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Valle del Chiese La Valle del Chiese ti invita allo spettacolo più bello: un mondo bianco pronto ad emozionare e divertire chi sta a valle e chi decide di avventurarsi sulle cime più alte con ai piedi gli sci d’alpinismo o le racchette da neve. Un’ampia scelta di escursioni aperte a esperti e principianti lungo itinerari affascinanti nella loro candida veste invernale. Un modo nuovo e divertente per vivere la neve di montagna, in compagnia di amici o con i propri bambini, con il privi- legio di passeggiare in luoghi incontaminati del Parco Naturale Adamello Brenta. Da non perdere la Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio che avrà luogo dal 20 al 22 gennaio 2006 nella splendida cornice della Valle di Daone. La Valle di Daone, territorio particolarmente ricco d’acqua, è una delle zone più ricche di cascate ghiacciate (oltre 130 pareti di cristallo), che assumono dimensioni imponenti. www.valledelchiese.tn.it UFFICI PER LA PROMOZIONE DELLA VALLE DEL CHIESE 38080 LODRONE (TN) Via 24 Maggio, 115 tel. 0465 685033 fax 0465 685544 - [email protected] 38080 LARDARO (TN) Via Brescia, 62 tel. 0465 901217 fax 0465 901937 - [email protected] IMMACOLATA 3 giorni di pensione completa Da 100,00 a 145,00 NATALE 3 giorni di pensione completa Da 130,00 a 169,00 CAPODANNO 3 giorni di pensione completa Da 130,00 a 220,00 EPIFANIA 3 giorni di pensione completa Da 92,00 a 144,00 WEEK-END Dalla cena del venerdì al pranzo della domenica Da 70,00 a 96,00 SETTIMANA BIANCA 7 giorni di mezza pensione Da 210,00 a 280,00 OFFERTA SPECIALE COPPA DEL MONDO DI ARRAMPICATA SU GHIACCIO 2 giorni di mezza pensione Da 60,00 a 86,00 Le bevande si intendono escluse Le offerte denominate Week-end e settimana Bianca sono valide fino alla fine di marzo 2006 Esclusi i periodi di alta stagione Valle delle chiese pubbl. 28-11-2005 14:16 Pagina 1

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Valle del ChieseLa Valle del Chiese ti invita allo spettacolo più bello: unmondo bianco pronto ad emozionare e divertire chi sta avalle e chi decide di avventurarsi sulle cime più alte con aipiedi gli sci d’alpinismo o le racchette da neve. Un’ampiascelta di escursioni aperte a esperti e principianti lungoitinerari affascinanti nella loro candida veste invernale. Unmodo nuovo e divertente per vivere la neve di montagna,in compagnia di amici o con i propri bambini, con il privi-legio di passeggiare in luoghi incontaminati del ParcoNaturale Adamello Brenta.Da non perdere la Coppa del Mondo di arrampicata sughiaccio che avrà luogo dal 20 al 22 gennaio 2006 nellasplendida cornice della Valle di Daone.La Valle di Daone, territorio particolarmente ricco d’acqua,è una delle zone più ricche di cascate ghiacciate (oltre 130pareti di cristallo), che assumono dimensioni imponenti.

www.valledelchiese.tn.itUFFICI PER LA PROMOZIONE DELLA VALLE DEL CHIESE38080 LODRONE (TN) Via 24 Maggio, 115tel. 0465 685033 fax 0465 685544 - [email protected] LARDARO (TN) Via Brescia, 62tel. 0465 901217 fax 0465 901937 - [email protected]

IMMACOLATA3 giorni di pensione completaDa 100,00 € a 145,00 €NATALE3 giorni di pensione completaDa 130,00 € a 169,00 €CAPODANNO3 giorni di pensione completaDa 130,00 € a 220,00 €EPIFANIA3 giorni di pensione completaDa 92,00 € a 144,00 €WEEK-ENDDalla cena del venerdì al pranzo della domenicaDa 70,00 € a 96,00 €SETTIMANA BIANCA7 giorni di mezza pensioneDa 210,00 € a 280,00 €OFFERTA SPECIALE COPPA DEL MONDO DI ARRAMPICATA SU GHIACCIO2 giorni di mezza pensioneDa 60,00 € a 86,00 €• Le bevande si intendono escluse• Le offerte denominate Week-end e settimana Bianca sono validefino alla fine di marzo 2006Esclusi i periodi di alta stagione

Valle delle chiese pubbl. 28-11-2005 14:16 Pagina 1

Alpes Dicembre 2005

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 2

SOMMARIOALPES N. 12 - DICEMBRE 2005

MERCATO DI NATALEA POSCHIAVO 6LA PAGINA DELLA SATIRA 7aldo bortolotti

PENSIERI DI CAPODANNO 8giovanni lugaresi

GLI ITALIANI CORRONOAL BANCO DEI PEGNI 10sabrina lauricella

UNA STORIELLA CHE FA PENSARE 11massimo mazzucco

LA TELEVISIONE È LENTAO È ROCK? 12gianluca lucci

CORPO FORESTALE DELLO STATO“LA LEGGE DELLA NATURA” 14lorenzo croce

CINQUANTA ANNI DI VIGNETTEDI ANTONIO DEL FELICE 16pier luigi tremonti

FIERAGRICOLA TOUR 2006 18PRIMO FORUM GIURIDICOEUROPEO DELLA NEVE 20pier luigi tremonti

AUTO PIENE, STRADE PIÙ VUOTE 22matteo maria galizzi

POLARIS: LA TIPOGRAFIADI “ALPES”... E NON SOLO 24LA LOCRIDE VIVEUNA NUOVA VITA 26angelo granati

I SOMMELIERS PREMIANOLA VALTELLINA 43natale contini

AURA-SOMATU SEI IL COLORE CHE SCEGLI 44cristina bacciotti

LIVIGNO,IL MONDIALE PIÙ RIUSCITO 46gabriele gentili

“ERA DI MODA”... QUANDO SI ESPORTAVA CREATIVITÀ 48ermanno sagliani

REGOLE SOCIALI E ECONOMIA ALPINALA “CASSETTA DEI MORTI”A CAMPODOLCINO TRA ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 50andrea locatelli e giuseppe brivio

I SENTIERI TEMATICIDI COLORINA 52giuseppe brivio

POETI E “CUNTA BÒTE”DAL’ADAMÈL AL LÀCH D’ISÉ:DINO MARINO TOGNALI DI VIONE 54HAFLINGER CHE PASSIONE! 56gabriele abbiati

RECENSIONI 58giuseppe brivio

ANTICHI NUCLEI RURALI:UN INTERVENTO DI RECUPEROE RIVITALIZZAZIONENEL CENTRO DI CHIURO 29

PARIGI BRUCIA.NESSUNO DEI POPOLI EUROPEI, PUÒ GUARDARE CON TRANQUILLITÀ L’AVVENIRE 33giuseppe brivio

AL MUSEO CIVICO DI BELLE ARTIVILLA CIANI DI LUGANO 34donatella micault

STUDIO D’ARTISTA:MARIA GRAZIA FOLINI 36anna maria goldoni

IL MUGNAIO 38dino marino tognali

“ROMANIA, LA SORELLA LATINA” 40nemo canetta

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 3

Non è facile essere compatibili con le formazioni politiche e partitiche oggi sulla piazza.La politica italiana (ed europea) di questi primi anni del terzo millennio si sta consumando in una lentaagonia. Questo è il risultato che il sistema della capitalistico ha messo, e sta mettendo in atto a livello

planetario, con l’omologazione più completa che accomunerà il nord ed il sud del mondo in nome della “democraziaassembleare bipolare”, proni agli interessi internazionali ed incapaci di offrire un’alternativa sostanziale al modellodi sviluppo liberalcapitalista.Com’è veramente questa storia della ripresa economica. Se stiamo facendo la fine dell’Argentina, lo dobbiamo saperein anticipo.Delocalizzare: mi si delocalizzano le palle ... abbiamo decine di migliaia di nuovi disoccupati.I risparmi della gente si stanno assottigliando e c’è chi ha bisogno di un mutuo per arrivare a fine mese.Gruppi “forse” ancora italiani e molte grandi multinazionali sono nella condizione della Cirio, della Parmalat e dellaEnron: non sono aziende, sono “falsi in bilancio”.Le economie occidentali sono nelle mani di speculatori che non producono niente e si trastullano gonfiando bollespeculative e poi scommettendo sapientemente sui crolli.Il potere d’acquisto della gente cala, i consumi calano, la Cina e l’India avanzano.Questa la situazione generale. L’Italia è al top dell’inefficienza. La burocrazia italiana è un delirio. Ritardi amministrativi, iter burocratici folli, certificazioni e adempimentiirrazionali costano carissimi alle aziende.Abbiamo poste, telefoni, energia, assicurazioni e banche tra le più care del mondo. Il trasporto delle merci è sugomma con strade obsolete e pericolose, le ferrovie non funzionano, la rete per il trasporto marittimo è al collasso,la rete di fiumi e canali è inservibile, i fiumi e i canali sono ingorgati da liquami e detriti.Meglio ignorare il “fronte” dell’energia.Le mazzette hanno una rilevanza spaventosa e scopri che produrre in Italia costa parecchio!Ovunque domina la proverbiale capacità dei politici italiani di non concepire piani di sviluppo di largo respiro. Moltisono “solo” incompetenti, altri collezionano avvisi di garanzia e pesanti condanne: corre voce circa l’esistenza di undeputato che pur condannato e privato dei diritti civili (dovrebbe stare in galera) ... alberga e vota imperterrito inparlamento! Altri ne hanno contati una ventina!L’Italia ha una via d’uscita? Ma quali sono i programmi dei due poli?Dovrebbero presentare ora piani dettagliati: farci vedere i testi di legge che approveranno in caso di vittoria, i testi deidecreti, i progetti di rilancio dei trasporti su gomma, rotaia e acqua, i progetti per ottenere un reale risparmioenergetico, e poi il taglio della burocrazia e dei parassiti e le misure draconiane contro i truffatori.Destra e sinistra non hanno nessuna idea di come potrebbero detenere e gestire il potere che già hanno. Amministranomigliaia di comuni. Ma non esiste un piano generale.Chi vincerà le elezioni si metterà a studiare leggi e progetti e poi passerà i successivi cinque anni a litigare con i perdentisenza concludere nulla e celebrando triti rituali di “scambio di voti di pace” e cercando di farci apparire comemigliorie le peggiori iatture.Una decina di anni fa si ammiravano i magistrati di “Mani pulite” ... oggi alla gogna ci sono i magistrati!Le intercettazioni telefoniche hanno scoperchiato un pentolone pieno di marciume ... chi si deve vergognare è chi loha scoperchiato ...L’etica pubblica è ai minimi storici e l’Italia sta per entrare in una fase Argentina anche se non c’è ancora lapercezione del fatto che il treno Italia sta per entrare veloce in stazione e i freni se li sono venduti!Come può, non dico riprendere, ma solo reggere un paese così scombinato?Prima o poi se tutti rubano e fanno i furbi verrà ben a mancare la “trippa per gatti”.Probabilmente con le elezioni di primavera coloro che si recheranno alle urne non potranno fare altro che legittimarele oligarchie politiche ed economiche per autorizzarle a fare in santa pace i loro mal-affari ...Per ora accontentiamoci di fare un buon Natale e di seppellire il 2005 sperando che il 2006 sia migliore ...Un sincero augurio e un forte grazie a tutti, lettori, collaboratori, inserzionisti ... e anche ad Alpes che grazie a loropuò andare avanti.

Pier Luigi Tremonti

L’Italia ha una via d’uscita? Ma quali sono i programmi dei due poli?

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 4

Dicembre 2005 Alpes

AAllppeessRIVISTA MENSILE DELL’ARCO ALPINO

Anno XXVI - N. 12 - Dicembre 2005

Direttore responsabilePier Luigi Tremonti - cell. 3492190950

Redattore CapoGiuseppe Brivio - cell. 3492118486

Segretaria di redazioneManuela Del Togno

Direttore editorialeAldo Genoni

A questo numero hanno collaborato:Gabriele Abbiati - Cristina Bacciotti - Aldo Bortolotti -

Giuseppe Brivio - Nemo Canetta - Alessandro Canton - Natale Contini - Lorenzo Croce - Antonio Del Felice -

Matteo Maria Galizzi - Gabriele Gentili - Anna Maria Goldoni -Angelo Granati - Sabrina Lauricella - Gianluca Lucci -

Giovanni Lugaresi - Massimo Mazzucco - Donatella Micault -Ermanno Sagliani - Dino Marino Tognali - Pier Luigi Tremonti

In copertina: Sci fra neve e cielo in Valle del Chiese

Ed.ce l’Alpes Agia - S. Coop.23100 Sondrio - Via Vanoni, 96/A

Direzione e amministrazione:Sondrio - Via Vanoni, 96/A

Tel. e Fax 0342.512.614E-mail: [email protected] - [email protected]

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Autorizzazione del Tribunale di Sondrio n. 163 del 2.12.1983

Stampa Lito Polaris - Sondrio

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Tutti i manoscritti pervenuti a questa rivista sono al vaglio deldirettore responsabile e della redazione.Gli articoli firmati rispecchiano solo il pensiero degli autori enon coinvolgono necessariamente la linea della rivista.Testi e foto, pubblicati o meno, non si restituiscono, salvo spe-cifici accordi, e la redazione non si assume la responsabilità perl’eventuale smarrimento.La riproduzione anche parziale, è subordinata alla autorizza-zione della direzione ed alla citazione dell’autore e della rivista.

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*Alpesagia è il nome della nostra cooperativa ed è il nome con il quale tanti anni fa ènata la nostra rivista.

UFFICIO POSTALE

BONIFICO BANCARIO

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 5

Domenica 18 dicembre dalle ore13.00 alle 18.00 avrà luogo iltradizionale “Marcù da Natal”,

nella suggestiva cornice della piazza co-munale di Poschiavo addobbata a festa.offrendo la possibilità di vivere lo spi-rito natalizio passeggiando nel roman-tico e fiabesco Borgo di Poschiavo.Davanti a “La Tor”, l’antica casa comu-nale, si potrà ammirare l’imponente al-bero di Natale meravigliosamente de-corato, così come il tradizionale pre-sepe.Il mercatino si adatta perfettamentealla pittoresca scenografia offerta dallapiazza. I produttori e commercianti po-schiavini presentano una variegatascelta di prodotti. In parte si tratta di

preziosi lavori artigianali o di delizioseghiottonerie preparati con paziente la-voro manuale in piccole aziende a con-duzione familiare. Sulle colorate ban-carelle si trovano molti spunti per ori-ginali regali di Natale direttamentedalla regione. Ai visitatori saranno of-ferti “vin brülé”, bollenti caldarroste,

mandorle cara-mellate, pan pe-pato e specialitàalla griglia. Giriin carrozza attra-verso il paese,cioccolata caldae una sorpresa lu-cente sono giàpronti per i bam-bini! Alle 16.30in punto i pal-loncini lasce-ranno le manidei bambini e di-ventando pun-tini luminosisempre più pic-

coli scompariranno in cielo: una gior-nata indimenticabile per tutta la fami-glia.

Nei ristoranti Altavilla, Albrici eCroce Bianca a mezzogiorno è possibilegustare una specialità poschiavina alprezzo di CHF 18.-/Euro 12

Mercato di Natale a Poschiavo

6 Alpes Dicembre 2005

NatalePerchè continuare a correre?Siamo già arrivati!E’ tempo di doni.RegaliamociUn ricordo dell’infanzia:il meraviglioso magico mondoche era in noie che abbiamo dimenticato!

Alessandro Canton

Presepe vivente a LanzadaFrazione Vetto

Sabato 24 dicembre - ore 20.45Martedì 27 dicembre - ore 20.45replica ore 21.15Giovedì 29 dicembre - ore 18Lunedì 2 gennaio - ore 20.45replica ore 21.15Mercoledì 4 gennaio - ore 18

Improvvisamente la notte divenne dolce;improvvisamente la notte divenne santa.La gloria di Dio li avvolse di un chiarore senza pari

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 6

Dicembre 2005 Alpes 7L A PA G I N A D E L L A S AT I R A

di Aldo Bortolotti

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 7

In tv e su giornali e rotocalchi - Trendy,mobbing, test, gossip, star system, thinkthank, look, welfare, locatiion, glamour,

new entry, e via elencando: una orgia di pa-role ed espressioni straniere. Con buona pa-ce della lingua italiana.Possibile che le previsioni del tempo sianodiventate l’argomento più importante deitelegiornali? Un tormentone confermato lascorsa estate, allorquando, se c’era troppocaldo, che tragedia; se arrivano le piogge,che disastro, con parole, parole, parole: siadei mezzibusti tv (Emilio Fede, in primis), siadegli esperti dei vari osservatori meteorolo-gici, sia dei tenenti, capitani e maggiori del-la Aeronautica, ai quali il tempo indicativofuturo non deve proprio piacere, se e vero -come sentiamo sempre - che, se oggi piove,domani ... migliora, quando a noi, la vecchiamaestra insegnava a dire “migliorerà”.Sempre in tv, e quindi sui rotocalchi e quo-tidiani, imperversano storie di amori, amo-razzi, corna, tradimenti (di corpo e di cuo-re). Mai nessuno che ci venga a raccontarequalcosa sul “piacere della fedeltà”, dellagioia del mutuo soccorso fra i coniugi, sullacondivisione da parte dei medesimi dei do-lori e delle gioie della vita? Mai!Modesta proposta - Di fronte all’italico buo-nismo, che vuole dare moschee e scuole se-parate da quelle frequentate dai nostri bam-bini e ragazzi agli islamici nostri ospiti; quelbuonismo che lascia correre se nelle mensedelle nostre scuole frequentate da alunniextracomunitari, le loro famiglie non paga-no la quota, che per altro è obbligatoria pergli italiani (casi a Padova), e in nome delquale (immaginiamo) non si leva alcunavoce scandalizzata per il modo in cui nellemacellerie islamiche vengono uccisi, comeben sappiamo, gli animali che poi una vol-ta cucinati finiranno sulle tavole dei mede-simi islamici, ecco, di fronte a ciò, una idea-proposta per completare quella tal degna“accoglienza” così rispettosa delle altrui cul-ture, usi e costumi. Quando un extracomu-nitario (nella fattispecie, islamico) com-mette un reato, i nostri tribunali non po-trebbero applicare le pene previste dalle leg-gi vigenti nei paesi di origine dei vari im-putati?Costume - Ramon Gomez de La Siernascrisse un dilettevole libro dal titolo elo-quente: “Seni”, dove prendeva in esame edescriveva i vari tipi - per così dire - di tet-te: tonde, a forma di pera, a coppa, “allazuava”, e via elencando. Oggi, quel libro

stenterebbe a scriverlo, data la ... unifor-mità dei seni. Infatti ci troviamo davanti atette tutte pressoché uguali: gonfie, esibitein tv, sui rotocalchi, al cinema e sulle spiag-ge. Trattasi - come si sa - di tette rifatte, ditette “democratiche”, perché non conosco-no distinzione di classe. Al chirurgo esteti-co infatti ricorrono attrici e casalinghe, pre-sentatrici televisive e maestre, segretarie eprofessioniste, donne in politica e docentiuniversitarie, telefoniste e operaie. Il risul-tato è quello di avere “tette ugualitarie”. Ev-viva la democrazia!Coerenza - Salvatore Di Giacomo, napole-tano, primo poeta dialettale ad essere preso inconsiderazione ed altamente valutato da Be-nedetto Croce, al filosofo di Pescasseroli de-dicò una raccolta di liriche. Ma quando il fa-scismo andò al potere, e sapendo quanto il re-gime (e il suo capo) avesse in uggia - si fa perdire - il medesimo Croce, dovendo ristamparequel libro, il poeta tolse la dedicatoria.La stessa cosa (all’incontrario) accadde conGiuseppe Ungaretti. Beneficato dal Duce,dedicò a Mussolini una sua silloge poetica (Ilporto sepolto), ma una volta caduto il regi-me e finita la guerra, la ristampa di quel vo-lume apparve priva della dedicatoria. Rac-contando i due episodi, Giuseppe Prezzoli-ni commentava: “diritto di ingratitudine deipoeti”.Fuori corso - Ci sono parole che, come cer-te vecchie monete, non hanno più corso.Dignità, decoro, pudore (non soltanto quel-lo del corpo) e vergogna sembrano apparte-nere ad una lingua sconosciuta. Pare cheverranno eliminate anche dai (futuri) vo-cabolari.Politica - Stato, Stato, troppo Stato? No:troppo statalismo e (troppo) poco “sensodello Stato”.Religione - Sta scritto: bussate e vi sarà aper-to. D’accordo. Ma se qualcuno, invece dibussare, sfonda la porta?

- Non occorre essere seguaci del vescovoLefebvre per rimpiangere la messa in latino,quella precedente il Concilio Vaticano II.Per due ordini di motivi: intanto, perché èstato confermato che il latino è “la linguadella Chiesa”, e quindi perché dover chie-dere il permesso al Vescovo per celebrare ilrito in quella lingua? In secondo luogo, per-ché, se la gerarchia ecclesiastica ha conces-so, o comunque tollerato (cosa che conti-nua) celebrazioni nelle lingue nazionali, conesperimenti, mutamenti, accompagnamen-ti con chitarre e affini strumenti, all’insegnadella ricchezza delle “altre” culture e delle“altre” esperienze, dovrebbe vietare “l’espe-rienza” della tradizione? Misteri: non dellanostra religione, ma di certi (tanti) espo-nenti della gerarchia cattolica - salvo, ma-gari, esaltare poi la bellezza dell’antico ritoortodosso-bizantino, o i riti musulmani.Meditate, preti e vescovi, meditate!- Visto in una chiesa della diocesi di Trevi-so. La tipica famigliola italiana: marito, mo-glie, figlio, figlia. Il bambino-ragazzino sui10-11 anni, la ragazza-signorina sui 15-16.Arrivano per la messa domenicale parroc-chiale, tutti decentemente vestiti, ma la ra-gazza-signorina? Una maglietta bianca conuna scritta posteriore “De puta madre” (enon occorre conoscere lo spagnolo per ca-pire) e un numero in grande 69! Forse lachiesa era stata scambiata per la discoteca eforse il mattino per la notte!- Gente che non crede in Dio, che irride achi va a messa (magari), ma poi frequentamaghi e cartomanti.- Atei? Tanti? Indifferenti? Tanti? Non sa-premmo. Ma intanto un dio ce l’hanno: unoe trino ... il dio quattrino!- Uavel Florenskij, grande scienziato, ma-tematico, musico, filosofo, e prete ortodos-so, a lungo detenuto nei gulag sovietici pri-ma di essere ammazzato durante l’”era Sta-lin”. A Trotzskij, stupito dal fatto che in-dossasse sempre l’abito talare, rispose: “So-no un sacerdote, non posso andare in girovestito diversamente”. Florenskij non si ver-gognava del suo abito sacerdotale; non pen-sava a “mimetizzarsi”. Forse che sia vero chel’abito fa il monaco?- Diceva Giovannino Guareschi: “ ... Noncredo nelle vitamine, ma in compenso cre-do in Dio”.- Mi spaventa il desiderio di onnipotenza de-gli uomini. Per quel che mi riguarda, credoche di Onnipotente ce ne sia uno solo, e ba-sta ... e avanza.

Pensieri di Capodannodi Giovanni Lugaresi

8 Alpes Dicembre 2005

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 8

Ècresciuto del 5% in poco meno didieci mesi il ricorso al credito supegno a Milano. Secondo un’in-

chiesta fatta dall’Assopegno, l’Associa-zione che riunisce gli oltre cinquantaistituti di credito del settore, il trenddel fenomeno è in salita fin dal 2002. Irisultati dell’indagine, pubblicati da ‘IlSole 24 Ore’, sottolineano che semprepiù italiani ricorrono a questo anticostrumento di finanziamento, un tempomolto diffuso e poi abbandonato conlo sviluppo dell’attuale sistema banca-rio e il miglioramento delle condizionieconomiche del paese.Secondo i dati forniti dall’Associazione,la tendenza registrata a Milano è con-fermata anche a livello nazionale, conun aumento significativo sia del credi-to su pegno sia del ricorso al creditobancario. Il numero dei prestiti eroga-ti, ha spiegato l’Assopegno, è sa-lito dell’8,2%, passando intermini di valore da535 milionidi euro apiù di567 milio-ni. A ricor-rere al creditosono soprattut-to giovani cop-pie, anziani in af-fanno ed extraco-munitari, principali‘vittime’ delle ina-sprite difficoltà eco-nomiche, anche senon mancano le si-gnore di mezza etàche vogliono conce-dersi qualche lusso oi piccoli imprendito-ri bisognosi di liqui-dità.

La tendenza evidenziata dall’Assope-gno, comunque, riflette una preoccu-pante evoluzione della società italianae del suo sistema economico, confer-mata anche dal forte boom negli ultimianni del credito al consumo, strumen-to relativamente nuovo in Italia mamolto diffuso negli altri paesi occiden-tali.Per il momento, il numero dei pegninon riscattati - e quindi degli oggettiche finiscono all’asta - è ancora basso,pari ad appena il 4,5% del totale, comeha sottolineato al quotidiano economi-co il responsabile della funzione cre-dito della Banca regionale eu-ropea, Ivano Caldera.Nonostante ciò,l ’ i n c r e -

mento dei due fenomeni è tanto piùpreoccupante quanto più riflette le ri-strettezze economiche di una parte cre-scente degli italiani e la loro difficoltàsia a risparmiare sia ad accedere al cre-dito bancario tradizionale. Per far qua-drare i conti, in pratica, le famiglie delBelpaese sono costrette ogni giorno dipiù ad impegnare i propri averi o adipotecare le entrate future ricorrendo aifinanziamenti al consumo. Di contro, laloro capacità di risparmio, variabile sto-

ricamente fondamentale peril sistema economico italia-

no, continua a diminuire.E la politica? Che fa la

politica di fronte al fe-nomeno? Purtroppo

resta in finestra, pro-babilmente immo-

bilizzata daglistringenti in-

trecci che lalegano a

q u e l l agrande fi-

n a n z a ,nazio-

nale edinternaziona-le, che consi-dera i citta-dini soloc o m e‘clienti ’ ,vale a di-

re limonida spremere ilpiù possibile.

Da Rinascita 3 novembre 200511-05

Gli italiani corrono al banco dei pegnidi Sabrina Lauricella

10 Alpes Dicembre 2005

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 10

Questo articolo vuole essere unelogio della lentezza. Lentezzaintesa non come movimento in

sè, ma come l’opposto di quel diffusovalore di efficienza, di dinamicità, diproduttività, su cui poggia la nostra so-cietà moderna. Ma non sto per questosuggerendo di produrre meno. Anzi.Il criterio fondamentale per distinguereil positivo dal negativo, nel mondo dellavoro, è ovviamente il denaro. Se tu in-venti una scorciatoia per arrivare primadal punto A al punto B, senza per que-sto penalizzare il tuo prodotto, “sei bra-vo”, vali di più, perchè accorciare i tem-pi di produzione significa ridurre i costi,e quindi aumentare il profitto.E così dalla nostra vita - poichè il nostrolavoro è la nostra vita - scompaiono,giorno dopo giorno, tutte le pause, tut-ti gli iati, tutti i ritagli inutili di un ci-clo perennemente spinto verso la perfe-zione dinamica, ovvero l’ottimizzazioneesasperata del rapporto costo-guadagno.Ma a favore di chi? E soprattutto, alprezzo di cosa?Il signor Rossi, che fa il panettiere, stapreparando venti panini per un gruppodi tecnici che dovranno passare la gior-nata in campagna, a fare dei rilievi. Ar-rivato al diciottesimo panino, però, siaccorge di non avere abbastanza pro-sciutto per tutti, e così preleva un paiodi fette da un panino già fatto, un paioda un altro, e in qualche modo arriva aventi. Tòh, pensa soddisfatto, non solol’ho risolta, ma ci ho pure guadagnatoqualcosa in più: con il prosciutto per di-ciotto panini me ne faccio pagare ven-ti.A mezzogiorno i tecnici in trasferta co-minciano ad aver fame, e decidono diandare in pausa. Si dividono i loro pa-nini, e iniziano a masticare di gusto.Quasi tutti, almeno. Ce n’è uno in par-ticolare, a cui è capitato un panino pra-ticamente vuoto, che mastica meccani-camente, con lo sguardo perso nel nul-la. Non se ne accorge nemmeno, inrealtà: la fame è tanta, e anche se il pa-sto non è dei più invitanti, manda giùsenza farci caso.La giornata prosegue come tante altre,

ed entro sera i rilievi sono completati.Ma il giorno dopo, quando il lavoro vie-ne presentato in direzione, ci si accorgeche qualcosa non quadra. Si rifanno icalcoli da cima a fondo, e alla fine siscopre che uno di loro aveva fatto ungrossolano errore che ha compromessoil lavoro di tutti. Era naturalmente iltecnico con poco prosciutto, il quale,rimasto con lo stomaco pesante, nonaveva dedicato la necessaria attenzioneal suo lavoro.Da qui in poi la storia prosegue da sola.Il costo aggiuntivo per i rilievi da rifareviene in qualche modo ricaricato sulcliente, il quale però, non potendo al-zare i prezzi a causa della concorrenza,è costretto a diminuire la qualità delsuo prodotto. Se faceva i biscotti alcioccolato, ci metterà un po’ meno dicioccolato e un po’ più di segatura.E così il nostro panettiere, qualchetempo dopo, si ritrova a fare una certafatica ad inghiottire la sua colazione dibiscotti al cioccolato, e quando tira sula serranda il suo umore non è dei mi-gliori.Intendiamoci, è una sfumatura minima,una differenza impercettibile, della qua-le non si rende conto nemmeno lui.Esattamente come quella fettina in me-no di prosciutto che mancava nel pani-no sfortunato.Ma il suo malumore rimane e lo porta inseguito a litigare con la moglie, che è ar-rivata tardi in negozio. E così un paio diclienti, che stavano per entrare in pa-netteria, decidono di fare retromarcia,per non imbarazzare i due negozianti.Alla fine ha perso esattamente quelloche aveva guadagnato vendendo di-ciotto panini al prezzo di venti.E’ una favoletta da tre lire, ovviamente,ma è anche quanto succede a noi tutti i

giorni. Ognuno di noi cerca di fregarel’altro perchè ottimizzare, diciamocelochiaramente, significa fregare un tuo si-mile - senza renderci conto che nel mo-mento in cui guadagni una lira in più,la stai togliendo a qualcun altro. E sic-come le lire complessive sono quelleche sono, accade che lo sforzo costan-te di ciascuno per ottimizzare la sua pro-duzione non fa altro che abbassare il li-vello generale dello scambio, senza chenessuno diventi in realtà più ricco.La ricchezza relativa che hai ottenutofregando l’altro finisce nel momento incui il prodotto che ti ritorna è di qua-lità inferiore al suo potenziale.In altre parole, una comunità è in gra-do di produrre una precisa quantità dibeni X ad un livello di qualità Y, indi-pendentemente dal flusso di circola-zione monetaria fra di loro. La vera ot-timizzazione da ricercare, quindi, èquella fra produttività e benessere in-teriore.Se il nostro tecnico avesse mangiatocon gusto un panino di quelli che gron-dano prosciutto da tutte le parti, sareb-be stato di ottimo umore, non avrebbefatto errori, il gruppo non avrebbe avu-to bisogno di tornare una seconda vol-ta, e la società avrebbe risparmiato in-vece di incorrere in spese supplemen-tari. Tale risparmio avrebbe permessobla bla bla ... fino al nostro panettiereche si mangia per colazione dei gustosibiscottoni al puro cioccolato, e scendein panetteria talmente allegro da riu-scire a vendere il doppio di quanto ven-de normalmente.L’ho già detto, è una favoletta sempli-ce semplice, intesa solamente a chiari-re un concetto, e non certo a dare la so-luzione ad un problema così complesso.L’equilibrio di cui parlo è sicuramentedifficile da trovare, e le variabili in gio-co debbono essere mille di più di quel-le prese in considerazione, ma di certouna cosa a questo punto la possiamodire: tirando ai limite la corda della“produttività”, si finisce per vivere tut-ti da cani.

Da www.luogocomune.net

Una storiella che fa pensaredi Massimo Mazzucco

Dicembre 2005 Alpes 11

Credersi più furbi degli altriè quasi sempreil modo migliore

per rimanere fregati!

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 11

Esiste libertà di informazione intelevisione? Se ne è parlato tan-to, ma alla fine chi ha ragione e

chi ha torto?Il “caso Celentano”, con la sua tra-smissione “Rock politik”, ha messo anudo, in realtà, forse l’unico vero pro-blema che riguarda il mezzo catodico:la poca libertà di scelta da parte dei te-lespettatori. Ma non tutti, anzi quasinessuno ha tratto nel programma pseu-do politico-satirico del “molleggiato” ilfatto che nella televisione di oggi lapossibilità di scegliere sia davvero mol-to limitata. Sia nel palinsesto Rai sia inquello Mediaset ritroviamo, infatti, lostesso tipo di programmi, dai realityshow ai quiz, dalle ricette di cucina al-le fiction. Certo, qualcuno potrà direche queste stesse trasmissioni hannogrande successo. Questo è vero e a con-fermarlo ci pensano i dati Auditel.Ma dovremmo chiederci se sia questo ilvero modello di televisione da seguire.Non c’è dubbio che vedere un pro-gramma come “L’isola dei Famosi” pos-sa essere considerato una forma di sva-go. Il vero problema è, però, che c’è for-se una concorrenza fin troppa elevata ditrasmissioni che hanno come scopoprincipale quello di far guardare cosafanno alcune persone riprese dalle te-lecamere 24 ore al giorno.Tornando, però, a Celentano, il suo“Rock politik” ha fatto discutere, ov-viamente, anche per un’altra questione:la libertà di informazione nel nostroPaese. In realtà, si tratta di un problema dasempre all’ordine del giorno, soprattut-to da quando una personalità come Sil-vio Berlusconi ha deciso di entrare inpolitica. Certo, il modo con cui il pre-mier è stato satiricamente preso in girodai comici invitati da Celentano, a par-tire da Benigni arrivando a Crozza, por-ta indubbiamente a pensare che si trat-ti di un falso problema e che, quindi, intelevisione ognuno abbia appunto la li-bertà di dire la propria opinione.Quello che lascia un po’ perplessi è,però, il fatto che, per poter fare una tra-smissione di questo tipo, lo stesso “ra-gazzo della via Gluck” abbia ottenuto

un contratto partico-lare dalla Rai, cheprevedeva una asso-luta e completa au-tonomia. Una sceltache non condivido,perché non credoche si possa parlaredi mancanza di li-bertà se c’è qualcu-no a controllare iltipo di trasmissione che siintende realizzare.Ma quello che non considero giusto èriservare a un personaggio come Ce-lentano un trattamento particolare ri-spetto a tanti altri show man del calibroad esempio di Fiorello e Panariello. Cer-

to, il cantautore ha sicuramente unapersonalità e un carisma unici, ma noncredo che tanti altri uomini di spetta-colo possano essere considerati da me-no. In questo senso, ritengo che per luici sia stato, forse, un eccesso di libertàdi informazione: sono d’accordo con ilfatto che ognuno debba poter dire ciòche pensa, ma quando lo si vuole farenella televisione di Stato non trovosbagliato dover fare riferimento alla ne-

cessità di garantire un Ser-vizio Pubblicoadeguato.Per questo, purconsiderando“Rock Politik”un programmadi qualità dalpunto di vistadei contenuti ri-spetto a tanti al-tri, non condivi-do la scelta fattadalla stessa Rai.Riprendendo, in-fine, la differen-ziazione fatta dallostesso Celentanotra ciò che è “rock”e ciò che è “lento”,

potremmo porci questa domanda: lanostra televisione di oggi appartiene al-la prima o alla seconda definizione uti-lizzata dal cantautore nel suo program-ma? Di sicuro c’è da dire che ormai ilmezzo televisivo ha perso quasi com-pletamente la sua funzione di educato-re, assumendo prevalentemente quelladi intrattenitore.La questione è, però, un’altra: questocambio di ruoli ha portato, infatti, allacreazione di sempre meno programmiche potremmo definire di qualità e, co-me accennato precedentemente, alladiffusione di trasmissioni basate su for-mat molto simili tra loro.In ogni caso, una risposta spetta al pub-blico, l’unico in grado di decidere e sta-bilire che tipo di televisione vuole guar-dare: il potere del telecomando resta,infatti, sempre in mano al telespetta-tore, che può decidere se e quandocambiare canale.

La televisione è lenta o è rock?di Gianluca Lucci

12 Alpes Dicembre 2005

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 12

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Il Corpo Forestale dello Stato è unaforza di polizia ad ordinamento ci-vile, specializzata nella tutela del pa-

trimonio naturale e paesaggistico, non-ché nella prevenzione e repressione deireati in materia ambientale ed agro-ali-mentare. Il Corpo è preposto anche al-la sorveglianza dei parchi, delle areenaturali protette e delle riserve natua-li dello Stato.Gli agenti del Corpo Forestale svolgo-no anche compiti di polizia venatoriaper reprimere il bracconaggio e di con-trollo della pesca sulle acque nazionaliinterne. Oltre a quelli annunciati, che

di fatto sonogli impegnistorici, il corpoè chiamato adoperare anchenei settori delc o n t r o l l oagroalimenta-re e per assicu-rare l’applica-zione delleconvenzioniinternazionaliche regolano ilcommercio diesemplari difauna e di floraminacciati daestinzione.

Per sua tradizione il Corpo Forestale èuna delle istituzioni più vicine ed atti-ve nei confronti delle popolazioni ruralie di montagna e svolge molte attività incoordinamento con la protezione civi-le, i vigili del fuoco e le altre forze ar-mate e di polizia. La Forestale si occu-pa molto da vicino ed intensamenteanche delle attività di prevenzione erepressione dei reati di incendio bo-schivo.Il Corpo Forestale è nato nel 1822 sudecreto di Carlo Felice di Savoia. Nelcorso degli anni una lenta evoluzioneha mutato quelle che erano le origina-rie mansioni del corpo fino alla svoltaavvenuta nel biennio 2000-2001 quan-do vengono emanate norme di impor-tanza strategica per il corpo, tra cui lanuova legge quadro sugli incendi bo-schivi, la norma in materia di tuteladelle risorse idriche e la disposizionelegislativa relativa allo svolgimento diun’azione straordinaria di monitorag-gio per la prevenzione del dissesto idro-geologico. Le nuove normative ricono-scono al Corpo Forestale dello Stato ilruolo di polizia specializzata in campoambientale.

Corpo Forestaledello Stato

14 Alpes Dicembre 2005

Corpo Forestaledello Stato“La legge della natura”

di Lorenzo Croce

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 14

15

La organizzazione

Il Corpo Forestale dipende direttamen-te dal Ministero delle Politiche Agri-cole e Forestali e dispone tra l’altro disette basi elicotteristiche e di una flot-ta composta da 11 elicotteri Breda Nar-di nh500, 11 Augusta Bell 412 e 4Erickson s64f.Il Corpo a livello periferico è diviso in15 comandi regionali, 76 comandi pro-vinciali, 1150 comandi di stazione e 15coordinamenti territoriali per l’attivitànelle aree protette, 27 servizi certifica-zione cites e 23 nuclei operativi preso ledogane aeroportuali e portuali oltre auna serie di nuclei investigativi che si ri-chiamano ai singoli servizi ed è dotatodi 16 sale operative e di 44 gruppi mec-canizzati per la lotta agli incendi bo-schivi. Il Corpo dispone altresì di ungruppo cinofilo impegnato nella ricercae soccorso di persone scomparse o tra-volte da valanghe e di un reparto a ca-vallo per la sorveglianza nei parchi e neiterritori rurali, di un servizio Meteo-mont istituito per migliorare le condi-zioni di sicurezza della montagna inne-vata. Complessivamente sono 9.000 gliagenti del Corpo Forestale in organico.

Il 1515 numero per le emergenze ambientali

Si tratta di un numero gratuito dipronto intervento per le emergenze

ambientali ed è attivo 24 ore su 24.Solo nel corso del 2004 sono arrivarealla centrale operativa 406.901 se-gnalazioni. Il 1515 è uno strumentoassolutamente immediato per dare av-vio alle attività di pronto intervento,di salvaguardia e investgative svoltedal Corpo.

Il lavoro sul fronte degli incendiboschivi e montani

Anche grazie al lavoro del Corpo Fo-restale oggi possiamo dire con orgoglioche il fronte incendi anche qui in Val-tellina è assolutamente regredito ri-spetto a qualche anno fa. Il lavoro de-gli agenti del Corpo Forestale, a par-tire dai comandi stazione presenti sulterritorio, è fondamentale nella pre-venzione e nella repressione degli in-cendi boschivi montani. Il Corpo perottenere tali importanti risultati si av-vale anche dei nuclei investigativi diPolizia Ambientale e Forestale e delNucleo Antincendio Boschivo. Conl’introduzione del reato di incendioboschivo e l’inasprimento delle peneper coloro che sono responsabili degliincendi si è messa in atto anche unamaggiore opera di prevenzione. E’ be-ne sapere che solo il 6% degli incen-di boschivi rilevati sono dovuti a cau-se naturali o accidentali: le responsa-bilità sono sempre attribuibili agli uo-mini.

Aree protette, flora e fauna

Compiti del Corpo Forestale sono an-che quelli legati al controllo ed allatutela del patrimonio naturale ed ilcontrasto dello smaltimento dei rifiu-ti o illegale nelle zone di montagna enon solo, dell’inquinamento, dell’usoimproprio del territorio e delle acque,fino al contrasto del taglio abusivo del-le piante o dei boschi ed il contrastodell’abusivismo e della speculazioneedilizia e l’irregolare sfruttamento del-le cave. L’azione del Corpo Forestale èfinalizzata anche alla difesa di ogni for-ma di vita vegetale o animale ancheattraverso il controllo sul corretto eser-cizio dell’attività di caccia.Dal 1980 il Corpo Forestale è stato ri-conosciuto come l’unica amministra-zione incaricata di dare applicazione inItalia alla convenzione di Washingtonche regola il commercio internaziona-le delle specie animali o vegetali a ri-schio di estinzione. A tal fine è statoistituito il servizio Cites composto daun ufficio centrale, 27 servizi di certi-ficazione e 23 nuclei operativi dislocatipresso le dogane abilitate alle opera-zioni di importazioni degli esemplari edei derivati contemplati dalla con-venzione.

Il Corpo Forestale e la montagna

Oltre ai già citati servizi di protezionecivile e di controllo antincendio e del-la qualità dei prodotti agro-forestali gliagenti svolgono anche attività di con-trollo nelle zone boscose e montanedegli obiettivi messi a punto nei Co-mitati Provinciali per l’ordine e la Si-curezza Pubblica, concorrendo così alSistema Integrato di Sicurezza Nazio-nale. In particolare sono sotto il diret-to controllo degli agenti del Corpo Fo-restale gli acquedotti e le dighe dimontagna, gli impianti radiotelevisivie le zone montane di interesse ar-cheologico e architettonico.

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 15

Antonio Del Felice, autore dei di-segni che da qualche anno ap-paiono sulle pagine di Alpes,

festeggia pro-prio quest’an-no il suo cin-quantesimoanniversario,“mezzo secolodi vignette”… un impor-tante traguar-do.Si tratta di unveterano checon le sue vi-gnette hatracciato lastoria di unaparte della vi-ta della nostravalle.Ama definirsi“autodidatta”ma durante lasua carrieraha lasciato unsolco in quasitutte le testategiornalistichedella Valtelli-na.Significativa è stata la sua presenza nel-le colonne dell’Eco delle Valli, una col-laborazione partita nel 1955 e conclu-sasi alla chiusura della testata nel 1998.Un vero record!Suoi disegni sono stati su “Centro Val-le”, sul “Corriere della Valtellina” e su“L’incontro”, periodico delle ACLI.Dal 1982 al 1986 ha collaborato con lepagine locali del “Giorno” e suoi dise-gni sono stati spesso ospitati nella pa-gine del “Campello”, bollettino dellaparrocchia di Sondrio.Il “Notiziario della Banca Popolare diSondrio”, lo annovera tra i redattoridall’anno della fondazione, vale a diredall’aprile del 1974.Proprio sul “Notiziario della Banca Po-polare” Antonio ha illustrato gli scrittidi autori del calibro di Enzo Biagi, Lu-

Cinquanta anni di vignettedi Antonio Del Felice

16 Alpes Dicembre 2005

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 16

Dicembre 2005 Alpes 17

ca Goldoni, Carlo Bo, Luigi Santucci eLuigi Malerba.Da quindici anni partecipa a rassegne diumorismo grafico ed ha illustrato libri diautori locali tra i quali: “Un tuchel deSundri en sundras’ch” del 1973 e “Su-ta la Pergula” del 1993, che sono rac-colte di poesie dialettali di Pietro Pizzi-ni.Nel 1992 ha avuto modo di curare , rea-lizzandone il catalogo, la mostra “Le vi-gnette dell’alluvione”, facendo emer-gere una sincera sensibilità umana e unnon indifferente buon gusto.Antonio non ha mai abbandonato il“Notiziario della Banca Popolare”, col-labora con il “Giornalino” della pro lo-co di Chiuro … e risponde sempre consollecitudine alle “urgenti” richieste del“direttore” di Alpes, quando per illu-strare qualche articolo mancano le fo-to e serve un qualcosa di “originale”.Complimenti Antonio, e una caloro-sa stretta di mano … ma non montar-ti la testa … e lascia sempre il cellu-lare acceso … all’ “ultimo minuto”,come al solito … potrei “romperti lescatole” …

Pier Luigi

Nella foto vediamo il nostroAntonio Del Felice ritratto il 10novembre scorso allainaugurazione della mostra“Polisatira”, tenutasi lo scorsomese al Politecnico di Milano, che èla bellissima personale di EmilioGiannelli, il mitico vignettista del“Corriere della Sera”. Con lui è appunto Emilio Giannelli.

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:11 Pagina 17

L’idea di attraversare l’Italia su untrattore è nata in Valtellina, aSondrio, ed è venuta ad Alex

Proh il pilota di rally e Team Managerdella Ferraris Squadra Corse, appas-sionato di tutto ciò che riguarda l’agri-coltura che, quando ha comprato untrattore giocattolo da regalare al suobimbo “Dado”, ha pensato al singolaretour, come un modo per trascorreremolto tempo sul mezzo agricolo, allascoperta dell’agricoltura italiana e deisuoi famosi prodotti.Il pilota di Sondrio ha trasferito l’ideaad un gruppo di amici che, grazie alle lo-ro competenze in vari settori, hannotrasformato l’idea in progetto. Un pro-getto subito accolto sotto il patrociniodi Fieragricola Verona. Il tour ha tro-vato il motore nel dialogo con i prota-gonisti della realtà agricola italiana, vi-sitati nei propri contesti ambientali. Adare più dinamismo all’iniziativa si èprontamente unita la Lega del FiloD’Oro, alla quale sarà devoluta la som-ma raccolta attraversando l’Italia.Conoscenza dell’imprenditoria agrico-la italiana, scoperta del territorio e rac-colta benefica sono gli scopi di Fiera-gricola Tour 2006. All’iniziativa si è su-bito unita anche la Landini, nota casa

costruttrice di mezzi agricoli non nuo-va ad idee singolari, mettendo a dispo-sizione un potente trattore da 220 Cv,il mezzo sarà il primo attore dell’inu-suale tour con il relativo rimorchio.Gap Consulting, lo studio di consulen-za finanziaria valtellinese di cui è tito-lare Gian Andrea Proh, ha immedia-tamente dato la propria disponibilitàper la pianificazione dell’iniziativa. Co-sì si è messa in moto la macchina orga-nizzativa.Nelle tappe del tour si avrà modo dicontattare il mondo agricolo della no-stra penisola e di parlare non solo diproduzione, ma anche di promozione ecommercializzazione dei prodotti agri-coli famosi in tutto il mondo. Il Giro d’Italia in trattore si articolerà sudiverse tappe che copriranno l’intera

penisola attraversando le varie regionie sarà un’utile opportunità per scoprirele varie realtà, non solo attraversandole suggestive località della penisola, masoffermandosi a conoscerle. Ogni finetappa diventerà un momento di comu-nicazione, di conoscenza e di scoperta.Ogni sosta sarà un evento utile a co-noscere posti e attività, il tutto accom-pagnato da manifestazioni che andran-no dall’intrattenimento alla degusta-zione di prodotti tipici, dallo scambio diinformazioni relative al settore all’in-contro con i giovani sul tema della si-curezza stradale, approfittando dellapresenza di piloti di rally professionistiche guideranno il trattore. Alcuni in-contri sulla sicurezza stradale e su argo-menti inerenti la commercializzazionedei prodotti agricoli sono previsti in Si-cilia a Caltanissetta ed in alcuni co-muni vicini, dove le amministrazionilocali hanno mostrato particolare sen-sibilità al problema.Fieragricola Tour partirà intorno al 20gennaio da Trepalle, dalla Valtellina,la provincia dove è stato concepito eche ha mostrato subito un particolareinteresse verso l’iniziativa, vedendolacome utile strumento promozionale. Ipiloti Andrea Navarra, Alex Bru-

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Dicembre 2005 Alpes 19

schetta e Alex Proh si alterneranno al-la guida del trattore. Dalle montagnelombarde si inizierà a scendere versosud passando dal Piemonte, attraversole numerose e suggestive località tuttecon ampia vocazione agricola. Più tap-pe sono previste nella verde Toscana,culla di varietà di colture, e dove saràparticolarmente interessante il con-fronto con le varie realtà locali. Il viag-gio verso la Sicilia continuerà sulla dor-sale tirrenica, toccando le località piùimportanti del Lazio, tra cui la Capita-le, e della Campania. A Napoli, la ca-rovana formata dal potente trattore 220Cv, pilastro del giro con il relativo ri-morchio, un pullman bipiano con lesue sale riunione, le tre vetture staffet-ta, di cui una monovolume ed un auto-carro, si imbarcherà alla volta di Paler-mo. Oltre alla tappa centrale a Calta-nisetta, ne sono previste altre due in Si-cilia. L’intera isola sarà attraversata, dalmare ai grandi campi di grano dellaprovincia nissena ed ennese, per tor-nare di nuovo verso il mare, passandoper i rigogliosi boschi del versante nordorientale. Da Reggio Calabria inizieràla risalita verso il nord, scandita dalpassaggio sui monti calabresi, il ver-sante ionico della Basilicata, il Tavo-liere delle Puglie, quindi la dorsaleadriatica, fino all’estremo nord in Tren-tino Alto Adige.

Fieragricola Tour 2006 si concluderàil 9 febbraio contemporaneamenteall’inaugurazione della 107^ Fieragri-cola di Verona, dove lo stesso tour avràuno spazio. A conclusione della fiera sarà conse-gnato il provento della raccolta benefi-ca all’organizzazione umanitaria dellaLega del Filo D’Oro, che accompa-gnerà l’intera iniziativa; la organizza-zione è a tutti nota per il coraggio e la

serietà del proprio impegno verso le per-sone in difficoltà con evidenti handicapsensoriali.Nella organizzazione del tour non si tra-lascerà nessun aspetto, ad iniziare dallacomunicazione. E’ prevista la realizza-zione di filmati immediatamente di-sponibili, un sicuro valore aggiunto peruna manifestazione che offre tante op-portunità per conoscere e per farsi co-noscere.

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:12 Pagina 19

Per la prima volta, infatti, i massi-mi giuristi dell’arco alpino e deiPirenei si incontrano per tratteg-

giare le linee di un futuro Diritto Euro-peo della Neve, comune a tutti i paesimembri della UE. L’alto profilo degliesperti che parteciperanno è garanziadella importanza della iniziativa: JosephPichler per l’Austria, Hans-Kasper Stif-fler per la Svizzera, Michel Bailly per laFrancia, Gerhard Dambeck per la Ger-mania, Tomaz Marusio per la Slovenia,Ignazio Arroyo per la Spagna, CarloBruccoleri e Marisella Chevallard perl’Italia.Saranno presenti tra gli altri 50 osser-vatori internazionali.La molteplicità delle attuali normative(nazionali e regionali) sono all’originedi notevoli disagi, per gli sciatori abi-tuati a variare di località.“Non si può pretendere che gli appas-sionati di sci siano anche degli esper-

ti di diritto”, ha dichiarato Gianfran-co Avella, presidente del Comitatoscientifico del Forum e procuratoredella Repubblica di Sondrio “e che co-noscano le differenti legislazioni vi-genti, per esempio, in Austria, Vald’Aosta, Val d’Isère, Engadina o ValGardena. L’Europa deve fissare le re-gole di sicurezza, la Regione gestire ilterritorio”.Un’unica legislazione europea agevo-lerebbe anzitutto gli sciatori, riducendoi pericoli e contribuirebbe a contenerei costi di costruzione degli impianti dirisalita, non solo, ma incoraggerebbela ricerca di risposte unitarie ai delica-ti problemi assicurativi connessi allagestione delle areesciabili e delle pi-ste, all’eserciziodegli impianti, al-la circolazione sul-la neve e alle atti-

A Bormio dal 2 al 4 dicembre presso l’auditorium dello Ski College ‘G.W. Leibniz’

20 Alpes Dicembre 2005

Primo Forum Giuridico Europeo della Nevedi Pier Luigi Tremonti

Patrocinato dallavicepresidenza dellaCommissione Europea, ilforum - che sarà unappuntamento annualefisso - si propone unobiettivo ambizioso, chenon ha precedenti nellastoria della montagna.

• ALPESAGIA dicembre 2005 28-11-2005 12:12 Pagina 20

Dicembre 2005 Alpes 21

vità di insegnamento delle scuole e deimaestri.Lo scopo è ambizioso: promuovere unconfronto a livello europeo tra i massi-mi giuristi del settore per arrivare inprospettiva a un diritto unitario dellaneve, comune a tutti i paesi membridella UE.Una legislazione comune sotto questoprofilo, più o meno come la legislazio-ne stradale che è uniforme nell’Europacontinentale, garantirebbe maggior-mente gli sportivi.Inoltre la molteplicità delle legislazio-ni nazionali crea grossi inconvenientianche nel mantenimento delle areesciabili e dei comprensori sciistici. So-

no diverse leleggi che re-golamentanole costruzionidegli impian-ti, le condi-zioni assicu-rative ed ilf u n z i o n a -mento dellescuole di sci...In Francia,per esempio,è possibilecostruire seg-giovie che siintersecano a“X”, con unalinea che cor-

re più in alto e un’altra più in basso.Questo in Italia non è permesso.Si parlerà di gestione delle aree sciabi-li attrezzate, della gestione degli im-pianti, della circolazione sulla neve (sci,snowboard, slitte, motoslitte), dellescuole di sci e dei maestri di sci, del fuo-ri pista e dello sci alpinismo.Nel comitato scientifico figurano di-versi docenti universitari: vuol dire chel’università incomincia a cogliere l’im-portanza della montagna e degli sportinvernali. Fino ad oggi il diritto sporti-vo nelle università era concentrato pre-valentemente sul mondo del calcio!Nelle prossime edizioni è previsto ilcoinvolgimento anzitutto della Scan-dinavia e poi di paesi d’oltreoceano: gliStati Uniti, il Canada e l’Argentina.Dopo i Campionati del Mondo FIS disci alpino, Bormio e la Valtellina tor-nano dunque a far parlare di sé, collo-candosi alla ribalta degli sport inverna-li non solo in Europa.La Valtellina si propone di diventare lacapitale europea del diritto della neve.

Decalogo dello sciatore adottato dalla FIS (Federazione internazionale dello sci)Le regole FIS, relative a sci e snowboard debbono essere considerate quale sintesi del modello idealedi comportamento dello sciatore e dello snowboarder coscienziosi, prudenti e diligenti. Essi sonotenuti a conoscerle e rispettarle. Se l’inosservanza di queste regole causa un incidente lo sciatoreo lo snowboarder coinvolti possono essere considerati in condizione di “colpa”, ed essere chiamatia rispondere per tutte le responsabilità conseguenti.

1. Rispetto degli altriOgni sciatore o snowboarder deve comportarsi in modo da non mettere mai in pericolo l’incolu-mità degli altri. Sciatori e snowboarders sono responsabili non solo del loro comportamento inpista ma anche delle loro attrezzature, e dei loro eventuali difetti, anche se nuove e d’avan-guardia.

2. Padronanza della velocità e comportamentoOgni sciatore o snowboarder deve tenere una velocità e un comportamento adeguati alle propriecapacità nonché alle condizioni del terreno, della neve, del tempo e del traffico sulle piste.Sciatori e snowboarders debbono essere in grado di fare le loro evoluzioni senza intralciare glialtri. Debbono anche essere in grado di fermarsi in qualsiasi momento. In zone affollate e di ri-dotta visibilità, soprattutto ad inizio, fine pista e nelle aree di partenza degli impianti, debbonomuoversi lentamente e nelle zone laterali.

3. Scelta della direzioneLo sciatore o lo snowboarder a monte, essendo in posizione dominante, hanno possibilità discelta del percorso. Sono quindi obbligati a tenere una direzione che eviti il pericolo di colli-sione con lo sciatore o lo snowboarder a valle. Lo sciatore o lo snoboarder che è davanti ha sem-pre la precedenza. Se dietro e sulla stessa direzione di marcia di altro sciatore o snowboarder,deve mantenere una distanza sufficiente in modo da consentire a chi lo precede di potersi muo-vere liberamente.

4. Sorpasso in pistaIl sorpasso può essere effettuato tanto a monte quanto a valle, sulla destra o sulla sinistra, masempre a distanza tale da consentire le evoluzioni e i movimenti volontari e involontari dellosciatore o dello snowboarder sorpassato. Lo sciatore o lo snowboarder che effettua un sorpassoè responsabile della sua manovra, e deve effettuarla in modo da non causare nessuna difficoltàa chi sta superando. Questa responsabilità è tale per l’intero arco della manovra e vale anche peril sorpasso di sciatore o snowboarder eventualmente fermo sulla pista.

5. Attraversamenti e incrociLo sciatore o snowboarder che si immette o attraversa una pista o un terreno di esercitazione oallenamento, deve assicurarsi, mediante controllo visivo a monte e a valle, di poterlo fare senzapericolo per sé e per gli altri. Comportamento analogo lo sciatore deve osservare dopo ogni so-sta.

6. Sosta sulla pistaFatte salve circostanze di assoluta necessità sciatore e snowboarder devono evitare di fermarsiin mezzo alla pista, nei passaggi obbligati o dove manca buona e ampia visibilità. In caso di ca-duta debbono sgomberare velocemente la pista, cercando di raggiungere un bordo della stessanel più breve tempo possibile.

7. Salita e discesa lungo una pista di sciSciatore o snowboarder che risalgono una pista debbono procedere rigorosamente lungo i bordidella stessa. Analogo comportamento debbono osservare scendendo o salendo a piedi. Procederein senso inverso alla direzione normale della discesa presenta situazioni e ostacoli imprevedibilie impossibili da avvertire e valutare prontamente.

8. Rispetto della segnaletica sulle pisteSciatori e snowboarders sono tenuti al massimo rispetto della segnaletica e delle indicazioniesposte sulle piste da sci. I vari gradi di difficoltà delle piste sono indicati, in ordine decrescente,con i colori “nero”, “rosso”, “blu” e “verde”. Sciatore e snowboarders possono liberamente sce-gliere la pista che preferiscono. Sulle piste vi sono segnali di direzione e indicazioni di pericolo,rallentamento, passaggio stretto, chiusura, o altro, che debbono essere scrupolosamente e rigo-rosamente rispettati. Sono installati nell’interesse di tutti, per evitare incidenti a sciatori e snow-boarders.

9. AssistenzaIn caso di incidente chiunque deve prestarsi al soccorso. Prestare assistenza è un dovere moraleche impegna ogni sportivo. Anche se in pista non esiste obbligo legale (c’è un servizio organiz-zato per il pronto intervento) è necessario impegnarsi, secondo le capacità individuali, per pre-stare le prime cure, chiamare il pronto intervento, attivarsi per delimitare la zona dove c’è l’in-cidentato e per segnalare la presenza di uno o più infortunati a chi sta scendendo in pista.

10. IdentificazioneChiunque, sciatore o snowboarder, sia coinvolto in un incidente in pista, avendo o non avendoresponsabilità oppure ne sia stato testimone, è tenuto a fornire le proprie generalità. La rela-zione di eventuali testimoni è di grande e determinante importanza per la stesura di un correttorapporto sull’incidente. Ogni sportivo deve avvertire quest’obbligo morale e onesto in forma im-perativa. Il rapporto del servizio di pronto intervento e soccorso, assieme al supporto delle te-stimonianze e quello eventuale di fotografie e riprese videofilmate, può essere di grande aiutoper la determinazione delle eventuali responsabilità civili e penali.

Per la sicurezza dei più giovani, viene introdotto - a partire dall’1 gennaio 2005 - l’obbligo di in-dossare il casco protettivo per i minori di quattordici anni.

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Forse anche per sfuggire a un servi-zio ferroviario che non brilla in af-fidabilità, chi viaggia quotidiana-

mente si rassegna a subire sulle stradel’alea di code chilometriche in compa-gnia della radio o del telefonino.

I numeri della Commissione europeaLa Commissione europea stima che,ogni giorno, sulle strade urbane e non,le autostrade e le tangenziali europee siformano code per una lunghezza totaledi 7.500 chilometri, mentre la velocitàmedia nelle città è di soli 15 chilome-tri orari. Ogni anno tre milioni di nuo-vi veicoli si sommano a quelli già cir-colanti, in venti anni la distanza mediache percorriamo in auto è raddoppiata,ed è destinata a raddoppiare ancora daqui al 2025. Il quadro italiano ha tinteancor più fosche, dato che la nostra re-te autostradale è la più intasata d’Euro-pa: 5809 veicoli per ogni chilometrocontro i 3218 della media continenta-le. Naturalmente, la maggiore mobilitàè allo stesso tempo concausa ed effettocollaterale dell’accelerazione nell’inte-grazione europea, così come l’organiz-zazione della settimana su ritmi flessibili

è un carattere immodificabile della no-stra economia.Tuttavia, è utile tener presenti anche icosti legati alla congestione stradale.Anche senza parlare delle polveri sot-tili, i trasporti sono responsabili in Eu-ropa del 28 per cento di quelle emissionidi CO2 che con il Protocollo di Kyotoci siamo impegnati a tagliare da qui al2012 dell’8 per cento rispetto ai livellidel 1990. Se pare assodato che la con-gestione pesi per circa il 6 per centodella nostra spesa complessiva in car-burante, le stime sui suoi costi com-plessivi, diretti e indiretti, non si pos-sono proprio dire puntuali, variando daun minimo di 130 miliardi di euroall’anno a un massimo di 270, che sa-rebbe pari al 4 per cento del Pil europeo.Inoltre, le condizioni delle strade (e lacongestione fra queste) risultano esse-re tra i fattori esplicativi degli inciden-ti stradali in quasi un terzo dei casi.

Il car pooling può essere un rimedio?Chiunque, magari fermo in co-da in autostrada, può ese-guire una verifica empiri-ca del tasso di occupa-

zione delle automobili effettivamentecircolanti: in Europa su ogni auto cheviaggia c’è una media di 1,2 passegge-ri. Se si riuscisse ad alzare la media an-che solo a 1,5 persone, il numero di au-to circolanti calerebbe automatica-mente del 20 per cento.Il car-pooling altro non è se non il con-sorziarsi in un gruppo di amici, vicini ocolleghi, per condividere un’auto e isuoi costi per un tragitto comune: col-leghi e pendolari per andare a lavorareinsieme, genitori per accompagnare ascuola i propri e i figli dei vicini, ami-ci, per uscire la sera o fare le spese conun’auto sola. Il car-pooling ha attrattosoprattutto gli appassionati di ricercaoperativa e di algoritmi diottimizzazione. Gli eco-nomisti invece lo asso-ciano tipicamente aitemi delle esternalità

Auto piene, strade più vuotedi Matteo Maria Galizzi

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e dei beni pubblici, sebbene la peculia-rità del car-pooling stia piuttosto nelsostanziale allineamento tra interessiindividuali e sociali. In effetti, se facciosalire un collega sulla mia auto non fac-cio solo un favore alla collettività, li-berandola di un auto in circolazione,ma soprattutto a me stesso: divido i co-sti della benzina e dei pedaggi autostra-dali, mi alterno alla guida, con maggiorconcentrazione e sicurezza, ho compa-gnia per il viaggio.Il vero interrogativo, dunque, sembraessere perché questa pratica non sia neifatti molto più frequente. Più che unaspiegazione, generica, basata sulla ra-zionalità limitata o la miopia compor-tamentale degli individui, appare con-vincente l’evidenza per cui gli atteg-giamenti consolidati siano difficilmen-te modificabili anche quando irrazio-nali o sub-ottimali. Sembrano giocareun ruolo ancor più convincente l’at-taccamento personale, il sentimento diinviolabilità della sfera privata e di li-bertà incondizionata che sono tipica-mente associati all’utilizzo dell’auto.Ancora, l’ostacolo cruciale può essererappresentato dal problema di coordi-namento delle scelte individuali e diorganizzazione delle informazioni chesono necessarie per il successo del car-pooling. Si potrebbe allora pensare ainterventi a favore del car-pooling, at-traverso incentivi monetari oppure in-diretti (l’ingresso in città in caso diblocco o le corsie privilegiate) o concampagne di sensibilizzazione. Si è an-che cercato di organizzare direttamen-te il processo di matching tra passegge-ri con esigenze compatibili, e le simu-lazioni a riguardo sono piuttosto inco-raggianti. Uno studio dell’istituto tede-sco Irpud, ad esempio, ha analizzato da-ti disaggregati su quasi 213mila viaggigiornalieri nell’area urbana di Dort-mund. Una delle simulazioni supponeche ciascun viaggiatore sia disposto aspostarsi a piedi fino a 500 metri perincontrare il suo equipaggio e abbia unmargine di flessibilità di un quarto d’orasu quando partire: risulta che fino a dueterzi dei viaggi di lavoro sarebbero traloro compatibili, con un risparmio del-la metà dei chilometri percorsi nellagiornata.

Partire dai posti di lavoro Guardando alle concrete esperienze eu-ropee (Svizzera, Regno Unito, Belgio,

Olanda, Scandinavia), si vede che talitentativi decollano soprattutto se vienecoinvolta un’ampia platea di soggetti,residenti in aree sufficientemente den-se. I più interessati a condividere il viag-gio sono coloro che usano l’auto per di-stanze di almeno 5 chilometri e ne per-corrono più di 35mila all’anno. L’inte-resse sale se si ha un lavoro con orari fis-

si o facilmente prevedibili, se il coniu-ge ha orari variabili, e con il numerodelle patenti in famiglia, ed è inveceindipendente dal numero e dall’età del-le auto di proprietà. Per garantire suc-cesso agli esperimenti di car-pooling (incui, tipicamente, una prima cattivaesperienza equivale a un fallimento de-finitivo), sembra allora cruciale partiredai posti di lavoro, non soltanto perchèè più semplice il processo di matching,ma soprattutto perché si possono piùfacilmente risolvere i problemi com-portamentali, l’ostacolo principale acondividere l’auto. Infatti, tra viaggi incomune e fiducia tra colleghi si instau-ra tipicamente un circolo virtuoso, gliorari, la puntualità e le idiosincrasiepersonali sono già note, i gesti quoti-diani (velocità, fumo, radio) possonoessere concordati con maggiore tran-quillità. Resta poi aperta la questioneeconomica. Con l’unica eccezione diun’agenzia svizzera, che consiglia 0,2franchi per passeggero/chilometro, chiorganizza gli equipaggi di car-pooling siè sempre guardato bene dal dare indi-cazioni su come dividere le spese. Vie-ne sempre lasciata alla libera contrat-tazione tra i membri del car-pool. I qua-li, per lo più, scelgono il baratto, alter-nando i giorni in cui lasciare a casa l’au-to. Forse un po’ di coraggio in questa di-rezione servirebbe anche da noi.

“tratto dal sito www.lavoce.info”

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Anche l’impresa grafica ed edito-riale è coinvolta in quel pro-cesso di innovazione tecnologi-

ca ed organizzativa che caratterizza or-mai tutti i settori produttivi sotto laspinta delle tecnologie informatiche,multimediali e dei modelli proceduralidi qualità totale. La tipografia Polaris,che stampa “Alpes”, ne è un chiaroesempio.Il procedimento di stampa è quello off-set: le immagini vengono fissate su unalastra di alluminio sulla quale le zonestampanti sono di natura grassa e sullequali avviene l’inchiostrazione secondoil principio fisico-chimico della repul-sione tra acqua e grasso. Questo sistema,consolidato da una tradizione bicente-naria, permette di ottenere la più altaqualità di stampa, la produzione di gran-di quantità in tempi brevi e ad un co-sto conveniente con l’utilizzo della piùvasta gamma di carte, cartoni e nuovimateriali sintetici: soluzioni che nonpossono essere ottenute dalla stampadigitale.I processi in fase di prestampa sono or-mai tutti informatizzati e la stessa inci-

sione del supporto in alluminio avvie-ne con la tecnologia del Computer ToPlate: l’immagine digitale passa diret-tamente sulla lastra saltando tutti i pas-saggi che fino a poco tempo fa costi-tuivano il mestiere del fotolitista. Ilprocedimento per la riproduzione didocumenti con la tecnologia offset sibasa sulla combinazione, in varie per-centuali, dei quattro colori o inchiostridi stampa cyan (C), magenta (M), gial-lo (Y) e nero (K). Questa combinazio-ne di colori viene comunemente de-nominata quadricromia o metodoCMYK e si trova in tutti i maggiori ap-plicativi grafici. Questa gamma può asua volta essere integrata con quelladei colori pantone, la specifica stan-dard più ampiamente utilizzata, coloriappositamente creati chiamati anchetinte, che permettono di ottenerel’esatta rispondenza con gli originali.Nel settore della grafica, la creazionedei lavori può oggi avvenire con moltie diversi programmi: queste applica-

zioni creano files differenti tra di loro.Se è facile l’accesso alle nuove tecno-logie, dal momento che è possibile ac-quistare computer, programmi e stam-panti al supermercato, di contro nonsembra che a questo progresso si ac-compagni uno stesso diffondersi delleconoscenze specifiche.Nella preparazione di un documento acolori per la stampa offset qualsiasi co-lore appartenente ad altri metodi, comeper esempio RGB, viene convertito inCMYK con variazioni cromatiche evi-denti e solitamente non desiderate. Chiopera nel settore alla ricerca della curanelle realizzazioni, dell’attenzione alparticolare e della produzione di qualitàsi scontra sovente con realtà improvvi-sate che non permettono di garantirel’eccellenza nella resa di stampa.Come questa rivista insegna, l’innova-zione e il futuro hanno le radici nel pas-sato: qualità, competenza e competiti-vità si raggiungono solo se si possiedo-no attrezzature tecnologicamenteall’avanguardia applicate alla tradizio-ne e all’esperienza.

Innovazione, tecnologia e qualità della stampa

Polaris: la tipografia di “Alpes”... e non solo

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L’iniziativa imprenditoriale è na-ta dalla fervida mente e dall’at-tivismo di un carismatico Ve-

scovo trentino nativo di Denno: Mon-signor Giancarlo Maria Bregantini.

Era stato inviato in Calabria, ancor gio-vane, dai suoi superiori, prima comeprete a Crotone, dove era stato Cap-pellano del carcere e dove, sono sue pa-role, aveva imparato la misericordia, epoi come Vescovo, nella Diocesi di Lo-cri-Gerace.

Nella Locride, Mons. Bregantini, ave-va trovato una situazione difficile, po-tenzialmente così pericolosa da spinge-re le forze dell’ordine a dare al suo pre-decessore una scorta armata.Mons. Ciliberti era infatti un Vescovotutto d’un pezzo, che non aveva avutopaura, durante il suo mandato, di de-nunciare apertamente la situazione didegrado sociale esistente e di chiamarele cose con il loro nome. Il Vescovo Bregantini alle parole in-fuocate ha umilmente sostituito azioni

La Locride vive una nuova vita: i “grandi frutti” dell’umanità trentina

trapiantati in terra di Calabria dal Vescovo Giancarlo Maria Bregantini

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Dalla coltivazione deipiccoli frutti (fragole,lamponi, mirtilli ecc.) ènata in quella Calabria,così bisognosa di saneiniziative imprenditorialiche non siano di meroceppo assistenzialistico,un’interessante attivitàlavorativa che sta dando,in termini sociali edambientali, grandissimifrutti. L’iniziativa avviatanella Locride ha infatti ilgrandissimo pregio diconservare e valorizzare lacaratteristica zonamontana dell’Aspromonteche, nella sua peculiareessenza selvaggia (il nomeè fortemente esplicativo),è uno dei più bei gruppimontuosi della nostrapenisola.

di Angelo Granati

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di umana e cristiana solidarietà e, senza timore, puòtranquillamente girare per la sua Diocesi. Infatti è ri-spettato da tutti, anche dagli uomini della n’dran-gheta, che amano, anche loro, appassionatamente laCalabria e che forse vedono finalmente uno spira-glio di luce illuminare il buio tunnel della disperataesistenza loro e dei loro figli. Per questo, forse, an-ch’essi rispettano questo attivo uomo di Chiesa, cheha saputo dimostrare un attaccamento unico a que-sta terra calabra ed un’attenzione ancor più unica al-le vicissitudini umane della gente che la abita. A Platì ora si coltivano i lamponi. A Gerace si tes-se col telaio. A Bivongi si ricama. A Caulonia sirecuperano vecchi agrumeti. Ad Ardore Superio-re il carcere viene trasformato in un albergo. A Sa-mo hanno provato a riproporre l’antica lavorazio-ne di tessuti fatti di ginestra.La Locride vive una nuova vita, una vita che i suoiabitanti, in virtù della laboriosità dimostrata, han-no saputo coraggiosamente conquistare, vincendoanche quell’atavico pessimismo, invero giustificatodalla storia travagliata di queste aspre montagne.Non solo si è cercato intelligentemente di recupe-rare vecchi mestieri agricoli o artigiani ma, concre-tamente, si è puntato su produzioni nuove, comequelle dei piccoli frutti, che, potenzialmente, se benorganizzate, possono dare un forte sostegno al redditodi coloro che orgogliosamente e coraggiosamentevogliono continuare a vivere su questo territoriobello ma, come dice sapientemente il nome, aspro.Da dieci anni, nella Locride, si respira un entusiasmonuovo che, in virtù delle croniche difficoltà del du-ro vivere quotidiano, non apparteneva agli abitan-ti del luogo. Tutto è nato con l’arrivo del nuovo Ve-scovo, Gian Carlo Maria Bregantini, incaricato perla Pastorale del lavoro dalla Conferenza EpiscopaleCalabra (oggi è Presidente della Commissione Pa-storale del Lavoro, Problemi Sociali, Giustizia e Pa-ce della Conferenza Episcopale Italiana). Arrivò inCalabria nel ’76 e cominciò la dura, ma formativa

Mons. G.M. Bregantinie Vincenzo Linarello,presidente GOEL.

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esperienza di pastore di un carcere aCrotone. Dimostrò subito un forte spi-rito pastorale associato al naturale pigliopragmatico ed attivo dell’uomo nordi-co. Ora non sono pochi quelli che af-fermano con aria ispirata: “ce l’ha man-dato Dio”. Ma lui schivo, con umiltà econ disarmante spontaneità dice: “nonsono certamente io l’uomo dei miraco-li. I miracoli li ha fatti la gente del po-sto con l’intelligenza, il duro lavoro ela fede in Dio ed in me, umile pasto-re, che suggerivo loro di sondare stra-de nuove che, in Trentino, avevo vistoe vedevo percorrere efficacemente daimiei compaesani. I miracoli li han poifatti anche i soci della CooperativaSant’Orsola, che hanno voluto gene-rosamente accogliere le mie preghieree sono venuti qui, nel lontano Aspro-monte, per affiancare gli entusiastiagricoltori locali ed avviare così unanuova realtà produttiva. La loroprofonda umanità, che io ben cono-scevo e conosco, ha colpito anche ibravi agricoltori della Locride ed hasfatato molte leggende metropolitanelocali sul carattere freddo ed ostile deinordici”.“Mons. Bregantini è arrivato con unamissione ben precisa - racconta Vin-cenzo Linarello, che oggi è il responsa-bile di un consorzio di cooperative so-ciali chiamato Goel, dal nome della fi-gura biblica che nell’Antico Israele lot-tava per restituire la libertà agli uomi-ni caduti in schiavitù - voleva combat-tere contro l’emarginazione, promuo-vere la persona umana e lo sviluppo lo-cale. Il Vescovo, con la sua preziosaopera, ricca di calore umano e di uma-nità cristiana, ha saputo valorizzaretutte le persone di buona volontà, inparticolare quelle che avevano più bi-sogno di solidarietà umana e di unnuovo indirizzo”.Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel-la Locride, tra fissi e stagionali, sonostati creati circa mille nuovi posti di la-voro. Solo la “Valle del Bonamico”, for-se la punta più avanzata della nuovaimprenditoria sociale calabrese, contacinquanta dipendenti e cinquecentobraccianti agricoli, impiegati tutti inregola a 102 o a 154 giornate. La storiadi questa cooperativa, che oggi esportafrutti di bosco in tutta Europa la rac-conta il presidente Pietro Schirripa.“Siamo nati come cooperativa forma-ta dai figli dei pastori dell’Aspromon-

te. Ci troviamo in pieno triangolo ma-fioso, tra Careri, San Luca e Platì.Quando il Vescovo arrivò nel 1993,gestivo una cooperativa di servizi so-ciali. Mons Bregantini mi conobbe esubito volle coinvolgermi nella suaazione, finalizzata a creare sul terri-torio nuove qualificate opportunità dilavoro. Io aderii con grande entusia-smo alla sua lungimirante e preziosaattività pastorale e sociale”.All’inizio uno degli obiettivi della coo-perativa era anche quello di strappare ifigli della n’drangheta da una probabi-le vita malavitosa. Si cominciò attra-verso la commercializzazione dei pro-dotti fatti col latte di pecora secondo leantiche tradizioni dei pastori. Poi co-minciò la produzione dei piccoli frutti.I lamponi, soprattutto. La posizionegeografica ed orografica di San Luca edi Platì permettono una differenziazio-ne climatica estremamente favorevolealla coltivazione dei frutti di bosco. C’èsole quasi tutto l’anno e c’è anche l’ac-qua. Possiamo così produrre i lamponianche fuori stagione, a Pasqua e a Na-tale. Oggi la Valle del Bonamico puòvantare numeri invidiabili: duemilaquintali di piccoli frutti ogni anno, perun fatturato tra i tre e i quattro milionidi euro. I nove ragazzi dell’inizio sonodiventati dodici e oggi hanno creatoimprese autonome, collegate tutte allacooperativa, dove lavorano anche le lo-ro famiglie e soprattutto le donne che,anche se impegnate nella cura della fa-miglia e dei figli, possono ricavare deltempo da dedicare alla raccolta dei pic-coli frutti. E nessun giovane pensa piùdi tornare alla vita sregolata dei padri,perché il lavoro duro ma onesto è ri-compensato dal giusto guadagno.A Gerace, invece, sei ragazze tra i ven-ti e i trentacinque anni hanno rico-minciato a tessere al telaio. Alla fine de-gli anni Novanta, Teresa Macrì dopoessersi laureata in lettere e non trovan-do lavoro, pensò di intraprendere un’at-tività legata alla sua passione per la tes-situra e la biancheria fatta a mano. Co-stituì con alcune amiche la cooperati-va Aracne usufruendo di una legge re-gionale per l’imprenditoria giovanile.Si fecero costruire alcuni telai da unabile artigiano del luogo che utilizzò co-me riferimento un antico modello risa-lente al 1920. A Gerace, storicamenteuno dei centri principali della tessituracalabrese, era rimasta una sola “mai-

stra”, una signora che tesseva come sifaceva una volta. Con l’aiuto di questa“maistra” e di altre signore esperte, Ti-na Macrì e le sue amiche hanno stu-diato e realizzato i vecchi disegni, sia diorigine bizantina che grecanica. Oggil’Aracne produce coperte, lenzuola, to-vaglie e asciugamani seguendo in tuttoe per tutto le tecniche tradizionali. Eper un certo periodo Tina e le sue ami-che hanno provato anche a recuperarela tessitura della ginestra, una fibra piùgrezza del lino che un tempo usavano ipoveri. Ma il prodotto finale, perl’estrema complessità della lavorazio-ne, richiede troppo tempo e diventa al-la fine troppo costoso per chi lo devecomprare.In questa nuova realtà calabrese nonci sono solo rose; c’è ancora qualchespina. I nuovi imprenditori agricoli del-la Valle del Bonamico sono, talvolta,ancora vittime di ricatti e di taglieg-giamenti. L’ultimo episodio è accadutola scorsa primavera a Nardo di Pace, inprovincia di Vibo Valenzia. La n’dran-gheta ha dato fuoco ad uno stabili-mento appena ultimato per la produ-zione di pregiati dolci tipici locali.Quando tutto era ormai pronto per lapartenza ed i giovani ed entusiasti im-prenditori alacremente si preparavanoall’avvio della nuova produzione, l’ar-roganza e la rozza brutalità di un mani-polo di mafiosi di bassa lega, rimastiostinatamente ed ottusamente ai mar-gini di questo rinascimento culturale elavorativo, ha spazzato in un colpo so-lo il lavoro e le aspettative di mesi. Lan’drangheta residuale non ha però bru-ciato le speranze di questa gente corag-giosa e non ha intaccato lo spirito e lasolidarietà di chi in zona vive del pro-prio onesto lavoro e non ha alcuna in-tenzione di lasciarsi intimidire da colo-ro che preferiscono agire da parassiti aimargini del vivere civile. La rete dellecooperative della Locride, nuova pre-ziosa realtà locale, ha subito reagito edè scattata una generosa gara di solida-rietà che ha consentito ai tenaci idea-tori di questa nuova qualificante ini-ziativa imprenditoriale locale, di rico-minciare daccapo.

I prodotti della Locride possonoessere acquistati sul sito www.bot-tegasolidale.com

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AntichiNuclei Rurali

L’impegno di Irealp - Istituto diRicerca per l’Ecologia e l’EconomiaApplicate alle Aree Alpine - si concre-tizza nell’attenzione alle risorseambientali e tradizionali come opportu-nità per la conservazione e la rivitaliz-zazione della montagna.

In quest’ambito l’Istituto ha impegnatoparticolari risorse nel progetto “Antichi Nuclei Rurali”, volto allavalorizzazione del patrimonio ediliziorurale, sia dal punto di vista strutturale-territoriale, che culturale-economico.

Dopo la fase propedeutica di rilievo,finalizzata alla quantificazione delfenomeno dell’abbandono dei nucleirurali e all’individuazione di un sitointeressante per attuare un intervento di recupero e rivitalizzazione,

IREALP ha dato avvio alla fase diintervento: nel settembre 2003, haacquisito un antico palazzo nel cen-tro di Chiuro.Importante è sottolineare che il proget-to beneficia del sostegno - anche eco-nomico - della Fondazione CARIPLO.

Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine

Progetto1.qxp 28-11-2005 14:40 Pagina 1

La sua collocazione - ChiuroLa collocazione dellastruttura in Chiuro pre-senta notevoli elementidi interesse, sia perquanto riguarda ilpaese, che per il territo-rio in cui è inserito.Nel cuore dellaValtellina, circondatodai vigneti digradanti

verso il fondovalle, il paese ha una storiamolto antica, legata indissolubilmente al ter-ritorio e alle attività dell’uomo in relazione aesso: infatti, storicamente le due attivitàprincipali dell’economia del paese - inevita-bilmente agricole - l’allevamento dei bovinie la coltivazione delle vigne. A esse siaffiancavano anche attività manifatturiere esoprattutto commerciali, in particolare quellelegate alla produzione enologica. Un’economia piuttosto fiorente e variegata,testimoniata dalla presenza di numerosefamiglie di piccola nobiltà terriera.I segni di questo passato oggi visibili sono ilcentro storico ricco di edifici di notevoleinteresse architettonico e artistico, nonché lapresenza di ben quattro della più prestigiosecase vinicole valtellinesi.

La strutturaLa struttura individuata si trova nel centrostorico di Chiuro, inserita tra altri palazzistorici di notevole interesse.E’ probabilmente verosimile datare la strut-tura al XV secolo considerandone la tipolo-gia, gli elementi architettonici e anche ilcontesto in cui è inserita.

La presenza di uno stemmaraffigurante un’aquila,posto a decorazione di uncapitello delle colonne chesorreggono il loggiatointerno, fanno risalire alla

famiglia dei Quadrio, storicamente una dellepiù prestigiose e influenti economicamentee politicamente per il paese.A partire dall’ottocento il palazzo ha rivesti-to un ruolo nella vita sociale del paese, dive-nendo una locanda, dotata anche di forno peril pane.La struttura si sviluppa in modo originale enon simmetrico su tre piani – dalle cantine,al piano seminterrato collocato su diversilivelli, dal cortile interno su cui si apre illoggiato, al giardinetto - inserito in un com-plesso architettonico di grande interesse,addossato al Palazzo Balgera, dimora signo-rile quattrocentesca.

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Il recuperoL’intervento di recupero si è svolto in duefasi principali.La prima ha visto il recupero strutturale delpalazzo, che si trovava in una situazione diquasi totale degrado, presentando anche pro-blemi di stabilità. Il recupero statico dellastruttura ha permesso anche di riportare inevidenza la strutturazione dei locali, i loroelementi di valore, “l’identità architettonica”del palazzo.La fase successiva è consistita nell’interven-to di ristrutturazione completa, attuato congrande attenzione e rispetto delle caratteristi-che originali, in termini di distribuzione ver-ticale e orizzontale degli spazi, materiali,elementi decorativi, ecc. Oggi il palazzo è tornato funzionale e frui-bile, anche grazie all’introduzione di impian-ti di servizio e tecnologici efficienti emoderni.

Il ri-usoOggi IREALP si sta dedicando alla progetta-zione del ri-uso della struttura recuperata,nel segno dei principi e degli obiettivi chehanno ispirato l’intero progetto: recuperareper rivitalizzare in chiave ecologicamente edeconomicamente sostenibile.Fase particolarmente importante anche per lavolontà di dare all’intervento una valenzastrategica, dimostrativa, misurabile nei risul-tati e quindi replicabile.

Irealp è presente con un allestimento illustrativodel progetto “Antichi Nuclei Rurali” alla mostra“Chiavenna, affreschi e tesori nascosti - IlProgetto Culturalp”, aperta il sabato e la domeni-ca, dal 19 novembre al 10 dicembre, dalle ore14,30 alle ore 17,30, presso l’ex-convento deiCappuccini a Chiavenna

Il Palazzo

IERI OGGI IERI OGGI

Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine

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“Alpter – Paesaggi Terrazzati nell’arco alpino”IREALP nell’ambito del progetto “Alpter - PaesaggiTerrazzati nell’arco alpino” (inserito nel programma InterregIIIb Spazio Alpino) ha organizzato a Sondrio nei giorni 3 e 4novembre 2005 un meeting internazionale.Al meeting hanno preso parte i rappresentanti dei diversi par-tner di progetto: l’Università di Lubiana per la Slovenia, laBoku University di Vienna per l’Austria, l’A.D.I. per laFrancia, la Regione Bregaglia per la Svizzera, IREALP e leregioni Veneto, Liguria e Valle d’Aosta per l’Italia. Il primo giorno del meeting è stato dedicato ai lavori di avan-zamento del progetto e al seminario scientifico, mentre lamattina del giorno seguente si è svolta una visita sul territo-rio, in particolare ai terrazzamenti vitati che salgono dalSantuario della Sassella fino alla frazione di Triasso. Oltrealla visita, IREALP ha organizzato anche l’incontro conalcuni soggetti locali che si occupano di terrazzamenti: pres-so la scuola di Triasso i partner del progetto Alpter hannocosì assistito alla presentazione dell’attività della FondazioneProVinea e del Consorzio di Triasso.Il meeting si è poi concluso con un pranzo tipico preparatodal Consorzio di Triasso.

Il Presidente della Regione Lombardia in visita alla sede sondriese di IREALPIl giorno 22 novembre, il Presidente della RegioneLombardia - Roberto Formigoni - ha visitato la sede sondrie-se di IREALP, testimoniando in questo modo il ruolo centra-le dell’Istituto nell’attuazione delle politiche regionali per lamontagna.IREALP ha invitato per l’occasione numerosi rappresentantidelle istitutzioni locali e delle realtà economico-sociali, cre-ando così l’opportunità di incontro e scambio tra i diversilivelli che concorrono allo sviluppo della montagna valtelli-nese e valchiavennasca.

Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine

In evidenza

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Parigi brucia, ma é chiaro che il fuo-co covava sotto le ceneri.Nell’esplosione di violenza delle

banlieues molti commentatori hannovoluto leggere il fallimento del modellod’integrazione francese, ma non mancachi, come il filosofo André Glucksmann,invece parla dell’ira da parte dei giova-ni delle periferie come elementi perfet-tamente integrati, ma in un Paese vio-lento, attraversato da venti di odio e do-minato dalla logica dei rapporti di forza.Si tratterebbe di una fiammata nichilista,basata su una logica di distruzione e diautodistruzione, che brucia le periferie diFrancia: veri e propri suicidi sociali edesistenziali che preparano un avvenire diceneri e macerie!La cosa ci riguarda molto da vicino an-che perché i fenomeni di disagio socia-le e di rivolta giovanile di cui fu prota-gonista la Francia nel 1968, a distanza dipoco tempo si riprodussero, quasi con lestesse caratteristiche, anche da noi e siestesero poi ad altri paesi europei. Al dilà dei fatti specifici, tutto quello che stasuccedendo ci porta a considerazioni e ri-flessioni di più ampio respiro che coin-volgono il modello di sviluppo, il siste-ma di vita, i rapporti sociali, l’organizza-zione statuale, le prospettive future sia inambito interno che a livello di costru-zione europea. Allo stato delle cose undato è certo: un insieme di fatti e di av-venimenti ci dicono chiaramente che lasocietà europea, nel suo complesso, nonha raggiunto, in alcuno dei settori indi-cati, una condizione di indipendenza e diequilibrio che dia garanzie di durata e anessuno é dato di antivedere quali sa-ranno gli sviluppi e gli avvenimenti didomani.La caduta del muro di Berlino e l’implo-sione del sistema sovietico hanno muta-to gli equilibri di Yalta ma non hannotrovato un’Europa soggetto politico, ca-pace di inserirsi in modo evolutivo nel-la nuova realtà internazionale. Anzi, lasituazione - sotto certi aspetti non se-condari - si é ulteriormente aggravatatanto che si sente l’impellente necessità- da parte delle minoranze europee più

sensibili ed evolute - della nascita di unmovimento sovranazionale che abbia insé la consapevolezza di dover salvarel’Europa dal dissolvimento sociale e dal-la rovina politica che la minacciano. Sitratta infatti della necessità, da parte del-le nazioni europee, di concepire la vitada un punto di vista etico, si tratta in de-finitiva di sostituire a tutte le formuleastratte dell’individualismo, del colletti-vismo e del materialismo, il progetto diuna nuova organizzazione sociale, mora-le e politica. Si tratta di proporre alla so-cietà europea, rotta e divisa alla base del-la sua vita morale, sociale e politica, unasua unità organica. Trasformare una so-cietà che, stretta nella angustia delleclassi e degli egoismi, non sa sollevarsi aduna visione unitaria di civiltà. Portare ilmondo economico dall’attuale stato dibarbarie in cui versa, ad uno stato di di-ritto e di equità. I popoli europei oggi sidimenano tra due poli, tra due conce-zioni della vita e della società: il “mer-cato “con la sua logica del profitto edell’usura; la civiltà del lavoro che vuo-le contrapporvi i principi concreti di unsano reggimento politico basatosull’identità, sull’equità e sulla giustiziasociale. Ora l’Europa é il teatro di que-sto duello di cui forse noi non compren-diamo appieno tutta la portata, perchétroppo immersi e troppo partecipi degliavvenimenti in mezzo ai quali viviamo.La crisi attuale nasce dalle drammatichecontraddizioni dell’ideologia turbocapi-talista ed usurocratica e dobbiamo esse-re consapevoli che mai nessuna “reli-gione” impose così immani sacrifici eprovocò così tanti danni. La globalizza-zione e il libero mercato, dopo aver ac-cumulato un’infinità di nodi gordiani,cercano di scioglierli, con l’annulla-mento delle sovranità nazionali e con leguerre preventive.I movimenti popolari e nazionali anta-gonisti a questa “religione” si voglionocacciare “fuori dalla storia”, come se ilturbocapitalismo usurocratico fosse laparola definitiva e non più superabiledella civiltà e della convivenza tra i po-poli.. In tale contesto è necessario far

nascere un movimento capace di rap-presentare le tendenze e gli stati d’ani-mo dei popoli che vogliono rinascere erisorgere per porre fine ad una situazio-ne che ha visto gli Stati nazione europeipassare dalla farsa della potenza alla tra-gedia dell’impotenza.La Federazione europea, se essa non saràimpedita dall’attuale insensibilità, iner-zia e miopia dei leader politici, sarà ilpasso decisivo nel cammino della realiz-zazione delle virtualità insite nell’ideadi cittadinanza.L’Europa nascerà, se nascerà, come pae-se di molte religioni e di molte lingue equesta sua caratteristica andrà accen-tuandosi nel corso del processo dellasua estensione. Il prevedibile ingresso,nel corso degli anni, di paesi islamici co-me la Turchia e la Bosnia ne costituiràun momento importante. La sua crea-zione avrà il significato simbolico di ne-gazione delle nazioni come comunitàesclusive.L’enorme importanza del suo ruolo nelmondo e la sua capacità di mobilitare ilconsenso dei suoi cittadini le consentiràdi opporsi efficacemente alla disgregazio-ne prodotta dal multiculturalismo, se-gnando una grande stagione nel proces-so di emancipazione del genere umano.

Parigi brucia.Nessuno dei popoli europei può guardare con tranquillità l’avvenire

di Giuseppe Brivio

Dicembre 2005 Alpes 33

Sembra opportuno riproporre alcune rifles-sioni di André Glucksmann apparse sul Cor-riere della Sera di lunedì 14 novembre 2005:“Resta da stabilire a quale Francia appar-tengano gli incendiari nichilisti. Dove ab-biano imparato che essere forti significa es-sere in grado di nuocere. Più distruggi, piùconti, più sarai rispettato. La Francia, didestra come di sinistra, farebbe bene a mi-rarsi nello specchio che le tendono gli spu-ta - fuoco delle nostre periferie. Chi pre-tende di governare l’Europa in assoluta mi-noranza, chi assume il rischio di paralizzarel’Unione e vanificare cinquant’anni di sfor-zi costruttivi? La diplomazia francese sicomporta come se le relazioni internazio-nali non fossero che rapporti di forza. Unasimile opzione nichilista sortisce i suoi ef-fetti interni. La negazione del diritto agi-sce da combustibile a tutti i livelli. Le no-stre banlieues sono totalmente francesi.Gli incendiari sono integrati, ma in un Pae-se attraversato da venti d’odio”.

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Nella suggestiva cornice di VillaCiani a Lugano e del suo belparco, è attualmente visibile

una rassegna, scelta di oltre ottanta ope-re d’arte appartenenti alla Collezionedella Banca dello Stato del CantoneTicino. I dipinti e le sculture presenta-te per la prima volta nel loro insieme,coprono l’arco di tempo che va dall’ul-timo decennio dell’Ottocento ai giorninostri, dando una panoramica abba-stanza completa della produzione degliartisti locali, e anche di quelli stranieristabilitisi nel territorio, durante quelperiodo.L’orientamento della collezione testi-monia delle più significative vicendeartistiche, che hanno costituito la realtàculturale di questo cantone nell’ultimosecolo. Nel 1984, in concomitanza conl’apertura della nuova sede di Bellinzo-na, la banca promuove la pubblicazio-ne delle prime dieci monografie dellacollana “Artisti nel Ticino”, affidate astudiosi di chiara fama, e dedicate fral’altro a Filippo Boldini, Carlo Cotti, Fi-lippo Franzoni, Giovanni Genucchi,Guido Gonzato, Remo Rossi e Italo Va-lenti. In occasione del settantacinque-simo anniversario della fondazione del-la Banca, nel 1990, saranno pubbli-cate altre monografie, fra le qua-li quella dedicata a MassimoCavalli e nel 1999 quelle suEdoardo Berta e GiuseppeFoglia. Nel 2003 è datoalle stampe il catalogodelle opere apparte-nenti alla collezio-ne della banca acura di ClaudioGuarda. L’espo-sizione attuale

permette al visitatore di confrontarsicon uno spaccato significativo dellarealtà artistica ticinese, e con alcuneopere di artisti dalla reputazione inter-nazionale, tali il pittore Cuno Amiet, olo scultore Henry Moore.Il percorso della mostra ci guida attra-verso opere a cavallo fra la fine dell’Ot-tocento e l’inizio del Novecento, comeil ritratto della dama in rosso di AdolfoFerragutti Visconti, o il bel Paesaggiolombardo, attribuito a Filippo Franzoni,seguito dalla suggestiva “Capannadell’eremita” nel bosco, di Edoardo Ber-ta (1907), per passare a uno dei miglio-ri lavori esposti, e cioè il magico “Pae-saggio d’inverno” (1928), di CunoAmiet, sospeso nel silenzio e nel bian-core della neve. Di un simbolismo poe-tico, ecco “Le due donne” (1909), diAugusto Sartori, figure quasi irreali, diuna bellezza evanescente, e, di un rea-lismo ben più evidente, dello stesso au-

tore, il ritratto del “Lavoratore” (1935ca.). Di Ben Nicholson, anglosassone,stabilito in Ticino per lunghi periodi, siammirerà l’astrattismo delicato di unapolicromia raffinata della Natura mor-ta del 1979, e del veronese Guido Gon-zato, di cui si è commemorato il cin-quantenario della morte il 21 ottobre2005, che svolse la sua attività artisti-ca nel mendrisiotto, ecco apparire da-vanti ai nostri occhi due sottili e mi-steriose “maschere” dal fascino intri-gante. Dal punto di vista della scultu-ra, uno dei pezzi rilevanti della colle-zione è senz’altro il “Progetto architet-tonico” in bronzo (1969), dell’ingleseHenry Moore, certo uno dei massimiscultori del XX secolo, e di Carlo Cot-ti, le “Palme di Lugano” (1941), ricor-dano tutta una serie di vedute nostal-giche dell’antica città sul lago, che sipossono avvicinare al suo omaggio aPaul Klee (1954). Di Emilio Maria Be-

retta, “La tempe-sta” (1969-1970)è un dipinto po-tentemente strut-turato, ancorad’ispirazione tipi-camente cubista,e, sempre dal latoscultura, il massic-

cio bronzo “Su-sanna” (1950

ca) di RemoRossi, è di

Al Museo Civico di Belle Arti Villa Ciani di Lugano

Opere d’Arte della Collezione BancaStatodi Donatella Micault

34 Alpes Dicembre 2005

Opere d’Arte della Collezione BancaStatoMuseo Civico di Belle ArtiVilla Ciani, Parco Ciani, CH-6900 LuganoFino al 29 gennaio 2006, orari 9-12/14-18chiuso lunedì, 24 e 25 dicembre 2005.Catalogo Edizioni della Banca dello Stato delCantone Ticino 2003. CHF 50/euro 35.Per informazioni e prenotazioni tel.: +41(0)58 866 72 09 Henry Moore, Progetto architettonico,

1969, bronzo.

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Dicembre 2005 Alpes 35

una grande presenza. Alcuni paesaggiinformali di Italo Valenti, fra cui quel-lo notevole di Venezia, ci portano altorso di Cristo in bronzo (1965 ca.), diVittorio Tavernari, e di Sergio Emery,dall’astrazione sempre coinvolgente, faspicco il bel dittico “Il cielo sulla terra”(1999), tecnica mista su carta. Mucci

leggere e movimentate di GianfredoCamesi (1982). Le “Impronte del tem-po” (1985/1986), tecnica mista su teladi juta di Pierre Casé, ci ricordano la re-cente bellissima retrospettiva a lui de-dicata dalla Pinacoteca Casa Rusca diLocarno, di cui è stato a lungo diretto-re, e di Petra Weiss sottolineiamo “So-lare” (1998), cubi in argilla, in un equi-librio precario, che ne crea il preziosomovimento. Termineremo questa vi-sione delle varie tendenze artistiche delsecolo con la “Figura inclinata” in bron-zo del 1982-1983, di Ivo Soldini, espres-siva e armoniosa.

Staglieno Patocchi dà una visio-ne sobria e incantevole di un pae-saggio toscano (1991), e di FlavioPaolucci, la forza significante del“Quadro” (1990), si accompagnafelicemente alle “Forme di luce”,

Cuno Amiet, Paesaggio d’inverno, 1928, olio su tela.

Guido Gonzato, Maschera,1945-1950, tecnica mista.

Augusto Sartori, Le due donne,1909, tempera su tavola.

Sergio Emery, Il cielo sulla terra,1999, tecnica mista.

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dietro la tela per fissare un momentoparticolare, fermarlo e riviverlo nei ri-cordi.Dal quindici al ventitrè dicembre, Ma-

Maria Grazia Folini (Marilyn),che vive e lavora a Sondrio,definisce l’ambiente, nel qua-

le solitamente lavora, come il suo regnoe l’apparente disordine è relativo perchéla stanza, multiuso, presenta un angolocucito, con manichino e fili colorati,un reparto studio vero e proprio, con ilcavalletto e tutto quello che occorreper dipingere. L’ambiente, come del re-sto tutta la casa, è molto luminoso e al-legro, l’arredamento rivela una grandecura e ricerca dei dettagli: tendaggi de-corati a mano, cuscini dipinti che ap-paiono come delle vere opere d’arte efiori, fiori dappertutto, sui quadri e neivasi, dai colori vivi e accostati con cu-ra, uniti in studiate composizioni, chesembrano accompagnare lo scorrere deltempo, rendendolo gioioso, come inun’eterna e intramontabile primavera.Anche il sorriso dell’artista è solare econtagioso, mentre ci illustra i suoi la-vori e ci rivela le frasi nascoste dietro adalcune opere, come se fossero degli ap-punti, dei pensieri importanti, scritti

ria Grazia si presenta per la prima vol-ta al pubblico, a Palazzo Martinengodi Sondrio, con una serie di opere, olisu tela e dipinti su pannelli, che ri-percorrono, a grandi linee, la suaevoluzione artistica. L’artista propo-ne, oltre ad alcuni paesaggi eseguitiall’aperto, ma arricchiti da modifi-che che rispecchiano il suo gusto,una sintesi della sua notevole capa-

cità di affrontare anche temi forti, co-me l’amore, la vita e la morte, in un sa-piente gioco di composizioni reali e sur-reali insieme.I fiori, magnolie, rose o tulipani, mol-to minuziosi e particolareggiati, sonotrattati come se facessero parte di veree proprie immagini decorative, ripro-dotti anche più volte, ma con delle per-sonali variazioni cromatiche.In certe sue opere vi è una sottile venaironica che affronta e neutralizza i temitrattati e impegna l’osservatore in unaricerca delle varie metafore nascoste. La pittura, che questa artista fino aqualche tempo fa considerava come

STUDIO D’ARTISTA

Maria Grazia Folinidi Anna Maria Goldoni

36 Alpes Dicembre 2005

Maria

Grazia

Marilyn

Folini

Sondrio - Palazzo Martinengo

Via Perego, 1

Orario: 10/12 - 15/18.45

dal 15 al 23dicembre 2005

Maria

Grazia

Marilyn

Folini

La fontana di Verceia, olio su tela.

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Dicembre 2005 Alpes 37

un’appagante occupazione del suo tem-po libero, oggi la impegna tanto, perchéè riuscita a coinvolgerla, in modo tota-le, sia mentalmente che sentimental-mente.Maria Grazia è una vera autodidatta, ilsuo desiderio di esprimersi con i coloririsale al tempo della sua infanzia, quan-do la nonna era la sua prima ammira-trice. Questa grande passione per l’arte,

però, le è stata trasmessa dalla madre,una valida “critica”, che l’ha semprespronata a dedicarsi alla pittura, consi-derando le notevoli capacità manualidella figlia e la facilità che dimostravanell’esecuzione delle varie tecnicheespressive.

Lo studio dell’artista è a Sondrio, in Via Cai-mi n.°54; tel. 0342.217200.

Ci confida l’artista: “Ho imparato adamare e apprezzare l’arte, in tutte lesue varie sfaccettature, ad osservare lecose dal punto di vista estetico, permerito di mia madre. Posso dire chel’amore per le cose belle l’ho avuto dalei, che non possedeva doti artistichemanuali, ma vedeva in me chi potevarealizzare le sue idee e mi spronava afarlo. Ogni progetto, studiato primanei dettagli, poi trasportato sulla te-

la o su altri materiali od og-getti particolari, riuscivo aportarlo a termine con faci-lità. Questo mi ha fattocontinuare a sperimentarecon vera passione, conside-rando anche le moltepliciidee e la voglia di dipinge-re che mi hanno sempre sor-retto.In alcune mie opere i sog-getti sono trattati con rea-lismo e questo li rende su-bito comprensibili, in altre,invece, mi propongo di crea-re delle metafore, giocandosimbolicamente e in modoquasi surreale con le imma-gini riprodotte. A volte mibasta la visione di qualcosache mi rimane nell’anima,uno stimolo qualsiasi, perfarmi sentire in fiamme, conun desiderio che non riescoad appagare fino a quandonon l’ho tradotto e traspor-tato sulla tela, riuscendo fi-nalmente a renderlo tangi-bile.Io paragono tutto questoalla realtà dell’amore, unalotta concreta che travolgel’artista fino al completa-mento dell’opera, come inun congiungimento d’amo-re, per raggiungere quasiuno stato d’estasi, che por-ta l’autore in un’altra di-mensione, quando riesce arendere quello che esistevasolo nella sua mente e fan-tasia in un’immagine, tan-gibile e fruibile, anche sul-la tela”.

La mostra, presso il palazzo Martinengo di Sondrio, dal 15 al 23 dicembre rimane aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle15 alle 19; si può visitare avvalendosi della presenza costante dell’autrice, che, come una guida, ci condurrà alla scoperta an-che delle molte immagini celate sulle tele.

Magnolie, olio su tela.

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mercantile del 1770, per il riparto del-la tansa, sono segnati cinque mulini.Nel 1784 ne sono registrati nove cheesercitano per cinque mesi; nel ruolodelle arti e dei commerci, del 1861, so-no soggetti a patente sette mugnai. Nelprimo periodo del nostro secolo opera-no a Canè, sul torrente Fumeclo, i mu-lini Tomasi (Chèche), Tomasi (Ma-che), Tomasi (Misizie); il fiume Oglioalimenta a Stadolina i mulini dei Po-midossi e dei Bondioni; a Vione il tor-rente “Re” fa muovere le macine deimulini Zampatti, Riva e Tomasi. L’ulti-mo, però, a cedere è il mulino Pedrot-ti. Mentre penso alla morte dei nostrimulini, al mestiere scomparso, alle ster-paglie che invadono i campi, alla biadache più non alligna, mi echeggia unanenia che canterellava un mugnaio delmio paese, mentre stava lì, come senti-nella, al freddo, per impedire che ilghiaccio fermasse la grande ruota: “Lamia morosa la fa la contadina, quan-do la va al mulino s’infarina, la s’in-farina di farina bianca, la mia moro-sa l’è quella che canta …”.Mulinèr! Mestiere che completa ognipaese, reminiscenze colorite. Un sotti-le velo di farina sul cappello e sulla giac-

ca di fustagno di Nando. L’incontro delvecchio Piero nella mia contrada, cheincita il mulo trainante il carico di sac-chi e subissato dalle donne che voglio-no la precedenza; un pulsì all’inizio delviale; un appuntamento all’osteria perla briscola; una cantata in coro: “Ungiorno la Lisetta va al mulino e trova ilmulinaro che dormiva; fai sveglia mu-linaro che l’è giorno, fai sveglia muli-naro a macinar …”. La presenza deimulini in ogni villaggio è testimoniatadai detti popolari in cui si riflette l’espe-rienza quotidiana di intere generazioni,le regole: “tirà l’acqua a ‘l so mulì; chiva a ‘l mulì s’enfarina; aqua passadala masna pö; i prìm che rüa a ‘l mulìi masna; l’è ‘n mulì che va sèmper;g’ho indì ‘l mulì per nu fa l’àzen”.Universo di mulini, di ingranaggi mos-si da torrenti che vengono incanalatidall’aigual, acque decantate da una fos-sa quadrata, foderata di assi, spinta lagora da un lungo palo azionato dall’in-terno, acque dosate alzando l’usèra del-la cateratta, spostata a ruote più picco-le per muovere la sfranza, Acqua, ma-teria prima per trasformare grano in fa-rina, ma quando tra “li vicini” di dueterre dello stesso Comune ci si fanno i

Mulini! Simboli di un passatoche sembra ormai lontano. Ipochi segni che restano docu-

mentano un modo di vivere tranquillo,lento e silenzioso per il quale si trovarimpianto. L’avanzata del progresso, nelsecondo dopoguerra, vide la fine di que-sti opifici, alcuni dei quali certamentevetusti.Il mulino ad acqua sorse prima delle se-gherie e delle fucine e quello del mu-gnaio è uno dei più antichi e impor-tanti mestieri. Anche il vecchio cala-fato vuole convincere Lazzaro Scacerni,protagonista del Mulino del Po di Bac-chelli, che quello del mugnaio è il me-stiere migliore: “Il contadino ha il gra-no, ma lui ha le macine: finché dura ilbisogno del pane, c’è bisogno del mu-gnaio. Il bottegaio rincara la roba e ilmugnaio aumenta la molenda. E le pa-le gliele muove gratis il fiume!”. I mu-lini fanno parte della nostra storia, del-la nostra cultura, della nostra tradizio-ne. Nel Designamentum parochialisEcclesiae Sancti Remigij de Viono Val-lis Camonica rileviamo che già nel1458 era indicata la presenza di un mu-lino: “item molendinum iacentem Val-le molendina de Vione”. Nell’estimo

IL MUGNAIOdi Dino Marino Tognali

IL MUGNAIOIL MUGNAIO

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Dicembre 2005 Alpes 39

dispetti per assicurarsi il prezioso ele-mento, bisogna ricorrere al Capitanodi Vallecamonica e giungere ad una“transazione e accordio” per impedirel’irrigazione dei prati del Vialazzo e pernon far mancare l’acqua necessaria aimulini di Vione. Siamo nel 1567, mabeghe e questioni durano secoli tantoche gli Statuti del Comune del 1787 proi-biscono di “cavar acqua dall’acquedot-to dei mulini per adacquare li prati”.Fino agli anni cinquanta del secoloscorso gli uomini di Vione dedicavanouna giornata detta “de santa Üstina”per ripristinare e sistemare il canale ar-tificiale che confluiva l’acqua da Cal-caia al torrente del capoluogo. Una ce-na sociale, con cibarie raccolte di casain casa, ricompensava una giornata fa-ticosa e suggellava un antico diritto.Ormai la gente non ricorda più i muli-ni e le giovani generazioni non sannodelle stirpi di mugnai che si tramanda-vano l’arte del produrre farina per il pa-ne di segale e del brillare l’orzo per laminestra. Mugnai che sapevano ascol-tare per istinto il tintinnare della tre-moza, che controllavano il giro dell’èr-bor, che rifacevano i denti delle ruote,che tenevano aguzzate, con particolarimartelli, le superfici dei palmenti, lar-ghe macine di pietra. Leggermente con-vessa il curidòr che girava supoortatadal fònt, più grossa e scabrosa, intaglia-ta da canaletti che, stritolato il grano,permettevano l’uscita della farina nelbugàt, setaccio rotante nel casù, ascomparti. Lo battevano due bastonivibranti dal ritmico suono: tatò,tatò…tatò che sembravano dire: To fò ‘ltò…to fò ‘l tò e che si riferiva alla dice-ria della stopelà. E richiama alla me-moria la bianca farina che, come sus-surravano i maligni: “Cu l’öcc i le ar-da e cu le ma i le sgrafigna”.Famiglie di mugnai vivevano pagando-si il loro lavoro con la molenda, per-centuale in natura del macinato cedu-to dal contadino, per convenzione,quando era in penuria di denaro.E intanto, fra l’indifferenza di tutti, èscomparso un patrimonio della comu-nità, un bene che è senza ritorno. Le or-tiche fanno da sudario ai brégn dei vec-chi mulini e solo la toponomastica netestimonia l’esistenza: Al di mulì, Ià dimulì, Vial di mulì, Molina, I mulì.

(Foto Gian Paolo Palmieri)

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Spesso le cronache parlano generi-camente di “rumeni”, talora im-plicati in fatti poco belli. Ebbene,

della nostra stampa, c’è poco da fidarsi:spesso tutti i popoli dei Balcani e degliimmediati dintorni vengono accomu-nati, dimostrando un’ignoranza stori-co-geografica madornale, col terminedi “slavi”. Cosa che albanesi, rumeni,ecc. non sono affatto.E in genere i “rumeni” delle cronachegiudiziarie non sono rumeni etnici marom, con passaporto rumeno.Il che fa una bella differenza. In Roma-nia, a colpo d’occhio, si possono di-stinguere i villaggi. I villaggi rom nonsono molto diversi dai “campi nomadi”italiani: avvicinandosi si è circondatida turbe di ragazzini insistenti e elemo-sinanti. Nei villaggi rumeni c’è più or-dine e pulizia, pure in pre-senza di un’oggettiva po-vertà, la gente è assai genti-le, i bambini sono riservati,

incuriositi dal turista ma per nulla ag-gressivi. Non meraviglia che - al di là diogni affermazione “politicamente cor-retta” - i Rumeni doc (come del restoungheresi, cechi, croati, ecc.) non guar-dino affatto di buon occhio questa mi-noranza rom che è dai più considerataestranea al Paese e - soprattutto - allacultura ed alla civiltà rumena.La cultura è latina: ebbene sì, questo po-polo al di là della penisola balcanica,circondato da un mare “slavo” e dagliungheresi è un’isola di latinità che risalealla colonizzazione imperiale romana.Fu Tiberio che, per eliminare una vol-ta per tutte la minaccia del potente epericoloso stato dei Daci, varcò il Da-nubio e conquistò quelle terre con unpaio di campagne da manuale, nono-

stante la disperata e valorosa difesa da-cica. Dalla fusione degli elementi diquel popolo indomito con i legionari edi coloni romani deriva l’attuale popolorumeno che tiene moltissimo alle sueradici. Ovunque si trovano monumen-ti a Decebalo, l’ultimo re dacico, maancor di più a Traiano. E tra la gente ru-mena i nomi più gettonati sono di pret-ta derivazione latina: Livia, Augusto,Adriano, Ottaviano.Dopo il turbolento periodo delle mi-grazione dei popoli emersero due Prin-cipati: la Valacchia a SO, e la Molda-via a NE.Nel frattempo la Transilvania, al di làdei Carpazi, entrava nell’orbita unghe-rese. In tali terre abitano ancor oggicirca due milioni di ungheresi e la que-stione transilvana ha sempre turbato irapporti ungaro-rumeni, dato che am-bo i popoli considerano quella bellissi-ma terra parte del loro territorio. Pos-siamo solo sperare che gli ultimi con-

“ROMANIA, la sorella latina”di Nemo Canetta

40 Alpes Dicembre 2005

Sibiu: il grande museoall’aperto ove sono ricostruitele principali architetture di tuttala Romania, uno dei piùinteressanti skansendell’Europa Orientale.

Deva, base per leesplorazioni delle zonearcheologiche romane edaciche; sulla piazza principalela statua dell’Imperatore Traiano.

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trasti spariscano nella comune “casa eu-ropea”.Ben peggiore fu l’urto, a partire dal XVsecolo, tra rumeni e turchi lanciati allaconquista dell’Europa. Valacchia e Mol-davia si difesero con valore, spesso an-che con successo. Tra i tanti nomi pos-siamo ricordare Giovan-ni Hunyadi (GiovanniHunedoara, in rumeno),che come Signore dellaTransilvania e dell’Un-gheria riuscì a bloccare leorde ottomane. Suo fi-glio, il mecenate rinasci-mentale Mattia Corvino,fu uno degli ultimi red’Ungheria che vittorio-samente riunì gran partedell’Europa centrale ebalcanica per ributtareindietro il turco.Un altro personaggio èforse ancora più famoso(pure se la leggenda neha deformate le vicen-de): Vlad Tepes, dettoDracul, Principe di Va-lacchia. Ebbe vicendetravagliate, riuscendo so-vente a battere gli otto-mani. Aveva però un di-fettuccio: impalava tuttii prigionieri e gli avver-sari. Una volta, abban-donando ai turchi unafortezza, lasciò una selvadi 10.000 pali con infittialtrettanti prigionieri,compresi gli ambasciato-ri del Sultano. Pare chepersino i turchi ne resta-rono sgomenti: forse sitrattava di una forma di“guerra psicologica”, perterrorizzare l’avversarioturco che, quanto adatrocità, non gli stava certo indietro.Dalla sua figura è derivata quella delvampiro Dracula, che ancora oggi è sa-pientemente sfruttata dai rumeni, inchiave turistica!Sta di fatto che, per secoli, Valacchia eMoldavia furono parte dell’Impero Ot-tomano come Principati tributari. Il chepermise, se non altro, un minimo di au-tonomia e - forse - ne salvò anche la la-tinità.I Rumeni si liberarono, tra i primi, dalservaggio turco, aiutati dai Russi cheperò si presero in cambio la Bessarabia,l’attuale Moldova, terra in gran parteabitata da Rumeni che, da allora (ed

ancora oggi), turba i rapporti tra Ro-mania e Mosca.Con la Grande Guerra la Romania eb-be Transilvania, Bucovina e Bessarabia,nonché altre terre bulgare. Il che la re-se grande ma invisa ai vicini che nel1940 ne approfittarono: i Bulgari si ri-

presero parte della Dobrugia, gli Un-gheresi della Transilvania e Stalin, conun ultimatum, pretese Bessarabia e Bu-covina. La Romania, lasciata sola daglianglo-francesi, si avvicinò allora ad Ita-lia e Germania, cui la legavano antichirapporti culturali ed economici nonchéparentele politiche. Il generale Anto-nescu (la cui figura è oggi riconsidera-ta in Romania) prese il titolo di Con-ducator (una specie di Duce) e guidò isuoi contro l’URSS per riprendersi leterre strappate. Come finì lo sappiamotutti. Antonescu fu fucilato ed i sovie-tici imposero un ferreo regime comuni-sta, tra i più duri e spietati dell’Europa

Il turismo in RomaniaLa Romania ha moltissimo da offrireal turista: musei, centri storici ed ar-cheologici, chiese, castelli, spiagge,montagne (alpinismo ed escursioni-smo sono tra le attività preferite dai

rumeni), aree di caccia eparchi nazionali. Alcunezone, come il Delta del Da-nubio od i Monasteri dellaBucovina, sono Patrimoniodell’Umanità e valgono, dasoli, il viaggio. Ma vi sonoaltre aree, come lo spetta-colare Maramures, con lesue case e chiese lignee af-frescate che, benché menonote, non sono certo di mi-nor interesse. L’attrezzatu-ra turistica è in continuomiglioramento, i prezzi so-no per noi italiani relati-vamente bassi, specie se sievitano i grandi complessie ci si rivolge ad alberghi epensioni locali, forse meno“fastosi” ma ben più con-venienti ed ove si godràmeglio la tradizionale ospi-talità del popolo rumeno.La cucina è abbastanza va-ria, con influenze balcani-che, ungheresi ed ucraine.Frequente è la cacciagio-ne, tra cui da citare l’orso,diffusissimo in Romania(oltre 6.000 capi); i “fica-tei de pui” i fegatelli dipollo, i “mititei”, le uovaonnipresenti nelle panta-grueliche colazioni. Ottimisono i vini, di cui il Paeseè importante produttore, idistillati e la birra.La rete stradale è buona

lungo le direttrici principali (alquan-to trafficate); valida la segnaletica,anche di tipo turistico.I principali collegamenti, con l’Italia,sono per via aerea. Oppure con unviaggio di circa 1.000 km, lungo le au-tostrade austriache ed ungheresi, chegiungono sin nei pressi della frontie-ra.

Ufficio del Turismo Rumenovia Torino 95 (Galleria Esedra)00184 - Romatel. 06.4880267 fax. 06.48986281e-mail: [email protected]

La città di Sighisoara, è la patria del celebre Vlad Tepes detto l’impalatore.

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dell’Est.Oggi che la Romania ha imboccato lastrada della democrazia, il Paese ha vo-luto far conoscere i crimini di quel pe-riodo, aprendo al pubblico alcune pri-gioni (oggi musei) che furono veri cam-pi di sterminio ove l’intellighenzia noncomunista fu completamente elimina-ta, assieme a militari, prelati, politici,studenti e - più in genere - a tutti colo-ro che si opponevano al regime. Vi fuanche un abbozzo di resistenza, specienei Carpazi, ma tutto fu vano: senzaaiuti esterni non vi erano reali speran-ze. Quanti furono i morti? Sicuramen-te centinaia di migliaia. C’è chi diceun numero vicino al milione. La Ro-mania ne uscì prostrata, totalmente as-servita ad una classe dirigente che, conCeausescu, giunse ai massimi livelli dimegalomania. Interi villaggi furono ra-si al suolo per far posto ad una “nuovaRomania”, l’economia distrutta conprogetti tanto faraonici quanto folli, ilculto della personalità raggiunse livelliimpensabili, le minoranze oppresse;quella tedesca, ricca, colta , attiva e per-fettamente inserita, fu costretta ad emi-grare in Germania occidentale. Furo-no costruiti immensi palazzi per il nuo-vo Conducator che, finalmente, con lacaduta dei muri, fu abbattuto e, casopressoché unico tra gli stati ex comu-nisti, immediatamente giustiziato as-

sieme alla moglie. La vicenda, ancoraoggi, non è chiara: vi fu certo una ri-volta popolare, iniziata nel Banato, oveoppositori ungheresi e rumeni fecerocausa comune ma certo anche gli appa-rati del regime intervennero, per eli-minare il tiranno, oramai scomodo escreditato. Questi fatti hanno lasciatouno strascico di dissidi, talora anche dicontrapposizioni durissime e un rallen-tamento del processo di democratizza-zione che, co-munque, ora pa-re definitiva-mente in corso.Oggi la Roma-nia si appresta,assieme alla Bul-garia, ad entrarenell’UE (si dicenel 2007). Viporterà certo isuoi problemima pure una so-lida cultura distampo europeoed un territorioche, messo invalore, potrà di-venire una delleterre più produt-tive dell’Europacentro-orienta-le. Del resto già

oggi moltissime imprese italiane, speciedel NE, si sono trasferite nell’area diTimisoara. C’è da sperare che il feno-meno non divenga solo uno sfrutta-mento di manodopera locale, ben pre-parata ma assai a buon mercato (unfunzionario rumeno guadagna attornoai 2/300 $ al mese), bensì un nuovo in-contro tra due Paesi latini che hannotutto da guadagnare in una reciprocacollaborazione.

I monasteri della Bucovina eranosovente fortificati per difendersi dalle scorrerie di turchi e tartari.

Particolari degli affreschi murali dei monasteri.

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Si è concluso lunedì 21 novembreall’insegna dello slogan “sano,buono, equo” il concorso Viniplus

2005 evento clou delle iniziativedell’Associazione Italiana Sommeliersdella Lombardia. Quest’anno, data larilevanza del concorso, la fase finale siè svolta nell’ambito della “V Giornatadei Vini di Lombardia” organizzata dal-la Regione e da AS.CO.VI.LO. Pre-senti la Vice Presidente ed assessore al-la agricoltura Viviana Beccalossi, ilPresidente AS.CO.VI.LO. Ruffinazzi eLuca Bandirali presidente dell’AISLombardia. La Valtellina ha ancora unavolta fatto man bassa di premi. Al pri-mo posto assoluto lo Sforzato di Valtel-lina Fruttaio Cà Rizzieri di Aldo Rai-noldi che ha conquistato l’ambito taste-vin d’oro sbaragliando il campo tra leoltre 400 etichette in competizione.Ben 6 su 20 le menzioni speciali attri-buite a Sforzato di Valtellina 2001 “IlMessere” Caven Camuna dell’AziendaNera, Sfursat di Valtellina 2001 NinoNegri, Valtellina superiore riserva 1999“La Gatta” di Triacca, Valtellina supe-riore Inferno 2001 di Nicola Nobili,Valtellinasuperiore 2001 “Corte dellaMeridiana” Conti Sertoli Salis, Valtel-lina superiore Sassella riserva 1995“Rocce Rosse” AR.PE.PE. Il concorso è stato preceduto dalla pub-

blicazione di una Guida ragionata alleproduzioni vitivinicole di qualità inLombardia. La Guida evidenzia l’iden-tità di ogni azienda, ne fotografa la fi-losofia produttiva e commerciale, il gra-do di sensibilità verso i temi della qua-lità, della tracciabilità e del rapportoqualità prezzo. Un vero lavoro di in-quadramento etico, tecnico, agrono-mico ed enologico. Una novità, perciò,nell’inflazionato panorama delle guideenologiche (è stata diffusa in oltre15mila copie) nata non per “guidare”ma per far “ragionare” chi la consulta,che non assegna i punteggi “prima” ma“dopo” chiamando a giudicare il vastopubblico degli enofili e degli enonauti.I vini in concorso erano al massimoquattro per ogni cantina e dovevanoessere presenti realmente sul mercatocon un numero di bottiglie tale da ren-derli effettivamente reperibili: almenoil 30%dell’intera produzione aziendale.Il concorso è iniziato al Vinitaly dovein un ampio spazio tutti i soci AIShanno potuto degustarli ed esprimerela loro preferenza compilando una sche-da di votazione. Il concorso è poi pro-seguito dopo il Vinitaly per concluder-si il 30 settembre, data ultima conces-sa ai soci per esprimere le loro prefe-renze. E’ stata poi la volta di una com-missione di esperti degustatori ufficiali

I sommeliers premiano la Valtellinadi Natale Contini

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Valutazioni finali Viniplus 2005

I tre Viniplus 2005 1) Sforzato di Valtellina “Fruttaio Cà Riz-

zieri 2001” Aldo Rainoldi (oro)2) I.G.T. Pinot nero “Ariolo” 2003 Scar-

pa Colombi (argento)3) Franciacorta brut “Bagnadore” 1999

Barone Pizzini (bronzo)

Premio speciale all’etica e alla qualitàproduttiva aziendale “IL SANO”Azienda Agricola Uberti Erbusco (BS)

I “valtellinesi” premiati• Sforzato di Valtellina 2001 “Il Messe-

re” Caven Camuna • Sfursat di Valtellina 2001 Nino Negri • Valtellina superiore riserva 1999 “La

Gatta” Triacca• Valtellina superiore Inferno 2001 No-

bili • Valtellina superiore 2001 “Corte della

Meridiana” Conti Sertoli Salis• Valtellina superiore Sassella riserva

1995 “Rocce Rosse” AR.PE.PE.

a valutare ulteriormente i vini attri-buendo ad ognuno di essi un punteggioche si è asommato a quello dei soci AIS.Gli ultimi elementi di valutazione han-no infine riguardato il rapporto qualitàprezzo e l’etica produttiva aziendale.

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• Elaborazione dati contabili• Consulenze aziendaliΩ

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In un mondo di sincronicità, dove ilcaso non esiste, attraiamo persone,eventi e situazioni, per crescere nel-

la consapevolezza di noi stessi e proce-dere verso il nostro processo di indivi-duazione. Man mano che la consapevo-lezza si espande, l’uomo si libera dalleconvinzioni del passato e inizia a ricor-dare chi è.L’uomo non è solo corpo fisico, ma ener-gia sotto forma di colore e luce. Il colo-re è fondamentale nel cammino della ri-cerca interiore perché è il linguaggiosimbolico più profondo che possiamoriscontrare in tutte le dimensioni dellacoscienza. Il colore è energia che vibranei piani dell’esistenza, ed è presentenel corpo fisico, in quello emozionale,mentale, così come nella terra e nel cie-lo; è la manifestazione della luce visibi-le in tutte le dimensioni e attraverso diesso è possibile indagare ad un livellomolto profondo del nostro essere.Aura-Soma è uno specchio dell’animache ci porta più vicini a noi stessi uti-lizzando le vibrazioni dei tre regni, rap-presentati dalle energie visive e non vi-sive del colore, le energie delle erbe con-tenute negli oli essenziali e nelle solu-zioni acquose racchiusi nelle bottiglie, e

le energie dei cristalli e delle gemme.Aura-Soma può aumentare il nostroequilibrio spirituale, portandoci ad unacomprensione maggiore di noi stessi e cipermette di entrare in contatto con lanostra essenza, di riconoscere le sfideche abbiamo da affrontare in questa vi-ta e le risorse che abbiamo per superar-le, di comprendere dove vuole andare lanostra anima. Quando entriamo in con-tatto con questa nostra sorgente profon-da, ciò si riflette anche su altri aspetti dinoi stessi, per esempio i nostri senti-menti, i nostri pensieri e il nostro cor-po. Aura-Soma ci aiuta ad esprimere lanostra naturale bellezza, i nostri doni ei nostri talenti, ci aiuta ad entrare incontatto con il motivo per cui siamo ve-nuti qui sulla Terra.Attraverso i meravigliosi colori rac-chiusi nelle bottigliette, possiamo sco-prire il viaggio che la nostra coscien-za ha deciso di percorrere in questa vi-ta.Nella mia esperienza, l’incontro conAura-Soma arriva quando la consape-volezza di noi stessi comincia a farsi sen-tire e iniziamo a chiederci i perché del-la nostra vita. Alcuni possono avvici-narsi per curiosità, perché attratti dai

colori; altri perché hannoqualche disturbo energetico;altri perché hanno un disagioemotivo, psichico o spirituale;altri perché hanno problemi infamiglia, altri perché hannobambini irrequieti in casa e vo-gliono provare qualche rime-dio di tipo naturale; altri an-cora perché sentono un vuotointeriore che non riescono acolmare.Come si svolge la consulta-zione.Prima di iniziare un consulto,di solito io procedo con un bre-ve rito di rilassamento, la per-sona quindi è invitata a sce-gliere, guidata dall’intuizione,quattro tra le 105 bottiglie co-

lorate esistenti. Una volta compiutaanche questa scelta, interpreto i coloricontenuti nelle bottigliette. In unmondo sostenuto dalla legge di attra-zione, nel quale il simile attira il simi-le, la mente, in condizione di tranquil-lità, sceglierà sempre ciò da cui si è at-tratti, ciò che è giusto per noi in quelpreciso momento. Con il tempo, l’ar-monia interiore ritrovata andrà a inte-ragire anche con il corpo fisico arre-cando sollievo e beneficio: ciò perchéi colori contenuti nelle bottiglie Equi-librium rendono possibile sincronizza-re le lunghezze d’onda del campo elet-tromagnetico del corpo con quelle deicolori utilizzati nel massaggio.La prima bottiglia scelta è chiamata labottiglia dell’Anima e parla del baga-glio con il quale siamo arrivati qui sul-la Terra, delle nostre caratteristiche,della nostra vera natura, del tipo di per-sonalità che abbiamo scelto in questavita.La seconda è chiamata la bottiglia de-gli ostacoli e delle risorse ed indicaquali sfide abbiamo affrontato e abbia-mo programmato in questa vita e qua-li sono le qualità che emergono quan-do si superano gli ostacoli.

AURA-SOMATu sei il colore che sceglidi Cristina Bacciotti*

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Aura-Soma è un metodo cheutilizza le vibrazioni deicolori, delle erbe e dellepietre per scoprire il viaggioche l’anima ha deciso dipercorrere in questa vita. Imeravigliosi colori, custoditinelle boccettine Equilibrium,ci fanno da specchio e cirivelano ciò che nonriusciamo a vedere di noistessi.Si scelgono quattrobottiglie colorate fra le105 studiate e preparatedalla fondatrice, lafarmacista ed erboristainglese Vicky Wall: le sceltecompiute in modo intuitivoe meditativo rivelano lapropria vera essenza e ilproprio progetto spirituale.

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La terza bottiglia è chiamata bottigliadel qui e ora ed indica quali energie simuovono dentro di noi in questo mo-mento.La quarta bottiglia è quella del futuroed indica la direzione verso cui sta an-dando l’anima e quali energie sta chia-mando.La fase successiva è quella di spalmaresul corpo nella zona corrispondente alcolore prescelto, il contenuto della bot-tiglia che il consulente consiglierà comeprima bottiglia da utilizzare.Il contenuto della bottiglia deve essereapplicato completamente e in questotempo, mentre la persona procede conla sua bottiglietta Equilibrium, il consu-lente dovrà supportare la persona e aiu-tarla ad accogliere e interpretare i mes-saggi animici che possono manifestarsidurante l’applicazione della bottiglia sulcorpo. Successivamente, quando la bot-tiglia o le bottiglie sono finite, si decideche cosa fare. La persona e il consulen-te si incontrano e decidono insieme secontinuare con le bottiglie scelte oppu-re scegliere nuovi colori. Le bottiglie egli altri prodotti Aura-Soma si trovanopresso il consulente che li fornisce a chipoi li utilizzerà, oppure presso alcuni ne-gozi specializzati in tutta Italia.

Aura-Soma nacque in Inghilterraall’inizio degli anni Ottanta del seco-lo scorso, grazie a Vicky Wall, una far-macista ed erborista, che ha dedicato lasua vita alla ricerca spirituale e alla cu-ra delle malattie con le piante. Setti-ma figlia di un settimo figlio, era dota-ta della seconda vista, in altre parolevedeva l’aura intorno ai corpi degli es-seri viventi. Aveva “ereditato” questafacoltà dal padre, che era un Hassidin.Gli Hassidin o Chassidin sono un grup-po ebraico profondamente religioso,interessato agli aspetti mistici dellaBibbia, grandi conoscitori delle qualitàterapeutiche e medicinali delle piantee dei metodi di guarigione naturali.Dopo la morte della madre e il nuovomatrimonio del padre, a circa 16 anniVicky Wall decise di lasciare la casapaterna per incompatibilità con la ma-trigna. Trovò un lavoro e un’abitazio-ne presso un’antica farmacia, dove im-parò a creare creme e balsami. Si formòcosì come erborista e podologa. Nontornò mai più a casa per cui non videpiù il suo adorato padre, quello che dapiccola le aveva fatto giurare di non di-re a nessuno che lei vedeva i coloridelle persone, per paura che fosseemarginata dalla comunità e che du-rante lunghe passeggiate nei parchi diLondra le aveva insegnato i nomi e lecaratteristiche di ogni pianta.Non si può dire come sia effettiva-mente nata Aura Soma. Si sa solo cheVicky, ad un certo punto della sua vi-ta, ormai anziana, dopo essere diven-tata completamente cieca e aver supe-rato molte sfide, sognò per tre notticonsecutive un arcobaleno di coloriche come un’onda o un vortice le simostrava e poi scompariva. Insieme aicolori sentiva anche una voce dentrodi lei, che chiamò “la voce di suo Pa-

dre”: le ripeteva “Dividi le acque figliamia”. Non capiva cosa volesse dire, mala terza notte si alzò e come in trancecreò la prima bottiglietta, dividendol’essenza acquosa da quella oleosa del-le piante. Man mano che i colori del-le bottiglie prendevano forma nella suamente, era come se antichi ricordi tor-nassero a galla; e successivamente,mentre le creava, arrivavano anche inomi di ogni combinazione di colore ei numeri corrispondenti. Lei pensavafossero i soliti oli di bellezza che eraabituata a creare da molto tempo. Manel presentare le sue bottigliette colo-rate, pur non possedendo più la vista fi-sica, si accorse con la “seconda vista”che i colori scelti dalle persone eranogli stessi che lei vedeva nel loro corpo.Piano piano comprese che le bottiglieAura-Soma non erano altro che lospecchio delle anime che si avvicina-vano.Oggi Vicky non è più su questa terra eAura- Soma (marchio registrato) è gui-data dal suo figlio spirituale MikeBooth, al quale lasciò il compito di far-la crescere. Oggi l’Aura-Soma è un si-stema di guarigione in continua espan-sione, presente in 54 paesi nel mondo.Ogni volta che gli oli Equilibrium so-no spalmati dolcemente sul corpo, at-tivano le loro proprietà naturali ed en-trano in risonanza con le vibrazionidella persona, lavorando per il suo be-ne.Tu sei il colore che scegli e di cui haibisogno secondo la legge della riso-nanza. Il simile attrae il simile e cura ilsimile. Questa è un legge dell’Univer-so che è applicabile a qualsiasi cosa.

La seconda vista di Vicky Wall

L’Aura-Soma viene insegnato in corsi ba-se e in corsi più avanzati, dove si con-fronta con altri sistemi di guarigione e si-stemi simbolici, che aiutano ad approfon-dire le dimensioni della coscienza. I corsiAura-Soma sono formativi: chi partecipariceve ogni volta un diploma di partecipa-zione dalla casa madre ed è inserito nellalista ufficiale degli studenti o consulentiAura-Soma. In Inghilterra si usa già damolto tempo questa terapia come suppor-to nelle strutture pubbliche, ma in Italianon ancora.

INFO: Centro S.c.u.o.l.AVia Gramsci 13 - Verderio Superiore (LC)cell 340 - 49.03.283 fax 039 - 95.17.070www.scuolaatom.it [email protected]

*Cristina BacciottiInizia il suo percorso di ricerca interiore avent’anni circa, quando scopre di essere gra-vemente ammalata, sia fisicamente sia emo-zionalmente. Le cure con la medicina allopati-ca non producono molti risultati positivi e ini-zia così ad approfondire lo studio di metodi cheindagano livelli più profondi: bioenergetica,psicologia, rebirthing, kiniesologia, Reiki, di-namica mentale, omeopatia e altri. Lavorandosui blocchi emozionali il corpo migliora maqualcosa dentro di lei anela a ben altro e de-sidera andare più in profondità nella ricerca

della guarigione; con l’andare degli anni iniziaun percorso di ricerca spirituale per entrare inun contatto più profondo con il suo Maestro in-teriore e nel frattempo si forma in numerose di-scipline che l’aiutano a comprendere meglio sestessa e gli altri. Dopo molti anni di formazio-ne professionale (in Floriterapia, Simbologia,Massaggio Antistress, Naturopatia, Nuova Me-dicina Biologica, Costellazioni Familiari Siste-miche di Bert Hellingher) viaggi ed esperien-ze, oggi si dedica ad aiutare altre persone a tro-vare il loro cammino e alla ricerca della guari-gione attraverso il suo centro S.c.u.o.l.A, do-ve tiene seminari di gruppo e consultazioni in-dividuali.

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Quando si stila un consuntivo diuna manifestazione sportiva,spesso si parte dai contenuti

agonistici. E’ chiaro che una vittoria ouna semplice medaglia impreziosisco-no il bilancio e diventano il fiore all’oc-chiello di un evento, la classica ciliegi-na sulla torta. A Livigno, ai CampionatiMondiali di Mountain Bike, la ciliegi-na è arrivata, è indubitabile, ma certa-mente la rassegna iridata valtellinesenon passerà alla storia, almeno per noiitaliani, per i risultati. La mountain bikeazzurra vive un momento difficile, i fa-sti della Pezzo (che a Livigno ha chiu-so onorevolmente la sua carriera azzur-ra dimostrando di essere ancora la piùamata biker al mondo, con scrosci diapplausi che accompagnavano ogni suopassaggio) sono ormai lontani e sullesue vittorie non si è costruito nulla, colrisultato che ora siamo una Nazione diseconda fascia nel settore, quando nonpiù tardi di cinque-dieci anni fa erava-mo all’avanguardia assoluta.Ma tant’è. Livigno passerà alla storiaper avere ospitato un’edizione dei Cam-pionati tra le più riuscite. L’Unione Ci-clistica Internazionale, solitamente par-ca di giudizi positivi, ha espresso lusin-ghieri pareri sull’allestimento della ma-nifestazione valtellinese, e questo è sta-

to il premio più ambito per gli organiz-zatori locali, che hanno impiegato ben1.067 giorni per fare della città il teatrodella rassegna iridata. Giorni spesi be-ne, perché nella settimana di gare Li-vigno è parsa una località sospesa neltempo, dedita interamente alla riuscitadella manifestazione. E’ davvero rarovedere tanta abnegazione: tutta la città,nelle sue varie forme e nei suoi variaspetti, si è lasciata coinvolgere, e an-che chi non era direttamente coinvol-to. Ecco così la massima disponibilitàper tutto quello che riguardava l’aspet-to logistico con migliaia di camere mes-se a disposizione da alberghi, pensioni,ma anche case private, negozi che han-no cambiato look per adeguarsiall’evento, trasporti sempre pronti perogni spostamento, gente cordiale ecomprensiva soprattutto nei confrontidei tantissimi stranieri arrivati per l’oc-casione a Livigno.Come si è arrivati a questo? E’ prestodetto: da anni ormai Livigno ha pre-corso i tempi. Località sciistica inver-nale per eccellenza, i responsabili turi-stici locali hanno cercato una formulache consentisse di vivere una stagioneestiva altrettanto positiva, ed hanno in-vestito fior di risorse sulla mountainbike, attrezzando gli alberghi locali ecostruendo una rete di itinerari invi-diata in tutta Europa, visto che com-prende centinaia di chilometri di per-corsi in giro per la valle, dai tracciati perprincipianti a quelli per esperti. A sup-porto sono nati negozi specializzati,pubblicazioni in più lingue a disposi-zione dei turisti, guide specializzate perl’accompagnamento in escursioni.Per Livigno è stato come scoprire lagallina dalle uova d’oro: gli introiti sisono più che raddoppiati, la stagione

estiva è diventata primaria al pari diquella invernale, e Livigno si è tra-sformata in un autentico paradiso perla mountain bike. Non poteva quindinon onorare al meglio la rassegnamondiale della specialità, essendonediventata un po’ la patria, non sola-mente in territorio italiano.Sarebbe stato sinceramente bello con-dire il tutto con prestazioni azzurre cheavessero scatenato l’entusiasmo dellagente. Si era cominciato nel miglioredei modi, cogliendo un bellissimo ar-gento nella prova di cross country astaffetta, con Marco Bui, Tony Longo,Eva Lechner e Johannes Schweiggl alottare da pari a pari con Spagna (oro),Francia (bronzo) e Svizzera (al coman-do per le prime tre frazioni ma crollatanel finale). Sembrava l’aperitivo di unarassegna felice, ma gli addetti ai lavorisapevano anche che proprio quella erala migliore carta che la rappresentativaazzurra poteva giocare sul tavolo irida-to. Nelle giornate successive sono arri-vati, assieme a qualche piazzamentonelle prime dieci posizioni, tante delu-sioni, l’ultima con Marco Bui, che nel-la prova di cross country maschile haprovato a lottare per la vittoria nel pri-mo dei tre giri previsti ma è poi crolla-to oltre il decimo posto, vinto soprat-tutto dall’altura che aveva prosciugatoi suoi preziosi muscoli.Si dice spesso che il Mondiale dell’an-no postolimpico è quello che tecnica-mente ha meno da dire. Questa voltanon è stato certamente così, né per lespecialità inserite nel programma deiGiochi, né per le altre. Nel complessole gerarchie sono state rispettate, tan-to è vero che molti dei campioni lau-reatisi l’anno prima nella francese LesGets si sono ripetuti a Livigno. Il Mon-

LIVIGNO,

il Mondiale più riuscitodi sempredi Gabriele Gentili

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Livigno potrebbe largamenteaccontentarsi di vender benzina ecioccolata. Ed invece no: Livigno hapiù alberghi del resto della provincia.Una delle migliori retiescursionistiche della zona, bentenute e segnalate, ove - in stagione- le locali guide conducono masse di appassionati. Ecc. ecc.Ergo: non bastano i soldi: ci vogliono le idee e soprattutto la volontà di fare.Che - purtroppo - manca in largaparte del resto della provincia.

L’ultima edizione dei CampionatiMondiali di Mountain Bike è stataconsiderata dall’Unione CiclisticaInternazionale una delle più positivedella storia della Mtb. Merito della città e di tutte le suecomponenti, che si sono prodigatecome nessun altro. In campoagonistico per l’Italia solamente un argento nella staffetta.

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diale italico ha confermato lo strapote-re nel cross country del francese JulienAbsalon e della norvegese Gunn-RitaDahle, i due campioni olimpici e mon-diali uscenti che in terra valtellinesehanno dimostrato di non avere rivali,nella discesa hanno incoronato i duetransalpini Fabien Barel e Anne Caro-line Chausson, una delle sportive piùvincenti del terzo millennio, nel 4 Crosshanno dimostrato che la scuola ameri-

cana, con Brian Lopes e Jill Kintner,riesce ancora a tenere banco, unica spe-cialità dove gli inventori della mountainbike sono ancora competitivi. Nel com-plesso ogni competizione è stata avvin-cente, anche se un po’ più di azzurronon avrebbe certamente guastato.

Un particolare sistema matematico per-metterà l’attribuzione dei numeri dipartenza e l’ingresso nelle griglie più

appropriate. Si stima un numero di presen-ze di quasi 1.600 sciatori.Toccherà ancora una volta alla Sgambeda diLivigno aprire la Fis Marathon Cup 2005-2006, ossia il circuito di Coppa del Mondodedicato alle maratone sciistiche. Un atte-stato di merito per gli organizzatori di Li-vigno, ormai in possesso di un autentico te-soro conosciuto in tutto il mondo, tanto èvero che stanno già fioccando le iscrizioniper la prossima edizione posizionata in ca-lendario per il 18 dicembre, la domenicaprecedente il Santo Natale. La sedicesimaedizione della manifestazione valtellinesea tecnica libera si svolgerà sul percorsotradizionale di 42 km, con 7 ristori lungoil tracciato e il consueto pasta party fina-le, ma sono previsti anche due percorsi ri-

spettivamente di 26 e 16 km riservati aimeno allenati e a coloro che pur non es-sendo granfondisti provetti vogliono assa-porare ugualmente la bellezza della gara edel suo paesaggio. Il punto più duro deltracciato sarà come sempre la scalata delGras degli Agnelli, che porterà alla cimaCoppi di quota 2.108 metri.Le iscrizioni stanno come detto arrivandoin grande quantità, tanto che si pensa diandare anche oltre le previsioni che dannoun numero superiore ai 1.300 partecipantialla gara valtellinese. La quota da versareper essere parte dell’evento è di 45 euro en-tro il 30 novembre, altrimenti si passa a 55euro.

Interessante la scelta effettuata dagli or-ganizzatori per la distribuzione dei corridorinelle griglie di partenza: si terrà conto delmiglior rapporto tra il piazzamento del con-corrente negli anni 2002, 2003 e 2004(moltiplicato per 100) e il numero di clas-sificati della propria categoria (maschile efemminile) in quell’anno. Il risultato saràuna percentuale: più basso sarà il valore,più avanti si partirà. Il via alle 10,30: i pri-mi sei classificati uomini e donne si spar-tiranno un montepremi di 21 mila euro. Loscorso anno vinsero gli azzurri Gian Anto-nio Zanetel e Lara Peyrot, ma questa voltasi preannuncia una concorrenza stranieraquanto mai agguerrita.

Per capire cosa ha rappresentato ilMondiale a Livigno bisogna fare un po’di numeri: 287 volontari che hannosupportato gli 81 addetti al pronto in-tervento e oltre 50 addetti alla sicu-rezza. 272 giornalisti presenti a Livi-gno, record per la rassegna iridata del-le ruote grasse. 782 gli atleti in garaprovenienti da 51 Nazioni. Straordina-ri poi i dati riguardanti il pubblico, conoltre 15.000 presenze registrate nelleultime due giornate di gara, quella delsabato dedicata alle finali delladownhill e dell’entusiasmante 4 Cross equella della domenica con le principa-li prove di cross country. Inoltre non vadimenticata la costruzione del Moun-tain Bike World Village, su oltre 21 mi-la metri quadri dove sono stati allesti-ti qualcosa come 86 stand espositivi. Intotale, tra addetti e volontari, sonostate impegnate oltre 1.000 persone,proprio perché il Mondiale era sentitonon solo come un evento di tutti maanche come qualcosa di personale.

Sarà la Sgambeda di Livigno ad aprire il prossimo 18 dicembrela Fis Marathon Cup di sci di fondo

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“Era di moda”... quando si esportava creativitàdi Ermanno Sagliani

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La mostra di 27 manifesti storicidella Raccolta Bertarelli, al Ca-stello Sforzesco di Milano, è la

rassegna della creatività italiana di cir-ca un secolo fa .L’eleganza italianaera pubblicizzata at-traverso i manifestiche percorronol’evoluzione dei gu-sti dalla fine dell’ot-tocento agli annitrenta del novecen-to. I prodotti nazio-nal i erano capid’abbigliamento,impermeabili Pirel-li, articoli da viag-gio de “La Rina-scente”, cappelli dauomo marca Zenitdella Borsal ino,berretti per lo sportprodotti ad Ales-sandria o calzaturedel Calzaturificio diVarese dei conces-sionari Sardi, Trolli& C.Un’autentica lezio-ne di eleganza!Oggi le recenti statistiche affermanoche il nostro Bel Paese è precipitato al34° posto nel mondo per “dimensionedella classe creativa”, subito dopo laCroazia.Certo, la quantità non sempre equiva-le alla qualità, ma se fino dal dopo-guerra si fosse sviluppato il sistema del“made in Italy”, la bilancia delle nostreesportazioni oggi forse vanterebbe unmiglior attivo.Quegli anni, che appartengono alla sto-ria contemporanea, sembrano apparte-nere ad un’ epoca più lontana, quandosi preparò il futuro che ora è diventatoquotidiano.Per i visitatori più attempati “Era dimoda” è un ritorno agli anni dell’in-fanzia.I Trolli, quelli del Calzaturificio di Va-rese, erano per me prozii e cugini daparte materna.I cartelloni originali erano disegnati amano con matite, pastelli, chine, sen-za troppa disponibilità di materiali de-corativi. Le firme erano autorevoli: Du-dovich, Metlicovitz e le litografie a co-

Dicembre 2005 Alpes 49

nale: signore eleganti con cappellini efoulard al vento, uomini sportivi su au-to decappottabili rosso fiamma e slo-gan che riecheggiano il Regime, “a chila pioggia....a noi!”.E’ un autentico capitolo di storia delcostume e dell’arte grafica, dalla BellaEpoque fino agli anni Trenta, nel qua-le oggi è piacevole specchiarsi e anda-re alla ricerca di un modo di vivere cheè mutato e non c’è più.

lori erano stampate dalle Officine Ri-cordi, Mele, Battaglia.Di quella stagione ideale, forse, oggimancano lo slancio e la simbiosi socia-

le.I manife-sti pubbli-citari so-no operedi iden-tità origi-

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Nella collana “Geostoria del ter-ritorio”, edita da Franco Ange-li e voluta da Andrea Leonardi

(Università di Trento), Angelo Moiolie Guglielmo Scaramellini (Universitàdi Milano) e Luigi Trezza (Università diMilano-Bicocca) con al centro il terri-torio come un vero e proprio oggetto diricerca unitario e complesso ed in par-ticolare l’arco alpino come possibile“macro regione” europea, è apparso unvolume che, come dice Sergio Zaninel-li nella premessa, “cerca di ricostruirecon rigore storiografico la vicenda diun’istituzione che ha accompagnato lavita di una piccola comunità di monta-gna per diversi secoli e che è tuttoraoperante quale risorsa locale, tutta lo-cale, per uno sviluppo economico, so-ciale e civile locale”. Si tratta della “Cas-setta dei morti” a Campodolcino, unaassociazione che nasce da un’antica tra-dizione religiosa per la quale gli abitan-ti di Campodolcino in Val Chiavenna,provincia di Sondrio, conferivano do-nazioni a un ‘beneficio’ i cui proventivenivano utilizzati per il suffragio deicari estinti e per azioni di carità.Nella seconda metà del XVIII secolo ilpatrimonio di tale “Cassetta dei morti”acquisiva maggiore consistenza: l’abateFoppoli, divenuto sacerdote della dio-cesi di Como, si trasferiva infatti aCampodolcino per la cura pastorale el’insegnamento su richiesta della popo-lazione di una frazione del borgo dellaVal San Giacomo: la “squadra delleCorti”. In quell’epoca il diritto canoni-co prevedeva la costituzione di un vi-talizio per la secolarizzazione di un reli-gioso; Antonio Foppoli destinava la suarendita proprio al patrimonio della Cas-setta dei morti di Campodolcino.Con il nuovo apporto finanziario laCassetta si trasformava appunto in unaassociazione per venire incontro ad al-cune esigenze di quella piccola comu-nità montana come l’istruzione o l’eser-cizio del credito. Il buon funzionamen-to della associazione la portava ad al-largare i suoi soci fino a comprenderviquasi tutta la comunità civile, con ul-

teriore aumento del patrimonio fon-diario. In tale modo la “Cassetta” si tra-sformava di fatto in una istituzione ci-vile del territorio, con anche finalitàsocioeconomiche.Il libro non manca poi di riferiredell’azione del Beato LuigiGuanella, nativo di Fraci-scio, per rivitalizzare tale as-sociazione verso la finedell’Ottocento, nel tentati-vo di farne un’associazioneper la crescita sociale edeconomica dell’intera ValSan Giacomo.Protagonista di questo vo-lume è dunque una popola-zione alpina che si associaper dare risposte unitarie adesigenze collettive, in stret-to legame con lo svilupposocioeconomico del proprioterritorio alpino.La prima parte del volume,più strettamente legata alla“Cassetta dei morti”, è opera di AndreaLocatelli; di estremo interesse è però an-che la seconda parte in cui Enrica Gua-nella ci parla dell’Opera Pia di S. An-tonio, sempre a Campodolcino, per laformazione professionale e lo sviluppodell’economia locale, in crisi dopo ladecadenza del passo dello Spluga,a fa-vore del Gottardo e del Brennero. Ini-ziativa voluta dal Beato Luigi Guanella.Nella parte finale del volume sono ri-portati, a cura di Teodoro Larini, testie documenti sul Consorzio della Cas-setta dei morti. C’è infine una interes-sante intervista con il dottor Paolo Rai-neri, vicepresidente del Consorzio fra-zioni Corti-Acero di Campodolcino dal1995, noto come sindaco di Campo-dolcino nonché come autore di studidi carattere storico ed etnico sulla Val-chiavenna e sulla Val San Giacomo.Egli in particolare, rispondendo ad unaopportuna domanda dell’intervistato-re, ci fornisce alcune utili notizie sul re-cente rilancio del consorzio, dopo unlungo periodo di stasi.Riportiamo il tutto qui a lato.

REGOLE SOCIALI E ECONOMIA ALPINALa “Cassetta dei morti” a Campodolcino

tra età moderna e contemporanea.a cura di Giuseppe Brivio

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Dal colloquio con il dottor Paolo Raineri

Negli ultimi decenni del secolo scor-so si è realizzato un rilancio dell’an-tico Consorzio “la Cassetta dei mor-ti”, dopo un lungo periodo di stasi.Quali indirizzi programmatici haavuto il progetto di rigenerazione?Con l’aiuto di studi, richiesti anche avalenti giuristi, si è operato per adat-tare alle nuove situazioni le basi co-stitutive del Consorzio, e quindi i cri-teri per avere il diritto di appartener-vi. Esse sono la discendenza (anche

per gli emigrati)degli “antichi ori-ginari” e il man-tenimento di pro-prietà fondiarienella frazione co-me indice di unpersistente lega-me col territorio,in obsolescenzadell’impegno inattività agro-sil-vo-pastorali.A questi criteri siè attenuta sia la“riforma” eletto-rale del 1972, cheha introdotto ilsuffragio univer-sale per tutti gli

aventi diritto, sia lo Statuto del 1995.Le comunioni famigliari devono esse-re rivitalizzate non solo come testi-monianza di una memoria storica diautonomia, ma anche perché sonochiamate a svolgere funzioni tuttoranon surrogabili e di rilevanza pratica,soprattutto nella gestione del territo-rio e del patrimonio boschivo e nelgarantire ai villaggi servizi sociali eterritoriali che contribuiscano a mi-gliorare la qualità della vita.Nel perseguire l’attuazione di questiscopi, il Consorzio Corti-Acero si è im-pegnato nella cura e salvaguardia delpatrimonio forestale con iniziativeproprie e associandosi a un Consorzioforestale e, attualizzandogli scopi so-ciali e di utilità collettiva, ha istitui-to nel Palàzz in via di restauro il “Mu-seo della Val San Giacomo e della ViaSpluga”, d’intesa con la Regione e laComunità Montana e con l’appoggio fi-nanziario della Regione stessa e dellaFondazione Cariplo.

Andrea Locatelli

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Da qualche tempo la vasta area oro-bica destinata a Parco Regionale èdivenuta oggetto di iniziative tese a

darle occasioni di sviluppo economico eco-compatibile.Mi sembra opportuno segnalare una ini-ziativa in tale direzione promossa dal Par-co delle Orobie Valtellinesi e dal Comunedi Colorina, che consiste nel recupero enella segnalazione dei sentieri che dal fon-dovalle dell’Adda risalgono il versante del-le Alpi Orobie.Scopo dell’iniziativa, che rientra in un

Progetto cofinanziato dall’Unione euro-

pea (Programma Obiettivo 22000 – 2006 Regione Lombar-dia), “è quello di valorizzare unarete storica di collegamenti untempo essenziali per lo sviluppodella comunità locale ed oggiinteressanti sia quale luogo del-la memoria storica valtelline-se, sia quale occasione per me-glio conoscere l’ambiente na-turale e umano di un territorioalpino ricco di suggestioni”.Tale finalità è così riassuntain un pieghevole diffuso dalParco delle Orobie Valtelli-nesi in occasione della inau-gurazione della sala micolo-gica allestita nella ex chiesaSanti Simone e Giuda, in lo-calità Valle di Colorina, do-ve trova posto un percorsochiamato “Appunti di mi-cologia”, costituito da unaserie di pannelli, rapidi ap-punti di un viaggio nelmondo dei funghi, ele-mento rilevante dell’eco-sistema orobico che con-tribuisce all’equilibrio eal benessere complessivodella vegetazione arbo-rea e del suo sottobosco.

Come è noto, il rapporto millenario trauomo e territorio alpino ha lasciato suiversanti montani molte tracce degli inse-diamenti permanenti o stagionali realizza-ti a partire dal fondovalle fino ad arrivareagli alpeggi in quota.I sentieri rappresentano il luogo fisico deipassaggi di uomini, bestiame e prodottidella montagna ed al contempo il mezzoper la trasmissione di idee ed informazio-ni. E Colorina, con le sue frazioni ed i suoinuclei rurali sui maggenghi e sugli alpeggi,è proprio un esempio di struttura insedia-tiva e produttiva che per secoli si è man-tenuta quasi immutata e come tale meritadi essere salvaguardata per ricordare alle

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I sentieri tematicidi Colorina

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nuove generazioni le vicende di vitaquotidiana di una comunità, profonda-mente radicate nella cultura di chi oravive in questa area orobica.Secondo i promotori dell’iniziativa tu-ristico-culturale il percorrere i sentieritematici sarà un’ottima occasione percompiere un interessante viaggio neltempo e nello spazio.Il tempo è infatti quello della storia del-la comunità locale che ha segnato dalmedioevo ad oggi il territorio con gli in-sediamenti, i sentieri, il governo del bo-sco, la cura dei maggenghi e degli al-peggi, gli edifici, i luoghi di culto, la re-gimazione delle acque.Lo spazio è quello delle Alpi che rac-chiude in poche centinaia di metri didislivello ed in poche ore di camminogli ambienti tipici dell’Europa conti-nentale, dai castagneti dell’area medi-terranea alle tundre del circolo polareartico.Naturalmente lungo i sentieri sono sta-te collocate, mediante pannelli didat-tici, informazioni sui temi del bosco,del legno, della pastorizia, del latte edel formaggio.Per i visitatori sarà possibile ampliare leproprie conoscenze sull’ambiente oro-bico e sulla cultura locale. In particola-re per le scolaresche i sentieri tematicisaranno uno speciale libro aperto sullanatura per conoscere e studiare in mo-do piacevole un territorio.

Sentiero del Gallonaccio

L’itinerario si snoda in un’area a ParcoNaturale denominata “Gallonaccio”;assume il nome dall’omonimo maggen-go, che a sua volta è così chiamato perla presenza del gallo cedrone, l’anima-le scelto come simbolo del Parco delleOrobie Valtellinesi.L’itinerario è suddiviso in due tappe: laprima si snoda nella zona della localitàAzzolo, la seconda nella zona denomi-nata Gallonaccio.E’ da ricordare che il gallo cedrone habisogno di un habitat molto particola-re, pertanto le operazioni selvicoltura-li in quest’area tendono a garantire unacopertura forestale rada, con la presen-za di pochi alberi di grosse dimensionie un sottobosco di modesta copertura.Tutto ciò serve anche ad altre specieche vivono nello stesso habitat del gal-lo cedrone.Il visitatore è invitato ad un comporta-mento di particolare rispetto dell’am-biente, dato che in questa area abitaancora il gallo cedrone, uccello ormaimolto raro e particolarmente nemico

dei rumori. Predilige i boschi di conife-re compresi tra i 1400 e i 1800 metri diquota. La specie è caratterizzata da unelevato dimorfismo sessuale: la femmi-na è infatti più piccola e, a differenza delmaschio, presenta un piumaggio mi-metico.

Sentiero del legno

Il sentiero si snoda lungo una fascia al-timetrica tra i 300 ed i 700 metri. Par-tendo da località Poira il tracciato salerapidamente fino alla contrada CasaRanaglia, prosegue poi con leggera pen-denza fino alle borgate di Pendulo e diCantone. Raggiunti i 700 metri di alti-tudine, il percorso scende attraverso gliantichi nuclei di Casa Gavazzi e La Ma-donnina, per terminare nel centro diColorina.Lungo il sentiero, percorribile in 2 oree 40’, ci sono 9 pannelli che illustranoi diversi aspetti del prodotto legno, apartire dalle specie arboree fino alla rap-presentazione della rete viaria che inpassato permetteva l’utilizzo del bosco.

Sentiero degli alpeggi

Questo sentiero, partendo da localitàSovalzo, conduce all’Alpe Cigola eall’Alpe Bernasca, seguendo la via untempo utilizzata dai caricatori d’alpe percondurre le mandrie in alpeggio.Il tracciato, data l’elevata escursione al-timetrica, permette di osservare i di-versi paesaggi vegetali delle Alpi Oro-bie. L’ambiente naturale è stato antro-pizzato nel tempo per favorire le attivitàumane.Le superfici a pascolo in alta quota so-no state ampliate spingendo il limitesuperiore della vegetazione arboreaverso quote più basse e nella fascia dimedia montagna sono stati creati imaggenghi, prati-pascoli da utilizzarecome tappe intermedie tra il fondo-valle e i pascoli durante la montica-zione. Sui pascoli d’alta quota in pas-sato sono stati costruiti insediamentistagionali con edifici dotati di localiper la lavorazione e la conservazione dilatte, burro e formaggi, di stalle e di ri-coveri per il bestiame. Oggi le attrez-zature tradizionali sono state sostitui-te da moderne attrezzature, maggior-mente rispondenti ad esigenze igieni-che ed a condizioni di vita più digni-tose per i caricatori d’alpe.

Il tempo di percorrenza è di 7 ore circa.

Sentiero del Bosco Nono

Questo sentiero permette di raggiunge-re la Baita Pizzo partendo dalla localitàPendulo; si snoda tra gli ultimi lembidel bosco di latifoglie, attraverso la pec-ceta montana, ben rappresentata dalBosco Nono, e quella subalpina, fino allimite della vegetazione arborea.Tempo di percorrenza: 3 ore e 15’.

Sentiero dei maggenghi

Il percorso si sviluppa in quota, tra la lo-calità Bruciate e la località Prigiolo, at-traversando alcuni dei residui maggen-ghi, una volta più vasti e numerosi, tracui quelli di Azzolo e di Corna in Mon-te.In località Azzolo c’è il Crap dellaGuardia, punto panoramico sulla valledell’Adda e sulle Alpi Retiche.Tempo di percorrenza: 2 ore.

Sentiero dei pascoli del Presio

Da Cornello Alto si sale alla Casera diPresio lungo un itinerario che attraver-sa la valle dell’omonimo torrente cheha dato origine, più a valle, al conoidedi deiezione sul quale sorge l’abitato diColorina.Tempo di percorrenza: 3 ore e 30’.

Sentiero di Valle di Colorina

Si sale dal fondovalle fino alla localitàBruciate; si attraversa la fascia occupa-ta dal bosco di latifoglie ancora ampia-mente dominata dal castagno, in loca-lità Rodolo.La pianta del castagno in passato ha ri-vestito grande importanza per le popo-lazioni di montagna: forniva frutti, le-gna e strame per il bestiame.

Pagine a cura di G. Brivio

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Mi è capitata tra le mani unapubblicazione di qualche an-no fa che mi sembra opportu-

no segnalare ai lettori di Alpes perchémolto adatta ad alimentare la Rubrica

“Finestra sulla Vallecamonica” che que-sta rivista da parecchi anni si ostina atener viva per favorire ‘contatti’ cultu-rali intervallivi tra la Valtellina e la Val-camonica, fisicamente contigue, ma an-

cora troppo estranee l’una all’altra.Si tratta in questo caso di una lodevo-le iniziativa culturale dovuta al “Gior-nale della Valcamonica”, diretto da Gior-gio Zanolli, e curata da Silvano Ballar-

Poeti e “Cunta bòte”dal’Adamèl al Làch d’Isé

(Poeti e “conta-storie” dall’Adamello al Lago d’Iseo)

54 Alpes Dicembre 2005

F I N E S T R A S U L L A VA L L E C A M O N I C A

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dini che ci offre una antologia davverocompleta delle opere e dei profili di 12poeti dialettali che dall’Alta Valleca-monica fino al lago di Garda si sonoespressi nella lingua camuna: Dino Ma-rino Tognali di Vione, Angelo Gio-vanni Trotti di Monno, Guido De Ma-rino di Edolo, Marco Lanzetti di Nadro,Lina Bazzoni di Cerveno, Lino Ertani diBreno, Giacomo Scalvini di Bienno,Silvano Balardì dè Sììdà, Mario Gio-vanni Troletti di Boario Terme, GiorgioGaioni di Darfo e Angolo, Guglielmi-na Bardella Almici di Pisogne e LuigiAgostinelli di Marone.Come ebbe a dire nella presentazionedel libro Franco Nicoli Cristiani,all’epoca Assessore all’Ambiente dellaRegione Lombardia, “Sbaglieremmo se

collocassimo questo volume e tutte leiniziative di riscoperta e recupero dellenostre tradizioni dentro una pura ope-razione di nostalgia, di malinconico ri-cordo del nostro ‘come eravamo’. Sitratta invece di utilizzare tutti gli stru-menti possibili, e questo volume perprimo, per riaffermare e rivendicare ildiritto della gente di montagna a con-quistare una sempre maggiore autono-mia nel governo del proprio territorio edei fenomeni specifici, sia sociali cheeconomici. Si tratta davvero di riven-dicare la nostra specificità culturale ri-spetto alla cultura metropolitana e allasua forza di porsi in ogni settore comecultura egemone”.L’antologia è aperta da una Prefazione,“Valcamonica Glottologica”, che ci of-

fre una descrizione efficace della ric-chezza di linguaggi della Valcamonica,dovuta al succedersi di insediamenti digenti, da sud e da nord, padane e tran-salpine, ben diverse tra di loro: Iberiche,Liguri, Galliche, Latine e Germaniche,almeno dal secolo XV a.C. al secolo Xd.C.In appendice c’è un utile Glossario dalCamuno all’Italiano di qualche parola… stramba. Segue una bibliografia es-senziale sui dialetti camuni e bresciani.A chiusura di queste brevi annotazionisembra giusto ed opportuno riservareun piccolo angolo di poesia al nostrocollaboratore Dino Marino Tognali,uno dei dodici poeti camuni presentatinell’antologia.

(G.B.)

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Alpes Dicembre 2005

Associazione Ippofila P

Haflinger che passione!A Samolaco, in Valchiavenna,l’appuntamento più importante dell’anno.di Gabriele Abbiati

hanno ormai sforato questa misura. Peruna corretta informazione e per sfataredicerie e luoghi comuni sul cavallo Ha-flinger viene qui di seguito pubblicatauna scheda edita dall’Anacrai (Asso-ciazione Nazionale Allevatori cavallirazza Haflinger Italia) che spiega esau-rientemente le origini della razza e levarie linee di sangue.Quest’anno a Samolaco, in via speri-mentale, oltre alle solite categorie sonostate introdotte le famiglie femminili:l’allevatore esibisce una sua fattrice coni prodotti maschili e femminili.La fattrice col seguito più numeroso inmostra è risultata essere Liù Natane1985 di Abbiati, che ha presentato 8

prodotti, di cui 2 stalloni approvati ri-produttori, 3 fattrici e 3 puledri.Classifiche delle categorie:Categoria 18 mesi 1° Iolanda - SilvioPersoneni; categoria 30 mesi 1° Gu-smeri - Fausta Gianoni; categoria finoa 5 anni 1° Edelweis - Luigi Raschetti;categoria da 5 a 10 anni 1° Brina -Paola Abbiati; categoria oltre 10 anni1° Samonta - Silvio Personeni; catego-ria stalloni riproduttori 1° Anemon -Paola Abbiati; regina della mostra è ri-sultata Edelweis di Luigi Raschetti.La manifestazione è riuscita molto be-ne, con pubblico numeroso, attento ecompetente, nonostante un po’ di piog-gia che ha impedito lo svolgimento del

Avevo promesso all’amico AldoGenoni un resoconto dettaglia-to della nostra rassegna inter-

provinciale Haflinger di Samolaco del-lo scorso 23 ottobre, ma il lavoro perpreparare quella nazionale di Verona(Fieracavalli) che si è tenuta dal 3 al6 novembre in concomitanza con l’an-nuale Fiera cavalli, ha fatto slittarel’impegno, permettendomi però di riu-nire i due eventi e fare così una cro-naca dettagliata ed annunciare un’im-portante novità che riguarda i nostricavalli Haflinger.Adolfo Paul Gros, presidente del comi-tato regionale Fise della Toscana, in-tervenendo domenica alla premiazionee consegnando i primi passaporti Ha-flinger Fise, ha ufficializzato la nascitadel Pony italiano Haflinger.Sembra assurdo, ma finora il nostro ca-vallo era considerato cavallo agricolo ea differenza dei pony stranieri, per po-ter gareggiare in concorso Fise in Italiadoveva ottenere un nuovo passaportonon ritenendosi valido quello origina-le Haflinger.Quando si parla di Pony, si intende uncavallo di altezza massima al garrese dicm. 148.5, anche se alcuni Haflinger

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Anche nell’Haflingher folie, lo spetta-colo con i nostri cavalli inserito nel ca-rosello delle razze italiane, abbiamo di-mostrato, nelle varie discipline, osta-coli, dressage, rening, attacchi, ecc. ...l’alto grado di preparazione raggiuntoottenendo con applausi a scena aperta.Molti in fiera sono stati i visitatori val-tellinesi che sono venuti a salutarcipresso i nostri box.: ci hanno fatto hafatto molto piacere ed è la dimostrazio-ne dell’interesse crescente per il nostromagnifico cavallo Haflinger!

a Provinciale di Sondrio Le origini del cavallo Haflinger(l’italiano avelignese)Haflinger deriva da Hafling (Avelengo),una località vicino a Merano, in provin-cia di Bolzano.Secondo la tradizione in questa zona vi-veva, sin dal medioevo, un cavallo di ta-glia medio-piccola derivato dai cavalliche l’imperatore Ludovico IV fece portarein Alto Adige dal regno dei Borgognoniper donarli al figlio Ludovico, Margraviodel Brandeburgo, in occasione delle suenozze con Margherita Maultasch del Ti-rolo (1342).Altra fonte tramanda che il ceppo origi-nario dell’avelignese derivi dai cavalliche lo stesso Ludovico IV di Bavieraa ab-bandonò nel suo ritorno in Austria.Altri, infine, narrano che gli Ostrogoti inrotta davanti alle truppe bizantine do-po la capitolazione di Conza (555 d.C.)lasciarono dietro di sé numerosi cavallinelle valli sud-tirolesi e da essi derivi ilcavallo avelignese.Comunque, l’origine ufficiale della mo-derna razza avelignese si fa risalire al1874, anno in cui nacque in Val Veno-sta “Folie 249” da una fattrice localecoperta da uno stallone orientale.Attualmente l’Haflinger viene allevatonei cinque continenti, in particolar mo-do nell’America del Nord dove il patri-monio va espandendosi conquistandosempre più appassionati allevatori.Di tutto questo movimento l’Italia, qua-le paese d’origine della razza, rappre-senta il punto di riferimento essenzialeper la selezione ed il mantenimento del-la razza.

trofeo Federico Cerasa.Come esperto di razza era presente ildottor Rainer, che, coadiuvato da dueaspiranti giudici si è poi complimenta-to con gli allevatori valtellinesi per l’al-ta qualità dei cavalli presentati.Erano presenti anche diversi allevatoridi fuori provincia, con cavalli e senza,a dimostrazione dell’importanza che staassumendo la nostra mostra.Per quanto riguarda Verona, noi val-tellinesi siamo stati secondi, come nu-mero di cavalli, dietro ai bresciani: noicon 13 e loro con 14.Anche nella qualità, pur essen-do sempre più difficile emerge-re, i valtellinesi si sono fattionore nelle varie categorie conil 2° di Ingrid di Luigi Raschet-ti, il 3° di Liù di Gabriele Ab-biati ed il 4° di Edelweis di Lui-gi Raschetti.Tutte di 1ª classe come Imola diScaramella e Ice Cream di Au-relio Sala. Poi 2 quinti posti neimaschi con Anemon e Wispidi Abbiati. Seguono Geronimidi Gordona con Idea della Bi-salta, Guidi di Chiavenna conDesy e Lorenzo Sala con Idea.

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pagina a cura di Giuseppe Brivio

LE FLAMBEAURevue du comité des traditions valdotainesAutunno 2005 n° 3 Aosta

Il n° 3 di LE FLAMBEAU 2005 misembra particolarmente interessanteperché ospita alcuni servizi su temati-che comuni alla provin-cia di Sondrio. Mi sem-bra opportuno privile-giare la segnalazionedell’articolo di aperturadella rivista aostana, in-titolato “Le circostanzedel rinnovo della viti-coltura in Valle d’Ao-sta”, che riporta il testodella conferenza del ca-nonico Joseph Vaudan,tenuta il 25 febbraioscorso ad Aymaville.Nell’articolo si ripercor-re attraverso l’impegnodel canonico Vaudan un po’ tutta lastoria dell’agricoltura della Valle d’Ao-sta a partire dagli anni 50 del secolo

scorso fino ai giorni nostri. Viene in-nanzitutto ricordata l’inaugurazione aMontfleury, a cura della Maison del’Hospice du Grand - Saint - Bernard,il 19 novembre 1951, della Scuola Pra-tica di Agricoltura, sull’esempio di quel-la operante a Chateauneuf, nel Vallesesvizzero. Egli ricorda poi i suoi studi diagronomia presso la Facoltà di Agraria

di Piacenza e la sua tesi diLaurea su “Studio dellamicroflora del formaggioFontina”, la principaleproduzione agricola val-dostana, la sua nomina aDirettore della ScuolaPratica di Agricoltura nel1959 e la decisione di de-dicarsi al rinnovo dellaviticoltura a partire dallacrisi che l’aveva investi-ta negli anni 60, tanto dascoraggiare i viticoltorifino ad indurli all’abban-dono delle vigne. Sono

gli anni del miracolo economico italia-no e della fuga dalle campagne soprat-tutto da parte dei giovani.

Vaudan ricorda il suo impegno per ilrilancio della viticoltura regionale inmodo da creare una sinergia di prodot-ti agroalimentari locali (Fontina, vino,frutti ) per valorizzare la cucina valdo-stana e favorire lo sviluppo turistico ealberghiero. Tra le argomentazioni a fa-vore del rilancio del vigneto in Vald’Aosta Vaudan ricordava che le con-dizioni climatiche della Valle d’Aostaerano paragonabili a quelle della Val-tellina, zona produttrice di vini moltobuoni.Ricorda poi la sua proposta nel 1960 dicreare vigne sperimentali nei princi-pali terreni a vigneto e di creare unvigneto sperimentale regionale e diuna cantina sperimentale; proposta ac-colta tre anni dopo con la realizzazio-ne di quattro vigne, situate ad altitu-dini ed esposizioni solari diverse ecomplementari e di una Cantina spe-rimentale, avviata solo nel 1969. Aconclusione del servizio il canonicoafferma che sono stati ottenuti grandiprogressi nella selezione dei vitigni,nella vinificazione e nella sua com-mercializzazione.

IL FEDERALISTARivista di politicaAnno XLVII, 2005, numero 2Editrice EDIF Onlus – Pavia

Il fascicolo n. 2 del 2005 de “Il Fede-ralista” è di estremo interesse e di gran-de attualità. Si apre con un Editorialedal titolo emblematico: “Il no di Fran-cia e Olanda a questa Europa”. In essosi afferma che la bocciatura del “Trat-tato che istituisce la costituzione eu-ropea” non avrà le drammatiche con-seguenze che molti ‘europeisti’ si sonoaffannati a predire, dato che l’entratain vigore della “costituzione” nel 2009avrebbe inciso in misura marginale suimeccanismi decisionali delle istituzio-ni europee, perpetuando l’attuale sta-to di debolezza dell’Ue, e che i con-trasti sul finanziamento delle politi-che comunitarie, vero nodo da scio-gliere, sono un dato permanente nellastoria dell’unificazione europea. Si af-

ferma al contrario che l’Ue, priva diuna vera capacità di agire, ha subìto leconseguenze negative della globalizza-zione e del disordinemondiale, scivolando aimargini della politica in-ternazionale. Il proble-ma, secondo la rivista,non è dunque l’Europain sé, ma quale Europa.Gli europei si trovano difronte a una alternativa:o scelgono la via del ri-lancio del processo diunificazione europea,con un progetto corag-gioso e lungimirante, osi rassegnano ad un ine-sorabile declino!La rivista ospita poi un articolo di Ser-gio Pistone, professore di Storia dell’in-tegrazione europea all’Università diTorino, su “La pace come condizionedella democrazia”, uno studio su “Lacrisi delle Nazioni Unite”, a firma Ugo

Dreatta, Professore di Diritto interna-zionale all’Università Cattolica di Mi-lano, e “Quattro brevi considerazioni

sul rischio della proli-ferazione nucleare”, afirma Franco Spoltore,membro della Direzio-ne nazionale del Movi-mento federalista euro-peo.E’ inoltre ospitato unostudio su “Democraziapolitica e capitalismo”di Ronald J.Glossop,Prof. Emerito allaSouthern Illinois Uni-versity.Infine Nicoletta Mo-sconi, del Mfe di Pavia,

ci ripropone un profetico saggio ela-borato da Altiero Spinelli in occasio-ne del convegno su “Il modello costi-tuzionale americano e i tentativi diunità europea”, svoltosi a Roma nel1956.

R E C E N S I O N I

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