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VOCE U.P. a voce alta Unità Pastorale delle parrocchie in Cisano Bergamasco D/2018 pro manuscripto Auguri di Buon Natale a tue le persone e alle famiglie della nostra Unità Pastorale.

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VOCE U.P. a v o c e a l t a

U n i t à P a s t o r a l e d e l l e p a r r o c c h i e i n C i s a n o B e r g a m a s c o

D / 2 0 1 8 p r o m a n u s c r i p t o

Auguri di Buon Natale a tutte le persone e alle famiglie della nostra Unità Pastorale.

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Redazionale

La traduzione italiana del Pa-dre Nostro potrebbe cambia-re presto. E proprio nel senso auspicato di recente da papa Francesco. Esiste infatti già una proposta della Cei - da «non indurci in tentazione» a «non abbandonarci alla tenta-zione» - recepita nella nuova traduzione della Bibbia e nel Lezionario, ma ancora in atte-sa del via libera della Santa Sede per quanto riguarda l’u-so liturgico nel Messale.

Quando quel via libera arrive-rà, la preghiera insegnata da Gesù si potrà recitare con le parole «non abbandonarci alla tentazione» in tutte le occasioni. A ricostruire il lun-go lavoro di vescovi, teologi e biblisti che ha portato alla nuova versione è il cardinale Giuseppe Betori, che afferma: «Bene ha fatto il Santo Padre a porre pubblicamente la que-stione e anche a rilevare che la CEI il suo passo l’ha già fatto». L’arcivescovo di Firen-ze, apprezzato biblista, ha seguito, infatti, il lavoro di traduzione fin dal 2000, quan-do era sottosegretario della Conferenza episcopale italia-na. In tal modo è stato testi-mone oculare della conver-genza sulla nuova formula - «non abbandonarci alla tenta-zione» di due personalità del calibro di Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi, che non esita a definire «rispettivamente il miglior biblista e il miglior

teologo all’epoca presenti nel Consiglio permanente della Cei». Eminenza cardinale Betori, come andarono dunque le cose? L’inizio del lavoro risale in realtà al 1988, quando si deci-se di rivedere la vecchia tra-duzione del 1971, ripubblicata nel 1974 con alcune correzio-ni. Fu istituito un gruppo di lavoro di 15 biblisti coordinati successivamente da tre vesco-vi che ascoltarono anche il parere di altri 60 biblisti. A sovrintendere questo gruppo di lavoro c’erano naturalmen-te la Commissione episcopale per la liturgia e il Consiglio permanente, all’interno del quale era stato creato un co-mitato ristretto composto dai cardinali Biffi e Martini e da altri arcivescovi. Questo Co-mitato ricevette e vagliò an-che la proposta di una nuova traduzione del Padre Nostro 2

«...e non abbandonarci alla tentazione» anziché «non ci indurre». Con l’introduzione del nuovo messale saremo invitati a pregare il “Padre Nostro” secondo questa nuova traduzione. La CEI aveva già adottato la nuova versione nell’edizione della Bibbia del 2008. Ma il cambiamento della versione italiana non era ancora entrato nella liturgia. Il Consiglio permanente della CEI, riunito a Roma sta approvando la terza edizione del Messale Romano, all’interno del quale sarà contenuta la nuova traduzione della preghiera più importante dei cristiani. Riportiamo qui l’intervista al cardinale Betori apparsa su Avvenire il 10 dicembre 2017.

Duccio di Buo-ninsegna, Gesù e i discepoli. Monastero di Bose

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Redazionale

e, tra le diverse soluzioni, ven-ne adottata la formula «non abbandonarci alla tentazio-ne», sulla quale in particolare ci fu la convergenza di Martini e Biffi, i quali come è noto non sempre si ritrovavano sulle stesse posizioni. Ora, il fatto che ambedue avessero approvato questa traduzione fu garanzia per il Consiglio permanente, e poi per tutti i vescovi, della bontà della scel-ta. Eravamo ormai nell’anno 2000 e io fui presente a quella seduta in quanto sottosegre-tario della CEI. Fu un lavoro di squadra! Esattamente. Fu un lavoro fatto dai migliori biblisti d’Ita-lia, che furono guidati dai ve-scovi massimamente esperti in teologia e in Sacra Scrittura e che ebbe nei diversi passag-gi del testo la garanzia di un lavoro ben fatto, così da rassi-curare l’intero episcopato. Perché si scelse proprio quel-la traduzione? Non è la traduzione più lette-rale, ma quella più vicina al contenuto effettivo della pre-ghiera. In italiano, infatti, il verbo indurre non è l’equiva-lente del latino inducere o del

greco eisferein, ma qualcosa in più. Il nostro verbo è co-strittivo, mentre quelli latino e greco hanno soltanto un valo-re concessivo: in pratica la-sciar entrare. I francesi hanno tradotto ne nous laisse pas entrer en ten-tation, cioè, «non lasciarci entrare in tentazione». C’è differenza? Noi abbiamo scelto una tradu-zione volutamente più ampia. «Non abbandonarci alla ten-tazione» può significare «non abbandonarci, affinché non cadiamo nella tentazione» - dunque come i francesi «non lasciare che entriamo nella tentazione» -, ma anche «non abbandonarci alla tentazione quando già siamo nella tenta-zione». C’è dunque maggiore ricchezza di significato perché chiediamo a Dio che resti al nostro fianco e ci preservi sia quando stiamo per entrare in tentazione, sia quando vi sia-mo già dentro. La Commissio-ne degli esperti aveva fatto anche altre ipotesi, ma tutte più restrittive rispetto alla ric-chezza di significato della tra-duzione poi scelta e approva-ta. 3

Perché questa nuova tradu-zione non è ancora nell’uso liturgico? Nel 2001 la Congregazione per il culto emanò nuove di-sposizioni sulle traduzioni: che dovrà essere rivista, come ha segnalato papa Francesco do-po aver pubblicato il motu proprio Magnum Principium. Quel documento raccoman-dava traduzioni più letterali, per cui dovemmo rivedere tutto il lavoro di traduzione

della Bibbia sotto la supervi-sione di un gruppetto di esperti guidati da tre vescovi: Caprioli, Monari e Bianchi. Insieme con loro lavorarono, oltre a me, otto biblisti di rico-nosciuto valore. Il tutto fu trasmesso ai vescovi, che sug-gerirono non poche modifi-che, la maggior parte delle quali furono accolte, ma non toccarono la proposta di tra-

Papa Francesco con il Card.

Giuseppe Betori

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duzione del Padre Nostro, e alla fine, nell’Assemblea della CEI del 2002, venne approvata l’intera traduzione con 202 “Sì” su 203 votanti. Il testo del Padre Nostro, se ben ricordo, fu votato e approvato a parte, per non avere nessun dubbio.

E per l’uso liturgico? In seguito si passò al Messale, perché il Padre Nostro si reci-ta anche durante la Messa e in altri riti liturgici. La propo-sta fu quella di trasferire nel Messale la traduzione del Pa-dre Nostro che era stata ap-provata nella Bibbia. E così avvenne. Questa traduzione, però, per poter entrare nell’u-so liturgico deve essere “vidimata” dalla Santa Sede con quella che ora, in base alle nuove norme volute dal

Papa, è una approbatio. Ma questo manca ancora. Non sappiamo se la Santa Sede ce la farà cambiare, ma si può pensare che il testo proposto venga approvato, considerato anche l’apprezzamento che sembra emergere per esso nelle parole del Santo Padre nella recente intervista sul Padre Nostro. Invece il nuovo Lezionario, cioè il libro delle letture durante la Messa, è già stato approvato dalla Santa Sede e qui il testo del Padre Nostro contiene la formula «non abbandonarci alla tenta-zione». In definitiva, quando arriverà l’approvazione, anche nella preghiera che recitiamo indi-vidualmente si dovrà dire «non abbandonarci alla ten-tazione»? Penso di sì, perché sarebbe strano avere una preghiera nella liturgia diversa da quella del catechismo e della vita spirituale. Forse ci vorrà un’al-tra approvazione da parte dei vescovi? Ma i vescovi una vol-ta che hanno approvato il cambiamento per il Messale, ritengo che implicitamente l’hanno approvato anche per tutte le occasioni in cui si reci-

ta la preghiera del Signore. Il tema sollecitato dal Ponte-fice: «Cado io, non è Lui che mi spinge». A porre l’attenzione sulla tra-duzione della preghiera inse-gnataci da Gesù è stato il Pa-pa stesso. Nel corso della settima puntata del program-ma di Tv2000 “Padre Nostro” condotto da don Marco Poz-za, cappellano del carcere di Padova, Francesco ha infatti sottolineato come l’espressio-ne secondo cui «“Dio induce in tentazione” non sia una buona traduzione». Anche i francesi – ha aggiunto il Papa – «hanno cambiato il testo con una traduzione che dice “non lasciarmi cadere nella tentazione”. Sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto.

Mimmo Muolo Avvenire - 10.12.2017

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Una riunione del Consiglio permanente della CEI.

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Redazionale

Vedi, Dio, qualche volta mi diverto a fare cose stupide. Prendo di soppiatto una bambola che mi appartiene e la nascondo. Cerco una caramella che la mamma ha nascosto, semplicemente la prendo, facendo finta di nulla. Prendo in giro una donna anziana, oppure faccio lo sgambetto ad un bambino. Gioco a calcio e dopo un fallo mi giustifico dicendo che non l’ho fatto apposta. Così solo per divertimento. Spesso queste azioni stupide, grandi e piccole, sono più divertenti di quelle buone. Mi piace fare cose stupide e ci rido pure. Non Ti cerco, mio Dio. Ti dimentico. Non farmi cercare il male, Dio. Ti chiedo questo e Ti prego: non abbandonarci alla tentazione.

«...e non abbandonarci alla tentazione»

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Vita di comunità

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È quanto papa Francesco ha ricordato lo scorso mese di settembre ai partecipanti al Corso di formazione promosso dalla Diocesi di Roma e dal Tribunale della Rota Romana, su “Matrimonio e famiglia”, al quale hanno parte-cipato parroci, diaconi permanenti, sposi e ope-ratori della pastorale familiare. Il Papa nel suo intervento ha ribadito “l’urgenza di un serio cammino di preparazione al matrimonio cri-stiano, che non si riduca a pochi incontri”, ma anche la necessità di aiutare i giovani sposi, soprattutto nei primi anni di matrimonio, ad acquisire gli strumenti e i supporti per vivere la loro vocazione. A questo proposito il Papa ha detto: “tante volte la radice ultima delle pro-blematiche, che vengono alla luce dopo la ce-

lebrazione del sacramento nuziale, è da ricer-care non solo in una immaturità nascosta e remota esplosa improvvisamente, ma so-prattutto nella debolezza della fede cristiana e nel mancato accompagnamento ecclesiale, nella solitudine in cui vengono lasciati di solito i neo-coniugi dopo la celebrazione delle noz-ze”. In questa ottica “più il cammino di prepa-razione sarà approfondito e disteso nel tempo, più le giovani coppie impareranno a corrispon-dere alla grazia e alla forza di Dio e sviluppe-ranno anche gli “anticorpi” per affrontare gli inevitabili momenti di difficoltà e di fatica del-la vita coniugale e familiare”. La conclusione del Papa è stata un invito alla accoglienza e alla testimonianza della bellezza del matrimonio.

Itinerario in preparazione al matrimonio cristiano

Due fidanzati celebrano e accolgono il sacramento del matrimonio.

“Il matrimonio non è soltanto un evento sociale, ma un Sacramento che comporta un’adeguata pre-parazione e una consapevole celebrazione”.

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Vita di comunità

Alla luce di queste indicazioni di papa Francesco, la nostra Unità pastorale presenta il calendario dell’itinerario di preparazione al matrimonio cristiano per l’anno 2019. ISCRIZIONI: Sabato 19 gennaio 2019 - dalle ore 15. alle 18; Oratorio di Santo Stefano (Villasola) Domenica 20 gennaio 2019 - dalle ore 9.30 alle 11.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) CALENDARIO: Sabato 26 gennaio 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Ci amiamo, l’amore il senso di quello che facciamo. Sabato 2 febbraio 2019 - ore 18.00 + cena insieme; Oratorio S. Zenone La Parola di Dio circa l’amore e il matrimonio. Sabato 9 febbraio 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Ci amiamo, abbiamo maturato la decisione di sposarci nel Signore. Sabato 16 febbraio 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Il nostro matrimonio sarà un sacramento, nella fede cristiana. Sabato 23 febbraio 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Aperti al mistero e al dono della vita. Sabato 2 marzo 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Siamo chiamati a diventare santi formando una famiglia. Sabato 9 marzo 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Aspetti giuridici del matrimonio. Sabato 16 marzo 2019 - ore 20.30; Oratorio di San Zenone (Cisano) Matrimonio e Comunità. Sabato 23 marzo 2019 - ore 17.00; a San Gregorio + Cena insieme Pomeriggio di spiritualità.

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Matrimonio di Giuseppe e

Maria.

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Vita d’oratorio

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impegni, è stato aggiunto anche

l’appuntamento del terzo sa-bato del mese.

Subito dopo la Messa

delle ore 17.00, ci si ferma in ora-

torio, e aiutati

dai cate-chisti, si

affrontano argomenti e tema-tiche diverse. Ogni volta poi non mancano proposte per organizzare giochi o attività per l’incontro successivo: un momento di condivisione e festa assieme.

C.A.

giustizia…”. Penso che questo incontro sia un momento importante di crescita perché stimola la riflessione personale su cose alle quali altrimenti capita raramente di pen-sare, nonostante siano di una certa rilevanza per la

nostra vita. Inoltre quest’an-

no, per acco-gliere chi non aveva la possibili-tà di rag-giungerci il

lunedì sera per allena-

menti o altri

Da qualche anno frequento il grup-

po dell’oratorio del lunedì se-ra, un appun-tamento rivol-to agli adole-

scenti dalla 1ª alla 4ª superio-

re, che promuove l’incontro tra i ragazzi,

la riflessione e il confronto riguardo a determinati argo-menti.

Ogni anno e per ogni

gruppo si vive un percor-so di-verso

con va-rie tema-

tiche, in cui si alternano

momenti di riflessione e di-scussione, seguiti da attività e giochi sul tema appena trattato. Il percorso prende in esame i grandi temi della vita in relazio-ne al dono della fe-de: “io, gli altri, la relazione con gli altri, la felicità, i valori della libertà, del rispetto, della

Percorso adolescenti

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Vita d’oratorio

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Domenica 18 novembre, presso il Seminario vescovile “Giovanni XXIII” di Bergamo, si è svolto l’an-nuale INCONTRO DIOCESANO DEI CATECHISTI: un appuntamento ormai consolidato, che ci per-mette di formarci, confrontarci… sentirci Chiesa.

Sentire la Chiesa

È sempre una grande emozio-ne entrare nell’auditorium del Seminario e ritrovarsi insieme a centinaia di persone acco-munate dalla stessa voglia di trasmettere l’amore per Gesù ai bambini e ai ragazzi che ogni settimana incontriamo al catechismo. Dopo una breve introduzione a cura di don Andrea Mangili e dei suoi collaboratori, ognu-no di noi ha scelto di mettersi in ascolto di una proposta tra le cinque in programma. La mia passione per l’arte mi ha portato a scegliere la propo-sta intitolata “COLORI E TRAT-TI DELL’ANNUNCIAZIONE. Daniele Santoro, un giovane artista bergamasco, ci ha illu-strato tre suoi dipinti, ispirati al Vangelo di Luca sull’Annun-cio portato a Maria dall’Ange-lo Gabriele, tentando di farci rivivere le emozioni provate dalla madre di Gesù, dal timo-re iniziale alla comprensione del senso profondo della pro-pria vita, attraverso la piena adesione al disegno d’amore che Dio le aveva riservato. La seconda parte del pomerig-

gio prevedeva il ritorno in audi-torium per ascol-tare la testimo-nianza di Fratel Enzo Biemmi, catecheta e pa-storalista vero-nese, che ci ha aiutato ad ap-profondire il te-ma dell’iniziazio-ne cristiana cer-cando di capire “A CHE PUNTO SIAMO?”. Facendo un quadro della situazione a livello nazio-nale, Fratel Enzo ha dimostra-to la necessità di un cambia-mento di “paradigma pastora-le”: è impensabile, ha più vol-te ribadito, proporre l’incon-tro di catechesi ai ragazzi mantenendo le modalità adottate ad esempio tra gli anni ‘60 e ‘80, perché, come afferma lo stesso papa Fran-cesco, ci troviamo “in un cam-biamento d’epoca e non in un’epoca di cambiamenti”; di conseguenza anche l’iniziazio-ne cristiana deve prevedere modifiche nella sua struttura

di base, puntando sempre più sulla vita di comunità come “grembo iniziatico”. A conclusione dell’incontro, prima della preghiera finale rivolta alla Vergine Maria, il nostro vescovo Francesco è intervenuto incoraggiando noi tutti a portare avanti con fidu-cia il nostro ministero, un mi-nistero senz’altro impegnativo e per cui molte volte non ci sentiamo all’altezza, ricordan-doci sempre che «Non voi avete scelto Lui, ma Lui ha scelto voi».

Corinne Manzoni

Un gruppo di ragazzi durante

l’incontro di catechismo.

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Santi e Testimoni

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Chiara Badano nasce a Sassello il 29 ottobre 1971, figlia di Ruggero Badano, camionista, e di Maria Teresa Caviglia, casalinga. La famiglia le trasmette il valore del rispetto per gli altri, in particolare modo per gli ammalati, gli anziani e i bambini. La bambina evidenzia, sin dai primissimi anni, una straordinaria e contagiosa gioia di vivere, un grande amore per la natura, una forte passione per lo sport e il mo-vimento. Accanto a queste sue propensioni naturali cresce in lei il senso del divino, il desiderio di incontro con Cristo: a soli nove anni si accosta al movimento dei focolari, fondato da Chiara Lubich, col-laborando sempre più attivamente con le sezioni di Genova e di Al-bisola. Con la fondatrice, in modo tutto particolare, intrattiene una fitta corrispondenza. Chiara cresce bella e felice, avvolta dalla luce dell’amore di Dio. Si sente investita di una precisa responsabilità, cioè di cercare negli altri il volto del Signore: “Io non devo dire Gesù, ma devo dare Ge-

sù con il mio comportamento”. Chiara si dimostra capace di un amore concreto, di una prossimità e di una vicinanza verso gli ultimi, i reietti, gli abban-donati, i disillusi, persino nei confronti di coloro che si professano atei impenitenti. Sulla strada di un’anima così radiosa si frappone, inaspettato e ingiusto, un male incurabile, un’e-sperienza di dolore e di sofferenza, un ostacolo che avrebbe piegato uomini strutturati e saldi nel-la fede. A Chiara viene diagnosticato, a soli sedici anni, un tumore osseo particolarmente aggressi-vo, difficilmente curabile. Suona quasi come una condanna senza appello, un macigno troppo pe-sante da caricare sulle spalle di una ragazzina non ancora divenuta giovane donna. La reazione di Chiara è tuttavia esemplare, eroica. Non si scoraggia, non si abbandona alla dispera-zione, circondata dall’amore dei suoi cari si sotto-pone alle cure mediche, non rinunciando ai suoi

impegni con il movimento dei focolari. Si sottopone a diversi e inva-

Chiara Badano, anche nota come Chiara Luce o Chiara Luce Badano, fu un’appartenente al movi-mento dei focolari; morì a 18 anni a causa di un osteosarcoma. Venne proclamata beata il 25 settembre 2010.

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Santi e Testimoni

sivi interventi chirurgici, a radioterapia e chemioterapia. Il suo co-raggio e la sua fede la sorreggono, donando consolazione a chi le sta accanto. Attende l’abbraccio di Cristo con una fiducia e una convinzione in-crollabili: “Solo Dio può. Interrompendo le cure, i dolori alla schie-na dovuti ai due interventi e all’immobilità a letto sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Stasera ho il cuore col-

mo di gioia… Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ar-dua, spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma è lo Sposo che vie-ne a trovarmi”. Il 7 ottobre 1990 spira serena, dopo avere rifiutato sino all’ultimo le cu-re palliative che le avrebbero tolto lucidità di pensiero e di preghiera. Chiara Badano diviene per tutti

Chiara Luce, soprannome coniato per lei da Chiara Lubich. Viene tumulata nella cappella di famiglia del cimitero di Sassello, deposta nel feretro, secondo la sua volontà, con indosso un abito bianco: Chiara considera il suo trapasso il momento di incontro con il suo sposo, il Signore Gesù. La generosità di Chiara la spinge, inoltre, a disporre la donazione delle sue cornee, affinché a qualcun altro ve-nisse data l’opportunità di scorgere la bellezza del creato e di gioir-ne nella propria esistenza. Chiara Luce viene dichiarata venerabile da Joseph Ratzinger il 3 lu-glio 2008 per la solerzia mostrata nei confronti dei bambini e degli anziani, nonché per l’eroismo di fronte alla morte e alla sofferenza. Il 25 settembre 2010 diviene beata: alla sua intercessione viene attribuita la guarigione miracolosa di un giovane triestino colpito da meningite fulminante.

Luca Bugada

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Cosimo Rosselli, adorazione dei Magi.

Riflessione

Presepio: la solita inutile polemica

Ogni Santo Natale da qualche anno a questa parte è una guerra di religione. È uno scontro che infuria so-prattutto nei luoghi simbolo dell’integrazione: le scuole. C’è chi si appella alla necessità di conservare la tradizione cristiana e chi invece la vor-rebbe cancellare accampando teorie sul rispetto della sensi-bilità degli alunni di altre con-fessioni. È successo a Terni dove una dirigente scolastica ha detto “no” alla recita di Natale perché “disturba le

diverse culture religiose pre-senti nell’istituto”. Anche in provincia di Mestre le inse-gnanti hanno provato a cen-surare dalla canzone “Natale in allegria” il passaggio dedi-cato a Gesù sempre per non mettere in imbarazzo gli sco-lari di religione musulmana. La cronaca ne ha parlato, l’o-pinione pubblica si è scaldata, si è sollevato un gran clamore. Verrebbe da chiedersi: a che pro? È davvero questo il mo-do per stimolare il dialogo tra le fedi? È questo quello che

chiedono le famiglie musul-mane? Sull’inopportunità di simili gesti da parte del corpo do-centi e l’infondatezza dei loro ragionamenti sembrano con-cordare persino alcuni espo-nenti della comunità islamica. È il caso di Bouchaib Tanji, presidente della Lega Islamica del Veneto, che chiarisce una volta per tutte il punto di vista della sua comunità: “Vedere un Presepe, cantare il Natale o ascoltare il nome di Gesù e di Maria, a noi non dispiace,

Ogni anno le solite polemiche sulla decisione di allestire il presepe nelle scuole e nei luoghi pubblici. Riportiamo un articolo di Elena Barlozzari apparso su www.ilgiornale.it lo scorso 4 dicembre.

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Riflessione

anzi”. Le famiglie musulmane, a detta di chi le conosce bene, non si sentirebbero affatto oltraggiate “se nella loro scuola si costruisce un Prese-pe” perché “Gesù Cristo è un grande profeta che ha com-piuto miracoli. Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa cento versetti del Co-rano”. E allora piuttosto che pensare ad epurare le scuole dalla sim-

bologia cristiana, il presidente della Lega Islamica del Veneto rilancia: “Ci piacerebbe invece che si creassero occasioni per far conoscere a tutti, bambini e giovanissimi compresi, i fon-damenti della nostra fede, i nostri luoghi di preghiera, le nostre tradizioni”. Insomma, puntualizza, “Benvenuto è il Presepe, ben-venuta è ogni pratica e tradi-zione religiosa che rispetta la persona umana e la sua liber-

Il presepe intuizione di San Francesco

Nel 1223, esattamente il 29 novembre, papa Onorio III con la bolla Solet annuere approvò definitivamente la Regola dei frati Minori. Nelle settimane successive France-sco d’Assisi si avviò verso l'e-remo di Greccio dove espres-se il suo desiderio di celebrare in quel luogo il Natale. Ad una persona del luogo dis-se che voleva vedere con gli “occhi del corpo” come il bambino Gesù, nella sua scel-ta di farsi uomo, fu adagiato in una mangiatoia. Quindi sta-bilì che fossero portati un asi-no ed un bue - che secondo la tradizione dei Vangeli apocrifi erano presso il Bambino - e sopra un altare, collocato sul-

la mangiatoia, fu celebrata l’Eucaristia. Per Francesco come per gli apostoli videro con gli occhi del corpo l’uma-nità di Gesù e credettero con gli occhi dello spirito alla sua divinità, così ogni giorno men-tre vediamo il pane ed il vino consacrato sull’altare, credia-mo alla presenza del Signore in mezzo a noi. Nella notte di Natale a Grec-cio non c’erano statue o raffi-gurazioni, ma unicamente una celebrazione eucaristica sopra una mangiatoia. Solo più tardi tale avvenimento ispirò la rappresentazione della Nativi-tà mediante immagini, ossia il presepio come lo realizziamo noi tutt’oggi.

Francesco morì nel 1226 e nel 1228 fu canonizzato da papa Gregorio IX; fin da quel mo-mento la sua vicenda fu nar-rata evidenziandone la novità e la devozione verso il Santo d’Assisi si diffuse sempre più e in modo capillare. Di conse-guenza anche l’avvenimento del Natale di Greccio fu cono-sciuto da molte persone che desiderarono raffigurarlo e replicarlo, iniziando a rappre-sentare e diffondere il prese-pio. In questo modo divenne patrimonio della cultura e fede popolare.

Padre Pietro Messa Pontificia Università Antonianum

tà di scelta”. Così come è ben-venuta “una discussione seria e intelligente sul modo miglio-re con cui la scuola pubblica italiana può realizzare la sua funzione di educare ed istrui-re sulla base di quanto indica-to dalla Costituzione”. “Auguri quindi a tutti per le prossime Feste di Natale - conclude - sperando che portino più dia-logo e meno (infondate) pole-miche”.

Elena Barlozzari

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Scuola Infanzia

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Pellegrinaggio a Bergamo per Santa Lucia Scuola Infanzia

Venerdì 7 dicembre, tutti pronti per andare a Bergamo così da consegnare la lettera a Santa Lucia! Una giornata ricca ed entusia-smante condivisa con gli alun-ni della Scuola dell’Infanzia parrocchiale di Torre de’ Busi. Molti sono stati i genitori che ci hanno accompagnato, e diversi i volontari che ci han-no guidato, tra cui gli alpini

dei Gruppi di Cisano e di So-gno. La tappa più importante del nostro pellegrinaggio è stata presso la chiesa dove è custodito il ricordo di Santa Lucia: qui abbiamo recitato la poesia che i bambini avevano imparato, depositato la lette-ra e condiviso una preghiera. Poi tutti ospiti presso l’orato-rio della parrocchia della B.V. Maria delle Grazie per il pran-

zo e alcuni giochi organizzati e pensati dalle insegnanti. Una veloce merenda e poi in cam-mino verso la stazione per ritornare a casa sempre con il treno! Grazie di cuore a tutti coloro che si sono dati da fare per organizzare al meglio questa attività che arricchisce il per-corso della nostra Scuola dell’Infanzia.

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A destra Suor Brunilde. Qui sotto Le Suore Orsoline di Somasca con il vescovo France-sco a Santa Cruz.

Missione e carità

Ricordo di Suor Brunilde Colombo

Suor Brunilde nasce a Chiuso di Lecco nel 1937. Entra nell’Istituto delle Suore Orsoline di Somasca nel 1958 e compie la prima professione religiosa nel 1961. Cinque an-ni dopo, nel 1966, emette i voti perpetui. Muore a Somasca il 25 otto-bre 2018. Suor Brunilde ha vissuto i suoi 60 anni di vita religiosa, in prevalenza come missiona-ria ad gentes in Bolivia, dove era giunta giovanissima nel

1964 con le prime nostre suo-re missionarie. Per un periodo a svolto il servizio missionario in India per poi tornare in America latina e precisamente

per oltre vent’anni in Brasile. Ha vissuto la compassione e tenerezza verso tutti, in particola-re verso i poveri della terra, che ha curato, accolto, ascoltato e amato con la sua profes-sionalità infermie-ristica, con la deli-catezza del suo tratto, la luminosi-tà e il sorriso del suo volto, la gene-rosità del suo con-forto umano e del suo consiglio spiri-tuale. Una presenza im-portante non solo per la co-munità religiosa delle Suore Orsoline, ma anche per le tan-te persone che hanno avuto la grazia di conoscerla e compie-re con lei un tratto di strada. Le suore delle missioni in Bra-sile e India così la ricordano: “Suor Brunilde come pioniera della nostra missione in India ha lavorato per porre le basi del nostro carisma che è oggi diffuso in tanti stati, ha irra-diato la gioia di essere vera madre in Cristo, ha cammina-

to con gioia e fede sulle strade dei poveri”…

“Era un’educatrice apostolica in vari modi: è stata inse-gnante, infermiera, ma soprattutto una presenza di ascolto e testimonianza di vita basata sul Vangelo di Cristo. Per noi sorelle qui in Brasile, Suor Brunilde, è sempre stata un legame tra noi, un rifugio sicuro e la certezza della preghiera e della co-munione. La gratitu-dine è la parola che scaturisce dal nostro

cuore in questo momento di tristezza e addio, ma ciò che ci conforta, è essere sicuri che è stata accolta tra le braccia del Padre e gode della gloria eter-na”. Ora Suor Brunilde contempla per l’eternità la bellezza del Paradiso insieme a tutti i San-ti, le chiediamo di intercedere per la nostra famiglia religio-sa, il dono di nuove e sante vocazioni.

Contribuì ad aprire la presenza dei missionari bergamaschi in Bolivia.

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Anagrafe dal 1° ottobre al 16 dicembre 2018

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Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo in Santo Stefano: Valsecchi Dylan, di Stefano e Cattaneo Katia, il 2.12.2018 Corti Elsa, di Andrea e Scavo Sabrina, il 2.12.2018

Ha ricevuto il sacramento del Battesimo in San Zenone: Abale Goubo Prince Jiriel, di Herve e Ebakpole Boua Aliman Jacqueline, il 20.10.2018 Collins Mia Vittoria Kim, di Kim e Longhi Annalisa, il 2.12.2018 Mora Alberto, di Attilio e Valsecchi Marzia, il 2.12.2018

Ha ricevuto il sacramento del Battesimo in San Gregorio: Donadoni Leonardo, di Mauro e Rotasperti Alessandra, il 2.12.2018 Perego Camilla, di Paolo e Bailo Paola, il 2.12.2018

Ha celebrato il sacramento del Matrimonio in San Zenone: Abale Goubo Herve con Ebakpole Boua Aliman Jacqueline, il 20.10.2018

Affidati alla misericordia del Padre in Santo Stefano: Caravina Cecilia, di anni 88, il 18.10.2018 Bolis Elena, di anni 93, l’8.12.2018 Bonacina Cesilda, di anni 79, il 14.12.2018

Affidati alla misericordia del Padre in San Zenone: Alborghetti Giulio, di anni 79, il 13.10.2018 Pellegrini Ugo, di anni 67, l’1.11.2018 Bolis Roberto, di anni 36, il 3.12.2018 Vanoncini Savina Elisabetta, di anni 94, il 6.12.2018 Soldani Giuseppa, di anni 66, il 6.12.2018

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Comunità Ecclesiale Territoriale

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Fraternità presbiterale

La nostra diocesi sta riveden-do la modalità organizzativa della sua presenza sul territo-rio e nel dialogo con le diverse istituzioni ed enti pubblici. Eravamo abbastanza abituati a pensare alla realtà del vica-riato, per motivi diversi si è valutata l’opportunità e la necessità di introdurre una prospettiva nuova, per questo si è iniziato a parlare di CO-MUNITÀ ECCLESIALE TERRI-TORIALE e di FRATERNITÀ PRESBITERALE. Cerchiamo qui di fare un po’ di chiarezza, anche se certa-mente ci sarà necessità di continuare questa presenta-zione e chiarificazione. La COMUNITÀ ECCLESIALE TERRITORIALE (C.E.T.) si pro-pone come fine primario quel-lo di promuovere, alimentare ed elaborare il rapporto tra comunità cristiana e territo-rio. Il riferimento sono gli am-biti definiti “terre esistenziali” dal convegno ecclesiale di Verona: A. Le relazioni d’amore B. Rapporto lavoro e festa C. Le forme della tradizione D. Esperienze personali e so-ciali della fragilità umana E. I mondi della cittadinanza

Il territorio della nostra dioce-si è stato suddiviso in 13 C.E.T.; le nostre comunità par-rocchiali fanno parte della C.E.T. n. 7 Ponte-Val San Mar-tino. Per ognuna di queste Comunità è stato posto a pre-siederle un vicario territoriale nominato dal Vescovo. Il prossimo passaggio impor-tante sarà quello di costituire il CONSI-GLIO PA-STORALE TERRITO-RIALE for-mato da laici secon-do le com-petenze delle “terre esi-stenziali”, così da promuove-re, elaborare e deliberare se-condo le finalità proprie della C.E.T. All’interno della C.E.T. pren-dono forma le FRATERNITÀ PRESBITERALI che hanno la finalità di favorire la formazio-ne spirituale, culturale e pa-storale dei presbiteri; alimen-tare lo stile fraterno; valoriz-

zare le proposte del Consiglio Pastorale Territoriale. Ogni C.E.T. è suddivisa in più fraternità; per il nostro terri-torio ne sono state costituite due: la n. 1 della Val San Mar-tino; la n. 2 di Ponte San Pie-tro. Ogni fraternità ha un modera-tore designato dal Vescovo come referente e responsabi-le, con il compito di coordina-

re il gruppo dei sacer-doti della fraternità. È compito della Fra-ternità Pre-sbiterale definire una Carta della Fra-ternità così che possa essere più

facile condividere e persegui-re le finalità. Tutto questo non fa venir me-no il lavoro pastorale tra le parrocchie di un territorio che chiamavamo vicariato, ora semplicemente lo definiamo PARROCCHIE della FRATERNI-TÀ della VAL SAN MARTINO.

Comunità Ecclesiale Territoriale n. 7 Ponte Val San Martino Fraternità Presbiterale n. 1 Val San Martino

a fianco: Il battistero del Duomo di Bergamo

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Abbonamento

Come già si era accennato nel precedente numero del nostro Bollettino dell’U.P., con il nuovo anno non verrà più distribuito a tutti indistintamente. Abbiamo pensato molto prima di giungere a questa decisione, ma ascoltando i volontari della distri-buzione, verificando i costi, os-servando e verificando la gestio-ne e l’accoglienza di questo pre-zioso strumento, si è pensato di definire meglio la distribuzione: 1. ABBONAMENTO (sarà portato a casa o con spedizione postale) Sarà possibile continuare a rice-verlo a casa, ma dopo aver com-pilato un abbonamento annuale, così che si sappia dove lasciarlo e soprattutto che ci sia interesse e attenzione nel riceverlo.

Per l’abbonamento si definisce questa modalità di contributo: € 15 abbonamento anno 2019 € 25 abbonamento sostenitore

2. RITIRO IN CHIESA Sarà possibile ritirare personal-mente una copia del Bollettino da quelle che verranno lasciate in ogni chiesa parrocchiale. Per ogni singolo numero si chie-de un contributo di € 3.00 CONSEGNARE L’ISCRIZIONE A GENNAIO COSÌ DA CONSERVARE IL CALENDARIO SUL RETRO FINO AL SUO COMPIMENTO.

MODULO per l’abbonamento al Bollettino dell’U.P. - anno 2019 Si prevede di stampare 5 numeri a cadenza trimestrale (marzo - giugno - settembre - dicembre - calendario pastorale) Abbonamento intestato a (cognome e nome): Residente a: Via/Piazza: n°. Se sul campanello c’è un altro nome, indicarlo qui sopra: Indirizzo mail: Modalità di abbonamento (barrare la casella interessata): € 15 abbonamento anno 2019 € 25 abbonamento sostenitore Il presente modulo può essere consegnato presso l’ufficio parrocchiale (dove è possibile chiedere la ricevuta del pagamento), oppure lasciarlo presso una delle sagrestie delle chiese parrocchiali (in questo caso la rice-vuta sarà inviata successivamente all’indirizzo mail indicato).

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Unità Pastorale delle Parrocchie in Cisano Bergamasco http://www.parrocchiedicisano.it

Parroco e Moderatore dell’U.P. [email protected] 349.071.61.91

Ufficio parrocchiale Via San Pio X, 3 [email protected] 345.51.58.220

Scuola dell’Infanzia paritaria parrocchiale Via Alessandro Manzoni, 1 [email protected] 035.78.11.98

Centro in Ascolto e Coinvolgimento Piazza Vittorio Veneto, 7 [email protected] 391.35.20.762

Voce U.P. a voce alta - Edizione delle Parrocchie dell’Unità Pastorale in Cisano Bergamasco. Pubblicazione “pro-manuscripto” - Distribuzione gratuita alle famiglie dell’Unità Pasto-rale. Indicativamente il costo di una copia è di € 3,00. Edizione disponibile online: www.parrocchiedicisano.it

Stampato da:

CISANO BERGAMASCO TEL. 035.78.13.35

Lunedì 24 dicembre ore 8.00 a S.to Stefano - Messa ore 8.00 a San Zenone - Celebrazione delle lodi ore 9.30 - 11.00 e 14.30 - 18.00 - Confessioni a S.to Stefano e San Zenone ore 16.30 - 18.00 - Confessioni a San Gregorio ore 18.00 a S.to Stefano - Messa della vigilia di Natale ore 22.00 a San Zenone - Messa della notte di Natale ore 24.00 a San Gregorio e S.to Stefano - Messa della notte di Natale

Martedì 25 dicembre . NATALE del SIGNORE Messe ad orario festivo (anche a Bisone e Valbonaga) ore 15.00 a San Zenone - Celebrazione del vespro

Mercoledì 26 dicembre . SANTO STEFANO ore 7.30 a S.to Stefano - Messa ore 8.00 a San Zenone - Messa

ore 10.30 a S.to Stefano - Messa presieduta da Sua Ecc.za Rev. mons. Carlo Mazza (emerito di Fidenza) ore 15.30 a S.to Stefano - Celebrazione del vespro e processione. [p.zza S.to Stefano, via Manzoni, via don Imberti, via don Seghezzi, via Mura, via San F. d’Assisi, via Papa Giovanni XXIII, via Manzoni, p.zza S.to Stefano]

ore 20.00 a San Gregorio - Messa ore 20.45 presso il salone a S.to Stefano - Tombolata di Santo Stefano!

Domenica 30 dicembre . Domenica nell’ottava di Natale Messe ad orario festivo (anche a Bisone e Valbonaga)

Lunedì 31 dicembre ore 8.00 a S.to Stefano - Messa ore 8.00 a San Zenone - Celebrazione delle lodi ore 17. a S. Zenone - Messa della vigilia e preghiera di ringraziamento ore 18. a S.to Stefano - Messa della vigilia e preghiera di ringraziamento ore 20. a San Gregorio - Messa della vigilia e preghiera di ringraziamento

Martedì 1 gennaio 2019 . Circoncisione del Signore Messe ad orario festivo (NON si celebra a Bisone e Valbonaga) ore 15.30 a San Zenone - Celebrazione del vespro ore 17.30 a S.to Stefano - UNICA messa vespertina . Concelebrazione per chiedere il dono della pace (Non si celebra alle ore 18.00 a San Zenone)