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venezia/ Ai Weiwei, Bang, 2010-2013. l’artista è testimonial per il padiglione tedesco (ospitato al padiglione francia, e viceversa).
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a come artea cura di Piera Belloni
testi di Paolo Campostrini e Laura Maggi
A Venezia per la Biennale: un Palazzo Enciclopedico raccontato dal curatore
Massimiliano Gioni. E a Basilea per Art Basel e Design Miami/Basel nella nuova architettura
firmata Herzog & de Meuron. Ce ne parla il direttore Marianne Goebl
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BasiLea/ La City Lounge della new Hall, la nuova sede fieristica che ospita artBasel e Design Miami/ Basel. Un progetto di Herzog & de Meuron.
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Tra l’immagine e l’immaginazione non ha dubbi: “Scelgo
l’immaginazione”. E l’arte dove sta? “Non importa dove, importa
cosa fa: non deve lasciarti mai tranquillo”. Massimiliano Gioni ha
39 anni ed è il più giovane curatore della Biennale. Che non sarà
tranquilla perché sarà capovolta. Invece dei giovani ci saranno i
vecchi. Anche i morti. Outsider al posto dei professionisti, gente
che sta ai margini, vite e non opere, un museo più che una mostra.
Come un fondaco veneziano, dove si accumulano testimonianze
di ossessioni inseguite senza sosta e follie cosmologiche di infiniti
sognatori che non hanno mai trovato un lavoro che non fosse
segreto e non pagato. Perché? “Già, perché? Forse per la ragione
che una mostra muore se mette un artista in ogni stanza, se non
scappa via dall’equazione prezzo uguale qualità, se non dimentica
il mercato. O perché a me piace perdermi nel tutto”. Così sarà la
Biennale di Gioni. Un desiderio di comprendere il senso di ogni
cosa ma lontano dal potere delle immagini. Perché la Biennale si
chiama Il Palazzo Enciclopedico? Mi sono ispirato a un artista
autodidatta, Marino Auriti. Un italoamericano che ha passato la
vita a progettare un monumento che contenesse tutto lo scibile
umano. Doveva essere grande 136 piani e sorgere a Washington.
Ma ne ha fatto solo un modellino. Perché, come diceva Platone,
“nulla è più dolce che sapere tutto”. Un ambizioso... L’alter ego
del curatore. Perché solo oggi una Biennale così? Gli anni
Novanta sono lontani. Basta festival. Io cerco l’eccentrico, amo gli
infiniti riferimenti all’origine delle cose. Anche quello che non è arte.
Forse perché oggi l’arte da sola non ha più senso. Oppure perché
più siamo inseriti nel coacervo dell’informazione e della
conoscenza, più in realtà sentiamo di essere ignoranti. Come se
la realtà fosse nella finzione... O nell’ossessione. In mostra ci
saranno vite passate nel cercare un particolare. Oggetti accumulati
da uomini e donne apparentemente perdenti. Come... Come
Aleister Crowley, occultista. O Friedrich Schröder-Sonnenstern e i
suoi drawings, o Ron Nagle che faceva ceramiche nel dormiveglia.
Disegni melanesiani accanto all’orgoglioso isolamento di Marisa
Merz, la fuga nel privato di Geta Bratescu via da Ceausescu.
Sciamani e naturalisti. Rudolf Steiner e le bambole di Morton
Bartlett, ossessioni erotiche ritrovate sotto il suo letto dopo la
morte. Carl Andre, Walter Pichler che scappa in campagna dopo
aver fatto architettura radicale. Poi anche i quadri? Anche troppi.
Ma a me piacciono le situazioni visionarie. Gente che se ne va dal
conformismo, che prova operazioni asimmetriche. Ma che si può
fare anche con la fotografia digitale. Come le stampate ossessive
di Channa Horwitz. E Yuri Ancarani che mette la tv nel corpo
umano. Ho poi chiesto a Cindy Sherman di aiutarmi a curare una
sua mostra dentro la mia. Anche lei è una vita più che un’opera.
Una vita a rincorrere se stessa. Una Biennale-museo? Il museo è
una macchina dove si cerca il vero ma attraverso quella macchina
si può creare la finzione. Ma penso al museo perché lì vivono
anche oggetti che arte non sono. E il gusto, l’estetica? Picasso
diceva: il gusto è una questione da gelatai. E poi il gusto vuole la
calma. E la differenza è che le istituzioni possono raccontarcelo,
ma la Biennale è una cosa che vive di scatti. E questo dove ci
porterà? Lontano dal mercato. Magari dai mercati. Forse è nato
un nuovo surrealismo. O ancora verso una libertà nuova dove
ognuno può trovare nell’accumulo ciò che cercava.• P.C.
Una Biennale d’arte come un museo “perché lì vivono anche oggetti che arte non sono”. Massimiliano Gioni, curatore della 55ª edizione, ne racconta i contenuti
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Mark Manders/Composition with Yellow Vertical, 2010. Padiglione Olanda
Irena Lagator Pejovic/Camera Imaginata, 2013.
Padiglione Montenegro
Bill Culbert/ Pacific Flotsam, 2007. Padiglione Nuova Zelanda
Luigi Ghirri/Laguna di Orbetello,
Grosseto, 1974. Padiglione Italia
A.G. Rizzoli/ The Shaft of Ascension, 1939. Il Palazzo Enciclopedico
aperta al monDo/ Le mostre nazionali, che comprendono il Padiglione Italia (a cura di Bartolomeo Pietromarchi), registrano 10 new entry, fra cui Angola e Costa d’Avorio, Maldive, Tuvalu e la Santa Sede. Tema del Padiglione Venezia (partner Bevilacqua, Fortuny e Rubelli) è Silk Map.
Massimiliano Gioni nel backstage della mostra Il Palazzo Enciclopedico
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istruzioni per l’uso/ La Biennale d’Arte, presieduta da Paolo Baratta, quest’anno alla 55a edizione, si svolge dall’1 giugno al 24 novembre. Dal 1998 è strutturata in maniera duplice: oltre alle partecipazioni nazionali, dislocate fra i Padiglioni ai Giardini, l’Arsenale e varie sedi in città, con 88 Paesi, comprende un progetto specifico che offre il “segno” estetico della Biennale stessa. Affidato a Massimiliano Gioni il progetto s’intitola Il Palazzo Enciclopedico e riunisce 150 artisti da 38 nazioni, ospitati fra l’Arsenale e il Padiglione Centrale ai Giardini. La proposta culturale aumenta inoltre con le mostre collaterali, ben 48, curate da enti e istituzioni no profit. Tra gli sponsor, Enel, Foscarini, Illy e Swatch. Catalogo Marsilio Editori. www.labiennale.org
collaterali & co./ Fra gli eventi in parallelo, da non perdere glasstress, ai weiwei allo Zuecca space, un lavoro site specific di pedro cabrita Reis, e quello di pawson con swarovski, a san giorgio. Fra le mostre private, l’inedito dialogo fra tony oursler e un dipinto ottocentesco al nuovo espace Vuitton. i Musei civici propongono anthony caro al correr e a very light art a ca’ Rezzonico.
Pedro Cabrita Reis/ A remote whisper, 2013, Palazzo Falier
Il contemporaneo sbarca in Laguna. E coinvolge tutta la città, fra mostre ufficiali, collaterali e proposte di gallerie private. Per un’offerta culturale irripetibile
Ron Arad/ Last Train, 2013, for Steinmetz.In Glasstress, Palazzo Cavalli Franchetti
Tony Oursler/ Strawberry-Ecstasy-Green, 2013. Where should Othello go? Espace Louis Vuitton
John Pawson/ Perspectives, for Swarovski Foundation, Basilica di San Giorgio Maggiore
Maurizio Cattelan - Pierpaolo Ferrari/ Toilet Paper, Novembre 2011. In Unattained Landscape, Fondazione Bevilacqua La Masa
Alighiero Boetti/working on “La luna”, 1969. In
When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013, Fondazione Prada
Sherrie Levine/ Crystal Skull, 2010. In Prima
Materia, Punta della Dogana
Marc Quinn/ The Zone (Where Time Meets Space), 2012, Fondazione Giorgio Cini The Garbage Patch State/
Università Ca’ Foscari
Jacob Hashimoto/Gas Giant, progetto per la Fondazione Querini Stampalia
Michele Manzini/ L’errore e il disincanto, 2013, for Morelato. In Personal Structures, Palazzo Bembo
mostre a 360°/ durante la biennale, la città ospita molte iniziative promosse da istituzioni e gallerie private. come la Fondazione Querini stampalia, con l’installazione gas giant in collaborazione con galleria la città di Verona, o la Fondazione prada che ricostruisce un’innovativa mostra curata da harald szeemann nel 1969.
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Una nuova casa, firmata Herzog & de Meuron: come si
presenta? il dettaglio più scenografico della struttura è l’oculo, una grande apertura circolare che si affaccia sulla piazza pubblica. gli interni hanno un’estetica industriale ricercata, alti fino a 10 m e pavimento in cemento. pareti e soffitto conservano il colore antracite, creando un’atmosfera dark: un ambiente perfetto per le installazioni di design del XX e XXi secolo degli espositori. il rivestimento della facciata, costituito da nastri in metallo intrecciati, si apre per dare vita a finestre che consentono alla luce naturale di illuminare alcune aree comuni, come il celebre café. le proporzioni generose del nuovo padiglione ci hanno permesso di sviluppare ulteriormente il layout innovativo degli interni, che assume un aspetto disordinato, del tutto atipico. l’idea progettuale dà spazio a direttrici visive sorprendenti, incoraggiando i visitatori a scoprire la fiera e a interagirvi in modo assolutamente intuitivo. Quali sono le
novità dell’edizione 2013? abbiamo esteso la partecipazione al 20% in più di gallerie e creato nuove piattaforme nell’ambito della programmazione culturale. oltre al padiglione espositivo principale, ora disponiamo di un padiglione di 2.500 mq dedicato agli eventi, pensato per la sperimentazione progettuale. a partire dal 2013, design miami/ Basel costituirà ogni anno una nuova commissione di design con a capo un designer diverso, un’esperienza che accoglierà i visitatori al loro ingresso. lanciamo la serie di acting things iv: material flow, un’installazione/performance della tedesca Judith seng. guardando alla produzione come a una danza, a un gioco, a un rituale sociale, acting things esamina i mezzi produttivi andando oltre il pensiero progettuale tradizionale: per 7 giorni e 8 h al giorno viene messa in scena un’evoluzione poetica di materiali, movimenti e oggetti. Partecipano gallerie e designer dei Paesi
emergenti del mondo? daremo il benvenuto al nostro primo espositore dal sudafrica, southern guild, con una selezione di opere contemporanee, tra cui una sedia disegnata da gregor Jenkins in collaborazione con il noto artista sudafricano William kentridge. la carwan gallery di Beirut, invece, presenterà una mostra personale dell’architetto-designer india mahdavi, che ha sviluppato una serie di tavoli piastrellati in edizione limitata in collaborazione con i costruttori di piastrelle della regione. Queste creazioni prendono parte alla manifestazione insieme all’heritage, la galleria di mosca che torna per il secondo anno presentando pezzi di arredamento in stile art déco sovietico del periodo compreso tra gli anni ’30 e la metà degli anni ’50. Da non perdere... tra gli highlight del 2013, ricordiamo la casa immaginaria di un eccentrico collezionista, dove convivono pezzi di antiquariato del Xviii secolo e di design d’avanguardia (galleria steinitz di parigi e carpenters Workshop gallery, parigi/londra). a seguire, i progetti contemporanei inediti e su commissione: gaetano pesce (erastudio apartment gallery, milano); faye toogood, nacho carbonell e taher chamerik (galerie Bsl, parigi) e hella Jongerius (galerie kreo, parigi), solo per citarne alcuni. senza dimenticare le opere d’antan con una storia interessante: un arazzo da parete di sheila hicks, commissionato inizialmente da Élie de rothschild negli anni ’70 (demisch danant, new york); la “maison des jours meilleurs”, una casa prefabbricata del 1956 di Jean prouvé per abbé pierre (patrick seguin, parigi). last but not least, gli arredi di alvar aalto per la clinica di helsinki (Jacksons, stoccolma/Berlino).• l.m.
A Basilea, una nuova sede per l’arte e il design progettata da Herzog & de Meuron. E molte new entry. Ce ne parla Marianne Goebl, direttore di Design Miami/ Basel
Florian Borkenhagen/Poire Hélène, 2013, Gabrielle Ammann Gallery, Colonia
Jean Prouvé/ Maison des Jours Meilleurs, 1956, Galerie Patrick Seguin, Paris
M/M (Paris)/Fumetsu, tappeto, 2012, Gall. Libby Sellers, Londra
Marianne Goebl, dal 2011 direttore di Design Miami/Basel
Simon Dybroe Møller/ Melody Malady, 2010, Galerie Kamm, Berlino
Maurizio Cattelan/Untitled 2003. Alla Fondation Beyeler
fino al 6/10
dentRo e FUoRi la FieRa/ design miami/ Basel dall’11 al 16/6 alla hall 1 süd (www.designmiami.com). art Basel dal 13 al 16/6: 300 le gallerie presenti con artisti moderni e contemporanei (www.artbasel. com). in città, da non perdere, steve mcQueen allo schaulager (www.schaulager.org) e kaputt, personale di cattelan alla fondation Beyeler (www.fondationbeyeler.ch).
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