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Periodico ad uso interno di formazione e informazione, spiritualità e vita consacrata VITA NOSTRA ESPERIENZE VITERBO: Inizia una nuova avventura INCONTRI Manoppello: 100 anni di presenza SGUARDI L’ISIS non è l’ISLAM PAROLA LACRIME E PROFUMO Gli occhi della MISERICORDIA

VITA NOSTRA - alcantarine.org · coloro che vivevano insieme potes- ... tuoi peccati sono stati perdonati». Gesù le perdona tutto perché ha molto ... Ma c’è una cosa che l’uomo

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pag. 1 - Vita NostraPeriodico ad uso interno di formazione e informazione, spiritualità e vita consacrata

VITA NOSTRA

ESPERIENZEVITERBO: Inizia

una nuova avventura

INCONTRIManoppello: 100 anni di presenza

SGUARDIL’ISIS non è

l’ISLAM

PAROLALACRIME E PROFUMO

Gli occhidella

MISERICORDIA

pag. 2 - Suore Francescane Alcantarine -

Vita Nostra N. 26 Marzo 2016

Direttore: sr. Sonia Sofia Gennari Redattore: sr. Maddalena Tufo Impaginazione e grafica: sr. Marilda Sportelli Copyright: Suore Francescane Alcantarine Curia generale Via Maffeo Vegio, 15 00135 Roma sito: www.alcantarine.org facebook: Suore Francescane Alcantarine twitter: @alcantarine

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... “Se un giorno, in Germania, in Svezia, in Danimarca mi incontrerai, chiedimi dov’ero il 12 marzo del 2016.

Ti ho visto nascere, ti dirò, ti ho augurato di vivere, ho scritto di te. Tu mi dirai: non era abbastanza. Ma ci vorranno anni.

E io ho ancora modo di dimostrarti che ti considero più prezioso della plastica che ti circonda, che sei tu il futuro mio e dell’unione

di nazioni e popoli di cui vorrei essere orgogliosa di fare parte. Di dimostrarti che ti ho riconosciuto.”

Riportiamo parte delll’articolo di MELANIA MAZZUCCO pubblicato su Repubblica il 13 marzo 2016

pag. 3 - Vita Nostra

EDITORIALE|Sr Ester Pinca

Il nome di Dio è Misericordia….questo il titolo dell’ultimo libro di Papa Francesco che sicura-mente molte tra noi avranno già letto.Se questo è il nome di Dio, del nostro Dio, quali spazi di relazione si aprono per noi credenti e redenti?Spazi di accoglienza, di offerta…..spazi nei quali assumere l’altro, la sua vita, le sue ferite, le sue possibilità!Spazi di recupero relazionale dove si accetta di RI-cominciare a dare fiducia a chi ci ha ferito o, più semplicemen-te, non ci ha capito. Spazi nei quali si accetta di vivere da perdonati, RI-ammessi alla comunione fraterna e di amicizia, superando la chiusura che si prova quando ci si rende conto di aver

sbagliato.Francesco d’Assisi nel suo “facere misericordiam” ai lebbrosi, speri-mentò che l’amarezza si trasformava in dolcezza di anima e di corpo: da questa esperienza comprese che gli spazi relazionali possono essere “o campi di battaglia, se governati solo dalla giustizia, o giardini da custodire e coltivare, se si aggiunge la miseri-cordia”. Da questa intuizione nacque in lui un “progetto di familiarità” dove coloro che vivevano insieme potes-sero “fare casa” ed essere “familiari” tra loro: questo il senso della frater-nità francescana.E per realizzare questo tutto dipende dagli occhi, dallo sguardo! Lo sguar-do di una madre, gli occhi di un ser-

vo, sanno assumere la fatica di stare davanti all’altro in verità e senza giu-dizio.Il nome di Dio è Misericordia!Questo numero di “Vita Nostra” ci aiuterà molto a riflettere sulla Miseri-cordia, ringrazio tanto le sorelle che hanno collaborato con i loro articoli alla stesura della rivista.Carissime sorelle, il tempo pasquale che stiamo vivendo ci doni apertura di mente e di cuore e gioia nel cam-mino di ogni giorno, nel desiderio e nella fatica di creare fraternità circo-lari, organizzate dalla misura della misericordia, intorno al centro che è Cristo!Insieme nel cammino della vita,

sr Ester

Il nome di Dio è Misericordia!

pag. 4 - Suore Francescane Alcantarine -

Percorso|Biblico

suo sguardo di donna. Le sue mani sul corpo di Gesù, anzi sui piedi di Gesù, il grande camminatore. E va oltre le convenzioni, oltre le regole, esce da ogni calcolo.Fuori regola nella sala banchetto, come era stata fuori regola nella vita. Gesù non si scompone: si lascia toccare perché si lascia amare.. Accoglie tutto di quella donna così bella, così intensa. Si fa accarezzare da lei, dalle sue mani,. E lei lo fa con tutto l’amore che può, con tutto di sé. Amore che ha bisogno di uscire da se stesso per entrare nell’alterità dell’altro. Ma la donna osa ancora di più perché l’amore è senza misura, perché l’amore è impossibilità di sapere dove si trovi il limite. E allora si spinge oltre con quell’audacia , con quell’unica tenerezza che possiedono le donne che amano davvero. Asciuga i piedi di Gesù con i suoi capelli. Poi prende il profumo e unge i piedi di Gesù. Le lacrime sulle sue guance scendono veloci fino ad irrigare il corpo di Gesù. Lo inzuppa di lacrime e di profumo. Quelle lacrime che sono il suo dolore, lacrime che finalmente sente e che la lavano dentro, disciolgono i suoi mali e i legami che stringevano il suo cuore. Noi siamo tutti farisei, come Simone: vediamo solamente i fatti nudi ed oggettivi..emaniamo sentenze senza cuore.

la tavola. Lei arriva, con il suo passo cadenzato da insetto rotto e si mette dietro di lui, si rannicchia in fondo, dalla parte dei piedi. Sta per terra, sul pavimento, come un cane sotto un tavolo e tocca con il suo capo i piedi del Maestro. Gesù sta in alto e lei in basso, il più basso possibile. E dal basso lei piange, lo guarda e gli parla. Parla in silenzio, senza parole. Parla con il suo corpo. In casa di Simone tutti hanno un seggio. Soltanto lei è sul pavimento. Tutti sono collocati uno di fronte all’altro. Lei è dietro. Tutti vedono il volto degli altri. Lei vede soltanto i piedi di Gesù. E si emoziona. Piange. Fissa solo i suoi piedi nudi, nudi come la sua vita. Piange, mentre vede soltanto i piedi nudi di Gesù, piedi stanchi, escoriati e feriti. E allora li bacia; li bacia e li accarezza come sa fare solo lei. Continuamente, incessantemente, senza sosta. Lo fa con tutta la passione che ha dentro, con tutto il

C’è una donna che cammina su una strada di pietra. Stringe forte tra le mani un vaso di profumo che ha appena comprato.

C’è una voce di carne e di anima in lei, una voce che non si vede. E’ come una mano che le prende le viscere e la spinge su quelle strade di pietra. Cerca qualcosa..cerca se stessa, il suo cuore, quello più vero che ha smarrito nella sua vita di peccato. E’ una donna senza nome, un nome cancellato dal ruolo. Cerca qualcuno..come ogni donna.. perché l’amore sa ogni dolore. Per tutti è la peccatrice della città; per Gesù è la donna che ha molto amato. Viene con un vaso di profumo dove mescolerà profumo e lacrime e dirà il suo cuore attraverso le carezze perché anche il corpo è un luogo del cuore. Gesù è ad un passo da lei, disteso sul triclinio, con il volto reclinato verso

LACRIME E PROFUMO Lectio sul Vangelo di Lc 7, 36-50

di Sr. Gabriella della Santa

pag. 5 - Vita Nostra

Siamo moralisti: inconsciamente pensiamo di poter comprare Dio con le nostre prestazioni ma in realtà anche noi siamo debitori. Gesù, invece, in quella donna vede amore di oggi e di domani. I farisei vedono la peccatrice, Gesù vede l’amante. Simone vede il passato della donna, Gesù vede il suo futuro. Ed è così che nella prostituta si risveglia la donna. E per la prima volta Gesù si rivolge alla donna: «I tuoi peccati sono stati perdonati». Gesù le perdona tutto perché ha molto amato. Gesù accoglie il suo amore, ne accetta le carezze, ne aspira il profumo, la guarda negli occhi, parla con lei, ne loda il gesto, ne perdona i peccati e le ridona la pace del cuore. La donna entra senza dignità e senza sostegno nella casa del fariseo e ne esce con il riconoscimento della sua dignità, con il perdono. Perché il peccato non è rivelatore, mai. Nessun uomo, nessuna donna coincidono con il loro sbaglio o con la zizzania che hanno nel cuore. E il punto decisivo è sempre quello: non chi avrà meno peccati ma chi amerà di più perché l’amore vale più del peccato. La donna del profumo ci insegna che la

fede è una storia d’amore con Dio. Ci insegna a riconoscere il vuoto che abbiamo dentro e a dire “ ho bisogno”. Ci mette sulla strada della fiducia perché il Signore non guarda le apparenze ma guarda il cuore. Allora anche io, Signore, mi affido e metto mani e cuore in te; metto lacrime e carezze; capelli e profumo. Mi affido senza riserve, e fai di me ciò che vuoi, perché solo tu mi farai nuova e donna finalmente.

Tu mi hai ridato

la mia dimensione

di donna

ed io ho ricominciato

a lavorare

il mio terreno

con la mano

di un contadino

che ara silenziosamente

e con pace i colli della disperazione,

e finalmente sono

sorti mille giardini,

è esplosa la primavera.

La primavera

del canto è

uguale alla poesia

ma dentro c’è

un seme d’amore

che è il tuo compiacimento..”

(A. Merini)

pag. 6 - Suore Francescane Alcantarine -

Percorso|Formazione

Nell’anno 2015-2016 tutta la formazione del nostro Istituto è stata dedicata al sacramento della Riconciliazione e alla misericordia.

È chiaro che, in poche righe, è difficile parlare di questo sacramento tanto ricco e poco approfondito ma cercherò di fare una sintesi senza entrare nello specifico del sacramento.

La difficoltà per l’uomo odierno di accostarsi a questo sacramento è spesso legata all’immagine che ha di Dio. Spesso un Dio giudice, un Dio che chiede chissà quali sacrifici, quali rinunce... ma se guardiamo alla storia della salvezza scopriamo un Dio follemente innamorato dell’uomo con un unico desiderio: amare l’uomo, e va a cercarlo lì dove l’uomo si nasconde, dove si trova dopo essere fuggito dalla relazione con Lui, dopo aver chiuso ogni possibilità di relazione con Lui (cfr Gen 3).

Ma c’è una cosa che l’uomo non sa: che l’Amore non amato non smette di amare!

Spostiamoci ora per un momento nel cortile del sommo sacerdote, quella notte in cui Gesù è venduto da Giuda e tradito da Pietro. I due apostoli vivono ormai da tre anni con Gesù eppure ancora non lo conoscono, non riescono ancora a comprendere fin dove può arrivare l’Amore.

Giuda, quando si rende conto dell’inganno, si toglie la vita perché non ha conosciuto l’amore misericordioso del Signore, non può nemmeno immaginare che Dio è misericordioso e non tiene conto del male ricevuto.

Pietro invece lo rinnega tre volte: non conosco quel Gesù, non conosco quelli che lo seguivano, non conosco più me stesso. E questa è la parabola del peccato: staccarsi dalla relazione con Dio porta a relazioni non più fraterne ma di dominio, fino a non capire più se stessi.

Ma uno sguardo tocca il cuore di Pietro, è lo sguardo misericordioso del Signore che incrocia lo sguardo smarrito di Pietro e penetra fino a toccare il suo cuore e lo scalda. Pietro

si sorprende in lacrime... piange Pietro e questo pianto è per lui come un secondo battesimo. È il pianto di pentimento che genera la vita nuova, una nuova relazione con il Signore.

E quella notte, quando i discepoli delusi tornano a pescare e manca poco all’alba del nuovo giorno, il Risorto appare ai discepoli e rivolge a Pietro per tre volte la domanda: mi ami tu? E Pietro, forse un po’ imbarazzato: Signore, tu sai cosa è successo quella notte nel cortile del sommo sacerdote, solo io e te sappiamo cosa è successo... Signore tu sai tutto. E il Signore: pasci le mie pecorelle...

Mi è capitato un giorno di raccogliere la rabbia di una signora molto impegnata in parrocchia che, dopo aver ascoltato l’omelia sul padre misericordioso diceva di non poter accettare un Dio che corre incontro e si getta al collo del figlio minore senza chiedere spiegazioni, senza rimproverare.

Fino a quando l’uomo non farà l’esperienza di sentirsi raggiunto dallo sguardo misericordioso del Signore, il luogo della confessione sarà per lui come un tribunale e davanti ad un giudice, e non potrà godere dell’incontro con il Padre misericordioso che gli si getta al collo e fa festa per lui.

SORPRESI DALLA MISERICORDIA

di Sr. annachiara rizzo

pag. 7 - Vita Nostra

SORPRESI DALLA MISERICORDIA

Percorso|Francescanesimo

L’Anno Santo voluto da Papa Francesco, s’intona a questa beatitudine evangelica. Non è un semplice tema di riflessione. È un’esperienza da fare. Abbiamo bisogno di misericordia!

E per fare ciò non possiamo non metterci alla scuola di San Francesco, perché ci aiuti a comprendere la beatitudine evangelica. “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia”.

È una beatitudine evangelica che risplende nella sua vita. Anzi, è la luce originaria, che rifulge nella sua stessa conversione. Scrivendo il Testamento, la volle riproporre come la sua principale “consegna”.

Rileggiamo questo testo: “Il Signore

dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso, mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”.

Francesco volendo ricordare i primordi della sua nuova vita, non menziona episodi pur importanti come il suo colloquio con il Crocifisso di San Damiano, ma proprio e solo l’incontro con i lebbrosi. Si è notato che questo episodio è uno di quelli che mancano nel ciclo di Giotto nella Basilica superiore. Forse è un invito per noi: è la scena che dobbiamo porre noi, col nostro vissuto, mettendoci sulle orme di Francesco...

Proviamo dunque a misurarci con la sua provocazione.

“Quando ero nei peccati”. È così che Francesco sintetizza i suoi primi venticinque anni di vita. Ne esce un’immagine del peccato come una realtà in cui si abita. Un’acqua torbida in cui si è immersi. La sensazione che si prova, non può che essere l’amarezza. Francesco aveva tutto, nella sua vita di re delle feste di Assisi, ma non aveva la gioia. La moneta sonante e i vestiti di lusso della bottega di Pietro di Bernardone, e tutti i sogni della sua fervida fantasia, non erano valsi a farne un uomo felice. Il peccato lo bloccava in se stesso, rendendolo incapace di aprirsi all’amore. Forse non gli mancava, un senso di solidarietà e di pietà verso gli altri: quello che ci

“BEATI I MISERICORDIOSI

PERCHE’ TROVERANNO MISERICORDIA”

di Sr roSaria carpentieri

di Sr. roSaria carpentieri

pag. 8 - Suore Francescane Alcantarine -

spinge, quando non siamo senza cuore, almeno a fare un’elemosina. Ma rifuggiva da quella carità che ti muove alla condivisione. Confida che “gli sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi. Dire “lebbrosi” è dire gli “ultimi” del suo tempo, doppiamente penalizzati dalla loro malattia e dall’emarginazione sociale. Ma è proprio qui che il Signore gli dà appuntamento. È da qui che passa la via della misericordia. Il Signore lo “conduce” proprio tra di loro. È l’incontro decisivo, nella logica del Vangelo: “Ero affamato, e mi avete dato da mangiare…Ero assetato e mi avete dato da bere..“

E così Francesco va dai lebbrosi e fa loro “misericordia”: proprio questo il termine che usa. Le biografie poi lo spiegano con l’abbraccio o il bacio ai lebbrosi. Francesco in realtà apre il suo cuore ai fratelli umanamente più distanti e ripugnanti. Trova in essi il Crocifisso. Scende, come Gesù, negli “inferi” dell’umanità più degradata. E lì pone il gesto dell’amore, la condivisione che non si limita all’elemosina fuggente e sfuggente, ma mette l’altro nella propria vita.

Francesco non dice di aver scelto di

andare tra i lebbrosi per far penitenza o per una decisione caritativa, ma ricorda con grande stupore che “il Signore stesso” lo condusse tra di essi. Per Francesco l’unica spiegazione per capire la specialità e preziosità illogica vissuta in quel giorno con quei poveri è l’intervento di Dio stesso. Francesco riconosce la conduzione di Dio perché ebbe il coraggio di “fare misericordia con essi”. La misericordia è il dono del cuore al misero, cioè l’entrata radicale nella sua situazione, per condividere dal di dentro la condizione di fragilità di colui che si incontra. L’incontro di misericordia avuto con essi non ha cambiato la loro condizione, l’abbraccio dato da Francesco a quella povertà non ha prodotto un superamento sociale ed economico della fragilità e povertà di quei reietti. I lebbrosi restano lebbrosi. Dunque il fare misericordia non aveva come intenzione né ha prodotto come frutti una trasformazione effettiva della situazione emarginata e sostanzialmente ingiusta vissuta da quei miseri. Quanto influì sulla loro vita, quanti di quei poveri riottennero la salute, o riebbero la dignità e la speranza? Francesco non dice nulla

di tutto questo! Sicuramente non era l’elemento più importante che conservava nella memoria e che volle trasmettere nel suo Testamento. Ciò che invece si impresse indelebilmente nel suo cuore fu la trasformazione avvenuta sulla sua persona: l’incontro misericordioso con la fragilità degli altri aveva prodotto una novità assoluta sulla sua fragilità umana, regalandogli una reale conversione del modo di sentire e vivere la propria esistenza. La misericordia donata alla fragilità dei lebbrosi ha costituito la via alla verità con se stesso e lo strumento per una accettazione paziente ed umile della propria fragilità.

Ed ecco quello che egli ci promette, se avremo il coraggio di metterci sulle sue orme: “allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. La misericordia compiuta verso gli altri, ci ottiene una misericordia sovrabbondante, che porta nella nostra vita la gioia a cui tanto aspiriamo.

È questa la misericordia che il Papa ci ha chiesto di riscoprire: opere di misericordia, corporali e spirituali.

pag. 9 - Vita Nostra

Percorso|LiturgiaPrima di addentrarci nell’argomento è bene mettere il cuore in pace sul fatto che questo è un articolo che richiederebbe ben altri spazi e tempi per approfondirne lo studio in maniera adeguata.

Lasciamo allora l’impegno della ricerca ai lettori di buona volontà, cercando di darci alcune semplici coordinate per il cammino.

Da un’esigenza di carattere pratico, come quella di illuminare i luoghi di culto per le celebrazioni, nascono in epoca assai antica i riti di benedizione della luce. Ne abbiamo testimonianza nella Traditio apostolica e nell’ Itinerarium Egeriae, del III/IV secolo. Il compito dell’illuminazione era affidato ai diaconi e, forse proprio per questo, quando nacque la consuetudine di un canto per la benedizione del cero pasquale, fu dato loro sia l’incarico dell’esecuzione che quello di comporre il testo. S. Agostino, nel De Trinitate, racconta di come lui stesso abbia composto un brano per la lode del cero, quando era ancora diacono. Le prime testimonianze di questo canto risalgono dunque al IV secolo, almeno in ambiente ambrosiano, mentre lo troviamo a Roma solo a partire dal secolo VII.

Viene chiamato Laus cerei, Exultet o Preconio pasquale.

Il termine Exultet si riferisce sia al canto in sé, del quale costituisce l’incipit (l’inizio), sia al libro liturgico: una striscia di seta, pergamena o papiro arrotolata su un cilindretto di legno, osso o avorio che il diacono

“srotolava” dall’ambone durante il canto. A partire dall’anno 1000 ca., questi rotoli furono arricchiti di immagini che venivano dipinte nel senso opposto al testo, in modo che, mentre il rotolo scorreva, i fedeli potessero vedere, in una sorta di “cartone animato”, la rappresentazione grafica di ciò che veniva espresso in canto. Era una trovata didattica per favorire

quella che oggi chiameremmo la “partecipazione attiva dei fedeli”. Non vi è dubbio che si tratti di un canto, dal momento che in molti casi, il testo dei rotoli è corredato di notazione musicale! C’è da aggiungere che si tratta di documenti provenienti dall’Italia centro-meridionale (Cassino, Capua, Salerno, Bari…).

Un altro modo di definire il nostro canto è: Preconio pasquale.

Questa espressione dice qualcosa sul carattere e sulla funzione del brano. Preconio è una parola latina che significa “annuncio pubblico”. Si tratta dell’annuncio solenne del compimento della Pasqua del Signore, in cui tutte le cose vengono ricapitolate, illuminate di senso. E’ il cero/Cristo, che fa luce sulla storia intera e ci permette di guardarla dal punto di vista di Dio.

Così il diacono che sale i gradini dell’ambone è l’angelo che, dalla pietra ribaltata, annuncia alla Chiesa, “piena di grazia” perché eletta da Dio come sua dimora tra gli uomini, la gioia della Resurrezione. E analogamente a un prefazio, introduce la celebrazione per eccellenza, la solenne Veglia pasquale, nel rendimento di grazie per l’opera della salvezza.

Prae-fateor indica, certamente, qualcosa di “detto prima”, una chiave di accesso, un’introduzione. Ma anche e soprattutto un “dire al cospetto di” Dio e degli uomini, un annuncio pubblico, solenne. Si tratta, lo ribadiamo, di un solenne rendimento di grazie per il dono che è Cristo, per l’opera della salvezza, per

L’EXULTET: una via d’ingresso al mistero pasquale

di Sr. anGela noemi VilaSi

pag. 10 - Suore Francescane Alcantarine -

la quale il Padre è glorificato.

La struttura è riconducibile a quella dei prefazio.

INVITATORIO: l’Exultet si apre con un invito alla lode, rivolto prima di tutto all’assemblea celeste, poi alla terra, quindi alla Chiesa e alla comunità riunita che il cantore esorta a invocare la misericordia di Dio (quest’anno il tema è d’obbligo!).

Poi, se a cantare è il diacono o un sacerdote, esegue anche la parte finale, riferita esplicitamente al ministro. Questa sezione può essere omessa quando, in caso di necessità, un cantore sostituisca il ministro ordinato (cosa che in passato non era permessa).

SALUTO: Il significato delle formule di saluto nella celebrazione non è quello della cortesia o della buona educazione!

Il ministro e il popolo di Dio riconoscono reciprocamente la presenza del Signore, affermando la propria disponibilità a tenere “in alto i cuori”, in atteggiamento di presenza, attesa, ascolto, vigilanza… Per parafrasare le parole della nostra m. Liliana, si ricordano reciprocamente che “noi ci siamo e il Signore c’è e siamo sempre insieme a Lui”.

Infine l’esortazione al rendimento di grazie, che viene riconosciuto come “cosa buona e giusta”.

A questo punto il ministro o cantore, in uno stile narrativo, espone il MOTIVO del ringraziamento, che è tutto il cammino della storia della salvezza a partire dalla creazione, passando per la rivelazione, per giungere finalmente alla redenzione e alla realtà del Regno. Il tutto alla luce di Cristo nel quale, in questa notte beata, che

risplende come il giorno, nella quale è sconfitta la morte e che, gloriosa, ricongiunge la terra al cielo, in Lui, dicevamo, tutte le cose vengono ricapitolate, riportate all’unico tempo possibile, che è l’eternità di Dio.

Allora l’Exultet si rivela come il canto che ci immette nella Piazza d’oro (Ap 21), nella pienezza della LITURGIA: della madre di tutte le celebrazioni, che è la Pasqua, ma anche in quella Pasqua che è ogni Eucaristia.

Frammento di spazio e di tempo in cui passato e futuro sono nell’oggi celebrativo, dove il cero, frutto del lavoro delle api, che illumina questa notte santa, è la stessa luce che rischiarò il popolo nel deserto e che il Signore, stella del mattino, troverà accesa al suo ritorno nella gloria.

E’ l’annuncio di quella salvezza che non è di là da venire, ma ci si offre nel presente innestandoci nella vita eterna che è qui, adesso e nella quale, qui e adesso, siamo chiamati a radicare il nostro quotidiano, con lo sguardo purificato, rinnovato, trasfigurato dalla luce sfolgorante della Risurrezione.

Perché non partire proprio da questo antico canto della tradizione per una meditazione, personale o comunitaria, sul mistero pasquale? Per una catechesi in preparazione alla Veglia o da proporre, quasi catechesi mistagogica (iniziazione al mistero), durante il tempo pasquale?

Nell’impossibilità di uno sviluppo organico, ci limitiamo a suggerire alcuni spunti che emergono dal testo:

§ Le tappe della storia della salvezza, lette alla luce della Resurrezione di Cristo

§ La dimensione cosmica, che emerge in più tratti del canto, simpaticamente simboleggiata dall’ape operosa, figura del creato e, nel contempo della Madre Vergine e della Chiesa

§ La simbologia notte/luce

§ Il tema della misericordia, che ripercorre tutto il canto ed evoca la felice colpa di Adamo come occasione necessaria (necessarium peccatum) per l’opera della redenzione

§ Le raffigurazioni presenti nei diversi rotoli, che focalizzano maggiormente alcuni dettagli e possono diventare spunto di condivisione o anche una “buona idea” per l’impostazione di una catechesi con i ragazzi.

Ancora una volta la CELEBRAZIONE ci sorprende nella sua perenne attualità, nella capacità di farci leggere la vita e la storia con categorie che partono dall’alto, dall’oltre di un Dio, Padre di misericordia, che da sempre ha pensato l’umanità tenendo lo sguardo fisso sul Figlio e, pura follia dell’Amore, ci invita ad assumere la nostra realtà di uomini facendo altrettanto.

O immensità del tuo amore per noi! O

inestimabile segno di bontà […].O notte veramente gloriosa,

che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo

al suo Creatore!

pag. 11 - Vita Nostra

“Ogni volta che i bombardamenti si fanno pesanti noi ci inginocchiamo davanti al Santissimo espo-sto, implorando Gesù misericordioso di proteg-gere noi e i nostri poveri e di concedere pace a questa nazione. Non ci stanchiamo di bussare al cuore di Dio confidando che ci sarà una fine a tut-to questo.”

Stralcio da l’ultima lettera delle suore uccise nello Yemen

pag. 12 - Suore Francescane Alcantarine -

Dopo gli attentanti di Parigi il mondo islamico è sceso in tutte le piazze per far sentire la propria voce contro il terrorismo, alcuni degli slogan gridati erano questi: “ NOT IN MY NAME” e “ L’ISIS NON E’ L’ISLAM “. Purtroppo è molto facile confondere l’ISIS con l’ Islam! L’acronimo più conosciuto ISIS sta per “ Islamic State in Iraq and Siria”, ma per ragioni politiche è usato DAESH acronimo arabo, difatti i politici occidentali non vogliono usare Stato islamico come se si stesse parlando di una nazione vera e propria per non legittimare i terroristi. Parlando dell’ISIS dobbiamo imbatterci in quella che è la complessa situazione Mediorientale.

Quello che oggi chiamiamo Stato islamico è un’organizzazione terroristica di fondamentalismo islamico sunnita come lo è AL-QAEDA. All’ inizio l’ ISIS era uno dei tanti piccoli gruppi sunniti jihadisti operanti in Medio Oriente formatosi negli anni 90 con a capo Al-Zarqawi. Chi sono i sunniti? Nel 632 d.C. in seguito alla morte del profeta Maometto, il mondo islamico subì una grande scissione che vide la nascita di due gruppi: i sunniti e gli sciiti. La causa della scissione fu la scelta di una nuova guida a capo del Califfato: gli sciiti volevano che avvenisse per successione, i

sunniti per elezione. Ebbero la meglio i sunniti che ancora oggi costituiscono il ramo maggioritario dell’Islam presente soprattutto in Arabia Saudita. Gli sciiti sono invece oggi una minoranza che hanno una forte presenza in Iran. Ma questo gruppo di sunniti era jihadista particolare da non trascurare. La radice del termine JIHAD è la parola araba che significa SFORZO. Esistono due jihad: LA GRANDE JIHAD e LA PICCOLA JIHAD. La prima è lo sforzo dell’interpretazione del Corano attraverso la propria mente e la propria vita; la seconda è la difesa armata dell’ Islam contro i suoi aggressori. Fu Osama Bin Laden ad

Not in my name

“L’ Isis non è l’Islam”di Sr. immacolata criStiana creScenzo

pag. 13 - Vita Nostra

usare il termine jihad unicamente col il significato di Guerra Giusta-Santa. Per comprendere come è nato l’ISIS facciamo qualche passo indietro. Al-Zarqawi, nel 2003, fu fatto passare come anello di congiunzione tra Al-Qaeda e il Regime dittatoriale sunnita di Saddam Hussein perché gli U.S.A. e la Gran Bretagna potessero invadere l’ Iraq e destituire Saddam (II Guerra del Golfo). In realtà queste informazioni riguardo ad Al-Zarqawi, fornite da Bush e Blair, non vennero mai verificate. Dopo la cattura di Saddam Hussein e la disfatta del suo regime, nel maggio 2003 l’Iraq fu occupato dagli americani. L’incapacità internazionale di gestire il dopo Saddam portò alla formazione di piccoli gruppi paramilitari contro gli americani e il governo sciita da loro voluto alimentando lo scontro civile e religioso tra sunniti e sciiti, scontro che continua ad infiammare il Medio Oriente. Nel 2012, Al-Baghdadi, rilasciato da un campo di detenzione americano, diventa il leader dei resti di Al-Qaeda in Iraq e dell’ISI. Nel tempo Al-Baghdadi si distacca dall’ intento di Al-Qaeda cioè attaccare obiettivi U.S.A. Il suo progetto va oltre la piccola jihad, il suo obiettivo è rifondare il Califfato di Maometto, quello del VII sec. che si ispira alla scuola di pensiero Salafita, e di riunire l’intera comunità islamica. Questo progetto vuole attraversare tutta la storia dell’Islam anche se nè il Corano nè la Sunna ne fanno riferimento. Iniziare dall’Iraq sarebbe stato difficile perché l’ISIS era troppo debole allora si guarda alla Siria come paese ideale per conquistare nuovi territori e farsi pagare dai ricchi sponsor. La Siria era devastata

dal conflitto e Al-Baghdadi aveva previsto che tale conflitto sarebbe stato lungo anche per un grosso ritardo dell’intervento internazionale. Così Al-Baghdadi nel 2011 manda in Siria alcuni membri dell’ISIS perché venissero adeguatamente addestrati e potessero usufruire di armi, fornite dallo stesso Occidente per ribaltare il governo di Assad. Il 29 giugno 2014 viene proclamata la restaurazione dello Stato Islamico e Al-Baghdadi se ne proclama Califfo, fino a questo momento gli U.S.A non erano preoccupati di questa organizzazione perché combatteva contro Assad, presidente siriano, facendo i loro interessi. Obama nell’agosto 2014 autorizza i bombardamenti nel nord dell’Iraq e il lancio di aiuti umanitari. Dal settembre 2014 l’ISIS cerca di conquistare Kobane (Siria) che risponde con un’estrema resistenza fino all’intervento di raid aerei della coalizione internazionale nel 2015. Oggi l’ISIS si è spinto fino in Libia ma esso non ha radici libiche e non si è integrato con altre comunità locali per cui è una situazine diversa rispetto alla Siria e all’Iraq ma non meno preoccupante. Gli studiosi islamici fanno notare come l’ISIS sta riuscendo a ridisegnare i confini originari dello Stato Islamico. In tal modo DAESH vorrebbe dare fine alle discriminazioni che i sunniti subiscono da secoli e questo grande messaggio di speranza spiega come molti sono pronti a combattere fino alla morte. Lo Stato Islamico offre la possibilità di vivere in uno stato con infrastrutture socio-economiche ben organizzate dove ci si può sentire cittadini a pieno

diritto. Queste sono alcune delle ragione per cui molti giovani islamici cresciuti in occidente ( Europa, Australia, USA, UK ) dove per loro non è affatto semplice integrarsi, scelgono di aggregarsi alle milizie dell’ISIS commettendo numerose atrocità. Se l’ISIS dovesse vincere avremo un processo di maggiore destabilizzazione in Medio Oriente con conseguenze catastrofiche non solo in quell’area geopoliticamente parlando ma anche per l’Europa. Lo Stato Islamico è ai confini con la Turchia per questo va fermato ma non con bombardamenti e armando le milizie curde come adesso si sta facendo ma conoscendo il nemico per entrare in dialogo, cosa che non è stata mai fatta. E’ chiaro che tutto questo non ha molto a che fare con l’islam in quanto religione!

BiBliografia

L. Napoleoni (2014), ISIS, LaFeltrinelli

P. Cockbum (2014), L’ascesa dello Stato Islamico, Stampa Alternativa.

M. Molinari (2015), Il Califfato del terrore, Rizzoli.

D. Quirico (2015), Il grande Califfato, LaFeltrinelli

pag. 14 - Suore Francescane Alcantarine -

NuOvI|Germogli

“ Chi invierò? E io ho risposto: Signore manda me, io sarò il

tuo messaggero.” Is 6, 1-2

“Quello che sono, io lo sono per la grazia di Dio, e

la grazia di cui Dio mi ha colmato, non è stata vana”.

1Cor 15, 1-11

Con queste due Parole, che ci vengono dalla liturgia di oggi, posso racchiudere la giornata vissuta; questa Parola si è fatta carne in me in questa Domenica.

Insieme a sr Suzane, sono andata in un villaggio molto lontano, al di là del fiume, per pregare insieme ad una piccola comunità di 5 cristiani battezzati, e per annunciare la buona notizia del Vangelo a tutti gli altri abitanti del villaggio.

Ho accolto questa provocazione del profeta Isaia: “ chi manderò?”, e mi sono fatta avanti: “ Signore, manda me”, non perché mi senta capace

ma perché come dice San Paolo: la tua grazia, Signore in me non è stata vana.

Siamo partite la mattina presto con la nostra macchina, dopo circa un’ ora di strada sterrata e piena di buche, abbiamo lasciato la macchina al bordo del fiume e abbiamo preso la piroc, una sorta di canoa guidata da un ragazzino di circa 11 anni, per giungere dopo circa un’ ora di traversata all’altra sponda del fiume. Durante la traversata ho osservato la grande forza del bambino di puntare il suo lungo bastone, che fungeva da remo, nell’ acqua e cosi spingere la piroc con 5 di noi sopra più una bicicletta e un sacco di miglio….quanta forza il Signore avrà donato a questo ragazzino!!!!???? Ma ho pensato anche a Gesù che con i discepoli attraversa il lago di Gennesaret per portare la buona notizia del Vangelo a tutti…

Giunti a destinazione, ho detto a

Suzane….ah….finalmente siamo arrivate!!!! Ma lei con un sorriso spiritoso mi ha detto…..Meninno, dobbiamo camminare un’ ora a piedi!!!!!

E li ho pensato che qui in Africa il tempo ha un’altra dimensione…erano gia passate 4 ore e noi stavamo ancora per strada….ma con la forza di Dio ci siamo messe in cammino insieme ai cristiani che ci sono venuti incontro, attraversando una specie di deserto, e cosi siamo giunte al luogo della preghiera….una capanna con dei tronchi per terra che fungono da panche per sedersi e un tavolino che fa da altare.

Due bambini hanno iniziato a suonare i bonghi, strumenti musicali tipici del luogo, e cosi tutta la gente del villaggio è accorsa per accogliere noi suore e per partecipare alla preghiera.

Sono rimasta davvero meravigliata dell’accoglienza ricevuta dalla gente e dai bambini, in modo particolare, questi ultimi hanno sempre la mano tesa perché si incontri con la mia e dicono il loro saluto: lapialei, che significa pace a te.

E’ davvero meraviglioso ricevere il saluto della pace dai piccoli; come direbbe Gesù: “a loro appartiene il Regno dei cieli”.

A conclusione della liturgia, il catechista del villaggio ci ha presentato 11 persone, tra uomini

di Sr. loredana meninno

pag. 15 - Vita Nostra

e donne che hanno il desiderio di diventare cristiani e quindi di iniziare il cammino di catecumenato.

Che grazia, che gioia per me, vedere delle persone che liberamente desiderano conoscere Gesù, desiderano il Battesimo cioè essere innestati nella stessa vita di Cristo; non ero più abituata a tutto ciò, a questa libertà, a questa apertura del cuore alla grazia di Dio, a questo desiderio di conoscere Gesù, il Risorto.

Allora, ho capito il senso della risposta del profeta Isaia: Signore manda me! Il Signore ha bisogno di messaggeri della buona notizia del Vangelo, ha bisogno delle mie mani per accarezzare, dei miei piedi, a volte stanchi, per andare lì dove nessun mezzo di trasporto moderno può arrivare, della mia bocca per annunciare il suo infinito Amore per l’umanità, e quindi anche per questo popolo africano.

Terminata questa parte della giornata, erano circa le ore 15.00, il capo villaggio ci ha invitate a pranzo a casa sua con la sua famiglia, siamo andate…sempre a piedi….e la moglie ci ha accolte nella loro sala da pranzo, ossia sotto un grande albero con delle sedie intorno ad un tavolino. Ci siamo accomodate, abbiamo lavato le mani nel bacile, come si usa fare qui, e poi abbiamo iniziato a mangiare polenta con pollo…tutti intingono un pezzo di polenta, preso con le mani , nel sugo di carne…non esistono piatti personali, forchette, coltelli, bicchieri…nulla di tutto questo…le mani sono l’unico strumento per mangiare!

Ma come se non bastasse, prima di andare via, come segno di gratitudine per la mia presenza in mezzo a loro, mi hanno regalato una gallina e una busta di arachidi, perché allo straniero si dona sempre qualcosa come gesto di accoglienza.

E’ proprio vero che Gesù ama chi dona con gioia, e sento che il Signore davvero ama questo popolo che come la vedova del Vangelo, dona tutto quello che ha per vivere e non il superfluo, perché qui il superfluo non esiste.

Terminato il pranzo, con la chiacchierata, tutta la famiglia si è messa in cammino a piedi con noi per accompagnarci a riprendere la piroc, per ritornare a casa.

Ciò che Gesù dice nel Vangelo di oggi, è ciò che ho riflettuto durante il mio viaggio in piroc: Venite, seguitemi, vi farò pescatori di uomini.

Ecco la nostra missione, ovunque il Signore ci invia: essere pescatori di uomini affinché tutti possano incontrare il volto amorevole di Gesù.Amen.

pag. 16 - Suore Francescane Alcantarine -

NuOvI|Germogli

Il 14 dicembre 2015, giorno nel quale la Chiesa ci invita a fare memoria di San Giovanni della Croce, sorrette da questa parola: “Alla fine della vita sarete giudicati sull’amore”, con sr Mariangela Ferrari siamo approdate nella città di Viterbo al Monastero di Santa Rosa.

Ad accoglierci le sorelle Clarisse urbaniste che per motivi di salute ed età si stavano preparando a lasciare il monastero.

La presenza delle clarisse in questo monastero é antichissima, quando nacque Santa Rosa. Verso il 1233 circa, già era presente una comunità. Qui si raccontano più di settecentocinquanta anni di storia, di presenza…Santa Rosa conosceva questo luogo di preghiera e desiderava tanto poter donare la sua vita a Dio

entrando in monastero, ma per motivi a noi sconosciuti non le è stata data la possibilità di coronare il suo sogno ... da viva…e lo ha coronato da morta… il Signore si diverte a sconvolgere i piani dell’uomo!

E noi suore Francescane Alcantarine che cosa abbiamo a che fare con tutto questo? Bella domanda…forse perché Santa Rosa, che nel 1251 ha professato la Regola di San Francesco entrando nella famiglia francescana del Terz’Ordine Regolare, aveva qualcosa da condividere con noi? Forse la radicalità del Vangelo di San Francesco? Forse una condivisione di vita con i fratelli? … è un mistero e rimarrà tale… una cosa è certa ora siamo chiamate a custodire il suo corpo e a condividere con questa porzione di Chiesa la gioia di appartenere a Dio Nostro Padre e Signore.

Più passano i giorni e più concretizzo

che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita Apostolica ci ha fatto una proposta inverosimile, per noi singolare e originale…alla quale i nostri superiori hanno pensato di rispondere, prendendosi un tempo di prova, perché è tutto molto incredibile.

Vivere in un monastero del 1200, attraversare sale e saloni affrescati e ricchi di storia, di vissuti e di spiritualità…custodire il corpo di una Santa che ancor oggi è viva … e non solo per i viterbesi … ha ancora tanto da dirci e da operare.

Lei che nella sua breve vita, è morta a soli 18 anni, si è prodigata ad attraversare le strade della città con in mano il solo Crocifisso, instancabilmente ha parlato di amore e perdono, in un tempo lacerato da discordie e divisioni.

Di lei si dice che abbia affrontato

di Sr. FranceSca maria pizzaia e Fraternita’INIzIA UNA NUOVA AVVENTURA

pag. 17 - Vita Nostra

l’imperatore Federico II con le sue armi segrete: la preghiera, la penitenza e li digiuno. Di fronte alla violenza Rosa non si è arresa, è stata scomoda, non compresa, anzi considerata pericolosa a tal punto che le è stato imposto l’esilio ma lei non ha smesso mai di affidarsi a Dio e grazie alla sua grande fede l’esilio è stato breve; rientrata in città dopo la morte dell’imperatore ha continuato a diffondere l’amore di Dio anche attraverso i miracoli compiuti in nome di Dio.

Dal 14 dicembre sono stati un susseguirsi di eventi, di situazioni, di incontri tutti segnati da una grande pace e serenità.

In questo mese abbiamo accostato tanti cristiani, fratelli nella fede, pellegrini, turisti… tante persone che si recano da Santa Rosa per attingere forza e luce. Quante testimonianze di vita, quante suppliche e invocazioni,

quante richieste d’intercessione... e noi siamo spettatrici attive di tanta Grazia!!!!

Custodire il corpo di Santa Rosa e questo santuario ritengo sia un’opportunità unica e meravigliosa.

In questo tempo tante sorelle alcantarine ci hanno fatto visita e con ciascuna abbiamo condiviso la gioia e la grazia di questo luogo. Ora la comunità è al completo: io, sr Elvira De Pascali che è arrivata il 22 dicembre, sr Daniela Ferraro il 2 gennaio, sr Tarcisia D’Imperio il 21 gennaio e sr Paola Benedetta Orlando il 9 febbraio.

In questi spazi enormi c’è posto per tutte, e ciascuna può esprimere i doni che il Padre Celeste le ha affidato.

Vi aspettiamo!

Con tanta gratitudine a Dio e ai nostri superiori

pag. 18 - Suore Francescane Alcantarine -

Questa raccolta di Lettere e testimonianze di Suore francescane missionarie in Ciad, non avrebbe, onestamente, alcun bisogno di introduzione.

Se è vero, infatti che l’introduzione serva a dare una chiave per leggere un libro, in questo caso è del tutto

superflua, data l’immediatezza del linguaggio e lo splendore delle storie raccontate.

Ancor meno sono necessarie parole atte a creare interesse attorno al contenuto, poiché in esso c’è già una forza di attrazione affatto folgorante e spiazzante, fin dalla prima pagina, veicolata, altresì, dalla purezza e la semplicità del modo di comunicare.

Sembra di stare fisicamente davanti a chi racconta, alle sue labbra piene di meraviglia ed ai suoi occhi “di profezia”. Occhi che appaiono limpidi e lucidi per la trasparenza e la bellezza della gente del Ciad che “sorride” anche a chi non conosce, e che prende coraggio anche nella paura, nell’impotenza e nel dolore.

Questo libro è davvero un “corso di vita” e non semplicemente un testo da leggere per conoscere l’ambiente di una casa missionaria, le condizioni del paese dove si trova o della gente che incontra. Non è soltanto un bel racconto, ma una parola profonda, toccante, penetrante, trasformante, proprio come quella dei profeti biblici.

Le esperienze fatte da queste donne parlano incisivamente alla vita di tutti: poveri e ricchi, africani, italiani, francesi o americani. Paradossalmente dentro le pagine di cronaca di un mondo tanto remoto e “altro”, il lettore occidentale si troverà davanti a se stesso, al suo presente, alla sua vita reale, quella che, magari, ogni giorno scorre dietro una scrivania o nella serenità di chi conta soltanto nel suo conto in Banca.

Ciò che sorprende di più è proprio questo: la forza di una scrittura priva di ogni retorica tradizionale e piena di immediata verità. E nella misura in cui il lettore si trovi dinanzi alla “verità” degli altri, non potrà non rivelare la propria “verità”: ci si conosce allo

NuOvI|Germogli

di roSanna VirGili, bibliSta

NUOVO LIBRO

pag. 19 - Vita Nostra

specchio del diverso, dell’altro!

Proprio in questo grande merito sta il primo motivo della preziosità di questa raccolta: nella sua capacità di mettere a nudo la “verità” di ogni persona che vi si misuri, in qualsiasi luogo del corpo o dell’anima si trovi.

Un’opera che sarebbe impossibile se non ci fosse, in mezzo, un’altra “verità”: quella di chi scrive. Donne vere, perché senza orpelli, né finzioni, né presunzioni: donne che imparano dalla loro vita in Ciad, mentre la raccontano con straordinaria freschezza. Persone sensibili, concrete, umili e appassionate. E stupendamente “critiche”, cioè capaci ogni volta di esprimere un giudizio, di dare forma e senso a ciò che gli capita di vivere.

Donne che svelano se stesse nell’incontro con le donne ciadiane: con quelle “principesse” che sono, in realtà, sottoposte sempre a un uomo, fosse anche un lontano parente, e che, dopo aver preparato la cena, non possono, però, sedersi a tavola con l’ospite. Donne, ragazze, cui, tuttavia, nulla fa perdere la loro “dignitosa grandezza” e delle quali le donne/suore cattoliche che viaggiano in Toyota, si fanno commosse ed operose alleate,

sorelle, madri.

Le testimonianze delle autrici inducono, insomma, ad abbracciare le evidenze e stimolano a fare delle scelte, a prendere delle conseguenti decisioni, sia ideali, sia reali, sulla propria vita.

Aperte ad ogni sorpresa e ad ogni sapienza non solo sull’esistenza umana, ma anche sulla fede cristiana, le autrici si accorgono che “anche le pietre diventano preghiera”.

Ad ogni incontro esse imparano qualcosa di nuovo, di imprevisto, di stupefacente, di “magnifique” che le introduce al cuore della Parola di Dio ed al mistero della fede.

Da questa intelligenza scaturisce una potenza inattesa e ancora una volta profetica: quella che fa loro constatare che i miracoli avvengono proprio là dove ci si consegna alla notte ed alla morte: “le stelle grandi si possono vedere solo di notte…”.

Quanta dignità, quanto valore, quanta umanità nella “notte” dei figli del Ciad! E chi, come queste donne, vuole assaporare e vivere questo “Paradiso” come una “notte” di “spreco” della propria vita, lo fa

perché avverte che solo l’Amore può “cambiare l’impossibile”.

Vorrei che i ragazzi e le ragazze italiane leggessero questi racconti per incontrare, così, la loro verità, allo specchio di quella dei loro coetanei del Ciad. Del resto, come dice uno dei quadri narrativi: “I ragazzi sono uguali in tutto il mondo e si divertono ballando”!

Sarebbe per loro una grande fortuna, un grande aiuto per aprire i loro occhi a vie di vita più autentiche e sostanziose, a percorsi di mente e di cuore liberati dall’ottusità della noia, dove tutto è insapore e scontato, dove la curiosità – anima della vita – è spesso spenta dal dire: “non ho voglia”.

Sapere che un ragazzo del Ciad vende le sue “papere” per acquistare una Bibbia, può certamente svegliare dal torpore del vuoto i ragazzi di casa nostra.

Da parte mia non resta che esprimere tutta la gratitudine possibile, non solo a Suor Marilda, Suor Antonella, Suor Cecilia, Suor Paola Letizia, ma all’intera loro famiglia Alcantarina: “Merci ma soeur, mon nom est Rosanna” e in queste poche pagine ci avete regalato, davvero, cose meravigliose.

E’ possibile avere copie del libro rivolgendosi a

Sr Paola Letizia 06.3060801

Roma - Monte Mario

pag. 20 - Suore Francescane Alcantarine -

Notevole successo ha riscosso la mostra presepiale organizzata dall’ Associazione Elisea Sacchetti ONLUS in collaborazione con la comunità Alcantarina di Passiano di Cava de’ Tirreni (SA). Presso i locali dell’Arciconfraternita delle Anime del Purgatorio in Cava de’ Tirreni sono stati esposti ben 250 Presepi messi a disposizione da Suor Rita Senatore e provenienti da ogni angolo del globo. Abbiamo registrato la presenza di oltre 20.000 visitatori, raccogliendo la somma di euro 5058,00 che sarà interamente devoluta per le Missioni Alcantarine. I visitatori hanno molto apprezzato le opere esposte soffermandosi, incuriositi, a chiedere informazioni ai

volontari ed alle suore presenti alla Mostra. Particolare apprezzamento ha avuto il presepe creato dalla stessa suor Rita Senatore a cui abbiamo dato il nome di “La Porta di Lampedusa” ambientato innanzi alla porta dell’isola Siciliana e raffigurante il Bambinello che nasce su di uno scafo, con lo scopo di sensibilizzare all’accoglienza dei fratelli migranti. Molto apprezzato anche il presepe fatto dai bambini della Scuola dell’Infanzia delle suore di Scafati utilizzando oggetti da riciclo, che trasmetteva il messaggio di “Avere rispetto per il Creato”. A tutti i visitatori è stato consegnato un volantino in cui veniva narrata la spiritualità del

Presepe affinchè ognuno potesse lasciarsi interrogare ed illuminare dalla “Luce” che da esso proviene, al fine di mettersi in cammino, risvegliando la propria coscienza intorpidita e riconoscendo nel Bambino Gesù quella fonte di Amore che ci rende persone nuove.

di Gino lombardi preSidente aSSociazione eliSea Sacchetti

IL gIRO DEL MONDO IN 250 PRESEPI

NEws|ALcANTARINE

pag. 21 - Vita Nostra

NEws|ALcANTARINE100 ANNI DI PRESENzA A MANOPPELLO

“Nel lontano 1915 suor Leonilde Caravella, proveniente dalla fraternità di Tocco Casauria, veniva a visitare il Santuario del Volto Santo. Nel contemplare la Divina Immagine, ne rimase talmente affascinata, che rinunciò persino al pranzo offerto gentilmente dal Padre Superiore, dicendo che voleva rimanere lì a tenere compagnia a Gesù. Chi sa quale ricchezza di suprema ispirazione dovette concederle il Signore e quale copia di carismi celesti, dal momento che prese questa decisione; di certo sappiamo che dal suo cuore innamorato proruppe una preghiera sublime: «Signore, voglio essere la tua umile ancella, fa’ che riesca a fondare una casa qui a Manoppello per star sempre vicino a te»L’anno dopo, era il 16 gennaio 1916, suor Leonilde fondava l’asilo nel paese del Volto Santo ed ebbe l’onore di presiederlo per ben 42 anni”.

(P. Giusto da Roio ofm capp.)

Il racconto suggestivo delle origini della presenza delle Suore Alcantarine nella cittadina di Manoppello è riecheggiato in molte occasioni

in questo anno di grazia in cui le celebrazioni per il centenario si sono susseguite, con un ritmo sollecitato dalla gioia e dall’entusiasmo di tanti. Il 5 dicembre 2015 una processione di fedeli si è recata dal Santuario del Volto Santo all’abitazione delle suore, per ricordare l’intuizione e la fede di sr. Leonilde. Il momento è stato interamente organizzato dal don Nico Santilli e dai gruppi parrocchiali, con la regia della Pro-loco e dell’Associazione “Contea di Manuppell”Il 16 gennaio scorso, una solenne messa di apertura dell’anno centenario, presieduta dal neo- parroco don Arnaldo La Cioppa, per ricordare il giorno dell’erezione canonica.Il giorno 27 febbraio 2016 ancora una manifestazione; un convegno dal titolo “Cent’anni di Perfetta letizia” preparato sapientemente dalla Professoressa Silvia Di Donato. Il convegno è stato una vera e propria celebrazione e non solo un accurato e valido momento di ascolto. La professoressa Silvia e i suoi collaboratori hanno riproposto dei quadri della vita e dell’esperienza

di San Francesco d’Assisi: la sua conversione, la scelta della povertà, la composizione del Cantico delle creature. Attraverso le suggestioni che questi quadri hanno provocato, abbiamo potuto riflettere sul carisma delle suore francescane alcantarine, sulla loro scelta di vivere accanto alla popolazione di Manoppello e di servirla per tanti anni nel lavoro della scuola. E abbiamo potuto ringraziare per gli esempi di dedizione e sacrificio delle nostre sorelle che sono state qui. Sono intervenuti nel convegno, sr Lucia Benedetta Rabbito, il professor Benedetto Leoni, docente di storia e filosofia e padre Germano Di Pietro OFM Capp. Presenti anche le autorità locali, il Sindaco Gennaro Matarazzo e il vice presidente della regione Abruzzo Lucrezio Paolini.Lodiamo il Signore per questi cento anni di “perfetta letizia” che diventa motivo di una “perfetta” gioia, di un autentico ringraziamento per l’opera della misericordia di Dio che mai abbandona i suoi figli. Oggi nella terra di Manoppello, grazie alle suore e grazie ai numerosi “figli” che raccolgono i frutti seminati nel lavoro assiduo, nell’educazione, nella fede semplice e devota.

di Sr. bianca puGlia

pag. 22 - Suore Francescane Alcantarine -

II Asamblea Regional: Delegación “Inmaculada Concepción de María”NicaraguaCon mucha alegría compartimos brevemente la experiencia vivida en la II Asamblea Regional de la Delegación Inmaculada Concepción de María – Nicaragua, la que celebramos del 30 de diciembre 2015 al 04 de enero 2016, acompañadas del tema:“En actitud de conversión recorremos senderos de comunión”, y del lema: ¡Feliz tú, que has creído!. En esta Asamblea contamos con la grata presencia de Hna. Ester Pinca-Custodia Mayor y Hna. Paola Letizia Pieraccioni-Consejera General, quienes previamente habían realizado

la Visita Canónica a nuestras fraternidades.Nos propusimos como objetivo general: compartir sobre el caminar de la Delegación Regional, a través de espacios de reflexiones e interiorizaciones, para generar nuevos senderos de comunión y conversión. Para alcanzar esta meta nos dejamos guiar día a día por la luz de la Ruah Divina y utilizamos la metodología del ver, juzgar, actuar, celebrar y evaluar. Así mismo nos iluminó el texto de La Visitación (Lc. 1, 39-45), que es el ícono que actualmente acompaña el caminar de la Vida Consagrada de Latinoamérica y el Caribe. La II Asamblea Regional fue una experiencia donde vivimos un espacio

di hna. roSa idelma palacioS tórrez

de oración, de encuentro, de diálogo, de búsqueda de la voluntad de Dios y de soñar juntas. Fue muy emocionante ver la sinergia que existía entre los diferentes grupos de trabajo y sentir la presencia del Espíritu en cada una de las propuestas que iban surgiendo en los diferentes espacios de reflexión y compartir fraterno.Agradecemos a nuestro Buen Dios por esta experiencia que nos ha permitido vivir, y ponemos en las manos de él cada una de las metas que surgieron del trabajo realizado.

II ASAMBLEA REgIONAL: DELEgACIóN “INMACULADA CONCEPCIóN DE

MARíA”

NEws|ALcANTARINE

di Sr. Sonia michela de acetiS

pag. 23 - Vita Nostra

In questi ultimi anni, l’attivitá di PGV in Spagna si sta sviluppando su diversi fronti. Nella nostra casa di Lourdes da tre anni è nato il percorso di crescita umana-spirituale in quattro tappe chiamato “Los pasos del Amor”. Quest’anno abbiamo scelto come tema “la riconciliazione”, approfondita attraverso la storia di Giuseppe, secondo quattro prospettive: riconciliazione con se stessi, con Dio, con la propria storia, con il nemico. Sempre in casa nostra, nella prima decina di luglio, si svolge l’esperienza San Damiano, un campo scuola per adolescenti di 15-18 anni delle parrocchie francescane di Alcorcón,

Alcalà, Toledo e Avila. L’esperienza prevede, oltre a momenti ludico-ricreativi, attivitá di formazione umana- spirituale, lavoro manuale, volontariato nella nostra residenza di anziani. A settembre ospitiamo gli esercizi spirituali francescani per i giovani e quest’anno, per la prima volta, la Pasqua francescana giovanile. A Madrid, nella parrocchia di Santa Ana y Esperanza, da tre anni proponiamo il laboratorio di formazione affettiva “Con todo el corazòn”. Il percorso permette di approfondire i vari ambiti dell’affettività: la vocazione all’amore, l’amore a se stessi e alla propria corporeità, la relazione sana e “malata” nella coppia, la comunicazione nella coppia, ferite e guarigione, la sessualità, conflitto

e perdono, l’arte di essere genitori. In questi anni alcune delle coppie di fidanzati che hanno seguito l’intero percorso e che si sono sposate, sono diventate nostre attive collaboratrici, soprattutto attraverso la loro testimonianza di coppia. Partecipiamo anche alle 4 Convivenze vocazionali francescane, incontri di accompagnamento vocazionale per giovani che desiderano conoscere piú da vicino la forma di vita francescana. Diverse ogni anno sono le esperienze estive: quest’estate, con un centinaio di giovani, parteciperemo alla GMG in Polonia. Tutte le esperienze fin qui descritte vengono portate avanti con l’appoggio e la collaborazione dei frati minori dell’equipe di PGV della nuova Provincia unica dell’Immacolata Concezione. Quest’anno, per la prima volta, abbiamo partecipato su invito dei Frati Minori della Provincia di Santiago all’incontro annuale di giovani nella Faba, in Galizia, organizzando una giornata sul tema della vocazione all’amore. Una realtá pastorale interessante è il Micof (Misión Compartida Franciscana) che riunisce una volta all’anno tutti i delegati, religiosi e laici, che lavorano nella pastorale giovanile dei collegi, delle parrocchie e di centri giovanili francescani, affinché programmino e pensino insieme il percorso dell’anno.

NEws|ALcANTARINEPASTORALE gIOVANILE

VOCAzIONALE

in Spagnadi Sr. Sonia michela de acetiS

pag. 24 - Suore Francescane Alcantarine -

“Oggi ho parlato con una suora che sta facendo i “10 comandamenti” in Albania una cosa straordinaria, ha pochissime persone e quasi tutti non battezzati: sta facendo un’ esperienza bellissima..”così d. Fabio Rosini, sacerdote della diocesi di Roma e ideatore del percorso, descrive durante una catechesi l’incontro avuto con sr Michela Letizia che le raccontava la nostra esperienza nella Parrocchia di Valona. Di quel gruppetto degli inizi ora 3 sono catecumeni e 1 battezzata in cammino,

e come loro altri stanno seguendo il Signore, altri “che leggono la loro vita tra prima e dopo i comandamenti”.Da subito il Signore ci ha fatto condividere questo percorso con p. Aldolfo Scandurri, OCS, che conosceva bene l’esperienza, ma che era appena arrivato in Albania e che abita a più di 3 ore da Valona: tutto sembrava contrario ad una possibile collaborazione. Invece con p. Adolfo abbiamo condiviso molto e si è coinvolto per alcuni ritiri; da subito abbiamo desiderato

poter allargare quest’esperienza anche ad altri sacerdoti e religiosi, possibilmente albanesi.A 3 anni dal nostro inizio in sordina questo desiderio si è avverato: l’esperienza dei 10 comandamenti varca le soglie del fiume Skumbim, che segna il confine della nostra Amministrazione Apostolica del sud Albania, e approda a Scutari. Martedi 23 febbraio ore 15 nel Seminario Interdiocesano “Madonna del Buon Consiglio”, Incontro di presentazione del percorso... non potevamo credere ai nostri occhi più di 40 partecipanti di diverse diocesi.I giorni che sono preceduti hanno visto una preparazione intensa. P. Adolfo avrebbe fatto un panorama degli obiettivi e della metodologia, a noi il “rendere carne” la teoria... così abbiamo preparato un video con le ragazze del primo gruppo e abbiamo condiviso ciò che il Signore aveva donato personalmente a me e a sr Michela .L’accoglienza è stata grande, soprattutto il poter vedere concretamente ciò che è il Signore e ciò che opera attraverso di noi.. speriamo di poter continuare insieme, diocesi del nord e del sud.. in un incontro tra la chiesa tradizionale, erede dei martiri e la chiesa giovane dei catecumeni!

NEws|ALcANTARINEAL DI LA’ DEL FIUME SHKUMBIM..di Sr. barbara eliSabetta elia

pag. 25 - Vita Nostra

NEws|ALcANTARINEQUANDO SUA VIDA é TODA DELE

Após um dia inteiro de oração, escuta e contato direto com a Sua Criação e com Ele em que um filme inteiro passa diante dos olhos desde o início da caminhada vocacional e percebe-se a mão de Deus em cada passo da nossa história; ingressei no Postulado. Sei que muitas coisas me esperam, porém carrego uma convicção nessa trajetória: Nunca se erra quando se ama.Quando o Amor de Deus nos atinge, algumas pessoas mudam a vida em que estão; enquanto que outras não vêem outra forma de viver senão do Seu Lado mais intimamente. Esse foi o meu caso. Não consigo mais me ver a não ser inteira Dele.Ser chamada por Deus a uma vida mais estreita com Ele já é algo lindo.

Tão bonito em igual proporção é quando sua vocação é acolhida de forma tão fervorosa como vocês fizeram e fazem!O que mais me marcou nesse dia dezesseis passado foi saber que todas as casas no mundo e a Irmã Ester estavam em oração no momento exato da minha entrada. Muito Emocionante. Não há palavras pra definir o que senti na hora! Apenas digo: Muito obrigada por me acolher na família de vocês!!! Já não posso mais me considerar filha única, afinal ganhei muitas irmãs! Que Deus sempre nos guie e só peço, humildemente, que eu faça jus ao meu nome nessa caminhada! “A medida do amor é amar sem medida.” (Santo Agostinho)

No último dia 13 de fevereiro a Província Nossa Senhora Aparecida celebrou com alegria os 25 anos de Fidelidade ao Senhor na Consagração religiosa de Irmã Virgínia Matias Homem, nossa superiora Provincial, Irmã Ana Maria Hermenegildo, Irmã Aparecida de Sá e Irmã Margarida Diogo.Foram 25 anos de dedicação, alegria e também cruzes e uma única certeza até aqui o Senhor as conduziu.O amigo e irmão Frei Vicente Ronaldo da Silva, Vigário Provincial dos Frades Menores da Província da Santa Cruz, presidiu a Eucaristia em Ação de Graças. Na celebração as jubilandas reviveram o chamado de Deus: “Deixa tua

terra, teu mundo, preciso de ti! Vem, abandona tua casa, te quero falar. Abençoarei uma grande nação vai logo profetizar! Sei das angústias do povo: ouvi teu clamor! Sabes, eu vou libertá-lo: preciso de ti! Vai denunciar toda dor e opressão vai que contigo estarei. Eu preciso do teu amor!” e renovaram com convicção o SIM primeiro: “Como é bonito, Senhor, do meio do povo escutar tua voz! É muito lindo saber que sempre caminhas no meio de nós”!

Parabéns as nossas queridas Irmãs pelo Sim Generoso e fiel na Nossa Família Franciscana Alcantarina.

25° DE PROFISSÃO RELIgIOSA

de Ana Clara da Conceição Furtado, postulante

pag. 26 - Suore Francescane Alcantarine -

A l b u m d a l N i c a r a g u a

pag. 27 - Vita Nostra

A l b u m d a l N i c a r a g u a

Buona PASQUAdalla Redazione di Vita Nostra