4
Via Virgilio 222, 55049 Viareggio Tel. 0584 384077 Fax 0584 397773 [email protected] www.coopcrea.it C.RE.A soc. coop. sociale TRIMESTRALE iscritto al n°789 del 20/10/03 Registro Periodici, Tribunale di Lucca - DIRETTORE RESPONSABILE: Eleonora Vanni n° 4 anno 2005 CS Consorzio Sirio www.sirioconsorzio.it “Venti anni fa <vecchio> era chi aveva più di cinquantacinque anni, in certi casi sessanta. Adesso vecchio è considerato chi ne ha dagli ottanta in su. Ancora fino ai settanta non si è proprio vecchi” (R. Mannheimer, “La vecchiaia relativa”). Il cambiamento nell’opinione pubblica dell’idea della vecchiaia, percepita come una fase della vita in cui si possono compiere delle attività concrete e non una fase in cui tutto è finito, ha certamente le sue radici sia nell’elemento del reddito che fa degli anziani dei soggetti attivi nel mercato dei consumi, sia nella possibilità propriamente fisica di lavorare, darsi da fare, interessarsi a molte cose e così via. Ma se la vecchiaia – vissuta in un certo modo – è sempre più l’età in cui effettivamente si aprono alcune possibilità, non bisogna dimenticare che è altrettanto vero che la persona anziana perde inevitabilmente alcune sue capacità. Ed è bello pensare che, anche se un’involuzione è ineliminabile, non tutto si perde: “Trova chi ti insegni a morire, così imparerai a vivere” (Montagne). Questa affermazione, tuttavia, ha senso solo se scopriamo dentro di noi che non c’è creatività senza conflitto, né passione per la vita senza un confronto vero con l’idea della morte. Lavorare in questa direzione significa, per ciascuno di noi, interrogarsi sulle relazioni che fanno la nostra vita e sulle nostre speranze. Probabilmente solo a queste condizioni, infatti, agli esseri umani è dato di vivere, invecchiare e morire autenticamente (cfr. “Il tempo come opportunità”, Animazione Sociale n. 5/2000). Il fatto che oggi si parla di “ciclo di vita” significa che, anche da un punto di vista teorico, vi è un forte interesse per l’intero sviluppo della persona, dal concepimento alla morte. Ma, insieme, l’immagine circolare, evocata dall’espressione “ciclo di vita” suggerisce però anche il ritorno ad uno stadio iniziale e quindi ad un ideale ravvicinamento fra l’anziano e il bambino. “Nonno e nipote”, allora, sono entrambi emotivamente labili, facilmente suggestionabili e dipendenti dagli altri, soggetti cui prestare attenzione e protezione. Annalisa Galardi nota che “l’anziano e il bambino sono assimilabili come soggetti nostalgici” (A. Galardi, “Alterazioni dell’affetto”). La parola “nostalgia” si diffuse nel Seicento come termine per indicare quel malessere dei soldati che, lontani da casa, manifestavano febbre, vomito, diarrea, depressione, ecc. Essere nostalgici – e gli anziani lo sono – significa, quindi, patire per la lontananza da un luogo e, potremmo meglio dire, per un’assenza. Gli studi antropologici hanno, infatti, messo bene in luce il significato di “luogo”: si tratta di uno spazio arricchito di vita, di relazioni presenti o passate e rievocabili. La vita trascorsa entro le stesse mura domestiche le rende uniche per chi le ha abitate, tanto che separarsi da esse significa abbandonare una parte di sé, smarrire parte della propria identità. Un trasloco, un’ospedalizzazione e, ancor più, un ricovero in istituto sono, soprattutto per un anziano, eventi altamente traumatici, tanto che spesso producono effetti più negativi della rinuncia a maggiori comodità, della malattia che si vuole curare e dell’isolamento che è difficile da gestire. Ciò significa che, per quanto riguarda le strutture, e in genere gli interventi assistenziali, è importante che si giunga a quella che viene chiamata “comunità competente”, cioè frutto di una rete di relazioni fra ospiti, operatori, volontari, parenti, struttura stessa, ecc. Sono queste sinergie che, risvegliate attraverso processi di partecipazione, portano alla presa di coscienza dei propri problemi, ma anche delle proprie potenzialità e risorse. Perché essere attenti solo agli aspetti esteriori (adeguatezza degli ambienti, pulizia, efficienza, “sorriso di ruolo”…) vuol dire consentire brevi momenti di finto benessere per poi far ricadere le persone nel proprio disagio senza affrontarne i problemi e ascoltarne i bisogni. E’, invece, risolutivo lavorare sul “clima”, frutto di migliori relazioni, rapporti con l’ambiente, sicurezza psicologica. “Migliorare il clima” della relazione con la vecchiaia può essere un progetto globale in grado di operare un vero cambiamento nelle relazioni sociali e per una rinnovata qualità della vita. Luigi Sonnenfeld Sommario Pag. 2 >> Cittadini senza età - Ennio Ripamonti >> I servizi della cooperativa C.RE.A. rivolti agli anziani - Roberta Carmignani, Sandra Lazzarini Pag. 3 >>Alcuni consigli per essere... nonni - Sara Del Soldato >> I nonni: ingombri o tesori inestimabili - Patrizia Farnocchia >> L’orologio della memoria - Stefania Della Luna >> La giornata di 36 ore - Silvia Sarappa, Annamaria Prudenzano Pag. 4 >> La continuità assistenziale: uno strumento di tutela dell’anziano - Giovanna Fontanesi >> Soldatini in battaglia - Andrea Vagli

Vecchio è relativo

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Smodem il trimestrale che scomunica

Citation preview

Page 1: Vecchio è relativo

Via Virgilio 222,

55049 Viareggio

Tel. 0584 384077

Fax 0584 397773

[email protected]

www.coopcrea.it

C.RE.A soc. coop. sociale

TRIMESTRALE iscritto al n°789 del 20/10/03 Registro Periodici, Tribunale di Lucca - DIRETTORE RESPONSABILE: Eleonora Vanni n° 4 anno 2005

CS Consorzio Siriowww.sirioconsorzio.it

“Venti anni fa <vecchio> era chi aveva più di cinquantacinqueanni, in certi casi sessanta. Adesso vecchio è consideratochi ne ha dagli ottanta in su. Ancora fino ai settanta non siè proprio vecchi” (R. Mannheimer, “La vecchiaia relativa”).Il cambiamento nell’opinione pubblica dell’idea dellavecchiaia, percepita come una fase della vita in cui si possonocompiere delle attività concrete e non una fase in cui tuttoè finito, ha certamente le sue radici sia nell’elemento delreddito che fa degli anziani dei soggetti attivi nel mercatodei consumi, sia nella possibilità propriamente fisica dilavorare, darsi da fare, interessarsi a molte cose e così via.Ma se la vecchiaia – vissuta in un certo modo – è semprepiù l’età in cui effettivamente si aprono alcune possibilità,non bisogna dimenticare che è altrettanto vero che la personaanziana perde inevitabilmente alcune sue capacità. Ed èbello pensare che, anche se un’involuzione è ineliminabile,non tutto si perde: “Trova chi ti insegni a morire, cosìimparerai a vivere” (Montagne). Questa affermazione,tuttavia, ha senso solo se scopriamo dentro di noi che nonc’è creatività senza conflitto, né passione per la vita senzaun confronto vero con l’idea della morte. Lavorare in questadirezione significa, per ciascuno di noi, interrogarsi sullerelazioni che fanno la nostra vita e sulle nostre speranze.Probabilmente solo a queste condizioni, infatti, agli esseriumani è dato di vivere, invecchiare e morire autenticamente(cfr. “Il tempo come opportunità”, Animazione Sociale n.5/2000).Il fatto che oggi si parla di “ciclo di vita” significa che,anche da un punto di vista teorico, vi è un forte interesseper l’intero sviluppo della persona, dal concepimento allamorte. Ma, insieme, l’immagine circolare, evocatadall’espressione “ciclo di vita” suggerisce però anche ilritorno ad uno stadio iniziale e quindi ad un idealeravvicinamento fra l’anziano e il bambino. “Nonno e nipote”,allora, sono entrambi emotivamente labili, facilmentesuggestionabili e dipendenti dagli altri, soggetti cui prestareattenzione e protezione.Annalisa Galardi nota che “l’anziano e il bambino sono

assimilabili come soggetti nostalgici” (A. Galardi,“Alterazioni dell’affetto”). La parola “nostalgia” si diffusenel Seicento come termine per indicare quel malessere deisoldati che, lontani da casa, manifestavano febbre, vomito,diarrea, depressione, ecc. Essere nostalgici – e gli anzianilo sono – significa, quindi, patire per la lontananza da unluogo e, potremmo meglio dire, per un’assenza. Gli studiantropologici hanno, infatti, messo bene in luce il significatodi “luogo”: si tratta di uno spazio arricchito di vita, direlazioni presenti o passate e rievocabili. La vita trascorsaentro le stesse mura domestiche le rende uniche per chi leha abitate, tanto che separarsi da esse significa abbandonareuna parte di sé, smarrire parte della propria identità. Untrasloco, un’ospedalizzazione e, ancor più, un ricovero inistituto sono, soprattutto per un anziano, eventi altamentetraumatici, tanto che spesso producono effetti più negatividella rinuncia a maggiori comodità, della malattia che sivuole curare e dell’isolamento che è difficile da gestire.Ciò significa che, per quanto riguarda le strutture, e in generegli interventi assistenziali, è importante che si giunga aquella che viene chiamata “comunità competente”, cioèfrutto di una rete di relazioni fra ospiti, operatori, volontari,parenti, struttura stessa, ecc. Sono queste sinergie che,risvegliate attraverso processi di partecipazione, portanoalla presa di coscienza dei propri problemi, ma anche delleproprie potenzialità e risorse. Perché essere attenti solo agliaspetti esteriori (adeguatezza degli ambienti, pulizia,efficienza, “sorriso di ruolo”…) vuol dire consentire brevimomenti di finto benessere per poi far ricadere le personenel proprio disagio senza affrontarne i problemi e ascoltarnei bisogni.E’, invece, risolutivo lavorare sul “clima”, frutto di migliorirelazioni, rapporti con l’ambiente, sicurezza psicologica.“Migliorare il clima” della relazione con la vecchiaia puòessere un progetto globale in grado di operare un verocambiamento nelle relazioni sociali e per una rinnovataqualità della vita.

Luigi Sonnenfeld

Sommario

Pag. 2>> Cittadini senza età - Ennio Ripamonti

>> I servizi della cooperativa C.RE.A. rivolti

agli anziani - Roberta Carmignani, Sandra

Lazzarini

Pag. 3>>Alcuni consigli per essere... nonni - Sara

Del Soldato

>> I nonni: ingombri o tesori inestimabili -

Patrizia Farnocchia

>> L’orologio della memoria - Stefania Della

Luna

>> La giornata di 36 ore - Silvia Sarappa,

Annamaria Prudenzano

Pag. 4

>> La continuità assistenziale: uno strumento

di tutela dell’anziano - Giovanna Fontanesi

>> Soldatini in battaglia - Andrea Vagli

Page 2: Vecchio è relativo

2Cittadini senza etàProporre una riflessione sulla condizione anziana a lettoriimpegnati nell'ambito della cooperazione sociale potrebbeinevitabilmente portare ad una disamina dei bisogniemergenti in questo settore e, di conseguenza, ad unarassegna dei servizi che si possono mettere in campo suquesto terreno. Pur non rinnegando l'importanza di questotipo di approccio, e confidando che altri contributi seguanoquesto itinerario, vorrei proporre un ragionamento piùgenerale e teso ad allargare lo sguardo sull'intera questionedell’invecchiamento umano nelle società contemporanee.Il fenomeno centrale da cui prendere le mosse è infattilo straordinario prolungamento della vita cui abbiamoassistito negli ultimi anni e che consente a sempre piùpersone d'accedere a una lunga esistenza dopo l'età adulta.Questo periodo, che convenzionalmente chiamiamoanzianità, si è incredibilmente differenziato, sfuggendoalle categorie di rappresentazione più convenzionali e allechiavi di lettura che la tradizione ci ha consegnato. Ma,a un'osservazione più attenta, i mutamenti sociali in attosembrano coinvolgere fasce di popolazione ben più ampiedi quella anziana, fino ad interessare l'intera strutturademografica del nostro Paese e i rapporti generazionali.Detto in altre parole siamo di fronte a uno straordinariocambiamento dell'assetto sociale dal punto di vista delleetà, delle loro configurazioni interne e delle loro interazionireciproche. Da un'epoca storica caratterizzata da una fasegiovanile breve, cui seguiva una lunga fase adulta e unabreve vecchiaia, si è passati a una nuova e inedita

articolazione che vede un'adolescenza sempre più espansae un'adultità compressa tra una gioventù lunga eun'anzianità dilatata.Come ogni altra età della vita anche l'ultima stagionedell'esistenza è interessata da potenti processi dirappresentazione sociale: se l'infanzia è stata una"invenzione" ottocentesca, oggi è proprio l'anzianità che,dopo un lungo oblio, sta salendo alla ribalta dell'interessepubblico.Ma con quale sguardo le società moderne, votate al "credo"della produzione, dell'efficienza e dell'autonomia,osservano l'anzianità? Se, nel tentativo di rispondere alladomanda, proviamo a soffermarci nella decifrazione diquesto sguardo vi scorgeremo i caratteri di un punto divista prevalente, cioè quello dell'età adulta, maschile,proprio della classe media occidentale. E sono le stessescienze sociali ad apparire imbevute di questa visione,sia quando dipingono l'anziano unicamente come una"persona da assistere" sia quando lo indicano,ottimisticamente, come una "risorsa da utilizzare".Un'analisi accurata consente infatti di svelare che si trattadi due visioni figlie dello stesso etnocentrismo dell'etàadulta e produttiva, così poco propensa a relativizzare ilsuo punto di vista sul mondo e così poco interessata afarsi sorprendere dalle diversità dell'altro. Gli stessioperatori sociali sono spesso vittime più o menoconsapevoli di questa trappola concettuale che ne influenzail modo di rapportarsi con l’anzianità.Ma l'invecchiamento dell'uomo non è un incidente socialecui provvedere con una serie di interventi speciali, bensìun fenomeno tutto iscritto nel ciclo della vita. La conquista

di una vita più lunga interroga la società dentro cui questavita si svolge oltre che il progetto esistenziale del singolosoggetto. La realizzazione di una persona attiene a tuttele età, nessuna esclusa e, se potranno anche esserci etàpiù proprzie, di certo non sono immaginabili età proibiteo, ancora di meno, proscritte. E' lo stesso dibattitointernazionale che sollecita, da alcuni anni e a più voci,il varo di politiche che siano in grado di costruire "societàper tutte le età".Ma è evidente che la strada da percorrere è ancora lungae tortuosa e il passato recente di certo non aiuta. La rigidacompartimentazione delle politiche sociali in "settori diutenza" ha infatti provocato una dispersione di risorseche non può essere recuperata dentro una prospettiva disemplice rivisitazione dei servizi per gli anziani, tantomeno in un periodo storico di forte contrazione della spesapubblica. Quello che urge oggi è un coraggiosocambiamento di rotta nella direzione di un interventosistemico nelle comunità locali in sensomultigenerazionale. Le politiche sociali, sia quando sonofinalizzate al prendersi cura delle situazioni di fragilità odi disabilità che quando realizzano azioni di prevenzione,vanno collocate con chiarezza in una logica di promozionedella giustizia sociale e della cittadinanza. Si tratta perciòdi aprire varchi che consentano di transitare l'attualeapproccio gerontologico verso una prospettiva di caratterecomunitario, anche perchè il modo in cui una società sirapporta con il proprio invecchiamento riguarda non sologli anziani di oggi ma. in un modo o nell'altro, ognuno dinoi in un futuro più o meno lontano.

Ennio Ripamonti

A.D.U.A.(Assistenza Domiciliare in Urgenza per i malati diAlzheimer) è un servizio rivolto a cittadini malati diAlzheimer o di demenza in situazioni di criticità perimprovvisa indisponibilità del caregiver, residenti inVersilia. Si inserisce nell’ambito di un progetto elaboratodall’associazione A.I.M.A. Versilia (Associazione ItalianaMalati di Alzheimer) in collaborazione con l’Azienda USLdi Viareggio e la conferenza dei Sindaci dei Comuni dellaVersilia, approvato e finanziato dalla Regione Toscana.Il servizio A.D.U.A. è iniziato nel marzo 2005 sul modellodel S.A.D.U. (Servizio d’Assistenza Domiciliared’Urgenza), è gestito dall’associazione A.I.M.A. inconvenzione con l’Associazione Temporanea d’Impresafra le cooperative sociali Compass, C.RE.A., Di Vittorio,L’Arcobaleno.Per ogni intervento è stato definito un piano individualizzatoconcordato e condiviso con le famiglie. L’organizzazionee la gestione del servizio pur seguendo il modello S.A.D.U.è andata via, via modificandosi in relazione ai bisognipeculiari espressi dal malato di alzheimer e dalla famiglia.In sei mesi sono state prestate 822 ore di assistenza aimalati e alle loro famiglie.

S.A.D.U.(Servizio Assistenza Domiciliare d’Urgenza) è unostrumento di continuità assistenziale e di tutela della salutedell’anziano, come specificato nell’articolo di pg.4.C.RE.A. in qualità di capofila dell’A.T.I. stipulato con lecoop.ve Di Vittorio, L’Arcobaleno e Compass, coordinagli interventi delle singole cooperative e tiene rapporti conl’az. USL, soggetto gestore. La scelta dell’A.T.I. fra lecooperative è stata orientata dall’opportunità di mettere insinergia realtà che già operavano in Versilia nei servizi diassistenza domiciliare e quindi valorizzare la rete di relazioniesistenti e aumentare l’efficienza degli interventi.

Il servizio è caratterizzato da:Flessibilità in relazione a-Variazioni repentine dell’erogazione del servizio nel corsodella realizzazione dell’intervento. Ri-programmazionetempestiva dell’intervento in base al mutare delle condizionidell’anziano;-Capacità di attivazione d’urgenza per garantire continuitàdei servizi (le cooperative garantiscono l’attivazione in 24ore escluso i giorni festivi, su tutto il territorio della Versilia)Accessibilità in relazione a-Facilità di attivare gli interventi su tutto il territorioVersiliese direttamente dal reparto ospedaliero;-Metodologia di intervento che garantisce, pur in presenzadi interventi caratterizzati da urgenza e temporaneità, unprogetto personalizzato teso alla tutela dei dirittifondamentale dell’anziano.Controllo di qualità (gestito dalla nostra cooperativain quanto capofila A.T.I.) in relazione a:-Documentazione puntuale del servizio in tutte le fasi;-Valutazione statistica degli interventi. Gestione di sistemaattraverso un coordinamento unico.Nel 2005 sono stati seguiti anziani per un totale di n°1544.5 ore si assistenza.

Roberta CarmignaniCoordinatrice Serv. A.D.U.A. e S.A.D.U.

Residenze:Nell’elenco dei servizi gestiti dalla C.RE.A. ci sono duestrutture residenziali per anziani, Casa dei Nonni e CasaPucci, che assicurano prestazioni di tipo alberghiero e dicura della persona tramite personale qualificato. Attivi 24ore su 24, durante tutto il corso dell’anno, i servizi hannocome finalità migliorare la qualità di vita dei residenti,

molti dei quali non autosufficienti con patologie cronicizzate.Tutte le attività svolte – dall’alimentazione allariabilitazione, dalla cura dell’ambiente alla socializzazioneed il collegamento con il territorio – fanno parte di unsistema che pone l’anziano e i suoi bisogni al centrodell’attenzione e promuove la qualità dell’assistenzaattraverso la personalizzazione degli interventi.La residenza sanitaria assistenziale “Casa dei Nonni” ènata nel 1989 a Mommio Castello come casa protetta gestitadirettamente dall’Azienda USL 12 di Viareggio. A partiredal 1997 la gestione è stata appaltata alla C.RE.A. inassociazione temporanea d’impresa con la Cooperativa DiVittorio. Accoglie 16 anziani non autosufficienti o personeanziane con disabilità psichiche, ammessi con autorizzazionedall’U.O. Strutture di Assistenza Sociale dell’ASL 12 sullabase di una graduatoria che tiene conto dei tempi di attesae delle condizioni socio-sanitarie dei soggetti. Attualmenteil servizio è collocato all’interno dell’ex-PresidioOspedaliero Tabarracci a Viareggio, in attesa dellaristrutturazione dei locali dell’ex-ospedale di Camaioredove verrà trasferito definitivamente.Casa Pucci, a sua volta, è nata nei primi anni ’80 periniziativa della Parrocchia S. S. Fondatori e in strettorapporto con il quartiere Darsena di Viareggio, comepensionato destinato ad accogliere anziani autosufficienti.Con il cambiamento della tipologia di utenza e l’evoluzionedei bisogni dei suoi ospiti, il pensionato si è adeguato allenormative e ai parametri delle residenze sanitarieassistenziali, affidando alla C.RE.A. la gestione di cura eassistenza degli anziani e garantendo l’accoglienza ancheper non autosufficienti. Oggi la capacità ricettiva dellastruttura è di un totale complessivo di 21 posti residenzialie 2 posti di ospitalità diurna ad autosufficienti.

Sandra LazzariniCoordinatrice RSA

I servizi della cooperativa C.RE.A. rivolti agli anziani

Page 3: Vecchio è relativo

3

La giornata di 36 oreIn famiglia c’è un malato di Alzheimer: diagnosi espavento, timore del futuro, depressione, il risultato deltest dà diritto alle medicine e via con la richiesta diinvalidità e di indennità di accompagnamento, ma quantedifficoltà a orientarsi tra moduli e uffici!Intanto il malato diventa sempre più difficile da gestire,gli amici cominciano ad allontanarsi, anche andare alavorare diventa difficile se non resta qualcuno a casa,organizzare il proprio tempo, poi, è ormai un lontanoricordo.La nostra giornata diventa di 36 ore.Sveglia al mattino, prepara la colazione e fagli capire cheil cucchiaio serve per mangiare; finito di mangiare cercadi spiegargli che ha appena mangiato e che non deveancora farlo. Provi a portarlo in bagno e lo devi tenereseduto sul water per non fargli fare i “bisogni” nel bidèo nel lavandino. Quando arriva il momento di lavarsiinizia la sceneggiata perché, si sa, il malato di Alzheimernon ama il contatto con l’acqua (tranne quando chiudetutti i tappi e apre i rubinetti, allagando la casa in unmomento di disattenzione…). Arriva il momento divestirsi e qui cerca di fargli capire, senza mortificarlo,che no, la camicia sta sotto il maglione e i pantaloni siabbottonano davanti, i calzini devono essere uguali l’uno

all’altro come le scarpe e che no, non può mettersi unascarpa ed una pantofola perché così non va bene. A questopunto potresti cominciare a sistemare qualche cosa incasa, a pensare al pranzo ma no, lui ha deciso che deveandare a casa sua (ma non era questa la sua casa?) e vuoleuscire, alterandosi sempre di più se tu non sei pronto,fino ad arrivare alla violenza. lo porti fuori, camminacammina e, dopo un quarto d’ora, guarda l’orologio e tidice che vuole tornare a casa. Finalmente, potrai forserifare almeno il letto: niente da fare, arrivato a casa tidice che vuole andare a casa sua, che non vuole stare inposti che non conosce (ma come, ci abita da 40 anni!) eche, oltre tutto, tu chi sei che vuoi fargli fare queste stranecose, vuole suo marito (o sua moglie, ma sei tu...) e nonvuole stare con estranei.La prima volta ti prende il panico, cerchi di spiegare chevivete insieme da 30/40 anni, da una vita ma no, nonsente ragioni e ricomincia ad alterarsi. Bravo chi riescea distrarlo: spesso l’unico sistema è ricominciare agirovagare con la vaga promessa di portarlo finalmentea casa sua. Quando poi riesci a tornare a casa, ti fai aiutarea preparare il pranzo, così si distrae: lui sì, ma a te nonè permesso. Potrebbe sempre mettere sul fuoco unapentola vuota, aprire il gas di un fornello ma nonaccenderlo, prendere le posate per apparecchiare e andarea nasconderle in un armadio, buttarle nel water… il pranzosi riduce a 5 minuti di caos totale, l’acqua versata sul

piatto pieno invece che nel bicchiere, il boccone gigantedi carne ficcato in bocca insieme ai petali dei fiori chehai messo sul tavolino per ingentilire l’ambiente. Quandofinalmente pensi che sia sazio e cominci a sparecchiaresalta fuori che non ha ancora mangiato e che ha una fameda morire.L’unica soluzione è riportarlo fuori, tanto vuole sempreandare a casa sua, e fino all’ora di cena magari prendi lamacchina e giri e vai. Dopo cena, se non si addormentasulla poltrona, provi a lavargli i denti senza che mordalo spazzolino e la mano, lavarsi da altre parti nemmenoa parlarne, sei troppo stanco: lo porti a letto e dopo unalotta per mettergli il pigiama, pensi che la tua giornatasia finalmente finita. Fino al momento in cui si risvegliabagnato perché, è chiaro, comincia a diventare incontinentee ti sei dimenticato di svegliarlo per andare in bagno, eil pannolone non se lo vuole mettere; cambialo, cambiail letto, rimettilo giù e cerca di dormire fino a che non sirisveglia agitato perché chi è questo estraneo nel mioletto, vattene, non ti ci voglio, chi sei, voglio andare acasa mia…Questa è la giornata tipo di un familiare di un malato diAlzheimer. E la malattia di Alzheimer ha una duratamedia di circa 10 anni.

Silvia Sarappa e Annamaria Prudenzano perASSOCIAZIONE A.I.MA. Versilia

Tante persone, quando hanno dei figli, pensano e sperano aquando diventeranno nonni. A volte si piange quando nasceun nipotino, e si fa di tutto per dare una mano. Però si sa chei nonni più di tanto non possono anche se si danno da fare:aiutano a guardare il bimbo, lo portano al parco, gli prendonodei vestitini, gli comprano dei “chicchi” e delle sere per farloaddormentare gli raccontano delle storie di quando eranogiovani, della guerra, dei loro amori…Questi tipi di nonni vanno considerati molto fortunati perchéhanno molto tempo a disposizione per stare con i proprinipoti; alcuni però abitano molto lontano e quindi non livedono spesso, altri ancora sono troppo anziani per staredietro ad un nipote vivace, oppure sono malati, o morti.Di solito i bimbi hanno come riferimento la mamma e il papà,immaginate se la prima parola fosse “nonna” oppure “nonno”:sarebbe una grande soddisfazione!!!I bambini piccoli sono belli e piacciono a tutti, quandodiventano grandi ti chiedono dei soldi, le scarpe nuove, uncd che piace tanto o un gioco del computer. I nonni conaffetto si fanno subito sentire ed é una cosa bella per i nipoti!!Io sono una ragazza di 14 anni e i miei nonni abitano lontanoda me e per vari problemi non li vedo molto. Non è una cosabella visto che un mio nonno sta male e vorrei andarlo atrovare spesso. Gli altri nonni stanno bene e li vedo una voltaal mese. Quindi se avete dei nipoti vi consiglio di stare conloro per tutto il tempo libero che avete e alcune volte rinunciatead andare dalla parrucchiera (o dal barbiere) oppure rimandateuna partita a carte con gli amici.Il nipote quando diventerà grande se ne ricorderà e se voistarete male, ma non ve lo auguro, potrebbe darvi una manoa farvi gli stessi favori che voi facevate a lui.Avere un nipote deve essere bellissimo, sicuramente lotratterete meglio dei vostri figli perché appunto non è figliovostro!!!Io non vedo l’ora di diventare nonna e a tutti quelli che losono auguro tutta la salute possibile per stare molto con inipoti e vederli diventare grandi.

Sara Del Soldato Centro Diurno per minori

Alcuni consigli peressere...... nonni

I nonni: ingombri otesori inestimabili?L’anziano/a, il nonno/a, è sempre un peso come sembra apparirein questa società sempre più frenetica e robotizzata? Robotizzatanon per l’avvento di nuove tecnologie ma perché noi, poveripiccoli esseri umani perdiamo sempre più coscienza di ciò chesiamo, di ciò che valiamo in quanto persone e non macchineprogrammate per perseguire solo interessi economici, che simuovono ed operano per produrre nuove “cose” destinate asostituire “cose” che già abbiamo e di cui spesso non sappiamoneanche cosa farcene; per noi formichine abitanti questo pianetasarebbe forse molto più importante ricordarci che valiamo nonper ciò che possediamo in termini di valori commerciali, maper ciò che possediamo come bagaglio personale, fatto diricordi, di emozioni, di capacità di “dare” noi stessi agli altri,di condividere e chi meglio dei “nonni” è in grado di farequesto!Il nonno non è soltanto l’anziano da accudire, l’ingombro chenon si sa dove lasciare quando vogliamo andare in vacanza(visto che ancora non si è arrivati ad abbandonarli sulla stradacome spesso viene fatto con gli animali domestici) od un mezzoper tirare in casa qualche soldo in più riscuotendo la suapensione in cambio dell’ospitalità; è la persona che ci ha datola vita e che ora vuole ai nostri figli più bene, se possibile, diquanto ne abbia voluto a noi, è la baby sitter fidata a cui si puòfar ricorso quando siamo sul lavoro o quando vogliamo regalarciun po’ di tempo pensando ad accudire solo noi stessi, è lamemoria di un tempo passato che si tramanda di generazionein generazione, è una persona per cui il tempo scorre di nuovopiù lento, proprio come per i bambini e proprio per questopuò di nuovo sedersi a giocare a “rubamazzetto” con loro oraccontargli una “favola” durata una vita, un mondo diversoormai perso, dove i bimbi giocavano in strada, radunati apiccoli gruppi per giocare a “chiappino”o a “ruba bandiera”,per tornare alle loro case quando era l’ora della merenda, fattadi pane/burro e zucchero, e poi di nuovo fuori fino a buio,senza orologi, era la sera che calava a dire quando dovevitornare a casa e lì prima di cena facevi il bagno nella tinozzadavanti al fuoco perché stanze da bagno non ce n’erano, salvoche per i signori, e poi di nuovo tutti insieme, magari radunatiin casa di quei pochi che avevano il televisore, naturalmentein bianco e nero, dove prima di andare a dormire anche i piùpiccoli potevano vedere almeno il mitico “Carosello”… e lafavola potrebbe continuare se ai nonni venisse data l’opportunitàdi raccontarla!

Patrizia Farnocchia

L’anno passato ho frequentato per un certo periodo glianziani delle R.S.A. gestite dalla cooperativa socialeC.RE.A. perché dovevo fare un piccolo lavoro di ricercasulle biografie degli utenti che vi abitavano. Il mio lavoroconsisteva di fatto nell’ascolto quindi, come biografaneofita, decisi di sparire o meglio di ridurre al minimole possibili interferenze dettate dalla presenza della miapersona. Pensavo che il mio vissuto personale non sarebbemai dovuto entrare in gioco in questo tipo di relazione.Invece mi sbagliavo, dato che il rapporto che si instauratra chi parla e chi ascolta è una relazione umana, è unospazio d’incontro e di fiducia reciproca. Ognuno èportatore di storie. Non mi potevo dunque sottrarre allacuriosità che le persone che intervistavo manifestavanorispetto a me e alla mia vita, era come se per concedermifiducia avessero avuto bisogno di collocarmi in unospazio a loro conosciuto, dentro schemi riconducibili alloro bagaglio culturale, al loro vissuto. Un ascolto attentoda parte mia presupponeva quindi la disponibilità all’altruicuriosità, necessaria appunto a costruire un rapportorealmente fiduciario e in qualche modo paritario. Dallamia posizione di “colei che ascolta” ho fornito il braccioalle persone che ho intervistato per ricollocarsitemporalmente e spazialmente all’interno della propriastoria. La memoria in questo caso assume un significatoche va ben oltre i semplici ricordi, nel momento stessoin cui ci raccontiamo a qualcuno disposto ad ascoltarcii luoghi e le persone si trasformano e al nostro agirediamo una nuova lettura, le sensazioni si rinnovano. Lestesse emozioni vissute attraverso il racconto sono ugualial passato solo nell’aspetto emotivo, come una storia, eprofondamente diverse nel momento attuale. Sonorivisitate, rivissute, ri… sono delle “riemozioni”. Larelazione instauratasi tra me e gli intervistati si è rivelatacosì un’occasione di riflessione sulla mia stessa storia,un’eco che inevitabilmente mi risuona dentro lasciandotracce più o meno sotterranee.

Stefania Della Luna

L’orologio dellamemoria

Page 4: Vecchio è relativo

4

Redazione:Stefania Benassi, Duri Cuonz, Corrado Ceccarelli,Ferdinando Falossi, Patrizia Farnocchia, Anna Greco,Michela Maffei, Armando Sestani, Eleonora Vanni.

Hanno partecipato a questo numero:Luigi Sonnenfeld, Ennio Ripamonti, Sandra Lazzarini,Strix (Anna Greco), Andrea Vagli, Sara Del Soldato,Patrizia Farnocchia, Stefania Della Luna, Silvia Strappa,Annamaria Prudenzano, Giovanna Fontanesi, RobertaCarmignani

Grafica e impaginazione:Cooperativa C.RE.A - Duri CuonzSmodem è consultabile su www.coopcrea.it

Stampa Artigrafiche Pezzini, Viareggio

La redazione si impegna a leggere tutte le lettere e a pubblicareparti di esse. Le parti non pubblicate sono consultabili sul sitowww.coopcrea.it

ieri - oggi - domani

Se sentite parlare di “SADU” e “RITU” non pensate a ritiocculti né a siti archeologici della Sardegna. Si trattasemplicemente delle abbreviazioni dei nomi di due progettifinalizzati a gestire quei momenti critici che si verificanonella vita dell’anziano e della sua famiglia, in seguito ademergenze socio-sanitarie. In verità il progetto è unico e siarticola in una forma di aiuto domiciliare ed in una formadi tutela residenziale: il S.A.D.U. è il Servizio di AssistenzaDomiciliare in Urgenza ed il Ri.T.U. è il RicoveroTemporaneo in Urgenza.Il S.A.D.U. è stato progettato da un gruppo di lavorointerdisciplinare USL-Comuni della Versilia nel 2001all’interno del Piano Zonale di Assistenza Sociale, pergarantire continuità assistenziale agli anziani con supportifamiliari non sufficienti, o talvolta anche soli, e migliorarel'integrazione fra ospedale e territorio. E’ un servizio attivabilecon tempestività, entro le 24 ore dalla segnalazione delreparto ospedaliero o del distretto, in via temporanea, perun periodo massimo di un mese (15 giorni di primaattivazione + 15 di eventuale proroga) e gratuita per ilcittadino, in quanto finanziato tramite il Fondo Regionaledi Assistenza Sociale. Gli obiettivi del servizio sonosintetizzabili in: garantire continuità assistenziale fra degenzaospedaliera e cure territoriali agli anziani in condizioni dinon autosufficienza permanente o temporanea; allargare ilventaglio delle risposte assistenziali per gli anziani,affrontando le emergenze; evitare i ricoveri impropri instruttura residenziale dovuti alla fase di criticità; consentirele dimissioni ospedaliere in tempi adeguati. (...)Nel 2002 il servizio è stato esteso anche alla formaresidenziale (Ri.T.U.), avviata nel 2003, per situazioni ancorapiù fragili, con riserva di due posti in altrettante strutturedel territorio, dislocate uno nella zona nord (r.s.a.Villa.Ciocchetti) ed uno nella zona sud (r.s.a. Barbantini).I 2 posti riservati alle dimissioni ospedaliere protette o adaltre analoghe emergenze del territorio, sono destinatiindifferentemente ai 7 Comuni della Zona socio-sanitaria.Le caratteristiche sono, anche in questo caso, tempestivitàdella risposta (percorso diverso dalla normale lista d’attesa),temporaneità dell’intervento (max 30 giorni + 15 di eventualeproroga) e gratuità per il cittadino (pagamento della retta al50% a carico dell’USL e 50% a carico dei Comuni tramiteFondo Regionale di Assistenza Sociale). (…)Dall’Agosto 2003 ad oggi sono stati assistiti con il Ri.T.U.n° 44 anziani.Per garantire la tempestività della risposta assistenziale, èstata delineata una procedura ad hoc e creato un Punto Unicodi Attivazione (P.U.A.) presso il presidio distrettuale diViareggio, al “Tabarracci”. (…)Come già emerge da quanto detto finora, si tratta di unprogetto integrato, che coinvolge attivamente diversi attoridel territorio:- i Comuni della Zona socio-sanitaria (Stazzema, Seravezza,Forte dei Marmi, Pietrasanta, Camaiore, Massarosa,Viareggio),- l'Azienda U.S.L., nelle sue articolazioni ospedaliere eterritoriali, sociali e sanitarie;- le cooperative sociali C.RE.A., C.O.M.P.A.SS, Di Vittorioe L’Arcobaleno, costituitesi in Associazione Temporanead’Impresa (A.T.I.);- l'Associazione Croce Verde di Pietrasanta (che gestisce la

r.s.a. Villa Ciocchetti);- la Congregazione delle Suore Ministre degli Infermi(proprietaria della r.s.a. Barbantini).Questi sono gli interlocutori ‘istituzionali’, ma nonscordiamoci che, in entrambi gli interventi (domiciliare eresidenziale), la famiglia riveste un ruolo principale, cosìcome le altre persone che si prendono cura dell’anziano.Quanto più i familiari collaborano con gli operatori socialie sanitari al domicilio dell’anziano (nel S.A.D.U.), o siorganizzano per accoglierlo a casa nel modo migliore allascadenza del ricovero temporaneo (nel Ri.T.U.), tanto piùla persona anziana è aiutata e stimolata a reagire meglio allasua condizione di temporanea o permanente nonautosufficienza, avvertendo intorno a sé un clima diaccettazione e partecipazione al suo disagio; qualora non visiano possibilità di recupero, si sente comunque accolta ed‘accompagnata’ con serenità nel tragitto conclusivo dellapropria vita. In questo periodo di sperimentazione, per ilS.A.D.U. e per il Ri.T.U., si ritiene di essere riusciti, almenoin parte, a diminuire il livello di stress dell’anziano e dellafamiglia connesso alla dimissione ospedaliera o, comunque,ad un improvviso peggioramento delle condizioni sanitarie;ad evitare ricoveri impropri in ospedale o in strutturaresidenziale; a migliorare l’integrazione fra i repartiospedalieri ed i servizi territoriali.Forse siamo riusciti a garantire un senso di non abbandonoad un discreto numero di anziani, dando tempo alle lorofamiglie di organizzarsi per la gestione della nuova condizionesanitaria del congiunto e all 'Unità ValutativaMultiprofessionale (U.V.M.) del territorio di formulare unpiano assistenziale personalizzato.Abbiamo avuto la soddisfazione che, in occasione della 2^giornata della sanità Versiliese, il progetto sia stato premiatoper le caratteristiche di:-alta integrazione, di cui si è già detto sopra, e-forte innovazione, in quanto incentrato esclusivamente suibisogni dell’anziano, superando le procedure burocratichecorrenti che, seppur necessarie a fini valutativi, rendonoimpossibile l’erogazione tempestiva dei servizi sociali.Infatti, in base ai regolamenti comunali, qualunque interventoassistenziale dev’essere preceduto dall’analisi dellacondizione patrimoniale dell’interessato e dei parenti, daparte dell’assistente sociale di residenza.Svincolare il servizio dal reddito e creare un Punto Unicodi Attivazione ha consentito, quindi, di rispondereadeguatamente ai casi di urgenza e forte criticità.La temporaneità di erogazione (con scadenza obbligatoria)evita, peraltro, una ingiustificata erogazione a lungo terminein favore di persone che, passata l’emergenza, sono in gradodi provvedere autonomamente.Crediamo fortemente che i servizi alle persone, soprattuttoquelli che devono rispondere a bisogni complessi, richiedanoil coinvolgimento di tante espressioni istituzionali e dellasocietà civile, perché solo dalla sinergia di tanti soggetti sipossono affrontare i problemi nelle loro varie articolazioni.

Ass. Soc. Giovanna Fontanesi(Resp. U.O. Strutture di Assistenza Sociale - A.USL 12)

13/24 dicembre 2005, c/o il palazzo Comunale diMassarosa mostra itinerante di pittura “Ho conosciutoKamai”, inaugurazione alle ore 11.30 del 13dicembre.

14 dicembre 2005, festa di Natale c/o Arca Casa,Via dei Comparini n.3 – Viareggio, con inizio alleore 15.00.

15 dicembre 2005, festa di Natale c/o RSA Casa DeiNonni – Via Fratti ex Ospedale Tabarracci, coninizio alle ore 14.30.

18 dicembre 2005, festa di Natale in piazza, a Stiavaa partire dalle ore 15.00 (esposizione dei lavorirealizzati dagli utenti del CDSD Biglie Gialle).

19 dicembre 2005, festa di Natale in ComunitàAlloggio – Via Della Gronda n.147 – Viareggio, apartire dalle ore 16.00.

La continuità assistenziale: uno strumentodi tutela dell’anziano

“Soldatini in battaglia”Come il C.D.S.D. Il Capannone di Viareggio hacercato di rallegrare la Casa dei Nonni

Insieme… quante azioni e pensieri si possono fare, quantiluoghi possiamo visitare e da essi imparare qualcosa cheprima non si sapeva.Chi come me lavora in un centro, ed anche chi passa atrovarci per un qualsiasi motivo, non può non avere lanetta sensazione che all’interno dei nostri centri si vivanoesperienze di vita assolutamente non quotidiane sia perchi lavora, sia per quelle persone che tutti i giorni passanosette ore della loro esistenza insieme a noi. Un giorno enon dirò quando, aprendo la porta del Capannone, mivenne incontro una voce che mi disse che si poteva fare“un qualcosa” insieme per abbellire un luogo abitato danonni bisognosi di un alloggio gradevole, ospitati in unastruttura che purtroppo era segnata solo da pareti bianchee da una triste fascia di smalto grigio in quanto ex repartoospedaliero. La voce mi rivelò che potevamo dare allegriaalle stanze della Casa dei Nonni, a quelle pareti appartenuteall’ex ospedale di Viareggio. Non si poteva dunque farealtro che affrontare una battaglia fatta di colore ecombattuta a colpi di pennello e acquarello e, perché no,anche da tante gocce di colore sui nostri abiti, foriere di

rimproveri fatti da mamme amanti della lavatrice maugualmente contente per il coraggio dimostrato. Eccoallora che da un piccolo lavoro di gruppo animato dallavoglia di colorare il mondo, si sono uniti a noi schiere dibarchette, fiori, casine, bamboretti, cavalli con carretti aseguito, palazzi fantasiosi e tutti insieme in fila indianaabbiamo creato una interminabile greca di colore che oramarcia allegramente in quelle stanze e accompagna inostri nonni, dal salottino dell’accoglienza alla sala dapranzo e, alla sera, nelle stanze dei sogni più belli.Ma ecco, nel mezzo della nostra buffa battaglia,sopraggiungere la nonna Paperina che prendendomi sottobraccio come il principe ritrovato mi chiede in dono unmazzo di rose rosse, forse a ricordo di quella passioneche la legò un giorno, ormai trascorso, al suo amato.Sentendoci in dovere di accogliere la sua richiesta io eil mio piccolo esercito ci siamo messi all’opera perdecorare le stanze dei sogni più belli di fiori colorati enaturalmente come non realizzare per la nonna Paperinai suoi fiori rossi e passionali. Sicuramente non avremorisolto tutti i problemi legati ad una struttura che purtropporimane ospedaliera ma è sicuro che io e il mio esercitobuffo vi abbiamo messo del colore e in quei giorni in cuiabbiamo colorato fianco a fianco con i nonni, quellestanze hanno ascoltato anche l’eco dei nostri schiamazzie delle nostre risate.Dice Kahlil Gibran (poeta libanese): “Tutti siamo poveri

e l’unica ricchezza è la vita” e io aggiungerei: “ma èsicuramente più preziosa se respira del nostro buffocolore”.

Andrea Vagli

Capannori, 22.11.2005A nome di tutti i genitori dei bambini che frequentano ilCentro Gioco Educativo, un enorme riconoscimento nonsolo per la sicurezza strutturale dove noi affidiamo ilnostro bene più prezioso, luogo dove nasce in loro unprimo processo sociale educativo basato sul gioco, magrazie anche al forte impegno di persone qualificate cheoperano all’interno della struttura...

I genitori

La Cooperativa C.RE.A. ringrazia le famiglie del CentroGioco Educativo e augura loro Buone Feste.