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MONTESILVANO (PESCARA)
AMMINISTRAZIONE COMUNALE COMMITTENTE
VARIANTE AL PIANO DEMANIALE MARITTIMO COMUNALE
OGGETTO
Dott. Geol. PALESTINI Christian Dott. Geol. RICCIARDI Alessio
TECNICI
COMUNE
RREELLAAZZIIOONNEE GGEEOOLLOOGGIICCAA EE
GGEEOOMMOORRFFOOLLOOGGIICCAA
ELABORATO
GEOSOIL Geologia - Geotecnica - Geofisica Piazza Caduti del Mare, 33/35 - 65126 Pescara
TELEFONO/FAX: 085.2120643 MOBILE: 349.4017738 - Dott. Geol. Christian Palestini
MOBILE: 347.1105362 - Dott. Geol. Alessio Ricciardi WEB: www.geosoil.it - E-MAIL: [email protected] - PEC: [email protected]
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IINNDDIICCEE
1 INTRODUZIONE .................................................................................................... 2
1.1 PREMESSA ......................................................................................................... 2
1.2 QUADRO NORMATIVO ........................................................................................ 2
2 INQUADRAMENTO DELL’AREA COSTIERA ........................................................... 4
2.1 CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE ................................................................... 4
2.2 CLIMA METEO-MARINO ...................................................................................... 6
2.2.1 Anemometria ............................................................................................... 6
2.2.2 Mareografia ................................................................................................. 8
2.2.3 Ondametria ................................................................................................. 8
2.2.4 Carta del rischio di inondazione costiera ....................................................... 11
2.3 TENDENZA EVOLUTIVA E RISCHIO DI VULNERABILITÀ DEL LITORALE .................. 12
3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO ............................................................................................... 15
4 CLASSIFICAZIONE SISMICA .............................................................................. 21
5 ELABORATI CARTOGRAFICI............................................................................... 24
6 PRESCRIZIONI GEOLOGICHE E GEOMORFOLOGICHE ...................................... 29
TAVOLE
TAVOLA 1 DIGITAL TERRAIN MODEL
TAVOLA 2 CARTA GEOLOGICA
TAVOLA 3 CARTA DI PERICOLOSITÀ IDRAULICA - PSDA
TAVOLA 4 CARTA DI INONDAZIONE MARINA COSTIERA
TAVOLA 5 CARTA DI EVOLUZIONE GEOMORFOLOGICA COSTIERA
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11 IINNTTRROODDUUZZIIOONNEE
1.1 PREMESSA
Il presente lavoro illustra i risultati di uno studio geologico e geomorfologico,
commissionato dall’Amministrazione Comunale di Montesilvano (PE) e finalizzato alla
VARIANTE AL PIANO DEMANIALE MARITTIMO COMUNALE; lo scopo del presente lavoro è
quello di analizzare gli aspetti geomorfologici della dinamica costiera, attraverso l’analisi dei
fenomeni meteo-marini, della pericolosità delle aree inondabili e dei possibili fenomeni
idraulici e sedimentologici che si possono innescare.
Lo studio è stato preceduto da un’attenta raccolta ed analisi del materiale cartografico
messo a disposizione dalla Regione Abruzzo e dal Settore Pianificazione - Gestione
Territoriale del Comune di Montesilvano, con particolare riferimento a:
� Carta Tecnica Regionale (CTR) in formato DXF con sistema di coordinate Gauss-
Boaga;
� Carta aerofotogrammetrica in formato DXF con sistema di coordinate Gauss-
Boaga;
� Ortofoto digitali: AIMA 1997, AGEA 2013, Province di L'Aquila, Pescara e Teramo -
2010, fascia costiera 2014, Regione Abruzzo 2001 e 2007, Google Earth.
Successivamente è stata consultata la “Relazione sullo stato della costa abruzzese”
redatta dalla Regione Abruzzo, in cui sono riportati numerosi dati e informazioni legate alla
dinamica costiera della nostra regione (caratteristiche morfologiche della costa, agenti
meteo-marini, aspetti socio-economici, etc.). Integrando tali dati con le conoscenze
geologiche e geomorfologiche del territorio, è stato possibile definire i principali processi che
governano la dinamica costiera di Montesilvano e produrre il materiale cartografico allegato
alla presente relazione.
1.2 QUADRO NORMATIVO
La Regione Abruzzo si è dotata, attraverso la L.R. n° 141/97 “NORME PER
L'ATTUAZIONE DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI DEMANIO MARITTIMO
CON FINALITÀ TURISTICHE E RICREATIVE”, di un Piano Demaniale Marittimo Regionale
(PDM). L’intento principale è stato quello di fornire una visione d’insieme, allo stesso tempo
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sintetica ed esaustiva, dei principali aspetti che caratterizzano la dinamica evoluzione della
fascia costiera della Regione Abruzzo, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche
dai punti di vista socio-economico ed urbanistico. Gli obiettivi specifici del PDM sono i
seguenti:
a) promuovere la tutela ambientale e lo sviluppo ecosostenibile nell’uso del demanio
marittimo;
b) garantire agli operatori turistici la possibilità di ottimizzare gli investimenti
dell’attività d’impresa;
c) favorire lo sviluppo omogeneo sulle aree demaniali destinate ad uso turistico-
ricreativo di tutto il litorale abruzzese, nel rispetto del patrimonio naturale e degli
equilibri territoriali ed economici;
d) offrire strutture e servizi di qualità al turismo balneare;
e) attuare la gestione integrata dell’area costiera;
f) tutelare il territorio nelle aree a rischio di erosione, attraverso l’arretramento e/o
la delocalizzazione degli interventi.
Da un punto di vista morfologico, il PDM classifica le spiagge abruzzesi in differenti
tipologie legate alla classe granulometrica prevalente dei materiali di cui sono formate; le
spiagge sono ulteriormente classificate in aree soggette ad alto, medio e moderato rischio in
base alla vulnerabilità morfologica ed alla sensibilità socioeconomica, così come risulta dallo
studio “Piano organico per il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa e di
gestione della fascia litoranea su scala regionale. Delibera CIPE 106/99” .
Il PDM costituisce l’elemento di base indispensabile ai singoli Comuni per dotarsi di un
Piano Demaniale Marittimo Comunale (PDMC) che, quindi, ha come scopo quello di
disciplinare l’utilizzo degli spazi demaniali marittimi ricadenti nel territorio comunale, con
finalità turistiche e ricreative.
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22 IINNQQUUAADDRRAAMMEENNTTOO DDEELLLL’’AARREEAA CCOOSSTTIIEERRAA
2.1 CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE
Il litorale di Montesilvano è parte integrante del sistema litoraneo della Regione
Abruzzo che si estende per circa 125 km tra le foci del fiume Tronto, al confine con la
Regione Marche, e del fiume Trigno, al confine con la Regione Molise. Geograficamente si
inserisce nella porzione centrale del grande arco disegnato tra i promontori del Conero a
Nord (nella Regione Marche) e del Gargano a Sud (nella Regione Puglia), seguendo
prevalentemente una direttrice NO-SE, anche se nel suo tratto più settentrionale tale
direttrice risulta prossima a un andamento N-S (355°-175°). Oltre a quelli sottesi dalle foci
del Tronto e del Trigno, a partire da Nord e proseguendo verso Sud, i principali bacini
idrografici insistenti sulla costa abruzzese sono quelli del torrente Vibrata, dei fiumi Salinello,
Tordino e Vomano, dei torrenti Calvano, Cerrano e Piomba, dei fiumi Saline, Pescara, Alento,
dei torrenti Foro e Feltrino e dei fiumi Sangro, Osento e Sinello.
Per caratteristiche morfologiche, petrografiche e sedimentologiche, il litorale di
Montesilvano è parte del sistema che si estende per circa 80 km dalla foce del fiume Tronto
sino ai primi rilievi del promontorio di Ortona, ovvero al promontorio di Torre Mucchia. Tale
tratto, alimentato dagli apporti solidi dei corsi d’acqua compresi tra Tronto e Foro, è
classificato come litorale basso a matrice sabbiosa e risulta caratterizzato da spiagge a
granulometria prevalentemente fine. Trascurabili o nulli risultano gli apporti solidi provenienti
da Nord (in quanto la foce del Tronto, anche per la presenza di opere di difesa fluviale e
litoranea in destra idrografica, costituisce un elemento di discontinuità morfologica) e da Sud
(per la presenza del Porto di Ortona). Il retroterra, dapprima collinare-montuoso (catena
dell’Appennino centrale), appare dolcemente degradante verso la fascia litoranea e presenta
una spiaggia di ampiezza variabile, con tratti tendenzialmente più estesi in corrispondenza
delle foci fluviali contraddistinte, almeno in passato, da un maggior apporto solido.
Il litorale del Comune di Montesilvano è parte della sub-unità fisiografica che, dalla
foce del fiume Saline a Nord, si spinge fino alla foce del fiume Pescara a Sud; tale sub-unità
è a sua volta parte dell’unità fisiografica che dal promontorio del Conero a Nord arriva fino al
promontorio di Ortona a Sud.
Per definizione, un’unità fisiografica naturale è definita come il tratto costiero nel
quale i materiali che formano, o contribuiscono a formare la costa, presentano movimenti
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confinati all’interno dell’unità stessa, ovvero scambi con l’esterno in misura non influenzata
da quanto accade al litorale. In definitiva, l’unità fisiografica rappresenta un segmento
costiero (che sottende uno o più corsi d’acqua) con comportamento autarchico in termini di
bilancio sedimentario. Il limite di un’unità fisiografica naturale è rappresentato dai soli
promontori rocciosi; le foci fluviali, infatti, non possono rappresentare, almeno in linea di
principio, il limite fra unità naturali adiacenti poiché il trasporto litoraneo può alternarsi sui
due lati della foce e modifiche anche piccole su un lato inducono una diversa ripartizione
degli apporti fluviali, influenzando pertanto anche il lato opposto.
In condizioni naturali, l’equilibrio dinamico che si realizza all’interno di un’unità
fisiografica risulta dall’interazione tra i seguenti processi:
- fenomeni di erosione dei versanti dei bacini idrografici sottesi dalle foci fluviali in
essa comprese e indotti dagli eventi meteorici;
- fenomeni di trasporto dei sedimenti derivanti da tale erosione lungo il reticolo
idrografico fino alla foce delle principali aste fluviali;
- fenomeni indotti dall’azione del mare, cioè lo smantellamento delle foci fluviali e la
distribuzione dei relativi sedimenti non solo ad opera delle correnti longitudinali
(long shore transport), ma anche trasversalmente ad opera delle correnti
trasversali (cross shore transport), ovvero con la dinamica creazione e
smantellamento degli apparati dunali.
Scendendo nel particolare, la sub-unità fiume Saline-fiume Pescara si sviluppa
secondo una direttrice NO-SE per circa 18 km e comprende i litorali di Montesilvano e di
Pescara Nord. Il tratto di costa è interamente difeso da tre serie di barriere distaccate
emergenti in massi naturali realizzate a partire dagli anni ’60. Lo stato attuale è il risultato di
molteplici interventi spesso improntati al salpamento e/o alla riqualificazione di barriere
realizzate precedentemente. Tale modalità di intervento ha interferito notevolmente con la
dinamica evolutiva naturale e ha prodotto effetti il più delle volte contrastanti e negativi per
le spiagge limitrofe alle zone d’intervento. Le barriere che difendono il tratto meridionale del
litorale di Montesilvano e l’inizio di quello di Pescara sono caratterizzate da un orientamento
obliquo (NNO) rispetto all’andamento medio della linea di riva e pressoché parallelo alla
direzione del moto ondoso più intenso e più frequente. Il litorale, in particolare lungo la zona
di sovrapposizione delle serie centrale e meridionale di barriere, è caratterizzato da una
esigua larghezza di spiaggia e da vistosi fenomeni erosivi imputabili in parte alla discontinuità
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tra la posizione delle due serie di barriere distaccate e in parte all’inclinazione delle barriere
rispetto allo sviluppo della linea di riva e alla direzione del moto ondoso incidente prevalente.
La foce del fiume Pescara costituisce l’estremità meridionale dell’unità fisiografica; l’armatura
della foce del fiume costituisce elemento di sbarramento alle portate solide provenienti dalle
spiagge poste a NO della foce stressa e trasportate dalla corrente marina longitudinale verso
SE. Inoltre la presenza del porto turistico di Pescara a SE della foce del fiume impedisce al
sedimento trasportato dalla corrente marina longitudinale diretta da SE verso NO di
raggiungere le spiagge poste a settentrione rispetto al porto.
2.2 CLIMA METEO-MARINO
2.2.1 Anemometria
L’ambiente marino costiero è un sistema dinamico in equilibrio tra forzanti terrestri e
forzanti marine; la scelta e la realizzazione degli interventi in ambito marino costiero non
possono prescindere dalla conoscenza delle naturali tendenze evolutive (clima, mareggiate,
variazione del livello del mare, etc.) e di tutti i fenomeni agenti sul sistema stesso.
Nello studio della evoluzione morfologica della costa di Montesilvano, il primo
parametro da valutare è costituito dal dato anemometrico, ovvero dalla distribuzione dei
principali venti che agiscono lungo costa; nel caso particolare della costa della Regione
Abruzzo, per quanto riguarda le misure anemometriche al largo, l’unica fonte di dati è
costituita dagli anemometri delle stazioni di misura (sistema ‘Marte’ installato dalla CAE –
‘Computer Applications Engineering’
nel 1992) collocate su alcune delle
piattaforme “off-shore” gestite dalla
divisione AGIP dell’ENI (Fig. 1). In
particolare, la stazione di interesse per
la costa di Montesilvano è quella
collocata sulla piattaforma denominata
R14 Fratello Cluster e R15 Giovanna.
Per quanto riguarda le misure
anemometriche in costa, la principale
fonte di dati è costituita dagli
anemometri delle stazioni
Fig. 1 - Stazioni di misura localizzate al largo e lungo la costa della Regione Abruzzo
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mareografiche della RMN (Rete Mareografica Nazionale) con particolare riferimento alla
stazione di Pescara.
Nell’ambito delle analisi climatiche, di particolare utilità è la
costruzione della rosa anemometrica del sito di interesse;
nella Fig. 2 è riportata la rosa anemometrica ottenuta per la
staziona della piattaforma R15 Giovanna e rappresentative
del clima anemologico al largo della costa di Montesilvano.
La rosa mostra come i venti più frequenti provengono da N
(340-20° N) e da SE (120-140° N). In particolare, nel caso
della stazione R15 Giovanna, gli eventi caratterizzati da una
velocità compresa tra i 0,5 e i 7,0 m/s provengono per il
28% dal settore 340-30° N e per il 26% dal settore 110-150° N. I venti più intensi (> 7,0
m/s) provengono per il 48% dal settore 340-30° N e per l’11% dal settore 110-150° N,
risultando caratterizzati da una frequenza di accadimento di circa il 6%. L’analisi delle rose
anemometriche stagionali mostra come il clima anemologico non presenta sensibili variazioni
stagionali per quanto riguarda le direzioni prevalenti del vento.
Analogamente, è possibile definire le caratteristiche
anemologiche in costa; la ricostruzione della rosa
anemometrica compiuta sui dati misurati all’interno del porto
di Pescara (Fig. 3) mostra come gran parte degli stati di
vento rilevati abbiano direzione di provenienza compresa tra
225° e 255° N, ovvero siano attribuibili all’incanalarsi dei
venti notturni provenienti da terra nella valle del Pescara;
tali venti, particolarmente frequenti durante i mesi estivi, si
inquadrano quali brezze di terra a spiccato carattere
catabatico.
L’analisi della rosa anemometrica mostra come il clima anemologico non presenti
sensibili variazioni stagionali per quanto riguarda le direzioni prevalenti del vento, anche se,
durante le stagioni autunnale e invernale, si denota un atteso accentuarsi del numero degli
eventi di intensità maggiore di 7,0 m/s lungo le direzioni NO e SE.
Fig. 2 - Clima anemometrico annuale della stazione R15 Giovanna
Fig. 3 - Clima anemometrico annuale della stazione RMN di Pescara
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2.2.2 Mareografia
In Abruzzo, le misure mareografiche vengono realizzate dalle stesse stazioni ove si
compiono misure anemometriche e barometriche, ovvero al largo dalle quattro stazioni
collocate sulle piattaforme “off-shore” di Eni divisione AGIP e, in costa, dalle stazioni facenti
parte della RMN. L’onda di marea astronomica ricostruita per i mareografi di Ortona e di
Pescara si presenta, in analogia con tutte le altre località del Mare Adriatico, del tipo misto a
dominante semidiurna.
In particolare, nella seguente tabella sono mostrati i valori massimi e minimi di livello
di marea astronomica per la stazione di Pescara registrati nel periodo 1996-2003.
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
LVmax (m s.l.m.) +0,65 +0,64 +0,63 +0,50 +0,79 +0,82 +0,49 +0,47
LVmin (m s.l.m) - 0,33 - 0,48 - 0,39 - 0,29 - 0,47 - 0,32 - 0,70 - 0,32
2.2.3 Ondametria
Il moto ondoso frangente costituisce il principale “motore” del trasporto solido
litoraneo nei nostri mari. La conoscenza del clima ondametrico al largo ed in prossimità della
costa risulta quindi, congiuntamente alla conoscenza delle variazioni del livello marino, dei
regimi del trasporto fluviale, nonché della morfologia della “fascia attiva” e, in particolare,
della linea di riva, un elemento determinante per la comprensione delle tendenze evolutive
dei litorali. Il moto ondoso costituisce inoltre la forzante fondamentale a cui sono soggette le
strutture marittime (costiere e offshore) e, quindi, la sua conoscenza è necessaria per il
dimensionamento di tali opere.
Trattandosi di una grandezza di origine meteorologica, la sua caratterizzazione può
essere eseguita solo su basi statistiche e quindi risulta fondamentale eseguire misure
protratte a lungo nel tempo e rivolte a definire serie storiche statisticamente significative dei
parametri ondametrici caratteristici. In estrema sintesi, i parametri ondametrici principali
sono costituiti da tre grandezze: altezza, periodo e direzione delle onde.
Lungo i 120 km di costa regionale, vengono eseguite sistematicamente misure
direzionali di moto ondoso alla sola boa ondametrica della Rete Ondametrica Nazionale
(RON) posta al largo di Ortona (42°24’02” N; 14°32’01” E). La boa, contraddistinta da un
settore di traversia geografico delimitato dal Gargano a SE e dal Conero a NO, è esposta al
mare aperto per un settore di traversia compreso tra i 330° e i 110° N.
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Nella Fig. 4 viene riportata la rosa annuale
rappresentativa del clima di moto ondoso medio annuale al
largo di Ortona. In analogia a quella anemometrica, la rosa
ondametrica esprime la distribuzione polare della frequenza
di occorrenza degli stati di mare per settori di provenienza
delle onde. Per ciascun settore direzionale, la differente
colorazione radiale dei “petali” della rosa indica la frequenza
percentuale di occorrenza delle onde per classi di altezza
d’onda significativa.
Per quanto riguarda il clima al largo di Ortona, l’analisi dei risultati mostra che gli stati
di mare più frequenti e caratterizzati da altezze d’onda più elevate provengono dal settore di
traversia NO-NE (320-50° N) che quindi può essere assunto quale settore di traversia
principale. In particolare, la percentuale degli eventi caratterizzati da un’altezza d’onda
inferiore a 0,5 m è pari a circa il 54%, mentre gli eventi caratterizzati da un’altezza d’onda
superiore a 0,5 m provengono per il 70% dal settore di traversia principale e per il rimanente
30% dalle altre direzioni. Gli eventi caratterizzati da un’altezza d’onda superiore a 0,5 m,
provenienti dal settore di traversia principale e dalle altre direzioni, hanno rispettivamente
per l’88% e il 97,5% altezza d’onda inferiore a 2,0 m. Nel settore di traversia principale si
sono verificate altezze d’onda superiori a 5,5 m, mentre negli altri settori l’altezza d’onda
massima non ha superato i 4,0 m. Le caratteristiche climatiche sopra indicate si possono
riscontrare anche analizzando gli eventi su base stagionale.
In conclusione, il moto ondoso più intenso (Hs > 3,5 m) proviene prevalentemente da
un limitato settore di traversia (320-50° N) e gli eventi estremi con Hs > 2,0 m sono
caratterizzati da una frequenza di accadimento contenuta (inferiore al 5%). Il clima di moto
ondoso non presenta sensibili variazioni stagionali per quanto riguarda le direzioni prevalenti
del moto ondoso. Tra gli stati di mare “significativi” (altezza d’onda maggiore di 0,5 m) quelli
più frequenti (circa il 37% degli eventi) sono caratterizzati da un’altezza d’onda inferiore a
2,0 m. La distribuzione degli stati di mare “significativi” (altezza d’onda maggiore di 0,5 m)
non presenta sensibili variazioni stagionali; in particolare, gli eventi provenienti dal settore di
traversia principale sono il 76% circa del totale sia in inverno che in estate e il 60% circa in
primavera e in autunno.
Fig. 4 - Clima del moto ondoso alla boa di Ortona
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Nella seguente Fig. 5 è riportato il
clima ondametrico posizionato
geograficamente rispetto alla costa della
Regione Abruzzo; si nota chiaramente
che la costa è soggetta ad un clima di
tipo bimodale potendosi distinguere 2
settori principali di provenienza delle
onde. Il primo, quello da Nord, è
caratterizzato anche dai massimi valori
dei “fetch” geografici; le onde che
ricadono in tale settore vengono
generate dalla bora, cioè da venti
provenienti dalla regione balcanica. Il
secondo, quello da Est, comprende anche
le onde generate dai venti che spirano da
Scirocco; infatti, i venti di Scirocco in Abruzzo, a causa dello schermo geografico operato dal
Gargano, danno luogo in costa a stati di mare provenienti prevalentemente da Est.
Ovviamente, la bimodalità ondametrica si conserva anche per quanto riguarda il
trasporto solido longitudinale, il quale risente localmente dell’orientamento della costa
rispetto alla direzione di provenienza delle onde. In conclusione si può affermare che
mediamente i litorali abruzzesi sono caratterizzati da un trasporto longitudinale dei sedimenti
di tipo bimodale, con inversione della direzione del trasporto in relazione alla direzione di
provenienza delle onde. Schematizzando l’orientamento della costa abruzzese nella direzione
Nord-Sud, risulta che la componente di trasporto solido proveniente da Nord è generalmente
prevalente, su base media annuale, rispetto a quella che proviene da Sud, anche se tale
prevalenza tende mediamente a diminuire procedendo lungo la costa da Nord a Sud, a causa
della conseguente rotazione della giacitura del litorale.
Come è stato osservato, il moto ondoso costituisce la forzante più importante a cui
sono soggette le strutture marittime. Inoltre, esso determina, tramite l’esplicarsi dei
fenomeni di sovralzo (“wave set-up”) e risalita d’onda (“wave run-up”), il livello raggiunto
dalla superficie marina a riva. Sia per il dimensionamento delle opere che per la valutazione
dell’inondazione delle aree costiere, risulta indispensabile associare i parametri caratteristici
Fig. 5 - Clima del moto ondoso alla boa di Ortona e in costa
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di uno stato di mare (e particolarmente il parametro esprimente l’altezza d’onda) a una
probabilità di accadimento ovvero a un tempo di ritorno, individuando, mediante l’analisi
statistica estremale, la legge di distribuzione che meglio interpreta i valori estremi del dato
misurato. Proprio l’analisi estremale congiunta dei livelli e delle altezze d’onda ha permesso
la redazione di una mappa della probabilità dei livelli a riva lungo tutto lo sviluppo del litorale
abruzzese.
2.2.4 Carta del rischio di inondazione costiera
La mappatura del rischio di inondazione costiera si fonda sulla valutazione della
probabilità associata ai valori estremi del sovralzo del livello del mare a riva; tali valori
estremi, in assenza di accertati fenomeni di eustatismo e subsidenza, derivano
fondamentalmente dalla somma dei sovralzi dovuti a oscillazioni di lungo periodo, ovvero
marea astronomica e meteorologica, e del sovralzo d’onda, ovvero quello dovuto a moto
ondoso frangente. Fisicamente, il sovralzo d’onda deriva dalla compensazione della
variazione della spinta totale del moto ondoso (radiation stress) originata dalla dissipazione
di energia associata ai fenomeni di shoaling e frangimento delle onde di gravità lungo le
spiagge.
Sulla base dei dati anemometrici,
mareografici ed ondametrici analizzati nei
paragrafi precedenti, è stato possibile
associare ai livelli a riva un preciso tempo
di ritorno; la propagazione è stata
effettuata utilizzando un modello
monodimensionale che calcola, per passi
discreti del profilo trasversale dato,
l’altezza d’onda, la spinta totale dovuta al
moto ondoso (radiation stress) e il
sovralzo d’onda sul livello di acqua in
quiete. A scopo cautelativo, la
propagazione si è basata sull’ipotesi di
attacco perpendicolare alla costa, ovvero si sono esclusi effetti di rifrazione dovuti al fondale.
Fig. 6 - Carta tematica dei valori estremi di sovralzo del livello del mare a riva (m sul l.m.m.) lungo il tratto di costa di
Montesilvano
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I risultati emersi sono riportati nella Fig. 6 in cui si evidenziano gli intervalli di livello
atteso a riva (m sul l.m.m.) in funzione di precisati tempi di ritorno. Sulla base delle analisi
effettuate, è risultato che i valori estremi del sovralzo totale a riva lungo la costa di
Montesilvano variano tra un minimo di 1,16 m con 5 anni di tempo di ritorno e un massimo
di 1,29 m con 50 anni di tempo di ritorno. Nell’ipotesi di una pendenza media della spiaggia
di 1/80, escludendo il fenomeno di “run-up” delle onde, ciò comporta la sommersione di una
fascia di spiaggia di larghezza compresa tra gli 80 e i 100 m circa, fornendo un indicazione
utile a valutare la salvaguardia della spiaggia stessa.
2.3 TENDENZA EVOLUTIVA E RISCHIO DI VULNERABILITÀ DEL LITORALE
È stato possibile definire l’andamento della tendenza evolutiva del litorale di
Montesilvano grazie alla consultazione dei numerosi dati presenti nella RELAZIONE SULLO
STATO DELLA COSTA ABRUZZESE redatto dalla Regione Abruzzo nel 2008; in tale studio,
tutto il litorale abruzzese è stato suddiviso in tratti di costa significativi ed omogenei dal
punto di vista morfologico, assumendo come base di riferimento una prima discretizzazione
in macroaree eseguita sulla base di criteri socioeconomici. Successivamente, la porzione di
litorale di ciascuna macroarea socioeconomica è stata ulteriormente suddivisa in funzione
delle seguenti caratteristiche morfologiche:
• presenza di opere di protezione costiera (barriere emerse, sommerse, pennelli);
• esistenza di discontinuità naturali o antropiche (coste rocciose, foci fluviali, porti);
• caratteristiche sedimentologiche delle spiagge interessate.
In questa classificazione, il litorale di Montesilvano è stato suddiviso in 3 sub-aree,
con le seguenti caratteristiche morfologiche di base (tabella seguente e Fig. 7):
Lunghezza spiaggia (m) Tipo spiaggia
Montesilvano A 1.080 Prevalentemente sabbiosa
Montesilvano B 1.440 Prevalentemente sabbiosa
Montesilvano C 1.900 Prevalentemente sabbiosa
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Per ciascun tratto, sono stati
analizzati una serie di parametri in
grado di simulare l’evoluzione storica
dei tratti litoranei, ovvero:
� Shoreline Response (SR): è
il tasso di erosione della linea
di riva registrato nell’intervallo
di tempo considerato. Se
riferito ad intervalli di tempo
rappresentativi (almeno un
anno), rappresenta l’evoluzione morfodinamica a lungo termine associata alle
variazioni della componente longitudinale del trasporto solido.
� Foreshore Distance (FD o ID): è la distanza tra la linea di riva (LR) e la linea di
retro spiaggia (LF) ed esprime, quindi, l’ampiezza della spiaggia che si accetta che
venga coinvolta dai fenomeni di regressione che si manifestano anche a breve
termine (singola mareggiata) senza “interessare” gli elementi da salvaguardare.
Studiando l’evoluzione della linea di costa attraverso i rilievi storici, le foto aeree ed il
materiale cartografico a disposizione, le 3 aree del litorale di Montesilvano hanno mostrato i
seguenti valori dei parametri SR e ID:
SR (m/anno) ID (m)
Montesilvano A 0,08 59
Montesilvano B 2,01 49
Montesilvano C -3,0 45
Una volta ottenuti i suddetti parametri, è stato possibile definire, attraverso algoritmi
che tengono conto anche della natura geolitologica e dell’eventuale presenza di opere di
difesa (fattori che, a parità di condizioni al contorno, possono condizionare il livello di
vulnerabilità morfologica di una spiaggia), un “indice di vulnerabilità morfologica” (PIV) della
costa di Montesilvano, riportata nella seguente tabella:
PIV
Montesilvano A 18
Montesilvano B 20
Montesilvano C 47
Fig. 7 - Suddivisione del litorale di Montesilvano per aree morfologicamente omogenee
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Definiti i parametri della vulnerabilità morfologica del litorale, è stato definito un
“indice di sensibilità socio-economica” (E) ottenuto considerando, per ciascuna area, i fattori
principali che contribuiscono a definire le caratteristiche della singola area: residenze, attività
produttive, attività turistiche, infrastrutture e ambiente.
Sommando infine i valori di E e PIV, si è giunti alla definizione di un valore del rischio
(R) per ciascuna delle 3 aree del Comune di Montesilvano (Fig. 8); come si può notare, la
zona che presenta il maggior rischio di vulnerabilità è quella del litorale Sud di Montesilvano.
Fig. 8 - Calcolo del livello di rischio del litorale di Montesilvano
0
10
20
30
40
50
60
70
80
Montesilvano A Montesilvano B Montesilvano C
18 20
47
30,231,6
31,6
E
PIV
PIV E R = PIV+E Tipo di rischio
Montesilvano A 18 30,2 48,2 Basso
Montesilvano B 20 31,6 51,6 Moderato
Montesilvano C 47 31,6 78,6 Elevato
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33 IINNQQUUAADDRRAAMMEENNTTOO GGEEOOLLOOGGIICCOO,, GGEEOOMMOORRFFOOLLOOGGIICCOO EEDD
IIDDRROOGGEEOOLLOOGGIICCOO
Il Comune di Montesilvano è situato nella
porzione nord-orientale della Provincia di Pescara e si
sviluppa in direzione NE-SO, spingendosi fino al litorale
adriatico; l’estensione territoriale è di circa 23,63 km2,
con un’escursione altimetrica che passa dai 210 m
s.l.m. (zona di Montesilvano Colle) fino a 0 m s.l.m.
(zona litorale). Dal punto di vista idrografico, l’area
rientra nei 2 bacini idrografici dei fiumi Tavo-Fino-
Saline e fiume Pescara; in parte rientra anche in una
serie di bacini minori che drenano direttamente nel litorale o in zone intrabacinali (Fig. 9).
Da un punto di vista geologico generale, il territorio comunale è compreso nel foglio
n° 141 "PESCARA" della Carta Geologica d'Italia in scala 1:100.000, nel Foglio est della Carta
Geologica dell'Abruzzo di L. VEZZANI & F. GHISETTI e nel Foglio 351 Pescara della Carta
Geologica d’Italia in scala 1:50.000 (di prossima pubblicazione) del progetto CARG.
Il territorio comunale di Montesilvano è parte della più ampia fascia pedemontana e
costiera abruzzese, localizzata al margine esterno della Dorsale Appenninica; in essa
affiorano estesamente depositi appartenenti alla successione marina silicoclastica del
Pliocene superiore - Pleistocene inferiore (formazione di Mutignano) e depositi continentali
del Pleistocene medio - Olocene. L'evoluzione plio-pleistocenica della fascia pedemontana
abruzzese è stata condizionata dalla fase finale della migrazione verso Est dell'orogenesi, che
ha portato alla costruzione dell'edificio appenninico a pieghe e sovrascorrimenti (attualmente
in parte sepolto al di sotto dei depositi marini plio-quaternari) e successivamente da effetti
concomitanti di alcuni fattori quali:
• generale sollevamento regionale con progressivo basculamento verso Est del
settore più orientale;
• tettonica sinsedimentaria tardo e post-orogenica;
• variazioni climatiche ed eustatiche.
Nel Pliocene medio, l'evoluzione morfotettonica della fascia pedemontana e costiera
abruzzese si è sviluppata con modalità diverse tra il settore occidentale, in cui prende forma
Fig. 9 - Bacini idrografici della costa abruzzese
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un primo paesaggio continentale legato all'emersione ed all'avanzamento verso NE della
catena appenninica, e quello orientale, in cui si generano bacini di avanfossa con deposizione
di sedimenti di mare profondo prevalentemente argillosi (Argille grigio-azzurre). A partire dal
Pliocene superiore, si impostano condizioni di mare basso, come evidenziato dalla presenza
di sistemi di shoreface in corrispondenza del settore orientale costiero, che raggiungono la
loro massima espressione durante il Pleistocene (ORI et Alii, 1986). I depositi registrano una
fase di transizione tra un periodo durante il quale l’architettura delle successioni era
controllata da intensa attività tettonica (con sollevamenti a scala locale e progressiva
migrazione del depocentro verso l’avampaese adriatico) ed un periodo durante il quale le
successioni risultano dominate da importanti variazioni climatiche e da flessurazione a scala
regionale (DRAMIS, 1993; CENTAMORE & NISIO, 2003); per effetto di questo fenomeno, i
depositi post-orogenici del versante adriatico hanno assunto un caratteristico assetto
monoclinalico con immersione verso E-NE (DUFAURE et Alii, 1989), con pendenza
progressivamente decrescente in senso OE.
Il progressivo abbassamento relativo del livello del mare ha portato alla
sedimentazione di depositi marini sempre più grossolani secondo una sequenza regressiva; si
sono così depositati sedimenti costieri a grana medio-grossa sulle Argille grigio-azzurre plio-
pleistoceniche, le quali, pur non affiorando, costituiscono l'ossatura portante dell'area di
studio (substrato geologico). In questa fase si sono sedimentati i depositi ad argille e marne
sabbiose del Pleistocene inferiore e, con il progredire della regressione, si è avuta la
successiva deposizione delle sabbie e dei conglomerati del Pleistocene superiore.
Nel tardo Pleistocene superiore e durante l’Olocene, la progressiva emersione dei
depositi della successione post-orogenica genera il passaggio da una sedimentazione di
ambiente marino ad una di tipo continentale, con terreni riferibili principalmente ad ambienti
fluviali e di conoide alluvionale, ad ambienti di spiaggia ed a depositi di versante; ciò ha
portato ad un modellamento del paesaggio in aree morfologicamente rilevate, in cui si
conserva l'antica sequenza deposizionale regressiva, ed aree semipianeggianti e di fondovalle
interessate dalla presenza di depositi alluvionali e costieri. L'azione erosiva marina lungo
costa ha portato ad un modellamento delle preesistenti spiagge sabbioso-ghiaiose a falesia,
con conseguente erosione, arretramento e terrazzamento delle stesse; tali fenomeni hanno
portato alla formazione delle attuali spiagge basse caratterizzate da depositi prevalentemente
sabbiosi. La completa emersione dell'area ha portato allo sviluppo dell'attuale reticolo
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idrografico con andamento circa perpendicolare alla linea di costa dei principali corsi d'acqua
e circa parallelo degli affluenti.
Da un punto di vista tettonico, l'area pedecollinare e costiera è fortemente influenzata
dalla fase tettonica che si è manifestata a partire dalla fine del Pleistocene inferiore e che è
ancora in atto. In tale contesto, si sono verificati sollevamenti generalizzati delle aree
appenniniche fino alla linea di costa, con basculamenti più o meno accentuati di grandi zolle,
sia pur differenziati nel tempo e nello spazio, tra l'area appenninica (caratterizzata da
sollevamenti più marcati), quella pedeappenninica ed all'interno di queste. Pertanto, l'assetto
tettonico dei depositi pleistocenici affioranti nell'ambito territoriale considerato è
caratterizzato da grosse zolle monoclinaliche, lievemente inclinate verso Est o NE,
ripetutamente seriate da faglie dirette (con rigetti modesti) orientate principalmente in
direzione NE-SO, ONO-ESE o EO. Il carattere distensivo della tettonica ha fatto sì che la serie
di terreni affioranti risulti, nel complesso, poco o nulla rimaneggiata; infatti, il principale
effetto ricavabile è rappresentato dall'assetto poco inclinato della stratificazione rispetto alle
iniziali condizioni di giacitura orizzontale. In corrispondenza delle discontinuità tettoniche, si è
impostato, il più delle volte, il reticolo idrografico; spesso è solo dalla configurazione di
quest'ultimo che è possibile risalire all'esistenza di allineamenti tettonici che altrimenti non
sarebbero identificabili, sia per la natura dei materiali coinvolti (che tendono ad obliterare le
tracce) sia per il rigetto modesto (che non ha posto a contatto terreni di età diverse).
Scendendo nel dettaglio dell’area di studio, i depositi costieri affiorano con continuità
lungo tutto il litorale di Montesilvano per una lunghezza di circa 4,4 km e con una ampiezza
trasversale da alcune decine di metri a circa 1 km. Costituiscono gran parte della piana
costiera e sono interessati da una intensa antropizzazione; la fascia più costiera, di ampiezza
variabile tra poche decine di metri e 150 m, costituisce la spiaggia attuale.
Di seguito si riporta lo schema geologico dell’area di studio, così come rappresentato
nella TAVOLA 2 allegata.
Depositi antropici (ant)
Terreni superficiali e/o riporto di natura mista (blocchi, ciottoli, ghiaie, sabbie, etc.)
dei rilevati di argine fluviale e di scogliera.
Depositi di spiaggia attuale (spi)
Depositi costieri superficiali prevalentemente sabbiosi a granulometria medio-fine,
modellati ed elaborati ad opera degli agenti meteo-marini e delle attività antropiche.
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Presentano un addensamento medio-basso e spessore variabile nell’ordine di qualche metro.
(Olocene)
Depositi costieri (cos)
Depositi costieri prevalentemente sabbiosi a granulometria medio-fine, con a luoghi
inclusioni fini limose e ghiaie sparse costituite da ciottoli calcarei eterometrici da arrotondati
a sub-arrotondati, generalmente appiattiti. Presentano un addensamento medio e spessore
di circa 10-12 m. (Olocene)
Depositi fluvio-costieri (flc)
Depositi alluvionali di fondovalle del fiume Saline e del fosso Mazzocco, interdigitati ai
depositi costieri. Sono caratterizzati da litotipi prevelentemente sabbioso-limosi e limoso-
sabbiosi con livelli e lenti interdigitate di litotipi ghiaioso-sabbiosi. I termini ghiaiosi, talora
prevalenti nella parte bassa, sono costituiti da clasti di dimensioni da centimetriche a
decimetriche, localmente pluridecimetriche, poligenici, da sub-angolosi ad arrotondati, con
intercalazioni di sabbie e limi-sabbiosi. In prossimità della costa prevalgono i depositi di
spiaggia attuale prevalentemente sabbiosi a granulometria medio-fine. Presentano un
addensamento medio e spessore variabile nell’ordine di 30-40 m. (Olocene)
Formazione di Mutignano (fmt)
Limi argillosi ed argille marnose di colore grigio, con intercalazioni di sottili livelli
sabbiosi e sabbioso-limosi fossiliferi; il rapporto sabbia/argilla è nettamente inferiore all’unità.
Il contenuto fossilifero, frequente soprattutto in corrispondenza degli orizzonti sabbiosi, è
rappresentato da molluschi marini quali bivalvi, piccoli gasteropodi, echinodermi. Lo spessore
massimo osservato è di circa 400 m. Tale membro è riferibile al membro a della Formazione
di Mutignano. (Pleistocene p.p. - Pliocene sup.)
Da un punto di vista geomorfologico, il Comune di Montesilvano è compreso nel
Foglio 351 O e nel Foglio 351 E della Carta Geomorfologica in scala 1:25.000 del PIANO
STRALCIO DI BACINO PER L'ASSETTO IDROGEOLOGICO DEI BACINI IDROGRAFICI DI
RILIEVO REGIONALE ABRUZZESI E DEL BACINO INTERREGIONALE DEL FIUME SANGRO
"FENOMENI GRAVITATIVI E PROCESSI EROSIVI della Regione Abruzzo (Fig. 10).
Il paesaggio risulta fortemente influenzato dalla combinazione dei principali processi
morfogenetici agenti che, combinandosi con l’attività eustatica e la tettonica recente, hanno
generato l’attuale conformazione morfologica del territorio. Le forme principali del
modellamento sono legate ad un’ampia gamma di fattori; si individuano forme con influenza
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strutturale, forme di versante dovute alla gravità, forme dovute alle acque correnti
superficiali, forme marine, superfici relitte e forme di origine antropica. Così come in tutta
l’area pedemontana abruzzese, i rilievi collinari dell’area del foglio sono soggetti a dissesti
geomorfologici di varia natura, a causa della diffusa presenza di litotipi argillosi e sabbioso-
conglomeratici, della distribuzione delle pendenze e delle condizioni climatiche, queste ultime
caratterizzate da notevoli escursioni termiche e da precipitazioni che si concentrano
disomogeneamente nello spazio e nel tempo.
Scendendo nel dettaglio dell’area di studio, la zona costiera è caratterizzata dalla
presenza di spiagge interrotte unicamente dalla foce del fiume Saline; esse sono state
fortemente soggette, durante il secolo scorso, a fenomeni di erosione che ne hanno, in
alcuni casi, ridotto l’estensione. Lo studio della posizione della linea di riva in tempi storici e
recenti ha consentito di delineare il quadro evolutivo della costa abruzzese. La dinamica della
linea di riva, tra la fine del 1800 ed oggi, è caratterizzata da importanti fasi di erosione ed
arretramento, interrotte da momentanee fasi di avanzamento; tale dinamica è stata
fortemente condizionata dall’evoluzione degli apparati delle foci fluviali, in rapporto alle
variazioni degli apporti sedimentari. Tra le cause dell’arretramento va annoverato il diminuito
apporto a mare di sabbie e ghiaie fluviali imputabile principalmente agli interventi umani in
corrispondenza delle aste fluviali e sui versanti. Notevole influenza ha avuto inoltre la
disordinata ed intensa urbanizzazione che ha interessato vari tratti della fascia litoranea; la
successiva realizzazione, in più fasi, di opere di difesa ha determinato un forte
condizionamento della dinamica del litorale sia per i tratti direttamente protetti sia per quelli
immediatamente adiacenti, dando come risultato una continua migrazione delle aree in
erosione ed in accumulo.
Da un punto di vista idrogeologico, i depositi marini sabbiosi costieri si presentano
come mezzi a permeabilità primaria medio-alta (10-6 m/s < k < 10-4 m/s) e sono sede di una
falda acquifera superficiale sostenuta dai sottostanti depositi marini limoso-argillosi della
Formazione di Mutignano, che fungono da aquiclude. Tale falda costiera è sovrapposta alle
acque di intrusione marina con le quali tende a miscelarsi creando, soprattutto in prossimità
della linea di costa, acque di natura salmastra; si precisa che il livello di falda, localizzato
entro pochi metri di profondità, è soggetto ad oscillazioni stagionali e risente della variazioni
mareali, soprattutto nelle aree più prossime alla linea di costa.
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La presenza di terreni sabbiosi superficiali con basso grado di addensamento e falda
acquifera superficiale rappresenta una condizione predisponente alla suscettività a
liquefazione in caso di sisma, come confermato negli elaborati dello Studio di Microzonazione
Sismica di Livello 1 del territorio comunale; tale fenomeno è legato all’accumulo della
pressione del fluido interstiziale che causa, in un terreno non coesivo saturo, la diminuzione
della resistenza e/o rigidezza a taglio a seguito dello scuotimento sismico, con possibile
raggiungimento della condizione di fluidità. La perdita totale della resistenza viene raggiunta
quando la pressione dell'acqua, che riempie gli interstizi, eguaglia la pressione di
confinamento, rendendo nulle le tensioni efficaci trasmesse attraverso le particelle solide; in
caso di liquefazione, i manufatti possono subire fenomeni di sensibile cedimento in tempi
rapidi.
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44 CCLLAASSSSIIFFIICCAAZZIIOONNEE SSIISSMMIICCAA
Sino al 2003, il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa
severità ed erano previsti anche Comuni “non classificati” tra cui Montesilvano. Dal 2003 (con
l’O.P.C.M. 3274/2003) sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del
territorio nazionale, basati sugli studi e sulle elaborazioni più recenti relative alla pericolosità
sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un
certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata
soglia di intensità o magnitudo; in tale classificazione, il Comune di Montesilvano appartiene
alla Zona 4, con un valore dell’accelerazione ag massima attesa su suolo rigido pari a 0,05 g.
Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. del 14/01/2008 e s.m.i.), hanno
modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona (e
quindi territorio comunale) veniva precedentemente fornito un valore di accelerazione di
picco e quindi di spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche.
Dal 01/07/2009, con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni del
2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria”
individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto ed in funzione della
vita nominale dell’opera; si definisce, quindi, un valore di pericolosità di base, calcolato per
ogni punto del territorio nazionale su una maglia quadrata di 5 km di lato,
indipendentemente dai confini amministrativi comunali.
Allo stato attuale, la pericolosità sismica (su reticolo di riferimento e nell’intervallo
temporale di riferimento) è fornita dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)
ed è, per convenzione, quella espressa in termini di accelerazione massima del suolo con
probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (VS > 800 m/s; cat. A, punto
3.2.1 del 30 D.M. 14/09/2005). L’INGV ha messo a disposizione sul proprio sito web
(all’indirizzo http://esse1.mi.ingv.it) una mappa interattiva della pericolosità sismica di base
attraverso cui è possibile visualizzare, per tutto il territorio nazionale, la griglia di riferimento
per il calcolo della pericolosità sismica di base in ogni punto. Attraverso il suddetto sito è
anche possibile ottenere, per ogni singolo nodo della griglia di riferimento, il dettaglio
dell'analisi di disaggregazione della pericolosità sismica, ovvero la valutazione dei contributi
di diverse sorgenti sismiche alla pericolosità di un sito (MCGUIRE, 1995; BAZZURRO & CORNELL,
1999). La forma più classica e comune di disaggregazione è quella di tipo bidimensionale in
magnitudo e distanza (M-R) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche
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a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M; in pratica, il processo di
disaggregazione in M-R fornisce il terremoto che domina lo scenario di pericolosità
(terremoto di scenario) inteso come l’evento di magnitudo M a distanza R dal sito oggetto di
studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica del sito stesso.
Analogamente alla disaggregazione in M-R è possibile definire la disaggregazione di
tipo tridimensionale in M-R-ε dove ε rappresenta il numero di deviazioni standard per cui lo
scuotimento (logaritmico) devia dal valore mediano predetto da una data legge di
attenuazione dati M ed R. L’analisi riportata in Fig. 10 è riferita alla disaggregazione in M-R-ε
del nodo della griglia posto a nord del territorio comunale di Montesilvano; dall’analisi
complessiva dei dati si hanno valori medi di Magnitudo M pari a 5,310, Distanza D pari
15,600 km ed un ε di 0,797.
Per quanto riguarda la storia sismica di Montesilvano, ci si è avvalsi dei numerosi
documenti presenti nelle banche dati e cataloghi riportati sul sito dell’INGV; in particolare, è
stato consultato il CPTI04 (Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani), il DBMI (Database
Macrosismico Italiano), l’IMAX (Massime intensità macrosismiche osservate nei comuni
italiani), l’NT4.1, (Catalogo parametrico di terremoti di area italiana al di sopra della soglia
del danno), il DOM4.1 (Database di osservazioni macrosismiche di terremoti di area italiana
al di sopra della soglia del danno). La storia sismica di Montesilvano è riassunta nella
seguente Fig. 11; in particolare, si nota che la massima intensità al sito (Is) si è avuta in
occasione del terremoto del 05/09/1950 verificatosi con area epicentrale nella zona del Gran
Sasso, mentre sono 18 gli eventi catalogati dal CPTI04 considerando una distanza
epicentrale massima di 50 km rispetto al Comune di Montesilvano.
Fig. 10 - Pericolosità sismica e disaggregazione del valore di a(g) con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni
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Fig. 11 - Intensità al sito (a sinistra) ed elenco dei terremoti storici (a destra) di Montesilvano
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55 EELLAABBOORRAATTII CCAARRTTOOGGRRAAFFIICCII
Di seguito si elencano e descrivono gli elaborati cartografici allegati alla presente
relazione, esponendo le modalità di realizzazione, i contenuti e le informazioni fornite; tutti
gli elaborati sono rappresentati in sovrapposizione alla base aerofotogrammetrica ed al piano
demaniale in variante. Si precisa che, per una rappresentazione grafica ottimale, tutti gli
elaborati planimetrici sono stati ruotati di 54° in senso antiorario rispetto al Nord, ottenendo
un’orientazione circa orizzontale della costa.
TAVOLA 1 - DIGITAL TERRAIN MODEL
L’elaborato, in scala 1:5.000, costituisce la base fondamentale di studio, propedeutica
per la realizzazione di tutti gli elaborati successivi; esso rappresenta il modello digitale 3D di
dettaglio della superficie topografica delle aree di spiaggia attuale e delle porzioni
immediatamente retrostanti. Per l’elaborazione del Digital Terrain Model (DTM) sono stati
utilizzati i dati topografici puntuali e lineari estratti dalla carta aerofotogrammetrica in
formato DXF e sistema di coordinate Gauss-Boaga (base topografica più recente e di
maggior dettaglio); inoltre, la linea di costa attuale (quota 0 s.l.m.) è stata ottenuta
mediante vettorializzazione dell’ortofoto più recente di Google Earth (settembre 2015). Tutte
le cartografie di base sono state fornite dal Settore Pianificazione - Gestione Territoriale del
Comune. I dati topografici georeferenziati estratti (contenenti, per ogni punto, i valori di
longitudine, latitudine e quota assoluta s.l.m.), sono stati interpolati spazialmente (Contour
Mapping) utilizzato il metodo KRIGING, il quale meglio si adatta alle finalità dell’elaborazione
ed alla distribuzione dei dati topografici, generando una griglia topografica 3D di risoluzione
1 m x 1 m (risoluzione idonea per il dettaglio topografico richiesto). Per una leggibilità
ottimale dell’elaborato, il modello topografico 3D è presentato mediante intervalli cromatici di
quota ed isoipse di dislivello costante pari a 0,2 m; si precisa che, a partire dal modello
interpolato, è possibile ottenere una rappresentazione con qualsiasi intervallo di quota.
TAVOLA 2 - CARTA GEOLOGICA
L’elaborato, in scala 1:5.000, riporta le principali unità litostratigrafiche affioranti
nell’area di studio (descritte nel capitolo 3) ed i loro rapporti stratigrafici schematici. I limiti
plano-altimetrici tra le differenti unità geologiche derivano dal rilevamento geologico di
dettaglio, mentre le interfacce stratigrafiche in sezione rappresentano una media indicativa
derivante dall’insieme di tutti i dati bibliografici a disposizione (forniti dal Settore
Pianificazione - Gestione Territoriale del Comune o desunti da lavori pregressi). Si precisa
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che, per una migliore leggibilità e comprensione del modello geologico, la sezione presenta
scala orizzontale 1:5.000 e scala verticale 1:500 .
TAVOLA 3 - CARTA DI PERICOLOSITÀ IDRAULICA - PSDA
L’elaborato, in scala 1:5.000, riporta i risultati degli studi idraulici per la mappatura
delle aree inondabili riportate negli allegati cartografici del Piano Stralcio Difesa Alluvioni
(PSDA), mediante l’esatta trasposizione georeferenziata dei dati in formato SHP ufficiali,
forniti dall'Autorità dei Bacini di Rilievo Regionale dell'Abruzzo e del Bacino Interregionale del
Fiume Sangro della Regione Abruzzo. Il PSDA individua e perimetra le aree di pericolosità
idraulica mediante la valutazione dei livelli raggiungibili in condizioni di massima piena
valutati con i principi teorici dell’idraulica, assumendo garantita la stabilità delle opere di
difesa esistenti salvi casi di evidenti carenze strutturali. La perimetrazione adottata riguarda
sia le aree limitrofe al fiume Saline sia la zona costiera; tali aree sono state individuate
tenendo conto sia delle portate liquide che li attraversano sia delle criticità che li hanno
interessati nel corso degli ultimi decenni, anche in termini di esondazione marina. La carta
contiene l’individuazione e la perimetrazione delle aree di pericolosità molto elevata, media e
moderata; in particolare, gran parte del sedime di balneazione e delle porzioni più interne
sono interessate da pericolosità media, mentre le porzioni più vicine alla linea di costa sono
interessate da pericolosità moderata, limitatamente ai seguenti tratti di spiaggia:
- tra la foce del fiume saline e la spiaggia libera immediatamente a Sud-Est della
concessione N. 105;
- tra la concessione N. 97 e la spiaggia libera immediatamente a Sud-Est;
- concessione N. 86.
Il tratto di sponda in destra idrografica del fiume Saline è interessato da pericolosità
molto elevata.
TAVOLA 4 - CARTA DI INONDAZIONE MARINA COSTIERA
L’elaborato, in scala 1:5.000, riporta le fasce di inondazione marina della zona
costiera sulla base delle altezze estreme di sovralzo del livello marino, calcolate nella
“Relazione sullo stato della costa abruzzese” redatto dalla Regione Abruzzo e riportate nel
paragrafo 2.2.4. Per ciascun tempo di ritorno considerato (5 - 10 - 20 - 50 anni), è stato
utilizzato il relativo valore di sovralzo del livello marino (1,16 - 1,20 - 1,25 - 1,29 m), con
l’aggiunta del valore 0,50 m (valore indicativo statisticamente probabile in un ciclo
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stagionale, quindi con tempo di ritorno < 5 anni); tali valori di sovralzo, applicati alla
superficie topografica del DTM, generano le rispettive fasce di massima inondazione marina
all’interno della linea di costa. Come si evince dalla distribuzione delle fasce di inondazione, il
sovralzo del livello marino di 1,16 m (ovvero quello con tempo di ritorno di 5 anni) produce
un’evidente inondazione del sedime di balneazione, lambendo talvolta le strutture soprattutto
nei tratti caratterizzati da spiagge di piccola ampiezza. Si precisa che il sovralzo marino è
nella realtà mitigato dall’esistenza delle scogliere frangiflutti, quindi le fasce di inondazione
marina costiera sono da considerare cautelative.
TAVOLA 5 - CARTA DI EVOLUZIONE GEOMORFOLOGICA COSTIERA
L’elaborato, in scala 1:5.000, riporta, con differenti colori, le linee di costa riferite a
diversi anni (2007-2010-2013-2014-2015), ottenute mediante vettorializzazione delle
ortofoto di Google Earth e della Regione Abruzzo; tali dati vettoriali sono stati forniti, in
formato DXF e SHP, dal Settore Pianificazione - Gestione Territoriale del Comune. La linea di
costa riferita all’anno 2015 rappresenta la più recente tra quelle a disposizione, quindi è stata
considerata rappresentativa dell’attuale morfologia costiera (a meno di piccole variazioni). Al
fine di evidenziare la tendenza evolutiva costiera nel tempo, è stata eseguita un’elaborazione
spazio-temporale dei dati che ha portato alla generazione di un grafico (rappresentato sopra
l’elaborato planimetrico) il quale mostra la tendenza media negli ultimi 8 anni (2007-2015)
all’avanzamento o all’arretramento della linea di costa. Più in particolare, l’elaborazione ha
seguito tali fasi:
- esportazione di ogni linea di costa in formato dati, secondo le coppie [X-Y] di tutti i punti
costituenti le polilinee che disegnano le coste;
- unione di tali dati riferiti a tutte le linee di costa e generazione di dati 3D consistenti nelle
triplette [X-Anno-Y];
- interpolazione spazio-temporale (Contour Mapping) di tali dati 3D utilizzando il metodo
KRIGING e conseguente generazione di una griglia 3D di risoluzione lungo X pari a 1 m;
- estrazione dei dati 3D interpolati e, per ogni metro di distanza lungo X, calcolo della
pendenza della retta di regressione che interpola i punti [Anno-Y] che, moltiplicata per 8
anni (intervallo 2007-2015), definisce la variazione metrica media della linea di costa
[∆Y];
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- operazione di lisciaggio (Smoothing) della curva [X-∆Y] e, utilizzando un’analisi statistica
con media mobile di ampiezza 10 m, calcolo della variazione lungo X della linea di costa
mediata su intervalli di 10 m [X-∆Y10].
- rappresentazione dei grafici [X-∆Y] (in blu) e [X-∆Y10] (in rosso) che mostrano, per ogni
metro di costa, la variazione in metri della stessa in senso ortogonale; i valori positivi
identificano l’avanzamento della costa mentre i valori negativi l’arretramento.
Dall’analisi dei grafici, si evidenziano, da NO verso SE, tratti di costa che mostrano differenti
tendenze evolutive geomorfologiche negli anni:
COSTA 1
Il tratto tra la foce del fiume Saline e la concessione N. 114 evidenzia alternanze
geometriche e regolari tra zone in avanzamento (avanzamento massimo medio di circa 25
m), localizzate in corrispondenza delle porzioni centrali delle scogliere frangiflutti, e zone
circa stabili o in lieve arretramento (arretramento massimo medio di circa 5 m), localizzate in
corrispondenza delle aperture tra scogliere frangiflutti limitrofe. Anche il tratto tra la
concessione N. 110 e la spiaggia libera immediatamente a Sud-Est della concessione N. 106
presenta la stessa tendenza evolutiva, ma con avanzamenti massimi di circa 15 m e zone
intermedie prevalentemente stabili. In tali tratti si ha una tendenza media all’avanzamento di
circa 4 m in 8 anni, quindi le scogliere frangiflutti risultano efficaci.
COSTA 2
Il tratto tra la concessione N. 113 e la concessione N. 110 evidenzia alternanze
semiregolari tra zone stabili o in lieve avanzamento (avanzamento massimo medio di circa 5
m), localizzate in corrispondenza delle porzioni centrali delle scogliere frangiflutti, e zone in
arretramento (arretramento massimo medio di circa 10 m), localizzate in corrispondenza
delle aperture tra scogliere frangiflutti limitrofe. In tali tratti si ha una tendenza media
all’arretramento di circa 3 m in 8 anni, quindi le scogliere frangiflutti non risultano efficaci.
COSTA 3
Il tratto tra la concessione N. 105 e parte della spiaggia libera immediatamente a
Sud-Est evidenzia fitte alternanze tra zone in arretramento (arretramento massimo medio di
circa 10 m) e zone stabili. In tali tratti si ha una tendenza media all’arretramento di circa 4 m
in 8 anni, quindi le scogliere frangiflutti, distribuite in 2 file parallele e con la fila più interna
molto prossima alla costa, probabilmente interferiscono tra di loro e producono effetti
complessi.
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COSTA 4
Il tratto tra la spiaggia libera immediatamente a Sud-Est della concessione N. 105 e la
concessione N. 90 evidenzia una tendenza media all’avanzamento di circa 13 m in 8 anni,
con i massimi avanzamenti (15-35 m) tra le concessione N. 104 e 103, quindi le scogliere
frangiflutti risultano molto efficaci.
COSTA 5
Il tratto tra la concessione N. 90 e la concessione N. 86 evidenzia alternanze tra zone
in avanzamento (avanzamento massimo medio di circa 10 m) e zone in arretramento
(arretramento massimo medio di circa 10 m), con lieve prevalenza all’arretramento verso
Sud-Est. In tali tratti si ha una tendenza media alla stabilità (lievissimo arretramento di circa
0,5 m in 8 anni), quindi le scogliere frangiflutti risultano efficaci a preservare la costa
dall’erosione ma non efficaci ad indurne l’avanzamento.
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66 PPRREESSCCRRIIZZIIOONNII GGEEOOLLOOGGIICCHHEE EE GGEEOOMMOORRFFOOLLOOGGIICCHHEE
Alla luce di tutti i dati emersi dal presente studio, si elencano i punti salienti e le
prescrizioni geologiche e geomorfologiche all’uso del suolo.
1) Qualsiasi intervento edilizio da realizzare nelle aree di sedime costiero dovrà
essere preceduto da uno studio geologico di dettaglio, supportato da un’adeguata
campagna di indagini geologiche, geotecniche, sismiche e di laboratorio (es.
scavi, sondaggi geognostici, prove penetrometriche, MASW, downhole,
microtremori, etc.), secondo quanto previsto nei seguenti riferimenti normativi
vigenti: L. 64/1974, D.M. 11/03/1988, O.P.C.M. 3297/2003, D.M. 14/01/2008 e
ss.mm.ii. In particolare, le criticità geologico-tecniche sono legate principalmente
alla presenza di terreni sabbiosi superficiali con basso grado di addensamento e
falda acquifera superficiale (TAVOLA 2); tali condizioni sono predisponenti alla
suscettività a liquefazione in caso di sisma, come confermato negli elaborati dello
Studio di Microzonazione Sismica di Livello 1 del territorio comunale. Per tali
ragioni, si dovranno effettuare delle verifiche a liquefazione, per le quali sarà
necessario definire:
- la classe granulometrica dei sedimenti;
- la profondità della falda acquifera e relativa oscillazione stagionale;
- la modellazione geologica e geotecnica dei terreni, per la determinazione
dello stato di addensamento/consistenza dei depositi;
- la definizione della pericolosità sismica del sito e la disaggregazione
sismica, per la determinazione degli spettri di risposta sismica al bedrock e
della magnitudo attesa;
- la modellazione sismica del sottosuolo, per la determinazione del profilo
delle onde di taglio VS;
- la risposta sismica locale (RSL) mediante analisi numeriche, per la
determinazione delle accelerazione sismiche attese al suolo e degli spettri
di risposta per gli stati limite richiesti.
2) Poiché parte del sedime costiero è interessato da Pericolosità media ai sensi del
PSDA (TAVOLA 3), qualsiasi intervento edilizio dovrà rispettarne le Norme di
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attuazione, con particolare riferimento all’Art. 21 - Interventi consentiti nelle aree
di pericolosità idraulica media; si precisa che, come previsto dall’Art. 21 - C. 1 - L.
b, “Non è consentita la realizzazione di piani seminterrati e interrati”.
3) Allo stato attuale, il fosso Mazzocco sfocia immediatamente a ridosso della riviera
pedonale e, in caso di forte piena, si possono avere fenomeni di alluvionamento
dei sedimi costieri limitrofi, nonostante l’esistenza di barriere protettive laterali. La
presente variante al PDMC prevede la realizzazione di una passerella sulla foce del
fosso Mazzocco; essa dovrà garantire la funzione di canalizzazione ed arginatura
del tratto di foce del fosso, con conseguente convoglio delle acque direttamente
in mare e contenimento di eventuali onde di piena (che storicamente si sono
avute in occasione di eventi piovosi intensi).
4) La presente variante al PDMC potrà prevedere interventi di recupero e
risanamento costiero finalizzati al contenimento e alla riduzione della criticità
all’erosione del litorale sabbioso e della sensibilità ambientale della costa,
attraverso:
- la ricostituzione delle spiagge, anche con ripascimenti artificiali, nei tratti
con tendenza evolutiva all’arretramento (es. COSTA 3 e COSTA 4 di
TAVOLA 5);
- la rinaturalizzazione della fascia costiera mediante interventi di tutela del
sedime litoraneo ed eventuali interventi di rimozione di opere di
urbanizzazione o materiali in disuso;
- la ricarica e il riordino delle opere di difesa esistenti, nei tratti
morfologicamente predisposti ad inondazione (TAVOLA 4) e con tendenza
evolutiva all’arretramento (es. COSTA 3 e COSTA 4 di TAVOLA 5);
Tutti gli interventi di recupero e risanamento costiero devono essere messi in atto
con metodi e tecniche tali da minimizzare l’impatto ambientale, perseguendo,
anche nel lungo periodo, l’obiettivo di una generale rinaturalizzazione del sistema
costiero e ricostituzione degli habitat acquatici. Gli interventi di sistemazione e
difesa della costa devono essere realizzati su tratti significativi al fine di ottenere
una corretta conservazione globale del litorale, evitando interventi puntuali che
possono generare criticità in altri tratti. La progettazione di qualsiasi opera
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marittima deve essere preceduta da studi, indagini e rilievi il cui livello di
approfondimento sarà legato all’importanza dell’opera stessa.
Pescara, Gennaio 2017.
Dott. Geol. Palestini Christian Dott. Geol. Ricciardi Alessio