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Villacidro Sanluri 2012

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La guida ai monumenti di Villacidro Sanluri Monumenti Aperti 2012

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Monumenti Aperti

VILLACIDRO12 13 Maggio 2012

SANLURI19 20 Maggio 2012

COMUNE DI VILLACIDRO

COMUNE DI SANLURI

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Villacidro - Comune di Villacidro

- Direzione Didattica “Giuseppe Dessì”

- Scuola Media “Satta-Loru”

- Liceo classico-linguistico “E. Piga”

- Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente

“G.B. Tuveri”

- Fondazione “G. Dessì”

- Parrocchia Santa Barbara

- Cooperativa Fulgheri

- Ente Foreste della Sardegna

Un ringraziamento particolare a tutti i volontari, singoli, gruppi, Istituzioni e associazioni impegnati a vario titolo nell'organiz-zazione e nello svolgimento della manifestazione.

SanluriComune di SanluriAlessandro ColluSindaco

Vincenzangela FenuAssessore alla Cultura

Il Sindaco e l’Assessorato alla cultura del Comune di Sanluri, a nome di tutta l›Amministrazione, ringraziano il Servizio cultu-rale, la Polizia Municipale, il Parroco mons. Salvatore Ruggiu, i Padri Cappuccini, i conti Alberto e Manuel Villasanta, i Dirigen-ti scolastici, e in particolar modo gli studenti dell›I.T.C.G.»Colli Vignarelli» e dell› Istituto «Calasanzio», l›Università della terza età «Generazioni a confronto», la Pro Loco, le Confraternite, i volontari e tutti coloro che hanno collaborato per la realizza-zione della manifestazione.

Gruppo Locale di Coordinamento

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Villacidro mette il vestito della festa, dagli orti il profumo delicato dei fiori d’arancio, dalle campagne circostanti pennellate di gial-

lo delle ginestre, nelle aiuole ranuncoli, tulipani e rose; le case sono pronte ad accogliere i visitatori, nelle dispense i dolci appena sfornati, l’appuntamento con Monumenti aperti 2012 non può coglierci impre-parati. Nelle scuole gli studenti si preparano, studiano nel dettaglio i monumenti, vogliono avere pronta la risposta a tutte le domande di curiosi visitatori, non vogliono deludere le aspettative di chi nelle pre-cedenti edizioni ha manifestato interesse e plauso per quelle lezioni di storia, arte e letteratura locale. Nello sguardo di ogni concittadino si legge, in questi giorni più che mai, l’orgoglio di essere nato a Villacidro che con le sue bellezze naturali ha ispirato poeti ed artisti di rilevanza nazionale. Monumenti aperti in questa edizione vuole realizzare un connubio tra le opere architettoniche, testimonianza del passato, e le opere monumentali della natura che insieme costituiscono il nostro patrimonio. In questa edizione Villacidro si offre ai visitatori aprendo nuovi siti e proponendo anche attività collaterali quali escursioni volte alla conoscenza della flora locale e momenti sportivi per scoprire i sentieri delle nostre montagne. Ognuno ha voluto dare il suo contri-buto per la riuscita di questa iniziativa: singoli cittadini e Associazioni hanno offerto la collaborazione per rendere visitabili i tesori nascosti, per adottare chiese e siti di pregio, per confermare l’accoglienza di sempre che contraddistingue la nostra comunità.In queste giornate di festa il centro storico riacquista vivacità e ci rac-conta di donne e di uomini che con il loro sacrificio hanno contribuito alla crescita culturale della nostra comunità. Rivolgendo lo sguardo al Lavatoio, opera architettonica di pregio in stile liberty, impossibile non pensare a tutte quelle donne che a notte fonda andavano a lavare i panni, per trovare posto nelle vasche insufficienti per l’intera comuni-tà, come non immaginare il via vai di quelle donne che con equilibrio portavano sul capo e sui fianchi brocche piene d’acqua.Questa è la nostra storia che i monumenti ci raccontano, in cambio chiedono una sola cosa : il rispetto e la cura, perché tutto sia custo-dito e trasmesso ai posteri.

Teresa Maria Pani Francesca Curridori Sindaco di Villacidro Ass. alle Politiche Culturali e Pubblica Istruzione

L’apprezzamento ricevuto dal pubblico cittadino e isolano nelle precedenti edizioni e la consapevolezza della ricaduta positiva

di ogni iniziativa culturale sulla crescita civile di una comunità, ci ha indotto ad aderire anche quest’anno alla manifestazione “Monumen-ti aperti” , promossa dall’Associazione “Imago mundi” di Cagliari e organizzata a livello locale dall’Amministrazione comunale. L’impor-tanza di tale iniziativa è tangibile per chi tiene presente che non si può progettare il futuro se non si è a conoscenza del passato e dunque bisogna ripartire dalle nostre radici, dalla storia del nostro paese, della nostra cultura. Dobbiamo riscoprire i nostri beni cultu-rali, salvaguardarli e farli conoscere. La disponibilità dei volontari e la collaborazione dei docenti della Scuola Media e degli Istituti superiori che preparano i loro studenti perché possano accogliere con com-petenza e conoscenze i visitatori, ci incoraggiano a continuare nella strada intrapresa. La passione con cui i ragazzi hanno svolto il loro ruolo di “cicerone”e l’attenzione prestata dai visitatori hanno confer-mato che il futuro si costruisce anche sulla riscoperta e divulgazione del prezioso patrimonio storico e artistico che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Ci sorride la speranza che, avvalendoci di guide pro-fessionali e fornendo servizi adeguati, possiamo aspirare a renderlo fruibile per 365 giorni all’anno, e a sfruttarlo non solo come mezzo di arricchimento culturale, ma anche, contestualmente, come veicolo di promozione turistica e opportunità economica. Alessandro Collu Vincenzangela Fenu Sindaco di Sanluri Assessore alla Cultura, Turismo e Istruzione

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Il ComitatoScientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero

Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus

Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula

Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri

Consorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu Giuseppe Murru

Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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5monumentiaperti

Turismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da

spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico – artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’in-tero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesag-gi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifesta-zioni tradizionali.

Luigi CrisponiAssessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

Anno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un mo-mento importante che va oltre la semplice manifestazio-

ne culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito.Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle po-tenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diven-ta protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa op-portunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la con-sapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio MiliaAssessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

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Chiesa parrocchiale di

Santa Barbara

La chiesa parrocchiale di S. Barbara si affac-cia sulla piazza omoni-ma e venne costruita, presumibilmente, nella prima metà del XV se-colo, contestualmente al ripopolamento ed alla riedificazione dell’abita-to di Villacidro promossi dal feudatario Giovanni Civiller.Sotto il profilo archi-tettonico, si possono distinguere diverse fasi costruttive attraverso le quali il primitivo im-pianto di stile gotico-aragonese, monona-vato senza transetto e con copertura lignea, è evoluto attraverso for-me tardo manieriste,

assunte nel XVII secolo per adattare l’edificio ai precetti della Controriforma. Ulteriori rifacimenti sono databili al Settecento, in seguito al passaggio di Villacidro alla diocesi di Ales. La chiesa presenta una pianta longitudinale con una navata centrale sulla quale si affacciano quattro cappelle per lato tra loro comunican-ti, presbiterio leggermente rialzato e coro. I sistemi di copertura risalgono ad epoche differenti: la volta del presbiterio, cinquecen-tesca, è stellare con ogive e cinque gemme pendule, le cappelle presentano cupolini realizzati nel 1695 in sostituzione di originarie volte a crociera, la navata centrale è coperta da una grande volta a botte costruita nel ’700 in sostituzione delle originarie capriate lignee. Gli arredi marmorei delle cappelle laterali sono general-mente di stile neoclassico mentre l’altare maggiore, eseguito da Giovanni Battista Spazzi, è di gusto barocco. L’apparato pittorico dell’interno comprende una tavola lignea seicentesca ed affreschi di varia datazione. La semplice facciata, oggi caratterizzata da un coronamento curvilineo a ‘’cappello di carabiniere’‘, caratteristico di numerose chiese sarde del XVII-XVIII secolo, nel 1992 è stata abbellita da un portale bronzeo in sostituzione di quello ligneo.

Visite guidate a cura del Liceo classico-linguistico “E. Piga”

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Pharma Museum

Sa Potecaria

Il Farmamuseo di Vil-lacidro, unico nel suo genere in Sardegna, ha avuto origine dal-la passione del Dott. Ignazio Fanni per la scienza farmaceutica.Egli, nel 1988, ere-ditò l’antico locale dal padre, dott. Nino Fanni che, a sua vol-ta, aveva acquistato la licenza dalle eredi del dott. Mancosu, originario proprieta-rio della Farmacia, aperta nel 1905. La visita del museo costituisce una rara occasione di cono-scenza della storia e dell’evoluzione della Farmacia in Sardegna. Offre, poi, la possibilità di compiere un viaggio virtuale all’interno dell’antica farmacia villacidrese della quale è stato ricostruito scrupolosamente l’ambiente con il ban-chetto di vendita, gli scaffali di legno dotati di vetrine, le boccette ed i raffinati albarelli di ceramica oltre che un laboratorio per le preparazioni galeniche.Ai preziosi arredi, risalenti all’antica farmacia, il dott. Fanni, nel tempo, ha aggiunto una rara ed interessante collezione di utensili e di strumenti sanitari e farmaceutici di varia provenienza, appar-tenenti ad un arco cronologico compreso tra il 1600, secolo al quale risale un’antica bilancia, ed il 1900. Tra questi è possibile ammirare collezioni di antichi aerosol, di termometri, di bilance, di enteroclismi, di mortai, oltre che attrezzature utilizzate per la pre-parazione dei diversi medicinali, tre curiose farmacie da viaggio ed apparecchi elettromedicali.Il Farmamuseo è, inoltre, arricchito da una minibiblioteca costitu-ita da antiche pubblicazioni di Medicina e di Farmacia risalenti ad un’epoca compresa tra il 1500 ed il 1800, tra le quali emergono Historia Naturale di G Plinio Secondo (Venezia, 1580) e il Ricet-tario Fiorentino (Firenze 1567) e completata da una raccolta di farmacopee italiane e straniere, da antiche riviste di Medicina e di Farmacia e vecchi registri delle farmacie Mancosu e Fanni.

Visite guidate a cura del Liceo classico-linguistico “E. Piga”

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Lavatoio

Il Lavatoio, un si-gnificativo esempio “dell’architettura del ferro”, fa parte di un complesso di ope-re di pubblica utilità, comprendente il mat-tatoio, l’abbeverato-io, logge e guardiole, oggi non più visibili, in origine collocato ai margini dell’abitato, nei pressi del rio Flu-minera. La sua edi-ficazione, deliberata dall’Amministrazione comunale nel 1887, è ricordata anche in Paese d’ombre di G. Dessì. Con questo in-tervento, eccezionale

per l’epoca, per il numero delle opere e per l’alto significato so-ciale, Villacidro mostra di essersi aggiornato alle trasformazioni urbanistiche che interessarono i principali centri italiani ed europei nella seconda metà dell’800. Il progetto venne elaborato dall’in-gegnere Enrico Pani e il lavatoio fu inaugurato nel 1893. Gli ele-menti in ferro battuto vennero realizzati dalla fonderia fiorentina del Pignone. Il lavatoio presenta una struttura a “C rovesciata” con la concavità rivolta verso il prospetto principale all’interno della quale sono collocate, assecondando il profilo a C, le vasche di lavaggio di cemento ripartite in tre settori. Un muretto di mat-toni e pietra da taglio costituisce il “recinto” del lavatoio e funge da zoccolo di imposta delle colonnine e dei pilastrini d’angolo di ghisa che sostengono la tettoia di copertura. Questa, realizzata con fogli di lamiera ondulata, presenta uno scheletro di ferro bat-tuto con fregi e decori di diversa forma, curvilinea, triangolare, e motivi floreali stilizzati, ispirati ai principi dell’allora imperante stile Liberty. La parte centrale del prospetto, in corrispondenza della concavità della C, è occupata da una fontana di pietra dotata di cinque cannelli per l’acqua, ed è ornato da sculture, copie in mar-mo composito di originali marmorei, di un leone e una leonessa e da due piccole sirene.

Visite guidate a cura del Liceo classico-linguistico “E. Piga”

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Monte granatico - Museo Civico Archeologico

Villa Leni

Il Monte granatico venne istituito a Villaci-dro nel 1761, ma solo qualche decennio più tardi sarà acquistato il locale attuale, che verrà completamente rinnovato e adattato a magazzino di gra-naglie.In anni recenti assu-me le fattezze attuali. Dal 2003, al piano superiore, è ospitato il Museo Civico Ar-cheologico “Villa Leni” dove sono conservati numerosi reperti che testimoniano l’intensa frequentazione uma-na del territorio di Vil-lacidro e dei comuni limitrofi in un arco di tempo molto vasto: dal Neolitico recente a quello fenicio-punico, fino al successivo romano e alto-medievale. L’esposizione è corredata da una ricca serie di pannelli didattici, dalla carta del territorio e dalla tabella cronologica.Ampio spazio è dedicato ai reperti delle campagne del paese: particolarmente gli strumenti in pietra di Cottega, il corredo tom-bale d’età romano-imperiale dalla necropoli ad incinerazione di Ruinas, in cui spicca un bicchiere in vetro di accurata fattura. I ri-trovamenti archeologici nei Comuni vicini, quali Serramanna, San Gavino, Vallermosa, Mogoro, San Nicolò d’Arcidano, vanno dalle ceramiche decorate della cultura di Ozieri ai monili bronzei d’età tardo antica e bizantina. Molto interessante il ripostiglio bronzeo di lingotti di tipo ox-hide e lame votive rinvenuto a S’Acqua Cotta e l’olla nuragica con ollettina miniaturistica di significato votivo dal nuraghe di Su Sonadori entrambi a Villasor. Da Vallermosa proviene un modellino litico di nuraghe monotorre rinvenuto a Matzanni.Caratteristico è un piccolo bronzetto che raffigura le torri qua-drilobate di un nuraghe, che è stato scelto come simbolo del museo.

Visite guidate a cura della Cooperativa Fulgheri.

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Antico Mulino Cadoni

Museo del Romanzo

La storia dell’Antico Mulino Cadoni è legata in modo indissolubile alla vita sociale di tutta la comunità villacidrese essendo, fino a pochi decenni fa, il “mulino” più importante del paese, dove venivano prodotte le farine per il fabbisogno locale. Il fabbricato, risalente con molta probabilità all’ultimo quarto del XIX secolo, è situato in centro storico e sorge a ridosso del Lavatoio. L’edificio rappresenta architettonicamente un imponente esempio di tipologia a “corte” sviluppato su tre livelli. Le grandi dimensioni del fabbricato si

apprezzano maggiormente dall’interno dello stesso, è infatti percorrendo le ampie sale che risalta la notevole altezza di ogni singolo piano e che nell’ultimo supera i cinque metri. Lo stabile ha subito nel corso degli anni numerosi lavori di adeguamento e ristrutturazione ma solo l’ultimo intervento di restauro ha consentito di renderlo agibile. Attualmente ospita il Museo del Romanzo che, attraverso l’uso della scenografia e di moderne tecniche di allestimento, propone al visitatore un viaggio nelle suggestioni evocate dalla rilettura delle opere dello scrittore Giuseppe Dessì e in particolar modo del romanzo “Paese d’ombre”, vincitore del Premio Strega nel 1972. Lungo il percorso, personaggi, luoghi, oggetti, ambientazioni guidano il visitatore-lettore alla scoperta di un mondo letterario e umano ricco di profonde emozioni.

Visite guidate a cura dell’Istituto Professionale per l’Agri-coltura e l’Ambiente “G.B. Tuveri”

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Oratorio del

Rosario

L’Oratorio del Rosario, dirimpetto alla chiesa parrocchiale di S. Barbara, per circa trecento anni è stato la sede dell’omonima confraternita istituita ai primi del Seicento e ancora oggi operan-te. L’edificio odierno conserva però ben poco dell’antica strut-tura, un tempo sicuramente di minori dimensioni. La chiesetta è caratterizzata dal loggiato addossato alla facciata, ricostruito negli anni ’90 del secolo scorso per sostituire l’antico crollato nel 1960 a causa della neve. Il presbiterio è sovrastato da una cupola ottagonale risalente alla metà del XVIII sec. e realizzata su model-lo di quella della Cattedrale di Cagliari. Dal 1998 l’Oratorio ospita il museo della Parrocchia di S. Barbara. La raccolta ci permette di ricostruire il clima socio – culturale di Villacidro dal XVI sec. fino a oggi e rivela una committenza vivace e varia attenta agli esiti artistici sia sardi che extrainsulari. Sono presenti arredi liturgici e altri legati alla pietà popolare, in particolare manufatti in argento e simulacri lignei.Molto significativo anche il secchiello per l’acqua benedetta. Tra le statue lignee non si possono dimenticare i due Crocefissi (XV – XVI sec.); S. Antioco (XVII sec.); S. Giuseppe (XVII sec.); la Vergine del Rosario e S. Raffaele Arcangelo, entrambe del Lonis.

Visite guidate a cura della Scuola Media "Loru-Satta"

Villacidro

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Si affaccia sulla piazza S. Barbara e la sua edificazio-ne risale agli anni 1724-1728, come risulta da documenti conservati nell’Ar-chivio Storico Dio-cesano di Ales, per ospitare la Confra-ternita delle Anime. Negli Statuti della Confraternita, com-paiono trascrizioni di documenti, risa-lenti alla fine del XVI e all’inizio del XVII secolo, che ne at-testano l’affiliazione all’arciconfraternita romana della “Beata Maria del Suffragio”

officiante a Roma nella chiesa di S. Maria in via Lata. Infatti, prima che la Confraternita disponesse di una propria sede indipenden-te, è verosimile che si riunisse nella cappella dedicata alle Anime Purganti nella chiesa di S. Barbara. Al centro dell’altare è inserito un dipinto ad olio su tela attribuito al pittore napoletano Dome-nico Tonelli, databile alla seconda metà del Settecento. L’altare presenta un raro tronetto o espositorio eucaristico, di legno. L’O-ratorio ospita la statua lignea policroma del Cristo alla colonna di un ignoto scultore del XVIII secolo, affine alle opere di Giuseppe Antonio Lonis (1720-1805), e la statua lignea del Redentore del XVIII secolo. La facciata è caratterizzata da una semplice cornice curvilinea di gusto barocco.

Visite guidate a cura del Liceo classico-linguistico “E. Piga”

Oratorio delle

AnimeVillacidro

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13monumentiaperti

La Casa Dessì, oggi sede della Fondazione dedicata allo scrittore Villacidrese, presenta una tipologia che trova riscontri comuni nel tessuto storico-architettonico villacidrese della metà 1800. Essa è composta da un palazzo signorile con corte interna distribuito su due livelli verso Via Roma, semplice nelle rifiniture, con elementi in ferro battuto in stile Liberty sul prospetto di Via Roma e sulla corte. Essa si affaccia su una delle strade storiche più importanti di Villacidro, dove un tempo aveva sede il cuore delle attività economiche e sociali della cittadina. La casa molto probabilmente è stata acquistata intorno al 1830/40 da Antioco Loru, grande proprietario terriero e importante allevatore di bovini, nonché avvocato. La casa venne venduta alla fine del XIX secolo finendo tra le mani della famiglia Granieri, che poi la vendette a sua volta dopo la fine della Prima guerra mondiale al padre di Giuseppe Dessì, il Generale Francesco Dessì Fulgheri. L’acquisto della casa è avvenuto grazie ai fondi stanziati dalla Regione Sardegna con la L.R.35 del 09/06/89, con la quale è stato formalmente istituita la Fondazione G. Dessì. Una volta acquisita, la struttura venne sottoposta a diversi lavori di adeguamento e ristrutturazione, tanto che la consegna al comune di Villacidro in veste definitiva è avvenuta nel 1995. Dal 1999 l’immobile è stato di fatto trasferito alla Fondazione Giuseppe Dessì. La Casa Dessì oggi è anche sede di una biblioteca d’autore, unica nel suo genere in Sardegna. Essa è costituita da oltre cinquemila volumi donati dagli eredi dello scrittore e comprende un centinaio di volumi piuttosto rari e antichi e numerosi manoscritti non ancora catalogati. La Fondazione ha inoltre acquisito una ottantina di opere pittoriche dello scrittore, alcune delle quali di pregevole fattura. Recentemente sono stati esposti al pubblico diversi oggetti appartenuti a Dessì, tra cui la sua scrivania con la macchina da scrivere, la sua collezione di pipe e di bastoni. Complessivamente la Fondazione dispone di un patrimonio librario di oltre ventimila volumi.

Visite guidate a cura della Scuola Media “Loru-Satta” e della Fondazione Dessì.

Casa DessìVillacidro

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Questo pregevole e imponente edifi-cio sorge sulle rovine dell’antica resi-denza dei Marchesi Brondo, feudatari di Villacidro.Nel 1767 mons. Giuseppe Maria Pilo, Vescovo della diocesi di Ales, acqui-stò i ruderi del castello per fabbricar-vi, al suo posto, il Palazzo Vescovile destinato a diventare residenza esti-va dei vescovi della diocesi di Ales, che vi si trasferivano per gran parte dell’anno per sfuggire alla malaria che opprimeva la Marmilla. I lavori duraro-no circa un anno e mezzo e il Pilo ne prese possesso il 24 Ottobre 1770. Vi dimorarono per quasi centocinquan-ta anni i suoi successori: Michele An-

tonio Aymerich, Giuseppe Stanislao Paradiso, Antonio Raimondo Tore, Pietro Vargiu, Francesco Zunnui Casula, Palmerio Garau Onida.Tra il 1807 e il 1814, quando Villacidro divenne una delle 15 pro-vince istituite in Sardegna sotto il regno di Vittorio Emanuele I, il palazzo fu anche sede della Prefettura, ospitando più volte il viceré di Sardegna e lo stesso re Vittorio Emanuele I, in occasione delle sue battute di caccia nei monti di Villacidro.L’edificio venne sottoposto a diversi restauri ed ampliamenti: nel 1833, quando era vescovo mons. Tore, ne crollò una parte e si rilevarono spaccature nel muro confinante con le carceri, l’opera di ricostruzione, ingrandimento e restauro durò sino all’estate del 1834. Un secolo dopo, dal 1931 al 1939, mons. Francesco Ema-nuelli ordinò altri lavori di restauro e la costruzione di un’ampia e comoda scala interna che mettesse in comunicazione i tre piani. Fu proprio questo vescovo a destinare lo storico palazzo vesco-vile di Villacidro a residenza di quanti andavano formandosi al sa-cerdozio. Nel 1939 decise infatti di trasferire il Seminario diocesa-no da Ales a Villacidro, ospitando un primo gruppo di seminaristi. Dal 1942 i locali di Ales vennero definitivamente abbandonati e così la bella struttura che per un secolo e mezzo servì da resi-denza principale dei vescovi finì per ospitare i giovani aspiranti al sacerdozio. Negli anni ‘50, durante l’episcopato di mons. Antonio Tedde, il palazzo venne ampliato e completamente ristrutturato, con la costruzione dell’attuale cappella.Dal 1984 al 2000 fu anche sede dell’istituto diocesano di Scienze religiose “Giuseppe Maria Pilo”.Attiguo al palazzo sorge il carcere, già baronale e poi manda-mentale.

Visite guidata a cura di Volontari

Palazzo del

Seminario VescovileVillacidro

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15monumentiaperti

Dalla passione e dal profondo rispetto per la propria storia e radi-ci, nasce la ricchissima collezione della Casa Pittau.L’abitazione privata, di proprietà della signora Marisa, si trova nel cuore di uno dei quartier più antichi della cittadina di Villacidro.Il quartiere o “vicinato” di Sant’Antonio, “su bixinau de basciu”, con le sue vie tortuose, i vicoli, spesso ancora in acciottolato e gli antichi portali delle case in mattone crudo, si erge a custode di un piccolo scrigno di antichi tesori.Ogni oggetto, arredo, suppellettile, ospitato nella collezione, ri-chiama i tempi passati e la storia locale, ma soprattutto racconta storie di vita salvate dall’incuria del tempo dalla delicata sensibi-lità di una donna intelligente e at-tenta.All’interno della struttura sono presenti antichi arredi, abiti, ac-cessori per la toilette da ca-mera, stoviglie, tovagliati, stru-menti di lavoro (filatura, arte ca-searia, coltiva-zione dei campi, tessitura, etc) e una notevole quantità di oggetti che riconducono alle più svariate attività che si svolgevano in ogni ambito della vita di un tempo. Percorrendo i numerosi ambienti si passa attraverso diversi am-biti temporali: dal tempo della campagna al tempo della casa in tutte le sue sfaccettature, dal tempo del lavoro al tempo libero, dal tempo vissuto al tempo letto e a quello raccontato.La cosa che colpisce di più il visitatore sono le straordinarie curio-sità, oggetti di uso non comune e spesso non presenti nei musei etnografici, che richiamano antichi gesti e abitudini quasi dimen-ticate.La preziosa passione della signora Marisa regala ai Villacidresi e non, agli esperti, agli appassionati e ai semplici curiosi uno spac-cato di storie e di memorie, per questo Casa Pittau potrebbe essere definita: Casa delle memorie.

Visite guidate a cura di Marisa Pittau e della Cooperativa Fulgheri.

Casa Museo

Marisa PittauVillacidro

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Spendula significa cascata. Questa è la cascata più famosa della zona, resa celebre da Gabriele D’Annunzio che la cantò con una poesia in occasione di una sua visita nel 1882.“Dense di celidonie e di spineti / le rocce mi si drizzano davanti / come uno strano popolo d’atleti / pietrificato per virtù d’incan-ti. / Sotto fremono al vento ampi mirteti / selvaggi e gli oleandri fluttuanti, / verde plebe di nani; giù pei greti / van l’acque della Spendula croscianti. / Sopra, il ciel grigio, eguale. A l’umidore / della pioggia un acredine di effluvi / aspra esalano i timi e le mor-telle. / Ne la conca verdissima il pastore / come fauno di bronzo, su ‘l calcare, / guarda immobile, avvolto in una pelle.” (G. D’An-nunzio, 1882)La Spendula è l’ultimo salto del Rio Coxinas dall’altura di Coxinas verso la grande pianura del Campidano. Dopo la cascata, il rio cambia nome e prende quello di Rio Seddanus.A circa un chilometro dall’abitato di Villacidro, la località di Sa Spendula è meta ogni anno di numerosi visitatori grazie allo spet-tacolo offerto dalla stupenda cascata, ubicata in un contesto na-turale d’incatevole bellezza. Essa sicuramente si mostra nella sua forma più smagliante durante la stagione delle piogge, ma anche d’estate la visita è di sicuro effetto, sia perché la cascata è una delle poche in Sardegna ad essere perenni, sia perché si è prov-veduto a creare una suggestiva illuminazione serale.

Visite guidate a cura dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “G.B. Tuveri”

Cascata di

Sa SpendulaVillacidro

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17monumentiaperti

Castangias si trova nella parte centrale di un teatro naturale che ha per limite sud il fianco del Monte Carmine, con l’omonima chiesetta, il quale si eleva fino a Monte Cuccureddu (467 m s/l/m), e a nord Monte Omo (602 m s/l/m). L’area che accoglie attualmente il Parco di Castangias ospitava un tempo un bellissimo bosco di ciliegi, spaccasassi, noci e so-prattutto castagni che davano il loro nome alla località. Dalla vallata di Castangias ha origine, il Rio Fluminera, lungo le cui sponde sorsero i primi insediamenti abitativi che diedero vita al primo nucleo abitato di Villacidro.La ricchezza d’acqua ha sempre caratterizzato l’area dove, negli anni tra il 1928 e il 1932, venne realizzato, in stile delle villette toscane, l’acquedotto che raccoglieva le acque di numerose sor-genti che venivano poi distribuite nel paese. Nel corso degli anni i castagni morirono colpiti da una malattia in-curabile, e negli anni ’70 anche l’acquedotto cessò di funzionare. L’area perse la sua caratteristica vitalità e pian piano venne quasi abbandonata. Nel 1993, un finanziamento di oltre 4 miliardi dell’Assessorato Regionale per la Difesa dell’Ambiente ha permesso l’inizio di grandi lavori con lo scopo del recupero delle infrastrutture e riuso a parco dell’ex acquedotto di Castangias e della via per Coxinas.

Visite guidate a cura della Scuola Primaria e dell’AUSER.

CastangiasVillacidro

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Adagiata sul monte, la Chiesa del Carmine si scorge tra le chiome dei pini centenari, immersa in uno scenario naturalistico tra i più suggestivi di Villacidro. La sua edificazione risale al XVII secolo, come risulta dal ritrovamento di un manoscritto negli archivi della Parrocchia Santa Barbara. Nel testo antico, datato 1686, infatti, si parla della chiesetta, la cui presenza risulta già attestata in quei tempi.Sebbene l’aspetto originario sia stato alterato dai pesanti restauri, è ancora possibile cogliere la semplicità strutturale nella pianta ad unica navata, nella presenza del piccolo campanile a vela al centro della facciata e nelle ridotte dimensioni della costruzione, che si adattano armoniosamente al contesto paesaggistico in cui è inserita. La facciata lineare e completamente liscia è interrotta da un’apertura circolare e dall’ingresso principale, al quale si ac-cede da una scala a doppia rampa. Al corpo principale, infine, è innestato un piccolo braccio che funge da sagrestia.La Chiesa del Carmine si carica di maggiore suggestione nel pe-riodo di Luglio, dal 16 al 30 del mese, durante le celebrazioni in onore della Vergine del Carmelo, che richiamano ogni anno numerosi fedeli, accolti dall’ampio anfiteatro naturale Le bellezze che è possibile ammirare dalla Chiesa del Carmine fanno di questa uno dei luoghi più affascinanti di Villacidro, tanto da rimanere nel cuore di chi la visita e ne esplora i dintorni. Anche lo scrittore Giuseppe Dessì la menziona tra i suoi luoghi preferiti e la ricorda nel celebre documentario La Sardegna. Un itinerario nel tempo e nel romanzo I passeri.

Visite guidate a cura di Educanimarte e del Gruppo Scout AGESCI di Villacidro.

Chiesa del

CarmineVillacidro

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19monumentiaperti

Il vivaio forestale Camp’e Isca sorge in contempo-ranea con l’istituzione del C.F. Montimannu nel 1914 per soddisfare il fabbiso-gno interno di piantine forestali da utilizzare per il rimboschimento dei terreni soggetti a dissesto idroge-ologico.Il territorio ricadente in agro di Villacidro coincidente in gran parte con il bacino im-brifero dell’alto Rio Leni, nel periodo piovoso autunno – inverno è soggetto a pie-ne improvvise di notevole entità capaci di provocare, con le conseguenti eson-dazioni , difficoltà e danni alla sottostante pianura di Villacidro, infatti la piovosità media di questa zona, stimata intorno ai 1250mm annui, è tra le più alte in Sardegna.Percorrendo per 15 Km la strada che dall’abitato di Villacidro costeggia l’invaso sul Rio Leni, si raggiunge il vivaio, nei pressi dell’ex caserma forestale, situato in località Camp’e Isca da cui prende il nome.In passato, la produzione di piantine del vivaio garantiva il fab-bisogno esclusivamente dei cantieri dell’allora Azienda Foreste Demaniali della Regione Sardegna, per raggiungere l’attuale pro-duzione in grado di soddisfare anche le richieste da parte di Enti Pubblici, privati e di coloro che vogliono farne richiesta secondo le modalità di concessione. Oltre alle piantine officinali quali: Salvia, Timo, Maggiorana, Ori-gano, Rosmarino,Lavanda, ecc., vengono coltivate specie della macchia Mediterranea, quali Mirto, corbezzolo, erica, fillirea, oli-vastro, carrubo, sughera, leccio, roverella ed altre.Il vivaio è costituito da due corpi, separati dal letto del Rio Leni:• laparteprincipale,lacuisedeèquellaoriginaria,èdispostasu

tre livelli, con annesso un piccolo caseggiato adibito a mensa, servizi igienici, ed un’area per le attività lavorative;

• aldilàdelfiumetrovaspazioilvecchiorecintodeicavalli,utiliz-zato per le coltivazioni in serra, per la lavorazione del terriccio e come esposizione di tutte le specie disponibili coltivate in vivaio.

Visite guidate a cura dell’Ente Foreste della Sardegna.

Vivaio di

Camp’e IscaVillacidro

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20 villacidro

A pochi chilometri dal centro abitato di Villa-cidro, sulla destra del Rio Leni, si estende il suggestivo parco di San Sisinnio sede dell’omonima chie-sa campestre da cui prende il nome. La tra-dizione vuole collocare

la nascita del Santo(122 – 186) nel villaggio di Leni, antico e ricco borgo ormai scomparso. Pare avesse una voce meravigliosa che poteva essere paragonata a quella del cigno. Instancabile predi-catore della parola di Dio, era avversario delle superstizioni, delle streghe, “is cogas” e dei loro malefici, protettore dei deboli e degli oppressi. Per la sua fede venne martirizzato nel 185 d. C. all’età di 62 anni. “Morì in pace cantando come un cigno” si legge sulla sua lapide. L’attuale edificio venne probabilmente edificato dopo il 1631, for-se su una preesistente chiesa, grazie al rinnovato zelo per il san-to. Infatti l’arcivescovo Francisco de Esquivel donò una reliquia del corpo di San Sisinnio al canonico di Villacidro, in seguito al “ritrovamento” delle spoglie del Santo in una chiesa cagliaritana. L’aspetto attuale dell’edificio, oltre ad alcune recenti opere di re-cupero, è quello fornitoci dal restauro eseguito nel 1922, come ricorda una lapide all’interno della chiesa, in seguito a un incendio doloso che distrusse l’altare ligneo riccamente lavorato in stile barocco, l’antica copertura in legno a capriate, preziosi arredi, dipinti e numerosi ex voto offerti al Santo dai devoti.Oggi si presenta con una volta a botte, circondata su tre lati da un loggiato secentesco fatto di canne intrecciate e sorretto da pilastri di pietra.All’interno, oltre all’effigie del Santo, é ancora ammirabile un an-tico pulpito esagonale, riccamente lavorato e ornato di fregi e di simboli antropomorfi, che fino al 1740 era collocato nella parroc-chiale di Santa Barbara.Le ampie dimensioni, le cappelle laterali, il loggiato esterno su tre lati, la differenziano dalla maggior parte delle chiese campestri sarde e le conferiscono uno stile architettonico non comune.Uno spettacolo naturale di maestosa bellezza si respira nel Parco di olivastri millenari, che circondano la chiesa di San Sisinnio, vero tesoro tra le tante ricchezze del patrimonio ambientale di Villaci-dro. Si tratta della più importante aggregazione di grandi olivastri della Sardegna, alcuni esemplari raggiungono un’altezza di circa 13 metri e una circonferenza del fusto che supera i 5 metri. Con le loro esasperate forme offrono un suggestivo e magico scenario alle leggende tramandate da secoli su San Sisinnio, e le streghe.

Visita guidata a cura di Volontari

Chiesa di

San SisinnioVillacidro

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21monumentiaperti

Sabato 12 maggioLe Attività di supporto alla manifestazione avranno inizio la sera a seguito dell’apertura di tutte le sedi indicate nel programma.

• Intrattenimento musicale a fine giornataPer la serata di sabato 12 maggio, a partire dalle 17.30 è previsto un concerto della Scuola Civica di Musica e un intrattenimento musicale che coinvolgerà diversi musicisti itineranti nei vari mo-numenti del centro storico.

Domenica 13 maggioLa maggior parte delle iniziative previste all’interno di Monumenti Aperti si svolgeranno durante tutta la giornata di domenica 13 maggio.

•Marathon GF delle Cascate 2012•Pranzo tipico a prezzo convenzionatoNella suggestiva area della chiesa campestre di San Sisinnio si terrà la gara ciclistica con 3 differenti percorsi per le seguenti ca-tegorie: giovani, escursionisti, agonisti. All’ombra dei suggestivi ulivi secolari sarà possibile degustare l’ottimo pranzo a prezzo convenzionato.•Visita teatralizzata Associazione Culturale EducAnimArte Alle ore 18 si terrà la visita teatralizzata alla Chiesa del Carmine a cura dell’Associazione Educanimarte.• Su MurzuIl “Circolo Didattico Giuseppe Dessì” organizza presso la zona di Castangias attività ricreative con i bambini della scuole Ele-mentari.•Distilleria oli essenziali e preparazione fregolaDimostrazione presso l’Antico Mulino Cadoni a cura dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “G.B. Tuveri”.•Piantumazione località Sa SpendulaA cura dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “G.B. Tuveri” si svolgeranno attività di piantumazione e lezioni di botanica.•Spettacoli e momenti musicaliDurante il pomeriggio si terrà uno spettacolo di intrattenimento musicale con Emanuele Garau in collaborazione con la Direzione Didattica G. Dessì in località Castangias. Il Coro Polifonico si esibirà in Piazza Zampillo alle ore 18,30 l’esi-bizione sarà a cura del maestro Massimo Atzori. Alle ore 19,30 si esibirà la Banda Musicale Santa Cecilia a cura del maestro Marco Carboni.•Presentazione di attività e lavori realizzati dai ragazzi di-versamente abili A cura delle associazioni di volontariato (Oltre il sogno – Volo Alto – Polisportiva Frontera) nel centro storico del paese.

Eventi CollateraliVillacidro

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Partecipano alla manifestazione

VILLACIDRO

Partecipano alla manifestazioneLa visita guidata e le schede dei monumenti sono curate da:Comune di VillacidroDirezione Didattica “Giuseppe Dessì”Scuola Media “Satta-Loru”Liceo classico-linguistico “E. Piga”Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “G.B. Tuveri”Fondazione “G. Dessì”Cooperativa FulgheriEnte Foreste della Sardegna

Collaborano i volontari delle associazioni:AUSERAssociazione EducanimarteAssociazione Volo AltoAssociazione Oltre il SognoAssociazione I VicinatiAssociazione sportiva M.T.B. P. IrgasPolisportiva FronteraGruppo Scout AGESCIPro Loco VillacidroBanda Musicale Santa CeciliaCoro PolifonicoScuola Civica di MusicaGruppo Folk Città di VillacidroGruppo Folk GIPPIComitato San SisinnioParrocchia Santa BarbaraUniversità della Terza Età Villacidro (UTEV)

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23monumentiaperti

Informazioni UtiliSanluri

Apertura monumenti e visite guidate: Domenica 20 maggio ore 9.00-13.00 / 15.30 -20.00.

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Sanluri

La Chiesa di San Lo-renzo sita nel centro storico, si presenta attualmente in buono stato di conservazio-ne, grazie ai restauri cui è stata sottopo-sta recentemente. Ha due navate, separa-te da arconi a sesto acuto e coperte a capriate, terminanti in cappelle voltate a cro-ciera. Nella semplice facciata, animata da un piccolo rosone e da un campaniletto a

vela a due luci sul quale sono ancora visibili le due campane origi-narie, datate rispettivamente 1320 e 1434, si aprono i due portali d’ingresso e si addossa il caratteristico porticato, costruito suc-cessivamente alla chiesa. Quest’ultima edificata presumibilmente agli inizi del XIV secolo, in stile tardo-romanico, aveva inizialmente una sola navata; venne poi ampliata con l’aggiunta della nava-tella destra e sottoposta a notevoli rifacimenti. Gli interventi più rilevanti furono effettuati nel sec. XVII (vennero ricostruiti il tetto e le cappelle di San Lorenzo e della Vergine d’Itria e innalzato il loggiato in facciata) ma non mancarono, anche nel XVIII e nel XIX secolo, restauri e trasformazioni (tra questi, il rifacimento della sacrestia). Delle strutture originarie rimane il portale lunettato ed il rosone in facciata e una monofora. A sinistra della navata mag-giore, i retabli in legno dorato delle cappelle presbiteriali. Il retablo della cappella di San Lorenzo, realizzato nel sec. XVI in stile rina-scimentale, si trovava in origine nell’altare maggiore della chiesa parrocchiale; il retablo di N.S. d’Itria invece, di stile barocco, ven-ne intagliato agli inizi del Settecento proprio per abbellire l’altare in cui si trova attualmente e per ospitare l’antico simulacro della Vergine titolare della cappella.Questa statua, interamente scolpi-ta nel legno ma coperta di abiti e monili appartenenti ad epoche diverse, è di notevole interesse storico - culturale in quanto, nei secoli passati, fu al centro di alcuni episodi prodigiosi: “sudò mi-racolosamente” in prossimità di eventi funesti, come nel 1652, anno in cui anche Sanluri venne colpita dalla grande peste che imperversava nell’isola.

Visita guidata a cura degli studenti dell’I.T.C.G. “Colli Vi-gnartelli”

Chiesa di

San Lorenzo

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25monumentiaperti

Sorge sulla via omonima, a breve distanza dall’antica croce giu-risdizionale in marmo bianco detta “Sa Gruxi Santa” e da “Potta Noba”, una delle quattro porte di accesso al borgo medioevale, oggi scomparsa. Benché nel corso dei secoli sia stata sottoposta a vari rifacimenti, la chiesa è riconducibile all’età romanica. Venne edificata presumibilmente nel sec. XIII, periodo di grande diffusione del culto di San Martino di Tours, protettore di soldati, cavalieri, mendicanti e sarti. La strut-tura architettonica è molto semplice: ha una navata, abside se-micircolare ad est e copertura a capriate. La facciata a capanna, sormontata da un campaniletto a vela, ospita un portale architra-vato con lunetta semicircolare. Un secondo portale, centinato, si apre invece nella parete settentrionale. Dell’antico arredo della chiesa rimane ben poco: la statua lignea del santo titolare e una piccola campana, attualmente custodita all’interno dell’edificio, ornata da un rilievo raffigurante la Vergi-ne col Bambino recante un’iscrizione da cui si apprende la data di esecuzione, 1609 e il nome dell’amministratore della chiesa in quell’anno Balloi Pittau Procurador de San Martino. Le altre opere scultoree e pittoriche che abbellivano l’interno dell’edificio fino a circa quarant’anni fa sono andate perdute o sono state trasferite in altre chiese.

Visita guidata a cura degli studenti della Scuola Media “Calasanzio”

Chiesa di

San MartinoSanluri

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Chiesa di

San Pietro

La chiesa di San Pietro, sorta al di fuori della cinta muraria, si trova attualmente al centro del paese, ed è un tipico esempio di commistione di stili e di collaborazione di intenti che hanno ca-ratterizzato l’architettura religiosa del Medioevo in Sardegna. L’e-dificio costruito in epoca romanica è stato consacrato nel 1377, come mostra l’epigrafe in lingua sarda custodita all’interno dello stesso e un tempo posta sopra il portale destro all’entrata. L’im-pianto iconografico presenta un corpo basilicale mancante di una navata, probabilmente la chiesa venne inizialmente concepita a navata unica e solo successivamente arricchita della navata di destra. La facciata molto semplice è sormontata da un campanile a vela, la cui campana è datata 1577. L’interno presenta due na-vate con copertura a capriate terminanti in cappelle voltate a cro-ciera. La cappella maggiore è dedicata a San Pietro, la minore, a destra, alla Vergine della Pietà. A sinistra della navata maggiore è presente una cappella voltata a botte. Degli arredi originari sono ancora presenti un altare ligneo dorato dei primi del 1700, alcune tele settecentesche facenti parte di un polittico andato distrutto negli anni ‘60 e un simulacro ligneo di San Pietro, che alcuni fan-no risalire al sec. XIV Da questa chiesa proviene il grande retablo di S. Eligio, opera di un autore ignoto detto convenzionalmente “Maestro di Sanluri” e risalente ai primi del ‘500. Il retablo è attual-mente custodito nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. La pala è testimonianza dell’influenza della pittura spagnola importata in Sardegna durante la conquista dell’isola da parte dei Catalani.

Visita guidata a cura degli studenti del Liceo classico e Linguistico “Calasanzio”

Sanluri

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27monumentiaperti

Chiesa di

San Sebastiano

La Chiesa di San Sebastiano è ubicata nel centro storico, a breve distanza dal castello medioevale, all’interno della cinta muraria. E’ co-stituita da un’unica navata a cui si addossa, sul fianco destro, un pic-colo vano. Si ritiene comunemente che sia stata edificata nel secolo XVI come segno di gratitudine verso San Sebastiano, ma in realtà ha subito molti rimaneggiamenti e della struttura originaria conserva ben poco né esistono, per ora, documenti d’archivio in merito. Esa-minando le caratteristiche del portale in facciata, alcuni studiosi non escludono che si possa trattare più che di un edificio sacro, di una struttura civile e militare dei secc. XIV-XV, di stile catalano. Tuttavia, in occasione di recenti restauri, l’asportazione degli intonaci esterni ha reso visibile su una pietra a fianco del portale, la seguente iscrizione: “ anno MDXVIII”, ma non si sa se questa data si riferisca alla costru-zione della chiesa o a un intervento successivo di ristrutturazione. L’unica data sicura di cui si è in possesso risale al 1782 ed è relativa all’autorizzazione rilasciata dall’arcivescovo di Cagliari a costruire la sacrestia.

Visita guidata a cura degli studenti della Scuola Media “Calasanzio”

Sanluri

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Chiesa di

San Rocco

La Chiesa di San Rocco si affaccia sulla strada che con-duce al Convento dei Cappuccini, nel colle omonimo. Si ritiene erroneamente che sia stata costruita nel XVI secolo, in segno di ringraziamento per una scampata epidemia; in realtà fu edificata, per volon-tà della popolazione nella seconda metà del secolo XVII, in seguito alla grave pestilenza che colpì il paese tra il 1652 ed il 1653. Le vittime del contagio, innumere-voli in tutta l’isola, fu-rono a Sanluri 2500,

come attesta un registro parrocchiale dell’epoca. Nel corso del secolo scorso, la chiesa , dopo essere stata sconsacrata, cadde in stato di totale abbandono, ma, grazie ai restauri effettuati cir-ca venti anni fa ha riacquistato dignità e decoro e viene utilizzata come sala - mostre e convegni. L’impianto architettonico consta di un’unica ampia navata coperta da volta a botte a tutto sesto, scandita da archi trasversali, e un presbiterio sopraelevato con volta a crociera. La facciata con campaniletto a vela, portale d’in-gresso archiacuto e rosoncino ci riportano alle chiese sarde di stile gotico-catalano. Sulla lunetta del portale sono scolpiti, accanto al Cristo in croce, i due santi protettori degli appestati: il titolare, san Rocco, e san Sebastiano, a conferma del fatto che si tratta di chie-se votive. Sempre sulla facciata è ancora visibile un’ iscrizione, non più leggibile, che attestava il nome dell’obrero di san Rocco nell’anno 1702 (A.1702 obrero 1° A. Aco).

Visita guidata a cura degli studenti dei Licei e Scuola Me-dia “Calasanzio”

Sanluri

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29monumentiaperti

Chiesa di

Sant’Anna

L’origine di questa chiesa, sita all’inter-no del centro storico del paese, é descritta da P. Colli - Vignarelli in Sanluri terra e’ lori. La datazione dell’edi-ficio, sede dal 1726 della Confraternita del Carmine e più volte re-staurato nel corso dei secoli successivi, é in realtà molto più antica. Da ricerche d’archivio è stato possibile con-statare che la chiesa esisteva già nel se-colo XVI: viene citata, assieme alle “iglesias rurales” di Sant’Elena, San Sebastiano, San Lorenzo, San Martino e San Giorgio, in una relazione compilata nel 1599 in occasione di una visita pastorale. Dalla lettura di questi documenti risulta inoltre che, vicino alla chiesa, si trovava l’area cimiteriale. Nella parete di fondo del presbiterio, un altare in le-gno dipinto e dorato ospita nella nicchia centrale la statua della Vergine del Carmine a cui è dedicata la cappella maggiore, e in quelle laterali, i simulacri di Sant’Elisabetta d’Ungheria e di San Raimondo Nonnato. Negli antichi registri di amministrazione della Confraternita del Carmine non si fa cenno all’acquisto di queste interessanti opere, che avvenne probabilmente intorno al secolo XVIII. Si ha notizia invece dell’altare ligneo, realizzato tra il 1776 e il 1779 su commissione della Confraternita. Nella cappella di destra, destinata alla Santa titolare della Chiesa, è custodita, en-tro una nicchia, la statua di Sant’Anna, di non facile datazione in quanto ridipinta, ma probabilmente settecentesca.

Visita guidata a cura degli studenti dell’I.T.C.G. “Colli Vi-gnarelli”

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Chiesa Parrocchiale di

Nostra Signora delle Grazie

La Chiesa parrocchiale, dedicata alla Vergine delle Grazie, si erge sui resti di una chiesa risalente al XVI secolo, di cui è rimasta sol-tanto la parte inferiore del campanile, incorporata nella ristruttura-zione avvenuta a fine Settecento. Nella parte inferiore dell’impo-nente facciata, fra quattro coppie di paraste con capitelli ionici e motivi decorativi tipicamente piemontesi, trovano posto il grande portale centrale, con timpano ad ali spezzate sorretto da colon-ne, e altre due porte laterali, incorniciate da delicate modanature e sovrastate da nicchie vuote. Una cornice aggettante divide il

primo dal secondo ordine nel quale, in corrispondenza col portale centrale, si in-serisce una semplice finestra sormontata da fastigio sormon-tato da una mensola sporgente. In cima alla facciata spicca-no tre edicole, di cui quella centrale, più alta e delimitata ai lati da volute, si conclu-de con un timpano. La torre campanaria, a pianta quadrata, si eleva sul lato de-stro, leggermente arretrata rispetto al prospetto. Nella par-te originaria di tipo gotico - catalano, le aperture ogivali sono sormontate da ar-chetti pensili mentre la sovrastante cella campanaria, tardo

barocca, è conclusa da un cupolino ottagonale. L’interno è a pianta longitudinale divisa in tre navate e transetto, alle cui testa-te si aprono due cappelloni dedicati a Sant’Antonio da Padova e San Sebastiano. All’incrocio dei bracci, su un alto tamburo poli-gonale, è impostata la cupola. Nella chiesa si conserva il Retablo di Sant’Anna, polittico tardo cinquecentesco dipinto a tempera su tavola.

Visita guidata a cura degli studenti del Liceo classico e Linguistico “Calasanzio”

Sanluri

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31monumentiaperti

Castello

Il castello di Sanluri, unico sopravvissuto degli 88 costruiti in Sar-degna, tra il periodo giudicale e medioevale, forse ancora oggi conserva in parte la stessa struttura originale. Ha una forma quadrata con lati lunghi 27 metri, alti 10, e spessi metri 1,80. I lavori iniziarono il 15 agosto 1365, e furono affidati a 20 castellani (operai specializzati) arrivati dalla Catalogna mentre la manodo-pera era locale. Nel settembre del 1365 il governatore in per-sona, si recò a Sanluri, per sorvegliare e sollecitare i lavori della costruzione del “Burgum”, in quanto, da un momento all’altro si aspettava l’attacco di Mariano d’Arborea. Con la soppressione del sistema feudale (1836 –1843) da parte del re Carlo Alberto ebbe inizio per il castello un periodo di crescente abbandono. Il castello di Sanluri divenne carcere, fu curia del paese e caserma, fino a quando il generale Nino Villasanta, pluridecorato al valore, nuovo proprietario del castello, ne volle fare, su richiesta del Duca d’Aosta, la sede del museo Risorgimentale inaugurato nel 1927. Il trasferimento dei cimeli avvenne solo dopo i necessari restauri del Castello durati oltre tre anni. Ai cimeli della Grande Guerra del 1915-18, hanno fatto seguito altri, relativi alle precedenti guerre d’Indipendenza. I cimeli più importanti sono: La Bandiera italiana della Vittoria, che venne issata sulla torre di S. Giusto a Trieste il 3 novembre 1918, il Bollettino della Vittoria sottoscritto dal Gen. Armando Diaz e l’Uniforme di guerra ed il tavolo da lavoro del Duca d’Aosta.

Visita guidata a cura degli studenti del Liceo classico e Linguistico “Calasanzio , I.T.C.G. “ Colli Vignarelli

Sanluri

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La struttura costituisce una nota di novità nell’isola per l’origina-lità dell’impostazione e la ricchezza di tematiche che racchiude. Consta di tre sale: divise in due sezioni:una di arte sacra, l’altra di natura etnografica che si integrano a vicenda. La prima compren-de una cinquantina di quadri, datati dal 1500 in poi, una trentina di statue lignee di pregevole fattura, paramenti sacri, una trentina di pezzi d’argenteria tra calici, pissidi e ostensori. Particolarmente significativa risulta la raccolta di esemplari a stampa.e il settore delle reliquie che consente di ripercorrere una pagina di storia ecclesiastica secentesca. La seconda sezione del museo inten-de, invece, riproporre all’attenzione del visitatore uno spaccato etnografico, ricostruendo nei minimi particolari alcuni aspetti della vita dei conventi negli ultimi secoli. Particolarmente interessante il settore tessile che presenta un telaio settecentesco, non diverso da quello usato da Sant’Ignazio da Laconi, , il settore musica-le che presenta alcuni strumenti tra cui spiccano le launeddas ed infine due laboratori, uno di falegname ed intagliatore ed uno agro-pastorale. Il museo suscita notevole interesse nei visitatori e testimonia il rapporto attivo che i Francescani hanno sempre avuto col territorio.

Visita guidata a cura dei Padri Cappuccini e volontari

Museo Etnografico dei CappucciniSanluri

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Nell’anno 1881 la popolazione di Sanluri versava in una situazione amministrativa gravissima, perché, nonostante la grande siccità e il fal-limento del raccolto, il carico fiscale fu quasi raddoppiato. La mattina della domenica 7 Agosto 1881 un gran numero di popolani, dopo es-sersi radunati nel rione S. Martino, si diresse nella Piazza de su Pot-tabeddu, con lo scopo di incitare l’intera popolazione a chiedere la sospensione del pagamento della sovrimposta. Il gruppo aumentò no-tevolmente quando a loro si unirono tutti i contadini che dalla vicina parrocchia uscivano dalla messa. Il sindaco Antioco Murru viene condotto nella piazza del Monte Frumentario affinché sollecitasse i funzionari del Monte Granatico ad erogare i sussidi ai più bisognosi. Gli atteggiamenti del sinda-co esasperarono gli animi dei rivoltosi, che lo presero a bastonate e lo trucidarono. Si concludeva così quella giornata di Sangue, che aveva portato in carcere numerosi giovani sanluresi solo per-ché il popolo aveva osato gridare: ABBIAMO FAME.

Visita guidata a cura degli studenti della Scuola Media “Calasanzio”

Piazza 7 Agosto 1881Sanluri

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Sanluri

Sa porta de su Casteddu

L’11 luglio 1355 ebbe luogo a Sanluri, fra i Sovrani Pietro IV il Cerimonioso, re dell’Aragona, e Mariano IV, Giudice d’Arborea, la firma di un trattato di Pace a seguito del quale, il sovrano Arago-nese pensò di costruire una fortezza intorno al castello, nella qua-le trasferire fanti e cavalieri dalle residenze di Cagliari e Iglesias. I lavori iniziarono nel 1364 e non erano ancora terminati quando, nell’ottobre 1365, Mariano IV la assediò conquistandola nel gen-naio 1366. La fortezza aveva la forma di un poligono di 10 lati, una superficie interna di 16 ettari e comprendeva una muraglia del perimetro di 1550 metri, alta 4,50 metri e larga fra 1,20 e 1,60 metri. Era, inoltre, sormontata da 15 torri di cui 4 sulle porte. La porta d’ingresso a Sardara, la più vicina al castello, aveva un altezza di 12 metri e veniva chiusa da un portone a due ante ed una saracinesca alta 4,70 metri. Come le altre porte, era stata costruita arretrata rispetto alla strada di circonvallazione per con-sentire una migliore difesa laterale.

Visita guidata a cura degli studenti della Scuola Media “Calasanzio”

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35monumentiaperti

La chiesa dei Cappuccini di Sanluri, dedicata a San Francesco d’Assisi, fu edificata assieme al convento agli inizi del ‘600, tra il 1608 ed il 1609, grazie all’interessamento ed al contributo fi-nanziario del marchese di Laconi. I lavori furono portati avanti anche con il sostegno della popolazione sanlurese, come risulta dai documenti dell’epoca. Chiesa e convento furono edificati se-guendo lo stile delle costruzioni cappuccine dell’epoca ma, nel corso dei secoli, vennero sottoposti a restauri e ampliamenti che ne hanno modificato parzialmente l’aspetto originario. La chiesa, parzialmente demolita e ricostruita tra il 1936 ed il 1940, e recen-temente sottoposta ad ulteriori restauri, si presenta attualmente articolata in tre navate coperte da volte a botte,navata centrale, e a crociera nelle navate laterali. Il presbiterio ed il coro, separati da semplice tramezzo ligneo, hanno volta a crociera il primo ed a botte il secondo. Nella navatella sinistra si susseguono tre cap-pelle, dedicate rispettivamente all’Immacolata, a Sant’Elisabetta, a San Giuseppe; nella navatella destra troviamo invece le cap-pelle di Sant’Antonio da Padova, di Sant’Ignazio da Laconi, del Sacro Cuore. Tra gli arredi della chiesa, la maggior parte dei quali di epoca recente, (v. il simulacro in cartapesta di san Francesco d’Assisi che abbraccia il Cristo in croce, opere databili tra la fine del sec. XIX e la prima metà del XX), spiccano la settecentesca statua della Vergine Immacolata e il tabernacolo in legno intaglia-to dell’altare maggiore, databile tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700.

Visita guidata a cura degli studenti della Scuola Media “Calasanzio”

Chiesa di

San FrancescoSanluri

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Eventi CollateraliSanluri

Sabato 19 Maggio alle ore 17.30 Presso l’ex Monte Granatico, convegno di apertura.La prof.ssa Lucia Mocci terrà una relazione sul tema Le chiese di Sanluri attraverso i secoli.

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