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Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

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ValsoldaNord-ovest

Sud-ovest

Nord-est

Sud-est

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NORD OVEST

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Alpe di Boglia 1121 m

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Roverè 1013 m

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Spelucco 1385 m

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Denti della vecchia 1491 m

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Alpe di Castello 1250 m

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Madonnina del faggio 1130 m

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Madonnina del faggioCappella posta sulle pendici del monte Boglia. La leggenda racconta che nel posto ove sorge la cappella, esisteva un colossale faggio nel tronco del quale, come in una nicchia, si vide un giorno apparire la figura di una Madonnina scolpita nella pietra. Verso il 1865, un uragano troncò il faggio proprio sopra la nicchia con la Madonna, la quale però restò illesa. I Valsoldesi eressero in quel posto una cappelletta per porvi l'effigie di pietra. Nel 1927 la cappella, ormai in rovina, fu ricostruita.

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Colmaregia 1516 m

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Saletta 1194 m

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Passo Biscagno 1174 m

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Spelucco 1305 m e Cavrighè 1372 m

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NORD EST

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Pradé 1607 m

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Cime di Noga 1512 m

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Buco di Noga

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Buco di Noga

Le campagne di scavi effettuati all’interno del buco di Noga o “Böcc de

Noga”, hanno portato al ritrovamento di ossa di Ursus Spelaeus o orso

delle caverne. Attualmente le ossa ritrovate in questa grotta sono al

museo cantonale di Storia Naturale di Lugano. La grotta, con uno

sviluppo di 50 m, è la più grande cavità della Valsolda e si trova in

frazione di Dasio. L’itinerario è del tutto escursionistico, si sale da

Dasio verso l’alpe Mapel, seguendo il sentiero che si snoda tra le Cime

di Noga e il monte Pradé. La grotta si intravede solo quando si è in

prossimità dell’ingresso.

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Alpe di Puria bassa 1026 m

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Alpe Mapel 1145 m

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Alpe Noress 1385 m

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Pairolo 1406 m

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Alpe Ricola 1037 m

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Alpe di Puria di Sopra 1272 m

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Sasso di Monte 1262 m

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Pizzo Ravò 1289 m

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Torrione 1805 m

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Passo Stretto 1102 m

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Bronzone 1434 m

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Monte Pizzoni 1303 m e passo Forcola 1195 m

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Fiorina 1809 m. e Alpe Fiorina

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Alpe Fiorina

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SUD EST

RANCÓ

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Rancò 732 m

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DASIO

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DASIO 580 m

Il paese di Dasio, posto a 580 m, è il più alto della Valsolda. Lo sovrastano le

cime rocciose di Noga e di Sasso di Monte.

Da lì parte ancora l’antica via, ora sentiero delle 4 valli, che attraverso il Passo

Stretto mette in comunicazione con il Lario e la Svizzera. Lungo i vicoli e le

stradine si possono osservare caratteristiche case e vecchie stalle. Nella parte

alta del paese c’è una fontana chiamata “Carciò” rinomata per la bontà della

sua acque sorgive. Le stesse acque, due vie più sotto, vengono raccolte in un

pittoresco lavatoio. All’ingresso del paese vi è la vecchia caserma della finanza,

ormai diroccata, punto di controllo del contrabbando locale fino al dopoguerra.

Sopra la chiesa c’è una palazzina con giardino che un tempo era adibita a

locanda, lì soggiornò Fogazzaro per scrivere l’ultima parte del suo romanzo:

”Leila”. Annesso vi era il “gioco delle bocce”, svago in uso in Valsolda fino alla

metà del 1900.

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Fontana di CarciòIl lavatoio

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Vicoli e vecchie prigioni

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L ‘albergo del Mimi dove Fogazzaro scrive il finale di “Leila”

La vecchia scuola elementare

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Chiesa di S. Bernardino

Affresco Madonna del latte

Altare maggioreVolta

Santi: Miro

BernardinoLucio

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Chiesa di S. Bernardino

La chiesa di Dasio è dedicata a San Bernardino da Siena. È l'unica della Valsolda ad

avere tre navate. Sul portale sono riprodotti i SS. Giovanni Battista e Stefano a cui era

originariamente intitolata la chiesa. La parte più antica è la navata sinistra la cui parete

presenta un affresco datato 1516, diviso in tre parti e sormontato da un lunettone. Sono

rappresentati nella parte più a sinistra la Madonna del Latte e S. Antonio Abate; nella

parte centrale la Madonna con Bambino, incoronata e in trono, con al fianco S. Caterina

e S. Bernardino; a destra Cristo accolto dal Padre con a fianco una Madonna con

Bambino. Nel lunettone si può vedere la Madonna Assunta tra San Miro e San Lucio.

Sull'ancona dell'altare maggiore, in basso, ai piedi di una Madonna con Bambino. si

notano le tre mitre che simboleggiano la rinuncia di San Bernardino per tre volte alla

Cattedra Vescovile.

All'interno della chiesa si trova una grossa campana che, durante la seconda guerra

mondiale, fu trasportata a Como per essere fusa per utilizzare il metallo per la

costruzione di cannoni; ritornò a Dasio poiché non fu utilizzata.

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Affresco cinquecentesco sulla navata sinistra

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Madonna con bambino Volta

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S. Bernardino

Religioso francescano, fu grande e popolare predicatore del nome di Gesù. Attraversò

villaggi e città dell'Italia settentrionale e centrale portando, con la parola e con l'esempio,

intere popolazioni a un profondo rinnovamento cristiano. Lavorò per la riforma dell'Ordine

francescano. Di lui restano alcuni scritti in lingua latina e volgare.  Nato nel 1380 a Massa

Marittima, morì nel  1444  nella città dell'Aquila, dove nel corso delle prediche che si era

prefissato vi giunse ormai morente. Bernardino fu canonizzato nel 1450 a soli sei anni

dalla morte.

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S. Lucio

S. Lucio di Cavargna conosciuto anche come Luguzzone o Uguzo, ha il centro del suo culto nel

piccolo Oratorio di S. Lucio, sperduto trai pascoli montani, all’estremo limite della Val Cavargna, al

confine con la Svizzera tra i laghi di Lugano e di Como, a 1669 m sul livello del mare; la parrocchia è

quella di Cavargna della diocesi di Milano, benché sia in provincia di Como.

Dall’antico “Catalogus Sanctorum Italiae” edito nel 1613, si apprende che Lucio sarebbe stato un

pastore di armenti, dipendente di un padrone, dal quale fu licenziato dopo essere stato accusato di

furto; perché aveva fatto con gli averi del padrone, piccoli doni alla Chiesa ed ai poveri.

Fu assunto da un nuovo padrone più accondiscendente e successe che, mentre le ricchezze di

questo aumentavano, diminuivano quelle del padrone precedente; il quale sia per odio, sia per

invidia, lo uccise.

Sul posto dove fu ucciso, sgorgò una sorgente così abbondante da formare un laghetto, alle cui

acque accorrono gli ammalati degli occhi per guarire. L’antico oratorio di S. Lucio di Cavargna

divenne meta di pellegrinaggi di devoti, i quali gli si rivolgevano per impetrare la pioggia o il tempo

sereno; inoltre conserva un pregevole dipinto del Cinquecento su rame, che raffigura il santo pastore

che distribuisce ai poveri il formaggio; soggetto anche di altre raffigurazioni.

Il culto è diffuso in una cinquantina di località del Nord Italia e del Canton Ticino; la sua festa è il 12

luglio.

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S. Miro

È venerato a Sorico, sul lago di Como. Nacque a Canzo paese sullo stesso lago,

verso il 1306. Da giovane donò tutto ciò che possedeva ai poveri e si mise a

condurre vita eremitica, prima nei dintorni del paese natio, Canzo, poi a Sorico, in

diocesi e in provincia di Como, sulla Riviera del Lario.

Alcuni studiosi lo classificano appartenente al Terz’Ordine Francescano, altri lo

negano. Dopo una vita durata 75 anni, in gran parte dedita all’eremitaggio ed alla

mortificazione nella povertà, Miro morì nel 1381 e venne sepolto a Sorico nella

chiesa di S. Michele (oggi chiamata di S. Miro), situata su un vicino colle.

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Puria

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Puria 504 m

La frazione di Puria è un antico insediamento esteso su un dosso soleggiato in lieve

pendio con la chiesa all'estremo limite orientale, nel cuore di una verde valle aperta a

ventaglio verso sud. Puria è stata, in passato, un nodo viario importante all'interno della

valle. Vi convergeva la via proveniente dal lago di Como, nella quale confluivano le

mulattiere delle valli Sanagra, Cavargna, Colla (CH), Rezzo (Passo Stretto), e le vie

provenienti da Castello, da Bré e dall'alto Luganese. Vi arrivava il sentiero da Loggio e ne

usciva quello per Dasio. La via centrale all'interno del paese è la via Salomone, che alla

fine si allarga e prosegue rettilinea per una cinquantina di metri col nome di Via al

Tempio fino al sagrato dell' Assunta, la parrocchiale, la cui facciata le fa da fondale. Sulla

piazza del Congresso si trova Palazzo Pozzi (eretto verso il 1741) sulla cui facciata sono

ancora visibili alcune decorazioni. Don Filippo Maria Pozzi possedeva in questo palazzo

un oratorio privato che oggi è stato incorporato in un'abitazione. All'oratorio si accedeva

per una rampa detta «Via dell'oratorio», nome che ha ancor oggi. Gli arredi del soppresso

oratorio Pozzi servirono all'oratorio di San Pietro e della Madonna delle Grazie eretto nel

centro del paese sopra una raccolta di acque stagnanti detta Pozzaracca.

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Altra casa notevole è quella dell'architetto Pietro Gilardoni che eseguì molti lavori a

Milano nella prima metà del secolo XIX , sul lago di Como a Dongo e altrove. Morì nel

1839.

Ricordiamo anche la casa dei Costa, nel cui cortile si può ancora ammirare un affresco

raffigurante un’adorazione dei Magi.

In paese si trova anche la casa nativa di Pellegrino Tibaldi.

A Puria ci sono tre vecchi lavatoi. Il maggiore, situato all’inizio del paese, è stato

recentemente ristrutturato.

Sulla strada che porta a Drano c’è una grande croce di pietra fatta erigere nel 1937,

probabilmente come ringraziamento per il fatto che non ci fossero state vittime durante la

costruzione del ponte che collega le due frazioni della Valsolda. Il luogo è comunemente

detto “Pontone”, non a causa delle sue dimensioni, ma perché passa ad un’altezza

notevole sopra il ramo di nord est del fiume Soldo.

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Casa Costa, ora casa PiazzaNel cortile un affresco con

l’adorazione dei Magi

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I lavatoi e le fontane di Puria

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Palazzo Pozzi Palazzo Gilardoni

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Pellegrino Pellegrini

Pellegrino Tibaldi, detto il Pellegrini, nacque a Puria in Valsolda nel 1527 e morì a Milano nel 1596.

Compì a Bologna la propria formazione culturale, sia come pittore, sia come architetto, in un

ambiente che risente delle novità portate al nord da Giulio Romano e dal Serio.

Fondamentale è comunque, dal 1547 al 1549 il soggiorno romano che lo pose in contatto con l’opera

dei manieristi e di Michelangelo, e i cui frutti sono evidenti nelle prime opere compiute a Bologna.

Non ancora del tutto chiarita l’attività del Tibaldi (ricordato anche come ingegnere militare ad Ancona

e Ravenna) anteriore al suo arrivo in Lombardia, dove operò poi per tutta la vita.

Decisivo per la sua affermazione fu l’incontro con Carlo Borromeo, grazie al cui appoggio, l’artista

ottenne importanti commissioni.

Nominato architetto del Duomo di Milano (per il quale eseguì molti lavori, tra cui il battistero, 1567),

Tibaldi svolse una vastissima attività professionale di progettista e consulente tecnico. Concluse la

sua carriera nuovamente come pittore, alla corte di Filippo II in Spagna.

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Chiesa della Madonna Assunta

Pala

Presbiterio Cappella di S. Carlo

Cappella della Madonna

Cappella di S. AntonioCappella di S. Eurosia

Tomba di Pellegrini e Cupola

Sacrestia e oratorio di S. Pietro

Santi:EurosiaCaterina

LuciaAntonio

Madonna Assunta

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La chiesa di Puria, edificata nel 1200 e totalmente rifatta nei sec. XVI-XVII, è dedicata a

Santa Maria Assunta. Come tutte le chiese dell’epoca è orientata da est a ovest. Tempo

fa all’esterno della chiesa si trovava il cimitero del paese, utilizzato soprattutto nel

periodo della peste. La chiesa è in parte frutto dell’ingegno di Pellegrino Tibaldi, nato a

Puria nel 1527, che ha sembra aver progettato la facciata e la cupola ottagonale. Ha

forma di croce latina, con un braccio leggermente più lungo. All’esterno, sulla parete

sinistra, si vedono i resti di finestre successivamente murate.

Al suo interno ci sono 4 cappelle: nel transetto quella dedicata a S. Carlo e alla

Madonna, nella navata una dedicata a Sant’Antonio, a S. Bernardo e San Lucio; e sul

lato destro a Sant’Eurosia, Santa Lucia, e Santa Caterina. Nella cappella dedicata a San

Carlo ci sono affreschi rappresentanti San Carlo che adora il chiodo, la sua visita a San

Mamete e l’attentato alla sua vita.

PARROCCHIALE DI S. MARIA ASSUNTA

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All’interno di un piccolo locale, un tempo utilizzato come confessionale degli uomini, si

trova un dipinto, un tempo all’esterno, rappresentante la Trinità: Dio che abbraccia Gesù

crocifisso.

Nella sacrestia, restaurata di recente, si trova una tela proveniente dalla cappella privata

del Palazzo Pozzi.

Al centro della chiesa c’è una lapide di pietra che sembra indicare il sepolcro di

Pellegrino Tibaldi.

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Altare maggiore: pala dell’Assunta

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Presbiterio: Annunciazione,Nascita, Adorazione dei Magi,

Fuga in Egitto

Sulla volta: l’incoronazione di Maria

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Affreschi della

cappella della

Madonna: opera dei

fratelli Pozzi

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Affreschi della Cappella di S. Carlo raffiguranti l’attentato alla sua vita e la visita pastorale a S. Mamete

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Pala di S. Eurosia di Francesco Pozzi e Cappella di S. Antonio

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Iscrizione presente sulla casanativa del Pellegrini

Possibile sepolcro del Pellegrini

Cupola ottagonale probabilmenteprogettata dal Pellegrini

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Tela proveniente dall’oratorio di palazzo Pozzi, prima utilizzata

nell’oratorio di S. Pietro e ora situata nella sacrestia dell’Assunta.

Rappresenta laMadonna del Buon Consiglio con S. Antonio, S. Carlo, S. Camillo

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SAN ROCCO 618 m

Chiesetta di San RoccoA circa un chilometro, a monte di Dasio, verso occidente, si trova l'Oratorio di San Rocco, a pianta circolare che ricorda le chiesette inserite nel perimetro dei "lazzaretti" per il ricovero degli appestati nelle epidemie del XVII secolo. All'interno una pittura raffigura il Santo.

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S. Rocco

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Santa Caterina

Entrata nelle Mantellate, condusse una vita di penitenza e di carità verso i

condannati e gli infermi. Portata al misticismo, ricevette le stigmate. Entrò in

contatto con grandi personalità tra le quali Gregorio XI che convinse a riportare

la sede pontificia da Avignone a Roma e dal quale ottenne diverse concessioni

a favore del proprio Ordine. Le sue opere più importanti ci offrono una sintesi

dell’esperienza domenicana, agostiniana, francescana e mistica con cui entrò

in contatto, ravvivata dalla sua mente illuminata dall’intima unione con Dio.

Insieme a San Francesco d’Assisi è Patrona d’Italia.

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Montpellier (Francia), secolo XIV - 16 agosto di anno imprecisato. Le fonti su di

lui sono poco precise e rese più oscure dalla leggenda. In pellegrinaggio diretto

a Roma dopo aver donato tutti i suoi beni ai poveri, si sarebbe fermato ad

Acquapendente, dedicandosi all'assistenza degli ammalati di peste e facendo

guarigioni miracolose che diffusero la sua fama. Peregrinando per l'Italia

centrale si dedicò ad opere di carità e di assistenza promuovendo continue

conversione. Sarebbe morto in prigione, dopo essere stato arrestato presso

Angera da alcuni soldati perché sospettato di spionaggio. Invocato nelle

campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali, il suo culto si

diffuse straordinariamente nell'Italia del Nord, legato in particolare al suo ruolo

di protettore contro la peste.

San Rocco

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S. Antonio

Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel

cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in

una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più

di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti

dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi

figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo,

sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte

lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da

Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il

Concilio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo

delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.

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Santa Eurosia

Santa Eurosia nacque nell’anno 864. Nell’anno 880 San Metodio si recò a Roma da Papa Giovanni

VII, questi era impegnato in un difficile caso, trovare una degna sposa per il figlio del conte spagnolo

d’Aragona, impegnato nella lotta contro gli invasori arabi saraceni. Il Papa chiese aiuto a San Metodio,

il quale senza dubbio alcuno indicò la giovane principessa Eurosia. Santa Eurosia, lasciò il proposito

di dedicarsi totalmente a Cristo, vedendo nell’intervento del Papa un supremo disegno della volontà di

Dio. Iniziò così il viaggio verso la Spagna, era l’anno 880. Arrivati però ai Pirenei, la comitiva fu

assalita dai banditi saraceni. Il capo decise di volere per sé Eurosia, la quale però si oppose

decisamente a tali diabolici progetti, e per questo subì un tragico martirio, le vennero amputate le mani

e recisi i piedi, quindi venne uccisa decapitata, aveva solo sedici anni. Contemporaneamente si

scatenò un grandinare furibondo, uno scrosciare spaventoso di acque, folgori e tuoni assordanti, venti

fortissimi. I saraceni fuggirono terrorizzati mentre dal cielo una voce più potente della tempesta

diceva: “Sia dato a Lei il dono di sedare le tempeste, ovunque sia invocato il suo nome!”.

Trovati miracolosamente le sue spoglie due anni dopo venne canonizzata a Jaca il 25 giugno, la sua

festa ricorre ancora oggi il 25 giugno. E’ invocata contro le tempeste. Il suo culto si diffuse in tutta la

Spagna e grazie ai soldati spagnoli anche nel Nord Italia, soprattutto nelle zone collinari vinicole, da

qui la spiegazione del culto di questa santa nel nostro paese.

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Madonna Assunta

Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel contesto

dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno

glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Madre. In tal senso

questo periodo liturgico deve essere considerato un tempo

particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore. Maria è la

tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo

quasi plasmata e resa nuova creatura. Già profeticamente adombrata

nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la

Vergine che concepirà e partorirà un figlio il cui nome sarà

Emmanuele.

Festa 15 agosto

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Madonna Immacolata

Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854.

L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso

della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore

esaltata quale regina dell'universo, perché fosse più pienamente conforme al

Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte. (Conc.

Vat. II, 'Lumen gentium', 59). L'Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno

di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. La 'dormitio

Virginis' e l'assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste

mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente

proclamata con la definizione dogmatica di Pio XII nel 1950.

Ricorrenza 8 dicembre.

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Madonna Addolorata

La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento

decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata

alla passione del Figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua

maternità assume sul Calvario dimensioni universali. Questa memoria

di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio

VII (1814).

Ricorrenza 15 settembre.

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Santa Lucia

Nacque a Siracusa, ma non si conosce con certezza la data. La sua vita d'altra parte è

intessuta di elementi leggendari, che stanno a testimoniare l'enorme venerazione di cui la

santa ha goduto e gode. La sua passio afferma che Lucia subì il martirio sotto

Diocleziano, per cui si è voluto fissare la data di nascita al 283. Secondo la passio la

giovane apparteneva a una ricca famiglia siracusana, promessa sposa a un pagano. Per

una malattia della madre compì un viaggio a Catania, per visitare il sepolcro di S. Agata,

sul quale pronunciò il voto di conservare la verginità. Distribuì perciò i beni ai poveri e

rinunciò al matrimonio. Arrestata su denuncia del fidanzato, fu sottoposta a diverse

torture. Per sfuggire al carnefice si strappò gli occhi. Solo dopo questi tremendi tormenti

cadde sfinita e morì. Le sue ossa non si trovano a Siracusa in quanto, come pare,

trafugate dai bizantini, furono portate a Costantinopoli, da dove furono saccheggiate dai

Veneziani. L'iconografia risente fortemente dell'episodio dello strappo volontario degli

occhi in quanto la santa è raffigurata con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi..

La sua festa cade il 13 dicembre.

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Drano

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Drano 473 m

Questo paese, che fino a qualche decennio fa era il più piccolo della Valsolda, ha avuto

in questi anni un notevole sviluppo urbanistico che l'ha trasformato. Il vecchio nucleo del

paese è posto a strapiombo sopra una collinetta e domina la valle sottostante. Qui si

trovano due antiche case: casa Pezzi e casa Prata. Domenico e Giacomo Pezzi furono,

nel seicento, l'uno curato e l'altro ricco mercante a Venezia. Casa Prata, oggi Sambucini,

ha un doppio ordine di logge con colonnine e un oratorio interno. Nella parte alta del

paese, in una minuscola piazzetta intitolata a S. Simone, si trova la chiesetta di Drano,

dedicata ai SS. Innocenti. Lungo le contrade si notano resti di stemmi e portali decorati,

testimonianze di signorili edifici. Dalla piazza parte la mulattiera che porta ai pascoli di

Rancò e al Passo Stretto.

All'imboccatura del viottolo si trova il lavatoio, recentemente ristrutturato.

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Casa Prata

Casa Pezzi

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Lavatoio e vicoli

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Chiesa dei SS. Innocenti

• Pala altare maggiore

• Tele del ‘700

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Chiesa SS. Innocenti

La chiesa fu anticamente dedicata a S. Simonino, un bimbo martire del

1475, presente nella pala dell'altare maggiore che raffigura la sua

gloria tra i Santi. Successivamente il suo culto fu associato a quello dei

bambini trucidati da re Erode e ora la chiesetta è intitolata ai SS.

Innocenti.

L'edificio appartiene alla parrocchiale di Loggio e all'interno vi sono

alcuni quadri interessanti risalenti al 1700: un' Annunciazione, una

Sacra Famiglia, una Madonna tra i Santi. Sopra l'ingresso è posto un

ritratto di S. Carlo.

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Tele del ‘700

Sacra famiglia

Annunciazione e Gloria di Maria

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Pala di S. Simonino Volta con l’incoronazione di Maria

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Loggio

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Loggio 370 m

Il paese di Loggio è posto al centro della Valle ed è l'unico agglomerato in posizione

pianeggiante. Il paese è percorso orizzontalmente da due contrade parallele, lungo le

quali si possono osservare vecchie abitazioni, spesso affrescate con temi religiosi. Nella

contrada superiore, in una piccolissima piazzetta, si trova casa Mossini. Sopra il portone

dell'entrata vi è un'immagine della Sindone con la Madonna dai sette dolori. Lungo la

facciata una serie di graffiti con putti. Il culto della Sindone, presente a Loggio, sembra

derivare da un periodo di emigrazione di alcuni lavoratori del luogo a Torino, in un

momento di ostensione della stessa. Sempre nella contrada superiore c'è casa della

Vignora con un triplice loggiato interno. Da qui parte un viottolo che collega il paese con

Drano, sentiero ripido chiamato Scarell. Nelle vicinanze si può osservare un lavatoio

coperto, cinquecentesco, con una mola circolare in pietra.

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Uscendo dal paese, verso ovest, si arriva a una piazzetta da cui parte sia la scalinata

che porta alla parrocchiale proseguendo poi come mulattiera verso la valle alta, sia il

sentiero che porta a S. Mamete. Prendendo l'acciottolato che scende si arriva ai prati di

Campò e ai Dossi, oltre i quali si trova il cimitero e l'oratorio di S. Carlo all'Esquilino. Il

tempietto ha una base ottagonale, sormontata da una parte circolare: sorge nel punto in

cui vi era una cappella dedicata alla Madonna delle Nevi.

In cima alla scalinata, oltrepassata la casa Effata, oratorio di Loggio, c'è la chiesa di S.

Bartolomeo.

I due edifici comunicavano attraverso un sottopassaggio. All'ingresso del sagrato si trova

un ossario, utilizzato soprattutto nel 700. Le pareti, ormai scrostate, erano

completamente affrescate con motivi allegorici riferiti alla morte. Si intravedono ancora

alcune scene in cui la morte è rappresentata con la falce e una scritta dice :"Nemini

parco".

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Lavatoio cinquecentesco con mola circolare

Casa Mossini con affresco della “Sindone”

Vicolo

Scuola

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Chiesa di S. Bartolomeo

Altare maggiore

Presbiterio

Cappelle

Dipinti maggiori

Ossario

San Carlo in Esquilino

Santi:

Bartolomeo

Giovanni Battista

S. Lorenzo

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Parrocchiale di S. Bartolomeo

La Chiesa di Loggio è dedicata a S. Bartolomeo e risulta già esistente nel 1612. Ha una navata unica

con quattro cappelle laterali. L'interno è ricco di dipinti e di stucchi. La chiesa era rinomata per la

bellezza dei suoi paramenti e per la sua tappezzeria funebre. Questi dodici teli che raffiguravano

personaggi allegorici (Re: potenza, Papa: porpora....) venivano esposti in occasione della morte del

Papa o dell‘Arcivescovo milanese. La pala dell'altare maggiore, dipinta da Tommaso Bellotti nel 1760,

rappresenta il martirio di S. Bartolomeo.

Ai due lati del presbiterio c'è una predicazione del Battista e S. Lorenzo che elargisce l'elemosina ai

poveri.

Le quattro cappelle sono dedicate: alla Madonna, a S. Antonio, al Crocifisso e una molto particolare

alla Scuola dei Morti, antica confraternita valsoldese. Il quadro centrale rappresenta un angelo che

toglie un'anima dal Purgatorio. Nella parete ovest, sopra il portone d'ingresso, c'è un grandioso

affresco di Giovan Battista Pozzi, o Pozzo, rappresentante Il trionfo dell'Eucarestia. Il papa seduto

su un cocchio trainato da cavalli, alza l'Ostensorio, mentre sotto le ruote vengono schiacciati e

stritolati i mali del mondo. L'affresco porta la data del 1690.

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Trionfo dell’ Eucarestia di G. Battista Pozzo

Cappella del crocifisso

Cappella della scuola dei morti

Religione alata: sacrestia

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Altare maggiore: martirio di S. Bartolomeo

Nel presbiterio:

Predicazione del Battista

S. Lorenzo che elargisce l’elemosina

Pulpito in legno intarsiato con pannelli decorati

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S. Bartolomeo apostolo

Nato a Cana di Galilea, fu condotto a Gesù dall'apostolo Filippo. Dopo

l'Ascensione del Signore, è tradizione che egli abbia predicato il

Vangelo nell'India, dove fu coronato dal martirio. Il "Martirologio

romano" di lui scrive: "predicò nell'India il Vangelo di Cristo; recatosi

nell'Armenia Maggiore, avendo convertito moltissimi alla fede, fu dai

barbari scorticato vivo, e, per ordine del re Astiàge, colla decapitazione

compì il martirio. Il suo corpo è adorato a Roma sull’Isola Tibertina".

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Fu il primo diacono di Roma, con il compito di distribuire ai poveri

quanto raccolto fra comunità cristiane della città. La tradizione ci

tramanda le vicende legate alla sua morte, di come abbia incontrato

Papa Sisto II, condotto al martirio, di come abbia rifiutato di consegnare

i “ tesori" della Chiesa a lui affidati e di come abbia subito il supplizio

della graticola, che è divenuto il suo motivo iconografico peculiare.

Tuttavia è quasi certo che Lorenzo sia stato martirizzato il 10 agosto

come il suo vescovo, che secondo S. Damaso, venne decapitato in un

cimitero insieme a sei diaconi.

S. Lorenzo

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S. Giovanni Battista

Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa,

imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo

fece decapitare. Egli è l'amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si

eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: 'Ora la mia gioia è compiuta; egli

deve crescere, io invece diminuire. Alla sua scuola si sono formati alcuni dei

primi discepoli del Signore.

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L'OSSARIO DI SAN BARTOLOMEOÈ una cappella di pianta quadrata costruita nei primissimi anni del Settecento, quando fu ordinato di raccogliere tutte le ossa delle tombe espurgate. Le facciate, portano tracce di

dipinti allegorici sul tema della morte.

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Oratorio di San Carlo in

Esquilino (Loggio)Questo oratorio era la seconda delle sette

stazioni per la quale si sarebbe svolta la via

sacra progettata dai Valsoldesi in onore del

loro arcivescovo. Nel luogo esisteva già una

cappella dedicata alla Madonna delle Nevi

Oratorio di S. Carlo di

Cressogno

Si trova sulla mulattiera che da Cressogno

conduce alla Caravina. All'interno la pala

principale rappresenta il Santo con un

angelo; la volta, discretamente conservata,

mostra "la gloria di S. Carlo".

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S. Carlo Borromeo

Arcivescovo di Milano, dispiegò in una vita relativamente breve un'intensissima

attività pastorale, consumando le sue energie nell'impegno ascetico, nella

carità e nella riforma della Chiesa. È fra i grandi promotori del rinnovamento

nella fede e nei costumi sancito dal Concilio di Trento. Espresse attraverso i

seminari e le disposizioni sinodali un nuovo modello di pastore d'anime, che

unisce l'austerità e la preghiera allo zelo apostolico. La sua azione riformatrice

si estese alla disciplina liturgica (del rito romano e ambrosiano), alla catechesi e

alla cura dei poveri. La sua carità pastorale si manifestò specialmente nella

famosa peste di Milano.

Per la Valsolda si dice che il Santo avesse una predilezione particolare, tanto

che, pur trascurando altri titoli onorifici, egli amava dirsi «Signore della

Valsolda».

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A questa Valle dedicò due visite pastorali, nel 1570 e nel 1582: tra la prima e la

seconda, durante l'imperversare della peste, egli mandò soccorsi materiali ed

aiuti morali, soprattutto a Dasio, il paese più colpito dal morbo. Dasio lo

ringraziò direttamente (1577) scrivendogli fra l'altro che l'Incaricato

Arcivescovile, da lui mandato, aveva fatto di più del medico, il quale «non

aveva capito niente». Perciò, durante la seconda visita pastorale gli furono

preparati festeggiamenti ancora più solenni. Dopo la sua canonizzazione

(1610), essi si proposero di erigere in suo onore sette Cappelle - Oratorio (una

per ciascun paese), ad imitazione del Sacro Monte di Varese, ma per

mancanza di mezzi ne realizzarono solo tre, di cui una sulla verde erta sopra

San Mamete, la seconda in stupenda posizione panoramica presso Loggio, e la

terza presso il Cimitero di Cressogno.

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S. Mamete

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S. Mamete 272 m

S. Mamete è situato su un piccolo promontorio nel punto in cui il fiume Soldo sfocia nel

Ceresio. È il capoluogo della valle, sede del municipio e dell'ufficio postale ed è provvisto

di un pontile per l'attracco dei battelli. Ha una pittoresca piazzetta, attorniata da portici

che proseguono fino al lago. In questa piazza, un tempo non attraversata dalla statale

Regina, si svolgevano le attività commerciali e amministrative della valle. Attualmente vi

sono alcuni bar, negozi, banche e un albergo. Percorrendo suggestivi vicoli, nella parte a

monte del paese, si arriva al vecchio mulino e all'antica filanda, ormai diroccati. La via

Bellotti porta al municipio dove, nella sala consiliare si possono ammirare due tele del

pittore valsoldese Paolo Pagani. In una è rappresentato "Il sacrificio di Isacco" e nell'altra

un "Santo con due putti". Nel giardinetto davanti al municipio un sottopassaggio porta al

parchetto pubblico di San Mamete: piccolo, ma grazioso spazio provvisto di una piscina

per bambini e di una spiaggetta con un'incantevole vista sul lago.

Il fiume Soldo divide il nucleo del paese dalla zona di Casarico, dove si può ammirare

Villa Claudia, un tempo Villa Lezzeni, con il suo bellissimo parco. La villa possiede un

oratorio privato dedicato a S. Filippo Neri.

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All'imbarcadero di Casarico ha inizio la vicenda del Piccolo Mondo Antico, che vede in una grigia

giornata tempestosa, arrivare dal viottolo che portava ad Albogasio, i Pasotti in procinto di imbarcarsi

per Cressogno. Li aspetta un pranzo, offerto dalla marchesa Maironi , a base di risotto e tartufi.

Oltre Casarico, in località Cadate, si trova il vecchio ospedale di Valsolda, ora solo in piccola parte

utilizzato dalla Croce Rossa. Lo stabile, un tempo villa Affaitati, fu donato da Monsignor Renaldi, col

vincolo di usarlo per i poveri della valle.

Dalla piazzetta di S. Mamete parte una scalinata che porta alla parrocchiale di S. Mamete e Agapito e

prosegue come mulattiera verso la valle alta.

All'inizio della scala uno stemma arcivescovile e una scritta che invita a non ricorrere ai tribunali,

identifica uno stabile che in epoca feudale era utilizzato come Pretorio. Ora è casa parrocchiale e al

posto delle vecchie prigioni è stata ricavata una cappella.

In cima alla scalinata si trova la Parocchiale. Più avanti uno dei tre Oratori di San Carlo, eretto nel

1610 in occasione della canonizzazione dell'arcivescovo. Il tempietto a forma circolare fu progettato

da Domenico Tibaldi, nipote del Pellegrini. All'interno una tela con il ritratto del Santo. La devozione

popolare racconta che S. Carlo, in occasione della sua seconda visita in Valsolda, mentre saliva

verso l'alta valle, si appoggiasse alla roccia lasciando con la mano un'impronta. I fedeli scolpirono in

quel punto una croce e successivamente fu scelto quel luogo per edificare l'Oratorio.

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Piazza Roma I giardinetti

Villa Claudia Ospedale Renaldi ex villa Affaitati

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Municipio di Valsolda: nella sala Consiliare due tele di Paolo Pagani

Sacrificio di Isacco e Santo con due putti

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Immagini della casa parrocchiale: ex pretorio

Traduzione:

Nei litigi giudiziari sorgono basse inimicizie, si perdono le spese, si incorrono travagli dello spirito, conseguono disonestà e delitti, si trascurano le opere buone e utili e spesso chi crede vincere soccombe e anche se vince, fatto il conto dei travagli e delle spese, non trova alcun guadagno.

Anno 1678

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Chiesa di S. Mamete e AgapitoL’altare maggioreIl presbiterioLe cappelleSan CarloI Santi:MameteAgapitoPietro da Verona

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Chiesa di S. Mamete e Agapito

La chiesa di S. Mamete è dedicata ai santi Mamete e Agapito. Essa possiede un bel

campanile romanico dell'XI secolo che un tempo era staccato dal corpo della chiesa.

Nella parte esterna dell'edificio si vedono i segni delle varie modifiche eseguite nel

tempo. Sul lato che guarda verso il lago si notano affrescati alcuni stemmi di Arcivescovi

milanesi, Signori della Valsolda. All'interno la chiesa presenta un'unica navata con

quattro cappelle laterali. Dietro l'altare maggiore vi è un antico dipinto raffigurante la

Madonna col Bambino e San Mamete, ma la visuale è ostruita dall'altare stesso. Sui due

lati del presbiterio sono rappresentate due scene della vita di S. Mamete: la cattura

effettuata dai soldati di Alessandro e la morte nella fornace, eseguiti dal pittore Salvatore

Pozzi di Puria. Le cappelle a sinistra raffigurano: una pietà con S. Pietro martire e S.

Domenico e nell'altra varie raffigurazioni dell'angelo custode. La cappella è un

interessante esempio di pittura illusionistica.

Nelle cappelle a destra troviamo: un altare della Madonna e nell'altra una tela con lo

sposalizio della Vergine. All'ingresso del sagrato, c'è un ossario sulla facciata del quale si

intravedono decorazioni ormai scolorite.

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Madonna con S. Mamete

Martirio di S. Mamete e cattura da parte dei soldatiAffreschi di Salvatore Pozzi

Altare Maggiore

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Le Cappelle:•Sposalizio della Vergine

•L’angelo custode

•Altare della Madonna

•Pietà con Maria, S.Pietro da Verona e

S.Domenico

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Oratorio di San Carlo in San Mamete.L'edificio, di forma circolare, fu eretto nel 1612 ed è posto su una rupe che domina

paese. All'interno una pala raffigurante il santo in meditazione. Il progetto è attribuibile a Domenico Pellegrini

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Fusciana e Cadate Sasso Rosso e Casarico

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San Pietro da Verona

Nato da genitori eretici manichei, l’innata rettitudine del cuore gli fece intuire subito da

che parte si trovasse la verità. A sette anni imparò alle scuole dei cattolici il Credo, che

per lui non sarà una formula qualunque, ma un principio di vita e una luce che rischiarerà

per sempre il suo cammino. Entrato nell’Ordine, anelante le sante lotte per la fede, nei

lunghi anni di preparazione al futuro apostolato, mise le basi di quella robusta santità che

fece davvero di lui un atleta di Gesù Cristo. Un giorno confidò a un confratello che da

quando era sacerdote, celebrando la S. Messa, alla elevazione del calice aveva sempre

chiesto al Signore la grazia di morire martire, tale era l’ardore della sua fede e della sua

carità. Nominato nel 1242 Inquisitore Generale per la Lombardia, combatté senza posa

gli eretici con la spada della divina parola, finché fu ucciso per loro mano, come egli

aveva predetto, sulla strada da Como a Milano. Mandante dell’omicidio fu Stefano

Confalonieri castellano della rocca di S. Martino a Castello.

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San Mamete

Il santo Mamete martire ed eremita, protettore della natura e degli animali,

visse nelle vicinanze di Cesarea di Cappadocia, l’attuale Kayseri. Fu giustiziato

sotto l’imperatore Aureliano nel 272 d.C. Di lui parla Basilio il grande in un

elogio pronunciato, mentre era vescovo di Cappadocia tra il 370 e il 379, in un

santuario dedicato appunto a S. Mamete. Un tardo affresco del 1300, nella

parrocchiale di Valsolda S. Mamete, lo ritrae in tipici abiti orientali, mentre un

dipinto del 1613 riprende la tradizione del santo, rappresentandolo in un

ambiente agreste, attorniato da animali domestici e leoni.

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S. Agapito

Agapito, diacono, santo, martire di Roma, fu sepolto unitamente a Felicissimo nel

cimitero di Pretestato. Nel IV secolo si rese necessario un ampliamento del luogo della

loro sepoltura, per il gran numero di pellegrini che lo visitavano. I suddiaconi che patirono

il martirio con Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano furono inumati nella cripta dei papi.

Nel 1049 le ossa d'Agapito vennero traslate in S. Maria in Via Lata da S. Leone IX. Le

sue reliquie si rinvennero il 24 agosto 1491 e con esse molte altre tra le quali quelle dei

martiri Ippolito e Dario; tutte furono temporaneamente portate nella chiesa di S. Ciriaco.

In S. Maria in Via Lata, l'8 maggio 1639, furono ritrovate nell'altare maggiore, in una

cassetta di piombo, alcune sue ossa con la dicitura: Corpus S. Agapiti Martyris. La

reliquia della testa risulta in questa chiesa da un inventario del 1454. Alcune reliquie dei

martiri Agapito, Felicissimo e Vincenzo sono nell'altare della cappella maggiore di S.

Maria della Consolazione.

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Cressogno

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Cressogno 277 m

Il paese di Cressogno si affaccia sul lago e il suo Santuario è posto all’estremo confine

della valle verso il territorio di Porlezza. È diviso in Cressogno inferiore, situato lungo la

riva, nella zona sottostante la statale Regina e Cressogno superiore che si estende dalla

Caravina fino a Loggio. A Cressogno inferiore troviamo la chiesetta di San Nicola e la

casa che nel “Piccolo mondo antico” era abitata dalla marchesa Maironi. Vicino alla villa

c’è un grazioso imbarcadero. A Cressogno superiore si trova la vecchia canonica sul cui

ingresso si vede ancora lo stemma dell’arcivescovo Federico Visconti e l'immagine di una

Veronica. Lungo la viuzza che attraversa il paese vi sono due lavatoi. Dalla parte a

monte partiva una mulattiera che conduceva a Dasio della quale rimane solo un piccolo

tratto iniziale. Proseguendo verso il Santuario si incontra un oratorio di San Carlo: l’ultimo

di quelli pensati dai Valsoldesi per glorificare il loro arcivescovo. Fu fondato nel 1617 e

progettato da Domenico Pellegrini, nipote di Pellegrino. Nella volta del tempietto è

raffigurato il Santo nella gloria del paradiso. Da questo luogo si può ammirare un

bellissimo scorcio di panorama del lago e dei monti sovrastanti.

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Imbarcadero

Casa Prina: casa della Marchesa Maironi in “Piccolo Mondo Antico"

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Lavatoio Inizio della vecchia via per Dasio

Veronicae

Stemmadell’

ArcivescovoVisconti

Sull’Ingresso

dellacanonica

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Chiesa di S. NicolaAltare maggiore

Presbiterio

Tele maggiori

Santi:

Nicola

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La chiesa di San Nicola è la parrocchiale più piccola di tutta la

Valsolda, ha una navata unica. Nel presbiterio vi sono due affreschi: in

uno è raffigurato San Nicola che ordina la distruzione di un tempio

pagano, nell’altro la consacrazione a Vescovo di San Nicola. Nella pala

dell'altare maggiore sono dipinti San Nicola e San Carlo che osservano

una Madonna che tiene in braccio un bambino. In una piccola cappella

a destra si possono ammirare due tele molto interessanti di Carlo

Preda: una rappresenta una Natività e l’altra un’Annunciazione.

All’esterno, nella facciata che guarda verso il lago, c’è una piccola

nicchia con una antica statuetta di San Nicola.

Chiesa di S. Nicola

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Annunciazione e Natività

Serie di tele con la storia di Noè

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Pala della Madonna nella gloria del Paradiso con S. Nicola e S. Carlo

Nel presbiterio:S. Nicola che ordina la distruzione di

un tempio paganoL’ordinazione a Vescovo di S. Nicola

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S. Nicola

San Nicola fu vescovo di Mira. Era nato a Patara nella Lisia (Asia Minore). La storia ci

dice che morì nell'anno 350. Ma perché é diventato un "portatore di doni" ai bambini? È la

tradizione leggendaria a raccontare i fatti che fecero nascere questa usanza diffusa nel

mondo. San Nicola, si racconta, venne a sapere che tre povere bambine della sua città,

sarebbero state vendute come schiave, perché la famiglia non poteva assegnare loro una

dote con la quale, divenute grandi, si sarebbero potute sposare. Allora il vescovo andò

solo nella notte, fino alla casa delle povere bambine e posò sulla finestra tre sacchetti

pieni d'oro.

Il suo amore per i piccoli é ricordato anche da un miracolo: resuscitò tre bambini durante

le persecuzioni degli ariani. Il vescovo di Mira é anche il patrono dei marinai e la Basilica

di Bari, che é una delle chiese più belle e più antiche di Bari, é ancor oggi meta di

pellegrinaggi da tutto il mondo.

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Santuario della Caravina

•L’altare maggiore

•Il prebiterio

•Le cappelle

•Dipinti

•I Santi:

Francesco

Domenico

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Santuario di Nostra Signora della Caravina

Il Santuario della Madonna della Caravina si trova proprio al limitare della Valsolda.

É situato ai piedi del monte Pizzoni in un luogo franoso, ma riparato e mite dove si

possono trovare ulivi e sempreverdi. Qui esisteva fin dagli inizi del 1500 una rozza

cappelletta campestre che aveva dipinto sullo sfondo la Madonna Addolorata con Gesù

morto sulle ginocchia. L'undici Maggio 1562, verso mezzogiorno, terminata a Cima una

processione di penitenza, due donne entrate nella cappelletta videro l'immagine

piangente da entrambi gli occhi. In breve, si sparse la notizia. Alcuni miracoli avvenuti

quel giorno e i giorni seguenti confermarono il pianto prodigioso.

Il risultato fu che l'Autorità Ecclesiastica dichiarò miracoloso il quadro della Caravina ed

ordinò la costruzione del Santuario. In occasione del primo centenario delle lacrime della

Madonna, verso il 1662, sull'area del primo Santuario, fu costruito l'attuale, su disegno di

Carlo Buzzi, architetto del Duomo e dell'Ospedale Maggiore di Milano.

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Il Santuario ha un'ampia navata unica con due cappelle laterali. Un altare con colonne di

marmo fa da cornice al dipinto originario della Madonna Addolorata. Sui lati opposti del

coro sono presenti due affreschi raffiguranti: La nascita di Maria e La Presentazione di

Maria al tempio, eseguiti dal pittore P. Comanedi. Nella Cappella Maggiore troviamo

un'Annunciazione di Salvatore Pozzi di Puria e una Visitazione a S. Elisabetta di G.

Battista Pozzo figlio.

Nell'arco e nella volta sovrastanti sono raffigurati gli apostoli che, di fronte a un sepolcro

vuoto, guardano verso il cielo dove avviene l'incoronazione di Maria. Le due Cappelle

laterali e l'arco sono opera dell'artista di Campione Isidoro Bianchi. Le cappelle fanno

riferimento a due confraternite esistenti in santuario: quella dei francescani e quella dei

carmelitani. Nell'altare di sinistra S. Francesco dà a S. Domenico il funicolo, nella pala

dell'altare destro la Vergine porge lo scapolare al beato Simone.

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Altare maggiore (Immagine originale dell'antica Cappella)Santuario: "Nostra Signora dei

Miracoli della Caravina".Il primo Santuario fu visitato nel 1570 e nel 1582 da S.

Carlo.

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Nascita di Maria e Presentazione al tempio di P. Comanedi

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Annunciazione: Salvatore Pozzi 1646

Visitazione: G. Battista Pozzo Junior 1640

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Cappella dei carmelitani Cappella dei francescani

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Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, dopo aver usato misericordia ai lebbrosi

(Testamento), si convertì al Vangelo e lo visse con estrema coerenza, in povertà e letizia,

seguendo il Cristo umile, povero e casto, secondo lo spirito delle beatitudini. Insieme ai

primi fratelli che lo seguirono, attratti dalla forza del suo esempio, predicò per tutte le

contrade l'amore del Signore, contribuendo al rinnovamento della Chiesa. Innamorato del

Cristo, incentrò nella contemplazione del Presepe e del Calvario la sua esperienza

spirituale. Portò nel suo corpo i segni della Passione. In lui come nei più grandi mistici si

reintegrò l'armonia con il cosmo, di cui si fece interprete nel cantico delle creature. Fu

ispiratore e padre delle famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome.

Pio XII lo proclamò patrono d'Italia il 18 giugno 1939.

S. Francesco

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Si distinse fin da giovane per carità e povertà. Convinto che bisognasse

riportare il clero a quella austerità di vita che era alla base dell'eresia degli

Albigesi e dei Valdesi, fondò a Tolosa l'Ordine dei Frati Predicatori che, nato

sulla Regola agostiniana, divenne nella sostanza qualcosa di totalmente nuovo,

basato sulla predicazione itinerante, la mendicità (per la prima volta legata ad

un ordine clericale), una serie di osservanze di tipo monastico e lo studio

approfondito. San Domenico si distinse per rettitudine, spirito di sacrificio e zelo

apostolico. Le Costituzioni dell'Ordine dei Frati Predicatori attestano la

chiarezza di pensiero, lo spirito costruttivo ed equilibrato e il senso pratico che

si rispecchiano nel suo Ordine, uno dei più importanti della Chiesa.

S. Domenico

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Castello

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Castello 451 m

Il paese di Castello è posto a strapiombo sopra un dirupo, meno ripido verso S. Mamete, più impervio nella

parte verso Puria chiamata per questo "Al pizz". Le case a ridosso dell'erta sono poste a semicerchio, le

altre nella fila dietro e poi a scalare verso monte dove si trovava l'antica rocca. Il paese è un labirinto di

vicoli, scalette, portici, anfratti, case addossate le une alle altre tipiche dei sistemi difensivi. Ovunque a

Castello si aprono scorci di panorama davvero incantevoli: dal sagrato della chiesa si può ammirare il lago

fino al S. Salvatore, il promontorio di S. Mamete, Oria e Albogasio; dal centro del paese si apre la vista su

Drano e Loggio e dal portico del Fighett appare inquadrata tutta l'alta valle con la sua corona di monti.

Salendo alla chiesetta dell'Addolorata, un tempo oratorio di S. Martino, si ha una visuale a 360 gradi

dell'intera valle. La chiesetta apparteneva un tempo al castello e sembra avere origini molto antiche visto

che risultava già abbandonata alla fine del 1500. Dell'antico castello rimangono solo le fondamenta con i

segni di quattro bastioni angolari. L'edificio è stato trasformato in un'abitazione privata. L'ultimo castellano

che si ricorda fu Stefano Confalonieri, , un nobile milanese che, nella metà del 1200, dava rifugio agli eretici

e che fu il mandante dell'uccisione di frate Pietro il cui martirio è raffigurato in molte chiese di Valsolda. Tra

le case di rilievo del borgo c'è la casa nativa del pittore Paolo Pagani, nato a Castello nel 1655. L'abitazione

è stata utilizzata fino agli anni '70 come scuola elementare ed ora è in corso un restauro per adibirla a

museo. Sui muri delle vecchie case si intravedono ancora affreschi, stemmi, stucchi e portali.

Page 135: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

I resti della vecchia rocca di S. Martino, ora abitazione

privata

Page 136: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Chiesa dell’Addolorata

La cappella faceva parte della rocca di S. Martino. Il più

antico riferimento all'esistenza del castello di

Valsolda è dato da una pergamena dell'Inquisizione Milanese, dove si legge una sentenza di condanna del

1295 nei confronti di Stefano Confalonieri, che proprio da questo castello propagava

l'eresia catara e dava rifugio agli eretici stessi.

La cappella già nel 1578 mostrava i segni del tempo ed è descritta come "fatiscente e abbandonata". Nel corso del tempo ha subito poi diversi

rimaneggiamenti e intonacature che hanno

ricoperto la sua antichità.

Page 137: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Vicolo

Casa Pagani

Piazza “Ruscett”

Entrata nord del borgo

Page 138: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Fontane di Castello

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Chiesa di S. Martino

Volta

Presbiterio

Affreschi

Artisti:I Pozzi

P. Pagani

Santi:Martino

Apollonia

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Chiesa di S. Martino

La chiesa, posta sul versante ovest del paese, in seguito a vari rifacimenti ha subito

un'inversione rispetto all'orientamento iniziale. Ha una navata unica e una sola finestra a

mosaico rivolta a nord: vi è rappresentato S. Martino nell'atto di dividere il mantello col povero.

L'interno offre uno spettacolo imponente e inaspettato. La volta del soffitto è completamente

affrescata e ricorda i dipinti di Michelangelo. È opera del pittore Paolo Pagani. Vi sono

rappresentati Giovanni Battista, l'assunzione della Madonna, le tre Sante, angeli e soldati in

un intreccio allegorico. Il presbiterio è opera della bottega dei Pozzi di Puria, vi sono

raffigurati i dodici apostoli rivolti verso la volta ad ammirare un Cristo trionfante. Più sotto sono

dipinte alcune scene della vita di S. Martino. Nelle quattro cappelle laterali troviamo: la

decapitazione di G. Battista, la Madonna del Rosario, le tre Sante: Caterina, Lucia, Apollonia,

la Madonna col Bambino. Recentemente è stato scoperto, sotto la tela della Madonna del

Rosario, un altro affresco del 1591 con lo stesso tema, ben conservato e attribuibile a Marco

Antonio Pozzi di Puria. In un angolo è posta una lapide con l'impronta di un piede e una scritta

spiega che è l'orma che Cristo ha lasciato sul terreno al momento dell‘Ascensione.

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La volta del Pagani

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Paolo Pagani

Paolo Pagani nasce a Castello Valsolda nel 1655 e a dodici anni si trasferisce con il padre a Venezia,

dove ha la sua prima formazione artistica. Intraprende lo studio del nudo, il suo cavallo di battaglia.

La svolta per la sua carriera avviene comunque nel 1690. Come erano soliti fare gli artisti valsoldesi

anche Pagani emigra, partendo per la Moravia e successivamente lavora in Austria, Germania e

Polonia. Nel 1696, ormai ricco e famoso, Pagani finanzia ed esegue a Castello, nella chiesa di

S. Martino, un capolavoro di arte barocca, introducendo per la prima volta in Lombardia la pittura

cosiddetta "a panorama", vale a dire una pittura da cupola in cui i gruppi dei personaggi distribuiti

lungo i cornicioni guardano verso il centro e sono visibili da più punti di vista: una pittura che sarà

portata alla sua massima perfezione da Giovan Battista Tiepolo nella seconda metà del Settecento.

Paolo Pagani muore a Milano il 6 maggio del 1716.

Di lui si conoscono oggi opere sparse in tutti i musei del mondo così importanti tanto da essere

nascoste fino a qualche tempo fa sotto attribuzioni a nomi importanti della storia dell'arte italiana

come Annibale Carracci, il Quercino o Giovan Battista Tiepolo.

Il suo stile contro corrente e ribelle non venne giudicato creativo, ma stravagante dalla critica del

tempo. Nei secoli seguenti nessuno fece ammenda e solo oggi si riconosce in Pagani un pittore

geniale nel panorama del barocco italiano.

Page 143: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Bottega dei Pozzi

Page 144: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Il presbiterio dei Pozzi : gli apostoli rivolti verso un Cristo trionfante

Page 145: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Ciclo di storie di S. Martino

di M. Antonio Pozzi

San Martino dà l'elemosina a un povero;

San Martino divide il suo mantello con un povero;

un Miracolo di San Martino

La Vergine consegna il rosario a San Domenico, affresco posto nella cappella della Madonna del Rosario coperto dalla pala del 1615. Un documento conservato nell'archivio della parrocchia lo assegna a Marco Antonio Pozzi.

Page 146: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Apollonia

Al tempo dell'imperatore Filippo ad Alessandria ci fu una tremenda

persecuzione contro i cristiani.

Tra gli altri, fu martirizzata l'anziana vergine Apollonia, alla quale ruppero tutti i

denti.

Poi accesero un gran fuoco e minacciarono di arrostirla, se non avesse

bestemmiato contro Gesù.

Apollonia finse di acconsentire, chiese un poco di tregua, approfittandone poi

per gettarsi volontariamente tra le fiamme. Era l'anno 249.

Per il particolare supplizio subito, è stata scelta quale patrona dei dentisti (e dei

loro pazienti).

.

Page 147: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Martino

Secondo la tradizione avrebbe dato prova della sua carità e anche

l’amore per il prossimo tagliando in due il suo mantello e donandone

metà ad un povero. Si ritirò a Ligugé, presso Poitiers, dove con un

gruppo di discepoli, fondò il primo monastero, divenendo presto

famoso in tutta la Gallia. Eletto vescovo di Tours (371), diffuse il

cristianesimo in tutta la Gallia occidentale. Martino fu uno dei santi più

popolari dell’Europa occidentale; centinaia di parrocchie e di comuni

presero il suo nome. E anche considerato il patrono dei soldati. Lottò

con energia contro le eresie, l’idolatria e la supremazia dei potenti.

Page 148: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

SUD OVEST

S. Margherita

ALBOGASIO 304

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Albogasio

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Page 150: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Albogasio 304 m

In epoca medioevale Albogasio fu il primo nucleo abitativo della rocca di S. Martino sostituito

poi dall'abitato di Castello. La frazione è divisa in due parti: Albogasio superiore e inferiore

collegate tra loro da numerose e ripide scalette. Ad Albogasio superiore spicca un'imponente

costruzione denominata Villa Salve. Il palazzo fu ideato, dall’architetto valsoldese Isidoro

Affaitati, che in Polonia progettò una costruzione quasi identica. Al centro della casa c’è un

cortile, che dà luce all’edificio, da cui partono le scale per gli appartamenti. La facciata ha un

doppio loggiato rivolto verso il lago. Nella piazza Malombra, vicina alla villa, si trova un lavatoio

costruito dal Comune nel 1867. Altro imponente edificio è il "Palazzo delle colonne". Albogasio

inferiore è posto a ridosso del lago e ha un pontile di attracco per le barche. Una graziosa

mulattiera, che costeggia il lago, lo collega ad Oria . Il paese è dominato dalla chiesa

dell'Annunciata che lo sovrasta dalla sua altura. Ad est della chiesa scende verso Cadate la

scala della Calcinera, dove, nel Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro localizza l'incontro tra Luisa e

la marchesa. La posizione a scala dell'abitato di Albogasio consente a quasi tutte le case di

godere del bellissimo panorama del Ceresio e della valle circostante.

Page 151: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

La Calcinera

Vicolo

Lavatoio

Page 152: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Villa Salve e palazzo delle colonne

Page 153: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Isidoro Affaitati

Isidoro Affaitati nacque ad Albogasio il giorno di Natale del 1622.

Fu grande divulgatore in Polonia di nuovi stili architettonici e di grandi

innovazioni nell’architettura ecclesiastica.

Primo architetto di re Giovanni Casimiro a Varsavia, aprì l’accesso alla

Repubblica Polacca a numerosi artisti della Valsolda.

Facile è constatare la grande somiglianza di Villa Salve ad Albogasio con Villa

Regia a Varsavia o della chiesa dei Francescani Riformati a Varsavia con la

Prepositurale di Santa Maria Annunziata ad Albogasio, progettata dall’artista

nel 1666, durante un suo soggiorno nel paese natale.

La Valsolda va giustamente fiera del suo figlio, architetto ardito, d’avanguardia,

che fu anticipatore di quello che poi fu l’architettura settecentesca.

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Chiesa dell’Annunciata

Altare Maggiore

Presbiterio

Cappelle

Artisti:Isidoro Affaitati

Santi:Santa Anna

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Chiesa dell'Annunciata

La chiesa di Albogasio inferiore è dedicata a Santa Maria Annunciata. È posta su uno sperone

roccioso. L'edificio iniziato nel 1500 ha subito nel tempo vari rifacimenti e la decorazione

interna fu in parte rifatta agli inizi del 1900. La chiesa fu progettata da Isidoro Affaitati,

probabilmente nel 1666 e, come villa Salve, ha un suo similare in una chiesa di Varsavia.

L'interno è a una navata con due cappelle laterali dedicate alle storie di S. Giuseppe e di S.

Anna opera di Giovan Battista Pozzo. Gli affreschi sono arricchiti da finte architetture che

creano un interessante effetto illusionistico. Inusuale la presenza, nella cappella di destra, di un

personaggio provvisto di occhiali.

Nella pala dell'altare maggiore è rappresentata un'Annunciazione, opera di Onorato Pagani, del

primo '900, mentre una tela simile, ma più antica, è posta sopra l’entrata, in controfacciata.

Nel presbiterio ci sono due dipinti che rappresentano la fuga in Egitto e la predicazione di Gesù.

Altri due quadri riproducono l’ultima cena e l’adorazione dei pastori.

Sul muro esterno della chiesa, verso il lago, sono visibili alcuni stemmi arcivescovili.

Page 156: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Affreschi di

Onorato Pagani primo ‘900

Page 157: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Volta e Pala dell’Annunciazione:

Versione antica in controfacciata

Page 158: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Cappelle di S. Anna e S. Giuseppe opera di G. Battista Pozzo

Page 159: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Particolari della cappella di S. Anna

Page 160: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Anna

Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore

e abita a Gerusalemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non

avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre

Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la

nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro

bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al

tempio i suoi doni: insieme con la bimba, dieci agnelli, dodici vitelli e cento

capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere

educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle

donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un

parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di

molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici.

Page 161: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Chiesa di S. Ambrogio

Altare maggiore

Presbiterio

Cappelle

Santi:Ambrogio

Page 162: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

La chiesa di Albogasio Superiore è una delle più antiche della valle ed è dedicata a Sant'Ambrogio.

Originariamente l'ingresso si trovava a ovest, verso il cimitero, mentre ora è orientata a nord. Ha una

facciata grezza e la parte più antica è il campanile, che viene fatto risalire al dodicesimo secolo.

La chiesa è a navata unica con due cappelle a destra e due a sinistra. Conserva molti dipinti del secolo

diciassettesimo e diciottesimo.

Nel presbiterio si trovano alcuni affreschi centrali di G. Battista Pozzo (1696) e laterali di Stefano Vignola

(1680), entrambi nativi di Puria, che rappresentano episodi della vita di S: Ambrogio: S: Ambrogio che

scaccia l’imperatore Teodosio dal tempio, la penitenza di Teodosio e la ribenedizione; l' incoronazione a

vescovo di Sant’Ambrogio e la sua morte.

Nella prima cappella a destra, dedicata a S. Fermo e Barnaba, del 1600, è rappresentata la Madonna con il

bambino in braccio; S. Rocco e un vescovo martire; ai lati S. Luigi con un giglio in mano e S. Antonio abate.

La seconda cappella a destra è dedicata a S. Francesco d’Assisi.

Nella prima cappella a sinistra è rappresentato S. Carlo in preghiera

Nella seconda cappella a sinistra si trova un dipinto rappresentante la crocifissione con la Vergine e S.

Giovanni da un lato, S. Carlo e S. Ambrogio dall'altro.

L’altare maggiore è circondato da un coro di legno.

Sopra la fonte battesimale si trova un dipinto del battesimo di Gesù.

Chiesa di S. Ambrogio

Page 163: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Ambrogio che scaccia Teodosio dal tempio e il pentimento di Teodosio opera di G. Battista Pozzi

Page 164: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Affreschi laterali del presbiterio: la morte di S. Ambrogio e la sua

incoronazione a Vescovo.

Opere di Pietro Vignola del 1680

Page 165: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Le Cappelle:

S. Francesco

S. Carlo

Madonna con bambino, un vescovo e S. Rocco,S. Antonio

S. Luigi ai lati.

Crocifissione con la Vergine,S. Giovanni, S. Carlo e

S. Ambrogio

Page 166: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Ambrogio

Di famiglia romana cristiana, governatore delle province del nord Italia, fu

acclamato vescovo di Milano il 7 dicembre 374. Rappresenta la figura ideale

del vescovo pastore. Le sue opere liturgiche, i commentari sulle Scritture, i

trattati ascetico - morali restano memorabili documenti del magistero e dell'arte

di governo. Guida riconosciuta nella Chiesa occidentale, in cui trasfonde anche

la ricchezza della tradizione orientale, estese il suo influsso in tutto il mondo

latino. In epoca di grandi trasformazioni culturali e sociali, la sua figura si

impose come simbolo di libertà e di pacificazione. Diede particolare risalto

pastorale ai valori della verginità e del martirio. Autore di celebri testi liturgici, è

considerato il padre della liturgia ambrosiana.

Page 167: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Muzzaglio 655 m

Page 168: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Muzzaglio

La cappella costruita presso

alcune stalle (oggi ristrutturate

come abitazioni) nella località

di Muzzaglio, è dedicata alla

Madonna. La ricorrenza cade

il 12 settembre, festività del

SS. Nome di Maria

Page 169: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Camporgna

Page 170: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Oria

Cerca nell’immagine

Page 171: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Oria 272 m

La frazione di Oria è posta all'estremo confine ovest della Valsolda e segna il punto di

valico con la Svizzera . Il nucleo si distende lungo la riva del lago e gode di una maggior

tranquillità rispetto agli altri paesi lacustri poiché non è attraversato dalla Statale. Una

panoramica mulattiera lo collega ad Albogasio. Il centro è costituito da un grazioso

imbarcadero, un portico che dà accesso al pontile e una pittoresca piazzetta a forma di

anfiteatro con due scalinate laterali. A lago vi sono belle ville con piccoli giardini.

Dall'imbarcadero un sentiero conduce alla villa del Nisciorée e alla dogana.

A lago è anche la chiesetta parrocchiale, col suo sagrato dagli alti cipressi che dà

accesso a quello che, nel Piccolo mondo antico, era l'"Orto di Franco". Il giardino è

formato da un viale ricoperto da un pergolato di glicine e da un praticello ben curato dove

svettano alcuni cipressi e un gigantesco pino marittimo col tronco avvolto da una siepe

d'edera. Dall'altro lato del sagrato c'è la Villa del Fogazzaro. Dalla viuzza che la

attraversa si può notare la darsena dove il poeta ambienta la morte di Ombretta.

Page 172: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

La casa è formata da una cinquantina di stanze, ancora arredate come al tempo del

Fogazzaro e vi si possono osservare oggetti, foto, ricordi che gli sono appartenuti.

Interessanti stanze sono: il salone "Siberia", chiamato così perché posto sopra la

darsena e quindi freddo, la biblioteca, la sala della musica, e il corridoio in cui sono

esposti i ricordi, tra i quali un servizio di piatti regalato all'attuale proprietario dalla regina

Elisabetta d'Inghilterra. Dal corridoio si accede al terrazzino nel quale, nel romanzo, lo zio

Piero accendeva il lumicino per segnalare la direzione quando Franco e Luisa uscivano

in barca nelle notti nebbiose. Bellissimi sono i giardinetti, posti su tre livelli, in cui si

trovano glicini, limoni, allori, siepi e una vecchia pianta di olea fragrans. Alla morte

dell'attuale Marchese Roi, la Villa verrà donata al F.A.I.

Page 173: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Villa Fogazzaro

Piazzetta

Stradina del Mainè

Page 174: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Casa Fogazzaro

Page 175: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Casa FogazzaroDarsena Giardino

BibliotecaSalotto “Siberia”

Page 176: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Villa del Nisciorèe

Page 177: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Chiesa di S. Sebastiano

Altare maggiore

Monumento funebre

Dipinti maggiori

Artisti:Carlo Barrera e altri

Santi:Sebastiano

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Martirio di S. Sebastiano di Carlo Barrera

Monumento funebre dedicato alla madre di

Carlo Barrera, nella lente una poesia .

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Quadro del 1944: testimonianza degli orrori della guerra

Cappelle:

Trinità

S. Rocco

Page 180: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Chiesa di S. Sebastiano

La chiesa è a navata unica, la pala dell'altare maggiore

rappresenta il martirio di S. Sebastiano ed è opera dello

storico valsoldese Carlo Barrera autore del libro: "Storia

della Valsolda" del 1864. Barrera fu storico, pittore,

architetto e anche poeta. Una lirica dedicata alla madre è

inserita nel suo monumento funebre presente in chiesa. A

destra un grande affresco del 1944 ricorda la tragedia della

seconda guerra mondiale.

Page 181: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Sebastiano

Cittadino di Milano, di famiglia Narbonese, fu comandante militare ai

tempi dell'Imperatore Diocleziano (III sec. d.C.), che lo fece uccidere

quando seppe della sua fede cristiana.

È invocato per guarire le malattie della pelle. Il 20 gennaio, giorno di S.

Sebastiano, si svolge la cerimonia della cera, offerta dal Comune di

Milano alla chiesa.

L'architetto Pellegrini fece anche un progetto, mai accettato, per la

facciata del Duomo. Del tempio di S. Sebastiano fece solo disegni,

mentre la realizzazione, con aggiunte e cambiamenti, fu affidata a

Martino Bassi e Fabio Mangoni.

Page 182: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Carlo Barrera e altri

Page 183: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Antonio Fogazzaro

Nacque a Vicenza nel 1842 in una famiglia benestante e crebbe con educazione

cattolica. Frequentò il liceo di Vicenza e proseguì gli studi alla facoltà di legge nelle

Università di Padova e Torino, conseguendo la laurea nel 1864. Dopo il matrimonio con

la contessa Margherita di Valmarana si trasferì a Milano dove maturò la propria

vocazione letteraria. Le prime opere furono: la novella in versi "Miranda" e la raccolta di

poesie "Valsolda", ma le opere più importanti furono dei romanzi. Sebbene ad un livello

più basso, rispetto a Pascoli e D'Annunzio, anche Antonio Fogazzaro fu interprete di un

nuovo modo di sentire, pur nella volontà di rimanere nel solco della tradizione, che è il

manzonismo in letteratura e l'ortodossia cattolica nell'ideologia. Di famiglia e di cultura

cattolica, ostile al positivismo materialistico, ma sensibile al discorso evoluzionistico di

Darwin, Fogazzaro tentò una conciliazione tra questo e le concezioni ufficiali della Chiesa

incorrendo nella condanna sancita da papa Pio X contro il modernismo. Morì a Vicenza

nel 1911.

Page 184: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

"Piccolo mondo antico" è un romanzo del 1891, ambientato al tempo del Risorgimento. In questa cornice

storica trovano equilibrio i diversi ingredienti della narrativa di Fogazzaro: l'ambientazione aristocratica, la

rappresentazione macchiettistica e dialettale delle classi inferiori, i contrasti sentimentali di anime nobili e

raffinate, la mescolanza di religione e sensualità, il tentativo di conciliare la fede con la scienza. Il suo

programma di un rinnovamento cristiano lo portò a condividere le posizioni, guardate con sospetto dalla

Chiesa Cattolica, dei modernisti, che ispirano largamente gli ultimi romanzi.

La trama di "Piccolo mondo antico": Sullo sfondo della guerra d'indipendenza del 1859, vi è narrata la

storia di Franco e Luisa, che si sono sposati senza il consenso della marchesa Maironi, la nonna di Franco

fedele all’Austria, e sono costretti a vivere a Oria, sul lago di Lugano, in ristrettezze economiche. Luisa,

dotata di un carattere energico e volitivo, biasima la debolezza e il sentimentalismo del marito. Il contrasto

tra i due coniugi si acuisce quando la loro figlia, Ombretta, muore annegata nelle acque del lago: Franco

saprà reagire al dolore cercando un conforto nella fede, invece Luisa si chiuderà in una cupa disperazione.

Solo quando Luisa rivedrà il marito in procinto di partire per la guerra, reso forte dalla sua passione

patriottica, si riconcilierà con lui. Il romanzo esorta a ritornare al "piccolo mondo" dell'intimità familiare a

quella "vita calma e sonnolenta di quella generazione, di quella gente campagnola, che passava buona

parte del suo tempo a giocare a tarocchi e a pescare con l'amo".

Piccolo Mondo Antico

Page 185: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Santa Margherita 272 m

Cerca nell’immagine

Page 186: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Santa Margherita

Sulla sponda opposta del Ceresio, di fronte a Oria, ai piedi del monte Bisnago, c'è un

piccolo agglomerato valsoldese chiamato S. Margherita. Il "paesino", raggiungibile solo

via lago, è formato da un piccolo nucleo di case, alcune ville a lago, qualche cantina e

una chiesa. Fino alla metà del 1900 una funicolare univa il paese a Lanzo Intelvi, ora si

vede solo una vecchia locomotiva adiacente all'albergo stazione ormai diroccato. A S.

Margherita esistevano anche due caserme della finanza, una è ora adibita ad abitazione

privata, mentre l'altra è stata acquistata del Comune che ha ripristinato l'attracco

posizionando un pontile mobile. Sulla facciata dell'edificio semidiroccato si vedono due

affreschi e a lato una vecchia torretta. Al tempo della peste del 1600 S. Margherita

venne utilizzato come lazzaretto allo scopo di contenere la diffusione del male.

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Chiesa di Santa Margherita

Santi:

Margherita

Interno

Page 188: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

Chiesa di Santa Margherita

La chiesa di S. Margherita venne eretta attorno al 1000 -

1100 . Ha un bel campanile romanico restaurato nel 1908 a

spese del senatore Antonio Fogazzaro. La campana porta

scritto: fusa nel 1233 e rifusa nel 1737. Nell'interno c'è un

affresco rappresentante la Madonna e S. Margherita col

dragone, datato 1426. Durante i rifacimenti è stato coperto

il dipinto di S. Lucia che affiancava la Madonna.

Page 189: Valsolda Nord-ovest Sud-ovest Nord-est Sud-est

S. Margherita

Originaria di Antiochia di Pissidia, Marina (o Margherita), fu affidata ad

una nutrice cristiana, che la fece battezzare e la condusse alla fede.

Cresciuta, fu chiesta in moglie dal governatore della provincia Olibrio,

ma al suo diniego e alla professione di fede cristiana, questi la fece

imprigionare e torturare. In prigionia il demonio la tentò più volte

apparendole nelle forme di un drago, ma Marina non cedette grazie

alla forza del segno della croce. Subì quindi il martirio. È invocata come

protettrice delle partorienti.

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Il territorio

L’ipotesi più accreditata fa risalire l’origine del nome nome Valsolda all’espressione latina vallum

solidum, ovvero sistema fortificato.

La Valsolda confina a nord con la Svizzera e la Val Cavargna; ad est con il territorio di Cima; a sud

con il lago di Lugano e ad ovest con la Svizzera.

La Valle, tutta rivolta a mezzogiorno, è soleggiata da mattina a sera e protetta verso nord da una

barriera di monti.

L'aspetto della Valsolda, per chi lo contempla dal lago, è veramente ameno e pittoresco, poiché alla

maestosa nudità delle rupi dolomitiche che dominano in alto, fa riscontro il delizioso panorama dei

villaggi disposti a scala per il pendio e i boschi che si stendono dalle rive, colmi di lussureggiante

vegetazione. Le case concorrono a dare un aspetto suggestivo. Il territorio dell'attuale Comune di

Valsolda ha forma, grossomodo, di anfiteatro semicircolare, aperto al centro verso il lago Ceresio,

limitato verso Porlezza dai Monti Pizzoni ( 1391 m ) e verso Lugano dalla Colmaregia ( 1814 m), dalle

Cime di Noresso ( 1721 m) e di Fiorina (1809 m), per tornare al lago ad oriente col Bronzone (1370

m), la Forcola (1197 m) e di nuovo coi Pizzoni.

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La Valsolda è costituita da due valloni che congiungono le acque del torrente Soldo prima di sfociare

nel lago. Il vallone occidentale proviene dal Monte Boglia e dall'Alpe di Castello (1488 m), l'altro

orientale dall'Arabione o Torrione (1805 m ) e dal passo Stretto ( 1101 m).

La superficie della Valsolda è di 31,64 Kmq.

Vi è compresa una parte della sponda opposta del lago, sul monte Bisnago, mentre è esclusa la

regione di Cima che fino al 1480 era incorporata alla Valsolda ed era chiamata «La cima», perché

segnava la punta estrema orientale della regione. In Valsolda l'inverno è breve e la neve difficilmente

vi si sofferma. Le piogge sono generalmente abbondanti in primavera ed in autunno, la nebbia è

rarissima e prevale il sereno. Dominano di frequente i venti locali che sono : il tivano, che spira il

mattino dal lago alla terra (est - ovest), la breva, che ha direzione opposta (ovest - est). Per la sua

fortunata posizione la Valsolda ha una vegetazione assai varia : dagli ulivi e limoni della riva, agli

abeti della Serte, ai faggi della Boglia.

Il lago prospiciente la Valsolda è chiamato Ceresio, secondo alcuni cosiddetto da certi popoli del

Belgio, chiamati appunto «Ceresi». È conosciuto più. comunemente come lago di Lugano dal nome

della principale località.

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Il nome « Lugano » è fatto derivare o dal celtico logh - an = acqua tranquilla; o da lucus = bosco

sacro; o da Lucani, o ancora da luanos (e con questo nome era già chiamato nel 951 d.C.).

II Ceresio ha una lunghezza di 31 Km., una larghezza massima di 4 Km, fra Caprino e Lugano, con

una profondità massima di 288 m tra Oria e S. Mamete.

I paesi della Valsolda anticamente erano, e lo sono ancor oggi, allacciati per mezzo di strade

mulattiere.

La strada che da Porlezza raggiunge Oria venne iniziata nel 1913 e terminata nel 1935.

La strada panoramica, che da Oria sale serpeggiando a Castello, iniziò nel 1955 e fu terminata

attorno agli anni 70.

La strada che porta nella valle alta fu costruita tra gli anni 30 e 40.

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Sostra e nevera dell’Alpe Boglia

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Affresco del 1426 raffigurante la Madonna con Santa Margherita che ha ai piedi il dragone sconfitto. Altare maggiore e statua di S. Margherita

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Vecchia funicolare che collegava S. Margherita a Lanzo

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Vecchia caserma, ora proprietà comunale

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Particolari della

vecchia caserma

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Cantine del “Doi” e vecchia cava dei sassi

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Lago Ceresio o Lago di Lugano