscolare dopo
l’esercizio, concentrazione ridotta; effetti opposti si riscontrano in coloro che lo
assumono per deficit fisiologico. L’eccesso di GH può così causare un peggioramento
delle qualità di vita.
In soggetti con acromegalia, che hanno assunto per lungo tempo dosi eccessive di GH,
si evidenziano miopatia ipertrofica con muscoli più deboli, ipertensione, complicazioni
cardiache, metaboliche ed articolari, aumento del rischio di diabete, neoplasie maligne e
diminuzione della prospettiva di vita.
La somministrazione contemporanea di GH e androgeni aumenta gli effetti tossici,
soprattutto a carico del miocardio; entrambi gli ormoni possono interagire inducendo
insulino-resistenza, ipertrofia prostatica e cancro 58-59.
24
Fig 6) Riassunto degli effetti collaterali di adulti sani riportati da uno studio in doppio cieco placebo-GH 47-49-51-57-60-61.
• 2.3 INSULINA, IGF-1
L’insulina e l’insulin-like growth factor (IGF-1) sono sempre più utilizzati come
agenti dopanti.
L’IGF-1 è prodotta dal fegato sotto stimolazione e come mediatore del GH. Gli effetti di
IGF-1 e insulina che possono migliorare le prestazioni, includono anabolismo proteico,
assorbimento del glucosio, accumulo di glicogeno nei muscoli.
L’insulina favorisce l’assorbimento del glucosio, degli aminoacidi e l’anabolismo delle
proteine nei muscoli scheletrici, riducendo la distruzione delle proteine stesse, mentre
l’IGF-1 stimola la sintesi proteica 62. Gli effetti dell’IGF-1 sul metabolismo del glucosio
assomigliano sostanzialmente a quelli dell’insulina, tuttavia, sotto l’effetto di IGF-1, i
livelli d’insulina scendono così come i livelli lipidici. Questi due ormoni possono quindi
stimolare l’anabolismo muscolare e innalzare le quantità di glucosio disponibili ed
utilizzabili per l’esercizio muscolare.
25
Un numero crescente di body-builders e altri atleti abusano dell’ insulina: con un
sondaggio on-line sono stati individuati 41 consumatori di insulina non diabetici, di
questi il 95 % ha usato androgeni e praticato politerapia 63.
La maggior parte dei soggetti ha riportato come effetto collaterale ipoglicemia
(57 %) e sono stati segnalati casi di perdita di coscienza. Bisogna sottolineare che
l’abuso di insulina può causare crisi ipoglicemiche gravi portando progressivamente a
coma e morte 64-65.
Esistono due tipi di preparazioni: IGF-1 singolo o usato in associazione alla sua
proteina legante IGFBP-3. Combinando IGF-1+IGFPB-3 si evidenziano minori effetti
collaterali, un tempo di emivita più lungo che si traduce con livelli di IGF-1 circolanti
maggiori 66. Gli effetti dell’IGF-1 sulle prestazioni fisiche di adulti sani non sono ancora
stati sperimentati. Analogamente all’insulina, l’effetto collaterale più comune dell’abuso
di IGF-1 è l’ipoglicemia, inoltre può promuovere la proliferazione cellulare, inibire
l’apoptosi ed interagire con passaggi aventi ruolo consolidato nella cancerogenesi: può
dunque aumentare il rischio di cancro. C’è correlazione positiva tra l’incidenza dei
tumori alla prostata e colon-retto con i valori circolanti di IGF-1 67-68.
L’associazione IGF-1-androgeni potenzia l’effetto dose dipendente dell’aumento
di espressione dell’aromatasi e della produzione di estradiolo, data dall’abuso dei soli
AAS, inoltre inducono significativa proliferazione delle cellule tumorali.
• 2.4 ERITROPOIETINA (EPO)
F)
L’eritropoietina o EPO è un ormone glicoproteico prodotto, negli esseri umani,
dai reni e in misura minore dal fegato e dal cervello, ed ha come funzione principale la
regolazione dell’eritropoiesi (produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo).
L’EPO è stata prodotta anche in laboratorio e utilizzata come farmaco per curare
le anemie in pazienti affetti da malattie renali o da malattie ematiche, o per permettere
un recupero più rapido dopo la somministrazione di chemioterapia nei pazienti affetti da
cancro. In studi recenti è stato osservato un ruolo neuroprotettivo di EPO come agente
antinfiammatorio.
Al di fuori delle indicazioni previste nella scheda tecnica, il farmaco è stato
largamente impiegato come sostanza dopante sfruttando la sua capacità, dose
dipendente, di aumentare il numero di eritrociti anche in soggetti sani, come gli atleti, al
fine di aumentare il trasporto di ossigeno ai tessuti, specie quello muscolare scheletrico
e cardiaco, e di migliorare quindi la performance sportiva. Molti ciclisti professionisti
sono stati implicati in casi di doping per uso di EPO.
Come riassunto nella pubblicazione di Heuberger et al., la somministrazione di
eritropoietina in atleti più o meno allenati eleva fino al 12 % i valori di emoglobina e
fino al 19 % i tassi di ematocrito, aumentando così il massimo consumo di ossigeno e la
27
resistenza 69. Una prolungata somministrazione può migliorare la performance fisica di
circa il 50 %, indipendentemente dall’aumento del VO2max 70.
Approcci con medesime finalità comprendono l’allenamento in altitudine e le
emotrasfusioni.
La prima pratica porta all’aumento dei valori di EPO e del volume degli eritrociti senza
influenzare il volume del sangue 71. 2000-2.500 metri sono il target di altitudine che
offre il miglior adattamento, questo è stato confermato dai risultati delle competizioni
affettuate successivamente sul livello del mare, con relazione tra altitudine e aumento
della VO2max 71.
L’abuso di EPO può portare a gravi conseguenze per la salute. Gli effetti avversi
causati dall’eritropoietina ricombinate umana comprendono reazioni nel sito
d’iniezione, nausea, mal di testa, vertigini, artralgia, reazioni allergiche anafilattiche. Si
possono manifestare aumenti della pressione sanguigna, abbassamenti della conduttanza
vascolare sistemica e cerebrale, indipendentemente dagli effetti sull’ematocrito 72.
Come è noto l’EPO aumenta la viscosità del sangue, la coagulazione e la reattività
piastrinica portando ad elevati livelli i rischi di trombosi, ictus ed infarto 69. Un’analisi
in più di 9.000 pazienti affetti da cancro ha messo in luce questi rischi, ciò è meno
chiaro negli atleti sani, anche se un caso di trombosi cerebrale è stato descritto in un
ciclista professionista dopo tre mesi di doping con EPO e politerapia concomitante, tra
cui abuso di GH 73.
Sono stati riportati casi di aplasia eritroide, caratterizzata dal progressivo sviluppo di
anemia grave, con evidente carenza di precursori delle cellule rosse, e la presenza di
autoanticorpi contro l’EPO 74. L’abuso di questa sostanza può, inoltre, promuovere
28
l’angiogenesi, aumentare l’ossigenazione dei tessuti e inibire l’apoptosi, favorendo
quindi la progressione e l’aggressività del cancro 75-76.
• 2.5 AGONISTI β-ADRENERGICI
G)
Gli agonisti dei recettori β2-adrenergici vengono usati nel doping a causa delle
loro attività broncodilatanti, anabolizzanti ed antinfiammatorie 77. I dati di maggior
rilievo sono stati riscontarti nei nuotatori facenti uso di queste sostanze poco prima delle
competizioni 77, tuttavia ci sono alcune prove che suggeriscono che nei nuotatori si
presenti frequentemente un’ipersensibilità delle vie aeree a causa delle diverse ore
passate a respirare i sottoprodotti del cloro. I β-agonisti sono quindi necessari per
ripristinare, e non per migliorare, il normale funzionamento polmonare 78. Nonostante
questa premessa, la maggior parte degli studi ha dimostrato un effetto limitato, se
assunti per via inalatoria, nei confronti delle prestazioni aerobiche, ma si osserva
comunque un miglioramento delle funzioni polmonari: sei settimane di trattamento, per
via respiratoria, in atleti maschi non hanno comportato significativi aumenti della
resistenza, forza e potenza muscolare, capacità anaerobica 79. Anche la
somministrazione combinata di più principi attivi per via inalatoria (salbutamolo,
formoterolo, salmeterolo) non ha provocato miglioramenti rilevanti nelle performance
29
dei nuotatori professionisti, escluso nel caso di prove di sprint 80. Al contrario, la
somministrazione orale può essere vantaggiosa per le prestazioni sportive in soggetti
sani 81, soprattutto è stato visto che il salbutamolo ha un effetto significativo sulle
capacità anaerobiche negli atleti amatoriali (+15 % dopo la somministrazione di una
dose elevata) 82. Questa caratteristica è stata comunque dimostrata in atleti più o meno
allenati. Ulteriori vantaggi della somministrazione orale sono l’aumento della massa
muscolare, l’inibizione della degradazione proteica, la diminuzione dei grassi corporei
77.
Gli effetti collaterali derivanti dall’uso frequente di agosti β2-adrenergici
riguardano soprattutto la stimolazione cardiovascolare, in primis tachicardia, seguita poi
da controindicazioni di maggiore gravità come aritmie sopraventricolari e ventricolari,
ischemia miocardica e improvvisa insufficienza cardiaca 83-84.
Gli effetti tossici possono essere parzialmente evitati con l’uso di β2-agosti altamente
selettivi, come il formoterolo, migliorando così il profilo di sicurezza.
• 2.6 β-BLOCCANTI
Anche queste sostanze, come il propranololo (Inderal del commercio), vengono
abusate dagli atleti per la loro capacità di diminuire l’ansia, la frequenza cardiaca e il
tremore. Questi effetti possono essere sfruttati per migliorare le prestazioni negli sport
in cui è utile avere una maggiore stabilità, come il tiro con l’arco, tiro a segno o biliardo
77. Tuttavia, oltre ad avere un effetto negativo sul metabolismo e sulla composizione
corporea, sono principi attivi che diminuiscono la resistenza e la capacità di sprint 85.
30
Possono essere dannosi per l’anabolismo muscolare, la diminuzione della forza, della
capacità aerobica e anaerobica.
• 2.7 STIMOLANTI
Anfetamine, metanfetamine, metilfenidato, efedrina, pseudoefedrina, caffeina,
dimetilammina, cocaina, fenfluramina, pemolina, selegilina, sibutramina, stricnina e
modafinil appartengono a questa categoria di sostanze. Alcune tra queste sono note per
l’uso come sostanze stupefacenti; la ricerca ha dimostrato, inoltre, aspetti vantaggiosi
riguardo la resistenza, la capacità anaerobica, la diminuzione del senso di fatica,
migliori tempi di reazione, maggiore stato di allerta, significativa perdita di peso 86.
La WADA vieta l’utilizzo delle sostanze appartenenti a questa classe ad
eccezione della caffeina.
In commercio si possono trovare bevande energetiche che spesso includo
svariati stimolanti ed altri additivi: oltre ad un contenuto eccessivo di caffeina che può
arrivare fino a 500 mg per dose (corrispondenti a 5 tazzine di caffè o 10 tazze di tè), si
trovano taurina, L-carnitina, glucuronolattone, ginkobiloba, ginseng 87. I potenziali
vantaggi degli altri ingredienti non sono chiari. La taurina, per esempio, può attenuare in
danno indotto dall’esercizio fisico sul DNA, migliorando così la performance.
Probabilmente però, le quantità di principi attivi presenti nelle bevande comuni sono
ben al di sotto dei livelli necessari ad esercitare un evidente beneficio sulla prestazione
87.
31
H)
Bisogna segnalare che, negli ultimi anni, il numero di atleti che hanno riferito
l’utilizzo di stimolanti, soprattutto in ambito professionistico, è notevolmente
aumentato. Negli Stati Uniti, la National Collagiate Athletic Association ha riconosciuto
che il numero di atleti risultati positivi a tali sostanze è aumentato di tre volte rispetto
agli ultimi anni 88, preoccupazione è stata destata anche nel Major League Baseball per i
medesimi abusi. Secondo un rapporto pubblicato nel gennaio 2009, 106 giocatori (cioè
l’8 %) avevano ottenuto l’esenzione a fini terapeutici per gli stimolanti durante il 2008,
dato in notevole aumento considerando i 28 giocatori esentati nel 2006 89. Le esenzioni
per uso terapeutico consentono agli atleti di assumere queste sostanze, altrimenti
proibite perché considerate dopanti, a condizione che vengano richieste dal medico
specialista in quanto ne dichiara la necessità per ragioni di salute.
• 2.8 INTEGRATORI ALIMENTARI
I)
Questa classe include una vastissima gamma di prodotti contenti vitamine,
aminoacidi, sali minerali, erbe, estratti, metaboliti etc… 87. È importante sottolineare
che non è garantita la purezza di questi componenti, tanto che si sono verificati casi in
cui erano contenute anche sostanze proibite, come steroidi e stimolanti, senza che
l’atleta o il produttore ne fossero a conoscenza 90. Gli atleti, pertanto, potrebbero
risultare positivi ai test antidoping senza aver assunto volontariamente sostanze proibite
90.
J)
La creatina non è presente nella lista delle sostanze vietate riportate dalla WADA ed è
l’integratore maggiormente utilizzato 3: studi hanno dimostrato la sua capacità di
aumentare la forza massima e di incrementare il volume della massa magra corporea 91-
33
92. Così, alcuni integratori alimentari autorizzati possono vantare effetti ergogenici, ma
non ci sono prove scientifiche sufficienti tali da farli rientrare tra le sostante dopanti.
• 2.9 ALTRE SOSTANZE D’ABUSO
Alcol, cannabinoidi, narcotici, nicotina e molti altri possono essere utilizzati nel
tentativo di migliorare le prestazioni 9. Attualmente la WADA non ha vietato ancora la
nicotina nonostante questa vanti le capacità di migliorare l’attenzione e facilitare la
perdita di peso, impedisce invece l’assunzione di cannabis e narcotici che diminuiscono
la percezione del dolore. L’alcol è vietato in sei sport, esclusivamente durante le
competizioni 93. Tutte queste sostanze possono essere utilizzate dagli atleti per ridurre lo
stato d’ansia, ma sono state trovate poche informazioni riguardo l’effettiva influenza
sulla performance sportiva.
• 2.10 FARMACI DA PRESCRIZIONE
Diuretici e altri agenti mascheranti come epitestosterone, usato per normalizzare
il rapporto 1:1 testosterone-epitestosterone nelle urine, probenecid, espansori del plasma
come glicerolo, albumina per via endovenosa e mannitolo 94, possono essere considerati
sostanze dopanti 8.
I diuretici possono provocare una rapida perdita di liquidi e vengo utilizzati negli
sport in cui le categorie sono divise il base al peso, come lotta o la box 8, sono impiegati
anche per accelerare l’escrezione urinaria di altre sostanze dopanti come steroidi
anabolizzanti, diminuendo in tal modo la possibilità degli atleti di essere positivi ai test.
34
I glucorticoidi, o cortisonici, sono spesso utilizzati dagli atleti con l’intento di
migliorare la performance grazie alle loro proprietà antiinfiammatorie e analgesiche 8.
Tuttavia c’è poca ricerca che dimostri reali benefici riguardo alle prestazioni sportive.
Per ottenere una migliore ossigenazione dei tessuti vengono sfruttati anche gli
inibitori della fosfodiesterasi-5 (sildenafil, tadalafil, vardenafil cioè i noti Viagra, Cialis
e Levitra), grazie ai loro effetti vasodilatanti 95. Anche in questo caso ci sono pochi studi
che rivelino i vantaggi di questi farmaci in ambito atletico.
Sostanze usate nella sfera psichiatrica, come antidepressivi, ansiolitici,
antipsicotici, anticonvulsivanti, in genere non sono inclusi nella lista vietata dalla
WADA 10. Il bupropione è un antidepressivo sulla lista di monitoraggio dell’agenzia
anti-doping per eventuali tendenze riguardo ad un uso inadeguato. Uno studio effettuato
su 9 uomini ha suggerito che l’assunzione di elevate dosi di bupropione, in ambienti
caldi, permette agli atleti di mantenere il cuore e la temperatura corporea ad alti valori
senza percepire maggiore senso di affaticamento 96. Per le altre sostanze, al contrario, ci
sono poche prove che determinino un’influenza positiva sulle prestazioni 10.
SOSTANZE - METODI POTENZIALI EFFETTI COLLATERALI
Androgeni
(es. testosterone, danazolo, nandrolone,
stanozololo)
. apparato riproduttivo: ridotta spermatogenesi e ginecomastia,
diminuzione della fertilità, atrofia testicolare, possibile ipertrofia
prostatica benigna o cancro della prostata negli uomini.
. sistema cardiovascolare: diminuzione HDL e aumento LDL.
. fegato: epatotossicità.
. sistema nervoso: depressione, episodi maniacali ed aggressivi,
psicosi.
. chiusura accelerata dell’epifisi negli adolescenti, acne, irsutismo,
35
calvizie, ipertrofia del clitoride, cambiamento del tono di voce,
amenorrea o dismenorrea nelle donne, infezioni (ascessi nel sito di
iniezione, artrite settica, epatite-HIV per condivisione aghi di
iniezione), rotture tendinee.
GH e fattori di crescita
(es. insulina, IGF-1)
. insulino-resistenza, iperglicemia, diabete mellito, ipertrofia
miocardica, chiusura accelerata dell’epifisi negli adolescenti,
miopatia, ipertensione, edema, sindrome del tunnel carpale.
Stimolanti
(es. anfetamina, D-metanfetamina,
efedrina, pseudoefedrina, caffeina,
cocaina
. ipertensione, tachicardia, infarto del miocardio, colpi di calore,
perdita di peso, rabdomiolisi, mal di testa, nausea, tremori, insonnia,
ansia, attacchi di panico, agitazione, psicosi, comportamenti
aggressivi.
Metodi per aumentare il trasporto
di ossigeno
(es. emotrasfusioni EPO umana
ricombinante)
. infarto del miocardio, trombosi, embolia polmonare, ipertensione,
anemia mediata da anticorpi
Integratori alimentari
(Aminoacidi, proteine, vitamine, sali
minerali, erbe, estratti, metaboliti)
dipende dai componenti:
. creatina: nefrite interstiziale acuta, progressione più rapida di
insufficienza renale cronica
Altre droghe
. alcol: sedazione, scarsa concentrazione e coordinazione;
. cannabinoidi: ridotto stato di allerta, memoria a breve termine
compromessa, ritardo psicomotorio, disforia, ansia, psicosi;
. narcotici: dipendenza fisica, nausea, vomito, costipazione,
diminuzione di concentrazione e coordinazione, fatica;
. nicotina: abuso cronico associato a problemi cardiovascolari,
BPCO, diverse tipologie di cancro.
β -agonisti
(es. albuterolo, formoterolo, salbutamolo,
salmeterolo
. tachicardia, aritmia, ipocalemia, iperglicemia, tremore
36
β-bloccanti (es. propranololo)
. bradicardia, maggiore resistenza vie aeree, diminuzione della
resistenza
Altri farmaci da prescrizione . diuretici ed altri agenti mascheranti: vertigini, crampi muscolari,
eruzioni cutanee, gotta, insufficienza renale, squilibri elettrolitici,
ginecomastia da spironolattone;
. glucocorticoidi: iperglicemia, ritenzione idrica, depressione, manie,
psicosi, uso cronico può portare a diminuzione della massa
muscolare, stanchezza, osteoporosi, diabete mellito, ipertensione,
aumento di peso, obesità addominale, cataratta
Doping genetico Sconosciuti
TAB 3 ) Potenziali effetti collaterali delle diverse sostanze e metodi dopanti 97-98-99.
37
CAPITOLO III
I GENI NELLO SPORT E NEL DOPING
Le capacità di un atleta di compiere determinati sforzi fisici sono modulate dai
meccanismi di adattamento del sistema respiratorio, circolatorio, dei muscoli scheletrici
ed altro. L’efficacia di questi meccanismi è geneticamente determinata. La presenza di
specifiche varianti geniche influenza l’entità di molte caratteristiche fisiche come la
velocità, la resistenza, la forza muscolare e il controllo emotivo. Il profilo del DNA del
genoma umano e lo sviluppo della medicina molecolare hanno reso possibile
l’applicazione dei metodi di analisi del DNA nella diagnostica sportiva. Le tecniche di
biologia molecolare, come l’ibridazione in situ, il DNA microarry e la reazione
polimerasica a catena (PCR) hanno permesso di identificare una grande varietà di
sequenze di DNA fino a livello dei singoli nucleotidi. In un unico esperimento i
ricercatori sono in grado di misurare simultaneamente il livello di espressione di un gran
numero di geni o regioni multiple di un genoma.
Tuttavia, i progressi di queste tecniche hanno dato la possibilità di sfruttare le
manipolazioni genetiche per migliore le prestazioni degli atleti. Nel “doping genetico”
specifiche sequenze di geni esogeni sono inserite in determinati tessuti alterando
l’attività genetica, quindi l’espressione e la sintesi proteica. I geni esogeni che
riscontrano maggior interesse per il doping genetico includono l’eritropoietina (EPO),
l’ormone della crescita (GH), il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF-A e
VEGF-B), il fattore di crescita insulino simile (IGF-1), gli antagonisti della miostatina
come la follistatina (FST).
38
Nel 2003 la WADA ha deciso di includere il doping genetico all’interno della
lista dei metodi proibiti del World Anti-Doping Code. In accordo all’elenco del 2013, il
doping genetico è definito come il trasferimento di polimeri di acidi nucleici o loro
analoghi, così pure l’uso di cellule normali o geneticamente modificate.
• 3.1 I GENI E L’ATTIVITÀ FISICA
La nostra attività fisica è il risultato di milioni di anni d’evoluzione e meccanismi di
selezione naturale che hanno portato a cambiamenti nel pool genico della popolazione,
aumentando la capacità di adattarsi alle condizioni ambientali. L’attività fisica ha
permesso ai nostri antenati di procurarsi cibo per sopravvivere. Il programma
settimanale di un uomo primitivo includeva la caccia per 3-4 giorni, durante una singola
battuta di caccia coprivano una distanza media di 14-19 Km, e durante i periodi di
riposo erano ben lontani dall’essere sedentari. L’energia spesa giornalmente si aggirava
intorno alle 49 Kcal/Kg, mentre i livelli di consumo dell’uomo moderno corrispondono
a 32 Kcal/Kg 100.
Secondo Bouchard & Hoffman l’attività fisica ha costituito un fattore importante
per lo sviluppo del genoma umano durante l’evoluzione 101. Il primo gene legato al
fitness fu l’angiotensin converting enzime (ACE), scoperto nel 1998 da Huge
Montgomery 102. Bray at al. costruirono una mappa dei vari polimorfismi che potevano
essere connessi alla predisposizione per l’attività fisica e migliori risultati sportivi:
identificarono 239 geni di interesse, di cui 214 nei cromosomi autosomici, 7 nei
cromosomi X e 18 nel DNA mitocondriale 103.
39
I criteri di selezione per prestazioni sportive di alto livello sono accoppiati ad
elevate esigenze e specializzazione degli atleti. Uno studio su atleti di livello mondiale
ha riportato che la performance nelle specialità di forza esplosiva, come i 100 m piani o
il salto in lungo, è collegata in modo negativo alla parformance in specialità di forza
resistente, come i 1500 m 104.
Le differenze tra gli individui sono collegate ai polimorfismi, cioè la presenza di
due o più varianti di un singolo gene date dal cambiamento di un nucleotide (SNP,
single nucleotide polymorphism), per esempio, l’α-actinina3, gene del muscolo
scheletrico, gli SSLP (single sequence length polymorphism, sequenze polimorfiche
caratterizzate dalla ripetizione, in numero variabile di volte, di un pattern definito di
nucleotidi), i polimorfismi dell’ACE. Le sequenze mutate possono essere individuate in
regioni non codificanti (geni promoters, introni) che influenzano l’espressione genica, o
nelle regioni codificanti (esoni) che influenzano la struttura e la funzione di una
proteina non ancora codificata. I polimorfismi sono esaminati come marcatori genetici
per la predisposizione nei confronti di un determinato sport o di una specialità in
particolare (maratona o sollevamento pesi), per le differenze etnico-raziali (cheniani o
scandinavi), le capacità di adattamento alle condizioni ambientali (elevate temperature o
ipossia). Sono stati analizzati una notevole quantità di dati di alcuni polimorfismi (ACE
e ACTN3) e i meccanismi che spiegano i loro effetti sull’abilità atletica. Altri geni,
come PPARα (peroxisome proliferator- activated receprtors), sono stati presi in
considerazione solo di recente 105-106.
GENE VARIANTI
ENDURANCE ABILITY
ACE / angiotensin converting enzime
ins/del
ADRB2 / β2- adrenergic receptor
46 A/G (Arg16Gly)
79 C/G (Gln27Glu)
BDKBR2 / bradykinin type 2 receptor BE1 -9/+9 bp
CHRM2 / cholinergic receptor muscarinic 2 616 A/G
EpoR/ erythropoietin receptor 6002 G/A (Try439Stop)
HBB / haemoglobin beta
16 C/G
551 C/T
HIF-1α / hypoxia- inducible factor 1 1744 C/T (Pro582Ser)
GYS1 / glycogen synthase 1 Xbal restriction (Met416Val)
NOS3 / nitric oxide synthase 894 G/T
NRF2 / nuclear respiratory factor 2 A/G in intron 3
PPARδ / peroxisome proliferator-activated receptor 294 A/G
VEGF / vascular endothelial growth factor 2578 A/C
1154 G/A
634 G/C
MUSCLE PERFORMANCE AND POWER
EXERCISE
ACE /angiotensin-converting enzyme
Ins/del
ACTN3 / α-actin 3
1747 C/T
(R577X)
AMPD1 / adenosine monophosphate deaminase G34A/A
CK-MM / muscle creatine kinase
Ncol restriction
214 A/G
IGF-1 / insuline like growth factor 1 CA dinucleotide repeats
SUSCEPTYBILITY TO INJURIES
41
COL1A1 / collagen type 1α1 2046 G/T
COL5A1 / collagen type 5α1 401 C/T
MMP3 / matrix metallopeptidase 3 301 A/G
TNC / tenascin C GT dinucleotide repeats
PSYCHOLOGICAL APTITUDE
5HTT / serotonin transporter 5
+44/-44 bp
BDNF / brain-derived neurotrophic factor 196 G/A
TAB 4) Varianti genetiche associate alle capacità aerobiche, alle performance muscolari, suscettibilità agli infortuni e
caratteristiche psicologiche 101-103.
• 3.2 LA CAPACITÀ DI ENDURANCE
L’adattamento agli sforzi di resistenza è correlato all’attività metabolica dei
mitocondri. Questa è determinata, a sua volta, dai geni del DNA nucleare e
mitocondriale che codificano per enzimi del metabolismo energetico. I punti chiave
dell’attività del mitocondrio sono i PPAR (peroxisome proliferator-activated receptors)
α, δ, γ. Molto importante è il PPARδ che regola l’espressione di un centinaio di geni
coinvolti nel metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e gli effetti della captazione del
glucosio nei muscoli scheletrici 109. Il polimorfismo del gene del PPARδ (+294 T/C) è
associato ad un aumento dei livelli di PPARδ e ad una predisposizione per gli sport di
resistenza 110-111.
Il fattore respiratore nucleare 2 (NRF2) insieme al fattore respiratore nucleare 1
(NRF1) inducono la biosintesi mitocondriale e giocano un ruolo importante nell’
interazione nucleo-mitocondrio. Siti di legame per NRF2 sono stati trovati nelle regioni
promoter di numerosi geni nucleari codificanti: le proteine mitocondriali, incluso il
42
citocromo C, le proteine di trasporto mitocondriali e le proteine di sintesi dell’eme.
Regolano quindi l’espressione dei geni nucleari e mitocondriali codificanti elementi
della catena respiratoria. Il polimorfismo 3 A/G nell’introne dell’NRF2 aumenta le
capacità di resistenza in risposta all’allenamento 112-113.
La famiglia di proteine chiamata hypoxia-inducible factors (HIF) è responsabile
dell’adattamento alla mancanza di ossigeno. HIFs regolano l’espressione di circa 200
geni coinvolti nel metabolismo energetico, nel trasporto del glucosio, nell’angiogenesi,
nell’eritropoiesi, etc… 114. HIF-1 e HIF-2 sono disattivati in condizioni di normossia,
attivati invece in caso d’ipossia. HIF-1 è espresso nella maggior parte dei tessuti, mentre
HIF-2 è presente solo in alcuni di essi, come le cellule endoteliali. La subunità α di HIF-
2 è codificata dal gene EPAS-1, responsabile dell’adattamento dei tibetani agli sforzi
fisici prolungati compiuti a importanti altitudini 115. Un recente studio ha dimostrato che
il polimorfismo (Pro582Ser) del gene HIF-1α è fortemente associato all’aumento della
resistenza in seguito all’allenamento 116-117. Tuttavia, Cieszczyk et al. suggeriscono che
questa mutazione può essere considerata come marker genetico degli atleti dotati di
particolare potenza 118.
La ricerca sulle varianti geniche predisponenti agli sport di endurance ha rivelato
un numero elevato di altri geni che esprimono: la β-emoglobina (Hb-β), importante
soprattutto per il trasporto di ossigeno dai polmoni ai tessuti, il recettore
dell’eritropoietina (EPOr) regolante la proliferazione e la differenziazione degli
eritrociti, la GYS1 o glicogeno sintetasi muscolare che modula la sintesi del glicogeno
nei muscoli scheletrici, i recettori β2-adrenergici (ADRB2) attivanti le fonti energetiche
di grasso, i recettori colinergici muscarinici 2 (CHRM2) che incrementano la
conduzione elettrica del cuore, i recettori della bradichinina 2 (BDKR2) la cui
43
attivazione genera vasodilatazione, l’N-ossido sintetasi endoteliale (NOS3) che immette
N-ossido nel circolo sanguigno, coinvolto nella regolazione delle funzioni vascolari, il
fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) regolante il flusso di sangue e
l’angiogenesi 101-103-119-120-107-108.
L’inserzione o la delezione (I/D) di un frammento di 287 nucleotidi in una
sequenza intronica del gene dell’Angiotensin converting enzime viene frequentemente
riscontrata negli atleti. L’ACE trasforma l’angiotensina I in angiotensina II, potente
vasocostrittore, quindi attraverso questo processo metabolico l’enzima gioca un ruolo
importante nella regolazione della pressione sanguigna e nello sviluppo di patologie
vascolari 121. Il genotipo I/I e collegato con una bassa attività dell’ACE nel siero e nei
tessuti ed è stato individuato con maggiore frequenza nei maratoneti, triatleti e canottieri
122. Thompson et al. fecero un’interessante osservazione sugli scalatori in cui la
distribuzione dei genotipi di ACE era significativamente diversa tra chi aveva raggiunto
con successo gli 8000m e chi non era riuscito nell’impresa. L’allele I era associato al
raggiungimento delle cime più alte, inoltre, non c’era differenza statistica tra chi avesse
scalato gli 8000 con o senza l’uso di ossigeno 123.
• 3.3 LA FORZA MUSCOLARE
Studi sui polimorfismi del gene ACE negli atleti di diversi sport hanno rivelato
una maggiore incidenza di varianti I/D e D/D negli sport di forza e di sprint 122. Sulla
base di questi risultati viene formulata l’ipotesi che la sequenza di delezione determini
una maggiore abilità nello svolgere sforzi che richiedano potenza e velocità, mentre la
variante I sia associata a migliore endurance. Questa associazione, tuttavia, può variare
44
in diverse popolazioni: uno studio del 2007 su atleti israeliani ha dimostrato che il
genotipo D/D è più frequente nei corridori di distanze lunghe piuttosto che negli
sprinters 124, nei giamaicani, Keniani ed etiopi non ci sono associazioni tra i diversi
specialisti e i polimorfismi 125-126-127.
Un’altra variazione che è collegata alla performance muscolare coinvolge il gene
dell’ACTN3 (α-actinin skeletal muscle isoform 3), proteina che unisce i filamenti di
actina e partecipa alla contrazione muscolare rapida: i genotipi X577X e R577X
riducono i livelli di sintesi di α-actinina 3, sostituita da α-actinina 2 108. Uno studio
australiano su velocisti ha dimostrato che gli atleti presentavano frequentemente il
genotipo RR (per ACTN3) e di rado il genotipo XX (6%) 128. Ricerche italiane hanno
notato che quest’ultimo è estremamente raro anche nelle ginnaste (2.8%) 129. Come in
precedenza, ci possono essere differenze tra le popolazioni: uno studio americano
sostiene che ci siano pochi collegamenti tra genotipo XX nei sollevatori di peso di razza
bianca, ciò invece non si verifica negli atleti di colore 130.
La creatina chinasi MM è responsabile della sintesi di ATP tramite il
trasferimento del gruppo fosfato dalla creatina fosfato all’ADP. È stato osservato che il
polimorfismo Ncol A/G nella regione 3’ non trascritta di MM-CK provoca la riduzione
della forza di contrazione muscolare durante un test di 60 sec, successivi a 90 min di
esercizio 131, studi seguenti non hanno confermato l’associazione tra il polimorfismo e
la performance muscolare , tuttavia hanno rilevato una relazione tra il genotipo Ncol
A/A e rabdomiolisi 132-133-134.
I polimorfismi dei geni per l’adenosina monofosfato deaminasi 1 (AMPD1) e
l’insulin-like growth factor (IGF-1) sono coinvolti nella modulazione della forza.
AMPD1 catalizza la conversione di adenosina in inosina con un aumento dei livelli di
45
AMP durante l’esercizio. I soggetti con il genotipo TT al 34C/T del gene AMPD1
dimostrano una maggiore suscettibilità a lesioni muscolari ed affaticamento 108. IGF-1
aumenta la forza e la massa muscolare; la presenza della sequenza ripetuta 16 e 22 CA
nella regione promoter del gene, incrementa la forza di contrazione muscolare negli
anziani 135. Un altro studio ha dimostrato che il polimorfismo è collegato con la massa
del ventricolo cardiaco sinistro negli atleti uomini, ma non nelle donne 136.
• 3.4 SUSCETTIBILITÀ A LESIONI TENDINEE
La predisposizione genetica per un maggior rischio di tendinopatie o lesioni da
sport traumatici è correlata a varianti dei geni dei gruppi sanguigni AB0, del collagene 1
(COL1A1), collagene V (COL5A1), metalloproteinasi di matrice 3 (MMP3) e tenascin-
C (TNC) 137-138-139-140. Il collagene è l’elemento fondamentale dei tendini e legamenti
mentre MMP3 e TNC sono coinvolti nelle interazioni tra tendini e matrice
extracellulare. I polimorfismi dei geni COL, MMP3 e TNC sono associati a lesioni del
tendine di Achille in soggetti fisicamente attivi 137-141.
• 3.5 CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE
Il controllo dello stress e delle emozioni è, in una certa misura, geneticamente
determinato. Ci sono prove che i polimorfismi nelle regioni regolatorie 5’ del gene dei
trasportatori della serotonina (5HTT), codificanti alleli lunghi (L) o corti (S) possano
essere associati al miglior controllo delle emozioni. Uno studio psicologico sulle atlete
46
portatrici del genotipo SS ha evidenziato minori livelli d’irritazione e pessimismo
rispetto alle atlete portatrici dei genotipi LS e LL 108-142.
Il fattore neurotrofico cerebrale (BDNF Brain-derived neurotrophic factor)
agisce su determinati neuroni del sistema nervoso centrale e periferico, contribuendo a
sostenere la sopravvivenza dei neuroni già esistenti, e favorendo la crescita e la
differenziazione di nuovi neuroni e sinapsi. Recenti studi hanno dimostrato che
l’espressione del BDNF avviene anche nei muscoli scheletrici 143. L’allenamento
aumenta i livelli di BDNF e tali valori sono mantenuti per due settimane dopo la cessata
attività, mentre l’overtraining ne riduce i livelli: è accompagnato da scoraggiamento,
ansia ed irritabilità 144. Il polimorfismo del gene DBNF (sostituzione G/A al nucleotide
196) influenza la risposta psicologica a situazioni di stress e la motivazione. In
particolare ha effetti importanti sulle riflessioni-sensazioni individuali, positive/negative
, che gli atleti provano durante le competizioni. Quindi, l’atleta può essere guidato in
modo appropriato ed efficiente in una migliore gestione dello stress così da realizzare
prestazioni di ottimo livello 107.
• 3.6 GENOTIPIZZAZIONE NELLO SPORT
Le diversità genetiche degli individui influenzano il metabolismo delle sostanze
performanti e in alcuni casi possono nascondere l’assunzione di sostanze proibite per
doping. La ricerca mostra che la variazione del numero di copie del gene UGT2B17 può
influire sull’efficienza del controllo antidoping, volto al rilevamento dell’abuso di
testosterone. L’UGT2B17 codifica per l’UDP- glucuronil-transferasi 2B17 che catalizza
l’addizione di UDP-glucuronide al testosterone, ma non catalizza la reazione analoga
47
sull’epitestosterone 145. L’uso di testosterone viene riscontrato nelle analisi
determinando il rapporto testosterone/epitestosterone nelle urine : il rapporto
solitamente 1:1 corrisponde al valore del glucuronide. Il testosterone non viene
convertito in epitestosterone. Inoltre, in seguito alla somministrazione di testosterone, la
sintesi ex novo di epitestosterone viene inibita e diminuiscono i suoi valori nelle urine.
Ciò spiega perché il rapporto T/E aumenti rapidamente dopo l’assunzione dello steroide
anabolizzante. La WADA ha stabilito che il rapporto T/E=4 può indicare l’abuso, il che
comporta un esame addizionale con l’uso della spettrofotometria di massa 146.
Negli individui senza alcuna copia del gene UGT2B17 (genotipo del/del), il
testosterone viene escreto nelle urine solo in piccola parte, nella forma di glucuronide,
mentre l’epitestosterone viene completamente escreto nelle urine. Il rapporto T/E nelle
urine dei soggetti portatori del genotipo del/del è 0.14, negli individui con una sola
copia (ins/del) è 1.4, in quelli con due copie (ins/ins) è 2.9. Dopo l’assunzione di una
singola dose di testosterone enantato di 500 µg, negli individui del/del è stata riscontrata
una minore sensibilità del rapporto T/E, dal 5.9% nel secondo giorno dopo la
somministrazione, al 58,8% nel sesto giorno; negli individui del/ins, ins/ins dal 62,5%
al 100% rispettivamente nel secondo e sesto giorno dopo la somministrazione 147. Gli
studi sulle diverse popolazioni focalizzano le significative differenze del numero di
copie del gene UGT2B17: la sua delezione si presenta raramente nella popolazione
africana ed europea, più frequente nell’asia orientale (14% vs 92%) 148. Questo risultato
potrebbe sottintendere che gli atleti asiatici potrebbero essere tentati nell’ abusare il
testosterone senza essere scoperti, in maggior misura rispetto a quelli europei o africani.
Per risolvere il problema, un metodo di genotipizzazione del UGT2B17 del/ins è stato
sviluppato usando campioni normali di urina raccolti in test antidoping standard 149.
48
Anche l’applicazione di una soglia individuale T/E, stabilita sulla base del genotipo
UGT2B17 e di risultati precedenti dei medesimi atleti, ha permesso di aumentare
notevolmente la sensibilità dei test negli individui con genotipo del/del 150. Alcuni dati
puntualizzano sul potenziale contributo del polimorfismo della regione promotrice del
gene del citocromo P17 (CYP17) (omozigote nella variante A1) al normale valore del
rapporto T/E=4 150. Naturalmente il livello di testosterone, attraverso l’inibizione
dell’attività dell’UGT2B17 e la riduzione di escrezione di glucuronide, può essere
aumentato da diversi componenti alimentari come i fenoli, ma non dall’alcol etilico del
vino rosso 151. Si presupponeva anche che l’uso contemporaneo di FANS e di una
singola dose di testosterone enantato potessero influenzare in valore del rapporto T/E:
recentemente Lundmark et al. hanno dimostrato che l’associazione FANS- esteri del
testosterone aumentano leggermente l’escrezione di testosterone-glucuronide, mentre
l’escrezione di epitestosterone-glucuronide viene inibita meno rispetto a quanto
avvenga con l’ uso di solo testosterone. Il rapporto T/E non cambia in base ai diversi
genotipi di UGT2B17. Il risultato dei test antidoping sul testosterone non sono quindi
influenzati dall’uso di FANS 152.
• 3.7 IL DOPING GENETICO
Il rapido sviluppo delle scienze biologiche e la maggiore conoscenza delle
mutazioni geniche che possono avvantaggiare gli individui nell’attività sportiva mettono
a rischio l’uso di queste conoscenze a favore del doping: possono essere applicate con la
tecnologia e con il trasferimento di materiale genico così da modificare il DNA umano.
Molte tecniche sono state sviluppate per il trattamento di malattie genetiche, spesso
49
hanno previsto l’inserimento di una copia funzionale di un determinato gene per
risolvere le cause della patologia 153. Altre strategie terapeutiche hanno portato alla
soppressione o all’espressione di specifici geni con l’uso di piccoli RNA interferenti
(siRNA) o di nucleotidi antisenso 154-155.
Nel 2012 Glybera fu approvato nell’EU come la seconda terapia genica nel
mondo: contiene la variante normale della lipoproteina lipasi, enzima partecipante nel
metabolismo lipidico, e viene utilizzato per il trattamento della deficienza di tale enzima
(LPLD- lipoprotein lipase deficiency). Nel 2013 la FDA approvò Kynmaro, farmaco
utilizzato per il trattamento dell’ipercolesterolemia famigliare negli omozigoti. È una
terapia genica basata sul silenziamento dei geni mediante siRNA 156. Un abbondante
numero di terapie geniche sono a livello della fase clinica di studio, ciò indica che
saranno metodiche utilizzate con maggior frequenza in futuro.
I geni di interesse per il doping sono quelli codificanti ormoni peptidici (es.
EPO, GH, e fattori di crescita come IGF-1 e VEGF). Con l’applicazione di una terapia
genica di successo, l’organismo aumenta la produzione di questi peptidi, migliorando la
performance e/o incrementando la forza muscolare. Anche le tecniche di silenziamento
dei geni (siRNA e nucleotidi antisenso) possono essere utilizzate per impedire, ad
esempio, l’espressione della miostatina, inibente la crescita muscolare 157.
Fin dal 2003 il CIO e la WADA hanno posto il doping genetico nella loro lista
proibita comune. Il doping genetico era definito come l’uso non terapeutico dei geni, dei
derivati e/o delle cellule aventi le capacità di migliorare la prestazione sportiva.
Prendendo visione dello sviluppo dinamico dell’ingegneria tissutale e delle tecniche di
trapianto delle cellule staminali, attualmente parte della lista della WADA a proposito
del doping genetico riporta quanto segue: ”di seguito, con le potenzialità di migliorare
50
la performance sportiva, sono proibiti: 1- il trasferimento di polimeri di acidi nucleici o
loro analoghi; 2- l’uso di cellule normali o geneticamente modificate”. Questo significa
che un atleta che riceve direttamente un gene trasferito in vivo, nel circolo sanguigno o
localmente in un tessuto specifico, a livello intracutaneo, intramuscolo, o cellule
geneticamente modificate ex vivo è automaticamente squalificato.
Negli anni 2004/2007 la WADA ha coordinato 21 progetti nell’area della
genomica, trascriptomica, proteomica, metabolomica, virologia e bioinformatica tesi a
indentificare geni e loro varianti che potessero essere di potenziale interesse negli atleti.
Due maggiori scenari del doping genetico sono descritti: uno con l’abuso della classica
terapia genica, mediante l’introduzione nell’organismo di sequenze sintetiche attraverso
il DNA virale, la seconda è basata sulle strategie dell’RNA interferente o siRNA 158. Tra
il 2010 e il 2011 la WADA ha coordinato due studi , atti allo sviluppo dei processi di
rilevazione del doping genetico. Per esempio, le strategie di analisi del doping genetico
usato per l’ormone della crescita includono direttamente la rilevazione di sequenze di
cDNA 159-160.
Non ci sono dubbi che i laboratori anti-doping debbano costantemente introdurre
nuove metodiche di analisi in modo da mantenere e armonizzare l’approccio alla
rilevazione di sostanze e metodi dopanti su scala mondiale. Tuttavia, tenendo in
considerazione le attrezzature e le conoscenze, è possibile che non in tutti i laboratori
accreditati dalla WADA venga richiesto di incrementare la ricerca di tali metodiche 161.
51
CAPITOLO IV
I miRNA CIRCOLANTI: UNA NUOVA GENERAZIONE
DI BIOMARCATORI ANTI-DOPING
Una sfida importante contro il doping è l’identificazione di specifici biomarcatori
non invasivi e sensibili, che possano essere misurati di routine in campioni di facile
reperibilità.
I micro RNA (miRNA) sono piccoli RNA non codificanti (19-25 nucleotidi) che
consentono la regolazione post-trascrizionale dell’espressione genica con la
soppressione di specifici RNA messaggeri bersaglio (mRNA) 162. Dalla loro scoperta
nei primi anni 90, queste piccole molecole sono risultate importanti per molte funzioni
di regolazione in una vasta gamma di processi biologici e patologici. Ad oggi, più di
1800 miRNA sono stati identificati nell’uomo 163 ed il loro numero sembra essere
inferiore al numero di mRNA convenzionali, stimati intorno a 30.000 164. Dal 2008 i
miRNA sono stati rilevati nel siero, plasma, urine, saliva ed altri fluidi corporei 165.
Sebbene la maggior parte delle molecole di RNA siano instabili, i miRNA hanno
caratteristiche opposte, anche in condizioni critiche come elevate temperature, livelli di
pH alti e bassi, stoccaggio prolungato, ripetuto congelamento e scongelamento 166. I
miRNA sintetici o purificati, aggiunti al plasma o al siero, vengono invece rapidamente
degradati dall’elevata attività delle RNAsi plasmatiche 167, così i miRNA circolanti non
sono intrinsecamente resistenti all’attività delle RNAsi endogene.
La base molecolare dell’elevata stabilità dei miRNA circolanti è stata studiata in
diversi laboratori: una prima ipotesi suggerisce che siano protetti da microvescicole,
52
come esosomi o microparticelle, in alternativa possono essere associati a particolari
proteine protettive. Arroyo et al. hanno scoperto che miRNA sono sensibili al
trattamento del plasma con proteasi, indicando che complessi proteici proteggono tali
molecole dalle RNAsi plasmatiche. La ricerca di queste proteine protettive ha rivelato
che Argonaute 2 (Ago2), una proteina del complesso dell’RNA-silenziatore, è presente
nel plasma umano ed eluisce, durante la cromatografia (in base alle dimensioni), con i
miRNA circolanti 167-168. La stabilità extracellulare dei complessi Ago2-miRNA è stata
osservata anche in colture di lisati cellulari, per diverse settimane, in assenza di inibitori
delle protesi 169. Inoltre, i test d’immunoprecipitazione effettuati sul plasma hanno
mostrato che Ago2 recupera velocemente i miRNA plasmatici non associati a vescicole.
In questi studi, la maggior parte dei miRNA testati sono copurificati con il complesso
ribonucleprotein-Ago2, solo una piccola minoranza di miRNA specifici sono stati
associati a vescicole 167. Queste osservazioni hanno dimostrato che ci sono due
popolazioni di miRNA circolanti aventi importanti implicazioni per il campionamento e
l’analisi come biomarcatori.
La presenza di miRNA nell’ambiente extracellulare ha portato i ricercatori a
sviluppare due ipotesi principali per quanto riguarda i sistemi della loro esportazione
dalle cellule e tessuti. La prima è che tutti i tipi di miRNA circolanti in fluidi biologici
siano sottoprodotti dell’attività cellulare e di cellule morte 169. Questa ipotesi potrebbe
giustificare diverse osservazioni come l’aumento di miRNA specifici nel plasma di
tessuti intossicati 170-171. La seconda è che la secrezione di miRNA sia causata da un
aumento dell’attività cellulare portando alla liberazione sia di complessi Ago2-miRNA
sia, in minoranza, di miRNA avvolti da microvescicole come esosomi.
53
Recentemente è stata posta maggiore attenzione sulla comprensione dell’origine dei
miRNA circolanti e del loro effetto sulla specificità dei biomarker 172-173-174. Siccome le
cellule del sangue sono in contatto prolungato con il plasma, dovrebbero essere le
maggiori produttrici di miRNA extracellulare circolante 175-176. Questa idea è
confermata dal fatto che un’alterazione del numero delle cellule sanguigne e l’emolisi
possono influire sulla quantità di miRNA plasmatici, inoltre alcune fasi
dell’ultracentrifugazione per rimuovere le cellule integre e i detriti possono ridurre i
livelli di miRNA nel plasma 176. Tuttavia, alcuni mRNA specifici provenienti dal fegato,
muscolo, cuore, cervello, polmoni e placenta sono stati rilevati nel plasma 170-173-177 ed è
probabile che altri organi contribuiscano all’aumento dei livelli di miRNA
extracellulare. Molti gruppi hanno osservato la loro secrezione da parte di tumori
rilevando miRNA nel sistema circolatorio del tessuto neoplastico. Possono quindi essere
utilizzati anche come biomarcatori di malattie.
• 4.1 I miRNA COME BIOMARCATORI ANTIDOPING
Nello stesso modo in cui alcuni biomarker sono stati utilizzati per identificare i
segni biologici delle malattie, così i biomarcatori antidoping vengono sfruttati durante i
test di analisi per identificare l’uso di sostanze vietate. Il potenziale uso dei miRNA
circolanti come specifici biomarcatori antidoping è stato scoperto in diversi laboratori: i
profili dei miRNA plasmatici possono essere utili per individuare agenti stimolanti
l’eritropoietina (ESA) 178. Questo studio ha rivelato che i livelli del miRNA circolante
specifico miR-144 aumenta nei campioni plasmatici dopo un’unica somministrazione di
metossipolietilengliole-epoietina beta. Questo miRNA è stato ritenuto essenziale per
54
l’eritropoiesi in molti organismi e questa scoperta ha rivelato il suo potenziale uso come
biomarcatore per il rilevamento di ESA. Un altro studio ha mostrato che i miRNA
circolanti potrebbero essere biomarcatori per identificare l’abuso dell’ormone della
crescita umano ricombinante (rhGH): Kelly et al. hanno identificato e confermato
quattro miRNA che sono stati espressi in modo diverso negli individui che hanno
assunto rhGH per motivi terapeutici, relativamente a controlli normali o individui aventi
alti livelli naturali di GH endogeno 179.
Recentemente è stato scoperto che potrebbero essere sfruttati per rilevare la
trasfusione di sangue autologo 180: questa procedura induce un aumento dei livelli
plasmatici di specifici miRNA circolanti, confrontati con un gruppo di controllo di non
trasfusi. L’emo-trasfusione provoca sostanziale cambiamento nei livelli di miRNA
polmonare, l’origine di questi è dunque legato al medesimo tessuto. È stata osservata,
inoltre, soppressione parziale di EPO dopo la trasfusione. Dunque, la combinazione
delle misurazioni di EPO e miRNA in un modello matematico aumenta l’efficienza di
rilevazione di trasfusioni autologhe.
• 4.2 METODI D’ANALISI DEI miRNA CIRCOLANTI
I profili dei miRNA sono stati studiati su tre matrici: siero, plasma e sangue intero. La
scelta della matrice è stata segnalata per avere un effetto significativo sulla
concentrazione dei miRNA. Il siero ha livelli minori rispetto al plasma 181. A causa del
gran numero di analisi sanguigne necessarie per il passaporto biologico dell’atleta, il
plasma-EDTA è la matrice più utilizzata per le analisi anti-doping: le variabili del
sangue e di miRNA sono misurate nella stessa matrice e un singolo campione di
55
plasma-EDTA sarebbe sufficiente per eseguire il test. Tuttavia, i campioni di plasma
contenenti eparina, come anticoagulante, non devono essere utilizzati perché questa
sostanza può interferire con i dosaggi successivi, come la reazione di trascrizione
inversa o RT-PCR.
Un fattore critico che potrebbe influire sulla quantificazione dei miRNA è la presenza di
emolisi. Diversi studi hanno osservato che eritrociti maturi contengono un’abbondante e
diversificata quantità di miRNA. In un recente studio, Blondal et al., hanno suggerito
diverse procedure e prove per la valutazione dell’emolisi 182: un metodo semplice e
conveniente è quello di utilizzare uno spettrofotometro e misurare l’assorbanza della
ossiemoglobina alla lunghezza d’onda di 414 nm. Un altro metodo proposto come
indicatore dell’emolisi è basato sul calcolo della differenza tra eritrociti/miR-451 e miR-
23a, che non è influenzata dall’emolisi stessa.
A causa della piccola quantità di miRNA circolante e della grande quantità di
proteine e lipidi, l’estrazione dei miRNA dai campioni di sangue è tecnicamente
impegnativa. Inoltre, plasma e siero contengono alti livelli di trascrittasi inversa e
inibitori della PCR. Per superare queste insidie, alcune procedure basate
sull’associazione di fenolo e cloroformio hanno consentito di estrarre i miRNA dal
fluido biologico 183.
La maggior parte di questi metodi combinano la lisi del campione con fenolo-
guanidina e la purificazione dell’RNA totale grazie alla filtrazione attraverso una
membrana silicea.
56
Fig 12) Procedura schematica dell’estrazione di due miRNA da un campione di plasma. Il kit commerciane non usa fenolo-
cloroformio per la degradazione delle proteine.K
Il reagente utilizzato è una soluzione di fenolo e guanidina-tiocianato, progettato per
facilitare la lisi cellulare, per denaturare i complessi proteici, le RNasi e per rimuovere
la maggior parte dei residui di DNA e proteine dal lisato attraverso un’estrazione
organica. Dopo l’aggiunta di cloroformio, il lisato viene separato in fase acquosa e fase
organica mediante centrifugazione. Dopo l’estrazione della fase acquosa, il campione
viene fatto eluire in una colonna con membrana silicea a cui l’RNA si lega, ma il fenolo
e gli altri componenti vengono facilmente eliminati. Per aumentare l’efficienza del
fenolo e cloroformio, Andreasen at al. hanno osservato che l’addizione di piccoli RNA-
carrier, prima dell’estrazione completa, migliora il rendimento e la riproducibilità
dell’estrazione degli RNA separati 183.
I kit disponibili in commercio possono essere usati per l’isolamento dei miRNA
dai fluidi corporei. Il principio generale è simile a quello con cloroformio e fenolo ma
la soluzione di lisi contiene solo guanidina-tiocianato è successivamente viene
addizionata una soluzione salina per denaturare e precipitare le proteine. La procedura
con fenolo e cloroformio produce maggiori quantità di miRNA e riduce la varianza tra i
57
saggi 181. Questo processo potrebbe essere completamente automatizzato quindi verrà
solitamente utilizzato come miglior metodo di estrazione dei miRNA dai fluidi
biologici. Ciononostante, dovrebbero essere testati diversi metodi di estrazione per ogni
studio in modo da stabilire la procedura ottimale.
Uno dei principali problemi connessi all’isolamento dei miRNA circolanti e alla
comparazione dei campioni raccolti è la quantificazione dei miRNA. Essendo bassa la
loro concentrazione nel plasma, possono essere determinati solamente con l’uso della
spettrofotometria. L’efficienza di estrazione dei miRNA circolanti potrebbe essere
valutata con plasma contenenti quantità note di miRNA non umano (per esempio
Caenorhabditis elegans). I miRNA sintetici dovrebbero essere aggiunti alla soluzione
tampone denaturante (Trizol o tampone di lisi). Questi passerebbero attraverso l’intero
processo di estrazione e verrebbero misurati nell’eluato dei miRNA finali utilizzando
qRT-PCR, fornendo dunque un riferimento rispetto al quale valutare l’efficienza di
estrazione. L’aggiunta di miRNA sintetici può essere utilizzata anche per verificare la
reazione di trascrizione inversa.
• 4.3 NUOVI PROFILI DI miRNA CIRCOLANTI
Per la ricerca dei miRNA circolanti come biomarcatori del doping possono
essere usate diverse metodiche. I diversi profili ci permettono di scoprire non solo i
cambiamenti dei livelli di miRNA dopo il trattamento, ma anche di trovare miRNA
stabili che possono essere usati come controlli endogeni. I progressi tecnologici hanno
portato a molte tecniche di rilevazione.
58
La trascrittasi inversa(qRT)-PCR rimane il metodo più sensibile ed affidabile per
rilevare i miRNA circolanti. Un aspetto positivo di questo approccio è la sua facile
integrazione con il flusso del lavoro nei laboratori che hanno già familiarità con real-
time PCR. Per il profilo dei miRNA su larga scala (che coinvolge centinaia di miRNA)
mediante l’uso di qRT-PCR, sono disponibili in commercio primers-PCR preplated,
solitamente distribuiti in piastre multiwell 164. Per prevenire l’ibridazione dei primer tra
le centinaia di PCR, vengono inseriti nei primers acidi nucleici bloccati 186(30art7).
I microarrays sono stati tra i primi metodi ad essere utilizzati per l’analisi
parallela di un gran numero di miRNA, e ne sono state sviluppate numerose varianti. I
miRNA microarrays hanno il vantaggio di essere poco costosi rispetto agli altri metodi
di analisi, tuttavia sono state descritte numerose limitazioni, incluse una gamma lineare
ristretta di quantificazione, bassa sensibilità e specificità non elevata per alcuni miRNA.
La tecnica di deep-sequencing è stata approfondita in numerosi studi con lo
scopo di valutare il potenziale uso dei miRNA circolanti come biomarcatori di malattie
173. I maggiori vantaggi dei nuovi metodi di sequenziamento sono il rilevamento di
miRNA nuovi e di quelli già conosciuti e l’identificazione precisa delle loro sequenze. I
potenziali limiti sono soprattutto i costi elevati, anche se questi coincidono con
l’introduzione di nuovi strumenti e con l’uso di DNA-barcoding. Per esempio, l’uso dei
codici a barre consente il multiplexing di 20 campioni in una singola reazione di
sequenziamento, riducendo drasticamente il costo dell’analisi (da 5 milioni a 150 dollari
per campione) 173.
• 4.4 IDENTIFICAZIONE DEI miRNA CIRCOLANTI COME BIOMARCATORI
ANTIDOPING
Nei processi di ricerca dei biomarcatori sanguigni è stata posta molta attenzione
sull’RT-qPCR, usata per rilevare emotrasfusioni autologhe 180: vengono così identificate
classi specifiche di miRNA circolanti. Questo metodo è stato scelto in quanto è più
rapido, semplice e sensibile del sequenziamento tramite l’utilizzo della tecnica del
microarray.
Fig 13) strategia di ricerca dei biomaractori (miRNA circolanti) per rilevare l’abuso di sostanze dopantiL.
Come spiegato nella Fig. 13 la ricerca è composta da diversi passaggi:
1) l’identificazione con PCR-primer pre-plated, utilizzando soggetti che abbiano
subito trasfusioni per trovare un potenziale profilo di miRNA;
2) validazione dei miRNA selezionati con RT-PCR in ogni analisi effettuata prima
e dopo l’assunzione della sostanza (da tre giorni prima a 10 giorni dopo);
60
3) confronto con le variazioni degli altri parametri ematici;
4) determinazione pre-analitica ed analitica dei miRNA selezionati.
Il generale, lo screening iniziale con l’uso dell’RT-qPCR ha l’intenzione di
identificare i differenti miRNA espressi nel plasma dei soggetti dopati con farmaci.
Tuttavia, una volta conosciuti i miRNA specifici connessi al doping, si possono
determinare direttamente i loro livelli utilizzano un’individuale qRT-PCR. Grazie
all’analisi parallela dei campioni prelevati con la maggior frequenza possibile durante il
periodo d’osservazione, è stato determinato il pannello di riconoscimento dei diversi
miRNA espressi. È stata studiata, inoltre, la stabilità dei miRNA non diversamente
espressi ad ogni punto di osservazione, ed essi sono stati utilizzati, insieme ai miRNA
artificiali, come controllo endogeno.
Per decenni, i diversi parametri ematologici sono stati utilizzati come valori di
riferimento per gli studi clinici ed antidoping. Per esempio, i test dell’emoglobina hanno
dato indicazione su trasfusioni ematiche autologhe 185. La correlazione tra i marker
ematici e i miRNA circolanti potrebbero aumentare l’efficienza d’interpretazione dei
risultati. Nel nostro studio la combinazione tra miRNA circolanti ed altre variabili,
come l’EPO, ha comportato un maggior potere discriminante per la rilevazione di
emotrasfusioni 180.
Fornire un’analisi antidoping sicura ed affidabile attraverso lo studio dei miRNA è
un processo lungo: molte variabili pre-analitiche ed analitiche che potrebbero
influenzare la misurazione dei miRNA nei test devono ancora essere studiate in
dettaglio. McDonald et al. hanno proposto un metodo di identificazione dei miRNA
circolanti usato nelle diagnosi cliniche 181. Tuttavia, deve essere ancora determinato il
61
contributo relativo dei vari componenti come estrazione dei miRNA, la trascrizione
inversa, RT-PCR e la normalizzazione dei miRNA endogeni o artificiali, per saggiare
l’entità delle imprecisioni.
• 4.5 USO POTENZIALE DEI miRNA CIRCOLANTI NEL PASSAPORTO
BIOLOGICO DELL’ATLETA
La lotta contro il doping è principalmente basata sulla ricerca diretta di una
sostanza proibita nel campione biologico dell’atleta. Alcuni metodi, inclusi gli ABP,
utilizzano anche i marcatori indiretti 186.
L’ABP è un nuovo strumento che ha un immenso potenziale grazie agli attuali
rapidi sviluppi e scoperte dei biomarcatori. Il doping induce cambiamenti fisiologici che
migliorano le prestazioni e così come i biomarcatori legati alle malattie sono strumenti
preziosi che aiutano i medici nella diagnosi patologiche, così anche i biomarcatori
specifici possono essere utilizzati per rilevare il doping.
Nel 2008, l’International Cycling Union fu la prima ad aver approvato ed
applicato il modulo ematologico dell’ABP 187. I biomarcatori legati al sistema
ematopoietico (concentrazione dell’emoglobina, reticolociti) vengono monitorati nel
tempo e analizzati mediante l’uso di modelli matematici che quantificano le variazioni
individuali. Questo consente di identificare i modelli con maggior sospetto di doping
sanguigno, come ESA ed emotrasfusioni 185.
Il principio base dell’ABP è l’analisi delle informazioni, derivanti dai test
biologici, come prova indiretta di doping. Per questa ragione, un processo rigoroso di
raccolta del campione, trasporto e analisi dei dati, è stato messo in atto per garantire
62
l’uso sicuro ed affidabile di questo strumento 188. Ciò è di particolare importanza perché
il sangue è un tessuto vivo, che subisce modifiche continue e permanenti nel tempo.
Queste variabili devono essere limitate nel miglior modo possibile, utilizzando
procedure standardizzate o tenendo in considerazione i cambiamenti stessi nella
valutazione dei dati. I vantaggi dei miRNA come biomarcatori sono la loro elevata
stabilità nel sangue (Tab. 5) che permette il loro rilevamento per un periodo di tempo
più lungo, inoltre, al contrario delle variabili ematologiche, i miRNA non sono
influenzati dai fattori ambientali, come la conservazione inadeguata del campione
durante il trasporto 189.
STEP VANTAGGI DEI miRNA CIRCOLANTI
Raccolta Simile alle linee guida utilizzate per il modulo ematologico dell’ABP
Trasporto Elevata stabilità durante il trasporto
Analisi Lungo periodo di tempo per il rilevamento.
Correlazione con le altre variabili ematiche.
La tecnologia qPCR permette l’analisi multiplexing.
Possono essere facilmente aggiunti controlli di qualità multipli
Conservazione Elelvata stabilità durante la conservazione in plasma-EDTA.
Stabile alle variazioni di temperatura durante la conservazione (per un periodo
maggiore di 10 anni)
Stabilità in plasma soggetto a più cicli di gelo-disgelo
TAB 5 ) vantaggi dell’uso dei miRNA circolanti nell’athlete biological passport 175.
63
Pertanto, l’uso dei miRNA potrebbe ridurre le difficoltà causate dalle numerose
regole in materia di trasporti e conservazione dei campioni. Anche i prelievi contenenti
cDNA sono altamente stabili in diverse condizioni di conservazione 190.
I test, incusi i moduli ematici dell’ABP, vengono analizzati in laboratori
accreditati WADA dove sono applicati criteri rigorosi di controllo per fornire dati di
qualità forense. Le analisi dei diversi parametri ematici sono eseguite con contatori
automatizzati e tali risultati possono essere correlati con la misura dei miRNA.
L’introduzione dei controlli di qualità, tenendo in considerazione quelle che sono le
variabili individuali, può evitare errori di analisi e aumentare così l’efficienza della
valutazione dei dati biologici.
Per validare e aumentare la quantità di nuovi biomarcatori nell’ABP devono
essere seguite procedure rigorose. Per i moduli ematologici è stato possibile trarre
vantaggio dall’uso consolidato, per molti anni, dei biomarcatori come l’ematocrito e
l’emoglobina. Schumacher et al. hanno osservato che la concentrazione di emoglobina
subisce variazioni significative sia in seguito all’esercizio fisico che durante il giorno
191, inoltre la percentuale dei reticolociti si modifica, in seguito ad esercizio, a breve e a
lungo termine 192. Tutte queste osservazioni sono già state utilizzate per interpretare
l’analisi del sangue degli atleti. Per i miRNA circolanti ci sono pochi dati a disposizione
in merito all’interferenza con fattori esterni o ambientali. Tuttavia Baggish et al. hanno
riscontrato che l’esercizio può influenzare alcune classi di miRNA circolanti, così anche
coloro i quali sono colpiti da stati infiammatori (miR-146). È interessante notare che i
miRNA coinvolti nella fisiologia dei muscoli scheletrici e cardiaci (miR-133a), e
nell’adattamento a condizioni d’ipossia e ischemia (miR-210) non variano in seguito
all’attività fisica 193. Altri fattori che possono alterare l’interpretazione dell’analisi dei
64
miRNA sono: l’altitudine, l’utilizzo di camere ipossiche o ipobariche e l’effetto del
ciclo circadiano.
65
CAPITOLO V
ALTRI METODI D’ANALISI
La prevalenza del doping negli sport di élite è stimato si aggiri tra il 14 ed il 39
%, anche se queste cifre possono differire ampiamente tra i diversi gruppi di atleti,
discipline, specialità e popolazioni. È praticamente impossibile rilevare e quantificare
l’esatta entità di questa pratica, nonostante siano presenti diversi metodi per studiarla. È
chiaro che i risultati dei test di controllo dimostrano una netta sottovalutazione del
doping (ciò non accade solamente nel ciclismo, sport maggiormente coinvolto) gettando
così seri dubbi sull’efficienza delle attuali politiche anti-doping 194-195-196.
Tre limiti intrinseci sono associati al tentativo di determinare i dati di prevalenza
del doping negli sport di élite.
Primo, le analisi chimiche non possono rilevare tutte le sostanze o metodi dopanti
disponibili a un atleta. La farmacocinetica di queste molecole è tale da migliorare le
prestazioni e gli effetti spesso permangono per un arco temporale insufficiente a
consentirne l’identificazione 197. Inoltre, specifiche proprietà fisico-chimiche potrebbero
richiedere la dedica dell’intero campione, particolari condizioni di trasporto,
preparazione del campione e procedure analitiche 197. Negli ultimi anni c’è stato un
aumento del numero delle violazioni basate su un’evidenza indiretta, non analitica,
dell’uso delle sostanze vietate. Questi dati possono essere sfruttati per diminuire il
divario tra il doping esistente e i risultati analitici. Tuttavia, finora, questi casi si
presentano in numero limitato 196.
La seconda limitazione è che alcuni studi sono basati sui racconti degli atleti, non ci
possiamo aspettare che essi siano pienamente sinceri, perché il doping è una pratica
66
proibita. Soprattutto quando gli atleti sono ancora in attività, s’interpone un’ovvia
barriera nel discutere del doping in dettaglio. Questo limita la precisione dei dati raccolti
tramite contatti personali.
In terzo luogo vi è un problema di definizione. Alcune sostanze proibite come cocaina,
marijuana ed alcol vengono utilizzate anche in contesti sociali, senza alcuna intenzione
di migliorar le prestazioni atletiche. Alcuni atleti possono non ritenere come doping tale
assunzione, ma le leggi etichettano come ADRV (anti-doping rule violation) la traccia
di queste sostanze nelle urine durante le competizioni, anche se l’assunzione è avvenuta
nei giorni precedenti. Questi atleti non possono dare informazioni complete e corrette al
ricercatore nonostante abbiano il desiderio di collaborare in modo sincero 198. Tuttavia
può verificarsi l’opposto: l’atleta è convinto di trasgredire alle regole quando, in realtà,
assume sostanze che non sono vietate.
Tali malintesi, per quanto riguarda la definizione legale del doping, limitano
l’interpretazione dei dati disponibili.
Nonostante le precedenti limitazioni intrinseche, è importante cercare di stabilire
in modo chiaro la reale prevalenza del doping negli sport. Per i professionisti
dell’antidoping queste informazioni consentono una valutazione dell’efficacia delle loro
politiche (prevenzione, educazione, test, sanzioni, concentrazione sul traffico di
sostanze etc), ed attualmente sono mancanti nella lotta contro il doping. Alcuni critici si
pongono quindi la domanda se le politiche anti-doping siano legittimate a tutti 199-200.
Gli sforzi volti ad informare gli atleti delle politiche e normative esistenti (educazione,
test e sanzioni) richiedono considerevoli risorse, e sono giustificati dalla percezione
delle violazioni presenti, ma non ancora rese note. La vera questione non è ancora stata
67
affrontata, quindi le stime tendono a variare in larga misura, partendo dal
coinvolgimento di “pochi” a “tutti” gli atleti 201-202.
Questo porta all’esistenza di affermazioni comuni infondate come: ”È impossibile
partecipare al Tour de France senza doping”, “Tutti i finalisti olimpici dei 100 m piani
devono aver usato sostanze vietate”. Dati scientifici affidabili consentirebbero di
verificare tali pregiudizi e potrebbero, inoltre, dare maggiore sostegno ai campioni
realmente puliti.
• 5.1 ANALISI DI LABORATORIO
Fonti evidenti d’informazione per la prevalenza dell’uso di sostanze dopanti
sono i risultati dei test di analisi, effettuati sui campioni di urine, sangue, siero, a volte
integrate da matrici alternative come i capelli. Dal 2003 la WADA pubblica
annualmente una panoramica degli esiti avversi delle analisi, riportati dai laboratori
ufficiali accreditati WADA 203. Questi dati comprendono più di 50 sport diversi ,
compresi quelli olimpici e paraolimipici.
68
TAB 6 ) Esami di laboratorio dei test anti-doping dal 1987 al 2013 203.
La tabella elenca questi dati, generalmente di difficile accesso al pubblico: la WADA
negli ultimi anni sta migliorando la trasparenza di tali informazioni, ma le indicazioni
dettagliate delle sostanze, degli sport e dei laboratori in cui vengono registrate non sono
ancora fornite. Sono dati anonimi predefiniti in quanto i ricercatori non devono
conoscere l’identità della atleta che ha prodotto il campione.
Questi valori presentano diverse limitazioni. In primo luogo mostrano
esclusivamente quale sostanza è stata trovata al momento del prelievo del campione.
L’arco temporale di rilevamento delle varie sostanze proibite è molto ampio, andando
da ore a mesi dopo l’ultimo utilizzo 197-204-205, ad eccezione di qualche sostanza che, al
69
contrario, presenta piccole finestre temporali, specialmente quando usata a bassi
dosaggi. Questa non può essere rintracciata ad una distanza di pochi giorni o addirittura
ore, trascorse dall’ultima somministrazione. Coloro che si dopano intenzionalmente,
sapendo che non verranno testati ogni giorno, sono soliti utilizzare queste tecniche 194-
206-207. Ciò significa che i test, anche se eseguiti in momenti inaspettati e ad intervalli
irregolari, non potranno mai individuare tutti gli atleti dopati.
Il secondo fattore limitante per rilevare le sostanze sono le capacità analitiche
del laboratorio al momento dell’analisi. In accordo che le attuali leggi anti-doping, il
campione può essere rianalizzato fino a otto anni dopo la sua raccolta in modo da poter
sfruttare tecniche analitiche più avanzate. Sostanze su cui questo sia stato applicato sono
il metossipolietilenglicol-epoietina beta e il methandienone, resi nuovi casi di doping.
Ciò si è verificato solamente con pochi campioni in quanto, al momento, è una strategia
utilizzata in via eccezionale 208-209. Nel 2005 il quotidiano francese “L’Equipe” ha
pubblicato i risultati di campioni rianalizzati per l’eritropoietina umana ricombinante
(RhEPO) prelevati durante il Tour de France del 1999: 20 campioni mostravano tracce
di rhEPO su un totale di 67 analisi extra, cioè un indice del 30% 210. Questo tipo di
analisi retrospettive era ritenuto illegale secondo le leggi anti-doping vigenti nel 1999,
ma è stato approvato successivamente.
Ulteriore attenzione va posta sul fatto che i dati dei laboratori ufficiali si
riferiscano esclusivamente alle sostanze trovate nel campione dell’atleta, anche quando
questo necessita di una reale terapia medica con essa. In questo caso l’atleta deve essere
in possesso di una valida certificazione (TUE, Therapeutic Use Exemption) per poter
usare quella sostanza. Un esempio può essere un asmatico che usa il formoterolo e il
budesonide: le irregolarità appariranno due volte nella lista degli AAFs, ma non
70
possono essere considerate come doping se rilevate durante la terapia prescritta dal
dottore. Questo significa che i risultati anonimi di laboratorio possono sovrastimare i
casi di doping effettivi, soprattutto a livello internazionale.
Per fare una stima accurata del doping, bisogna considerare che molti AAFs
nella categoria degli steroidi anabolizzanti si riferiscono ad un profilo atipico, senza
costituire un ADRV, in questo caso sono state effettuate analisi ulteriori per poter
confermare tali anomalie come doping. Tuttavia, gran parte degli AAFs riportati non
sono legati ad ADRVs. Nel corso degli ultimi anni, le percentuali dei test antidoping
sono oscillate tra 0,96 % e 2,45 %. Le analisi nei vari paesi hanno fornito risultati
analoghi, anche se le fluttuazioni possono essere leggermente più ampie 211-212.
Il problema maggiore è, infine, quello di distinguere i livelli di effettiva
intenzione sulla base dei soli AAFs e ADRVs. Le analisi preliminari in alcuni sport,
come il tennis, hanno dimostrato che la maggioranza delle violazioni si rivela con
grande probabilità involontaria 213-214. La definizione legale di ADRVs nel codice
WADA non tiene in considerazione il fatto che le regole possano essere state infrante
consapevolmente o inavvertitamente, anche se questo può influenzare l’entità della
sanzione, una volta che la violazione sia stata stabilita. Questa rigorosa attenzione sulle
violazioni ha portato alcuni individui a concludere che non possa esistere il “doping non
intenzionale”, anche se c’è una grande differenza tra doping voluto o involontario.
Inoltre, quando si valuta l’efficacia delle politiche esistenti, è importante fare una
distinzione tra le leggi violate deliberatamente e gli “incidenti”.
• 5.2 STIMA DELLE POPOLAZIONI
Un metodo indiretto per stimare la prevalenza di doping in un gruppo di atleti è
quello di esaminare la distribuzione di alcuni parametri biologici. Qualche studio è stato
effettuato sui parametri ematici dando indicazione sull’uso di EPO ed altri trattamenti
sanguigni. Nei ciclisti professionisti, la percentuale dei valori ematici border-line, e
quindi sospetta, è scesa tra il 2001 e il 2009 dall’11 al 2 % 215. Ciò può essere
un’indicazione che il doping ematico è diminuito negli ultimi anni. Tentativi simili sono
stati fatti in altri sport per collegare un possibile uso di doping a parametri individuali
ematici 209-216. Un metodo più sofisticato fu introdotto da Sottas et al. : è basato su un
metodo Bayesiano che comprende parametri rilevanti e dati empiricamente validi messi
in relazione tra chi fa uso di doping e chi non lo pratica. Data un’ampia popolazione, il
modello identifica quale percentuale di dati possa sembrare sospetta, fornendo, come
risultato finale, una stima delle manipolazioni ematiche 217-218.
Uno svantaggio dei dati così ottenuti è che il modello si basa su alcune ipotesi,
soprattutto per quanto riguarda i valori normali e i valori eccessivi, e successivamente è
in grado di produrre valori differenti fondati sulle stesse supposizioni. Come esempio,
Sottas et al. hanno presentato due colonne di dati referenti probabili trattamenti ematici,
effettuati in atletica, dipendenti dell’eventuale uso di micro-dosi di sostanze dopanti.
Questa differenza di precalcolo ipotizzato comporta, talvolta, considerevoli differenze
nelle statistiche (più del 30%), ma generalmente questo metodo fornisce una buona
visione della pratica del doping in alcune sotto popolazioni. La stima più probabile è
che nel periodo tra il 2000 ed il 2010, il 14% di tutti gli atleti professionisti (corridori)
hanno provato una sorta di trattamento illegale del sangue 219. La WADA ha riportato,
72
nelle segnalazioni, valori nettamente più bassi: 1,0 % nel 2011 e 0,8% nel 2010 203.
Valutando tutte le circostanze, la stima del 14% sembra molto più accurata; è anche
interessante notare che questo studio mostra una grande diversità tra gli stati, anche
durante lo stesso tipo di eventi, suggerendo che il doping non è un problema
esclusivamente dell’atletica, ma è determinato dalle origini e dalle impostazioni socio-
economiche dei vari paesi.
Altri sport come il ciclismo, calcio, sci di fondo, pattinaggio di velocità,
biathlon, sono in possesso di dati simili 215-216-220-221. Questo è interessante perché nello
sci di fondo è stato dimostrato che sono gli atleti aventi i valori maggiori di emoglobina
ad arrivare tra i primi posti delle gare più prestigiose 222, mentre tale rapporto non è
presente nel pattinaggio di velocità 221-223.
Lo stesso confronto può essere fatto anche sull’analisi del testosterone 224, ma
non è stato ancora pienamente dimostrato. Questo significa che il modello di Sottas et
al. rivela solo una parte delle percentuali, relative al doping ematico e di origine
intenzionale. Sebbene i valori ematologici siano soggetti a molte variazioni a causa di
diverse tecniche consentite (es. allenamenti in altura) e di fattori clinici (disidratazione,
malattia), la forza di questo metodo è che i modelli rappresentano già tutte queste
variabili. Il principale difetto del sistema è, invece, l’incapacità di relazionare i dati
rilevati con i valori individuali e la scarsa quantità degli stessi in merito agli sport di
élite 225.
Un approccio diverso per valutare il doping a livello della popolazione potrebbe
essere l’analisi chimica delle acque reflue a valle del sistema di depurazione. Un
esempio è stato pubblicato da Shroeder et al 226 nei pressi delle palestre. È un metodo
atipico che è in grado di fornire informazioni generali sull’entità del doping.
73
Sfortunatamente, le attuali capacità analitiche, non consentono di progredire in questa
direzione per rintracciare tutte le sostanze dopanti, e ovviamente non sarebbe possibile
relazionare questi risultati con la pratica individuale. Potrebbe però essere una
possibilità interessante per testare l’acqua a valle dei villaggi degli atleti, durante i
grandi eventi come le Olimpiadi. Sarebbe un modo relativamente semplice ed
economico per raccogliere informazioni su un gran numero di persone e vedere se
questi risultati riflettono i valori ottenuti dalle prove ufficiali anti-doping. Questo
principio è stato utilizzato in studi di prevalenza di farmaci di uso comune , ma finora,
non ha ancora dimostrato un reale utilità pratica 227.
• 5.3 QUESTIONARI
Raramente, nel corso degli studi scientifici che coinvolgono gli atleti di élite,
vengono utilizzati questionari diretti sul possibile uso di sostanze dopanti. Sono stati
condotti, però, numerosi studi con atleti delle scuole superiori del nord America e
studenti europei, ricavandone una percentuale dell’1-12 % 228-229. Questi studi sono
focalizzati soprattutto sugli steroidi anabolizzanti. Tra essi sono compresi sempre gruppi
di atleti non professionisti che si allenano in palestra, con valori che arrivano fino al 70
% 230-231. Petroczi et al. hanno riportato dichiarazioni spontanee negli sport olimpici tra
1 e 30 % ma non riescono a sostenere questa dichiarazione con riferimenti 232. Ciò è
probabile perché i questionari possono avere valore limitato, specialmente per
argomenti controversi come il doping, dal momento che hanno il rischio di delineare
una serie di risposte socialmente accettate in un gruppo di parte 233. Thevis et al hanno
mostrato efficacemente, attraverso analisi chimiche, che non tutti gli studenti praticanti
74
sport di élite riportano l’uso di sostanze proibite nei questionari 229, tuttavia hanno
dimostrato di avere validità, concentrandosi sull’abuso di droghe ricreative non
finalizzate al doping 234-235.
La strategia per evitare queste insidie è presentare l’argomento con domande
ipotetiche. L’esempio standard che viene spesso usato quando si parla di doping negli
sport di élite è “se ti venisse proposta una sostanza magica che ti garantisca la vittoria di
tutte le competizioni più importanti dei prossimi 5 anni, ma che ti faccia morire in poco
tempo dopo la sua assunzione, la prenderesti?” . Questa domanda è stata chiesta per la
prima volta dall’autore Bob Goldman a 198 dei suoi conoscenti, tutti partecipanti a
sport di forza 236. Il risultato di questo studio, con una sorprendente risposta positiva nel
52 % dei casi, è spesso riscontrato in tutti gli atleti di spicco ed in tutte le popolazioni ,
mentre il tentativo di applicare questi dati a tutti gli sport di forza sembra una
estrapolazione eccessiva. Soprattutto, questa leggenda metropolitana manca di ogni
merito scientifico. Una recente ricerca ha dimostrato che, in un settore più
rappresentativo di atleti di élite dell’atletica, tale valore non raggiunge il 2 %.
I due maggiori fattori di errore per la ricerca basata sui questionari sono, in
primo luogo gruppi di risposte parziali e, in seconda battuta, la tendenza tra gli
interrogati di fornire risposte socialmente desiderate.
Queste limitazioni si possono risolvere efficacemente con un approccio
alternativo: la tecnica della risposta randomizzata 237. È un metodo dove è aumentato
l’anonimato della risposta. Gli intervistati sono obbligati a rispondere “si”, “no”, o la
verità. I ricercatori non fanno conoscere l’esito delle prime risposte, quindi non fanno
sapere se la risposta data sia basata su una forzatura o se sia la verità. Dopo la raccolta
di tutti i dati, può essere calcolato matematicamente quante delle risposte “si” e “no”
75
siano state conseguenza delle possibilità di scegliere la risposta e quindi quanti “si” o
“no” siano veritieri. L’idea è quella di aumentare la fiducia dei soggetti grazie
all’introduzione dell’anonimato, e di indurre i volontari a cooperare. L’aspetto negativo
è che deve comunque essere accettato un certo livello d’incertezza, come le risposte non
devono essere considerate un’unica percentuale ma un intervallo di confidenza. Inoltre,
non ci sono dati individuali ma solo medie della popolazione.
La tecnica della randomizzazione delle risposte è stata utilizzata, a partire dagli
anni 60, in una serie di comportamenti sociali indesiderati come la frode, il rispetto
della legge, le abitudini sessuali. Ogni volta, i dati derivanti da questo metodo di studio
sono stati maggiori di quelli provenienti da questionari tradizionali e la ricerca ha
dimostrato la loro vicinanza alla realtà 237-238. Nella ricerca antidoping sugli atleti
internazionali di élite è stato pubblicato un solo studio effettuato con la tecnica
randomizzata 238: in un gruppo di 448 atleti tedeschi di livello olimpico, la percentuale
di coloro che hanno confessato l’uso di doping nel corso della carriera è compresa tra 26
e 48 % , i valori degli ultimi anni ammontano dal 20 al 39 % 239-240-241.
PUBBLICATION TARGET GROUP NUMBER PREVALENCE OF DOPING (%)
Pisch et al. Adult élite 448 26-48 ever
20-39 last year
Striegel et al. Junior élite 480 3-11 ever
Simon et al. Fitness centre visitors 500 8-17 ever
Stubbe et al. Fitness centre visitors 447 5-23 last year
TAB 7) Distribuzioni percentuali del doping in diversi target usando i questionari a tecnica randomizzata 238-239-240-241.
76
Tecniche di analisi Percentuale stimata Osservazioni
Risultati dei controlli
antidoping
1-2 % anno scorso
(15art4)
Dato stabile negli ultimi 25 anni. Probabilmente
non riflette il reale doping intenzionale
Stime della popolazione
basati sui parametri dei
valori biologici
14 % oltre 10 anni
(36art 4)
Manipolazioni ematiche nei praticanti atletica; dati
su altre metodiche dopanti o modalità non sono
ancora disponibili
Questionari standard 1-15 % (4-45-59 art4) Eseguiti soprattutto su studenti e adolescenti; poca
ricerca negli sport di élite
Questionari a risposta
randomizzata
20-39 % (adulti) anno
scorso
3-11 % (giovani)
attuale (72art4)
Atleti tedeschi; dati su altre nazionalità o modalità
non sono ancora disponibili.
Inferenza statistica in
atletica
- Interesse popolare per le discussioni inerenti il
doping ma impossibile rispecchiarne il suo utilizzo
Inferenza statistica da
documenti privati
- Forniscono qualche informazione del contesto
sociologico del doping e della prevalenza percepita,
ma non quella reale
TAB 8) Panoramica sulle stime di diffusione del doping tra gli atleti d’élite in base a diverse tecniche di analisi.
Tutti questi studi hanno dato percentuali maggiori rispetto a quelli effettuati
precedentemente con questionari standard. Ai fini della ricerca anti-doping, se si vuole
analizzare il questionario con la tecnica randomizzata, lo scopo del test non può essere
reso noto agli interrogati poiché essi possono essere sempre inclini a mentire a causa
delle possibili conseguenze per l’immagine del proprio sport. I metodi attuali non sono
ancora in grado di tener conto di questi aspetti.
77
La ricerca basata sui questionari sostiene che l’1-70% di tutti gli atleti abbia
usato doping nel corso della carriera, a seconda dello sport e del livello 228-231. È difficile
comparare gli studi per le diverse definizioni di “sport”, “livello d’élite” e “uso di
doping”. I questionari tradizionali, essendo inclini a risposte socialmente desiderabili,
sono predisposti alla sottovalutazione della distribuzione del doping reale, mentre quelli
randomizzati forniscono stime più accurate e i vari livelli di studio (tipo di sport,
categoria, stato) possono essere aggiunti all’impostazione iniziale.
78
CONCLUSIONI
Alcuni agenti dopanti possono migliorare aspetti specifici della prestazione
sortiva degli atleti. L’abuso di droga negli atleti è un problema significativo che può
essere insito in molti aspetti differenti. Gli atleti sono costantemente sottoposti a
innumerevoli pressioni, per cui non c’è da stupirsi che questo fenomeno si manifesti
essenzialmente in tutti gli sport e gruppi di età, anche se con grandi differenze a seconda
delle specialità e dei livelli di competizione
L’uso di queste sostanze provoca grossi rischi per la salute e la nostra
conoscenza in questione è solo la punta di un iceberg rispetto a quelli che sono i reali
danni che possono provocare. Gli atleti spesso usano i farmaci con dosaggi nettamente
più elevati in confronto alle quantità utilizzate negli studi sperimentali di controllo
esistenti ed inoltre assumono sostanze in associazioni multiple. Pertanto, i dati
provenienti dagli studi di ricerca possono sottovalutare gli effetti collaterali del doping.
Idealmente, la prevalenza di doping in tutti gli sport e ai diversi livelli dovrebbe
essere controllata regolarmente. I metodi più accurati per stimare la prevalenza di
doping negli sport di élite sono di proporre una combinazione di questionari, utilizzando
il sistema RRT, e l’uso dei modelli di analisi biologici. Finora, queste valutazioni sono
state eseguite molto spesso, ma raramente pubblicate. Bisogna accettare l’idea che sia
impossibile generare un disegno della reale distribuzione delle attività vietate, anche se
la scienza moderna offre diverse possibilità per avvicinarsi alla realtà. Tutte le
discussioni e le accuse riguardanti il doping sarebbero maggiormente supportate se tutte
queste informazioni fossero facilmente disponibili. I dati attuali indicano che il 14-39 %
degli atleti sono dopati ma queste cifre necessitano di ulteriori conferme. Tuttavia le
79
stime sono notevolmente superiori alla media dell’1-2 % di atleti che sono stati trovati
positivi ai test: sono impiegate molte risorse per cercare di colmare questa lacuna, ma è
un processo assai complesso.
Le valutazioni della prevalenza dell’uso di doping non sono solo fonte
d’interesse per gli appassionati di sport e i giornalisti ma sono essenziali ai ricercatori e
professionisti del settore per consentire una valutazione oggettiva dell’efficacia delle
loro politiche. Se gli atleti puliti vengono ingannati spesso da quelli dopati e i test non
sono sufficienti per controllare in modo significativo chi abusa di queste sostanze , gli
sforzi anti-doping sono destinati a fallire. Ciò è un problema per i professionisti, ma
tocca soprattutto gli atleti che hanno giurato di non assumere queste sostanze.
Devono essere attuati programmi educativi per migliorare la conoscenza degli
atleti sui rischi per la salute e degli effetti reali esercitati dai farmaci. Tuttavia, le
iniziative che si basano solo questi aspetti possono risultare inefficaci per i giovani 242.
È importante che vengano inclusi nella squadra medica anche esperti della salute
mentale ed altri operatori sanitari. Gli psichiatri, infatti, sono spesso utili per lo sviluppo
di politiche di prevenzione efficaci, enfatizzando l’istruzione ed il trattamento, non solo
le sanzioni 9. Questa classe di medici dovrebbe affiancare gli atleti e le squadre con cui
lavorano durante tutto il periodo dell’anno, al fine di aumentare la fiducia reciproca.
Bisognerebbe aumentare gli screening ed i trattamenti delle malattie mentali, come la
depressione, che possono contribuire all’auto-trattamento con farmaci vietati.
Gli atleti che utilizzano farmaci sono spesso scettici nei confronti del campo
medico, come molti operatori sanitari non hanno familiarità con la mentalità degli atleti
e con i loro usi comuni di queste sostanze. Di conseguenza occorre stabilire programmi
80
di assistenza e collaborazione tra i team degli operatori sanitari che lavorano
abitualmente con questi problemi.
La ricerca dovrebbe esaminare le differenze tra i vari approcci terapeutici che
possono essere necessari agli atleti che hanno utilizzato farmaci per un minor arco di
tempo rispetto a chi li ha assunti per un periodo più lungo. È importante, inoltre, che gli
operatori sanitari siano attenti nell’identificare risultati ed analisi cliniche che possano
essere causate da doping, così come medici allenatori genitori e tutti gli altri componenti
dell’entourage dell’atleta dovrebbero essere ben preparati per riconoscere i segni ed i
sintomi dell’abuso di droghe (Tab. 9 ).
SOSTANZE COMUNI SEGNI E SINTOMI
Alcol Sedazione, diminuzione della concentrazione e coordinazione, disinibizione,
linguaggio mal articolato, vomito;
Steroidi anabolizzanti Acne, rapido aumento della massa muscolare, irritabilità, ginecomastia, perdita
di capelli negli uomini, cambiamento del timbro di voce e irsutismo nelle
donne, irritazione nel sito d’iniezione e formazione di cisti;
Cannabinoidi Occhi fortemente arrossati, aumento dell’appetito, riflessi lenti, tosse, scarsa
motivazione, paranoia;
Oppioidi Miosi, sedazione, riflessi lenti, linguaggio alterato, costipazione;
Stimolanti Midriasi, ansia, nervosismo, aumento del ritmo cardiaco e della pressione
sanguigna, perdita dell’appetito, tic.
TAB 9) Segni e sintomi più frequenti derivanti dall’uso di sostanze dopanti 9-243 .
Questo perché i pazienti non forniranno volentieri e in modo spontaneo tali indicazioni
come eziologia della loro denuncia.
81
Dovrebbero fornire, inoltre, alternative sicure all’uso delle sostanze dopanti, come un
dieta ottimale, diverse strategie di allenamento e preparazione atletica, approcci
spicologici, ognuno dei quali, sostenuto dalla fiducia dell’atleta, possa migliorare le sue
capacità naturali.
82
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