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Venezia: una città dai
mille volti
Una città surreale ove infiniti canali sormontati da antichi ponti, si intrecciano in un dedalo
infinito. Stretti vicoli sfociano in piazze, cortili ciechi, parchi nascosti. Una città infinita che
si aggroviglia su sé stessa come in un vortice in cui è facile perdersi. “Sempre dritto” è la
risposta ad ogni vostra domanda, ma a Venezia nulla è diritto.
Venezia, un museo a cielo aperto ove le facciate delle chiese, ricche di decori, si alternano
ad austeri palazzi, un brulicare di persone che gironzolano nei vicoli con uno sguardo alle
vetrine ed uno ai canali, alla ricerca di angoli unici ed intenti a… non cascare in acqua.
GIOVEDÌ 29 OTTOBRE 2009 MILANO – FUSINA KM 265 GPS 45° 25’ 10”N – 12° 15’ 21”E
Dopo una settimana intensa e molto stressante, decidiamo di partire nonostante le previsioni
del tempo, poco incoraggianti. La voglia è tanta pertanto, alle 17.30, compiuto il carico
dell’acqua ed assicurate le bimbe nei loro seggiolini, mettiamo in moto Kenda e… VIA SI
PARTE.
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Arianna ci indica la strada, anche se, per questo viaggio, il suo compito è unicamente
dettarci i tempi di arrivo e, dopo una breve sosta al distributore per riempire la petroliera
(52€), raggiungiamo la Milano-Venezia.
Il traffico, nonostante l’ora, è molto scorrevole ed alle 19.00 siamo quasi a Verona. Le
bimbe, terminato il film, reclamano e quindi, raggiunto un Ristop, ci fermiamo.
Un pasto veloce e quindi siamo di nuovo in pista. Qua è la vi sono banchi di nebbia che,
rallentandoci, ricordano agli automobilisti l’arrivo dell’inverno.
I cartelli autostradali snocciolano lugubri statistiche e, tra una “grattatina” e l’altra,
arriviamo al casello. Arianna, è pronta per il suo lavoro ma le prime insegne per Fusina
rendono inutile l’uso del satellitare, che si rivelerà importante nel fornirci le indicazioni,
laddove la nebbia, avvolgendoci, renderà pressoché invisibile il manto stradale.
Il ronfare tranquillo delle piccole pesti ci concede una buona oretta di chiacchiera ed alle
22.30 siamo già al campeggio.
Eseguito in check-in e seguendo la piantina, raggiungiamo l’area a noi affidataci.
Spengo il motore del camper per non disturbare e scendo per un sopralluogo quando due
coniglietti, uno bianco ed uno grigio mi vengono in contro e subito il pensiero va alle mie
piccole pesti: chissà che diranno domani. La piazzola che scelgo è a 20 m dalla laguna, ma
la torretta della corrente è lontana, dovrei usare il rocchetto, ma chi me lo fa fare: siamo più
che autonomi e quindi alle 23.10 siamo già tutti nei nostri letti caldi. Buonanotte.
30 OTTOBRE 2009 VENERDÌ
Al mio risveglio trovo Sara al posto di Francesca. Deve essere stata una notte agitata.
Povera Francesca. Non faccio in tempo a mettere in moto Neuro, il mio unico neurone, che i
piedini di Federica richiamano la mia attenzione. Deve andare in bagno e Francesca
grugnisce dal fondo del camper: Ok è tutto posto.
Sono le 7.15.Mrs combi ha fatto il suo dovere. Il camper è bello caldo. Mi ricordo di aver
dietro la mia nuova macchina fotografica ed in meno di un secondo sono vestito, con il mio
nuovo giocattolino e fuori dal camper ad ammirare uno splendido paesaggio.
Partono già le prime foto. Lo specchio di laguna antistante il campeggio è trafficato ed in
breve passa un rimorchiatore con al guinzaglio niente popò di meno che una petroliera.
Marghera è proprio vicina. Federica guarda curiosa ed esterrefatta dalla finestra del camper,
chiedendosi come potesse una nave tanto piccola portare un nave così grande.
Mezzo litro di latte per le bimbe e Francesca,vedendomi già vestito armeggiare con la
macchina fotografica come un bambino eccitato dal suo giocattolo nuovo, mi fa una
proposta che di certo non posso declinare: vuoi prendere il traghetto delle 9.00? che amore.
Preparati i panini e lo zaino, vesto le bimbe e le trascino fuori dal camper con la scusa dei
coniglietti. Alle 9.10, senza accorgersene, sono già sedute sul traghetto.
Il terminal del vaporetto dista circa 100 m dal campeggio ed i biglietti si possono acquistare
alla reception del camping: 12 € AR per gli adulti. Le bimbe non pagano.
E’ una splendida giornata di sole e decidiamo di portare un solo passeggino: le bimbe,
soprattutto Sara, devono camminare.
Seguendo un canale virtuale delimitato da pali di legno intrecciati, il traghetto in meno di
mezzora ci porta a Venezia. Alla nostra destra l’isola della Giudecca, che costeggiamo
addentrandoci in un canale estremamente trafficato: traghetti, piccole barche di improvvisati
pescatori, motoscafi adibiti a servizio taxi, insomma un via vai continuo di barche che
rendono piacevole, ma “movimentata” la nostra breve traversata.
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Raggiunto il molo di Zattere, sbarchiamo e ci incamminiamo lungo la passeggiata che
costeggia il canale della Giudecca. Qui le bimbe possono prendere contatto con la realtà
veneziana, una realtà ove l’unico mezzo di locomozione è rappresentato dai propri piedi.
Niente auto, niente biciclette o motorini, solo traghetti, motoscafi e… le gondole. Una città
ove l’immondizia viene raccolta da barche con bracci meccanici, i pompieri, la polizia ed i
mezzi di soccorso si spostano in barca. Che strana città!
Il cielo è terso ed il sole, illuminando palazzi ottocenteschi, li rende armoniosi e ricchi di
contrasti. Antichi ponti con lunghe passerelle per persone diversamente abili, scavalcano
canali ai cui margini trovano posto, attraccate in perfetto ordine, barche e motoscafi, ma
anche gondole e piccoli cabinati. La macchina fotografica è in moto da un pezzo quando
raggiungiamo Punta della Dogana dove possiamo godere di una splendida vista dell’Isola di
San Giorgio con la chiesa palladiana, del bacino di San Marco ed il Canal Grande.
Il paesaggio è spettacolare, reso ancor più accentuato dalla luce che, tagliando i palazzi, li
illumina, regalandoci colori che mai avremmo potuto apprezzare in una giornata uggiosa o
di nebbia. Indubbiamente Venezia è affascinante a prescindere dalle condizioni
atmosferiche, ma questa giornata di sole renderà la nostra giornata unica ed indimenticabile.
E’ il momento di provare il mio cavalletto
speciale. Come un panda abbraccia il suo
albero, lo avvolgo in cima ad un
basamento di una colonna ed in pochi
secondi parte l’autoscatto sotto gli occhi
divertiti dei passanti.
Costeggiando Canal Grande, raggiungiamo il ponte dell’Accademia: una massiccia struttura
di legno e ferro. Sgranocchiando un cracker al pomodoro, Sara e Federica anticipano
Francesca che arranca sulla scalinata, dalla cui sommità si può godere uno splendido
panorama sul canale Grande.
Quindi via attraverso piazze e vicoli. E’ un susseguirsi di canali, ponti e ponticelli alla cui
base fanno bella mostra di sé i gondolieri, che sponsorizzano gite sui canali alla ricerca di
scorci di rara bellezza.
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In breve raggiungiamo P.zza San Marco: salotto ed icona della città. Il campanile, il Palazzo
Ducale, la Basilica, i piccioni, i caffè concerto, affacciati sulla piazza, con i famosi
orchestrali che si esibiscono suonando alcuni brani di musica classica. Siamo nel cuore di
Venezia.
Lasciato il passeggino e lo zaino nel deposito bagagli e sfruttando la prenotazione alla visita
della basilica eseguita via internet (http://www.venetoinside.com/it/basilica_san_marco/),
saltiamo la lunga fila ed iniziamo la nostra visita.
E’ incredibile, tanto maestoso è l’esterno di questa monumentale basilica, tanto è contenuto
l’interno.
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Maestosi mosaici dorati rivestono le pareti, le volte e le cupole della basilica marciana. I
mosaici della basilica di San Marco raffigurano storie tratte dalla Bibbia (Antico e Nuovo
Testamento), figure allegoriche, vicende della vita di Cristo, della Vergine, di San Marco e
di altri Santi.
I mosaici, nei quali dominano i colori
caldi, in particolare l'oro, ornano l’intera
basilica. La luce, filtrando attraverso gli
enormi finestroni, diffonde colori che
variano continuamente nelle diverse ore
del giorno, con effetti suggestivi e di
grande intensità.
Sara e Federica, stranamente ammutolite di fronte a questo spettacolo, gironzolano con i
loro nasini all’insù. E’ presto e quindi decidiamo di visitare la facciata superiore della
basilica la cui balconata ospita le copie dei quattro cavalli di bronzo di san Marco, mentre
gli originali, dopo la restaurazione, sono conservati nel ricco museo marciano ove, tra l’altro
è possibile ammirare frammenti di mosaici e splendidi arazzi.
Ottemperato ai bisogni fisiologici delle bimbe, ammirato lo splendido panorama che si può
apprezzare dalla Loggia dei Cavalli, abbandoniamo la basilica e, recuperate le borse, ci
concediamo un veloce pranzo.
Francesca, attratta da uno splendido ciondolo, si concede un souvenir per poi riprendere la
nostra gita.
In un continuo saliscendi dei ponti, raggiungiamo Riva degli Schiavoni e da qui, a ritroso, il
Ponte dei sospiri attualmente ingabbiato da impalcature di restauro nascoste da occasionali
sponsor.
Nonostante l’oscenità del momento, non si
può non rimanere colpiti da questo piccolo
ponte sospeso sul canale e che collegava il
Palazzo Ducale con le prigioni.
Ritornati in P.zza San Marco, ci
riaddentriamo nel dedalo di vie che ci
porta sino al Ponte di Rialto. Imponente
nella struttura, affascinante nel suo aspetto
il Ponte di Rialto si pone sopra il Canal
Grande, e caratterizza la zona. Ha
un’unica arcata con due rampe inclinate,
con negozi su entrambi i lati, ed è coperto
da un porticato.
Mentre le bimbe si concedono un gelato, mi defilo alla ricerca di nuovi scatti.
Richiamato all’ordine, continuiamo la nostra gita e così, tra una calle e l’altra ci imbattiamo
casualmente nello squero di San Trovaso, che sorge lungo il rio omonimo e risale a prima
del Seicento.
Gli squeri, il cui nome deriva da uno strumento di lavoro, la squadra, detta in dialetto
veneziano "squara" era, inizialmente il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sorta
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di imbarcazioni, dalle galere alle gondole, dalle grandi navi ai sandaletti. Nel corso degli
anni molti squeri sono scomparsi a causa della notevole diminuzione dell'uso delle barche a
remi e dall'uso della vetroresina che, lentamente ha preso il posto del legno.
L'attività degli squeri ancora presenti nella
città è legata principalmente alla gondola
ed in parte alle altre imbarcazioni a remi e
a vela tipiche della laguna di Venezia.
Uno dei pochissimi squeri ancora in
funzione a Venezia è proprio quello di San
Trovaso. La casa di legno adiacente ha la
forma tipica delle case di montagna e
questo perché i carpentieri venivano dalle
Alpi.
Il sole sta tramontando e la città lentamente si trasforma: i colori caldi del sole lasciano
posto ai mezzi toni, sostituiti da li a poco dai colori cupi della notte. Una nuova Venezia ci
presenta di fronte ai nostri occhi, ma ormai è tardi e le mie tre bimbe, esauste, reclamano.
Alle 18.30 prendiamo il traghetto ed alle 19.10 siamo già al calduccio nel nostro camper.
E’ stata una giornata intensa, ma piena di soddisfazioni ed alle 21.10 tutti dormono, mentre
inizio a scrivere le prime righe di questo mini-diario.
31 OTTOBRE 2009 SABATO VENEZIA – PONTI SUL MINCIO
KM 141 – GPS 45° 23’ 38”N – 10° 42’ 24”E
Il mattino ha l’oro in bocca e dopo una notte tranquilla e riposata, alle 8.00 sono gia fuori
dal camper a scattare le prime foto del sole che, sorgendo dalle acque della laguna, mi
restituisce una silhouette perfetta di Venezia.
Privata di quei particolari interni al suo
perimetro, mi rimane un profilo che è la
vera essenza della città. Visivamente la
tecnica del "vedo, non vedo", del non
esplicito, aggiunge un innegabile pizzico
di fascino intrigante alla città.
Quando il sole svela, illuminando, ogni angolo della laguna, è ora di fare colazione.
Dopo aver saldato il campeggio e svuotato i serbatoi delle grigie e delle nere, mettiamo in
moto il camper. Direzione Ponti sul Mincio, ove ci aspetta l’agriturismo La Montina.
Antefatto: mercoledì, prima di partire, chiamo l’agriturismo per verificare la sosta e
prenotare la cena. Come al solito mi informo sulle caratteristiche dell’agriturismo: sosta per
i comper, possibilità di cenare, dintorni da visitare ed alla mia domanda se, nell’agriturismo
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vi fossero animali da cortile la risposta fu: “ma certo: mio marito, mio figlio…”. La
prenotazione fu presto fatta.
Alle 12.30 raggiungiamo l’agriturismo, ben segnalato. Punto sosta per tre camper, gratuito,
a pagamento solo l’uso della corrente, ai margini della pista ciclabile che attraversa il Parco
del Mincio.
Non faccio in tempo a mettere il camper sui cunei che Federica vuole la sua bicicletta e con
essa scarico anche le nostre.
Dopo mangiato Federica mi trascina sulla pista ciclabile. Lasciamo Francesca a riposare sul
camper ed in sella alla mia bicicletta con Sara sul seggiolino, iniziamo la nostra gita.
Federica ormai si è lanciata e conduce il proprio mezzo con estrema sicurezza, a volta zig-
zagando ed a volte mantenendo una perfetta linea retta. La padronanza è tale che, nel suo
girovagare non le sfugge nemmeno una marmotta che, acquattata in uno spiazzo erboso,
stava consumando il suo pranzo a base di erbe selvatiche.
Alle 16.30 rientriamo al camper, giusto il tempo per una pennica ristoratrice, che ci
consentirà di affrontare la cena con tranquillità.
Alle 19.30 usciamo per andare a Cena. Fa freddo quindi lasciamo la Combi accesa.
Serata perfetta, Sara mi “ruba” la mia pasta e fagioli, lasciandomi unicamente le cotiche,
Federica si spazzola tre salsicce e Francesca termina la sua parca cena con il tiramisù della
casa.
Rientrati al camper, Sara si addormenta prima di bere il latte, mentre Federica crolla alla
prima pagina della favola.
Alle 22.30 tutto tace ed un silenzio assordante avvolge il camper. Buonanotte.
1 NOVEMBRE 2009 PONTI SUL MINCIO – MILANO KM 128
La sveglia come al solito è scandita dall’arrivo di una delle due pesti. E’ la volta di Federica
(solo perché Sara è già nel nostro letto) che, spuntando alla base del letto ,ci porta il
buongiorno.
Colazione in camper e quindi via tutti i bicicletta. La ciclabile è molto bella: si snoda
seguendo un percorso lungo il Mincio, attraverso boschi e prati. Purtroppo oggi è giorno di
rientro e non siamo attrezzati ma, volendo, è possibile raggiungere sia Peschiera del Garda
che Mantova. Peccato, ma la scoperta di questo strategico Agriturismo ci porterà
sicuramente, in un futuro prossimo, a ripetere queste esperienza, inserendo la splendida città
Rinascimentale al centro di uno dei nostri prossimi giri.
Dopo pranzo è ora di salutare i nostri ospiti e prendere la via del ritorno.
L’autostrada è pressoché vuota ed alle 15.20 siamo già al rimessaggio.
E’ stato un week-end mordi e fuggi, intenso e pieno di soddisfazioni alla scoperta di un città
incantata, una città che va a piedi e che bisogna scoprire a piedi, magari perdendosi in quel
magico labirinto fatto di calli, cortili, vicoli e rii, dove terra e acqua si intrecciano e si
fondono continuamente. Respirando un'atmosfera che sa di paesi lontani.
Venezia è la città magica per eccellenza, uno dei palcoscenici più straordinari dove il
denominatore è l'acqua, la sua capacità di riflettere il cielo, le facciate dei palazzi, i contorni
delle chiese, magnifici portali, i marmi, le statue, i profili delle gondole…
Oggi, le pietre, i canali e gli antichi ponti di Venezia sono lì come un immenso libro che
racconta una grande storia che ho cercato di trasmettervi e che, un domani, proprio voi,
Sara e Federica potrete rivivere in queste poche righe.