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ottobre - novembre - dicembre 2008 - N. 4 Carissimi Vi scrivo queste righe in una giornata davvero particolare: è venerdì 28 novembre, un am- biente tipicamente invernale; la neve “lieve lieve” sta scendendo dal cielo imbiancando tutto, co- prendo di un soffice mantello quanto ci circonda; è un dono che fa lieti i bimbi e tanti giovani e adulti, mentre per le persone anziane c’è preoccupazione e disagio e la consapevolezza che sarà più difficile uscire di casa e quindi vorrà dire più soli- tudine. Però lo spettacolo è bello e ci fa pensare ad ogni “dono che ci viene dall’ALTO”! È un ambiente invernale che già ci annuncia la vicinanza del Natale. Domenica 30 novembre ini- zierà l’Avvento che in quattro tappe ci porterà alla Grotta di Betlemme. Avremo tante occasioni per preparare questo incontro con il Signore Gesù, che continua a venire e proprio nella prepara- zione, nell’attesa di questo in- contro sta tutta la Grazia del Natale. Il Natale sarà come lo atten- diamo, come lo prepariamo nella preghiera e nelle opere di carità. Capite,allora, l’augurio che dovremmo farci di Buon Av- vento. Quest’anno non saremo preoccupati nel chiedere la neve, è già venuta abbondante; chiederemo qualcosa di ancora più importante! In altra parte del bollettino vi propongo una preghiera e una riflessione riguardante il Natale. La preghiera, in particolare, potrebbe essere l’invocazione quotidiana di questi giorni na- talizi. “...e dunque vieni, Signore Gesù”. Accanto alla preghiera e alla riflessione ci sarà l’impegno nella carità. Che in ogni giornata ci sia la gioia di una buona azione! La “Caritas dio- cesana” ci invita a sostenete le attività educative delle fami- glie per il dopo scuola dei figli. Da noi, il problema non è tanto avvertito, tuttavia rimane il messaggio che ci viene propo- sto: prendiamo a cuore la for- mazione umana e cristiana dei nostri fanciulli; è un compi- to così importante che non pos- siamo delegare ad altri, tanto meno alla televisione! * * * Sempre in questo bollettino troverete altre notizie religiose e non, che mi auguro che vi possano interessare. Non vorremmo che il bol- lettino fosse solo un “giornalino di chiesa”, ma della comunità in tutte le sue espressioni. Dalle offerte che ci per- vengono, c’è in chi vi scrive e nei collaboratori l’impegno a fare sempre meglio. Grazie. * * * Se avrete la costanza di leggere quanto vi proponiamo, vi rendere conto che anche in questi mesi di autunno abbiamo vissuto momenti molto belli e importanti: l’accoglienza di don Matteo a Falcade e di don Ma- riano a Canale d’Agordo, la ri- presa del catechismo e delle at- tività pastoralei, la Festa della Madonna della Salute e del 50 o della benedizione della nostra chiesa parrocchiale, la Festa degli anniversari dei matrimoni ed altro ancora... * * * Chiudo questo saluto con l’augurio di un Vieni sempre, Signore! Vieni di notte ma nel nostro cuore è sempre notte e dunque vieni sempre, Signore! Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci e dunque vieni sempre, Signore! Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo, e dunque vieni sempre, Signore! Vieni, Figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace e dunque vieni sempre Signore! Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi e dunque vieni sempre, Signore! Noi siamo tutti lontani, smarriti, non sappiamo chi siamo, cosa vogliamo. Vieni sempre, Signore, vieni sempre, Signore! David Maria Turoldo Santo Natale a tutti: parrocchiani e ospiti, lettori, amici vicini e lontani, piccoli e anziani. Buon Natale a chi è in vacanza e in ferie e a chi lavora. Buon Natale a chi è nella gioia e nella buona salute e soprattutto a chi vive momenti di sofferenza e solitudine. Buon Natale e Felice Anno Nuovo. don Bruno Santo Natale a tutti: parrocchiani e ospiti, lettori, amici vicini e lontani, piccoli e anziani. Buon Natale a chi è in vacanza e in ferie e a chi lavora. Buon Natale a chi è nella gioia e nella buona salute e soprattutto a chi vive momenti di sofferenza e solitudine. Buon Natale e Felice Anno Nuovo. don Bruno

Vieni sempre, Signore! - parrocchiacaviola.it · 2 «Cime d’Auta» IL SIGNORE NON SI STANCA DI VENIRE (di don Tonino Dal Bello) Buon Natale Due righe... che però partono subito

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ottobre - novembre - dicembre 2008 - N. 4

CarissimiVi scrivo queste righe in una

giornata davvero particolare: èvenerdì 28 novembre, un am-biente tipicamente invernale; laneve “lieve lieve” sta scendendodal cielo imbiancando tutto, co-prendo di un soffice mantelloquanto ci circonda; è un donoche fa lieti i bimbi e tanti giovanie adulti, mentre per le personeanziane c’è preoccupazione edisagio e la consapevolezza chesarà più difficile uscire di casae quindi vorrà dire più soli-tudine.

Però lo spettacolo è bello e cifa pensare ad ogni “dono che civiene dall’ALTO”!

È un ambiente invernale chegià ci annuncia la vicinanza delNatale.

Domenica 30 novembre ini-zierà l’Avvento che in quattrotappe ci porterà alla Grotta diBetlemme.

Avremo tante occasioni perpreparare questo incontro con ilSignore Gesù, che continua avenire e proprio nella prepara-zione, nell’attesa di questo in-contro sta tutta la Grazia delNatale.

Il Natale sarà come lo atten-diamo, come lo prepariamonella preghiera e nelle opere dicarità.

Capite,allora, l’augurio chedovremmo farci di Buon Av-vento.

Quest’anno non saremopreoccupati nel chiedere laneve, è già venuta abbondante;chiederemo qualcosa di ancorapiù importante!

In altra parte del bollettino vipropongo una preghiera e unariflessione riguardante ilNatale.

La preghiera, in particolare,potrebbe essere l’invocazionequotidiana di questi giorni na-talizi.

“...e dunque vieni, SignoreGesù”.

Accanto alla preghiera e allariflessione ci sarà l’impegno

nella carità. Che in ognigiornata ci sia la gioia di unabuona azione! La “Caritas dio-cesana” ci invita a sostenete leattività educative delle fami-glie per il dopo scuola dei figli.Da noi, il problema non è tantoavvertito, tuttavia rimane ilmessaggio che ci viene propo-sto: prendiamo a cuore la for-mazione umana e cristiana deinostri fanciulli; è un compi-to così importante che non pos-siamo delegare ad altri, tantomeno alla televisione!

* * *Sempre in questo bollettino

troverete altre notizie religiose enon, che mi auguro che vipossano interessare.

Non vorremmo che il bol-lettino fosse solo un “giornalinodi chiesa”, ma della comunità intutte le sue espressioni.

Dalle offerte che ci per-vengono, c’è in chi vi scrive e nei

collaboratori l’impegno a faresempre meglio. Grazie.

* * *Se avrete la costanza di

leggere quanto vi proponiamo,vi rendere conto che anche inquesti mesi di autunno abbiamo

vissuto momenti molto belli eimportanti: l’accoglienza di donMatteo a Falcade e di don Ma-riano a Canale d’Agordo, la ri-presa del catechismo e delle at-tività pastoralei, la Festa dellaMadonna della Salute e del 50o

della benedizione della nostrachiesa parrocchiale, la Festadegli anniversari dei matrimonied altro ancora...

* * *Chiudo questo saluto con

l’augurio di un

Vienisempre,Signore!Vieni di nottema nel nostro cuoreè sempre nottee dunque vieni sempre,Signore!Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosadircie dunque vieni sempre, Signore!Vieni in solitudine,ma ognuno di noiè sempre più solo,e dunque vieni sempre, Signore!Vieni, Figlio della pace,noi ignoriamo cosa sia la pacee dunque vieni sempre Signore!Vieni a consolarci,noi siamo sempre più tristie dunque vieni sempre, Signore!Noi siamo tutti lontani, smarriti,non sappiamo chi siamo,cosa vogliamo.Vieni sempre, Signore, vieni sempre,Signore!

David Maria Turoldo

Santo Natale a tutti:parrocchiani e ospiti, lettori, amici vicini e lontani,piccoli e anziani. Buon Natale a chi è in vacanza

e in ferie e a chi lavora. Buon Natale a chi è nella gioia e nella buona salute e soprattutto a chi vive

momenti di sofferenza e solitudine.Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

don Bruno

Santo Natale a tutti:parrocchiani e ospiti, lettori, amici vicini e lontani,piccoli e anziani. Buon Natale a chi è in vacanza

e in ferie e a chi lavora. Buon Natale a chi è nella gioiae nella buona salute e soprattutto a chi vive

momenti di sofferenza e solitudine.Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

don Bruno

2 «Cime d’Auta»

IL SIGNORE NON SI STANCA DI VENIRE(di don Tonino Dal Bello)

Buon NataleDue righe... che però partono

subito con il desiderio di dirvitante cose! Innanzitutto GRAZIE.Per la calorosa accoglienza, perla fiducia regalata a piene mani,per la comprensione, per la pa-zienza, per l’aiuto che non è maimancato. Ho sempre avuto pienafiducia nella Provvidenza e sonocontento che sia passata attra-verso i vostri volti, attraverso levostre parole, attraverso le vostreopere. Poi vorrei dirvi che SONOCONTENTO! Dei numerosigiovani presenti in forania allegri,vivaci, simpatici e pieni di vita,delle premurose attenzioni di donBruno e di don Mariano verso ilpiccolo prete appena arrivato,delle comunità del loro entu-siasmo e della loro generosità, deipanorami, albe, tramonti, chespesso mi fermo a contemplare.

Grazie Focobon e grazie anchea te Mulaz per i bellissimi coloriche regalate all’alba e al tra-monto. Ed infine vi chiedo PA-ZIENZA se ogni tanto qualcosanon funziona o non va come do-vrebbe andare. E la prima pa-zienza che chiedo è proprio perquesto bollettino che esce in fretta,tra mille cose da imparare e dafare. Esce in una versione alleg-gerita che vuole essere voce ditante associazioni che operanonella comunità di Falcade.L’ultima cosa, non la meno impor-tante: BUON NATALE e FeliceAnno Nuovo. Un invito calorosoche desidera entrare in ogni casa,sostenere gli anziani ed ammalatiche da lungo tempo sono costrettia letto o fermi in casa a causa della

neve, del freddo e del ghiaccio.BUON NATALE e Felice AnnoNuovo a tutte le nostre giovani fa-miglie, mamme, papà, ragazzi ebambini residenti.

BUON NATALE e Felice Anno

È Avvento. Ricordiamo cheGesù è venuto sulla terra. Dio ha

detto: “Basta! Non voglio starecosì solo, voglio scendere a con-tatto con l’uomo”. Si è fatto uomo.Ha sposato una ragazza bellissimache è l’umanità. Dio si è inna-morato di questa ragazza e le hadetto: “Ti voglio sposare”. E di-nanzi alle resistenze della suacreatura: “Ma non ti preoccupare,ti purifico io.

Anche se hai delle macchie sulvolto, te le tolgo io. Anche quandosarai molto grande, e vecchia, ap-pesantita dagli anni e dal peccato,ogni giorno verrò a toglierti unamacchia e una ruga dal volto; ognigiorno diventerai più giovane, tifarò splendente, gli occhi tuoi sa-ranno più profondi delle notti d’in-verno”. Ci vuole bene il Signore,da morire!

Nell’Avvento si ricorda tuttoquesto. Gesù è venuto e non si èstancato di venire. Gesù vieneanche adesso. Ogni giorno. Vienenella comunità. È presente in

mezzo a noi tutte le volte che ciuniamo in nome suo.

Perciò la domenica facciamo inmodo di non mancare alla suachiamata, perché vuol dirci che civuole bene e basta. Non vuoleniente da noi. Vuole soltanto daretutto l’amore che porta nel cuore.Non vi preoccupate del fatto che senon venite a Messa fate peccato,ma preoccupatevi perché vi sot-traete a un flusso di grande amo-re.

Il Signore viene anche nellaParola. Facciamo il proposito, inquesto Avvento, di leggere ognigiorno un brano del Vangeloperché non conosciamo abba-stanza la parola di Gesù Cristo. Ciha mandato una lettera d’amore,bellissima, e noi l’abbiamo messanel cassetto senza aprirla. Vi-viamo quello che lui ci ha detto eallora la vita cambierà, acquisteràun senso diverso.

Gesù verrà un giorno a celebrareun banchetto. Verrà e porterà acompimento la pace, la giustizia,

la libertà. Noi, per quanti sforzifaremo per eliminare la guerra eraggiungere la pace, non por-teremo mai a compimento ilcompito che ci è stato dato; an-dremo avanti con il lavoro ma ri-

marrà sempre incompiuto.La compiutezza a questo sforzo

la porterà il Signore: completeràegli quel compito che noi abbiamoportato avanti. Il Signore è venuto,viene e verrà.

Nuovo a tutti i nostri ospiti che datanti anni apprezzano ed usufrui-scono dei tanti servizi messi a di-sposizione. Ed un augurio parti-colare va a tutte quelle personeche lavorano, che non possonosantificare la Festa. A tutti voigiunga l’augurio più caro di unpiccolo bimbo che chiede di en-

trare nel cuore di ogni uomo. Unaugurio che risuonerà nelle nostreorecchie tante e tante volte. Seanche non volessimo aprire per ladurezza del nostro cuore, almenoapriamo la porta per l’insistenzadell’augurio: BUON NATALE eFelice Anno Nuovo!

don Matteo

Con l’occasione dei festeggia-menti della “Virgo Fidelis” daparete dei carabinieri in congedoabbiamo potuto rivedere deinostri carissimi concittadini. IlMaresciallo Zuin e sua moglieche per molti anni ha comandatola locale stazione dei carabi-nieri.

L’affetto che la comunità Fal-cadina ha per quelle figure che,per più o meno tempo, tra-scorrono la loro missione con noi,viene espressa, non sempre nellostesso modo, ma portiamo connoi ciò che ci hanno insegnato eindotto ad amare, ovvero ilprossimo.

Parroci come don Igino Se-rafini, don Rinaldo Sommacal,don Cesare Vazza, don VincenzoDa Ronch, don Giuseppe DeBiasio, don Alfero Levis, donBruno De Lazzer, ognuno con ilproprio carattere e predilezionehanno donato, e ci donano, partedella loro esistenza per noi,perché Parroci della nostra co-munità. Anche i Parroci di Ca-nale, Vallada e Cencenighe cihanno donato con il loro operatonell’attività foraniale la propriasaggezza e patrimonio di cono-scenze e pertanto, a tutti lo-ro, deve andare la nostra grati-

tudine, il nostro affetto e la nostrariconoscenza.

L’avvicendarsi dei parrocinelle nostre comunità è, negliultimi anni, attività ordinaria.Quasi come cambiare parrocosia come cambiare Sindaco, nellatempistica, ma non sicuramentenell’affetto e nel rispetto che por-tiamo a chi, vestendo l’abitotalare serve la comunità.

Molto rispetto genera semprela figura del Parroco, tanto che aparroci giovani come il nostrodon Matteo sembra inusuale e ir-rispettoso dare del tu.

Con il ricordo delle battutesagaci di don Alfredo ed il pro-

fondo insegnamento che le sueomelie e quelle di don Sirio DaCorte, che hanno segnato lanostra fede, accogliamo a bracciaaperte, con gioia i nuovi Parrocidelle parrocchie della valle delBiois certi che, ancor prima di in-sediarsi negli uffici delle cano-niche, hanno già segnato con laloro presenza il nostro essereumano, e fin da ora gli saremograti per il loro impagabile im-pegno.

Benvenuti e buon lavoro donMatteo e don Mariano.

Il Sindaco ProtemporeStefano Murer

Ricordo indelebile per i nostri sacerdoti parroci

«Cime d’Auta» 3

CARO AMICO TI SCRIVO...Caro amico, colgo l’oppor-

tunità che mi offre questa ru-brica, per sfogare l’amarezzache ho nel cuore parlando conqualcuno, perché la mia vitain famiglia è molto triste.

Ora che si avvicina il S.Natale invece che pace e gioia,come tutti gli anni, per me saràancora più sofferenza perchéle feste per mio marito sonosolo un buon motivo in più perbere ed ubriacarsi e poi arrab-biarsi ed insultare me ed inostri figli al punto che non nepossiamo più.

Ho sentito parlare del Clubper alcoolisti in trattamentoma non so, se e come potrei pro-porlo a mio marito, dire che èun’alcoolista forse è esagerato,o forse sono io che non ho il co-raggio di definirlo tale? Fatto

sta che ogni fine settimana inparticolare, per lui è un dirittostare al bar con gli amici tra-scurando la famiglia.

Così si va avanti semprepeggio, io soffro tanto nelvedere i figli che non gliparlano quasi più, non ègiusto! Stiamo buttando via inostri migliori anni.

A volte penso: - Chissà sealtre famiglie sono nelle miestesse condizioni.? Chissà semagari ci si potrebbe con-frontare parlandone assiemesenza vergognarsi.

Non è facile esporre i propriproblemi, per questo ti hoscritto e attendo una tua ri-sposta per mezzo di questa ru-brica, sperando di avere com-prensione e aiuto. Ciao. BuonNatale a tutti!

CARO AMICO... TI SCRIVO“Caro amico... ti scrivo” è

una piccola rubrica sul bol-lettino che abbiamo inseritoda questo numero per poterdare la possibilità, a chi è nelbisogno, di dialogare conqualcuno che si occupa di pro-blemi alcool correlati e com-plessi.

Dopo aver ricevuto lalettera di una moglie emamma (che è nell’ano-nimato) ci sembra giustodare la possibilità anche adaltri di fare lo stesso, sarebbeun primo passo per avvici-narsi al club per alcolisti intrattamento.

materiale e morale.Il consiglio migliore che ti

possiamo dare è quello di fre-quentare il club, senza ver-gogna, la vergogna è conti-nuare su quella strada. Ilclub si può frequentare anchesenza l’alcolista, possonovenire i famigliari per primise l’interessato/a non è d’ac-cordo (cosa più che facile) epian piano le cose evolve-ranno nella giusta direzione.

Comincia con l’affrontare ilproblema parlandone in fa-miglia, soprattutto con i figli,e vieni a trovarci; nel dialogoe nella comprensione tro-verai conforto e tutti i sugge-rimenti utili per uscire daltuo inferno.

Ti abbracciamo forte.”C.A.T. Cime d’Auta

Ricordo d’infanzia (di Adiana Valt)

UMANITÀ ALLO SPECCHIO

Mia nonna Maria, tenendomichina sulle sue ginocchia ed ac-carezzandomi i miei ricciolibiondi, mi insegnò questa fila-strocca: “Ama Iddio e non fallire,fai pur bene e lascia dire; lascia direche t vuol...; ama Iddio di buon cuor edi buona voce; ama Iddio sulla croce;sulla croce una corona; ama Iddio ela Madonna; la Madonna sta su inciel; ama Iddio e san Michiel; sanMichiel e il crocifisso, ama Iddio e ilParadiso...; il Paradiso è dei santi,ama Iddio e tutti quanti; tutti quantialla morte viene, chi fa il bene e chi fail male; la gran notte di Natalecantar messa sull’altare; canta-,canta Rosa Fiore le nascet nostro Si-gnore, le nascest in Betlemme, fra unbue e un asinello. San Giuseppe vec-chierello, cosa vate in quel cestello?Go na fascia e un panesello per fa-sciare Gesù bello. Gesù bello è diMaria! La Madonna non vuol dota,ma la vuol un’anima devota. Piangi,

piangi Maddalena, piangi la tua pe-na....Vai su per quelle scalette e tro-verai Gesù che succia il latte di Ma-ria...Vitam eterna e così sia...”.

Qui finisce la mia storia connonna Maria e nonna Vittoria,pure nonno Martino e nonnoSanto; che tutti vi trovo al cam-posanto!! Spero che siate tutti colSignore, mentre io vi porto soloun fiore.

Io spero tanto che siate tutti incielo e che su di me stendiate unbel velo: ormai ho setta anni esono piena di malanni...

Approfitto di far giungere atutti i lettori “vicini” e “lontani” imiei migliori auguri di BuoneFeste e tanta Felicità, ed ungiorno ritrovarci all’laldilà.

E dopo un’abbondante nevi-cata!!anch’io mi sono sfogata...sperando che presto ritori il solee che mi riporti il buon umore.

A. V.

Il club non è altro che unoscambio di esperienze reci-proche, non chissà che cosacome molte volte sento par-lare; specialmente nei bar.

Ricordo che a Caviola,presso la canonica, ci troviamotutti i venerdì alle 18,30. Orarispondiamo alla signora checi ha scritto, la cui lettera è ri-portata sotto:

“Vedi carissima, noi tutticomprendiamo il tuo statod’animo e anche quello deituoi figli, avere un’alcolistain famiglia porta alla dispe-razione, alla vergogna di am-mettere anche ciò che è evi-dente e allo smembramentodella famiglia, talvolta conconseguenze tutt’altro chetrascurabili e in diversi casi asituazioni di grave disagio,

VECE ARTEDu ’nte botèga en mèz a tanta confusionen poche de arte metude ’nten kantonpiene de polver, vece e trascuradedon a vede a kel che le era doradeLe na fauz co la lama en cin enrudenìdache da tant temp no la e pì batudale manesèe en cin consumade sul falkeruna mèda rota cenuda con en cin de fil de fèrQuanti antogn avrasto segàde matina bonora de tanti agn faportada con fadiga e atenziondai forti braz del to paronDu par apede l’e en vedo maila cadenela col martel par cenili takaino le pi nogugn bogn de te doràa bate la fauz par podei dì a segàEmpoiai contra en armèrcon inte la pèra le doi o trei kodèrme par ancora de vedeli metui su’n zinturone kel rumor dela pèra che da’n tok pì no sentionEn pèr de corde co le spòle consumade pàr che le dighe “ancora podon ese dorade”chissà quanti fas de fen le avrà ligàpar portali con fadiga inte tabiàle en restèl coi dent tuti consumaiquante volte sarasto pasà su ciamp e praifursi tes el sol atrezo ancora bonche al dì de encoi ancora te doronEn vecio darlìn mez rot e rebaltà co le manteghe malamente che sarie da giustàquanti pesi avrasto portà sti agn pasai tra ciasa, tabià, ciamp e praiAdes nogugn sarie pi bon de te giustà con sache, skinèle e na gran abilità testimone de grandi fadighe e privazion sula skena sudada del to paronVece arte de na zerta etàche oramai quasi nogugn le pi bon de doràle me regorda con en cin de emozioni agn ì biei dela mia generazionAdes tut le cambià e caso mai se sent el rumorde falciatrici e decespugliatorno se sent pì el ritmico toc-toc dei maie el bon odor del’erba tajada ritei nost prai

Bepino da Fargona

4 «Cime d’Auta»

VITA DELLA COMUNITÀMOMENTI DI GRAZIA:

9. Ganz Alessandro: ha ri-cevuto il s. battesimo il 28 set-tembre 2008, portato alla chiesaparrocchiale da papà Remis damamma Pasqua (Patrizia) e dalpadrino Maris Ganz.

Abbiamo letto nel vangelo diMatteo le parole severe di Gesùdette agli scribi e ai farisei: “...ipeccatori vi passeranno avantinel regno di Dio, perché hannocreduto alla predicazione diGiovanni e si sono convertiti,mentre voi non gli avetecreduto”.

Il battesimo non è un semplice

rito, ma un atto di fede e di con-versione.

Finché il bambino è piccolo lafede e la conversione riguardanogli adulti, ma è una testimo-nianza necessaria perché ilbambino possa essere educato acrescere nella vita di fede.“Cristo che fai d’un fanciullo ilpiù grande del regno, Cristo chesei nell’ultimo di tutti, come nelpiù vero tabernacolo: Cristo deipeccatori, Cristo degli uomi-ni liberi: il tuo nome è Colui -che - fiorisce - sotto - il - so-le”.

MOMENTI DI SPERANZA12. Follador Clara, di anni 72,di Sappade.

La vita è gioia e sofferenza;così per tutti, come per Clara. Haconosciuto la gioia della fa-miglia di origine, poi il matri-monio con Antonio Zanini e lavita insieme per quasi 50 anni epoi i 5 figli e i nipoti; la soddisfa-zione anche del suo lavoro disarta svolta per anni in terrafrancese e poi a Sappade dellavoro, ma anche la sofferenza,in particolare negli ultimi treanni, quando la malattia pro-

gressivamente e inesorabil-mente l’ha portata ad una pro-lungata agonia. Sofferenzaalleviata in parte dall’affetto deisuoi cari, dalle cure mediche edalla fede. Ha lottato fino allafine con tanta forza d’animo econ speranza. Nella sua pre-ghiera si sarà chiesta, comeGiobbe: “...ma perché, Si-gnore?”. Ma come Giobbe, avràavuto la grazia di dire anche: “IlSignore mi ha dato, il Signore miha tolto, sia benedetto il nomedel Signore...”, anche se sap-

piamo che la sofferenza nonviene dal Signore, ma lui ci aiutaa darle un significato. Di Gesù sidice che... “ben conosce il pa-tire”: sa cosa vuol dire soffrire,essendo morto sulla croce e ciassicura di soffrire con noi, perdarci forza e speranza. Ci in-

segna la chiesa: “...con la morte,la vita non è distrutta, ma tra-sformata...”.

A Clara, nella preghiera, au-guriamo il riposo e la beatitudineetrena.

Ai familiari rinnoviamo le piùsentite condoglianze. �

13. Scardanzan Fioretta(Fiorina), di anni 92, di Feder.

Negli ultimi anni è stata ac-colta nella struttura del polifun-zionale di Agordo, dove è stataamorevolmente assistita ecurata dal personale sanitario, incollaborazione con i parenti.Purtroppo già da tempo il suofisico e la sua mente davanosegni gravi di debolezza, per cui,visitandola, quasi veniva spon-tanea la preghiera che il Signoreavesse da provvedere lui, perché

Fiorina non era più per questomondo. E quando è giunta la suaora, è tornata alla casa del Padree lo crediamo fermamente, in-nanzitutto per la fiducia che po-niamo nella misericordia del Si-gnore, ma anche perché Fiorinaè stata una buona donna, di fede,fedele al marito Giovanni, chel’ha preceduta di qualche mesenell’incontro con il Signore, la-boriosa.

Non ci è difficile pensarlanella beatitudine del Signore.

I BATTESIMI

Nonna Clara con nonno Antonio, Silvana, Mattia e Stephanie. I nipoti.

Fiorina e Giovanni nel 50o di matrimonio nella Chiesa di Feder. Sierano sposati il 27 dicembre 1947.

«Cime d’Auta» 5

14. Dell’Eva Francesco, dianni 90, da Tabiadon di Val.

Il 20 novembre, vigilia dellaMadonna della Salute, avevacompiuto 90. Purtroppo da anniera infermo e negli ultimi mesi lasua salute peggiorava di giornoin giorno, per cui, la morte, purnel dolore che provoca nei fami-liari, è stata una liberazione. Allamessa di funerale abbiamo me-ditato dalla parola di Dio in par-ticolare due frasi: “Beati gli in-vitati alle nozze dell’Agnello”.Per il cristiano al termine dellavita non è la morte, ma la beati-tudine e noi in quel corteo di in-vitati alle nozze certamente nonfacciamo fatica a vede Fran-cesco. Nella sua lunga esistenzaterrena è stato un giusto, infati-cabile nel lavoro, dedito alla fa-miglia: alla moglie Alba con laquale è vissuto per 92 anni, aifigli Giuseppe e Annamaria, chepurtroppo è stata chiamata all’e-ternità a 13 anni, nel 1966, anno

dell’alluvione, proprio nellostesso giorno, il 25 novembre,della morte del papà.

Nel Vangelo, abbiamo me-ditato un’altra frase: “...Quandoaccadranno tutte queste cose,alzatevi e levate il capo, perchéla vostra liberazione è vicina”.Gesù si riferisce alla fine delmondo, che per ciascuno di noiavviene con la morte. La libera-zione di cui parla Gesù non èsolo dalla sofferenza, (con lamorte cessiamo di soffrire,almeno per quanto riguarda lasofferenza che proviamo inquesta esistenza terrena), ma lavera liberazione è dalla mortestessa.

A Francesco auguriamo nellapreghiera questa liberazione e labeatitudine del banchetto ce-leste.

Ai familiari, ed in particolareal figlio Giuseppe e alla sua fa-miglia le nostre rinnovate con-doglianze cristiane.

Francesco ed Alba nei pressi della Malga ai Lac, in tempi abbastanzalontani; sullo sfondo le Cime d’Auta.

DESMONTEGADA

Cara nonnatra poco è Natale, ma per

noi non sarà un Natale comegli altri, sarà un Nataletriste perché tu non ci sei più.

Ci manchi in tutti i gesti diogni giorno e siamo qui a ri-cordare tutti momentipassati con te e tutto quelloche hai fatto per rendercifelici.

Sono stati giorni duriquelli vissuti con la paura diperderti, ma egoisticamenteavevamo sempre una spe-ranza di poterti tenereancora per un po’ con noi.

Giorni passati a pregare,mentre stringevamo la tuamano cercando un tuosorriso.

Nonostante la dura provadella malattia hai saputoessere forte fino alla fineanche se immobile in un

letto. Sei sempre stata unadonna coraggiosa e piena dientusiasmo nei confrontidella vita.

Una nonna e una mammagenerosa.

Questo è un messaggiod’amore per te nonna che seistata tutto per noi.

Ti ricorderemo e ti por-teremo sempre dentro di noi,convinti che tu da lassù ciguardi e ci aiuti.

Con affetto i tuoi nipoti.Jessica, Stephanie,

Mattia e Nicola* * *

Non avrei mai voluto ve-derti soffrire così... voglio ri-cordarti come prima dellamalattia, una persona fortee soprattutto la nonnagentile e affettuosa... mi ri-marrai per sempre nel cuore.

Erika

...valori perduti......se fossero qui rimarrebbero allibiti...

tutto il loro insegnare e nei secoli tramandareprincipi non scritti perlopiù trasmessia voce di generazione in generazione

una semplice ma sapiente forma d’educare poche cose ma essenziali spesso non tangibili ma duraturequasi un credo di vita l’ossatura che ha tenutoin piedi culture e popoli estremamente diversi

la ragione d’esistere talora quella esile manciata di

...veri valori...in da piccolo con calma te li spiegavan

poi crescendo in te si rafforzavan un po’ alla volta fintanto non veniva il tuo turno di docere

nell’oscurità spirituale del mondo d’oggi devo volger lo sguardo al passato per veder un po’

della loro sempiterna luceson lì non morti solo sepolti nella polvere ma eterni

rimembro gl’insegnamenti di molti maestri di vera vitasento ancora risuonar in me le loro parole rivedo le loro

espressioni che forse ora meglio comprendoassiomi unici ma per questo più universali la mia memoriaevoca termini ora in disuso talvolta invisi nell’ignoranza.

20 settembre 2008, “se de-smonteghea”: giunta ormai allaIV edizione è da sempre ge-mellata con la “fiera del be-stiam” di Agordo.

Il tempo ci ha permesso disvolgere tutto secondo pro-gramma, anche nella giornata didomenica, dedicata all’aspettofolkloristico con la presenzaoltre che del nostro Gruppo, delGruppo folkloristico Nevegàl(BL) e dei Schueplatter diBronzolo (BZ).

Il sabato, fin dal mattino, èstato animato dal suono di cam-panacci e campanelli, dimucche, capre, cavalli e asini,ma

in un carretto e in un cesto,protetti da una rete, in silenzio,anche conigli e galline.

Nei tendoni, prestatici daiComuni di Agordo e Moena, al-lestiti per l’occasione, tutto erapronto, a cominciare dal-l’angolo dedicato ai prodottidella Latteria di Vallata, ai dolcitipici, ai libri, agli stand di ristoro,all’angolo “vanzarot” per la rac-colta differenziata; per l’occa-sione sono stati pensati tre di-

versi piatti tipici: “se desmon-teghea”, “folk“e “del malghèr”,proponendo pietanze come:gnoc da zuca, tegoline en técia,menestra da orz, e l’imman-cabile polenta, pastim e formaibon.

Sono stati giorni intensi dilavoro, per noi e per questo sideve riconoscere l’impegno so-prattutto dei giovani iscritti dedi-catisi con molta responsabilità.

Un plauso a Eddy, giovaneiscritto, il cui racconto, legatoalla tradizione e alla nonna cheanche noi ricordiamo con no-stalgia, gli è valso un secondopremio giovanile nel Triveneto.

Ma un grazie va anche a tuttiquelli di Falcade, della Val delBiois, dell’Agordino, della Val diFassa, Fiemme e Primiero chesembrano attendere l’occasioneper aiutarci a rendere la festadavvero tale, il resto lo fa la gentecon la sua presenza e gli animaliche accogliamo volentieri “co sedesmonteghea”, per le vie e sullapiana di Falcade.

A sarevede.Gruppo Folk Union Ladina

Val Biois

6 «Cime d’Auta»

SETTEMBREPELLEGRINAGGIO A RIESE

Sabato 28 settembre, ci siamorecati in pellegrinaggio sui luoghidi s. Pio X, come ci eravamo pro-posti durante le celebrazioni delnostro santo titolare della chiesa

parrocchiale, svolte qui a Caviolae poi a Riese Pio X.

Siamo partiti di buon mattino ein poco più di 2 ore, abbiamo rag-giunto, in pulman, Riese Pio X, laprima tappa del nostro Pellegri-naggio, accolti dagli amici, in par-ticolare da Francesco Bonin.

Con devozione e con commo-zione abbiamo visitato la casanatale del santo vedendo e ve-nendo a conoscenza di tanti parti-colari della sua infanzia. Abbiamopoi camminato per Riese, so-stando per una foto al monu-mento costruito in ricordo dell’il-lustre cittadino. In chiesa ci haaccolto l’arciprete mons. Gio-vanni Bordin e ci ha illustrato lecose più importanti, in parti-colare il grande sarcofago, doveera stato deposto il corpo delsanto nelle Grotte vaticane e poidonato dal papa del tempo allaparrocchia dove era nato ed erastato battezzato Giuseppe Sarto.

La seconda tappa è stata ilSantuario delle Cendrole, de-dicato alla Madonna e dove ilfanciullo Giuseppe Sarto sirecava spesso a pregare e dove,probabilmente, si è manifestatala vocazione alla vita sacer-dotale. Un bel santuario, riccodi storia e di devozione, moltoben tenuto. Anche qui siamo

stati accolti con grande cor-dialità dal custode del san-tuario. Con fede e devozioneabbiamo celebrato la Messa,raccomandandoci anche noialla Madonna e chiedendo lasua benedizione per il nuovoanno pastorale che stavamo ini-ziando, preparandoci anche aigrandi cambiamenti che sa-

La quarta tappa: molto soddi-sfatti di quanto visto e sentito cisiamo avviati alla volta diSalzano.

Una parrocchia importante,dove don Giuseppe Sarto èstato parroco per nove anni (il

nove è ricorrente nella sua man-sione pastorale).

Anche qui a Salzano siamostati fortunati e accolti con cor-dialità dal parroco, già missio-

Davanti alla casa natale di S.Pio X.

Al monumento...

Santuario.

S. Messa

Gruppo all’interno.

DI MESE IN MESEDI MESE IN MESE(cronaca, ma non solo...)

Verso il santuario delle Cendrole.

rebbero venuti nella nostravalle, con la partenza deiparroci don Sirio e don Alfredoe con la venuta di don Marianoe di don Matteo.

Accanto al santuario sorge unconfortevole ristorante esempre per interessamento diFrancesco, abbiamo sostato peril pranzo.

La terza tappa prevedeva lavisita alla parrocchia diTombolo, non molto distante.Siamo stati fortunati perché ab-biamo trovato il parroco, in pro-cinto di essere trasferito ad altraparrocchia, che ci ha parlato delcappellano don GiuseppeSarto, rimasto a Tombolo pernove anni e dove ha lasciatosegni importanti della sua at-tività pastorale.

«Cime d’Auta» 7

Pranzo al ristorante presso il Santuario.

Il sig. Francesco, il sindaco Gianluigi Contarin e don Bruno.

Primo giorno di catechismo.

nario in terre lontane, altermine della celebrazione diun funerale.

Ci ha parlato anche lui del sa-cerdote parroco don GiuseppeSarto, facendoci notare un par-ticolare quanto mai interes-sante: lì a Salzano, don Giu-seppe ha iniziato a pensare e hamettere in scritto un suo cate-chismo, che poi avrebbe ap-plicato, da Papa, a tutta lachiesa e che è rimasto fino al

Concilio Vaticano secondo,con il nome appunto di cate-chismo di S. Pio X.

Nel museo, accanto allachiesa, fra le altre cose moltopreziose e importanti,che ab-biamo ammirato, abbiamopotuto leggere sul quaderno, dalui scritte, le prime domande erisposte del suo catechismo.

Davvero qualcosa di moltointeressante.

OTTOBRE

Fanciulli, catechiste ragazzi e catechiste dopo la Messa di inizio cate-chismo.

L’abbiamo iniziato do-menica 5 ottobre, con la s.messa della Comunità. È statobello vedere tanti fanciulli e ra-gazzi accompagnati dai genitoripartecipare alla messa! Do-vrebbe essere sempre così!

Nei giorni precedenti cieravamo incontrati con i ge-nitori e le catechiste per con-frontarci fra di noi e con laParola del Signore.

Cosa ci siamo detti?Principalmente questo:1. Il primo compito di educa-

zione e di formazione alla vitacristiana spetta ai genitori, percui non sono i genitori a colla-borare con la Parrocchia (sa-cerdote e catechiste), ma è laparrocchia che collabora con igenitori.

2. Il catechismo come educa-zione e formazione alla vita cri-stiana comprende tre mo-menti: quello di conoscenza(incontro di catechismo),quello celebrativo (s. Messa) e

quello di testimonianza (fa-miglia, scuola, comunità).

Tutti e tre questi momentisono indispensabili...

3. Un impegno particolare sirichiede ai fanciulli di terza equarta elementare e di terzamedia in quanto durante l’annohanno importanti appunta-mento col Signore: prima con-fessione, prima comunione,cresima.

4. Siamo riusciti a risolverealcuni problemi pratici, dovutial rientro a scuola di alcunialunni della prima media ilmartedì, per cui d’accordo con igenitori e con la catechista ab-biamo scelto il lunedì, alle ore17.00.

UNA SERATA CON GLI AMICIDELLA MONTAGNA

L’abbiamo trascorsa in allegriaed amicizia, nei locali della ca-nonica, sabato 4 ottobre; unmodo per stare insieme in ami-cizia, ripensando e rivivendo lebelle escursioni compiute du-rante l’estate.

Non è mancata davvero l’al-legria ed anche la degustazione dicibi molto saporiti, preparati eportati da alcuni amici, abili nel-l’arte della cucina.

Ci siamo dati l’appuntamentoal prossimo anno, confermandoperò la volontà con gli “irridu-cibili” di fare ancora delle“uscite” nel tempo dell’autunnoed anche dell’inverno.

Il camminare è veramentesalute per il corpo e serenità perlo spirito, specialmente se sicammina con sapienza!

ROSARIO IN FAMIGLIA

Confortati dall’esperienzadello scorso anno, anche que-st’anno abbiamo riproposto il ro-sario in famiglia. Il parroco conaltri si è recato in alcune famigliedelle varie frazioni della par-rocchia ed è stato bello perché cisiamo trovati in tanti a pregare in-sieme. A parte il numero (in unafamiglia eravamo in 33), c’è statadevozione e vera preghiera inogni casa.

Il messaggio che volevamo fargiungere alle famiglie era quellodi trovare un po’ di tempo perdire una preghiera in famiglia.Meglio se il rosario intero, maalmeno un Padre Nostro, un’AveMaria... Perché se non si pregassemai, si potrebbero chiamare lenostre famiglie ancora cristiane?

ANNO CATECHISTICO

Il catechismo di S. Pio X.

8 «Cime d’Auta»

LE CATECHISTESono un bel gruppo, animate

da tanta buona volontà. Per loroci sono incontri mensili ad Al-leghe con il responsabile dio-cesano della catechesi ai fan-ciulli, don Francesco Santomasoed un altro incontro mensile incanonica per parlarci dell’anda-mento nelle singole classi, masoprattutto per sentirci“gruppo”, nello stare bene in-sieme per pregare un po’ per ri-flettere e per programmare, so-prattutto all’inizio dell’Avventoe della Quaresima.

Questa la suddivisioni deigruppi con le rispettive cate-chiste:

1. 13 fanciulli con la cate-chista Alida Buisin

2. 15 fanciulli con le cate-chiste Emanuela De Ga-speri e Chiara Tissi

3. 10 fanciulli con Elisa To-maselli e Laura Gobbis

4. 17 fanciulli con Mirca Salae Alessandra Polesel

5. 13 fanciulli con MonicaDel Din

6. 7 ragazzi con Renata Zanin7. 18 ragazzi con Manuela

Del Din e Pia Luciani8. 18 ragazzi con Mariella

Pelosi e De Mio Elisabetta.Martedì 7 c’è stato l’inizio

degli incontri: è stato molto bellovedere tanti fanciulli/e e ra-gazzi/e venire con gioia, pieni dientusiasmo, incontrarsi fra diloro e con le catechiste e con ildon. Una vera festa! Non saràsempre così, però siamo già afine novembre e ogni martedì c’ègrande festa qui in piazza dellachiesa. La frequenza al cate-chismo è buona per una fattivacollaborazione dei genitori. Ciauguriamo che possa essere unafesta anche venire alla Messa,come lo è per i bravi chierichetti,i cantori, i lettori, i sagrestani...Venire alla messa, sentendociimpegnati in qualche servizio dàveramente gioia.

Don Matteo Colle a Falcade

Domenica 12 ottobre, alle 10c’è stata la messa di accoglienzadi don Matteo Colle da parte deifedeli di Falcade, il nuovo sa-cerdote, chiamato dal Vescovo aprendere la cura pastorale dellaparrocchia, in collaborazionecon don Bruno di Caviola. Talecollaborazione nella forma giu-ridica avrà un tempo limitato,mentre ci auguriamo che la col-laborazione pastorale si ac-cresca sempre più.

La messa di accoglienza è riu-scita molto bene, ben preparatada un nutrito gruppo di vo-lontari, con tanta partecipazionedi fedeli del luogo, ma anche conun bel gruppo di giovani, prove-nienti da Cortina, dove don Ma-riano da due anni svolgeva il mi-nistero sacerdotale. Ha cantato ilCoro di Caviola sotto la dire-zione del maestro Attilio Scola econ la presenza anche di cantoridi Falcade: anche questo unsegno di comunione pastorale.

È venuto da Belluno il Vicariogenerale, mons. Luigi DeFavero, il quale ha presentatoalla popolazione don Matteo edanche don Bruno, per cui, il vi-

cario ha ribadito che Falcade inquesta nuova forma pastorale,hadue sacerdoti impegnati per ilbuon andamento della Par-rocchia.

Don Matteo ha presieduto las. Messa, concelebrata dal vi-cario e da don Bruno. AlVangelo, don Matteo ha rivoltoai fedeli l’omelia sul Vangelo,molto attesa, seguita, ap-prezzata da tutti.

Al termine della messa anchedon Bruno ha preso la parola per

Don Mariano Baldovin a Canale d’Agordo

dire alcune cose: innanzituttol’augurio a don Matteo, poi ilringraziamento ai fedeli diFalcade per l’attiva collabora-zione dimostrata nella prepara-zione sia nell’ambito dellachiesa come anche fuori (rin-fresco...) e la grande fiducia chela nuova situazione che eravenuta a crearsi potesse avereun felice riscontro nella collabo-razione pastorale fra Falcadee Caviola e nel settore giova-ni, così bisognoso di attenzio-ne.

Don Matteo, giovane, per lenostre comunità è davvero undono.

Al termine, anche il sig.sindaco Stefano Murer ha ri-volto a don Matteo parole disaluto e di benvenuto. Infine ivari gruppi di impegno sociale ecivile operanti nella parrocchia,anche loro, hanno volutoesprimere a parole e con doni lagioia di avere un nuovo pastore egiovane!

Poi tutti al rinfresco preparato“in abbondanza” da volontari evolontarie: un ringraziamentoparticolare alla Cooperativa diConsumo per la generosità di-mostrata.

Don Mariano presiede la S. Messa di immissione nella nuova par-rocchia.

Don Matteo viene accolto dai fanciulli della prima comunione che glirivolgono parole di benvenuto.

Al pomeriggio della stessadomenica 12 ottobre, faceval’ingresso a nuovo parroco diCanale, don Mariano Bal-dovin, proveniente da San Vitodi Cadore.

Un ingresso solenne, congrande partecipazione di fedelidel luogo e venuti anche dafuori, in particolare da S. Vito eda Lozzo, paese natale di donMariano.

Don Mariano con parolemolto apprezzate si è pre-sentato ai nuovi fedeli, manife-

stando la gioia di essere statochiamato dal vescovo aCanale, paese natale di PapaLuciani, offrendo il suo ser-vizio pastorale per il bene ditutti.

Don Mariano è anche ilnostro vicario foraniale.

A nome della nostra par-rocchia porgiamo a don Ma-riano i nostri più cordialiauguri di trovarsi bene nel-la nostra Valle e di buonlavoro!

Don Matteocelebra la sua PrimaS. Messa a Falcade dopo il rito dell’accoglienza.

«Cime d’Auta» 9

GIORNATACON GLI ANZIANI

Una bella giornata di sole hafatto da cornice il 26 ottobre perla giornata dedicata allepersone anziane della Par-rocchia.

Un bel numero ha risposto al-l’invito; purtroppo per molti, acausa dell’età o della salute ca-gionevole, non è stato possibilepartecipare, ma sono statiugualmente presenti nelle pre-ghiere e nei ricordi degli annitrascorsi.

Diversi anziani e non si sonopure accostati, durante la cele-brazione, al sacramento del-l’unzione degli infermi per im-plorare la salute del corpo, maancor più quella dello spirito, laserenità ed il conforto nel mo-mento della prova con la cer-tezza che il Signore sarà sempreaccanto.

Come gli altri anni la ceri-monia si è svolta con la presenzadi tre unitalsiani con la lorodivisa che viene usata nel pelle-grinaggio a Lourdes, luogo si-gnificativo delle presenza dei

malati che si affidano alla Ma-donna per chiedere aiuto al Si-gnore.

La giornata è continuata inallegria e amicizia presso l’al-bergo Felice assieme al sempreattivo gruppo Alpini “Cimed’Auta” che ha organizzatouna lotteria ricca di premi per

quasi tutti e dove l’Aldo ci ha al-lietati con la sua fisarmonica, lebarzellette e le filastrocche diuna volta.

Non è mancato pure il salutodel sindaco Murer che pur-troppo, per altri impegni, nonha potuto soffermarsi a lungo,ma che ha rimarcato il ricono-

VANDALI A COLMONT

Proprio il giorno di ferra-gosto, giorno per eccellenzadelle ferie, della distensione,dell’incontro con le bellezzedel creato, con le persone, congli amici della montagna,senza scomodare la religionee la fede, gente che non do-vrebbe mai andare in mon-tagna, è salita alla baita diColmont e ha lasciato segni divandalismo: rotte le finestre,bruciacchiata la scala cheporta al piano sopra ed altro.Avranno visto la scritta“Amici della montagna hannomesso a posto questa baita; veriamici della montagna la conser-veranno pulita...”, del luglio2001? Ma gente di tal fattacertamente non sa leggere,non sa vedere niente, forsesolo alcool o altro.

Per fortuna altra gente,veri amici della montagna, èrisalita, per metterla a posto,fino a quando?

scimento per quanto hannofatto le persone anziane, senzale quali neanche i più giovanipotrebbero godere del rag-giunto benessere.

La giornata si è conclusa conl’augurio di ritrovarsi ancoratutti e, possibilmente più nu-merosi, il prossimo anno.

NOVEMBREFESTA DEI SANTI E

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

Ci siamo raccolti in moltinella chiesa e nel cimitero,nella fede nel Signore Risortoe nella consolante verità dellaComunione dei Santi, uniti aisanti del cielo, alle animesante del purgatorio, uniti ainostri cari che ci hanno pre-ceduto nell’incontro col Si-gnore.

Il fatto che le due festività,quest’anno sono state disabato e di domenica, ha fa-vorito una buona partecipa-zione di fedeli, alle messe inchiesa, alla processione in ci-mitero e alla messa in ci-mitero il pomeriggio del duenovembre.

Una proposta per ilprossimo anno al fine di ri-durre il numero delle Messe efavorire la partecipazione co-munitaria alla processione alcimitero:

Al mattino una sola s. Mes-sa (ore 9.00?) e al pomeriggio(ore 14.00?) una secondamessa solenne in onore di

tutti i santi e quindi la proces-sione al cimitero.

Il 2 novembre, come alsolito, con s. Messa al pome-riggio in cimitero.

Già questo avviene in piùparrocchie; in particolare aPieve di Livinallongo, dovela messa del pomeriggio e laprocessione al cimitero èqualcosa che veramentecommuove ed edifica.

Ho già parlato con alcunicollaboratori, che mi hannoincoraggiato a proporre l’ini-ziativa; ne discuteremo alConsiglio Pastorale ed anchevoi siete invitati a farmi per-venire i vostri consigli!

ADORAZIONEEUCARISTICA

Anche quest’anno nelmese di novembre, il mese anoi caro per la Festa della Ma-donna della Salute, abbiamoriproposto alla parrocchia ealla forania l’iniziativa del-l’adorazione eucaristica, neivenerdì.

È stato bello vedere che atutte le ore della giornatac’era qualcuno in adorazionedavanti a Gesù esposto nel-l’ostia consacrata.

La preghiera, soprattuttodi lode e di adorazione è ilprimo dovere del credente.Preghiera quindi come do-vere, ma anche come gioia.

S. Messa degli anziani.

La scala bruciata.

L’interno.

I morti non sono degli assentima degli invisibili che ten-gono i loro occhi pieni di lucenei nostri pieni di lacrime.

(S. Agostino)

10 «Cime d’Auta»

11 NOVEMBRE 1978

Pian dei Pavier Baita Giovanni Paolo I9 novembre 2008

Domenica 9 novembre i Cro-daioli dell’Auta hanno volutofesteggiare i trentanni dall’inau-gurazione della Baita GiovanniPaolo Io. Era infatti l’11 no-vembre 1978, una domenicaanche allora, che mons. AusilioDa Rif, insieme ai crodaioli, pa-renti ed amici, salì fino al Piandei Pavier per celebrare la santaMessa e benedire la nuova baita.Nata, prima come idea e poi con-cretamente dalla volontà di ungruppo di amici amanti dellamontagna, uniti, forti e volon-terosi che con entusiasmo ed al-legria, anche nella fatica, hannosaputo portare fin lassù il neces-sario per costruirla e così valo-rizzare un luogo, “el Pian deiPavier”, che già in passato erastato giudicato adatto comepunto di sosta, tanto che alcunianni prima c’era stato chi avevacostruito un riparo con un tavoloe una panca. I lavori ebberoinizio l’8 luglio, proseguironoper tutta l’estate e in quei mesitanti furono coloro che con pas-sione e sudore salirono in quotaper contribuire alla costruzionedi questa baita. E lo scorso mese,trent’anni dopo, senza né ceri-monie né discorsi ma con un’ab-bondante polenta e “valkapede”si è fatto festa in allegracompagnia con aneddoti diallora e qualche canto.

UN CUORECHE BATTE

È la vigilia della festa, stascendendo la notte e mentredentro la baita il fuoco scaldal’ambiente e le risate gli animi,all’esterno guardando il caminofumare mi chiedo se ... e mi sentorispondere: sì, certo che ce l’hoanch’io un cuore, sapessi comesono contenta di ospitarvi ecome sono emozionata pen-sando a tutta la gente che domaniverrà fin quassù per festeggiare imiei trent’anni. Quanti sono i ri-cordi di allora, l’amore chehanno messo nel costruirmi, lafantasia per farmi bella e quelnome che mi hanno dato, così...importante.

Che nostalgia quando ripensoai primi anni quando con piacerevedevo spesso spuntare dalbosco quei volti a me tanto caridei miei “creatori”ed erano tantele feste quassù in amicizia ed al-legria.

Poi con il passare del tempoho cominciato a conoscere faccenuove, tanti dialetti diversi, hoaccolto tanta gente buona e ri-spettosa che ha saputo ricam-

biare la mia ospitalità e mi hatrattata come fossi casa sua. Nonsempre però sono stati buoni conme. Fin qui è arrivata anchegente senza un briciolo di educa-zione e che con la montagna nondovrebbe avere niente daspartire, gente che avrebbe me-ritato di trovare la porta chiusa e

invece no... quanta tristezza.Ma adesso non è il momento deipensieri tristi, voglio godermi lavostra compagnia per questanotte e quella di chi saliràdomani per festeggiare i mieitrent’anni. Anche perché poi...l’inverno è alle porte e come alsolito sarà lungo da passare e

allora quando vi verrà voglia disgranchirvi un po’ le gambe ri-cordatevi di me e venitemi atrovare, io sono sempre qui e lamia porta è sempre aperta. Saràun piacere. Vi sono grata perquello che fate per me, grazie e apresto.

Fabio F.

Pian dei Pavier: Baita Giovanni Paolo I 11 novembre 1978. I Crodaioli con don Ausilio.

Gruppo propagandiste... della Valle del Biois.

Irma Zulian premiata con la me-daglia d’oro per i 30 anni di ser-vizio.

L’Amico del Popolo

Il 10 dicembre, vigilia di s.Martino, gli incaricati dio-cesani de “L’Amico delPopolo” sono venuti a Caviolaper proporre la campagna del-l’abbonamento al nostrogiornale diocesano.

È stato un incontro in spiritodi amicizia con un bel gruppodi propagandiste, provenienti

dalle parrocchia della forania.Il direttore responsabile

Carlo Arrigoni ha presentato lasituazione, che è buona, comeabbonamenti e come apprez-zamento da parte della gente.Ha inoltre illustrato le novità ele proposte, in particolare perla nuova veste del giornale, cheesce a colori; un impegno,anche di costo, non indiffe-rente, che però comporta unaggravio assai contenuto per gliabbonati: solo 2 euro in più, ri-

spetto allo scorso anno: 40 .Al termine dell’incontro la

nostra Irma Zulian è stata pre-miata con la medaglia d’oroper i 30 anni di impegno afavore dell’Amico! Grazie Irmaper questo e per altro ancora!

Una nota particolare: nelpomeriggio della vigilia di s.Martino i nostri ragazzi passanoper le case della parrocchia au-gurando “s. Martin” con fila-strocche assai simpatiche. Lasegretaria della Direzione del-l’Amico, colpita da questo pel-legrinaggio dei fanciulli, li hafotografati e pubblicati su“L’Amico del Popolo!”

«Cime d’Auta» 11

Madonna della Salute 21 novembre

Festa patronale e 50o della Benedizionedella chiesa parrocchiale

Era il caso di celebrarla bene e così è statonei vari momenti più significativi

ASPETTORELIGIOSO

1. Incontro di preghieraper i giovani della forania

Incontro di preghiera per igiovani della Forania. È statoun bel momento, vissuto dauna settantina di giova-nissimi, provenienti dalle 6parrocchie della Forania. Èstato a lungo preparato daigiovani stessi con l’aiuto deicollaboratori: don Matteo,don Lino e Nicoletta e con lacollaborazione del Gruppodi preghiera di Caviola, inparticolare nella persona diTeresina e di Nicola per l’ani-mazione dei canti.

La celebrazione avevacome tema conduttore LALUCE e come cornice la lodea l’invocazione alla Ma-donna.

Il tema della luce è risaltatonel falò fatto all’esterno dellachiesa sul colle, con i ragazziche formavano un grandecerchio attorno al fuoco,mentre, nel canto, invo-cavamo il fuoco dello SpiritoSanto.

Siamo quindi entrati inchiesa, passando accanto alfonte battesimale, bagnan-doci gli occhi con l’acqua, nelricordo del miracolo com-piuto da Gesù, quando ad uncieco Gesù disse: “Va’ a la-varti alla piscine di Siloe”; ilcieco ci andò e ricuperò lavista.

Anche noi siamo semprebisognosi di purificazione edi ricuperare quella luce checi è stata consegnata al mo-mento del Battesimo, quan-do il sacerdote disse ai ge-nitori e padrini: “Ricevetequesta candela a abbiate curache non si spenga e che il-lumini sempre la vita delbambino che avete portato albattesimo.

Ci siamo messi poi neibanchi, per la recita del s. Ro-sario, animato dai giovanidelle singole parrocchie che aturno sono saliti nel presbi-terio per la recita della primaparte dell’Ave Maria, mentre

sull’altare della Madonnafaceva da ornamento unagrande corona colorata, co-struita dai giovani stessi.

All’inizio del rosario Nico-letta ha rivolto ai giovanialcune parole di spiegazionedella celebrazione e del fattomolto bello che tanti giovanierano stati coinvolti e cia-scuno era stato di aiuto aglialtri.

Al termine del rosario, donBruno ha presentato il segno -ricordo, un librettino comepiccolo manuale per invo-gliare alla preghiera ed inparticolare alla recita del s.rosario, mentre don Matteoha riportato una testimo-nianza veramente toccante,sul valore della preghieracome guarigione e conver-sione; poi i tre sacerdoti pre-senti hanno distribuito il li-bretto ai singoli giovani,mentre il coro guidava uncanto.

Al termine, don Matteoconcludeva la celebrazione,con alcune parole assai coin-volgenti illustrando quelloche era stato vissuto nei varimomenti della celebrazione.

L’incontro finiva in gloria,presso la Casa Colonia sottola Chiesa, dove gli alpini e vo-lontari ci avevano preparatoun buon te caldo ed altroancora, in ambiente ben ri-scaldato. Un vivissimograzie da parte dei Giovani eanimatori !

2. Le Sante Messe delmattino e del pomeriggioalla chiesa della Madonnadella Salute

Ormai è un appuntamentofisso: alle 8 e alle 15 la chiesa siriempie di devoti della Ma-donna e molti di loro sono,ogni anno, gli stessi, quasi unappuntamento irrinunciaw-bile, per onorare la Madonna,per chiederle qualche grazia,in ogni caso fedeli alla tradi-zione che si tramanda daalcuni secoli, dal 1715,quando è stata costruita lachiesa, su iziativa del sa-cerdote veneziano don Gio-vanni Olmo, che ha voluto

importare la devozione allaMadonna della Salute da Ve-nezia; lì, la devozione eranata per chiedere l’inter-vento della Madonna controla peste e qui per invocare laprotezione della Madonnacontro sempre possibili ma-lattie o calamità naturali. Ilfatto è che di anno in anno ladevozione alla Madonna e lafrequenza alla chiesa nondanno segni di crisi, nono-stante il freddo o altrAlmattino la messa è più per ifedeli del luogo, mentre alpomeriggio vengono anchemolti dalla forania o da fuorivalle, così che l’abbiamo inti-

tolata: Messa della forania,celebrata dal vicario foraneo.

Quest’anno, per varie cir-costanze concomitanti, ilparroco si è trovato solo, mac’è stata ugualmente devo-zione e partecipazione. Altermine dell’omelia donBruno ha letto una preghiera,molto toccante, composta daun giovane in carrozzella, econsegnatagli da un amico.Una preghiera che ci aiuta acapire in che modo dob-biamo rivolgerci a Dio, nonperché Lui faccia la nostravolontà, ma che noi sap-piamo fare la sua, anchequando ci è tanto misteriosa!

CHIESI A DIOdi essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.Domandai a Dio che mi desse la saluteper realizzare grandi imprese:egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: mi ha fatto poveroper non essere egoista.Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.Domandai a Dio tutto per godere la vita:mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi haidato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.Le preghiere che non feci furono esaudite.Sii lodato; o mio Signore.

Chiesa della Madonna della Salute il 21 novembre.Amici di Riese (arciprete, sindaco, Francesco...) e amici di Caviola.

12 «Cime d’Auta»

3. La s. Messa delle 10.00È la messa solenne pa-

tronale. Quest’anno particolar-mente solenne perché coin-cideva con 50o di benedizionedella chiesa parrocchiale. Diquesto scriviamo diffusamentenell’inserto a parte.

4. La Pesca di beneficenzaIl Gruppo Pesca anche que-

st’anno ha allestito la pesca, nel-lo spirito della tradizione. Ab-biamo letto che già 50 anni fa sifaceva la pesca per pagare i de-biti della nuova chiesa. Congrande dedizione e amore allaMadonna e alla Parrocchia, unaquindicina di donne, giovani,adulte e anziane, per vari giornie fino a tarda sera si sono dateappuntamento a sistemare glioggetti-premio,che avevanoprima raccolto nella comunità efuori. Un lavoro davverogrande, ma fatto con passione,senza pretesa, ma solo con lagioia di sentirsi dire GRAZIE eancor più per la gioia che derivadal fare opere buone.

Mentre la Comunità rin-grazia queste donne volon-terose, loro stesse ringrazianodella collaborazione avutanella raccolta dei premi daparte di singoli privati e da entie del fatto che tanti sono venutia “pescare” per cui, domenicatardi pomeriggio, tutto erafinito con loro grande soddisfa-zione. Il giorno dopo, con me-todica puntualità, Dina e Paolasi recavano in canonica per con-segnare l’importo, che nettodalle spese, è stato davveroconsiderevole: 4663 euro alparroco cui restava che ringra-ziare di tutto cuore e di portareil denaro al sicuro.

E come verrà usato ? Le spesedi una parrocchia sono tante, inparticolare per il riscalda-mento, ma speriamo al piùpresto di costruite la bussola,all’ingresso del portone princi-pale (il progetto è già stato fatto)e in secondo tempo l’organo.

ASPETTO PROFANOIl nome “profano” è tutt’al-

tro che in senso dispregiativo.Con l’aspetto religioso è unfatto che contribuisce a “fare laSagra”. Veramente a Caviolal’aspetto religioso e quello pro-fano si aiutano a vicenda e co-struiscono lo spirito dellaSagra. Cosa intendiamo per“profano”? È quell’insieme diattività che sono al serviziodella gente per poter stare in-sieme in allegria, per con-sumare un pasto caldo, perascoltare musica, per farequattro salti, per giocare allecarte ed altro ancora di molto“paesano e semplice”.

Gli artefici sono gli Alpini delGruppo Cime d’Auta - Caviolacon alla testa il Capo gruppoCeleste Scardanzan, coadiu-vato dagli amici alpini e da altri,fra i quali, alcuni del personale

dell’Istituto Alberghiero. La Parrocchia deve al Grup-

po Alpini un GRAZIE grande,per la generosità dimostrataper l’offerta rinfresco ai giovanidel giovedì sera, pranzo per ilGruppo parrocchiale e di Riesein occasione del 50o di benedi-zione della Chiesa e cena per iGruppi Pulizie, Fiori, Presepe,sagrestani delle varie chiese

della parrocchia, di venerdìsera e di domenica sera. AncoraGRAZIE!

Un grazie sentito va pure allaFondazione della Diocesi diTreviso che ha in gestione la Co-lonia e che la mette a disposi-zione della parrocchia, senzaaggravio se non quello dellespese vive del riscaldamento edella luce.

Anche quest’anno gli Alpinidi Caviola hanno voluto festeg-giare il giorno del Santo Patronodi Caviola, la Beata VergineDella Salute, organizzando unafesta nelle giornate di venerdì21, sabato 22 e domenica 23 no-vembre 2008, presso la ColoniaGiovanni XXIII, appunto a Ca-viola.

«Siamo rimasti estrema-mente soddisfatti dalla buonariuscita di questa Sagra» ha dettoil Capogruppo degli Alpini diCaviola Celeste Scardanzan,«Soprattutto sono rimastocolpito dalla grande affluenza dipersone nel corso delle tregiornate, che così facendohanno dimostrato di avere acuore questa festività parroc-chiale, e di dare importanza aglieventi che vengono organizzatiin paese.

Per questo motivo voglio rin-graziare di cuore tutte le personeche hanno voluto condividerecon noi questa Festa, e tuttiquelli che hanno contribuitonella sua realizzazione, come lo

stesso Gruppo Alpini e Prote-zione Civile Caviola - Cimed’Auta, il personale dell’istitutoalberghiero di Falcade, tutti icuochi che ci hanno aiutato esenza i quali non avremmopotuto dare un servizio di cucinacosì eccellente com’è stato, le

mogli “alpine” e le altre donnedel paese (e non) che si sono oc-cupate della distribuzione deipasti e che hanno preparato i tra-dizionali “carfogn e forestì” chetanto sono stati apprezzati dallagente, i giovani che hanno colla-borato con noi, ed anche chi perquesta Sagra ha dato un fortecontributo sebbene “da dietro lequinte”.

Per concludere, voglio dire ungrazie a tutti, ma proprio a tuttiquanti, specialmente alla “Pa-drona di Casa” Nostra Festeg-giata, che ci ha regalato dellegiornate fatte di tanto sole, tantagioia e tanta serenità, a volontarie partecipanti, per aver contri-buito all’ottima riuscita diqueste tre giornate.

Spero con il cuore che anchele prossime feste Alpine che ilGruppo organizzerà nel corsodel prossimo anno sarannovissute con tanto entusiasmodalla popolazione locale (e non)come quella appena conclusa.Grazie!».

Riccardo con don Bruno.

... in bella compagnia.

Momento conviviale.

Madonna della Salute...sale al cielo la mia preghieraaccorata profonda sincera...Ti vedo dall’azzurro immacolato mantello..Sii buona... aiuta ogni mio fratello...nel loro cammin terreno;falle star bene tutte...Ti vedo l’Ausiliatrice....Ti prego Madonna della salute...

LA SAGRA CON GLI ALPINILA SAGRA CON GLI ALPINI

«Cime d’Auta» 13

GIORNATA DELLA FAMIGLIAPer il 40o anniversario erano invece presenti:

Franco e Onorina: la Bibbia

Lodovico e Silvia: pane e vino.

Antonio e Severina.

Per le “nozze d’argento” erano presenti:

Bortoli Italo e Strim Franca,Da Campo William Sandro eDe Rocco Alma, De BiasioGiulio e Fenti Annamaria,Zulian Claudio e BalestraAnna Maria. Alla cerimoniasono state invitate anche lecoppie che si sono unite inmatrimonio nel corso del-l’anno come segno di una co-munità che si arricchisce dinuove famiglie le quali che siaffidano anche all’aiuto dellaMadonna per manteneresaldo il loro amore.Erano presenti:

De Dea Andrea e TanconChiara, Fontanive Massimi-liano e Costa Marianna.

Al termine della Messa è se-

guito il momento della con-segna dei ricordi da parte deicelebranti.

La mattinata ha avuto unsecondo momento convi-viale presso la casa della gio-ventù dove le varie coppiesono state festeggiate con ilclassico taglio delle torte evarie specialità di cibarie; iltutto condito con un clima diallegria e amicizia.

Le coppie presenti hannomolto gradito questa giornataorganizzata dalla parrocchiae nel ringraziare il parroco ed isuoi collaboratori si au-gurano che la tradizione con-tinui anche per i prossimianni.

Nell’ambito delle celebra-zioni della festa patronale dellaMadonna della Salute, il gior-no 23 novembre si e voluto

dare solennità per quantihanno potuto raggiungere iltraguardo dei 50, 40 e 25 anni dimatrimonio.

A presiedere la celebrazioneè giunto da Belluno il Vicariodel Vescovo, mons. Luigi DelFavero che all’omelia, incen-trata sulla liturgia dellagiornata di Cristo Re, ha evi-denziato come nemico dasconfiggere sia soprattutto la

paura: paura che alle volte si ri-flette anche in campo familiaree di coppia nell’incertezza delfuturo e nelle varie difficoltà

che spesso si presentano nelcorso degli anni. Ma non bi-sogna smettere di amare, con-vinti che con un matrimoniovissuto cristianamente, Cristosarà sempre al loro fiancoperché Cristo non ha nemicima solo persone da amare.

Purtroppo non tutte lecoppie interessate hannopotuto essere presenti per varimotivi.

De Toffol Franco e ValtOnorina, Molsini Lodovico eValt Silvia, Strano Gianfrancoe Costa Fiorenza, Busin Giorgioe Serafini Giuseppina, Spe-

ranza Ivo e Fontanive Bruna,Del Din Guido e Volcan Na-talia, Serafini Fausto e TanconLorena, Pasquali Gino eDarman Maddalena.

Degli sposi delle “nozze d’oro”erano presenti:

I fratelli Luchetta Luigi e An-tonio con le rispettive mogli esorelle Tomaselli Lucia e

Maria Severina che si eranopure sposati nello stessogiorno.

Momento Offertoriale

14 «Cime d’Auta»

Claudio e Bianca Maria: segni di festa. Marianna e Massimiliano: la candela.

Giulio e Annamaria: i ricordi. Chiara e Andrea: gli anelli.

Nella casadella gioventùi festeggiati.

50 anni di matrimonio. 40 anni di matrimonio.

«Cime d’Auta» 15

25 anni di matrimonio.

Il 30 novembre, in unagiornata imbiancata da unaabbondante nevicata, si èsvolto l’annuale incontrodella Croce Verde “ValBiois”.

Alle ore 10,00 la S. Messa èstata celebrata da don BrunoDe Lazzer che ha sottolineatoin particolare il valore del vo-lontariato nell’assistenza dichi si trova nel bisogno. Altermine è stata letta anche la“Preghiera del Volontario”che si presta bene alla mis-sione di questo tipo di ser-vizio.

È seguita poi, sotto unabella nevicata, la benedizionedelle ambulanze e del nuovogarage in località Pisolava.

Questa struttura, nata daun’idea ancora una decina dianni fa, da Stefano Gaspari,allora Consigliere Comunaledi Canale e Consigliere dellaCroce Verde, e sostenuta for-temente dall’ex presidenteSandro Scardanzan e poi daivari Presidenti che ne sono se-guiti, oggi vede la sua realiz-zazione grazie al Comune diCanale che, nell’ambito dellacostruzione dei parcheggi, neha concesso il terreno.

Un ringraziamento parti-colare va dato alla dittaBENCO di Falcade che ha rea-lizzato gratuitamente lastruttura e a tanti artigiani evolontari, anche al di fuoridella organizzazione C. V.,che si sono prestati per leopere di copertura, smal-tatura, posa in opera deiservizi necessari interni e lerifiniture.

Ora il garage si presenta ri-scaldato, sobrio e con le ne-cessarie dotazioni.

Per tutto questo va ricono-sciuta la costante presenza eassistenza di Stefano Gaspariche ne ha seguito tutto l’iterfino alla sua ultimazione.

Don Bruno De Lazzer ha

potuto così benedire la nuovastruttura alla presenza, oltreche della folta partecipazionedei volontari, anche deisindaci di Vallada e Canale ealla rappresentanza dei Cara-binieri di Falcade. Purtroppoil sindaco di Falcade non hapotuto essere presente peraltri impegni.

In particolare il sindaco diCanale, De Rocco Rinaldo, havoluto essere presente ancheall’assemblea tenutasi pressola casa della gioventù di Ca-viola per rimarcare il suo im-pegno di amministratore e diSindaco nel sostenere l’ini-ziativa e tutta l’Associazionein quanto la ritiene, oltre chedi grande utilità per la Valle,anche estremamente validasotto l’aspetto umano colquale i volontari si pongonodi fronte alle persone chevengono assistite.

Ne è seguito il saluto delpresidente Pieruz Alfonsoche, nel ringraziare l’operadei volontari, ne ha eviden-ziato il ruolo positivo, ma che,per far fronte alle varie ne-cessità (turni ordinari, assi-stenza gare, doppi turni, tra-sporti secondari) ci sarebbebisogno di un impegnoancora maggiore e pertantoha invitato tutti a dare, nellimite delle possibilità diognuno, una disponibilitàaggiuntiva.

Peraltro ha anche sottoli-neato che tra i volontari sisono aggregati una decina digiovani molto validi e mo-tivati.

Illustrando il bilancio 2007il Presidente si è detto abba-stanza soddisfatto in quantosi è chiuso in attivo.

Un grazie singolare va ri-volto a tutta la popolazionedella Valle del Biois che con ladichiarazione dei redditi hadevoluto l’8 per mille del-l’IRPEF e che ha comportato

una somma di quasi 16.000 . Con gli auguri anche di

Buon Natale da parte del Pre-sidente, la giornata si è con-clusa con il tradizionalepranzo in allegria e tanta ami-cizia presso il ristorante

“Felice” dove sono stati con-segnati, da parte di due infer-miere dell’ULSS, anche gli at-testati di partecipazione aicorsi che si sono svolti ultima-mente presso la sede diFalcade.

Un garage nuovo per la croce verde

PREGHIERA DEL VOLONTARIOO Signore,tu ci hai insegnato che l’amore più grande èdare la vita per i propri amici.Aiutaci a scoprire nel volontariato l’opportunitàdi incontrare non solo la sofferenza umana,ma di vivere l’amore.Apri i nostri occhi a riconoscere in ogni poveroil tuo volto e la tua presenza.Apri le nostre menti a valorizzarel’unicità di ogni persona,con la sua storia e cultura.Apri i nostri orecchi ad accogliere con gentilezzale voci che chiedono ascolto.Apri i nostri cuori ad offrire speranza dove c’èpaura,solidarietà dove c’è solitudine,conforto dove c’è tristezza.Aiutaci, o Signore, a testimoniare il vangelocon un sorriso, una parola, un gesto di affetto.Donaci l’umiltà di riconoscere che noinon siamo la luce,ma strumenti della Tua luce,non siamo l’amore,ma espressione del Tuo amore. Amen

Il nostro amorenon è fatto di vanee sapienti parole,bensì di fattie di sincerità.

(Giovanni, 3.18)

16 «Cime d’Auta»

Alpini in Assemblea

Consegna della targa di rconoscimento a Rinaldo Tomaselli.

Consegna targa di riconoscimento al Capo Gruppo Onorario Com-mendator Ernesto Fenti.

Sabato 6 dicembre il Grup-po Alpini Caviola-Cimed’Auta ha tenuto l’assembleaannuale con S. Messa, con lalettura e approvazione del bi-lancio delle attività del 2008 econ un momento convivialeassieme ad altri rappresen-tanti dei gruppi alpini dellazona e alla autorità.

L’elenco delle attivitàsvolte durante il corso del-l’anno è stato davvero lungo adimostrazione di un gruppoquanto mai vivo e radicato nelterritorio ed oltre.

Durante la cena, sono statipremiati tre alpini, segnalatisiper particolari benemerenze:Rinaldo Tomaselli, GiovanniDa Rif ed Ernesto Fenti.

1. A RINALDO TOMA-SELLI, classe 1925, alpinonell’8o a Pontebba nel 1949,quindi comandato fiduciario

militare in Somalia per 5 anniove è insignito di un encomiosolenne a Mogadiscio nel1954. Al lavoro per il mondo,per due anni alla Diga diKariba, poi emigrante inFrancia, Lussemburgo, Al-geria e Rodesia. Gli Alpini delGruppo Cime d’Auta di Ca-viola, ai quali ha sempre de-dicato attenzione e collabora-zione, lo abbracciano conriconoscenza e gratitudine.

2. GIOVANNI DA RIF, di-scendente della dinastia di“Jore”, antico eremo suimonti della Valle, ultrano-vantenne e memoria storicadi tanti fatti e vicende delsecolo scorso, Alpino e poi Fo-restale, provetto sciatore havinto i campionati dei“giovani fascisti” nel 1934 aCortina, quindi partecipa nel1939 con la pattuglia “Sci

Veloce” ai Campionati delMondo di Zakopane. È terzo aMadonna di Campiglio aiCampionati della Milizia.Prima della Guerra è in Al-bania con la Julia; allo scoppiodelle ostilità lo troviamo sulfronte francese, poi su quellogreco, quindi in Montenegro.

Attaccato alla propria terra,di animo aperto e generoso, èdi esempio costante ai giovanidel mondo valligiano. GliAlpini del Gruppo Cimed’Auta di Caviola sono orgo-gliosi di averlo fra i proprisoci.

3. ERNESTO FENTI, Com-mendatore delle Repubblica,promotore e socio fondatoredel Gruppo Alpini Cimed’Auta di Caviola, un passatodi impegno civico e sportivo.

Ottantenne gagliardo, èstato testimone e anche prota-gonista di fatti e avvenimenti,

talvolta drammatici, chehanno costellato la vicendadella nostra comunità.

È stato amministratore co-munale, Presidente dell’EnteTuristico, dell’AssociazioneCacciatori, dello Sci Club ValBiois e del Centro Coni, Presi-dente del Centro Sportivo Ita-liano, Capogruppo degliAlpini, sempre bene ope-rando in favore della gio-ventù per lo sviluppo dellavalle e la crescita dell’eco-nomia.

Alpino nel 1950 (nelGruppo Sportivo), ha poi se-guito l’organizzazione invalle del Biois delle pennenere in congedo, stimolandoiniziative e partecipazioni.Attualmente è Presidenteonorario della nostra Asso-ciazione. Il Gruppo Alpini“Cime d’Auta” di Caviola lostringe in un caloroso ab-braccio.

Un Alpino del New JerseyPotrà sembrare strano ma il

nostro giornale viene letto anchenel New Jersey!

Felice Ganz, classe 1919, cheda più di sessant’anni risiedenegli USA, legge tutti i numeri diCime d’Auta e così ritrova le sueradici, i suoi parenti e i nomi deivecchi amici e commilitoni.

In una commovente lettera in-viata alla cugina il nostro concit-tadino ripercorre la storia dellasua gioventù, purtroppo segnatadalla guerra.

Dimostrando una memoriadavvero prodigiosa, ci raccontadel suo arruolamento come vo-lontario nel Battaglione “Bel-luno” a S. Candido insieme al-l’amico Tranquillo Busin, cheora risiede a Torino.

Felice ricorda la sua amiciziacon Tranquillo: eravamo amici epaesani, insomma siamo cre-sciuti assieme nella miseria.Tranquillo suonava il violino e iola chitarra...

Il nostro concittadino ricordaancora le vicende successive: la

partenza per la Spagna col Batta-glione “Vestone” nel 1938, il ser-vizio alla Scuola di Alpinismo diAosta col Battaglione “Ducadegli Abruzzi” (Felice ricordaaddirittura che aveva la“mappina blu”), il ritorno comeSergente Maggiore al 1o Reggi-mento, dove trovò molti amicidella Valle del Biois, come Gio-vanni Grigolato e Gino Busin.Poi la guerra in Francia col Batta-glione “Val Cismon”, un breveperiodo al Mas di Belluno, altriservizi ad Aosta per formare ilBattaglione sciatori “MonteCervino” e infine la partenza perla Russia.

Forse per volontà della Prov-videnza il Sergente MaggioreBusin fu richiamato per un breveperiodo ad Aosta, per formare ilBattaglione sciatori “MonteRosa”: nel frattempo in Russiaera iniziata la tragica ritirata:...tutti i miei amici sono morti -compresi Lice dalla Fodoma(Felice Costa), Piere Del Vito(Pietro De Mio), Costante

Mogno (Costante De Biasio) ealtri...

Felice ricorda poi la partenzaper Grenoble, in Francia, da doveriuscì a tornare in Italia dopo l’8settembre.

Infine un ricordo della vita mi-litare non legato alla guerra:...quando ero alla 78a com-pagnia del Battaglione “Bel-luno” io e Camillo Luciani ab-biamo portato tutta lacompagnia sull’Antelao equando siamo scesi abbiamotrovato il Capitano Gentile e ilColonnello sulla strada di Au-ronzo, che ci aspettava e ci hannofatto gli elogi.

Felice Ganz detto Zaut te-lefona ogni settimana al suovecchio amico Tranquillo, aTorino, ma chissà... forse leg-gendo questi suoi ricordi qualcunaltro vorrà mettersi in contattocon lui, rivolgendosi al GruppoA.N.A. di Caviola Celeste Scar-danzan che gentilmente ci hafornito il materiale per questo ar-ticolo.

Felice Ganz - “Zaut” in uni-forme, con le decorazioni: sinota la striscia rossa al primo oc-chiello della giubba e la “Crocedi Ghiaccio” dei combattenti inRussia.

«Cime d’Auta» 17

Conoscevo già bene la storiadi Lourdes, tra televisione e vi-deocassette. Da tre annipregavo per avere la grazia difare questo lungo viaggio contutta la mia famiglia e sonostato esaudito.

Ringrazio la Vergine Mariache mi ha dato l’opportunitàdi andarci.

Siamo partiti da Agordo inpullman. Tutto era ben orga-nizzato e per questo merita unvivo ringraziamento l ’Uni-talsi di Belluno-Feltre che hafatto in modo che tutto si svol-gesse alla perfezione.

Durante il viaggio ho cono-sciuto tante persone meravi-gliose che ho tanta voglia di ri-vedere ancora. Ci siamoraccontati le nostre espe-rienze, i momenti difficilianche disperati che la Ma-donna ha fatto superare gra-dualmente: basta credere.

Abbiamo pregato per tutto ilviaggio. Io mi sono commossoal racconto della vita di SantaBernardetta a tal punto danon poter mandar via le la-crime.

Siamo arrivati a Lourdes eci è parso subito come tutto unaltro mondo. Il cielo era az-zurro e pieno di sole: ero cosìfelice come non ero mai statonella mia vita. Ci siamo recatiin tutti i posti, recitandosempre tante preghiere: laGrotta, la processione dellaVia Crucis, la casa di Berna-dette, il bagno nella fontana,tante messe...

La gioia era tanta che nonavevo più voglia di tornare in-dietro. Ho telefonato ai mieigenitori in Albania, a mio fra-tello a Roma, a mia sorella aParma... Volevo condividerequesta grande gioia con loro.Ho ricevuto una telefonata daCencenighe, era una miapaesana e mi ha detto: “Come èlà, Zef?”. Le ho risposto:“Vorrei che tu fossi qui e poinon parleresti più con me, timetteresti solo a pregare e aguardare”.

Mio figlio mi faceva do-mande e qualche volta mi di-straeva, ma è piccolo e ciono-nostante stava molto vo-lentieri a pregare davanti allaGrotta, davanti alla Ma-donnina. Poi c’era mia moglie,che non si era più capaci distaccarla dalla Grotta: ognivolta quando passavamo di làvoleva mettersi in ginocchio apregare.

Moltissime cose a Lourdesmi hanno colpito. C’era genteda tutto il mondo: questo mi hafatto capire che c’è tanta fede egrande spirito di umanità... eper questo mi sentivo felice.

La mia prima volta a LourdesEsperienza del pellegrinaggio raccontata da Zef Qarraj

Visitando la casa di Bernar-detta, stavo facendo le foto aglioggetti appartenuti alla suafamiglia: le sue scarpe, i calzi-

ni...Quando mi sono girato hovisto il camino con la legna. Inquel momento ho provatoqualcosa che non si può

esprimere e non trovo le paroleper dire l’emozione e la gioiache provavo.

L’ultimo giorno, quellodella partenza, mi sono alzatoalle quattro per andare allaGrotta. Volevo pregare in si-lenzio. I cancelli dell’ingressoerano chiusi, ma ho potuto en-trare da una porta piccola e misono trovato là con altre duepersone.

Ho pregato per un’ora emezza. Ha cominciato apiovere ma non mi sono mossodi lì: quella pioggia mi sem-brava dolcissima. Sono tor-nato in albergo tutto bagnato,ma non mi importava niente.

So che questa grande espe-rienza la racconterò agliamici, ai conoscenti e anchequando andrò in Albania.Dirò che la Madonna diLourdes è là che aspettasempre quelli che hanno bi-sogno e quelli che voglionocambiare vita.

Zef Qarraj

San Nicolò: attesa e gioiaPuntuale, la vigilia della

festa liturgica del santo amicodei bambini, s. Nicolò è tornatonella nostra valle. La neve avràreso il cammino più difficile,ma non impossibile.

Al mattino, nelle scuole ma-terne di Canale e Falcade e nellescuole elementari di Falcade;al pomeriggio nella Casa dellaGioventù, dove erano con-venuti tanti bambini con ge-nitori e nonni.

Un incontro atteso e pieno digioia, non solo per i regali, maper un fascino che chiamerei“spirituale”: il fascino delbello, del buono, del vero cheprende tutti e in particolare ibambini e di cui si sente tanto

bisogno. Siamo già nel clima diNatale ed allora questa attesa,questa gioia di avere un regaloci porta diritti diritti alla ca-

panna di Betlemme, dove tro-viamo l’“atteso” e il granderegalo per tutti, che è GesùBambino.

Nella fam. Busin (deiCete) ci sono tantinipoti e pronipoti,ora ci sono anche igemellini Loris eLinda, nati asettembre.Congratulazioni apapà Graziano e amamma Patriziache vivono a Zurigo.Busin Lidia, Bolzano

Congratulazioni!

Zef a Lourdes con la famiglia.

18 «Cime d’Auta»

Ritorno a Firenze per ricordare i39.741 sfollati del 1917

Il 27 e 28 settembre, in conco-mitanza con l’annuale radunodel 4o Rgpt., tenutosi quest’annoa Firenze, dalla Sezione ANA èstata organizzata una particola-rissima manifestazione.

Nel 90o anniversario della finedella Grande Guerra il Comunedi Firenze e la sezione ANAhanno invitato i Sindaci dei 223Comuni e i discendenti deglisfollati di allora, che, dopo la di-sfatta di Caporetto nel 1917, conprefetti e uffici amministrativifurono trasferiti fino alla fine delconflitto dalla zona di guerra aFirenze, Fiesole e Sesto.

Alla manifestazione tenutasi aFirenze hanno partecipato iSindaci della Valle del Biois, ac-compagnati dalle rappresen-tanze dei gruppi Alpini locali.

Sabato 27 settembre vi è statol’omaggio ai Caduti, al Famediodella Basilica di Santa Croce; se-guito dalla S. Messa in Basilica,e all’incontro con il sindaco diFirenze nel Salone dei Cinque-cento di Palazzo Vecchio con au-torità, amministrazioni co-munali, ospiti e dirigenzanazionale dell’ANA. In serataconcerto di cori nella Chiesa-Museo di Orsanmichele e difanfare in piazza della Repub-blica.

Domenica 28 settembre inmattinata ammassamento trapiazza San Marco, piazza SS.Annunziata e strade adiacenti,onori al Labaro dell’Associa-zione Nazionale Alpini e sfilataper le vie di Firenze, commiatodalle autorità.

La manifestazione si è svoltanel ricordo dell’esodo di600.000 civili, che furono sparsiper tutto il territorio nazionaledalla Valle d’Aosta alla Sicilia,in gran parte donne, bambini eanziani che affrontarono trenemici che sembravano invin-cibili: la miseria, la paura, la

fame.Fuggivano dalle loro terre

dopo la tragedia che era costataall’Esercito Italiano 11.000morti, 19.000 feriti, 300.000 pri-

I 4 sindici della Valle del Biois.

gionieri, 400 mila fra sbandati edisertori, 3.200 cannoni, 1.700bombarde, 3.000 mitragliatrici,300 mila fucili.

Come spesso accade, laragion di Stato stende l’oblio suvicende che - secondo le inten-zioni di chi manipola la storia -aprirebbero armadi che sarebbemeglio lasciare ben chiusi. Cosiè avvenuto a lungo per la resi-stenza iniziata all’indomanidell’8 Settembre dai nostri mi-litari, abbandonati dagli Alti Co-mandi in zone di guerra, che perdifendere il proprio onore nonesitarono a combattere e amorire, o a subire l’oltraggiodella deportazione per restarefedeli al giuramento di fedeltàalla Patria.

La vicenda dei seicentomilaesuli protagonisti, o meglio,vittime della più grande migra-zione interna, non è sfuggita aquesta regola e per ottant’anni è

rimasta a livello di archivio, oquasi. Negli ultimi anni accuratie documentati studi sono av-venuti a cura di uno storico, Da-niele Ceschin, e alcuni convegni

sulla sorte di questi profughiveneti hanno dato dignità e me-moria a una tragedia collettivavissuta su un altro fronte, diversoda quello dei soldati, che ha vistocombattere donne, vecchi ebambini contro fame, miseriasociale, umiliazioni, attenuatenon di rado, dalla solidarietà dicentinaia di famiglie cheaprirono loro le porte di casa.

Sono i seicentomila - diversa-mente da altri novecentomilache restarono subendo la dram-matica occupazione austriaca,non priva di violenze - che fug-girono dopo la rotta di Capo-retto, lasciando la casa e ogniavere. Furono smistati in tuttaItalia, soprattutto al Sud, in Si-cilia, in Campania, in Puglia, inToscana, mentre gli uominicombattevano. Erano dunque ledonne la componente maggiori-taria dei nuclei familiari, su diloro gravava il peso di una situa-zione spesso amara, vedove oprive di notizie del marito. Era

stata tutta loro la decisione di ab-bandonare il paese, con i figli e ivecchi. Furono ospitati inistituti, in palestre, in ognistruttura anche se inadatta.Neppure i bambini sfuggirono alavori pesanti, nelle miniere dizolfo, nei cantieri. Il quindi-cinale sussidio governativo erainsufficiente. Le giovani che an-davano a servizio erano spessovittime di vessazioni. La condi-zione di profugo, specialmentenelle zone rurali, era sinonimo diintruso da sfruttare. Nelle set-timane convulse che seguironoCaporetto, con la prioritaria ne-cessità di destinare ogni risorsaad arginare il fronte sulla lineadel Piave, quella dei profughi erauna esigenza, tutto sommato, se-condaria.

Furono i sindaci e i prefetti.che seguirono i profughi prove-nienti dalle province di Udine,Belluno, Treviso e Veneziaprima a Milano o Bologna, e poinei luoghi di destinazione, aprendersi direttamente in caricotanta gente. Firenze, che dovevaessere una tappa intermedia, finìper ospitare la popolazione diben 219 Comuni: 28 della Pro-

vincia di Belluno, 14 di Treviso,3 di Venezia e tutti i 178 Comunidella Provincia di Udine.

Gli sfollati di altri quattrocomuni trovarono sistemazionea Sesto (909) e a Fiesole (816).Le testimonianze, i diari, le ri-chieste di sussidio, perfino le de-nunce costituiscono un dram-matico archivio storico di questovolto della Grande Guerra. Nel-l’ambito delle celebrazioni del90o della fine della GrandeGuerra, il presidente della Se-zione di Firenze, Gian CarloRomoli, si è trasformato in ricer-catore e attraverso il bollettinoufficiale dell’Alto Commissa-riato per i profughi di guerra haricostruito la mappa dei luoghi incui, fino alla primavera del 1919,furono ospitati 39.741 profughi.

Ci furono grandi momenti disolidarietà, centinaia di famigliesi presero carico di tanta poveragente, anche se alla fine del con-flitto Firenze appariva strematadalla fame.

«Cime d’Auta» 19

Carabinieri in congedo al termine della Messa a Falcade con donMatteo.

ComplimentiAlessia Ganz è di-

ventata “dottoressa” il 7ottobre 2008 a conclu-sione del corso di laureatriennale in “Scienze Poli-tiche e Relazioni Interna-zionali” con votazione98/110 discutendo la tesi“Il concetto di giustizianel Leviatano di ThomasHobbes”.

Tanti complimenti e unabbraccio affettuoso daigenitori, dalla sorellaAlice, dalle nonne, daglizii/e e dai cugini/e.

Margherita, 96 anni e Celeste, 92 anni si sono fatti compagnia anche quest’anno a luglioin quel di Feder.Auguri di buon proseguimento... verso i... 100...

Nel 1842, in occasionedella prima messa di donGiovanni Luciani fu pub-blicata una poesia di D. A.Tomaselli col titolo “Val-lese” e con la seguente notadi principio:

“È tradizione che popolioltramontani per carestiavenissero a predare nellavallata di Canale, ma fos-sero su questo monte assalitie disfatti”.

La nota non indica l’annoma probabilmente si ri-feriva alle carestie deglianni 1527, 1591 o 1629.

La poesia descrive afosche tinte l’avvenimento.

Dalla foresta di Pane-veggio saliva una com-pagnia numerosa di genteaffamata verso il passoValles:

...per là traeasiturma di genti grame;smunta la pelle ed aridasull’ossa per la fame,e era da scarne guancelo sguardo di terror.

E quella triste compa-gnia si avanzava con loscopo di

...sorprendereil bel vicin paese;lutto, ruina, eccidiovagheggia nel pensier.

Ma i nostri paesani sierano accorti della minac-ciata invasione e avevanoprovveduto a difendersi;sulle alture che fiancheg-giano il passo si posizio-narono le vedette.

Gli altri, bene armati,erano nascosti negli an-fratti.

Il segno che dovevanodare le vedette era quello diaccendere dei fuochi ed il se-gnale non tardò a venire.

Del fumo ai neri vorticid’accesi strami ardenti, dal colle i prodi calanosopra le grame genti:d’ossa e di sangue barbarotutto è coperto il pian.

La dolorosa vicenda finìquindi con la strage degli in-vasori.

Notizie storiche de Il “Celentone”

Una battaglia al passo Valles

Buona continuazione inquel di Parma!

Carabinieri in congedoa Falcade

Il sindaco di Agordo Gavaz e di Falcade Murer con un rappresen-tante dei Carabinieri in congedo.

20 «Cime d’Auta»

Fine maggio 2008. Da unpo’ di tempo pensavo alCammino di Santiago e final-mente decido, di punto inbianco, di partire, con il miozaino, unica mia compagnia,angelo custode a parte! Miaspettano, dopo l’avvicina-mento in aereo e treno, circaottocento chilometri da per-correre a piedi.

Ryanair low cost daTreviso a Bruxelles CharleRoi e Da Charle Roi a Pau (inFrancia, preso per un pelo).Da Pau a Bayonne in treno(ormai si cominciano avedere zaini in giro! Non solola sola ad affrontare ilCammino). Da Bayonne a S.Jean Pied de Port in trenino.Siamo in Aquitania, una bel-lissima regione del sud dellaFrancia.

* * *Il giorno dopo, la prima

tappa a piedi, verso sud, perarrivare in Spagna, a Ronci-svalle, da dove inizia ilCammino vero e proprio: 25chilometri (in realtà di-ventano 27 per evitare la di-scesa troppo ripida e peri-colosa col tempo piovoso) dicui una ventina tutti in salita.È proprio un battesimo delfuoco, 1200 metri di disli-vello, prima sole, poipioggia, poi grandine, poiancora sole, poi neve poiancora vento e diluvio fino aRoncisvalle, nella regionedella Navarra.

Una gran fatica, com-pensata però dal paesaggiobellissimo di verdi colline,punteggiate di greggi dipecore, da un cielo che ognitanto regala squarci di az-zurro con enormi rapaci chevolano bassi e ti atterranovicino.

* * *Penso subito ai primi pel-

legrini che, nel Medio Evo,

percorrevano questa via, perarrivare alla tomba di S.Giacomo: per chiedere unagrazia particolare, per as-solvere l’impegno di un voto,per espiare, condannati daun tribunale civile o reli-gioso, la colpa di un delittocommesso e riceverne ilperdono. La loro meta eraquel campo (dove poi sarà

costruita prima un chiesetta epoi la basilica) sopra il quale,la presenza continua dialcune strane stelle, aveva at-tirato l’attenzione diqualcuno, permettendoglicosì di ritrovare la tomba del-l’Apostolo di Gesù (dallatino: campus stellae =campo della stella = compo-stella), scelto poi come pa-trono della Spagna, veneratocome pellegrino (era infattivenuto dalla Palestina perpredicare il vangelo agli abi-tanti della penisola iberica) econtemporaneamente comematamoros (combattentecontro i mori per la difesadella religione cristiana edella Spagna: si racconta cheapparisse su un cavallobianco in mezzo alle battaglieintraprese per ricacciare imori fuori dalla Spagna). Ecosì continuo, giorno dopogiorno, prima ancora versosud, e poi decisamente versoovest (lungo la direzionedella massa di stelle della vialattea), un po’ col sole, un po’con la pioggia, passando perle varie regioni del nord dellaSpagna: Navarra, Rioja, Ca-stilla, Leon, fino alla Galizia,la regione di Santiago. Uncammino su è giù per mon-tagne e colline, Pirenei, montide Oca, monti de Leon, montidella Galizia, che si alternanoa pianure ed altipiani, le me-setas, secondo dislivelli da500 a 1200 metri, per rag-giungere cime di 1400-1500

metri. Attraversando fiumisu antichi ponti medioevaliin pietra, attingendo l’acquada bere da antiche fontanelle(costruite proprio per aiutarei pellegrini), passando perricche città e paesi pove-rissimi e restando in contem-plazione, la sera, delle stelleche, lontano dal nostro abi-tuale inquinamento lu-minoso, sembrano quasi aportata di mano.

* * *È primavera e la natura

scoppia nelle sue più variemanifestazioni, cambiandoda zona a zona. Vasti campidi un verde diverso a se-conda del tipo di coltiva-zione: grano, orzo, segala,erba medica, piselli, curatasecondo un antico sistema dirotazione agraria. Quandosoffia il vento sembrano unmare di onde verdi, chepartono dal tuo sentiero e siperdono all’orizzonte...Alberi di numerose varietà,dai bassi pini sulla partemedia della montagna, allebetulle, ai pioppi; faggi,querce, castagni ed eucaliptiformano fitte foreste, nellequali si nascondevano, inpassato, banditi e rapinatori.Fiori di tutti i colori, cespuglidi ginestre gialle e bianche, dieriche di molte varietà, di ca-prifoglio profumato; pratiche si macchiano del rossodei papaveri, del bianco dellemargherite, delle più variesfumature di azzurro e vio-letto di tanti altri fiori, che in-cantano.

Greggi di pecore bianche omacchiate di nero che sem-brano smaltare i prati dellemontagne tondeggianti.Mucche che pascolano in

prati colorati da cespugli digialle ginestre, cavalli checorrono nella pianura con ipiccoli nati da poco, checercano di seguire le madri.Più a sud, cicogne che cer-cano cibo negli stagni e co-struiscono il nido su torri ecampanili, sorvolando, nu-merose, città e paesi, quasicome aerei sopra un campod’aviazione. Man mano chesi prosegue, il paesaggio sirinnova in continuazione.

Ma la bellezza sta anchenell’opera dell’uomo. Lungoil Cammino, nel corso deisecoli sono sorti paesi, città,con le loro chiese, e cattedrali.Dei monasteri, che offrivanorifugio ai pellegrini, moltisono andati distrutti, mamolti sono sopravvissuti, te-stimoniando la grande fededel popolo spagnolo. Legrandi cattedrali di Pam-plona, Logroño, santo Do-mingo de la Calzada, Burgos,Leon, Astorga, Santiago, milasciano veramente a boccaaperta per la loro arditezza ela loro bellezza, ma anche lechiese fortezza, segno delpassaggio dei Cavalieri Tem-plari e le piccole chiese, con ilnido delle cicogne sul cam-panile, che sono presenti intutti i paesi, grandi e piccolidel Cammino. Piene di im-magini dei santi più impen-sabili (almeno per noi), mo-strano la fede semplice maincrollabile di un tempo cheoggi, forse, in alcune zone stascomparendo.

* * *In alcuni ostelli parroc-

chiali però, dove l’acco-glienza è particolarmentecalda ed affettuosa, che si ma-nifesta, con la preghiera fattainsieme, il sorriso e le buoneparole, ma anche con l’of-ferta, oltre che del letto, dellaristoratrice zuppa del pelle-grino (solo dell’ acqua calda

bollita con un po’ disale, olio aglio epane vecchio, mafatta con amore, ro-solio per chi hafreddo e fame), sivede proprio la ca-pacità di mettereancora in pratica idettami evangelicidelle opere di mise-ricordia. Ogni tan-to incontro qualcheanziano che mioffre della frutta,dei biscotti (sem-bra il nostro SanMartin!), chieden-domi in cambiouna preghiera, e,una volta arrivata aSantiago, di ab-bracciare il santoper lui.

IL MIO CAMMINO A SANTIAGOIL MIO CAMMINO A SANTIAGOdi Pia Luciani

La collina della Madonna: prima dell’ultima salita.

«Cime d’Auta» 21

Lungo il Cammino, maanche negli ostelli, dove sidorme tutti insieme, su letti acastello, ognuno dentro ilproprio sacco a pelo, e dove sipuò fermarsi soltanto peruna notte, incontro pellegriniprovenienti da ogni parte delmondo.

Brasiliani, Coreani, Giap-ponesi, Tibetani, Tedeschi,Inglesi, Israeliani, Austra-liani... percorrono il Cam-mino per le motivazioni piùdisparate: culturali, natura-liste, sportive, umane, reli-giose, spirituali, ciascunocon il proprio carattere, ipropri problemi, le propriecredenze, in una personale ri-cerca e la cui vicinanza aiuta aconfrontarsi e quindi a cre-scere, maturare e ridimen-sionare i propri problemi e leproprie difficoltà.

* * *I lunghi tratti di cammino

percorsi in solitudine, la dif-ficoltà che è sempre presente,la sofferenza fisica che nonmanca, creano una situa-zione che offre molte occa-sioni. Per esempio permettedi sfidare se stessi, di mi-surare le proprie capacità e lapropria resistenza alle diffi-coltà.

Lascia il tempo di entraredentro di sé, riflettendo sullapropria vita e sui propri pro-blemi.

È vero che questo, se dauna parte dà la possibilità diuna liberazione, dall’altre farivivere sia le sofferenzepassate e presenti che si vor-rebbe rimuovere sia il pen-siero per le difficoltà chestanno incontrando lepersone che ci sono care.

Il nuovo dolore è tale che lapesantezza dello zaino che siporta sulle spalle sembra di-ventare sempre maggiore,pur mantenendo lo stessocontenuto materiale, maaiuta anche, nello stessotempo, ad imparare ad ac-cettare certe realtà che, pur-troppo, non si possono cam-

biare, addolcendone la sof-ferenza.

* * *Permette anche un rap-

porto speciale con il Signore,mediante una preghiera che,da più formale all’inizio,fatta di formule, anche semolto belle, diventa rifles-sione più profonda, col-loquio diretto, diventaproprio un parlare normale,come tra persone di famiglia,spiegando, chiedendo, rin-graziando.

La preghiera diventaanche offerta, soprattuttoquando si è troppo stanchi,quando sembra di non poterpiù continuare perché ilcammino diventa più dif-ficile e faticoso, ecco allorache si offre quella fatica, chesenza motivazioni sarebbesterile o masochista, perchéabbia uno scopo, una finalitàe via, via, la si destina a chi siama in modo particolare, achi si conosce ed ha più bi-sogno, a chi è malato e sta sof-frendo molto più di te, a chi siè raccomandato alle tue pre-ghiere...

Così alla fine scopri chequel Cammino non è altroche una metafora della vita,che si percorre portando cia-scuno i propri pesi, che via,via, diventano più pesanti; èfatto di gioia e di sofferenza.Si cammina sul piano e insalita, sull’asciutto e sul ba-gnato, sulla strada liscia e suiciottoli, nell’erba morbida efra le ortiche, nel fango che tifa sprofondare e dove tral’altro, rischi sempre di sci-volare. È pieno di incontri cheti permettono di fare un trattodi strada insieme ad altrepersone, ma che prima o poidevi lasciare, magari proprioquando ti sei più affezionatoa loro. Persone buone e ge-nerose che ti aiutano, si of-frono magari di aiutarti aportare per un po’ il tuozaino, e ti allargano il cuore,altre che lo sono meno e ticreano maggiori difficoltà.

Cammino nell’amicizia.

Capisci che anche se stai maledevi continuare lo stesso, cheanche se sei stanca deviandare avanti, ma che allafine della strada proverai lagioia piena di essere arrivatae dimenticherai le sofferenzepassate. (ecco il portico dellagloria, attraverso cui si entranella cattedrale di Santiago).

Anch’io ho fatto tutte que-ste esperienze, compresaquella del pianto liberatoriosulla cima del monte Gozo,dalla quale, si riesce a scor-gere nella pianura sotto-stante, la città di Santiago e leguglie della sua basilica...

... e ormai ho dimenticatole vesciche ai piedi, le ten-

diniti, la fame e la sete patite;la fatica delle lunghe saliteche non finivano mai e dellepericolose discese su sentieriscivolosi di ciottoli bagnati;la delusione nel trovare il ri-fugio pieno che mi obbligavaa riprendere il cammino perun lungo tratto di strada.

Ricordo solo di quei 29giorni la bellezza dellanatura, delle chiese, degli in-contri con persone che misono rimaste nel cuore e l’en-trata in quella cattedralemaestosa; la preghiera sullatomba del Santo e l’abbraccioalla sua statua, in cima allascala, sopra l’altar mag-giore...

Davanti alla basilica di S. Giacomo.

Cresimandi con genitori, don Matteo e don Bruno a Colcumano.

Trentennale Baita Papa Giovanni Paolo I.

22 «Cime d’Auta»

Congratulazioni a Eddj Gaspari (Fregona)2o classificato al premio Manzotti “Juniores”

Sabato 18, sono stati pre-miati i vincitori del 26o PremioGrambinus - Giuseppe Maz-zotti e del 1o Premio GiuseppeMazzotti Juniores, riservato aglistudenti delle scuole superioridel Triveneto. La cerimonia allaquale ha partecipato Eddy Ga-spari (di Fregona, Canale d’A-gordo vincitore del secondopremio categoria Juniores) si è

tenuta presso l’Auditorium Co-munale. L’incontro è promossodall’Associazione Premio Lette-rario Giuseppe Mazzotti.

Per Eddy un’esperienza ini-ziata lo scorso anno scolastico,quando è arrivato a scuola ilbando di concorso per la primaedizione del premio “juniores”,riservata agli studenti dellescuole superiori di secondogrado.

Eddy ritiene doveroso ri-volgere dei ringraziamenti atutti coloro che lo hanno aiutatonell’analisi del tema proposto,fino alla stesura del prodottofinale.

“Innanzitutto al Gruppo Folk-Union Ladina Val Biois e quindial suo consiglio, grazie al quale- spiega - sono riuscito ad inte-ressarmi in modo particolare al-l’argomento trattato, una te-matica di attualità legata alla

cultura e all’ambiente. Un grande grazie va rivolto

anche alla mia famiglia, che miha aiutato nel ricomporre i rac-conti di mia nonna, creandouna descrizione del lavoro e deipaesaggi di un tempo, e che mi èstata vicina durante l’intero pe-riodo di ricerca.

Sono inoltre molto grato allascuola, l’istituto “U. Follador”,ed in particolar modo al diri-gente, Bruno Bulf, grazie alquale mi è stato possibile parte-cipare al concorso. Ringrazioanche le mie insegnanti dilettere, in particolar modo laprofessoressa Antonella Costa,che mi ha seguito con grandepazienza e sensibilità nella pre-parazione e grazie agli inse-gnamenti della quale sono riu-scito a realizzare un elaboratooriginale e d’interesse, e la pro-fessoressa Maria Cristina Vispi,

dalla quale ho appreso le basiper la stesura di un raccontocoerente e corretto.

Un ringraziamento va rivoltoanche ai miei compagni diclasse, che hanno semprecreduto nelle mia potenzialità,incoraggiandomi con grandeaffetto.

Infine, ultima non per impor-tanza, mia nonna: a lei vogliodedicare l’abbraccio piùgrande, perché è proprio graziea lei, la vera protagonista delracconto, che sono riuscito avincere il secondo premio.

Sono contento di aver citato lesue storie nel mio elaborato,perché sono sicuro che da lassùanche lei, come me, si è com-mossa. Credo che se fosse qui,indipendentemente dall’esitodel concorso, sarebbe felice delbrano che ho scritto con affetto,sensibilità, gioia e gratitudine”.

“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”di Eddy Gaspari

Classe III L/b del Liceo Scientifico “Umberto Follador” di Agordo (Belluno)

Fregona,Primavera-Estate 1944

Sono le tre di notte e lagiovane Giulia si sveglia dalsonno perché sente il padrePlacido chiamarla: biso-gnava andare a falciare ilprato e lei doveva affiancareil padre perché era la piùpiccola delle tre sorelle.Ancora stanca per i lavori delgiorno precedente, si alza dalletto, si veste e corre fuori dalpadre a preparare il carro(car dai tragoi), al quale develegare le sue due care vacche,Rosa e Mosca.

Attraversano il piccolopaese, i prati privati, i praticomunali ed il bosco, fino araggiungere il cason (lapropria baita di montagna)alle sette del mattino.

Il sole intanto ha comin-ciato a sorgere e dalle pallidemontagne spuntano i primiluminosi raggi del sole, cherivelano grandi distese di pa-scoli a monte, sotto le nuderocce, e i piccoli paesi a valle,fra i quali riesce a intra-vedere Fregona, la suapiccola frazione, con almassimo 10-15 famiglie,molto povera, ma nella qualesi respira un dolce odore diaccoglienza.

Da lassù riesce a scorgere iclassici fienili in legno, i

tabià, ricchi del foraggio ne-cessario al mantenimentodegli animali ai quali tuttierano molto affezionati.

Vede le strette strade ster-rate immerse nel verde, dovecominciano a passare leprime donne dirette alla lat-teria e ai loro piccoli orti.

Gli alberi non sono moltofitti, in quanto prati e boschierano sempre ben curati: cosìGiulia può tranquillamenteosservare il suo piccolo vil-laggio, i prati che lo cir-condano, verdi e ben cu-rati.

Scorge anche la sua piccolacasa, il suo orto e la suastalla, dove immagina il suopiccolo vitello immerso neisogni...

Mentre Giulia lasciavagare la sua mente, il padreha già scaricato gli attrezziper falciare il prato: la ”faoz”e la “pèra” (la falce fienaia e lapietra atta ad aguzzarla con-tenuta in un apposito conte-nitore appeso alla cinta,detto coder).

Placido si siede sull’erba ecomincia ad affilare la lamadelle faoz (bate la faoz)appoggiandola sul ”mai”,uno strumento ferreo aventel’estremità piatta che venivapiantato a terra.

Ascolta attentamente il

rumore che genera il mar-tello battendo sulla lama;dopo un po’, quando quelsuono diventa quasi una me-lodia, si ferma e sente con ildito se è sufficientementeaguzza. Poi si alza e cominciail suo duro lavoro, per ora nonsotto al sole cocente.

La giovane Giulia aspettache il padre abbia falciato unpo’, dopodichè prende il suorestel (rastello) e la forca e co-mincia ad allargare l’erbaappena tagliata (a fa rodela),in modo tale che si seccasse epotesse poi essere ammuc-chiata nei classici “mar”.

Il sole intanto si alza e illavoro diventa ancor più fa-ticoso.

Verso le undici si comin-ciano a sentire le voci di duedonne che stanno arrivandoal cason: stanno portando ilpranzo a Placido e alla figlia.

Appoggiano la gerla (dar-lìn) a terra e servono ai dueaffamati lavoratori dellabuona polenta fresca e delformaggio, formaggio casa-lingo, fatto con il latte pro-dotto dalle loro amate vac-che.

Giulia comincia a man-giare e nuovamente si perdenel magnifico paesaggio chela circonda: ama la mon-tagna ed è contenta di ve-

derla così curata, così splen-dente.

È ancora piccola e pensache tutto ciò che vede noncambierà mai... immagina iprati sempre così verdi, conl’erbetta corta che le solleticai piedi nudi, i piedi nudi diuna bambina che spen-sierata corre sui pascoli neimomenti di riposo e che sidedica a preparare il fo-raggio.

Giulia non immaginavaancora quello che avrebbevisto dallo stesso posto cin-quantacinque anni dopo.

Fregona,primavera-estate 1999

Giulia si sveglia presto, sialza e va in cucina a prepa-rarsi un buon caffè d’orzo.Ancora in vestaglia da notte,si affaccia alla finestra: lastrada asfaltata che da Fre-gona porta a Caviola è ancoradeserta; la gente, di do-menica, sta a casa, i fanciullinon corrono a prendere ilpullman che li porta a scuola.

Sente che Eddy sta scen-dendo velocemente le scale,entra nel suo appartamentoe urla: - Nonna! Nonna! Fi-nalmente oggi ti portiamo inmontagna!

«Cime d’Auta» 23

La nonna gli fa un grandesorriso: da quanto non vedepiù i bei prati verdi di altamontagna, non li sfiora piùcon le mani e non vi pas-seggia più a piedi nudi!

Dopo anni, il papà e lamamma di Eddy avevanodeciso di tagliare l’erba delprato attorno alla vecchiabaita di montagna, che datempo ormai non era più uti-lizzata.

Sono le otto e mezza, lanonna si è preparata e scendein garage con il nipotino persalire sul trattore che liavrebbe portati al vecchiocason.

Mentre percorrono lastrada asfaltata che con duceal sentiero, Giulia raccontadegli orti e dei campi che untempo ricoprivano tutta lazona e di come li attra-versava sul carro condottodalle sue vacche.

Il giovane Eddy ascolta en-tusiasta, ma non riesce adimmaginare una strada nonasfaltata, l’assenza totale ditrattori ed auto... e si mera-viglia dell’orario a cui lanonna si alzava un tempo perandare a falciare l’erba con ilpapà Placido.

Accanto a loro, sulla parteposteriore del trattore, cisono la falciatrice e il dece-spugliatore, con una tanicadi benzina ed una si olio.

Eddy non riesce a imma-ginare la falce della nonna,che ha visto tante volte nelsuo tabià, tagliare tuttal’erba dell’enorme prato checirconda il cason.

Mentre procedono lungo ilsentiero, subito incontranoun fitto bosco, all’ombra delquale procedono per un lungotratto.

Il sentiero è molto largo,per permettere il transitodelle nuove macchine datraino, e Giulia ricorda comeun tempo fosse stretto stret-to, tanto da consentire almassimo il passaggio del cardai tragoi.

Presto raggiungono il vec-chio cason; i genitori di Eddyscaricano gli attrezzi mentrela nonna, tenendo per manoil nipotino, cerca il paesaggioche tante volte aveva visto dapiccola.

Volge lo sguardo a monte evede il sole splendente, lemontagne pallide, non piùsorridenti come un tempo...«Forse è il sole che illumi-nandole non fa più nascere inme quella sensazione di leg-giadria, di serenità, di fe-licità», pensa la nonna.

Poi si gira con il nipotinoverso valle, verso il suoamato paese... ma non vedenulla.

Gli alberi sono cresciutimolto da come li ricordava ederano così fitti da non per-metterle di scrutare la valle acui era molto legata.

Si rivolge quindi ad Eddy egli dice che un tempo, daquellaposizione, riusciva a vederela sua casa, i prati che la cir-condavano e tutti i tabià diFregona.

Il nipote allora, vedendonegli occhi della nonna uncenno di dispiacere, la invitaa seguirlo in un posto che sololui ha scoperto.

Lentamente si addentranonel bosco, dopo aver attra-versato un prato malcurato,dall’erba alta e non piùmorbida e soffice come Giuliaricordava.

La nonna si fida delbambino, che presto laconduce in uno spiazzo verdee la porta su di una roccia,probabilmente residuo diuna frana recente.

- Guarda nonna! - le diceentusiasta. E Giulia, volto losguardo a valle, individuaFregona, il suo amato paese.

Eddy si aspettava una rea-zione quasi eccessiva dellanonna, che invece non parla,ma osserva in silenzio.

Poi prende la mano delbambino e gli spiega:

- Vedi tutto quel grigioEddy? Sono le strade che ognigiorno percorri per andaredai tuoi amici; immaginaleora un po’ più stretti esterrate.

E vedi tutte quelle casedietro al nostro fienile? Sonole case dei tuoi compagni digioco; ora immagina divedere tutti tabià come ilnostro.

Vedi qui puntini coloratiche si muovono sulle strade?Sono le macchine che ci sonoora a Fregona; immagina divedere le donne che vanno alavorare nei loro orti e gliuomini che trasportano icarri, come quello che c’è nelnostro fienile. E vedi quellacasa grande in fondo alpaese? È la casa di Lorenzo;immagina di vedere lì lavecchia latteria, dove ognimattina, dopo aver munto levacche, si portava il lattefresco.

E dove ci sono tutti queglialberi attorno al nostro paeseimmagina delle grandi di-stese di erba, dove puoicorrere a piedi nudi, dovepuoi giocare tranquillo con ituoi amici... - Forse sta scen-dendo una lacrima dagliocchi della nonna di Eddy e ilragazzo non capisce... o forsecapisce, ma vede tutto comeuna storia, come una bella fa-vola.

Un vecchio e un bambino si preser per manoe andarono insieme incontro alla sera;

la polvere rossa si alzava lontanoe il sole brillava di luce non vera...

L’ immensa pianura sembrava arrivarefin dove l’occhio di un uomo poteva guardare

e tutto d’ intorno non c’era nessuno:solo il tetro contorno di torri di fumo...

I due camminavano, il giorno cadeva,il vecchio parlava e piano piangeva:

con l’ anima assente, con gli occhi bagnati,seguiva il ricordo di miti passati...

I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,non sanno distinguere il vero dai sogni,

i vecchi non sanno, nel loro pensiero,distinguer nei sogni il falso dal vero...

E il vecchio diceva, guardando lontano:“Immagina questo coperto di grano,immagina i frutti e immagina i fiori

e pensa alle voci e pensa ai colori

e in questa pianura, fin dove si perde,crescevano gli alberi e tutto era verde,

cadeva la pioggia, segnavano i soliil ritmo dell’ uomo e delle stagioni...”.

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,e gli occhi guardavano cose mai viste

e poi disse al vecchio con voce sognante:“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”.

Fregona, 2008Ed eccomi qui, io, il bam-

bino un po’ cresciuto, ormai di-ciassettenne... Eddy.

Ed ora capisco, adesso ca-pisco. Ho proposto il testodella canzone perché Gucciniesprime lo stesso mio con-cetto, solo che ambientatoforse non in montagna, ma inpianura. Noi siamo nati in-fatti in un mondo nel boomdello sviluppo, soprattuttoeconomico e turistico, per cuispesso si tende a sottova-lutare l’ambito naturalistico edella salvaguardia del pae-saggio. E, non avendo vistoquello che hanno avuto mododi ammirare i nostri nonni,non ci rendiamo conto e ten-diamo a vedere tutto comefosse una favola che descriveun’immagine di idillio.

Il primo breve racconto cheho proposto parla della giovi-nezza di mia nonna, ma nonsolo: rappresenta la bambinache ritroviamo in tutte ledonne anziane. La “Heidi” chec’è in tutte le nostre nonne:proprio lei che ha visto il durolavoro fin dalla giovinezza,senza facilitazioni tecnolo-giche di alcun genere; propriolei che ha ammirava con tantagioia e tanta soddisfazione ilpaesaggio che la circondava, imonti sorridenti, il propriopaese che non era tecnologico,era molto povero, ma degno diessere amato!

Il secondo racconto mostrainvece i grandi cambiamenti

che ha subito l’intero terri-torio in mezzo secolo. Laprima variazione è sicura-mente visiva, in quanto neipaesi ormai è difficile trovarel’antica terra sulle strade,l’antico legno dei fienili, le an-tiche case che rivelano unostile che riflette l’importanzadel paesaggio e dell’ambiente.Il grigio domina sulle stradeasfaltate, sugli interventi rea-lizzati senza considerare latradizione. L’unico punto diriferimento è ormai il turismoe quindi gli agi personali, unavera e propria forma diegoismo verso l’ambiente e ilpaesaggio. La delusione dimia nonna nel notare un talecambiamento rappresenta ladelusione degli anziani, maanche la normalità di noigiovani, che probabilmentenon riusciamo ad immaginareun ambiente più puro, piùverde, più tradizionale, osereidire. Spesso tutto questo cisembra una bella favola,perché ci accorgiamo che non èla realtà. Tuttavia lo è stata e,soprattutto, è stata una bellarealtà!

L’evoluzione dei mezzi,sempre più tecnologici, so-prattutto dei mezzi agricoli,dovrebbe solo facilitare ilmantenimento di un am-biente ben curato, di un pae-saggio piacevole alla vista;tuttavia si è verificato ancheun cambiamento nella realtàdi questo settore, poiché non

«Cime d’Auta» 25

I crocefissi della “Meda Cioia”La “Meda Cioia” (zia Gra-

ziosa Scardanzan) era nata aFregona nel 1889 e lì è rimastafino alla sua morte avvenuta asoli 64 anni.

Donna tutta d’un pezzo, dalcarattere forte e deciso, eravissuta nella sua famiglia d’o-rigine molto tempo, per poiprendere marito in età ab-

bastanza avanzata.Presto era anche rimasta

vedova.Grande lavoratrice, non era

affatto portata per le faccendedomestiche, ma prediligeva digran lunga i lavori dei campi, deiprati e della stalla, nella qualeteneva sempre vari capi di be-stiame tra cui mucche, gallineed il maiale.

Naturalmente per allevarequesti animali era necessarioprocurarsi fieno, biada epatate... eccola allora impe-gnata dalla primavera all’au-tunno a preparare il cibo alla suapiccola fattoria.

Aveva a questo propositoanche un piccolo difetto (se sipuò chiamarlo così): cioè volevasempre essere la prima delpaese ad iniziare e finire i lavoridi vangatura, semina, raccolta,fienagione, ecc...

Certe primavere, quando laneve era caduta abbondantedurante l’inverno e tardava adandarsene, era capace di spar-gerci sopra uno strato di terraper facilitare lo scioglimento epoter così iniziare di fretta ilavori.

Di animo semplice e ge-neroso, ma di carattere testardocome un mulo, nessuno riuscivaa toglierle dalla testa quantoaveva programmato di fare,come quando a “Crode” i mi-litari hanno dovuto sospenderele esercitazioni di tiro perché lei,nonostante fosse a conoscenzadelle ripetute ordinanze di di-vieto di accesso alla zona, per

grave pericolo, se ne era infi-schiata tranquillamente, re-candosi di buon mattino sulposto a tagliare l’erba come seniente fosse. D’estate talvoltaaccompagnava le mucche al pa-scolo e mentre faceva la guardiaconfezionava, con rametti in-trecciati di larice, dei canestrelligrandi come nidi che riempivadi fragole e mirtilli e che poidonava a qualcuno.

La sua casa sembrava unpiccolo campo di battaglia frapentolini, stoviglie ed oggetti diogni genere sparpagliati qua e làed anche il suo modo di vestireera abbastanza trasandato.

Possedeva però il classico co-stume tradizionale che in-dossava nelle grandi feste in-sieme a qualche semplicegioiello ed allora, così elegante,sembrava un’altra persona.

Nonostante tutto questo, la“Meda Cioia”, era una donnache aveva in se una Fede ra-dicata e profonda che conta-giava un po’ quelli che lestavano vicino e che lei manife-stava in vari modi.

Prima del suo matrimonio,tutte le mattine si recava alla S.Messa nella chiesa di Canale,naturalmente a piedi, attraversoil sentiero di Pontera.

Dotata di una bella voceamava molto intonare le litanie,seguire i canti liturgici e recitareil rosario.

La corona era sempre pre-sente nelle tasche della sualunga gonna nera insieme aqualche nocciola o mentinastrapazzata che amava regalaresempre ai bambini.

Lei pregava spesso, a qua-lunque ora ed in qualunqueluogo si trovasse e, per coin-volgere tutti a meditare ed a ri-volgere un pensiero a Dio, ave-va pensato bene di collocarealcuni Crocefissi sulle strade esui sentieri di maggior pas-saggio... Ed aveva scelto proprioi posti giusti:

il sentiero di Pontera (perché

tutti passavano per andare allaS. Messa a Canale) dato che nonesisteva ancora la parrocchia diCaviola;

la mulattiera di “Van” cheporta a Colmont dove si re-cavano alla fienagione in mon-tagna;

la scorciatoia della strada diRif, che conduceva a Caviola,dove la gente scendeva per gliacquisti.

Questi Crocefissi, collocatisopra una semplice croce dilegno venivano attaccati al tron-co di un grosso albero al riparodalle intemperie, così che lepersone si fermavano a riposaree contemporaneamente a re-citare una preghiera o deporreun mazzolino di fiori...

Gli anni sono passati, moltecose sono cambiate ed anche iCrocefissi hanno avuto la lorostoria.

Quello di Pontera ha “cam-biato casa” perché l’albero sucui era collocato è stato tagliatoed ora si trova in una piccolanicchia che alcune anime pie diCarfon hanno ristrutturato.

Il Crocefisso originale di Van è

andato perduto e sostituito peropera delle nipoti della “MedaCioia” da un altro, distrutto poida mani vandaliche. Al suo po-sto ora possiamo vederne uno instile moderno, stilizzato, inpeltro.

Il povero Cristo di Rif, durantela disastrosa e spaventosa allu-vione del ’66 è sparito comple-tamente, inghiottito dal fango,dai sassi e dalla melma, insiemealla 600 di don Rinaldo Som-macal.

Una decina d’anni fa per ri-cordare quest’ultimo avveni-mento e specialmente la “MedaCioia”, zia tanto speciale quan-to originale, ad una nipote èvenuto in mente di far erigere unnuovo Crocefisso. Ha espresso ilsuo desiderio alle sorelle chesono rimaste molto entusiastedell’idea e che hanno colla-borato molto volentieri alla suarealizzazione.

Avute le autorizzazioni ne-cessarie da parte del Comune edei proprietari del terreno(Tilde), l’opera è stata subitocommissionata ai falegnami edallo scultore e dopo poco tempoanche con l’aiuto gratuito diGianni De Col, Dario Scar-danzan, Angiolin e Nesto eccosorgere un nuovo Crocefissoche si può ora ammirare in lo-

calità “Bolifa”, alla diramazionedelle strade di Fregona e Feder.

Anch’esso ha risentito peròdell’usura del tempo e ultima-mente sono stati necessari degliinterventi urgenti di restauro. Lenipoti hanno provveduto e, conla preziosa e valida mano di TinoDe Mio, sempre pronto a colla-borare, il “Cristo” è tornato co-me nuovo.

Ed ora nipoti e pronipoti vo-gliono rivolgere un pensiero diriconoscenza alla loro zia chenella sua semplicità ha lasciatoimportanti segni non solo per ifamiliari, ma per l’intera grandecomunità e un sincero ringrazia-mento a quelli che hanno pre-stato e prestano sempre la loroopera di volontariato in ogni oc-casione, compresa la pulizia edil taglio dell’erba nel prato circo-stante. Nipoti e pronipoti

26 «Cime d’Auta»

In questo ultimo numero del 2008 vogliamo rivivere le escur-sioni fatte in giugno al Rifugio Venezia sotto il Pelmo, in luglio airifugi Paolina e Roda de Vale e in agosto al Monte Cauriol e a PortaVescovo Padon.

II ITINERARAIO: RIFUGIO VENEZIA

La seconda gita era in pro-gramma martedì 17, ma lapioggia ci ha indotti a spostarlaa venerdì 20.

La giornata si presenta di-screta. Ci portiamo con le autoa Zoppé di Cadore per PassoStaulanza, Goima, Dont eForno di Zoldo.Iniziamo a salire per sentieroabbastanza tranquillo, anchese bagnato dalle piogge deigiorni precedenti. L’ambienteè molto bello: tanto verde:prati, boschi con sullo sfondo lebellissime montagne delPelmo, del Civetta del BoscoNero...Quando ci sembra diessere quasi arrivati, ci spettauna spiacevole sorprese: il sen-tiero perde quota e di molto epertanto ci rimane ancora ab-bastanza da salire. Verso mez-zogiorno siamo nei pressi del ri-fugio Venezia: Sostiamo perrifocillarci, ma anche questavolta, il tempo ci fa un bruttoscherzo: una pioggerellina ciinvita ad entrare nel rifugio e

così completiamo “il pranzo”.Salutiamo i gestori cheavevamo conosciuto alla finedell’estate scorsa e quando iltempo sembra migliorare, ri-prendiamo il cammino di ri-torno per altro sentiero. E qui lasorpresa è molto bella: cessa dipiovere e le nuvole vengonospazzate via lasciando un cielosereno con il magnifico Pelmoche ci appare in tutto il suosplendore.

Ogni volta che ammiro ilPelmo, mi immagino che IlPadre Eterno stesso sia scesodal trono celeste per scolpire ilsuo “Caregon”. È una mera-viglia. A metà tragitto, sostiamoper la preghiera e quindi rag-giungiamo le auto che ci porte-ranno a casa, non senza fer-marci prima la passo Duran peril “tradizionale” gelato. Anchequesta volta, pur non essendoancora in molti, ritorniamo contanta gioia nel cuore per avervissuto una giornata moltobella.

VI ITINERARIO: RIFUGIO RODA DE VAEL

È martedì 15 luglio, nel pienodell’estate. La giornata si pre-senta molto bella e lo sarà fino allasua conclusione. Il cielo è sereno,splende il sole e l’aria, in parti-colare al mattino, è frizzante cheinvoglia a camminare e senza fa-ticare tanto.

Ci portiamo in auto al passoCostalunga, passando per il SanPellegrino, Moena e Vigo diFassa. In poco più di un’ora,siamo pronti, zaino in spalla, asalire verso il primo rifugio:Paolina.

Ci accorgiamo che siamoproprio in tanti; senza contarciabbiamo l’impressione di esserepiù di 50 ed è proprio così.

Siamo gente di Caviola e moltivenuti da fuori, anche da Terni.Ci sono amici di Falcade, diCanale, di Agordo. Numerosisono anche coloro che per laprima volta partecipano allenostre escursioni.

Il sentiero è abbastanza ripido,ma molto ben costruito, per cui,

in tempo inferiore al previsto e aquello segnato sulla segnaletica,raggiungiamo il rifugio Paolina,che sorge sotto la magnificaparete della Roda de Vael.

Sostiamo un po’, attendendoanche chi è salito con più calma;il tempo per scattare una foto, perbere qualcosa e riprendiamo ilsentiero che sale verso l’altro ri-fugio, che è la meta della nostraescursione.

In poco più di mezz’ora siamoal rifugio, per sentiero moltoagevole, per lo più pianeggiante econ panorami stupendi. Pas-

siamo accanto al monumento aCristomannos e alla grandeaquila in bronzo. Una foto èd’obbligo. Il rifugio Roda De Vaelsorge in un posto molto bello, frale rocce. Accanto c’è una monta-gnola rocciosa, assai agevole a sa-lirvi e così molti non possono resi-stere...

Entrare nel rifugio è proble-matico e così sostare nelle vici-nanze, a causa della folla. Cer-chiamo un posto tranquillo e lotroviamo subito sopra il rifugio inuna conca erbosa che è l’idealeper fare il nostro momento di spi-ritualità.

Leggiamo una riflessione dalbreviario dell’Alpinista sulla stellaalpina: una riflessione talmentebella che ha ispirato a molti di noidi dare il nome al nostro gruppoproprio: “Gruppo Stella Alpina”e a stampare sulla maglietta cheabbiamo scelto come “distintivogruppo” l’ultima frase, partico-larmente bella: “La stella alpinaè una briciola di purezza ce-

leste caduta sulla terra per farcigustare la morbida carezza diDio”.

Terminata la preghiera, scen-diamo per altro sentiero verso ilPasso che raggiungiamo como-damente e lì sostiamo per alcunicanti con Paolo e la sua chitarra.La giornata non finisce però così.Non possiamo no scende al lagodi Carezza. Bellissimo! Con il La-temar che si rispecchia nelleacque. Ritorniamo a casa moltocontenti per avere vissuto unadelle giornate più belle sullenostre montagna!

Al cospetto del “Caregon del Padre Eterno...”.

Il piccolo gruppo.

Il rifugio Paolina.

Il rifugio Roda De Vael.

AMICI DELLA MONTAGNA

«Cime d’Auta» 27

MONTE CAURIOL

In cima al monte Cauriol.

Momento di spiritualità sulla montagna di Ornella.

Sul passo Sadole.

In cima alla Mesola.

Venerdì 8 agosto siamo salitisul monte Cauriol,nella catenadei Lagorai in una bellagiornata di sole. Con le auto ab-

biamo raggiunto Ziano diFiemme e di lì sempre in auto,per strada in parte asfaltata e inparte sterrata, abbiamo rag-giunto il rifugio Cauriol e MalgaSadole, posizionati in una vallemolto bella. Iniziamo la salitache nella prima parte non èproibitiva come pendenza, inquanto si segue una vecchiastrada di guerra. Nei pressi delPasso sadole, deviamo a si-nistra e dopo un certo tratto di

strada pianeggiante, ricomin-ciamo a salire e questa volta èdavvero dura, perché si sale sutraccia di sentiero cammi-

nando fra i massi. È il vecchisentiero degli Autriaci.

Ognuno sale con le propriecapacità, misurandosi con sestesso. In tempo relativamentebreve raggiungiamo alla spic-ciolata la forcella, posta nellaprossimità della cima delMonte Cauriol. Ci compat-tiamo come gruppo e iniziamol’ultimo tratto di salita che, purbreve, presenta qualche diffi-coltà e qualche esposizione,

per cui lo affrontiamo con pru-denza e con la collaborazionedei più esperti, che danno unamano ai meno pratici di roccia.

In realtà c’è anche da usarele mani e di stare molto attentiperché la roccia è friabile.

Raggiunta la cima, la gioia ègrande.

Ci sono vari segni che ri-cordano la prima grandeguerra e comprendiamo chequesta montagna è assai caraagli Alpini, in particolare degliApini del Battaglion -Feltre. Ciriposiamo, per ché la salita èstata faticosa; ricuperiamo leforze mettendo mano alleprovviste dello zaino e nonpossiamo non dedicare un po’

di tempo alla contemplazione,alla riflessione e alla preghiera.

Dopo una sosta prolungata,riprendiamo il sentiero delladiscesa e lo facciamo conancora maggiore prudenza,fino alla forcella. Di qui de-viamo a sinistra per un ripidosentiero, non però pericoloso,che ci porta al passo Sadole equindi alle auto. È il sentierodegli Italiani.

Alla malga cediamo alla ten-tazione di gustare un tipicopiatto della zona, un dolce, ve-ramente buono: “la fortaia”.

Il ritorno a casa è tranquillo econ grande gioia nel cuore, peraver trascorso una bella gior-nata in montagna.

PORTA VESCOVO - PADONL’estate volge al termine e

così siamo giunti verso la con-clusione delle escursioni orga-nizzate per questi mesi estivi.Siamo molto soddisfatti,perché il Signore ci ha con-cesso di vivere esperienzemolto belle. È venerdì 22agosto. La meta di questaescursione è il Padon, mon-

tagna sopra l’abitato di Ornellanella Valle di Livinallongo. Ciportiamo con le auto adArabba, da dove saliamo in fu-nivia a Porta Vescovo per am-mirare la Marmolada. Lo spet-tacolo è sempre suggestivo. Laquasi totalità del gruppo (siamoveramente tanti) prende il sen-

tiero “basso” che collega PortaVescovo con il passo Padon.Un gruppettino di arditi si ci-menta per l’impegnativaferrata delle Trincee, dandocil’appuntamento al rifugioPadon.

L’attraversata è tranquilla emolto panoramica sulla Mar-molada. In tempo abbastanza

breve siamo già nei pressi del ri-fugio e perciò con non asse-condare l’idea di salire al bi-vacco Bontadini, che non distamolto, anche se il dislivello hauna certa consistenza. Per sen-tiero abbastanza agevole (solol’ultimo tratto presentaqualche difficoltà, ma è reso

più sicuro con corda metallica)raggiungiamo il bivacco, che èpropria all’imbocco della gal-leria da dove dovranno uscire i“ferratisti”.

Sostiamo per rifocillarci, mapoi... come non assecondareun’altra idea, quella di salire incima alla Mesola, che è a pochipassi?

Alla spicciolata quasi tutti citroviamo in cima, da dove am-miriamo un panorama vera-mente bello.

Scendiamo poi al bivacco equindi al rifugio, per un buoncaffè o altro.

Per la pista di sci scendiamoper i pascoli della montagna diOrnella, dove in un postomolto suggestivo, sostiamo peril momento di spiritualità. È

davvero bello!Ora ci attende ancora una

meta: l’Agriturismo a Roncat diLivinallongo, ma prima fac-ciamo una preghiera nella bellachiesetta di Ornella, dedicataai Santi Fabiano e Sebastiano.

A Roncat possiamo am-mirare qualcosa davvero ori-ginale: un vecchia casa tra-sformata in agriturismo, dalnome fantasioso... “il sito degliElfi”. Lo visitiamo con ammira-zione, sostiamo per dissetarci eper gustare qualche specialità,salutiamo i gestori, davvero co-raggiosi, che hanno lasciato lacittà ed hanno scelto un posto,dove non giungono i rumori...del mondo, ma si può ascoltarela voce del silenzio e della co-scienza.

28 «Cime d’Auta»

BATTEZZATI NELLAFEDE DEL SIGNORE

9. Ganz Alessandro (Cence-nighe), di Remis e diDe Carlo Pasqua (Pa-trizia), nato a Belluno il21.03.2008 e battezzatonella chiesa parrocchialeil 28.09.2008. PadrinoGanz Remis.

12. Follador Clara (Sap-pade) nata a Sedico il4.02.1936, deceduta adAgordo il 1.10.2008, se-polta nel cimitero di Ca-viola

CollaboratoriHanno collaborato a questo numero, con don Bruno:Corrado Tissi, Celeste De Prà, Marco Bulf, Pia Luciani,Eddj Gaspari, don Matteo, Fabio Fenti, Silvano Fenti,Celeste Scardanzan, Bortoli Luisa, Zef Qarrai, StefanoMurer, Adriana Valt, Beppino da Fregona, John, Lu-ciana Fontanive, Fausto Pellegrinon, Bruna Fenti, AliceGanz, Gian Davare, Flora Minotto e Giulietta DeVentura.

Chiesa parrocchialeDa Rif Suor Giuliana (Pd); Da

Rif Silvana (Feltre); De GasperiGabriella; Goldoni Carlo eRenza (Tv); Busin Costanza;Mario e Claudia (Bo); BortoliAlma; fam. De Pellerini-Rossi;n.n.; fam. Case - De Biasio;Fenti Fiorenzo-Gemma; FentiGiovanni e Laura; Tullia Zender(Viareggio); Scardanzan Maria-Nerina; fam. Busin Giorgio eGiuseppina; Strano Gianfrancoe Costa Fiorenza (40o di matr.);anziani in occasione comunioneprimo venerdì del mese; BusinSandro e Caterina; n.n. (Bas-sano); Bortoli Italo e StrimFranca (40o di matr.); Da CampoWilliam e De Rocco Alma (25o

di matr.); De Biasio Giulio eFenti Annamaria (25o di matr.). Per fiori (Mad.d.Salute), CostaAttilia; Del Din Lucia; n.n.In occasionebattesimo di Ganz Alessandro. In memoria

di Busin Renato; di Amneris eBruno Rigobello; dei caduti inguerra (Amministr. Comunale);dei defunti di Pia Luciani; diXais Luciano e M. Pia; dei de-funti di Valt Giuseppian; dei de-funti genitori; Valt Rizzieri eMaria (tovaglia altare lateraledella Chiesa della Madonnadella Salute); di Busin Giulia.Primizia

Scardanzan Stefano e Giu-

lietta; Zulian Irma; Costa Lucia;Tabiadon Margherita; Valt Ilio eCostantina).Da Pesca 4.663 .

BollettinoLuchetta - Da Pos (U.S. A.);

Pescosta Claudio (Svizzera);Eroni Laura (Pd); DavarePierina (Saviner); MinottoMario; Xais Rosetta (Va); DeGasperi Giorgio (Tv); SuorGiulia Scardanzan; Pierino(Canale); n.n.; Zuin Giorgio(Bl); De Ventura Lucia (Cogul);De Toffol Caterina (Agordo);Valt Renzo (Francia); MurerRosa (Bz); Leandri Mario(Lodi); Tabiadon Adalgisa(Canale); Minotto Selva Anna-maria (Tn); Matteo (Pd); Pa-squali Bruno (Voltago); ValtCaterina (Paola- Cosenza);Zender Aldo (S. Giustina).

Dai diffusori:via Pineta (58); via Mar-

chiori(75); Tegosa (50); Valt(50); via Cime d’Auta (109,50);Lungo Tegosa (121); Feder(180); Pisoliva (144); viaColmaor (83); Fregona (146):Corso Italia (169); via Trento -Patrioti (75); via Marmolada(44); Canes (115); Via Trento(153); Sappade (164,20).Fregona: 850 (da Chiesa).Feder (da Chiesa)

400 250 (date per la ViaCrucis di Canale).Chiesa Valt:

128,68 / Carlin Paolo (Sedi-co); Molsini Lodovico e ValtSilvia in occ; 40o di matrimonio.Chiesa Sappadeda Candele: 199,81; in occa-sione battesimo di Irene Filippi ematr. di Filippi Lodovico e Fol-lador Miranda (Pd); VolpiLuigia; in memoria di TomasinaGanz e Pescosta Paolo e Bruno:una panca per la chiesa.

Da destra a sinistra: Busin Marcello; Strano Gianfranco; De Ga-speri Angelo; Fontanive Giovanni; Busin Gioacchino; Zender Aldo.

GENEROSITÀ

Ancora uno scorcio del tettodella chiesa di Valt dopo l’ab-bondante nevicata.

13. Sacardanzan Fioretta(Fiorina - Feder), nata aFeder di Canale, de-ceduta ad Agordo il16.11.2008 e sepolta nelcimitero di Caviola

14. Dell’Eva Francesco (Ta-biadon di Val), nato aFalcade il 20.11.1918, de-ceduto ad Agordo il25.11.2008 e sepolto nelcimitero di Caviola.

NELLA PACE DEL SIGNORE

ANAGRAFECol di Lana, 3 agosto 1990Col di Lana, 3 agosto 1990

CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE

21 novembre 1958 - 21 novembre 2008

Il 50o di benedizione dellanostra chiesa parrocchiale ri-schiava di passare inosservato,se un nostro amico, Silvano

Fenti, non ce lo ricordava, rac-contandoci dei particolaridella Festa che gli erano rimastivivi nella memoria.

Come riportato nel bol-lettino di gennaio del 1959, si ètrattato di qualcosa di vera-mente grande per la comunitàdi Caviola. Verrebbe da dire,che se la chiesa è stata co-struita, vuol dire che era volutada Dio, altrimenti è ben dif-ficile da comprendere, date ledifficoltà incontrate da don Ce-leste per portare avanti l’operaed anche in così breve tempo.Certo, don Oreste non potevaessere solo: aveva sì, un gruppoben agguerrito di contrari, mane aveva tanti di favorevoli chehanno dato generosamente laloro opera e il loro sostegno:Diciamo però con quasi cer-tezza che solo “un don Ce-leste” battagliero, che comediceva lui si esaltava nelle diffi-coltà, poteva realizzare quantonoi possiamo ora ammirare eusare con gioia e gratitudine.

Anche se è stato un po’ im-provvisato negli ultimi giorni, lacommemorazione è riuscitamolto bene. La Messa delle 10di venerdì 21 è stata davverosolenne, presieduta da mons.

Bordin, arciprete di Riese Pio Xe concelebrata da mons. Ri-naldo Sommacal, già parrocodi Caviola, dopo don Celeste,

dal 1963 al 1970, dai nuovi sa-cerdoti della Valle del Biois,don Mariano Baldovin e donMatteo Colle e dal parroco don

Bruno.Perché l’Arciprete di Riese

Pio X a presiedere l’Eucaristia ?Per il fatto che la chiesa parroc-

chiale è dedicata a S. Pio X,nativo di Riese, e alla comunitàecclesiale e civile di Riese, daqualche tempo, abbiamo ini-ziato una bella amicizia escambio di iniziative culturali ereligiose, che speriamo di farcrescere.

Alla messa erano presentianche il sindaco di Riese, Gian-luigi Contarin ed altri amici fra iquali il sig. Francesco Bonin,che da anni frequenta la nostracomunità e da lui è venuto unforte impulso al sorgere e alconsolidarsi di questa amiciziafra le due comunità.

Presenti pure alla Messa, inostri sindaci di Falcade,Stefano Murer e di Canale d’A-gordo, Rinaldo De Rocco, ilmaresciallo dei Carabinieridella stazione di Falcade e tantifedeli, nonostante il giorno fe-riale.

Mons. Giovanni all’omeliaha parlato in particolare dellaMadonna, con riferimentistorici alla devozione marianadei veneziani che in occasionedella peste nel secolo del 1600,avevano chiesto l’aiuto dellaMadonna e, avendolo ot-tenuto, hanno costruito lagrande e famosa chiesa a Ve-

La navata della chiesa parrocchiale con le caratteristiche pareti in pietra e mattone e nell’abside il grande crocifisso. Cosa dire? Èmolto bella nella sua incompiutezza, è essenziale, favorisce la preghiera e il raccoglimento, favorisce la meditazione (Cristo epietre), si presta per le celebrazioni liturgiche con l’ampio presbiterio; è povera, ma ricca di significato. Chi vi entra per la primavolta rimane fortemente impressionato; si immagina di trovare una chiesa sullo stile dell’esterno (non particolarmenteespressiva) ed invece... grande e bella sorpresa!

Il crocifisso, opera di Dante Moro di Falcade, assai apprezzato eche caratterizza la nostra chiesa assieme alle pareti in pietra emattone.

II «CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE, 21 novembre 1958 - 21 novembre 2008»

nezia in onore appunto dellaMadonna della Salute. Da Ve-nezia la devozione è stataportata a Caviola da un sa-cerdote veneziano, don Gio-vanni Olmo. La Festa liturgica,porta il nome: Presentazionedi Maria Bambina al tempio.Questo titolo ha dato al cele-brante lo spunto per parlaredella nostra presentazione econsacrazione al Signore,come battezzati.

Al termine della Messa, donRinaldo ha rivolto ai fedeli untoccante saluto rivivendoalcuni momenti della sua espe-rienza di parroco di Caviola, al-l’indomani della costruzionedella chiesa.

* * *

Riportiamo il testo dell’inter-vento, così come ci è stato con-segnato da don Rinaldo. Nel1958 la benedizione dellachiesa nuova.

1. L’ 11 giugno 1966 la suasolenne consacrazione

2. Io arrivai il 31 agosto 1963.Nessun corteo. Era uso a queltempo che il sacerdote desi-gnato prima venisse e poiavesse da affrontare gli esamiecclesiali per vincere il cosid-detto ’concorso’ che io feci e su-perai a fine settembre.

3. Entrato quel sabatomattina a Caviola, risalendo ViaTrento, vidi svettare bian-chissima la nuova chiesa. Midissi: “Bella”. Entrai in chiesae... rimasi senza fiato: grezza,tutto da finire, ma ebbi l’im-pressione di entrare nel museodei colori, nella biblioteca dellepietre, in un cantiere pronto almosaico. Pensai subito: ‘unvalore da salvare. Come? Sivedrà!’.4. I parrocchiani, via via che il

tempo passava, in coro mi chie-devano: “A quando l’in-tonaco?”. Timidamente ri-spondevo: “Vedremo. Ci stopensando. Forse intonaco no”.

5. Cominciò il mio pellegri-naggio ai cervelli degli artisti,non ad uno, ma alla fine, incoro, tutti a dirmi: “Questachiesa con pietre policrome avista è e deve restare così. Ètroppo bella”.

6. Io stavo seguendo con pas-sione i lavori del Concilio Ecu-menico Vaticano II. Dal Con-cilio veniva sempre di più allaluce l’idea della Chiesa comeun edificio fatto di pietre vive.Caviola poteva diventarne unesempio parlante: comunità dipietre vive, tra loro diverse, mastrettamente unite dalla maltadell’amore e della condivi-sione. Ma dove ispirarsi? An-dando nella loro chiesa di pietreche, dai diversi porfidi, almattone, ai marmi, è un in-sieme così armonioso e forte darendere l’idea di quello chedeve essere una Comunità cri-stiana: la Chiesa di Cristo, di cuiEgli è il capo e noi le membra.

7. Le membra dei miei par-rocchiani, raffigurate nellepietre di questa chiesa, c’eranotutte e in sovrabbondanza.Mancava, però, il Capo, GesùCristo. Pensa che ti pensa. Ecconascere l’idea: un grande Cristoin legno di pinocembro,piantato lassù, come incor-porato alle pietre che sostitui-scono la classica croce. Lepietre: noi le sue membra. IlCrocifisso, Gesù il nostro capo.L’insieme: il Corpo Mistico diCristo che è la Parrocchia. ADante Moro fu affidato ilcompito. Mi presentò sette mo-delli. Andai dagli amici di Romache d’estate villeggiavano danoi: personalità formidabili. In-

sieme studiammo i modelli. Lascelta unanime cadde su quelmodello che divenne poi ilCristo di Caviola che voi vedetee che suscita ammirazione,stupore e commozione inquanti vengono in questachiesa.

8. In uno dei servizi televisivi’Domenica ore 12’ degli annisettanta, con la TV italiana fa-

cemmo un servizio su Dante,ma primeggio in tutto il servizioil Cristo di Caviola. Allora nontutti i parrocchiani condiviserola mia scelta. Ma, più passa iltempo, e più sento che fu lascelta giusta. Torno a direquello che qui dissi un tempo:“Oltre ad essere l’immaginadella Chiesa viva, questa chiesadi Caviola è il monumento im-perituro agli insuperabili artistidi un tempo della Valle delBiois, i muratori”.

don Rinaldo Sommacal

Un grazie a don Rinaldo perquesta sua testimonianza e peraverci parlato con il cuore!

Ricambiamo l’affetto e lagratitudine assicurando lanostra preghiera. Se Caviola èritenuta una “buona par-rocchia” lo deve molto ai sa-cerdoti che ha avuto in questi50 anni di storia.

Don Rinaldo è uno dei 5 par-roci,che, dopo più di 30 anni, èancora ricordato con affetto.

È stato il parroco dell’allu-vione del ’66, il parroco che hadiffuso l’amore alla Bibbia(vengono ancora ricordati gliincontri biblici al di fuori dellachiesa) e che ha dato un validocontributo alla costruzionedella “chiesa-comunità”, inquel tempo assai bisognosa diricostruzione.

L’altare maggiore.

«CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE, 21 novembre 1958 - 21 novembre 2008» III

La nostra chiesa-tempio èuna bella realtà, che viene am-mirata dalla gran maggioranzadei visitatori. È apprezzata perla sua semplicità e essenzialità

CHIESA TEMPIO - CHIESA COMUNITÀ

L’altare della Madonna. Prima era nella chiesa della Madonnadella Salute.

L’altare del Sacro Cuore e del Santissimo.

di segni, per quelle pietre amattoni che fanno davvero ri-flettere, per l’insieme dei coloridella pietra, dei mattoni, dei

marmi, per quel senso di in-compiuto che presenta, per lasistemazione ampia del presbi-terio con l’altare e l’ambone dipietra e con ampio spazio che

favorisce le celebrazioni litur-giche, per quel senso di tran-quillità, per cui favorisce il rac-coglimento e la preghiera e per

altro ancora.Solo aspetti positivi ?

Nessuna critica? Sarebbe pre-suntuoso pensarlo.

Come ogni realtà terrena,anche la nostra chiesa ha i suoidifetti.

Il principale, lo si nota all’e-sterno. È una costruzione chefa pensare a qualcosa non diparticolarmente intonato al-l’ambiente, un progetto im-portato. È massiccia, troppoalta; se poi, si entra all’interno,si nota che non è chiesa di mon-tagna, perché troppo alta eperciò difficilmente riscal-dabile nei tanti mesi freddi del-l’inverno.

E la CriptaCerto è anche bella, spa-

ziosa, non tanto fredda, però

serviva veramente? Un temposi pensava che potesse essereusata come chiesa invernale,anche la domenica, per questoè stata prolungata con grandelavoro e grande fatica, tuttascavata con piccone, badile ecarriola. Ora è usata solo per lamessa invernale dall’avventoalla Pasqua.E l’organo?

È un progetto che si trascinagià da anni? Per un aspetto siavverte l’opportunità di co-struirne uno nuovo sopra laporta principale, d’altra parte,

da parte di esperti diocesani enon si sollevano delle per-plessità, nello spirito dellanuova liturgia. Per l’imme-diato, e speriamo che sia tale,avvertiamo la necessità di co-struire la bussola, in modo chepossa poi servire da basamentoper il nuovo organo.

Chiesa - comunitàSe la Chiesa-tempio è im-

portante per una parrocchia, loè certamente di più la Chiesa-comunità.

La Chiesa cioè fatta dipersone, di credenti, di cri-stiani, di seguaci di Gesù, digente che prende sul serio ilvangelo. Tutto questo puòessere favorito dall’avere unachiesa-tempio, ma nonsempre vero. Una chiesa-

tempio può diventare anchemuseo, come lo è per tantechiese nelle città.

Diceva un noto statista: l’I-talia è costruita, ora bisogna co-struire gli italiani.

L’azione pastorale del dopoConcilio, del dopo Sinodo de-v’essere tutta incentrata sul co-struire una vera comunità dipersone che si sentono parteviva della parrocchia senza de-legare nessuno.

Non mancano nella nostraChiesa-comunità segni moltopositivi, come il bel numero di

IV «CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE, 21 novembre 1958 - 21 novembre 2008»

TestimonianzeSono trascorsi 50 anni eppure questa data è rimasta ben salda nella

mia mente per due motivi: primo perché quel giorno ne combinai unadelle mie, secondo perché ci fu la benedizione della nuova chiesa di Ca-viola. Certamente alla storia della comunità parrocchiale interessal’avvenimento della benedizione della chiesa il resto sono cose miepersonali che hanno condizionato molto la mia mente in quellagiornata ed hanno fatto si che non dimenticassi quell’avvenimento!

In quel periodo la comunità di Caviola viveva, già da qualche anno,un momento di tensione e fratture non tanto di fede bensì di prese diposizione per la decisione di chiudere al culto la chiesa della B. V. dellaSalute per motivi di sicurezza Una parte del paese si ribellò perché sisentì intaccata in quegli affetti e devozioni che i nostri avi avevanotramandato da trecento anni; l’orgoglio di avere una chiesa per ilpaese era grande perché costruita con rinunce e sacrifici e soldi dellapopolazione ed inoltre con gli anni era diventata un punto di riferi-mento per tutta la vallata. La costruzione di una nuova chiesa fu unaimpresa ardua e grande fu la collaborazione della gente lavorandoanche a “piodech”. Con questa premessa passo ai ricordi di quellagiornata.

Avevo 12 anni appena compiuti; insieme ad altri miei paesani mitrovavo in seminario; per interessamento di don Celeste ci fu con-cesso, cosa rarissima a quei tempi, di poter partecipare alla cerimoniadella benedizione della nuova chiesa; così quella mattina partimmo daFeltre, ben accompagnati, con un taxi, una Fiat 1400B; già in pianurale strade erano bianche e giungemmo a Caviola che era coperta da unacoltre di oltre trenta cm. di neve; la prima persona che incontrai fu mianonna, con grembiule e fazzoletto delle “feste grande”, consegnai a leiuna piccola valigia che non avrebbe dovuto essere per una visita dipoche ore... la mia fuga stava prendendo piede...

Sul piazzale adornato a festa c’erano molte autorità e tantissimagente che attendeva il vescovo Muccin. Per quell’occasione noi semi-naristi dovemmo servire all’altare poiché fu celebrato un pontificale;questa Santa Messa poteva essere celebrata solo dal Vescovo e di solitonei grandi avvenimenti liturgici e nelle cattedrali; fu una cerimoniamolto lunga tra incenso e discorsi lunghi a testimonianza di unagrande opera compiuta in così breve tempo! E... pensare che tutti queisassi che sono lì a testimoniare la bravura, il sacrificio e l’orgoglio deinostri muratori, un anno prima erano ancora, sotto la neve, a duepassi dal passo S. Pellegrino! Mi ricordo che fu una cerimonia che nonfiniva più e non mancò il freddo a tenerci attivi e bei rossi in viso. Pernoi non ci fu rinfresco! Tutto per noi doveva essere sobrio, anzi do-vemmo educatamente ringraziare che ci avevano concesso quellavisita estremamente straordinaria.

Nel pomeriggio, dopo una breve visita alle famiglie, il taxi erapronto per il rientro; tutti i miei compagni furono puntuali, io invecemandai a dire che non avevo intenzione di ritornare! Rimasi a casa pertre giorni; per farla molto breve non vi dico quanti “processi” subiicosì il quarto giorno, accompagnato da mio padre, ritornai “al-l’ovile”; ricordo che il primo superiore che incontrai fu il preside dellascuola che mi disse: “se tu fossi un militare dovresti essere punitocome disertore”. Salutai mio padre e ripresi lo studio pensando tantevolte a quella grande ed unica cerimonia svoltasi a Caviola quasi fossestato un premio alla generosità, alla laboriosità ed ad una grande vo-lontà di far vivere il proprio paese.

Silvano

Abside della cripta con la statua della Maddonna Immacolata.

Ben costruita, spaziosa, confortevole sia d’estate (clima fresco),sia d’inverno (mai tanto fredda) e facilmente riscaldabile. Pur-troppo serve solo per la Messa feriale da novembre a Pasqua eper la Via Crucis nei venerdı di Quaresima.

Battistero in cripta, che non viene mai usato. Altro battistero sitrova nella chiesa della Madonna della Salute. Uno dei due do-vrebbe essere collocato nella chiesa parrocchiale.

volontari nei vari campi dellavita ecclesiale: vari sono igruppi: della preghiera e dellaparola di Dio, delle catechiste,dei giovanissimi con animatori,dei chierichetti, dei cori deigrandi e dei giovani, dei sagre-stani, degli incaricati per le pu-lizie delle chiese, per i fiori, perla biancheria-tovaglie, dellapesca, del presepio dell’“In-sieme si può...” ed altro ancora.

Quali le piste su cui cam-minare ?

- Certamente la parola di Dioed in particolare il vangelo. Già sicerca di fare qualcosa con i fo-glietti dei vangeli della settimana econ il libretto di don Benzi “PaneQutidiano”, in tutto vengonodiffusi più di un centinaio di fogli edi libretti. Ci sembra di andare

nella strada giusta.- La preghiera con i salmi: pre-

ghiera delle Lodi e dei Vesperi.- La preghiera di adorazione

eucaristica.- L’animazione della preghiera

liturgica in particolare per laMessa festiva.

- L’azione caritativa con la co-stituzione del Gruppo Caritas.

- La pastorale foraniale ezonale.

- L’attenzione alla pastorale fa-miliare.

- La catechesi agli adulti.- Lo spirito missionario.- La diffusione della devozione

alla Madonna, valorizzando ilsantuario della chiesa della Ma-donna della Salute e favorendo lapreghiera del rosario, in parti-colare nelle famiglie.

«CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE, 21 novembre 1958 - 21 novembre 2008» V

DAL BOLLETTINO PARROCCHIALEdel 1959

VI «CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE, 21 novembre 1958 - 21 novembre 2008»

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VIII «CINQUANTESIMO della BENEDIZIONE della CHIESA PARROCCHIALE, 21 novembre 1958 - 21 novembre 2008»