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N. 14 • 22 aprile 2018 • 1,00 Anno LXXII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Rosanna Borzillo Antonio Botta Antonio Boccellino Giuseppe Buono Antonio Colasanto Oreste D’Amore Doriano Vincenzo De Luca Roberto Ferrari Virgilio Frascino Rosaria La Greca Maria Marobbio Elena Scarici Mariangela Tassielli Gianpiero Tavolaro Giulia Varvella Marco Vetturino Gli interventi La Campania ad Assisi 2 Azione Cattolica in cammino 4 Convegno nazionale dei consultori cattolici 10 Allo Shekinà 25 anni di solidarietà 13 Ad Afragola la festa di San Marco 14 “Sguardi di donne” alla Federico II 15 Raffale Cantone in visita alla scuola Pertini di Scampia 11 PRIMO PIANO CITTÀ Enrichetta Beltrame Quattrocchi il mestolino di Dio 2 VITA DIOCESANA “Chiedilo a loro” per i progetti realizzati con l’8 per mille 5 VITA ECCLESIALE Catechesi e formazione dall’Ufficio Famiglia e Vita 8 e 9 SPECIALE Costruttori di pace nel cantiere del mondo @ Crescenzio Card. Sepe A volte il mondo sembra un grande cantiere dove si vedono solo palazzi distrutti. Chi costrui- sce la pace? I chiamati, i pacifici, quelli che mettono la loro vita, la loro professione, la loro vo- cazione, qualunque essa sia e indipendentemente dal credo religioso, a favore di quella rico- struzione di cui l’umanità, oggi, ha profondamente bisogno. a pagina 3

VITA ECCLESIALE - chiesadinapoli.it aprile.pdf · na, o di un trattato di Santa Ildegarda di Bingen, in realtà è l’am - ... tramuteranno or a in fervida preghiera e operoso impegno,

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N. 14 • 22 aprile 2018 • € 1,00

Anno LXXII • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Rosanna Borzillo • Antonio Botta

Antonio Boccellino • Giuseppe Buono

Antonio Colasanto • Oreste D’Amore

Doriano Vincenzo De Luca • Roberto Ferrari

Virgilio Frascino • Rosaria La Greca

Maria Marobbio • Elena Scarici

Mariangela Tassielli • Gianpiero Tavolaro

Giulia Varvella • Marco Vetturino

Gli interventiLa Campania ad Assisi 2

Azione Cattolica in cammino 4

Convegno nazionale dei consultori cattolici 10

Allo Shekinà 25 anni di solidarietà 13

Ad Afragola la festa di San Marco 14

“Sguardi di donne” alla Federico II 15

Raffale Cantonein visita alla scuola Pertini

di Scampia

11

PRIMO PIANO CITTÀ

Enrichetta Beltrame Quattrocchi

il mestolino di Dio

2

VITA DIOCESANA

“Chiedilo a loro” per i progetti

realizzati con l’8 per mille

5

VITA ECCLESIALE

Catechesi e formazione dall’Ufficio

Famiglia e Vita

8 e 9

SPECIALE

Costruttori di pacenel cantiere del mondo@ Crescenzio Card. Sepe

A volte il mondo sembra un grande cantiere dove si vedono solo palazzi distrutti. Chi costrui-sce la pace? I chiamati, i pacifici, quelli che mettono la loro vita, la loro professione, la loro vo-cazione, qualunque essa sia e indipendentemente dal credo religioso, a favore di quella rico-struzione di cui l’umanità, oggi, ha profondamente bisogno.

a pagina 3

Vita Diocesana Nuova Stagione2 • 22 aprile 2018

La Campania ad Assisi mercoledì 3

e giovedì 4 ottobre donerà l’olio

per la lampada votivadi San Francesco

Conferenza Stampa per la presentazione del programma. Sabato 21 aprile 2018, ore 11,nella Basilica di Santa Restituta al Duomo

Verrà presentato sabato 21 aprile, alle ore 11, presso la Basilica di SantaRestituta al Duomo, il programma dell’evento, civile e religioso, che ci sarà inAssisi in occasione della Festa di San Francesco, cui parteciperà la Campania,a nome di tutte le regioni d’Italia, per offrire in dono, il prossimo 3 e 4 ottobre,l’olio per la Lampada del Santo Patrono d’Italia.

Per la nostra regione quello di quest’anno sarà il quinto pellegrinaggio nellacittà di San Francesco, dopo le visite, con l’offerta dell’olio, del 1944, 1961, 1979e 1998.

Terranno la conferenza stampa il Presidente della Conferenza EpiscopaleCampana, l’Arcivescovo Metropolita di Napoli, Cardinale Crescenzio Sepe,l’Arcivescovo di Benevento, Monsignore Felice Accrocca, delegato dellaConferenza Episcopale Campana per il coordinamento dell’evento di Assisi, eil direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre EnzoFortunato.

Interverranno Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo delegato dellaConferenza Episcopale per il Turismo e il Tempo libero, Mons. Ciro Miniero,delegato della Conferenza Episcopale per le Comunicazioni Sociali, rappre-sentanti della Regione, del Comune di Napoli, delle Amministrazioni provin-ciali e comunali, delle Istituzioni religiose. A margine della presentazione siriunirà, per la prima volta, il Comitato promotore delle celebrazioni per la festadi San Francesco ad Assisi.

A margine del Rito di insediamento del Tribunale per la sessione di apertura dell’Inchiesta diocesana

Il mestolino di Enrichetta nella cucina dei Santi

Quello che potrebbe apparire il ti-tolo di un libro di Suor Germa -na, o di un trattato di Santa

Ildegarda di Bingen, in realtà è l’am-bientazione classica della vita ordina-ria della nostra sorella EnricaBeltrame-Quattrocchi della quale ab-biamo celebrato il Rito di insediamentodel Tribunale per la sessione di aperturadell’Inchiesta diocesana sulla vita,virtù, fama di santità e segni.

Non è stato difficile raccogliere unnumero considerevole di fedeli, tra cle-ro, religiosi, religiose e laici, contagiatidalla conoscenza personale o per inter-posta persona della Serva di Dio.«Enrichetta», figlia di genitori già bea-tificati, i Coniugi Luigi e MariaBeltrame Quattrocchi, vivendo nel na-scondimento e nel servizio è stata a con-tatto con tantissime persone che hannopotuto beneficiare della sua proverbia-le ospitalità, del suo buon cuore, dellasua eroica pazienza e del dono del suoconsiglio.

Spesso si è trattato di cardinali, arci-vescovi, monaci, seminaristi, scout,crocerossine, donne abbandonate dalmarito, poveri, mendicanti e anche go-vernatori, carabinieri, poliziotti e magi-strati. La frequentazione di CasaBeltrame-Quattrocchi fu variegata, macostante nell’affluenza. Lei, alla mortedi ognuno dei suoi membri, sopravvissenell’aprire la porta, fare accomodare eservire. La stima che Enrichetta si eraguadagnata era un po’ la sommatoriadelle singole manifestazioni di fiducia esimpatia personali di cui godevano iGenitori Beati Luigi e Maria, beatificatiil 21 ottobre 2001 e i fratelli, in quel pez-zo signorile di Roma che è Via Depretis.

Dom Paolino, prima monaco bene-dettino sublacense dell’Abbazia di SanGiovanni Evangelista, in Parma, e poimonaco trappista al monastero NostraSignora del Santissimo Sacramento diFrattocchie (Roma); Monsignor Tar -cisio, presbitero diocesano di Genova,prima e poi di Roma; e Madre Cecilia,monaca benedettina dell’AdorazionePerpetua e poi priora, a Milano. Ed erasempre Lei, Enrichetta, all’ombra deimaggiori che apriva, chiudeva, cucina-va, assaggiava, col suo mestolino... suifornelli, tra le vivande e le Ave Maria. Si,il mestolino di Dio.

La nobile cucina dei Santi. Così,l’Eminentissimo Arcivescovo, Cardina -le Crescenzio Sepe, ha tratteggiato icontorni luminosi di questa Serva diDio nell’atmosfera pasquale e festantedella Cattedrale di Maria Assunta diNapoli, dopo la celebrazione vespertinadel Santo Rosario nel rito di insedia-mento del Tribunale per l’apertura del-l’inchiesta diocesana, nel venerdì inAlbis 2018.

L’ultima Figlia, quella che non dovevanascere, la Sorella di tutti, la nostraEnrichetta, è apparsa per la prima voltasul retro dell’immaginetta che è statadistribuita per farne conoscere il profi-lo e per implorare grazie alla Santis -sima Trinità per Sua intercessione conuna bellissima preghiera composta daMadre Anna Maria Cànopi, Fondatricee Abbadessa dell’Abbazia Benedettina«Mater Ecclesiae» dell’Isola San Giulio(Novara).

Così per un momento il Popolo diDio è stato attirato dal volto ilare e sere-no di questa donna, al pari delle bellis-sime immagini argentee, che ornano laCappella delle Reliquie di San Gennaro,dedicate a tutti i Santi Partenopei.

Anzi, un vero tripudio di santità av-volgeva la cattedrale metropolitana, fe-stante e acclamante per la Santità delSuo Dio che si rivela nella fragilità dellecondizioni umane e nei trionfi inaspet-tati del Mistero Pasquale.

Lei che per un’intera esistenza diconsacrazione battesimale e servizio, èvissuta nascosta, nella famiglia, aRoma, nell’insegnamento scolastico,nel Villino “La Madonnina” diSerravalle di Bibbiena (Arezzo), nell’Unitalsi, nell’Acisjf, negli Scout foulardblancs, infine come laica consacrata nelMovimento Testimoni del Risorto, emadre adottiva, per la prima volta inquesta circostanza viene esposta ai fe-deli e additata a modello di vita cristia-na.

Indi Dio potrebbe inchinarsi di fron-te alla sua perorazione e compiere lesue meraviglie a nostro vantaggio.

Per chi, come me, e per molti dei pre-senti, conosce il significato che sta die-tro il cognome di Beltrame-Quat -trocchi, o del Cardinale Schuster, o diPadre Paolino, o dell’Abate Caronti o dipadre Garrigou - Lagrange, o Mons.Aurelio Signora o Don Tar e MadreCecilia, non ha pensato più volte se par-tecipare o meno, ma ha postulato fosseun dovere: «è come una parente!».

E credo che lo stesso sentimento ab-bia invaso il cuore del Cardinale, deiVescovi, degli Ufficiali del Tribunale, dimolti altri confratelli presenti, senzadubbio quello del Postulatore dellaCausa, il frate minore cappuccino pa-dre Massimiliano Noviello, che ha avu-to il privilegio di essere stato l’ultimo avisitarla prima del trapasso.

All’Ordine Cappuccino va il nostroringraziamento: quell’aria francescanache in Casa Beltrame-Quattrocchi si re-spirava all’inizio della parabola di san-tità con padre Pellegrino Paoli dell’Antonianum di Via Merulana, primadell’irruzione di padre Matteo Crawley- Boevey y Murga, apostolo della consa-crazione delle Famiglie al Sacro Cuoredi Gesù, ora si respira nuovamente perun ulteriore inizio, quello del percorsodella Causa di Beatificazione eCanonizzazione.

All’Arcidiocesi Napoletana, fecondain santità eroica e pratica carità, vada ilnostro tributo di congratulazioni peraver nominato il Postulatore, laCommissione dei Periti Storici, laCommissione dei Censori Teologi, e peraver costituito il Tribunale, decretando

l’introduzione della Causa. Le note me-lodiose e i canti salmodianti del concer-to successivo al momento liturgico, sitramuteranno ora in fervida preghierae operoso impegno, affinché a questedelicatezze musicali si possano aggiun-gere un domani, non lontano, lo scam-panio delle campane Napoletane eSanpietrine, quelle tanto amate la mat-

tina della domenica da Enrichetta, chela potrebbero festeggiare come nuovaBeata, ormai salita agli onori degliAltari.

Dom Roberto Ferrari, OSBCuria Generalizia

Sublacense Cassinesedell’Ordine di San Benedetto - Roma

Primo Piano DiocesiNuova Stagione 22 aprile 2018 • 3

Il Cardinale Crescenzio Sepe ha presieduto nella Chiesa del Gesù Nuovo la celebrazione eucaristica in occasione del cinquantesimo della Comunità di Sant’Egidio

Costruttori di pace nel cantiere del mondo@ Crescenzio Card. Sepe *

Un cordiale saluto a tutti voi per questacelebrazione così significativa, con la qualefate memoria della storia che, da cinquantaanni, la Comunità di Sant’Egidio continua ascrivere con pagine di carità, fraternità eamicizia.

Un abbraccio particolare ai confratelliVescovi, monsignor D’Alise, Vescovo diCaserta e monsignor Rinaldi, Vescovo eme-rito di Acerra, a tutte le autorità civili e mili-tari, e quanti sentono di vivere questo cari-sma che ormai è una realtà che coinvolge ilmondo intero; un caro saluto anche ai sacer-doti, con i quali abbiamo lavorato nel corsodell’Anno Santo.

Tra Roma e Napoli - la nostra è stata la se-conda città in cui è stata fondata laComunità - negli anni ’70 nacque una sortadi gemellaggio. Gli amici romani si miseroin marcia senza sapere dove andare; nonavevano una casa ma sapendo che Napolista vivendo uno dei momenti più difficilidella sua storia, a causa dell’epidemia di co-lera che aveva ferito tanta parte della popo-lazione, si sentirono chiamati ad operareladdove c’era bisogno e cominciarono ad oc-cuparsi dei più bisognosi, in obbedienza al-la parola del Signore: «i poveri li avrete sem-pre con voi», ovvero voi, miei discepoli, sietechiamati a prendere le sofferenze degli altri,a far vostri i bisogni dei tanti necessitati,perché possiate essere come me, buoni sa-maritani che sanno fermarsi, senza averpaura di niente, sanno inchinarsi e servirechi è ferito, chi è nella sua solitudine, chi habisogno di compagnia.

Dopo cinquanta anni gli scenari sono unpo’ cambiati, ma i bisogni non cambiano.Viviamo una nuova storia e una nuovarealtà ma voi, cari amici, continuate ad es-sere presenti, ad esserci, perché il Vangelo viinterpella, perché capite che solo accoglien-do la voce di Cristo che vi manda agli ultimi,potete cambiare il mondo. È quanto oggi ilSignore ci dice attraverso la prima lettura,negli Atti degli Apostoli: convertitevi e cam-biate vita. È questa la condizione impostada Gesù per rinnovarci e per poter rinnovaregli altri.

mente bisogno.E non posso non pensare, insieme a voi,

a quello che sta accadendo alla cara nazionedella Siria, dove voi pure siete presenti e la-vorate, come artigiani della pace, con uncompito e una responsabilità che devono ol-trepassare anche le nostre persone, perchésolo nella pace si costruisce la vera umanitàe la vera società nella carità, nell’amo e nellasolidarietà.

Tenendo conto di questa certezza chepossediamo, sentiamoci operai della pace,sentiamoci chiamati a costruire la pace nelcantiere del mondo: «guardate le mie manie i miei piedi, dove ci sono ancora i segni deichiodi - dice Gesù -, guardate il mio costato,dove c’è ancora la ferita della lancia».Guardate e, guardando, capiremo che solonel mettere la nostra vita a disposizione de-gli altri, dei poveri, dei bisognosi degli emar-ginati, degli scartati, solo se incarniamocompletamente il Vangelo della carità ren-diamo vivo e presente nel mondo il Risorto,il sempre vivente, Cristo, seduto in mezzo anoi, seduto in mezzo ai nostri poveri, Cristo,colui che riflette il suo volto attraverso i tan-ti fratelli che hanno il volto deturpato dalleingiustizie e dalle violenze.

Cari amici, della Comunità diSant’Egidio, continuate la vostra missione,siate benedetti dal Signore perché il semeche piantate nella storia, anche nella storiadi Napoli, sia fecondato dalla grazia delSignore che, attraverso di voi, è presente an-che nella nostra comunità. Continuate a ri-manere nelle periferie, continuate ad esserecostruttori di pace e di serenità, ad essere te-stimoni del Risorto, anche in questa amataNapoli. E, a nome di tutta la nostra Chiesa,vi ringrazio e vi auguro tante volte cinquan-ta anni, perché la Chiesa non ha né spazio nétempo ma cammina con i passi dell’eternità.Siate eterni anche voi nel fare del bene per-ché il Padre, alla fine delle vostre opere, vipossa unire alla sua gioia, alla sua pace, allasua comunione.

Dio vi benedica e ‘a Madonna v’accum-pagne!

* Arcivescovo Metropolita di Napoli

Fondamentale è la vita che noi viviamocome risposta alla vocazione, con una cer-tezza, quella che abbiamo ascoltato nella se-conda lettura, della prima Lettera di SanGiovanni: abbiamo, vivo in mezzo a noi, lavittima di espiazione, Cristo, quel crocifisso,oggi risorto, che intercetta, sempre e conti-nuamente, in ogni caso, in ogni situazione,in ogni particolarità di vita, il nostro biso-gno, la nostra volontà di cambiare, di rinno-varci, di intraprendere un nuovo stile di vita.Cristo risorto ci riappacifica con noi stessi emette da parte ogni cosa del passato. I disce-poli lo avevano tradito, abbandonato, rinne-gato. Ma Egli, vittima innocente e agnelloimmolato, viene per ridare fiducia, speran-za, gioia, la pace della Pasqua.

È questa stessa pace che voi, con gioia,siete chiamati a vivere e ad annunciare. Èper voi questa pace ma è anche per tutti gliuomini: «Io vi dono la pace affinché possiateportarla ad ogni uomo, aprendo il vostrocuore a tutti, senza distinzione». Non pos-siamo portare la pace soltanto a chi ci piace,a chi sentiamo amico, a chi è in sintonia connoi. Tutto significa che non pone alcuna di-stinzione. È questo “tutto” che rappresenta

l’universalità della Chiesa, rivolta a questomondo che non ha saputo accogliere e viverequesta pace perché è diviso, un mondo chesembra vivere pensando di risolvere i pro-blemi con la guerra e la violenza, perché an-cora non c’è la conversione, al dialogo, anco-ra si vive nell’egoismo, nell’egocentrismo dichi si chiude e non lascia intravedere la pos-sibilità di guardare, oltre se stessi, gli altri.Quanti uomini vivono così, ma anche quan-te società, quante nazioni impugnano le ar-mi della violenza per dimostrare la loro po-tenza. Ma noi siamo quelli che predicano lapace nella giustizia, nell’amore, nella solida-rietà contro tutti coloro che, invece, divido-no, fanno guerra, violentano e calpestano idiritti degli altri.

Cari amici della Comunità di Sant’Egidiovoi avete questa missione di pacificatori ecostruttori di pace. A volte il mondo sembraun grande cantiere dove si vedono solo pa-lazzi distrutti. Chi costruisce la pace? I chia-mati, i pacifici, quelli che mettono la loro vi-ta, la loro professione, la loro vocazione,qualunque essa sia e indipendentemente dalcredo religioso, a favore di quella ricostru-zione di cui l’umanità, oggi, ha profonda-

Una famiglia in festaIl pensiero e la preghiera dell’Arcivescovo per la Siria

Anche a Napoli la Comunità di Sant’Egidio ha festeggiato i cinquant’anni dalla don-dazione. Domenica 15 aprile, presso la chiesa del Gesù Nuovo si è svolta una cele-brazione eucaristica, presieduta dal Cardinale Arcivescovo Crescenzio Sepe e con-

celebrata dal Vescovo di Caserta mons. Giovanni D’Alise e dal Vescovo emerito di Acerramons. Salvatore Giovanni Rinaldi.

Erano presenti all’evento numerose autorità civili e militari, provenienti da tutta laCampania, consoli, parlamentari, magistrati, sindaci, giornalisti, imprenditori. Una cittàintera si è riunita attorno alla Comunità, fondata da Andrea Riccardi e oggi presiedutada Marco Impagliazzo, divenuta un’istituzione credibile ed efficace, un esempio di soli-darietà, gratuità e amore, al servizio della Chiesa e dei più bisognosi. I volti di MarcoRossi, Antonio Mattone, Benedetta Ferone e di centinaia di altri volontari, cheSant’Egidio ogni giorno mette in campo per aiutare poveri, senza dimora, anziani, sonodivenuti un’icona rassicurante di speranza e carità, per l’intero tessuto sociale della cittàdi Napoli.

In una chiesa davvero gremita, tanti erano gli “amici di strada” di Sant’Egidio presenti,gli stranieri, provenienti dai cinque continenti, che la Comunità ha contribuito in questianni ad inserire nella nostra società, facendoli sentire accolti, gli anziani, che hanno ri-trovato insieme ai volontari la gioia di vivere e dello stare insieme, i ragazzi, che conSant’Egidio realizzano percorsi di conoscenza, approfondimento e mondializzazione deirapporti umani. E’ stata, insomma, una festa della pace, una festa dei popoli.

Il Cardinale Sepe ha sottolineato come la presenza di tante persone alla celebrazioneindica la vicinanza del popolo napoletano alla Comunità: “Tutti voi vi sentite idealmenteparte di questa famiglia”, una famiglia nata cinquanta anni fa a Roma, dopo poco giuntaanche a Napoli ai tempi del colera e poi diffusasi in tutto il mondo, dove oggi è presentecon circa settanta comunità. «In questi cinquant’anni è cambiata la storia ma non i biso-gni delle persone - ha continuato l’Arcivescovo.

Ancora oggi siete chiamati come discepoli ad andare incontro a chi è in difficoltà, per-ché siate buoni samaritani, pronti a fermarvi e a soccorrere chi ha bisogno. Cristo vi man-da agli umili, è questa la vostra vocazione, attraverso la quale potete cambiare il mondo».

Gesù è venuto a donare la pace, la fiducia, la gioia e noi siamo chiamati a portarla atutti gli uomini. Ma oggi, senza la conversione dei cuori, l’egoismo imperversa, per cui ladignità delle persone è calpestata e si pensa di risolvere i problemi con le armi e la violen-za. Il pensiero e la preghiera del Cardinale, infine, vanno alla Siria, dove ancheSant’Egidio è presente: «Voi siete pacificatori, artigiani della pace, chiamati a ricostruirel’umanità, incarnando così concretamente il Vangelo, riconoscendo il volto di Cristo nelvolto dei poveri. Continuate a rimanere nelle periferie della città e dei cuori, accanto agliultimi, laddove anche Gesù è seduto”.

Oreste D’Amore

Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 22 aprile 2018

Conversionee vocazione(sir) La chiamata alla fede nonsia confusa con la chiamata alsacerdozio: lo afferma donRocco Scaturchio, rettore delSeminario regionale “San Pio X”di Catanzaro. Si fa spessol’errore di scambiare unavvicinamento alla fede con unachiamata vocazionale, anche daparte dei parroci. Poi succedeche molti giovani con unavocazione incerta, stringono unaspecie di alleanza col parrocoche, magari perché indotto dallozelo pastorale di voler avere unavocazione sacerdotale inparrocchia, forza la mano nelleggere positivamente alcunisegni che potrebbero esserevalidi per un orientamentovocazionale verso il sacerdozioma che non sono oggettivamenteprovati.Il tempo di verifica da vivere inparrocchia e poi, magari, indiocesi deve essere abbastanzalungo e il parroco non deveavere fretta, deve essere solo piùaccorto. La parola chiave èdiscernimento, che non va fattosolo in senso vocazionale, ma vafatto prima di tutto in sensoreligioso, di fede. È necessarioverificare prima di tutto se si èchiamati a una ministerialialitàche può anche essere laicale.Questo aspetto è molto carentenelle nostre parrocchie, doveinvece c’è una forte tendenzaalla clericalizzazione. Durante il recente convegno peri formatori dei Seminariregionali d’Italia, tenutosi aCagliari, si è molto discusso diestendere soprattutto le fasi dipreparazione all’ingresso alSeminario. Questo è uno degliaspetti principali. I primi annisono estremamente delicati, nonsolo dal punto di vista delpercorso di fede e strettamentevocazionale. Molte volte,laddove verifichiamo che lavocazione è autentica, viene amancare un elemento essenzialeche è la disponibilità alsacrificio. Inoltre molti giovaninon reggono lo stacco daigenitori.C’è bisogno di pensare a nuoveformule formative. Bisognaalternare tempi di formazione inSeminario con esperienze sia nelcampo lavorativo che pastorale.La formazione va affrontata daprospettive diverse. C’è unariflessione da avviare e anchedelle scelte molto responsabili daassumere. Il Seminario intesocome un luogo che educhi di piùalla fraternità presbiterale.Questo è molto importanteperché sarà la carta vincente pereliminare il più grande problemadei sacerdoti di oggi: lasolitudine vissuta male.

Cuore a Cuore ti parlerò. Educare all’affettività, l’Azione Cattolica in formazione

Un percorso per tutta la vita

Da 150 anni l’impegno del Pontificio Istituto Missioni Estere in Birmania

Un anniversario di graziadi Giuseppe Buono*

Le Chiese locali del Myanmar (già Birmania) hanno celebrato inmodo solenne il 150° anniversario dell’arrivo dei primi missionaridel Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) nella zona orientale delPaese. Varcando il fiume Sittang, quattro sacerdoti, guidati daEugenio Biffi poi vescovo, portarono per la prima volta il Vangelonella regione più lontana e più isolata della Birmania, tra le popola-zioni di etnia shan, karen, kayan.

Tutti i vescovi locali, i superiori del Pime, i cattolici venuti aTaunggyi da ogni parte del Myanmar, hanno aperto i festeggiamenticon una cerimonia di benedizione del cimitero cattolico, dove sonosepolti alcuni dei primi missionari, seguita da una messa cui hannopreso parte, oltre ai Prelati, circa duecento sacerdoti e migliaia di fe-deli delle diocesi dove il Pime ha servito in questo secolo e mezzo.

Alla «piccola ma vivace Chiesa, vigna del Signore nel MyanmarOrientale», il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazionedei popoli, Cardinale Fernando Filoni, si rivolge in un messaggio diauguri inviato a mons. Isaac Danu, Vescovo di Taungngu. Nel felici-tarsi con la Chiesa locale per l’importante anniversario, il porporatoricorda l’eroismo dei primi missionari, la perseveranza e la fede diquanti si sono uniti a loro nella predicazione del Vangelo con amo-re.

Commercianti armeni nel medioevo, pittori indiani nel tredicesi-mo secolo, navigatori portoghesi nel Cinquecento ed infine merce-nari e pirati, all’alba dell’epoca moderna, furono i primi annuncia-tori del Vangelo in Myanmar. Su queste comunità iniziali, dal 1700in poi si innestò l’opera degli ordini missionari (Barnabiti, Oblati,Pime, Salesiani, Suore di Maria Bambina), che incrementò la diffu-sione del cristianesimo nel Paese. I missionari del Pime arrivarono

nel 1868 e la loro azione si è svolta fra i gruppi più lontani e abban-donati, le tribù delle regioni orientali, che non erano sottomesse agliinglesi e quindi non toccate dal mondo moderno.

Il Pontificio Istituto Missioni Estereha dato un grande contribuitoalla fondazione della Chiesa locale. Sono sei le diocesi create dai mis-sionari: Taunggyi (arcidiocesi), Toungoo, Kengtung, Lashio, Loikawe Pekhon.

La presenza del Pime in Myanmar ha attraversato alcune delle fa-si più critiche della storia del Paese, come l’espulsione nel 1966 ditutti i religiosi stranieri giunti nel Paese prima della sua indipenden-za, raggiunta nel 1948, e la confisca dei beni ecclesiastici. Allora fu-rono 29 i missionari che scelsero di restare, rimanendovi fino allamorte. Tra questi vi è la testimonianza di padre Clemente Vismara,proclamato beato nel 2011. Egli è stato elevato all’onore degli altaricome l’avellinesese-napoletano padre Paolo Manna e padre MarioVergara, di Frattamaggiore, uno dei cinque martiri del Pime uccisiin Birmania tra il 1950 ed il 1953, e beatificato nel 2014 insieme adIsidoro Ngei Ko Lat, il primo martire della Chiesa del Myanmar. Èinvece ancora in corso il processo di beatificazione di fratel FeliceTantardini.

Oggi l’89,2 per cento della popolazione birmana professa il bud-dismo. I cristiani sono il 5 per cento, i musulmani il 3,5 per cento egli indù lo 0,5 per cento. La presenza cristiana in Myanmar è semprestata una questione di minoranza: dopo immani sforzi e testimo-nianze fino al martirio da parte dei missionari, ancora oggi i cattolicisono 675.745, pari a poco più dell’uno per cento. Ma sanno morireper il Vangelo!

* Pime

Abitando il festoso contesto dell’Is -pettoria Salesiana Meridionale sita in viaDon Bosco, l’Azione Cattolica della diocesidi Napoli ha vissuto nel pomeriggio di do-menica 15 aprile la seconda tappa del per-corso formativo di questo triennio associa-tivo; il titolo di questo secondo laboratoriodi formazione è stato: “Cuore a Cuore ti par-lerò – Educare all’affettività, un percorsoper tutta la vita”.

In linea con la prima tappa vissuta a feb-braio e incentrata sul tema della comunica-zione approfondito con il giornalista MarcoIasevoli e con altri esperti del settore, la scel-ta dell’argomento da sviscerare è ricadutanon a caso su un ambito legato a doppio filoconduttore con la comunicazione, quellodell’affettività e della sessualità, strettamen-te connessi, tutti e tre, a quello più ampiodelle relazioni. Dopo il saluto del presidentediocesano Maria Rosaria Soldi, il primomomento della giornata è stato dedicato al-la preghiera centrata sulle parole del titolodell’Laboratorio di formazione: “Cuore aCuore ti parlerò”; l’assistente unitario donGiuseppe Rinaldi ha approfondito la figuradel “discepolo amato”, proponendo la lettu-ra del Vangelo di Giovanni 13, 25 in cui è rac-contato del discepolo Giovanni che si chinasul cuore di Gesù quando il Maestro comu-nica ai suoi discepoli che verrà tradito dauno di loro.

Francesco Del Pizzo, vice presidente dio-cesano Settore adulti, ha dato il via con unabreve introduzione ai temi “affettività e ses-

sualità”, sottolineando quanto questi dueargomenti debbano essere centrali per l’im-pegno educativo e quanto sia fuorviante latendenza allo sbilanciamento verso il secon-do di questi, la sessualità; «il grosso erroreche si rischia di commettere è dunque quellodi sottovalutare l’affettività, trattando il temadelle relazioni solo dal punto di vista della sfe-ra corporale che pure conserva la sua centra-lità se in connessione con quello dell’affetti-vità». I lavori sono poi proseguiti per quasidue ore con i laboratori: gli educatoridell’Acr sono stati guidati da MariangelaBeato, psicologa e psicoterapeuta; gli edu-catori dei giovanissimi da Anna LuciaGiustiniani, psicologa e psicoterapeuta; glianimatori dei giovani e degli adulti da

Antonio Gentile, docente presso laPontificia Facoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale. I laboratori sono stati il luogoin cui gli educatori hanno avuto l’occasionedi approfondire e lavorare con gli esperti in-tervenuti attraverso percorsi di conoscenzae di condivisione strutturati sulla base di at-tività, domande ed esperienze formative chehanno fatto zoom su affettività e sessualità.«Né affettività né sessualità ma relazione. È ilsenso ed il valore della relazione che rispondea quanto tu sei importante per me, a partireda un’altra domanda di fondo, qual è il valoreche io do al mio corpo? Bisogna essere chiarinella comunicazione e soprattutto arrivarenella comunicazione prima che altri arrivinoe diano messaggi non in sintonia con normee valori che in una comunità complessa comela nostra non sempre sono facilmente identi-ficabili […] Il primo punto è quindi relazione,il secondo è quello del corpo e della conoscen-za del corpo, il terzo è il senso, il senso delle no-stre relazioni».

Questi alcuni dei punti focalizzati nelleconclusioni da Del Pizzo a margine dellecondivisioni e delle testimonianze espresseda ciascun esperto concernenti i lavori svol-ti nei laboratori di settore su questi due ma-cro temi e sull’educare all’affettività che, co-me descritto dallo stesso sottotitolo del la-boratorio, costituisce un “percorso per tuttala vita”.

Marco Vetturino

Vita EcclesialeNuova Stagione 22 aprile 2018 • 5

La nuova campagna di comunicazione «Chiedilo a loro» per promuovere i progetti ecclesiali realizzati grazie a fondi dell’8xmille

Storie di solidarietà dall’Italia alla Terra Santa

di Doriano Vincenzo De Luca

Sono i nove interventi realizzati grazie aifondi dell’8xmille (tra cui Amatrice, Senegale Terra Santa) che sono stati scelti, tra le mi-gliaia sostenuti in questi anni dallaConferenza Episcopale Italiana, per la nuo-va campagna di comunicazione “Chiedilo aloro”, partita lo scorso 15 aprile. «In tuttaItalia sacerdoti e progetti ecclesiali restitui-scono ai giovani spazi, fiducia e formazione,dai doposcuola di qualità all’avviamentoprofessionale. Aiutano concretamente le fa-miglie, gli anziani e soccorrono i più fragilicon migliaia di progetti diocesani», spiegaMatteo Calabresi, responsabile del Serviziopromozione Cei per il sostegno economicoalla Chiesa, che precisa: «Siamo impegnatia rendicontare l’utilizzo dei fondi che ognianno i contribuenti italiani destinano libe-ramente alla Chiesa cattolica».

La campagna, per la regia di StefanoPalombi, con la fotografia di FrancescoZizola e il tema musicale tratto da “The Timeof Times” di Badly Drown Boy, sarà disponi-bile anche quest’anno su tv e web (con glispot da 30 e da 15 secondi), radio, stampa eaffissione. I video resteranno on line sul sitowww.8xmille.it, dove è consultabile anchela rendicontazione attuale e storica, oltre al-la geo-localizzazione per diocesi, regione ecomune della destinazione dei fondi inItalia e nel Terzo mondo.

Tanti i progetti sostenuti con l’8xmillenella nostra Diocesi. Ricordiamo tra gli altri

Marche), con spazi multiuso, mensa e postiletto per gli sfollati in attesa d’assegnazionedelle casette, area giochi per i bambini.

Oltre i confini dell’Italia ricordiamoKaolack, 190 chilometri a sud-est della capi-tale del Senegal, dove l’istruzione è ancorauna sfida. Ha ricevuto fondi 8xmille per105mila euro la scuola materna ed elemen-tare delle Figlie di Nostra Signora del SacroCuore: 500 scolari in una delle regioni piùpopolate del Paese. Una risorsa per ilSenegal, dove le materne sono rare e la scuo-la primaria è frequentata solo da tre bambi-ni su quattro. E, infine, ricordiamo il proget-to per gli anziani della Terra Santa, dove nonesiste welfare, né sistema pensionistico, néassistenza medica pubblica. L’unica operache li sostiene è quella dei frati francescanidi Betlemme. «Sono i più vulnerabili, biso-gnosi di cure e medicine, ma del tutto a ca-rico delle famiglie, molte delle quali in gi-nocchio per la disoccupazione. Di fronte ainumerosi casi di abbandono siamo interve-nuti», racconta Vincenzo Bellomo dellaSocietà Antoniana.

Quanto ai bambini di Betlemme, per lo-ro è stato ricostruito il parco giochi del cen-tro parrocchiale, collegato a borse di studio,corsi di informatica, doposcuola, integra-zione dei minori con difficoltà di apprendi-mento, prevenzione della violenza domesti-ca, così come con gli interventi per il raffor-zamento delle donne.

“Hypatia”, realizzato a Napoli, Portici edErcolano, il cui progetto ha come destinata-ri le donne e minori che vivono situazioni didisparità e violenza per i quali intende po-tenziare le misure di messa in protezione,presa in carico sociale, sanitaria, legale, psi-cologica, percorsi di inserimento lavorativoe psicoterapia; la Casa famiglia “Card. SistoRiario Sforza”, una dimora per i malati diaids, la prima di questo tipo in Campania,che può accogliere fino a dieci persone;“Arte, amore e fantasia”, il cui scopo è inter-venire con l’allestimento di tre laboratori,anche a scopo terapeutico sulla sfera perso-nale ed emotiva, familiare e socio ambienta-le, attraverso un processo di risanamento ereintegrazione, su persone la cui vita è stata

segnata da situazioni di disagio; senza di-menticare i numerosi interventi per il conso-lidamento ed il restauro di numerose chieseparrocchiali.

Tra i progetti realizzati nelle altre regionid’Italia ci piace ricordare quello di Amatrice,simbolo del vasto cratere colpito dal sisma2016 in Centro Italia, dove la Caritas si è fat-ta motore e sintesi della solidarietà (oltre 26milioni di euro raccolti), con gemellaggi ol-tre l’emergenza. L’8xmille ha assicurato unmilione di euro. Aprire uffici Caritas distac-cati ad Amatrice è servito a intervenire su ne-cessità verificate, anche nelle piccole frazio-ni. Dalla prima accoglienza per coppie configli e anziani ai Centri di Comunità poliva-lenti in tutte le diocesi (Rieti e sei nelle

Attualità Ecclesiale Nuova Stagione6 • 22 aprile 2018

Usmi – Cism – CiisOrdo Virginum

Meeting regionaledella VitaConsacrataSabato 19 maggioal SantuarioMadonna dell’Arco

Si svolgerà a Sant’Anastasia,

presso il Santuario Madonna

dell’Arco, il terzo meeting

regionale della Vita

Consacrata.

Accoglienza a partire dalle

ore 9. A seguire, alle ore 9.30,

i saluti di S. E. Mons.

Francesco Marino, Vescovo

di Nola; suor Maria

Antonietta Barbato,

Presidente Usmi Regionale;

padre Francesco La Vecchia,

Presidente Cism Regionale.

Alle ore 10, momento di

preghiera: “Gioia e fedeltà nel

servire la Chiesa e il mondo”.

Alle ore 10.15, conferenza di

Fratel Enzo Bianchi,

fondatore della Comunità

monastica di Bose, sul tema:

“Discernimento personale e

comunitario per una vita

religiosa gioiosa”.

Ore 13, pranzo a sacco.

Alle ore 14.30, testimonianza

di padre Antonio Coluccia

sdv sul tema: “Il Vangelo del

coraggio”.

Seguirà un dialogo-confronto

con il testimone.

Alle ore 16, Celebrazione

Eucaristica in Santuario

presieduta dal rev.mo Dom

Michele Petruzzelli osb, Abate

Ordinario Badia Cava dei

Tirreni e Delegato della

Conferenza Episcopale

Campana per la Vita

Consacrata.

La quota di partecipazione è

di euro 5. Per ulteriori

informazioni e prenotazioni:

Usmi: suor Carmelina

Sauchelli, 333.345.29.31 –

081.578.15.12.

Cism: padre Damiano La

Rosa, 342.776.96.74.

Ciis: Rosaria Castellano,

349.765.24.86.

Ordo Virginum: Aurora

Tartaglione, 327.296.96.20.

La cultura della caritàLa cultura della carità è la cultura dell’incontro e della vita,

che si contrappone alla cultura della paura, dello scarto e del-la divisione. Essa è l’incarnazione della parabola delSamaritano. L’antica storia del Samaritano, come disse PapaPaolo VI alla conclusione del Concilio Vaticano II, ha costitui-to il paradigma della spiritualità del Concilio.

La Chiesa è chiamata a promuovere una cultura che si pre-figge l’inclusione sociale dei poveri perché essi hanno un po-sto privilegiato nel popolo di Dio. E proprio perché non amia-mo a parole ma con i fatti il Papa ha istituito la GiornataMondiale del Povero che si celebra il 19 novembre.

Di fronte ai poveri la Chiesa italiana prende a nodello SanFrancesco. Quando incontra il cavaliere nobile ma povero sitoglie il mantello per darlo a chi è nel bisogno. Perché i poveri,anche se non fanno notizia, ci lasciano intravedere il volto diCristo. «Non avrei mai pensato – diceva don Mazzolari – che

in terra cristiana, con il Vangelo che incomincia con “beati i po-veri”, il parlar bene dei poveri infastidisse tanta gente, che pureè gente di cuore e di elemosina». Parole che sono attualissimeperché la povertà, ancora oggi, è uno scandalo da nasconderee da occultare.

Andare verso i poveri, invece, è inequivocabilmente unaquestione che investe la fede e che si riflette nel modo di viverela Chiesa. La cultura della carità è anche sinonimo della cul-tura di una vita, che va difesa sempre, sia che si tratti di salvarel’esistenza di un bambino nel grembo materno o di un malatograve, sia che si tratti di un uomo o di una donna venduti daun trafficante di carne umana.

Noi abbiamo il compito, non certo per motivi sociologici omorali, di andare verso i poveri per una missione dichiarata-mente evangelica.

Virgilio Frascino

Udienza Generale di Papa Francesco

«Siamo cristiani se Gesù vive in noi»

di Antonio Colasanto

Icinquanta giorni del tempo liturgicopasquale – ha detto Papa Francesco inapertura della catechesi del mercoledì -

sono propizi per riflettere sulla vita cristia-na che, per sua natura, è la vita che provie-ne da Cristo stesso. Siamo, infatti, cristianinella misura in cui lasciamo vivere GesùCristo in noi. La Pasqua di Cristo - ha ri-cordato ancora il Papa - con la sua caricadi novità, ci raggiunge attraverso ilBattesimo per trasformarci a sua immagi-ne: i battezzati sono di Gesù Cristo, è Lui ilSignore della loro esistenza. Il Battesimo èil «fondamento di tutta la vita cristiana»(Catechismo della Chiesa Cattolica, 1213).

Il verbo greco “battezzare” significa“immergere” (cfr CCC, 1214). In virtù delloSpirito Santo, il Battesimo ci immerge nel-la morte e risurrezione del Signore, affo-gando nel fonte battesimale l’uomo vec-chio, dominato dal peccato che divide daDio, e facendo nascere l’uomo nuovo, ri-creato in Gesù.

Il Battesimo, cioè, è una rinascita haspiegato il Papa . Coloro di voi che non si ri-cordano la data del battesimo, domandinoalla mamma, agli zii, ai nipoti, domandino:“Tu sai qual è la data del battesimo?”, e nondimenticarla mai. Avete capito bene il com-pito a casa? Tutti dobbiamo sapere la datadel nostro battesimo. E’ un altro complean-no: il compleanno della rinascita.Ricordiamo le ultime parole del Risortoagli Apostoli; sono un mandato preciso:«Andate e fate discepoli tutti i popoli, bat-tezzandoli nel nome del Padre e del Figlio edello Spirito Santo» (Mt 28,19). Attraversoil lavacro battesimale, chi crede in Cristoviene immerso nella vita stessa dellaTrinità.

Non è infatti un’acqua qualsiasi quelladel Battesimo, ma l’acqua su cui è invocatolo Spirito che «dà la vita» (Credo).Pensiamo a ciò che Gesù disse a Nicodemo

per spiegargli la nascita alla vita divina: «Seuno non nasce da acqua e Spirito, non puòentrare nel regno di Dio. Quello che è natodalla carne è carne, e quello che è nato dalloSpirito è spirito» (Gv 3,5-6). Il Battesimo èperciò segno efficace di rinascita, per cam-minare in novità di vita. Lo ricorda sanPaolo ai cristiani di Roma: «Non sapete chequanti siamo stati battezzati in CristoGesù, siamo stati battezzati nella sua mor-te? Per mezzo del battesimo dunque siamostati sepolti insieme a lui nella morte affin-ché, come Cristo fu risuscitato dai mortiper mezzo della gloria del Padre, così anchenoi possiamo camminare in una vita nuo-va» (Rm 6,3-4).

Immergendoci in Cristo, il Battesimo cirende anche membra del suo Corpo, che èla Chiesa, e partecipi della sua missione nel

mondo (cfr CCC, 1213). Noi battezzati nonsiamo isolati: siamo membra del Corpo diCristo. Una stessa vita, quella dello SpiritoSanto, scorre dal Cristo ai battezzati, unen-doli in un solo Corpo (cfr 1 Cor 12,13), cri-smato dalla santa unzione e alimentato allamensa eucaristica.

Non dimenticate di battezzare i bambi-ni! Nessuno merita il Battesimo, che è sem-pre dono gratuito per tutti, adulti e neonati.Le promesse battesimali che ogni anno rin-noviamo nella Veglia Pasquale devono esse-re ravvivate ogni giorno affinché ilBattesimo “cristifichi”: non dobbiamo ave-re paura di questa parola; il Battesimo ci“cristifica”, chi ha ricevuto il Battesimo e va“cristificato”, assomiglia a Cristo, si trasfor-ma in Cristo e lo rende davvero un altroCristo.

Beata Alda da SienaVedova – 26 aprile

Nacque il 28 febbraio 1245 dal nobile Pietro Francesco Ponzi e daAgnese Bulgarini, alla quale Dio aveva mostrato in sogno di aver sceltola nascitura per sé; dopo essere stata educata e istruita con ogni cura, fudata in sposa al concittadino Bindo Bellanti, dal quale, però, non ebbefigli. Dopo la morte prematura del marito, Alda vestì l’abito delTerz’Ordine degli Umiliati e si diede, ancor più di prima, a far vita peni-tente nella solitudine di una sua piccola proprietà, dove operò miracolied ebbe estasi e visioni.

Passò gli ultimi anni in ospedale dedicandosi tutta al servizio dei po-veri, degli infermi e dei pellegrini. Morì il 26 aprile del 1309 e fu sepoltanella chiesa di San Tommaso a Siena, appartenente agli Umiliati. Le sueossa nel 1489 furono poste in una parete a lato di un altare, da dove nel1583 furono trasferite. Il suo culto, oltre che a Siena e in altre città, ebbemolta diffusione nell’Ordine degli Umiliati.

San Pietro ArmengolMercedario – 27 aprile

Nacque nel 1238 a Tarragona, in Spagna, figlio di Arnaldo Armengol,discendente della nobile famiglia spagnola dei conti di Urgel. Da giova-ne non fu un santo, tutt’altro, con la superbia e l’irrequietezza del suocarattere, menò una vita di vizio e di incontrollata avventura; attirò sudi sé l’odio dei concittadini di ogni ceto, perché costretti a subire la suaprepotenza e le sue ingiurie. Arrivò a mettersi a capo di un gruppo dibanditi, dopo aver lasciato casa e famiglia, fuggì sui monti, seminandoil terrore nei paesi e il pericolo sulle strade; fu un criminale della peg-giore specie unitamente agli altri banditi suoi complici.

Ma la Grazia di Dio era prossima a manifestarsi, nel 1258 il re diSpagna Giacomo I, incaricò proprio Arnaldo Armengol di debellare ilbanditismo, che rendeva insicure le strade e faceva morire il commercioe le comunicazioni. Arnaldo venne a trovarsi di fronte alla banda capeg-giata dal figlio Pietro, che dopo questo incontro drammatico, venne col-pito dalla grazia e si pentì della vita che aveva condotto fino ad allora.Si recò da Guglielmo di Bas, successore del fondatore dei Mercedari, siconfessò e chiese consiglio; Guglielmo si convinse della sua sincerità elo ammise nel noviziato dell’Ordine della Mercede nel 1258. Sin dal pri-mo giorno della sua entrata, cambiò totalmente vita, dimostrando cosìla sincerità della conversione; la crudeltà si trasformò in fervida caritàe i vizi in continua preghiera e dura penitenza.

Gli vennero presto assegnati diversi incarichi, missioni e viaggi tra imusulmani, allo scopo di riscattare schiavi e prigionieri, secondo il pri-mario compito per cui era sorto l’Ordine della Mercede; operò prima neiregni di Granada e di Murcia governati dai musulmani e poi direttamen-te ad Algeri, con una missione più difficile e impegnativa. PapaInnocenzo XI, il 28 marzo 1686 approvò il suo culto e la festa fu fissataal 27 aprile, data della sua morte.

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 22 aprile 2018 • 7

Amati alla folliaDi fronte a una paginaevangelica come quella del BuonPastore (Gv 10, 11-18), sidovrebbe far tacere ogni cosa perfar riecheggiare il cuore e ilsenso stesso del Vangelo:«Conosco le mie pecore», dice ilbuon Pastore, «e do la mia vitaper loro».È significativo il modo con ilquale il Maestro di Nazaret sipresenta: colui che dà la vita.Alla nostra fede, e quindi alnostro annuncio, non dovrebbeservire altro, non dovremmocercare altro.Mentre Gesù e i suoi evangelistie apostoli hanno annunciato efatto conoscere alle genti, inmodo asciutto, solo ciò checonta, noi continuiamo ariempire la nostra fede in lui diorpelli e fronzoli, di clausole ecorollari.Con coraggio, alle nostre genti,ai nostri giovani, ai malati, aibambini, agli anziani...dovremmo preoccuparci di farsapere loro che sono degli amatialla follia, sono persone preziosee conosciute da Dio, sono perlepreziose per cui Dio darebbetutto, sono figli e figlie per la cuisalvezza Dio dà tutto se stesso.No, non ci sono “ma” chetengano.Dio non dà la sua vita solo perun giusto, per un perfetto, peruno che rispetta i DieciComandamenti. Dio dà la suavita, perché chi è morto viva;perché chi ha fatto del malepossa avere una secondaopportunità, riconciliato con ilmondo e con se stesso; perchéchi non ha più speranza possatrovare in lui un senso nuovo.Questo è il Dio che Gesù harivelato.Questo è il Dio di cui possiamosperimentare l’amore.Questo è il Dio che vuole ognisuo figlio e figlia felice, pieno,amato, libero.Questo è il Dio che, amando,chiama instancabilmente.

La preghieraGesù risorto, chiamaci a te,attiraci al tuo amore,al tuo perdono,alla tua salvezza.

Ci conosci uno per uno,e nulla di noi ti è nascosto.Ci conosci e ci aminella pienezza di un amoregratuito, liberante, totale.Prendici per manoe insegnaci a fidarci di te,a credere nel tuodisarmante amore,ad affidarci al tuo perdonosenza condizioni.

Noi ti lodiamo,Signore della vita e dell’amore.Amen.

Preghiere dei fedeli per i bam-bini, scritte ispirandosi alVangelo ogni domenica, verran-no messe a disposizione sul mioblog www.cantalavita.com.Potranno essere usate anche co-me preghiera di intercessionedurante l’incontro di catechesisettimanale.

Mariangela Tassielli

22 aprile. Quarta Domenica di Pasqua

«Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge»

At 4, 8-12; Sal 117; 1 Gv 3, 1-2; Gv 10, 11-18

SANTI, BEATI E TESTIMONIRECENSIONI

Il Papa dell’allegriaCon il potere della gioia, con umiltà e semplicità, con il sorri-

so e la tenerezza ma anche con fermezza, papa Francesco è di-ventato un riferimento per milioni di persone. Il libro tratteggiain vividi, scorrevoli capitoli gli aspetti essenziali della persona-lità e del pontificato di Francesco.

Cinque le originali prospettive di visuale che scandiscono lanarrazione dell’autore: profilo, persone, progetti, problemi e se-greti. Se nella lunga e feconda storia della Chiesa cattolica c’è sta-to un pontefice capace di infrangere ogni regola, di caratterizza-re il suo tempo e di diventare oggetto di un’attenzione mai vistada parte di storici, filosofi, politici, giornalisti e del pubblico ingenerale, questo è papa Francesco.

I suoi gesti e le sue parole fanno notizia su quotidiani e tele-visioni di tutti i continenti, e i suoi messaggi sono ascoltati dapersone di culture e religioni diverse. Francesco è un papa rifor-matore, capace di riconciliare paesi in guerra tra loro, ravvivareil sentimento di solidarietà per i rifugiati, suscitare una rispostaglobale adeguata al gravissimo problema del cambiamento cli-matico e convincere i leader religiosi musulmani ad esautorareil fanatismo islamico.

L’autore di questo libro ci offre un ritratto unico e particolaredi Francesco che ci stupirà.Juan Vicente BooIl Papa dell’allegriaEdizioni Elledici – 2018 Pagine 280 – euro 13,90

Educare i figli nell’era digitale

Questo libro dedicato a genitori ed educatori vuole avvicinarela tecnologia dal punto di vista pedagogico. Si tratta di un feno-meno che ormai è parte costituente della vita dei nostri figli chehanno un approccio verso la tecnologia molto diverso da quellodegli adulti, non nativi digitali.

Come possono i genitori di oggi comprendere a fondo il nuo-vo mondo?

Come possono avvicinarsi in modo costruttivo e non solo re-golativo e restrittivo?

L’analisi attraversa tutte le fasce di crescita dei bambini e ra-gazzi e offre spunti concreti di azione.Luigi Ballerini Né dinosauri né ingenui. Educare i figli nell’era digitaleEdizioni San Paolo – 2018 Pagine 176 – euro 15,00

L’immagine del “buon pastore” offre unachiave interpretativa ulteriore per leggere laPasqua di Gesù: perché la croce? perchéla tomba vuota? perché le ferite che vanno acercare gli uomini nelle loro fragilità e paure?Il “perché” è racchiuso in questa “identità” diGesù, pastore la cui bontà si manifesta nel da-re la vita. È questa rivelazione d’amore – cheè, al tempo stesso, rivelazione nell’amore – arendere Gesù un pastore da poter seguire: diLui, infatti, ci si può fidare perché, a differen-za di chi è mercenario, egli non vuole salvarese stesso, fuggendo dinanzi ai “lupi”!

La passione, in effetti, mostra un Gesù chenon solo non è fuggito, ma che, addirittura,nel Getsemani ha chiesto esplicitamente aquelli che erano venuti a catturarlo di pren-dere lui e di lasciar andare i suoi (cfr. Gv 18,8): anche se proprio i suoi lo hanno abbando-nato e si son lasciati disperdere, Gesù ha con-tinuato ad amarli e a dare per loro la vita. CosìEgli si presenta come colui che a “caro prez-zo” conduce chi gli appartiene a quell’unicameta che è l’“ovile” di questo pastore, ossial’intimità con il Padre, quella che Egli viveeternamente: di quell’intimità e della cono-scenza che ne deriva il pastore-Gesù non è ge-loso…. ritiene che essa costituisca non un te-

soro da custodire con gelosia (cfr. Fil 2, 6), mauna “dimora” da aprire a tutti e senza limita-zioni di alcun tipo («ho altre pecore che nonprovengono da questo recinto: anche quelle iodevo guidare»).

La conoscenza che il pastore ha delle suepecore non è né superficiale né utilitaristica:è una conoscenza personale, penetrativa,amorosa, tanto da essere modellata sulla co-noscenza che Gesù ha del Padre! Gesù riversasui suoi quella stessa logica di amore, scevradi possesso soffocante, che egli vive, nell’eter-no, con il Padre. Anche se più volte Egli parladi “mie pecore”, non ci si trova di fronte a unarelazione di possesso, ma di appartenenza…relazione che culmina nel deporre la vita perle pecore! In tal modo, egli apre dinanzi aisuoi unapossibilità altra, che è quella della li-bertà più grande e totale… quella di una vitache abbia sempre il sapore del libero dono…una vita capace di trasformare in un atto libe-ro d’amore tutto, dalle piccole morti quoti-diane alla morte finale.

Il pastore buono è tale perché fa della suavita un dono e questo non in modo ideale o in-tenzionale, ma in modo concreto, giorno do-po giorno, fino alla croce. La garanzia dell’au-tenticità del pastore buono è tutta lì: nel dare

la vita, per compiere la volontà del Padre! Lacroce diviene allora il modo concreto – e perquesto storico e contingente –, nel quale siconcretizza il disegno d’amore del Padre cheinvia il Figlio a dare se stesso perché gli uomi-ni possano ricevere da lui «grazia su grazia»(Gv 1, 16). È solo così che le sue pecore lo ri-conoscono e imparano a fidarsi di Lui. Essereuomini pasquali significa allora aver fatto l’e-sperienza di ricevere la propria vita dal donoche Gesù, il pastore buono, ha fatto della pro-pria… significa saper ascoltare la voce di que-sto pastore nella disponibilità a seguirlo sullavia del dono. È così che il riconoscimento sitraduce in riconoscenza ed è così che, seguen-do le orme di Colui che ha pregato perché«tutti siano una sola cosa» (Gv 17, 21), si puòrimanere sulla via dell’unità: «Ascolteranno lamia voce e diventeranno un solo gregge, un so-lo pastore».

L’unità è possibile solo nell’ottica del do-no: per essere uno con i fratelli, infatti, occor-re essere disposti a donare, a deporre, tuttociò che proclama il proprio “io” a discapitodell’altro… occorre, come Gesù, pagare un“caro prezzo”.

Gianpiero TavolaroMonaco di Ruviano

Speciale Nuova Stagione8 • 22 aprile 2018

Arcidiocesi di Napoli - Settore La

«La famiglia che cammina con Scheda 3: La Famigl

Testo per gli animatoriCelebrare la Pasqua significa

ritornare al principio, alla sorgente dellavita: non si tratta di tornare indietro oal passato, ma di andare in profondità edi ritrovare la freschezza di un inizio.Non stiamo parlando di un’idea o di uninsieme di valori, ma di un dono, diun’esperienza viva, di un incontrodecisivo.

È quella possibilità – che non puòesser ridotta a suggestione – di procla-mare che “Cristo è risorto” e di rispon-dere personalmente e come comunità:“È veramente risorto”.

L’annuncio della Risurrezione è luceper cogliere il senso decisamente uma-no di ogni conquista e di ogni sconfitta,è alimento di una responsabilità cheabbraccia ogni uomo e tutto l’uomo, èlibertà che diventa impegno quotidianodi liberazione da ogni male, da ogniingiustizia ed egoismo.

Per un cristiano non c’è Pasqua senon c’è rinnovamento e il principio diquesta novità è il dono di Dio, della suavita e della sua amicizia. Nel Risorto

troviamo la possibilità di aprirci aglialtri facendoci dono come Lui.

Introduzione (ascolto della canzone “Rimani con noi” – RDS)

Noi ti abbiamo incontrato mentre il giorno si spegneva,ti sei fatto pellegrino insieme a noi,hai effuso una luce sull’incredulitàche copriva i nostri occhi e il nostro cuore.Con la tua Parola hai svelato a noi il misterodell’eterno amore fatto uomo in Te,una nuova speranza hai messo dentro il cuor,una fiamma che mai più si spegnerà.Alla mensa con noi prendi il pane tra le mani,ti riveli agli occhi dell’umanità,dietro il velo dei segni riconosciamo Te,

il Signore della vita, il Salvatore.Noi ti abbiamo incontrato, questa vita hai trasformato,il tuo amore è rifiorito dentro noi.Con la gioia nel cuore annunzieremo che la salvezza noi abbiamo solo in te.Rimani con noi, Signore Gesù,il giorno già volge al tramonto.rimani con noi, Signore Gesù,la sera è vicina, rimani con noi.

In ascolto della Parola: dal vangelo secondo Luca (Lc 24, 13-35)

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro era-no in cammino per un villaggio distante circa settemiglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e con-versavano di tutto quello che era accaduto. Mentrediscorrevano e discutevano insieme, Gesù in per-sona si accostò e camminava con loro. Ma i loroocchi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disseloro: «Che sono questi discorsi che state facendofra voi durante il cammino?». Si fermarono, colvolto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse:«Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da nonsapere ciò che vi è accaduto in questigiorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero:«Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fuprofeta potente in opere e in parole, davanti a Dioe a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i no-stri capi lo hanno consegnato per farlo condanna-re a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamoche fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sonpassati tre giorni da quando queste cose sono ac-cadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hannosconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e nonavendo trovato il suo corpo, son venute a dirci diaver avuto anche una visione di angeli, i quali af-fermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono an-dati al sepolcro e hanno trovato come avevano det-to le donne, ma lui non l’hanno visto». Ed egli dis-se loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere allaparola dei profeti! Non bisognava che il Cristosopportasse queste sofferenze per entrare nella suagloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i pro-feti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferi-va a lui. Quando furon vicini al villaggio dove era-no diretti, egli fece come se dovesse andare più lon-tano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perchési fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entròper rimanere con loro. Quando fu a tavola con lo-ro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lodiede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo ri-conobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.Ed essi sidissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nelpetto mentre conversava con noi lungo il cammi-

no, quando ci spiegava le Scritture?». E partironosenz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dovetrovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano conloro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risortoed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò cheera accaduto lungo la via e come l’avevano ricono-sciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore.Lode a te o Cristo.

È un racconto sempre molto bello e com -movente, da cui è difficile non lasciarsi coinvol-gere. Gesù si accosta ai due discepoli che stannodiscutendo tra loro: si fa vicino e senza nulla dire,esprime la sua prossimità mettendosi a cammi-nare al loro fianco. È bello questo aspetto: a sor-presa proprio Gesù si accosta e fa un tratto distrada, accettando di non essere neanche ricono-sciuto! È una presenza discreta la sua, ma nonmuta: esprime interessamento, premura e curio-sità verso i suoi interlocutori: «Che sono questidiscorsi che state facendo fra voi durante il cam-mino?»Con una domanda semplice e diretta per-mette all’altro di esplicitare quanto sente dentro,anche se è sgradevole da dire o, più ancora, daascoltare. E così i due possono mettere in parolela loro delusione, lo sconforto, il dispiacere. Altermine della giornata i due discepoli sonopreoccupati di questo viandante che è da solo elo invitano a restare: «Resta con noi perché si fasera».

A questo punto la “rivelazione” più completa,la vera sorpresa custodita e ormai pienamenterealizzata: i discepoli lo riconoscono allo spezza-re del pane. Ma resta pur sempre il mistero: unavolta riconosciuto, Gesù sparisce dalla loro vista.Perché se ne è andato? Poteva restare, perchénon lo fa? Gesù continua a donarsi e a rendersipresente nell’Eucaristia, ma c’è anche un’altrainterpretazione possibile e intrigante: Gesù edu-ca i discepoli a cercarlo ancora; Lui si mostra, mapoi bisogna continuare a cercarlo. Non cono-sciamo la risposta fino in fondo, ma sappiamoche viene la domanda e lascia in sospeso la rispo-sta, perché dipende anche da noi!

La luce del Risorto illumina la vita familiare

Possiamo rileggere il brano pensando alla no-stra famiglia e alle sue relazioni, a quello cheGesù vuole fare e fa con noi e per noi e a quelloche possiamo fare per accogliere Lui e ac -coglierci sempre nuovamente in Lui.

L’immagine di Gesù che cammina accanto ai

Quest’anno la lettera pastorale “Accogliere i pellegrini” ci invita a rileg-gere la nostra vita cristiana alla luce della quarta opera di misericordia cor-porale. Nella nostra terra l’ospitalità è un gesto che appartiene alla tradizio-ne delle nostre case e delle nostre famiglie: esse «ci hanno insegnato a rico-noscere il valore di ogni componente della comunità domestica, creando in talmodo un ambiente il più possibile ispirato al rispetto e all’accettazione dell’al-tro. Da quest’antica tradizione ci viene un invito a fare della nostra casa unospazio di comunione, di condivisione, di compassione verso chi è senza tetto,povero o straniero» (Cardinale Sepe, Lettera pastorale “Accogliere i pellegri-ni”).

Raccogliendo l’invito del suo Pastore, l’Ufficio “Famiglia e Vita” ha giàpresentato quest’anno due schede per la catechesi delle famiglie nel tempodi Avvento e di Quaresima: per questo periodo di Pasqua una terza ed ultimascheda. La scheda propone un riferimento introduttivo ad una canzone o aun video, facilmente reperibili da internet utilizzando il link a youtube for-nito nella scheda; un testo biblico; un ampio commento al testo; una rifles-sione sul tema proposto; alcune domande per il confronto di gruppo; unapreghiera conclusiva da recitare in gruppo.

Gli animatori potranno gestire i contenuti della scheda secondo la tipo-logia del gruppo e le sue esigenze; potrebbero decidere di dare maggior spa-zio al testo evangelico per una catechesi biblica, completando l’incontro conle domande e la preghiera; oppure potrebbero valorizzare maggiormente lacatechesi mediante il confronto. In particolare la scheda propone alla nostra

SpecialeNuova Stagione 22 aprile 2018 • 9

aicato - Ufficio “Famiglia e Vita”

il Risorto si apre al dono di sé» lia luogo di incontro

Preghiera conclusivaRimani con noi, Signore

Come i due discepoli del Vangelo, ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi!Tu, divino Viandante, esperto delle nostre strade e conoscitore del nostro cuore, non lasciarci prigionieri delle ombre della sera.Sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati, orienta i nostri passi sulla via del bene.Benedici i bambini, i giovani, gli anziani,

le famiglie, in particolare gli ammalati.Benedici i sacerdoti e le persone consacrate.Benedici tutta l’umanità.Nell’Eucarestia ti sei fatto “farmaco d’immortalità”: dacci il gusto di una vita piena, che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine.Rimani con noi, Signore! Rimani con noi! Amen.

Giovanni Paolo II

discepoli ricorda ai genitori come possono farsivicino a un figlio per capire le sue difficoltà equello che sta vivendo: si tratta di chiedere condiscrezione e di ascoltare senza giudicare, sem-plicemente accogliendo la condivisione del vis-suto, dei sentimenti, degli stati d’animo. Comegenitori possiamo imparare da Gesù la vicinanzanon invadente, la presenza che non schiaccia,ma che permette ai figli sempli cemente di “esse-re”, soprattutto se adolescenti e giovani.

Così è nel dialogo di coppia, tra gli sposi. È ne-cessario farsi vicino con attenzione e disponibi-lità: chiedere, permettere all’altro di tirare fuoriciò che ha dentro, le sue preoccupazioni, i suoisentimenti, permettendo al coniuge di “raccon-tarsi”. L’ “io” fa spazio al “tu” dell’altro accolto co-me dono e, insieme si costruisce il “noi” dellacoppia: «Ogni giorno, entrare nella vita dell’altro,anche quando fa parte della nostra vita, chiede ladelicatezza di un atteggiamento non invasivo, cherinnova la fiducia e il rispetto. E l’amore, quantopiù è intimo e profondo, tanto più esige il rispettodella libertà e la capacità di attendere che l’altroapra la porta del suo cuore» (Amoris Laetitia, 99).

In effetti nel percorso verso Emmaus Gesù cifa sperimentare il vero significato dell’accoglien-za, intesa in modo più ampio come vicinanza, at-tenzione e soprattutto come il lasciare spazioall’altro, svuotarsi di sé stesso, uscire da sé per fa-re entrare l’altro. È la logica del MisteroPasquale: Gesù dona totalmente sé stesso per lasalvezza dell’umanità. Nella famiglia i suoimembri devono vivere gli uni per gli altri, nel do-no reciproco, affinché ognuno trovi la sua “di-mensione salvifica”.

La luce del Risorto apre all’ospitalità

«Anche da risorto si è fatto ospite, accettandol’invito a cena dei due discepoli in cammino versoEmmaus» (Crescenzio Sepe, Lettera Pastorale“Accogliere i pellegrini”). Ci piace il senso piùprofondo di questa sosta! Non è solo accoglierein casa Gesù, ma è un fargli spazio nella propriavita, accogliere la sua presenza nella propriaesperienza, nei momenti più semplici come neglialtri più difficili. È accogliendo Lui che saremoin grado di essere ospitali verso gli altri, ricono-scendolo nei fratelli. Papa Francesco ci dice che«La famiglia è il primo luogo in cui si impara a col-locarsi di fronte all’altro, ad ascoltare, a condivi-dere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare, a con-vivere. Nel contesto familiare si insegna a recupe-rare la prossimità, il prendersi cura, il saluto. Lì sirompe il primo cerchio del mortale egoismo per ri-

conoscere che viviamo insieme ad altri, con altri,che sono degni della nostra attenzione, della no-stra gentilezza, del nostro affetto» (AmorisLaetitia, 276).

Allo stesso modo il Cardinale Sepe ci ricordache: «Nelle famiglie aperte all’accoglienza si affac-ciano volti, esperienze, storie che portano il respirodel mondo intero. Si aprono orizzonti immensi; sirelativizzano le meschinità quotidiane. A misuradella crescita dell’intimità concessa all’ospite, ma-tura e si impreziosisce anche il vissuto comunita-rio della famiglia. Spesso impariamo dagli ospitimolte più cose di quante siamo in grado d’insegna-re loro. Nel confronto con gli altri si sviluppa il li-vello di una sana criticità. Né per questo abbiamobisogno di attendere un forestiero, uno stranieroche viene da lontano. L’accoglienza si nutre di ogniautentica relazione, anche di quelle che, a primavista, possono apparire ordinarie, abituali, con-suete. Potrebbe trovarsi senza tetto e, quindi, pel-legrino, anche il marito separato della famiglia chevive alla porta accanto; chi ha perso il lavoro o sisente tradito negli affetti più cari; un ammalatoabbandonato nel suo letto di dolore; un giovanesolo e scoraggiato. Aprire la propria casa e il pro-prio cuore all’altro mette in gioco l’intera esisten-za; è un atto di coraggio e di fiducia smisurato e ciproietta già nell’abbagliante luce dell’ultimo gior-no, quando ascolteremo le parole di Gesù: “Eccosto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la miavoce e apre la porta, io verrò da lui, cenerò con luied egli con me” (Ap 3, 20)» (Crescenzio Sepe,Lettera Pastorale “Accogliere i pellegrini”).

Accogliamo Lui, accogliamoci in Lui e fare-mo la scoperta sempre meravigliosamente bellache è Lui che accoglie noi!

Domande per il confronto di gruppo

Cosa ti colpisce del racconto evangelico?Quali sono le possibili espressioni della vici-

nanza nella vita della nostra famiglia? Prova a rac-contare i momenti in cui sei stato vicino o in cuihai sentito l’altro vicino. Allo stesso modo, provaa raccontare anche i momenti in cui mi sono resoconto di aver preso le distanze.

Gesù consente ai due di raccontarsi e però siracconta Lui stesso. Quanto siete in grado di “rac-contarvi’ all’interno della coppia e della famiglia?Permettete all’altro di raccontarsi?

Provo a leggere questo racconto dal punto di vi-sta della mia e nostra famiglia: come il racconto diGesù ci aiuta ad interpretare la vita della nostra fa-miglia e dei suoi singoli membri?

riflessione il tema: “La famiglia che cammina con il Risorto si apre al donodi sé”. In questo tempo di “resurrezione”, ci invita a celebrare la Pasqua ri-tornando al principio, alla sorgente della vita, ritrovando la freschezza di uninizio della fede.

Si tratta di rivivere l’incontro decisivo con la persona viva del SignoreGesù: è quella possibilità di proclamare che “Cristo è risorto” e dirispondere personalmente e come comunità: “È veramente risorto”.L’annuncio della Risurrezione è luce per cogliere il senso decisamenteumano di ogni conquista e di ogni sconfitta, è alimento di unaresponsabilità che abbraccia ogni uomo e tutto l’uomo, è libertà chediventa impegno quotidiano di liberazione da ogni male, da ogni ingiustiziaed egoismo. Nel Risorto troviamo la possibilità di aprirci agli altrifacendoci dono come Lui.

Nel tempo di Pasqua, la luce del Risorto illumina la vita della famigliainfatti: «i coniugi danno forma con vari gesti quotidiani a questo spazioteologale in cui si può sperimentare la presenza mistica del Signore risorto»(Amoris Laetitia, 317). In sintesi. la scheda proposta ha lo scopo distimolare i gruppi e le famiglie a riflettere sulla “Resurrezione di Cristo”accogliendo il Suo messaggio e riscoprendo la Sua presenza viva che ciaccompagna nella nostra esistenza! La scheda proposta sarà inviata viamail a tutte le comunità e le parrocchie e potrà essere scaricata dal portaledella Diocesi: www.chiesadinapoli.it/settorelaicato.

Équipe Famiglia e Vita

Vita Diocesana Nuova Stagione10 • 22 aprile 2018

Istituto Piccole Ancelledi Cristo ReLectura patrum neapolitana

Trentottesima edizione dellaLectura Patrum Neapolitana, acura di Antonio Vincenzo Naz-zaro e suor Antonietta Tuccilloe organizzata presso l’AulaMagna della Casa del Volto San-to, in via Ponti Rossi 54, Napoli.

Sabato 21 aprile, alle ore 17,Roberto Palla, professore ordi-nario di Letteratura cristianaantica dell’Università di Mace-rata, leggerà: Gregorio Nazian-zeno, “Tra autobiografia e teolo-gia” (Carme II, 1, 68. Carme II,1, 30) a cura di Antonella Conte,Poeti cristiani, 9, Pisa, EdizioniEts, 2017.

È prevista l’attribuzione dicrediti per gli studenti dellaPontificia Facoltà Teologica del-l’Italia Meridionale e per i dot-torandi dell’Università di Napo-li “Federico II” che partecipe-ranno alle Lecturae.

Associazione Figli in Cielo

Le famiglie aderenti all’Asso-ciazione “Figli in Cielo” siincontrano ogni terzo sabatodel mese, a partire dalle ore 17,presso la Basilica del BuonConsiglio a Capodimonte. Leriflessioni e le preghiere sonoguidate da mons. Nicola Longo-bardo. Prossimo appuntamento21 aprile.

Centro MissionarioDiocesano

Seminario di studio e di for-mazione missionaria per cono-scere le grandi religioni nelmondo e per il dialogo interreli-gioso. Gli incontri, guidati dapadre Giuseppe Buono, docentedi Missiologia e di BioeticaInterreligiosa, si tengono pressola Basilica del Buon Consiglio aCapodimonte. Prossimo appun-tamento: martedì 24 aprile, alleore 17. Per ulteriori informazio-ni: [email protected] op -pure [email protected]

Frati DomenicaniConvento SanDomenico MaggioreSocietà InternazionaleTommaso D’Aquino

Seminario permanente distudio dei testi di San Tomma-so. Ultimo incontro: lunedì 7maggio, alle ore 16.30, pressol’aula San Tommaso, in vicoSan Domenico Maggiore 18,Napoli.

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese,

incontro mensile di preghieradei malati con San GiuseppeMoscati. Il prossimo appunta-mento è per mercoledì 16 mag-gio, a partire dalle ore 16. Alleore 17, celebrazione della SantaMessa. I padri sono disponibiliad accogliere i fedeli che deside-rano ricevere il sacramento del-la Penitenza.

APPUNTAMENTI

(Sir) «Guardare al futuro tenendo ipiedi per terra e leggendo la Parola di Dionell’oggi della storia, senza distogliere losguardo dalle fragilità e dalle ferite vissutee sofferte nelle nostre famiglie».

È l’invito del segretario generale dellaCei, mons. Nunzio Galantino, rivolto inapertura del XVIII convegno nazionaledella Confederazione dei consultori diispirazione cristiana che si è svolto aRoma presso l’Università Cattolica delSacro Cuore, il 14 aprile scorso.

Il presule, citando Amoris laetitia, hasottolineato come «la gioia dell’amorenella famiglia non elude né dimentica leferite, le crisi, le difficoltà e i cambiamentistrutturali, non solo sociali ed economici,che le famiglie concrete vivono e speri-mentano nell’oggi della storia».

L’augurio espresso da mons. Galantinoè che «il vostro cammino proceda in sin-tonia con quello di tutta la Chiesa chiama-ta a generare un processo di conversionedella comunità cristiana in chiave missio-naria».

Quindi, l’incoraggiamento a «immagi-narsi come coloro che sono il segno con-creto di una Chiesa che porta la freschez-za del Vangelo in luoghi che, talvolta, sonodivenuti aridi per ‘una desertificazionespirituale», ha aggiunto citando EvangeliiGaudium.

Un impegno possibile con la «testimo-nianza nella semplicità di una Chiesa ca-pace di ‘prendere l’iniziativa, coinvolger-si, accompagnare, fruttificare e festeggia-re». Facendo ancora riferimento all’esor-tazione apostolica di Papa Francesco, ilsegretario generale della Cei ha auspicato“un nuovo sguardo” e ha evidenziato cheè importante per «attivare processi segna-ti da un’accoglienza sincera, da un accom-pagnamento discreto, da una capacità didiscernimento intelligente e da una deli-cata e coraggiosa inclusione della fragi-lità». Compiti che «la Chiesa continua adaffidarvi e servizio che la vita delle fami-glie si attende».

Prende poi l’avvio dalla Parabola delBuon Samaritano l’intervento di donPaolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazio-nale per la pastorale familiare dellaConferenza episcopale italiana.

Don Gentili ricorda che «Gesù è cre-sciuto nella bottega del falegname diNazareth e ha appreso cosa significhi ilsudore della fronte di un papà e di unamamma che con sacrificio fanno crescerei propri figli».

E citando San Giovanni Paolo II «la fa-miglia è la prima interna scuola di lavoroper ogni uomo», il direttore dell’Ufficioper la pastorale familiare della Con -ferenza Episcopale Italiana sottolinea che«come diceva il Santo Padre ai fidanzatianche le relazioni, in particolare quelleconiugali e familiari, sono ‘un lavoro ditutti i giorni, un lavoro artigianale, un la-voro di oreficeria, perché il marito ha il

Da 40 anniaccanto alle famiglieA Roma il XVIII

convegno nazionale

della Confederazione

dei consultori

di ispirazione cristiana

compito di fare più donna la moglie e lamoglie ha il compito di fare più uomo ilmarito».

Tornando al riferimento evangelico ealla domanda del dottore della legge (“Chiè il mio prossimo?”), don Gentili spiegache questi «cerca una regola che gli risolval’inquietudine di chi vive l’amore; perchéchi davvero cerca l’amore non si sente maicompiuto, non si sente mai in regola».

Per questo, «chi vive nella ricerca del-l’amore e non si accontenta di rispettareesteriormente i precetti, ha uno sguardodi misericordia autentica per le situazionicosiddette irregolari, perché si sente mise-ricordiato anche lui».

«Quanti fidanzati e quante famiglie vi-vono depredate dai briganti di questotempo e attendono la cura amorevole dichi ha incontrato Gesù?», si chiede donGentili.

«La questione allora è farsi prossimoesprimendo la fraternità universale deiFigli di Dio – prosegue -: si è tanto più fi-gli quanto più si somiglia al Padre cele-ste. Soprattutto non bisogna aver pauradi lasciarsi inquietare dalla Parola diDio; occorre fare entrare questa lama adoppio taglio, questa lama benefica finoal cuore, senza difendersi di fronte alledomande che scaturiscono da questalampada».

In conclusione, raccomanda don PaoloGentili, «perché i nostri consultori diven-gano la locanda dell’amore ferito occorregettare ponti tra parrocchia e consultorio.Uno di questi ponti è il nuovo investimen-to formativo che stiamo facendo, metten-do tantissime forze in campo nel percorsodell’Alta Formazione per offrire ai fidan-zati, ai coniugi, alle famiglie ferite, vinonuovo in otri nuovi».

Primo Piano CittàNuova Stagione 22 aprile 2018 • 11

Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone,in visita all’Istituto comprensivo Pertini di Scampia, dialoga con gli alunni

«Tutti ce la possono fare. L’importante è studiare e impegnarsi»

di Elena Scarici

«Non credete a chi vi dice che non cela farete: lo fanno perché non vi voglio-no come concorrenti, io vi dico che se cicredete ce la potete fare, dovete studiaree ci vuole impegno, questo sì». RaffaeleCantone, presidente dell’Autorità nazio-nale anticorruzione, arriva a Scampia,lo scorso 16 aprile, per dialogare con iragazzi dell’Istituto comprensivoPertini, una scuola d’eccellenza, dove iragazzi, qui più che altrove, sono aiutatia crescere: due plessi, 750 alunni. La di-rigente, Tania Vece è emozionata, tieneun discorso di livello, annuncia che staper partire un progetto contro la disper-sione scolastica. «Con molti sforzi si cer-ca di condividere la partecipazione atti-va di cittadinanza e costituzione grazieanche al supporto dell’ufficio scolasticoregionale – spiega la dirigente – abbia-mo diversi progetti in campo fra cui unocon gli assessorati comunaliall’Istruzione e alle Politiche comunali,ma anche contro la dispersione scolasti-ca. Su questo lavoriamo non sul singolocaso ma per creare un prototipo. Lascuola su questo territorio è un’istitu-zione aperta, dialogante, sono convintache ci deve essere una condivisione nellescelte».

Un lavoro complesso, qui le scuolelavorano con grande impegno. Lo sot-tolinea anche Cantone: «a volte ri-schiando di essere meno considerate econ maggiore responsabilità». Le do-centi si sono preparate con cura, glialunni, in silenzio per oltre un’ora emezza, ascoltano con attenzione, ci so-

no anche dei genitori. Gli allievi di setteclassi delle medie hanno letto i libri delmagistrato.

«Scampia è oggetto di un’attenzionemediatica notevole che per lungo tem-po ne ha mostrato solo la faccia cattiva– dice Cantone –l’immagine cheviene fuori daGomorra ha crea-to un turismo ma-cabro, per para-dosso quell’imma-gine negativa hacomunque gettatouna luce su questoquartiere, questo èil momento perprovare a ripartiree cominciare an-che a mostrarne lafaccia buona».

Tra le “faccebuone” ci sonoproprio scuole eassociazioni che inquesto territoriosono tante. Poifioccano le do-mande: c’è chi glichiede se c’è spe-ranza nel futuro:«La speranza c’è –risponde il presidente - però passa at-traverso un’assunzione di responsabi-lità, la camorra vi abbaglia, vi fa vederei lustrini, mentre la scuola ha il difficilecompito di mostrarvi i risultati veri.

Fin quando sui nostri territori non ci sa-ranno condizioni decenti, gli imprendi-tori non investiranno, i giovani vedran-no il loro futuro lontano da qui, abbia-mo creato dei contesti nei quali le rego-le non si rispettano e la cultura non è un

valore aggiunto». I ragazzi di una

terza gli consegna-no un’agenda riccadi riflessioni.

« D o b b i a m opre tendere diritti -replica Cantone -ma nello stessotempo fare il no-stro dovere, spera-re che chi viene aNapoli a fare i tourturistici pensandodi trovare chissàcosa, possa inveceincontrare unacittà normale chevive nel rispettodelle regole. Moltodipende da noiadulti ma anchevoi potete contri-buire: gettate i ri-fiuti negli orarigiusti, mettete ilcasco, non pratica-

te atti di bullismo».La scuola Pertini a Scampia, come

altre su questo territorio, è un presidiodi legalità e impegno, una roccafortepreziosa per il territorio, ha due plessi,

due secondarie, due primarie e unascuola dell’infanzia.

Gli alunni sono incuriositi, il tempoè poco ma le domande sono tante, vo-gliono capire i meccanismi della corru-zione, perché talvolta è necessaria unaraccomandazione per trovare un lavoroo cosa si intende per malasanità. «Noisiamo piccoli – dice una di loro - e quin-di non siamo corrotti, la corruzione ècosa da adulti».

Una domanda carina viene daun’altra ragazzina: «Se il Papa nonavesse detto “La corruzione spuzza”,come avresti intitolato il tuo libro?»,«Non lo so, ma certo il Pontefice nonlo ha detto a caso, proprio qui: la cor-ruzione la fanno i potenti ma la paga-no gli ultimi.

Se qualcuno ruba sul prezzo dei far-maci o sugli appalti delle mense questocomporta meno soldi per i posti letto eper i reparti e quindi liste di attesa piùlunghe per coloro che non si possonopermettere visite private, la corruzionericade sempre sui più poveri che diven-tano sempre più poveri mentre i ricchidiventano sempre più ricchi.

La corruzione inoltre ricade anchesui giovani: in un Paese in cui c’è piùcorruzione è più alta la fuga dei cervel-li».

Un’alunna gli consegna un ritrattobellissimo, un’altra gli legge una poesiache tra l’altro dice: «A Scampia si guar-da sempre alle vele ma nessuno fa casoa noi che pure ci siamo e vediamo al dilà della cattiveria».

L’albero della legalità

Un momento del dibattito

La consegna della targa

Il ritratto realizzato per il magistrato Uno sguardo al taccuino

Città Nuova Stagione12 • 22 aprile 2018

Festa dellaMadonna del BuonConsiglio aCapodimonteMercoledì 25 aprile19.30 Santo Rosario20.00 Discesa dell’immagine,“bacio” alla Madonna e canto delle litanie21.00 Santa Messa22.00 Veglia Eucaristico-Mariana

Giovedì 26 aprile9.30 Santo Rosario10.00 Omaggio floreale dei bambini12.00 Santa Messa18.00 Santo Rosario18.30 Santa Messa19.30 Canto delle litanie e processione all’interno della Basilica20.00 Ascesa dell’immagine del-la Madonna all’altare maggiore

* * *

Arciconfraternita dei Pellegrini

I SantidellaCaritàNell’ambito delle celebrazioniper il 440° anniversariodell’AugustissimaArciconfraternita ed Ospedalidella Santissima Trinità deiPellegrini e Convalescenti (1578-2018), lunedì 30 aprile, alle ore17.30, nel Salone del Mandatodell’Arciconfraternita deiPellegrini, ci sarà lapresentazione del libro “La caritàdi Ludovico da Casoria. Chiesa,cultura e movimento cattolico aNapoli dopo l’unità d’Italia”, diGiuseppe Palmisciano.Presiede e conclude il CardinaleCrescenzio Sepe, ArcivescovoMetropolita di Napoli.Saluti: Vincenzo Galgano,Primicerio dell’Arciconfraternitadei Pellegrini; S. E. Mons.Giuseppe Giudice, Vescovo diNocera Inferiore-Sarno. DelegatoEducazione Cattolica, Scola eUniversità della ConferenzaEpiscopale Campana.Intervengono: Don ToninoPalmese, Vicario EpiscopaleCarità e Gustizia, PresidenteFondazione Polis e Prepositodell’Arciconfraternita deiPellegrini; Raffaele Cananzi, giàPresidente Nazionale di AzioneCattolica; Giuseppe Acocella,Università “Federico II” diNapoli.Coordina Massimo Milone,Direttore Rai Vaticano.Sarà presente l’autore. Il Salonedel Mandatodell’Arciconfraternita deiPellegrini si trova in viaPortamedina 41. Si accede dalcortile dell’Ospedale deiPellegrini.

Raccontare una Napoli diversaLaboratori interdisciplinari per i ragazzi delle scuole del centro della città

Ragazzi all’opera per riscrivere la città, apartire dal quartiere Sanità. Succede aNapoli grazie al progetto Quartieri PoliMuseali Estesi (QPME), ideato e promossodall’associazione culturale Flora con il sup-porto del gruppo di imprese sociali Gesco ein collaborazione con il Cielm(Coordinamento Internazionale degli EntiLocali del Mediterraneo), l’associazioneFontana Medina e la Scuola di Comix, newentry assoluta. Si tratta della seconda edizio-ne del progetto finanziato con i fondi diScuola Viva che coinvolge gli studenti discuole medie e superiori nel racconto di unaNapoli diversa a partire da alcuni concettichiave: identità culturale, cittadinanza atti-va e comunità.

Un modello sperimentale per l’innovazio-ne didattica e formativa che ambisce a un re-spiro internazionale, con cui si stanno ci-mentando agli alunni delle scuole del centrodi Napoli - istituti scolastici Galiani, RussoMontale, Villari, Caselli, i licei CuocoCampanella, Garibaldi e Genovesi – che han-no appreso, nel corso di questi due anni, con-cetti come la comunicazione sociale, lostorytelling, la scrittura web.

Questo tipo di scuola punta a offrire ser-vizi culturali e sociali e prodotti formativi alservizio della collettività e a promuovereazioni di rete tra cittadini, studenti e genito-ri, che diventeranno soggetti attivi nella rige-nerazione sociale dei loro quartieri.

Partendo dall’esperienza esemplificativadella democrazia partecipativa all’internodella scuola (consigli d’istituto, assemblee diclasse e d`istituto, relazione costruttiva conla dirigenza scolastica) il progetto tende allasensibilizzazione di una coscienza civica,che è ritenuta una precondizione necessariaper partecipare con interesse e consapevo-lezza ai processi di sviluppo democratico e apratiche di cittadinanza attiva.

I laboratori interdisciplinari approfondi-scono con i ragazzi, attraverso lo studio della

Costituzione, la conoscenza dei diritti di cit-tadinanza e delle regole di convivenza e de-mocrazia per elaborare poi con loro un mo-dello di comunità sociale e di autogoverno.

Ci parla delle novità del progetto VeronicaDe Martino, referente dell’associazione cul-turale di guide turistiche Flora: «Con i ragaz-zi delle scuole medie e di quelle superioristiamo lavorando per creare una mappa dicomunità. Vogliamo riscrivere la città, a par-tire dal quartiere Sanità per poi esportarequesto modello al resto dei rioni di Napoli,ognuno con la sua storia, la sua realtà socia-le, la sua identità».

A fine anno scolastico, infatti, i ragazzicoinvolti del progetto, che ha il suo quartiergenerale all’istituto comprensivo stataleRusso Montale (vico Santa Margherita aFonseca), produrranno una mappa simile auna semplice cartina geografica del quartie-re Sanità, dove però, accanto alle strade, cisono le storie, quelle delle associazioni pre-

senti, quelle dei monumenti e di chi li gesti-sce. I testi saranno accompagnati da foto e vi-deo realizzati, nel corso di questa esperienza,dagli stessi protagonisti dell’iniziativa.

Ma anche le famiglie e gli abitanti delquartiere saranno coinvolti attraverso unquestionario “sociologico” in cui sarannochiamati a dire la loro raccontando la pro-pria percezione rispetto ai punti di riferi-mento e alla vita sociale del quartiere.

La mappa di comunità sarà pubblicata online su un sito web, ideato dagli stessi ragaz-zi, e c’è in programma anche di esportarla edesporla in uno dei siti di interesse culturalecome il Museo di Capodimonte che, del re-sto, fa parte della rete del progetto.

«L’anno prossimo – dice la De Martino – sisvolgerà la terza ed ultima annualità del pro-getto. Lo scopo ultimo è di quello di creareuna scuola intesa come scuola di comunità,che possa contribuire alla rigenerazione so-ciale del quartiere e della comunità».

Casoria: presentato il libro sull’antica parrocchia di San Benedetto

Territorio e sviluppo abitativodi Antonio Botta

Il 14 aprile scorso, presso il santuario benedettino di Casoria, èstato presentato il libro “Casoria nel tempo – L’antiquissimaParrocchia di San Benedetto – Il territorio e lo sviluppo abitativo.Ricerca Statistica Sulle Variazioni Demografiche”, degli autoriFrancesco Iorio e Nunziante Rusciano. Dopo i saluti introduttivi di,Rosario Bianco, responsabile della Rogiosi Editore, e di donPasquale Fioretti, parroco del santuario, sono intervenuti, alla pre-senza di un folto e attento pubblico, due valenti relatori: don NunzioD’Elia, Docente di Teologia Liturgica presso l’Istituto di ScienzeReligiose “Donnaregina” e Carmine Matarazzo, Direttoredell’Istituto di Scienze pastorali, redattore di “Campania Sacra”,Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale , sez. SanTommaso d’Aquino, Napoli. Moderato da Rosalia Marino, dirigentescolastico, il convegno ha costituito per tutti i partecipanti un’espe-rienza di alto profilo culturale e storico, impreziosito da un sugge-stivo intermezzo musicale a cura del giovane Francesco Iorio, che hadeliziato la gremita platea cantando l’ “aria” famosa tratta dallaTosca “E lucean le stelle”.

Don Nunzio D’Elia, dopo aver posto in rilievo che la chiesa di SanBenedetto ha acquistato «la sua identità e attualità attraverso i suoiparroci», riferendosi soprattutto a mons. Mauro Piscopo, di cui harimarcato la «pastoralità sviluppata nella carità», ha evidenziato che«due rappresentanti della nostra cultura casoriana, NunzianteRusciano e Francesco Iorio, offrono agli abitanti di Casoria una nuo-va pagina del nostro passato, portando alla luce il connubio tra lachiesa e i parroci, le congreghe, le amministrazioni e i fedeli cristianiche, dediti spesso a un lavoro duro, trovavano fiducia nell’abbracciodella fede e nell’esercizio di una spiritualità fatta di semplicità eumiltà nascendo tra chiesa e realtà civile»

Il relatore ha spiegato che il libro contribuisce ulteriormente amettere in luce la funzione esercitata nei secoli dalle parrocchie, so-prattutto nel nostro Sud, mettendo in luce che esse sono «un beneprezioso per l’evangelizzazione», rendono «Dio presente in mezzoalla gente», generando alla fede, che viene sviluppata «con iSacramenti ed altro, come la preghiera, la devozione ai santi, alla

Vergine Maria e con San Benedetto in modo particolare». Ognirealtà parrocchiale, ha proseguito, ha bisogno della collaborazioneattiva dei laici «che sono, dal Concilio Vaticano II, in forza delBattesimo, una riscoperta e rilettura della ecclesiologia più ap-profondita per una chiesa missionaria». A seguire, l’intervento diMatarazzo, il quale ha innanzitutto elogiato il validissimo lavoro deidue autori, dichiarando che Nunziante, «pur non essendo uno stori-co di professione, riesce a scovare documenti inediti e a valorizzarliper il godimento di un pubblico più vasto della sua città natia. In que-sta fatica si associa ora anche il preside Francesco Iorio di formazio-ne classica e di vasta cultura umanistica.

Iorio propone in questo volume una meticolosa ed interessate ri-costruzione del territorio casoriano in rapporto allo sviluppo abita-tivo. Offrire, quindi, in base ai diversi elementi statistici una ricercasulle variazioni demografiche con particolare riferimento alla par-rocchia di San Benedetto abate, che ha avuto come parroco, l’indi-menticato monsignor Mauro Piscopo». Il libro, che il lettore si trovatra le mani, evita quindi il pericolo di assolutizzare la storia quasi co-me un emblema dell’esistenza, ma contestualmente rifugge dal pe-ricolo di proporre aspetti particolari della città di Casoria come unanarrazione storica esemplare, quasi unica nel suo genere.

Ovvero gli autori, sottolineando la tipicità della storia della par-rocchia di San Benedetto, ne segnalano la specificità per la compren-sione più ampia delle vicende che hanno caratterizzato, in un perio-do storico determinato, dal XVI secolo fino al Novecento, la vita, lareligione, la società, la politica di Casoria. Ha precisato che il lettorenon conosce, leggendo il libro, “una storia minore”, perché locale,ma la Storia di un popolo, con le sue miserie e le sue ricchezze, dram-mi e gioie, speranze e delusioni, rassegnazione e voglia di riscatto.Rusciano e Iorio, dunque, hanno fatto rivivere nel loro libro fami-glie, uomini donne, anziani, giovani, ragazzi , mentre sono alle presecon i mille problemi della quotidianità affrontati, il più delle volte,con stoica pazienza, e ciò ha destato nell’animo dei degli autori sen-timenti di compassione, di compartecipazione alle loro vicende, disolidarietà, di spirituale vicinanza.

CittàNuova Stagione 22 aprile 2018 • 13

Viaggio nell’animoumano attraverso i brani della letteratura

Io perdonoDa un’idea di Emilio Marchese

(r.l.g.) “Io perdono” è laperformance teatrale attraversola quale il Centro pastoralegiovanile Shekinà in occasionedel weekend di solidarietà, loscorso venerdì sera, ha invitato igiovani a riflettere sullavalicabilità di limitiapparentemente insuperabili.Da un’idea dell’Attore e registaEmilio Marchese e con i giovaniallievi del laboratorio di TeatroOltres, Iole Bova, Noemi Bova,Giusy Casciano, Maria Fenizia,Vincenzo Grieco, FortunaOrabona, Marco LorenzoPanico, Monica Pesapane, “IoPerdono” è un viaggionell’animo umano, un camminointeriore sulla possibilità diperdonare, invitando a porsidegli interrogativi. Il lavoro è tratto da brani de:l’Elettra di Sofocle, I promessiSposi di Alessandro Manzoni,Vincenzo De Pretore di EduardoDe Filippo, La Tempesta diWilliam Shakespeare, Il misterodella carità di Giovanna d’Arcodi Charles Péguy; l’Iliade diOmero; Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij; il Salmo 50della Sacra Bibbia; Perdonare diJacques Derrida. «Questopercorso – spiega il registaEmilio Marchese - pone ilgiovane pubblico dinanzi a tuttele contraddizioni dell’animoumano, apre la porta ai tantisentimenti e stati emotivi cheappartengono all’individuo. Ilrancore, la rabbia, la sofferenza,la tristezza per arrivare alla gioiadi riuscire a spalancare la portapiù difficile, quella del perdono». Tutto ciò avviene, in quarantaminuti, attraverso arti che sifondono, si intrecciano e siuniscono: dalla danza allamusica, dal teatro allaletteratura, dalla poesia allafilosofia nel tentativo diabbattere muri, diminuire ledistanze e arricchire l’essereumano. «Perdonare l’imperdonabile», ilsenso dello spettacolo che donMassimo Ghezzi, direttore delcentro Shekinà, riprende eripropone ai giovani in sala, perinvitarli ad andare oltre ogniforma di violenza, oltre agliodiosi gesti delle baby gang, oltregli assassini di padri che hannocome unica colpa quella disvolgere il proprio lavoro diguardia all’entrata dellametropolitana.«Perdonare l’imperdonabile –conclude il sacerdote - è metterein moto un circolo virtuoso cheha come unica possibilità quelladi creare un esercito di pacecapace anche di sconfiggeremissili e guerre».

Quei diritti da tutelare Provocare, sollecitare, arricchire la collettività attraverso le

esperienze vissute.Questo l’intento del Gruppo scout Napoli 6 che, in occasione

del week end di solidarietà tenutosi presso il centro di Pastoralegiovanile Shekinà lo scorso fine settimana, ha animato la Vegliasui diritti umani nella serata del sabato. Un percorso che parten-do dalla dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, ha aiuta-to i giovani a scoprire la bellezza delle diversità.

Parità di genere, Diritti dei detenuti e Migranti sono i temi pre-sentati attraverso musica recitazione e immagini, tecnicheespressive vicine al giovane pubblico che si è infatti lasciato coin-volgere nella veglia, favorendo così la comprensione dei signifi-cati e dei contenuti trasmessi.

Le immagini accompagnano la lettura degli articoli 2, 5, 10,13, 14 della dichiarazione dei diritti umani e favoriscono le riso-nanze dal pubblico che restituisce parole come libertà , viaggio,speranza, stereotipo.

Nell’ottica della libertà, molti dei presenti hanno trovato il pro-prio spazio di espressione e così, con la guida di Emanuele che

ha condotto la serata, Paolo Luca Matteo Sara ed Erica hannoproclamato gli articoli ed il preambolo della dichiarazione univer-sale dei diritti dell’uomo. Sabrina Roberto e Susanna hanno reci-tato la poesia “Rosa e blu” incentrata sulla discriminazione di ge-nere. Giulia ha letto al pubblico coetaneo la lettera che un detenu-to ha scritto prima di uscire dal carcere di Enna, dicendo che nonessendoci un processo di reinserimento aveva paura di tornare almondo reale non avendo una famiglia né soldi né casa.

«La veglia – dice Luca Brignone capo scout del gruppo Napoli6 - è uno strumento che mette in gioco i molti linguaggi che ognunopossiede per comunicare; è un modo per dare spazio ad ogni perso-na nella sua specificità e alla comunità nella sua complessità. Peri ragazzi scout, questa serata ha rappresentato un momento di rie-laborazione delle esperienze fatte e di impegno politico per stimola-re i loro coetanei su temi dall’elevata importanza».

Una serata che ha fluidamente intrecciato realtà giovanili di-verse tra loro, rappresentando in senso concreto l’evento che leha fatto da cornice.

Giulia Varvella

Allo Shekinà la solidarietàcompie venticinque anni

di Rosaria La Greca

Il Centro di pastorale giovanile diNapoli ha proposto o scorso fine settima-na l’evento weekend di solidarietà: tre gior-ni in cui giovani provenienti da scuole,parrocchie e associazioni di molti quartie-ri di Napoli, mettono in gioco le loro forze,il loro impegno e il loro entusiasmo perraccogliere, all’ingresso di vari supermer-cati, tutto ciò di cui c’è bisogno per soste-nere chi è in difficoltà.

Oltre 20000 i kili di pasta raccolta, 500i litri di sapone liquido per l’igiene perso-nale, circa 100 i litri d’olio e tanto altro, perdonare un sorriso alle comunità e alle as-sociazioni che ne hanno beneficiato. Traqueste, Il binario della Solidarietà, l’asso-ciazione A.G.O.P., La Tenda, Casa SistoRiario Sforza, il centro ABITIamo

Ma il sorriso più bello è quello che restaimpresso sui volti affaticati dei numerosigiovani che in tre giorni hanno scoperto lagioia di donarsi per gli altri. Tre giorni incui hanno fatto esperienza della genero-sità del prossimo e hanno avuto l’opportu-nità di comprendere l’amarezza che derivadal sentirsi dire no dagli adulti che indiffe-renti escono dal supermercato senza la-sciare il loro segno di solidarietà.

E’ bello il sorriso dei giovani che, ad-detti al magazzino allestito per l’occasio-ne, allo Shekinà attendono il furgoncinoguidato da Luciano, che continua a torna-re carico di buste della spesa da svuotaresmistare e poi imballare perché sianopronti per partire verso chi ne attende congioia il contenuto.

Un lavoro organizzativo immenso edimpegnativo per il quale l’equipe dello

Shekinà ha trovato il sostegno concreto del-l’associazione Rotaract il cui motto è “servireal di sopra di ogni interesse”,dell’Asso.gio.ca., Associazione giovani catto-lici che opera nella zona di piazza Mercato,della comunità parrocchiale dei Camaldoli,dell’Agesci, associazione scout che con igruppi Napoli 6, 9, e 10 ha dato il suo notevolecontributo alla riuscita dell’evento.

Il weekend di solidarietà inoltre ha trovatoil sostegno dei ragazzi del CentroPolifunzionale di Nisida che accoglie i ragaz-zi in regime di articolo 28. Tra loro il giovaneRaffaele, che dice con espressione confusama felice: E’ bellissimo fare del bene a chi ne habisogno.

Notevole, infine l’impegno delle suoreSalesiane del Vomero che per tre giornihanno presidiato la tenda allestita in viaScarlatti dove, si è pregato ininterrotta-mente dinanzi al Santissimo Sacramento,perché la raccolta potesse portare buonifrutti. «Interessante la partecipazione deipassanti alla preghiera - racconta suorElvira della comunità salesiana- moltihanno visto la tenda come un segno impor-tante della presenza di Cristo tra la gente».

Ma il weekend di solidarietà è anchel’occasione per fermarsi a riflettere su al-cuni aspetti che riguardano la sfera emoti-va dell’individuo e la sfera sociale dell’uo-mo.

La performance teatrale “Io perdono” acura della scuola di teatro “Oltres” e laVeglia sui diritti umani a cura dell’Agesci,hanno infatti concluso le serate di Venerdìe sabato dell’evento, durante le quali i gio-vani hanno avuto modo di riflettere su te-mi profondi che sono difficili da incasto-nare nella routine quotidiana fatta di stu-dio, sport e tempo libero.

«Impagabilmente gioioso lo sguardo deigiovani che hanno partecipato al week enddi solidarietà. Uno sguardo che brilla dellaluce del Volto di Cristo. Un piccolo miracolod’amore che si ripete qui allo Shekinà daventicinque anni, dice don MassimoGhezzi, direttore del Centro di pastoralegiovanile.

Ancora una volta -aggiunge poi durantel’omelia per la celebrazione di chiusuraevento- abbiamo sfidato la provvidenza e laprovvidenza ci ha schiaffeggiati con l’ab-bondanza».

Provincia Nuova Stagione14 • 22 aprile 2018

Immacolata e San Michele a Volla – UcoMaria Santissima dell’Arco e San Michele

Peregrinatio MariaeDal 29 aprile al 6 maggio, accoglienza dell’immagine della Madonna dell’Arco

Domenica 29 aprile: “Maria tralcio che porta frutto” – Ore 17.30, Accoglienza deltempietto e dell’immagine che porteranno i padri domenicani presso via De Carolis,processione verso la parrocchia Immacolata e San Michele, Santo Rosario. Ore 19,Santa Messa presieduta da padre Alessio M. Romano, op. Il presidente diocesanoPasquale Oliviero a nome delle Associazioni Uco del territorio farà un omaggio flo-reale a Maria. Alla fine della Messa Supplica alla Madonna dell’Arco e canto dellabuonanotte a Maria. Diretta facebook su pagina Madonna dell’Arco.

Lunedì 30 aprile: “Maria Madre della Chiesa” – Ore 7.30, apertura della porta e pre-ghiere del mattino. Ore 8.30, Santo Rosario e Santa Messa con Supplica allaMadonna dell’Arco. Ore 12, Regina Coeli. Ore 17.30, Benedizione dei fazzoletti de-vozionali. Ore 18, Santo Rosario. Ore 19, Santa Messa con le associazioni Uco del ter-ritorio presieduta da don Carlo De Rosa, Assistente diocesano Unioni CattolicheOperaie. Supplica alla Madonna dell’Arco. Ore 20, incontro di preghiera con i sociUco del territorio con don De Rosa e Pasquale Oliviero. Canto della buonanotte aMaria.

Martedì 1 maggio: “San Giuseppe Lavoratore e Sposo di Maria” –Ore 7.30, aperturadella porta e preghiere del mattino. Ore 8.30 Santo Rosario Santa Messa conSupplica alla Madonna dell’Arco. Ore 12, Regina Coeli. Ore 17, Disponibilità per leConfessioni. Ore 18, accoglienza dei lavoratori e delle lavoratrici e Santo Rosario.Ore 19, Santa Messa per l’affidamento del mondo del lavoro presieduta da donVittorio Sannino e la parrocchia Immacolata a Tavernanoce. Consegna delle madon-nine per le zone della parrocchia per il Rosario nelle famiglie e Supplica allaMadonna dell’Arco e canto della buonanotte a Maria.

Mercoledì 2 maggio: “Maria Madre del Bell’Amore” – Ore 7.30, apertura della portae preghiere del mattino. Ore 8.30 Santo Rosario e Santa Messa con Supplica allaMadonna dell’Arco. Ore 10, Maria accoglie gli anziani, preghiera di affidamento deglianziani. Ore 12, Regina coeli. Ore 17,00 Accoglienza dei bambini del primo anno dicatechismo e affidamento a Maria. Ore 18 Santo Rosario. Ore 19, Santa Messa pre-sieduta da don Fulvio Stanco, delegato decanale per la Pastorale giovanile. Supplicaalla Madonna dell’Arco. Ore 20, preghiera per i giovani, per i fidanzati e per i nubendie canto della buonanotte a Maria.

Giovedì 3 maggio: “Maria Vergine del Cenacolo” – Ore 7.30, apertura della porta epreghiere del mattino. Ore 8.30, Santo Rosario e Santa Messa con Supplica allaMadonna dell’Arco. Giornata eucaristica. Ore 9.30, Rosario Eucaristico. Ore 12,Regina Coeli. Ore 16.30, esposizione eucaristica fino alla Messa. Ore 18, SantoRosario. Ore 19, Santa Messa presieduta da don Antonio Smimmo con la parrocchiaSanta Maria delle Grazie e San Gennaro a Caravita. Supplica alla Madonna dell’Arcoe canto della buonanotte a Maria.

Venerdì 4 maggio: “Vergine Salute degli Infermi” – Ore 7.30, apertura della porta epreghiere del mattino. Ore 8.30, Santo Rosario e Santa Messa con Supplica allaMadonna dell’Arco. Ore 12, Regina Coeli. Ore 17.30, accoglienza degli ammalati. Ore18, Santo Rosario. Ore 19, Santa Messa presieduta da padre Clemente Angiolillo op.Durante la quale si amministra l’Unzione degli infermi. Supplica alla Madonnadell’Arco e canto della buonanotte a Maria.

Sabato 5 maggio: “Maria Madre del Buon Consiglio” –Ore 7.30, apertura della por-ta e preghiere del mattino. Ore 8.30, Santo Rosario e Santa Messa con Supplica allaMadonna dell’Arco. Ore 10.30, accoglienza dei bambini nati nell’anno e affidamentoa Maria. Ore 12, Regina Coeli. Alle 16,30 Santa Messa delle Prime Comunioni. Ore18.30, accoglienza delle famiglie e Santo Rosario. Ore 19, Santa Messa con l’affida-mento delle famiglie. Supplica alla Madonna dell’Arco e canto della buonanotte aMaria. Ore 20, Veglia Mariana guidata dalle Suore Domenicane di Madonnadell’Arco.

Domenica 6 maggio; “Santa Maria causa della nostra gioia” – Ore 7.30, SantoRosario e Santa Messa. Supplica alla Madonna dell’Arco. Ore 10.30, Santa Messa eSupplica alla Madonna dell’Arco. Ore 12, Santa Messa presieduta dai PadriDomenicani e Supplica alla Madonna dell’Arco. Dopo la Messa si riconsegna ilTempietto e l’immagine della Madonna dell’Arco ai Padri Domenicani su via Verdiincrocio del Parco Panorama.

Famiglia Magnificat

Tempi dello Spirito La Famiglia Magnificat è composta da: Comunità del Magnificat e con essa

Sorelle Cooperatrici e Amiche ed Amici della Vergine del Magnificat. La Comunità del Magnificat è una comunione di vita ecclesiale, composta da per-

sone che vivono in stato di speciale consacrazione a Dio. Essa conduce la sua vita es-senzialmente contemplativa in forma non claustrale ed è aperta all’accoglienza deifratelli in tempi programmati. L’Eucaristia è per la Comunità del Magnificat il centropropulsore di spiritualità e di vita pasquale. La Vergine del Magnificat è il modelloprescelto dalla Comunità per rispondere alla sua specifica chiamata.

Le Sorelle della Comunità del Magnificat vogliono vivere il Vangelo integrale, sor-rette dai loro quattro voti religiosi, nel profondo anelito di divenire: libere per con-templare, obbedienti per amare, umili per esultare.

Le Sorelle Cooperatrici: esse partecipano della Comunità del Magnificat, vivonolo stesso ideale e gli stessi voti, ma non ne condividono stabilmente la vita.

Amiche ed Amici della Vergine del Magnificat: sono laiche e laici che in diversostato di vita condividono la spiritualità della Comunità del Magnificat e vi attingonoin modi e tempi vari, offrendone testimonianza ai fratelli.

Castel dell’Alpi si trova sull’Appennino Tosco-Emiliano, a 750 metri di altitudi-ne,�sul lago omonimo�ed è facilmente raggiungibile con autobus di linea che partonodall’Autostazione di Bologna o con mezzi propri, Autostrada A 1, uscita Pian delVoglio.

Questi i prossimi appuntamenti del 2018, per i tempi dello Spirito, su esperienzedi vita contemplativa per giovani e adulti.

Dal pomeriggio di mercoledì 16 al pomeriggio di domenica 20 maggio, incontrodi Pentecoste: “Lo spirito Santo nella mia vita”.

Dal pomeriggio di giovedì 5 alla mattina di lunedì 9 luglio: “In ascolto�per rispon-dere all’Amore che chiama”.

Dal pomeriggio di giovedì 9 alla mattina di martedì 14 agosto: “Maria, Vergine delMagnificat: contempliamo!”.

Da giovedì 27 a domenica 30 settembre: “Preghiera e Contemplazione nel quoti-diano”.

Per la “Famiglia Magnificat”, da giovedì 29 novembre a lunedì 3 dicembre: “LaFamiglia Magnificat�e il suo cammino battesimale”.

Come quota di partecipazione è richiesto un contributo personale alla condivisio-ne di vita.

Per ulteriori informazioni e prenotazioni: Comunità del Magnificat, viaProvinciale 13 – 40048 Castel Dell’Alpi, provincia di Bologna. 328.27.33.925 – [email protected]

Afragola

Festa di San MarcoTutto pronto per l’avvio di una delle feste patronali più importanti della città. Uno de-

gli avvenimenti cittadini, che si tramanda da secoli, e che vede accorrere sempre migliaiadi fedeli di Afragola e dintorni omaggiare San Marco, l’Evangelista che, secondo la tra-dizione popolare, passò per Afragola, nel primo secolo dopo Cristo, per annunciare ilVangelo e si sedette sulla “Pietra dei Miracoli” ancora presente alle spalle del medioevalecomplesso monumentale di San Marco in Sylvis risalente al 1179.

Ad annunciarlo è il parroco don Giuseppe Delle Cave che anche quest’anno ha predi-sposto un ricco programma, che prevede non solo momenti religiosi, ma anche concerti,luminarie e attrazioni varie.

Si inizia martedì 24 aprile alle ore 9 con Santa Messa e recita della Coronella del Santo.Alle ore 17 Solenne Pontificale presieduto da S. E. Mons. Gennaro Acampa VescovoAusiliare di Napoli, con conferimento del Sacramento della Cresima.

Mercoledì 25 aprile, Solennità del Santo, alle ore 6, apertura del tempio al “Risvegliodi campane”.

Ore 7.45 traslazione del simulacro del Santo in piazza. Ore 8, Solenne Celebrazione presieduta da S. E. Mons. Antonio Di Donna Vescovo di

Acerra con la benedizione dei vessilli di San Marco, animata dalla corale San Marco. Ore 9.30, processione con la statua del Santo ed il busto reliquiario presso San Marco

in Sylvis, accompagnata dalla Banda Musicale “Divisione Musicale Afragolese”. Sante Messe alle ore 10, 11 e 12, dedicata a tutti i Marco. Nel pomeriggio Sante Messe alle 17 e alle 18, dedicata ai Giovani presieduta da don

Antonio Fiorentino, responsabile della Pastorale Giovanile Decanale. Sante Messe alle ore 19, 20 e 21. Domenica 29 aprile, Sante Messe alle ore 8, 9.30 e 12.30 in parrocchia, ore 11 in San

Marco. Ore 18.30 Messa vespertina in San Marco. Sabato 5 maggio, processione per le vie cit-

tadine con le statue dei Santi Marco e Espedito, dalle ore 16.30 per il Rione Saggese finoal confine con Casalnuovo.

Ore 19.30, Sagra Storica delle polpette in piazza San Marco all’Olmo e spettacolo delcorso di ballo parrocchiale.

Domenica 6 maggio, Sante Messe alle ore 8, 9.30 e 12.30 in parrocchia. Ore 9, inizio processione dei Santi per le vie cittadine; ore 19 ancora Sagra in piazza

San Marco all’Olmo. Ore 21.30, Santa Messa in San Marco in Sylvis presieduta dal Vescovo Emerito di

Acerra S. E. Mons. Giovanni Rinaldi, al termine della quale si procederà alla ritirata inparrocchia dei Santi patroni accompagnati dalla Banda Musicale “Dma”.

«Ringrazio – ha sottolineato don Peppino delle Cave – il Diacono Antonio Barisciano;la Pia Unione San Marco; l’Unione Cattolica Operai Santi Papi Giovanni XXIII e GiovanniPaolo II; l’Azione Cattolica ed il Cammino Neocatecumenale; le attività Piante e fiori diGiovanni Di Maso per l’impegno che metteranno anche quest’anno per la riuscita della fe-sta».

Antonio Boccellino

CulturaNuova Stagione 22 aprile 2018 • 15

MovimentoDives inMisericordiaDomenica 22 aprile, nellachiesa di Nostra Signora diLourdes, a CalataCapodichino 112, incontromensile di preghiera delMovimento Dives inMisericordia.Accoglienza dei gruppi apartire dalle ore 17.30.Ore 17.45, Coroncina allaDivina Misericordia.Ore 18, Santo Rosario.Ore 18.30, SolenneCelebrazione Eucaristicapresieduta da Mons.Salvatore Esposito, VicarioEpiscopale per il CultoDivino e la Disciplina deiSacramenti. Accompagnerà lacelebrazione la “Corale dellaNuova Aurora” delMovimento.

NuovaStagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

Editore: Verbum Ferens s.r.l.Organo di informazione ecclesiale

e di formazione cristianaReg. Tribunale di Napoli N. 1115

del 16.11.57 e del 22.10.68Iscrizione Reg. Roc. N. 19131del 18.02.2010

Direttore Responsabile CRESCENZO CIRO PISCOPO

Vice Direttore VINCENZO DORIANO DE LUCARedazione, segreteria e amministrazione:Largo Donnaregina, 22 - 80138 NAPOLI

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All’Università “Federico II” il convegno promosso dalla Consulta delle Aggregazioni laicali e dall’Associazione Scienza e Vita, in occasione

della premiazione del concorso fotografico per i giovani

La sapienza delle donnedi Maria Marobbio

Dal 18 aprile al 13 maggio al Palazzo delle Arti di Napoli

Fotografie ed eventi sugli anni Settanta

La mostra, organizzata dalla Fondazione Valenzi, in collabo-razione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comunedi Napoli, il PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, l’AssociazioneAmici di Maurizio Valenzi, e col patrocinio morale della RegioneCampania e del Comune di Napoli, ripercorre la realtà napoleta-na degli anni Settanta e Ottanta attraverso gli scatti di dodicigrandi fotografi: Cecilia Battimelli, Antonio Biasiucci, FrancescoPaolo Cito, Fabio Donato, Luciano Ferrara, Gianni Fiorito,Gianluigi Gargiulo, Guido Giannini, Mimmo Jodice, LuciaPatalano e Sergio Riccio, Salvatore Sparavigna.

La mostra consente ai cittadini, napoletani e non, di “cono-scersi” e “riconoscersi” negli scatti di quegli anni come in una sor-ta di “album di famiglia” della città. Gli anni dell’amministrazio-ne Valenzi, dal 1975 al 1983, sono anni caratterizzati da un ritro-vato fervore, dalla voglia di fare e dalla speranza di poter ricomin-ciare e ricostruire una città migliore nonostante i tanti problemi,tra la paura della camorra e del terrorismo, e il post terremoto.

La mostra, allestita per la prima volta nel 2009 in collabora-zione con la Fondazione Premio Napoli, è arricchita oggi dalleopere dei giovani fotografi under 35 selezionati attraverso il con-

corso fotografico Napoli Oggi. La giuria del concorso, compostada Vera Maone, Cecilia Battimelli e Lucia Patalano, ha scelto dipremiare i lavori di: Battipede Benedetto, Calia Gerardo,Calvaruso Giulia, Cerullo Sara, D’Urzo Assunta, Esposito Luca,Lagarde Ahtziri, Morniroli Emilio, Palladino Antonio, RussoSanta.

Collegata alla mostra la campagna di crowdfundingArapimmo ‘o Cascione, organizzata dall’Associazione Amici diMaurizio Valenzi con la piattaforma Meridonare. L’obiettivo èraccogliere € 5000,00 per finanziare la ricerca di documenti vi-deo e audio di Napoli degli anni tra il 1975 e il 1983 in archivi pub-blici e privati per renderli accessibili alle nuove generazioni at-traverso la loro digitalizzazione. I cittadini potranno parteciparealla campagna anche condividendo sui propri profili social conl’hashtag #arapimmocascione propri ricordi di quegli anni. Tuttii contenuti condivisi verranno poi raccolti dall’AssociazioneAmici di Maurizio Valenzi in un unico album.

Connessi alla mostra una serie di eventi per ripercorrere que-gli anni grazie alle testimonianze dei protagonisti di quell’epoca.

Orari di apertura: 9:30-19:30; Martedì chiuso.

“Ogni uomo e ogni donna sono staticreati ad immagine e somiglianza di Dio e,in particolare, il volto della donna è imma-gine di accoglienza, predisposizione allacura, apertura alla vita.” Con queste signi-ficative parole monsignor Mario Cinti, vi-cario episcopale per il Laicato, ha apertola tavola rotonda che si è tenuta venerdì 13aprile presso l’aula “Pessina” dell’U -niversità Federico II di Napoli, in occasio-ne della premiazione del contest fotogra-fico aperto agli adolescenti napoletani“Sguardi di donne: non oggetti ma perso-ne.” “Il contest, in linea con le finalità delPiano pastorale della Diocesi, aveva l’obiet-tivo di sensibilizzare l’opinione pubblicaverso una cultura della responsabilità e delrispetto per le donne, in un momento in cuiesse sono sempre di più vittime di abusi,sfruttamenti, maltrattamenti, violenze,omicidi”, ha sottolineato Maria PiaMauro, direttore dell’Ufficio Diocesanoper le Aggregazioni Laicali della CuriaArcivescovile di Napoli.

Ai suoi saluti sono seguiti quelli diAntonio Palma, Presidente dell’Associa -zione Scienza e Vita Napoli, nonchéProfessore Ordinario di Istituzioni diDiritto Romano presso la Facoltà diGiurisprudenza della Federico II. Vivace estimolante è stato il dibattito moderato daDaniela Russo, avvocato, che ha vistoprotagoniste a tutto tondo, sia negli inter-venti che nei contenuti, le donne e che havoluto soprattutto lasciare un messaggiodi fiducia e speranza alle nuove genera-zioni che, in quanto impegnate in un pro-cesso attivo di formazione, sono chiamatea diventare portatori di una nuova cultu-ra, che sappia superare tutte le discrimi-nazioni, comprese quelle di genere.

Celeste Condorelli, imprenditrice, si èsoffermata in particolare sulle attuali pos-sibilità di accesso e di crescita professio-nale delle donne nel mondo dell’impren-ditoria, sottolineando “quanto siano indi-spensabili adeguate e ben strutturate politi-

che di welfare al fine di rendere meno gravo-sa ad una donna la vita da imprenditrice,garantendole la possibilità di non dover sce-gliere tra lavoro e famiglia, consentendolepiuttosto di realizzarsi pienamente, sia sulpiano professionale che su quello affettivo.”

“Eppure le donne sono ancora oggi quasidel tutto escluse dai vertici del potere deci-sionale, dalle prestigiose poltrone della po-litica, tanto in Italia quanto nella gran partedel resto d’Europa, presumibilmente peruna minore propensione, connaturata allapropria indole, a cedere a logiche clientelarie a meccanismi di corruzione”, ha afferma-to con un certo rammarico la giornalistaGiuseppina Paterniti, vicedirettore dellaTgR Rai, nonché ex corrispondente daBruxelles. Insistere nel credere e nell’im-pegnarsi attivamente per le pari opportu-nità sembra essere la chiave di volta, pro-mossa e sostenuta da Francesca Galgano,docente di Storia del Diritto Romano ePresidente del Comitato Unico diGaranzia per le Pari Opportunità dellaFederico II.

“La presenza di quote rosa tra i direttoridi cattedra nelle università italiane è ancora

troppo esigua, specialmente nelle facoltàscientifiche e dell’area medica, per questo cistiamo impegnando concretamente affin-ché lo scenario futuro sia differente da quel-lo attuale e anche nel mondo accademico ledonne possano ricoprire il ruolo che spettaloro a fronte di una preparazione e un’eccel-lenza che non ha nulla da invidiare a quelladei colleghi uomini”.

Palma ha, infine, introdotto il MaestroAulo Pedicini, scultore e presidente dellacommissione giudicatrice del concorso,che ha premiato i primi tre classificati delcontest fotografico, meritevoli di aver sa-puto veicolare con la propria opera unmessaggio che fosse efficace, attinente altema, originale e supportato da un’ade-guata tecnica fotografica.

La passione, la sensibilità e l’anima ar-tistica, non solo dei vincitori, ma dei tantiragazzi che hanno risposto all’invito a par-tecipare al concorso, nonché la loro capa-cità di interpretare la realtà, spesso con-troversa, che li circonda, non possono cheessere un messaggio di speranza affinchéin futuro il termine “donna” sia sempremeno accostato a quello di “violenza”.

Nuova Stagione16 • 22 aprile 2018

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tagioneAnno LXXII • Numero 14 • 22 aprile 2018

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