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V.morato Filosofia Della Mente 3

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Vittorio Morato - Dispense di Filosofia della Mente 3

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Dispense di Filosofia della Mente

III Settimana

Vittorio Morato

[email protected]

anno accademico 2009-2010

1 Introduzione

Lo scopo di queste lezioni e presentare la teoria dell’identita psico-neuronale opsicofisica, piu semplicemente chiamata, teoria dell’identita.

Tale teoria e caratterizzata dal fatto di rispondere in maniera piuttostosemplice ed efficace a due delle questioni fondamentali della filosofia della mente.

Le due questioni fondamentali sono le seguenti:

• Che cos’e una mente?

• Cosa vuol dire “avere una mente”?

La teoria dell’identita risponde nel seguente modo:

• la mente e identica al cervello (quindi una mente e un cervello)

• avere una mente significa avere un cervello con certe capacita e poteri

La giustificazione di questa teoria deriva dal fatto che sembrano esserci perva-sive e sistematiche correlazioni tra mente e cervello, ossia tra fenomeni mentalie processi cerebrali. Sembra innegabile che l’esistenza della nostra vita mentaledipenda in un qualche modo dall’esistenza delle appropriate strutture neurona-li. Sembra esserci un legame controfattuale (vedi dispense della II settimana)tra le due: se infatti immaginassimo che da un individuo venisse rimosso partedel cervello, in quel caso la vita mentale dell’individuo in questione ne sarebbeprofondamente modificata.

Tesi della correlazione tra mente e cervello (CMC) Per ogni tipo di even-to mentale m che occorre ad un certo organismo o, esiste uno statocerebrale di tipo b (detto anche il “correlato” di b tale che:

• m accade ad un tempo t ad o se e solo se b accade a t ad o

Ci sono due aspetti di CMC che sono inferibili dalla definizione appena data:

• l’occorrenza di un certo stato fisico m e una condizione necessaria e

sufficiente per l’occorrenza di un certo stato mentale m

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• l’occorrenza di un certo stato mentale e contemporanea a quella di un certostato fisico

• CMC non implica che ad ogni stato fisico del cervello corrisponde unostato mentale.

Ci sono due aspetti di CMC che invece vanno esplicitati poiche non sonoesplicitamente parte della formulazione:

• le correlazioni tra eventi mentali e stati cerebrali sono correlazioni gover-nate da “leggi” (non sono “coincidenze sistematiche”)1

• CMC implica che qualsiasi cambiamento nella vita mentale non puo occor-rere senza un corrispondente cambiamento nella vita cerebrale. Laddovevi sia una differenza tra due stati mentali vi sara anche una differenza trai due sottostanti stati cerebrali.

2 Tipi di correlazioni tra eventi

Per capire la portata della teoria dell’identita, e necessario innanzitutto com-prendere cosa vuol dire, in generale, che due eventi A e B sono correlati.

Ecco alcuni esempi di correlazione tra eventi, diversi dalla correlazione trastati mentali e fisici:

• Correlazione causale I: Esempio: la temperatura al di sotto di 20 gradicentigradi e correlata al fatto che i laghi si ghiaccino. Due eventi A e B

sono correlati perche A causa B.

• Correlazione causale II: Esempio: tutti gli orologi di un negozio diorologi sono sincronizzati. La correlazione e tra l’ora che un orologiosegna ad un certo istante, con l’ora che un altro orologio segna allo stessoistante. I due orologi sono correlati perche il proprietario del negozio (oun suo assistente) hanno sincronizzato gli orologi all’apertura del negozio.Due eventi A e B sono correlati perche A e B sono stati causati da unacausa comune C; non c’e nessuna relazione causale diretta tra A e B.

• Correlazione causale II-bis Esempio: come sopra se non che il pro-prietario del negozio (od un suo assistente) sincronizzano gli orologi ognidue o tre minuti. La differenza con il caso precedente e che mentre inquel caso c’era una singola causa comune nel passato, qui c’e un continuo

intervento causale.

• Doppio aspetto Esempio: in un contenitore, la temperatura e la pres-sione di un gas covariano; la temperatura di un gas e l’energia cineticamedia delle molecole, mentre la pressione e la quantita di moto esercitatasulle pareti del contenitore dalle particelle che vi si scontrano. L’aumento(o diminuzione) della pressione e della temperatura possono essere visticome due aspetti dello stesso processo micro-fisico.

1Ad esempio, il fatto che ogni mattina io accenda la radio non appena mi sveglio e sem-

plicemente una coincidenza sistematica, la quale non e “garantita” da nessuna legge; il fatto,

invece, che ogni volta che faccio cadere un oggetto, esso cade verso il basso e una correlazione

governata da una legge fisica.

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• Correlazione senza interazione: Esempio: esiste una correlazione trale fasi della Luna e le maree. Entrambe (le fasi e le maree) sono determi-nate dalle posizioni relative della Luna della Terra e del Sole. Le fasi dellaLuna sono semplicemente degli effetti collaterali, visibili dalla Terra, delleposizioni dei tre corpi. Le fasi sono solo dei “segnalatori” di posizione enon hanno alcun ruolo causale sulle maree.

• Identita: la presenza di fulmini e correlata con la presenza di scaricheelettriche tra le nuvole. Il motivo sembra essere che i fulmini sono scaricheelettriche tra nuvole. In questo caso non ci sono due fenomeni ma solo uno(attenzione: l’identita tra i due e pur sempre stata una scoperta empirica)

Ciascuno degli esempi sopra ha rappresentato un modello al fine di spiegarela correlazione tra eventi mentali e fisici.

Teoria dell’interazionismo causale: Per Cartesio (1596 – 1650), le intera-zioni tra mente e cervello (che sono due sostanze separate ed autonome)avvenivano per mezzo della “ghiandola pineale”.

Armonia Prestabilita: Per Leibniz (1646 – 1716), la correlazione tra statimentali e cerebrali dipende da un’armonia prestabilita, ossia da una causacomune (che per Leibniz era Dio) che nel passato ha “sincronizzato” mentee corpo (vedi sopra il caso degli orologi).

Occasionalismo: Per Malebranche (1638 – 1615), non c’e alcuna relazionecausale diretta tra mente e corpo. La comparsa di un certo stato mentalee solo “l’occasione” per Dio di generare un certo stato fisico, e viceversa(questa teoria corrisponde all’interazione causale-bis).

Teoria del Doppio Aspetto: Per Spinoza (1632 – 1677) la mente ed il cor-po sono semplicemente due aspetti correlati di una medesima sostanza.Anche in questo caso non c’e interazione causale diretta tra le due dimen-sioni e non c’e l’intervento causale di un dio. La visione contemporaneadi questa visione e detta monismo neutrale (B. Russell – 1872-1970 – neha difeso una variante)

Epifenomenalismo: gli stati mentali sono causati da eventi cerebrali ma glieventi mentali non hanno alcun potere causale, nemmeno quello di cau-sare un altro stato mentale (questa teoria corrisponde al caso delle fasilunari/maree: gli eventi mentali ricoprono lo stesso ruolo delle fasi lunari).

Emergentismo: le correlazioni tra mente e corpo sono “fatti bruti”. Quan-do un certo processo biologico arriva ad un certo grado di complessita,“emerge” un nuovo tipo di fenomeno, la mente, che non e spiegabile neitermini dei processi “sottostanti”.

Teoria dell’Identita psicofisica: gli stati mentali e cerebrali devono essereidentificati; i termini “dolore” e “stimolazione delle C-fibre” (convenzional-mente la stimolazione delle C-fibre e considerato la controparte neuronaledel dolore), pur non essendo sinonimi si riferiscono allo stesso fenomeno(questa teoria corrisponde al caso del fulmine/scarica elettrica sopra: co-me un fulmine non e nient’altro che una scarica elettrica tra nuvole, cosıuno stato mentale non e nient’altro che uno stato fisico)

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3 Argomenti a favore della teoria dell’identita

3.1 Argomento della semplicita

La semplicita e una qualita importante delle teorie (di qualsiasi tipo), date dueteorie che spiegano gli stessi fenomeni e preferibile la teoria con meno assunzioni.

Il principio metodologico che stabilisce cio e noto come Rasoio di Ockham,esso puo essere formulato in due modi:

Rasoio di Ockham Nella costruzione di una teoria si osservino i seguentiprincipi:

• Prima formulazione: Non si moltiplichino le entita piu del necessario

• Seconda formulazione: Non si spieghi con piu assunzioni cio che puoessere spiegato come meno assunzioni.

La prima formulazione, ci invita a costruire delle teorie che postulino l’e-sistenza del minor numero di entita possibili. Ovviamente cosa costituisce ilnumero necessario di entita per una teoria puo variare a seconda del conte-sto teorico e dei fenomeni che la teoria e chiamata a spiegare. La secondaformulazione invita a costruire una teoria che descriva e spieghi i fenomeni inmaniera parsimoniosa, ossia la teoria che presenta il minor numero di ipotesiindipendenti.

La teoria dell’identita psiconeuronale e una teoria semplice (e quindi prefe-ribile ad altre teorie) almeno per tre motivi:

(i) l’identificazione tra due tipi di entita riduce il numero di entita postulate.Quando si afferma che x e lo stesso di y si sta affermando che in ballo c’esolo un’entita, non due. Se affermo che il dolore e identico alla stimolazionedelle fibre-C, cio vuol dire che c’e solo un’entita e in questo caso (visto chesi preferisce ridurre il mentale al fisico e non viceversa) cio vuol dire che nonc’e alcuna entita che corrisponde al dolore, ma solamente una stimolazionedelle fibre-C.

(ii) l’identificazione tra stati mentali e fisici porta anche ad una semplificazioneconcettuale della teoria. Il linguaggio del “mentale” (quello della folk psy-

chology) puo essere, almeno in linea di principio, eliminato. Per la teoriadell’identita, una descrizione della nostra vita mentale formulata usandoil lessico del mentale puo essere riformulata per mezzo di una descrizionein cui compare solo lessico “neuronale”.

(iii) Argomento di Smart: si assuma che ci si rifiuti di identificare il dolore conle fibre-C (dolore = stimolazione fibre-C) e ci si fermi al mero riconosci-mento della loro correlazione (dolore se e solo se stimolazione fibre-C). Ilproblema e che, in una teoria scientifica, le correlazioni non possono esseresemplicemente accettate, esse devono anche essere spiegate. Spiegare unacorrelazione significa trovare un’altra correlezione (garantita da una leg-ge) piu fondamentale dalla quale la correlazione di partenza possa esserederivata. Ovviamente, una correlazione tra stati mentali e fisici non puoessere derivata da una correlazione tra stati fisici e stati fisici. Dovremo,allora, cercare di nuovo una correlazione tra stati mentali e fisici. Questo

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vuol dire, pero, che siamo in un circolo vizioso. Come spiegheremmo lacorrelazione fondamentale tra stati mentali e fisici nei termini della qualee possibile spiegare la correlazione tra dolore e stimolazione delle fibre-C?La conseguenza e che dovremmo postulare, come primitive (ossia non spie-gate da altro) tante correlazioni quanti sono gli stati mentali. La teoriadell’identita ci permette di eliminare il problema di spiegare le correlazioni

3.2 Argomenti della spiegazione

La teoria dell’identita va accettata perche essa ci permette di spiegare certifenomeni che altrimenti risulterebbero misteriosi. Per giustificare questo generedi argomenti, si fa spesso appello ad un principio noto come inferenza alla

miglior spiegazione:

Inferenza alla miglior spiegazione: se una certa ipotesi I fornisce la mi-

glior spiegazione di certi fenomeni rispetto ad altre ipotesi I1, . . . In, allorapossiamo siamo giustificati a ritenere I vera.

Questo principio ci fa passare dalla capacita esplicativa di una certa ipotesialla verita di una certa ipotesi.

3.2.1 Primo argomento della spiegazione

Secondo questo primo argomento, cio che la teoria dell’identita e chiamata aspiegare sono le correlazioni tra stati mentali e fisici. La teoria afferma chel’identita tra stati mentali e fisici e la miglior spiegazione di tali correlazioni. La“forma” della spiegazione e la seguente:

Dolore = stimolazione fibre-CQuindi: il dolore accade se e solo se la stimolazione delle fibre-Caccade

Questa spiegazione per il dolore – e questo e un altro vantaggio rivendicatoda coloro che difendono la teoria sulla base di questo primo argomento dellaspiegazione – puo essere facilmente generalizzata:

Per ogni stato mentale M , c’e uno stato fisico P tale che M = P

Quindi: per ogni stato mentale M c’e uno stato fisico M tale che P

accade se e solo se M accade

Ovviamente la verita della generalizzazione dipende dalla verita della spie-gazione nel caso del dolore (la spiegazione generale e vera se, per ciascuno statomentale, esiste una spiegazione come quella per il dolore; la spiegazione generalee falsa se esiste almeno uno stato mentale per cui non e vera una spiegazionecome quella fornita per il dolore).

Il problema e quindi capire se una spiegazione fornita per il caso del dolore(o qualsiasi altra spiegazione “singola”) e la miglior spiegazione. Il problema eche quel che si fornisce nel caso del dolore non e una vera e propria spiegazione.Questo per (almeno) tre motivi:

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(i) in generale se x = y, non ha senso dire che x “si correla” ad y. Se il dolore ela stimolazione delle fibre-C, che senso ha sostenere che il dolore si correlaalla stimolazione delle fibre-C? Il senso di sostenere la teoria dell’identitadovrebbe essere piuttosto quello non di voler spiegare le correlazioni madi volerle eliminare

(ii) spiegare le correlazioni nella pratica usuale delle scienze e un’altra cosa.Per spiegare una correlazione nelle scienze:

• o si fa vedere che esiste una correlazione piu fondamentale dalla qua-le quella che si vuol spiegare puo essere derivata (lunghezza di unpendolo/periodo dell’oscillazione)

• o si fa vedere che due fenomeni correlati sono effetti collaterali diun fenomeno piu fondamentale (vedi il caso delle fasi della luna so-pra). Raramente gli scienziati ricorrono all’identita per spiegare lecorrelazioni.

(iii) non e chiaro se la spiegazione nel caso del dolore sia un ragionamento

corretto. Si passa da un enunciato della forma “A = B” ad uno dellaforma “A accade se e solo se B accade”. Questo passaggio non sembraessere logicamente corretto. Le regole logiche associate all’identita sono leseguenti:

• x = x (auto-identita)

• se un x e Φ e x = y, allora si puo inferire che y e Φ (sostitutivita degliidentici)

la tesi che il dolore accade se e solo se la stimolazione delle fibre-C accadepuo essere derivata nel seguente modo:

1. La stimolazione delle fibre-C accade se e solo se la stimolazione dellefibre-C accade

2. la stimolazione delle fibre-C = dolore (tesi dell’identita)

3. Quindi: la stimolazione delle fibre-C accade se e solo se il dolore accade(per la sostitutivita degli identici)

Il problema e che la prima premessa dell’argomentazione e una tautolo-

gia, una tesi che non puo che essere vera e proprio per questo non ha uncontenuto informativo. La conclusione e una mera riscrittura della tauto-logia di partenza per mezzo della regola della sostitutivita degli identici.Anch’essa e quindi una tautologia e anch’essa non e dotata di contenutoinformativo.

3.2.2 Secondo argomento della spiegazione

Secondo questo primo argomento, quello che la teoria dell’identita e chiamataa spiegare non sono le correlazioni. Quel che la teoria spiega sono alcuni fattisulla natura della mente che altrimenti non sarebbero spiegati. Secondo questoapproccio le correlazioni non vanno spiegate perche la teoria dell’identita mostraproprio che esse vanno semplicemente eliminate.

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Tra le altre cose, la teoria dell’identita e in grado di spiegare le relazionicausali tra stati mentali. Ad esempio: sappiamo che, in alcuni casi, il dolorecausa uno stato di angoscia. La spiegazione per il teorico dell’identita e moltosemplice:

1. dolore = stimolazione fibre-C

2. angoscia = stato neuronale N

3. stimolazione fibre-C causa stato neuronale N (legge neurofisiologica)

4. Quindi: dolore causa angoscia

E istruttivo vedere come sarebbe stata spiegata la relazione causale tra doloreed angoscia da una teoria che accetta le correlazioni ma non si spinge a dire chesono identita

1. dolore accade se e solo se stimolazione delle fibre-C accade

2. angoscia accade se e solo se stato neuronale N accade

3. la stimolazione delle fibre-C causa stato neuronale N

4. Quindi: cio con cui e correlato il dolore causa cio con cui e correlatal’angoscia.

E immediatamente evidente che la seconda conclusione e molto piu deboleed e in dubbio che possa contare come una spiegazione. Le correlazioni, quindi,non bastano, ci vogliono le identita.

Un ulteriore vantaggio della teoria dell’identita e che essa – fintantoche vieneinterpretata come una teoria che spiega perche le correlazioni non vanno spie-gate ma semplicemente eliminate – riesce a spiegare perche certe domande sonoinsensate, come ad esempio “perche il dolore e associato con la stimolazionedelle fibre-C e non con altri stati neuronali?”

Anche in questo caso, pero, si potrebbe avanzare una critica simile a quellaavanzata nel caso precedente. Il problema generale e che non e chiaro, infatti,

se le identita possano giocare un ruolo rilevante nelle spiegazioni. Nell’argo-mentazione sopra, quel che fanno le identita e permettere di riscrivere una tesiespressa nel linguaggio del mentale con una tesi espressa nel linguaggio dellaneurofisiologia. Non e chiaro se questo processo di “riscrittura”, di “cambio divocabolario” sia anche una genuina spiegazione del fenomeno.

3.3 L’argomento della causalita mentale

Tutti saremmo disposti a sostenere che alcuni stati mentali causano comportra-menti o azioni. Ad esempio, una puntura di spillo causa il ritrarsi del braccio chee stato punto. Per causalita mentale si intende qualsiasi interazione causale cheabbia un fenomeno mentale come causa. Se il dolore causa un’azione e il doloree correlato con una certa base neuronale (la stimolazione delle fibre-C), alloraci sara anche una correlazione tra base neuronale del dolore e il comportamentoin questione. Se ricostruissimo la catena causale a partire dal comportamento,probabilmente costruiremmo una catena causale che ad un certo punto arri-va alla base neuronale del dolore. Il dolore, quindi, deve far in qualche modo

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uso della sua base neuronale per causare comportamenti ed azioni. E difficile,infatti, che il dolore causi “direttamente”, senza intermediazioni fisiche, certicomportamenti o azioni. Saremmo, forse anche, portati a dire che e la baseneuronale del dolore la “vera causa” del comportamento ad esso associato. Sirischia di cadere in una situazione di sovradeterminazione causale (vedi lezionidelle II settimana).

Identificare il dolore con la sua base neuronale sembra essere la mossa piusemplice per far recuperare al dolore il suo ruolo causale. Se dolore e stimola-zione delle C-fibre sono la stessa cosa, vi e solo una causa che ha come effettoun certo comportamento o azione.

4 Identita-token e identita-type

Il cuore della teoria dell’identita prevede che vi siano delle identita tra stati odeventi mentali o stati od eventi neurofisiologici. Tale asserzione, pero, puo essereintesa in due modi leggermente diversi.

Si consideri il seguente esempio: si immagini di aver visto una certa macchinaalle 13,00; si immagini di aver visto una certa macchina alle 16,00. Se affermo“la macchina che ho visto alle 13,00 e identica alla macchina che ho visto alle16,00”, questo puo voler dire due cose:

• il modello a cui appartiene la macchina vista alle 13,00 e lo stesso delmodello a cui appartiene la macchina vista alle 16,00. Le due macchine,pero, sono due macchine diverse.

• la macchina che ho visto alle 13,00, quello specifico oggetto e proprio lastessa che ho visto alle 16,00. Ho visto due volte la stessa macchina.

Usando una terminologia un po’ tecnica si puo dire che nel primo caso ab-biamo a che fare con un’identita di tipo (type identity) mentre nel secondo casocon un’identita di occorrenza (token identity).

La stessa ambiguita puo essere utilizzata per definire due versioni diversedella teoria dell’identita:

Teoria dell’identita-token: ogni evento che sia un evento di tipo mentale eanche un evento di tipo fisico

Teoria dell’identita-type: ogni tipo di evento mentale e un tipo di eventofisico

La teoria dell’identita-type implica la teoria dell’identita-token ma non vice-versa. Ad esempio, ogni oggetto che abbia un colore ha anche una forma (token)ma non per questo i colori sono identici alle forme (type); non sembra, infatti,esserci nessuna correlazione tra colori e forme anche se ogni oggetto che ha uncolore ha anche una forma.

Normalmente, la teoria dell’identita e interpretata come una teoria dell’i-

dentita type.Cio dipende innanzitutto dal fatto che una teoria dell’identita-token non

sembra essere molto esplicativa: essa afferma solamente che proprieta fisichee proprieta mentali sono esemplificate nelle stesse entita, che ogni evento conuna proprieta mentale ha anche una proprieta fisica. Tale posizione, pero, non

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ci dice nulla sulla relazione tra le due proprieta. La teoria dell’identita-token

potrebbe essere vera anche se non vi fosse nessuna relazione sistematica tra la

dimensione mentale e quella cerebrale. Anzi, la teoria dell’identita-token puoessere vera anche se la sopravenienza tra proprieta fisiche e mentali e falsa. Taleapproccio, quindi, non e, a rigore, nemmeno una forma di riduzionismo.

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