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Maria Valtorta e lo spiritismoMaria Valtorta e lo spiritismoMaria Valtorta e lo spiritismoMaria Valtorta e lo spiritismo 2222
Le citazioni necessarie non sono ancora terminate.
Sul nostro tema diventano riferimenti essenziali
quelle che ha ricordato Marta Diciotti sia in «Una
vita con Maria Valtorta» che in «Ricordi di donne che
conobbero Maria Valtorta», ambedue editi dal
Centro Editoriale Valtortiano. Ricordo che Marta
Diciotti entrò in casa Valtorta il 24 maggio 1935 e
non ne venne più via. Poco alla volta divenne aiuto,
amica e famiglia, anzi vera sorella di Maria Valtorta.
L’abnegazione sua fu totale. La servì fino alla morte e
poi continuò come erede principale, fino alla propria
morte avvenuta lunedì 5 febbraio 2001.
L’avversione allo spiritismo di Maria Valtorta è uno
stato acquisito stabile. Il catechismo glielo ha
trasmesso e non l’ha mai abbandonato. Anzi è
cresciuto a dismisura man mano che ha dovuto
combatterlo. Qui siamo nel 1920 e per quanto lo
spiritismo aleggi nella casa dove è ospitata, mai ne
ha simpatia. La repulsione è sempre totale:
«Così, parlando di questi argomenti, mi viene in
mente un altro piccolo episodio raccontatomi da lei
più volte (non so se sia anche nell’Autobiografia, ora
non me lo rammento, ma lo cercherò), che ebbe luogo
Viale Carducci, 71 – 55049 VIAREGGIO (Lucca)
- NEWSLETTER N° 19 28 MARZO 2017
Marta Diciotti, fedele aiutante
e confidente di Maria Valtorta,
divenne anche lei Terziaria
dell’Ordine dei Servi di Maria
Don Ernesto Zucchini, presidente
della Fondazione Maria Valtorta,
condurrà la trasmissione radio-
fonica:
Maria Valtorta: Persona e Opera
Appuntamento sulle frequenze di
Radio Maria a partire dalle ore
12,30 di Venerdì 7 Aprile 2016.
I radioascoltatori potranno inter-
venire in diretta telefonando al
numero 031 610.610
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a Reggio Calabria quando Maria era ospite dei suoi
cugini Belfanti, nel loro albergo. Era capitato colà uno
spiritista, un indovino, un chiromante, non so con
precisione cosa fosse e come si qualificasse lui stesso.
Era famoso, mi pare, e mostrò alla cugina Clotilde un
interesse particolare per Maria. Mentre era con lui,
Clotilde la vide, la chiamò e su per giù le disse:
«Questo signore avrebbe da dirti qualche cosa, anzi
molte cose. Ascoltalo, ché possono interessarti per il
tuo futuro». Ma essa, istintivamente avversa ad ogni
pratica di questo genere, rispose ben decisa: «No. Non
ho bisogno di sapere niente. Perché se si tratta del
passato io lo conosco. Il presente lo vivo. Il futuro è
nelle mani di Dio». A me pare che difficilmente si
possa essere più avversi di così allo spiritismo».
(ALBO CENTONI, Ricordi di donne che conobbero Maria Valtorta,
Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri (FR) 1998, p. 284).
Altro episodio ricordato da Marta Diciotti in cui
l’avversione di Maria Valtorta è chiarissima. Notate
come le risposte di Maria Valtorta sono esattissime,
ma questi personaggi hanno creduto vero l’inganno
in cui sono caduti. Oltre tutto dovevano non
conoscere la dottrina perché credere che Santa
Comunione e Santa Messa infastidiscono le anime
del purgatorio è semplicemente contradditorio:
« Dunque, fra la casa dei Mencarini e la nostra si
erano installati questi chiromanti che ricevevano
parecchie persone; per cui in quel salotto, con la
porta-finestra sulla strada, c'era del movimento.
Maria, come al solito, soffriva spiritualmente e
fisicamente per questa vicinanza, ma non poteva far
altro che opporvisi con la preghiera. Una notte, poi,
mentre ella era sprofondata nella sua intensità di ora-
zione, forse anche con l'esorcismo, di là successe un
PREGHIERA
Per chiedere a Dio
il riconoscimento
pubblico delle virtù
di Maria Valtorta
O Dio,
Misericordia infinita
ed eterna,
che in Maria Valtorta,
umile tua creatura,
hai manifestato le meraviglie
del tuo amore,
glorifica questa tua figlia
che ha accettato di unirsi
alla Passione del tuo Figlio
fino alla consumazione totale
in un letto di dolore.
O Signore
d'inesauribile bontà
che l'esempio di vita
della tua ancella,
la sua testimonianza eroica,
la perseveranza fino
al dono totale,
converta il cuore dei
peccatori accenda l'amore
dei tiepidi, faccia divampare
la carità in tutti.
O Signore
che hai unito al Cristo,
Uomo-Dio, quale sposa
crocifissa, Maria Valtorta,
fa che la santa Chiesa,
riconosca le sue virtù
e la sua missione
e la porga a tutti i fedeli
come modello da imitare,
e a cui chiedere
l'intercessione presso di Te.
Per Cristo Nostro Signore.
Amen.
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Padre Corrado M. BertiPadre Corrado M. BertiPadre Corrado M. BertiPadre Corrado M. Berti dell’Ordine dei Servi di Maria, nasce a Firenze il 17 marzo 1911. A soli 15 anni entrò nell'Ordine iniziando il Novi-ziato presso il Convento di Monte Senario. A Roma compì gli studi filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote nel ‘34. Laureatosi nel 1939 cominciò l'insegnamento della teologia sacramentaria, presso la Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» nella quale tenne lezioni per oltre trent'anni. Intensa anche la sua attività pastorale a favore dei più deboli ed emarginati, prima come cappellano dell'ospeda-le dermatologico romano san Gallicano e poi attraverso un interessamento assiduo e di-screto per i casi più disperati. Nel quadro dell'impegno pa-storale di padre Berti si collo-ca il caloroso sostegno dato alla divulgazione delle volumi-nose pubblicazioni degli scritti di Maria Valtorta. Padre Berti si spegne per crisi cardiaca il 15 dicembre 1980. La salma di padre Berti, secondo un suo esplicito desiderio, è stata tumulata nel Cimitero di Monte Senario. (fonte: sito ufficiale O.S.M).
pandemonio con trambusto e baccano. Gli affittuari si
risentirono fieramente con quegli strani inquilini e ben
presto due tipi vennero a suonare alla nostra porta.
Io andai ad aprire e mi sentii dire:
«Noi dobbiamo andarcene. Qui non ci si può stare.
Noi parliamo con le anime del Purgatorio, ma bisogna
andar via, perché lì accanto c’è una che tutte le
mattine va alla messa e fa la comunione, e di qua c’è
una che vede il Signore».
«Scusi, eh! ma come fa lei a saper queste cose?».
«Eh, lo so, lo so, lo sappiamo! Son le anime del Purga-
torio che ce lo dicono».
«E non piuttosto quelle dell’Inferno? Se fossero quelle
del Purgatorio non vi sarebbero contrasti, e voi
stareste bene qui. Ma non è invece il demonio ed i suoi
amici che voi andate stuzzicando?».
E così sgomberarono e partirono. Era forse il 1946:
dico forse perché poteva essere il 1945, sul finire». (Ibid. pp. 285-286).
Un capitolo del libro «Una vita con Maria
Valtorta» contiene vari elementi importanti perché
ricordano che Maria Valtorta fu «verificata» anche
con la radioestesia. La radioestesia non è né
spiritismo né magia. Ma non è neppure scienza. Non
è riproducibile a volontà e non rispetta leggi
universalmente chiare. E non è neppure teologia.
Siamo nel paranormale incerto, anche se, a volte, con
risultati eclatanti. Non serve essere del CICAP
(Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazio-
ni sulle Pseudoscienze) per essere diffidenti e
rifiutare la radioestesia come prova a qualsiasi titolo.
Nelle migliori delle ipotesi è un carisma/dono rice-
vuto personalmente e dal singolo solo utilizzabile:
«… sì, furono fatte delle prove di radioestesia sugli…
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Scritti. Ed i radioestesisti furono vari. Ve ne fu uno,
forse il primo, non so, il quale fece una netta distinzio-
ne fra chi dettava e chi scriveva. E forse fu lui stesso,
od un altro, non saprei, a dire che si trattava di due
persone vive (Maria non era ancora morta in quel
tempo. Gesù poi... non credo che vi sia un vivente più
vivo di Lui da quando è risorto dai morti). Questo
esperimento è stato rifatto anche dopo la morte di lei:
ed allora è risultato che vivente era la persona che
dettava e morta quella che invece scriveva.
Come ho detto, queste esperienze furono fatte da più
d'un radioestesista e fra questi c’era un padre gesuita,
tanto entusiasta degli Scritti: il Padre Bortone». […]
«Lo rividi a Roma sei o sette anni fa in occasione delle
due conferenze che si tennero su Maria Valtorta alla
Fiaccola: ad una egli sicuramente intervenne, ma mi
sembra a tutte e due. E vi intervenne non come
spettatore passivo che ascolta, bensì molto attivamen-
te, parlando con ricchezza di particolari dei suoi
esperimenti suggestivi fatti col suo pendolino, di cui si
servono i radioestesisti. Egli è infatti un radioestesista
molto potente e assai noto in Italia, come mi è stato
detto. La serietà di quell'uomo, che ha trascorso tanti
anni in Cina come missionario, mi è apparsa univer-
salmente riconosciuta da tutti coloro che lo hanno
frequentato e che io ho avuto l'occasione di avvicinare.
Sembra che sia un radioestesista eccezionale»…
«Egli sta a Sant’Andrea al Quirinale. Mi pare che
quella sia la sua sede. So che s’incontrava anche col
professor Ferri». (ALBO CENTONI, Una vita con Maria Valtorta,
Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri (FR) 1987, pp. 312-313).
Da qui apprendiamo che i radioestesisti furono vari.
Ne vengono citati due: il dottore Viti-Mariani che
Padre Padre Padre Padre Fernando BortoneFernando BortoneFernando BortoneFernando Bortone Nasce a Fondi (Latina) il 13 dicembre 1902, prima di consacrarsi a Dio studia inge-gneria all'Università di Roma e poi presta servizio militare nell'arma di artiglieria. Entrò nei gesuiti e si laureò in filosofia nella Pontificia Università Gregoriana. Missionario, recatosi in Cina, per diciotto anni si dedicò al l'evangelizzazione e allo stu-dio delle religioni orientali. Padre Gesuita, professore di Filosofia e Radioestesia medi-ca, missionario in Cina, confe-renziere e autore di opere di storia, linguistica, filosofia, morale, poesia (in italiano e in cinese), membro della Croce Rossa cinese, è stato chiamato a far parte di numerose accademie naziona-li e internazionali ed ha rice-vuto ampi riconoscimenti dai governi italiano e cinese. Fu pioniere della radioestesia medica e per il suo valore ricevette nomine prestigiose come quella di Commendato-re della Repubblica Italiana e quella di Cappellano dei Cavalieri Templari di Malta. Esperto di medicine orientali e di radiobiologia, è stato nominato libero docente di Radioestesia Medica dal l’Accademia Gentium "Pro pace" e socio onorario dell’Ac-cademia Lancisiana di Roma. Si è occupato dell’utilizzo del pendolo in campo medico, pubblicando un testo fonda-mentale: "La Radiestesia Ap-plicata alla Medicina". Un manuale teorico-pratico di radiestesia medica corredato di elementi di anatomia, fisiologia e biologia umana.
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distingue tra chi detta e chi scrive e se le persone
sono morte o vive; e padre Bortone ovvero padre
Fernando Bortone gesuita che ha pubblicato un testo
dedicato al tema: «La Radiestesia Applicata alla
Medicina» edito da Vannini nel 2006.
Aggiungo questa riflessione di Marta Diciotti:
«In un certo senso potrei dire che se ne fece
promotore e protagonista il Padre Berti, il quale evi-
dentemente, nella sua... diciamo ottusità psicologica,
andava cercando delle prove concrete che io penso
avrebbe potuto trovare chiarissime, e con tanta
semplicità da parte sua, sulle pagine che andava
annotando, sì, ma forse il più delle volte con miope
sguardo. Del resto non so fino a che punto si possa
fargliene una colpa». (Ibid. p. 312).
La responsabilità dunque fu di padre Corrado Berti.
Con la sua autorità di teologo ottenne di potersi
servire di radioestesisti confidando che potessero
dare delle prove universali per l’Opera Valtortiana.
Evidentemente Michele ed Emilio Pisani, gli editori,
si fidarono dell’autorità di padre Berti e acconsenti-
rono a tutte le sue richieste.
Ma che cos’è la radioestesia? Tralasciamo di citare
cosa ne pensa il CICAP perché la stronca senza
misericordia come superstizione o cosa simile.
Mi servo d’una enciclopedia che cerca di oggettivare
tutto il paranormale ammettendolo reale, ma ne
scrive, qualche volta, anche i gravi errori:
«Con questa parola […] vennero distinte, tra la fine
del secolo scorso [1800] e l’inizio dell’attuale [1900],
alcune manifestazioni percettive, ascrivibili a fenome-
ni di chiaroveggenza, che consistono nella percezione
della presenza di varie sostanze, quali acqua, petrolio,
Il termine RadiRadiRadiRadiooooestesiaestesiaestesiaestesia deriva dalla fusione di radius (raggio) e àistesis (sensibilità), quindi letteralmente significa “sensi-bilità alle radiazioni”. Si basa su un principio ben evidenziato da Padre Fernan-do Bortone, uno dei più valenti radiestesisti italiani: «...il fenomeno radiestesico è basato sul principio che ogni corpo, oltre ad emettere le proprie radiazioni, viene, per così dire, bombardato da quelle emesse dagli altri corpi vicini e lontani. Di conseguen-za ogni essere umano in relazione con gli altri esseri forma un complesso nel quale si distinguono le parti seguen-ti: ente radiante persona rice-vente – cervello selezionante e amplificante – apparecchio evidenziatore».
Il radioestesista normalmente utilizza, per le sue ricerche, pendoli e forcine rabdomanti-che. Questi strumenti non sono altro che degli amplificatori delle sue reazioni mentali e neuromuscolari e a seconda della convenzione che egli ha stabilito tra la sua parte mentale ed il movimento dello strumento egli riceverà delle informazioni atte a conoscere, durante le sue indagini, la natura delle frequenze recepi-te riuscendo a decodificarle. La capacità di percepire le radiazioni è un patrimonio naturale di ogni persona, anche se varia da individuo ad individuo, allo stesso modo in cui variano tutti gli altri parametri personali.
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metalli, oggetti vari, cadaveri ecc., per mezzo dell'uso
e delle vibrazioni di una speciale bacchetta, o dei
movimenti oscillatori o rotatori di un pendolo, tenuti
nelle mani di particolari individui che, per questo,
vennero indicati col nome di radioestesisti. […]
Il termine radioestesia fu coniato a seguito dell'ipotesi
che il fenomeno dipendesse da particolari radiazioni o
emanazioni provenienti dalle sostanze cercate o dagli
oggetti che costituiscono il materiale di indagine.
Questa teoria fu avanzata nel Settecento, quando
venne in auge il concetto di magnetismo, ma si
dimostrò ben presto errata alla prova dei fatti e delle
osservazioni, quando si constatò che risultati
favorevoli si ottenevano anche quando pendolo o
bacchetta venivano usati non sul luogo della ricerca
sperimentale, ma anche in altri ambienti o addirittura
su fotografie o carte topografiche o geografiche. La
bacchetta e il pendolo sarebbero dunque dei semplici
«appoggi», come li definì l’Osty, o dei «rivelatori» o
«innescatori», senza presentarsi come elementi
sostanziali del fenomeno, pur agendo da catalizzatori.
[…] L’interpretazione attuale della radioestesia è
sostanzialmente paranormale ammettendo ancora
ignote facoltà percettive che restano fino a oggi al di
fuori delle nostre possibilità di rivelazione o di
dimostrazione». (AA.VV. Para: Dizionario Enciclopedico, Armenia Editore, Milano 1986,
pp. 812-814)
Dunque l’enciclopedia favorevole al paranormale
ammette ignote le cause e certamente non dipen-
denti dallo strumento usato, bacchetta o pendolo,
ma quanto succede, se succede, è dovuto all’abilità o
al carisma/dono del radioestesista. Valore scientifico
(riproducibile a piacimento)? Nessuno! Chiediamoci:
Questa tecnica è impiegata ancora oggi: con l’ausilio di un pendolino, una mappa topo-grafica ed un testimone l’ope-ratore esperto può mettersi in contatto a distanza con delle energie, e quindi ricercare un individuo o un animale scom-parso, o scoprire l’ubicazione di acque sotterranee.
Sorge quindi una domanda sul motivo per il quale padre Berti ritenne necessario portare, in casa di Maria Valtorta, degli esperti di radioestesia. Che cosa stavano cercando con i loro pendolini ? Marta Diciotti nel libro «Ricordi di donne che conobbero Maria Valtorta», a pagina 229, oltre a rivelare il nome dell’altro radiestesista, (si trattava del dott. Viti-Mariani soprannominato al l’epoca il “radar umano"), ci testimonia come questi esperimenti furono condotti proprio nel tentativo di scopri-re l’esatta ubicazione della tomba di San Pietro. Maria Valtorta, infatti, era a conoscenza del luogo dove il primo papa era sepolto. Aveva ricevuto delle visioni ma il Signore gli aveva chiesto di non rivelarlo a nessuno. E così Maria Valtorta ha custodito questo segreto senza mai svelarlo. Il tentativo del dott. Viti-Mariani fu quello di stendere una cartina di Roma vicino al letto di Maria Valtorta e di cercare il luogo della tomba con il pendolino. L’esperimento fallì perché la cartina finiva prima del luogo attuale della tomba…
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a livello teologico può essere utilizza-
to come prova convincente di un
certo fatto o di una certa tesi
teologica? No. Anche fra i teologi, ieri
come oggi, non viene neppure preso
in considerazione. Anzi chi se ne
servisse a scopo dimostrativo di una
certa verità sarebbe semplicemente
ridicolizzato.
Marta Diciotti parla dell’avversione
grave di Maria Valtorta per lo spiritis-
mo accennando ad un personaggio
che dovremo riprendere dopo e ben
più a lungo:
«Infine, […] desidero ricordare che
sulla fortissima avversione di Maria
contro tutto ciò che sapeva di occu-
ltismo, spiritismo, ecc., testimoniai
già il 19-20 giugno 1979, quando ero
ben lontana dall'immaginare che
qualcuno potesse accusarla di sentire
attrazione per queste cose. Senza
stare a dilungarmi, ché l’ho fatto
sufficientemente in quell’occasione,
riassumo che narrai di certi disturbi di
cui Maria soffrì per varie notti di
quello che fu il suo ultimo inverno,
cioè dei primi mesi del 1961, quando
essa ormai non parlava più, avendo
offerto tutto di sé. Aggiungerò che in
conseguenza di certe informazioni
datemi dal Padre Berti, venuto qui in
visita, e concernenti certi esperimenti
fatti a Roma, in quelle precise notti,
dal dottor Raffaele con dei manoscritti
valtortiani, io dedussi con sicurezza
che i disturbi di Maria erano causati
da essi. E concluderò che a distanza di
quasi cinque anni e mezzo dalla mia
interpretazione non ho affatto cam-
biato parere. Inoltre io narrai come,
con mio grande imbarazzo, Maria
aveva cacciato via il dottor Luciano
Raffaele e, con lui, tutta la “para-
psicologia”, della cui società egli era il
segretario generale. Poche invero
erano le parole che essa disse sporadi-
camente in quegli ultimi tempi della
sua vita, ma quel “vai via!”, affiorato e
ripetuto nel suo silenzio, mi è rimasto
ben scolpito nella mente, anche per-
ché, senza che magari me ne rendessi
conto lì per lì, esprimeva ancora la sua
avversione contro tutto ciò che sapeva
di magia o di paranormale». (ALBO CENTONI, Ricordi di donne che conobbero
Maria Valtorta, Op. Cit., pp. 286).
Come, già fin d’ora, non condivide-
re queste parole di semplice logica,
ma vera, di Marta Diciotti?
«A questo punto, con tardiva
riflessione, mi trovo a domandarmi:
con quale saggezza, con quale buon
senso il povero Padre Berti volle
mescolare gli Scritti con la “para-
psicologia”? è mai riuscito quel pover’
uomo a capire Maria nelle sue pro-
fondità? ad intuire un po’ le meraviglie
8
che il Signore aveva realizzato in lei? sarà mai egli
riuscito a crederle, anche se lo affascinava la “sintesi
teologica” che scopriva negli Scritti? Ed infine: perché
restava ed è sempre rimasto attaccato alla causa
valtortiana? per semplice ambizione? per la vanità di
distinguersi ed esser ricordato? Maria non aveva una
grande ammirazione per il Padre Berti e, purtroppo,
nemmeno un’assoluta fiducia. Ora io, dopo tanti anni,
faccio queste riflessioni con pietà e dolore per entram-
bi: per il Padre che è morto e per Maria che io vedo
sempre più sola, quando ripenso a lei». (Ibid. p. 288).
La domanda che Marta Diciotti si pone verso
padre Corrado Berti non posso che condividerla.
Com’è stato possibile per lui confondere i piani
mischiando rivelazione canonica, rivelazione privata,
spiritismo e parapsicologia? Ma non era teologo?
Non insegnava al Pontificia Facoltà Teologica
«Marianum» di Roma? Immaginava di fondere la
teologia con lo spiritismo? Come ha potuto pensare
che personaggi come il Card. Alfredo Ottaviani (pro-
Prefetto del Sant’Uffizio com’era chiamato prima che
il beato Paolo VI istituisse la Congregazione per la
Dottrina della Fede di cui divenne Prefetto),
lasciassero passare sotto silenzio o addirittura appro-
vassero, un’opera sponsorizzata come spiritica?
Un mistero? In parte, perché proprio il Dott. Luciano
Raffaele ci suggerirà la nebbia teologica in cui hanno
pensato, lui e padre Berti, di mettere gli scritti
Valtortiani.
Proseguiamo la prossima volta.
Don Ernesto Zucchini
P.S. Tutti i testi di Maria Valtorta sono Editi da:
«Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri,(FR)».
FONDAZIONE MARIA VALTORTA viale Carducci, 71
55049 VIAREGGIO (Lucca)
Tutti i video che
documentano
i lavori e gli interventi
dei relatori del
PRIMO CONVEGNO
VALTORTIANO
INTERNAZIONALE
di Forte dei Marmi,
che si è svolto il
22/23 ottobre 2016,
sono disponibili sul sito
online della Fondazione
Maria Valtorta:
www.fondazionemariavaltorta.it