24
Quinta Parete V erona cultura e società Mensile on-line www.quintaparete.it Anno II - n. 4 - Aprile 2011 Direttore responsabile Federico Martinelli L’evento XIII Settimana della Cultura Fotografia I Tommasoli nel segno dell’arte Musica Concerti e album inediti Anche a Verona dal 9 al 17 aprile grande appuntamento con visite, incontri e dibattiti Pubblicato il libro che ricorda i padri della fotografia d’arte veronese, omaggio ai Tommasoli Grandi pianisti, musicisti di livello. E le news dal mondo della musica: le uscite del mese a pagina 4 a pagina 11 a pagina 6 di Federico Martinelli - [email protected] I grandi impressionisti a Rovereto. Ancora una volta il Mart fa le cose in grande Al Mart, i capolavori del Museo d’Orsay senso e interesse. Mo- net, Cèzanne, Pissaro, Sisley, Renoir, Degas, Tolouse-Lautrec, Van Gogh, Vuillar sono solo alcuni degli ar- tisti di cui sarà possi- bile ammirare opere esemplari che hanno cambiato e influenza- to la pittura dalla fine dell’Ottocento in poi. Un evento unico, reso possibile grazie all’ac- cordo tra il Mart e l’Orsay che, in fase di restauro, ha concesso un numero consistente di opere, tutte d’alto livello. Non c’è tela o scultura che possa essere consi- derata minore, tutte contestua- lizzano e raccontano con emo- zione lo spaccato di un’epoca e di una società -quella france- se- che si divertiva tra natura incontaminata, momenti di pace, incontri familiari e vita notturna. Dalla stagione dell’impressioni- smo, fino all’inizio delle avan- guardie, passando per il reali- smo -anche scandaloso- come per l’opera L’origine del mondo di Courbet, la mostra si snoda in sezioni: dalla solitudine all’e- marginazione, dall’ascolto inte- riore al Paradiso terrestre. La Cattedrale di Rouen (Monet), La Camera ad Arles (Van Gogh), Le Donne di Tahiti (Gauguin) sono solo alcune delle ope- re esposte, ma non sono solo La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione questi capolavori, più noti al grande pubblico, a tramanda- re le vicende dell’epoca. C’è un vasto contorno di tele meno co- nosciute ma altrettanto intense e culturalmente preziose. È il caso di opere come Un Atelier a Bantignolles di Henry Fantin- Latour che, nel grande impatto emotivo che suscita, ritrae Emi- le Zola, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet e altri illustri cultori dell’epoca. A questo si lega l’ Omaggio a Cèzanne, di De- nis che immortala il gruppo dei Nabis. La mostra prosegue con l’ Autoritratto con Cristo Giallo di Gauguin, l’ Autoritratto di Van Gogh, con la serie completa delle Ballerine in bronzo di Degas e con le opere di Seurat, Morisot, Vuillard. Ma a far da regina è l’Italia, con un’opera di Boldini. Ma- gistrale! L’occasione è unica, pochi chilometri di autostra- da per visitare un evento da non perdere. A Verona inve- ce inaugura Chagall: il mondo sottosopra. Appuntamento alla prossima uscita. Prosegue sino al 24 luglio la mostra La rivoluzione dello sguar- do. Capolavori impressionisti e post- impressionisti dal Musèe d’Orsay . A cura di Guy Cogeval e Isabelle Cahn, organizzata e realizzata con la collaborazione scientifi- ca di Gabriella Belli, la mostra presenta settantasei capolavori dal Museo d’Orsay. Rovereto ancora una volta è capitale in- ternazionale dell’arte. Un pic- colo paese in provincia di Tren- to, un grande museo -il Mart- che, grazie alla lungimiranza e “amore per l’arte” di chi lo diri- ge, sono la ricetta di un succes- so sempre crescente per un polo museale in grado di ospitare ogni anno esposizioni di con- Quando, come, dove Il Mart di Rovereto è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Si raggiun- ge percorrendo la A22, con uscita a Rovereto Nord. È si- tuato in Corso Bettini 43. Tel. 800.39.77.60.

Verona è - Aprile 2011

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Numero di aprile 2011 di Verona è

Citation preview

Page 1: Verona è - Aprile 2011

Q u i n t a P a r e t eVeronacultura e società

Mensile on-linewww.quintaparete.itAnno II - n. 4 - Aprile 2011 Direttore responsabile Federico Martinelli

Filippo e Fausto Tommasoli,

la fotografia e la parola.

Silvano Tommasoli

Assonanze tematiche tra fotografia, arte e letteratura nel ‘900

L’evento

XIII Settimana della CulturaFotografia

I Tommasoli nel segno dell’arteMusica

Concerti e album ineditiAnche a Verona dal 9 al 17 aprile grande appuntamento con visite, incontri e dibattiti

Pubblicato il libro che ricorda i padri della fotografia d’arte veronese, omaggio ai Tommasoli

Grandi pianisti, musicisti di livello. E le news dal mondo della musica: le uscite del mese

a pagina 4a pagina 11 a pagina 6

di Federico Martinelli - [email protected]

I grandi impressionisti a Rovereto. Ancora una volta il Mart fa le cose in grande

Al Mart, i capolavori del Museo d’Orsaysenso e interesse. Mo-net, Cèzanne, Pissaro, Sisley, Renoir, Degas, Tolouse-Lautrec, Van Gogh, Vuillar sono solo alcuni degli ar-tisti di cui sarà possi-bile ammirare opere esemplari che hanno cambiato e influenza-to la pittura dalla fine dell’Ottocento in poi.Un evento unico, reso possibile grazie all’ac-cordo tra il Mart e l’Orsay che, in fase di restauro, ha concesso un numero consistente di opere, tutte d’alto livello.Non c’è tela o scultura che possa essere consi-

derata minore, tutte contestua-lizzano e raccontano con emo-zione lo spaccato di un’epoca e di una società -quella france-se- che si divertiva tra natura incontaminata, momenti di pace, incontri familiari e vita notturna.Dalla stagione dell’impressioni-smo, fino all’inizio delle avan-guardie, passando per il reali-smo -anche scandaloso- come per l’opera L’origine del mondo di Courbet, la mostra si snoda in sezioni: dalla solitudine all’e-marginazione, dall’ascolto inte-riore al Paradiso terrestre. La Cattedrale di Rouen (Monet), La Camera ad Arles (Van Gogh), Le Donne di Tahiti (Gauguin) sono solo alcune delle ope-re esposte, ma non sono solo

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

questi capolavori, più noti al grande pubblico, a tramanda-re le vicende dell’epoca. C’è un vasto contorno di tele meno co-nosciute ma altrettanto intense e culturalmente preziose. È il caso di opere come Un Atelier a Bantignolles di Henry Fantin-Latour che, nel grande impatto emotivo che suscita, ritrae Emi-le Zola, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet e altri illustri cultori dell’epoca. A questo si lega l’Omaggio a Cèzanne, di De-nis che immortala il gruppo dei Nabis. La mostra prosegue con l’Autoritratto con Cristo Giallo di Gauguin, l’Autoritratto di Van Gogh, con la serie completa delle Ballerine in bronzo di Degas e con le opere di Seurat, Morisot, Vuillard.

Ma a far da regina è l’Italia, con un’opera di Boldini. Ma-gistrale! L’occasione è unica, pochi chilometri di autostra-da per visitare un evento da non perdere. A Verona inve-ce inaugura Chagall: il mondo sottosopra. Appuntamento alla prossima uscita.

Prosegue sino al 24 luglio la mostra La rivoluzione dello sguar-do. Capolavori impressionisti e post-impressionisti dal Musèe d’Orsay. A cura di Guy Cogeval e Isabelle Cahn, organizzata e realizzata con la collaborazione scientifi-ca di Gabriella Belli, la mostra presenta settantasei capolavori dal Museo d’Orsay. Rovereto ancora una volta è capitale in-ternazionale dell’arte. Un pic-colo paese in provincia di Tren-to, un grande museo -il Mart- che, grazie alla lungimiranza e “amore per l’arte” di chi lo diri-ge, sono la ricetta di un succes-so sempre crescente per un polo museale in grado di ospitare ogni anno esposizioni di con-

Quando, come, dove

Il Mart di Rovereto è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. Si raggiun-ge percorrendo la A22, con uscita a Rovereto Nord. È si-tuato in Corso Bettini 43. Tel. 800.39.77.60.

Page 2: Verona è - Aprile 2011

Aprile 20112 Arte/Teatro

Sempre al Mart

Voci dal futurismo

In concomitanza alla mostra Impressionismo e postimpressionismo dal Musèe d’Orsay prosegue Voci del Futurismo. “Voci del Futurismo” rappre-senta un’originale rivisitazione di una parte del patrimonio del Mart che è tra le più amate dai nostri visitatori. Fortu-nato Depero è ben rap-presentato in questo percorso, e fa da con-traltare ad un’attenta selezione di opere di Giacomo Balla, Um-berto Boccioni, Enri-co Prampolini, Gino Severini (a cui il Mart dedicherà un’ampia antologica dal 17 set-tembre 2011), Filippo Tommaso Marinet-ti, Tullio Crali, Luigi Russolo, Ardengo Sof-fici, Thayaht. Presen-ti anche artisti meno noti, la cui conoscenza è tuttavia fondamentale per comprendere la “coralità” di voci che caratterizzò l’avanguardia futurista. Di Giacomo Balla sono esposte alcune recenti acquisizioni, in arrivo da una collezione privata: quattro tele del 1929 e un

bozzetto preparatorio per la scenografia di “Feu d’artifice”, del 1916. Presenti anche altre nuove acquisizioni provenienti dalla Fondazione VAF: sono opere di Cesare Andreoni, Giovanni Korom-pay, Mino Rosso, Osvaldo Barbieri, Domenico

Belli, Luigi Colombo, Mino Delle Site, Pippo Oriani, Enrico Pram-polini, Tullio Crali e Armando Dal Bianco. Dell’allestimento fan-no parte un’originale sezione dedicata alla fotografia, che com-prende anche gli scatti dello stesso Depero, una panoramica sulle invenzioni tipografiche e sulla scrittura futuri-sta, per concludere con una stanza dedicata agli epigoni del futuri-smo negli anni Trenta.

L’epilogo della mostra rappresenta un collegamen-to ideale con le sale di Casa Depero, dove il Mart espone fino al 6 marzo 2011 “Tullio Crali. La do-nazione”, e dal 14 maggio “Roberto Iras Baldessa-ri. Futurista Vagabondo”.

Edito daQuinta Parete

Via Vasco de Gama 1337024 Arbizzano di Negrar, Verona

Direttore responsabileFederico Martinelli

Direttore editorialeSilvano Tommasoli

Segreteria di redazioneDaniele Adami

Hanno collaboratoDaniele AdamiPaolo Antonelli

Valentina BazzaniStefano CampostriniFrancesco FontanaFederico Martinelli

Ernesto PavanAlice Perini

Silvano TommasoliGiordana VulloMassimo Zanoni

Realizzazione graficaStefano Campostrini

Autorizzazione del Tribunale di Veronadel 26 novembre 2008

Registro stampa n° 1821

A Peschiera l’ultimo dei tre in-contri con il Teatro Impiria e dibattiti su tematiche di attua-lità.Terzo e ultimo appuntamen-to della rassegna “Teatro di Vita”, organizzata dal Comu-ne di Peschiera del Garda in collaborazione con il Teatro Impiria di Andrea Castelletti. Una iniziativa originale volu-ta dall’Assessorato ai Servizi Sociali per offrire al territorio un’occasione di riflessione su alcune tematiche di attualità. Ciascuna serata prevede infat-ti la visione di uno spettacolo teatrale, ad ingresso gratuito, con a seguire un dibattito sui temi sollevati. Dopo l’avvio di mercoledì 9 marzo con lo spet-tacolo “Vite in codice” inerente la tematica della violenza sulle donne, è stata la volta, merco-ledì 23 marzo, della commedia “Biciclette”, un adattamento curato da Andrea Castelletti

del bel romanzo dello scrittore riminese Michele Marziani, sul tema dell’ambiente e dell’ecolo-gia. La rassegna si concluderà mercoledì 6 aprile, con lo spet-tacolo “Ultima chiamata”, uno tra i più premiati del Teatro Impiria. La tematica qui solleva-ta è il tema dell’in-dividualismo nella società moderna. Si tratta di un thriller teatrale tutto giocato sul filo del telefono in una partita psicolo-gica che smaschera le ipocrisie e mette a nudo le bugie su cui si fonda il nostro quo-tidiano. A seguire, il dibattito sarà tenuto dalla Filosofa dott.ssa Gloria Pimazzo-ni. La rassegna si tie-ne presso il Teatro S. Martino di Peschie-

ra, con inizio alle ore 21, ad ingresso libero. Per informazioni: Teatro Impiria 340/5926978, [email protected], www.teatroimpiria.net

Ultimo appuntamento con il “Teatro di Vita”

Pubblichiamo il comunicato stampa del Teatro Impiria

Page 3: Verona è - Aprile 2011

Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve

di Valentina Bazzani

Si è conclusa nel migliore dei modi venerdì 4 marzo la sta-gione teatrale 2010-2011 al Ca-pitan Bovo di Isola della Scala (VR).Nel corso di questi mesi, artisti eccezionali si sono esibiti sul palcoscenico del teatro isolano, conquistando l’entusiasmo dei presenti e incontrando i diffe-renti gusti del pubblico.

Venerdì 14 gennaio, la compa-gnia teatrale La Barcaccia ha aperto le danze con “Nina, non far la stupida” di Arturo Ros-sato e Gian Capo, commedia scritta nel 1922 che rappresenta un ritratto perfetto di un tran-quillo paese in cui non succede mai nulla, fino a quando, il vo-ciferare dell’arrivo di una mi-tica artista di canto, mette gli abitanti in subbuglio. Giovani innamorati, bottegai, brontolo-ni e nullafacenti si risvegliano in quel momento, sognando l’a-more, il successo, la notorietà e la giovinezza. Sketch divertenti ed equivoci vengono messi in scena, con l’abile comicità di Roberto Puliero.Venerdì 21 gennaio, il Quartet-to ma non troppo ha presentato “Ma l’amore… che cos’è?”, uno spettacolo che vuole mescolare canto e comicità nella raffinata eleganza della scala delle sette note musicali. Dal cinquecento ai giorni nostri, dalla musica più sofisticata a quella leggera,

il quartetto è chiamato a rap-presentare la grande potenza dell’Amore, da una psicologa in collegamento video. Gag di-vertenti, sorrisi ma anche belle riflessioni per il pubblico.Venerdì 28 gennaio la travol-gente Angela Finocchiaro, ac-compagnata dall’attore Danie-le Trambusti, con la regia di Cristina Pezzoli, ha presentato

“Mai più soli”. In questo spet-tacolo si parla della solitudine dell’individuo in una società in cui i mezzi di comunicazio-ne dominano. Cercando di ri-trovare un senso al caos e alle incoerenze del presente, Ange-la racconta storie in cui i per-sonaggi sono particelle impaz-zite di un sistema sfasato. Con leggerezza, poetico candore e sottile ironia, Angela riesce a far divertire ma anche porta a riflettere il pubblico.Venerdì 4 febbraio l’Estrava-gario Teatro ha presentato Inganno in Gonna (Two be or not two be) di Ken Ludwig. La sete di denaro è il pilastro su cui poggia la trama di questo spettacolo. Due attori squattri-nati, una ricca signora e la sua eredità da capogiro, una nipote con tanti sogni nel cassetto, un reverendo viscido e maldestro, un medico arruffone e una cop-pia di giovani sono parti vive di un intreccio comico, in cui il protagonista assoluto è comun-

que l’Amore. Per la prima volta in Italia, l’Estravagario Teatro porta in scena questo capolavo-ro di Ken Ludwig, dopo aver tradotto il testo in italiano, re-galando al pubblico un’inedita ed esilarante commedia.Venerdì 11 febbraio è stata la volta di Silvana Fallisi e Alfredo Colina hanno portato in scena “Era ora” di Alessandra Scotti, con la regia di Corrado Accor-dino. Una donna stravagante e un uomo disilluso, rinchiusi in un bagno per un’intera serata, iniziano a dialogare per svelare i pensieri più nascosti e comici di due perfetti sconosciuti che si incontrano per caso. Incon-trandosi e scontrandosi, i due personaggi danno il via a un divertente confronto ignari che la verità oggettiva non esiste. Specchio di riflessione e comi-cità sull’uomo contemporaneo, lo spettacolo riesce a trasmette-re un significato profondo.Venerdì 18 febbraio, il Tea-tro dei Pazzi ha presentato la commedia “Le donne curiose” di Carlo Goldoni. Una trama di straordinaria attualità che gioca sull’eterna curiosità della donna che vuole sapere cosa fa il marito fuori casa. Donna Ele-onora, donna Beatrice e Donna Rosaura vogliono sapere cosa com-binano i rispettivi consorti nel “liogo segreto” riservato agli uomini. Musi-che e balletti com-pletano l’opera che ha ricevuto diversi premi importanti dal 2006 al 2009.Venerdì 25 febbra-io l’incontenibile simpatia di Raul Cremona ha trion-fato nello spetta-colo “Hocus molto pocus ” con la regia di Raffaele De Ri-tis e le musiche di Lele Micò. Magia, prestigiazione, gag e macchiette hanno

La stagione teatrale al Capitan Bovodi Isola della Scala

Chiude con successo la rassegna del teatro isolano: buoni propositi per il futuro

fatto da protagoniste in questa serata che cerca un ritorno nel passato riscoprendo l’atmosfera degli show degli anni ‘50. Per-sonaggi storici nel repertorio di Raul Cremona come Omen, Silvano il mago di Milano e Ja-copo Ortis si sono alternati sul palcoscenico interagendo bril-lantemente con il pubblico.Venerdì 4 marzo l’Anonima Magnagati ha concluso in bel-lezza la serata con “Bankapa-lanca”. Una divertentissima serata in cui il binomio amore/odio che abbiamo nei confron-ti del denaro, viene messo in risalto in particolare quando subentra un terzo incomodo: la banca. E ora siamo tutti pessi-misti perché abbiamo finan-ziato degli ottimisti abbiamo capito che il denaro non da’ la felicità, soprattutto quando è poco! L’Anonima Magnagati sa rappresentare con una straordi-naria comicità, i problemi che attualmente stiamo vivendo, a causa di una crisi economica che ha colpito più o meno tutti.Insomma, l’appuntamento set-timanale con la rassegna tea-trale 2010- 2011 del Capitan Bovo ha offerto importanti se-rate che hanno regalato al pub-blico tante belle emozioni.

Aprile 2011 3Teatro

Page 4: Verona è - Aprile 2011

Aprile 20114 L’evento

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisionedi Massimo Zanoni e Stefano Campostrini

Anche quest’anno Verona ade-risce alla Settimana della Cul-tura, evento promosso dal Mi-nistero per i Beni e le Attività Culturali, in programma dal 9 al 17 aprile. L’iniziativa, giunta alla tredice-sima edizione, prevede l’apertu-ra dei musei e dei luoghi d’arte anche in orari straordinari. La settimana prevede visite guida-te a palazzi, chiese e a mostre temporanee con l’intento di va-lorizzare il patrimonio artistico italiano a testimonianza che la nostra è una delle civiltà artisti-che più antiche e fiorenti della storia. Verona, tramite l’Assessorato alla Cultura, porta al centro dell’interesse cittadino e dei tu-risti le splendide mostre al Cen-tro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, a Palazzo Forti, al Museo di Castelvecchio, al Museo Archeologico del Tea-tro Romano, al Museo di Sto-ria Naturale. Ma non è tutto. Saranno visitabili tutte le altre meraviglie che raramente sono aperte al pubblico, dal Museo Canonico all’antico Lazzaretto, dall’archivio di Stato alle basili-che paleocristiane, dalla Domus Romana della Banca Popolare di Verona ai resti romani di va-rie aree della città fino alla Villa romana di Valdonega. Occa-sione unica quindi per vedere, accompagnati da una guida, le splendide fotografie della mostra Colin - Cronos quel che resta della memoriao i quadri della mo-stra Chagall il mondo sottosopra a Palazzo Forti. E per gli appas-sionati di arte e di luoghi storici non mancheranno le visite alla Casa di Giulietta, al Teatro Romano e alla mostra Focus, sculture dal teatro. Tutti saranno protagonisti, anche i più piccoli che potranno visitare in manie-ra interattiva il Museo di Storia Naturale. E poi visite a chiese, palazzi di prestigio e I luoghi del-la città nascosta. Oltre a tutto ciò non mancheranno conferenze, incontri, dibattiti. Insomma…Verona in questo caso è cultu-ra. E anche società.

La Settimana della Cultura a VeronaMonumenti, musei e gallerie che respirano nel paese dell’Arte

Gli appuntamenti in città

Sabato 9 aprile• Antico Lazzaretto, Via Lazzaretto-P.to S. Pancrazio ore 15.00 Visite guidate gratuite a cura del Gruppo Giovani FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) Info e prenotazioni tel. 045 597981• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta Vittoria ore 16.00 Conferenza di Mauro Daccordi Mangiare gli insetti, partecipazione libera• Museo Archeologico al Teatro Romano, Regaste Redentore ore 17.00 Visita guidata gratuita alla mostra Sculture dal teatroPrenotazione obbligatoria ad Aster• Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore 17.00 Visita guidata gratuita alla mostra Colin - Cronos quel che resta della memoriaPrenotazione obbligatoria ad Aster

Domenica 10 aprile• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta Vittoria ore 14.30, 15.30 e 16.30 Insetti ovunque: la diversità degli insetti nei vari ambienti, laboratorio gratuito per bambini dai 6 agli 11 anni Percorso guidato gratuito per adulti alla mostra Dominatori a sei zampe, prenotazioni obbligatorie ad Aster• Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore 16.00 Visita guidata gratuita alla mostra Colin - Cronos quel che resta della memoriaLaboratorio gratuito per bambini dai 5 ai 10 anni “Era una notte buia e tempestosa”Prenotazioni obbligatorie ad Aster• Museo di Castelvecchio, Corso Castelvecchio ore 17.00 Visita guidata gratuita all’esposizione “Ospiti in galleria” La Crocifissione del maestro di Sant’Anastasia e la scultura coeva Prenotazione obbligatoria ad Aster

Lunedì 11 aprile• Casa di Giulietta, Via Cappello ore 17.30 Visita guidata gratuita alla mostra Medaglie d’amore, prenotazione obbligatoria ad Aster

Martedì 12 aprile• Palazzo della Gran Guardia, Piazza Bra ore 17.30 Conferenza di Margherita Guccione “MAXXI Architettura. Museo, laboratorio, archivio”

Mercoledì 13 aprile• Museo Archeologico al Teatro Romano, Regaste Redentore ore 17.30 Visita guidata gratuita alla mostra Sculture dal teatroPrenotazione obbligatoria ad Aster• Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti, Volto due Mori (C.so Sant’Anastasia) apertura straordinaria fino alle 23.00 (chiusura biglietteria ore 22.00) per il pubblico: ingresso ridotto € 6,00Porta un amico nel mondo sottosopra di CHAGALL, per i giovani al di sotto dei 30 anni: ingresso gratuito a chi porta l’amico e ridotto € 4,00 all’invitatoore 21.00 - 21.45 Visite guidate gratuite alla mostra, prenotazione obbligatoria ad Aster

Giovedì 14 aprile• Chiesa di San Bernardino, Stradone Provolo ore 15.00 Presentazione storica del Complesso francescano, a cura di Padre Pacifico StellaVisita alla Cappella Pellegrini, a cura dell’architetto Anna Federica Grazi• Ex Carcere S. Tomaso, Stradone S. Tomaso ore 16.00 Visita guidata gratuita dell’ex tribunale e carcere militare, futuro museo archeologico a cura della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, prenotazione obbligatoria tel 045 590935 (lun-ven ore 9.00-12.30)• Museo di Castelvecchio, Sala Boggian, Corso Castelvecchio ore 17.30 Conferenza di Ettore Napione Anticipazioni sulla mostra “Il Museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo all’Unità d’Italia”

Venerdì 15 aprile• Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, Corte Dogana 2/4 ore 15.30 Conferenza “La Dogana di terra e la dogana di acqua a Verona”• Museo Canonicale, Piazza Duomo (Chiostro della Cattedrale) ore 17.30 Visita guidata ed ingresso gratuiti I tesori del Capitolo (1): le collezioni artistiche del Museo Canonicale• Casa di Giulietta, Via Cappello ore 17.30 Visita guidata gratuita alla mostra Medaglie d’amore, prenotazione obbligatoria ad Aster• Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti, Volto due Mori (C.so Santa Anastasia) apertura straordinaria fino alle 23.00 (chiusura biglietteria ore 22.00) per il pubblico: ingresso ridotto € 6,00Porta un amico nel mondo sottosopra di CHAGALL, per i giovani al di sotto dei 30 anni: ingresso gratuito a chi porta l’amico e ridotto € 4,00 all’invitatoore 21.00 - 21.45 Visite guidate gratuite alla mostra, prenotazione obbligatoria ad Aster

Page 5: Verona è - Aprile 2011

Aprile 2011 5L’evento

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

Prosegue sino al 24 aprile la mostra di Andrea Padovani, artista veronese emigrato in Canada dodici anni fa, alla ricerca del suo sogno: la pit-tura. Nella sua arte si possono trovare gli echi dell’impressio-nismo e dell’espressionismo: quell’immediatezza e quel colore deciso, vibrante e ra-pido tipico di una pittura che risente dell’emozione e che suscita emozione. È proprio l’istantaneità a caratteriz-zare il tratto di Padovani; istantaneità che è luminosità ma anche ricerca del chia-roscuro e dell’accostamento tanto di colori morbidi e se-reni quanto di colori forti e contrastanti. Nelle sue tele, spesso di grandi dimensioni, sembra essere rappresentato tutto en plen air, sia le scene della natura quanto l’ambien-te metropolitano, così sugge-stivo e carico di frenesia e movimento. Movimento che

è presente anche negli interni e negli scorci degli ambienti fa-miliari, mai statici ma sempre connotati da qualcosa di vivo, di rapido e di emozionale. Non a caso l’artista, che Luigi Me-neghelli accosta al mago della fotografia Henry Cartier Bres-

son, ama dire che nella sua arte cerca di seguire l’attimo fuggente. È qui il punto di incontro tra fo-tografia e pittura: se la prima fissa un momento della vita in maniera indelebile, la pittura di Padovani riesce ad andare oltre e a espandere la dimen-

sione temporale al di là realtà. Ma non solo realtà metropoli-tana e scene di vita familiare, come detto. Padovani rappre-senta, facendoli rivivere sulla tela, oggetti e luoghi dimenti-cati come soffitte, vecchi ca-seggiati e strade dissestate. Un

mondo vivo, ma sgombero dalla presenza umana pro-prio per togliere quella sen-sazione di quotidianità e per raggiungere una dimensione che sembra che ci appaia per la prima volta, forse perché l’abbiamo scordata. Padova-ni è artista consapevole, che ha studiato, che ha visto e vi-sitato numerose mostre d’ar-te, che è in grado di cogliere l’insegnamento dei più nobili impressionisti e di riproporre l’aggressività pittorica e co-loristica dei fauves, sia essa espressa in una tavola appa-recchiata che in un solitario vaso di fiori bianchi.(di Federico Martinelli)

Gli appuntamenti in città

Sabato 16 aprile• Ritrovo davanti Palazzo Barbieri, Piazza Bra ore 9.30 e 11.30 Visita guidata gratuita Monumenti e targhe celebrative del Risorgimento in città a cura della dott.ssa Maristella Vecchiato e dell’arch. Daniela BeverariPrenotazione obbligatoria tel. 045 8050150 dal lun al ven dalle ore 9.30 alle 10.30 oppure [email protected]• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta Vittoria ore 14.30 e 16.00 Le collezioni di zoologia del Museo: un archivio della biodiversitàPrenotazione obbligatoria ad Aster• Museo di Castelvecchio, Sala Boggian, Corso Castelvecchio ore 10.00 Conferenza dell’architetto paesaggista Imma Jansana (Barcelona)• Museo Canonicale, Piazza Duomo (Chiostro della Cattedrale) ore 11.00 Visita guidata ed ingresso gratuiti I tesori del Capitolo (2): le basiliche paleocristiane, Sant’Elena, il chiostro romanico• Museo di Castelvecchio, Corso Castelvecchio ore 17.00 Visita guidata gratuita Recenti restauri e acquisizioni Prenotazione obbligatoria ad Aster• Centro Internazionale di Fotografia

Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore 17.00 Visita guidata gratuita alla mostra Colin - Cronos quel che resta della memoria a seguire “Contrappunto alla visione della realtà delle immagini” Incontro tra parole e musica in collaborazione con il Circolo dei Lettori di VeronaPrenotazione obbligatoria ad Aster

Domenica 17 aprile• Museo di Storia Naturale, L.ge Porta Vittoria ore 14.30, 15.30 e 16.30 Insetti ovunque: la diversità degli insetti nei vari ambienti Laboratorio gratuito per bambini (6-11 anni) Percorso guidato gratuito per adulti alla mostra Dominatori a sei zampePrenotazioni obbligatorie ad Aster• Antico Lazzaretto, Via Lazzaretto-P.to S. Pancrazio ore 15.00 Visite guidate gratuite a cura del Gruppo Giovani FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano)Info e prenotazioni tel. 045 597981• Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri, Cortile del Tribunale, ore 16.00 Visita guidata gratuita alla mostra Colin - Cronos quel che resta della memoria Laboratorio per bambini dai 5 ai 10 anni “Era una notte buia e tempestosa”

Prenotazioni obbligatorie ad Aster• Museo Archeologico al Teatro Romano, Regaste Redentore ore 17.30 Visita guidata gratuita alla mostra Sculture dal teatroPrenotazione obbligatoria ad Aster

Gli ingressi ai musei e monumenti in programma sono a pagamento secondo il tariffario in vigore. Sono gratuite solo le visite guidate, le conferenze e le attività in programma.

La prenotazione, ove prevista, è obbligatoria. Le prenotazioni ad Aster si effettuano al tel. 045 8036353 tel./Fax 045 597140 (lunedi - venerdi, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 14.00 alle 16.15; sabato 9 e 16 aprile, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 14.00 alle 16.15, domenica 10 e 17 aprile, dalle ore 9.00 alle 13.00). [email protected]

L’immediatezza di Padovani alla GhelfiL’artista espone in tutto il mondo e i suoi quadri sono stati utilizzati nel cinema

Page 6: Verona è - Aprile 2011

di Francesco Fontana

Verso l’infinito e oltre

Prosegue “Pianisti” e arriva AntonacciInteressanti appuntamenti con grandi artisti della scena pianistica e pop

Continua la rassegna “Pianisti” di Eventi Verona. Dopo le esi-bizioni, tra gli altri, di grandi artisti come Giovanni Allevi e Stefano Bollani, venerdì 15 aprile presso il Teatro Camploy di via Cantarane toccherà a Tigran Hamasyan, un giovane

musicista armeno. L’artista ha iniziato giovanissimo a studia-re piano e oltre che sulla scena classica è presente anche nel panorama del jazz.Il 19 aprile arriva invece al Te-atro Filarmonico Davide Van

De Sfroos, il musicista lombar-do che ha partecipato all’ul-tima edizione del Festival di Sanremo con il pezzo cantato in dialetto laghee intitolato Ya-nez. Il cantautore, nato a Mon-za ma cresciuto in un paesino nella zona del Lago di Como, è

molto legato alla propria terra e scrive quasi esclusivamente canzoni in dialetto tramezzino che, attraverso vere e proprie storie in musica, raccontano di luoghi, personaggi e leggende alle quali è legato.

News dalla musica

È uscito il 15 marzo il disco di Davide Van De Sfroos. Dopo il successo di critica e pub-blico con il pezzo Yanez a Sanremo, il cantan-te lombardo pubblica il suo album intitolato proprio “Yanez”. In vendita dal 17 marzo un nuovo disco di inediti anche per Ferruccio Spinetti e Petra Magoni. Il duo, contrab-basso e voce, ha realizzato un album compo-sto di 11 tracce che vedono la collaborazione nella scrittura dei brani di cantautori come, tra gli altri, Pacifico e Max Casacci dei Sub-sonica. “RossoNoemi” è invece il nuovo disco di Noemi. La cantante, giunta al successo con la partecipazione all’edizione di X Factor 2008, dopo il precedente “Sulla mia pelle”, esce con il suo secondo progetto discografico,

disponibile dal 22 marzo. Dal 29 marzo è in vendita il nuovo album di Daniele Silve-stri, intitolato “S.C.O.T.C.H.” che arriva a tre anni di distanza da “Monetine” ed è una sorta di best of di Silvestri, che presenta illustri collaborazioni. Un doppio cd invece per i La Crus. Dopo la bellissima Io confesso, presen-tata a Sanremo, è uscito un doppio album intitolato “Tutto La Crus”, contenente i più grandi successi del duo. In vista un tour eu-ropeo per i Litfiba. La band è attualmente composta dal cantante Piero Pelù, da Ghigo Renzulli alla chitarra, da Daniele Bagni al basso, da Federico Sagona alle tastiere e da Pino Fidanza alla batteria. Entro dicembre 2011 dovrebbe uscire anche il loro prossimo disco.

Sul panorama internazionale spicca un nuo-vo progetto discografico che riguarda la ri-stampa integrale degli album dei Queen, a quarant’anni dalla nascita del gruppo ingle-se. La voce non è ancora confermata ma ci sarebbe in cantiere anche un nuovo disco per l’ex leader dei Rolling Stones Mick Jagger. In arrivo un doppio cd degli Iron Maiden intitolato: “From Fear To Eternity: The Best

Of 1990-2010” che ripercorre i vent’anni di carriera della band e sarà disponibile da maggio anche in formato digitale e, in edi-zione limitata, in vinile. Brutte notizie per il cantante Phil Collins che ha recentemente annunciato il suo ritiro dalle scene musicali per l’aggravarsi di alcune condizioni di salu-

te. Per luglio è atteso Sting che sarà a Roma con il suo “Symphonicity tour” nel quale ri-proporrà i suoi più grandi successi, arrangiati in chiave sinfonica. Sono previsti per il 2011 tre concerti dei Maroon Five in Italia, tutti nel mese di dicembre e nelle città di Padova, Roma e Milano.

Aprile 20116 Musica

e la splendida cornice dell’Are-na. Durante il concerto Anto-nacci riproporrà il meglio del suo repertorio e i brani dell’ul-timo disco.

Arriva al Cam-ploy giovedì 28 aprile Niccolò Fabi. Il cantan-te si propone sul palco attraver-so una formu-la strumentale assolutamente essenziale, da qui il nome “solo tour” del-la tournee, av-vicinandosi il più possibile al suo pubblico in una condivisio-ne completa di suoni e parole.Doppia serata, nelle date del 2 e 3 di maggio, in Arena con Biagio Anto-nacci. Dopo l’u-scita dell’ultimo album intito-lato “Inaspettata” dello scorso aprile, il cantante ha scelto per la sua prima esibizione live del 2011 proprio la città di Verona

A fianco. Hamasyan e qui sopra Antonacci

Page 7: Verona è - Aprile 2011

di Francesco Fontana

Visto abbastanza?

Indagine, un film che “ha fatto legge”Il film di Petri, con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, premiato con l’Oscar nel 1971

Il cinema è la vitacon le parti noiose tagliate

Alfred Hitchcock

Esattamente quarant’anni fa, nell’aprile del 1971, il film di Elio Petri Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto vinceva il premio Oscar come miglior film straniero. Quella di Petri è una pellicola fondamentale per i legami che intrattiene con la rovente situazione socio-po-litica della sua epoca. Nel film si riflette, per la prima volta in modo critico ed esplicito, sul funzionamento della Polizia, mettendo in evidenza le falle e il degrado morale del siste-ma vigente, che appare intriso di una corruzione totalmen-te radicata. Lo stesso Petri, in un’intervista contenuta nel dvd documentario Elio Petri: appunti su un autore, testimonia l’impor-tanza di Indagine: «Per la prima volta un film che ha parlato, in modo critico dell’Istituzio-

ne della Polizia, e non è stato colpito dal reato di vilipendio. Allora questo film fa legge. In piccolissima parte Indagine ha spostato qualcosa». La tematica centrale della pel-licola è quella dell’abuso o, per

essere più precisi, dell’insinda-cabilità dell’abuso di potere. Il regista mette in scena un omici-dio. Il commissario a capo del-la Sezione Omicidi di Roma, nel film chiamato semplice-mente «Dottore» e interpretato da uno strepitoso Gian Maria Volonté, assassina, durante un rapporto sessuale, l’aman-te Augusta (Florinda Bolkan), tagliandole la gola con una la-metta. Si premurerà egli stesso, dopo essersi fatto una doccia e aver disseminato volutamente tracce e indizi a proprio carico nell’appartamento della don-na, di chiamare la polizia in modo anonimo indirizzandola sul luogo del delitto. L’atto de-littuoso è il motore che avvia le conseguenti fasi delle indagini, accompagnate dalle manipola-zioni del caso, con l’unico obiet-tivo, da parte del personaggio del Dottore, di giocare con gli indizi e di mettere alla prova continuamente la propria in-sospettabilità, portando una

sfida ai vertici del potere e facendo emer-gere gli aspetti più inquinati del sistema. Solamente nel finale, con un gesto di fiera autopunizione, il protagonista tenta di dichia-rarsi colpevole accorgendosi, suo malgrado, che gli è impos-sibile. Il profilo psicologico del com m i s sa r io d a l l ’a c c e n t o siciliano inter-pretato da Vo-lonté è piutto-sto complesso, un mix di auto-

ritarismo e debolezze continue. È un uomo apparentemente se-vero che sembra però non esse-re in grado di reggere quel tipo di ruolo, cadendo, in diverse occasioni, in atteggiamenti in-fantili che vanno a cozzare con

la posizione che vorrebbe ricoprire.Il film, girato negli ultimi mesi del 1969, diventa ancor più interes-sante per gli intrecci cu-riosi quanto fortuiti che instaura con alcuni dram-matici fatti di cronaca, avvenuti in concomitan-za e appena terminate le riprese. In una sequenza della pellicola esplode una bomba nel-le fognature della Centra-le di Polizia e viene incolpato un sovversivo. Il legame con la strage di Piazza Fontana diven-ta piuttosto evidente in quanto in quell’occasione fu accusato il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, che si scoprì poi esse-re estraneo ai fatti, precipitato dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano dopo tre giorni di interrogatorio. Il Dottore interpretato da Vo-lonté nel film diventa, in modo del tutto casuale e automatico, l’incarnazione di Calabresi, il commissario che aveva interro-gato nella Questura di Milano Pinelli, ritenuto dalle Br il re-sponsabile diretto della morte dell’anarchico. In Indagine la corruzione e il mascheramento della verità vengono rappresentate attra-verso la metafora del Carne-vale. In una battuta il Dottore dice: «Il carnevale è finito», con l’obiettivo di provare a por-re un freno alla “mascherata” che impediva di far emergere la verità: si vuole mettere alla pro-va la corruzione morale delle istituzioni con il fine di dimo-strare l’impossibilità del rove-sciamento del funzionamento

malato delle stesse. Il discorso pronunciato dal Dottore diven-ta - anzi, sarebbe potuto diven-tare - il fulcro, il motore che avrebbe innescato un nuovo meccanismo, che punta il dito e condanna il sistema. Alla fine il commissario però cede: indossa nuovamente la “maschera” che aveva inutilmente tentato di to-gliersi e firma un’ammissione di innocenza davanti ai compo-nenti dei Vertici di Polizia. La triste immagine che emerge è quella di una società a compar-timenti stagni: il Potere deve rimanere ad ogni costo al suo posto e chi è marginale non ha alcuna possibilità di emergere dalla propria condizione.Con Indagine inizia la fruttuosa collaborazione Petri-Pirro-Vo-lonté che, accompagnati dalle inconfondibili musiche di En-nio Morricone, daranno vita l’anno successivo a un altro ca-polavoro assoluto del genere: La classe operaia va in paradiso, dove si tratterà della condizione, sia fisica che psicologica, dell’ope-raio sottoposto al meccanismo del cottimo in una società che si stava avviando verso le fasi cen-trali della lotta armata.

Volonté in una scena del film

Aprile 2011 7Cinema

Page 8: Verona è - Aprile 2011

Gli stivali dei Marescialli di Francia, venuti ad annuncia-re a Napoleone la sconfitta e a suggerirgli l’abdicazione, ri-suonano come una valanga nei corridoi del palazzo di Fointai-nebleu. Il sincronismo perfetto dei passi degli alti ufficiali, le loro espressioni gelide e il loro eloquio secco contrastano con la nevrosi dell’Imperatore e la sua incapacità di accettare la sconfitta. È una scena piena di silenzi e di primi piani, se-guita da quella, carica di un’e-motività fortissima, dell’addio di Napoleone alla sua Vecchia Guardia. E poi la fuga da Elba, i Cento Giorni e la battaglia di Waterloo, che da sola occupa circa la metà della lunghezza della pellicola ed è ricostruita in tutta la sua terribile gloria, con oltre quindicimila compar-se provenienti dalle fila dell’Ar-

mata Rossa (il film è stato girato in Ucraina nel 1970). Waterloo, diretto da Sergei Bondarchuk, è un film sugli esseri umani che hanno vissuto quel 18 giugno 1815 che fece la storia dell’Età Contemporanea. Un classico del cinema di guerra, a lungo dimenticato (anche per colpa dello scarso successo commer-ciale), ma di raro pregio per la cura dei dettagli e l’attenzione a ogni aspetto della narrazione, dalla psicologia dei personaggi

alla ricostruzione storica. Non c’è alcun sottofondo mora-le o moraleggiante nel Napoleo-ne interpretato da Rod Steiger: questo Imperatore è senza dub-bio un uomo straordinario, ca-pace di dettare lettere a quattro segretari contemporaneamente e di conquistare l’amore e la fe-

deltà di chiunque, ma anche una fi-gura oppressa da una responsabili-tà troppo grande e da nemici in ogni luogo, non-ché dalla propria stessa arroganza. Allo stesso modo, Cristopher Plum-mer ricopre il ruolo di un Wel-lington più altez-zoso che eroico, che considera le migliaia di uomi-ni al suo comando come “”feccia” e scacchi da mano-vrare invece che esseri umani; an-

che se nella sua ultima scena, quando cavalca sul campo di battaglia coperto di cadaveri, l’orrore di quella visione sem-bra colpirlo con tutta la sua for-za. La recitazione di entrambi gli attori protagonisti è straor-dinaria: non un’espressione, né il più piccolo dei gesti appaiono fuori posto.Anche per quanto riguarda la regia e la sceneggiatura, si vede come nulla sia lasciato al caso e ogni elemento, anche quelli

che all’apparenza sono errori o stravaganze, sia in realtà frutto di una scelta consapevole. Con-dannare la divertente pronun-cia germanica dell’Inglese del maresciallo Blucher, peraltro non condivisa dai suoi conna-zionali, come l’incorporazione di un becero luogo comune, significa non accorgersi che i Francesi parlano la stessa lin-gua in modo perfetto e che, di conseguenza, il regista non è tipo da fare umorismo sugli stereotipi: il suo intento evi-dente, invece, è presentare agli spettatori moderni la figura di Blucher esattamente come do-veva apparire ai contempora-nei, ossia quella di un soldato non più giovane, che ha perso parte della propria lucidità, ma è ancora in grado di ispirare le sue truppe semplicemente ca-valcando in mezzo a loro con un sorriso sulle labbra e la pipa in mano. Per fare ciò occorreva rendere Blucher un personag-gio simpatico; e quale modo migliore per ottenere questo risultato che farlo imprecare in un Inglese germanizzato, mentre rifiuta ostinatamente di ritirarsi e, in seguito, men-tre incita i suoi uomini durante l’arrivo dei Prussiani a Water-loo? Allo stesso modo, la voce fuori campo che esprime i pen-sieri di Napoleone, strumento

Il Napoleone di BondarchuckWaterloo (1970): un film da riscoprire

Visto abbastanza?

rischioso il cui uso è facilmente fraintendibile, trasmette con ef-ficacia il senso della solitudine dell’Imperatore, che non può comunicare ad altri le proprie idee in quanto non opportune (la sua ammirazione per Wel-lington, la consapevolezza della gravità della propria malattia) o poco rassicuranti (le valuta-zioni sul terreno svantaggioso, ad esempio). L’evento-simbolo di questo modo di fare cinema, comunque, è il dialogo fra il colonnello Ponsonby e il duca di Uxbridge, dove il primo rac-conta la morte di “suo padre” per mano dei lancieri france-si: peccato che ciò non sia mai accaduto al genitore del vero Ponsonby, mentre quello cine-matografico e quello storico muoiono esattamente nel modo descritto in questo dialogo, in cui il personaggio ammicca agli spettatori chiamando “padre” il personaggio storico a cui è ispirato. Ogni scena di Waterloo è costruita in questo modo, con elementi che trasmettono allo spettatore concetti e impressio-ni meglio di quanto potrebbero fare decine di minuti di dia-loghi. Alcune, poi, hanno una carica emotiva davvero stra-ordinaria, come la carica sui-cida degli Scots Grey (tributo al dipinto Scotland Forever! ) o la lu-cida follia di un soldato inglese,

di Ernesto Pavan

Aprile 20118 Cinema

Page 9: Verona è - Aprile 2011

bellissimo e biondissimo, che abbandona il quadrato del suo battaglione per denunciare ur-lando l’assurdità di tanta morte.In ogni film di argomento sto-rico, regista e sceneggiatori corrono il rischio di trovarsi a dover dare un’interpretazione a eventi la cui ricostruzione non trova consenso fra gli studio-si; lo stesso accade in Waterloo, ad esempio quando si tratta di dare una spiegazione alle ma-novre folli della cavalleria fran-

cese (protagonista di una splen-dida veduta aerea con migliaia di cavalieri che galoppano in-torno ai quadrati inglesi) o agli errori strategici francesi che hanno consentito ai Prussiani di congiungersi agli Inglesi e rovesciare le sorti della batta-glia. In entrambi i casi, la scelta cinematografica è stata di rac-contare gli eventi in modo favo-revole a Napoleone, attribuen-do il primo a una decisione avventata del maresciallo Ney

(presa mentre Na-poleone è prostrato da un attacco della sua malattia e inca-pace di comandare) e il secondo all’ec-cessiva cautela del maresciallo Grou-chi, al comando del-la forza che insegue i Prussiani in ritira-ta. Sono proprio i Prussiani, nel film, a conquistare la vit-toria per Welling-ton, attaccando sul fianco la Vecchia

Guardia spedita da Napoleone a schiacciare definitivamente le truppe inglesi. L’Imperatore,

dunque, non perde per una col-pa propria; ma perde e, nell’ul-tima scena, quando si allontana in carrozza dal teatro del mas-sacro, è un uomo finito, incapa-ce di dire o fare alcunché. Non un tiranno abbattuto, non un rivoluzionario schiacciato da forze conservatrici, ma un sem-plice uomo distrutto da un peso troppo grande. La vera forza di Waterloo sta proprio qui: nel non dipingere il “lato umano” della guerra e della politica, ma trattarle come vicende umane in tutto e per tutto, senza una vera distinzione fra azioni e sentimenti. Un grande intuizio-ne che ha prodotto un grande film.

Visto abbastanza?

appleproducts.tkApple Products è un gruppo di persone che condividono la passione per i prodotti Apple.

Per una totale accessibilità al sito è necessaria l’iscrizione gratuita al forum.

Visitateci sul sito internet dove

potrete trovare guide, aiuti e

molto altro sul mondo Apple.

Aprile 2011 9Cinema

Page 10: Verona è - Aprile 2011

Aprile 201110 L’opinione

Il re è nudodi Silvano Tommasoli

Tradire, oggi, è normale?Società in cambiamento ma, forse, non tutti siamo d’accordo

Chissà se ci sarà un momento nel quale i sociologi del futuro dovranno studiare e dividere il nostro tempo in “ere sociali”, e poi ogni era, al suo interno, in periodi.Temo che questo primo secolo del terzo millennio possa passa-re alla Storia come L’era del tra-dimento. Che non è proprio un complimentone, se vogliamo.Intanto, quella di “traditore” è l’accusa più usata, oggi, nel mondo della politica.Senza entrare nel merito delle loro faccende, abbiamo visto scambiarsi vicendevolmente questa gentilezza un po’ tutti gli uomini che si trovano ai posti di comando dell’amata Repub-blica. Il Presidente del Consi-glio dei ministri e il Presidente della Camera, per esempio; al coro, di tanto in tanto, si sono uniti ministri e sottosegretari, deputati e senatori di tutti le compagnie. Nessuno di questi signori ha pensato che parlare di tradimento, in politica, non è affatto come ha scritto Ro-berto Gervaso nel suo La volpe e l’uva del 1989, quando sostenne che « In amore, come in poli-tica, il tradimento è una forma di legittima difesa». Perché, se vogliamo smettere di fare i buffoni, il tradimento – in giurisprudenza – è un crimine compiuto nei confronti di uno Stato sovrano attraverso un atto d’infedeltà. Dunque, una bruttissima faccenda. Se il ter-ribile atto è compiuto da chi ricopre un incarico pubblico di primissimo piano, il tradimen-to diventa “alto” ed è previsto dalla Costituzione, all’art. 90, per il Presidente della Repub-blica e dal Codice penale militare in tempo di pace, all’art. 77, per i militari. Per la Storia, di alto tradimento si sono macchiati i regicidi, anche se qualche volta bisogna riconoscere che costoro non avessero proprio tutti i torti (qualcuno, per caso, si ricorda delle nefandezze ordinate da Umberto I al suo generale Bava Beccaris, a Milano nel 1898, che poi armarono la mano di Gaetano Bresci, a Monza, due

anni più tardi?).Bene, se parlare di tradimento in politica è un fatto che do-vrebbe implicare gravissimi accadimenti, risolleviamoci lo spirito con lo sport nazionale, il calcio. Perché se un italiano po-trebbe anche tollerare di essere tradito dalla moglie – purché il vicino di casa non lo sappia, che le corna non sono eleganti – dall’uomo-bandiera della sua squadra del cuore un tradimen-to non potrebbe accettarlo. No, davvero! Vi immaginate che bel casino sconvolgerebbe la Capi-

tale, se Francesco Totti lascias-se la Roma e andasse a giocare nella Lazio? Come quando, nel 2005, Christian Vieri – 103 goal giocando nell’Inter – se ne andò al Milan, precedendo di un paio d’anni Ronaldo. Stessa storia, stesso “tradimento”. Re-stituito solo quest’anno dall’al-lenatore Leonardo, passato dai rossoneri ai nerazzurri. Certo, questi sono tutti cambi di ca-sacca indotti dal denaro, che nel calcio scorre a fiumi. Ci possono anche stare, visto che i calciatori non sono animati, se non in qualche rarissimo caso, dall’attaccamento alla squa-dra ma piuttosto da quello al fruscio delle banconote. Pare che questa sia stata la medesi-ma motivazione che ha indot-to alcuni significativi cambi di schieramento in Parlamento, in occasione dei più recenti di-

battiti sulla fiducia al Governo. Che i parlamentari possano es-sere dei mercenari come i cal-ciatori, lo accettiamo a fatica, in considerazione del fatto che sono delegati a rappresentare tutti noi cittadini…Il territorio naturale del tradi-mento è, invece, il rapporto di coppia. Qui, anche questo ter-mine che adottiamo tutti sem-bra adeguato, accettato paci-ficamente. La parola, intendo, non l’atto. Che viene compiuto sempre, o quasi, con una cer-ta riservatezza. Una ricerca di

un paio d’anni fa, dovuta all’I-stituto Asper, sosteneva che il 70% degli uomini e il 62% del-le donne italiane sono portati alle corna, termine volgare ma estremamente rapido per iden-tificare il tradimento in amore, che costituisce il fondamento narrativo di una grande parte della letteratura, dello spetta-colo, della storia umana.Sono certo che qualcuno si sta-rà già chiedendo: ”E allora? Cosa c’è di nuovo?”C’è, ragazzi, c’è. Abbiate fi-ducia. Il “nuovo” sta in quello che, un paio di righe qui sopra, definivo come «atto compiuto sempre, o quasi, con una cer-ta riservatezza». Una volta. Adesso, non più! Adesso c’è l’orgoglio di esibire la propria infedeltà, la propria slealtà, la propria disonestà.Ancora una volta, a fare testo,

ad aprire la strada a un cam-biamento dei costumi è la tra-smissione per guardoni che va in onda ogni anno sulle reti Me-diaset, nella programmazione autunno-inverno. Sto parlando di “Grande Fratello” dove, ogni giorno, si mettono in pubblico – un pubblico di molti milioni di persone – le avventure di un pu-gno di ragazzotti, pronti a tutto pur di entrare nella discutibile cerchia dei “famosi televisivi”. Si è visto di tutto, e anche di più. Oltre alle esplicite richieste di prestazioni sessuali ricom-pensate con biscotti (sic!), che la fame sarà anche una brutta cosa ma questa ci sembra sicu-ramente peggio, c’è stato chi si è “fidanzato” con tre o quattro fanciulle – una dietro l’altra, e tutte all’interno di quella galera – tradendole tutte in successio-ne e in diretta TV, chi ha avuto dalla simpatica conduttrice la pubblica rivelazione di aver su-bito, all’esterno questa volta, un tradimento coi controfiocchi, chi ha tradito dopo poche ore dall’uscita dalla casa, ma sem-pre davanti all’occhio guardone della televisione. Di tutti que-sti tradimenti si è parlato con grande interesse da parte della conduttrice, e con grande enfa-si. Come se gli affari del cornu-to di turno interessassero a tutti – e su questo avremmo anche dei dubbi – e come, soprattutto, se tradire fosse normale, lecito, perfino divertente.Ecco il problema. Tradire, oggi, è normale?Se la risposta è sì, possiamo considerare il “Grande Fratel-lo” come un formidabile cata-lizzatore dell’evoluzione socia-le, in grado di rivelare in anti-cipo le più recondite e difficili svolte della società nella quale viviamo.Ma se la risposta è no, l’unica cosa da fare quando viene man-dato in onda il “Grande Fratel-lo” è chiudere la televisione e mettersi a leggere un libro. Me-glio se un buon libro, ma oserei dire che qualunque testo non può che essere meglio di una si-mile porcheria televisiva.

Page 11: Verona è - Aprile 2011

Aprile 2011 11Fotografia

La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione

Le utopie e l’elaborazione visuale delle emozioni di Filippo e Fausto Tommasoli

Il libro che onora due vite dedicate alla fotografia

di Federico Martinelli

È stato presentato il 5 aprile nella sala al secondo piano del-la Biblioteca Arturo Frinzi, in Via San Francesco a Verona, il libro Filippo e Fausto Tommasoli, la fotografia e la parola. Assonanze tematiche tra fotografia, arte e lette-ratura nel ‘900, scritto da Silvano Tommasoli per i tipi dell’editore Qui Edit di Verona.Al primo piano della Biblioteca, fino all’8 maggio, sarà visitabile una mostra di alcune tra le più interessanti fotografie dei due Autori.Il volume – nato con un in-tento celebrativo, alla fine del 2010 ricorreva, infatti, il centesimo anno dalla nasci-ta di Filippo Tommasoli – è dedicato alla storia artistica e alla divulgazione della poetica e dell’estetica dei due maggiori fotografi veronesi dei cinquant’anni centrali del XX Secolo. Affrancati culturalmente dal mezzo di espressione artistica prescelto, Filippo e Fausto Tom-

masoli materializzano sulla lastra fotografica le loro utopie e l’elaborazione visuale delle loro emozioni, che raccontano il legame, indissolubile, tra il soggetto e i due inseparabili Au-tori del Novecento. Nella gran-de sala di posa del loro studio fotografico – che diventa uno straordinario palcoscenico – di-rigono grandi attori del cinema, musicisti, persone comuni e oggetti inanimati nell’interpre-tazione di un copione, secondo una sceneggiatura scritta dai loro sogni.I racconti scorrono, a volte mol-to tormentati, nelle anse delle metafore narrative più audaci, sempre guidati dalla stella po-lare della Storia dell’arte e della letteratura.Ne risulta una concezione di arte a tutto tondo, dove il mez-zo espressivo che hanno scelto, la fotografia appunto, ha solo il significato etimologico di me-dium, di tramite tra l’artista e il fruitore della sua opera.

Ma se il medium è la luce, lo sono anche gli occhi degli Artisti, fe-lici di questa loro potenza visio-naria.Libri e fotografia. Silvano Tom-masoli ha sempre respirato l’aria dei libri, e quella della fotogra-fia, da quando è nato, nel 1950. Nella vecchia casa di famiglia, la stanza che amava di più era

la grande biblioteca di suo pa-dre Filippo, con il soffitto a volta stellata, le pareti rivestite da più di diecimila libri e un piccolo scrittoio, davanti a una finestra, incastonato tra gli scaffali. La fotografia fa parte della sto-ria di famiglia. Da quando il nonno Silvio aprì il primo stu-dio fotografico, nel 1902. La sintesi più immediata tra il libro e la fotografia, tra la pa-rola e l’immagine a Silvano è sembrata subito la pubblicità. Così, facendo il copywriter e poi il direttore creativo, ha scritto le parole della pubblicità per più di trent’anni, e ha pensato, e poi selezionato, migliaia di fotogra-fie.Ancora oggi, titoli e testi pub-blicitari gli danno il pane quoti-diano. Ma scrive anche su alcu-ni giornali, e ha pubblicato tre saggi sulla storia della stampa, dell’editoria e della carta.Presso l’Università di Verona, ha l’incarico del laboratorio di Scrittura creativa.

Filippo e Fausto Tommasoli,

la fotografia e la parola.

Silvano Tommasoli

Assonanze tematiche tra fotografia, arte e letteratura nel ‘900

Page 12: Verona è - Aprile 2011

Una proposta di legge limita gli sconti: l’opinione del nostro redattore

Il 4 marzo scorso è stato ap-provato dal Senato un dise-gno di legge che, in sintesi, fissa al 15% lo sconto massi-mo applicabile al prezzo dei libri, aumentabile al 25% in caso di offerte speciali (pro-ponibili esclusivamente dagli editori e non reiterabili nel corso dell’anno) e al 20% per la vendita online. Relatore di tale legge è stato il senatore Levi del Partito Democrati-co. La norma prevede alcu-ne eccezioni; in particolare, sono esenti dal limite i libri usati e quelli usciti da oltre venti mesi, il che rendereb-be comunque fuorilegge, ad esempio, gli sconti del 30% e oltre previsti da un certo sito di e-commerce, aperto, guar-da caso, appena qualche mese fa. Un vero e proprio caso di protezionismo “all’italiana”, malcelato e corporativista, dal momento che la concorrenza

fra i rivenditori (soprattutto quelli indipendenti) verrà di fatto uccisa in favore degli interessi dei grandi gruppi editoriali (spesso proprietari di catene di librerie) e a tutto svantaggio degli acquirenti.In un regime di libero mer-cato, infatti, si suppone che la competizione fra i produt-tori (o, come in questo caso, i distributori) li porti a offrire condizioni vantaggiose ai con-sumatori. Se questa legge do-vesse essere approvata, i prin-cipali competitor della distribu-zione tradizionale (Amazon, Ibs, Unilibro, ecc) si trove-rebbero costretti a rinunciare al loro vantaggio principale, ossia i prezzi ridotti, per nes-sun motivo se non il divieto, con buona pace di chi qualche tempo fa ha sorriso al pensiero di potersi comprare un libro in più al mese.Il comma 2 dell’articolo 1 re-

cita: “Tale disciplina mira a contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura, alla tutela del plura-lismo dell’informazione.” Per noi, queste parole suonano come una presa in giro. Ri-durre gli sconti vuol dire ri-durre l’accesso alla cultura, in un Paese che già legge poco e dove i prezzi di copertina sono superiori rispetto ad altri Pa-esi europei, mentre gli stipen-di non sono spesso nemmeno paragonabili. Ogni aumento dei prezzi è un passo ulterio-re verso la trasformazione della lettura in un privilegio. Vorremmo pertanto far pre-sente al senatore Levi e agli altri firmatari della proposta di legge, nonché a tutti coloro che l’hanno votata, che ci sono modi ben migliori per “contri-

buire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della cre-atività letteraria, alla promo-zione del libro e della lettura”: ridurre o togliere l’IVA sui libri, incentivare la concor-renza, garantire a tutti i cit-tadini il benessere economico necessario affinché possano permettersi l’acquisto. Non necessariamente in quest’or-dine di priorità. (Ernesto Pavan)

Lingua Nostrae Aetatis: un’analisiZagrebelsky e il linguaggio politico italiano

“Amore”, “Italiani”, “Prima Repubblica”: sono parole con un significato preciso di cui la politica si è impadronita, tra-mutandole in strumenti di pro-paganda che hanno poco o nul-la a che vedere con il loro signi-ficato originale. In Sulla lingua del tempo presente, Zagrebelsky esamina alcune fra le espressio-ni divenute protagoniste del lin-guaggio politico italiano degli ultimi vent’anni, criticandone l’uso distorto fattone da certa retorica governativa (ma an-che di opposizione). Un’analisi precisa e lucida, scevra da ogni militanza, che smonta e mette di fronte al lettore un sistema complesso, fondato su riman-di e richiami sottintesi. Tale sistema, secondo Zagrebelsky, si fonda sulla riduzione del lin-guaggio politico a una serie di stereotipi facilmente proponi-bili al pubblico degli elettori; sono messaggi subdoli, che at-

traverso la ripetizione ossessiva si insinuano negli animi degli ascoltatori fino a produrre in essi dei cambiamenti inconsa-pevoli, come un virus che pe-netra nelle cellule e vi si ripro-duce. Inquieta l’analogia con l’uso della lingua nei regimi totalitari, per quanto l’autore sottolinei prontamente che non si è (ancora?) arrivati a questo punto nel nostro Paese. Eppu-re è innegabile che le osserva-zioni di Zagrebelsky suscitino una certa impressione, come fa sempre la constatazione di una verità da molto tempo sotto gli occhi di tutti: che la lingua non è solo strumento di espressione del sé, ma anche un potente strumento di controllo socia-le. “Ripetete una cosa qualsi-asi cento, mille, un milione di volte e diventerà verità” diceva Goebbels, ministro hitleriano della propaganda: Zagrebelsky, in questo libro, ci mostra anco-

ra una volta come ciò sia vero, portando la nostra stessa società a esempio. Se qualcosa, in Sulla lin-gua del tempo presente, può essere oggetto di critica negativa, è il prezzo di copertina: otto euro per una sessantina di pagine sono veramente troppi. Certo, stampare un libro ha costi fissi che non di-pendono dal numero di pagine, ma non possiamo fare a meno di pensare che un’opera del genere dovrebbe essere accessi-bile a un prezzo ridotto, in modo che la stragran-de maggioranza della po-polazione sia invogliata ad acquistarla. Se consi-deriamo che (vedi il box nella pagina) ben presto dovremo dimenticare i consistenti sconti a cui siamo stati finora abituati, que-

sta osservazione non sia affatto oziosa.

Il Parlamento, i lettori e il mercato

di Ernesto Pavan

È la stampa, bellezza

Gustavo Zagrebelsky, Sulla lin-gua del tempo presente, Einaudi, pp. 58, € 8,00

Aprile 201112 Libri

Page 13: Verona è - Aprile 2011

Riflettori puntati su Un penny per i miei pensieriLa novità di Janus Design

Siamo a Play 2011, la con-vention modenese di giochi di ogni genere, e abbiamo appena messo le mani su Un penny per i miei pensieri (di Paul Tevis, € 20,00), il nuovo gioco di ruolo pubblicato da Janus Design. La premessa è ori-ginalissima: ciascun parteci-pante deve calarsi nel ruolo di una persona che ha perso la memoria e sta venendo sottoposta a una terapia con l’ausilio di una medicina spe-rimentale grazie alla quale gli altri pazienti possono “entra-re” nei suoi pensieri e aiutarlo a recuperare il suo passato. Il gioco consiste proprio nell’e-splorazione di questi ricordi, guidata da una serie di Dati di fatto e rassicurazioni (sorta di linee-guida che impediscono - o incoraggiano! - l’introduzione di ricordi riguardanti, per dir-ne un paio, extraterrestri e stre-goneria) e di un Questionario che viene compilato man mano che la memoria ritorna.Facciamo qualche domanda a Luca Ricci, rappresentan-te dell’associazione culturale Janus che è anche editrice del gioco.Quali sono le ragioni dietro alla scelta di pubblicare Un penny per i miei pensieri in Italia?Penny è un gioco che ci ha mol-to colpito per la sua capacità di poterlo giocare semplicemente prendendo il manuale e leg-

gendo le istruzioni al momen-to, senza alcuna preparazione. Inoltre, ha dei meccanismi di creazione della storia totalmen-te innovativi rispetto al panora-ma attuale. E poi è una novità che in America ha avuto molto successo e questo ci ha rassicu-rato.Tre elementi che, secondo te, fanno spiccare Un penny per i miei pensieri nel pa-norama dei giochi di ruolo.Prima di tutto, il fatto che il personaggio nasca “vuoto” e venga creato nel corso del gio-co. In secondo luogo, la rituali-tà del gioco, che crea un’atmo-sfera molto forte. Ma soprattut-to, Penny è accessibile davvero a tutti, anche a chi non ha la minima idea di cosa sia il gioco

di ruolo.Secondo te, a che tipo di pubblico potrebbe piacere questo gioco? A chi invece lo sconsiglieresti?Credo che Penny sia adatto a un pubblico enorme: il classi-co “da 9 a 99 anni” di certi giochi in scatola. Lo sconsi-glierei solo a quei giocatori che non amano l’idea di qual-cuno che “mette le mani” sul loro personaggio, visto che in Penny essi hanno un controllo solo parziale sui suoi ricordi.Qual è stata la difficoltà maggiore a cui siete anda-ti incontro nel realizzare l’edizione italiana?Stranamente, tutto è filato li-scio. Il fatto che il manuale sia

scritto e organizzato in modo estremamente chiaro ci ha aiu-tato moltissimo. Questo gioco si è tradotto quasi da solo!In altri giochi editi da Ja-nus (come ad esempio Non cedere al sonno e, in parte, anche Shock) sono presenti contenuti aggiuntivi rispet-to all’edizione americana?A Un penny per i miei pensieri abbiamo aggiunto un nuovo questionario: si tratta, di fatto, del questionario di Non cedere al sonno, nel senso che attraverso di esso è possibile ricostruire la storia passata di un gruppo di Risvegliati e, una volta termi-nato, si può cominciare imme-diatamente a giocare all’altro gioco con gli stessi personaggi.

Stiamo inoltre lavorando a nuo-vi questionari che pubblichere-mo sul nostro sito (http://janus-design.it/, ndr).

di Ernesto Pavan

Nessun uomo è un fallito se ha degli amici

Invito

VANGELO E DENARO, DOVE VANNO I CRISTIANI

Venerdì 8 aprile 2011 ore 18,00

Sala Maffeiana Via Roma 1G - Verona

www.amicidellacattolica.com

[email protected]

Invito

VANGELO E DENARO, DOVE VANNO I CRISTIANI

Venerdì 8 aprile 2011 ore 18,00

Sala Maffeiana Via Roma 1G - Verona

www.amicidellacattolica.com

[email protected]

Saluti

Giuseppe Lovati Cottini Presidente Amici della Cattolica Flavio Tosi Sindaco di Verona Dialogo tra

S.E. Mons. Giuseppe Zenti Vescovo di Verona Prof. Ettore Gotti Tedeschi Presidente dell’Istituto per le Opere di Religione Modera

Lucio Bussi Responsabile Redazione Economia de L’Arena di Verona

Così parlò Eatwood

Un mio amico scrisse tempo fa una canzone: “la stanza è solo una struttura, sono solo quattro mura, in cu.o il resto, è una fregatura”. Una fregatu-ra? Una fregatura? Una frega-tura? Tre volte l’aveva ripetuto Eatwood. Se l’era domandato tre volte ma non aveva anco-ra capito. Ma come era pos-sibile? Voglio dire, come si poteva non capire che anche noi eravamo rimasti fregati? Forse la colpa era nostra, anzi, loro. L’avevo ripetuto più volte ma non volevano ascoltarmi. Forse si erano fregati da soli e non sembravano nemmeno pentiti. Non io, io mi tiro fuori da queste situazioni. Sembra-va uno strano vizietto il loro, volevano farmi arrabbiare, probabilmente per lamentarsi con le loro madri, a quasi qua-rant’anni, ma è possibile? Ma io ho la capacità di straniarmi e di fregarmene di certe cose. Al limite, forse, posso rima-nere offeso per qualche setti-mana ma poi passa tutto. Ma questa volta no, non riuscivo a scrollarmi di dosso quello che era successo al ragazzo dai capelli lunghi e raccolti e io, forse influenzato proprio da Eatwood, mi sono fatto coin-volgere. Emotivamente, in-tendo. Ed ecco che la “nostra” stanza, una specie di rifugio putrido per la nostra anima, con il soffitto in Eternit, ci era stata sottratta. Dove avrem-mo lavorato ancora, dove? E io, come un picchio insistente –così sono stato recentemen-te definito- ho cercato di non demordere e di non cedere all’assedio. Poi ho deciso di smettere, non avrei scritto più. Poi ho cambiato idea. Tutto a vostro svantaggio, sottolinea ironicamente Eatwood. Che elemento!

Aprile 2011 13Giochi

Page 14: Verona è - Aprile 2011

Davide Losito, rappresentante di Coyote Press, ci ha parlato un po’ di Hot War, il gioco di Malcom Craig che la sua casa editrice pubblicherà in occasio-ne del prossimo Lucca comics and Games.

Di cosa parla Hot War e qua-li sono i motivo della scelta di Coyote Press?In passato noi abbiamo pubbli-cato Cold City, che è una sorta di “versione precedente” di questo gioco. Dopo che quest’ultimo è andato esaurito, invece di ri-stamparlo abbiamo preferito pubblicare Hot war, che ha un regolamento più esteso e più funzionale, oltre a un’ambien-tazione più approfondita e più

interessante. Forse, in futuro, riproporremo Cold City, ma solo come ambientazione per il regolamento di Hot War, non come gioco a sé stante.Hot War si rifà a un periodo molto interessante della nostra

Storia: l’idea è che, a seguito della crisi mis-silistica cubana del ‘62, sia scoppiata la Ter-za guerra mondiale. Le storie si svolgono a Londra nell’inverno del ‘63, dopo che la guerra è finita e i per-sonaggi devono fare i conti con le sue conse-guenze.Tre elementi che, se-condo te, fanno spic-care Hot War nel pa-norama dei giochi di ruolo.Sicuramente, come ho già detto, l’ambienta-zione. Poi, il sistema: il gioco esplora i rapporti interpersonali fra in-dividui che vivono in una situazione di stress

perenne ed esistono dei valori che rappresentano le relazio-ni fra i protagonisti. Ciascun giocatore determina la natura del rapporto del suo personag-gio con un altro (amore, lavo-ro, odio, ecc), oltre che con dei personaggi non protagonisti: ogni volta che una relazione è coinvolta in un conflitto, si aggiungono o sottraggono dei dadi a seconda del fatto che sia positiva o negativa. Le relazio-

ni (almeno quelle positive, ndr) diventano così fondamentali per andare avanti in un mon-do dove la sopravvivenza non è affatto garantita. A seconda dei risultati del conflitto, poi, tan-to la storia quanto i personaggi possono evolversi in diverse di-rezioni. In che modo queste relazio-ni fra i personaggi si riper-cuotono su quelle fra i gio-catori?Hot War, come Cold City, può es-sere giocato in due modi: Aper-to o Chiuso. Nel modo Aperto tutti i giocatori, oltre natural-mente al Game Master, sono a conoscenza delle informazioni segrete e della natura delle re-lazioni altrui: questo consente loro di mettersi d’accordo per creare la storia migliore pos-sibile. Nella modalità di gioco Chiuso, invece, le relazioni possono creare conflittualità in gioco fra i personaggi e il Game Master deve sfruttare il loro intreccio per proporre sce-ne interessanti. Si suppone, co-munque, che fra i giocatori non vi sia mai alcun tipo di conflit-tualità o competizione.Secondo te, a che tipo di pubblico potrebbe piacere questo gioco? A chi invece lo sconsiglieresti?Secondo me Hot War è un gioco molto versatile, grazie all’am-bientazione e a una fase di di-scussione iniziale grazie alla quale il gruppo deve decidere lo stile della storia che andrà a crearsi – da uno splatter alla

Resident Evil a un horror tec-nologico in stile Fringe. Il mio consiglio è di giocarlo a chi già conosce i giochi di ruolo più tradizionali, ma vuole un gioco che funziona senza che i gioca-tori debbano mettere mano al regolamento per ottenere l’e-sperienza che vogliono; anche gli amanti dell’ucronia potreb-bero trovarlo interessante. Cre-do, invece, che non piacerebbe a chi non ama il genere e a chi ha bisogno di sentirsi “l’eroe della situazione”: in Hot War non ci sono eroi.Sono previsti contenuti ad-dizionali per l’edizione ita-liana?Quasi sicuramente essa conter-rà uno scenario, lo stesso che usiamo per le dimostrazioni. I veri contenuti aggiuntivi, tut-tavia, appariranno successi-vamente e non saranno opera nostra: abbiamo infatti lanciato un concorso, che coinvolge tutti coloro che acquistano la pre-vendita del gioco e porterà alla nascita dell’ambientazione ita-liana. Ci siamo infatti chiesti: Hot War è ambientato a Lon-dra, ma cosa potrebbe accadere in Italia nella stessa situazione e nella medesima epoca? La migliore proposta fra quelle pervenute sarà pubblicata e commercializzata assieme al gioco vero e proprio. Maggiori informazioni si possono trovare sul nostro blog (http://coyote-press.blogspot.com/, ndr), e sui maggiori siti di informazione ludica.

di Ernesto Pavan

Nessun uomo è un fallito se ha degli amici

Come i missili del ‘63 cambiarono il mondoAnteprima di Hot War, la prossima uscita Coyote Press

Società13Novembre 2010eronacultura e società

V èQ u i n t a P a r e t e

Omologati in TV. Peggio, omoge-neizzati. No, non mi riferisco aiprogrammi televisivi, che sem-brano tutti “fatti con lo stampino”da almeno dieci anni, peggio an-cora dei vari telegiornali che sonoproprio tutti uguali.Sto parlando dei concorrenti delGrande Fratello, tutti conformi a unmodello standard tristissimo, quellodella volgarità estrema. Sì, la volga-rità dei gesti, delle parole, degli at-teggiamenti è il denominatorecomune che unisce, tra loro, quasitutti i reclusi della “casa”. E li uni-sce anche alla presentatrice, Alessiaa gambe sempre aperte Marcuzzi. Mapossibile che nessuno abbia maifatto notare a questa povera ra-gazza – addirittura capace la scorsaedizione di sedersi sul pavimentodello studio, sempre rigorosamentea gambe aperte, spalancandoun’ampia panoramica sulle propriabiancheria intima – che, in video,assume delle posture che fanno a

pugni con un minimo di eleganzae di buon gusto? Oddio, non è chesiano tanto più signorili gli autoridella trasmissione, che ricordano aogni piè sospinto il premio finale dialcune centinaia di migliaia euro,come fosse l’unica molla a spingerequesta variopinta umanità aesporre le proprie miserie alla vistadi qualche milione di guardoni. Equi cominciano le rogne vere, per-ché sarebbe necessaria una com-missione di psicologi, sociologi eantropologi per cercare di capireche cosa possa indurre alcuni mi-lioni di persone normali ad abbrut-tire il proprio spirito davanti alleincredibili esibizioni dei “ragazzidella casa”. Forse la solita voglia disentirsi migliori?A farci respirare, fortunatamente,c’è la Gialappa, che non ne lasciapassare una sia alla conduttrice siaai concorrenti. Di più, per farci ca-pire il livello di squallore (o di cru-deltà?) dell’ufficio casting del

programma, non ha mancato diproporre una selezione – mamma-mia! Una selezione… Chissà glialtri! – dei provini, dove quasi nes-suno dei candidati, per esempio, hasaputo dare una risposta sensata, oalmeno non insensata, alla richiestadi dichiarare il proprio “tallone diAchille”.A ben pensarci, coloro che neescono meno peggio sono proprioi reclusi del Grande Fratello. Perchéfanno pena, fino alla tenerezza. Ab-bagliati dal miraggio di diventareVip, e di guadagnare un sacco diquattrini, si prostituiscono fino a unpunto di non ritorno, rimanendomarchiati a vita da quel suffisso –“del Grande Fratello” appunto –che li accompagnerà per tutta lavita. Pochi finora hanno avuto lacapacità di affrancarsene, e di fardimenticare questa squallida ori-gine mediatica. Per tutti, Luca Ar-gentero; e pochi altri che si possonocontare sulle dita di una sola mano.Non ritengo sia indenne da questobaratro di volgarità l’editore ditanto spettacolo. Vorrei chiedergli – se mai fosse per-sona abituata a rispondere alle do-mande – se sarebbe contento di farassistere i suoi figli adolescenti, o isuoi nipoti, a una porcheria simile.Ma forse conosco la risposta, diret-tamente ispirata dal dio denaro.Mi sono sempre ribellato a ogniforma di censura, come espressionedella più proterva volontà di an-nientare, nella gente, il senso e lacapacità di critica. Ma devo dire

che, di fronte a questo osanna allavolgarità, comincio a capire quellastriscia di carta bianca, incollata, aitempi della mia adolescenza, suimanifesti e le locandine dei film edegli spettacoli più “sconvenienti”,che prescriveva «V.M. di 16 anni».Forse, adesso, sul cartellone delGrande Fratello si dovrebbe scrivere«V.M. di 99 anni»…Per continuare con il giro di volga-rità e stupidità sui media di oggi, virimando all’ultima pubblicità diMarc Jacobs. Ma tenetevi forte, eh!

Tutti vediamo la volgarità del GrandeFratello, ma nessuno ne parla

Sono in video, ergo sumdi Silvano Tommasoli [email protected]

Vi diremo qualsiasi cazzata vorrete sentire

www.ewakesolutions.it

Progettazione e realizzazione webRealizzazione software aziendaliWeb mail - Account di posta

Via Leida, 8 37135 - Verona Tel. 045 82 13 434

Aprile 201114 Giochi

Page 15: Verona è - Aprile 2011

Pretendi e fai tornare sulla tavola degli italiani il Vero, Autentico latte Italiano

Valore italiano solo da allevatori Italiani

Dentro un litro di latte Vero Italiano troverete il valore della salubrità, della genuinità e della bontà che viene direttamente dai nostri allevamenti. In più, la garanzia totale, che solo noi, gli allevatori di Vero Italiano, possiamo darvi anche sul nostro latte UHT, unico in Italia e nel mondo tracciabile e rintracciabile che vi dà la possibilità di “vedere in faccia” l’allevatore che ha munto il latte che state bevendo.

Quando acquisterete le confezioni di Vero Italiano, noi non potremo che essere fieri di questa vostra scelta: Vero Italiano è l’unico latte che vi dà questo straordinario insieme di valori, legati alla grande tradizione dell’allevamento italiano e solidamente rappresentativi di tutti i nostri prodotti, identificati dall’immagine della mucca Ercolina. Questo è l’autentico valore di Vero Italiano!

La VaLIgetta

con 6 confezIonI da 1 L.

è un acQuIsto

InteLLIgente

autentIco ItaLIano srl • Via Molinello, 1 46040 casaloldo (Mn)sede amministrativa: Via Mantovana, 127/a 37062 Madonna di dossobuono (VR)

tel +39 045 8622395 • [email protected] www.veroitaliano.it

Page 16: Verona è - Aprile 2011

Houston, abbiamo un problema

Villa Barbaro Gabbianelli

di Alice Perini - fotografie di Giancarlo Speranza

Il Sile: l’acqua che sorge da terraRisalire il fiume per ritrovare l’equilibrio. Nel Veneto con l’acqua per terra

Permettetemi di spendere qual-che parola per questa regione, il Veneto. L’itinerario di questo mese vede come protagonista un tragitto fatto d’acqua: il cammino lungo il Sile, il fiume

di risorgiva più lungo in Euro-pa. Potrebbe forse sembrarvi irriverente leggere questo mio invito a conoscere un angolino tanto nascosto quanto prezio-so, incastonato tra le province di Padova, Treviso e Venezia: un tesoro d’acqua in una re-gione alle prese (alle “ri-prese”) con l’emergenza alluvione. In principio erano i giorni fra il 31 ottobre e il 2 novembre; l’in-

fausto bis ha indugiato qualche tempo, per sopraggiungere tra le Idi di marzo e la neo-festa per il compleanno di mamma-papà Italia. Alla ricerca dei colpevoli e indaffarati nell’inseguire re-sponsabilità che in un paese di gomma come il nostro rimbal-zano di continuo da una parte all’altra. Operai di se stessi e del proprio patrimonio, solerti nel cancellare le tracce di fango e ogni altra testimonianza del-

la rovina patita, fiduciosi di un aiuto che cala dall’alto (non dei cieli, delle istituzioni s’intende): il Veneto. «Una persona annega in alto mare, una annega in un bic-chier d’acqua. Ma entrambi muoiono»: lo disse Padre Pio. I veneti non muoiono schiacciati dal peso dell’acqua. Se muoio-no, è per il troppo ardore con cui hanno nuotato, cosa non

sempre positiva, soprattutto quando si vuol remare contro forze che non possono essere addomesticate. Lo spirito da conquistadores del XXI secolo, l’espansione smisurata dei cen-tri urbani, l’appetito smodato per appropriarsi di ciò che un tempo si chiamava “natura” è una prerogativa anche della regione del leone alato. Un’ac-curata operazione di rimozione della natura, un suo allontana-mento dall’essere la contropar-te legittima nell’abitare il mon-do assieme all’uomo. L’uomo, l’unico a poter/dover districar-si fra la possibilità di interventi distruttivi o costruttivi degli elementi naturali. Acqua com-presa. Più che di turismo, il Sile è portatore di un nuovo modo di pensare il viaggio: è il sog-giorno in luoghi tanto lontani dalle preoccupazioni e dagli obblighi quotidiani quanto vicini, fisicamente, agli spa-zi della città, dell’ordinario, dell’abitudine. Un fiume che ha sempre conservato il suo carat-tere rasserenante, nonostante il

gravoso dilemma novecentesco fra la ragione estetica e l’inte-resse pratico. Un caso, raro, di quella riuscita fusione fra sviluppo moderno e sensibilità ambientale, perché il rispetto della natura non significa ritor-nare a vivere nelle caverne. Il Sile non è il classico torrentello del locus amoenus: la sua bellez-za è racchiusa nell’incantevole combinazione di patrimonio architettonico, archeologia in-

dustriale, di paesaggi volubili, di sequenze di città e di palude. Simbolo di un progresso inar-restabile, il fiume è sfruttato già verso la fine del XIX secolo per la produzione di energia elet-trica: l’area urbana della città di Treviso, attraversata dal suo corso, è completamente coper-ta dalla rete elettrica dal 1925. Molto attivo negli anni ’30, lo squero, il tipico cantiere per le imbarcazioni a remi della cit-tà: armati di squara (squadra), termine dialettale che indica il principale strumento di la-voro, gli squeraroli riparavano le barche che percorrevano il Sile; i Cantieri navali del Le-vante, il cui ultimo varo di cui si ha notizia risale al 1948. Tra gli anni ’50 e ’60, compli-ce il ridisegno della percezione ambientale che soccombe di fronte al boom economico, si compie il declino del traspor-to fluviale e si assiste a una crescente indifferenza nei con-fronti del fiume: abbandono delle conche, scarichi abusivi, cave in alveo, morie di pesci. Eppure, resistono ancora oggi

i segni rivelatori di un passato legato alla navigazione e a un’e-sistenza vissuta in simbiosi con l’acqua: i lavatoi in pietra, com-pagni delle lavandaie, i burci (barche usate per il trasporto delle granaglie) nascosti tra le canne, gli antichi mulini, le vie alzaie o restere, le strade arginali utilizzate dai buoi o dai cavalli per trainare i burci che risali-vano la corrente. Residenze adagiate lungo il

Quando tu metti insieme la Scienzia de’ moti dell’acqua, ricordati di mettere, di sotto a ciascuna proposizione, li

sua giovamenti, a ciò che tale scienzia non sia inutile

Leonardo da Vinci

Aprile 201116 Viaggi

Qui sopra una folaga e in alto l’ex mulino Bordignon

Page 17: Verona è - Aprile 2011

tranquillo corso del Sile: il luogo ideale in cui i nobili ve-neziani amavano trascorrere la stagione estiva; un ambiente molto più accogliente e saluta-re rispetto agli angusti canali e alle calli veneziane, dove la luce

del sole filtrava a fatica. Siepi, cespugli di bosso e di tasso, lun-ghi viali alberati, macchie fiori-te: la scenografia perfetta per le passeggiate, le gite in carrozza, i divertimenti e le rappresen-tazioni teatrali. Un desiderio, quello di possedere una villa in campagna fra prati e col-li, di cui il territorio conserva numerose testimonianze: Villa Barbaro Valier (ora Battaggia) del 1500, Villa Barbaro Gab-bianelli, costruita, come leg-genda vuole, alla fine del 1400 dalla regina di Cipro Caterina Cornaro come dono di nozze per la sua damigella predilet-ta, Fiammetta. E ancora Villa Mantovani, di stile palladiano, posta ai bordi di un moiasson del Sile, una curva molto insi-diosa in cui la corrente forma mulinelli pericolosi per la navi-

gazione, Villa Celestia, battez-zata in epoca veneziana come Boaria della Celestia, centro di raccolta e smistamento dei prodotti agricoli provenienti dalle campagne circostanti, nonché punto di partenza per

le merci alla volta di Venezia. Sta a voi completare l’elenco: come suggerimento, vi consi-glio di scrutare bene fra la fitta vegetazione, per scovare anche le residenze più timide e riser-vate; di osservare le facciate e le scalinate digradanti verso il fiume di quelle ville costruite soprattutto per essere ammira-te; di stare sempre pronti, per-ché alla prossima curva del Sile potrebbe presentarsi davanti a voi l’ennesimo capolavoro di questo museo all’aperto. Dal suo tranquillo corso, si-tuate sull’una o sull’altra riva, affiorano diverse chiese, molte delle quali in armonia con il paesaggio circostante. Fra le tante, la chiesa parrocchiale di Casale sul Sile con il soffitto af-frescato da Giandomenico Tie-polo e la chiesa di Santa Cristi-

na del Tiveron, al cui interno è conservata una preziosa pala del 1500 di Lorenzo Lotto. Fontanassi, torbiera e risorgi-ve: il versante naturale di que-sta via d’acqua. I Fontanassi di Casacorba, frazione di Vedela-go, sono una mèta curiosa: in questa località le acque pluviali provenienti dalle montagne e dai rami sotterranei del Piave risorgono spontaneamente dal sottosuolo, complice il terreno molto permeabile. Osservando con attenzione queste pozze, s’intravedono delle bollicine che risalgono verso la superfi-cie: è da qui inizia l’avventura del Sile. Altra particolarità, la torbiera, l’ambiente naturale in cui si accumula la torba, composto di origine organica prodotto dalla lenta decomposizione di specie vegetali in zone a clima freddo e umido. Relativamen-te rare in Italia, le torbiere si

trovano soprattutto nelle valli alpine chiuse, nei delta e nelle valli fluviali e nelle zone pa-ludose e negli acquitrini, dai

Houston, abbiamo un problema

quali si ergono giunchi, canne, carici, felci e falasco, un’erba palustre dalle foglie lunghe ed estremamente taglienti utiliz-zata sia per impagliare sedie e fiaschi che come lettiera per il bestiame.Se siete più esperti di animali che di vegetali, questo piccolo fiume non avrà certo alcuna difficoltà nell’accontentarvi: il falco pecchiaiolo, la poiana, l’airone rosso e quello cinerino, la civetta e il barbagianni abi-tano stabilmente o fanno tappa lungo le sue sponde. Gli itinerari per un turismo di-dattico e sostenibile all’interno del Parco del Sile incoraggiano un nuovo modo di rapportar-si al territorio: in un ambiente fortemente antropizzato, in una regione da sempre attratta da un modello di sviluppo “costi quel costi” e disposta a rinne-gare la natura, percorrere que-sta tranquilla via d’acqua può

essere un indispensabile punto di partenza. Per intraprendere un viaggio che va oltre il tragit-to del fiume.

Aprile 2011 17Viaggi

Fontanasso dea Còa Lònga

Un burchio lungo le sponde

Page 18: Verona è - Aprile 2011

È da almeno quarant’anni che se ne parla. Ed è da almeno quarant’anni che sembra aleg-giare un alone di mistero su questo termine, che affonda per metà le radici nell’universo dell’eco (ecologico, ecosostenibi-le, ecocompatibile) e per metà nella consolidata istituzione culturale del museo. L’esperien-za m’insegna che ecomuseo, il protagonista sibillino di queste mie riflessioni, suscita un certo senso di sgomento, di sconcerto a noi esseri umani altamente ci-vilizzati e convogliati sull’unica strada che conosciamo, quella del progresso, di un cammi-no (di una corsa?) con un solo obiettivo. Guardare avanti, al futuro. Per il dietro, il passato non c’è tempo. E capisco, forse, perché quell’e-comuseo spaventa: perché ri-sveglia ciò che si è malamente nascosto sotto al tappeto, ciò che una comunità ha sepolto, senza mai scordare il punto

preciso in cui si è consumato quell’occultamento. L’eclisse di una vita quotidiana, del saper fare, delle testimonianze e delle

testo e fotografie di Alice Perini

Giro giro tondo, io giro intorno al mondo

Ecco un museo. Riso, acqua e corti: un EcomuseoPer riconquistare familiarità con il proprio territorio. E con sè stessi

Ci troviamo così bene nella libera natura, perché essa non ha alcuna opinione su di noi

Friedrich Nietzsche

tradizioni, di paesaggi confina-ti agli angoli, di tracce di un’ar-chitettura minore solo nella misura in cui non la si conosce, o non la si apprezza. Dissot-terrare tutto questo patrimonio, con il fine di valorizzarlo è compito della comu-nità dell’ecomuseo. Uno dei tanti. Tra-smettere il valore del tesoro riscoperto è solo un altro incarico ufficiale. La ricchezza dei mu-sei diffusi, sinonimo di ecomuseo, è rac-chiusa nelle persone, nelle risorse, nelle capacità e nelle com-petenze che ciascuna di esse ha raccolto e raccoglie nella pro-pria vita, in relazione con il ter-ritorio di cui si è parte. Consa-pevoli della realtà in cui si abita e disponibili a contagiare altre comunità in quest’opera di ri-avvicinamento a quei luoghi prima al confino, con l’accorgi-mento di non premere troppo il tasto del localismo in tempi di

ufficiale unità nazionale. In Italia, è il Piemonte che detiene il primato di regione che ha accolto l’idea di istitu-

ire gli ecomusei, nel 1995. La Lombardia, realtà della quale vorrei raccontarvi qualcosa, se

non altro per appartenenza e per conoscenza diretta, arriva al traguardo dodici anni più tardi, nel 2007. Nello specifico, visto che di comunità si deve parlare, prendiamo una lente d’ingrandimento e partiamo alla scoperta dell’Ecomuseo delle Risaie, dei Fiumi e del Pa-

esaggio rurale man-tovano. Una lente d’ing rand imento indispensabile non perché l’ecomuseo sia piccolo, anzi. In-dispensabile perché vi aiuterà nel ripe-scare tutto ciò che era stato rinchiuso in soffitta in questi dieci comuni della provincia di Man-tova. Riso (e dunque acqua), luoghi di-segnati dagli ele-menti naturali, dal lavoro e dalla cul-tura dell’uomo. Po e Mincio, per fama, sono i fiumi più co-nosciuti che solcano

queste terre: Governolo, frazio-ne di Roncoferraro, Bagnolo San Vito e Virgilio (proprio lui, il poeta latino nato nella locali-

tà di Andes, oggi Pietole) danno forma a itinerari diversi il cui elemento unificatore è l’acqua.

Scorci naturalistici a parte, non perdetevi i manufatti idrauli-ci, dalla conca del Bertazzolo alla Travata, la conclusione del piano di bonifica iniziato già dai Gonzaga per prosciugare il lago di Bagnolo e contenere il Mincio entro gli argini attuali. La coltivazione del riso è cosa seria, così come non è faccenda da ridere la sana competizione tra risotti in questi paesi di ma-stri risottai. L’abbondanza di acqua, convogliata in un reti-colo di canali regolati da chiuse che percorre tutto il territorio, costituisce l’habitat ideale per la coltura del riso, pianta biso-gnosa di molte cure, alle quali provvedevano le mondine. Nonostante siate circondati dal paesaggio mantovano, le corti rurali, le ville e le forti-ficazioni disseminate in tutti i comuni impongono la loro presenza: opere architettoniche spesso dimenticate, nascoste dietro a giardini immensi e a mura sgretolate, testimonianze di una civiltà contadina e di tradizioni sopravvissute fino a cinquant’anni fa. Un elenco di nomi sarebbe solo noioso: vi ba-sti sapere che non avrete diffi-coltà a trovarne qualcuna. Questo è un ecomuseo.

Il Po in località Governolo e sopra un filare di gelsi in località Barbasso

Aprile 201118 Viaggi

Page 19: Verona è - Aprile 2011

Quando il gioco si fa duro

L’Italia dai tuffi d’oro, nell’acquaUno speciale “maestro” per Francesca Dallapè e Tania Cagnotto: zio Paperone

di Daniele Adami

L’oro. Per zio Paperone è un elemento vitale, indispensabile, necessario. Forse di più dell’a-ria da respirare o dell’acqua da bere. D’oro è l’enorme “piscina” all’interno del suo famigerato deposito, che egli utilizza in ogni momento libero, o quando ha bisogno di rilassare le mem-bra dopo le fatiche di un’intera giornata. Si toglie gli abiti quo-tidiani e indossa un costume. Si avvicina al suo trampolino e si tuffa, generando una stra-na e affascinante onda in quel giallo “liquido” assai robusto. Rimane nascosto agli occhi per qualche istante, ma poi riemer-ge, e inizia a nuotare come se fosse un vero e proprio atleta. Questa materia, insomma, lo riporta alla vera vita.Vi chiederete: perché iniziare un articolo di sport parlando di zio Paperone e del suo oro? La nostra risposta sarà semplice, e si svilupperà nel corso della lettura. Innanzitutto, perché il tema centrale di queste ri-ghe è il mondo dei tuffi, e, più

precisamente, quella specifica porzione occupata da due gio-vani ragazze italiane, Tania Cagnotto e Francesca Dallapé. Nonostante siano davvero bra-ve nelle competizioni indivi-duali, è nella gara sincronizzata

che si esaltano e danno il me-glio del loro ricco repertorio. In tale disciplina, infatti, hanno già ottenuto grandi risultati. E spesso si è trattato di medaglie del metallo più prezioso. Le ul-time le hanno indossate poche settimane fa, agli Europei di Torino. Il loro terzo successo consecutivo in questa manife-stazione.Una soddisfazione e un’emozio-

ne che nascono da un trampo-lino distante tre metri dalla su-perficie dell’acqua. Una distan-za che, con un pizzico di fanta-sia, si potrebbe scorgere anche in quel deposito di Paperopoli. Certo, questo pizzico deve es-sere ben pesato, e sarà forse

esagerato. Ma l’immagine che vogliamo esprimere è quella di un desiderio di affrontare que-sta materia trasparente come se fosse un vitale bisogno, senza il quale non si potrebbe andare avanti. Come zio Paperone con

il suo amato oro, purché non vi sia nessuno che glielo porti via. I successi delle nostre atlete sono i punti di partenza per raggiungere traguardi sempre più lontani e prestigiosi. Per farlo servono costante allena-mento, forte spirito di sacri-ficio, grande resistenza. Ele-menti che Tania e Francesca possiedono, indubbiamente. Elementi che vanno coltivati

giorno per giorno. E la vittoria di Torino lascia ben sperare per i Mondiali, ma soprattutto per le prossime Olimpiadi di Lon-dra. Dove gli ostacoli più diffi-cili saranno le atlete cinesi, che da anni si situano sui più alti gradini dei podi internazionali.Ciò che conta è la voglia di met-tere in ogni salto, in ogni tuffo, tutta l’esperienza maturata nel corso delle numerose gare. Sen-za la paura di sbagliare o di fare brutte figure.Pertanto, che sia oro o acqua, la cosa più importante è immer-gersi con un solo obiettivo: ten-

tare di dare il meglio di sé, gra-zie alle proprie capacità e pos-sibilità. Perché la resistenza di questi elementi potrebbe essere difficile da superare, e talvolta qualche errore lo si commette.Tania e Francesca, zio Papero-ne può essere un buon maestro, poiché la sua tecnica è ben svi-luppata. Senza alcun dubbio. Un trio d’oro, ma è sempre me-glio una piscina d’acqua!

Lo sport rende gli uominicattivi, facendoli patteggiare

per il più forte eodiare il più debole

Alberto Moravia

Tania, buon sangue non mente

Quando lo sport è di casa spesso si ha una marcia in più. E così è stato per Tania Cagnotto. Il padre Giorgio, infatti, è stato uno dei migliori tuffatori al mondo degli anni settanta. Tra i suoi successi ricordiamo una medaglia d’oro agli Europei del 1970 e due d’ar-gento ai Giochi Olimpici del 1972 e del 1976. Dopo aver appeso il costume al chiodo è diventato l’allenatore della figlia. La madre, Carmen Casteiner, è stata anch’essa una grande tuffatrice di quel periodo.

Aprile 2011 19Sport

Page 20: Verona è - Aprile 2011

Il finale (o il fine?) della Serie ARealtà, sorprese e verdetti ancora in bilico. Ecco i tre volti del nostro campionato

di Daniele Adami

Quando il gioco si fa duro

Poco meno di due mesi e il campionato di Serie A emetterà i suoi verdetti. Certo, i risultati finali sono ancora piuttosto lon-tani, ma è possibile azzardare qualche lieve idea. O meglio, da un lato vi sono parecchi punti

in sospeso (chi vincerà?, chi sarà retrocesso?, chi alzerà il trofeo del miglior cannoniere?), dall’altro alcune realtà sono già ben visibili alla luce del sole. Realtà che già si conoscevano, frutto di anni di esperienza e duro lavoro, e altre che sono piacevolmente sbocciate all’im-provviso, senza nessun piccolo segnale di avvertimento. Il nostro punto di partenza? La classifica, seppur (e natu-ralmente) temporanea. Al ver-tice troviamo le due squadre milanesi, separate da due pun-ti (al momento della scrittura di questo articolo). Il derby, in programma il 2 aprile, potreb-be portare interessanti novità: le distanze potrebbero restare invariate, in caso di pareggio, il Milan potrebbe riprender-si quel vantaggio perso dopo la sconfitta a Palermo, oppu-re l’Inter potrebbe azzerare il distacco dalla concittadina, e addirittura superarla. Quando leggerete tali parole conoscere-te già le risposte ai precedenti “dilemmi”.A seguire il Napoli, guidato dal caloroso ed esuberante Mazzar-ri, la cui stella Cavani ha ripe-scato dal suo cilindro il vizio del

gol che aveva dimenticato per strada per alcune giornate. In scia alla squadra partenopea, l’Udinese, una delle piacevoli e inaspettate sorprese di questa annata. Il tecnico Guidolin me-rita il nostro applauso per aver

saputo conciliare le energie dei friulani in una sorta di armo-nia che lascia ben sperare per il travagliato, difficile ma con-turbante finale. Un approdo in Champions sarebbe una splen-dida ciliegina da gustare, ma i sei punti dalla vetta sono intrisi di assoluto fascino e immagina-zione.Spostiamoci a Roma (e non alla Roma), poiché davanti alla “capitale” giallorossa si situa la metà rivale biancocele-ste. Storiche rivalità tra le cui fila si muovono numerosi grandi cam-pioni, alcuni di vec-chia data, altri appena “stappati”. Totti, Bor-riello, Menez, De Rossi e, sull’altra riva, Zara-te, Brocchi, Floccari ed Hernanes. Passiamo alla tormentata vicen-da juventina, lontana 17 punti dalla capolista. Un campionato segnato da troppi alti e bassi, vittorie prestigiose e cocenti sconfitte. L’allenatore, Gigi Del Neri, dopo la felice parentesi alla Sampdoria (con-dotta ai preliminari di Cham-pions) si è trovato dinanzi una

nuova squadra martoriata da infortuni che spuntavano dal-la terra come funghi. Sin da agosto. E lavorare con gravi e lunghe carenze non è facile. Chiaro, i tifosi probabilmente si attendevano ben altri risul-tati, ma la fiducia nel tecnico non è mai venuta a mancare e mai è stata messa in discussione da parte della società. Un ele-mento, questo, di fondamentale importanza, sia per l’uomo che per il professionista che allena sul campo i propri giocatori. Nonostante ciò, d’ora in avanti ogni partita sarà un potente ed entusiasmante banco di prova. Staremo a vedere.Passiamo brevemente la palla alla zona della classifica che si adagia in quello che definirei “il limbo” del campionato. Al-cune squadre che, da un lato, sperano in un calo delle diret-te rivali per strappare un posto nelle competizioni europee e, dall’altro, quelle che, arrivate a questo punto della stagione, si guardano attorno e valutano se rischiare qualcosa per aspi-rare al raggiungimento di un traguardo o allentare la presa perché, oramai, la salvezza è praticamente conquistata. Ma

un’altra area del “limbo” è for-mata proprio dalle realtà che stanno lottando per rimanere nella massima serie. L’area più calda e movimentata. Nella pri-ma zona, quella più “al sicuro”, scorgiamo il Palermo, la Fio-rentina, il Bologna, il Cagliari

e il Genoa. Il Chievo, invece, assieme al Parma, al Catania, alla Sampdoria, al Cesena, al Lecce, al Brescia e al Bari va impegnando le forze nel tenta-tivo di non retrocedere.Tutto il campionato, insomma, è fatto di lotte di vario genere, giocate con più o meno spirito agonistico, con più o meno vo-glia di mettersi in mostra per tentare di fare qualche impor-tante salto. A volte anche piut-tosto difficile. Perché gli obietti-vi sono diversi, perché i giocato-ri sono diversi, perché le società desiderano cose diverse.E, per finire, ritorniamo a Udi-ne. Subito una constatazione. L’odierno (per il momento) ca-pocannoniere, Antonio (Totò) Di Natale, è una figura assai consolidata nel panorama cal-cistico italiano. Per il suo im-pegno, per la sua dedizione ai compagni. Per la sua capacità di segnare e di far segnare. E ad “approfittare” di questa parti-colare attitudine è Alexis San-chez, la vera sorpresa dell’anno. Ma solo in parte, poiché alcuni dei dodici gol realizzati sono opera di grande ingegno e in-nata bravura. Ottimi biglietti da visita per i palati di mezza

Europa, se non tutta.Per il momento, godiamoci le ultime giornate, sperando che possa regnare un grande senso di rispetto e correttezza. Fino alla fine. Sarebbe la più grande vittoria. Magari un po’ inaspet-tata.

Aprile 201120 Sport

Page 21: Verona è - Aprile 2011

Quando il gioco si fa duro

La bandiera a scacchi torna a sventolareIn giro per il mondo con il cuore in gola per seguire il grande Circus

di Stefano Campostrini

Partiti! La Formula 1 è tornata. Le domande, le polemiche, le curiosità, i dubbi, da fine marzo hanno lasciato spazio soprattut-to all’azione. A Melbourne, in Australia, si è svolto il gran pre-mio inaugurale della stagione 2011; l’evento sarebbe dovuto seguire al primo appuntamento in Bahrain due settimane pri-ma, non disputato a causa delle recenti vicissitudini politiche e di ordine pubblico che hanno interessato l’area del medio e

vicino Oriente, andando così a pregiudicare la sicurezza dei partecipanti. Il destino della gara tra le dune si saprà solo a maggio e si profila la probabi-lità che possa svolgersi verso il

termine del campionato, forse al posto del GP del Brasile, che slitterebbe a dicembre.Il nuovo corso si è aperto come si è chiuso il precedente. Il cam-pione in carica Sebastian Vettel ha vinto con ampio margine e si è guadagnato prima di tutti la chance di ambire al titolo pi-loti. Dietro di lui Lewis Hamil-ton su McLaren e al terzo posto la sorpresa Lotus Renault con Vitaly Petrov, il russo che ha scatenato la passione per questo sport nel suo paese e che ha sco-modato anche il primo mini-stro Putin per fargli pubblicità e promuovere la sua immagine. La Ferrari è mancata all’ap-puntamento con le primissime posizioni, con Alonso 4° e Mas-sa 7°, ma ha soprattutto rivela-to una inattesa prestazione al di sotto delle aspettative. Niente di preoccupante comunque, le carte sono state appena mesco-late. Lo spettacolo deve ancora iniziare, le squadre si stanno studiando e i risultati che con-tano arriveranno. Per tanti piloti, perché si profila, e tutti se lo augurano, una stagione di avvincente competizione sia tra i team che internamente tra piloti della stessa scuderia, magari evitando quei giochi di squadra che fanno tanto discu-tere e che ora sono stati libera-

lizzati; speriamo non ce ne sia bisogno. Red Bull, McLaren e Ferrari si daranno battaglia probabilmente come principali pretendenti ma sicuramente al-tri troveranno spazio e visibili-tà, augurandoci non solo un ri-torno alla gloria dell’appannato Schumacher ma anche un sano e necessario avvicendamento con le nuove leve.Come ogni anno che si rispetti da qualche tempo a questa par-te, sono cambiate anche alcu-ne regole. Oltre alla già citata liberalizzazione degli ordini di scuderia sono da segnalare, sul fronte tecnico, l’abolizione

dell’F-duct (condotto d’aria tra cofano motore e alettone po-steriore), la reintroduzione del KERS (dispositivo di recupero dell’energia cinetica, disponi-bile per la trazione) e la novità rappresentata dall’ala mobile pos t er ior e che permet-te di sol-levare un elemento ae-rodinamico dell’alettone e favorire minore ca-rico di aria (quindi più velocità). È a t t i v a b i l e dal pilota che segue in determinati tratti del circuito e con una tempisti-ca di alcuni secondi. Una nota curiosa riguarda poi una restri-zione per i meccanici: tutt’altro

che raro è stato trovare, sinora, addetti nei vari box intenti ad operare sulle monoposto fino a tarda notte e a perdere anche il sonno per riparare o mettere a punto le vetture in cerca della migliore prestazione, alla ri-cerca della perfezione sfruttan-do anche l’ultimo minuto. Da quest’anno, e per volere anche del nuovo boss della Federazio-ne Internazionale dell’Automo-bile Jean Todt, scatterà il copri-fuoco per i meccanici. A mez-zanotte tutti a riposo. Concesse solo quattro eccezioni a stagio-ne, in casi di emergenza. Non ultima la novità introdotta dal

rientro della Pirelli come forni-tore unico degli pneumatici. In seguito alle iniziali perplessità, le gomme e il lavoro svolto dai tecnici della casa italiana sono risultati abbondantemente ap-prezzabili.

Stiamo ad attendere altre no-vità. Carichi fino al prossimo appuntamento, tra pochi giorni si corre in Malesia. Allacciate le cinture.

Quello che trascorri guidando a Spa è il tempo più ripagato

nella vita di un pilota

Niki Lauda

Aprile 2011 21Sport

Campionato 2011

10 aprile: Malesia17 aprile: Cina8 maggio: Turchia22 maggio: Spagna29 maggio: Monaco12 giugno: Canada26 giugno: Europa10 luglio: Gran Bretagna24 luglio: Germania31 luglio: Ungheria28 agosto: Belgio11 settembre: Italia25 settembre: Singapore9 ottobre: Giappone16 ottobre: Corea30 ottobre: India (*)13 novembre: Abu Dhabi27 novembre: Brasilein sospeso: Bahrain(* da confermare)

Page 22: Verona è - Aprile 2011

Dopo aver assaggiato le tigel-le di Laura non possiamo che cantarne le lodi. Preparate al momento, dopo un’accurata lievitazione durata tutto il po-meriggio, sono ottime tagliate ancora calde che a prender-le tra le mani ti diventano le dita rosse. Un prosciutto cru-do sull’affettatrice e…inizia la festa. Le tigelle sono un tipico piatto dell’Appennino modene-se, un pane lievitato ideale con affettati, formaggi e creme dol-ci, speciale per festeggiare e per passare qualche ora in allegria. La ricetta tradizionale preve-de il condimento con il pesto modenese, un trito -realizzato con la mezzaluna- di lardo su-ino, rosmarino e aglio. La salsa, chiamata cunza, può essere ar-ricchita con pancetta e salsiccia ma fondamentale è l’amalgama delle materie e la lavorazione a mano, senza l’ausilio di elet-trodomestici. Chiamate ori-

ginariamente “crescentine” a indicare l’impasto che lievita, erano cotte in dischi di terra-cotta chiamati tigelle, da deriva il nome attuale. Ora, strumenti più “pratici”, permettono una cottura rapida e agevole; sono facilmente reperibili nei negozi di cucina padelle con gli stam-pi già predisposti, e l’effetto è lo stesso. L’impasto, dopo aver lievitato, viene steso e ritaglia-to con una coppa, in modo da

darne uno stampo circolare e, messo in padella deve essere rigirato più volte. Gnam gnam...cotto e sbafato!

di Federico Martinelli

Serviti il pasto, cowboy

Prepariamo insieme le tigelle di LauraIl tipico “pane” modenese, ideale per momenti d’allegria

Per circa 20 tigelle:

Acqua tiepida, 200 gr.Farina 00, 500 gr.Lievito di birra, 25 gr.Un cucchiaino di saleUn cucchiaino di zuccheroLardo, per ungere la padellaStrutto, 80 gr. In sostituzione dello strutto Laura consiglia di mettere la panna

Via Spighetta 1537020 Torbe di Negrar, Verona

Tel/fax: +39 045 750 21 88www.casalespighetta.it

... dove la cucina tradizionale italianaviene rivisitata con un sapore d'Oriente ...

R I STORANTE

Casale Spighetta

Aprile 201122 Cucina

Page 23: Verona è - Aprile 2011

Febbraio 2011 3Arte

Via Spighetta 1537020 Torbe di Negrar, Verona

Tel/fax: +39 045 750 21 88www.casalespighetta.it

Casale Spighetta, un nuovo spazio, un sorprendente gioco architettonico di salette che si intersecano pur rimanendo raccolte

nella loro intimità. L'atrio Nafura, il Lounge panoramico Gioia & Gaia, la cantina del Trabucco, il Coffee Lounge tutti con arredi eleganti, diversi, con un tocco d'oriente legati da toni materiali ed

effetti di luce e colore che rispecchiano alla logica di mirabili equilibri.

Il Casale la Spighetta è un ristorante collocato nelle colline della Valpolicella a Verona, i suoi ambienti eleganti sono indicati per cene

romantiche, banchetti e cene aziendali. Dal giardino estivo si può godere di un meraviglioso panorama.

Le sale esprimono un’atmosfera ariosa ed elegante perfettamente in linea con la cucina dello Chef Patron. Un’esigenza per chi, come lo Chef Angelo Zantedeschi va al di la dell’arte culinaria, un grande amore per la tradizione e l’arte moderma.

... dove la cucina tradizionale italianaviene rivisitata con un sapore d'Oriente ...

R I STORANTE

Casale Spighetta

Page 24: Verona è - Aprile 2011

GLOBAL SERVICE soc. coop. – VIA TOMBETTA 142 - 37135 VERONAP.IVA/C.F e Reg. Imp. (VR) 03787580236 - Rea n.365453 - Tel. 045.8205479

Global Service fornisce squadre specializzate e soluzioni produttive con l’obiettivo di rendere dinamiche ed efficienti le aziende che oggi devono rispondere a un mercato competitivo e in continua evoluzione, ottimizzando tempi e costi.

La cooperativa dispone di personale specializzato a garanzia di capacità organizzative e flessibilità delle maestranze.Alla disponibilità di manodopera in ogni giorno e periodo dell’anno, Global Service aggiunge il vantaggio dell’assolvimento di tutti gli obblighi previdenziali e assicurativi.

L’ORGANICO È COSTITUITO DA: MAGAZZINIERI, CARRELLISTI, PERSONALE PER PREPARAZIONE ORDINI E SERVIZI DI SEGRETERIA E GESTIONE DI MAGAZZINI PER VARIE CATEGORIE MERCEOLOGICHE;

SI OCCUPA SOPRATTUTTO: DI FACCHINAGGIO, DI MOVIMENTAZIONE MERCI E INSERIMENTO DATI;

I NOSTRI SERVIZI: COMPARTO FRUTTA, GESTIONE MAGAZZINO, MOVIMENTAZIONE MERCI, CARTOTECNICA, PULIZIE CIVILI E INDUSTRIALI, PORTIERATO, VIGILANZA NON ARMATA.