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Visita al museo Eccoci nel museo etnografico del paese Entriamo in un mondo che non c’è più, ma di cui conservia- mo gelosamente e con rispetto le testimonianze. Piano terra Prima stanza a sinistra Siamo in cucina. Il tavolo, la panca con lo sgabello poggia- capo. Sul tavolo due ciotole grandi, da lì, la famiglia attinge- va il cibo ai pasti. E’ il ricordo di una famiglia del paese emi- grata, fine ottocento, in Argentina. Alla parete una foto che ritrae la numerosa famiglia. A destra una vecchia piattaia, sopra i secchi di rame per attingere l’acqua alla fontana e da lucidare con aceto, farina poi sabbia. Sotto, allineati, dei recipienti di terracotta per conservare il burro cotto e lo strutto. Una vecchia cucina economica, opera degli artigiani della 21 Cucina Táule - Tavola Séci-Secchi di rame per l'acqua Bancia - Panca Masinin da pevar - Macinino del pepe Mastél dal láti - Recipiente di legno per il latte da coagulare Ciadin - Ciotola grande messa in mezzo alla tavola e la fami- glia vi attingeva il cibo, ai pasti Skafa - Piattaia Skuazéra - Pattumiera Karéga - Sedia Ciáuzi - Calze di lana o di coto- ne Fòrmi - Forme di legno per scarpe, scarpette di panno o per risolettare le calze Tarali - Zoccoli di legno lavorati a mano Zéstu par i krosti - Cesto per distribuire i crostoli in occasione di un matrimonio Taié - Piano di legno su cui versare la polenta Tàiapan - Utensile per affettare il pane Pèña par fèi l'óntu - Zangola a mano per fare il burro Vas par l'óntu Kuétu - Recipiente per conservare il burro cotto Zéstu dli arti par i skarpéti - Cestino con gli attrezzi per fare gli "scarpetti" wc Attrezzi artigianali focolare attrezzi agricoli cucina stua Planimetria piano terra

Visita al museo - comelicocultura.itE’ la corsa frenetica dei giorni nostri che cancella e brucia tutto. Ritorniamo nel corridoio d’entrata Due pannelli raccolgono le foto di giovani

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Visita al museo

Eccoci nel museo etnografico del paeseEntriamo in un mondo che non c’è più, ma di cui conservia-mo gelosamente e con rispetto le testimonianze.

Piano terra

Prima stanza a sinistra

Siamo in cucina. Il tavolo, la panca con lo sgabello poggia-capo. Sul tavolo due ciotole grandi, da lì, la famiglia attinge-va il cibo ai pasti. E’ il ricordo di una famiglia del paese emi-

grata, fine ottocento, in Argentina. Alla parete una foto cheritrae la numerosa famiglia.A destra una vecchia piattaia, sopra i secchi di rame perattingere l’acqua alla fontana e da lucidare con aceto, farinapoi sabbia. Sotto, allineati, dei recipienti di terracotta perconservare il burro cotto e lo strutto.Una vecchia cucina economica, opera degli artigiani della

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Cucina

Táule - TavolaSéci-Secchi di rame per l'acquaBancia - PancaMasinin da pevar - Macininodel pepeMastél dal láti - Recipiente dilegno per il latte da coagulareCiadin - Ciotola grande messain mezzo alla tavola e la fami-glia vi attingeva il cibo, ai pastiSkafa - PiattaiaSkuazéra - PattumieraKaréga - SediaCiáuzi - Calze di lana o di coto-neFòrmi - Forme di legno per scarpe, scarpette di panno oper risolettare le calzeTarali - Zoccoli di legno lavoratia manoZéstu par i krosti - Cesto perdistribuire i crostoli in occasionedi un matrimonioTaié - Piano di legno su cui versare la polentaTàiapan - Utensile per affettareil panePèña par fèi l'óntu - Zangolaa mano per fare il burroVas par l'óntu Kuétu -Recipiente per conservare ilburro cottoZéstu dli arti par i skarpéti -Cestino con gli attrezzi per faregli "scarpetti"

wcAttrezzi

artigianali

focolare

attrezziagricoli

cucina stua

Planimetria piano terra

valle. Appesi, recipienti in legno, per mettere a coaugolare illatte, un piano di legno su cui versare la polenta e un uten-sile per affettare il grosso pane di segala. Tutto ridottoall’essenziale.Su una sedia impagliata, il cesto con gli attrezzi per confe-zionare gli “scarpetti di pezza” e un paio di ghette comesoprascarponi chiodati per la neve.Accanto alle finestre, allineati sulla panca, calze di lana,fatte a mano, un paio di dalmade, scarpetti, forme di legnoper risuolare con il panno le calze, filo, ferri da calza...Una panchetta con il pettine per cardare la lana e, sopra, viè posato un cesto per distribuire i “crostoli” nelle varie fami-glie, in occasione di matrimonio o battesimo...Sul davanzale, le lampade che i carrettieri appendevano alcarro, quando scendevano in pianura per fare il carico digranaglie e di vino.

Ecco il focolare. Sulla cappa vecchie lanterne a olio, a petro-lio, usate per raggiungere i fienili disseminati lungo il costo-ne. Alla catena, il paiuolo per la polenta e, accanto, gli alaricon i vari attrezzi per ravvivare il fuoco o prendere la brace, per

esempio, per ilferro da stiroC’è anche unacapace pentolaper cuocere ilburro, un“brundin” perscaldare l’acquao cuocere laminestra d’or-zo e un treppie-de per sostene-re le pentole dalmanico lungo.Alla parete unaspalliera dilegno pera p p e n d e r emestoli, casse-ruole, tegami dirame...Sono, in bellam o s t r a ,anche le palleper tostare icereali per ilcaffè.

Nell’angolo anche la stia per le galline e il truogolo per ilpastone. Lì, d’inverno, al calduccio, per avere il regalo diqualche uovo.

Tra le due stanze, addossata al muro, la madia dove si met-teva a lievitare la pasta per il pane. A lato i setacci per lafarina, il mattarello e la spianatoia su cui si impastava ilpane, si facevano le tagliatelle e i “crostoli” in momenti par-ticolari. Un pane non cotto, serviva da lievito per altre infor-nate e si passava di famiglia in famiglia. Appesi, vari tipi distadere e l’arconcello per portare i secchi d’acqua.

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Kòlu par li fritli - Attrezzo perfar colare la pastella per le frit-telleFér da suparsà - Ferro da stiroa braceDidàspal - Aspo per fare lematasse di filoFornu - Cucina economicaFrál - Lanterna usata per anda-re nelle stalleFrál - Lanterna posta sotto o dietro il carro come segnaleZampdón - Arconcello per portare i secchi d'acquaKòpi - ScodelleCikri - TazzePiati - PiattiGòti - BicchieriStadéra - Bilancia per sacchi ecestiPanaré - Spianatoia per fare lapasta e il paneSlazadóra - Mattarello perstendere la pastaKapunèra - Stia per le gallineNàuze - Truogolo per le gallineBala da kafé - Palla per arrosti-re caffè o cerealiLarín - FocolareBràndal - AlareFeri da bronzi - Attrezzi per ilfuocoPanèra - Madia dove si mette lapasta del pane da lievitareCiudèra - Caldaia per cuocere ilburro o fare il formaggio o perla "lesciva"Ciadena da fègu -Catena perappendere il paiolo sul fuocoPàsu - Spalliera di legno usatain cucina per appendere mestoli,casseruole e tegami di rameTrapiè - Treppiede per pentolecon il manico lungo Krìbiu - Setaccio per la farinaLuminiera- Lampada a petrolioCiudruzu - Paiuolo di rame perla polentaBrundin - recipiente di bronzo,panciuto, con tre piedi e manicosnodabile.

Continuando il giro, entriamo nella stanzetta a destra.

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Ingresso del museo

Deposito attrezzi per laraccolta della segala, dell’orzo e dell’avena

Mulin - Mulinello a vento azionato a mano per liberare icereali dalla pulaDrèi - Grosso vaglio usato perliberare i cereali dalla pagliaAlvàn - Ventilabro, cesto roton-do, usato per pulire i cerealidalle varie impuritàBatadòi - Strumento usato perbattere i cerealiPalèta - Arnese per prendere icereali

Figura di donnaImmaginiamo la donna in questa cucina animata e vissuta d’untempo!La donna si alza al buio, al tocco della campana dell’Ave Maria chesaluta il nuovo giorno. Ravviva la brace nascosta sotto la cenere delfocolare ed accende il fuoco. Accosta “al brundìn” per l’acqua calda,prepara il caffè d’orzo, lo lascia decantare e lo versa per chi deveuscire per il lavoro di stalla. Poi è il momento di rimestare la farina-ta, la scodella con il burro al centro e accanto allinea le scodelle delcaffèlatte. La nidiata, quantomai mattiniera, è pronta ad assapora-re tutto. Pasti frugali ma si digerisce tutto.Pulizia personale e pettinare le trecce delle bambine. Recitare tuttiinsieme le preghiere e subito la madre distribuisce i compiti: attige-re l’acqua alla fontana. preparare la legna accanto al focolare, por-tare il latte a qualche vicino, ripassare le lezioni. Poi, via al catechi-smo, o alla messa e a scuola con la cartella di sacco a tracolla, por-tando anche il legno per la stufa.Altri tempi, ma bisogna testimoniare perché il presente si costruiscesul passato.Casa, chiesa, scuola, lavoro nella stalla, nei campi, nel bosco. que-sto cerchio racchiude la vita di paese d’un tempo non lontano.Non c’è da perdere tempo,poiché tutto viene fatto in casa: cardarela lana, filare, cucire, allungare, accorciare, mettere le toppe, imbot-tire le suole per gli “scarpetti”, fare calze, maglie, sciarpe e berret-ti... cuocere il burro, fare la lisciva....Per mezzogiorno la polenta da consumarsi con formaggio, salame,carne solo nelle grandi feste.La sera, far bollire le patate e versarle nel cestello di vimini. Patateda consumarsi con crauti, ricotta, erbette rosse, erbe di campo e...tanta monotonia, o minestrone d’orzo con una fetta di pane nero. Ecome si pulivano le scodelle!Donna che apre lo scrigno della civiltà contadina, patriarcale, pae-sana e si fa testimone d’un tempo che non c’è più attraverso ogget-ti, ricordi, storie, arte, fotografie...Nessuno può oziare, c’è lavoro per tutti, dai grandi ai piccini. La seraa letto presto, dopo le preghiere in comune. Il sonno è ristoro dopole fatiche del giorno. Si prepara un nuovo giorno da vivere tra nonni,zii, genitori e figli... in arrivo.Problemi ce ne sono tanti, ma la pazienza e il silenzio è una virtù daacquisire subito.

Sezione trasversale del museo

Qui sono raccolti gli attrezzi che servivano per la raccoltadella segala, dell’orzo e dell’avena.Il mulino, azionato a mano, separava i chicchi dei cerealidalla pula o resti di paglia.Appesi un vaglio e un ventilabro per liberare i cereali davarie impurità. Allineati gli strumenti per battere le spighe efarne uscire i chicchi. Per generazioni era familiare il ritmocoordinato dei battitori che si diffondeva, dai fienili, nellavalle. In un angolo, la pala annerita dall’uso, per infornare ilpane nel forno inserito nello stanza chiamata “stua”.Questo è un angolo di poesia rurale, quando il susseguirsidelle stagioni scandiva il ritmo della vita semplice ma riccadi valori.

Passando nella terza stanza, arriviamo nel regno degli arti-giani.

Gli attrezzi ci parlano della manualità dei fabbri che hannoforgiato: chiavi, cardini per porte, serrature, catenacci,trappole per talpe, trappole per topi, ramponi per scarponi,grosse catene, cunei, zappe, ..., dei falegnami che, con pial-le, seghe, martelli, trivelle, scalpelli... preparavano mobiliaper la casa, attrezzi da lavoro, ...C’è anche la mola per affilare, accette, scuri, coltelli... e, alli-neati, bidoni per il latte, vari tipi di zangole per lavorarlo,stampi in legno con scritte e motivi floreali per il pane diburro ottenuto e modelli in legno per dare forma al formag-gio.Tutto fatto, con ritmo misurato, a quei tempi, che poi nonsono molto lontani. E’ la corsa frenetica dei giorni nostri checancella e brucia tutto.

Ritorniamo nel corridoio d’entrata

Due pannelli raccolgono le foto di giovani donne del paese,costrette ad emigrare.Fine ottocento, inizio novecento, si spostavano versol’Austria, la Germania, la Francia.Andavano a mietere, a fare rimboschimenti o lavoravano neicantieri edili con i mariti e i fratelli.

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Saku par dì a mulin - saccoper la farina a trama fitta.Mdètu o mdèti - misure pergranaglie o farina.Palèta - pala per infornare ilpane

Deposito attrezzi da lavoro

Bànku da marangon - Bancoda falegnameArti da marangon - Attrezzi dalavoro del falegnameCiai - ChiaviBartueli - Cerniere per porte efinestreSarduri - SerratureMòla a aga - Molla per affilarele lameFer da sòlva - Trappole pertalpeArti da klòmpar - Attrezzi dellostagninoGrifi - Ferri mobili per il ghiaccioStafèta - Ferri da ghiaccio daapplicare agli scarponiTurvèli da len - Trivelle per illegnoStampu par l'óntu - Stampocon scritte e fiori per modellareil burroSkatal dal furmài - Modelloper dare la forma al formaggioKàndal - Vaso del latteCiadnazu - Catenaccio

Dopo la prima guerra mondiale, la corrente migratoria sispostò verso le città, come Milano, Genova, Torino, Roma...,donne a servizio. La famiglia in paese aspettava il loro con-tributo, ma risparmiando, riuscivano anche a sfoggiare unabito alla moda. Piccola rivincita femminile.Ci sono anche due girelli. Lì, i bimbi imparavano a muoverei primi passi. Le famiglie erano numerose, allora. Tantibimbi.Appeso un crocifisso, penso facesse parte dell’arredo del-l’appartamento delle suore che hanno retto, per lunghi anni,la scuola materna e il laboratorio di cucito per le ragazze.Nel sottoscala, un arnese per cardare la lana per i materas-si. Un lusso i materassi di lana, allora, di solito erano riem-piti con mannelli di paglia della segala, più tardi, con i car-tocci delle pannochie di granoturco, giunte dalla pianura.

La stua

Entriamo nella “stua”, stanza foderata di legno. Vi troneggia

il forno a volta dove si cuoceva il pane ogni quindici giorni.L’imboccatura è nel corridoio. D’inverno però veniva accesoogni giorno. Sul soprafforno. riposavano gli uomini che ritor-navano stanchi dal lavoro, nel bosco, nelle stalle o a traina-re slitte di legna e di fieno. Lungo la spalliera si asciugava-no i vari indumenti.In questa stanza, si cuciva, si filava lana e lino, si lavoravaa ferri, si ricamava. Fino al 1906, a lume di lucerna. Alle pareti quadri a soggetto religioso e anche raccolte difoto di emigranti, o gente che aveva detto “Arrivederci,lassù!” La sera, tutti riuniti per la recita del rosario per imorti e per chi era lontano. L’emigrazione ha segnato, perlunghi periodi, la vita del paese.Salendo le scale, ancora quadri a soggetto religioso, testi-monianze di devozione nelle famiglie.La vita era scandita da : casa, chiesa, scuola, lavoro neicampi, nelle stalle, nel bosco... e in casa

Primo pianoAlle pareti del corridoio, foto ricordo dei 450 anni dell’anti-

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Corridoio piano terra

Pèra da l'óntu - Recipiente dipietra per conservare il burroStantarél - Girello per i bambiniche imparano a camminareGàrdin - Attrezzo per cardare lalana per i materassi

Stua

Skóla - MensolaFornu da pan - Forno per cuocere il paneArmer a muru - Armadietto amuroRóda da filé - Ruota per filarela lanaDidàspal - Arcolaio per fare odipanare le matasse di filo di linoo di lana Sorafórnu - Piano di legnosopra il forno sul quale ci si sten-deva per riposare al caldo Màkina da kudì - Macchina dacucire a mano

ca chiesetta, dedicata a San Leonardo, lassù sul colle.Prima dell’incendio, nell’agosto del 1851, il paese era lassù.Le case eran fatte di legno, con la scala esterna per raggiun-gere le camere. Le cucine non avevano camini e il fumousciva da una apertura sopra la porta. Vivi, forti ed affumi-cati. Dietro la stalla, sopra il fienile, in alto la spaziosa sof-fitta.

Sempre nel corridoio ci sono il dischetto del calzolaio conrelativo sgabello, la macchina per cucire le tomaie, la staffaper infilare la scarpa da risuolare, vecchi scarponi, con ichiodi, per camminare sul ghiaccio. Per i bimbi, scarpetti dipezza imbottiti a mano e zoccoli, con la suola di legno, conle brocche e la tomaia di pelle nera.In una vetrinetta sono conservati preziosi campioni di mer-letti e bordure per lenzuola tessute con il lino filato in casa.Lavori eseguiti durante il pascolo del bestiame e nelle pauseal momento della fienagione.

Camera

Entriamo nella stanza dove è stata ricostruita la camera da

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Corridoio primo piano

Diskètu - Tavolinetto da lavorodel calzolaioCiuzés - Scarponi da lavoroMàkina da skarpèr.- Macchinada calzolaioStafa - Attrezzo su cui infilare lascarpa per risuolarlaVaska da sudà l létu - scalda-letto

sala in allestimento

Libreriaarchivio foto

Planimetria primo piano

camera

letto tipica di quei tempi.Letto matrimoniale, alto e stretto, con il pagliericcio ripienodi mannelli di paglia di segala.Sulla mensola i libri delle “Massime Eterne” con i segni deltempo e dell’usura. Accanto un inginocchiatoio-comodino,con la sveglia e la lucerna. Quadri dei Santi Protettori e dueculle con il corredo da neonato e il reggivelo.Girando lo sguardo, si vedono appesi i costumi delle feste:gonne, camicie, corpetti, scialli, fazzoletti neri con bordure afiori, grembiuli di seta... C’è anche una vecchia giaccamaschile di mezzalana, tessuta dagli artigiani del paese. Itessuti per i costumi venivano generalmente dall’Austria,dove emigravano gli uomini.Poi due cassapanche delle spose. Lì ci sono cose preziose:lenzuola di lino tessute a telaio nel paese, con bordure dimerletto e iniziali a punto a croce, federe, camicie, mutan-

de, cucite a mano, calze... Il dover provvedere a tutto, met-teva in fuga l’ozio e la noia. Svegli ed attivi fin da piccoli. Lamanualità veniva trasmessa da madre a figlia, da padre afiglio.Un lavamano, con brocca e catino, da usare in caso dimalattia e visita del medico.D’inverno c’era la brina alle pareti e sui vetri il ricamo delgelo.Non mancava mai l’acquasantiera. Un segno di croce primadi uscire ed iniziare la giornata. Acquasantiere sparite dalle case con l’avvento del consumi-smo, ora ricompaiono.

Stanza a ovest

Superato il corridoio, entriamo nella stanza dove è bene fer-marsi per sfogliare la ricca raccolta di foto d’epoca. E’ la vitadel paese nel suo lento ritmo, con avvenimenti lieti e tristi.Tanta gioventù costretta poi ad emigrare in cerca di una vitameno grama. Poi la vita faticosa dei contadini che avevanola massima cura e rispetto per l’ambiente. Vita di casa, chie-sa, scuola, in campagna, nelle stalle, nelle malghe e nel

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Camera

Bànku - Cassapanca che lasposa portava con il corredoKùna - Culla per neonatoVestìis d n óta - AntichicostumiLunariu - CalendarioLétu - Letto a due piazzeLateràl - ComodinoLuminiera - Lampada apetrolio con tubo di vetroLunzés - LenzuolaLavaman - Porta catino ebrocca

bosco. Tanta gente, allora, in questo piccolo mondo che non c’è più.

Al secondo piano

Eccoci al corridoio del secondo piano. Qui ricordi della guer-ra 1915-18, combattuta su questi monti fino all’ottobre1917 con la ritirata di Caporetto. Tante famiglie lasciaronotutto e partirono profughi verso varie località dell’Italia lon-tane dalla guerra. Arrivarono gli Austriaci e ci portarono viaanche le campane per fonderle e preparare armi.Requisirono anche il bestiame. Per chi è stato costretto arimanere, il 1918 è stato l’anno della fame. Consumate lescorte di patate e granaglie, si cibavano di erbe e radici, inattesa del nuovo raccolto. La fame spingeva la gente a vali-care la frontiera a cercare granaglie. con scambio di tessu-ti, lana. lavori a maglia e si svuotarono le cassapanche dellespose.Mantelle grigioverde, ghette da neve, la boraccia, la gavet-ta, l’elmo e un piccolo forno militare di uno dei tanti barac-camenti lungo il fronte, pochi ma preziosi ricordi di queltempo. Basta mettersi in ascolto e quante cose sanno nar-rare...!!Ci sono anche manifesti ricuperati nelle vecchie scuole, cheesaltano lo spirito patriottico del tempo.

Accanto alla finestra un attrezzo a panca per modellare ilrame per secchi e pentole. Poi la cassetta a gerla del vendi-tore ambulante che passava, di paese in paese, per vende-re aghi, filo, bottoni, ferri da calza, elastico, pettini...

C’è anche una ruota per filare e un aspo per dipanare filo dilana di lino.

Manifesti dei vari momenti culturali della comunità che cercadi trasmettere alle nuove generazioni come eravamo.

Stanza a est

In questa stanza, l’angolo a sinistra, raccoglie tutto quelloche riguarda il lino, coltivazione importante, a ciclo comple-

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Corridoio secondo piano

Gàrdin da lana - Attrezzo percardare la lana per i materassi

Kurlétu - Ruota per filare lana elinoDidàspal - Aspro per farematasse di filo di lana o di lino

Kaséla da krómar - Cassettada venditore ambulanteStàmpu da ran - Attrezzo permodellare il rameGuerra 1915-18 - Mantello-elmo-boraccia-gavetta-ghetteper la neve

Planimetria secondo piano

deposito

stanza aovest

stanza aest

to. Semina. maturazione. raccolto in mannelli messi a sec-care sui ballatoi. Battitura per recuperare i semi, battituraper separare le fibre, pettinatura, filatura, tessitura per len-zuola, filo per calze e merletti. Rimangono i ricordi.Osserviamo la gramola per separare le fibre tessili del lino,il mazzuolo per far uscire i semi dalle capsule. I semi di linovenivano usati come emolienti nelle forme bronchiali.C’è poila spigola per pettinare le fibre.Girando ci sono attrezzi per il lavoro nel bosco. Slitta da trai-no dei tronchi di legname, quella più piccola era la slitta perportare i sacchi di cereali al mulino. Racchette agli scarponiper fare strada nella neve verso i fienili, le baite, il bosco. Lascure, l’accetta, i segacci, i ramponi per salire sugli alberi,funi grosse per legare legna e fieno. un attrezzo per taglia-re le assicelle di legno per coprire i tetti, catene con unciniper legare tra loro i tronchi da trainare e il ferro per segna-re il marchio di casa, sul legname e sugli attrezzi.Una carrucola serviva a sollevare fino in soffitta i carichi dilegna già pronta all’uso nei vari forni.C’è pure il giogo per i buoi, le manze e le botticelle per l’ac-qua o il vino. penso più acqua che vino, da portare sul posto

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Stanza a est - Deposito attrezzi lavoricontadini e boschivi Kumpàs - Compassi per stan-ze,per legna e per terreniDèrla da klompar - Gerla dastagninoMazùia - Mazzuolo battipaloManaré - Piccola accetta pertagliare la legnaKumatu - Collare per cavallo ogiovencaFuñ - Fune grossa di cuoio perlegare la legna o il fienoFunazéla - Fune fatta di striscedi cuoio intrecciate, fissate da unlato con un nodo ad un gancio dilegno, usata per legare fasci difienoCiònku - Gancio di legno perfuneStàfa da pianti - Ramponi persalire sugli alberi.Pastaciu - Roncola ricurva perscortecciare ramiFer da siñé - Attrezzo per inci-dere il segno di casaStòz - Breve catena con unciniper legare tra loro i tronchi dilegname da trainareCiàspdi - Racchetta da applicaresotto gli scarponi per far stradasulla neveFer da sandla - Attrezzo pertagliare asticelle di legno per iltettoZigiñola - CarrucolaLiòda da mulìn - Slitta per por-tare piccoli sacchi di cereali almulinoLiòda bekina - Slitta corta pertrainare tronchi di legname Zampdón - Arconcello di legnoposto sul collo di due buoi, liaccoppia nel lavoro del trainoBarizà - Botticella per portareacqua o vino durante la fienagio-neGràmle - Gramola per separarele fibre tessili del lino

di lavoro. Il collare per il cavallo o la giovenca che erano diaiuto nei lavori più faticosi nei campi, nei boschi. Ci sono laborsa del pastore, le forbici per tosare le pecore e uno slit-tino da provare lungo le discese del paese, senza macchine,a quei tempi. Che sogno!

Stanza a ovest

Questa stanza ci parla del mondo contadino. L’attività agricola èsempre stata dominante nella valle. Emigravano gli uomini maritornavano al tempo dello sfalcio e d’inverno per trainare legnae fieno. Rimanevano le donne con la numerosa prole. A loro ilcompito di occuparsi della casa, di far crescere i figli, di lavora-re nei campi, provvedere al bestiame. Donne gravate di respon-sabilità, ma forti, donne di fede, di senso del dovere, capaci ditacere e di trasmettere valori.Girando tra questi oggetti, tutti opere delle abilità artigianali,ecco l’aratro a smuovere la terra per preparare il campo allasemina della segala, dell’orzo, dell’avena, del lino, delle patate, delle rape...Appeso l’erpice per sminuzzare il concime sparso nei prati.Era trainato da un cavallo o da una giovenca. Poi vari tipi dizappe e una specie di coltello dal manico lungo per tagliarele zolle del prato che diventa campo.La falce fienaia, l’incudine per rifare il filo della falce, ilrastrello, la forca, bidente e tridente, il tipico palo con lestecche per mettere ad essicare il fieno prima della raccol-ta. Vi è posato sopra il telo per caricare il fieno, sulla testae sulle spalle, e essere portato al fienile. C’è pure un attrez-zo per rifare i denti del rastrello. Appese le aste ad uncino

per strappare il fieno pressato nel fienile e un cassonettocon falce per tagliarlo prima di darlo al bestiame. Gerle perportare patate, legna e sacchi di granaglie. Quando passa-vano da un fienile all’altro, al tempo della fienagione, nellagerla mettevano anche le galline che emigravano con loro.Se poi andavano nei prati alti, oltre alle provviste, le donnesi caricavano anche la culla dell’ultimo natoLe catene per legare gli animali alla mangiatoia, ci parlanodella stalla. Ecco lo sgabello per la mungitura, il bidone peril latte, la museruola per i vitelli da latte che non devono

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Zòkal - SlittinoFòrfis da lana - Forbice pertosare la lana delle pecoreMazòka - Mazzuolo di legno perbattere il lino e far uscire i semiMazéta - Matassa di filo di linoGèmu - GomitoloSpìgula - Attrezzo usato perpettinare il lino e separarlo dallastoppaTnàia da nòda - Tenaglia persegnare il marchio sull'orecchiodel bestiameBastu - basto per l’asino

Stanza a ovest - Depositoattrezzi agricoli

Varsòi - Aratro

Lankùi - Piccola incudine perraddrizzare il filo della falceForcia - Bidente o tridente perfieno o concimeStòia - Scopa di fuscelli di legnousata nei fieniliLanzìn - Asta di ferro con unci-no per estrarre il fieno compattoFèr da fiòn - Attrezzi per taglia-re il fieno compattoSèdli - Falcetto per la mietituraKudèi - Fodero per la cote, pie-tra per affilare la falceFàuzi - Falce fienaiaRistél - Rastrello di legno per ilfienoPal da fiòn - Paletto per mette-re ad essiccare il fieno Césu da fion - Telo di sacco pertrasportare il fienoStampu par denti da ristél -Attrezzo per fare i "denti " dilegno per il rastrelloDèi - Gerla da portare sullespalle con due bretelleCiadèni - Catene per tenerelegati gli animaliSampòña - Campanaccio cheportano al collo le mucche alpascolo

brucare fieno. poi i campanacci per il bestiame che a prima-vera veniva accompagnato lassù negli alti pascoli dove cisono le malghe.

Ancora le ceste per il fieno, la biancheria, le patate e la lana.Accanto alla finestra un trespolo per posarvi il gerlo carico diconcime da portare nei prati e nei campi. I ragazzi si offrivanoper questo lavoro faticoso, per raggranellare qualche soldo perla famiglia in necessità e in più la merenda. Chi non possedevaprati e campi era povero. ma c’era tanta solidarietà. I ragazzi, finita la scuola, venivano mandati nei masi della vici-na Pusteria, come aiutanti. Imparavano la lingua e ritornavanoa fine stagione, vestiti a nuovo e con qualche soldo. Cresciuti,partivano poi per paesi più lontani.C’erano tante bocche da sfa-mare e bisognava rendersi presto indipendenti.Il dopo guerra ha presentato altre esigenze di vita. Sono fug-giti i giovani verso la città. Si sono svuotate le case, sono chiu-se le scuole e gli anziani ci dicono “arrivederci lassù”Non più i prati rasi a tappeto, i sentieri con le staccionate, i fie-nili pieni di vita, le greggi al pascolo... Rimane qualche coraggio-so radicato alla terra.Manca il tessuto umano ed è finito un mondo. Qui nel museosono racchiusi i ricordi che dobbiamo far parlare, rivivere edapprezzarne i valori.Il domani è nei disegni della Provvidenza.Leggete qualche numero del periodico “La stua” e l’orizzon-te si fa più ampio.

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Muzaròla par udé - Museruolaper i vitelliPègna dal lati - Bidone del latteda portare sulle spalleKàndal - Secchiello per l'acqua oper il latteSéla da mondi - Sgabello per lamungituraSàpa da pèri - Zappa perrimuovere le pietreSàpa da ciampu - Zappa dacampo o ortoTaiaprà - Attrezzo per tagliarele zolle del prato che diventeràcampoErpas - Attrezzo con i denti dilegno per sminuzzare il letamesparso sui prati o la terra delcampoZèsti - Ceste per le patate o perla biancheria o per il fienoCasela da fiòn - cassetta confalce per sminuzzare il fienoTrapla - trappola per topiBadì - badile