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VII. Architettura romana Università degli Studi di Roma “La Sapienza” - CdL in Ingegneria per l’Edilizia e il Territorio - Rieti Fondamenti di storia dell’architettura - a.a. 2012-2013 - Prof. Arch. Cristiano Marchegiani da Wikipedia

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VII. Architettura romana

Università degli Studi di Roma “La Sapienza” - CdL in Ingegneria per l’Edilizia e il Territorio - RietiFondamenti di storia dell’architettura - a.a. 2012-2013 - Prof. Arch. Cristiano Marchegiani

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Primi influssi ellenici indiretti per il tramite etrusco:pianificazione urbanapianificazione urbana: echi del modello ippodameo (es.: Marzabotto; cfr. la centuriatio)tipi di tombe monumentalitombe monumentali a tholos e modelli abitativimodelli abitativi (cfr. tombe etrusche a camera; cfr., per Roma, le grandi tombe a tumulo e il tipo arcaico della casa ad atrio)tipo arcaico del tempiosistemi costruttivisistemi costruttivi: in particolare, l’opera muraria quadrata e l’uso dell’arco di conci, che da episodico in ambito greco ed etrusco, viene elevato a sistema dai romani

Cerveteri, necropoli della Banditaccia

La domus italica

L’evolversi della cultura architettonicaromana mostra tuttavia

originali e fondamentali divergenzerispetto ai modelli greci

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Cosa (colonia romana),tempio capitolare,sec. III a.C.

Roma, tempio di Giove Capitolino,inizi sec. VI a.C.: modello, pianta

ed alzato

Schema del tempio Schema del tempio etruscoetrusco--italicoitalico secondo secondo VitruvioVitruvio

da Wikipedia

Tempio sine postico(peristilio escluso sul retro)

eretto su alto podio

Prime evidenze di tipici principi romaniPrime evidenze di tipici principi romani:assialità e frontalità, già notate nei templigreci d’Occidente, unite però ad un nuovovalore attribuito allo spazio architettonico

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Il ‘gusto’ greco sovverte lo spirito arcaico della cultura romana. Le molte opere greche giunte a Roma come bottino dopo la presa di Siracusa (212 a.C.) avrebbero provocato l’accusa di CatoneCatone, chepresentiva la corruzione dei pii e severi costumi antichi:“èè stato un male, credetemi,stato un male, credetemi,portare statue in questa cittportare statue in questa cittàà da da Siracusa, poichSiracusa, poichéé gigiàà troppi odo troppi odo lodare e ammirare gli ornamenti di lodare e ammirare gli ornamenti di Corinto e di Atene, e beffarsi delle Corinto e di Atene, e beffarsi delle decorazioni in terracotta dedicate decorazioni in terracotta dedicate agli dagli dèèi dei Romanii dei Romani” (Livio, XXXIV, 4,4).

da pompeiinpictures.com

GraeciaGraecia capta capta ferumferumvictoremvictorem cepitcepit, , etet artesartes

intulitintulit agresti agresti LatioLatio..Orazio, Epistulae, II, 1, 156-157

Influssi diretti del mondo greco ed ellenisticoInflussi diretti del mondo greco ed ellenistico costituiscono una componente culturale sempre più rilevante, sin dai primi contatti conla guerra di Taranto (280 a.C.) e la conseguente conquista della Magna Grecia (274-270 a.C.). Ulteriori conquiste mediterranee, fra III e II secolo a.C., intensificano il fenomeno della grecizzazione romana.Ciò si traduce però in un proficuo stimolo alla elaborazione di uno“stile internazionale” (Norberg-Schulz), o meglio ‘universale’, datala bimillenaria fortuna: fondato non sul particolarismo greco, masul pragmatico dominio dello spazio, trattato come “una sostanza plasmabile e articolabile”, accoppiando l’invenzione del versatilecalcestruzzo al sempre più burocratico linguaggio classico degli ordini.

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Lo spazioLo spazio““attivizzatoattivizzato””Il ruolo dellIl ruolo dell’’arcoarco

e della voltae della volta

“Una seconda proprietà caratteristica dell’architetturaromana è l’uso esteso e variato sia dello spazio internoche dello spazio “attivo” esterno. In effetti si parladell’architettura romana come di un’architettura “spaziale”,in contrasto con il carattere “plastico” di quella grecaclassica. […] Si può dire in generale che i romani trattaronolo spazio come una sostanza plasmabile e articolabile.”Ch. Norberg-Schulz, Il significato nellIl significato nell’’architettura occidentalearchitettura occidentale, Milano, Electa,1974, p. 42

“Fondamentale per questa tendenza è la copertura a volta(dalla quale poi si genera la cupola) e la volta si basa sullastruttura dell’arcoarco. I primi archi si trovano usati per piccoliponti e per altre strutture utilitarie, agli inizi del secolo IIIa.C. Non vi sono precedenti etruschi più antichi (come è statospesso affermato) ed è probabile che questa tecnica fosseimportata in Italia da costruttori ellenistici dell’Asia Minore.”Ranuccio Bianchi Bandinelli, LL’’arte romana nel centro del poterearte romana nel centro del potere, Milano, Rizzoli,1969, p. 145

Xanto (Licia, Asia Minore), teatro del Latoon, sec. II a.C.

Falerii Novi, colonia romanain territorio etrusco,

porta di Giove, dopo il 241 a.C.Primo esempio noto in Italia Primo esempio noto in Italia

di di arco voltatoarco voltato..SenecaSeneca ((EpistulaeEpistulae, 90,32) lo , 90,32) lo ritiene invenzione greca del ritiene invenzione greca del

filosofo filosofo DemocritoDemocrito (460(460--360 360 a.Ca.C.).)

Roma, ponte di Nona, pietra sperone (lapis Gabinum)e chiavi d’arco in travertino, c. 100 a.C.

da www.lazioturismo.it

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L’arco con conci a cunei: forma e meccanica

Immagini tratte da J.-P. Adam, L’arte di costruire presso i Romani.Materiali e tecniche, Milano, Longanesi, 1988

Struttura basilare nellStruttura basilare nell’’ambito del cosiddetto ambito del cosiddetto sistema spingentesistema spingente, relativo a strutture scaricanti , relativo a strutture scaricanti pesi e tensioni con risultanti non verticali. Offre pesi e tensioni con risultanti non verticali. Offre la possibilitla possibilitàà di coprire ampie luci, ben oltre i di coprire ampie luci, ben oltre i limiti imposti agli architravi lignei e in pietra: ciò, limiti imposti agli architravi lignei e in pietra: ciò, facendo lavorare i conci radiali semplicemente a facendo lavorare i conci radiali semplicemente a compressione, cui si prestava la gran parte dicompressione, cui si prestava la gran parte dimateriali costruttivi antichi. Lmateriali costruttivi antichi. L’’arco portò ad arco portò ad ““unaunavera e propria rivoluzione della cultura vera e propria rivoluzione della cultura architetarchitet--tonicatonica””, grazie ad , grazie ad ““una una flessibilitflessibilitàà strutturale strutturale amam--plissimaplissima e piena di implicazioni estetiche e piena di implicazioni estetiche assoluassolu--tamentetamente nuovenuove”” (C. (C. F.F. Giuliani, Giuliani, LL’’edilizia nelledilizia nell’’antianti--chitchitàà, Roma 1990, p. 29), messa a frutto dalla , Roma 1990, p. 29), messa a frutto dalla pragmatica mentalitpragmatica mentalitàà romana.romana.

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Roma, Porticus Aemilia, 193-174 a.C. (da www.geoblog.it)

(da archeoroma.beniculturali.it)

I magazzini della Porticus Aemilia, finiti nel 174 a.C.presso l’Emporium, nuovo porto commerciale realizzatosul Tevere dal 193 a.C., erano una vasta struttura di60x487 m spartita in 50 navate, scalate in 4 ripiani versoil fiume, e voltate a botte su innumerevoli arcate retteda 294 larghi pilastri.

Si tratta del “primo impiego dell’arco in una grandecostruzione utilitaria in Roma. […] Sono questecostruzioni utilitarie le più precoci testimonianze di edificidi ampia mole in Roma, dove ancora per oltre un secoloe mezzo i templi rimasero di proporzioni modeste”(R. Bianchi Bandinelli, Roma. L’arte romana nel centro del potere,Milano 1969, p. 145).

Prime attestazioni d’uso a Roma dell’opuscaementicium, associato all’opus incertum

LL’’originale apporto romano: originale apporto romano: architetturaarchitetturacome modellazione dello spaziocome modellazione dello spazio

Uso estensivo dell’arco e della volta

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Il modello greco (a) e il modello romano (b) a confronto:

(a) l’ordine nell’essenziale versione trilitica, pienamente strutturale

(b) l’ordine come espressivo “valore aggiunto” decorativo al sistema strutturale di archi su pilastri

Il motivo dell’arcoinquadrato dall’ordine

(a)

(b)da J. Ward-Perkins, Architettura romana, Milano 1974

Generi di costruzione muraria

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Roma, Tabularium, 78 a.C.

Prima significativa esibizione delmotivo dell’arco inquadrato, destinato ad una lunghissima fortuna, come nucleo semantico essenziale della riconoscibilità del peculiare linguaggio dell’architettura romana

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Santuario di Giove Anxur,sostruzioni rivestite in opus incertum

Gabii,santuario di Giunone,

160-150 a.C.

Un modello ellenisticoUn modello ellenistico: Lindos, santuario di Athenac. 300 a.C. SpazialitSpazialitàà e dialettica e dialettica

ambientale dei ambientale dei santuari laziali santuari laziali

tardorepubblicanitardorepubblicani

Terracina, santuariodi Giove Anxur, sec. II a.C.

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Praeneste (Palestrina), santuario dellaFortuna Primigenia, sec. II a.C.Assonometria, sezione assiale, piantaschematica dell’impianto modulare, fotodi un emiciclo

““il santuario di il santuario di PalestrinaPalestrina èè ililprimo grande esempio di unoprimo grande esempio di uno

spazio esterno attivospazio esterno attivo””(Norberg-Schulz)

AssialitAssialitàà,,simmetriasimmetria

e e ““continuitcontinuitàà spazialespazialee plastica generalee plastica generale””,,

nella coinvolgente unitnella coinvolgente unitààdella percezione dinamicadella percezione dinamica

Tivoli, santuario di Ercole Vincitoree via tecta Tiburtina, sec. II-I a.C.assonometria

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Epidauro, tempio Linizi sec. III a.C.

(da H. Lauter, L’architetturadell’ellenismo, Milano 1999)

Roma, Foro Boario,Roma, Foro Boario,tempio tempio pseudoperipteropseudoperiptero

di di PortunusPortunus, 141, 141--144 a.C.144 a.C.

Il tema tipologicodel tempiotempio fratarda Repubblicaed età imperiale

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Roma, tempio di Ercole Vincitore, 120-110 a.C.Tivoli, tempio di Vesta, sec. I a.C.cella in calcestruzzo ed opus incertum

Delfi, tholos di Athena, sec. IV a.C.

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Una grande conquista del calcestruzzo romano:il tempio come dimensione cosmica dello spazioil tempio come dimensione cosmica dello spazio

Roma, Pantheon, 118 d.C. ss

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“Mentre il santuario di Palestrina è il primogrande esempio di uno spazio esterno attivo, il Pantheon romano rappresenta l’introduzionedello spazio interno come espressione di unaspazio interno come espressione di unanuova dimensione esistenzialenuova dimensione esistenziale.”Ch. Norberg-Schulz, Il significato nell’architettura occidentale,Milano 1974, p. 51

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Architettura onoraria e trionfale:la colonna e l’arco celebrativi

Roma, Colonna Traiana, inizi sec. II d.C. Ancona, Arco di Traiano

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Roma, Foro di Traiano, restituzione dei portici sulla piazza

Da Bozzoni et al., L’architettura del mondo antico, Roma-Bari 2006

Roma, Foro di Traiano: restituzione interna della biblioteca(da www.architetturadipietra.it)

Lo spazio come dimensione sacrale del potere:il tema urbanistico dei Fori

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Un motivo di ‘rilievo’ spaziale:la soluzione del colonnatoaccostato a parete, contrabeazione ad andamentogrecato nel Foro di Nerva aRoma (tardo sec. I d.C.)

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Architettura utilitaria

Roma,Mercati Mercati TraianeiTraianei

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Lo schemadel teatro grecosecondo Vitruvio(da www.italicon.it)

Il teatro

Sabratha (Libia), frons scenae del teatro, sec. II-III d.C.

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L’Anfiteatro Flavio, 75-80 d.C.

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Le terme:variazioni sul temacompositivo dellospazio

Roma, Terme Antoniniane o di Caracalla, inaugurate nel 216, compiute fra 222 e 235 d.C.

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Città eresidenza

Timgad (Algeria),fondata da Traianonel 100 d.C.

La domus pompeiana

da Adam 1988

da B. Zevi, Storia e controstoria dell architettura in Italia, Roma, Newton & Compton,

1997

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Il palazzo e la villa

Roma, Palatino

Villa Adriana, la Piazza d’Oro

Tivoli, Villa Adriana

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Struttura e rivestimento: esempi di Struttura e rivestimento: esempi di ““illusionismo strutturaleillusionismo strutturale””

Tivoli, Villa Adriana, cortile dei pilastri dorici

LL’’architettura di gusto ellenistico viene piarchitettura di gusto ellenistico viene piùù ‘‘rappresentatarappresentata’’, che materialmente allestita, grazie, che materialmente allestita, grazieallall’’espediente della trabeazione con espediente della trabeazione con piattabande laterizie armate occultate dietro un rivestimento mapiattabande laterizie armate occultate dietro un rivestimento marmoreormoreo

da panoramio.com

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Roma, Basilica di Massenzio, inizi sec. IV d.C.

Le grandiose colonne mostrano di reggere i pennacchi delle tre vLe grandiose colonne mostrano di reggere i pennacchi delle tre volte a crocieraolte a crociera della navata mediana, impostate della navata mediana, impostate al contrario sulle contrapposte strutture ad arcate. Senza pial contrario sulle contrapposte strutture ad arcate. Senza piùù colonne, lcolonne, l’’edificio ne denuncia ledificio ne denuncia l’’assenza di assenza di contributo alla statica della struttura. Lcontributo alla statica della struttura. L’’immagine della sua nuda economia di meccanismo sarebbe però risuimmagine della sua nuda economia di meccanismo sarebbe però risultata ltata impropria non solo ad esprimere il tema pubblico della basilica impropria non solo ad esprimere il tema pubblico della basilica forense, ma anche lforense, ma anche l’’idea magnificente di suprema idea magnificente di suprema autoritautoritàà e munificenza imperiale: in tal caso, quella di un imperatore e munificenza imperiale: in tal caso, quella di un imperatore autonominatosiautonominatosi tale, in cerca di consenso.tale, in cerca di consenso.

Architettura illusoria e decorum: l’efficacia retorica della sovrastruttura comunicativa

“Vitruvio definisce il decordecor come emendatus operis aspectus probatis rebus compositi cum auctoritate, che può tradursi come segue: ‘ll’’aspetto emendato dellaspetto emendato dell’’opera composta di elementi autorevolmente opera composta di elementi autorevolmente approvatiapprovati’ (De Architectura, I,2). Il termine decor ha qui lo stesso significato della sua forma aggettivale decorumdecorum, usata dagli stoici e può essere tradotto nel modo migliore con ‘convenienzaconvenienza’.”

W. Tatarkiewicz, Storia dell’estetica, vol. I, L’estetica antica, Torino, Einaudi, 1979, p. 313

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Architettura come linguaggio della totalità spaziale

Roma, Domus Aurea, dopo l’incendio del 64 d.C.Padiglione della Sala ottagona

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“Nell’arte romana le volte e le cupole hanno la funzione figurativa fondamentaledi raccogliere e unificare gli spazi, di ottenere quell’effetto caratteristicodi totalità dello spazio, a cui vengono subordinate anche tutte le forme particolari.È questa totalità spaziale, appunto, che determina il significato propriamente architettonicodegli edifici romani, e costituisce il punto di partenza per l’esatta comprensioneanche delle forme particolari che in essa vengono assorbite; non sono le formesingolarmente prese, o un accostamento di forme singole. Già dagli inizi, dalla stessaadozione della tecnica cementizia, l’accento dell’architettura romana è posto,non sull’elemento, alla maniera greca, ma sul legamento, cioè sull’unità complessivadella fabbrica. La costruzione ‘classica’ greca a blocchi di pietra, non legati da mezzo coesivo,ma obbedienti, e insieme resistenti, alla legge di gravità da essi pienamente dichiaratanella loro forma plastica e nello schema costruttivo del loro insieme, aveva fondato il propriolinguaggio architettonico appunto sul significato plastico-statico dell’elemento singolo.La costruzione romana, capovolgendo la tecnica della struttura, sostituendo all’uso deigrandi massi reggentisi sul proprio singolo peso, l’uso delle piccole pietre o mattoni legatida un forte coesivo che quasi ne annullava insieme la forma plastica e il peso, creòun linguaggio architettonico il cui accento era posto non più sull’elemento singolo,ma sul nesso sintattico, che garantiva l’unità complessiva degli elementi.L’edificio veniva pensato dai romani non più in relazione al valore tettonico o figurativodei particolari, ma in rapporto al legame coesivo unitario. È su questa base che tutta la pratica costruttiva ed il linguaggio architettonico romani s’innalzano, rispondendo,con la congruenza unitaria della tecnica, al senso unitario dello spazio.Al contrario, l’arte ellenistica rimane sempre aggrappata all’originario particolarismo,tipico della Grecia in ogni sua espressione culturale e politica; così come l’universalismounitario è tipico della mens romana in ogni sua espressione.”

Sergio Bettini, Lo spazio architettonico da Roma a Bisanzio, Bari, Edizioni Dedalo,1978, pp. 34-35

Architettura come linguaggio della totalità spaziale

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