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Periodico trimestrale - Anno 2012 - N. 1/2012 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 dcb Venezia 30125 Venezia, S. Polo 135 - 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382 Realizzazione: Editgraf, Venezia - info@editgraf.com SEDE PRESIDENZA UFFICI Canaletto, San Giacomo di Rialto, 1725-30, Gemäldegalerie, Dresden VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO: www.misericordiavenezia.org e-mail: info@misericordiavenezia.org TROVERAI NOTIZIE AGGIORNATE Lun/Sab 9-12 Un aiuto agli anziani Lun/Ven 9-12 - 16-18 Un sorriso per i bambini Lun/Sab 9-12 Venerdì 15-16.30 SQUADRA PRIMO SOCCORSO 3497927784 Buon 2012 Il Messaggio 1-2012:Il Messaggio n3luglio06 15-03-2012 21:43 Pagina 1

VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO: Lun/Sab 9-12 … · 2019-07-22 · Vittorino Ghenda, alla presenza di numerosissime autorità civili e militari. Al termine della liturgia sono state

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Periodico trimestrale - Anno2012 -N. 1/2012 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma1dcbVenezia30125 Venezia, S. Polo 135 - � 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382

Realizzazione: Editgraf, Venezia - [email protected]

SSEEDDEE PPRREESSIIDDEENNZZAA UUFFFFIICCII

Canaletto, San Giacomo di Rialto,1725-30, Gemäldegalerie, Dresden

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Buon 2012

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[email protected]

venerdì 15-16.30

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sommario

NEWS SODALIZIO

- SABATO 15 OTTOBRE 2011 – FESTA DEL VOLONTARIATO

DELLA MISERICORDIA DI VENEZIA

- LUNEDÌ 5 DICEMBRE 2011 – CONSEGNATI GLI ATTESTATI DI FREQUENZA

AGLI ALLIEVI DEL “CORSO DI PRIMO SOCCORSO” – SETTIMA EDIZIONE.

NEWS SEZIONI INTERNE

- Consuntivi 4° trimestre 2011 sezioni interne: “Filo d’Argento”, “Arcobaleno”, “Ambulatorio”,

e SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO;

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IN QUESTO NUMERO:

- Il male oscuro dell’Italia non è incurabile di Maurizio Del Maschio

- Reportage: Kosovo, viaggio tra gli orrori post guerra (ultima parte) di Francesco Bergamo

- Sull’altruismo di Francesco Violante

- Medici a Venezia di Giampaolo Contemori

- E’ lecito sognare? di Giuseppe Mazzariol

- Si poteva fare di più? di A.Debora Turchetto

- Cesco Baseggio, grande attore veneto di Angiolo Zoni

- Colloquio con gli anziani di Giuseppe Mazzariol

- Ri-parliamone sottovoce di Luigi Ricci

- Andar per mostre e musei con… di M.Teresa Secondi

- Una vita tra i centenari di Giancarlo Bottecchia

- Il futuro dei nostri figli di Giuseppe Mazzariol

- Le ricette di nonna Silvana di S.M.

Direttore Responsabile: GIUSEPPE MAZZARIOLCollaboratori e grafici di redazione: FALCIER ROBERTA, MUSACCO MARINA, SAMBO GINO

Direzione e redazione: Venezia – S. Polo, 135 – Tel. e fax 041.5224745 e-mail: [email protected]: www.misericordiavenezia.org

Gli articoli firmati riflettono soltanto l’opinione degli autori.

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4 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

CONSUNTIVO FESTA DEL VOLONTARIATO SABATO 15 OTTOBRE 2011HA AVUTO LUOGO LA “FESTA DEL VOLONTARIATO”

L’Ambulatorio di S. Giacometto di Rialto è stato aperto al pubblico mattino e pomerig-gio, con possibilità di effettuare gratuitamente i principali esami clinici. Nel pomeriggio ivolontari della “Squadra di primo soccorso”, aiutati anche da quelli di Alfero (FC), hannoimprovvisato in Campo S. Giacometto di Rialto alcune prove simulate di salvataggio, diret-te dal Dr. Lodovico Pietrosanti, già Direttore del Servizio SUEM 118 di Venezia. Alle ore18 è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal Direttore della CARITAS venezia-na – Mons. Dino Pistolato – in concelebrazione con il Cappellano della Misericordia vene-ziana – mons. Paolo Trevisan – e con il Correttore delle Misericordie del Triveneto, Sac.Vittorino Ghenda, alla presenza di numerosissime autorità civili e militari. Al termine dellaliturgia sono state consegnate, benedette, le divise di primo soccorso ad alcuni nuovi con-fratelli e diplomi di benemerenza con medaglie d’argento ai volontari che avevano matu-rato cinque, dieci e quindici anni di anzianità nelle sezioni interne. E’ seguito un cocktail inuna clima di cordialità.

IL MESSAGGIO 5

Il dr. Lodovico Pietrosantidirige le “operazioni simulatedi primo soccorso”

Alcuni volontari della Squadradi Primo Soccorso intenti

in un’operazione di salvataggio

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NEWS sodalizio

4 IL MESSAGGIO IL MESSAGGIO 5

Mons. Dino Pistolato (al centro) mentre concelebra con Mons. Paolo Trevisan (a sinistra)e Don Vittorino Ghenda (a destra).

Il Correttore del Triveneto, Sac. Vittorino Ghenda, consegna una divisa benedetta al nuovoconfratello Nicola Medda.

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IL MESSAGGIO 76 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

Il Presidente della Misericordia veneziana, Giuseppe Mazzariol, rivolge un breve salutoalle autorità. A fianco, il Direttore Generale del Comune di Venezia, Dr. Marco Agostini.

Il Direttore Generale del Comune di Venezia, Dr. Marco Agostini, consegna un attestatodi benemerenza e medaglia d’argento alla volontaria della sez. “Arcobaleno”, PaolaCastellani Grandese.

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IL MESSAGGIO 76 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

Il Direttore Generale del Comune diVenezia, Dr. Marco Agostini, consegna unattestato di benemerenza con medagliad’argento al volontario della sez. “Filod’Argento”, Francesco Gelvasori.

Il Direttore Generale del Comune diVenezia, Dr. Marco Agostini, consegna unattestato di benemerenza al medico volon-tario Dr. Tiziano Mandich.

Il Direttore Generale del Comune diVenezia, Dr. Marco Agostini, consegna unattestato di benemerenza, con medagliad’argento, al medico volontario dr.Giancarlo Bottecchia.

Il Direttore Generale del Comune diVenezia, Dr. Marco Agostini, consegna unatarga al medico Dr. Lodovico Pietrosantiche ha seguito le operazioni simulate diprimo soccorso in Campo S. Giacometto diRialto.

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IL MESSAGGIO 98 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

LUNEDI’ 5 DICEMBRE 2011CONSEGNA ATTESTATI DI FREQUENZAAL CORSO DI PRIMO SOCCORSO – SETTIMA EDIZIONE

Lunedì 5 dicembre 2011, nella Sala Capitolare della Scuola Grande di S. Teodoro, alla pre-senza di numerose autorità civili e militari, ha avuto luogo la consegna degli attestati di fre-quenza agli allievi del CORSO DI PRIMO SOCCORSO – SETTIMA EDIZIONE. Peril Sindaco di Venezia era presente l’Assessore Dr. Roberto Panciera. Nel suo breve inter-vento il Presidente Mazzariol ha reso noto che, tenuto conto anche quest’anno degli esitipositivi del corso, lo stesso si rifarà in ottobre del 2012.Anche quest’anno ha coordinato tutta la manifestazione, come “speaker”, l’oncologo dr.Giovanni Paolo Poles, al quale va un vivissimo ringraziamento.

Nella foto, da sinistra a destra,il direttore del corsoDr. Lodovico Pietrosanti,il presidente Giuseppe Mazzariole il coordinatore sanitariodr. Franco Osti.

L’intervento del rappresentantedel Sindaco,

Assessore Roberto Panciera.

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IL MESSAGGIO 98 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

Veduta della Sala Capitolare della Scuola Grande di S. Teodoro gentilmente concessa gra-tuitamente anche quest’anno.

Il Direttore del corso, dr. Lodovico Pietrosanti, consegna l’attestato al più giovane allievodel corso, Buranelli Nicolò.

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IL MESSAGGIO 1110 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

Il coordinatore sanitario del corso, dr.Franco Osti, consegna l’attestato alla signo-rina Tatiana Florentino.

Il coordinatore sanitario del corso, dr.Franco Osti, consegna l’attestato alladocente Marina Paties.

Il presidente Giuseppe Mazzariol consegnal’attestato al docente dr. Gianluigi DaCampo.

Il presidente Giuseppe Mazzariol consegnal’attestato al docente dr. Lucio Santoro.

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IL MESSAGGIO 1110 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

CONSORELLE NUOVE ISCRITTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)BIANCHI Luciana – ZATTEL Giorgia – BROCCA Gisella

CONFRATELLI NUOVI ISCRITTI(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)DI POL Giovanni – MAZZAVILLANI Mario – LUCANO Sergio

NON SONO PIU’ CON NOI MA VIVONO NEL NOSTRO RICORDO

CONSORELLE DECEDUTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)BARADEL Giuseppina – GAVAGNIN Vanda – TEMPERINI Livia – VIANELLO Guglielmina –-IVONETTI Norina – SCARPA Luigia – COPETTA Anita – GORLATO Laura - CIOKESSA Maria– VERONESE Alba

CONFRATELLI DECEDUTI(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)GINI Alessandro – PELLEGRINOTTI MARI Pietro – MOLIN Mario – PIVATO Albano – SANTIAnselmo – PROSPERINI Roberto – CATTARUZZO Giorgio –– FUSARO Luca - OLIVIERIGastone – VIANELLO Bruno – TONEATTI Giovanni – TESSARI Antonio

CONFRATELLI E CONSORELLE ISCRITTE IN MORTE(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)QUERINI Gabriella – AYDONOPOULOS Adonis

“Dona a loro, Signore, la pace della tua compagnia

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)PADOAN Maria Rosa in memoria di ZANGIROLAMI Giorgio – FACCHIN Alessandro – FAB-BIANI Giorgio e TRAPOLIN Pasqua – “I Quaranta per Venezia” – GHEZZO Italia – SANTIAnselmo – PLACA Marina in memoria di Cappovin Giovanna e Placa Giuseppe – SANTI PRA’Orietta – RUGGERO Rossi – ABBO Germana – DE VANNA Maria – LAMON Ada – Famiglia Dr.Pier Antonio BONIFACIO

PRO BARCA DEI MORTI(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)Bianca FANTOZZI

OFFERTE a/m c/c postale o bancario(dal 1° ottobre al 31 dicembre 2011)GERMACK Maria Grazia – POLLONI ZONI Nicla in memoria di Raffaello ROMANELLI – BEL-LATI Maria Teresa

SI RICORDA CHE L’IMPORTO DELLA QUOTA ASSOCIATIVAPER IL 2012 RIMANE BLOCCATA A € 25,00

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IL MESSAGGIO 1312 IL MESSAGGIO

L’IMPORTANZA DI UN TESTAMENTO O LASCITOA FAVORE DELLA MISERICORDIA

Fare testamento o predisporre un lascito è sempre un atto di granderesponsabilità ed umanità. Non è incompatibile con la tutela degli eredilegittimi: ognuno di noi può lasciare una cifra modesta, un locale, unmagazzino, un alloggio che, “passando a miglior vita” non verrebbe uti-lizzato da nessuno e andrebbe magari all’asta ! Per la Misericordia,potrebbe essere utile e determinante per la realizzazione di un progettosociale (alloggi per persone non abbienti o senza fissa dimora, mense perdiseredati, ecc.). Lasciti e donazioni dunque, anche se modesti, possonocontribuire a portare a termine dei progetti e far progredire le iniziative sociali in atto.

NEWS sodalizio

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA

PER CHI VOLESSE SOSTENERE CON UN’OFFERTA LENOSTRE MOLTEPLICI ATTIVITA’ DI VOLONTARIATO, RICOR-DIAMO I NOSTRI C/C BANCARI E POSTALE:

VENETO BANCA IBAN: IT16Q0503502001084570176956BANCO S. MARCO IBAN: IT09W0518802070000000039153BANCA DEL VENEZIANO IBAN: IT38N0840702003060000082938POSTE ITALIANE c/c 18513309Intestando le offerte all’ARCICONFRATERNITA DI S. CRISTOFORO E DELLAMISERICORDIA DI VENEZIA – S. POLO, 135 – 30125 VENEZIA

FAI ANCHE TU IL VOLONTARIO

SE DESIDERI ANCHE TU AIUTARE ATTIVAMENTEANZIANI, BAMBINI, ED ALTRE PERSONE BISOGNOSE

DONA 2 ORE AL MESE DEL TUO TEMPO LIBERO!!!

(PER L’AMBULATORIO ABBIAMO BISOGNO DIINFERMIERI)

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IL MESSAGGIO 13

COMUNICATO PER GLI ISCRITTI IN CASO DI MORTE

I PARENTI DEGLI ISCRITTI CHE DESIDERASSERO CELEBRARE IL FUNE-RALE NELL’ORATORIO DI SAN CRISTOFORO IN CIMITERO, SONO PRE-GATI DI PRENDERE CONTATTI CON GLI UFFICI DELL’ARCICONFRATER-NITA APPENA AVVENUTO IL DECESSO DELLA PERSONA ISCRITTA

ORATORIO S. CRISTOFORO – CIMITERO

TUTTE LE DOMENICHE NELL’ORATORIO DI S. CRI-STOFORO IN CIMITERO VIENE CELEBRATA LA S.MESSA ALLE ORE 10.30.

FUNERALI A CURA DELLA MISERICORDIASOTTOSCRIZIONE DI UN CONTRATTO IN VITAPER I CONFRATELLI ISCRITTI.

L’Arciconfraternita si occupa, per tutti gli iscritti, previo contratto sottoscrit-to negli uffici amministrativi della sede di Rialto, S. Polo N. 135, dei FUNE-RALI una volta che viene a mancare un confratello. Da anni ormai, appog-giata ad un’impresa di pompe funebri cittadina, si prende cura dell’accom-pagnamento funebre, del funerale nella chiesa parrocchiale o nella Cappelladi S. Cristoforo in cimitero, della cassa, dei fiori, delle epigrafi e a secondadella scelta se a terra o in manufatto, viene fatta poi la croce, la pietra tom-

bale o le iscrizioni per chi ha già in concessione una nicchia, un ossario o un cinerario. Possiamoinoltre assegnare un cinerario per chi desidera farsi cremare. Il contratto viene sottoscritto INVITA e l’importo non subirà modificazioni fino a quando verrà a mancare il confratello o conso-rella. Per informazioni invitiamo gli iscritti interessati, ma soprattutto tutti coloro che sono soli eche non desiderano dare incombenze a parenti dopo il decesso, a contattare i nostri uffici dallunedì al sabato dalle 9.00 alle 12.00. Verranno presi in considerazione anche iscritti che abitanofuori città e che dovranno per l’ultimo viaggio essere trasportati nel camposanto di Venezia.

NEWS sodalizio

12 IL MESSAGGIO

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14 IL MESSAGGIO IL MESSAGGIO 15

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14 IL MESSAGGIO IL MESSAGGIO 15

Sezione “ARCOBALENO”Consuntivo 4° trimestre 2011

A -DIVISIONE PEDIATRICAOSPEDALE CIVILE DI VENEZIA

Assistenza ai bambiniin day hospital ore 58Assistenza ai bambini in sostituzione dei familiari ore -Servizio di ludoteca “ -Colloquio con personalemedico e paramedico “ -

B -CASA CIRCONDARIALEFEMMINILE - GIUDECCA

Intrattenimento con i bambinidelle detenute ore 68

C -CASA FAMIGLIA AURORA Assistenza ai bambini ore 120

D -IST. PROV. S.M. DELLA PIETÀ Assistenza ai bimbi in comunità ore 30

Sezione “FILO D’ARGENTO”Consuntivo 4° trimestre 2011

ATTIVITÀ SEDEVisite ricevute per informazioni,richiesta aiuto e compagnia 26Telefonate ricevute:- per informazioni e richiesteintervento 141- per servizio 68Telefonate effettuate:- per compagnia, assistenza,chiarimenti 77- per servizio 494

INTERVENTI EFFETTUATIRep. Geriatria/Lungodegenza Osp. Civile 383Altri Reparti Ospedale Civile -Hospice Fatebenefratelli 78R.S.A Fatebenefratelli 129Assist. e comp. Case di Riposo 310Animazione in Casa di RiposoS. Lorenzo 1Assist. e comp. a domicilio 35Spesa a domicilio 130Accompagnamento a visite mediche 17Espletamento pratiche amministrative 10

Ambulatorio Consuntivo 4° trimestre 2011

- Visite ambulatoriali generiche 5- Richieste visite specialistiche -- Richiesta esami lab. 2- Richiesta esami radiologici -- Richiesta interventi -- Richiesta esami strum. -

Servizio di consulenza psicologica

Su appuntamento presso AMBULATORIOtelefonando al mattino al 041-5224745

NEWS sezioni interne

Squadra di Primo SoccorsoInterventi effettuatiAnno 2011 - Consuntivo- 16 Luglio, Redentore- 14/15/16 Agosto, Campo S. Giacometto- 4 settembre, Regata Storica- Interventi nelle domeniche d’Agosto/Settembre/Ottobre/Novembre/Dicembre c/oAmbulatorio S. Giacometto, Rialto con S.A.P.(Squadra a Piedi)- 24-9-2011 Expo Venice - Lido di Ve per Festivaldell’Aria- 28-10-2011 Lido di Camaiore (LU) e ULA(SP) per operazioni soccorso alluvione Liguria- 21-11-2011 Basilica Madonna della Salute- 18-12-2011 Palazzetto ex Umberto I° -Cannaregio per Polisportiva Venexiana

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IL MESSAGGIO 1716 IL MESSAGGIO

NEWS sezioni interne

Tel e Fax: 041 2410480Cannaregio, 4610 - 30121 Venezia

www.fiorerianinfea.com - [email protected]. e c.f. 02946340274

FAI ANCHE TU IL VOLONTARIONELLA SQUADRA DI PRIMO SOCCORSO !!!

Chi desiderasse far parte della squadra di primo soccorso della MISERICORDIA,ormai costituita per manifestazioni annuali cittadine quali: Vogalonga, Su e zò per iponti, Redentore, S. Lucia, Ultimo dell’anno e Carnevale, Ferragosto, Regata Storica ealtre manifestazioni pubbliche, può prendere contatti con la Segreteria dellaMisericordia aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 (tel. – fax e segreteria 041.5224745– e-mail: [email protected]

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IL MESSAGGIO 17

Sono passati cinquant'anni dalla mortedi Luigi Einaudi (1874-1961), ma sembrache siano passati invano, che tutti abbia-no perso la memoria della sua lezione dieconomista e di statista. Per renderseneconto, basta osservare il grave e persi-stente conflitto istituzionale e l'indegnocomportamento di chi è chiamato adesercitare i poteri dello Stato che hannoraggiunto livelli minacciosi per la stabi-lità della nostra fragile democrazia. È tempo che il popolo italiano, a cento-cinquant'anni dalla nascita dello Statounitario, mostri la sua maturità e rivendi-chi la propria sovranità assumendo inprima persona quelle drastiche decisioniche non può più illudersi di delegare acoloro che hanno fatto della politica unaprofessione, oltretutto tanto male eserci-tata. Gli Italiani, illudendosi di esserepassati dalla prima alla seconda repub-blica, hanno provato prima con il centro-sinistra, poi con il centro-destra, poiancora con il centro-sinistra e da ultimocon il centro-destra. La situazione non ècambiata, anzi si è ulteriormente aggra-vata. Le forze politiche non sono ancora pron-te ad affrontare una nuova competizioneelettorale che, in un momento di crisi,sarebbe stata ancor più deleteria. Perquesto sono stati chiamati i cosiddetti“tecnici”, per togliere le castagne dalfuoco ai politici che hanno paura di bru-ciarsi le mani. Peraltro, per operare lamanovra economica disegnata dal gover-no non occorrevano grandi soloni e pro-fessori bocconiani, bastavano alcuniragionieri. È sorprendente e sconcertan-te constatare che la prima iniziativa delMinistro della Giustizia sia stata quella

di promuovereu n ' i s p e z i o n einterna per sco-prire dove è finitala scrivania diPalmiro Togliattie che un altro esponente del Governo havoluto essere sicuro di non sedere allascrivania di Benito Mussolini! In questi giorni è stato varato unDecreto Legge che costituisce la terzagrande “stangata” che in sei mesi si èabbattuta sugli Italiani. Molto probabil-mente non sarà l'ultima, dal momentoche di una vera grande riforma dellaPubblica Amministrazione, dell'architet-tura dello Stato e della burocrazia chesoffoca aziende e mercati, di iniziativeche diminuiscano stabilmente l'enormedebito pubblico italiano non si vede trac-cia. Intanto, a pagare sono sempre i soli-ti, anche se un'indagine della Bancad'Italia rivela che il 10% dei cittadini,che dalla manovra vengono appena scal-fiti, detiene circa il 45% della ricchezzanazionale. Per non parlare degli intolle-rabili privilegi di ogni tipo di cui godonoalcune categorie.La nostra Costituzione e le norme che nederivano legittimano molte situazioniinsostenibili. Essa nasce da un compro-messo tra forze democristiane, social-comuniste e liberali che l'hanno elabora-ta nel 1948 senza mai sottoporla al giudi-zio dei cittadini. Una sua radicale rifor-ma si presenta di difficile e lunga realiz-zazione, stante la rigidità e la complessitàdell'iter previsto per la sua modifica,mentre i problemi di fronte ai quali citroviamo sono divenuti numerosi e com-plessi per essere stati a lungo ignorati e

IL MALE OSCURO DELL'ITALIANON È INCURABILE di Maurizio Del Maschio

16 IL MESSAGGIO

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ora necessitano tempestivi rimedi. Urgeprovvedere celermente a formulare unanuova Carta costituzionale che, mante-nendo i valori perenni iscritti nell'attua-le legge fondamentale, fornisca le lineeguida per una nuova architettura istitu-zionale dello Stato. È, infatti, chiaro atutti che nessuna seria e radicale riformaistituzionale potrà mai essere realizzatada una casta politica privilegiata, chiusanei suoi giochi di palazzo, sorda alleistanze che vengono dalla parte piùresponsabile e attenta della popolazionee garantita da una Costituzione blindata.

Principio cardine della nuovaCostituzione deve essere, di fatto oltreche di diritto, la sanzione dell'apparte-nenza della sovranità al popolo, mentrela delega per lo svolgimento delle fun-zioni legislativa, esecutiva e giudiziaria èconferibile esclusivamente in presenza dichiari e provati requisiti di idoneità.Pertanto, è tempo sottoporre al giudiziopopolare la proposta di eleggere un'as-semblea costituente formata da cittadininon coinvolti direttamente nell'attivitàpolitica che, con la consulenza di uncomitato di esperti di diritto costituzio-nale internazionale, formuli il testo diuna nuova legge fondamentale da sotto-porre all'approvazione popolare conapposito referendum. Per essere davveroefficace, essa dovrà necessariamenteconseguire i seguenti dieci obiettivi:Trasformare l'Italia da repubblica parla-mentare in repubblica presidenziale osemi-presidenziale per garantire la stabi-lità di governo.Attribuire ai due rami del Parlamentocompetenze legislative esclusive persemplificare e accelerare l'iter formativodelle leggi.Ridurre drasticamente il numero dei

parlamentari da sottoporre al vincolo dimandato di durata non superiore a duemandati consecutivi. Ciò ridurrebbe ilrischio di corruzione, concussione eclientele.Fissare i criteri di idoneità all'elettoratopassivo.Riconoscere ai partiti il compito di for-mare la classe politica dirigente, impe-dendo che i loro apparati possano influi-re sui poteri dello Stato ed eliminando loscandalo del finanziamento pubblico.Preservare la Magistratura da qualsiasiforma di inquinamento politico-ideologi-co restituendole il ruolo di garante del-l'osservanza delle leggi nazionali che ilgiudice per primo deve rispettare.Realizzare compiutamente il federali-smo mantenendo allo Stato il ruolo digarante dell'unità nazionale e le funzioninon delegabili.Regolamentare l'associazionismo sinda-cale imprenditoriale e lavorativo pergarantire la tutela degli interessi degliimprenditori e dei lavoratori impedendola collateralità ai partiti politici.Privare lo Stato del ruolo imprenditoria-le. Non può, infatti, essere nel contempoarbitro-garante e protagonista attivo del-l'economia.Come per le aziende private, istituire unorgano ispettivo di revisione interna sul-l'attività amministrativa centrale e perife-rica e sottoporre i bilanci delle pubblicheamministrazioni al controllo di soggettiesterni abilitati alla loro certificazione.È tempo di mostrare all'Europa e almondo che noi Italiani, memori dellanostra storia della quale siamo fieri, nonrinunciamo alla nostra dignità, allanostra civiltà e alla nostra libertà e riven-dichiamo il diritto ad una democraziacompiuta.

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26 giugnoKosovo- E' domenica e mi sembra giustosantificare la festa. Alla chiesetta dellabase dico una preghiera e faccio conoscen-za del giovane don Palminteri. Alto e conlo sguardo leggermente triste, mi vieneincontro con in mano una copia delVangelo in formato militare, cioè tascabile.Me lo regala. Parliamo della presenza cri-stiana in loco e di come sia difficile fare ilcappellano in una base. Mi spiega che i sol-dati offrono un'ora del loro tempo liberoalla preghiera per festeggiare i 60 anni disacerdozio del Papa. Faccio un giro per lachiesa che trovo sorprendentemente gran-de ed efficiente per essere un semi-prefab-bricato e poi mi congedo da donPalminteri. Devo correre perché a RadioWest, la mitica radio militare che trasmet-teva durante la crisi del Kosovo, si terran-no le interviste al personale della baseselezionato dai rispettivi comandanti.Radio West è parte integrante della base eanche la sede dell'ufficio Pio. L'ambiente èquello tipico di una vera e propria radiocon strumentazioni ovunque.Personalmente non devo fare intervisteparticolari, in quanto ho già parlato a suffi-cienza con tutti quelli che mi interessava-no. Decido di dare una mano ad una sim-patica collega pugliese Serena Ferrara cheha bisogno di un cineoperatore. Passo dueore a filmare interviste. Durante le ripresemi accorgo che le stesse persone con cuiavevo parlato nei giorni precedenti, davan-ti alla telecamera si imbarazzano e sono unpo' emozionati. Decido di usare un piccolostratagemma per metterli a loro agio: liavviso che stiamo facendo la ripresa ma

che se non si sento-no a loro agio lacancelliamo e lariproviamo. Allafine non c'è statobisogno di cancel-lare nulla. Partoper la visita allaMoschea di Peja.Devo parlare conl'Imam. Il tragitto èbreve, la giornata è bella e ventosa. Ci fer-miamo vicinissimi al bazar e come di con-sueto vedo i contrabbandieri che vendonola sigarette agli angoli delle strade. Il fattoche sia scortato da militari armati di mitranon fa loro nessuna impressione: sono deiduri forgiati dalla guerra. Entro all'internodel quartiere vecchio e proprio come neifilm passo in una dimensione urbanisticacaotica fatta di viuzze e stradine con ai latibaracche di legno. Ogni stradina ha al cen-tro una canaletta che funge da scarico deireflui a cielo aperto. Mi colpiscono i palidella luce che sono l'emblema dell'arte diarrangiarsi perché il groviglio di fili abusi-vo significa chiaramente che tutti si appro-priano dell'energia elettrica. Ma significaanche di come non esista un vero e propriocontrollo del territorio da parte della poli-zia locale, perché issare un cavo elettricoabusivo è una operazione lunga e cherichiede competenze particolari. Dopo unadecina di minuti a piedi arrivo allamoschea. È una bella costruzione che inqualche modo trasmette l'idea di serenità.C'è una fontanella all'entrata e vi si devo-no lavare mani e piedi prima di entrare. Lescarpe vengono lasciate fuori. Compio

KOSOVO, VIAGGIO TRAGLI ORRORIPOST GUERRA Reportage di Francesco Bergamo

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tutte le operazioni previste dal protocollomussulmano e poi mi avvicino alla porta.Muzli Arifi, l'imam, mi riceve con un gransorriso. Si trova sulla soglia, ha circa qua-ranta anni, tarchiato, i capelli cortissimi eun naso dantesco. È gentile. Mi spiega,attraverso l'interprete kosovaro Auror, lastoria della moschea, mi ricorda più volteche i militari italiani hanno contribuitomolto alla sicurezza della sua gente e miinvita a sentirmi in armonia con il luogosacro. Mi dice che la comunità mussulma-na vuole vivere in pace e che sta facendomolto per mantenerla. In effetti a giudica-re da come ha organizzato la sua comunitàreligiosa e la moschea non si potrebbe dar-gli torto. Appena uscito, però, mi trovo afare i conti con la realtà ancora in bilicodella società kosovara: spari, urla e raffichedi mitra si alternano con velocità impres-sionanti. Regolamento di conti tra con-trabbandieri o tra serbi e kosovari? Le raf-fiche sono sempre più vicine. Guardo lamia scorta che non mostra segni di parti-colare nervosismo, ma tiene prudentemen-te le mani sulle armi. Chiedo a Daniele, ilmio angelo custode che non mi molla unattimo, che cosa stia succedendo: « Non loso, ma a giudicare da tutto l'insieme e dalperiodo dell'anno forse stanno festeggian-do un matrimonio» . È vero, perché dopopoco arrivano macchine addobbate a festache corrono strombazzando e lanciandocaramelle dai finestrini. È l'usanza comu-ne. Ritorno alla base di Villaggio Italia peril pranzo. Durante il tragitto parlo con l'in-terprete e mi faccio raccontare degli usi ecostumi sessuali locali. Scopro così che irapporti pre matrimoniali fino a primadella guerra non c'erano. Ora sì, perché c'èpiù libertà sessuale. Durante i pranzo ilcomandante Cipullo mi informa che lesuore dell'Ordine di Madre Teresa a Pejasono una realtà interessante e sicuramenteda vedere. Parto. Arrivo alla struttura chesi trova a ridosso della chiesa cristiano-cat-

tolica. È una palazzina color crema. Suono.Si apre il portone, accedo dentro a un cor-tile e mi viene incontro una suora dall'a-spetto asiatico, forse filippina. È piccola equadrata, indossa un lungo sudario biancocon il bordo color celeste. Parla un po' l'i-taliano. Mi chiede se voglio fare foto e miprega di non speculare sulle persone mala-te. Capisco che è una struttura per amma-lati terminali. L'assicuro che per rispettodell'ammalato non farò nessuna foto.Entro e mentre la seguo mi accorgo che hain mano una bomboletta di quelle che ser-vono per profumare gli ambienti. Passodall'entrata al corridoio e subito dopo unagrata con un pesante cancello che delimital'accesso. Le sbarre sono solide e dipinte diun tristissimo marrone. Salgo le scale e lasuora inizia a spruzzare un po' di spray.Arrivo al piano ma non posso nemmenoimmaginare quello che mi aspetta: mi fac-cio coraggio e spinto da una sana curiositàentro nel lungo corridoio con le tanteporte aperte. L'odore è soffocante.L'ambiente è spoglio. Un paio di armadiriciclati e con le ante chiuse da lucchettisono le uniche cose che danno colore. Lasuora spruzza, io avanzo. Guardo dentro laprima camera sulla sinistra e vedo unfagotto sul letto. La suora mi dice di entra-re, sono imbarazzato, il tanfo è opprimentee il fagotto sul letto si muove. Mi avvicino.Una donna dall'apparente età di set-tant'anni solleva la testa e mi guarda conocchi spenti. Apre la bocca ed emette unsuono, ha pochi denti gialli e già privi divita. Mi allunga la mano con le dita con-torte come il resto del suo povero corpo.Indossa una sottoveste o quella che sipotrebbe definire una camicia da notte conla dignità che solo le donne sanno mante-nere fino alla fine. Le accarezzo la mano,mi sorride e poi si volta e si rannicchiasotto le lenzuola. Ritorna ad essere ilfagotto inerme che attende la fine. Mi riti-ro e passo alla seconda stanza. Due letti:

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uno vuoto e uno no. La suora spruzzaancora. Anche questa volta una donna. Èagitata, si gira in continuazione. I capellisono grigi e ispidi, il viso rugoso e segnatodalle disgrazie della vita. Si ferma di colpoe mi guarda, forse si vergogna o forse no. Sitira su il lenzuolo fino a coprirsi la puntadel naso e continua a fissarmi. Non dicenulla, non gesticola. Sembra in preda aduna strana catalessi, non sbatte nemmenole palpebre. Saluto con un lentissimocenno della testa per non spaventarla. Perfortuna la suora mi porta sulla terrazza aprendere una boccata d'aria. Mi spiega chela struttura raccoglie le persone ammalateabbandonate perché non hanno soldi perpagarsi le cure o gli ospizi. In Kosovo lasanità è privata. Lo Stato non passa nulla.Una volta però la sanità era pubblica, madopo la guerra le cose sono cambiate. Lesuore sono 4 e gestiscono 20 posti letto, deiquali 18 occupati. Sono tutte donne sole ,alcune abbandonate dalle famiglie, altrehanno dei famigliari che fanno visita manon hanno soldi. L'Ordine per scelta nonvuole soldi dal Vaticano ma si fa aiutare dachi può dare qualsiasi cosa. La struttura èstata costruita nel 1987. I militari italianiaiutano molto. Sulla terrazza ci sono altredonne ammalate. Mi salutano e voglionodarmi la mano a tutti i costi. Non credo siasolo una forma di educazione portata all'e-stremo, ma più che altro la ricerca di uncontatto umano che le aiuti a sentirsi vive.Ritorniamo al piano terra ed entriamonella cappella. È spoglia di tutto. Unasuora di circa 70 anni è seduta per terra.C'è solo un altarino consistente in unatavola con una lenzuolo bianco sopra.Lascio alla suora tutto quello che ho intasca in modo che possa andare avantialmeno un po'. Mi ringrazia, mi abbracciae mi dona due spillette benedette e bacia-te da lei con l'immagine della Madonna.Le chiedo il suo nome: suor Eric Jusa.L'abbraccio ed esco. Sono scioccato e fati-

co a riprendermi. Salgo sul mezzo militaree mi avvio al Patriarcato di Pec che si trovaa pochi chilometri di distanza. Il monaste-ro, cristiano ortodosso, è bellissimo e situa-to in un posto incantevole. Il consuetopiantone dei militari della KFOR mi faentrare e una soldatessa mi accompagnadalla signora Dobrilla, la portavoce delmonastero. Con me c'è anche GaetanoZambetta, un romanziere che ha scritto unlibro di spionaggio ambientato nel mona-stero e nel Kosovo in generale. Sta racco-gliendo materiale per il seguito del roman-zo. Dobrilla, sulla quale girano voci fossestata l'amante di Tito, ci invita a seguirlaall'interno della bellissima chiesa.(Descrivere capolavori sacri di rara bellez-za diventa pressoché impossibile e il letto-re mi deve scusare per questa mancanza).La visita e la chiacchierata con Dobrilla,dotata di un forte carattere polemico, miconfermano che i monasteri hanno svoltoe continuano a svolgere un ruolo impor-tantissimo in Kosovo e l'analisi (giàdescritta precedentemente) viene cosìconvalidata. Faccio un tappa al Festival delfilm presso il teatro “Jusuf Gervalla” diPeja per rendermi conto di cosa dica edesprima il mondo artistico kosovaro. Gliartisti sono sempre un po' più avanti delpopolo in generale e sono degli indicatoriformidabili sulla probabile proiezionefutura dei bisogni e dei trend della societàdel luogo. Jusf Gervalla è gremito di gente.La manifestazione è molto sentita. Laproiezione dei film è già iniziata da ore.Faccio a tempo ad assistere ad un diver-tente film balcanico sulla passione per ilpianoforte a coda di una ragazzina che poiè stata costretta a lasciarlo in strada perchénon poteva trasportarlo in casa. Film alieto fine, come si spera anche per il futurodel Kosovo. Rientro alla base perché miaspetta la cena offerta in pizzeria dalcomandante Cipullo e da tutti gli ufficialiitaliani. È una serata spensierata e gaia.

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Sono tutte brave persone lontane dallafamiglie e che si impegnano in qualcosaper cui credono. Ci salutiamo e salgo almio alloggio-container. Preparo la valigiaper la partenza dell'indomani, mi lavo e mibutto a letto. Questa è l'ultima notte inquesto strano paese e la vistita alle suoredell'Ordine di Madre Teresa mi ha inse-gnato molto.27 giugnoKosovo- Il generatore di corrente è piùrumoroso del solito, quasi volesse svegliar-mi apposta per farmi sloggiare. Me la pren-do con un po' di calma, compatibilmentecon i contigentatissimi orari militari, eguardo per l'ultima volta la base dalla fine-stra del container. La vista è meravigliosa:la vallata è davvero splendida. Il generato-re, cinque gruppi elettrogeni, sbuffa fumonero e le folate di vento aumentano il suomonotono rumore, ma è indispensabileper la vita della base. È una delle tante sco-modità con cui i nostri ragazzi devono con-vivere. Esco con il mio bagaglio e incontroil colonnello Giuliani, colui che tiene l'am-ministrazione della base, che ritorna da ungiro di controllo. È in gamba, perché stamolto attento a come viene speso il dena-ro pubblico. Ci salutiamo, ci diamo unapacca sulla spalla e facciamo un pezzo distrada assieme fino alla mensa. Dopo l'ab-bondante prima colazione faccio il giro disaluti di quanti mi hanno assistito duranteil mio viaggio. È tutta gente a modo, chelavora sodo e con professionalità. Vedo neiloro occhi orgoglio e fierezza di far partedelle Forze Armate. Carico la valigia sulfurgone, salgo con l'immancabile scorta,passo il controllo al cancello dei gigante-schi soldati Sloveni e sono sulla strada dicasa. Durante il tragitto verso l'aeroportoAmiko vedo i contrabbandieri di legname,in mezzo ad un campo, che stanno contrat-

tando e scaricando un carico di legname.Hanno un interessante trattore con unasega circolare incorporata, dalle dimensio-ni mostruose, che si presta perfettamenteall'idea che nel bisogno si aguzza l'inge-gno. Hanno facce grigie ma con occhi feri-ni. Sono delle belve assetate di soldi. Sonopronti a tagliare tutto il tagliabile e anchesotto gli occhi di tutti. Sembra quasi chegodano di una impunità garantita, perchéscorrazzano per le strade con i trattori,tranquillamente. Arrivo all'aeroporto.Daniele, il simpatico ragazzo pugliese chemi fa da guardia del corpo e che non mi hamai lasciato solo un attimo durante la set-timana, mi informa che dentro all'aread'imbarco non può venire e che dovròvedermela da solo. Lo ringrazio e ci salu-tiamo. Il comandante Andrea Masucci miviene a prendere e dopo un breve salutocon briefing, mi accompagna fino all'aereoC27-J. L'imbarco è veloce e ordinato,prima di salire devo camminare dentrouna bacinella con un liquido speciale cheserve ad eliminare eventuali contamina-zioni alle scarpe da uranio impoverito. Ilbagaglio viene passato sotto una sofistica-ta apparecchiatura per il rilevamento dieventuali contaminazioni. Tutto a posto,posso salire. Il mio posto è vicino al portel-lone in coda all'aereo, dietro ad una mon-tagna di bagagli e materiale militare. IlC27-J si posiziona in centro alla pista. Imotori aumenano il numero dei giri, lafusoliera inizia a vibrare, il rumore diventafortissimo. La fusoliera viene scossa da unforte fremito e da una accelerazioneimprovvisa in avanti. Il mio corpo sbandapaurosamente di lato e la pressione dellavelocità diventa insostenibile. Il C27-J sialza in volo e nel frattempo vedo i militariche mi salutano da terra. È l'ultima imma-gine che ho del Kosovo

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Nella nostra società capitalistica ed a mag-gior ragione nella situazione di crisi econo-mica mondiale attuale non è difficileincontrare persone bisognose di aiuto.L'aiuto richiesto è spesso di natura econo-mica ma non solo perchè come sappiamotalora la povertà non è solo mancanza didenaro, spesso è povertà morale, è povertàdi idee, è mancanza di iniziativa, è abbrut-timento dalle malattie, dalla sofferenza edal dolore, è sentirsi schiacciati dagli even-ti esterni senza essere in grado di reagire. In ogni caso ogni giorno entriamo in con-tatto con persone che chiedono qualcheaiuto, può essere un mendicante, una per-sona anziana che cade, un ferito, un malatoche soffre, un parente od un amico.....In tutte queste situazioni noi possiamo fareo non fare, aiutare o non aiutare, osservareo partecipare. Se ci sentiamo vicini allenecessità, a chi ha bisogno, a chi soffre eccoche attiviamo una delle più interessantiqualità dell'uomo: l'altruismo.Vorrei in queste righe parlare di questaparticolare caratteristica dapprima dalpunto di vista evolutivo/genetico poi tenta-re di spiegarne i risvolti psicologici omeglio psico-biologici. Tutti noi ci possia-mo considerare persone normali, “nellamedia” potremmo dire, ognuno con propridifetti e qualche pregio, con momenti dislancio altruistico ma anche di forte incli-nazione egoistica. Considerata la mia atti-vità professionale, un po' di esperienza equalche ricerca che ho fatto nell'argomen-to vorrei tentare di fare qualche riflessio-ne. Certo questa trattazione non è esausti-va ma per chi è interessato ho messo qual-che voce di bibliografia alla fine dell'arti-colo.Innanzitutto con altruismo (dal latinoalter: altro) definiamo la propensione ad

aiutare i propri simili(intesi come esseriviventi) in ogni tipo didifficoltà fino talora insituazioni estreme asacrificare la propria vitaper l'”altro”. Il termine è stato coniato daA. Comte che da buon positivista di inizio'800 teorizzò che l'altruismo è un istintonaturale dell'uomo opposto all'egoismo dasempre quest'ultimo considerato istintotendente alla conservazione della specie.L'egoismo in effetti agendo in modo stret-tamente utilitaristico tenderebbe alla con-servazione dell'individuo ( istinto di con-servazione) guidando l'uomo nelle sueazioni al fine di massimizzare il propriopiacere o “utile” e minimizzando il doloree la sofferenza. Ma allora se l'uomo è volto a ricercaresempre e comunque la sua personale feli-cità intesa come raggiungimento del pro-prio tornaconto come può essere spiegatoil fenomeno dell'altruismo?Abbiamo prove evidenti che la coopera-zione ed in genere i comportamenti pro-sociali e quindi gli atteggiamenti altruisticisono presenti ampiamente nel mondo ani-male. Anche capacità di comunicazioneemozionale e di “soccorso”sono presentinegli animali. In uno studio fondamentaleriportato da Leslie Brothers su primatinon umani 2 scimmie rhesus addestrate atemere un suono particolare perchè asso-ciato dopo poco tempo ad uno shock elet-trico non solo imparavano ad evitare lo sti-molo doloroso spingendo una leva ma unavolta rinchiuse in gabbie separate e colle-gate solo tramite un video erano in gradodi far evitare lo stimolo doloroso al com-pagno vedendo la paura sulla sua facciaall'arrivo dello stimolo acustico.

Sull'ALTRUISMO di Francesco Violante (*)

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Chi non ha visto alla TV o dal vivo anima-li deboli o feriti o piccoli indifesi che ven-gono protetti e curati da tutto il branco?Pensare a leoni e gazzelle è d'obbligo maquesta caratteristica è presente non solonei mammiferi ma anche negli altri anima-li. Io stesso in un mio viaggio recente inAfrica ho assistito ad un violento attaccodi alcune leonesse ad un bufalo e vi possoassicurare che quello che mi ha colpito,oltre alla truculenza della scena, era la par-tecipazione attenta di altri bufali alla soffe-renza dell'animale che stava venendo ucci-so pur non potendo intervenire in sua dife-sa. Proprio Darwin, padre dell'evoluzionismo,nel suo libro fondamentale “L'origine del-l'uomo” elabora l'ipotesi che l'istinto pro-sociale ed i comportamenti altruistici si svi-luppino per selezione naturale.In effetti se gli animali dotati di istintisociali traggono beneficio e piacere dal-l'aiuto reciproco anche gli uomini dovreb-bero avere giovamento dall'agire in modoaltruistico. Non è difficile pensare ai nostriantenati, gli ominidi Neanderthaliani di500 mila anni fa come potevano sopravvi-vere nelle loro buie caverne se non conl'aiuto vicendevole e con una comparteci-pazione di gruppo. Questo comportamen-to è stato osservato anche da Darwin tra letribù inesplorate che incontrava nel suogiro del mondo durato 5 anni sulla golettaBeagle. Il naturalista che rivoluzionerà lastoria dell'uomo provocando a molti il“disgusto” per la scoperta delle umili origi-ni animali dell'uomo si era posto il proble-ma della presenza dell'altruismo comeistinto sociale. C'erano due problemi difondo da risolvere: gli atti altruistici posso-no produrre uno svantaggio per l'altruistaed un vantaggio per l'egoista e quindi sem-brerebbero in contraddizione con la teoriaevolutiva volta al miglioramento geneticodi ogni singola specie. L'altro problema è alivello del singolo individuo che dovrebbe

mantenere al grado massimo la sua capa-cità di riprodursi e di essere vitale. Questedue caratteristiche - vitalità e riprodutti-vità - vengono riassunte nel termine spe-cialistico di fitness genetica. La fitnessgenetica individuale non deve esseresubordinata e anzi deve prevalere su ognivantaggio legato al gruppo o specie. Ormaisappiamo che il codice genetico non è soloin grado di dirci le caratteristiche somati-che individuali (sesso, colore degli occhi edei capelli ecc.), se siamo portatori di unadeterminata malattia ma ogni specie hadeterminati comportamenti sulla basedella presenza più o meno elevata di alleli( componenti dei geni) tale da facilitare (non obbligare) quel tipo di comportamen-to. Poiché ogni gene è responsabile dellacodificazione di una particolare proteinaed ogni tipo di comportamento è legato aduna attivazione strutturale (leggi proteica)dell'organismo ne consegue quindi chedietro ogni comportamento vi sia anche unsubstrato biologico/ereditario. Secondo Darwin (e la sua teoria) talecaratteristica si è potuta sviluppare perselezione naturale da stadi più elementariad espressioni più complesse. Visitando letribù più “altruiste” considerava che que-st'ultime erano più equipaggiate nella lottaper l'esistenza rispetto alle tribù più “egoi-ste”; nel suo libro scrive “non può esservidubbio che una tribù che includa parecchimembri che, in quanto possiedono in misu-ra elevata lo spirito di patriottismo, fedeltàobbedienza, coraggio e simpatia, sianosempre pronti ad aiutarsi l'un l'altro e asacrificarsi per il bene comune, potrebberiuscire vittoriosa su parecchie tribù: e que-sta sarebbe selezione naturale”( da“Origine dell'uomo”).Se l'altruismo sembra a prima vista estre-mamente difficile da spiegare dal punto divista selettivo, annotava nei suoi taccuini, èuna buona strategia di gruppo che quinditenderebbe a prevalere su altri gruppi, poi

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quando la socialità istintuale si è evolutaverso la “parte più elevata della naturaumana”,e qui faceva riferimento al ruolodell'apprendimento cognitivo e della cul-tura, allora tale caratteristica può divenirepiù diffusa. Quindi altruismo frutto di unaselezione naturale e di una fitness geneticadi gruppo migliorativa. Pensate quanto eraanticipatore questo dato presente negliscritti di Darwin: l'era della genetica e lacodificazione del genoma era ancoramolto lontana !! Per spiegare i meccanismi attraverso iquali l'altruismo può essere divenuto parteintegrante del patrimonio genetico sonostate proposte alcune teorie: a) selezione di gruppo: i comportamentialtruistici sono possibili solo in gruppiristretti (questa teoria ormai sappiamonon è plausibile)b) selezione di parentela ( chiamata kinselection): la comunanza di geni tra paren-ti rende possibile la spiegazione di atti diabnegazione e di sacrificio specie tra geni-tori e figli ( anche questa teoria è tropporestrittiva seppure sappiamo che è vera -chi non si sa sacrificare per i figli?-)c)altruismo reciproco: si fonda su compor-tamenti di aiuto vicendevole anche senzavincoli di parentela o di gruppo. In questaevenienza, sicuramente più plausibile e piùdocumentata scientificamente, è sicura-mente importante la cooperazione, com-portamento ampiamente riconosciutocome una potente strategia evoluzionisti-ca.In ogni caso la fitness genetica individualein un quadro evolutivo complesso nonsarebbe più compromessa ma anzi bilan-ciata da una migliore fitness di gruppo(famiglia, tribù o società) di appartenenza.Ricercatori successivi fino ad oggi (ultimoSamuel Bowles su Nature del 2008) hannorilanciato l'idea che generosità e la solida-rietà verso i propri simili possono esserestate consolidate geneticamente soltanto

in combinazione con l'ostilità verso i mem-bri esterni al gruppo. Da tutte queste considerazioni verrebbeda pensare che tutti noi abbiamo questaqualità e che quindi basta coltivarla e svi-lupparla. Non è così semplice, i comporta-menti dell'uomo sono molto complessinon essendo più condizionati dalle solenecessità primitive (nutrirsi, riprodursi,prevalere sugli avversari); resta sempre didifficile comprensione come il ragiona-mento e la libertà di scelta fra opzionicomportamentali diverse possano orienta-re gli atti dell'uomo verso l'egoismo piùsfrenato o l'altruismo più totale (fino allaperdita della propria vita per gli altri ) e nelcaso di società esiste la possibilità di gran-de cooperazione sociale e nel contempo lacapacità di organizzare la violenza persinofino alla guerra ed al genocidio di ben tri-ste memoria. Ma torniamo ad una ipotetica scena in cuivi è bisogno di aiuto. E' chiaro che moltodipende dalla gradualità dell'evento a cuiassistiamo: ci sono sicuramente situazionidrammatiche che richiedono una rispostaimmediata ( per esempio un evento trau-matico...) ma nella maggioranza dei casiquesta risposta può essere modulata con lavalutazione e la messa in funzione dinumerosi circuiti neuronali in altre paroleattivando processi cognitivi che consenta-no la valutazione e l'elaborazione di stra-tegie più idonee di risposta. Certo il conte-sto è importante, gli aspetti situazionaliassumono una loro determinazione nell'o-rientare i nostri comportamenti ma ingenere 2 o 3 sono gli atteggiamenti provo-cati: 1. immediata risposta alla richiesta di aiutocon intervento personale del soggetto

2. totale indifferenza alla scena3. tentativo di fuga dalla scena per evitarequalsiasi coinvolgimento.

Per molti di noi impegnati nel sociale(penso all'Arciconfraternita della

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Misericordia che segue vari progetti –l'aiuto sanitario agli extracomunitari, ibambini del carcere, i malati terminali ecc.-) il primo intervento è sicuramente quellopiù sentito. Ma perchè alcuni individui si comportanoin modo prevalente con atteggiamentialtruistici ed altri in modo più egoistico?Pur non essendoci una risposta in un argo-mento complesso come questo proverò aspiegare i risvolti psicologici e psico-socialidell’altruismo. Con lo sviluppo delle scienze sociali si ècapito che l'uomo, come essere biologicosociale, ha bisogno dell'aiuto degli altriuomini per raggiungere i suoi scopi ( ilconcetto antico che l'unione fa la forza...).Ne sono derivate teorie che fondano ilcomportamento dell'uomo non solo sull'u-tilità individuale ma su valori comuni e diaiuto reciproco. Che poi questo ideale del-l'uomo buono votato anche ad azionialtruistiche sia veramente tale è un proble-ma tuttora in discussione tanto è vero chealcuni scienziati tipo Lester F. Ward hannoformulato la teoria del “paradosso dell'al-truismo”. Secondo tale teoria si deve tene-re conto della possibilità che gli atti altrui-stici siano in ultima analisi dei comporta-menti utilitaristici per l'individuo tanto dafarlo definire “altruismo egoistico”. In effetti (e qui entriamo nel campo di ana-lisi anche psicologica) il comportamentoaltruistico o in genere prosociale potrebbeessere favorito da compensi interni perso-nali (aumento di gratificazione e di benes-sere) o di ricompense a breve od a lungotermine ( difficile dire di non valutarlequando ci troviamo in una situazione diaiuto) o di rafforzamento di autostima oancora di ricerca di senso di potere e diautorità (sì perchè nella maggior parte deicasi il potere ci affascina). Questi aspettinon devono essere sottovalutati in quantotutti noi spesso desideriamo essere al cen-tro dell'attenzione, o ringraziati o ricono-

sciuti per quello che facciamo. Altre volte l'altruismo può essere dettatoda un tentativo di ridurre le tensioni inter-ne dell'individuo. Abbiamo accennato agliesperimenti sugli animali ma lo possiamovedere in noi stessi: le condizioni di emer-genza o di sofferenza di altre personedeterminano uno stato di tensione cre-scente e spiacevole in noi stessi che rendenecessario un nostro tentativo di ridurla.Come abbiamo detto se ne può uscire dalpunto comportamentale o mediante l'evi-tamento e la fuga dalla situazione spiace-vole o con la presa a carico del problema equindi cercando di ridurre quello stato disofferenza a cui che stiamo assistendo.Certo il tentativo di ridurre la tensioneinterna dipende da molti fattori: abbiamodetto che gioca molto l'ambiente circo-stante che può favorire od inibire, ma èimportante anche il carattere di base delsoggetto ed anche la dimestichezza con lasituazione di emergenza in cui si trova. L'influenza del contesto è fondamentaleper le variabili di tipo personale e situazio-nale. I condizionamenti dell'altruista possonoessere: l'età, il sesso ( la donna secondo lestatistiche è più altruista dell'uomo), lostato socio-economico, l'approvazionesociale ma anche il suo tono dell'umore (sevi è depressione l’individuo è concentratosu sé stesso e vede “poco” gli altri). Levariabili situazionali sono altrettantoimportanti: basti citare la disponibilità ditempo, il tipo di richieste verbali (talorapoco convincenti), le richieste eccessive oripetitive che spesso producono l'effettoopposto, la presenza di un modello (esem-pio se un'altra persona compie un'azioneprosociale), la presenza di pubblico chepuò condizionare l'aiuto. Interessante è anche l'approccio che hal'altruista nei confronti del mondo che locirconda poiché spesso sotto una concezio-ne di estrema apertura nei confronti dei

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problemi del prossimo, consciamente odinconsciamente coltiviamo invece ideediverse o meno “aperte”. Ad esempioquello di considerare vera la teoria delmondo giusto o dell'equità in cui ognunoha quello che merita e merita quello che haper cui, premesso che alcuni sono nella vitapiù fortunati o avvantaggiati di altri unadisparità tra soggetti fa scattare l'aiuto ol'atto altruistico come mezzo per ridurre ladiseguaglianza. Tale teoria è però moltorigida nel determinare colpe od errori deisoggetti svantaggiati od in difficoltà e nonrende conto della complessità degli eventie delle situazioni che si possono verificarenella vita di ognuno. In altre parole ognu-no di noi non può sentirsi avvantaggiato osicuro di nulla nella vita, tutto è imperma-nente per cui anche il destino dell'uomodipende da svariati fattori interni ed ester-ni e che portano a situazioni ritenute for-tunate o sfortunate solo temporaneamentecon frequenti cambiamenti “di fortuna”.Quando si parla di rapporti tra personebisogna considerare anche l'eventuale dif-ferenza di potere tra chi dà e chi riceve. Daun punto di vista antropologico si devericordare la teoria del rapporto di potere.Tra due o più persone ci può essere unarelazione di dipendenza: quando questa èminima si parla di pseudo-contingenzamentre se la dipendenza tra beneficiato ebeneficiante è forte si deve parlare di con-tingenza asimmetrica. Possiamo benimmaginare cosa comporta per il piùdebole: tale rapporto sarà “manipolabile”dal più forte. Ecco che quindi torniamo alconcetto di potere ed alla sua pervasivapresenza anche quando noi pensiamo dioperare per il bene. Altrettanto interessante nel rapporto io el'altro è la disposizione dell'altruista neiconfronti del soggetto richiedente aiuto.Negli ultimi decenni si è molto parlato diempatia (dal greco empatheia: sentire den-tro) cioè di quella particolare disposizione

d'animo che si instaura tra avvantaggiato esvantaggiato per esempio tra soccorritoreed infortunato e che attiva spesso la rispo-sta altruistica. E' proprio l'empatia definita anche comu-nicazione emozionale, cioè la straordinariacapacità di “leggere” i sentimenti e lo statod'animo altrui, che ci consente di entrare incontatto con il bisognoso di aiuto, il soffe-rente. Numerose ricerche hanno dimostra-to che questa particolare sensibilità si vadasviluppando già dalla primissima infanzia.M. Hoffman, un ricercatore che si è moltodedicato all'empatia, ha dimostrato che giàad 1 anno contemporaneamente all' aqui-sizione della propria individualità, il bam-bino comincia ad avere atteggiamentiempatici ( ad esempio sta male quando unaltro piccolo cade provando anche lui spa-vento e sofferenza e, cercando di stare ingrembo alla madre, tenta di eliminare lavista spiacevole). Successivamente nell'infanzia e poi nel-l'età adulta il grado di empatia si accresceanche con una serie di comportamenti atti-vi in grado di aiutare gli altri. Secondo varistudiosi e dello stesso Hoffman le radicidella moralità devono ricercarsi nell'em-patia dal momento che gli individui si sen-tono spinti ad aiutare gli altri – sofferenti,persone in pericolo od in difficoltà- pro-prio perchè empatizzano con queste vitti-me e quindi ne condividono la pena. Come potete capire il nostro atto di altrui-smo è legato a tanti fattori anche e soprat-tutto alla capacità di cogliere oltre all' attodella parola di chi chiede anche i messaggidi comunicazione non verbali e di inter-pretarli come veritieri. Certo perchè in unmondo così trasformista in cui spesso nonriusciamo ad identificare la reale portata diuna situazione l'accertarsi spesso diventaimportante per la motivazione personalenel dare o nel rifiutare. Ma non possiamosempre voler giudicare o decidere sullesituazioni che si presentano. Si può ricor-

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dare l'aforisma di Kahlil Gibran: “Chi ti dàuna serpe quando chiedi un pesce, puòdarsi abbia solo serpi da dare. La sua, dun-que, è generosità.” Così il concetto si puòmutuare per il povero, il sofferente, ingenere il richiedente aiuto, inutile cavillareeccessivamente se questa persona è vera-mente povera, quanto è povera, se dò qual-cosa che uso ne farà ecc.. Un altro particolare aspetto da prenderein considerazione è come consideriamo“gli altri”. Ormai viviamo in un mondomultietnico e multiculturale complesso incui il colore della pelle o la lingua parlatasono spesso diversi. Ecco quindi che l'ac-cettazione delle varie tradizioni, abitudini,religioni è la premessa indispensabile peruna buona disponibilità all'accoglienza edall'aiuto.Come ricorda R. Kapuscinski nel suo sag-gio “L'altro” la vera sfida del nostro tempoè saper incontrare l'altro diverso per razzae cultura, comprendere le varie diversitàculturali, accettare queste differenze edinfine instaurare un dialogo reciproco.Infine vorrei aggiungere qualche dato sustudi neurofisiologici recenti sull'altrui-smo. Se il nostro comportamento e lenostre azioni sono condizionate dal benes-sere o malessere che percepiamo a livellocognitivo è ipotizzabile una qualche grati-ficazione positiva a livello cerebrale cherinforzi il nostro atteggiamento altruistico.Nessun comportamento viene compiuto acaso. L'avvento delle tecniche di neuroim-magini funzionali (esempio la fRMN: riso-nanza magnetica funzionale) ha fatto spe-rare i neurofisiologi di trovare un “centro”cerebrale che si accenda durante gli atti digenerosità o di aiuto nei confronti delprossimo. In effetti tramite queste analisisperimentali verrebbero attivati il sistemalimbico (centro importante per l'emozio-

nalità) e la neo corteccia prefrontale.L'insieme di queste connessioni portereb-be alla capacità di vedere con sentimento econ trasporto e di orientare le nostre azio-ni verso l'altro in difficoltà od in pericolo.Certo ci sono ancora molti aspetti da cono-scere e molte ricerche devono essere con-fermate ma la connessione tra neocortec-cia (cognizione) e sistema limbico ( emo-zione) rappresenterebbe il principale fon-damento biologico alla base dell'altruismo. Come ho tentato di spiegare un nostro attodi generosità, l'aiuto prestato al prossimo,un semplice sorriso ad una persona in dif-ficoltà affonda le sue radici da un lato suun substrato biologico particolarmente svi-luppato nella specie umana, dall'altro èfrutto di un rapporto con l'ambiente checondiziona (favorendo od inibendo) larisposta comportamentale.D'altra parte è bene capire cosa c'è dietrol'atto di altruismo in quanto come ho dettonon è solo un agire per gli altri ma spessovi sono delle esigen-ze/motivazioni/interessi che è bene ricono-scere in noi stessi. Solo così nella pienaconsapevolezza delle nostre azioni secon-do l’antico detto nosce te ipsum conosci testesso possiamo essere sicuri della giustez-za del nostro agire.

(*) Neurologo e Neurofisiologo

Bibliografia minima L'origine dell'uomo e la selezione sessualedi Charles DarwinViaggio di un naturalista intorno al mondodi Charles DarwinIntelligenza emotiva di Daniel GolemanProsocialità ed altruismo: guida all'educa-zione socioaffettiva di Michele De BeniL'altro di Ryszard Kapuscinsk

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“.. il rispetto verso gli altri e verso se stessisono tratti umani cardine, si sommano alvivere corretto, (l’eudaimonia diAristotele) e ci aiutano a vivere bene…”. Ildottor C aveva appena concluso la letturadi uno dei suoi strani libri “ IL CODICED’ONORE. Come cambia la morale “autore, un certo Kwame AnthonyAppiah. Lo aveva attratto questoOrdinario di filosofia alla PrincetonUniversity con un cognome da centro-campista dell’Udinese , ma , soprattutto, ilprimo capitolo: Inghilterra . La fine delduello. Inizio : 21 marzo 1829. il Duca diWellington vincitore di Napoleone ePrimo Ministro in carica si batte a duellocontro il conte di Winchilsea, Lord GeorgeWilliam Finch-Acton suo avversario politi-co, che si opponeva ad un suo progetto dilegge a favore dei cattolici e che lo avevaaccusato di nascondere una simpatiaPapista. Nonostante i suoi meriti militari ilDuca è un pessimo tiratore, altrettanto ilsuo avversario. Dopo la prima salve dipistola, andata a vuoto, il conte diWilchilsea riconosce di aver attaccato ilduca con troppa acrimonia, chiede venia, ilDuca accetta le scuse. Il Codice d’onore èrispettato. Il dottor C pensa , sogghignan-do, al famoso “ Che fai? Mi cacci?” di Finia Berlusconi e già si immagina Il presi-dente della Camera che schiaffeggia ilPrimo Ministro con la sua cravatta rosa ,questi raccoglie la sfida. La scontroavverrà nel giardino di Palazzo Grazioli,invece dei testimoni, graziose veline; armaprescelta , torte alla crema. A parte lacomica, è evidente che il duello, se esistes-se ancora nel codice d’onore, ( ma è il codi-ce d’onore che non esiste più) sarebbe unbel deterrente alle ingiurie ed allo sprolo-quio attualmente di moda. Vedersi davan-

ti la canna diuna pistolapuò calmarequalche spiritoirrequieto eportare piùmiti consigli ea maggior educazione. E altresì vero che ilduello aveva raggiunto limiti inaccettabili .Nel 1700, tra i Francesi, praticamente nonvi era uomo degno di considerazione chenon avesse ucciso qualcuno in duello e ,nella conversazione mattutina, era solita ladomanda: “ chi si è battuto ieri ?” ed inquella serale: “ chi si è battuto stamane?”Si citano cifre di 6000 nobili morti in duel-lo durante il regno di Enrico quarto. E così, cambiando i codici di comportamento,avversato dalle autorità, sminuito nella suavisione elitaria ( a metà ottocento comin-ciavano a sfidarsi a duello anche i borghe-si: ORRORE!) deriso dalla stampa, ilduello è caduto nel dimenticatoio, ma ,ancora ai primi del novecento, anche iltenero Marcel Proust ne fece esperienza.Viva la ragione , pensa va il dottor C , infat-ti anche l’Illuminismo aveva portato il suocontributo, condannando quella specie diordalia, di giudizio di Dio, come se la pal-lottola fosse indirizzata dalla giustizia divi-na e non dalla bravura del tiratore.Ragione vuol dire anche esporre le proprieragioni ed ascoltare quelle degli altri. Chista zitto ha sempre torto, quindi pare giu-sto sostituire il rito barbaro del duello conuna bella lettera che giustifichi o che chie-da giustificazioni: nuovo codice d’onoreper gente civile. Animato da queste inten-zioni , venuto a conoscenza che un suo vec-chio paziente si era lamentato pubblica-mente, in un bar, delle sue prestazioni enon comprendendo il perché, il dottor C si

Medici a Venezia di Giampaolo Contemori

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era munito di carta e penna e , via, una let-terina forbita, leggermente ironica, in cuichiedeva il motivo di tale atteggiamento,ricordando che il pettegolezzo, quando èpartito, è una marea inarrestabile: quindirispetto per gli altri. Dopo circa un meseera arrivata una lettera di risposta.Finalmente una persona civile! aveva pen-sato il dottor C. Nella lettera il suo vecchioe caro cliente specificava che parlare in unbar è assolutamente lecito, esporre la pro-pria opinione di un medico , come di uncameriere di un ristorante il cui servizionon è stato adeguato e sconsigliare altri adandarci è doveroso, e che , infine, avrebbericorso a vie legali se , nel trattamento rice-vuto avesse ravvisato ignoranza, imperizia,ecc. Il dottor C era stato scambiato per uncuoco, la sua prestazione per un antipastoinsipido, la sua lettera un’intromissioneindebita che, forse, meritava la valutazionedi un avvocato. Non tutti sono animati daspirito civile e comunicativo esclamò ildottor C convinto del suo buon agire. Neera talmente convinto che aveva esclusouna risposta all’ ex vecchio cliente , nonritenuto idoneo al nuovo codice d’onoreche esige un rispetto reciproco. Ma eccouna nuova occasione! Coinvolto, suo mal-grado, in una questione delicata di rappor-ti , chiamiamoli interpersonali, in cui nonera protagonista , riceve una lettera in cuiuno dei soggetti della questione lo accusadi spergiuro. Eccolo pronto nuovamentecon una letterina, col suo solito tono spi-gliato e leggermente ironico, ( o così alme-no vuole apparire), per far presente al mit-tente che dare dello spergiuro a chi non siconosce, non è proprio elegante, cheminacciarlo di adire alle vie legali ( anchequesto! E’ proprio un vizio!) gli pare esa-gerato dato che non vede leggi violate ed, anche in questo caso, si appella al nuovocodice d’onore, al rispetto reciproco. Mai e

poi mai il dottor C è riuscito ad offenderealcuno, almeno direttamente: mai dettocretino ad un cretino! Chiedeva anche chela Sua letterina rimanesse strettamenteconfidenziale essendo una risposta privataad un soggetto privato, su un argomentoprivato. Non ha ricevuto risposta. In cam-bio, la lettera, privata, è stata inviata adaltre persone accompagnata dalla defini-zione di settario ( va bene , non è un‘offesa, anzi, pensare che lo si ritenesseaffiliato al Grand’Ordine d’Oriente, o agliIlluminati, o ai cavalieri del Santo Graal loinorgogliva), delirante ( qui la definizioneera un po’ più pesante, ma , in verità , algiorno d’ogg,i chi chiede rispetto e vuoledare rispetto a certi individui è un po’ deli-rante). Ma la ferita , l’insanabile oltraggio ,la lacerazione del Suo intimo, il rispettotradito , umiliato , deriso deluso , stava inun trafiletto caduto là per caso “… a partela grammatica, che lascia il tempo chetrova..!” Peggio di una Misericordia!(Misericordia si chiamava il pugnale con cuisi dava il colpo di grazia al ferito. Mi racco-mando, nessun doppio senso con la benea-mata Confraternita!). Anche il dottor Cera d’accordo: Non gli era mai parso che lagrammatica fosse causa di cambiamenticlimatici. Ma quel piccolo inciso, quellaleziosità, quell’ammiccare alla sua incapa-cità di esprimersi in maniera corretta,quella pretenziosità propria dei presun-tuosi era sopra le righe , lo aveva colpitonel Suo vero Senso d’Onore. Poteva sop-portare di essere definito spergiuro, setta-rio,delirante, ma sgrammaticato mai! Sonopassato da lui per il consueto saluto e lospritz serale. Stava affilando la vecchia rugginosa scia-bola d’ordinanza.“ Mi farai da padrino?”Sono fuggito e ho avvertito gli amici. Nonvorrei che qualcuno prendesse sul serio ilsuo delirio senile.

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La sede della “Vecchia Scuola Grande di S.Maria della Misericordia”, al termine delleopere di ristrutturazione dei “Museidell’Accademia” – già Scuola Grande di S.Maria della Carità" - potrebbe essere data inuso all'Arciconfraternita della Misericordiada parte del Demanio?Nel numero precedente, n. 4/2011, trattai informa brevis l'argomento delle "Scuole" diVenezia, intendendole non come istituzioniaventi fini educativi ma sodalizi che per finistatutari curavano l'assistenza dei loro iscrit-ti (confratelli) e dei pellegrini giunti in città.Queste particolari "Scuole" esistevanonumerosissime solo a Venezia ed esistonoancor oggi, seppure in numero limitato, inquanto gran parte abolite da decreti napo-leonici durante il Regno Italico.Attualmente esse curano l'aspetto culturalee museale, essendo fortunatamente in pos-sesso di raccolte famose di dipinti (vedasi laScuola Grande san Rocco che espone unafamosissima collezione di dipinti delTintoretto).Parlando della Scuola Grande di S. Mariadella Misericordia feci anche un breveaccenno di legamento temporale tra quel-l'antica Scuola cessata per opera del decretonapoleonico del 25 aprile 1806 e la nostraArciconfraternita, sorta in sordina una deci-na d'anni dopo e ufficialmente riconosciutanel 1824, con tutte le difficoltà ed ostacoliposti dall'allora governo austriaco e nonsolo.In questo articolo, a seguito ricerche effet-tuate negli archivi storici veneziani, riguardola Vecchia Scuola Grande di S. Maria dellaMisericordia, ho cercato di assemblarenumerosi particolari comuni con il nostrosodalizio, immaginando quasi di fare unsogno: ottenere in uso dal Damanio, come

nostra sede, l'edificio gotico della "VecchiaScuola di S.M. Della Misericordia", sito nelsestriere di Cannaregio, alla fine dell'omoni-ma fondamenta.Si legge negli atti d'archivio che detta Scuolavenne istituita nel 1308 presso l'omonimaAbbazia, dipendente da un convento di fratiagostiniani, eretto su un terreno erboso chia-mato della "Valverde".Le sue origini si possono rintracciare in unaCompagnia di flagellanti, dedicata a MariaVergine e a S. Francesco, fondata nel 1261,che teneva le proprie riunioni prima pressola Chiesa dei Frari, poi presso quella di S.Giovanni Elemosinario a Rialto.Il primo documento che si riferisce esplicita-mente alla costruzione di detta Scuola è unaconcessione del 14 marzo 1310, fatta dalPriore e dai frati dell'Abbazia ai confratellidel neo sodalizio, affinchè potessero costrui-re la propria sede a fianco della loro chiesa.I lavori proseguirono ininterrottamente sinoal primo decennio 1500, con successiviampliamenti e rimaneggiamenti del nucleooriginario.Nell'introduzione alla "mariegola" del 1308vennero espressi i principi di fede e devozio-ne a cuio voleva ispirarsi l'azione dellaScuola, che esprimeva principalmente nel-l'esercizio della preghiera, nella celebrazio-

E’ LECITO SOGNARE ? di Giuseppe Mazzariol

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ne di messe per defunti e nelle opere dicarità che potevano contribuire alla salvezzadelle anime e alla redenzione dei peccati (glistessi fini statutari sono quelli originari dellanostra Arciconfraternita).Tra il 1386 e il 1389, avendo ereditato alcunecase attigue, la Scuola decise la costruzionedi un ospizio per i poveri del sodalizio, men-tre nel 1411-1412 essa intraprese la costru-zione di un albergo, occupando parte del"camposanto" e una porzione del chiostrodell'Abbazia.Nel corso del XIV secolo venne accentuan-dosi sempre più la funzione di istituto dibeneficenza, contribuendo con diverse ele-mosine al sostentamento dei confratellipoveri e bisognosi e delle loro famiglie,provvedendo peraltro ad elargire doti a fan-ciulle in età da marito.I membri della Scuola erano perlopiù laici.A loro erano riservati il governo e l'ammini-strazione dei beni dellla Scuola, mentre soloalcuni posti erano riservati ai sacerdoti.Già dalla metà del 1300 la Scuola si trovò adamministrare, in qualità di esecutore testa-mentario di confratelli defunti, ingenti patri-moni costituiti in larga parte da immobili eterreni. L'Assemblea Generale dei confra-telli, che si riuniva soltanto tre volte l'anno,veniva chiamata "Capitolo" ed era presie-duta dal "Guardian Grando".Il governo della Scuola era gestito da uncomitato ristretto di sedici membri, denomi-nato "Banca".Nel 1521, per ordine del Consiglio dei Dieci,alla "Banca" venne affiancato un ulteriorecomitato detto "Zonta".Nell'organizzazione interna della Scuola siandarono definendo i gruppi: i confratelliricchi che sostenevano economicamente leattività della Scuola, determinandone ilgoverno, e i confratelli poveri detti "fratellidi disciplina" che ricevevano aiuto economi-co in cambio della loro partecipazione amesse, funerali e processioni, indossando le

vesti proprie della Scuola.Nel 1434 si fecero ulteriori lavori per l'allun-gamento dell'edificio che vennero ultimati il6 agosto 1441.Ne fu rifatta la facciata e il 15 agosto 1451 ilCapitolo della Scuola scelse di collocarvil'altorilievo raffigurante la Vergine che tienesotto il manto i confratelli in segno di prote-zione (si può notare che i confratelli portanotutti la veste con "buffa", ossia con il cap-puccio con due fori per gli occhi, tipica delle"Misericordie") sopra l'ingresso della CorteNova e di collocare nella facciata dellaScuola un analogo altorilievo, opera del con-fratello-scultore Bartolomeo Bon. Questoaltorilievo in seguito venne asportato ed oraè conservato al "Victoria end AlbertMuseom of London".Nel 1497, a causa dell'aumentato numero diconfratelli, si decise la costruzione di unnuovo monumentale edificio (quello che poidiventerà la Nuova Scuola di S.M. dellaMisericordia) e nel 1505 la "Scuola Vecchia"venne trasformata in ospizio.Negli anni del '500 il Tintoretto usò la salasuperiore della Vecchia Scuola per stendervila grande tela sulla quale dipingere il"Paradiso", opera che venne collocata nellasala del Maggior Consiglio in PalazzoDucale.Il 3 agosto 1634, per evitare il deperimaentocausato dall'abbandono, la Vecchia Scuolavenne ceduta alla Scuola dei Tessitori di Setache vi rimasero fino alla soppressione napo-leonica.Le soppressioni napoleoniche trasformaro-no infatti la Scuola Vecchia S.M dellaMisericordia dapprima in teatro, poi in unmagazzino e in abitazione, finchè nel 1920 ilpittore veneziano Italo Brass acquistò eristrutturò l'ambiente per ospitarvi la pro-pria raccolta di quadri.Nel 1974 lo Stato acquistò dal Brass il com-plesso architettonico, assegnandolo allaSovraintendenza ai Beni Artistici e Storici di

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Venezia che lo adibì a laboratorio interdisci-plinare di restauro.E qui, ilsogno di chi scrive continua il suopindarico viaggio.....Tra breve i Musei dell'Accademia sarannorestaurati e al piano terra sono appunto pre-visti i laboratori per il "restauro", in modoche le tele,una volta ripristinate, potrannopassare ai piani superiori. Pertanto laVecchia Scuola, adibita tutt'ora a questa par-ticolare pratica, non potrebbe essere conces-sa in uso all'Arciconfraternita dellaMisericordia, che pare sia l'unica "eredeavente diritto"?L'Arciconfraternita si impegnerebbe a cura-re la manutenzione di questo raro gioiello inpuro stile gotico, sito in una zona silenziosadi Venezia, circondata tutt'attorno da unromantico giardino ove un tempo sorgevaun convento di agostiniani, un giardino deltutto particolare e affascinante, colorato masilente, caratterizzato da due camminamenticon una siepe di rose rosse, viti e glicini eancora cipressi, allori, olendri e una specialerosa, la rosa "Mermaid". Tutto ciò ritorne-rebbe come all'origine per essere adibito,all'interno, a incontri culturali aperti al pub-blico, a conferenze e dibattiti sui problemi di

Venezia.Inoltre una parte della Scuola potrebbeessere utilizzata come "Asilo infantile" perquella zona di Cannaregio, molto popolata econ scarsi servizi in questo settore. In moltecittà e paesi dell'Italia centro-meridionalemolti "asili infantili" vengono gestiti dalle"Misericordie" locali e questo per noi, aVenezia, costituirebbe un vanto!Tutte queste attività che sognando scorro,potrebbero essere anche moltiplicate, inquesto enerme antico nucleo, pregno ancoradi quel profumo di carità che un tempo aleg-giava sulla gloriosa Serenissima.E' questo un sogno? E' lecito sognare?Ma tutto ciò potrebbe avverarsi!!!CERCO AIUTO DA PARTE DI CHIC-CHESSIA................Per sentirsi veneziani d.o.c. non è sufficienteappuntarsi sul soprabito un nastrino turche-se, anche il ritorno di un antico edificio dellanostra città alle sue origini potrebbe esseresignificativo e rappresentare la volontà deiveneziani di far sì che un "pezzo" antico distoria non vada venduto all'asta a privatispeculatori per ricavarne magari un albergoo una residenza d'epoca per ricchi stranieri.

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Sono ritornata al Consultorio Familiare diMarghera dove ho lavorato per 32 annifino al 31 ott0bre 2011 .Dovevo prendere dei miei libri e delle mieriviste che ancora giacevano (ingombrava-no?) l ‘armadio dell’ambulatorio. Ho pro-vato una strana sensazione entrando inquei locali, una sensazione di estraniamen-to, forse dovuta al fatto che ogni cosa con-nessa con la mia presenza e il mio lavoro(posters educativi, cartelloni informativi eperfino il voluminoso box di legno dello “Spazio Maschio” per l’EducazioneSessuale dei ragazzi di terza media) erastato rapidamente rimosso (epurato?)Questo fatto ha stimolato alcune mieriflessioni su ciò che noi professionisti dellaprima storica generazione di ginecologiconsultoriali abbiamo costruito e lasciamoin eredità alle nuove generazioni affinchépossano iniziare a lavorare con un bagagliodi ben fornito di utili strumenti.

Cosa ho trovato?Nel 1979, con i primi 12Consultori FamiliariComunali, tutto era anco-ra possibile: dovizia difondi e dovizia di corsi di formazione, equipeufficiale completa e perfino ridondanza dioperatori. Le idee venivano accolte e portateavanti Si stava creando contemporaneamen-te un nuovo servizio e un nuovo modo dilavorare. Anche l’utenza del quartiere e icomitati di partecipazione erano trascinati daquesto entusiasmo

Cosa lascio?Stanchezza degli operatori e dell’utenza,povertà di idee e di risorse, nuove esigenze malsoddisfatte per le nuove popolazioni immigra-te. Infatti la situazione operativa e le prospetti-ve dei Consultori Familiari della USL12 nonsono migliorate in questi ultimi anni.

SI POTEVAFARE DI PIÙ? di Antonella Debora Turchetto*

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Le risorse e il personale diminuiscono e l'u-tenza aumenta.. In ciascuna equipe consultoriale dovrebbeessere presente e operativo un ginecologouno psicologo, una ostetri-ca/infermiera/assistente sanitaria, una assi-stente sociale e un agente tecnico. Ma non ècosì e si cerca di supplire alla carenza di per-sonale con “l’accorpamento” della sedi con-sultori ali: ma la popolazione non diminuiscesolo perché deve fare molta più strada perarrivare alla sede del Consultorio!.Probabilmente le situazioni di maggior caren-za riguarda gli psicologi ( pensioni, lutti) e lemai sufficienti aperture delle sedute ambula-toriali.Infatti, a fronte di una perdita di contatto conla vecchia utenza "storica" del quartiere, siconfigura una nuova tipologia di utenza resi-dente nel quartiere ma di provenienza extra-comunitaria, Le gravidanze seguite nei CFsono nell'assoluta maggioranza con questatipologia con le problematiche organizzative

che questo comporta,Per un breve periodo vi era stata la risorsa delservizio di mediazione linguistica fornito dalcomune seppure con un meccanismo un po’farraginoso. Ora quel servizio non è più opera-tivo per mancanza di fondi! Il problema è gravee ingravescente poiché oltre il 30 % dei nuovinati in Veneto è extracomunitario e il 42%delle IVG e il dato sarà sempre in crescita.La mia proposta sarebbe di ripensare iConsultori alla luce di questa esigenza : unapossibilità di ottimizzazione delle scarse risor-se sarebbe di privilegiare nelle assunzionidestinate al territorio le infermiere e le oste-triche immigrate di seconda generazione .Questo potrebbe costituire un vero ponte lin-guistico e culturale con le donne extracomuni-tarie che afferiscono e sempre di più affolle-ranno i Consultori Familiari del Veneto . E gliasili, e le scuole. Bisogna crescere per acco-gliere!

*Ginecologa Psicoterapeuta

CESCO BASEGGIO,GRANDE ATTORE VENETO di Angiolo Zoni

Approfitto della quarantennale ricorren-za della scomparsa di Cesco Baseggio pertracciare un ricordo dell’eccellente attore,ultimo capocomico di razza. Nato aTreviso nel 1897 da famiglia veneziana,diventa attore quasi per caso, su invito diGianfranco Giachetti, allievo a sua voltadel grande Ferruccio Benini. Non è “figliod’arte”, ha già un lavoro sicuro presso leFerrovie dello Stato, ma la pressione delGiachetti fa sì che il nostro Cesco abban-doni l’impiego per entrare nella filodram-matica diretta dal Giachetti stesso.L’incontro con Giachetti avviene nel1913, durante una manifestazione benefi-ca al Teatro Rossini di Venezia dove

Baseggio, compo-nente di un Triomusicale, suona alviolino il Largo diHaendel. Lo stu-dio del violino eraquasi una tradizio-ne di famiglia,dato che il padreera “primo violi-no” al Teatro LaFenice. Ma è lapassione per il tea-tro di prosa che, nel 1916 e sempre alRossini, lo fa esibire nei “Rusteghi” diGoldoni nella parte di “Filipeto”, nella

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“Locandiera” come “Conted’Albafiorita” e, sempre di Goldoni, ne“La serva amorosa” come Ottavio, “vec-chio settantenne” con la Filodrammaticadi Dora Baldanello e Giachetti. Nel 1917,chiamato alle armi, viene inviato inAlbania. A guerra finita e fino al congedo,gli assegnano la direzione di tutti i “Teatridel soldato in Albania”. Qui mette su unrepertorio di drammi a fosche tinte esi-bendosi anche in parti femminili in man-canza di attrici. Ritornato a Venezia nel1921 entra nella Compagnia “Ars veneta”diretta da Giachetti, presentandosi inscienza al Verdi diPadova con “SiorZaneto” ne “LeMorbinose” di Goldoni,al Gustavo Modena diTrento con “Cancian”nei “Rusteghi”, allaFenice per “l’esumazio-ne” come indicato nellalocandina de “LeMorbinose” e infine aUdine in “Congedo” diRenato Simoni. Sciolta “Ars veneta” nel1922, Baseggio forma una Compagnia“Italo Veneta” per girare i centri minori.La cosa però dura poco poiché Cescotrova più conveniente entrare nella“Compagnia della Commedia veneziana”diretta da Carlo Micheluzzi conMargherita Seglin, come secondo attore eciò fino al 1926. Nel 1923 a Roma, in dueteatri diversi, abbiamo “Nina non far lastupida” di Rossato e Gian Capo. Laprima con Micheluzzi e Baseggio, laseconda con Giachetti! Al TeatroNiccolini di Firenze la Compagnia si pre-senta con “Goldoni e le sue sedici com-medie” di Paolo Ferrari, dove Baseggiocompare come “Tita, suggeritore” e dopouna settimana “Una delle ultime sere diCarnovale” di Goldoni con Baseggio in

“Zamaria”. Nel 1924 la Compagnia, sem-pre al Niccolini di Firenze, rappresenta“Pamela nubile” e “Gli innamorati” diGoldoni e sempre di Goldoni “Il burberobenefico” in dialetto veneziano. Nel“Nobilomo Tito Canale” il critico Paolierine “La Nazione” scrive: “E un bell’ap-plauso prese Baseggio, attore dallamaschera espressiva, intelligentissimo,versatile”. Mesi dopo, al Goldoni nella“Serata d’onore” di Cesco Baseggio, iltrionfo si ripete sempre nel “NobilomoVidal” da “Serenissima” di G. Gallina el’eco risuona nella “Gazzetta di Venezia”

dove il critico scrive:“Consacrazione piùschietta e più solenne ilgiovanissimo artista nonpoteva chiedere: perchégli è venuta dalla piùautorizzata delle plateee per un’interpretazionea cui ormai non è lecitoa un attore, anche sepreparato alle più durebattaglie dell’arte sua,

accostarsi senza un trepido senso dirispetto e umiltà”. Dopo “L’abate daibucoli d’oro” di Boscolo e “La casa nova”di Goldoni date a Roma, Baseggio mettesu una sua “Compagnia Veneziana” conDora Baldanello e altri attori. Cominciacosì il giro dei teatri come capocomico eattore di razza: Perugia con “La scopertadell’America” di Alfredo Testoni, Romacon “La vedova scaltra” e “La locandie-ra” di Goldoni, Treviso con “L’omo cheno capisse gnente” di DomenicoVaragnolo, Vicenza (Teatro Eretenio) con“I comici in campagna” di Piovesan eBoni. Nel 1927 Baseggio si presenta alTeatro Odescalchi di Roma in “Shylock”,una riduzione in veneziano de “Il mer-cante di Venezia” di Shakespeare. A partela controversa riduzione dialettale, “non

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si discute da nessuno la bontà dell’inter-prete “, come scrive Gino Rocca e “IlMessaggero” aggiunge che “Baseggiocompose la complessa e difficile figura diShylock con un rilievo, una intensità, unintimo e tumultuoso tormento rabbioso,perfido e doloroso realmente ecceziona-li”. Renato Simoni, invitato da Baseggiodi assistere alle prove, scrive poi nel“Corriere della sera” che Baseggio fuapplaudito con grandissimo calore ascena aperta e cinque o sei volte alla finedi ogni atto”. Renato Simoni, nel suo libro“Trent’anni di cronaca drammatica” dovetrasferisce le sue critiche apparse sul“Corriere della sera”, segue Baseggionelle sue rappresentazioni nei teatri mila-nesi (Arcimboldi, Manzoni, Eden,Politeama, Filodrammatici, Olimpia) esarà poi regista negli spettacoli venezianiall’aperto come nel 1934 con “La bottegadel caffè” di Goldoni in corte del Teatro aS. Luca poi nel 1936 con “Le baruffechiozzotte” in campo S. Cosma eDamiano alla Giudecca dove il nostroattore” così gagliardo e pittoresco nel bar-bagliar pretenzioso di Patron Fortunato –come scrive Gino Rocca – sebbene il suochioggiotto ermetico si sbriciolasse fino adiventare gutturale, “arcisintetico” nellesue esplosioni verbali”. In breve, unautentico successo personale. A finenovembre del 1936 muore a RomaGianfranco Giachetti. Nel 1937, semprecon la regia di Simoni, abbiamo “Ilbugiardo” di Goldoni in Campo S.Trovaso dove Baseggio, contornato daillustri attori come Tumiati, Zacconi,Ninchi, Calindri, Benassi, AndreinaPagnani, “E’ stato un Pantalone meravi-glioso – secondo l’Ambrosiano di Milano– per varietà di espressioni e umanità diaccenti, la sua vigorosa e colorita inter-pretazione merita la priorità nella citazio-ne”. Dopo una tournée in Jugoslavia e in

Romania con “I Rusteghi”, “Il burberobenefico” e “Le baruffe chiozzotte”,all’Odeon di Milano nel maggio del 1938Baseggio si esibisce in “Sior Todero bron-tolon” di Goldoni, contornato daMargherita Seglin, Isa Ola, EmilioBaldanello. Con gli auspici del Comune diVenezia e della Biennale Baseggio con la“Compagnia Teatro di Venezia” che com-prende Carlo Micheluzzi, la Sglin,Andreina Carli, Carlo Ludovici e altri,rappresenta ai Giardini dell’Esposizione“Una delle ultime sere di Carnovale” diGoldoni, “Sior Tita Paron” e “L’imbriagode sesto” di Gino Rocca e “Zente refada”di Gallina. Nell’estate del 1939 abbiamodue commedie goldoniane all’aperto conla regia di Renato Simoni: “Il Ventaglio”in campo S. Zaccaria con Baseggio nellaparte di Timoteo speziale” e “IlCampiello” in Campiello del Piovan allaBragora con il nostro Cesco in “Fabriziodei Ritorti” con un complesso di attoriillustri come Rina Morelli Annibale eCarlo Ninchi, Gino Cervi, RossanoBrazzi, Andreina Pagnani, Laura Adani,Wanda Capodaglio e altri. Fino al 1943Baseggio partecipa in una decina di film,ma senza entusiasmo. Durante l’estate1941 ancora ai Giardini dell’Esposizionecon “I Masnadieri” di Schiller nella partedi Spiegelberg (regia di Guido Salvini) e“Il poeta fanatico” di Goldoni con la regiadi Orazio Costa dove Baseggio interpretaBrighella suscitando l’entusiasmo diSilvio d’Amico che nel “Giornaled’Italia” scrive: “Ma che dire di Baseggioimmenso Brighella, il quale nel quadrocosì delicatamente composto riuscì adinserire, senza strafare, né esorbitare maidalla cornice, la tradizionale comicitàdella vecchia maschera, con una suaavventurosa gagliardia di razza”. Gli atto-ri di contorno sono: Renzo Ricci, EvaMagni, Memo Benassi, Salvo Randone e

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altri. Memorabili poi le commedie diAngelo Beolco detto Ruzante: in CampoS. Trovaso nel luglio del 1950 con “IlParlamento de Ruzante che jera vegnù decampo”. “Ciò che colpisce è la caricaumana di cui egli le investe – scrive GinoDamerini – in “Dramma” – nutrendone isuoi personaggi, rendendoli sanguigni ecorposi inconfondibili e omogenei, con lequalità dei loro caratteri ed insieme con lecaratteristiche della propria sensibilità edella propria personalità”. Ruzante vieneripetuto al Teatro Eliseo di Roma nel1954 e a Bergamo nel gennaio 1956 men-tre nell’estate dello stesso anno nellacorte del Palazzo dei Diamanti a Ferrarae nel Teatro Verde di Venezia c’è la“Moscheta” con la regia di De Bosio dove“Cesco Baseggio fa di Ruzante una figuragigantesca. Che meraviglia di attore !Senza barba di culturalismo, non vi dà tre-gua” – così Gino Prosperi ne “Il Tempo”.Nell’ottobre del 1957, al Teatro La Fenice,dopo la rappresentazione de “Il burberobenefico” di Goldoni a chiusura dellemanifestazioni per il 250° anniversariodella nascita di Goldoni, Baseggio dà l’an-

nuncio della fusione delle compagnievenete in un’unica Compagnia chiamata“La Goldoniana”. Fino al 1969 Baseggioporta la sua arte in vari teatri d’Italia:Trieste, Milano, Roma, Genova, Verona,Firenze e naturalmente Venezia. AMilano vengono effettuate delle ripresetelevisive: “La Putta onorata”, “Il vecchiobizzarro” di Goldoni e nel 1969 le ultimedue sono: “La famegia del santolo” diGiacinto Gallina nella parte di Micel e“Sior Todero brontolon” del suo amatoGoldoni. Il 22 gennaio 1971 muoreimprovvisamente a Catania dove eraandato per curare l’allestimento dell’ope-ra “I quattro rusteghi” del venezianoErmanno Wolf-Ferrari, tratta da “I ruste-ghi” dove il nostro Cesco in tante reciteaveva dato vita a un Lunardo di grandespessore e di incomparabile maestria. AVenezia, in ricordo di Baseggio, c’è unalapide in Fondamenta di Borgo, nei pressidi S. Trovaso, che dice: “In questa casa dal1911 al 1934 visse/Cesco Baseggio/attoree figlio d’arte/indimenticabile interpre-te/sulle scene italiane ed europee/deigrandi classici del Teatro veneto”.

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Oggi desidero parlare con voi, PersoneAnziane, Nonni con un appellativo affettuo-so, sì desidero colloquiare con il cuore inmano, perché avete fatto della vostra esi-stenza una testimonianza d'amore. Prima ditutto non pensate mai di essere inutili per-ché non riuscite più a fare tutte le cose chefacevate un tempo quando eravate più gio-vani. La vita è un dono di Dio, dove ognigiorno la sua luce, le sue ombre e la sua pre-ghiera si fondono insieme. Anche se a volte, all'apparenza, sembrate inutili per tanti ser-vizi o vi sentite tali, credetemi che forse ilSignore ama ancora la terra proprio per lavostra presenza. Se non potete lavorare, pre-gate, se non sapete o non volete pregare,amate ! Il mondo è triste e lo è perché c'ètanto odio ; voi potete spegnere tutto questoodio con il vostro amore. Sappiate essereumili e chiedete aiuto a chi ve lo può dare.Non abbiate il timore di domandarlo a chi vista accanto. Spesso l'orgoglio vi impedisce dichiedere aiuto quando ne avete, invece, biso-gno. Siate umili , mi permetto di ripetere :essere anziani non è poi una colpa, è undono ! Siate saggi, sappiate consigliare i gio-vani e dite loro che la cosa più importante

nella vita è l'aversaputo amare. Nonpreoccupatevi dilasciare testamentipiù o meno ridon-danti di ricchezzemateriali, lasciate dietro di voi il profumodella carità e dell'amore. Chi non è anzianoe soprattutto i giovani, hanno bisogno dellavostra saggezza e del vostro insegnamento.Noi, non ancora anziani, vi chiediamo per-dono per tutte quelle volte che vi abbiamodimenticato. Non lasciateci soli perché voiriempite la nostra vita con la vostra espe-rienza. Qualche volta i vostri figli e i vostrinipoti sembrano avervi dimenticato.Purtroppo, sulle strade del mondo, è possibi-le che qualche volta ciò avvenga. Ma crede-temi: noi tutti vi vogliamo bene. A voi sonolegate le prime parole della vita, le più sacre: mamma e papà. La vostra presenza ci è piùche preziosa e ciò, nel mondo attuale, costi-tuisce una fonte di ricchezza per le giovanicoppie con figli. Anziani, Nonni, alzate lemani e benedite il nostro difficile cammino.Un grazie a cuore aperto e auguri vivissimiper il 2012 che vi attende in piena forma.

COLLOQUIO CONGLI ANZIANI di Giuseppe Mazzariol

“IL GUFO” di Asolo, ha gentilmente donato alla Sezione “Arcobaleno” di que-sta Misericordia, alcuni capi di vestiario per bambini da portare nel CARCEREfemminile della Giudecca - Sezione NIDO.Ringraziamenti vivissimi!!!

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Ri-parliamone!… sottovoce di Luigi Ricci

Non è semplice, questa volta, scrivere facen-do un bilancio dell’anno appena trascorso eaugurare un buon anno nuovo. Per la mag-gior parte di noi non è positivo, e siamo atta-nagliati da mille preoccupazioni che nonpermettono di avere alcuna fiducia nel futu-ro. Ci siamo resi conto che il sistema chegoverna l’economia globale è fallace, e per-mette ad agenzie private di speculare sulleeconomie nazionali trattando gli Stati comele lavatrici ad elevato risparmio energetico.E poi bisogna considerare il debito pubblicodella nostra Nazione, per far fronte al qualesi chiedono sacrifici insopportabili a coloroche non possono sostenerli. Ci siamo ancheresi conto, come se tutte le manifestazionidel passato non fossero bastate, che la nostraclasse politica è inadeguata ai compiti che lecompetono, arroccata nella difesa dei propriprivilegi, completamente scollata dallarealtà, dalla vita che le persone normali vivo-no tutti i giorni.L’avvicendamento dei governi non è servitoa molto: quello in carica in questo periodosta compiendo ciò che tutti gli altri avrebbe-ro voluto o dovuto, ma non hanno osato pernon risultare impopolari agli ipotetici eletto-ri. Pensioni e stipendi da fame, tasse e prezzialle stelle e tagli ovunque. Tuttavia coloroche erano ricchi continuano ad esserlo ecoloro che non lo sono saranno ancora piùpoveri: sembra di essere tornati al 1800.Le immagini circa i festeggiamenti natalizi,

la corsa airegali mostra-no un benes-sere che in findei conti nonc’è, sebbene, èvero, alcuni sono disposti a privarsi di beninecessari per dotarsi dell’ultimo telefonocellulare, o del televisore con la visione tridi-mensionale; dall’altro lato si consideranopoco le condizioni di vita della povera gente,in primo luogo della maggior parte dei pen-sionati che sono costretti a vivere sulla sogliadella povertà, oppure degli operai licenziatiche non hanno alcuna possibilità di riscatto.A differenza di altre popolazioni sembra chenoi italiani non siamo ancora pronti a riven-dicare la giustizia e l’equità sociale, ciò nonvuol dire che bisogni fare rivoluzioni, comein Nord Africa, bisognerebbe tuttavia recu-perare il nostro ruolo di protagonisti perquanto riguarda noi stessi e la vita del nostroPaese, smettendo di essere socii e clientes ediventando polites: invece che attendere lapossibilità di vincere al superenalotto, algratta e vinci oppure di sperare che coloroche ci governano ci risolvano la vita, conce-dendo un po’ di privilegi anche a noi, dob-biamo diventare cittadini attivi a tutti glieffetti. Soprattutto onesti.Questo è l’augurio per l’anno a venire e peri prossimi.

…e le stelle stanno a guardare.

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Questa volta accompagno i miei lettori inuno dei posti magici della città. Nel pre-zioso scrigno “Le Galleriedell’Accademia” contenente gioielli distraordinario valore artistico, oggi, esposta,c’è una gemma: le opere di Lorenzo Lotto. “Omaggio aLorenzo Lotto. I dipinti dell’Ermitage alleGallerie dell’Accademia” a cura di MatteoCeriana, direttore delle Gallerie, coadiuva-to da Roberta Battaglia. Si tratta dell’omaggio di due Istituzioni museali, leGallerie dell’Accademia e l’Ermitage, nel-l’anno degli scambi e della valorizzazionedei rapporti culturali tra Russia e Venezia,per cui il Museo russo ha prestato dueopere: il “Ritratto di coniugi con cagnoli-no” e “Madonna delle Grazie in adorazio-ne del Bambino e angeli”. L’artista, nato aVenezia nel 1480 e morto a Loreto nel1556, è vissuto a cavallo dei due grandiosisecoli, ed è riconosciuto tra i grandi delCinquecento. Studi approfonditi, ricerched’archivio, ritrovamento di quadri dimenti-cati nei depositi o conservati in collezioniprivate, intelligenti restauri, hanno riporta-to alla luce dati importanti sull’attività delpittore e una maggior conoscenza della suavita. Il periodo bergamasco, il soggiornoveneziano, quello di Treviso, e il periodo aFirenze e a Roma dove il Lotto si era reca-to per conoscere ciò che si andava evol-vendo nell’arte. Il percorso della mostrainizia con la “Giuditta con la testa diOloferne” del 1512, prosegue con varidipinti, olio su tela o su tavola, qualiRitratti, le Natività, il tema del Cristo e siconclude con il testamento autografo diLorenzo Lotto datato 25 marzo 1546. Digrande suggestione. La “Pietà” provienedalla Pinacoteca di Brera; “Il trionfo di

Cristo Salvatore” dal KunsthistorischesMuseum di Vienna; il “Redentore in glo-ria” dalla Collezione d’Arco di Mantova.Vi sono inoltre dipinti e sculture coevederivate da opere del Lotto. Presentianche le tre versioni bronzee che ilSansovino ricavò dal “Redentore in glo-ria”, provenienti dalla Basilica di SanMarco, dal Museo del Bargello di Firenzee dai Musei Statali di Berlino. Una dimo-strazione dei rapporti amicali e artistici deidue grandi pittori. Questa è la secondamostra a Venezia sul Lotto, la prima fuquella curata da Pietro Zampetti, allestitaa Palazzo Ducale nel 1953, con 108 dipintie nove disegni. La prima monografia è del1894 di Bernard Berenson. Coetaneo di Giorgione, Palma il Vecchio,Tiziano, il Lotto si distingue per la suaritrattistica e per la cultura delle allegorie edei simboli. Peculiare l’introspezione psi-cologica che si rivela dagli sguardi dei per-sonaggi ritratti , e il tema religioso, fonda-mentale nella vita e nell’arte del Lotto. Sidedicò a seguire l’Ospedale dei derelitti,“voltato l’animo a poveri de Jesu Christo”.Pittore della piccola nobiltà, di artisti e let-terati, le sue opere sono conservate nelleMarche, in Lombardia e nel Veneto. Di

Andar per mostree musei con… Maria Teresa Secondi

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grande interesse “Il libro delle spese”(nota personale : ho avuto modo di legger-lo quando ho sostenuto il mio primoesame di storia dell’arte), - conservatonella Santa Casa di Loreto dove il Lottotrascorse i suoi ultimi anni -, dal quale sipuò ricavare tanta conoscenza della vitadell’artista, dalla “taccagneria” del“Magnifico misser Federico Priuli” chenon gli aveva voluto pagare la tavoletta“Trionfo di Cristo” adducendo la scusa chenon avevano pattuito il prezzo prima, (mail Nostro spesso lavorava ‘sulla fiducia’),agli sconti praticati a coloro che gli aveva-no commissionato l’opera, alle spese soste-nute per ogni dipinto. Rigoroso, preciso,pignolo nel segnare entrate e uscite dellasua contabilità, anche per la spesa deglioggetti più semplici. “Questa attenzioneper il mondo circostante, anche per le cose,rende in parte ragione della straordinariacapacità di guardarle e naturalmente dirappresentarle, dipingendone con infinitabravura la materia; la natura morta sulloscaffale della “Visitazione” dei francescanidi Jesi è forse la più poetica congerie dioggetti quotidiani dipinti prima diChardin” si legge nell’introduzione al cata-logo Marsilio a cura di Matteo Ceriana eRoberta Battaglia. Un volume ricco di pre-ziose immagini con testi dei due curatori su“Le ragioni di una mostra”, continua con“Ritratto di coniugi”; di Paolo Plebani,“Lorenzo Lotto a Bergamo”; di CharlesDavis, “Lotto e Jacopo Sansovino”; diGiuseppe Ellero, “Ho voltato l’animo apoveri de Jesu Christo”; di Matteo Ceriana“La sola brama di arricchire d’opere egre-gie questa Galleria”. Vi è riportata la tra-scrizione del testamento.La mostra rimarrà aperta fino al 26 feb-braio 2012.

Di tutt’altro genere e di altra epoca, lamostra a Ca’ Pesaro, ma di grande bellezza

e interesse, allestita al secondo piano delMuseo, con oltre duecento opere tra dipin-ti, disegni, acquerelli, incisioni . Si tratta di“Gennaro Favai. Visioni e orizzonti 1879-1958” . Un pittore dimenticato e finalmen-te rivalutato, nato a Venezia nel 1879, figliodell’editore e antiquario Luigi e della con-tessa Teresa Albrizzi. Studi all’Accademiadi Belle Arti, poi privatamente con l’inse-gnante Vettore Zanetti Zilla, e MariusPictor; frequenta Mario De Maria con ilquale condivide forme di pittura simboli-sta. La retrospettiva si articola in tre nucleiprincipali: “le vedute veneziane” , intrise diromanticismo, “viaggio mediterraneo” traTaormina, Siracusa, Capri e Algeri, in cui icolori sono molto forti, riproducenti la lucedi quei luoghi, e “vedute a volo d’uccello”di Venezia, la cui magia è rappresentatamagistralmente. Sono esposti inoltre ritrat-ti e caricature in una sezione dedicata alrapporto con alcuni famosi artisti suoi con-temporanei, quali Modigliani, MedardoRosso, Raoul Dufy, e una selezione diautoritratti e nature morte. Tante le sueesposizioni tra le quali alla Biennale diVenezia nel 1907 e alle “Esposizioni per-manenti d’arti e industrie veneziane” orga-nizzate da Nino Barbantini a PalazzoPesaro, e a Parigi, New York, Detroit,Toledo, Capri e Positano. Nel 1918 sposaMaria Kievuts, figlia dell’ambasciatoreolandese in Francia. Grande viaggiatorearricchisce la sua pittura ispirato dai luoghi

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Una vita tra i centenari di Giancarlo Bottecchia

L’intervista che ho rilasciato a “IlGazzetttino” venne pubblicata il 7 settembre1990 con grande evidenza e con il seguentetitolo: “Sempre più città di anziani e l’Ulssnon adegua i servizi. Bottecchia: un errore loscambio tra Giustinian e Casa di riposo. “Eproseguiva: “Senza dubbio quello che aVenezia continua a mancare, come in passa-to, è un’adeguata programmazione per glianziani. Lo dico con preoccupazione soprat-tutto dopo aver saputo del proposto scambio(per effettuarlo ci vorranno parecchi anni)fra parte della Casa di Riposo S.S. Giovannie Paolo dell’IRE ed il G.B. Giustinian perconsentire all’Ulss di concentrare al Civiletutte le attività ospedaliere del Centro stori-co. Ecco quanto dichiarato dal dott.Giancarlo Bottecchia, primario geriatra edirettore sanitario della Casa di riposo inquestione. E’ un’iniziativa che privilegiaancora una volta in maniera eccessiva l’assi-stenza ai malati acuti, trascurando quella peri cronici. Non si tiene cioè conto del fatto chesolo per il centro storico, a cavallo fra il 1994ed il 1995 (cioè fra meno di cinque anni) è

prevista una popo-lazione inferiore ai70mila abitanti conoltre 16mila perso-ne (il 23%) con piùdi 65 anni (in par-ticolare 3200 75-79enni; 1200 80-84enni; 1360 85-89enni; 625 con più di 90 anni). Di questi1600 saranno malati cronici non assistibili adomicilio perché non autosufficienti, ma soloin strutture sanitarie residenziali (oltre allaquota, anche se meno consistente, deglianziani delle isole e dell’estuario). Ebbene,mentre per i vecchi di oggi e per quelli deiprossimi anni l’Ulss non ha ancora pratica-mente programmato nulla, negli stessi perio-di avrà ben 2050 posti per acuti: 17 ogni milleabitanti contro i sette previstidall’Organizzazione Mondiale della Sanità.Devo anzi dire che, se a Venezia negli ultimianni non ci fossero stati i 600 posti lettodell’IRE, la situazione per gli anziani sareb-be stata davvero incontrollabile. Tali posti,

frequentati. Nell’ultima parte della suavita, ritorna a Venezia e si dedica alle tec-niche incisorie e al lavis litografico, la suaVenezia è onirica. “…la Venezia ritratta, nécapriccio né veduta, è ormai soltanto unpretesto, un “velo di maya” diafano e lace-rato, simbolo stesso della sua pittura” scri-ve Fuso. Il suo salotto è frequentato daartisti , scrittori, musicisti e intellettuali deltempo. Il Catalogo Marsilio raccoglie i testi di illu-stri studiosi: Silvio Fuso “Orizzonti”;Giandomenico Romanelli “GennaroFavai, il pellegrino aereo”; Elisa Prete“…io sono veramente pittore”; Giovanni

Soccol “Luce di giorno quadro chiaro diluna”; Nico Stringa “Favai e la “veduta-stato d’animo”; Riccardo Esposito “Il per-sistere di un’anima folle”. La mostra è stata promossa dallaFondazione Musei Civici di Venezia, con ilcontributo della Regione del Veneto.Curatori Silvio Fuso, Giovanni Soccol,Elisa Prete, Cristiano Sant; rimarrà apertafino all’11 marzo 2012. Ingresso gratuitoper i residenti e nati nel Comune diVenezia.

Auguri vivissimi a tutti per un 2012 riccod’amore e di felicità.

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fra l’altro, per rispettare i nuovi standardministeriali, oggi sono diventati 540 (e la listad’attesa è già di 80 persone), ma alla finesaranno 400 (nessuna stanza con più di quat-tro ospiti, un servizio igienico al massimo per4 persone, ecc.). Anche in relazione allo spe-cifico piano del Ministero, che prevede l’isti-tuzione in strutture sanitarie di un congruonumero di posti letto per anziani non assisti-bili a domicilio (140mila in tutta Italia conuna spesa di 30mila miliardi), secondo il dott.Bottecchia l’Ulss 12 ha un’occasione unicaper risolvere i problemi ospedalieri. IlGiustinian potrebbe accogliere gli anzianicronici; all’Ospedale al Mare, che ha già fral’altro un depuratore per mille posti letto, sipotrebbero trasferire i posti letto per acutioggi presenti al Giustinian, la Casa di Riposo,al completo, potrebbe rimanere dove sitrova. Ciò permetterebbe, tra l’altro, di libe-rare quei posti letto per acuti oggi occupatiimpropriamente (almeno il 30%) daglianziani cronici, con il risultato di deconge-stionare gli ospedali veneziani che alladistanza avrebbero la possibilità di allinearsiagli standard normali per acuti con consi-stenti riduzioni di posti letto”. A stretto girodi posta, nella tarda mattinata del giornostesso della pubblicazione sul giornale, rice-vevo una lettera di contestazione da partedel direttore generale dell’IRE, che riportointegralmente: “Leggo le sue dichiarazioni dioggi sulla stampa e rilevo che esse contrasta-no con le decisioni formalmente assunte dalConsiglio di Amministrazione. Come massi-mo responsabile amministrativo dell’Ente,sono costretto a farle notare che, tra i doveridel dirigente vi è quello, sancito dalla legge,della osservanza e della attuazione delledirettive generali e dei programmi dell’Ente.Poiché ritengo che il suo intervento estem-poraneo, ma a ridosso di una serie di articolisull’argomento di una permuta di una partedella Casa di Riposo con l’OspedaleGiustinian, rappresenti una violazione di talidoveri, andando, come contenuto e come

metodo, al di là del diritto di critica, la infor-mo che, in proposito, ho scritto al Presidentea cui spetta, ai sensi del regolamento vigente,l’intervento nei confronti dei responsabili disettore e dei dirigenti”. La mia risposta partìil giorno successivo: “Con riferimento allaSua (Prot. 3655 del 7.9 u.s.) tengo a precisaredi non aver mai ricevuto comunicazionealcuna, né ufficiale né ufficiosa, delle realidecisioni formalmente assunte dal Consigliodi Amministrazione, né di aver ricevutodisposizioni generali o programmatiche. Hocreduto pertanto, quando sono stato intervi-stato, di poter liberamente, legittimamente edemocraticamente esprimere una mia perso-nale ipotesi di lavoro corredata da inconfuta-bili dati numerici, e ciò come tecnico e comecittadino. Non ritengo quindi di aver violatoné leggi né regolamenti, bensì di aver sempli-cemente e doverosamente portato il miocontributo, più o meno discutibile, alla solu-zione di un problema, come si confà a chiun-que sia al servizio del pubblico. Restocomunque in attesa delle decisioni del SignorPresidente”. La faccenda si concluse con unnulla di fatto, in tutti i sensi, perché lo scam-bio delle strutture non avvenne ed io nonvenni licenziato. Purtroppo, però, lo smantel-lamento della casa di riposo è stata rinviatasolamente di dieci anni (in mia forzata, pen-sionistica, assenza) e sta per essere completa-to. Nel contempo l’Ospedale Civile è ridottoad avere meno di 500 letti. Ma torniamo allenostre centenarie, Sul Gazzettino del 30 set-tembre comparvero due fotografie appaiate,sovrastate da un titolo ad otto colonne:“Festa di compleanno in Casa di Riposo perdue ultracentenarie”. L’avvenimento venivacosì commentato: “Due ultracentenarie sonostate festeggiate nei giorni scorsi alla Casa diRiposo dei Santi Giovanni e Paolo: MariaLoter (prima foto), che ha compiuto 101anni, e Angela Omassini (seconda foto) chene ha compiuti 102. Sono state stappate bot-tiglie di champagne alla presenza di parenti eamici e con l’intervento del direttore

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dell’Istituto, dottor Bottecchia, di infermierie religiosi. Per nonna Omassini, la longevitànon è un fatto isolato nella sua famiglia: le tresorelle sono andate tutte oltre i 90 anni e dei

fratelli solo uno non è riuscito a varcare lasoglia degli 80. Sono sei gli ospiti dei S.S.Giovanni e Paolo che hanno oltrepassato ilsecolo”.

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Se tuo figlio ha il talento di fare il giardi-niere, o il cameriere o il gondoliere, nonpretendere che diventi un ingegnere, unmedico o un avvocato. Ogni anno, all'iniziodell'autunno, o meglio all'inizio dell'estateperché a settembre/ottobre i giochi sonogià fatti, i vostri figli imboccheranno la viadella scuola media superiore o addiritturadell'università secondo un indirizzo scelto,spesso attraverso qualche confronto traloro, a volte con gli stessi insegnanti e con icosiddetti “esperti”. E' una realtà che ognigenitore sogni per i propri figli una carrie-ra di successo, forse a volte proprio in quelsettore in cui lui non è riuscito a conse-guirlo. E' legittimo auspicare livelli alti opercorsi particolari per chi ci è caro. Peresempio, mio padre, essendo io l'unicofiglio maschio, anelava che mi laureassi(ciò che lui non aveva potuto realizzareper mancanza di mezzi finanziari) , inveceil suo sogno non si poté concretizzare poi-ché io lasciai gli studi universitari a metàstrada. Le mie scelte di vita mi appagaronoegualmente con un posto di lavoro ambitoe con una carriera “brillante” per la miagiovane età. Mio padre, pur un po' delusodelle mie scelte di lì a poco si dimostròegualmente felice e fiero di ciò che mi eroprefisso di fare. Altro esempio in famiglia :mia moglie era figlia di un grande sportivo,carriera arbitrale di calcio addirittura inserie A, successivamente membro del

direttivo nazionale dellaFIGC; egli sperava in leiun avvenire da atleta,una “Pellegrini” deinostri giorni e invece leinon ha mai voluto parte-cipare ad alcuno sported era già tanto se ascuola frequentasse le due ore settimanalidi educazione fisica. Eppure suo padre fusempre orgoglioso e felice delle sue scelte.E' doveroso quindi rispettare le scelte deifigli senza imporre loro quello che a noisarebbe piaciuto che facessero, ritenendo-lo più adatto o fruttuoso. Non bisognaneanche lavarsi le mani e lasciare andare inostri figli per il loro destino senza averprima dato loro qualche consiglio, fruttodella nostra esperienza di vita. Consigliareè una virtù da esercitare e costituisce unsegno di amore. Tuttavia ogni persona ha ilsuo dono o “carisma”, come diceva SanPaolo, e se nel corpo ci sono varie membrae tutte sono utili, così deve essere per ilcorpo della società. Anche Maria eGiuseppe, nel tempio di Sion, accettaronoche il loro giovane figlio “ si occupassedelle cose del Padre suo”, ossia di una mis-sione difficile e diversa rispetto a quelladomestica da loro forse auspicata.Aiutiamoci, allora, a realizzare in pienezza,ciascuno nella sua vocazione e secondo isuoi doni.

IL FUTURO DEINOSTRI FIGLI di Giuseppe Mazzariol

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PANDOLCE GENOVESE

INGREDIENTI

500 GR. FARINA

2 BUSTINE DI LIEVITO

1 UOVO

200 GR.ZUCCHERO

160 GR.BURRO

100 GR.UVA PASSA

60 GR. CEDRO CANDITO

60 GR. PINOLI

1 BICCHIERINO DI MARSALA

SCORZA GRATTUGGIATA

DI LIMONE

SALE

Lavare in acqua tiepidal’uvetta. Setacciare la fari-na con lo zucchero ed illievito, mescolarla con lascorza di limone grattuggia-ta ed una presa di sale.Formare una fontanasul piano di lavoro,aggiungere ilb u r r oammorbi-dito etagliato apezzetti, il mar-sala e l’uovo leggermente sbattuto. Lavorarebene l’impasto e poi aggiungere l’uva passaben asciugata, i pinoli e il cedro candito fine-mente tritati. Impastare bene, nel caso ilcomposto risultasse troppo asciutto, aggiun-gere un po’ di latte tiepido. Formare unapalla, coprire e lasciare riposare per tre ore.Impastare il composto, formare una pagnot-ta incidendo la superficie con un taglio acroce. Mettere il dolce in uno stampo imbur-rato e infarinato, Infornare per circa un’oranel forno già caldo a 190°. Lasciare raffred-dare il dolce fuori dal forno prima di toglier-lo dallo stampo.

La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dal Gruppo “Veneto Banca”

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Le ricette di nonna Silvana di S.M.

COTTO, ASSAGGIATO E POI MANGIATO….

Il Messaggio 1-2012:Il Messaggio n3luglio06 15-03-2012 21:43 Pagina 46

La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dal Gruppo “Veneto Banca”

46 IL MESSAGGIO

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La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dalla “Banca del Veneziano”

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