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VOCE U.P. a voce alta Unità Pastorale delle parrocchie in Cisano Bergamasco A/2020 pro manuscripto La speranza non è semplicemente l’ulma a morire, è la prima a risorgere.

VOCE U.P.autorità, le selte pastorali fino ad ora ompiu-te, mi induono a ondiidere on Àoi alune onsiderazioni. La Àita delle nostre omunità ristiane è nor-malmente intensa, signifi

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VOCE U.P. a v o c e a l t a

U n i t à P a s t o r a l e d e l l e p a r r o c c h i e i n C i s a n o B e r g a m a s c o

A / 2 0 2 0 p r o m a n u s c r i p t o

La speranza non è semplicemente l’ultima a morire, è la prima a risorgere.

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Redazionale

Cari fratelli sacerdoti, Care sorelle e fratelli tutti, la situazione sanitaria, i provvedimenti delle autorità, le scelte pastorali fino ad ora compiu-te, mi inducono a condividere con voi alcune considerazioni. La vita delle nostre comunità cristiane è nor-malmente intensa, significativa, capace di coin-volgere e raggiungere molte persone e molte famiglie. Proprio l’abitudine a questa vitalità,

come avviene per altri beni preziosi, ci induce a

sottovalutarla, a volte a criticarla, comun-que a considerarla ancora una parte scontata dell’oriz-

zonte delle nostre esistenze. In certi mo-

menti, addirittura, ci sembra che la vita della comunità cristiana, le

sue iniziative e proposte, appartengano ad un mondo di diritti da rivendicare, più che frutto di un dono e di un impegno condiviso da ciascu-no. Ora che le circostanze e l’esercizio della responsabilità, ci costringono a scelte che limi-tano la vita comunitaria, avvertiamo non solo una mancanza, uno smarrimento, per alcuni una comodità che vien meno, ma anche la mol-tiplicazione di interrogativi che rivelano le atte-se e le immagini che ciascuno di noi coltiva in relazione alla Chiesa e particolarmente a quella particolare comunità che è la Parrocchia. Que-

ste domande diventano a loro volta come una porta su altre, più profonde, che investono la fede, il modo di vivere da cristiani, di ascoltare il Vangelo, di celebrare i sacramenti e di testi-moniare la carità tra noi e verso il prossimo. Queste riflessioni, che dovrebbero provocarci più frequentemente, sono alimentate, in questi giorni, da una decisione molto impegnativa: quella di celebrare l’Eucaristia senza la parteci-pazione dell’assemblea. Si tratta di una decisio-ne sofferta, alla luce delle recenti disposizioni delle autorità governative, che suscita una mol-teplicità di sentimenti e, in alcuni casi, anche di risentimenti. Nessuno conserva memoria di tempi e situazioni in cui si sia verificata una co-sa del genere. Non basta ricordare che in molte parti del mondo la celebrazione dell’Eucaristia è occasione rara e spesso richiede sacrifici non indifferenti per poterla celebrare e potervi par-tecipare; non basta riconoscere che anche nella nostra Diocesi crescono le parrocchie nelle qua-li non si celebra l’Eucaristia ogni giorno; non basta ammettere che per molti battezzati l’Eu-caristia è diventata un optional e che per anzia-ni e malati spesso è solo un desiderio. Le obiezioni più frequenti che sto raccogliendo, partono da constatazioni molto pratiche, per arrivare a quelle più profonde. A noi, si dice, non mancano i preti: se i preti celebrano l’Euca-ristia, perché i fedeli non possono parteciparvi, pur a determinate condizioni? Perché alcune

Lettera del vescovo Francesco

Apriamo questo numero con la lettera che il nostro vescovo Francesco a indirizzato alla Diocesi nei giorni particolari in cui il decreto del governo e le indicazioni dei vescovi ci hanno costretto al

digiuno Eucaristico e all’impossibilità di riunirci come comunità cristiana.

Mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo.

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Redazionale

attività commerciali sono consentite e aperte al pubblico e il raccogliersi insieme in chiesa no? Perché un tempo, in caso di calamità e ma-lattie, ci radunava in chiesa e ora ci si deve al-lontanare? Queste domande si accompagnano ad altre, che hanno a che fare con la fede. Se l’Eucaristia è così determinante per la vita cri-stiana, al punto che quella domenicale è un precetto grave, perché proprio i vescovi, custo-di della fede, ne privano i fedeli? Come corri-spondere al desiderio e al bisogno del pane eucaristico e del ritrovarsi insieme da cristiani nell’Eucaristia? Che significato ha che i preti celebrino l’Eucaristia da soli? Riporto alcuni passaggi di lettere ricevute. “Se in questi momenti così difficili veniamo privati della possibilità di ricevere l’Eucarestia, da chi attingeremo la forza? Chi ci darà il coraggio di portare la speranza nei cuori di chi è più spa-ventato? Chi ci darà la Grazia di rimanere saldi e fiduciosi anche in mezzo alla tempesta? Infine mi chiedo anche chi ci aiuterà a mantenere la consapevolezza dell’appartenenza alla Comuni-tà Cristiana, se non possiamo ritrovarci…?” Spero che tutti voi possiate immaginare che il vescovo e i sacerdoti non solo comprendono queste domande, ma le sentono salire anche nel loro cuore. Insieme coltiviamo la convinzio-ne della necessità della preghiera e particolar-mente dell’Eucaristia nei momenti della prova e del dolore. Quanti racconti e testimonianze hanno alimentato questi convincimenti. Ho avuto il dono di incontrare a tu per tu il cardi-nale Van Thuan e di commuovermi nell’ascolta-re come riusciva a celebrare l’Eucaristia nelle 3

prigioni vietnamite. E quanti sacerdoti, penso al nostro don Seghezzi e tanti altri, insieme ai loro fedeli si sono trovati nelle stesse o in simili condizio-ni. Perché allora una scelta tanto rile-vante? L’immagine biblica che mi dà forza in questa circo-stanza è quella dell’esi-lio. Questo contagio ci sta, volenti o nolenti, esiliando dalla terra della nostra vita quotidiana, dalle nostre reali, presunte e presuntuose sicurezze, dalle nostre buone e forse meno buone abitudini. Il popolo di Dio, esiliato, perde tutto: gli rimane la fede, la preghiera e la dedicazione della propria vita agli altri, come espressione concreta della propria dedicazione a Dio. La prova, così si rive-la il morbo dilagante, è il luogo del combatti-mento della fede. Il Signore ci indica nel silenzio e nell’ascolto della sua Parola, nella pazienza e perseveranza e nella preghiera e della carità vicendevole, le armi del nostro combattimento spirituale. Sono queste che vogliamo indossare anche noi. Sappiate, fratelli e sorelle, che ogni giorno i sa-cerdoti stanno celebrando l’Eucaristia per voi, anche se non con voi: essi raccolgono quel “servizio sacerdotale” che è rappresentato dal-

Le cupole della Basilica di

Santa Maria Maggiore e la Cattedrale di

Bergamo.

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Redazionale

la vita generosa di ciascuno e che, nell’Eucari-stia, diventa un dono gradito a Dio. Sappiate che le vostre famiglie possono essere santuario della presenza di Dio, per l’amore che vi porta-te, per il sacramento del matrimonio che unisce tanti di voi, per la preghiera che potete condivi-dere. Sappiate che le nostre chiese in questo momento rimangono aperte e sono accessibili per la preghiera personale in tante forme diver-se. Sappiate, che la possibilità di accostare per-sonalmente la Parola di Dio, che in Quaresima vorremmo fosse maggiormente praticata, trova in queste circostanze un’occasione favorevole. Sappiate che le tradizionali pratiche quaresima-li del digiuno, della preghiera e della generosità verso i poveri sono ancora modalità per alimen-tare la relazione con il Signore. Sappiate che la

preghiera del rosario, così cara alla de-vozione mariana, continua ad accom-

pagnare i nostri giorni. Sappiate che le comunità monastiche e religiose, stanno incessantemen-te pregando per tutti. Vi chiedo, con tutto il cuore, di testimonia-re nei modi che le circostanze stanno disegnando, quella cari-tà che è il contrassegno della

nostra fede, soprattutto verso i più deboli, gli anziani soli, le fami-

glie in difficoltà.

La sofferenza di non poter partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia, che rimane insosti-tuibile, viene consolata dalla convinzione della misericordia di Dio per il popolo e soprattutto i più deboli e dalla più convinta adozione di uno stile eucaristico nella nostra vita.

La scelta di concorrere al bene di tutti, so-prattutto dei più fragili come i bambini, gli an-ziani, i malati, attraverso la rinuncia alla cele-brazione dell’Eucaristia comunitaria, non è un appiattirsi su logiche materiali o semplicemente corrispondere ad esigenze pubbliche, dimenti-cando la fede; piuttosto è la decisione di fare della nostra fede la sorgente di una responsabi-lità morale che insieme a tanti uomini di buona volontà vogliamo esercitare perché la speranza di superare questa prova, si incarni in condizio-ni che la rendano credibile. Cari sacerdoti, desidero rivolgermi a voi, in mo-do particolare, sapendo la vostra vicinanza e dedizione alle Comunità che vi sono affidate: sappiate dell’affetto, della considerazione e della riconoscenza per ciò che state facendo e condividendo con le persone che il Signore con-segna al vostro servizio e alla vostra guida. I limiti imposti dalle circostanze, non si impongo-no al vostro cuore e alla vostra fede. Gli spazi di tempo, che l’impossibilità di alcune delle opere del vostro ministero vi concedono siano mag-giormente dedicate alla preghiera, all’ascolto della Parola e alla più pacata preparazione delle omelie, meditazioni, riflessioni che vi attendo-no e vi attenderanno. Il fatto che non possiate raggiungere con facilità i vostri parrocchiani, so che non li allontana dal vostro cuore e dalla vostra premura. Anche tra voi, esprimete quella fraternità, che in questi anni stiamo cercando di riproporci in maniera più convinta e concreta. E’ proprio il caso di dire, in questa circostanza: “basta una telefonata”. Mentre vi scrivo le con-dizioni di salute di alcuni di noi si rivelano deli-cate o addirittura gravi: sia forte la nostra pre-

Il Battistero antistante la Cattedrale di Bergamo.

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ghiera per loro. Ringrazio di cuore Sua Eccellenza il Vescovo Siluan, della Diocesi Ortodossa Romena in Italia che, scrivendomi la sua fraterna vicinanza, l’ac-compagna con queste significative parole: “La fiducia in Cristo medico delle anime e dei corpi che andava attorno per tutta la Galilea, inse-gnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo (Matteo 4,23), oggi come allora, venga in soccorso delle popolazioni colpite da questo morbo infausto e doni a tutti la gioia della rinascita e della vitto-ria. A quanti ne sono stati colpiti irrimediabil-mente doni la gioia del paradiso, meta pasqua-le verso la quale tutti camminiamo e a coloro che soffrono della umana perdita la consolazio-ne che in Cristo vivo e presente nella Chiesa nulla è perduto e, con sant’Agostino, vescovo d’Ippona, testimoniamo questa nostra speran-za: non si perdono mai coloro che amiamo, per-ché possiamo amarli in Colui che non si può perdere. Ringrazio di cuore tutti voi per la vostra fede, per la preghiera, per la generosità; esprimo tutta la mia considerazione e riconoscenza agli operatori sanitari e alle autorità preposte al bene comune. Interceda per noi la Madre di Dio, Salute degli infermi, la Vergine addolorata, così cara alla nostra devozione. “Salva il tuo popolo Signore, guida e proteggi i tuoi figli”.

+ Francesco Beschi Bergamo, 7 marzo 2020 5

La Cattedrale di Bergamo

dedicata a Sant’Alessandro

Martire.

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Chiesa e mondo

«Le emozioni e le paure non siano motivo di confusione, per reazioni istintive e spa-ventate. La vocazione alla san-tità ci aiuti anche in questo momento a vincere la medio-crità, a reagire alla banalità, a vivere la carità, a dimorare nella pace». Si conclude con queste vibranti parole la be-nedizione-preghiera diffusa dall’arcivescovo di Milano,

mons. Mario Delpini, alla co-munità diocesana di fronte all’incalzare dei contagi da coronavirus nel territorio lom-bardo, che ha reso l’Italia ter-zo Paese al mondo tra i più colpiti dall’ epidemia. Serietà e prudenza, necessarie, non devono tuttavia aprire la via all’ allarmismo o ai toni apo-calittici, cui pure indulgono i soliti predicatori intenti a co-

gliere nella malattia il segno di flagelli divini. «L’apprensione per sé e per i propri cari, forse persino il panico, si diffondono e conta-giano il nostro vivere con maggior rapidità e con più gravi danni del contagio del virus», ha detto mons. Delpi-ni, invocando la benedizione del Signore, che «non è una assicurazione sulla vita» o

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Dio alleato di scienziati e medici

Le parole dell’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini fanno riflettere e spengono i toni apocalittici di certi predicatori e l’irresponsabilità dei fanatici.

CORONAVIRUS COVID 19 Zona ROSSA estesa a: tutta la regione Lombardia Le province di Piacenza Modena Parma Reggio Emilia Pesaro Urbino Rimini Verbano Cusio Ossola Novara Vercelli Asti Alessandria Venezia Treviso Padova

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Chiesa e mondo

«una parola magica che mette al riparo dai pericoli», ma «una dichiarazione di allean-za: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene». Il Signore non è intento a puni-re l’umanità, ma «è alleato degli uomini di scienza che cercano il rimedio per sconfig-gere il virus», preannunciando poi che «ogni indicazione data per la prevenzione e per com-portamenti prudenti sarà ac-colta con rigore dalle istituzio-ni ecclesiastiche». Il rischio opposto, ma non meno grave, dell’allarmismo, infatti, po-trebbe essere quel fanatismo pseudoreligioso di chi non esita a polemizzare sulle mi-sure di sicurezza che hanno portato vescovi e sacerdoti delle zone maggiormente col-pite a sospendere le Messe, novene e altre iniziative di gruppo, come suggerito dalle autorità sanitarie per arginare il pericolo del contagio. La preghiera unisce anche se non si è nello stesso luogo e così pure la fratellanza, la solidarietà autenti-ca che necessariamen-te fuga fobie ed egoismi.

Il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, ha invita-to i fedeli a dedicare «un tem-po conveniente alla preghiera e alla meditazione, eventual-mente anche aiutandosi con le celebrazioni tramite radio e Tv». Commovente il messag-gio rivolto ai fedeli dal parro-co di Castiglione d’Adda, don Gabriele: «Il nostro animo è frastornato. L’emergenza sembrava così lontana, invece è qui in casa nostra. Anche questo fatto ci porta a consi-derare come nel mondo sia-mo ormai un’unica grande famiglia. Ora ci dobbiamo attenere alle indicazioni che le autorità preposte hanno sta-bilito, tra cui la cessazione della celebrazione della Santa Messa. È facile in questa si-tuazione lasciarsi andare spiri-tualmente diventando apatici nei confronti della preghiera,

ritenuta inutile. Vi in-vito invece a incre-

mentare la pre-ghiera che sem-pre apre le si-tuazioni a Dio. Ci rendiamo conto

in congiunture come la presente

della nostra impoten-za, perciò gridiamo a Dio la 7

nostra sorpresa, la nostra sofferenza, il nostro timore. Non ho vergogna di dirvi che ieri dinanzi al Tabernacolo e alla statua dell’Assunta anch’ io ho pianto e vi chiedo di in-nalzare con me al Signore il

grido della nostra preghiera e del nostro pianto. Pregare significa già sperare». Altra cosa da evitare è la ten-tazione di non astenersi nep-pure di fronte a una simile emergenza da slogan irre-sponsabili e strumentalizza-zioni. Come ha detto il presi-dente Mattarella sono proprio «responsabilità e unità di im-pegno» a garantire «la miglio-re e più efficace risposta a tutela della salute dei con-cittadini».

Luciano Regolo da: Famiglia Cristiana

27.02.2020

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Quaresima missionaria

Il Sinodo dell’Amazzonia, che si è svolto a Roma per volere di Papa Francesco nel mese di ottobre 2019, ha acceso i ri-flettori su una terra che cono-sce storie di sfruttamento, di ingiustizie e di corsa all’arric-chimento personale a scapito dell’intera umanità. Grazie alla presenza in Amaz-zonia di mons. Eugenio Coter, vescovo bergamasco in Bolivia e padre sinodale, abbiamo

scelto di sostenere le piccole comunità che vivono nei vil-laggi più prossimi alla foresta amazzonica e che, quotidia-namente, cercano di mante-nere vivo uno stile di vita in armonia con la natura. Le offerte raccolte durante le diverse iniziative aiuteranno gli abitanti dei villaggi a pian-tare nuovi alberi che andran-no a contenere gli effetti ne-gativi della deforestazione,

cercando di garantire la quali-tà di un ecosistema sempre più minacciato dall’egoismo degli uomini. Ai giovani e ai piccoli delle famiglie verranno inoltre offerti percorsi di conoscenza sui valori del rispetto dell’am-biente e dell’ecosistema in cui vivono e di cui dovranno prendersi cura sin da ora.

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Il Gruppo Missionario dell’Unità Pastorale ha scelto di idirizzare l’attezione su uno dei tre progetti, che la Diocesi di Bergamo indica per la Quaresima 2020. Il progetto fa riferimento all’opera

missionaria che si svolge in Bolivia: PROMUOVERE LE FAMIGLIE DELL’AMAZZONIA

BOLIVIA Popolazione: 8.142.000 (1999)

Superficie: 1.098.580 Kmq Capitale: La Paz

Moneta: Boliviano

Paese senza coste, con tre regioni naturali. Sull’altopiano, con altitudine media di 4.000 mt. e clima secco e freddo, vive la mag-

gior parte della popolazione e si trovano le principali risorse mi-nerarie del paese: stagno, oro, argento, zinco, tungsteno, rame.

Nelle pianure tropicali dell’est e del nord, regione di giungle e savane, vi sono pascoli per i bovini e si coltiva riso, soia e canna

da zucchero; vi sono inoltre giacimenti di idrocarburi. Il territorio boliviano è diviso in tre bacini che confluiscono nel

lago Titicaca, nel Rio delle Amazzoni e nel Rio de la Plata. L’incontrollato sfruttamento del legname minaccia le risorse fo-

restali, la fauna, la flora e l’ecosistema mondiale.

Un bambino che abita la foresta dell’Amazzonia, abbraccia un grande albero.

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Missioni

Vescovi bergamaschi nominati per le diocesi della Bolivia: Mons. Eugenio Coter, vescovo a Pando - Beni Mons. Sergio Gualberti vescovo a Santa Cruz Mons. Eugenio Scarpellini vescovo a El Alto - La Paz Sacerdoti bergamaschi inviati come “fidei donum” alla Chiesa di Bolivia: Mons. Basilio Bonaiti, presso il Seminario diocesano di La Paz Don Pietro Bonanomi, a Santa Cruz Don Antonio Caglioni, a Corocoro Don Fabio Calvi, a Condebamba (Cochabamba) Don Alessandro Fiorina, a Tarija Don Alessandro Manenti, a Santa Cruz Don Gianluca Mascheroni, presso la casa del Patronato a Cochabamba Don Giovanni Algeri, a Munaypata (La Paz) Don Diego Dolci, a Munaypata (La Paz) Rientrati nella diocesi di Bergamo nel 2019 dopo anni di servizio in Bolivia: don Sperandio Ravasio don Luca Ceresoli don Sergio Gamberoni

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Chiesa di Bergamo e Chiesa di Bolivia

Da più di 50 anni la Chiesa di Bergamo è gemellata con la Chiesa di Bolivia, così che molti sono stati i sacerdoti, i religiosi e religiose, laici e laiche che si sono resi disponibili per vivere in prima persona questa collaborazione ecclesiale.

Un abitante della foresta davanti alla

devastazione di uno dei tanti e

frequenti incendi.

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Rubrica “a tu per tu”

Chiacchierata con don Sperandio

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Tante immagini, tanti rumori, tante persone, tanti pensieri e tante tante domande. Siamo in macchina sotto la pioggia dopo più di due ore di chiac-chierata con il nostro Don Sperandio e non sappiamo da dove partire per riepilogare tutto ciò di cui ha parlato. L’idea era quella di un’intervista, qua-si domanda-risposta, ma appena lui ha iniziato a raccontare si è aperto un mondo e la nostra impostazione è crollata. In effetti non deve essere per nulla semplice riassumere oltre trent’anni di vita nelle nostre cinque sem-plici e rigide domande… Ma perdonaci, don Sperandio, questo l’abbiamo capito nel mentre! La verità è che in questa conversazione si sono toccati, con la sua semplicità che ormai tutti cono-sciamo, argomenti delicati e particolari di cui proba-bilmente non siamo neanche molto in grado di scri-vere. Vogliamo solo annotare qualche spunto che, seppur piccolo e forse riduttivo, ci ha fatto riflette-re e che vogliamo condividere. In primo luogo l’idea che noi tutti, in quanto uomini, abbiamo pari dignità di fronte a Dio. L’essere nati in una parte o l’altra del mondo non è stata una nostra scelta né un nostro merito. La realtà boliviana e in particolare quella della foresta dove lui ha vissuto tanti anni è indubbiamente diversa dalla nostra sotto ogni aspetto. Questo però, non solo non ci deve portare a ragionare in ter-mini di livelli di sviluppo o peggio di superiorità, ma non deve nemmeno portare alla nascita di un confronto teso ad identificare l’insufficienza e la mancanza con la Bolivia e la ricchezza con l’Europa. Sono due contesti, due popoli, due culture diverse e basta, da rispettare e da valorizzare in quanto tali. Ragionando con i nostri schemi mentali, il rischio di giudicare impro-priamente è altissimo e insito in ognuno di noi. La prospettiva che il don ci ha offerto invece è quella di un semplice e umile desiderio di condividere la vita di queste persone, di conoscerle e di farle sentire amate. Ecco perché forse cade il senso di un riferimento alle differenze in ambito di fede e tra-dizioni religiose, anche se naturalmente suscitano umana curiosità. Queste persone hanno avuto e hanno una storia completamente diversa dalla no-stra e così interpretano il vivere la fede in modo sicuramente differente, più legato forse all’aspetto tradizionale e quasi a sfondo animista, ma non per questo sono meno degne e meno importanti di noi di fronte al Padre. Lo stesso atteggiamento di umiltà e semplicità con cui don Sperandio ha vissuto tutta quella parte della sua vita era tenuto anche nei confronti di quelle persone con cui aveva quotidianamente a che fare, a partire dai

Inseriamo alcune pagine che dedichiamo alla rubri-ca “a tu per tu”. Vuole essere una chiacchierata con persone diverse che pensiamo possano avere qualcosa da suggerire, condividere, raccontare nel solco del cammino delle nostro comunità parrocchiali e del nostro paese. Iniziamo questo cammino chiedendo ospitalità a don Sperandio che, come sap-piamo, ha trascorso molti anni a servizio della Chiesa di Bolivia ed ora sta cam-minando insieme con noi.

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Vocazione sacerdotale

mafiosi per arrivare ai cocaleros e altri ancora. Certo, sono situazioni deli-cate, ma di fronte a un puro ma un po’ sterile giudizio basato sulla legge, lui ha preferito quello basato sull’amore. “Che colpa ne hanno queste per-sone?” Questa la frase che ci ha ripetuto più volte, sottolineando come non sta a noi giudicare del bene e del male sugli altri, il nostro compito è quello di amare sempre, certamente suggerendo soprattutto con l’esempio vie alternative, ma di sicuro evitando di criticare una persona senza sapere la sua storia e aver pro-vato ciò che questa ha vissuto. Inoltre, negli episodi che don Sperandio ci ha rac-contato spesso comparivano la morte, -la povertà, la sofferenza ma, accanto a queste, sempre erano presenti la disponibilità e la generosità delle perso-ne. Un esempio che ci ha colpito: in una famiglia nella sua comunità, entrambi i genitori sono morti, lasciando i figli da soli. Sarebbero stati abbandonati a a sè stessi, se non fosse stato per le persone intorno a loro che si sono offerte a prenderli sotto il proprio tetto senza farsi problemi. Di queste qualità anche lui è rimasto piacevolmente sorpreso all’inizio della sua mis-sione ed è ciò che gli è rimasto più a cuore di queste persone. Il tema del silenzio, dello stare con Dio, che ci sta accompagnando attraver-so la figura di Maria Maddalena in questo anno pastorale, è il terzo spunto che anche don Sperandio ci ha regalato. Le ore di cammino che quasi tutti i giorni doveva affrontare per raggiungere i piccoli “villaggi” nella foresta erano occasione preziosa di dialogo con Dio che dava spesso la forza di andare avanti, nonostante le immaginabili mille difficoltà. Un dialogo che forse anche noi dovremmo imparare ad instaurare, un momento che an-che noi dovremmo imparare a ricavare in mezzo ai mille impegni che ab-biamo, che a volte ci creiamo quasi per paura di quell’assenza di stimoli. Un ultimo aspetto che ci ha naturalmente colpito, anche se forse non è nuovo, è l’importanza che ha dato alla formazione delle persone e quindi alla scuola. Insieme alla chiesa e alla biblioteca, don Sperandio ha costruito e avviato nel piccolo paese di Eterazama, nel dipartimento di Cochabamba, un grande centro di formazione che raccoglie quasi trecento ragazzi poco più che adolescenti, per avviarli a corsi di infermieristica, informatica, agro-

Don Sperandio Ravasio.

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Rubrica a “tu per tu”

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industria e agro-ecologia, con lo scopo di sottrarli a un futuro di disgrazie alla periferia della città, offrendo loro un’alternativa di vita nella loro terra.

L’attenzione ai giovani, alle nuove generazioni, ai loro bisogni più o meno espliciti è un altro cardine della sua esperienza missiona-

ria in Sud America. Quello dell’istruzione, che a noi pare così scontato, è un diritto che altrove non è sempre assicurato

e di cui forse dobbiamo imparare a riscoprire l’importan-za. Quando ci lasciamo andare a inutili commenti e giu-dizi, quando screditiamo gli insegnanti banalizzando il loro lavoro magari riflettiamo sulle opportunità che abbiamo e su come farle fruttare per il bene di chi non ha la fortuna di averle!

L’obiettivo di questa riflessione non è naturalmente quel-

lo di passare dal lato opposto, criticando indistintamente tutta la nostra realtà e ritenendo di avere solo da imparare

da quella boliviana. Speriamo solo di essere riuscite a condivide-re qualche piccolo spunto su cui ci pare importante che la nostra

società oggi rifletta e che, partendo dal nostro piccolo, possa portare ad atteggiamenti di maggiore apertura verso l’altro, disponibilità, altruismo, umiltà, semplicità... tutti tesori che don Sperandio ha portato con sé al ritorno e su cui forse queste persone, queste famiglie, nella loro diversità, hanno qualcosina da insegnarci. Grazie don per la tua testimonianza e buon cammino a tutti!

rubrica curata da Chiara e Sara

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Sabato 1 febbraio 2020

Grazie con i volontari

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Dieci stelle sul nostro cammino Anniversario

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Era un sera come le altre dove un gruppo di amici con la passione per il presepio, decisero di formalizzare ciò che già da molti anni faceva-no con passione e dedizione nel nostro paese, nelle nostre comunità, nelle diverse chiese. Co-struivano e allestivano delle vere opere d’arte, realizzavano con cura il presepio, raffigurando la nascita del Figlio di Dio, rispettando quando ci è suggerito dagli evangelisti, sicuri di poter aiutare a vivere meglio l’annuncio dell’Incarna-zione di Cristo.

Dopo varie riunioni, permessi, discussioni arrivò la decisione: costituiamo un’associazione così che possa essere uno stimolo per tramandare l’arte del presepio. Era il 10 Marzo del 2010 presso l’Oratorio di San Gregorio con la presenza dei parroci don

Santo Baratelli e don Lino Ruffinoni, alla pre-senza del sindaco Cav. Pietro Vitali e tanti amici uniti da un’unica passione per il PRESEPIO, nac-que l’associazione TRE SANTI AMICI DEL PRESE-PIO. Il nome scelto voleva essere un modo per valo-rizzare al meglio le nostre comunità, tenendo conto del fatto che vi partecipavano persone delle tre comunità parrocchiali del nostro co-mune: persone che partecipavano alla vita della parrocchia di San Gregorio, altre a quella di Santo Stefano e altre ancora a quella di San Zenone. L’intento comune era stato quello di affidarci alla protezione dei nostri santi patroni. Un’intuizione profetica visto il percorso che poi hanno intrapreso le nostre comunità parroc-chiali fino a giungere all’istituzione dell’unità pastorale qualche anno dopo. Sono trascorsi 10 anni e non nascondo la forte emozione mentre scrivo queste parole, mi pas-sano nella mente tutti i momenti vissuti con un entusiasmo incredibile, con la voglia di tra-smettere la nostra passione ad altri soprattutto ai bambini, di poter dare al nostro paese un vestito più bello per il santo Natale, quel vestito che non è altro che il manto stellato di Maria santissima che con un semplice “SI” ci ha fatto un grande dono GESÙ BAMBINO. Quindi subito all’opera, le nostre idee sono tan-te e per realizzarle ci vuole tempo e fatica ma noi dalla nostra parte abbiamo energie e molta

10 marzo 2010 iniziava ufficialmente il cammino dell’Associazione Tre Santi Amici del Presepe. Al traguardo dei 10 anni molte sono state le iniziative e le attività che hanno arricchito il percorso,

sensibilizzando le nostre comunità all’arte delicata e preziosa del “presepio”.

25.09.2010 mons. Francesco Beschi inaugura la sede.

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Tre Santi amici del presepio

passione. La prima cosa era avere una sede o almeno una sala dove fare i corsi, le riunioni, gli incontri organizzativi quindi parlando con il par-roco don Santo siamo riusciti a sistemare delle aule accanto alla chiesa parrocchiale di San Ze-none che erano inutilizzate. Una sede con l’ufficio amministrativo, una sala che potesse fare da magazzino e un’aula per i corsi quest’ultima intitolata a Don Achille An-gioletti (parroco di San Zenone dal 1989 al 1993 scomparso il 26 gennaio del 2010). Il Primo passo è stato quello dell’inaugurazione della sede, il 25 settembre 2010 alla presenza del nostro vescovo mons. Francesco Beschi. Passo dopo passo è iniziato il cammino che ci ha condotto fino al traguardo dei primi 10. Con Il Patrocinio del Comune e con la Collabora-zione di alcune realtà del nostro paese, tra cui La Pro Loco, l’associazione AIDO, l’associazione Don Renato Mazzoleni, l’associazione GULLIVER e l’AVULSS siamo riusciti ad organizzare le no-stre manifestazioni durante le festività natalizie. Corso per bambini giunto alla 17ª edizione che prima ancora della fondazione dell’Associa-zione già era ben attivo e partecipato dai nostri bambini;

Corso con l’ass. Gulliver giunto all’11ª edizione un’esperienza unica e meravigliosa;

Corso per ADULTI giunto alla 10ª edizione organizzato e realizzato con i soci della sede AIAP (Associazione Italiana Amici del Presepio);

Il concorso presepi giunto alla 24ª edizione il concorso fu ideato e realizzato dalla Pro Loco

in collaborazione con le comunità parrocchiali, con la fondazione dell’Associazione Tre Santi Amici del presepio, la proposta è passata all’As-sociazione che ha continuato con il sostegno delle parrocchie dell’unità pastorale;

La gita sociale ogni anno alla scoperta di Musei e luoghi legati alla spiritualità presepistica;

La mostra presepi giunta all’11ª edizione i primi quattro anni presso la chiesetta di San Zenone, poi dal 2014 nella chiesetta accanto alla parrocchiale di Santo Stefano;

Festa al termine del periodo natalizio bellissime feste a conclusione delle manifesta-zioni natalizie;

Il cammino dei Magi Per tre anni (e speriamo di poter continuare) abbiamo animato la ricostruzione del cammino dei Magi verso Betlemme, nel giorno dell’Epifa-nia;

Festa nel 5° anniversario di

fondazione.

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Anniversario

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Allestimento della Capanna presso il Comune ideata e realizzata dalla Pro Loco in collabora-zione con il Gruppo Alpini, successivamente il compito viene affidato alla nostra Associazione con l’aiuto di alcuni volontari della Comunità.

Nel 2014, a metà del nostro percorso, inaugu-rando la 5ª mostra presepi abbiamo festeggiato il quinto anniversario di fondazione aderendo all’AIAP (Associazione Italiana Amici del Prese-pio) come sezione e poi successivamente come sede, un momento importante di crescita per tutto il gruppo. Estendo il mio GRAZIE a tutti, agli Amici che in questi dieci anni di cammino ci hanno seguito e supportato in ogni momento vissuto con armo-nia e serenità. Alle diverse autorità che abbia-

mo incontrato, ai sindaci che ci hanno sempre sostenuto, alla Pro Loco così come a tutti i pre-sidenti delle associazioni cisanesi, ai sacerdoti dell’unità pastorale. GRAZIE a tutti i consiglieri che negli anni si sono impegnati alla realizzazione di tutte le nostre manifestazioni, partendo dai soci fondatori che quel 10 marzo si trovarono per dare vita a que-sta associazione.

Maurizio Bonacina

Inaugurazione della mostra presepi con la presenza di mons. Gaetano Bonicelli.

Il traguardo raggiunto dall’Associazione Tre Santi Amici del Presepio è certamente frutto del lavoro e dell’entusiasmo di molte persone che si sono impe-gnate a diverso titolo lungo il percorso di questi an-ni. Coloro che si sono seduti attorno al tavolo per tessere le redini del gruppo facendo parte del di-rettivo; coloro che hanno gestito il magazzino e tutte quelle attività di “manovalanza” che hanno permesso alle iniziative di decollare; coloro che han-no portato la ricca esperienza di una tradizionale coltivata nei piccoli e semplici gesti del quotidiano; coloro che vi hanno partecipato con l’intento di car-pire qualche segreto o qualche tecnica per dare spa-zio e realizzazione alla propria fantasia. Ci sia permesso però ringraziare in modo particola-re Maurizio Bonacina che ha guidato e diretto il cammino in questi dieci anni e certamente anche per i prossimi. La sua passione e il suo entusiasmo hanno permesso a tutti gli altri di esprimere l’appar-tenenza all’associazione con i propri doni, carismi e potenzialità. Come sempre non tutto è semplice e tranquillo, chi sta al comanda deve prendere delle decisioni che ha volte hanno bisogno di tempo per maturare e per crescere. Semplicemente, grazie a te Maurizio per il lavoro e la passione che ti contraddi-stingue nel presiedere questa nostra associazione.

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Catechetica

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La situazione che si è creata a causa del diffondersi del virus deno-minato COVID 19, ci costringe a ridefinire e a ridimensionare le abi-tudini consolidate da tempo, soprattutto gli atteggiamenti quotidia-ni a cui facciamo poca attenzione e che diamo sempre per scontati. Spesse volte questi atteggiamenti sappiamo che dovremmo modifi-carli, migliorarli, viverli con maggiore attenzione (al di là della situa-zione legata al virus), ma poi la superficialità e la fretta ci fanno ca-dere sempre negli stessi errori con la superficialità di giustificarli. Pensiamo per esempio allo starnutire o al tossire: sappiamo che si deve mettere sempre la mano davanti alla bocca, anzi che si deve sempre usare un fazzoletto, ma poi cadiamo nell’emergenza del mo-mento e tutto diventa relativo. Addirittura nella nostra grammatica usiamo il condizionale, che ci permette di giustificare ogni compor-tamento: “si dovrebbe…”, “sarebbe opportuno…”. Questa situazione deve aiutarci (non usiamo il congiuntivo) ad adottare e a vivere i linguaggi che abbiamo sempre riconosciuto es-sere importanti, ma che per un motivo o per l’altro non siamo mai stati capaci di adottare e di far decollare. Tra questi ha un posto d’o-nore il tema della catechesi. Pensiamo a quante volte ci siamo detti che il dovere della formazio-ne catechetica è innanzitutto un compito dei genitori, un dovere da vivere in famiglia, perché non si può delegare ai catechisti questo tema così importante e prezioso. Sappiamo bene che il condizionale su questo tema è diventa la regola. Sarebbe così, ma poi non lo si fa! Il Documento Base, la carta costituzionale della proposta catecheti-ca, al n. 195 così recita: “Oltre che per il Battesimo e la Cresima, so-no catechisti, in forza del sacramento del Matrimonio, i genitori, i quali, in quella «che si potrebbe chiamate chiesa domestica, devono essere per i loro figli i primi maestri della fede» (LG 11). Nella fami-glia cristiana, arricchita dalla grazia e dalla missione del Matrimonio-sacramento, fin dalla più tenera età, i figli imparano a conoscere e ad amare Dio e il prossimo, secondo la fede che hanno ricevuta nel Battesimo”. In questo tempo ci siamo posti anche solo la domanda su come uti-lizzare lo strumento del catechismo? Tutto è semplicemente sospe-

Impariamo ad usare il catechismo

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Catechetica

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so, chiuso, oppure ci siamo domandati come porre attenzione anche a questo tema? La messa e ogni celebrazione liturgica è stata sospe-sa: come stiamo affrontando questo tema? Magari quando queste pagine saranno pubblicate, la situazione sarà rientrata (ce lo augu-riamo), ma la domanda rimane e deve interrogare la nostra vita e la nostra adesione di fede. Mi permetto qui di condividere alcuni suggerimenti per l’utilizzo del catechismo in famiglia. Tutti i ragazzi hanno un catechismi, quei libri distinti dai colori: il catechismo verde, da titolo: “Io sono con voi”; il catechismo rosso, dal titolo “Venite con me”; il catechismo blu, dal titolo “Sarete miei testimoni”. Ci sono anche altri, come il catechi-smo arcobaleno, dal titolo “Lasciate che i bambini vengano a me” (che considero il migliore di questo gruppo di strumenti). La collana dei catechismi non si ferma qui, ma presumo basti fermarsi a questi che tutti abbiamo certamente visto e soprattutto che abbia-mo in casa. 1. Il primo criterio ermeneutico fondamentale è quello di prenderli in mano e sfogliarli, magari cercando di capire come sono costruiti. Per questo sarebbe sufficiente dare un’occhiata anche solo all’indice. 2. Il secondo criterio è certamente quello di soffermarsi un qualche pagina. 3. Condividere quanto vi è scritto, leggendolo insieme, confrontandosi, mettendo in condivisione il proprio pensiero, le proprie riflessioni. Coloro che avessero tra le mani il catechismo arcobaleno, dal titolo “Lasciate che i bambini vengano a me” (un libro affidato ai genitori dei bambini che non sanno ancora leggere), potrebbero aprire il testo, insieme ai loro piccoli, e mentre leggono il racconto biblico commentarlo con il disegno che trovano a fianco [da pagina 72 a pagina 113]. Potrebbe essere altrettanto interessante soffermarsi

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sulle pagine dedicate agli “amici di Gesù” (da pagina 132 a pagina 139) raccontando la storia dei santi che vi sono presentati. Facendo riferimento al catechismo verde, dal titolo “Io sono con voi” suggerisco il riferimento al capitolo 4 (pagina 50). Come ogni capitolo trovate due pagine che offrono le coordinate pedagogiche: il messaggio che il capitolo si prefisse di presentare, gli obiettivi, i contenuti, le dimensioni (ossia le prospettive che il capito offrirà). Sono pagine offerte innanzitutto ai genitori, agli adulti che si acco-steranno ai bambini usando questo prezioso strumento. C’è poi una pagina che ha come titolo “Per la pastorale catechetica” (pagina 52) che vuole essere come un ponte tra i contenuti che vengono offerti ai bambini e i medesimi contenuti offerti alla vita degli adulti. Il catechismo poi offre elementi da presentare ai bambini percorren-do la vita stessa di Gesù: la sua famiglia, la relazione con il Padre, l’appartenenza al popolo di Israele, la comunità degli apostoli, la relazione con la gente, la rivelazione di Gesù Figlio di Dio. Si possono leggere assieme alcune pagine, soffermarsi a ricordare alcuni episo-di del Vangelo che possono venirci in mente, concordare insieme degli impegni, dei fioretti che ci nascono dal cuore e dalla mente accostandoci a questi contenuti. Il capitolo si conclude con alcuni riferimenti scanditi in tre sezioni (pagina 70-71): la sezione gialla con risposte semplici a due doman-de, la sezione blu con una preghiera che trae spunto dai contenuti presentati; la sezione rossa con la definizione di una verità di fede che desumiamo da quanto è stato raccontato nelle pagine prece-denti. Prendendo tra le mani il catechismo rosso, dal titolo “Venite con me”, si potrebbe fare riferimento al capitolo 4 (pagina 54). L’impo-stazione di questo catechismo è similare a quello verde, semplice-mente questo testo è affidato ai ragazzi del secondo ciclo della scuo-la primaria (indicativamente 4ª-5ª elementare). Le prime pagine sono sempre dedicate agli adulti (pagine 54-57). Poi si entra nei contenuti, così presentati: titolo, introduzione, pagina biblica, presentazione di alcuni contenuti, preghiera. La sezione dei contenuti (non troppo lunga) dovrebbe suscitare la

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Catechetica

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disponibilità al confronto e alla condivisione. Il capitolo si conclude con due pagine dedicata alla definizione sinte-tica di alcune verità di fede o alcuni atteggiamenti che devono ca-ratterizzare la fede cristiana (pagine 68-69). Il quarto testo che prendiamo in considerazione è il catechismo blu, che ha come titolo “Sarete miei testimoni”. Questo strumento vie-ne considerato, spesso con troppa superficialità, il catechismo che prepara alla cresima. Certamente il riferimento allo Spirito Santo è forte, ma non è esclusivo per questo percorso, bensì cerca di porre l’attenzione su alcuni temi che nei precedenti catechismi non sono stati approfonditi con particolare attenzione considerando l’età dei destinatari. Suggerisco il riferimento al capitolo 2 (pagina 27) che ha come titolo “Sulla via di Gesù. Un progetto da scegliere”. Ogni capitolo ha due pagine con la presentazione dei riferimenti (come i precedenti cate-chismi): messaggio, obiettivi, contenuti). Si entra quindi nei contenuti, alternando il testo catechetico con passaggi della sacra scrittura. Questo capitolo, nello specifico si de-dica a presentarci la verità della persona di Gesù, soprattutto il fatto che ci chiede il coraggio di scegliere da che parte noi vogliamo stare: ossia scegliere di accogliere il suo annuncio, o di rifiutarlo. Prima di chiudere il capitolo, ci sono due pagine che possono servire per la preghiera da vivere insieme (pagine 40-41); poi una pagina che sintetizza le verità di fede che emerge da quanto è stato presen-tato (pagina 42). Ho fiducia che questo piccolo strumento possa essere utile per le nostre famiglie, a prescindere da questo tempo assai precario, ma che possa essere uno stimolo ad accogliere e a vivere quel ministero catechetico che è insito nel Battesimo che da’ continuamente forma alla nostra adesione di fede in Cristo Gesù.

don Roberto

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Era tutto pronto… sarà per il prossimo anno! GRAZIE a i genitori per l’entusiasmo, il tempo e le energie spese per allestire ogni cosa!

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Anagrafe dal 1 gennaio 2020 al 1 marzo 2020

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Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in Santo Stefano: Gallarati Giorgia, di Enrico e Rocchi Kristel, il 19.01.2020 Corti Gaia, di Matteo e Agazzi Ilaria, il 22.02.2020 Torri Leonardo, di Gabriele e Cattaneo Sara, il 23.02.2020

Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in San Zenone: Caloiero Noemi, di Antonio e Bevilacqua Stella, il 18.01.2020 Gargiullo Aaron, di Andrea e Mangili Fabiana, il 23.02.2020

Ha ricevuto il sacramento del Battesimo in San Gregorio: Pesenti Andrea, di Gabriele e Fumagalli Daniela, il 24.11.2019

Hanno celebrato il sacramento del Matrimonio in Santo Stefano: Panza Pietro con Invernizzi Fabiola, il 24.10.2019

Affidati alla misericordia del Padre in Santo Stefano: Balossi Valeriano, di anni 88, l’1.01.2020 Ostinelli Daniela, di anni 64, il 9.01.2020 Colombo Ernestina, di anni 79, il 23.01.2020 Piccinini Anna, di anni 98, il 27.01.2020 Valsecchi Francesco, di anni 82, il 2.02.2020 Verrengia Alessandro, di anni 0, il 7.02.2020 Mauri Francesco, di anni 77, il 19.02.2020

Affidati alla misericordia del Padre in San Zenone: Sala Santino, di anni 69, il 3.01.2020 Papini Iride, di anni 83, il 4.01.2020 Sangalli Margherita, di anni 81, il 9.01.2020 Frigerio Vittorino, di anni 78, il 9.02.2020 Valli Silvana Riccarda, di anni 70, il 15.02.2020

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Anagrafe dal 1 gennaio 2020 al 1 marzo 2020

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Piccinini Anna † 27.01.2020

Colombo Ernestina † 23.01.2020

Valli Silvana † 15.02.2020

Mauri Francesco † 19.02.2020

Valsecchi Francesco † 02.02.2020

Diversi ci hanno suggerito di inserire le foto dei defunti oltre che ad indi-care il nome. Per poter soddisfare questa idea è necessario che il mate-riale ci venga consegnato con puntualità assieme ai dati necessari per la pubblicazione. Coloro che desiderano inserire la foto del proprio famigliare defunto o ricordare l’anniversario, possono farlo inviando la foto in formato .jpg in una buona risoluzione all’indirizzo mail “[email protected]”. Non si chiede un contributo economico per la pubblicazione della foto (auspichiamo che si contribuisca attivando l’abbonamento a questa no-stra rivista parrocchiale rivolgendosi all’Ufficio Parrocchiale per lasciare tutti i dati necessari).

Verrengia Alessandro † 07.02.2020

Sangalli Margherita † 09.01.2020

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Unità Pastorale delle Parrocchie in Cisano Bergamasco http://www.parrocchiedicisano.it

Parroco e Moderatore dell’U.P. [email protected] 349.071.61.91

Ufficio parrocchiale Via San Pio X, 3 [email protected] 345.51.58.220

Scuola dell’Infanzia paritaria parrocchiale Via Alessandro Manzoni, 1 [email protected] 035.78.11.98

Centro in Ascolto e Coinvolgimento Piazza Vittorio Veneto, 7 [email protected] 391.35.20.762

Impaginazione: in parrocchia

Cisano Ieri e Oggi Isc. Trib. BG n° 24 del 16.10.1984

Inserto n. A/2020

Tu e io Fino a quando ti aggirerai per questa selva di pensieri? Tuo asilo sono i recessi inesplorati del cuore. Tue strade le vene oscure, tu e io siamo un paese solo, ancora ignoto. Signore, che io veda almeno le ragioni di una gioia o di un dolore sempre stranieri. Potessi scendere alle radici di erbe che fanno di me una steppa selvaggia e liberarmi dall'amara palude.

Fammi dono di essere uomo libero consumato nel canto. David Maria Turoldo

La situazione che si è creata a conseguenza della diffusione del Virus Covid 19 ci costringe a riorganizzare anche il calendario pastorale. Si annulla la giornata di spiritualità del 21 marzo per coloro che stavano

partecipando al percorso in preparazione al matrimonio; Si annulla la giornata di spiritualità del 29 marzo per i genitori e i ragazzi

che si preparano alla prima confessione Si sospende (a data da definirsi) la celebrazione della prima confessione

che era in calendario per domenica 5 aprile; Si sospende la celebrazione del Battesimo in calendario lunedì 13 aprile. Tutte le altre attività per il momento rimangono in calendario, ma non è escluso che vengano sospese o annullate.

Variazione al Calendario Pastorale