40

Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Viaggio d'istruzione a Torino per il Salone internazionale del Libro

Citation preview

Page 1: Viaggio diGITAle a Torino 2.0
Page 2: Viaggio diGITAle a Torino 2.0
Page 3: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il nostro non è un viaggio virtuale: dal 10 al 14 maggio saremo real-

mente a Torino, in occasione del Salone Internazionale del libro, dopo un

articolato percorso all’interno delle attività del Presidio del Libro Carte-

sio, coordinato dalla prof.ssa Santoro. Avremo così modo di essere prota-

gonisti della grande kermesse torinese che celebra l’artefatto culturale

per eccellenza: il libro. Tuttavia il nostro è anche un viaggio digitale, per-

ché, nella logica del web 2.0, lo abbiamo preceduto con un percorso di

preparazione ed approfondimento condotto attraverso l’uso delle Tecno-

logie dell’informazione e della comunicazione. I materiali che abbiamo re-

perito sul web e raccolto in questo opuscolo e nel CD allegato sono dispo-

nibili anche sul sito http://www.viaggiodigitale.fan-club.it/, dal quale, nel-

la sezione download, è possibile scaricare il testo sia in formato pdf che

in formato e-pub. Ogni tappa del nostro percorso, infatti, è corredata da

materiale multimediale che abbiamo condiviso prima e selezionato poi

all’interno di un gruppo chiuso di Facebook. Una sorta di “tube-storming”

ci ha permesso di selezionare i video tratti da youtube che compongono la

nostra “video-gita” e che sono fruibili direttamente sul sito e nell’e-book

ma anche in questa versione cartacea, attraverso i QR code in calce ad

ogni capitolo. Per la redazione collaborativa dei testi abbiamo utilizzato

le funzionalità di Google documenti, in particolare il file sharing. Il web

2.0 ci ha permesso di prepararci in modo diverso e più coinvolgente all’or-

mai imminente viaggio d’istruzione, da protagonisti, non solo fruitori ma

anche produttori dei contenuti, come testimoniato dal nostro lavoro.

Buon viaggio diGITAle a tutti!

Page 4: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Si ha notizia di insediamenti

nell'area dell'attuale Torino a par-

tire dal III secolo a.C., riferita a

uno o più villaggi di un popolo Celto-

Ligure conosciuto con il nome di

Taurini. L'origine storica della cit-

tà può essere comunque fatta risa-

lire al castrum costruito durante le

guerre galliche di Giulio Cesare.

Nel 28 a.C. fu eretta a colonia con

il nome di Julia Augusta Taurinorum, da cui deriverà poi il nome moderno.

Dopo la caduta dell'Impero Romano Torino passò sotto il controllo

degli Ostrogoti, dei Longobardi e dei Franchi di Carlo Magno (773). Dopo

alterne vicende che videro nei secoli seguenti anche l'elezione della città

a libero Comune, Torino venne inglobata definitivamente nei possedimenti

dei Savoia.

Nel 1559, dopo la Pace di Cateau-Cambrésis, la città divenne capi-

tale del ducato di Savoia, che precedentemente aveva gravitato su Cham-

béry, e venne dotata di mura moderne e di una cittadella. Nel 1706

avvenne l'Assedio di Torino da parte delle truppe franco-spagnole. La

città e l'esercito piemontese resistettero per centodiciassette giorni e

respinsero così l'assedio.

Nel 1713 i duchi di Savoia ottennero il titolo di re, prima di Sicilia e poi di

Sardegna. Torino divenne de facto la capitale del regno con poco più di

sedicimila abitanti.

Il Congresso di Vienna e la Restaurazione diedero al Piemonte Genova

e tutta la Liguria (allora Repubblica di Genova) gettando così, anche se invo-

lontariamente, le basi del processo che porterà in poco più di cinquant'anni

all'Unità d'Italia. Torino fu la prima capitale del nuovo Stato unitario dal

1861 al 1865, dopodiché la capitale divenne Firenze e, dal 1870, Roma.

Page 5: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

L'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale (1915-18) se-

gnò pesantemente la popolazione. Nel 1919-20 si acuirono i conflitti socia-

li (il cosiddetto Biennio rosso), sulla spinta di un forte aumento dei prezzi.

Molte fabbriche, in primis la FIAT, vennero occupate dagli operai.

Durante il secondo conflitto mondiale, Torino, fondamentale polo

industriale, venne ripetutamente bombardata dagli Alleati e, dopo l'8 set-

tembre, venne occupata dalle truppe naziste e repubblichine che si mac-

chiarono di numerosi eccidi, come quello del Pian del Lot, esecuzioni e de-

portazioni. Furono altresì attive in città le formazioni partigiane dei

Gruppi di Azione Patriottica (G.A.P.).

Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale proclamò

l'ordine di insurrezione generale e con esso i Partigiani presero il control-

lo della città ponendo fine all'occupazione nazifascista. Alcuni giorni do-

po, il 3 maggio, giunsero anche le prime truppe alleate.

Dopo il secondo dopoguerra Torino fu il simbolo della crescita eco-

nomica dell'Italia, tanto che riuscì ad attirare centinaia di migliaia di emi-

granti dal Sud dell'Italia per via delle richieste di manodopera negli sta-

bilimenti automobilistici (circa mezzo milione nel ventennio 1951-1971).

Nel 1974 la città raggiunse gli 1,2 milioni di abitanti. Il numero di

immigrati fu tanto consistente che l'allora sindaco Diego Novelli definì

Torino "la terza città meridionale d'Italia per popolazione dopo Napoli e

Palermo".

Nel febbraio del 2006 la città ha

ospitato i XX Giochi Olimpici In-

vernali. In quell'occasione è stata

inaugurata la prima linea della me-

tropolitana di Torino.

In occasione delle celebrazione per

i centocinquant’anni dell’ Unità d’I-

talia, nel 2011, Torino ha rappresentato uno dei fulcri della manifestazio-

ne, essendo stata la prima capitale del regno d’Italia.

Page 6: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il Parco del Valentino è un

famoso parco pubblico cittadino

di Torino, situato lungo le rive

del Po. È sicuramente il parco

cittadino più conosciuto del ca-

poluogo piemontese ed è stato

assunto a simbolo della città al

pari della Mole Antonelliana.

Ha un’estensione pari a

421.000 metri quadrati. Le sue

origini si possono far risalire ad

epoca assai remota: fin dal Me-

dioevo, infatti, era in uso in zona

il toponimo "Valentino", di incer-

ta origine, che dal '600 venne ad

indicare il castello dei Savoia

(Castello del Valentino, una delle

Residenze Reali dei Savoia) e

l'area limitrofa. Sin dal XIX secolo, il Parco ha ospitato numerose

mostre ed esibizioni, alcune delle quali si sono protratte fino all’ul-

timo decennio dello scorso secolo.

Tra queste è sicuramente degna di nota la FLOR 61, celebra-

ta in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia, di cui sopravvive

ancora oggi il giardino roccioso come testimonianza.

Page 7: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il Borgo Medievale di Torino, inaugurato nel 1884 in occasio-

ne dell'Esposizione Generale Italiana, costituisce un esempio di

ricostruzione di edifici e decorazioni tardo-medievali condotta con

rigorosi criteri filologici. Situato nel

Parco del Valentino, costituisce un

complesso di indubbio richiamo per

un vasto pubblico in ogni stagione

dell'anno. Nel Borgo sono ricostrui-

te vie, piazze, fontane, fortificazio-

ni, decorazioni e affreschi, case ve-

re e proprie e botteghe artigiane,

dove è possibile assistere alla lavo-

razione dei metalli e della carta ed

acquistare manufatti di vario tipo.

La Rocca, o castello, costituisce il

fulcro del percorso all'interno del

Borgo. È una dimora signorile forti-

ficata, con stanze sontuose ricche

di mobili, suppellettili, tessuti in

grado di mostrare gli stili di vita

della nobiltà del Quattrocento in

Piemonte. La costruzione del borgo

e della rocca è stata diretta dall’architetto portoghese Alfredo

d’Andrade, le cui influenze piemontesi e valdostane sono facilmen-

te riconoscibili.

Page 8: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il Duomo di Torino, dedicato a

San Giovanni Battista, sorge nella

piazza anch’essa intitolata al san-

to, nei pressi del Palazzo e del

Giardino Reale e a pochi passi dal

Teatro Romano dell'antica Augu-

sta Taurinorum, quindi in pieno

centro storico.

L’edificio, voluto fortemente dai

Savoia e dal vescovo Domenico

della Rovere, fu costruito tra il

1491 e il 1498 ad opera di Amedeo

de Francisco di Settignano detto anche Meo del Caprino.

Nel corso del Seicento il Duomo è stato ampliato per permettere

di conservare al meglio la Sindone, che, nel frattempo, era stata porta-

ta a Torino dalla famiglia Savoia. L’opera dell’ampliamento venne iniziata

nel 1649 da Bernardino Quadri e conclusa da Guarino Guarini, il quale

aveva già lavorato alla Real Chiesa di San Lorenzo, che occupò della co-

struzione della cupola. I lavori durarono ben ventotto anni, dal 1666 al

1694. Per volere di re Carlo Alberto il duomo venne ulteriormente im-

preziosito da una copia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, realizzata

da Luigi Cagna nel 1835.

La Cappella della Sacra Sindone, a pianta interna circolare, opera

del Guarini, fu commissionata da Emanuele Filiberto di Savoia per con-

servare il sacro lenzuolo. Al centro della Cappella sorge l’altare, di fat-

tura barocca come quest’ultima ed opera di Antonio Bertola. Conserva al

suo interno, in una teca di vetro e argento, la Sindone.

All’esterno del Duomo si può notare il campanile, costruito nel 1468, e

che nei lavori di ampliamento nel Seicento non venne toccato. Voluto dal

Page 9: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

vescovo Giovanni di Compeys, il campa-

nile, a tre ordini e munito di cella cam-

panaria, ha subito alcune modifiche,

soprattutto in altezza, durante il regno

di Vittorio Amedeo II.

La facciata e gli interni del Duo-

mo furono restaurati dopo l’incendio

avvenuto nella notte tra l’11 e il 12

Aprile del 1997 che ne aveva distrutto

una buona parte. In quella occasione la

Sindone fu salvata dal lavoro dei vigili

del fuoco; ricordiamo tutti le immagini

della teca portata fuori dall’edificio

ancora fumante.

Proprio a seguito di quell’incendio

si è provveduto a sistemare il lenzuolo in una nuova teca. Secondo le di-

sposizioni date una commissione scientifica nominata dall’arcivescovo di

Torino, il Cardinal Giovanni Saldarini, la Sindone è disposta in posizione

distesa, piana ed orizzontale. Inoltre la teca è in vetro antiproiettile, a

tenuta stagne, in assenza di aria e con un gas inerte, protetta dalla luce a

dagli altri agenti atmosferici.

Guarino Guarini (1624 - 1683) entrò nell'ordine dei Teatini nel 1639 e lo stes-so anno si trasferì a Roma per studiare teologia, filosofia, matematica e architettura. Qui conobbe i lavori di Francesco Borromini che influenzeran-no profondamente la sua opera. Ordinato sacerdote e nominato insegnante di filosofia, nel 1666 si trasferì a Torino dove rimase fino al 1681 come ingegne-re e matematico di Carlo Emanuele di Savoia. Realizza, oltre alla Cappella della Santa Sindone e altri edifici minori, Palazzo Carignano, la Chiesa teatina di San Lorenzo e la chiesa di San Filippo Neri.

Page 10: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

La Sindone è un lenzuolo di lino della misura di 4,37 metri di

lunghezza e 1, 11 di larghezza. Tessuto a spina di pesce in un unico pezzo,

presenta una doppia immagine, frontale e dorsale, di un corpo umano che

ha subito torture e lesioni varie, e ferite al polso sinistro, ai piedi e al

costato destro. È dunque un lenzuolo funebre, non particolarmente

conosciuto nelle tradizioni di sepolture degli ebrei e di altri popoli antichi.

L’immagine riporta due impronte di corpo umano, disteso supino,

rispettivamente quella anteriore e quella posteriore, accostate l'una

all'altra dalla parte del capo. Sono di due diversi colori: le impronte color

seppia, debolmente sfumate e senza contorni netti, riproducono le parti

corporee; quelle color rosa invece, sono dovute alla presenza di sangue sul

lenzuolo.

L’impronta anteriore mostra la testa e il volto di un uomo, alto

più di 1,70 m, dai capelli lunghi, con baffi e barba bipartita. A sinistra, la

massa dei capelli più marcata suggerisce una inclinazione del capo verso

quel lato. Sui capelli e sul viso si scorgono macchie rosa, la più

caratteristica delle quali è situata al centro della fronte e ha forma

simile a quella di un 3 rovesciato. I tratti del volto suggeriscono

l'esistenza di numerose lesioni: deviazione della cartilagine nasale,

tumefazioni al di sotto dell'occhio, sulla guancia destra, sul labbro

superiore e sulla mandibola. Recenti studi, compiuti con l'aiuto

dell’elaboratore elettronico, hanno rivelato, in corrispondenza di

entrambi gli occhi, impronte circolari, dovute probabilmente a monetine.

Sul lato destro del torace spicca l’immagine di una ferita da taglio di

4,5 per 1,5 centimetri, dalla quale è fuoriuscita un'ampia chiazza di

sangue. Degli arti superiori sono visibili i due avambracci e le mani

incrociate, la sinistra sovrapposta al polso destro, a livello del pube. In

corrispondenza del polso sinistro e di entrambi gli avambracci sono

evidenti impronte di sangue.

L’impronta posteriore mostra la nuca sulla quale si notano

numerose colature di sangue. Dalle spalle fino alle caviglie si contano

moltissime lesioni da flagellazione. In corrispondenza della regione

Page 11: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

lombare vi è una colatura trasversale di sangue. L’impronta posteriore

rivela ancora, in modo evidente, i piedi, soprattutto il destro, sul quale,

nella parte centrale, spicca un’area più scura corrispondente alla ferita

del chiodo. Dalla ferita si dipartono due diverse colature di sangue

dirette rispettivarnente attraverso la punta del piede e verso il calcagno.

Sul tavolo del medico legale

Sul volto dell'uomo della Sindone sono state rilevate ecchimosi ed

escoriazioni, soprattutto nella parte destra. Una delle lesioni facciali più

conosciute è l’immagine triangolare sotto l'occhio destro che si congiunge

con un'altra impronta analoga in corrispondenza del dorso del naso,

dovuta probabilmente a un colpo di flagello. Altre immagini di lesioni dello

stesso tipo, vengono rilevate in corrispondenza del dorso e delle

ginocchia. Sull'impronta dorsale, all'altezza delle scapole, si vedono due

larghe escoriazioni. Gli esperti ritengono che tali impronte corrispondano

alle escoriazioni provocate dal palo trasversale della croce posto dietro le

spalle: il "patibulum" che, a volte, il condannato doveva trasportare. Alle

possibili cadute sotto il peso del "patibulum", sono presumibilmente

dovute le contusioni in corrispondenza delle ginocchia. Sia sull'impronta

facciale, sia su quella dorsale dell'uomo della Sindone, si osservano

numerose ferite lacero-contuse. Su tutta la superficie posteriore del

corpo (e a volte anche su quella anteriore) si osserva la presenza di oltre

120 lesioni che, per il loro aspetto, ricordano le estremità metalliche dei

flagelli romani. Sulla fronte e sulla nuca si rileva la presenza di una

trentina di ferite sanguinanti. Si ritiene che siano tutte dovute a un

"casco" spinoso posto sulla testa del condannato.

Page 12: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il “museo delle antichità egizie” di Torino , è come quello del Cai-

ro, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto antico. Molti

studiosi di fama internazionale, a partire dal decifratore dei geroglifici

egizi, Jean-François Champollion, si dedicano da allora allo studio delle

sue collezioni, confermando così quanto scrisse Champollion: «La strada

per Menfi e Tebe passa da Torino».

Il Museo Egizio (Museo delle Antichità Egizie) è costituito da un

insieme di collezioni che si sono so-

vrapposte nel tempo, alle quali si de-

vono aggiungere i ritrovamenti ef-

fettuati a seguito degli scavi con-

dotti in Egitto dalla Missione Ar-

cheologica Italiana tra il 1900 e il

1935. In quell’epoca vigeva il criterio

secondo cui i reperti archeologici

erano ripartiti fra l’Egitto e le mis-

sioni archeologiche. Il criterio at-

tuale prevede che i reperti rimanga-

no all’Egitto.

Il primo oggetto giunto a

Torino è la Mensa Isiaca, una tavola

d’altare in stile egizittizzante, rea-

lizzata probabilmente a Roma nel I

secolo d.C. per un tempio di Iside e

acquistata da Carlo Emanuele I di

Savoia nel 1630. Nel 1724 Vittorio

Amedeo II di Savoia fonda il Museo della Regia Università di Torino,

presso il palazzo dell’Università in

Via Po, cui dona una piccola collezione

di antichità provenienti dal Piemonte.

Jean-François Champollion nel 1822 presentò all'Accademia del-le iscrizioni e belle lettere di Pari-gi la tavola di corrispondenza tra i segni delle scritture geroglifica, ieratica e demotica. Riuscì a dimo-strare di saper tradurre i nomi di Ramses e Thutmose. Nel 1823 iniziò la pubblicazione del Pan-theon egiziano. Nel 1824 presentò il suo Resoconto del sistema gero-glifico degli antichi Egizi, aprendo le porte all'egittologia scientifica. Espose l'organizzazione di insieme della scrittura egizia in segni fo-netici e ideografici: i segni fone-tici sono i venticinque segni che indicano una consonante, a cui si aggiungono i segni per i gruppi di due o tre consonanti; i segni ideo-grafici invece designano diretta-mente l'oggetto o sono determina-tivi per distinguere parole forma-te dalle stesse consonanti ma di diverso significato. Nel 1826 fu nominato direttore della sezione egiziana del Museo del Louvre e si occupò della classificazione degli oggetti riportati in Francia dalla spedizione di Napoleone in Egitto.

Page 13: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Nel 1757, Carlo Emanuele III di Savoia, per

arricchire il Museo dell’Università, incarica Vi-

taliano Donati, professore di botanica, di com-

piere un viaggio in Oriente e di acquistare in

Egitto oggetti antichi, mummie e manoscritti

che potessero illustrare il significato della ta-

vola stessa. Gli oggetti raccolti dal Donati, tra

cui tre grandi statue, giungono a Torino nel

1759 e sono esposti nel Museo della Regia Uni-versità, dove dal 1755 è collocata anche la Men-

sa Isiaca.

Il Regio Museo delle Antichità Egizie è formal-

mente fondato nel 1824, con l’acquisizione da parte di Carlo Felice di Sa-

voia di un’ampia collezione di opere riunita in Egitto da Bernardino Dro-

vetti. Questi, di origini piemontesi, aveva seguito Napoleone Bonaparte

durante alcune delle sue campagne militari e per i suoi meriti l’Imperato-

re lo aveva nominato Console di Francia in Egitto. Drovetti, grazie alla sua

amicizia con il viceré d’Egitto, Mohamed Alì, riuscì a trasportare in Euro-

pa gli oggetti raccolti. La collezione venduta dal Drovetti al sovrano Carlo

Felice è costituita da 5.268 oggetti (100 statue, 170 papiri, stele, sarco-

fagi, mummie, bronzi, amuleti e oggetti della vita quotidiana). Giunta a

Torino, è depositata presso il palazzo dell’Accademia delle Scienze (dove

si trova tuttora) progettato nel XVII secolo dall’architetto Guarino Gua-

rini come scuola gesuita. L’ultima acquisizione importante del Museo è il

tempietto di Ellesija, donato all’Italia dalla Repubblica Araba d’Egitto

nel 1970, per il significativo supporto tecnico e scientifico fornito duran-

te la campagna di salvataggio dei monumenti nubiani, minacciati dalla co-

struzione della grande diga di Assuan. Nelle sale del Museo delle Antichi-

tà Egizie sono oggi esposti circa 6.500 oggetti. Più di 26.000 reperti

sono depositati nei magazzini, in alcuni casi per necessità conservative,

in altri perché rivestono un interesse unicamente scientifico (vasellame,

statue frammentarie, ceste, stele, papiri) e sono oggetto di studi i cui

esiti sono regolarmente pubblicati.

Page 14: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il museo nazionale del Cinema di Torino nasce nel 1941 da un pro-

getto di Maria Adriana Prolo, collezionista e storica. Nel settembre del

1956, dopo essere faticosamente riuscita ad ottenere l'appoggio di enti

pubblici e privati, la Prolo vide realizzarsi il suo sogno: il museo aprì i bat-

tenti nelle sale di palazzo Chiablese, accanto a palazzo Reale, mettendo

finalmente a disposizione di studiosi e visitatori le preziose collezioni già

da lei raccolte. Oggi la sede del museo nazionale del Cinema è nella Mole

Antonelliana: inaugurato nel luglio 2000, lo spettacolare allestimento

dell'architetto François

Confino, ha trasformato il

monumento simbolo della

città in un museo allestito

in verticale unico al mon-

do. Dal 1953 il museo è

membro della Fédération

Internationale des Archi-

ves du Film (fiaf) e nel

1992 diviene Fondazione

grazie al sostegno della

Regione Piemonte, del Co-

mune di Torino, della Pro-

vincia di Torino, della Cas-

sa di Risparmio di Torino e

dell'Associazione Museo

Nazionale del Cinema.

I documenti conser-

vati rappresentano un'im-

portante fonte di studio

per far luce sulla storia

del Museo e delle sue attivi-

tà e, soprattutto, per ricostruire i percorsi che hanno portato alla forma-

zione di collezioni considerate uniche nel panorama internazionale. Lungo

La Mole Antonelliana è il monumento simbolo della città di Torino. Situata nel centro sto-rico di Torino, a ridosso del quartiere Vanchiglia, prende il nome dall'ar-chitetto che la co-struì, Alessandro Anto-nelli. Raggiunge un'al-

tezza di 167 metri, perciò è attualmente l'edificio più elevato di Torino ed è stata per lungo tempo la struttura in muratura più alta d'Europa. Nel secolo scorso però importanti ristrutturazioni hanno rinforza-to il tamburo con molti pilastri di cemento armato, mentre la guglia, in seguito al crollo del 23 maggio 1953, è stata rinfor-zata con travi di acciaio, per cui la Mole Antonelliana non può più considerarsi una struttura esclusivamente in muratura.

Page 15: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

il percorso espositivo di 3200 metri

quadrati distribuiti su cinque piani si

visitano alcuni spazi dedicati alle figure

principali che contribuiscono a realizza-

re un film. Nella sala principale, co-

struita nella sala del tempio della Mole,

una serie di cappelle è dedicata a vari

generi cinematografici. Le collezioni più

cospicue riguardano l'attività delle ca-

se cinematografiche torinesi operanti

dalla nascita del cinema muto sino agli

esordi del cinema sonoro.

L'Archivio conserva inoltre

un'importante raccolta di Sceneggiatu-

re che testimonia l'attività di soggetti-

sti e sceneggiatori del cinema italiano

dalle origini a tempi più recenti; una collezione di manifesti cinematogra-

fici, una collezione di pellicole ed una biblioteca, in costante ampliamento:

comprende attualmente 20.000 apparecchi, dipinti e stampe, oltre

80.000 documenti fotografici, oltre 300.000 manifesti, 12.000 film e

26.000 volumi (febbraio 2006). Una sala cinematografica poco lontana dal

museo, all'interno del cinema Massimo, è riservata esclusivamente alle

retrospettive e alle altre attività del museo. Il Museo Nazionale del Cine-

ma ospita numerosi festival, il più importante e prestigioso dei quali è il

Torino Film Festival. All'interno del museo si trova anche un ascensore

panoramico (inaugurato nel 2000), con pareti in cristallo trasparente, che

effettua la sua corsa in 59 secondi, in una sola campata a cielo aperto

senza piani intermedi, dai 10 metri della quota di partenza agli 85 metri

del "tempietto" dal quale si può vedere il panorama della città. Si tratta

del museo con la maggiore estensione in altezza del mondo. Nel 2008, con

532.196 visitatori, si è collocato al tredicesimo posto tra i musei più visi-

tati d'Italia.

Page 16: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

La Basilica di Superga, nota

anche come Real Basilica di

Superga, sorge sull'omonimo

colle ad est di Torino. Fu fat-

ta costruire dal re Vittorio

Amedeo II come ringrazia-

mento alla Vergine Maria,

dopo aver sconfitto i francesi

che assediavano Torino nel

1706. Si narra che il duca di

Savoia Vittorio Amedeo II e

il principe di Carignano Eugenio di Savoia salirono sul colle per osservare

Torino assediata dai franco-spagnoli. Vittorio Amedeo, inginocchiatosi

dinanzi ad un vecchio pilone, giurò che, in caso di vittoria, avrebbe edifi-

cato un monumento alla Madonna.

Le dimensioni della chiesa risultano imponenti e la basilica risulta

perciò visibile anche da distanze elevate: dal colle si ha un vasto panora-

ma della città e delle Alpi.

La costruzione della Basilica si deve a Filippo Juvarra, architetto

messinese di Casa Savoia.

Il suo interno è arricchito da sei cappelle e da quattro altari, ol-

tre l’Altare Maggiore, con statue e monumenti in marmo di Carrara.

Di particolare interesse sono le numerose tele d’altare e la cupola, ispira-

ta alle opere romane di Francesco Borromini.

Nella Cappella del Voto, all’interno della Basilica, è conservata la

Statua in legno della Madonna delle Grazie del Seicento, la stessa a cui si

rivolse Vittorio Amedeo II per vincere la battaglia.

Entrando nella Basilica si può notare che la cupola poggia su una

maestosa struttura divisa in due ordini, uno dei quali è costituito da otto

colonne scanalate di marmo grigio. Nonostante le nove sezioni in cui sono

divise, queste colonne non perdono la loro eleganza: la loro altezza, dal

piedistallo di base ai capitelli corinzi, è di 20 metri e 30 centimetri.

Page 17: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il secondo ordine è costituito dalla balaustra in legno scuro e dal tambu-

ro, diviso da otto finestroni ritmati da otto colonne di marmo di Gassino o

da altre otto di marmo di Brossasco.

L’intensità della luce che filtra dai finestroni e dalle lunette

proietta una luminosità eccezionale. Percorrendo lo spazio sottostante

alla cupola si arriva alla balaustra di marmo scuro di Frabosa, la si sorpas-

sa per mezzo di un cancello in ferro battuto e si arriva al presbiterio. A

destra si trova la sacrestia a forma di cupola, rivestita da armadi in legno

di noce; a sinistra, invece, si trova una cappella modesta, con tre finestre

rettangolari e una lunetta. La cappella era stata costruita per i convittori

da coro invernale ma, in seguito,

venne utilizzata per accoglie-

re la statua della Madonna

del voto, su di un altare in

legno appositamente costrui-

to.

La cripta è a forma di

croce latina, con ai lati del

braccio trasversale due cap-

pelle sottostanti, una il lato

della sacrestia e l’altra il lato

della cappella del voto. Alla

cripta si accede percorrendo,

prima, un maestoso scalone di

marmo, poi un ampio corri-

doio. Il vano semicircolare al

termine dello scalone è abbel-

lito da una scultura di marmo

di Carrara che raffigura S.

Michele Arcangelo che scon-

figge il demonio.

La formazione di Filippo Juvarra avvenne nella città natale di Messina, do-ve studiò architettura sui trattati, e la-vorò come scenografo e argentiere. Già nel 1714 Juvarra era divenuto l'architet-to di fiducia di Vittorio Amedeo II di Savoia, che per un breve periodo aveva ottenuto anche la corona del regno di Sicilia e che lo richiamò a Messina per progetti non eseguiti.

Scambiata la corona di Sicilia con quella di Sardegna, il re si stabilì nuova-mente a Torino e impiegò Juvarra in un grandioso progetto di riqualificazione urbana per la capitale del nuovo regno. Moltissime furono le opere di quegli anni. Tra quelle di architettura religiosa si segnalano la facciata della chiesa di S. Cristina in piazza San Carlo e la Basilica di Superga, uno dei suoi capolavori.

Page 18: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Nessuna squadra al mondo ha mai rappresentato per il calcio tutto ciò che

è riuscito al Grande Torino. L'Italia in quegli anni era reduce da una

guerra perduta, avevamo poca credibilità internazionale e furono le gesta

dei nostri campioni a rimetterci all'onore del mondo: Bartali, Coppi, il di-

scobolo Consolini, le macchine della Ferrari e appunto il Grande Torino.

Page 19: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Ore 17:03 ultimo messaggio:

"Ok. Arriviamo". Ore 16:45, campo di volo dell'Aeronautica. La pioggia che ha provocato danni in tutto il Piemonte scende con raffiche violente, le nubi incombono basse, cupe. Nella cabina della stazione radio un silenzio angosciato: si aspettano messaggi da parte dell'aereo del Torino atteso per le 17:00. Finalmente un tichettio dell'apparecchio. Il tasto bat-te: "Siamo sopra Savona. Voliamo di sotto delle nubi, 2000 metri, fra 20 minuti sare-mo a Torino". La notizia giunge al bar vici-no, dove tutti brindano. Il tasto riprende a battere: "__.__..__" Vuole il rilevamento radiogonometrico. È un'operazione sempli-ce. Piton ci mette pochi secondi "QSM 280°". Alle 17:02 la richiesta del bollettino metereologico: "Nebulosità intensa, raffi-che di pioggia, visibilità scarsa, nubi 500 metri". Ore 17:03. L'aereo trasmette: "Ricevuto, sta bene, grazie mille". È l'ultimo messaggio

4 maggio 1949 notte - neb-

bia, pioggia, vento, silenzio

laddove 6 ore fa si è sfra-

cellato l'aeroplano che ri-

portava a Torino la più bel-

la squadra di calcio d'Ita-

lia. Un pallido, rossastro

riverbero illumina ancora

palpitando le muraglie della

Basilica di Superga. Un

pneumatico dell'apparec-

chio sta ancora bruciando,

ma la fiamma cede, tra

poco sarà completamente

buio. Lo spaventoso disa-

stro è successo alle 17:05.

Superga era avvolta in una

fitta nebbia. A 30 metri

non si vedeva niente. Nella

sua stanza al primo piano

della basilica il cappellano

del tempio, prof. Don Tan-

credi Ricca stava leggendo.

Page 20: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

La palazzina di caccia di Stupini-

gi venne realizzata per ordine di Vitto-

rio Amedeo II di Savoia come casino di

caccia. La progettazione e la realizza-

zione dell'edificio e delle sue decora-

zioni vennero affidate a Filippo Juvar-

ra che trasformò il casino di caccia

originale in una vera e propria reggia di

rappresentanza.

I lavori di realizzazione dell'impianto centrale, iniziati nel 1729, si

conclusero nel giro di un paio di anni e l'edificio venne inaugurato nel

1731. Ciò nonostante, l'abbellimento e l'ampliamento del complesso di

protrassero per tutto il XVIII secolo vedendo, tra l'altro, la realizzazio-

ne delle due ali laterali. Il salone centrale del palazzo è indubbiamente

l'area che lo qualifica per la sua magnificenza.

Di pianta ovale il salone è alto tre piani ed è abbellito da una cupola

coperta in rame e da maestose vetrate. All'esterno la cupola è decorata

con una scultura di un cervo opera di Francesco Ladatte. Questa opera,

come altri dipinti, affreschi e statue, avevano il compito di simboleggiare

la funzione originale dell'edificio.

La Palazzina di Caccia di Stupinigi, fu spettatrice delle sorti alter-

ne della monarchia italiana. Sede di feste e ritrovi della aristocrazia pie-

montese, fu trasformata da Napoleone in residenza di campagna, durante

il suo regno, e, a partire dal 1803, ospitò anche Paolina Bonaparte. Nel

1842 fu sede del matrimonio tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide

Page 21: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Oggetto della tutela sono i seguenti monumenti: il Pa-

lazzo Reale, il Palazzo Madama, il Palazzo Carignano, il

Castello del Valentino e la Villa della Regina, a Torino;

la la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la Reggia di Vena-

ria Reale, il Castello de la Mandria, il Castello di Rivoli,

il Castello Ducale di Agliè, il Castello di Moncalieri, il

Castello di Racconigi, il Castello di Pollenzo, il Castello di Govone e la Reggia di

Valcasotto, situati in altre località in Piemonte.

Quando nel ‘500 i Savoia trasferirono la capitale da Chambery a Torino, vollero

trasformare il loro regno nella prova tangibile della loro forza, al pari delle altre

grandi monarchie assolute in Europa. A Torino e nei centri di campagna vicini furo-

no costruite ville, residenze, casini delle delizie, da architetti di grande prestigio

come Filippo Juvarra, Pelagio Pelagi e Guarino Guarini. Le Reggie sono delle archi-

tetture di grandissimo pregio ed eleganza, scrigno di preziose opere d’arte, immer-

se in sontuosi giardini. Il comitato UNESCO ha deciso di iscrivere tale bene nel

patrimonio dell’umanità con la seguente motivazione: Le residenze di casa Savoia

situate a Torino ed in altri luoghi offrono un panorama completo dell'architet-

tura monumentale europea del XVII e XVIII secolo, utilizzano lo stile, le

dimensioni e lo spazio per illustrare in modo straordinario in termini materiali

la dottrina predominante della monarchia assoluta.

di Lorena, mentre nel periodo compreso tra il 1900 e il 1919 venne utiliz-

zata come residenza estiva da parte della regina Margherita.

Attualmente l'edificio, dichiarato dall'Unesco "patrimonio dell'Umanità",

è arredato con i mobili originali dell'epoca e ospita il Museo di Arte e di

Ammobiliamento.

Page 22: Viaggio diGITAle a Torino 2.0
Page 23: Viaggio diGITAle a Torino 2.0
Page 24: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Come si sentirebbe un

bambino di dieci anni dopo

essere stato abbandonato

dalla propria madre alla te-

nera età di 10 anni? Perso,

solo, indifeso. Queste sen-

sazioni sono state provate

sulla pelle di molti bambini e

ragazzi afgani, di uno in

particolare ne è stata rac-

contata la sconcertante storia: Enaiatollah Akbari. Lasciato con tre sole

raccomandazioni, non usare mai il coltello, non toccare mai la droga e non

usare il fucile, Ena ha affrontato tantissime avventure e gran parte delle

quali sono racchiuse nel libro di Fabio Geda, “Nel mare ci sono i coccodril-

li”.

Il 24 settembre abbiamo incontrato il protagonista di questo libro,

Enaiatollah in persona. Con il volto cupo e segnato dai i ricordi, ci ha rac-

contato le vicende che poi l’hanno portato qui in Italia. Dall’Afghanistan al

Pakistan, dall’Iran alla Turchia, dalla Grecia finalmente in Italia con in

testa tre semplici raccomandazioni lasciatigli dalla madre: non usare mai

il coltello, non toccare mai la droga e non usare il fucile. Con le tasche

vuote e l’assenza di una presenza adulta nella sua vita, Ena cerca subito

un lavoro per sfamarsi, per sopravvivere e così diventa subito un vendito-

re di merendine e oggetti vari: aveva anche creato un metodo per poter

vendere sfruttando l’ingenuità dei bimbi più piccoli che golosi afferrava-

no la merendina senza indugi ignari del fatto che la loro mamma dovesse

pagarla. Continua imperterrito a lavorare. Lavorava anche durante l’11

Page 25: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

settembre 2001, giorno della

tragedia che colpì gli Stati

Uniti e in particolar modo le

Torri Gemelle. “Guardavo le

immagini di una piccola televi-

sione, sembravano quelle di un

film” ricorda, ma la sua corsa

non finì lì. Quando arrivò in

Grecia, Enaiatollah notò per-

sone che giacevano sedute, erano morte. Erano tutte quelle persone

che avevano il sogno incompiuto di una vita migliore.

“Nel mare non c’erano coccodrilli. In Grecia il mare era vuoto.” Un altro

dei tanti particolari notati dal giovane che per la prima volta solcava il

mediterraneo. Adesso, Enaiatollah, vive, accolto da una famiglia a Tori-

no dove studia da più di 5 anni. Una cosa è certa: non scorderà mai il

viaggio che l’ha portato a diventare l’uomo che è oggi.

“Dobbiamo avere gli occhi grandi come il mare.” – Enaiatollah Akbari.

Page 26: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

“DOVE ERAVATE TUT-

TI”: un atto di accusa,

una domanda o un'affer-

mazione... diretta ai let-

tori. Questo il titolo del

libro scritto da Paolo Di

Paolo in cui Italo Tra-

montana è il protagoni-

sta. Durante l'incontro a Capurso, il 7 novembre 2011,in cui Paolo

Di Paolo è stato ospite del 'Presidio Cartesio', si è discusso sulla

storia d'Italia degli ultimi vent'anni.

Italo ricostruisce i suoi primi vent'anni di vita con l'atteggiamen-

to di chi vuol capire l'intreccio tra la storia collettiva italiana e

mondiale con la storia familiare. Sul piano personale emerge il

protagonista che ripercorre con la memoria i maggiori eventi del-

la recente storia d'Italia dalla caduta di Bettino Craxi fino ai

giorni nostri incorociando, a livello mondiale, l'attentato alle tor-

ri gemelle e l'elezione del presidente degli Stati Uniti Barack

Obama.

Di Paolo illustra l'azione degli storici che ricostruiscono gli avve-

nimenti secondo il rapporto CAUSA → CONSEGUENZA ma tra-

scurano tutto ciò che sta fra quste due azioini, tutto ciò che è

stato comunque storia.

Page 27: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

L'autore ci trasmette che la “storia” non è solo quella dei grandi

avvenimenti, delle cronache sui giornali, ma anche quella dei sin-

goli individui che vengono quotidianamente ignorati dagli storici:

individui i quali formano la storia del presente e nessuno citerà

mai. Perciò sorge un interrogativo: dove siamo tutti?

«“Dove eravate tutti” significa anche dov’era Scirocco. La ragazza

del passato che il mio protagonista, Italo Tramontana, cerca per sfuggire

ai suoi problemi famigliari del presente. Che ha fatto lei in tanti anni?

Averla conosciuta da bambina è servito o il passato è inutile?

Italo se lo domanda

mentre prova a finire la sua

tesi su Berlusconi. Ma ha dif-

ficoltà nello storicizzare il

personaggio e l’unica per fare

chiarezza gli sembra collegare

momenti della sua vita a rita-

gli di giornale accumulati. Così

si rende conto che Scirocco,

vista l’ultima volta nel 1993, è

il suo ricordo più dolce. Falco-

ne e Borsellino prima di Berlu-

sconi. Per questo il titolo è

“Dove eravate tutti” e non

solo “Dove era lei”».

Paolo Di Paolo è nato nel 1983 a Roma. Nel 2003 entra in finale al Premio Italo Calvino per l'inedito, con i racconti Nuovi cieli, nuove carte. Ha pubblicato libri-intervista con scrittori italiani come Antonio Debene-detti, Raffaele La Capria e Dacia Ma-raini. È autore di Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi (2007) e di Raccontami la notte in cui sono nato (2008). Ha lavorato anche per la televisione e per il teatro: Il respiro leggero dell'Abruzzo (2001), scritto per Franca Valeri; L'innocenza dei postini, messo in scena al Napoli Teatro Festival Italia 2010. Dove eravate tutti è del 2011 (Feltrinelli).

Page 28: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

«Dalla gente ho imparato

l’amore per il mare e la

solidarietà per chi di ma-

re vive. Da costoro ho

appreso soprattutto l’in-

nata propensione a imme-

desimarsi nelle necessità

degli altri».

Mons. Domenico Mogave-

ro, vescovo della diocesi di Mazara del Vallo, è Commissario della

Cei per l’immigrazione. In precedenza, ha ricoperto, sempre all’in-

terno della Cei, la carica di Presidente del Consiglio per gli Affari

Giuridici, ruolo per cui è più volte intervenuto nell’ambito di que-

stioni politiche di portata nazionale.

Durante l'incontro del 14 dicembre 2011, svoltosi a Cellamare, si

è discusso sull'immigrazione: una realtà non più trascurabile e con

cui ogni giorno è necessario convivere.

'La Chiesa che non tace' è il titolo del libro scritto da Mons. Mo-

gavero con Giacomo Galeazzi: un'intervista al vescovo in cui viene

sollevato un grido di protesta contro l'intollerabile situazione dei

migranti, abbandonati sulle coste italiane in condizione di tragica

miseria. Mogavero spiega che la gente di mare può essere seguita

come modello cristiano: la legge del mare dice che se qualcuno si

trova in difficoltà deve essere aiutato. È una legge al di sopra di

tutte le leggi definite in base ai confini territoriali, è una legge

viva da secoli, perché nasce dalla parte più intima di ogni uomo: è

Page 29: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

una legge di vita. Mons. Mogavero gui-

da una diocesi in cui il 50% dei citta-

dini sono cattolici e l’altra metà isla-

mici, la sua è davvero un'esperienza

“di frontiera”, in un Mediterraneo bi-

sognoso di ponti culturali da costrui-

re. Raccontando la propria esperienza

di vita e testimoniando la propria mis-

sione catalizza l'attenzione del pub-

blico riuscendo nell'intento di dare

voce a chi non ha voce.

«Questo incontro – spiega Ro-

sella Santoro – si inquadra nel dibat-

tito sull’intercultura, tema portante

del progetto di inviti alla lettura co-

struito in dieci anni di attività e di

promozione. Monsignor Mogavero di-

mostra ogni giorno sul campo la sua

visione della tragedia immigrazione,

considerata anche in prospettiva cul-

turale. Interessante l'idea di realiz-

zare nella sua diocesi una biblioteca

per ragazzi con testi in italiano e ara-

bo. Non si è parlato solo di immigra-

zione e integrazione, ma anche dei

rapporti tra Stato e Chiesa, del futu-

ro dell’Italia ».

«Il bene comune è molto più

della somma del bene delle

singole parti» (Per un Paese solidale, n.1), ma costituisce un

punto di vista diverso e più

alto, in cui si va oltre il gioco

delle parti e si punta sulla rea-

lizzazione di quel “tutto” che è

«la buona vita», cioè la realiz-

zazione integrale, della perso-

na umana, per quanto essa

dipende dalla collettività. Nel-

la logica del bene comune, non

solo gli individui, ma tutte le

forze e le pretese parziali –

come quella di un Nord e un

Sud chiusi in se stessi e con-

trapposti - vengono ricondotte

a un orizzonte più ampio, che

però non rinnega la loro unila-

teralità se non per compiere il

loro più vero dinamismo e dare

risposta alle loro esigenze

profonde. È nella prospettiva

“cattolica” del bene comune

che il documento dei vescovi

può parlare del Mezzogiorno

senza rinunziare a riproporre

– anzi per riproporre, attra-

verso questo tema – il valore

dell’unità nazionale. (prof. Giuseppe Savagnone, 46a set-timana sociale dei cattolici Italiani, Reggio Calabria 14-17 ottobre 2010)

Page 30: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Gioco. Idee. Ribellione.

Competenze. Creatività.

Curiosità. Volontà, e ne-

cessità, di pensare al di

fuori degli schemi. Thin-

king outside the box […] al

di là delle regole.” Così

Giovanni Ziccardi, profes-

sore di informatica giuridi-

ca all’università di Milano, comincia il suo libro “Hacker. Il richiamo della

libertà”.

L'ospite del 'Presidio Cartesio' durante l'incontro tenutosi a Capurso il

18 gennaio 2012 ha illustrato la figura dell'hacker, spesso mal definita.

Il termine hacker deriva dall'inglese to hack, verbo con diversi signifi-

cati fra cui quello di “tagliare con l'accetta” oppure anche “giocare”.

Quando si definirono tali, i primi hacker degli anni '60, il termine sem-

brava opportuno: infatti l'hacker è una persona scherzosa e creativa a

cui piace scoprire le cose nella sua parte più intima (da qui “tagliare e

scoprire dall'interno”). Un vero hacker è chi non si ferma davanti

all'apparenza e supera gli ostacoli che gli si presentano davanti, perciò

superare le barriere informatiche imposte dalle autorità e aggirare i

vincoli con cui si è messi a confronto. Molti hacker sono i primi a ritene-

re che “essere hacker” sia un concetto applicabile a ogni aspetto della

vita e non strettamente legato al mondo della tecnologia: un modo di

pensare e di agire riferibile a tutte quelle situazioni in cui si manifesti

la volontà di aggirare le regole, di voler scoprire qualcosa e di non fer-

marsi davanti ai primi risultati o davanti alle prime difficoltà. Nell'in-

Page 31: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

contro si ribalta la visione che si ha degli hacker nell'immaginario collet-

tivo: da pericolosi pirati dell'informatica a ricercatori di libertà che si

battono quotidianamente con le loro armi (neuroni, mouse, schermo e ta-

stiera) per migliorare l'umanità.

Page 32: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

“Legalità è giustizia ?”La

legge è spesso la codifica-

zione di costumi condivisi e

perciò è anche il frutto di

impostazioni ideologiche e

culturali di una società o di

un organo legiferante più o

meno rappresentativo di

una comunità. Domenico

Gallo, magistrato del Tribu-

nale di Cassazione, studioso

da anni di questioni attinenti il diritto internazionale e i diritti dell’uomo,

è stato ospite il 16 febbraio 2012 del 'Presidio Cartesio' presso l'audito-

rium “Ronchi” della scuola media di Cellamare. Tema dell'incontro:

“Legalità è giustizia ?”. Gallo si è soffermato sul rapporto tra legge e

giustizia, cercando di spiegare ai ragazzi se i codici siano di per sé fonte

e garanzia di giustizia. “La legalità è fatta dalle leggi. Oggi una legge è un

comando politico obbligatorio per tutti, adottato attraverso una procedu-

ra costituzionale e quindi basato su principi fondamentali del nostro Pae-

se. La Costituzione della Repubblica Italiana è l'anello di giunzione tra la

legalità e la giustizia, in quanto fondata sui diritti fondamentali dell'uo-

mo. La tragica esperienza umana della seconda guerra mondiale ha lascia-

to un segno indelebile nella storia e ad essa “l'umanità” ha reagito indivi-

duando diritti umani ineludibili e inalienabili che ogni Stato e ogni Costi-

tuzione dovrebbe tutelare. Ogni individuo, infatti, prima di essere citta-

dino, è persona e, in quanto tale, è titolare di diritti inviolabili che conno-

tano la sua dignità”. L'ex senatore a tal proposito ha fortemente sottoli-

neato l'importanza delle organizzazioni e dei documenti internazionali, in

particolare della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, frutto di

un dibattito democratico allargato oltre i confini di un singolo stato, che

propone la Giustizia come ciò che dà senso alla legalità.

Page 33: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

APPROFONDIMENTO

Edipo si è accecato ed è sta-

to esiliato dalla città di Tebe allor-

ché ha appreso di aver commesso

incesto e parricidio. Suo figlio più

giovane, Eteocle, briga per avere il

potere ed esilia il fratello maggiore

Polinice. Questi attacca Tebe con un

potente esercito, ma né l'uno né l'al-

tro l'hanno vinta perché entrambi

cadono in battaglia.

Il nuovo re di Tebe, Creonte,

dichiara che Eteocle sarà sepolto e

onorato come eroe, mentre il corpo

di Polinice resterà insepolto a de-

comporsi e preda dei cani, nel diso-

nore. La pena per chiunque proverà

a seppellirne il corpo è la morte.

Apprendendo questa notizia, un' in-

furiata Antigone - sorella di Polinice

-, nonostante il consiglio prudente

dell'altra sorella, più giovane, Isme-

ne, si ostina a pretendere che il cor-

po del fratello venga sepolto al fine

che il suo spirito possa riposare

in pace.

Antigone contravvenendo al

divieto va dunque al campo di batta-

glia davanti a Tebe, copre di sabbia

il corpo di Polinice ed effettua i riti

di sepoltura.

Si lascia quindi docilmente

arrestare da una guardia uscita da

Tebe ed insospettita dal sollevarsi

della polvere. Una fiera Antigone è

portata davanti a Creonte.

C: Di' tu, che il capo chini al suol: confessi

d'aver compiuta l'opera, o lo neghi?

A: L'ho compiuta: confesso, e non lo nego.

C: E in breve tu di', senza ambagi: il ban-

do che vietava di far ciò che facesti,

era a te noto?

A: Certo. E come ignorarlo?

Esso era pubblico.

C: E pur la legge vïolare osasti?

A: Non Giove a me lanciò simile bando,

né la Giustizia, che dimora insieme

coi Dèmoni d'Averno, onde altre leggi

furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi

io non credei che tanta forza avessero

da far sì che le leggi dei Celesti,

non scritte, ed incrollabili, potesse

soverchiare un mortal: ché non adesso

furon sancite, o ieri: eterne vivono

esse; e niuno conosce il dí che nacquero.

E vïolarle e renderne ragione

ai Numi, non potevo io, per timore

d'alcun superbo. Ch'io morir dovessi,

ben lo sapevo, e come no?, pur senza

l'annuncio tuo. Ma se prima del tempo

morrò, guadagno questo io lo considero:

per chi vive, com'io vivo, fra tante

pene, un guadagno non sarà la morte?

Per me, dunque, affrontar tale destino,

doglia è da nulla. Ma se l'uomo nato

dalla mia madre abbandonato avessi,

salma insepolta, allor sì, mi sarei

accorata: del resto non m'accoro.

Tu dirai che da folle io mi comporto;

ma forse di follia m'accusa un folle.

Page 34: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

«Voglio dare voce a chi non ha voce, alle nuove schiave che vengono nel no-stro Paese pensando di tro-vare un futuro migliore: è per loro e per tutte noi che faccio appello perché sia riconosciuta la dignità della donna. Di queste schiave siamo sorelle e madri; per noi e per loro dobbiamo dire basta a questo indegno mercato del mondo femminile, a quei diritti umani fondamentali che sono negati».

Queste le parole di suor Eugenia Bonetti che dal palco di piazza del

Popolo a Roma risuonarono pesanti quando in tutta Italia e nel mondo si

tennero un anno fa i cortei di protesta delle donne ‘Se non ora quando?’

per rivendicare la propria dignità. Da allora suor Bonetti è diventata uno

dei simboli della società che reclama il diritto alla dignità e al rispetto

dei ruoli senza scadere nel torbido giochetto della donna ‘usa e getta’.

Per affrontare questo attualissimo tema in un contesto sociale forte-

mente condizionato dal mito dell’immagine e della bellezza femminile, conside-

rata strumento di piacere, consumo e guadagno, suor Eugenia Bonetti è inter-

venuta, per la presentazione del libro ‘Spezzare le catene’, mercoledì 7 marzo

alle 18.30 nell’auditorium dei Licei Cartesio di Triggiano nell’ambito degli incon-

tri organizzati dal Presidio Cartesio coordinati dalla professoressa Rosella

Santoro. Missionaria della Consolata, per ventiquattro anni in Africa, poi

alla Caritas di Torino e ora responsabile dell’ufficio “Tratta donne e mi-

nori” dell’Unione delle superiore maggiori d’Italia, suor Eugenia Bonetti

ha dato modo ai ragazzi intervenuti di riflettere sulla rivoluzione sessua-

le e sull’evoluzione dei costumi, sul cambiamento del concetto di “comune

senso del pudore” e sull’importanza della consapevolezza dei propri meriti

Page 35: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

e delle proprie capacità per avere un posto nella

società con dignità e rispetto.

All’incontro sono intervenuti il sindaco di

Triggiano Vincenzo Denicolò ed il sindaco di Va-

lenzano, prof. Luigi Lampignano. Ha Moderato la

giornalista della ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’

Carmela Formicola.

“Siamo tutti responsabili del disa-

gio umano e sociale che lacera il

nostro Paese” e suor Eugenia Bo-

netti l’ha imparato lottando in pri-

ma linea. Viaggiando sulle rotte

della prostituzione, dall’Africa

all’Italia, ha conosciuto il mondo

della notte e ha combattuto con-

tro la legge della strada. Oggi l’as-

salto alla dignità femminile non si

consuma più solo sui marciapiedi: è

entrato nei palazzi del potere, nei

media e nell’opinione pubblica. Ha

nascosto prostitute nei conventi

per salvarle dalla strada. Ha par-

lato all’Onu in qualità di esperta di

traffico delle donne. Ha superato

un posto di blocco di soldati nige-

riani offrendo rosari benedetti

dal Papa. Ha collaborato con le

forze di polizia italiane per salva-

re decine di giovani rapite e ven-

dute e porta ogni settimana aiuto

e conforto a quelle recluse nel Cie

di Ponte Galeria. Da via Salaria a

Roma al quartiere a luci rosse di

Amsterdam, si è inoltrata nei luo-

ghi più sordidi del mercato dei

corpi. E nel febbraio 2011 ha in-

fiammato Piazza del popolo con il

suo discorso alla manifestazione

“Se non ora, quando?”. Con Spez-

zare le catene lancia un appello

rivolto a tutti, non solo alle donne:

ribelliamoci, riprendiamoci una

dignità calpestata dagli scandali,

dalla volgarità dei media, dal traf-

fico di esseri umani. La nostra so-

cietà si sta impoverendo di giorno

in giorno: salviamola, e salviamoci.

Page 36: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Il 2 aprile scorso a Capurso, presso la Biblioteca Comunale si è svolto il penultimo incon-tro organizzato dal Presidio del Libro Cartesio. All’incon-tro è intervenuto l’autore de “I numeri ribelli”, Pfilibert Schogt, la prof.ssa Santoro, coordinatrice del Presidio, la prof.ssa Nanna, nelle vesti di traduttrice ed il Sindaco di Capurso, Francesco Crudele, per fare gli onori di casa. Claudia Coga, responsabile editoriale della casa editrice Dedalo, ha presentato l’autore. L’incontro è stato molto interessante, co-me interessante è la trama del libro, il cui protagonista, Isaac Swift, è un matematico. A trentacinque anni non ha ancora sfondato e teme di aver perso ogni possibilità di farcela. L’inutile ricerca di un risultato che lo renda famoso ha finito per mandare in rovina anche la sua vita sentimen-tale, e la sua esistenza scorre stancamente tra le lezioni e i pochi amici. Le cose cambiano improvvisamente quando Isaac pensa di aver trovato la soluzione a un celebre problema che da quasi due secoli attende una ri-sposta: il problema dei numeri ribelli di Beauregard. Ma, nel momento in cui il successo tanto desiderato sembra finalmente a portata di mano, il suo sogno si trasforma in incubo: Leonard Vale, un ex-insegnante mental-mente instabile che frequenta i suoi corsi, lo accusa di avergli rubato la soluzione. Le ossessioni del suo persecutore porteranno Isaac a fare i conti con le proprie e ad abbracciare finalmente una nuova vita.

Page 37: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Alex vive a Milano.

Jenny vive a Melbourne.

Hanno sedici anni.

Un filo sottile unisce da sempre le loro vite: un dialo-go telepatico che permette loro di scambiarsi poche pa-role e che si verifica senza preavviso, in uno stato di incoscienza.

Durante uno di questi attac-chi i due ragazzi riescono a darsi un appuntamento. Alex

scappa di casa, arriva a Melbourne, sul molo di Altona Beach, il luogo sta-bilito. Ma Jenny non c’è. I due ragazzi non riescono a trovarsi perché vi-vono in dimensioni parallele. Nella dimensione in cui vive Jenny, Alex è un altro ragazzo. Nella dimensione in cui vive Alex, Jenny è morta all’età di sei anni.

Il Multiverso minaccia di implodere, scomparire. Ma Jenny e Alex devono incontrarsi, attraversare il labirinto delle infinite possibilità. Solo il loro amore può cambiare un destino che si è già avverato.

La trama avvincente del romanzo di esordio di Leonardo Patrignani, “Multiversum”, edito da Mondadori, prende le mosse dalla teoria del Mul-tiverso che si contrappone a quello dell’Universo. Il giovane autore ha in-contrato la comunità scolastica del Liceo Cartesio il 3 maggio 2012, pre-sentato da tre alunne della classe II D.

Page 38: Viaggio diGITAle a Torino 2.0

Presentazione ................................................................................................. 3

PARTE PRIMA: VIAGGIO DIGITALE A TORINO

Torino: cenni storici ...................................................................................... 4

Borgo medievale ............................................................................................. 6

Il Duomo........................................................................................................... 8

La Sindone ....................................................................................................... 10

Museo Egizio ................................................................................................... 12

Museo del Cinema ........................................................................................... 14

La Basilica di Superga ................................................................................... 16

Il grande Torino ............................................................................................. 18

Stupinigi ........................................................................................................... 20

PARTE SECONDA: LE TAPPE DEL PRESIDIO DEL LIBRO

Enaiatollah Akbari ......................................................................................... 24

Paolo di Paolo ................................................................................................... 26

Domenico Mogavero ....................................................................................... 28

Giovanni Ziccardi............................................................................................ 30

Domenico Gallo ............................................................................................... 32

Eugenia Bonetti ............................................................................................. 34

Philibert Schogt ............................................................................................. 36

Leonardo Patrignani ....................................................................................... 37

Page 39: Viaggio diGITAle a Torino 2.0
Page 40: Viaggio diGITAle a Torino 2.0