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Voci dalle pietre - FerraraLe “antichità” romane e bizantine che Ferrara conserva vi confluirono a partire dal momento in cui sorse la Cattedrale. Epigrafi funerarie variamente

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VOCI DALLE PIETRE

Marmi romani e bizantini a Ferrara

Comune di Ferrara

2018

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Le “antichità” romane e bizantine che Ferrara conserva vi confluirono a partire dal momento in cui sorse laCattedrale.Epigrafi funerarie variamente decorate, lastre con fregi floreali, un clipeo con il busto di una divinitàclassica e altro ancora, provenienti dai territori ravennati e veneti, furono murati nella nuova fabbrica.Successivamente, vennero trasferiti da Voghenza arredi sacri di manifattura orientale e alcuni sarcofagiravennati divennero arche sepolcrali per illustri personaggi della comunità locale.Il numero delle “antichità” ferraresi si accrebbe con arrivi più recenti, quali il sarcofago portato da Romanel Palazzo delle Poste Italiane e il cippo funerario donato all’Università di Ferrara.La mostra, con le fotografie e il commento che accompagna queste “pietre”, spesso parlanti in virtù delleepigrafi che le corredano, intende rinnovare l’interesse su “pezzi” dal complesso e, forse oggi dimenticato,significato storico e culturale.

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01 Clipeo con busto di divinità

Marmo proconnesio diam. 1 m. ca.

IV secolo d. C. ca.

PROVENIENZA

Ignota.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, facciata della Cattedrale.

DESCRIZIONE

Il clipeo con busto di divinità tradizionalmente noto ai ferraresi come la 'Madonna Ferrara' o `Troiana' sitrova sulla facciata principale della Cattedrale, al di sopra della porta laterale destra. Non siamo in grado distabilire né quando né come fu portato a Ferrara, ma sappiamo che prima di essere collocato dove lo sivede ora era murato sul lato sinistro, da dove fu spostato all'inizio del XVII secolo per far posto al ritratto dipapa Clemente VIII, Ippolito Aldobrandini.Il rilievo raffigura un busto femminile dentro una cornice circolare modanata: una forma dirappresentazione che deriva dalle imagines clipeatae diffuse nel mondo romano a partire dall'etàrepubblicana.Il volto, rilavorato probabilmente nel reimpiego (si vedano gli occhi e la bocca), guarda a sinistra; la foltaPcapigliatura è suddivisa in grosse ciocche ondulate che si riuniscono sulla nuca e un unico, lungo ricciolocalamistrato ricade sul petto, a destra.La veste, mossa da piccole pieghe e fermata sulla spalla destra, è coperta dal mantello, che scende conpieghe più profonde dalla spalla sinistra.

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Il busto è stato identificato in passato con quello di Diana, più di recente con quello di Iside.Clipei molto simili a questo, con le immagini delle divinità del pantheon romano, furono ritrovati nel secoloscorso ad Aquileia, dove, probabilmente, facevano parte di un ciclo scultoreo che decorava un importanteedificio, forse una residenza privata.Il ciclo aquileiese conta in tutto 13 clipei (in alcuni le figure sono presenti 2 volte, altre sono di incertaattribuzione) considerando anche quelli dispersi come il clipeo ferrarese.Nelle divinità sono ravvisati Giove, Vulcano, Marte, Dea Roma, Mercurio, Attis (?), Giunone (?), Venere(?), Eracle o Apollo, Minerva, Venere o Diana.I clipei di Aquileia, ai quali l'esemplare ferrarese si avvicina per stile, dimensioni e materiale (il marmoproconnesio è asiatico), sono stati attribuiti a maestranze provenienti dall'Asia Minore, in partico-lare daAfrodisia (Turchia) e operanti nella Cisalpina nel corso del IV secolo d. C.

Giacomo Cesaretti

GLOSSARIO

CALAMISTRATO: arricciato. Il termine si riferisce all'acconciatura (dal latino calamistrum, lo strumentotubolare, cavo in ferro impiegato per arricciare i capelli).

DIANA: dea italica, associata alla natura entrata a far parte del pantheon romano dove è identificata con lagreca Artemis, della quale prende quasi tutti gli attributi.E' raffigurata come cacciatrice, con l'arco e la faretra; la fiaccola e il crescente lunare sul capo nerafforzano l'aspetto notturno e l'assimilazione con Luna.

ISIDE: divinità tra le più importanti dell'antico Egitto; nel mondo romano fu venerata soprattutto in qualità disposa e madre, tanto da essere spesso assimilata a Cerere. Il suo culto iniziò a diffondersi nel I secolo d.C. e si esaurì nel IV secolo. Nell'iconografia di età imperiale l'elemento che la identifica è il nodo formatodai lembi frangiati del mantello sul petto. Nella divinità ferrarese è stata ravvisata Iside in base al ricciolocalamistrato dell'acconciatura, un ulteriore elemento che caratterizza la sua iconografia.

CLIPEO: in archeologia indica un disco di metallo o di marmo contenente immagini di divinità o di eroi.

MARMO PROCONNESIO: marmo di colore bianco, con sfumature azzurre, uniforme, oppure convenature grigio-blu; proviene dalle cave imperiali dell’isola di Proconneso, nel Mar di Marmara, fra lostretto del Bosforo e quello dei Dardanelli, in Asia Minore (Turchia).

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02 Fregi della Cattedrale

Marmo I secolo d. C.

PROVENIENZA

Ignota.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, facciata della Cattedrale.

DESCRIZIONE

Tra i materiali di epoca romana utilizzati per decorare la facciata della Cattedrale spiccano cinque lastre

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con fregio vegetale animato, inserite simmetricamente sul frontespizio del protiro, ai lati della volta. Essefurono montate accanto alle decorazioni romaniche quasi a creare una sorta di continuità con gli interventidi epoca medievale, secondo una pratica diffusa non soltanto in area padana nel XII secolo.

I blocchi, rettangolari, hanno dimensioni pressoché analoghe e furono probabilmente tratti dal medesimofregio. La ricca ornamentazione che si compone di girali, di calici e di fiori, di grappoli di bacche e di foglied'acanto si sviluppa dal grosso cespo della lastra esterna, a destra. Tra le sinuosità formate dalle ramifi-cazioni della pianta, sulla destra (lastra esterna), lo stelo ricurvo è affiancato da una coppia di uccelli, sullasinistra (lastra esterna), due uccelli si apprestano a cibarsi di una grossa bacca mentre al suolo un piccoloquadrupede dalle grandi orecchie avvicina il muso a una foglia

I confronti consentono di datare il fregio alla piena età giulio-claudia.

Giacomo Cesaretti

GLOSSARIO

ACANTO: pianta mediterranea con grandi foglie a margini frastagliati e lunga nervatura centrale la cuirappresentazione, nell'architettura greca e romana, caratterizza il capitello di ordine corinzio. SecondoVitruvio, nella seconda metà del V secolo a. C., fu lo scultore greco Callimaco a servirsene,introducendola quale nuovo elemento decorativo.

ETÀ GIULIO-CLAUDIA: corrisponde al periodo che va 27 a.C. al 68 d.C. quando a Roma furonoimperatori i componenti delle famiglie Giulia e Claudia (Augusto-Tiberio-Caligola-Claudio e Nerone).

FREGIO: negli edifici di età greca e romana, in particolare i templi, costituiva la parte intermedia tra lacornice e l'architrave e recava generalmente decorazioni complesse.

PROTIRO: portico addossato alla facciata delle chiese paleocristiane e romaniche, composto da duecolonne sormontate da una volta, con funzione di accesso a uno dei portali, solitamente quello principale.

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03a Epigrafe latina di reimpiego

Marmo I-II secolo d. C.

PROVENIENZA

Ignota.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, facciata della Cattedrale.

DESCRIZIONE

Nella lunetta sopra il portale maggiore della cattedrale, la lastra alla sinistra di chi guarda, ove inizia lacornice con foglie lanceolate ed è presente l'estremità della coda del drago, reca tre linee di un'iscrizionelatina, segno evidente del suo reimpiego. Trattasi, assai probabilmente, di un frammento di stele funerariadedicata da un membro della gens Valeria a un personaggio che aveva come cognome Secundus.

Alberto Ravani

ISCRIZIONE

CSECVNDVALER A

TRASCRIZIONE: C(...) Secund(...) Valer(i)a

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03b Stele funeraria di tipo ravennate

Marmo II secolo d. C.

PROVENIENZA

Ignota.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, fiancata meridionale della Cattedrale. L'epigrafe fu erasa per incidervi sopra parte degli statuti del1173. Un altro marmo di età romana (la lapide del liberto Clemens), ritrovato demolendo la porta dei Mesi,nel 1719 fu posto a sostegno della croce al sommo della seconda torricella della facciata.

DESCRIZIONE

La stele funeraria, di tipo ravennate, è una lastra con specchio epigrafico incorniciato da uno sguscio eda un listello, con il frontone affiancato da una coppia di delfini che contiene il gorgoneion.

Alberto Ravani

GLOSSARIO

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DELFINO: nella mitologia e nella letteratura classica sembra che rappresenti il respiro ovvero il legame frala materia e lo spirito e, più in generale, l'alternarsi fra la nascita e la morte. È l'animale che protegge eaiuta l'uomo (la sua vista, in mare, è di buon presagio) e che lo trasporta dalla vita mortale alla vitaultraterrena.

GORGONEION: è la testa della terribile Gorgone Medusa, l’unica delle tre sorelle mortale, decapitata daPerseo. Fu per lungo tempo motivo decorativo in frontoni e antefisse dei templi greci, oltre che nellaceramica come apotropaion. (contro il malocchio). Secondo il mito Perseo consegnò ad Athena la testa diMedusa che la pone sull’egida, come simbolo di vittoria.

SPECCHIO EPIGRAFICO: parte del monumento riservata ad accogliere il testo appositamente delimitatada cornici di varia fattura.

SGUSCIO: termine usato in architettura, modanatura (anche guscio), costituita da una superficie concava,il cui profilo è un settore circolare aggettante, ove è terminato da un listello piano.

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04 Plinto di base di colonna

Marmo proconnesio, 54 x 91 x 93 cm VI secolo d. C.

PROVENIENZA

Ignota.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Cattedrale, atrio.

DESCRIZIONE

La base, a forma di dado schiacciato, è reimpiegata capovolta e scavata a mo' di acquasantiera, funzioneche giustifica il supporto sul quale appoggia.Essa è ornata su due facce contigue: il lato rivolto verso il muro non è visibile, mentre l'altro è grezzo equindi privo di decorazioni.Le facce decorate presentano entrambe un motivo a losanga inscritto in una specchiatura rettangolare einquadrato da triangoli di risulta; mentre il rombo sul lato rivolto verso la chiesa presenta al centro un fiorequadripetalo inscritto in una losanga più piccola, con i vertici desinenti in foglie d'edera, quello del latomeridionale è caratterizzato da più modanature ma non presenta alcuna decorazione all'interno aeccezione delle foglie d'edera alle estremità, maggiormente in rilievo rispetto a quelle dell'altro lato.Il motivo romboidale è tipico della scultura architettonica e di arredo liturgico di Costantinopoli del VI

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secolo, riscontrabile su sarcofagi, architravi, pilastri, amboni e plutei. Losanghe del tutto simili si vedonoanche sulle basi delle colonne della basilica giustinianea di S. Apollinare in Classe a Ravenna (consacratanel 549), città dalla quale, probabilmente, il manufatto proviene. In relazione alle sue dimensioni, il plinto doveva appartenere a un grande edificio del VI secolo; inoltre, inbase alla decorazione realizzata solo su due facce contigue, originariamente doveva essere collocato inangolo. * L'iscrizione che corre sull'orlo della cavità risulta attualmente di difficile lettura, ma secondo fonti storichesettecentesche (Scalabrini e Frizzi), essa attestava che la base di colonna venne reimpiegata nell'XIsecolo a Ferrara, all'epoca del vescovo Ingone (o Ugone), nella chiesa di S. Stefano o in quella di S.Giorgio, edifici di culto fatti erigere da tale presule.

Letizia Sotira

GLOSSARIO

PLINTO: parallelepipedo di pianta quadrata che sostiene una base di colonna.

MARMO PROCONNESIO: marmo di colore bianco, con sfumature azzurre, uniforme, oppure convenature grigio-blu; proviene dalle cave imperiali dell'isola di Proconneso, nel mar di Marmara, fra lostretto del Bosforo e quello dei Dardanelli, in Asia Minore (Turchia).

MODANATURA: fascia sagomata con profilo geometrico costante per tutta la sua lunghezza presentenella decorazione architettonica, con funzione di sottolineare la suddivisione in parti dell'oggetto, oppure diraccordare due superfici disposte ad angolo nel caso di parti sporgenti.

* ISCRIZIONE

TRASCRIZIONE: Temporibus D(omi)n(i) Enrici Regis et Inghonis Episcopi ego quidem edificabit ecclesiaSancti Stefani et (ecclesia) Sancti Georgii, omnes in hanc ecclesia gombenisti orate pro me miseropeccatore

TRADUZIONE: All'epoca di re Enrico (II) e del vescovo Ingone (Ugone), io (lo stesso vescovo Ingone),dunque, feci erigere la chiesa di S. Stefano e la chiesa di S. Giorgio; ví siete radunati tutti in questa chiesa(e) pregate per me misero peccatore.

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05 Sarcofago Bonaccossi

Marmo, m 2,33 x 0,74 x 0,76 fine del V secolo

Lato sinistro

Lato destro

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Retro del sarcofago

PROVENIENZA

Ravenna.

UBICAZIONE ATTUALE

Nel sarcofago fu sepolto nel 1626 Alberto Bonaccossi.Si trovava in origine in San Francesco, nella cappella della Beata Vergine delle Grazie, dalla quale futrasferito nel 1932 nell'atrio della Cattedrale di Ferrara.

DESCRIZIONE

Sarcofago a cassa decorato su tutti i lati, privo di coperchio e con evidenti tracce di rilavorazione nei voltidegli apostoli presenti sui lati brevi.La fronte è limitata da pilastrini angolari scanalati sormontati da capitelli stilizzati con foglie di acanto.Al centro è rappresentato Cristo in maestà, giovane e imberbe: ha il capo circondato dal nimbo che reca ilmonogramma cristologico. Egli siede su un trono con suppedaneo, la mano destra benedicente e ilvolumen nella sinistra. Ai suoi lati Pietro e Paolo staurofori vestono tunica e pallio, indossano sandali dicuoio e sono seguiti da coppie di apostoli che convergono verso il Cristo, gli uni acclamanti, gli altri recantighirlande.Sul lato sinistro, con cornice superiore a foglie e dentelli e con pilastrini angolari scanalati analoghi aiprecedenti, sono rappresentati frontalmente tre apostoli: quello di sinistra ha la mano destra alzata e reggenella sinistra un volumen, quello al centro mostra aperto il palmo della mano destra e ha l'altra copertadal mantello, quello a destra stringe tra le mani un volumen.Sul lato destro del sarcofago, incorniciato dal medesimo fregio e con pilastrini con capitelli dall'abacoornato da un fiore quadripetalo, figurano altri tre apostoli: l'apostolo sulla sinistra e l'apostolo al centrofanno con una mano il gesto della loquela digitorum e nell'altra reggono un volumen, l'apostolo a destraregge una tavoletta decorata da una croce.Il retro del sarcofago è incorniciato da una modanatura. Al centro vi è rappresentato un clipeo conmonogramma cristologico affiancato da una doppia coppia di pavoni, di cui due sono araldicamente rivolti

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al monogramma, due rivolti verso le estremità della lastra ma con la testa girata verso il centro. Motivi fitomorfi che sviluppano ciascuno una coppia di girali attorno a un fiore quadripetalo completano ladecorazione.

Letizia Sotira

GLOSSARIO

LOQUELA DIGITORUM: gesto proprio del linguaggio oratorio, simbolo del pronunciamento di sentenzairrevocabile.

NIMBO: disco di luce che circonda il capo della divinità.

VOLUMEN: la più comune forma di libro in uso nella civiltà antica, orientale e occidentale (lat. rotulus ovolumen) È costituito da sezioni regolari, di vario materiale (seta, papiro, pergamena), incollate o cucite inmodo da formare una lunga striscia, avvolta intorno a un piccolo cilindro di legno, d'osso o d'avorio condue estremità sporgenti.La scrittura, perpendicolare alla direzione di arrotolamento, disposta a colonne costituite da più righe, sitrova solo nella parte interna.

STAUROFORI: portatori della croce di Gesù Cristo.

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06 Il monumento di Publio Pupio Mentor

Pietra d'Istriaprima metà del I secolo d.C.

PROVENIENZA

Murato all'interno della Cattedrale di Ferrara presso l'altare maggiore fino al 1712, passò nel portico delVescovado e nel 1738 fu donato dall'arcivescovo cardinale Ruffo al Museo dell'Università (PalazzoParadiso). Nel 1924 venne trasferito nel lapidario istituito presso il Palazzo dei Diamanti, nel 1983 nelCivico Lapidario.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Civico Lapidario.

DESCRIZIONE

Il personaggio si staglia ad alto rilievo all'interno di una pseudo edicola dal fondo concavo. Il timpano concornice aggettante è sorretto da paraste con basi e piccoli capitelli lisci sopra le quali si arrampica un ramosinuoso, con rade foglie lobate, che nasce a terra da un cespo.Publio Pupio Mentor, stante sulla gamba sinistra, veste una tunica sulla quale è drappeggiata l'ampiatoga che lo avvolge scendendo con il sinus fin sotto al ginocchio destro. Il braccio destro è portato alpetto, con la mano che si appoggia al panneggio; nella mano sinistra, protesa e chiusa, è tenuto unoggetto.I piedi sono calzati. Il cavo delle pupille è riempito di piombo.Alcuni particolari strutturali (l'inclinazione della base, l'impostazione della figura, etc.) indicano che l'edicola

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apparteneva a un monumento funerario su alto podio e che è stata rilavorata, sia nell'antichità (si osservi,ad esempio, come la base del frontone con la sua cornice aggettante sia stata tagliata per ricavarne lanicchia), sia (probabilmente) quando la si mise in opera nella Cattedrale.In origine era, comunque, più profonda e fu tagliata, come si evince dalla residuale ambientazionepaesaggistica a basso rilievo (un albero con rami e foglie lanceolate su un suolo roccioso e un tronco conrami spogli) presente sui fianchi. L'iscrizione, su due linee, è incisa sopra lo zoccolo.Publio Pupio Mentor, liberto, di professione medico, aveva ricoperto la carica di sexvir. Il cognomen cheporta era diffuso in area veneta; da qui viene la supposizione che il monumento origini da tale territorio,forse dalla stessa Aquileia.

Alberto Ravani

GLOSSARIO

ACROTERIO: parola usata per indicare la decorazione al culmine o alle estremità di un frontonetriangolare. Deriva dal greco in cui, con accezione più ampia, significava una parte prominente e anche lacima di una montagna; in seguito passa nel latino acroterium.

LIBERTO: il liberto era uno schiavo che, dopo essere stato liberato dal padrone, ne assumeva i nomi.

TOGA: semicerchio di lana bianca che misurava 2 m e 70 di diametro e che era portata sopra la tunicacon drappeggi elaborati.

ISCRIZIONE

P • PUPIUS P • L • MENTORMEDICUS • IIIIII • VIR

TRASCRIZIONE: P(ublius) Pupius, P(ubli) l(ibertus), Mentor medicus sexvir

TRADUZIONE: Publio Pupio Mentor, liberto di Publio, medico [e] sexvir

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07 il monumento funerario dei Calvenzi

Pietra d'Istriaprima metà del I secolo d.C.

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PROVENIENZA

La lastra era murata in basso a destra nella facciata della Cattedrale, sotto la statua del marchese Albertod'Este. Per un certo tempo rimase probabilmente interrata a causa della subsidenza che interessò l'areasopra la quale sorge l'edificio (infatti, le sue prime trascrizioni mancano della parte finale del testo). Nel1738 fu rimossa e portata a Palazzo Paradiso per il Museo dell'Università, da dove passò nel Palazzo deiDiamanti (1924) e nel Civico Lapidario (1983).

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Civico Lapidario.

DESCRIZIONE

La stele è tripartita. Nella parte superiore due paraste scanalate su basi modanate e con capitelli di tipocorinzio e pulvinaria sorreggono un arco decorato da un kyma lesbio. Trattasi di un'edicola con delfiniacroteriali sotto la quale campeggia uno scudo circolare con il bordo modanato e il gorgoneion.Sotto, due grifi affrontati appoggiano una delle zampe anteriori sopra le anse di un kantharos baccellatoda cui nascono rami di vite che salgono a circondare lo scudo.Tra le foglie si muovono animali, quali una lucertola a sinistra, sopra il grifo, e due uccelli in atto di beccarel'uva sulla destra, in alto.La parte centrale e la parte inferiore della stele, di differente altezza e variamente corniciate, costituisconogli specchi riservati alle due iscrizioni. La seconda di queste indica quale estensione avesse il recintofunerario.La famiglia è, probabilmente, di agiati liberti di Quinto Calvenzio, vissuti nella prima età imperiale in areaveneta e di origine orientale, come attestano i loro cognomina.

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Varie fonti testimoniano l'elevato tenore di vita da parte di famiglie di liberti in età giulio-claudia e questoparrebbe anche il caso in questione, considerati l'esorbitante apparato decorativo e il presumibile elevatocosto del monumento, dedicato ai genitori e a una sorella da un'altra figlia.La scrittura presenta alcune peculiarità, tra le quali forme arcaizzanti (il dativo in -AI), lettere allungate (laT) e in nesso (PHI).

Alberto Ravani

GLOSSARIO

KYMA: il termine deriva dal greco e indica una cornice con profilo ondulato o gola che può essere di tretipi (lesbio, dorico e ionico). Il Kyma lesbio è a gola convessa in alto, intagliata a foglie e dardi o a fiori dicroco e dardi. Molto diffuso sulla ceramica attica di V e IV secolo a.C., come elemento decorativo.

KANTHAROS: grande vaso a due anse tradizionalmente usato per contenere vino.

COGNOMEN (pl.na): era quella parte del nome che indicava l’appartenenza ad un particolare gruppofamiliare.

ISCRIZIONE

Q • CALVENTIOQ • LIB • TROPHIMOET • CALVENTIAI Q • L •PRIMIGENIAEUXORI • ETAUXESI • HAPLE • FI-V • F • IN QUEMQP • P • XX

TRASCRIZIONE: Q(uinto) Calventio Q(uinti) liberto) Troph(imo) et Calventiai Q(uinti) l(ibertae)Primigeniae uxori et Auxesi Haple f(ilia) v(iva) f(ecit) In quemq(ue) p(artem?) p(ede)s (viginti)

TRADUZIONE: Per Quinto Calvenzio Trofimo, per la moglie Calvenzia Primigenia, liberta di Quinto, e perAuxesi. Fatto dalla figlia Haple vivente. Dentro un quadrato di venti piedi.

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08 Il monumento funerario dei Domitii

Marmoseconda metà del I secolo d.C.

PROVENIENZA

Ferrara, murato all'esterno della Cattedrale, sul fianco settentrionale, con le linee dell'iscrizione poste inverticale; l'azione dei litodomi visibile sulla sinistra consegue, probabilmente, a una giacitura del blocco inacqua. Portato nel Museo di Palazzo Paradiso nel 1738, nel 1924 fu trasferito nel lapidario istituito pressoil Palazzo dei Diamanti e da qui, nel 1938, nel Civico Lapidario.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Civico Lapidario.

DESCRIZIONE

Il frammento corrisponde all'angolo inferiore destro dell'originario, grande monumento funerario, econtiene una parte dell'epigrafe con le cornici decorate, una delle quali si sviluppa anche sul fianco dellalastra.La cornice inferiore è decorata da spirali che nascono da un cespo di acanto e formano sinuose volute;nella cornice sulla destra un robusto tronco di vite con rami e foglie tra cui si vedono uccelli protesi abeccare i grappoli si erge da un kantharos sopra il quale sta un piccolo quadrupede. Una similedecorazione vegetale, ma senza il vaso, è riportata, sempre a basso rilievo, sullo spessore del blocco.Per quanto si possa congetturare da ciò che resta dell'iscrizione, assai lacunosa, il marmo proviene daEste, un territorio nel quale è attestata la gens Romilia; anche la gens Domitia originava dalla GalliaCisalpina.

Alberto Ravani

GLOSSARIO

KANTHAROS: scenari naturali evocati da immagini di arbusti e piante che nascono dal grande vaso a due

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anse, tradizionalmente usato per contenere vino, fiori, frutti, animali e uccelli anticipano la promessabeatitudine nei giardini della vita ultraterrena.

ACANTO: nella pianta che, nel mito crebbe sul sepolcro di una fanciulla, si ravvisava il segnodell’immortalità.

GENS ROMILIA : clan familiare dell'antica Roma, facente parte della tribù dei "Ramnes", citata dallostorico Tito Livio tra le cento gentes originarie. Secondo Theodor Mommsen la sua remota antichitàsarebbe attestata anche dall'evidente rapporto di omonimia con Roma, con l'antica tribù rustica Romilia econ Romolo stesso. La Gens Romilia oltre che nel Lazio era presente anche ad Ateste (Este) nel Veneto ein altre località sull'Adige.

ISCRIZIONE

IR • DOMITIAEOMITIO • T• F• ROM• II • AVONCLOONI • ADL • DEC • FRATRIACIDIUS • T • F • ROMSVIS • TEST • FIERI • IUSSIT

INTEGRAZIONE DEL TESTO SECONDO GIOVANNI UGGERI:(D(is) M(anibus)T(ito) Acidio T(iti) f(ilio) Rom(ilia) (cognomen) pa)tri Domitiae((cognomen) matri T(ito) D)omitio T(iti) f(ilio) Rom(ilia)((cognomen [I)II(viro) avonclo(T(ito) Acidio Capitoni adl(ecto) dec(urioni) fratri (Acidiae sorori) T(itus) Acidius T(iti) filius) Rom(ilia)(cognomen) sibi et suis test(amento) fieri iussit

TRADUZIONE: Agli dei Mani. Per Tito Acidio, figlio di Tito, della tribù Romilia, per la madre Domizia perTito Domizio, figlio di Tito, della tribù Romilia, per la sorella Acidia..... Tito Acidio, figlio di Tito, della tribùRomilia, ordinò [la costruzione di questa lapide] nel testamento per sé e per i suoi [cari]

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09 Cippo di Festio

CalcareI secolo d.C.

PROVENIENZA

Ignota. Era reimpiegato come pinnacolo della chiesa di Sant'Antonio Abate, a Ferrara, costruita nel XIIIsecolo.Dal 1850 nel Museo Civico, nel Palazzo dei Diamanti.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Civico Lapidario.

DESCRIZIONE

Il cippo, su zoccolo, ha la forma di un'edicola con alto timpano delimitato da cornici a gola e listello eaffiancato da leoni acroteriali con le teste erette.Nel timpano è rappresentato un leprotto intento a mangiare un frutto. Due paraste lisce, su basi a goladritta e con capitelli non decorati, reggono l'epistilio sul quale è incisa una prima iscrizione e inquadranola figura nella nicchia: un fanciullo stante che con la mano sinistra stringe al petto un uccellino e nellamano destra, abbassata, tiene un grappolo.

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Egli veste una corta tunica stretta in vita da una cintura frangiata; una fibbia circolare ferma sulla spalladestra la sopravveste ricadente dall'altro lato. I piedi sono scalzi.Sullo zoccolo è inciso un carmen sepolcrale.Festio, al quale è dedicato il piccolo cippo, era un giovane schiavo di Papiro Prisco, il committente delmonumento funerario. La morte del giovane per la caduta in un pozzo non gli permise di riacquistare lalibertà che il padrone voleva donargli una volta diventato adulto.

Alberto Ravani

GLOSSARIO

CARMEN SEPULCRALE: i carmina sepulcralia sono brevi componimenti metrici con cui veniva ricordato ildefunto, di solito incisi sui monumenti funerari. Potevano essere come quello sopra riportato, in disticielegiaci, alternanza di un esametro e di un pentametro.

EPISTILIO: dal greco epistylion, composto di epi "sopra" e stylos "colonna". Nell’architettura classicaindica una architrave.

ISCRIZIONI

FESTIO PAPIRI PRISCI DELIC

TRASCRIZIONE: Festio, Papiri Prisci delic(is)

TRADUZIONE: A Festio, gioia di Papiro Prisco

PARVA SUB HOC TITULO FESTISUNT OSSA LAPILLOQUAE MAERENS FATO CONDI DIT IPSE PATERQUI SI VISSIXET DOMINI TRIA NOMINA FERRET HUNC CASUS PUTEI DETULITAD CINERES

TRADUZIONE: Piccoli sotto questa iscrizione lapidea stanno i resti di Festio, che il padre triste ha dipersona sepolto. Alle ceneri la caduta in un pozzo portò costui, che, se avesse vissuto, avrebbe portato itre nomi del padrone.

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10 Cippo di Gaio Mario Aquilino

Marmo grigio venato; breccia rosa di Veronaseconda metà del II secolo d.C.

PROVENIENZA

Da Quacchio. Rinvenuto nel corso di lavori nel Volano eseguiti di fronte alla villa Pasetti, fu probabilmentetrasferito negli anni tra le due guerre mondiali a Ferrara, nella residenza della famiglia Pasetti, da dove,per donazione, passò all'Università degli Studi.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Palazzo di Renata di Francia.

DESCRIZIONE

Il blocco marmoreo, parallelepipedo, è inserito in un basamento liscio in pietra di Verona. Nel latosuperiore sagomato, affiancato da pulvini e sormontato da una pigna su base quadrata, avrebbe dovutoesservi la cavità per il cinerario, che tuttavia non fu scavata. Il testo dell'epigrafe è inciso sul lato anteriore,incorniciato, come i laterali, da gola e listello. La lavorazione del retro è sommaria, il che fa ritenere che lacollocazione originaria del monumento fosse quella di essere addossato alla parete di uno spaziofunerario recintato. Il monumento sepolcrale è dedicato a Caio Mario Aquilino dai sodales ex classe

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praetoria Ravennatium, un'associazione di marinai o veterani della flotta militare di Ravenna della qualeil padre, Caio Mario Eglecto, era stato patrono. Nel testo vi sono gruppi di lettere in nesso (MAR, INI, TR,VN), la vocale O è di dimensioni minori rispetto alle altre e la vocale I è allungata.

Alberto Ravani

GLOSSARIO

FLOTTA MILITARE DI RAVENNA: istituita da Augusto, intorno al 27 a. C., per pattugliare il Mediterraneoorientale, aveva sede a Classe (Ravenna) ed era la seconda per importanza dopo la classis miseriensisstanziata a Miseno.

PIGNA: il simbolo della pigna, molto antico e spesso presente nella decorazione architettonica di etàromana, è connesso con l'uovo e rimanda all'eternità e all'immortalità anche in virtù dell'alberosempreverde di cui è frutto.

ISCRIZIONE

D • MSOD EX • CLPR RAVENNC • MRI • AQUILI •F • C • MRI • EGLEPATRON • EORVNDEM • SODALOB • MERITAPATRIS • EIVS

TRASCRIZIONE:D(is) M(anibus)Sod(ales) ex cl(asse)pr(aetoria) ravenn(ate)C(ai) Mari Aquilinif(ili) C(ai) Mari Egle(cti)patroni eorun-dem sodal(ium)ob merita patris eius

TRADUZIONE: Agli dei Mani. I compagni della flotta pretoria ravennate di Gaio Mario Aquilino, figlio diGaio Mario Eglecto loro patrono, per i meriti del padre.

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11 Sarcofago Ariosti Fontana

Marmofine del V secolo

Lato destro

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Lato sinistro

Retro del sarcofago

PROVENIENZA

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Ravenna.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, chiesa di San Francesco. Fu rinvenuto nel 1920 nel chiostro della chiesa, già riutilizzato agli inizidel '500 come arca sepolcrale. Deve il nome agli stemmi gentilizi delle famiglie Ariosto e Fontana scolpitiai piedi del Cristo.

DESCRIZIONE

Sarcofago con scansione architettonica a colonne, decorato sui quattro lati e con coperchio a baule.Il lato anteriore della cassa, come i restanti, incorniciato superiormente da un listello decorato da un kymalesbio, è scandito da sei colonnine tortili e da due scanalate e rudentate angolari, sormontate da capitellicorinzi sui quali poggiano sette nicchie a conchiglia dalle costole evidenti e plasticamente aggettanti.Gli spazi di risulta tra le nicchie appaiono diversamente decorati: al centro da una coppia di vasi da cuisorgono volute vegetali, ai lati da cespi di acanto.La figura centrale è quella del Cristo giovane, imberbe, che siede su un trono con suppedaneo; ha lamano destra alzata e regge le sacre scritture con la mano sinistra. Pietro e Paolo gli sì avvicinanoportando con le mani velate una corona; gli altri apostoli, in diverso atteggiamento, seguono il cerimoniale.Sul lato destro due apostoli reggono nella mano sinistra il volumen della legge; l'apostolo di destraprotende l'altra mano verso il compagno, quello di sinistra porta il braccio destro al viso. La coppia diapostoli del fianco sinistro è rappresentata similmente atteggiata.Sul retro del sarcofago il monogramma cristologico è affiancato araldicamente da una coppia di agnelli;due palme inquadrano la raffigurazione. Il coperchio è decorato da foglie disposte a embrice. Il lato destro, con cornice a listello e gola rovescia, presenta una coppia di pavoni ai lati della crocemonogrammatica; sul lato sinistro la coppia di pavoni si abbevera a un capace vaso sagomato ricolmod'acqua.

Giovanna Bucci

GLOSSARIO

ACQUA: nella simbologia cristiana è sinonimo di vita eterna.

EMBRICE: propriamente è il laterizio usato nei sistemi di copertura. Le foglie a embrice sono disposte infile parallele e si sovrappongono alternativamente.

PAVONE: simbolo dell'immortalità e della resurrezione nella vita eterna.

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12a Un capitello romano nella chiesa di San Giorgio

Pietra calcareah 30 cm, diam. 46 cm

I secolo d. C.

PROVENIENZA

Ignota

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, chiesa di San Giorgio, già nel primo chiostro.

DESCRIZIONE

Nel chiostro della chiesa, fino a pochi anni fa, era visibile un frammento di capitello corinzio, rilavorato inepoca successiva per ottenerne un peduccio angolare di sostegno a una piccola volta.Del capitello, ricavato da un blocco di calcare rosato, resta circa un quarto, comprensivo della coronainferiore di foglie. Trattasi di foglie d'acanto distanziate, ciascuna solcata da tre profonde nervature che neseparano i lobi dai margini frastagliati. Occhi d'ombra ottenuti con un intaglio piuttosto profondo segnano,alla base e in alto, il sovrapporsi dei lobi.Il capitello risale all'età giulio-claudia e rappresenta una delle ultime attestazioni di questo tipoarchitettonico in territorio emiliano.È possibile che originariamente appartenesse al colonnato corinzio di un monumento funerario del tipo aedicola.

Giacomo Cesaretti

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GLOSSARIO

EDICOLA: edificio in forma di tempietto con colonnato anteriore (prostilo) oppure con paraste in facciataproprio dell'architettura sacra e funeraria.

(ORDINE) CORINZIO: uno dei tre ordini architettonici greci (assieme al dorico e allo ionico) dove ilcapitello ha forma troncoconica rovescia ed è decorato da più giri sovrapposti di foglie d'acanto, concaulicoli angolari le cui volute sostengono l'abaco.

PEDUCCIO: elemento strutturale d'uso in epoca rinascimentale, spesso a forma di capitello, su cuis'imposta la volta, particolarmente la volta a crociera.

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12b Le semicolonne del portale della chiesa diSant'Apollonia

Marmo troadenseVI secolo d. C. ca.

PROVENIENZA

Ferrara, ex chiesa dello Spirito Santo (sino al 1839).

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, portale della chiesa di Sant'Apollonia.

DESCRIZIONE

Le semicolonne sono collocate nella parte interna del portale e reggono la cornice dell'arco. Un tempo ilportale decorava la facciata della chiesa dello Spirito Santo (esistente nell'odierna piazzetta deiCombattenti), dalla quale fu distaccato nel 1839 in seguito alla demolizione dell'edificio.I due fusti monolitici sono lisci, di colore grigio scuro con minuscole picchiettature chiare, tagliati alleestremità e si addossano ai lati dell'ingresso, da cui sporgono per poco più del diametro.Il tipo di marmo da cui furono tratte le semicolonne si distingue dal resto dell'impianto, che è di chiaramatrice cinquecentesca, e riconduce, piuttosto, a un edificio e a epoche più antiche.

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Il marmo appartiene, infatti, a un tipo di granito chiamato troadense dall'area di estrazione ubicata neipressi di Troia, nel distretto di Çannakale, in Turchia.La sua diffusione nel Mediterraneo occidentale iniziò in epoca imperiale a partire dal II secolo d. C. e siprotrasse sino all'età bizantina.Durante il Medioevo e il Rinascimento, in Italia, particolarmente a Roma e a Venezia, questo tipo dimarmo (al pari di numerosi altri cavati da edifici di età romana) ebbe grande fortuna come materiale direimpiego. Altre colonne di marmo troadense sono presenti a Ravenna in San Giovanni Evangelista e inSant'Apollinare Nuovo, chiese datate rispettivamente nei secoli V e VI.

Giacomo Cesaretti

GLOSSARIO

CHIESA DELLO SPIRITO SANTO: di fondazione medievale; fu assegnata alla confraternita dello SpiritoSanto nella prima metà del Cinquecento; ricostruita quasi per intero tra la fine del XVI e l'inizio del XVIIsecolo, fu demolita completamente nel 1839, dopo essere stata soppressa nel periodo napoleonico.

FUSTO: in architettura è la parte centrale della colonna, compresa tra la base e il capitello.

MARMO TROADENSE: marmo proveniente dalla Troade, regione storica dell'Asia Minore, corrispondenteall'estremo angolo nord-occidentale della Turchia; il suo impiego in architettura risale al periodo arcaico esi limitò inizialmente alle zone limitrofe alle cave. Fu adoperato esclusivamente in architettura, non per lastatuaria.

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13 Ambone

Lato A

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Lato B

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Paricolare lato A

Marmo greco114,2 x 121,3 x 51,7 cm115,3 x 127,2 x 54,4 cm

VIII secolo circa

PROVENIENZA

Chiesa di Voghenza; Voghiera, abitazione dell'arciprete prima del 1717; Voghenza, palazzo di Belpoggiodopo il 1717; Ferrara, sagrato della Cattedrale tra il 1743 e il 1746; Lapidario Civico di Palazzo Paradiso;Palazzo dei Diamanti.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Museo della Cattedrale dal 1929.

DESCRIZIONE

Le lastre convesse di marmo cristallino biancastro con venature grigiastre, costituivano i parapetti di unambone che attualmente è privo della base e che in origine poteva verosimilmente essere dotato di scaledi accesso laterali, la cui esistenza si può ipotizzare, oltre che in base alla presenza di alcuni gancimetallici all'interno delle lastre e di incavi ai lati, anche attraverso il confronto con amboni coevi.Le lastre sono suddivise in quattro riquadri da due larghe fasce che si incrociano a formare una sorta digrande croce ornata da motivi di tralci di vite; lungo il braccio verticale di tale croce gli stilizzati grappoli ele foglie sono racchiusi dai tralci come all'interno di "mandorle", mentre lungo il braccio orizzontale i tralciappaiono aperti e sinuosi.

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Nonostante i due pezzi siano in buono stato di conservazione, in quanto recentemente restaurati (2005),tuttavia sui bordi superiori si riscontrano alcune aree caratterizzate da erosione e da consunzione, a causadell'impiego delle lastre come sponde di un pozzo. La forma dell'ambone è tipicamente bizantina e richiama quella di simili esemplari ravennati, come quellodel vescovo Agnello, realizzato nel VI secolo e attualmente conservato all'interno del Duomo ravennate,sorto sulla scomparsa Basilica Ursiana. L'iscrizione ancora leggibile sul bordo superiore dei parapetti è un'importante testimonianza della nascita edello sviluppo della sede vescovile ferrarese, conferma a forma a pyrgos (a torre) dell'ambone e cita uncerto vescovo Giorgio vissuto all'epoca della seconda Indizione (metà del VI secolo circa).Lo stile della decorazione del manufatto, tuttavia, rimanda all'epoca compresa tra VIII e IX secolo, cometestimonia il confronto con quello della cattedrale di Novara, epoca per la quale, invece, non èdocumentato alcun vescovo di nome Giorgio.Dalle fonti possedute si è sostanzialmente certi che il manufatto provenga da Voghenza, importantecentro nell'ambito del delta del Po e prima sede episcopale dal 330, secondo la tradizione; nonsussistono, tuttavia, certezze sul periodo di permanenza dell'ambone nella sede originaria.

Letizia Sotira

GLOSSARIO

AMBONE: detto anche "pergamo"; é una tribuna ubicata davanti al presbiterio, per lo più sopraelevata,dalla quale veniva eseguita la lettura delle Sacre Scritture. Il termine "ambone" deriva verosimilmente dalverbo greco anabainein, ossia "salire".

INDIZIONE: ciclo di 15 anni che, a partire dal IV secolo, costituì uno dei riferimenti più importanti per ilcomputo cronologico nei documenti pubblici e privati. La sua origine è legata al sistema di esazione fiscalevigente nell’Impero romano.

ISCRIZIONE

TRASCRIZIONE: De donis dei et S(an)c(t)e Marie et S(an)c(t)i Stefani temporibus Georgio V(enera)b(ilis) Ep(iscopu)s hunc pergum fecitper ind(ictionem) sec(undam)

TRADUZIONE: Per i doni ricevuti da Dio, dalla Vergine e da Santo Stefano, il venerabile vescovo Giorgiofece costruire questo ambone durante la seconda Indizione.

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14 Frammento di sarcofago o di pluteo

fronte

retro

Sul retro del marmo (ora immurato) campeggiano uno stemma araldico con nastri svolazzanti e una tabula ansata coniscrizione dalla quale si apprende che nel 1520 Francesco Guidoni lo riutilizzò come lastra sepolcrale.

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ricostruzione

Marmo, 89 x 136,7 x 10,8 cmVI secolo

PROVENIENZA

Collocazione originaria ignota; chiesa di S. Francesco dal XVI secolo.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Museo della Cattedrale prima del 1954.

DESCRIZIONE

La lastra è stata interpretata come pertinente a un pluteo, o a uno dei lati lunghi di un sarcofago. Mancadel lato sinistro e presenta cospicue crepe su quello destro.A bassorilievo vi è rappresentato in modo sommario e antinaturalistico, un agnello di profilo, rivolto versoun monogramma cristologico che doveva costituire il centro della lastra nella sua interezza.(vedi fotodella riocostruzione)Poiché lo schema compositivo di due figure affrontate è tipico dell'arte bizantina, il lato sinistro della lastradoveva dunque simmetricamente presentare un secondo profilo di agnello.La corona d'alloro entro la quale è inscritto il monogramma, impreziosita da due gemme in alto e in basso,insiste su un rilievo roccioso stilizzato, simbolo del Paradiso, dal quale spuntano due arbusti, forse palme,emblemi di vittoria, rigenerazione e immortalità.E' probabile che il manufatto sia di produzione ravennate e che risalga al VI secolo, in base alle analogiecon diversi sarcofagi ravennati caratterizzati dal medesimo schema iconografico, che a sua volta riprendegli schemi iconografici diffusi in Oriente, in particolare a Costantinopoli.

Letizia Sotira

GLOSSARIO

PLUTEO: lastra rettangolare appartenente alla pergula, recinto interno di un edifico di culto, che divideva ilpresbiterio (area riservata al clero) dal resto della chiesa. Il pluteo può essere ornato da cornici in rilievo,oppure da motivi geometrici o figurati. Il pluteo è generalmente ornato a bassorilievo, mentre la transennaè traforata.

AGNELLO: uno dei simboli animali dell'arte figurativa cristiana, emblema sia di Cristo (Gv 1, 29-36), siadelle anime dei fedeli. Quando è presente su un sarcofago, l'iconografia degli agnelli affrontati almonogramma è un chiaro riferimento alla salvezza dell'anima del defunto; se invece appartiene ad unpluteo, gli agnelli richiamano il messaggio dell'Eucarestia.

MONOGRAMMA CRISTOLOGICO (CHRISMON): è un segno cristologico costituito dall'intersezione diuna croce greca ad estremità patenti e dalla lettera greca X (Chi) che, con il braccio verticale della croce,

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rappresenta le iniziali del nome greco di Gesù Cristo ('Ιησους Χριστός). Il simbolo appare come una sorta di croce a otto raggi, variante del più semplice e diffuso monogrammacostantiniano formato dall'intreccio delle lettere greche X e P (Rho).

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15 Sarcofago: le Muse al cospetto di Apollo e Atena

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Marmo lunense seconda metà del III secolo

PROVENIENZA

Roma, collocazione originaria ignota. Di probabile produzione ostiense.

UBICAZIONE ATTUALE

Ferrara, Palazzo delle Poste dal 1927-1929.

DESCRIZIONE

Cassa di sarcofago a fregio con le diverse figure che, sul lato anteriore, si stagliano sopra uno sfondoneutro.E' priva del coperchio.Dalla sinistra: Polimnia, appoggiata a un pilastrino, con la mano destra a pugno portata al mento, stringenell'altra un rotolo; Euterpe la guarda reggendo una coppia di doppi auloi, Talia solleva con la manodestra una maschera comica tenendo con l'altra mano il pedum; al suolo sta una seconda mascheracomica. Melpomene tocca una maschera tragica sollevata da terra da un supporto e regge una clava conla sinistra, Tersicore appoggia sul ginocchio sinistro una lira dalle lunghe estremità sinuose tenuta con ilbraccio e, con la mano destra, accosta il plettro allo strumento.In secondo piano, tra la terza e la quarta Musa, appare il busto di un personaggio maschile.Al centro Apollo e Atena. Apollo, seduto sul dorso di un grifo che alza verso di lui la testa, il corpo in parteavvolto dalla clamide, suona la cetra e rivolge il capo verso le cinque Muse alla sinistra. Ha un piedeappoggiato sopra un kroupezion; stringe a sé con un braccio la pesante cetra e con la mano destra toccalo strumento con il plettro. La sua figura nasconde in parte quella di Atena, anch'essa rivolta a sinistra.Atena posa il piede destro su una roccia alla quale è appoggiato lo scudo e attorno alla quale si avvolge ilserpente Erittonio. La dea indossa l'elmo e afferra la lunga e massiccia lancia; veste peplo e mantello chericade dalla spalla sinistra panneggiandosi attorno alle gambe. Sul braccio destro ha un'armilla.Il gruppo delle Muse riprende con Calliope stante, il capo rivolto a sinistra e completamente avvolta nelchitone, con Erato (che indossa la veste teatrale altocinta e un mantello e che si avvicina al suo strumentoa corde appoggiato su un pilastrino), con Urania (che solleva il globo all'altezza del capo), con Clio (cheregge stilo e tavoletta). Anche tra Calliope ed Erato si intravede il viso di un giovane.

Giovanna Bucci

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GLOSSARIO

KROUPEZION: strumento musicale a percussione greco - romano; si suonava con un piede.

LE MUSE: simboleggiano la potenza delle arti e sono rappresentate sovente impegnate in disputefilosofiche. La loro presenza su sarcofagi di produzione romana (la classe non è particolarmentenumerosa) richiama aspetti di vita intellettuale. Nel ciclo, Polimnia è generalmente scolpita all'estremitàsinistra, l'estremità opposta vede Urania e Clio e il quarto posto da sinistra è sempre occupato daMelpoméne.Anche in questo esemplare Apollo e Atena arricchiscono lo schema complessivo in virtù degli strettilegami che essi hanno con le arti. L'iconografia delle Muse trova il prototipo in età ellenistica, nel famosorilievo di Archelao di Priene, e perdura fino al X secolo d. C. su manufatti d'arte minore, ma non menopregevole, quali i dittici.

PEDUM: bastone di media lunghezza, ricurvo alla sommità, usato dai pastori nel mondo greco e romanoper guidare e raccogliere il gregge. Divenne attributo caratteristico di personaggi mitologici e divinità dinatura agreste come Talia, che è la musa della poesia pastorale. Il pedum ricorre inoltre come uno degliattributi del Buon Pastore, raffigurazione simbolica di Cristo nell'arte paleocristiana.

AULOS: strumento musicale a fiato, comune nei miti greci, quale, ad esempio, quello di Apollo e Marsia.

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Questo eBook è frutto di una collaborazione tra Comune di Ferrarae Liceo Scientifico “A. Roiti” di Ferrara.

ISBN 9788898786367;2019 Comune di Ferrara

ORGANIZZATORI

Capitolo della Cattedrale di FerraraComune di FerraraArcidiocesi di Ferrara-ComacchioAssociazione FerrariaeDecusComune di VoghieraDeputazione Provinciale Ferrarese di Storia PatriaGruppo Archeologico FerraresePolo Museale dell’Emilia Romagna-Ferrara

RINGRAZIAMENTI

Paolo BenettiDaniele BiancardiGiovanna BucciIvana CambiGiacomo CesarettiFrancesco GuaraldiCarla LanfranchiGiulia OstiAlberto RavaniLaura RuffoniLetizia SotiraValeria Virgili

Convento di San Francesco – FerraraMonastero di San Giorgio – FerraraMuseo della Cattedrale – FerraraMusei Civici di Arte Antica – FerraraPoste Italiane – FerraraUniversità degli Studi- Ferrara

Un ricordo e un sentito grazie al compianto Ottorino Bacilieri, fattivo e valido promotore della mostra, prematuramente scomparso.

Progetto grafico e realizzazione eBook a cura della classe IVT 2018-19 del Liceo Scientifico "A. Roiti" di

Ferrara