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quaderni dell’espressione NOME DEL PROPRIETARIO Cronopio

Visentin-Visibilità Della Politica en Badiou y Ranciere

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politica contemporanea

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  • quaderni dellespressione

    NOME DEL PROPRIETARIO

    Cronopio

  • verit ideologiapolitica

    Basso, Frosini, Illuminati, Marcucci, Morfino, Pinzolo, Raspa, Tomba, Vinale, Visentin

    a cura diFabio FrosiniAdriano Vinale

  • Volume pubblicato con un contributo del MIUR Fondi PRIN2006 (Universit di Urbino) e Fondi PRIN 2007 (Universit di Sa-lerno)

    2009 Edizioni CronopioCalata Trinit Maggiore, 4 80134 NapoliTel./fax 0815518778www.cronopio.ite-mail: [email protected]

    ISBN 978-88-89446-52-2

  • Indice

    Introduzione 7

    Venanzio Raspa, La realt della menzogna 9

    Adriano Vinale, Lordine democratico del discorso 33

    Luca Basso, Politica e contingenza in Marx: il 1848 53

    Augusto Illuminati, Career opportunities: dal lavorosans phrase alla flessibilit 71

    Luca Pinzolo, Carl Schmitt e il gemello immaginario.Spunti per una decostruzione del politico 91

    Massimiliano Tomba, Modernit capitalistica come in-versione. Note su feticismo e fantasmagoria in Marx 119

    Fabio Frosini, Gramsci dopo Laclau: politica, verit ele due contingenze 137

    Nicola Marcucci, Il posto della critica. La dominazio-ne tra sociologia e politica secondo Luc Boltanski 165

    Vittorio Morfino, Individuale e transindividuale daSimondon ad Althusser 183

    Stefano Visentin, Verit e visibilit della politica inRancire e Badiou 205

  • Stefano Visentin

    Verit e visibilit della politica in Rancire e Badiou

    Visibilit dello Stato, spettacolo della rivolta

    Limportanza della visibilit della e nella politica stata segna-lata con acutezza da Carl Schmitt nel saggio La visibilit dellaChiesa1, una raffinata analisi del ruolo della mediazione ecclesiasti-ca, fondata sul mistero dellincarnazione di Dio2. Schmitt radica lavisibilit dellistituzione ecclesiastica e di quella statale su un pote-re rappresentativo che eccede la natura transeunte degli individuiche lo esercitano; dove leccedenza data appunto dal Verbo divi-no che si fa carne. In questo senso come afferma un altro scrittoschmittiano pressoch coevo linconcepibile potenza politica delcattolicesimo romano3 generata dalla rigorosa attuazione delprincipio di rappresentazione4, che fonda il politico sullidea, sem-pre trascendente, ma anche sempre visibile proprio in quanto rap-presentata. Ma la visibilit rappresentativa dello Stato si scontracon unaltra richiesta di visibilit, indicata ad esempio da Slavoj Zi-zek nel libro La violenza invisibile, dove, discutendo la rivolta del-le banlieues parigine del 2005, egli afferma: I tumulti erano sem-plicemente un tentativo diretto di ottenere visibilit []. Le azionidei rivoltosi parlavano da s: che vi piaccia o no, noi siamo qui, an-

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    1 Carl Schmitt, La visibilit della Chiesa. Una riflessione scolastica (1917-1918), in Idem, Cattolicesimo romano e forma politica, trad. it. Giuffr, Mila-no 1986, pp. 71-85.

    2 La mediazione pu avvenire solo se compiuta dallalto verso il bassoe non dal basso verso lalto: la redenzione consiste nel fatto che Dio si fa uo-mo (non che luomo si fa Dio) (ivi, p. 78).

    3 C. Schmitt, Cattolicesimo romano e forma politica, cit., pp. 31 s.4 Ivi, p. 37.

  • che se fingete di non vederci5. Una richiesta, dunque, che sembraemergere da un fondo oscuro, invisibile agli sguardi della politicanormale.

    La rivolta del 2005 stata di recente loccasione per una discus-sione del concetto di potere destituente, apparsa nella rivista LaRosa di Nessuno. Gi nellEditoriale si sottolinea come il presen-tarsi sulla scena politica della racaille mostri il carattere di un re-sto inassimilabile per il pensiero e la prassi politica della sinistra6,nella misura in cui tale presentarsi, che pure ruota intorno al temadellesclusione7, e quindi dellinvisibilit, non reclama tuttavia diessere incluso nel campo del visibile, cos come esso strutturato.Daltra parte, in un altro intervento Etienne Balibar segnala il fattoche la violenza dei giovani delle banlieues trasforma in spettacolola violenza sociale reale, endemica, cui essa risponde rendendola intal modo visibile nella sua intensit e allo stesso tempo invisibilenella sua quotidianit8. Per questa ragione, suggerisce Balibar, an-che se non vi alcun dubbio che si sia trattato di un evento poli-tico, non invece evidente che vi sia stata unazione politica (col-lettiva)9, dal momento che la spettacolarizzazione della protestadei rivoltosi sembra ricondurre la loro richiesta di visibilit nel-lambito preformato di quei meccanismi comunicativi mass-media-tici che costituiscono unintegrazione della visibilit statuale.

    Resta per aperta una questione di fondo, che travalica linten-zionalit dei banlieusards, cos come lesito della loro ribellione: laquestione del rapporto tra evento politico e processi di soggettiva-zione. Questo articolo si propone dunque di rintracciare, a partiredei testi di Jacques Rancire e di Alain Badiou, una serie di spuntiteorici che permetta di articolare la domanda intorno allo spazio divisibilit di una verit (della) politica. Che la visibilit rappresenta-tiva dello Stato tenda a saturare ogni spazio politico una tesi pre-sente tanto in Badiou, quanto in Rancire; per questultimo, in par-

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    5 Slavoj Zizek, La violenza invisibile (2008), trad. it. Rizzoli, Milano 2007,p. 81.

    6 Editoriale, in La Rosa di Nessuno, numero monografico su Potere de-stituente, 3, 2008, p. 7.

    7 Ivi, p. 9.8 tienne Balibar, Uprising in the banlieues, in La Rosa di Nessuno, cit.,

    pp. 47-57, qui 51 s.9 Ivi, p. 49.

  • ticolare, la funzione della politica statuale (della police) di far ap-parire e scomparire i soggetti sulla scena pubblica, secondo una re-gola della circolazione predeterminata: La polizia (police) diceche non c niente da vedere su una carreggiata, nientaltro da farese non circolare10. La produzione di invisibilit quindi altrettan-to fondamentale per il funzionamento dellapparato statuale del go-verno del visibile, e si gioca con modalit variabili, che vanno dallarepressione pi violenta allinvisibilizzazione giuridica e mediatica,condotta dalla cosiddetta lotta contro lesclusione (o per la produ-zione del consenso) allinterno dei regimi democratici, di chi nonpu essere incluso11.

    Da parte sua, Badiou, sviluppando sul piano della politica inter-nazionale una riflessione analoga a quella condotta da Rancire sulversante statuale, mostra come leticizzazione della politica, allo-pera laddove il riferimento ai diritti umani legittima la logica del-lintervento militare, intervenga sempre visibilmente contro unMale identificato a priori12. Letica produce un regime di visibilitche dissolve la politica nel giuridico, a partire dal riconoscimento diuna naturale esposizione del male allo sguardo umano ovvero del-luomo occidentale e civilizzato13 , il quale definisce e al tempostesso satura attraverso il diritto il campo di visibilit, producendonel contempo la scomparsa o lestrema precariet delle politiche diemancipazione14, la loro invisibilizzazione. Unanaloga saturazio-ne ottenuta anche attraverso laffermazione di una necessit nel-la politica, o meglio di una politica della necessit, che fa (soltan-to) quello che necessario. Questo dominio della necessit in poli-tica prende il nome, tanto in Badiou quanto in Rancire, di econo-mia15, ovvero di una difesa fideistica delle leggi del mercato mon-

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    10 Jacques Rancire, Dieci tesi sulla politica, ivi, pp. 157-167, qui 163.11 Cfr. Jacques Rancire, Il disaccordo. Politica e filosofia (1995), trad. it.

    Meltemi, Roma 2007, p. 128: Lesclusione invocata oggi [] lassenza stes-sa di un confine rappresentabile, e, quindi, necessariamente identica alla leggedel consenso.

    12 Alain Badiou, Letica. Saggio sulla coscienza del male (1993), trad. it.Pratiche Editrice, Parma 1994, p. 12 (corsivo mio).

    13 Infatti si sa [] per esperienza che la sofferenza si vede (ivi, p. 13).14 Ivi, p. 14.15 Il nome moderno della necessit , si sa, economia. Loggettivit eco-

    nomica che bisogna chiamare col suo nome: la logica del Capitale ci a

  • diale16: anche in questo caso, la visibilit finisce per accecare qual-siasi sguardo non omogeneo alla norma.

    Riflettere sulla questione della visibilit della politica, significaallora interrogarsi sul rapporto tra lemergenza di un evento, chescompagina il campo precostituito dallistituzione statuale, e la suaconsistenza soggettiva, nel tempo come nello spazio17; o, per me-glio dire, in uno spazio che offra la possibilit di costituire una nuo-va temporalit. Volendo usare il riferimento alla verit della politi-ca, che come vedremo centrale nellopera di Badiou, si trattereb-be di ricostruire il percorso attraverso cui tale verit acquisisce con-sistenza ed efficacia, incidendo sulla dimensione dellapparire: mi-surarne la potenza a un tempo aggregante e trasformativa. Infine ma in realt si tratta del problema fondamentale si tratta di consi-derare il rapporto che essa sviluppa con la presenza dello Stato,delle istituzioni, del visibile normale e normato: come sottolineaancora Badiou in unintervista del 2004, di chiedersi quen est-il dela politique dmancipation en temps de paix18. In altri termini, se,come osserva Pierre Rosanvallon, la visibilit costituisce lessenzastessa del politico, nella misura in cui non c politica se delle azio-ni non possono essere iscritte in ununica narrazione e rappresen-tate su ununica scena pubblica19, allora diventa necessario proble-matizzare questa unicit, e pensare una modalit di visibilit che sidispieghi su una scena pubblica molteplice e/o divisa, al tempo stes-

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    partire da cui i nostri regimi parlamentari organizzano unopinione e una sog-gettivit preliminarmente costrette a ratificare il necessario (ivi, p. 31). Quan-to a Rancire, cfr. Lodio per la democrazia (2005), trad. it. Cronopio, Napoli2007, p. 93: Secondo questa visione c ununica realt, che non ci lascia lascelta di interpretare, e che si chiama economia: in altri termini lillimitatodel potere della ricchezza.

    16 Infatti lignoranza che viene rimproverata al popolo, che non com-prende le leggi di questa necessit, semplicemente la sua mancanza di fede(ivi, p. 98).

    17 Adriano Vinale sottolinea come il problema far convivere lirruzionedellevento rivoluzionario con la sua consistenza temporale. Cfr. il suo Pote-re destituente e societ (democratica (capitalistica)), in La Rosa di Nessuno,cit., pp. 17-21, qui 19.

    18 Ltre, lvnement, la militance. Alain Badiou, interview par:Nicole-dith Thvenin, in Futur Antrieur, 1991, 8 (http://multitudes.sa -mi z dat.net/L- etre-l-eve nement-la-militance).

    19 Pierre Rosanvallon, La politica nellera della sfiducia (2006), trad. it.Citt Aperta Edizioni, Troina 2009, p. 29.

  • so autonoma ma non assolutamente altra rispetto alle regoledella visibilit statuale (Schmitt) come a quelle della spettacolariz-zazione mediatica (le banlieues).

    La verit (della politica) in Badiou e in Rancire

    Secondo Badiou, la verit sempre molteplice, e si dispiega al-linterno di un reale discontinuo: Esistono solo multiple procedu-re di verit, multiple sequenze creatrici e niente che disponga unacontinuit tra di loro20. In Logiques des mondes egli afferma che ilprogetto di una dialettica materialistica si fonda sul seguente enun-ciato: Il na que des corps et des langages, sinon quil y a des vri-ts21, dove il sinon indica lo statuto paradossale delle verit, illoro carattere eccezionale22. Le verit sono processi infiniti e im-prevedibili, che si originano aleatoriamente in un punto il puntoin cui scaturisce un evento. Esse seguono, non anticipano n prepa-rano, linterruzione del tempo normale e il disordinamento dellospazio normato prodotti dallirruzione evenemenziale. Per questola verit non ha oggetto23, non essendo definibile in termini di ade-guazione, e neppure ha un soggetto predefinito, poich il soggettodi verit pu e deve essere chiunque24.

    Rovesciando la tesi platonica della fugacit dellapparire e dellasolidit dellessere, Badiou sostiene che lunit laspetto fenome-nico che assume il molteplice, la modalit propria dellapparire delmultiplo, il quale si struttura come alterit infinita25, come un

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    20 Alain Badiou, Il secolo (2005), trad. it. Feltrinelli, Milano 2006, p. 124.21 Alain Badiou, Logiques des mondes. L tre et lvnement, 2, ditions

    du Seuil, Paris 2006, p. 12.22 Une vrit est donc bien ce qui insiste en exception aux formes du il

    y a (ivi, p. 14).23 Fabien Tarby commenta cos: La vrit ne sera [] lobjet dune con-

    templation, mais viendra dun travail, dune procdure concrte o le sujet sefait, ici mme, dans ltre ainsi supplment par lhumain (Matrialisme dau-jourdhui. De Deleuze Badiou, LHarmattan, Paris 2005, p. 80).

    24 Il riferimento al chiunque riveste unimportanza fondamentale per ildispiegamento della/e verit in politica, non solo in Badiou, ma anche in Ran-cire, come mostreremo pi avanti.

    25 Lalterit infinita semplicemente ci che . Qualsiasi esperienza dis-piegamento allinfinito di differenze infinite (A. Badiou, Letica, cit., p. 27).

  • molteplice di molteplici che non ha altro punto darresto che il vuo-to, ed equipara in s linfinito e il finito26. Il presentarsi del molte-plice aleatorio, generico, sovranumerario (in quanto non esiste al-cun multiplo che contenga tutti i multipli) non pu che darsi nel-la forma dellUno, ovvero della misurabilit, e tale forma acquisisceun carattere fantasmatico, se non allucinatorio; la sola eccezione data dal presentarsi paradossale dellevento di verit, che interrom-pe tale regime di unit, mostrando qualcosa che non pu esserecontato-per-uno. Cos, nel suo scritto sulla Comune di Parigi, Ba-diou segnala come, con il mostrarsi dellessere operaio, irrompanel campo del visibile un fenomeno politico integralmente nuovo27,che si articola in una serie di determinazioni polemiche volontcontro la necessit economica, uguaglianza contro le gerarchie pre-costituite, fiducia nel cambiamento contro la paura nei confrontidelle masse, terrore contro la presunta naturalit della concorren-za28. A partire da questa irruzione, e solo a partire da essa, si d lapossibilit di una politica della verit.

    possibile ritrovare alcune importanti analogie tra il pensierodi Badiou e la riflessione di Rancire, che pure procede attraversoun percorso differente, rivolto a un confronto serrato con le lineemaestre della storia della filosofia politica, piuttosto che con unorizzonte ontologico. Interrogandosi intorno al proprio (cio allaverit specifica, localizzata) della politica, Rancire afferma chequestultima non una relazione tra soggetti, ma una relazione tradue termini contraddittori attraverso cui si definisce un sogget-to29: lo spazio della politica cio segnato da una divisione irridu-cibile30 tra il principio dellarchen, del marciare in testa ovverodellordinamento dei rapporti a partire da un principio dautoritunitario, poich se vi uno che marcia in testa, necessariamente gli

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    26 Alain Badiou, Uno, molteplice, molteplicit (2000), trad. it. in Idem, Oltreluno e il molteplice. Pensare (con) Gilles Deleuze, Ombre Corte, Verona 2007,pp. 73-94, qui p. 80. Va ricordato che gli infiniti sono a loro volta molteplici dalpunto qualitativo, come ha dimostrato Cantor allinizio del secolo scorso.

    27 Cfr. Alain Badiou, La Comune di Parigi. Una dichiarazione politica sul-la politica (2003), trad. it. Cronopio, Napoli 2004, pp. 44 ss.

    28 Cfr. A. Badiou, Logiques des mondes, cit., p. 36.29 J. Rancire, Dieci tesi sulla politica, cit., p. 158.30 A partire dalla costituzione della plis attorno al lgos, che struttural-

    mente duale (cfr. J. Rancire, Il disaccordo, cit., p. 61).

  • altri marciano dietro31 da un lato, e il multiforme desiderio di li-bert dallaltro: di conseguenza, pur al di fuori di qualsiasi ricostru-zione ontologica, anche in Rancire uno e molteplice si mostranoindisponibili a raggiungere una sintesi. Si tratta per di unindispo-nibilit che la filosofia politica e la politica stessa hanno sempre cer-cato di rimuovere (seppure con modalit differenti32), riconducen-do il dissidio originario nellalveo del principio unitario dellar-chen, che configura un ambito di disciplinamento del molteplicesecondo un ordine gerarchico del visibile e del dicibile33. Daltraparte, Rancire mantiene salda la definizione originaria della politi-ca come dissidio, e anzi la articola proprio in rapporto allesistenzadi un ordine visibile precostituito, introducendo un riferimento de-cisivo alla parte dei senza parte: La politica esiste laddove il con-to delle parti e degli elementi della societ viene scombinato dallin-clusione di una parte dei senza-parte34. La politica (vera) compor-ta dunque una rottura specifica della logica dellarch35, ovverodella logica dellUno: essa si determina al di fuori del campo di vi-sibilit pre-esistente, e in tal senso la sua esistenza avviene comeun accidente sempre provvisorio nella storia delle forme della do-minazione36. La politica nasce dal vuoto di unanomalia che nutreil dissenso, lo scarto rispetto alla divisione predeterminata del sen-sibile37: in questo senso essa possiede un carattere evenemenziale,nella misura in cui la sua emergenza in un punto dellordine poli-ziesco rimane inspiegabile: la politica fa vedere quel che nonavrebbe ragione di essere visto, essa colloca un mondo nellaltro38.

    I punti di contatto tra gli esiti della riflessione di Badiou e diRancire sulla vera politica sono evidenti: comune linsistenza nelsottolineare il carattere discontinuo e rarefatto della sua emergenza,

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    31 J. Rancire, Dieci tesi sulla politica, cit., p. 158. 32 Rancire parla di archi-politica, para-politica e meta-politica (cfr. J.

    Rancire, Il disaccordo, cit., cap. IV).33 Ivi, p. 48.34 Ivi, p. 133.35 J. Rancire, Dieci tesi sulla politica, cit., p. 159.36 Ivi, p. 162.37 La politica si contrappone specificamente alla polizia. La polizia una

    partizione del sensibile il cui principio lassenza di vuoto e di supplemento(ibidem).

    38 Ivi, p. 164.

  • cos come la sua radicale eterogeneit rispetto al campo perimetra-to dalla politica istituzionale dello Stato39. Tuttavia le premesse filo-sofiche del loro ragionamento sono fondamentalmente differenti, equesto incide sul modo in cui si dispiega il rapporto tra levento chespezza il campo del visibile e la natura specifica della nuova visibi-lit che si produce nellinterruzione della situazione politica pre-evenemenziale. Il punto di maggiore distanza si d allaltezza delladeterminazione ontologica dellevento, esplicitamente tematizzatain Badiou, implicita in Rancire: se per il primo soltanto il moltepli-ce possiede una consistenza ontologica, e di conseguenza qualsiasiprocesso di unificazione, compreso quello messo in atto dallistitu-zione statale, non che la presentazione fantasmatica di un multi-plo, che si esprime nella sua potenza reale soltanto attraverso la rot-tura evenemenziale dellUno che si presenta, diversamente in Ran-cire la logica del Due, che si dipana nel corso della storia umanaa partire dalla nascita della plis greca, a determinare le condizionidi possibilit affinch si dia la manifestazione del dissidio origina-rio, e con esso di una vera politica: politica e police stanno cio in unrapporto di relativa autonomia, sebbene sia la prima a dettare i tem-pi e i termini del percorso di emancipazione della parte dei senzaparte. Questa differenza non priva di conseguenze sul piano delladefinizione del nesso tra verit e visibilit della politica, dal momen-to che essa predetermina lorizzonte allinterno del quale leventoappare e si relaziona a ci che gli pre-esiste al campo precostitui-to del visibile. Occorre dunque passare allanalisi di questo aspetto,ovvero del modo specifico della manifestazione visibile dellevento:della sua impossibile presentazione.

    Presentazione, rappresentazione, manifestazione

    Badiou dichiara che c un eccesso ontologico della rappresen-tazione sulla presentazione40; e la rappresentazione definita pro-prio a partire da un riferimento alla politica statuale: Le monde ex-

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    39 Cfr. su questo punto Jrme Ceccaldi, Intermittence, politique et mul-titudes, in Multitudes. Revue politique, artistique, philosophique, Compl-ments de Multitudes 17, 2004 (http://multitudes.samizdat.net/Intermittence-politique-et).

    40 A. Badiou, Uno, molteplice, molteplicit, cit., p. 88.

  • pose une variante de lcart entre ltat et la capacit affirmative dela masse des gens, entre A (prsentation) et Et (A) (reprsenta-tion)41. Questo significa che il presentarsi di una determinata si-tuazione normale sempre accompagnato da un elemento irridu-cibile a tale normalit: non levento, che la spezzerebbe, bens piut-tosto un sintomo della sua instabilit, unoscillazione continua delfantasma dellUno. La rappresentazione dunque da un lato unprocesso di continua ristrutturazione e saturazione del vuoto sot-teso alla presentazione stessa42, ma dallaltro anche la prova del-lesistenza di zone di fragilit che erodono la presunta consistenzadella situazione. Levento si rende visibile nella misura in cui apreuno spazio di invisibilit allinterno di un ordine che si immaginapienamente trasparente, di una pienezza della visibilit che si pre-senta tale, ma che si rap-presenta ben diversamente, nella misura incui linconsistenza evenemenziale rde sous la consistance de cet-te situation43. Declinando politicamente questa tensione di pre-sentazione e rappresentazione, ci troviamo di fronte allo Stato co-me figura rappresentativa per eccellenza, ovvero come (meta)strut-tura che ripresenta rappresentativamente sempre ci che gi sta-to presentato44, cercando di saturare ogni spazio del visibile. Cosfacendo, se da un lato esso mette in luce la sua vocazione totaliz-zante, dallaltro determina le condizioni di possibilit affinch lim-presentabile si presenti, dal momento che proprio il lavoro inces-sante di saturazione e repressione (di invisibilizzazione, direbbeRancire) del meccanismo rappresentativo dichiara per contrappo-sizione la persistenza spettrale del molteplice irrapresentabile e im-presentabile dentro lunit statuale45, in una dimensione di assolutaimmanenza.

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    41 A. Badiou, Logiques des mondes, cit., p. 81.42 Secondo Tarby, ogni rappresentazione combat le vide en re-structurant

    la structure, mais lexcs quelle produit ainsi montre aussi quil y avait, effec-tivement, du vide, et de limprsent, en celle-ci (Matrialisme, cit., p. 96).

    43 A. Badiou, propos de et entre tre et vnement, in Bruno Besana,Oliver Feltham (sous la direction de), crits autour de la pense dAlain Ba-diou, lHarmattan, Paris etc. 2006, p. 103.

    44 A. Badiou, Lessere e levento (1988), trad. it. il Melangolo, Genova1995, p. 111.

    45 In questo senso, come osserva Fabio Agostini, lirreprsentable rendpossible la reprsentation (Logique rcursive et vnement politique, in critsautour de la pense dAlain Badiou, cit., pp. 153-163, qui 155).

  • Il potere statale non pu dunque rendere visibile ogni istanzapolitica nel perimetro della situazione che esso governa, poich ri-spetto alla dimensione normata della societ levento letteralmen-te nulla, essendo indisponibile a entrare in rapporto con il campo incui viene a mostrarsi; per questo la sua apparizione si d nella for-ma dellillegalit assoluta. Cos, osserva Badiou, la Comune di Pa-rigi del 1871 rompe con lordine destinale della rappresentanza po-litica, e di conseguenza anche con la democrazia rappresentativacome destino della modernit46. Nulla dellevento rappresentabi-le: non rappresentabile luguaglianza, non lo la fraternit47, nonlo alcuna istanza di emancipazione che sfugga alla presentificazio-ne della legge. Il XX secolo, con le sue rivoluzioni, ha insegnato chelevento, anzich rappresentarsi, si manifesta: Alla domanda: checosa c di reale?, il secolo risponde: manifestare. Ci che non ma-nifesta, non 48. Non si tratta di contrapporre un principio dellademocrazia diretta (peraltro evocato da Badiou nei richiami dichiara eco rousseauiana alla festa49) alla democrazia rappresentativadello Stato moderno, quanto piuttosto di pensare e praticare unanuova modalit di occupazione e di organizzazione dello spaziopubblico da parte di un corpo collettivo, capace di esprimere un ca-rattere universale50.

    Ancora una volta, proprio nelle conclusioni di un tornante dipensiero, piuttosto che nelle sue premesse, che il percorso teoricodi Rancire si avvicina a quello di Badiou. Manifestazione , infat-ti, concetto di grande rilievo anche nella riflessione dellautore de Ildisaccordo, laddove egli discute i modi di apparire della parte deisenza parte. Infatti, poich questultima, che sempre un molte-

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    46 A. Badiou, La Comune di Parigi, cit., p. 35. Il riferimento alla dimen-sione destinale dello Stato non pu non richiamare alla memoria la riflessioneteologico-politica di Walter Benjamin.

    47 Cfr. a tale proposito A. Badiou, Il secolo, cit., pp. 123 s., che concludecos: Solo linerzia rappresentabile (p. 124).

    48 Ivi, p. 123. superfluo sottolineare che manifestare significa in primoluogo manifestarsi (ibidem).

    49 Cfr. ivi, p. 122.50 Allanalisi della costituzione dei corpi Badiou ha dedicato lintero cap.

    VII di Logiques des mondes. Sulla costituzione del corpo politico come univer-sale che produce un resto, cfr. Jacob Rogozinski, Le restant de luniversel, inJelica Sumic (sous la direction de), Universel, singulier, sujet, Kim, Paris 2000,pp. 105-127.

  • plice in eccesso, che si riproduce senza regole51, priva di qualitrappresentabili sul palcoscenico della vita pubblica, la sua presa diparola genera una procedura polemica di svuotamento del campoistituzionale del visibile, che Rancire definisce appunto come ma-nifestazione. La manifestazione non solo esprime la modalit at-traverso la quale il dissenso produce uno scarto rispetto alla divi-sione del sensibile, ma crea anche le condizioni affinch questoscarto si veda e possa essere decifrato come lirruzione di una figu-ra portatrice di un nuovo discorso52: essa raffigurazione dellapluralit del sensibile53 che interrompe lomogeneit della comu-nicazione fondata sulle regole. Tuttavia lanomalia di questa nuovapresenza deve farsi comprendere da chi gi sussiste allinterno del-lorizzonte della police, cosicch manifestare significa anche attra-versare il dualismo originario, rompendo la superficie pacificatadella trasparenza statuale, ma nel contempo de-assolutizzando lal-terit della libert della parte dei senza parte rispetto al lessico or-dinato e ordinante del conto-delle-parti. In un certo senso, il movi-mento del manifestare in Rancire procede in direzione inversa ri-spetto a Badiou: se per questultimo il multiplo che si manifesta immanente allUno, cosicch la parte dei senza parte (nei termini diRancire) da sempre interna allo Stato in quanto assenza che os-sessiona la rappresentazione, e proprio manifestandosi se ne scinde,mostrando la propria alterit assoluta; al contrario, per Rancireoriginaria la divisione, il dissidio della politica costantemente ri-mosso, che la manifestazione della parte dei senza parte fa apparirema che, contemporaneamente, sembra predisporre anche a un pia-no di incontro con le altre parti visibili secondo le regole dello Sta-to. Le strategie messe in campo dai due filosofi per dare consisten-za (o, in altri termini, efficacia) alla manifestazione di una politica

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    51 J. Rancire, Il disaccordo, cit., p. 132. I proletari nome che storicamen-te definisce la parte esclusa sono, letteralmente, coloro che non fanno altroche riprodurre la loro molteplicit e che, per questa ragione, non meritano diessere contati (ibidem).

    52 In questo senso il manifestarsi della parte dei senza parte produce, co-me ha osservato Jelica Sumic, lmergence dun pour tous non-sgrgatif, pastout, ovvero di un universale aperto, continuamente rimesso in gioco dal mo-vimento polemico del dissenso (cfr. La politique et la psychanalise: du pas-toutau pour tous, in Universel, singulier, sujet, cit., pp. 129-158, qui 138).

    53 J. Rancire, Il disaccordo, cit., p. 73.

  • di verit si sviluppano cos in direzioni parzialmente differenti, dalmomento che i loro tentativi di costruire una visibilit eccedente laforma statuale devono rispondere a due ordini di problemi diffe-renti: nel caso di Rancire, al pericolo di una chiusura o di unanormalizzazione del manifestarsi della parte dei senza parte attra-verso la sua inclusione nel conto-delle-parti; nel caso di Badiou, in-vece, al rischio di uneccessiva frammentariet e rarefazione dellamanifestazione dellevento, consegnato a uno spazio tendenzial-mente infinito, e nel contempo soggetto allassenza di durata nelladimensione della storia (non a caso Badiou dichiara che la Storianon esiste54).

    Sottrazione, nominazione, fedelt: il soggetto di (una) verit

    Lesito politico del manifestarsi dellevento ricade, tanto perBadiou, quanto per Rancire, sulla questione delluniversale. Nonsi tratta ovviamente di ricondurre lirrappresentabilit del multiplo(o della parte dei senza parte) alluniversalismo borghese delle di-chiarazioni dei diritti, quanto, piuttosto, di pensare una diversamodalit di far valere unapparizione di parte come manifestazionedi tutti e di chiunque. Nei termini di Badiou riprendendo il suodiscorso dove lo si era lasciato occorre pensare la forma di unin-corporazione che salvaguardi la dimensione singolare di una proce-dura che si sottrae a qualsiasi determinazione predicativa55. Luni-

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    54 LHistoire nexiste pas. Il ny a que des prsents disparates dont lclatse mesure la puissance quils dtiennent un pass que soit leur mesure (A.Badiou, Logique des mondes, cit., p. 531). Proprio sul rapporto tra storia e po-litica Badiou sottolinea il suo disaccordo con Rancire: Je ne peux accorder Rancire sa faon, bien trop historiciste a mon got, dexaminer la logique desconsquences [leggi: la logica del manifestarsi], et donc la politique (ivi, p.586).

    55 Cfr. Alain Badiou, Huit thses sur luniversel, in Universel, singulier, su-jet, cit., pp. 11-20, in particolare p. 12: On appellera particulier ce qui est re-prable dans le savoir par des prdicats descriptifs. Ce qui, identifiable commeprocdure luvre dans une situation, est cependant soustrait toute de-scription prdicative, on le dira singulier. Come segnala problematicamenteSam Gillespie, si la vrit est gnrique, si elle est pout tout le monde, et si el-le est immanente la situation, alors elle doit pouvoir tre reprsente pourtout le monde, mme pour ceux qui ne reconnaissent pas lvnement (Ltre

  • versale singolare produce una traiettoria di verit aperta a chiunquesenza distinzione, negandosi in tal modo a qualsiasi deriva comuni-taria. Quello della manifestazione evenemenziale quindi un uni-versalismo sottrattivo, sia dal punto di vista teorico in quanto sisottrae alla predicazione e alla circolazione delle opinioni , sia daquello pratico nella misura in cui opera nellindifferenza rispettoalla dimensione della legalit. Ancora una volta, la sua visibilit data dalleccedenza rispetto alla situazione, che proprio per questaragione esso trasforma senza sostituire. Dal canto suo, Rancire de-finisce lagire suscitato dallirruzione della parte dei senza parte co-me un processo di disidentificazione: luniversale politico si d co-me movimento espansivo che irradia dal luogo dincontro tra laparte dei senza parte e chiunque, ancorch in precedenza contatotra le parti, rifiuti di identificarsi con il principio che lo rende visi-bile. Tanto in Badiou, quanto in Rancire, la potenza universalisti-ca dellevento che (si) manifesta costituisce la condizione di possi-bilit di una sua persistenza nel campo del visibile: senza il movi-mento espansivo messo in atto dalla sottrazione o dalla disidentifi-cazione non vi speranza per levento di insistere nello spazio e didurare nel tempo. Ma una politica delluniversale, a sua volta, nonpu darsi se non attraverso una dichiarazione che enuncia il noi,da cui il processo di universalizzazione prende avvio: il tema dellasoggettivazione della/nella politica evenemenziale diventa a questaaltezza inaggirabile.

    Secondo Rancire, dichiarando il proprio noi, la parte deisenza parte interviene nello spazio della police contrapponendosi alloro di chi rifiuta qualsiasi forma di rapporto, e attivando una di-namica di moltiplicazione di quelle operazioni di soggettivazioneche inventano mondi di comunit che sono mondi di dissenso56.La novit di questo linguaggio consiste nel nominare al tempo stes-so un comune e un dissidio, senza far generare luno dallaltro, malasciandoli aperti nella loro autonomia e nel loro scarto con se stes-si. Nel rapporto tra il noi la prima persona, portatrice di unaforza argomentativa e polemica e il nome la sequenza meta-forica delle terze persone che si allacciano tra loro nel processo di

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    multiple prsent, reprsent, rendu vrai, in crits autour de la pense dAlainBadiou, cit., pp. 71-82, qui 81).

    56 J. Rancire, Il disaccordo, cit., pp. 75 s.

  • nominazione si gioca quindi la potenza universalizzante della ma-nifestazione: Vi politica se lelemento comune tra capacit argo-mentativa e capacit metaforica in grado di manifestarsi, in qual-siasi momento e per il tramite di chiunque57. Leccedenza del pro-cesso di soggettivazione sul suo esito nominale (rappresentativo) sid a partire dallappello che la manifestazione indirizza al chiun-que, a non-importa-chi, e assume il nome, volutamente provo-catorio, di democrazia come processo di continua rimessa in gio-co dei rapporti tra visibile e invisibile. Questo rinvio alla democra-zia risponde allesigenza di aumentare il potere dellapparenza58,attraverso la costruzione di un regime di finzione che introducedans les corps collectifs imaginaires des lignes de fracture, de d-sincorporation59, ovvero quelle procedure di disidentificazioneche incorporano in ogni soggetto un elemento di differenza con sestesso.

    La necessit politica di una nominazione dellevento presenteanche alla riflessione di Badiou, per il quale il carattere ontologi-co fondamentale di un evento sta nello scrivere, nel nominare ilvuoto situato di ci per cui evento60. La verit che si manifestanellevento cambia i nomi della situazione, la sua una parola per-formativa, nella quale dimensione linguistica ed efficacia praticatendono a congiungersi, al di fuori di qualsiasi ordine precostituitodi significazione: la lingua del manifesto per definizione una lin-gua nuova61. Come per Rancire, la natura finzionale del linguag-gio deve essere attraversata dalla verit, dal momento che le veri-t non fanno la loro breccia singolare se non nel tessuto delle opi-nioni62, cosicch levento genera la trasfigurazione immanente

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    57 Ivi, p. 77.58 Ivi, p. 104; tale operazione conduce a creare occasioni di conflitto []

    attraverso la dimostrazione, in tale o tale particolare situazione, della differen-za tra il popolo e se stesso (ibidem).

    59 Cos Jacques Rancire, Le partage du sensible. Estthique et politique,la Fabrique, Paris 2000, p. 63.

    60 A. Badiou, Letica, cit., p. 62.61 Cfr. A. Badiou, Il secolo, cit., p. 153: Proclami e manifesti sono, per tut-

    to il secolo, lattivit essenziale delle avanguardie, attivit che testimonia unaviolenta tensione mirante ad asservire al reale tutti i poteri della forma e dellafinzione. Su questo aspetto cfr. Sophie Gosselin, La parole Manifeste, incrits autour de la pense dAlain Badiou, cit., pp. 171-185.

    62 A. Badiou, Letica, cit., p. 76.

  • delle opinioni e quindi anche dei rapporti sociali. A ogni modo,la lingua-soggetto, produzione del processo di verit, non ha po-tere di nominazione su tutti gli elementi della situazione63, e inprimo luogo non dispone di tale potere proprio nei confronti delsoggetto collettivo che esso genera. In questo senso, la connessionedisgiuntiva tra il noi e il nome-del-noi si radicalizza in Badiounellimpossibilit stessa di un nome-del-noi, nella dichiarazionedella sua auto-irrapresentabilit. Cos il soggetto fedele allevento sicostituisce come corpo barrato al proprio interno, che contiene unelemento inorganizzabile, segno del suo rapporto strutturalmenteaperto da un lato con la verit, dallaltro con il presente che esso in-nova64. Ma questa eterogeneit convive con una coesione pratica,che repose sur la capacit de ceux qui composent ce corps en ex-poser la singularit dautres. Et donc, travailler de nouvellesincorporations65: la composizione eterogenea del corpo diventacondizione di possibilit della sua espansione e del suo potenzia-mento, ovvero della sua fedelt allevento.

    La questione della fedelt centrale nella riflessione di Badiou.Essa infatti ci che costituisce il soggetto di verit, in un duplicesenso: in quanto indotta da una decisione ad attivare un processodi soggettivazione, e in quanto insiste nel tempo e nello spazio del-la situazione, dando consistenza al soggetto stesso. A differenzache in Carl Schmitt66, secondo Badiou la decisione non decide sul-leccezione, bens nelleccezione, a partire da questultima67; e nep-pure essa emana da un soggetto pre-esistente, bens lo costituiscedal nulla della situazione attraverso la richiesta di una fedelt. Perquesto la decisione sempre anonima (priva di soggetto come divolont), e decidere significa disporre una topologia funzionale al-

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    63 Ibidem.64 Sul corpo barrato del soggetto cfr. A. Badiou, Logiques des mondes, cit.,

    capp. I e II del libro I (Thorie formelle du sujet); sulla sua disomogeneit in-terna cfr. ivi, pp. 440 ss.

    65 Ivi, p. 518. 66 Sul rapporto Badiou-Schmitt cfr. Nina Power, Towards an Anthropo-

    logy of Infinitude: Badiou and the Political Subject, in P. Ashton, A. J. Bartlettand J. Clemens (eds.), The Praxis of Alain Badiou, Re.Press, Melbourne 2006,pp. 309-338, in particolare pp. 320 s.

    67 Cfr. A. Badiou, Huit thses sur luniversel, cit., p. 15: Un vnement estce qui dcide sur une zone dindcidabilit encyclopdique.

  • lapparire del vero, una nuova nominazione a partire dalla quale ilsoggetto fedele diviene principio di produzione/invenzione di unanuova maniera di essere e di agire nella situazione68. Non vi quindi verit dellevento prima della sua messa in situazione: la ve-rit appare nelle conseguenze che essa produce, nel futuro anterio-re della significazione, nella consistenza rarefatta e problematica delsoggetto dentro lanimale umano. Essere fedeli, costituirsi comesoggetto (di verit), in una parola durare, significa dividere lospazio dellunanimismo, ma nel contempo anche uscire da una te-stimonianza minoritaria, attraverso luso di un nuovo linguaggioche per molti (il chiunque ranciriano) comprendano: la consi-stenza si d nel momento in cui il mio enunciato politico raduna etrasforma69, cio allarga il campo della soggettivazione e contem-poraneamente modifica i parametri che regolano la visibilit (della)politica. Il rapporto tra (fedelt alla) verit e universo delle opinio-ni (il visibile normale e normato) quindi un incontro che destrut-tura il piano a partire dal quale le opinioni si tengono insieme e sipresentano come unit del sapere organizzata e in s conclusa.

    Il soggetto di verit messo in campo da Badiou possiede dun-que la duplice caratteristica di originare da una decisione assoluta,da un atto creatore privo di qualsiasi presupposto, ma anche di es-sere perennemente a rischio di scomparsa: la sua rarit tuttunocon limmane potenza del suo apparire, quasi che ogni evento co-stituisca una scommessa nella quale il soggetto fedele letteralmen-te costretto a giocare tutto se stesso, senza alcun resto.

    Democrazia impossibile

    In un recente intervento Jean-Luc Nancy ha sottolineato comeil 68 abbia prodotto, tra le altre cose, la mise en question de las-surance dmocratique qui pouvait alors sembler conforte par lesprogrs de la dcolonisation [et] lautorit croissante des reprsen-tations de ltat de droit et des droits de lhomme70: la protestadei movimenti ha colto nei meccanismi di visibilit prodotti dalla

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    68 A. Badiou, Letica, cit., p. 40.69 Ivi, p. 47.70 Jean-Luc Nancy, Vrit de la dmocratie, Galile, Paris 2008, p. 11.

  • democrazia rappresentativa il presentarsi di un dominio del dirittoe dei diritti fondamentalmente anti-emancipatorio. Un nome chenel corso degli ultimi due secoli, seppure tra molte contraddizioni,aveva accompagnato il manifestarsi delle classi subalterne sulla sce-na politica, divenuto il segno della neutralizzazione di qualsiasiprospettiva di trasformazione della parte dei senza parte: limpossi-bilit di nominare attraverso di essa un evento. Dal nome demo-crazia rimane cos esclusa qualsiasi istanza politica che vada oltre ilconto delle parti attraverso il lessico dei diritti e la rappresentazio-ne inerte dello status quo.

    Eppure, per Rancire esiste un margine della visibilit democra-tica (la democrazia limpero del visibile, di un visibile dominatodalla finzione e dalla rappresentazione) che non si riduce allespo-sizione della situazione che satura lorizzonte delle infinite possibi-lit che una verit pu aprire. Che la democrazia abbia costante-mente mancato alle proprie promesse, tesi diffusa71; tuttavia Ran-cire non si limita a denunciare questa mancanza, bens cerca di se-parare dal principio della visibilit rappresentativa democratica72 ilsupplemento an-archico che la parola democrazia significa73. Intal senso la democrazia non un regime politico, n una forma digoverno (se non nella forma contraddittoria dellinnominabile go-verno della moltitudine74), bens la figura che rende visibile lec-cesso della parte dei senza parte sul conto delle parti. Il dmos esi-ste soltanto come parte vuota, come disincorporazione dellUno

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    71 Si vedano due esempi recenti e abbastanza lontani tra loro, come il sag-gio di Nadia Urbinati, Ai confini della democrazia. Opportunit e rischi dellu-niversalismo democratico, Donzelli, Roma 2007, in particolare pp. 3 ss., non-ch il gi citato volume di P. Rosanvallon, La politica nellera della sfiducia,cit., pp. 30-32.

    72 Cfr. J. Rancire, Lodio per la democrazia, cit., p. 65: Levidenza, concui si identifica la democrazia con la forma di governo rappresentativo uscitodalle elezioni, estremamente recente nella storia. Allorigine la rappresentan-za proprio lopposto della democrazia e, allepoca delle rivoluzioni america-na e francese, tutti lo sapevano. In proposito si veda anche John Dunn, Il mi-to degli uguali. La lunga storia della democrazia (2005), trad. it., UniversitBocconi Editrice, Milano 2006.

    73 J. Rancire, Lodio per la democrazia, cit., p. 71. Cfr. anche ivi, p. 66: ilnome democrazia viene a significare che le forme giuridico-politiche dellecostituzioni e delle leggi statali non si fondano mai su ununica logica.

    74 Ivi, p. 8.

  • che produce nel campo del visibile un processo di disidentificazio-ne da esso. La democrazia non si esercita mai n attraverso la par-tecipazione, n come strumento di produzione di consenso; piutto-sto, essa lazione che sottrae visibilit al campo della police, mani-festando la visibilit di un molteplice fino a quel momento invisibi-le. Il potere del dmos dichiara cos la propria eterotopia rispetto al-la struttura oligarchica dello Stato di diritto, il che potrebbe avvici-narlo alla nozione di potere destituente gi citata nelle prime pagi-ne; tuttavia in Rancire il vuoto democratico sempre funzionale auna rimessa in gioco dei rapporti politici, a una riattivazione delleprocedure di dissenso.

    La riflessione di Rancire sulla democrazia risponde allesigen-za, gi evidenziata, di aumentare il potere dellapparenza, di ope-rare dentro la dimensione finzionale del linguaggio della police permostrarne lo scarto immanente, e con esso il fondamento oscuro einnominabile di ogni nominazione. In questo senso, democrazia la parola che pi di altre proprio per la sua storia permette dicompiere loperazione di visibilizzazione dellinvisibile che la fon-da. Disincorporando la democrazia dallo Stato75, Rancire cerca dilocalizzare uno spazio di intervento politico nellintervallo che fon-da la police, pur correndo il rischio costante di neutralizzare questointervallo attraverso la sua trasposizione nel campo della visibilitnormata e normale, e di dover quindi riaprirlo continuamente, inuna sorta di processo ad infinitum, che sempre richiede un nuovodemos, ovvero una sua nuova immagine. Il pericolo che il tempodella democrazia assuma i caratteri del benjaminiano non-ancora presente, perch proprio la struttura storica del rapporto dualetra politica e police a esigere lindefinita riproposizione dellirruzio-ne della parte dei senza parte nel campo del visibile; e linsistenzacon cui Rancire sottolinea la specificit assoluta con cui gli esclusisi rendono visibili indicativa del rischio che una parte dei senzaparte che richiede visibilit vi sar o vi dovr essere sempre.

    Per Badiou, invece, la democrazia (liberale, capitalistica, rap-presentativa: non vi quasi traccia nei suoi scritti di una differente

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    75 Si tratta di unoperazione che trova delle analogie con il tentativo, pre-sente nellopera di alcuni pensatori appartenenti allambito dei Subaltern Stu-dies, di predisporre il campo per lindividuazione di forme non statuali di de-mocrazia, come scrive Dipesh Chakrabarty, Provincializzare lEuropa (2000),trad. it. Meltemi, Roma 2004, p. 148.

  • espressione del potere democratico76) segnala lassenza assolutadellevento, la situazione in cui la rottura evenemenziale non si ma-nifesta; e in tal senso la democrazia si presenta come figura destina-le della modernit. La democrazia il dominio dellUno nella for-ma adeguata alla circolazione capitalistica, ovvero come presenza dicorpi e di opinioni su un piano di indifferenza, governati dal lin-guaggio del diritto statuale e del cosmopolitismo dei diritti umani,ovvero delluomo come animale mortale77 mentre secondo Ba-diou ogni processo di verit unesperienza dellinumano78. Alladimensione strutturalmente storica del dissidio ranciriano, che de-finisce la possibilit di una politica democratica tendenzialmente il-limitata nel tempo, ma localizzata nello spazio (dal momento che lamanifestazione degli esclusi insiste paradossalmente nel campo del-la visibilit delle parti contate per uno), Badiou contrappone unaconcezione antistorica (o perlomeno antistoricistica) del tempodellevento, che diviene esperienza puntuale e paradossale e quin-di rara del nostro essere multiplo, operante in uno spazio in(de)fi-nito che eccede qualsiasi sussunzione nellordine della presentazio-ne79. La fedelt allevento che costituisce il soggetto di verit si dcome capacit di riattivare la potenza della verit sempre e di nuo-vo: lintermittenza nel tempo (come condensazione istantanea diuna traccia di eternit) e la rarit nello spazio (come dispersione delmanifestarsi che si sottrae ai luoghi della presentazione statuale) so-no i caratteri a un tempo potentissimi e debolissimi della fedeltsoggettiva, la cui immanenza rispetto alla situazione rischia di ro-vesciarsi in un principio trascendente.

    Tanto Badiou, quanto Rancire, costruiscono la loro riflessionesulla verit della politica a partire dal comune rifiuto di assegnare

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    76 Uno dei rari accenni positivi alla democrazia in Logiques des Mondes,cit., p. 524: Aujourdhui encore, la question: Pourqoui irais-je cette ru-nion, cette assemble?..., demeure le principal obtacle au dploiement ou-vrier et populaire dune politique dmocratique extirpe du professionalismelectoral et des partis du Capital (corsivo mio).

    77 Cfr. ad es. ivi, pp. 9 ss.78 Cfr. ivi, p. 533: Il est impossibile de disposer dun concept de ce qui est

    humain sans en venir cette inhumanit (ternelle, idelle) qui autorise l-homme sincorporer au prsent sous le signe de la trace de ce qui change.

    79 Cfr. ivi, p. 536: Linfini des mondes est ce qui sauve de toute dis-grcefinie []. Nous sommes ouverts linfinit des mondes. Vivre est possibile.Par consequent (re)commencer vivre est ce qui seul importe.

  • tale verit alla figura dello Stato, dellUno che ordina il campo delvisibile (rap)presentandosi come principio di una saturazione pe-raltro inconclusa dello spazio. Tuttavia linimicizia verso qualsiasirappresentazione unitaria della soggettivazione politica si dipana apartire da due diverse prospettive: in Badiou dalla priorit ontolo-gica del molteplice, strutturalmente irrappresentabile, dalla qualeconsegue sul piano dellapparenza una dicotomia non suturabile trala visibilit dellevento e quella della situazione, una continua ecce-denza della prima sulla seconda; in Rancire dallintrascendibilitdel dissidio, radicato su un dualismo originario tra politica e policeche proprio lemergere alla visibilit democratica della parte deisenza parte tenta incessantemente di superare in una pluralit disoggettivazioni legate dalla nominazione del noi. In Badiou ilmovimento della verit verso la visibilit va dal molteplice al due,in Rancire dal due al molteplice. Resta forse impensata in entram-bi e quindi consegnata a una riflessione comune la determina-zione di uno spazio in cui il molteplice insista nel due, ovvero incui possa generarsi lequilibrio congiunturale tra una potenza di in-novazione e una capacit di aggregazione che incide sui rapporti ef-fettivi di potere, evitando sia le concessioni alla visibilit istituzio-nale di un soggetto incapace di nominare le cose con nuove parole,sia le forzature (auto)distruttive di una soggettivit in eccesso sullasituazione.

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