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Otello Cavara Voli di guerra www.liberliber.it Otello Cavara Voli di guerra www.liberliber.it

Voli di guerra - Liber Liber...durante i primi voli; poi una successione crescente di depressioni e di rivincite al contatto di difficoltà sempre più intense. [7] L'allievo giungendo

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Otello CavaraVoli di guerra

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Voli di guerra : impressioni di un giornali-sta pilotaAUTORE: Cavara, OtelloTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: Il testo è presente in formato immagine sulsito “The Internet archive” (https://www.archi-ve.org/). Realizzato in collaborazione con il Pro-ject Gutenberg (https://www.gutenberg.net/) tramiteDistributed proofreaders (https://www.pgdp.net/).CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Voli di guerra : impressioni di un gior-nalista pilota / Otello Cavara. - Milano : Treves,1918. - 210 p. ; 19 cm

CODICE ISBN FONTE: n. d.

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TITOLO: Voli di guerra : impressioni di un giornali-sta pilotaAUTORE: Cavara, OtelloTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: Il testo è presente in formato immagine sulsito “The Internet archive” (https://www.archi-ve.org/). Realizzato in collaborazione con il Pro-ject Gutenberg (https://www.gutenberg.net/) tramiteDistributed proofreaders (https://www.pgdp.net/).CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

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COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Voli di guerra : impressioni di un gior-nalista pilota / Otello Cavara. - Milano : Treves,1918. - 210 p. ; 19 cm

CODICE ISBN FONTE: n. d.

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1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 marzo 2019

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS027140 STORIA / Militare / Aviazione

DIGITALIZZAZIONE:Distributed proofreaders, https://www.pgdp.net/

REVISIONE:Barbara Magni, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

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1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 marzo 2019

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS027140 STORIA / Militare / Aviazione

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REVISIONE:Barbara Magni, [email protected]

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4Dal giornalismo all'aviazione.........................................8Come si diventa piloti...................................................11La conquista del brevetto..............................................28L'ala estrema d'Italia.....................................................40La squadriglia esule......................................................61Combattimenti su l'Adriatico........................................78Parabole di osservatori e piloti.....................................97Le prime “acrobazie„ sul caccia.................................114Sul Piave e a Pola.......................................................132

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4Dal giornalismo all'aviazione.........................................8Come si diventa piloti...................................................11La conquista del brevetto..............................................28L'ala estrema d'Italia.....................................................40La squadriglia esule......................................................61Combattimenti su l'Adriatico........................................78Parabole di osservatori e piloti.....................................97Le prime “acrobazie„ sul caccia.................................114Sul Piave e a Pola.......................................................132

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OTELLO CAVARA

VOLI DI GUERRAIMPRESSIONI DI UN GIORNALISTA PILOTA

MILANOFRATELLI TREVES, EDITORI

1918.

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OTELLO CAVARA

VOLI DI GUERRAIMPRESSIONI DI UN GIORNALISTA PILOTA

MILANOFRATELLI TREVES, EDITORI

1918.

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PROPRIETÀ LETTERARIA.I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati

per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia el'Olanda.

Milano - Tip. Treves.[1]

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PROPRIETÀ LETTERARIA.I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati

per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia el'Olanda.

Milano - Tip. Treves.[1]

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Dal giornalismo all'aviazione.

Anche quando il giornalista vola da solo, le personali-tà a bordo del suo apparecchio sono due: il pilota el'osservatore; l'uno agisce e l'altro nota. Se il fenomenonon gravita sulla portanza dell'apparecchio, raddoppiaperò il lavoro del singolare aviatore il quale, oltre prov-vedere alla manovra, all'orientamento, all'azione bellica,avverte i moti psicologici dai quali sgorga tale operosità,raccoglie con una preoccupazione di esattezza impres-sioni panoramiche, e procura di vivere nella sua totalitàmissioni anche se estese ad aeroplani, navi, truppe. Leabitudini [2] acquisite in numerosi anni di vita giornali-stica - immediata ricerca nell'attualità di cause e studiodi effetti - lo accompagnano pure in volo, mentre in ter-ra si esplicano in implacabili interviste ch'egli infligge aipiù esperti perchè la scienza acquisita in terra lo aiuti adeliminare sorprese in cielo.

Si riesce aviatori, gli eroi per esperimentare primi lemacchine di volo divinate dal loro genio; gli studiosi dimeccanica e di aeronautica per amore di motori e di ap-parecchi; gli appassionati dello sport per il gusto dimaggiori cimenti; i guerrieri per la voluttà delle batta-glie individuali; i giornalisti per conoscere il meglio, ilnuovo della vita e partecipare alla buona guerra nostratra bagliori inauditi di bellezza e costumi superstiti di

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Dal giornalismo all'aviazione.

Anche quando il giornalista vola da solo, le personali-tà a bordo del suo apparecchio sono due: il pilota el'osservatore; l'uno agisce e l'altro nota. Se il fenomenonon gravita sulla portanza dell'apparecchio, raddoppiaperò il lavoro del singolare aviatore il quale, oltre prov-vedere alla manovra, all'orientamento, all'azione bellica,avverte i moti psicologici dai quali sgorga tale operosità,raccoglie con una preoccupazione di esattezza impres-sioni panoramiche, e procura di vivere nella sua totalitàmissioni anche se estese ad aeroplani, navi, truppe. Leabitudini [2] acquisite in numerosi anni di vita giornali-stica - immediata ricerca nell'attualità di cause e studiodi effetti - lo accompagnano pure in volo, mentre in ter-ra si esplicano in implacabili interviste ch'egli infligge aipiù esperti perchè la scienza acquisita in terra lo aiuti adeliminare sorprese in cielo.

Si riesce aviatori, gli eroi per esperimentare primi lemacchine di volo divinate dal loro genio; gli studiosi dimeccanica e di aeronautica per amore di motori e di ap-parecchi; gli appassionati dello sport per il gusto dimaggiori cimenti; i guerrieri per la voluttà delle batta-glie individuali; i giornalisti per conoscere il meglio, ilnuovo della vita e partecipare alla buona guerra nostratra bagliori inauditi di bellezza e costumi superstiti di

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cavalleria.Un pubblicista non giunge generalmente impreparato

al pilotaggio di aeroplani. L'autore di queste note fu,come redattore del Corriere della Sera, in alta montagnaa famigliarizzarsi con l'orrore del vuoto, con le vertigini,con [3] le temperature rigide e con l'ostinazione fisica;fu in aerostato a proclamare dalla quota di 4500 metri ladecadenza delle proporzioni geografiche e il migliora-mento dell'umanità ridotta a puntini; fu in dirigibile perla gioia di andare, almeno in aria, dove gli pareva; fu inaeroplano a constatare in sè una embrionale vocazionedi pilota perchè negli sbandamenti si spostava con lapersona per ristabilire l'equilibrio, nelle spirali storcevapersino la bocca in fuori per non scivolare in dentro eraccomandava in silenzio, durante i viraggi, «attenti nel-le voltate». Con tali precedenti si può quasi asserire cheil giornalismo, stazione di transito per le più brillanticarriere, lo è pure per l'aviazione.

Esistono varie egregie letterature d'aviazione; tra que-ste una minima di coloro che volano e una massima dicoloro che non volano. Alla prima appartengono frasiestremamente laconiche: «Nessuna impressione. - Tuttobene. - Nulla di straordinario». La seconda [4] è un inno:«Sorprendenti acrobazie. - Esseri d'eccezione - ....»

Tra l'una e l'altra s'insinuano queste note di un giorna-lista-pilota il quale fra l'altro confesserà d'avere sofferto,tra sensazioni epiche e leggiadre, gravi apprensioni du-

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cavalleria.Un pubblicista non giunge generalmente impreparato

al pilotaggio di aeroplani. L'autore di queste note fu,come redattore del Corriere della Sera, in alta montagnaa famigliarizzarsi con l'orrore del vuoto, con le vertigini,con [3] le temperature rigide e con l'ostinazione fisica;fu in aerostato a proclamare dalla quota di 4500 metri ladecadenza delle proporzioni geografiche e il migliora-mento dell'umanità ridotta a puntini; fu in dirigibile perla gioia di andare, almeno in aria, dove gli pareva; fu inaeroplano a constatare in sè una embrionale vocazionedi pilota perchè negli sbandamenti si spostava con lapersona per ristabilire l'equilibrio, nelle spirali storcevapersino la bocca in fuori per non scivolare in dentro eraccomandava in silenzio, durante i viraggi, «attenti nel-le voltate». Con tali precedenti si può quasi asserire cheil giornalismo, stazione di transito per le più brillanticarriere, lo è pure per l'aviazione.

Esistono varie egregie letterature d'aviazione; tra que-ste una minima di coloro che volano e una massima dicoloro che non volano. Alla prima appartengono frasiestremamente laconiche: «Nessuna impressione. - Tuttobene. - Nulla di straordinario». La seconda [4] è un inno:«Sorprendenti acrobazie. - Esseri d'eccezione - ....»

Tra l'una e l'altra s'insinuano queste note di un giorna-lista-pilota il quale fra l'altro confesserà d'avere sofferto,tra sensazioni epiche e leggiadre, gravi apprensioni du-

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rante certi impicci nei quali procedeva avanti perchè erarassegnato e deciso a non tornare più indietro. Ma lasensazione che maggiormente lo sorprendeva all'inspe-rato ritorno era il desiderio cocente di riprovare l'avven-tura. Durante il volo drammatico aveva temuto di scen-dere psicologicamente diminuito, e a terra si scoprivaaumentato.

Di qui il dovere del giornalista, proveniente da unaprofessione che è già scuola del carattere, di rendereomaggio, con questi appunti sinceri, a un'altra eccellentescuola del carattere: l'aviazione di guerra.

[5]

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rante certi impicci nei quali procedeva avanti perchè erarassegnato e deciso a non tornare più indietro. Ma lasensazione che maggiormente lo sorprendeva all'inspe-rato ritorno era il desiderio cocente di riprovare l'avven-tura. Durante il volo drammatico aveva temuto di scen-dere psicologicamente diminuito, e a terra si scoprivaaumentato.

Di qui il dovere del giornalista, proveniente da unaprofessione che è già scuola del carattere, di rendereomaggio, con questi appunti sinceri, a un'altra eccellentescuola del carattere: l'aviazione di guerra.

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Come si diventa piloti.

Forse l'allievo pilota vive il momento più emozionan-te quando presenta la domanda per essere ammesso auna scuola d'aviazione. Egli non reca in sè che un ele-mento certo: la decisa volontà di riuscire. Ma l'attitudinea volare è per lui un'incognita la quale lo pone fra l'avi-dità di provarsi e il dubbio di fallire nel tentativo.

La guerra ha creato un tipo speciale di volontariodell'aviazione: il pacifico borghese del tempo beato incui non si credeva alla conflagrazione mondiale, pacifi-co borghese che dovendo in occasione della guerra assu-mersi la sua [6] parte di azione e di pericolo, e avendouna predilezione per gli atti che derivano direttamentedalla responsabilità individuale, sceglie l'aviazione con-scio di rendere un servizio militare non meno prezioso eperiglioso d'ogni altro, e conscio di valorizzare al massi-mo grado le proprie attitudini morali e fisiche inun'arma di straordinaria bellezza.

Ed è per ciò che oggi l'aviazione militare aduna rap-presentanti d'ogni ambiente, d'ogni cultura e d'ognimentalità. Diversi per il loro passato, gli allievi si identi-ficano nell'esuberanza delle loro energie, nella dedizionecompleta ai cimenti aviatorii, nella fraternità che derivadal comune mistero della loro sorte. Essi più o menopassano traverso le medesime fasi psicologiche: trepida-

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Come si diventa piloti.

Forse l'allievo pilota vive il momento più emozionan-te quando presenta la domanda per essere ammesso auna scuola d'aviazione. Egli non reca in sè che un ele-mento certo: la decisa volontà di riuscire. Ma l'attitudinea volare è per lui un'incognita la quale lo pone fra l'avi-dità di provarsi e il dubbio di fallire nel tentativo.

La guerra ha creato un tipo speciale di volontariodell'aviazione: il pacifico borghese del tempo beato incui non si credeva alla conflagrazione mondiale, pacifi-co borghese che dovendo in occasione della guerra assu-mersi la sua [6] parte di azione e di pericolo, e avendouna predilezione per gli atti che derivano direttamentedalla responsabilità individuale, sceglie l'aviazione con-scio di rendere un servizio militare non meno prezioso eperiglioso d'ogni altro, e conscio di valorizzare al massi-mo grado le proprie attitudini morali e fisiche inun'arma di straordinaria bellezza.

Ed è per ciò che oggi l'aviazione militare aduna rap-presentanti d'ogni ambiente, d'ogni cultura e d'ognimentalità. Diversi per il loro passato, gli allievi si identi-ficano nell'esuberanza delle loro energie, nella dedizionecompleta ai cimenti aviatorii, nella fraternità che derivadal comune mistero della loro sorte. Essi più o menopassano traverso le medesime fasi psicologiche: trepida-

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zioni e speranze della vigilia; incosciente disinvolturadurante i primi voli; poi una successione crescente didepressioni e di rivincite al contatto di difficoltà semprepiù intense.

[7]

L'allievo giungendo alla scuola è curioso d'ogni parti-colare. I motoscafi e gli autocarri che recano gl'istruttorie gli scolari, sembrano colmi di gitanti spensierati: e inrealtà costoro si accingono ad effettuare i quotidiani volicon la medesima disinvoltura con cui s'intraprende unapasseggiata. La scuola aspetta con i capannoni spalanca-ti innanzi all'ampio specchio d'acqua su cui dovrannosvolgersi i voli. Gli idrovolanti sono allineati lungo lariva, ciascuno sulla propria pista di legno che dal capan-none scende nell'acqua.

Maestri e allievi vanno a fare toilette. Ognuno ha ipropri indumenti di volo. Chi indossa lo scafandro o lapelliccia, chi un maglione, chi s'avvolge il collo d'unasciarpa, chi s'applica un passamontagna, chi il casco.Tutti fanno uso di occhiali e guanti. La trasformazione èsensibile. Le fisionomie scompaiono sotto le maschere ele lenti. Eleganti ufficiali assumono aspetti strani, appa-renze grottesche di palombari, di clowns, le loro lineesvelte si [8] ricoprono - specialmente dopo l'applicazio-ne del salvagente - di gonfie gibbosità.

Ad ogni apparecchio corrisponde un istruttore ed unasezione di allievi. Il primo allievo cui spetta di volare -

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zioni e speranze della vigilia; incosciente disinvolturadurante i primi voli; poi una successione crescente didepressioni e di rivincite al contatto di difficoltà semprepiù intense.

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L'allievo giungendo alla scuola è curioso d'ogni parti-colare. I motoscafi e gli autocarri che recano gl'istruttorie gli scolari, sembrano colmi di gitanti spensierati: e inrealtà costoro si accingono ad effettuare i quotidiani volicon la medesima disinvoltura con cui s'intraprende unapasseggiata. La scuola aspetta con i capannoni spalanca-ti innanzi all'ampio specchio d'acqua su cui dovrannosvolgersi i voli. Gli idrovolanti sono allineati lungo lariva, ciascuno sulla propria pista di legno che dal capan-none scende nell'acqua.

Maestri e allievi vanno a fare toilette. Ognuno ha ipropri indumenti di volo. Chi indossa lo scafandro o lapelliccia, chi un maglione, chi s'avvolge il collo d'unasciarpa, chi s'applica un passamontagna, chi il casco.Tutti fanno uso di occhiali e guanti. La trasformazione èsensibile. Le fisionomie scompaiono sotto le maschere ele lenti. Eleganti ufficiali assumono aspetti strani, appa-renze grottesche di palombari, di clowns, le loro lineesvelte si [8] ricoprono - specialmente dopo l'applicazio-ne del salvagente - di gonfie gibbosità.

Ad ogni apparecchio corrisponde un istruttore ed unasezione di allievi. Il primo allievo cui spetta di volare -

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si segue un turno a rotazione - s'ingolfa nella complica-zione di fili dell'idrovolante e scende nello scafo, seden-do a destra dell'istruttore dopo aver messo in movimentoil motore con giri di manovella. L'apparecchio si staccadalla riva e l'allievo, afferrato il suo volante e occupati ipedali, si accinge a manovrare. Il maestro ha pure il suovolante e controlla la manovra del suo vicino interve-nendo con cenni della mano o con dirette correzioniogni qualvolta lo scolaro tarda, precipita o confonde isuoi movimenti. Gli idrovolanti partono ad uno ad unostriando lo specchio di spuma, oscillando per sollevare igalleggianti e la coda, poi raggiunta la velocità voluta,saltellano e spiccano il volo. Al ritorno, l'istruttore spie-ga gli errori commessi dal discepolo e questi li attenuaaffermando che sono passeggeri [9] e promettendone so-lennemente la sparizione per il volo successivo. Anchegli altri allievi della sezione presenziano al colloquio perimmagazzinare esperienza a spese degli errori altrui.

Il nuovo arrivato osserva i colleghi più progrediticome esseri dotati di misteriose facoltà del cui segreto sivuole impossessare. Timidamente egli procede alla per-sonale conoscenza dell'apparecchio introducendosi nelloscafo: con circospezione afferra il volante, lo rigira, loattrae a sè, lo respinge volgendosi a osservare alle estre-mità delle ali e della coda i movimenti degli aleroni edel timone di profondità. Si stupisce che i colleghi iquali lo hanno preceduto, spieghino la manovra comeuna funzione semplice. Poi rimane interdetto udendo il

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si segue un turno a rotazione - s'ingolfa nella complica-zione di fili dell'idrovolante e scende nello scafo, seden-do a destra dell'istruttore dopo aver messo in movimentoil motore con giri di manovella. L'apparecchio si staccadalla riva e l'allievo, afferrato il suo volante e occupati ipedali, si accinge a manovrare. Il maestro ha pure il suovolante e controlla la manovra del suo vicino interve-nendo con cenni della mano o con dirette correzioniogni qualvolta lo scolaro tarda, precipita o confonde isuoi movimenti. Gli idrovolanti partono ad uno ad unostriando lo specchio di spuma, oscillando per sollevare igalleggianti e la coda, poi raggiunta la velocità voluta,saltellano e spiccano il volo. Al ritorno, l'istruttore spie-ga gli errori commessi dal discepolo e questi li attenuaaffermando che sono passeggeri [9] e promettendone so-lennemente la sparizione per il volo successivo. Anchegli altri allievi della sezione presenziano al colloquio perimmagazzinare esperienza a spese degli errori altrui.

Il nuovo arrivato osserva i colleghi più progrediticome esseri dotati di misteriose facoltà del cui segreto sivuole impossessare. Timidamente egli procede alla per-sonale conoscenza dell'apparecchio introducendosi nelloscafo: con circospezione afferra il volante, lo rigira, loattrae a sè, lo respinge volgendosi a osservare alle estre-mità delle ali e della coda i movimenti degli aleroni edel timone di profondità. Si stupisce che i colleghi iquali lo hanno preceduto, spieghino la manovra comeuna funzione semplice. Poi rimane interdetto udendo il

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linguaggio d'aviazione fiorito di francesismi. Decollare:manovra per condurre l'apparecchio a staccarsi dallospecchio d'acqua; virare: mutamento di direzione duran-te il volo; picchiare: abbassare l'apparecchio [10] puredurante il volo; ammarare: far riprendere all'apparec-chio il contatto con l'acqua.

Intanto il novizio sente parlare con rispettosa preoc-cupazione della manovella, il fatale istrumento che ser-ve a mettere in funzione il motore e ad imporre sogge-zione al novizio: - Attenti ai contraccolpi - lo avvertonogravemente i colleghi che all'esordio conobbero il me-desimo patema. - Bada che già vari si sono fratturati ilbraccio.... - Comincia così la mobilitazione dell'amorproprio: il neofita s'attacca all'insidiosa manovella, nonriesce, ritenta e finalmente consegue la sua prima vitto-ria, girando la nemica con esuberanza trionfale.

*

Più è prossimo il momento di volare per la prima vol-ta e tanto maggiormente la sensibilità dell'allievo si pa-ralizza. Pochi istanti prima di salire sull'apparecchio, ilnovizio, non avvertendo [11] più alcuna emozione, con-fonde questo stato d'animo con la tranquillità: viceversaè l'effetto di una tensione nervosa, la quale si trasformain un fenomeno di serena voluttà non appena l'apparec-chio si è librato. L'esordiente ha l'illusione che non sial'apparecchio a sollevarsi, ma il panorama ad abbassarsi,

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linguaggio d'aviazione fiorito di francesismi. Decollare:manovra per condurre l'apparecchio a staccarsi dallospecchio d'acqua; virare: mutamento di direzione duran-te il volo; picchiare: abbassare l'apparecchio [10] puredurante il volo; ammarare: far riprendere all'apparec-chio il contatto con l'acqua.

Intanto il novizio sente parlare con rispettosa preoc-cupazione della manovella, il fatale istrumento che ser-ve a mettere in funzione il motore e ad imporre sogge-zione al novizio: - Attenti ai contraccolpi - lo avvertonogravemente i colleghi che all'esordio conobbero il me-desimo patema. - Bada che già vari si sono fratturati ilbraccio.... - Comincia così la mobilitazione dell'amorproprio: il neofita s'attacca all'insidiosa manovella, nonriesce, ritenta e finalmente consegue la sua prima vitto-ria, girando la nemica con esuberanza trionfale.

*

Più è prossimo il momento di volare per la prima vol-ta e tanto maggiormente la sensibilità dell'allievo si pa-ralizza. Pochi istanti prima di salire sull'apparecchio, ilnovizio, non avvertendo [11] più alcuna emozione, con-fonde questo stato d'animo con la tranquillità: viceversaè l'effetto di una tensione nervosa, la quale si trasformain un fenomeno di serena voluttà non appena l'apparec-chio si è librato. L'esordiente ha l'illusione che non sial'apparecchio a sollevarsi, ma il panorama ad abbassarsi,

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a roteargli lentamente intorno. Una improvvisa, assolutafiducia lo sorregge: una fiducia ispirata dalla stabilitàdell'apparecchio che in volo si rivela solido, imperioso,sonoro e perde l'aspetto fragile osservato da terra. La ve-locità non è percettibile; pare che l'idrovolante si reggasu un solido pernio invisibile. Il vuoto non esiste che perlo sguardo: l'atmosfera si manifesta anche al neofita unelemento consistente, soffice ma tenace, in cui l'appa-recchio morde e si regge vittorioso. Ma quando l'idrovo-lante s'inclina per iniziare la discesa, il novizio si turba.Un rimescolìo passeggero agli intestini, somigliante aquello che dà l'altalena, lo coglie all'improvviso. Il [12]silenzio che segue al fragore del motore - perchè il mo-tore viene fermato o ridotto a una velocità minima - de-termina una forma d'ansietà. La visione panoramica, cheprima era preclusa in parte notevole al neofita dalla pun-ta dello scafo protesa in alto, ora che lo scafo è inclina-to, appare in tutta la sua vastità, come osservata da unaltissimo balcone, e rivela la quota raggiunta. Si mostracome un'immensa carta geografica a rilievo. Lo spec-chio d'acqua appare come una enorme lastra metallicabruna e s'avvicina con crescente velocità. Quando man-cano pochi metri da esso e l'apparecchio si dispone a po-sarvisi, si rivela fulminea la rapidità dell'apparecchiostesso: lo specchio gli sfugge di sotto vertiginosamentee il neofita trattiene il respiro in cospetto di questo im-previsto epilogo. Un lieve fruscìo, un impercettibile col-petto sotto lo scafo: l'apparecchio ha preso contatto conl'acqua, solleva intorno biancori di spuma e s'arresta ra-

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a roteargli lentamente intorno. Una improvvisa, assolutafiducia lo sorregge: una fiducia ispirata dalla stabilitàdell'apparecchio che in volo si rivela solido, imperioso,sonoro e perde l'aspetto fragile osservato da terra. La ve-locità non è percettibile; pare che l'idrovolante si reggasu un solido pernio invisibile. Il vuoto non esiste che perlo sguardo: l'atmosfera si manifesta anche al neofita unelemento consistente, soffice ma tenace, in cui l'appa-recchio morde e si regge vittorioso. Ma quando l'idrovo-lante s'inclina per iniziare la discesa, il novizio si turba.Un rimescolìo passeggero agli intestini, somigliante aquello che dà l'altalena, lo coglie all'improvviso. Il [12]silenzio che segue al fragore del motore - perchè il mo-tore viene fermato o ridotto a una velocità minima - de-termina una forma d'ansietà. La visione panoramica, cheprima era preclusa in parte notevole al neofita dalla pun-ta dello scafo protesa in alto, ora che lo scafo è inclina-to, appare in tutta la sua vastità, come osservata da unaltissimo balcone, e rivela la quota raggiunta. Si mostracome un'immensa carta geografica a rilievo. Lo spec-chio d'acqua appare come una enorme lastra metallicabruna e s'avvicina con crescente velocità. Quando man-cano pochi metri da esso e l'apparecchio si dispone a po-sarvisi, si rivela fulminea la rapidità dell'apparecchiostesso: lo specchio gli sfugge di sotto vertiginosamentee il neofita trattiene il respiro in cospetto di questo im-previsto epilogo. Un lieve fruscìo, un impercettibile col-petto sotto lo scafo: l'apparecchio ha preso contatto conl'acqua, solleva intorno biancori di spuma e s'arresta ra-

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pidamente.L'allievo confonde l'ammirazione per [13] il volo con

la gioia di averlo condotto a termine: certo è raggiante.Difficilmente le sue impressioni sono da lui espresse inmodo genuino, perchè non ha saputo analizzare sè stes-so o perchè ritiene obbligatorio ricorrere a una di questedue opposte frasi: «Nessuna impressione» oppure «Im-pressione straordinaria» accompagnate da un prolungatosorriso ufficiale finchè egli si vede scrutato dai colleghi.Effetti fisici generali: ronzìo alle orecchie paragonabileall'uniforme canto dei grilli, appetito accentuato e ri-chiesta da parte dei colleghi di una bicchierata per fe-steggiare il primo volo.

Nei voli successivi l'allievo ammesso ad abbozzaretentativi di manovra accanto al maestro, acquistal'improvvisa persuasione che per manovrare siano suffi-cienti le risorse dell'istinto. La sua convinzione di riusci-re diviene tanto più fiera quanto prima dei voli era esi-tante. Si delinea in lui l'esuberante spirito d'iniziativa:egli scambia per aquilina audacia la propria ignoranzasulle [14] difficoltà del volo. I suoi tentativi di manovrasono senza sfumature. Se il maestro lo frena, egli insisteper ottenere una maggiore autonomia. Non esita ad af-fermare in piena buona fede che si sentirebbe di volareda solo. Naturalmente pretende di figurare tra gli anzia-ni. In cospetto dei nuovi aspiranti si comporta da vec-chio falco, spiega con degnazione annoiata la manovra,concludendo: - È semplicissima!

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pidamente.L'allievo confonde l'ammirazione per [13] il volo con

la gioia di averlo condotto a termine: certo è raggiante.Difficilmente le sue impressioni sono da lui espresse inmodo genuino, perchè non ha saputo analizzare sè stes-so o perchè ritiene obbligatorio ricorrere a una di questedue opposte frasi: «Nessuna impressione» oppure «Im-pressione straordinaria» accompagnate da un prolungatosorriso ufficiale finchè egli si vede scrutato dai colleghi.Effetti fisici generali: ronzìo alle orecchie paragonabileall'uniforme canto dei grilli, appetito accentuato e ri-chiesta da parte dei colleghi di una bicchierata per fe-steggiare il primo volo.

Nei voli successivi l'allievo ammesso ad abbozzaretentativi di manovra accanto al maestro, acquistal'improvvisa persuasione che per manovrare siano suffi-cienti le risorse dell'istinto. La sua convinzione di riusci-re diviene tanto più fiera quanto prima dei voli era esi-tante. Si delinea in lui l'esuberante spirito d'iniziativa:egli scambia per aquilina audacia la propria ignoranzasulle [14] difficoltà del volo. I suoi tentativi di manovrasono senza sfumature. Se il maestro lo frena, egli insisteper ottenere una maggiore autonomia. Non esita ad af-fermare in piena buona fede che si sentirebbe di volareda solo. Naturalmente pretende di figurare tra gli anzia-ni. In cospetto dei nuovi aspiranti si comporta da vec-chio falco, spiega con degnazione annoiata la manovra,concludendo: - È semplicissima!

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Ma quando l'istruttore gli affida realmente la mano-vra, l'allievo entra nella fase di depressione. Egli registrale nuove difficoltà nel suo diario: quasi tutti gli allieviconservano un diario con il numero e le caratteristichedei loro voli. Oltre occuparsi delle condizioni dell'atmo-sfera, del motore, dell'acqua, lo scolaro osserva: «Oggiil maestro mi ha dichiarato che se egli non intervenivain tempo ci si infilava nell'acqua». - «Ho osservato chequando reggo io il volante, l'apparecchio disegna lemontagne russe; non appena il maestro riprende il vo-lante, l'apparecchio [15] torna in linea di volo. Dunquenon è il vento. Il maestro dice che il vento lo faccio io».- «Quando correggo uno sbandamento ne produco unomaggiore. Il maestro dice che faccio fare all'apparecchiociò che fa il cane quando è gaio; mena la coda a destra ea sinistra».

Se l'idrovolante giunto presso all'acqua non è posto intempo in linea di volo, toccando l'acqua rimbalza in ariacome un ciottolo a forma di piastrella lanciato parallela-mente alla distesa liquida. Di qui la denominazione dipiastrella a questo tipo di amérissage imperfetto. Lapiastrella è l'incubo dell'allievo il quale ricorre ai più ri-cercati sofismi per ripudiarne la paternità. Generalmentespiega che è derivata da un complesso di combinazioni:acqua poco visibile, colpo di vento, vicinanza di unabarca, occhiali appannati....

A traverso queste prime esperienze l'entusiasmo deldiscepolo perde effervescenza: diviene solida meditazio-

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Ma quando l'istruttore gli affida realmente la mano-vra, l'allievo entra nella fase di depressione. Egli registrale nuove difficoltà nel suo diario: quasi tutti gli allieviconservano un diario con il numero e le caratteristichedei loro voli. Oltre occuparsi delle condizioni dell'atmo-sfera, del motore, dell'acqua, lo scolaro osserva: «Oggiil maestro mi ha dichiarato che se egli non intervenivain tempo ci si infilava nell'acqua». - «Ho osservato chequando reggo io il volante, l'apparecchio disegna lemontagne russe; non appena il maestro riprende il vo-lante, l'apparecchio [15] torna in linea di volo. Dunquenon è il vento. Il maestro dice che il vento lo faccio io».- «Quando correggo uno sbandamento ne produco unomaggiore. Il maestro dice che faccio fare all'apparecchiociò che fa il cane quando è gaio; mena la coda a destra ea sinistra».

Se l'idrovolante giunto presso all'acqua non è posto intempo in linea di volo, toccando l'acqua rimbalza in ariacome un ciottolo a forma di piastrella lanciato parallela-mente alla distesa liquida. Di qui la denominazione dipiastrella a questo tipo di amérissage imperfetto. Lapiastrella è l'incubo dell'allievo il quale ricorre ai più ri-cercati sofismi per ripudiarne la paternità. Generalmentespiega che è derivata da un complesso di combinazioni:acqua poco visibile, colpo di vento, vicinanza di unabarca, occhiali appannati....

A traverso queste prime esperienze l'entusiasmo deldiscepolo perde effervescenza: diviene solida meditazio-

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ne. [16] L'allievo non ha più baldanza loquace, superfi-ciale, nè severità di giudizi. Tace ed osserva. Segue ivoli con sguardo da iniziato, rimugina le osservazionifatte pilotando. Dal modo come si comporta un apparec-chio in aria indovina chi lo guida. Anche in aviazione, lapersonalità, lo stile esistono. L'allievo comincia a com-prendere che la manovra non è dettata dall'istinto, madalla fulminea entrata in azione di abitudini contrattestudiando il volo. È un ricamo di innumerevoli eccezio-ni intorno a un semplice concetto fondamentale. Ma perconseguire questo senso della manovra occorre vivere lavita dell'apparecchio, occorre che pilota e idrovolantecompongano una cosa sola.

La spirale: altra causa di crisi momentanea. L'istrutto-re la fa conoscere all'allievo d'improvviso ed eccezional-mente stretta per misurare la sua presenza di spirito.L'allievo vede il panorama inclinarsi e sollevarsi obli-quamente come agitato da una danza diabolica, vedelago, fiumi, paesi, colli, [17] monti roteare, sovrapporsiquasi fosse giunta la fine del mondo. Quando la spiralecessa di fatto, nella testa dell'allievo continua. Egli rima-ne rigido, in atteggiamento di difesa, trattenendo il re-spiro. Scendendo reca il sospetto di non avere attitudineper l'aviazione, ma negli esperimenti successivi si com-porta, anche intimamente, con assai maggiore disinvol-tura fino a divenire egli stesso un abile autore di spirali,per quanto ampie e caute.

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ne. [16] L'allievo non ha più baldanza loquace, superfi-ciale, nè severità di giudizi. Tace ed osserva. Segue ivoli con sguardo da iniziato, rimugina le osservazionifatte pilotando. Dal modo come si comporta un apparec-chio in aria indovina chi lo guida. Anche in aviazione, lapersonalità, lo stile esistono. L'allievo comincia a com-prendere che la manovra non è dettata dall'istinto, madalla fulminea entrata in azione di abitudini contrattestudiando il volo. È un ricamo di innumerevoli eccezio-ni intorno a un semplice concetto fondamentale. Ma perconseguire questo senso della manovra occorre vivere lavita dell'apparecchio, occorre che pilota e idrovolantecompongano una cosa sola.

La spirale: altra causa di crisi momentanea. L'istrutto-re la fa conoscere all'allievo d'improvviso ed eccezional-mente stretta per misurare la sua presenza di spirito.L'allievo vede il panorama inclinarsi e sollevarsi obli-quamente come agitato da una danza diabolica, vedelago, fiumi, paesi, colli, [17] monti roteare, sovrapporsiquasi fosse giunta la fine del mondo. Quando la spiralecessa di fatto, nella testa dell'allievo continua. Egli rima-ne rigido, in atteggiamento di difesa, trattenendo il re-spiro. Scendendo reca il sospetto di non avere attitudineper l'aviazione, ma negli esperimenti successivi si com-porta, anche intimamente, con assai maggiore disinvol-tura fino a divenire egli stesso un abile autore di spirali,per quanto ampie e caute.

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Affermano in maggioranza i piloti che la loro piùacuta soddisfazione derivò dal loro primo volo senzaistruttore. Si giunge a questa prova sospinti da un biso-gno imperioso di liberarsi dal controllo dell'istruttore. Èun'apparente forma d'ingratitudine che ricopre una so-stanza di rinascente idoneità. Quando l'allievo in volo sisente spersonalizzato, prova la luminosa illusione diaver sempre volato, considera normale la visione [18]dall'alto del panorama ed è insofferente degl'interventinella manovra del suo maestro, è evidente che la con-vinzione di poter volare solo, matura in lui. Ciò che im-porta assai è la convinzione di poter condurre un appa-recchio, tanto è vero che i capi-piloti fingono di mo-strarsene increduli per accertarsi, traverso le protestedell'allievo, ch'essa esiste veramente.

Se le discussioni in terra sono spesso vane, in cielosono addirittura dannose. È necessario in volo persegui-re un'idea unica, precisa, ferma. Due idee avverse nellatesta di un pilota producono il medesimo disordine didue donne in una casa. Purtroppo l'allievo nel suo primovolo da solo reca due, tre idee per ogni fenomeno nuovoche lo interessa. Il suo è il volo dei dubbii. I fenomeninuovi sono: il motore, l'orientamento e la solitudine.Quando l'allievo volava col maestro questi si occupavadi regolare il motore, di indicare la rotta, e con la suapresenza aboliva la solitudine. Accade che l'allievo, [19]dovendo introdurre nella sua psicologia queste nuoveresponsabilità, smarrisca momentaneamente l'esatto sen-

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Affermano in maggioranza i piloti che la loro piùacuta soddisfazione derivò dal loro primo volo senzaistruttore. Si giunge a questa prova sospinti da un biso-gno imperioso di liberarsi dal controllo dell'istruttore. Èun'apparente forma d'ingratitudine che ricopre una so-stanza di rinascente idoneità. Quando l'allievo in volo sisente spersonalizzato, prova la luminosa illusione diaver sempre volato, considera normale la visione [18]dall'alto del panorama ed è insofferente degl'interventinella manovra del suo maestro, è evidente che la con-vinzione di poter volare solo, matura in lui. Ciò che im-porta assai è la convinzione di poter condurre un appa-recchio, tanto è vero che i capi-piloti fingono di mo-strarsene increduli per accertarsi, traverso le protestedell'allievo, ch'essa esiste veramente.

Se le discussioni in terra sono spesso vane, in cielosono addirittura dannose. È necessario in volo persegui-re un'idea unica, precisa, ferma. Due idee avverse nellatesta di un pilota producono il medesimo disordine didue donne in una casa. Purtroppo l'allievo nel suo primovolo da solo reca due, tre idee per ogni fenomeno nuovoche lo interessa. Il suo è il volo dei dubbii. I fenomeninuovi sono: il motore, l'orientamento e la solitudine.Quando l'allievo volava col maestro questi si occupavadi regolare il motore, di indicare la rotta, e con la suapresenza aboliva la solitudine. Accade che l'allievo, [19]dovendo introdurre nella sua psicologia queste nuoveresponsabilità, smarrisca momentaneamente l'esatto sen-

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so del solo elemento di cui era sicuro: la manovra. Assa-lito da nuove preoccupazioni, diffida anche delle regoleche già applicava con disinvoltura da tempo. Le impiegaprecipitosamente e provoca nell'apparecchio oscillazionich'egli si affretta ad attribuire al vento. Tutti i reduci delprimo volo affermano che spirava un vento eccezionale.

Ma la crisi culminante del primo volo è provocatadalla discesa: - Quando spengo il motore? - comincia achiedersi il neo pilota. - Adesso. No, è presto. Tocchereiacqua troppo lontano dalla scuola. Però attento a nonscendere contro gli hangars. Spengo adesso. No. Sì. No.

Intanto l'apparecchio, quasi avesse udito il dibattitodel suo incerto pilota, si è abbassato per conto suo;l'allievo, allarmato, fa uno sforzo togliendo una manodal volante per chiudere la manetta della benzina, e ri-portandola urgentemente [20] al volante. Con l'indice de-stro cerca il bottoncino del magnete, per togliere la cor-rente elettrica, ed ha l'impressione di non trovarlo. Ecco-lo. Preme. Il motore tace. L'allievo inclina l'apparecchio.Troppo. Lo richiama. Teme di scivolar d'ala. Ripicchia.Teme d'imbarcarsi: - Calma, calma, se no va a finir male- raccomanda a sè stesso. La discesa finalmente procederegolare con buona velocità. S'avvicina lo specchiod'acqua. Comincia la preoccupazione per l'amérissage.Si tratta di attenuare l'inclinazione dell'apparecchio, macon dolcezza, con sfumature quasi impercettibili. Vice-versa il reduce richiama a sè il volante troppo sollecita-mente: è ancora a sei metri dall'acqua. Respinge il vo-

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so del solo elemento di cui era sicuro: la manovra. Assa-lito da nuove preoccupazioni, diffida anche delle regoleche già applicava con disinvoltura da tempo. Le impiegaprecipitosamente e provoca nell'apparecchio oscillazionich'egli si affretta ad attribuire al vento. Tutti i reduci delprimo volo affermano che spirava un vento eccezionale.

Ma la crisi culminante del primo volo è provocatadalla discesa: - Quando spengo il motore? - comincia achiedersi il neo pilota. - Adesso. No, è presto. Tocchereiacqua troppo lontano dalla scuola. Però attento a nonscendere contro gli hangars. Spengo adesso. No. Sì. No.

Intanto l'apparecchio, quasi avesse udito il dibattitodel suo incerto pilota, si è abbassato per conto suo;l'allievo, allarmato, fa uno sforzo togliendo una manodal volante per chiudere la manetta della benzina, e ri-portandola urgentemente [20] al volante. Con l'indice de-stro cerca il bottoncino del magnete, per togliere la cor-rente elettrica, ed ha l'impressione di non trovarlo. Ecco-lo. Preme. Il motore tace. L'allievo inclina l'apparecchio.Troppo. Lo richiama. Teme di scivolar d'ala. Ripicchia.Teme d'imbarcarsi: - Calma, calma, se no va a finir male- raccomanda a sè stesso. La discesa finalmente procederegolare con buona velocità. S'avvicina lo specchiod'acqua. Comincia la preoccupazione per l'amérissage.Si tratta di attenuare l'inclinazione dell'apparecchio, macon dolcezza, con sfumature quasi impercettibili. Vice-versa il reduce richiama a sè il volante troppo sollecita-mente: è ancora a sei metri dall'acqua. Respinge il vo-

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lante ma deve richiamarlo quasi subito perchè è ormai aun metro. Qualche esitazione ancora, poi alla fine l'idro-volante tocca l'acqua, un po' bruscamente e inelegante-mente, ma senza eccessivi guai. Lungo respiro di soddi-sfazione dell'allievo il quale, riacceso il motore, fa ritor-no alla scuola [21] salutato dai colleghi che sulla rotondalo hanno seguìto in volo: - Bene, bravo, - gli gridano.Ognuno vuole stringergli la mano. Il trionfatore diventainsincero. Poichè lo lodano, egli assume l'atteggiamentodi chi si merita la lode guardandosi dal denunciare glierrori commessi, anche perchè ha la coscienza di non ri-peterli più.

- Quali impressioni? - gli chiedono.- Mi sono trovato molto bene.- Si vola meglio senza maestro?- Non c'è paragone.In questa fase di ascensione, caratterizzata da prove

di crescente portata, il neo pilota è suscettibile di im-pressioni esagerate che derivano dal consumo eccezio-nale di energie quando ancora i suoi centri nervosi nonsono sufficientemente sviluppati. Ma lo sviluppo nervo-so nell'allievo di solida costituzione è alacre e gli con-sente di superare prove che pensate prima gli appariva-no insormontabili. Un allievo che scende esausto da unesperimento [22] non raggiunto, porta nel segreto dellasua anima uno sconforto che non sa confidare e che ha ilcolore della sconfitta. Ma all'indomani le sue forze sono

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lante ma deve richiamarlo quasi subito perchè è ormai aun metro. Qualche esitazione ancora, poi alla fine l'idro-volante tocca l'acqua, un po' bruscamente e inelegante-mente, ma senza eccessivi guai. Lungo respiro di soddi-sfazione dell'allievo il quale, riacceso il motore, fa ritor-no alla scuola [21] salutato dai colleghi che sulla rotondalo hanno seguìto in volo: - Bene, bravo, - gli gridano.Ognuno vuole stringergli la mano. Il trionfatore diventainsincero. Poichè lo lodano, egli assume l'atteggiamentodi chi si merita la lode guardandosi dal denunciare glierrori commessi, anche perchè ha la coscienza di non ri-peterli più.

- Quali impressioni? - gli chiedono.- Mi sono trovato molto bene.- Si vola meglio senza maestro?- Non c'è paragone.In questa fase di ascensione, caratterizzata da prove

di crescente portata, il neo pilota è suscettibile di im-pressioni esagerate che derivano dal consumo eccezio-nale di energie quando ancora i suoi centri nervosi nonsono sufficientemente sviluppati. Ma lo sviluppo nervo-so nell'allievo di solida costituzione è alacre e gli con-sente di superare prove che pensate prima gli appariva-no insormontabili. Un allievo che scende esausto da unesperimento [22] non raggiunto, porta nel segreto dellasua anima uno sconforto che non sa confidare e che ha ilcolore della sconfitta. Ma all'indomani le sue forze sono

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gagliarde in una misura insperata. L'esperienza del gior-no precedente, anzichè essergli nemica, gli è alleata.

La notevole altezza e la resistenza di volo sono sopra-tutto un risultato dell'amor proprio. La volontà ferma,orgogliosa di raggiungere la quota designata e di rima-nere in aria per una durata stabilita è indispensabilecome la benzina al motore. Essa servirà a neutralizzaregli effetti demoralizzanti del freddo, delle inquietudiniatmosferiche, del vuoto sempre più profondo e vasto,delle nubi e della solitudine.

In altri ambienti amiamo vincere oltre che per noistessi anche per il prossimo, ma in aviazione si vince so-pratutto per noi stessi. Un pilota che dovesse cedere alvento, recherebbe con sè un incubo che graverebbe neisuoi successivi cimenti. Perciò il volo è un efficacemezzo per misurare, oltre [23] le qualità tecniche, le ri-sorse morali dell'allievo. La cartina del barografo ripro-duce le peripezie psicologiche dell'allievo. Quella lineache s'innalza sicura, regolare, leggermente incurvatasino a una data quota - 1500 metri, 2000 metri - poi pro-segue in una alternativa di tratti rettilinei, gobbe conca-ve e convesse e finalmente ridiscende con una rapidaobliqua, narra una serie di emozioni in contrasto: serenaconquista della quota di metri 2000, poi lotta col vento,incertezze del motore, soggezione della solitudine, ten-tazione di scendere, reazione dell'amor proprio e final-mente discesa definitiva.

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gagliarde in una misura insperata. L'esperienza del gior-no precedente, anzichè essergli nemica, gli è alleata.

La notevole altezza e la resistenza di volo sono sopra-tutto un risultato dell'amor proprio. La volontà ferma,orgogliosa di raggiungere la quota designata e di rima-nere in aria per una durata stabilita è indispensabilecome la benzina al motore. Essa servirà a neutralizzaregli effetti demoralizzanti del freddo, delle inquietudiniatmosferiche, del vuoto sempre più profondo e vasto,delle nubi e della solitudine.

In altri ambienti amiamo vincere oltre che per noistessi anche per il prossimo, ma in aviazione si vince so-pratutto per noi stessi. Un pilota che dovesse cedere alvento, recherebbe con sè un incubo che graverebbe neisuoi successivi cimenti. Perciò il volo è un efficacemezzo per misurare, oltre [23] le qualità tecniche, le ri-sorse morali dell'allievo. La cartina del barografo ripro-duce le peripezie psicologiche dell'allievo. Quella lineache s'innalza sicura, regolare, leggermente incurvatasino a una data quota - 1500 metri, 2000 metri - poi pro-segue in una alternativa di tratti rettilinei, gobbe conca-ve e convesse e finalmente ridiscende con una rapidaobliqua, narra una serie di emozioni in contrasto: serenaconquista della quota di metri 2000, poi lotta col vento,incertezze del motore, soggezione della solitudine, ten-tazione di scendere, reazione dell'amor proprio e final-mente discesa definitiva.

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Talvolta la sensibilità dell'allievo viene sottoposta auna prova singolare durante una traversata di nubi,l'incontro con le quali presenta varie caratteristiche enon sempre uguali. Può risultare abbastanza placido sesono nubi bianche, i carri, ma spesso è preceduto da [24]un avvicinarsi scapigliato di folate vaporose, dal gelo,dalla rarefazione dell'atmosfera, dall'incrociarsi volubiledi raffiche. Poi penetrato l'apparecchio in questo mondolatteo, invisibile, misterioso, il motore diviene asmatico,il pilota perde il senso dell'orientamento.

Splendido è il momento in cui si esce da questa pri-gionia: splendido dal punto di vista tecnico ed estetico.Ci si accorge che l'apparecchio era sbandato malamente,troppo sollevato; ristabilitolo nelle condizioni normali sipuò ammirare a rapidi sguardi la nuovissima visione: unmare di immobili onde candide, compatte, raggianti,preceduto da lontani cirri solitari che fanno pensare alleavanguardie di un esercito fantastico. Ma la sensazionedel bello è quasi paralizzata dal problema di tornare frale nubi: problema che si risolve con una discesa a fortevelocità, preferibilmente dove s'apre nella massa dei va-pori un pertugio che lasci intravedere un pezzo del pa-norama sottostante.

[25]

Vari sono gl'istrumenti che si recano a bordo per con-trollare la manovra: ma l'istrumento migliore che può ri-

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Talvolta la sensibilità dell'allievo viene sottoposta auna prova singolare durante una traversata di nubi,l'incontro con le quali presenta varie caratteristiche enon sempre uguali. Può risultare abbastanza placido sesono nubi bianche, i carri, ma spesso è preceduto da [24]un avvicinarsi scapigliato di folate vaporose, dal gelo,dalla rarefazione dell'atmosfera, dall'incrociarsi volubiledi raffiche. Poi penetrato l'apparecchio in questo mondolatteo, invisibile, misterioso, il motore diviene asmatico,il pilota perde il senso dell'orientamento.

Splendido è il momento in cui si esce da questa pri-gionia: splendido dal punto di vista tecnico ed estetico.Ci si accorge che l'apparecchio era sbandato malamente,troppo sollevato; ristabilitolo nelle condizioni normali sipuò ammirare a rapidi sguardi la nuovissima visione: unmare di immobili onde candide, compatte, raggianti,preceduto da lontani cirri solitari che fanno pensare alleavanguardie di un esercito fantastico. Ma la sensazionedel bello è quasi paralizzata dal problema di tornare frale nubi: problema che si risolve con una discesa a fortevelocità, preferibilmente dove s'apre nella massa dei va-pori un pertugio che lasci intravedere un pezzo del pa-norama sottostante.

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Vari sono gl'istrumenti che si recano a bordo per con-trollare la manovra: ma l'istrumento migliore che può ri-

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durre al minimo il numero degli incidenti, è il sistemanervoso del pilota sorretto da esperienza e da perseve-rante studio. Il pilota affina la sua sensibilità al punto digiudicare in volo col solo udito il funzionamento delmotore, col tatto sul volante il comportarsi dell'apparec-chio. Solo istrumento di cui non tende a svincolarsi è labussola che sul mare indica la rotta, mancando ogni al-tro punto di riferimento. Il pilota prima di partire osser-va attentamente con occhio d'iniziato l'apparecchio e ilcielo. Dell'apparecchio diffida. Egli ha perduto - a que-sto punto del suo allenamento - la beata fiducia dei pri-mi tempi che gli faceva ritenere l'apparecchio il più si-curo veicolo. Egli sa che anche l'assenza di un bullone,un cavo non sufficientemente teso, già roso dall'uso,possono determinare la catastrofe. Egli, per volare sicu-ro, vuole aver controllato il suo idrovolante nei [26] piùminuti particolari. E prima di partire legge nel volto in-finito del cielo come gli uomini del mare e della monta-gna; le forme, i colori delle nubi gli rivelano l'altezza, ladirezione e la velocità approssimativa dei venti. Unbuon pilota sente di non poter manovrare efficacementese ignora le condizioni dell'atmosfera, dell'invisibile pi-sta su cui procede.

È evidente così come riesca impossibile al pilotaesprimere le sue impressioni al profano che lo interrogaavidamente. La sua vita quotidiana trascorrendo fra os-servazioni sempre più particolareggiate di aerologia,elettrotecnica, costruzioni di apparecchi, topografia, tra-

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durre al minimo il numero degli incidenti, è il sistemanervoso del pilota sorretto da esperienza e da perseve-rante studio. Il pilota affina la sua sensibilità al punto digiudicare in volo col solo udito il funzionamento delmotore, col tatto sul volante il comportarsi dell'apparec-chio. Solo istrumento di cui non tende a svincolarsi è labussola che sul mare indica la rotta, mancando ogni al-tro punto di riferimento. Il pilota prima di partire osser-va attentamente con occhio d'iniziato l'apparecchio e ilcielo. Dell'apparecchio diffida. Egli ha perduto - a que-sto punto del suo allenamento - la beata fiducia dei pri-mi tempi che gli faceva ritenere l'apparecchio il più si-curo veicolo. Egli sa che anche l'assenza di un bullone,un cavo non sufficientemente teso, già roso dall'uso,possono determinare la catastrofe. Egli, per volare sicu-ro, vuole aver controllato il suo idrovolante nei [26] piùminuti particolari. E prima di partire legge nel volto in-finito del cielo come gli uomini del mare e della monta-gna; le forme, i colori delle nubi gli rivelano l'altezza, ladirezione e la velocità approssimativa dei venti. Unbuon pilota sente di non poter manovrare efficacementese ignora le condizioni dell'atmosfera, dell'invisibile pi-sta su cui procede.

È evidente così come riesca impossibile al pilotaesprimere le sue impressioni al profano che lo interrogaavidamente. La sua vita quotidiana trascorrendo fra os-servazioni sempre più particolareggiate di aerologia,elettrotecnica, costruzioni di apparecchi, topografia, tra-

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scorrendo in un mondo - il cielo - che per la grandemaggioranza è cosa immensa di sola contemplazione, loporta a sentire diversamente dall'umanità che non vola.

- Che impressione prova? - gli chiede il profano.- Non saprei che dirle. Se vuol provare....[27]

- Ma neppure.... Si soffrono le vertigini?- No, grazie.- Però lei dimostra un bel coraggio.... E quando c'è

vento?- Si balla e si lavora molto.- Ah perdinci, non vorrei neanche.... E se scappa

un'ala?- Eh.... allora....- Che fegato occorre per andare in aria! E chi sa il

vuoto che impressione produce!- Per noi è cosa naturale.- Io non mi abituerei. Si figuri che m'infastidisce

guardare giù dal terzo piano. A che altezza vanno loro?- Anche a 5000 metri.- La saluto. Mi vien male a sentirlo dire soltanto.Il contatto continuo con il fascino e l'incognita del

volo abitua il pilota a famigliarizzarsi con superiori con-

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scorrendo in un mondo - il cielo - che per la grandemaggioranza è cosa immensa di sola contemplazione, loporta a sentire diversamente dall'umanità che non vola.

- Che impressione prova? - gli chiede il profano.- Non saprei che dirle. Se vuol provare....[27]

- Ma neppure.... Si soffrono le vertigini?- No, grazie.- Però lei dimostra un bel coraggio.... E quando c'è

vento?- Si balla e si lavora molto.- Ah perdinci, non vorrei neanche.... E se scappa

un'ala?- Eh.... allora....- Che fegato occorre per andare in aria! E chi sa il

vuoto che impressione produce!- Per noi è cosa naturale.- Io non mi abituerei. Si figuri che m'infastidisce

guardare giù dal terzo piano. A che altezza vanno loro?- Anche a 5000 metri.- La saluto. Mi vien male a sentirlo dire soltanto.Il contatto continuo con il fascino e l'incognita del

volo abitua il pilota a famigliarizzarsi con superiori con-

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cetti di vita. Il sistematico esercizio di difendersi ogniminuto, ogni secondo da mortali insidie, lo arma di unafilosofia serena, robusta, da cui il trepidante, [28] pavi-do, assoluto attaccamento alla vita rimane estraneo. Nonche l'aviatore sia indifferente alla vita. Anzi ciò che fa dilui un vittorioso è il senso acuto dell'esistenza che loporta a superare i limiti mediocri, a dominare una piùampia vastità di sensazioni e di spazi, a riconquistareogni giorno, affrontando necessari perigli, il diritto, lagioia di vivere. Ma l'aviatore nel segreto del suo fervoresente che le sensazioni da cui è pervaso sono così fulgi-de da ripagarlo d'ogni più grave eventualità. Sente cioèche è importante più che vivere molto, vivere intensa-mente e utilmente anche se in breve spazio di tempo. Ilcoraggio è la sua aspirazione, il suo ansioso desiderio.Giunge un momento in cui il mistero della sua psicolo-gia si svela: il momento in cui una cupa minaccia lo af-fronta in volo. O lo coglie un'invincibile tendenza a pre-cipitosamente scendere, oppure si afferma in luiun'opposizione sdegnosa alla catastrofe e quindi un pon-derato, [29] sagace impiego delle sue energie istintive edi esperienza.

In queste battaglie si allena il combattente del cielo:superate le prime avversità naturali si prepara a vincerequelle dell'aviazione nemica.

È il milite nuovo che fa suo e più ampio il motto delmare: «Vivere non è necessario, ma navigare e volaresì».

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cetti di vita. Il sistematico esercizio di difendersi ogniminuto, ogni secondo da mortali insidie, lo arma di unafilosofia serena, robusta, da cui il trepidante, [28] pavi-do, assoluto attaccamento alla vita rimane estraneo. Nonche l'aviatore sia indifferente alla vita. Anzi ciò che fa dilui un vittorioso è il senso acuto dell'esistenza che loporta a superare i limiti mediocri, a dominare una piùampia vastità di sensazioni e di spazi, a riconquistareogni giorno, affrontando necessari perigli, il diritto, lagioia di vivere. Ma l'aviatore nel segreto del suo fervoresente che le sensazioni da cui è pervaso sono così fulgi-de da ripagarlo d'ogni più grave eventualità. Sente cioèche è importante più che vivere molto, vivere intensa-mente e utilmente anche se in breve spazio di tempo. Ilcoraggio è la sua aspirazione, il suo ansioso desiderio.Giunge un momento in cui il mistero della sua psicolo-gia si svela: il momento in cui una cupa minaccia lo af-fronta in volo. O lo coglie un'invincibile tendenza a pre-cipitosamente scendere, oppure si afferma in luiun'opposizione sdegnosa alla catastrofe e quindi un pon-derato, [29] sagace impiego delle sue energie istintive edi esperienza.

In queste battaglie si allena il combattente del cielo:superate le prime avversità naturali si prepara a vincerequelle dell'aviazione nemica.

È il milite nuovo che fa suo e più ampio il motto delmare: «Vivere non è necessario, ma navigare e volaresì».

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La conquista del brevetto.

Se Diogene capitasse col suo lanternino in una scuolad'aviazione troverebbe finalmente i soggetti da lui ricer-cati: i candidati al brevetto, i quali sono dei saggi o al-meno dovrebbero essere tali.

Quando s'avvicinano alla gran prova essi s'impongo-no rigorosamente - c'è pure chi non fa nulla di tutto ciò -il regime dell'equilibrio: nessuna esuberanza, nervi a po-sto, sobri alla mensa, presto a letto, coronando così unperiodo di assestamento indispensabile per comportarsicon calcolata energia in cospetto dì qualsiasi sorpresaaviatoria. [32] Il ritmo della scuola, la successione deivoli avevano già iniziato il consolidamento, l'educazio-ne del loro organismo. L'equilibrio fisico del volo è indiretto rapporto con l'equilibrio morale del pilota.

Il candidato all'aquila o alla corona - per il primo bre-vetto si fregia dell'aquila e pel secondo sovrapponeall'aquila la corona - si crea un programma attentamentemeditato in cui rendimento d'apparecchio, quota da rag-giungere, durata del volo e caratteristiche dell'atmosferae del paesaggio costituiscono un tutto da attuare. L'iodel partente è da giorni mobilitato e isolato: prova l'illu-sione che la vita aviatoria sia l'unica sua vita, immemored'ogni altra vicenda estranea.

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La conquista del brevetto.

Se Diogene capitasse col suo lanternino in una scuolad'aviazione troverebbe finalmente i soggetti da lui ricer-cati: i candidati al brevetto, i quali sono dei saggi o al-meno dovrebbero essere tali.

Quando s'avvicinano alla gran prova essi s'impongo-no rigorosamente - c'è pure chi non fa nulla di tutto ciò -il regime dell'equilibrio: nessuna esuberanza, nervi a po-sto, sobri alla mensa, presto a letto, coronando così unperiodo di assestamento indispensabile per comportarsicon calcolata energia in cospetto dì qualsiasi sorpresaaviatoria. [32] Il ritmo della scuola, la successione deivoli avevano già iniziato il consolidamento, l'educazio-ne del loro organismo. L'equilibrio fisico del volo è indiretto rapporto con l'equilibrio morale del pilota.

Il candidato all'aquila o alla corona - per il primo bre-vetto si fregia dell'aquila e pel secondo sovrapponeall'aquila la corona - si crea un programma attentamentemeditato in cui rendimento d'apparecchio, quota da rag-giungere, durata del volo e caratteristiche dell'atmosferae del paesaggio costituiscono un tutto da attuare. L'iodel partente è da giorni mobilitato e isolato: prova l'illu-sione che la vita aviatoria sia l'unica sua vita, immemored'ogni altra vicenda estranea.

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La partenza è imminente. I colleghi coadiuvano ilbrevettando nella accurata toilette del volo, destinata afronteggiare la temperatura delle alte quote, e lo accom-pagnano allo scalo come fanno le comari intorno allanovella sposa che va all'altare; altri colleghi [33] con imeccanici passano definitivamente in rassegna l'appa-recchio; il capo pilota interviene a sua volta con racco-mandazioni, avvertimenti.... Nessun augurio, nessun ac-cenno di commiato, quasi questo volo costituisse un epi-sodio usuale: poichè nella vita di un aviatore novizio, unbrevetto è un avvenimento eccezionale, irto di incogni-te, è consuetudine che le apparenze di contorno attenui-no il senso di questa eccezionalità.

Il partente si lancia saturo di energie, da giorni accu-mulate, e perciò sovraeccitato; ma non appena si è libra-to, subentra in lui una placidità nuova; le sue energie co-minciano a scorrere nell'esecuzione dell'agognato bre-vetto. Mette in funzione il barografo, regola il motore,controlla gl'istrumenti di bordo, aggiusta la manovra se-condo il vento, stabilisce l'ora in cui dovrà scendere - treore dopo, se trattasi di secondo brevetto su idrovolanti -,si prefigge un itinerario che eviti possibilmente i puntidai quali traggono origini permanenti [34] inquietudiniatmosferiche: centri abitati, corsi d'acqua, sbocchi divalli, vette nevose....

Anche le nubi sono da evitare. Il pilota se le vede ac-costare rapidissime. Sembra che vogliano avventarsi sului per vendicare le solitudini violate. Il movimento che

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La partenza è imminente. I colleghi coadiuvano ilbrevettando nella accurata toilette del volo, destinata afronteggiare la temperatura delle alte quote, e lo accom-pagnano allo scalo come fanno le comari intorno allanovella sposa che va all'altare; altri colleghi [33] con imeccanici passano definitivamente in rassegna l'appa-recchio; il capo pilota interviene a sua volta con racco-mandazioni, avvertimenti.... Nessun augurio, nessun ac-cenno di commiato, quasi questo volo costituisse un epi-sodio usuale: poichè nella vita di un aviatore novizio, unbrevetto è un avvenimento eccezionale, irto di incogni-te, è consuetudine che le apparenze di contorno attenui-no il senso di questa eccezionalità.

Il partente si lancia saturo di energie, da giorni accu-mulate, e perciò sovraeccitato; ma non appena si è libra-to, subentra in lui una placidità nuova; le sue energie co-minciano a scorrere nell'esecuzione dell'agognato bre-vetto. Mette in funzione il barografo, regola il motore,controlla gl'istrumenti di bordo, aggiusta la manovra se-condo il vento, stabilisce l'ora in cui dovrà scendere - treore dopo, se trattasi di secondo brevetto su idrovolanti -,si prefigge un itinerario che eviti possibilmente i puntidai quali traggono origini permanenti [34] inquietudiniatmosferiche: centri abitati, corsi d'acqua, sbocchi divalli, vette nevose....

Anche le nubi sono da evitare. Il pilota se le vede ac-costare rapidissime. Sembra che vogliano avventarsi sului per vendicare le solitudini violate. Il movimento che

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le caratterizza imprime loro aspetti di cose animate,vive, di strani mostri dai pallidi, foschi colori. Se si devevolare tra un blocco e l'altro di vapori, si ha l'impressio-ne di transitare per un'angusta, candida valle. Sotto que-ste masse randagie il panorama terrestre si chiazza dilarghe macchie d'ombra. Percossi dai raggi, i fiumi, i la-ghi, lanciano bagliori. Ma la foschia, le montagne fattetozze, basse, sembra si seguano l'una all'altra in una fan-tastica, lenta cavalcata.... Le valli sono ovattate da eva-porazioni candide, oblunghe. Il sole strappa dalla som-mità dei cirri iridescenze porporine, violacee, argentee,effetti di luce che susciterebbero esplosioni di ammira-zione se non fossero osservati in volo.

[35]

Perchè il panorama per colui il quale comincia a vola-re non è un elemento di ammirazione, ma di orienta-mento. La bellezza per chi deve allenarsi a mantenersiin equilibrio nell'atmosfera, non è comunicativa, mafredda e ironica. La terra pare dica, specialmente al no-vizio: - Sono bella, ma sta in guardia di non cadermi so-pra. - Il pilota diviene un ammiratore del panoramaquando è ridisceso, quando la certezza della propria in-columità gli consente di sviluppare i ricordi estetici.

Ma durante il brevetto l'allievo deve dominarsi ricor-rendo alle risorse della sua personalità migliore. A uncerto punto la personalità debole gl'insinua: - Si ballamolto. Scendiamo?

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le caratterizza imprime loro aspetti di cose animate,vive, di strani mostri dai pallidi, foschi colori. Se si devevolare tra un blocco e l'altro di vapori, si ha l'impressio-ne di transitare per un'angusta, candida valle. Sotto que-ste masse randagie il panorama terrestre si chiazza dilarghe macchie d'ombra. Percossi dai raggi, i fiumi, i la-ghi, lanciano bagliori. Ma la foschia, le montagne fattetozze, basse, sembra si seguano l'una all'altra in una fan-tastica, lenta cavalcata.... Le valli sono ovattate da eva-porazioni candide, oblunghe. Il sole strappa dalla som-mità dei cirri iridescenze porporine, violacee, argentee,effetti di luce che susciterebbero esplosioni di ammira-zione se non fossero osservati in volo.

[35]

Perchè il panorama per colui il quale comincia a vola-re non è un elemento di ammirazione, ma di orienta-mento. La bellezza per chi deve allenarsi a mantenersiin equilibrio nell'atmosfera, non è comunicativa, mafredda e ironica. La terra pare dica, specialmente al no-vizio: - Sono bella, ma sta in guardia di non cadermi so-pra. - Il pilota diviene un ammiratore del panoramaquando è ridisceso, quando la certezza della propria in-columità gli consente di sviluppare i ricordi estetici.

Ma durante il brevetto l'allievo deve dominarsi ricor-rendo alle risorse della sua personalità migliore. A uncerto punto la personalità debole gl'insinua: - Si ballamolto. Scendiamo?

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E la personalità forte: - Vuoi scendere per il vento?Ma tu non produci un vento più veloce con l'elica? Per-chè ti hanno dato gli aleroni sull'apparecchio? Per reagi-re contro l'aria agitata.

La debole: - Ma debbo andare [36] avanti in questecondizioni per altre due ore?

La forte: - E che pilota sei, allora? Tutti sono capacidi restare in aria quando non si balla. Che diritto hai dimettere la corona se scendi per il vento?

La debole: - Tu hai ragione. Ma hai sentito che colpiproprio ora?

La forte: - Sono niente. Rifletti: fra due o tre giornisarai in squadriglia: batterie nemiche ti spareranno con-tro, apparecchi nemici da caccia ti affronteranno.

La debole: - Andiamo avanti....E intanto è trascorsa la prima ora e mezza. Come è

passata la prima metà, così passerà la seconda. Il suc-cesso si delinea. L'allenamento è già sensibile. Il volo,sviluppandosi, ha la potenza di astrarre il pilota dalmondo reale, terreno, di assuefarlo al meraviglioso: pae-si, città che passano ogni minuto, celebri vette che siumiliano, l'orizzonte che si fa smisurato. L'atmosfera a4000 metri ha come un suo profumo, [37] una sua purez-za. Più che mai il pilota è colmo dell'illusione che quellavita sia la sua unica vita, immemore d'ogni altra vicendaestranea.

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E la personalità forte: - Vuoi scendere per il vento?Ma tu non produci un vento più veloce con l'elica? Per-chè ti hanno dato gli aleroni sull'apparecchio? Per reagi-re contro l'aria agitata.

La debole: - Ma debbo andare [36] avanti in questecondizioni per altre due ore?

La forte: - E che pilota sei, allora? Tutti sono capacidi restare in aria quando non si balla. Che diritto hai dimettere la corona se scendi per il vento?

La debole: - Tu hai ragione. Ma hai sentito che colpiproprio ora?

La forte: - Sono niente. Rifletti: fra due o tre giornisarai in squadriglia: batterie nemiche ti spareranno con-tro, apparecchi nemici da caccia ti affronteranno.

La debole: - Andiamo avanti....E intanto è trascorsa la prima ora e mezza. Come è

passata la prima metà, così passerà la seconda. Il suc-cesso si delinea. L'allenamento è già sensibile. Il volo,sviluppandosi, ha la potenza di astrarre il pilota dalmondo reale, terreno, di assuefarlo al meraviglioso: pae-si, città che passano ogni minuto, celebri vette che siumiliano, l'orizzonte che si fa smisurato. L'atmosfera a4000 metri ha come un suo profumo, [37] una sua purez-za. Più che mai il pilota è colmo dell'illusione che quellavita sia la sua unica vita, immemore d'ogni altra vicendaestranea.

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*

Le tre ore di volo sono compiute: il barografo le regi-stra esattamente. Una trionfale gioia pervade il vittorio-so, ma quella gioia è tosto sopraffatta dall'attenzione perla manovra della discesa: che il ritorno non sia sover-chiamente rapido, che il motore non s'arresti, che losbalzo da una pressione all'altra, da una temperaturaall'altra non nuoccia al reduce il quale è intento ad avvi-cinarsi alla scuola, in spirali tanto larghe che coloro iquali osservano da terra discutono se sono spirali o no.A 2000 metri l'atmosfera si rivela calda, persino troppocalda. Come un pingue inquilino discendendo dal quartopiano si riposa di pianerottolo in pianerottolo, così il pi-lota di quota [38] in quota riaccende in pieno il motore,pone in linea di volo l'apparecchio per abituarsi alle at-mosfere sempre più grevi che incontra abbassandosi. Eun altro fenomeno si manifesta: il panorama che allapartenza appariva grandioso, smagliante, ora è uniformenei colori, piatto nelle forme. La permanenza a 4000metri aveva aristocratizzata e insieme stancata la sensi-bilità dell'aviatore.

Il brevettato rientrando alla scuola consegna al capo-pilota il barografo con orgoglio di padre: la cartina è lasua creatura. Sordo, stanco, ma felice, passa di abbrac-ciamenti in abbracciamenti, di stretta in stretta di mano,risponde con monosillabi, sorrisi alla carica di domandelanciate da superiori, colleghi, meccanici; senza avve-

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*

Le tre ore di volo sono compiute: il barografo le regi-stra esattamente. Una trionfale gioia pervade il vittorio-so, ma quella gioia è tosto sopraffatta dall'attenzione perla manovra della discesa: che il ritorno non sia sover-chiamente rapido, che il motore non s'arresti, che losbalzo da una pressione all'altra, da una temperaturaall'altra non nuoccia al reduce il quale è intento ad avvi-cinarsi alla scuola, in spirali tanto larghe che coloro iquali osservano da terra discutono se sono spirali o no.A 2000 metri l'atmosfera si rivela calda, persino troppocalda. Come un pingue inquilino discendendo dal quartopiano si riposa di pianerottolo in pianerottolo, così il pi-lota di quota [38] in quota riaccende in pieno il motore,pone in linea di volo l'apparecchio per abituarsi alle at-mosfere sempre più grevi che incontra abbassandosi. Eun altro fenomeno si manifesta: il panorama che allapartenza appariva grandioso, smagliante, ora è uniformenei colori, piatto nelle forme. La permanenza a 4000metri aveva aristocratizzata e insieme stancata la sensi-bilità dell'aviatore.

Il brevettato rientrando alla scuola consegna al capo-pilota il barografo con orgoglio di padre: la cartina è lasua creatura. Sordo, stanco, ma felice, passa di abbrac-ciamenti in abbracciamenti, di stretta in stretta di mano,risponde con monosillabi, sorrisi alla carica di domandelanciate da superiori, colleghi, meccanici; senza avve-

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dersi accetta contemporanei inviti a pranzo, promettebicchierate e visite mentre intorno gli amici, pure asse-diandolo, lo liberano degli indumenti di volo.

Da quel momento cominciano le innumerevoli repli-che della sua narrazione: [39] «Come feci il brevetto».Sarebbe servizievole, in questi casi, un cartellino da por-tarsi appeso al collo, con il riassunto del racconto: «Par-tii alle ore tali. Il vento era veloce. Nubi sparse. Arrivatoa 2000 metri cominciai a ballare.... ecc.»

Ma le persone alle quali il reduce non lesina partico-lari sono gl'istruttori e i meccanici: i collaboratori delsuo successo, coloro i quali, insieme al capo-pilota, ave-vano seguito le sue prove di brevetto con muta, insop-primibile trepidazione. Gli istruttori. Ecco il primo cheabituò l'allievo al volo: tutto giovinezza, disinvoltura,doveva infondere la persuasione che è facile il pilotag-gio, purchè l'anima sia forte e il corpo sano; allegro an-che nei momenti più critici sì da non allarmare l'incon-scio aquilotto. Ecco l'istruttore della precisione: metico-loso, razionale, che doveva trasformare la nascente peri-zia dell'allievo dallo stato istintivo allo stato riflessivo,comprimendone i moti sino alla giusta misura. Eccol'istruttore della [40] idoneità: taciturno, immobile, comesonnacchioso durante il volo, sì da lasciar persuasol'allievo d'esser lui solo il responsabile della manovra,che torna repentinamente ai comandi e ingaggia spiralistrettissime, frena il motore, lo riaccende per abituarealle sorprese i nervi dell'allievo.

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dersi accetta contemporanei inviti a pranzo, promettebicchierate e visite mentre intorno gli amici, pure asse-diandolo, lo liberano degli indumenti di volo.

Da quel momento cominciano le innumerevoli repli-che della sua narrazione: [39] «Come feci il brevetto».Sarebbe servizievole, in questi casi, un cartellino da por-tarsi appeso al collo, con il riassunto del racconto: «Par-tii alle ore tali. Il vento era veloce. Nubi sparse. Arrivatoa 2000 metri cominciai a ballare.... ecc.»

Ma le persone alle quali il reduce non lesina partico-lari sono gl'istruttori e i meccanici: i collaboratori delsuo successo, coloro i quali, insieme al capo-pilota, ave-vano seguito le sue prove di brevetto con muta, insop-primibile trepidazione. Gli istruttori. Ecco il primo cheabituò l'allievo al volo: tutto giovinezza, disinvoltura,doveva infondere la persuasione che è facile il pilotag-gio, purchè l'anima sia forte e il corpo sano; allegro an-che nei momenti più critici sì da non allarmare l'incon-scio aquilotto. Ecco l'istruttore della precisione: metico-loso, razionale, che doveva trasformare la nascente peri-zia dell'allievo dallo stato istintivo allo stato riflessivo,comprimendone i moti sino alla giusta misura. Eccol'istruttore della [40] idoneità: taciturno, immobile, comesonnacchioso durante il volo, sì da lasciar persuasol'allievo d'esser lui solo il responsabile della manovra,che torna repentinamente ai comandi e ingaggia spiralistrettissime, frena il motore, lo riaccende per abituarealle sorprese i nervi dell'allievo.

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E i meccanici? Sono gli oscuri organizzatori del suc-cesso, i pazienti studiosi del motore di cui vigilano ognipiù delicato e recondito congegno. La bella, regolare so-norità del motore in marcia è il loro premio, il loro cantodi vittoria, come ogni suono non ritmico, non fluido faarguire loro un'irregolarità che limita le energiedell'organismo metallico.

Talvolta il motore viene accusato, ora a torto ora a ra-gione, di aver fatto fallire un brevetto. Se poi al mancatobrevetto si aggiunge la scassatura dell'apparecchio,l'allievo pilota entra in una fase di desolazione. La scas-satura si produce quando ormai il suo autore è convintodella propria infallibilità, [41] quando pensa: - Io nonscasserò mai; chi scassa è un inetto! - Le cause predomi-nanti della scassatura possono essere: distrazionidell'allievo, il vento, lo specchio dell'acqua o le onde.

Avvenuto il guaio, l'allievo ha l'impressione di averecommesso un delitto. Ma un delitto colposo. In cospettodella sua vittima sente a sua volta d'essere vittima di unasorte immeritata. Gli sovviene quindi d'essere atteso alcampo e un senso quasi di.... raccapriccio lo coglie pen-sando al capo-pilota indignato, ai colleghi ironici, alle-gri che gli grideranno: - Paga, paga!

- Che cosa? L'apparecchio?- No, no: da bere.Lo scassatore non vorrebbe più tornare (momento

d'infantilismo), ma lo viene a rimorchiare un motoscafo

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E i meccanici? Sono gli oscuri organizzatori del suc-cesso, i pazienti studiosi del motore di cui vigilano ognipiù delicato e recondito congegno. La bella, regolare so-norità del motore in marcia è il loro premio, il loro cantodi vittoria, come ogni suono non ritmico, non fluido faarguire loro un'irregolarità che limita le energiedell'organismo metallico.

Talvolta il motore viene accusato, ora a torto ora a ra-gione, di aver fatto fallire un brevetto. Se poi al mancatobrevetto si aggiunge la scassatura dell'apparecchio,l'allievo pilota entra in una fase di desolazione. La scas-satura si produce quando ormai il suo autore è convintodella propria infallibilità, [41] quando pensa: - Io nonscasserò mai; chi scassa è un inetto! - Le cause predomi-nanti della scassatura possono essere: distrazionidell'allievo, il vento, lo specchio dell'acqua o le onde.

Avvenuto il guaio, l'allievo ha l'impressione di averecommesso un delitto. Ma un delitto colposo. In cospettodella sua vittima sente a sua volta d'essere vittima di unasorte immeritata. Gli sovviene quindi d'essere atteso alcampo e un senso quasi di.... raccapriccio lo coglie pen-sando al capo-pilota indignato, ai colleghi ironici, alle-gri che gli grideranno: - Paga, paga!

- Che cosa? L'apparecchio?- No, no: da bere.Lo scassatore non vorrebbe più tornare (momento

d'infantilismo), ma lo viene a rimorchiare un motoscafo

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che lo trascina come innanzi a un tribunale. Il capo-pilo-ta è sullo scalo in atteggiamento monumentale: voltocrucciato, sguardo fisso, braccia conserte. Prepara [42] ilcicchetto. L'apparecchio con un'ala a sbilenco, i galleg-gianti schiacciati e magari con lo scafo bucato è ormaialla sua pista; il reduce con fisionomia da condoglianzeascolta la rampogna. - Se lei - esordisce il capo-pilota -avesse prestato maggiore attenzione.... - Dopo un minu-to o due di svolgimento, la conclusione: - Lei sarà so-speso temporaneamente dai voli e vedremo se sarà ilcaso di farle pagare i danni. Lei oggi mi costa 30000lire.

Che cosa rispondere? L'apparecchio a brandelli lo ac-cusa. Chi rompe ha sempre torto, anche se qualche col-lega gli osserva: - Non si riesce grandi piloti se non siscassa. Il tale (e nomina una celebrità) ha scassato ventiapparecchi. Il tale altro (e nomina un'altra celebrità)quindici.

Un secondo collega fa questa considerazione: - Si ca-pisce che sei un novizio. Per aver messo fuori uso unidrovolante sembri disfatto: ti si potrebbe raccogliere acucchiaiate. Viceversa dovresti [43] compiacerti d'averdimostrato che sai sfasciare un apparecchio restando tuincolume.

*

Filosofia arida di indifferenti! L'autentico conforto lo

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che lo trascina come innanzi a un tribunale. Il capo-pilo-ta è sullo scalo in atteggiamento monumentale: voltocrucciato, sguardo fisso, braccia conserte. Prepara [42] ilcicchetto. L'apparecchio con un'ala a sbilenco, i galleg-gianti schiacciati e magari con lo scafo bucato è ormaialla sua pista; il reduce con fisionomia da condoglianzeascolta la rampogna. - Se lei - esordisce il capo-pilota -avesse prestato maggiore attenzione.... - Dopo un minu-to o due di svolgimento, la conclusione: - Lei sarà so-speso temporaneamente dai voli e vedremo se sarà ilcaso di farle pagare i danni. Lei oggi mi costa 30000lire.

Che cosa rispondere? L'apparecchio a brandelli lo ac-cusa. Chi rompe ha sempre torto, anche se qualche col-lega gli osserva: - Non si riesce grandi piloti se non siscassa. Il tale (e nomina una celebrità) ha scassato ventiapparecchi. Il tale altro (e nomina un'altra celebrità)quindici.

Un secondo collega fa questa considerazione: - Si ca-pisce che sei un novizio. Per aver messo fuori uso unidrovolante sembri disfatto: ti si potrebbe raccogliere acucchiaiate. Viceversa dovresti [43] compiacerti d'averdimostrato che sai sfasciare un apparecchio restando tuincolume.

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Filosofia arida di indifferenti! L'autentico conforto lo

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sfortunato se lo procura accostando un altro collega alquale sia accaduta di recente la medesima disgrazia.Perchè il mondo di un campo d'aviazione, nelle ore deipassi perduti, si suddivide spontaneamente in diversigruppi secondo le affinità psicologiche: gli scassatori,gli eliminandi, gli scivolati d'ala, i neo-brevettati, ecc.Gli scassatori si sfogano contro il vento, si occupanounicamente del loro incubo, adottano nuove regole dimanovra e ne ripudiano altre. Non appena riprendono avolare si comportano con circospezione da esordienti, eil felice esito del nuovo volo dà loro la sensazione di es-sersi riabilitati, per cui riesce loro facile riprendere la li-nea ascensionale [44] pur non disponendo della primitivapresuntuosa disinvoltura, ma anzi applicando l'esperien-za derivata dall'incidente.

Gli eliminandi sono come sotto processo: su di lorograva l'imputazione di non avere conseguito progressiproporzionati al numero dei voli effettuati. Qualcuno diessi ha già compiuto il volo di prova. Quale peripezia!L'eliminando dirigeva la manovra e l'istruttore gli stavaa fianco pronto a evitare un disastro. Eroico istruttore.Si vedeva l'apparecchio fendere l'aria a zig-zag, su e giù,inclinato trasversalmente, puntare un bosco poi evitarloa un tratto, scendere a precipizio, poi risalire a forma dimontagna russa.

L'allievo ridiscendeva congestionato ammettendo diaver fatto errore, ma attribuendone la causa all'emozionedi sapersi sotto esame e al fatto d'averlo, l'istruttore, cor-

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sfortunato se lo procura accostando un altro collega alquale sia accaduta di recente la medesima disgrazia.Perchè il mondo di un campo d'aviazione, nelle ore deipassi perduti, si suddivide spontaneamente in diversigruppi secondo le affinità psicologiche: gli scassatori,gli eliminandi, gli scivolati d'ala, i neo-brevettati, ecc.Gli scassatori si sfogano contro il vento, si occupanounicamente del loro incubo, adottano nuove regole dimanovra e ne ripudiano altre. Non appena riprendono avolare si comportano con circospezione da esordienti, eil felice esito del nuovo volo dà loro la sensazione di es-sersi riabilitati, per cui riesce loro facile riprendere la li-nea ascensionale [44] pur non disponendo della primitivapresuntuosa disinvoltura, ma anzi applicando l'esperien-za derivata dall'incidente.

Gli eliminandi sono come sotto processo: su di lorograva l'imputazione di non avere conseguito progressiproporzionati al numero dei voli effettuati. Qualcuno diessi ha già compiuto il volo di prova. Quale peripezia!L'eliminando dirigeva la manovra e l'istruttore gli stavaa fianco pronto a evitare un disastro. Eroico istruttore.Si vedeva l'apparecchio fendere l'aria a zig-zag, su e giù,inclinato trasversalmente, puntare un bosco poi evitarloa un tratto, scendere a precipizio, poi risalire a forma dimontagna russa.

L'allievo ridiscendeva congestionato ammettendo diaver fatto errore, ma attribuendone la causa all'emozionedi sapersi sotto esame e al fatto d'averlo, l'istruttore, cor-

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retto con gesti disperati ed urla feroci. L'istruttore daparte sua asseriva d'essersi salvato per miracolo. Altrevolte s'era visto un eliminando [45] portato come passeg-gero perchè si abituasse al volo, scomparire completa-mente entro lo scafo, ed esclamare al ritorno: - Quandoalzavo la testa ed aprivo gli occhi vedevo un magnificopanorama! - Di un terzo si narrava che accompagnassela sua manovra con dei commenti esplicativi: - Comin-cio a scendere. Siamo a cinquanta metri. Siamo a venti.Richiamo un poco, un altro poco. Siamo a dieci metri. -Pum! L'apparecchio aveva toccato acqua violentemente.E l'istruttore: - I dieci metri rimasti li faremo un'altravolta.

Gli scivolati d'ala sono intenti a chiedersi se rimaneloro ancora la vocazione di volare dopo la caduta. Preci-pitati una volta non escludono di precipitare ancora. Seperò riescono a ricostruire la esatta causa dell'incidente,possiedono elementi per tornare con fiducia al pilotag-gio: maggior prudenza, conoscenza di un'emozione raraed eccezionale che è - quando la caduta perdona - uncollaudo di nervi. Essi [46] narrano che l'apparecchionon precipita fulmineo, allorchè per errore di manovraperde ogni sostentamento, ma offre ogni possibilità dirimedio, purchè naturalmente la scivolata non cominci aquota estremamente bassa. Pur troppo se gli apparecchiin generale sono più o meno docili, i piloti non lo sonoaffatto, perdono la serenità e agitano le manovre a tal se-gno da annullare le buone disposizioni degli apparecchi

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retto con gesti disperati ed urla feroci. L'istruttore daparte sua asseriva d'essersi salvato per miracolo. Altrevolte s'era visto un eliminando [45] portato come passeg-gero perchè si abituasse al volo, scomparire completa-mente entro lo scafo, ed esclamare al ritorno: - Quandoalzavo la testa ed aprivo gli occhi vedevo un magnificopanorama! - Di un terzo si narrava che accompagnassela sua manovra con dei commenti esplicativi: - Comin-cio a scendere. Siamo a cinquanta metri. Siamo a venti.Richiamo un poco, un altro poco. Siamo a dieci metri. -Pum! L'apparecchio aveva toccato acqua violentemente.E l'istruttore: - I dieci metri rimasti li faremo un'altravolta.

Gli scivolati d'ala sono intenti a chiedersi se rimaneloro ancora la vocazione di volare dopo la caduta. Preci-pitati una volta non escludono di precipitare ancora. Seperò riescono a ricostruire la esatta causa dell'incidente,possiedono elementi per tornare con fiducia al pilotag-gio: maggior prudenza, conoscenza di un'emozione raraed eccezionale che è - quando la caduta perdona - uncollaudo di nervi. Essi [46] narrano che l'apparecchionon precipita fulmineo, allorchè per errore di manovraperde ogni sostentamento, ma offre ogni possibilità dirimedio, purchè naturalmente la scivolata non cominci aquota estremamente bassa. Pur troppo se gli apparecchiin generale sono più o meno docili, i piloti non lo sonoaffatto, perdono la serenità e agitano le manovre a tal se-gno da annullare le buone disposizioni degli apparecchi

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stessi. Se i piloti considerano inesplicabile il motivo delloro infortunio, non hanno altra soluzione che ritirarsidall'aviazione; l'incubo della misteriosa caduta non ces-serebbe dal turbarli.

I neo-brevettati sono agli antipodi psicologici degliscivolati d'ala. Spediscono e ricevono telegrammi, lette-re in abbondanza, rigurgitanti d'ottimismo augurale; iloro discorsi sono delle fanfare, le aquile e le coronesplendide d'oro, già da qualche settimana pronte nel piùsegreto angolo, sfolgorano al sole (se c'è il sole). Scoc-cano intorno [47] le ultime discussioni. - Quelle corone -afferma un collega - sono troppo cariche d'oro. - Io lepreferisco su fondo nero. - Troppo grandi quelle corone.- Tutt'altro: stanno benissimo: sono fatte per essere ve-dute. - Il neo-brevettato gusta intanto il piacere di recareil nuovo fregio: se capita alla portata di uno specchio,come non rimirarsi? Se si vede osservato, tutta la suavanità gorgoglia. Ma la vacanza dello spirito è breve.Non appena giunge il telegramma di servizio che lo de-stina in squadriglia, al neo-pilota militare si schiude tut-ta una serie di sensazioni nuove, una successione diostacoli che la nostra massima nemica - l'immaginazio-ne - si compiace di colorire a tinte gravi, forse per farcigiudicare più facile e attraente la realtà. Il nuovo pilotaconsidera che gli verranno affidate delle persone da por-tare in volo, delle missioni da eseguire in guerra, chedovrà ingaggiare combattimenti a grandi altezze, proce-dere avanti fra lo scoppiare dei proiettili. E tutto [48]

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stessi. Se i piloti considerano inesplicabile il motivo delloro infortunio, non hanno altra soluzione che ritirarsidall'aviazione; l'incubo della misteriosa caduta non ces-serebbe dal turbarli.

I neo-brevettati sono agli antipodi psicologici degliscivolati d'ala. Spediscono e ricevono telegrammi, lette-re in abbondanza, rigurgitanti d'ottimismo augurale; iloro discorsi sono delle fanfare, le aquile e le coronesplendide d'oro, già da qualche settimana pronte nel piùsegreto angolo, sfolgorano al sole (se c'è il sole). Scoc-cano intorno [47] le ultime discussioni. - Quelle corone -afferma un collega - sono troppo cariche d'oro. - Io lepreferisco su fondo nero. - Troppo grandi quelle corone.- Tutt'altro: stanno benissimo: sono fatte per essere ve-dute. - Il neo-brevettato gusta intanto il piacere di recareil nuovo fregio: se capita alla portata di uno specchio,come non rimirarsi? Se si vede osservato, tutta la suavanità gorgoglia. Ma la vacanza dello spirito è breve.Non appena giunge il telegramma di servizio che lo de-stina in squadriglia, al neo-pilota militare si schiude tut-ta una serie di sensazioni nuove, una successione diostacoli che la nostra massima nemica - l'immaginazio-ne - si compiace di colorire a tinte gravi, forse per farcigiudicare più facile e attraente la realtà. Il nuovo pilotaconsidera che gli verranno affidate delle persone da por-tare in volo, delle missioni da eseguire in guerra, chedovrà ingaggiare combattimenti a grandi altezze, proce-dere avanti fra lo scoppiare dei proiettili. E tutto [48]

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questo programma esercita un doppio effetto sull'animodel candidato alle battaglie del cielo: meditazioni inten-se, gravi, e un fascino trascinatore, luminoso. E il nuovocombattente parte verso un mondo assolutamente ine-splorato.

[49]

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questo programma esercita un doppio effetto sull'animodel candidato alle battaglie del cielo: meditazioni inten-se, gravi, e un fascino trascinatore, luminoso. E il nuovocombattente parte verso un mondo assolutamente ine-splorato.

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L'ala estrema d'Italia.

La squadriglia più prossima al nemico, quella che aGrado sino all'ottobre 1917 fissò gli sguardi negli occhidell'avversario e che ebbe gli sguardi dell'avversario fis-si nei suoi occhi, era già in vista del nuovo pilota inviaggio «dove - secondo un brindisi dannunziano - laterraferma si trasforma in laguna e la laguna si confondecol mare aperto». La placidità vermiglia del tramontoera animata da un idrovolante che sembrava roteassesull'ospite per dargli il saluto del cielo che lo aspettava.E il nuovo venuto provò quel senso di gelosia, d'ansietàche coglie [50] l'acerbo aviatore quando, non volando davari giorni, assiste al volo altrui.

L'apparecchio incrociava fra la superstite basilica cheafferma nella solitudine l'immortale gloria di Roma el'isoletta antichissima, foggiata come avanguardia di Ve-nezia, protesa a fissare le insenature «ove, prima o poi,giungeranno i nostri reggimenti e le nostre bandiere».

Poi scese la sera di guerra: tambureggiamento di arti-glierie, indagini nel cielo di razzi e di proiettori dalle li-nee non lontane: i veterani della squadriglia parlavanocon linguaggio pacato, semplice, delle imprese compiu-te e da compiere. Passavano nei loro racconti e nei loroprogetti cenni austeri, sereni a combattimenti aerei, cen-ni a drammatici voli notturni fra le inimicizie del cielo e

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L'ala estrema d'Italia.

La squadriglia più prossima al nemico, quella che aGrado sino all'ottobre 1917 fissò gli sguardi negli occhidell'avversario e che ebbe gli sguardi dell'avversario fis-si nei suoi occhi, era già in vista del nuovo pilota inviaggio «dove - secondo un brindisi dannunziano - laterraferma si trasforma in laguna e la laguna si confondecol mare aperto». La placidità vermiglia del tramontoera animata da un idrovolante che sembrava roteassesull'ospite per dargli il saluto del cielo che lo aspettava.E il nuovo venuto provò quel senso di gelosia, d'ansietàche coglie [50] l'acerbo aviatore quando, non volando davari giorni, assiste al volo altrui.

L'apparecchio incrociava fra la superstite basilica cheafferma nella solitudine l'immortale gloria di Roma el'isoletta antichissima, foggiata come avanguardia di Ve-nezia, protesa a fissare le insenature «ove, prima o poi,giungeranno i nostri reggimenti e le nostre bandiere».

Poi scese la sera di guerra: tambureggiamento di arti-glierie, indagini nel cielo di razzi e di proiettori dalle li-nee non lontane: i veterani della squadriglia parlavanocon linguaggio pacato, semplice, delle imprese compiu-te e da compiere. Passavano nei loro racconti e nei loroprogetti cenni austeri, sereni a combattimenti aerei, cen-ni a drammatici voli notturni fra le inimicizie del cielo e

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del mare e le insidie delle artiglierie e dei proiettori (unodei veterani era sbandato sul lato sinistro per un paio dicostole compromesse durante un tempestoso ammarag-gio notturno, un altro era fregiato da una [51] cicatrice infronte per un egual ritorno).

Tornavano alla memoria certe notti d'ansia per appa-recchi che non riapparivano, vaganti per il mare o tratte-nuti da una secca, mentre rapide, minuscole unità li an-davano cercando. Col muto linguaggio delle segnalazio-ni luminose, idrovolanti e motoscafi si erano ritrovatimentre le prime rose dell'alba si spargevano sulla gioiadel ricupero, della salvezza, della missione felicementecompiuta. E i veterani della squadriglia si mostravanoesperti della opposta, visibilissima costa militarmentenemica, ma psicologicamente sorella, nei suoi arma-menti, nei suoi obbiettivi vulnerabili. Ognuno di essi neaveva battuto a fuoco una zona bellica e rievocava unsuo apparecchio avversario fugato o colpito.

Il sopraggiunto aquilotto, che aveva ascoltato attonitoe con un segreto germogliare di emulazione, fu all'indo-mani portato in volo da un'aquila dagli esperti artigli,nel cielo delle battaglie, tra le [52] prime raffiche dellafredda, ostile bora. E non appena l'idrovolante si fuslanciato dalle onde, apparve la magica curva verso cuisi protendono le ansie italiche. La città bramata, in co-spetto del mare conteso, degradante dai colli al mare,diffusa fra il candido castello imperiale e la baia un tem-po operosa, era irrorata di luce dal primo sole e tendeva

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del mare e le insidie delle artiglierie e dei proiettori (unodei veterani era sbandato sul lato sinistro per un paio dicostole compromesse durante un tempestoso ammarag-gio notturno, un altro era fregiato da una [51] cicatrice infronte per un egual ritorno).

Tornavano alla memoria certe notti d'ansia per appa-recchi che non riapparivano, vaganti per il mare o tratte-nuti da una secca, mentre rapide, minuscole unità li an-davano cercando. Col muto linguaggio delle segnalazio-ni luminose, idrovolanti e motoscafi si erano ritrovatimentre le prime rose dell'alba si spargevano sulla gioiadel ricupero, della salvezza, della missione felicementecompiuta. E i veterani della squadriglia si mostravanoesperti della opposta, visibilissima costa militarmentenemica, ma psicologicamente sorella, nei suoi arma-menti, nei suoi obbiettivi vulnerabili. Ognuno di essi neaveva battuto a fuoco una zona bellica e rievocava unsuo apparecchio avversario fugato o colpito.

Il sopraggiunto aquilotto, che aveva ascoltato attonitoe con un segreto germogliare di emulazione, fu all'indo-mani portato in volo da un'aquila dagli esperti artigli,nel cielo delle battaglie, tra le [52] prime raffiche dellafredda, ostile bora. E non appena l'idrovolante si fuslanciato dalle onde, apparve la magica curva verso cuisi protendono le ansie italiche. La città bramata, in co-spetto del mare conteso, degradante dai colli al mare,diffusa fra il candido castello imperiale e la baia un tem-po operosa, era irrorata di luce dal primo sole e tendeva

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i suoi moli come braccia supplichevoli.L'aquilotto si alzò in segno di saluto figliale e di muto

proponimento. Poi il suo sguardo si volse al fiume fa-moso e alle tragiche ondulazioni d'oltre fiume. Sembra-va che in questo dominio della guerra pesasse la solitu-dine, se improvvisi fiocchi di fumo, simili a minuscolicirri radenti il terreno, non avessero affermato le ostilità.Laggiù, nell'irregolare, bizzarra maglia delle trincee sot-tilissime, nel picchiettio dei baraccamenti erano invisi-bili le nostre armate....

Ma quando si trattò di attuare i fieri proponimenti, ilnuovo pilota s'avvide [53] che i veterani della squadri-glia lo avevano involontariamente posto nell'imbarazzodescrivendo le loro gesta straordinarie con una semplici-tà impressionante e non corrispondente alle autentichedifficoltà ed alle severe caratteristiche atmosferiche, to-pografiche e belliche dell'ambiente in cui queste gestas'erano svolte. Il nuovo arrivato, colmo di ammirazioneper gli altri e diffidente di sè, intraprese una rude batta-glia contro la propria inesperienza: ammaraggi conclusicontro un palo di canale per un insospettato colpo divento al fianco, partenze e arrivi ingaggiati - con illegit-tima disinvoltura e conclusi fra ansie - in mare fra vio-lenti sbalzi di onda in onda.

Una delle circostanze più considerate dai novizii nellasquadriglia che Gabriele d'Annunzio definì L'Ala estre-ma d'Italia era l'eccezionale vicinanza fra la squadriglia

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i suoi moli come braccia supplichevoli.L'aquilotto si alzò in segno di saluto figliale e di muto

proponimento. Poi il suo sguardo si volse al fiume fa-moso e alle tragiche ondulazioni d'oltre fiume. Sembra-va che in questo dominio della guerra pesasse la solitu-dine, se improvvisi fiocchi di fumo, simili a minuscolicirri radenti il terreno, non avessero affermato le ostilità.Laggiù, nell'irregolare, bizzarra maglia delle trincee sot-tilissime, nel picchiettio dei baraccamenti erano invisi-bili le nostre armate....

Ma quando si trattò di attuare i fieri proponimenti, ilnuovo pilota s'avvide [53] che i veterani della squadri-glia lo avevano involontariamente posto nell'imbarazzodescrivendo le loro gesta straordinarie con una semplici-tà impressionante e non corrispondente alle autentichedifficoltà ed alle severe caratteristiche atmosferiche, to-pografiche e belliche dell'ambiente in cui queste gestas'erano svolte. Il nuovo arrivato, colmo di ammirazioneper gli altri e diffidente di sè, intraprese una rude batta-glia contro la propria inesperienza: ammaraggi conclusicontro un palo di canale per un insospettato colpo divento al fianco, partenze e arrivi ingaggiati - con illegit-tima disinvoltura e conclusi fra ansie - in mare fra vio-lenti sbalzi di onda in onda.

Una delle circostanze più considerate dai novizii nellasquadriglia che Gabriele d'Annunzio definì L'Ala estre-ma d'Italia era l'eccezionale vicinanza fra la squadriglia

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stessa e la costa nemica dai cui semafori potevano esse-re vedute persino le partenze dei nostri idrovolanti. An-che un modesto volo di esercizio [54] presentava la pos-sibilità di trasformarsi in un volo di guerra. Era semprenon superflua precauzione partire con la mitragliatrice.A cinquecento metri, anche restando sulla verticale dellasquadriglia, pareva già d'essere in casa del nemico: altricinque minuti di volo e la costa avversaria era raggiunta.Allorchè occorreva conseguire una quota alta prima dioperare, era necessario puntare l'apparecchio dalla parteopposta a quella del nemico. Da una breve gita aerea sipoteva ricavare una sommaria cronaca della vita di Trie-ste: - Oggi Trieste era tutta imbandierata. Che cosa essiavranno avuto da festeggiare?

Da un nostro semaforo era divenuto interessante unsignore con la barba che in ogni soleggiato, terso pome-riggio, alle 17, appariva davanti la chiesa di Pirano apasseggiare. Col cannocchiale lo si distingueva benissi-mo. Soltanto si discuteva il colore della barba: bruna?bionda? grigia? - La proprietaria del villino in cui risie-devano gli ufficiali [55] aveva potuto accorgersi col bi-noccolo, stando a Prosecco, fra Duino e Trieste, che ilsuo giardino di Grado era tenuto con cura. (Lo scrisse inuna lettera mandata traverso la Svizzera ad una sua co-noscente di Grado).

*

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stessa e la costa nemica dai cui semafori potevano esse-re vedute persino le partenze dei nostri idrovolanti. An-che un modesto volo di esercizio [54] presentava la pos-sibilità di trasformarsi in un volo di guerra. Era semprenon superflua precauzione partire con la mitragliatrice.A cinquecento metri, anche restando sulla verticale dellasquadriglia, pareva già d'essere in casa del nemico: altricinque minuti di volo e la costa avversaria era raggiunta.Allorchè occorreva conseguire una quota alta prima dioperare, era necessario puntare l'apparecchio dalla parteopposta a quella del nemico. Da una breve gita aerea sipoteva ricavare una sommaria cronaca della vita di Trie-ste: - Oggi Trieste era tutta imbandierata. Che cosa essiavranno avuto da festeggiare?

Da un nostro semaforo era divenuto interessante unsignore con la barba che in ogni soleggiato, terso pome-riggio, alle 17, appariva davanti la chiesa di Pirano apasseggiare. Col cannocchiale lo si distingueva benissi-mo. Soltanto si discuteva il colore della barba: bruna?bionda? grigia? - La proprietaria del villino in cui risie-devano gli ufficiali [55] aveva potuto accorgersi col bi-noccolo, stando a Prosecco, fra Duino e Trieste, che ilsuo giardino di Grado era tenuto con cura. (Lo scrisse inuna lettera mandata traverso la Svizzera ad una sua co-noscente di Grado).

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Primo volo di guerra: ricognizione sulle linee e lungola costa nemica. Serve al pilota per abituarsi all'atmosfe-ra bellica. Il comandante gli spiega: - Lei va lassù amontare di sentinella, a esplorare le retrovie nemiche. -L'esito del volo dipende dagl'incontri che si fanno. Oc-chio. Giunto il pilota ad alta quota una delusione: ilmare. Il novizio immaginava di dominare da una grandealtezza chi sa quale sconfinata estensione marina. Vice-versa dopo i mille metri già la linea esatta che separa ilmare dal cielo, e che a terra dà l'idea dell'infinito, è can-cellata da una foschìa la cui tinta confonde le due im-mensità [56] componendone una cavità sola, insignifi-cante come la nebbia. Il pilota non ottiene dal mare al-cun punto di riferimento per giudicare la posizionedell'apparecchio. Se non trova qualche nave randagiache si presti, anche se ridotta a una lineetta nera, si vol-ge ansiosamente alla costa perchè abbia la cortesia di of-frirgli una foce, una collina, una città per stabilire unconfronto fra il punto terrestre e l'idrovolante. È il figlioche cerca la madre: quando la trova riacquista tutta lasua padronanza. Ma neppure il cielo nega il suo aiuto; èsufficiente una nube perchè il pilota possa orientarsi eregolare l'andamento dell'apparecchio.

Fortunatamente la zona d'azione assegnata a L'Alaestrema d'Italia era ricchissima di costa: quella mattinadi prima ricognizione il pilota ne sbirciava i tratti più fa-mosi, tra un'occhiata e l'altra alle ali ed agli istrumenti dibordo. Aveva alla sua destra la costa istriana violacea,

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Primo volo di guerra: ricognizione sulle linee e lungola costa nemica. Serve al pilota per abituarsi all'atmosfe-ra bellica. Il comandante gli spiega: - Lei va lassù amontare di sentinella, a esplorare le retrovie nemiche. -L'esito del volo dipende dagl'incontri che si fanno. Oc-chio. Giunto il pilota ad alta quota una delusione: ilmare. Il novizio immaginava di dominare da una grandealtezza chi sa quale sconfinata estensione marina. Vice-versa dopo i mille metri già la linea esatta che separa ilmare dal cielo, e che a terra dà l'idea dell'infinito, è can-cellata da una foschìa la cui tinta confonde le due im-mensità [56] componendone una cavità sola, insignifi-cante come la nebbia. Il pilota non ottiene dal mare al-cun punto di riferimento per giudicare la posizionedell'apparecchio. Se non trova qualche nave randagiache si presti, anche se ridotta a una lineetta nera, si vol-ge ansiosamente alla costa perchè abbia la cortesia di of-frirgli una foce, una collina, una città per stabilire unconfronto fra il punto terrestre e l'idrovolante. È il figlioche cerca la madre: quando la trova riacquista tutta lasua padronanza. Ma neppure il cielo nega il suo aiuto; èsufficiente una nube perchè il pilota possa orientarsi eregolare l'andamento dell'apparecchio.

Fortunatamente la zona d'azione assegnata a L'Alaestrema d'Italia era ricchissima di costa: quella mattinadi prima ricognizione il pilota ne sbirciava i tratti più fa-mosi, tra un'occhiata e l'altra alle ali ed agli istrumenti dibordo. Aveva alla sua destra la costa istriana violacea,

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vellutata dalle pigre evaporazioni delle prime ore, intar-siata nel [57] mare, picchiettata di chiazze bianche egialle: i centri abitati. Laggiù era Pirano: il signore dellabarba.... Una strana impressione, quasi di fastidio, pro-duce in volo questo inutile insinuarsi di cose lievi, buffenella gravità della manovra. Ma ecco Trieste vasta, si-gnorile, candida, lucente di barbagli, desolata col suovasto porto deserto: - Quanti milioni d'italiani - pensavail pilota - vorrebbero essere quassù in cospetto della cit-tà desideratissima! - In volo i pensieri sono semplici, in-genui: si ritorna un po' bambini.

Il pilota puntando verso l'Hermada osservava che piùegli era prossimo alle linee nemiche, tanto più disinvoltadiveniva la sua manovra, più naturale la situazione:l'interessamento creato dalla vicinanza del nemico ridu-ceva profondamente l'interessamento per il fenomenodel volo anche se caratterizzato da rispettabili colpi divento. Il volo acquistava in quei minuti una ragiond'essere così persuasiva da abolire [58] ogni carattere dieccezionale sacrificio a chi si librava nell'atmosfera suun fragile congegno di metallo, di legno e di tela. Le li-nee nemiche perdevano intanto ogni ambiguità di sfingi:la realtà divenendo precisa ispirava più confidenza chesuggezione: - Occhio agli apparecchi da caccia: stannoin agguato come falchi, a 5000 metri, poi piombano allacoda della preda e trac! (Il trac si riferisce alla mitra-gliatrice). Queste parole udite a terra dai più esperti, ri-suonavano ammonitrici nella memoria del pilota, il qua-

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vellutata dalle pigre evaporazioni delle prime ore, intar-siata nel [57] mare, picchiettata di chiazze bianche egialle: i centri abitati. Laggiù era Pirano: il signore dellabarba.... Una strana impressione, quasi di fastidio, pro-duce in volo questo inutile insinuarsi di cose lievi, buffenella gravità della manovra. Ma ecco Trieste vasta, si-gnorile, candida, lucente di barbagli, desolata col suovasto porto deserto: - Quanti milioni d'italiani - pensavail pilota - vorrebbero essere quassù in cospetto della cit-tà desideratissima! - In volo i pensieri sono semplici, in-genui: si ritorna un po' bambini.

Il pilota puntando verso l'Hermada osservava che piùegli era prossimo alle linee nemiche, tanto più disinvoltadiveniva la sua manovra, più naturale la situazione:l'interessamento creato dalla vicinanza del nemico ridu-ceva profondamente l'interessamento per il fenomenodel volo anche se caratterizzato da rispettabili colpi divento. Il volo acquistava in quei minuti una ragiond'essere così persuasiva da abolire [58] ogni carattere dieccezionale sacrificio a chi si librava nell'atmosfera suun fragile congegno di metallo, di legno e di tela. Le li-nee nemiche perdevano intanto ogni ambiguità di sfingi:la realtà divenendo precisa ispirava più confidenza chesuggezione: - Occhio agli apparecchi da caccia: stannoin agguato come falchi, a 5000 metri, poi piombano allacoda della preda e trac! (Il trac si riferisce alla mitra-gliatrice). Queste parole udite a terra dai più esperti, ri-suonavano ammonitrici nella memoria del pilota, il qua-

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le subito toccava con la destra l'osservatore, conficcatonel posto anteriore e gli accennava di guardare in alto edi dietro. Poi per esprimersi più efficacemente compo-neva con i due indici una croce per domandare: - Cisono apparecchi con la croce? - L'osservatore si giravaesplorando sotto, sopra, poi con l'indice faceva segno dino e con tutta la mano, come in atto di benedire, racco-mandava al pilota di conservare fiducia nella sua vigi-lanza.

[59]

Discorrere di temperatura, di pressione, di numero digiri a chi è profano di motori d'aviazione, significa usareun linguaggio incomprensibile. Sono nomi di dispiaceriaerei. Il motore che si scalda soverchiamente, che pro-duce un numero instabile di giri; una crociera, un mon-tante che vibra, un'ala che presenta un'incidenza mag-giore dell'altra, sono cause di dispetto per il pilota, ilquale vola amareggiato pensando ai giorni di prigioneche infliggerà al motorista e al montatore, responsabili,secondo lui, degl'inconvenienti. L'osservatore che dalsuo posto non può essere al corrente della situazione,volgendosi per scrutare il viso del pilota - il suo qua-drante - e trovandolo corrucciato, gli chiede, agitando lecinque dita riunite sotto il naso: - Che cos'hai? - E il pi-lota, accennando con il pollice rovesciato verso il moto-re, intende rispondere: - Il motore lascia a desiderare. -Poi allungando la mano come per dire andiamo avantivuole aggiungere che l'inconveniente [60] non è così

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le subito toccava con la destra l'osservatore, conficcatonel posto anteriore e gli accennava di guardare in alto edi dietro. Poi per esprimersi più efficacemente compo-neva con i due indici una croce per domandare: - Cisono apparecchi con la croce? - L'osservatore si giravaesplorando sotto, sopra, poi con l'indice faceva segno dino e con tutta la mano, come in atto di benedire, racco-mandava al pilota di conservare fiducia nella sua vigi-lanza.

[59]

Discorrere di temperatura, di pressione, di numero digiri a chi è profano di motori d'aviazione, significa usareun linguaggio incomprensibile. Sono nomi di dispiaceriaerei. Il motore che si scalda soverchiamente, che pro-duce un numero instabile di giri; una crociera, un mon-tante che vibra, un'ala che presenta un'incidenza mag-giore dell'altra, sono cause di dispetto per il pilota, ilquale vola amareggiato pensando ai giorni di prigioneche infliggerà al motorista e al montatore, responsabili,secondo lui, degl'inconvenienti. L'osservatore che dalsuo posto non può essere al corrente della situazione,volgendosi per scrutare il viso del pilota - il suo qua-drante - e trovandolo corrucciato, gli chiede, agitando lecinque dita riunite sotto il naso: - Che cos'hai? - E il pi-lota, accennando con il pollice rovesciato verso il moto-re, intende rispondere: - Il motore lascia a desiderare. -Poi allungando la mano come per dire andiamo avantivuole aggiungere che l'inconveniente [60] non è così

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grave da imporre l'immediato ritorno.Tra questa mimica, in quella mattina di prima ricogni-

zione, l'idrovolante era giunto in cospetto dell'Hermada,tozza, oblunga come una belva accovacciata, dalla giub-ba fulva e chiazzata. Intorno l'Hermada e nel Carso unacaratteristica dominante: il terreno paragonabile allacrosta lunare quale la si vede traverso i cannocchiali po-tenti: una crosta arsa, bucata come da minuscoli, innu-merevoli crateri spenti - le doline - serpeggiante di biz-zarre striature bianche - le strade - o brune - le trincee edi reticolati. - Non un segno di vita tranne qualche scop-pio d'artiglieria rivelato da brandelli di fumo bianco. A3000 metri su un apparecchio il quale col suo fragorepresuntuoso pare la sola cosa esistente ed importante, ilsenso della guerra terrestre viene profondamente atte-nuato, specie di giorno, quando le strade sono deserte egli uomini nascosti.

E il volo proseguiva verso una visione [61] ridente,ampia e chiara di edifici in una cornice verde - Gorizia;- proseguiva con a destra le tortuosità bianco-azzurredell'Isonzo, lasciando indietro una larga chiazza verda-stra - il lago di Doberdò - un'ombra lunga fra ondulazio-ni fulve - il Vallone. - Oltre Gorizia una gola fosca: lavalle angusta tra le gobbe nude del Sabotino e del Mon-te Santo da cui sfuggiva, come ribelle a una stretta,l'Isonzo. Il pilota ebbe l'impressione di scostarsi troppodal mare. Chi vola su idrovolante si trova a disagio senon ha sotto lo sguardo distese liquide, preferibilmente

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grave da imporre l'immediato ritorno.Tra questa mimica, in quella mattina di prima ricogni-

zione, l'idrovolante era giunto in cospetto dell'Hermada,tozza, oblunga come una belva accovacciata, dalla giub-ba fulva e chiazzata. Intorno l'Hermada e nel Carso unacaratteristica dominante: il terreno paragonabile allacrosta lunare quale la si vede traverso i cannocchiali po-tenti: una crosta arsa, bucata come da minuscoli, innu-merevoli crateri spenti - le doline - serpeggiante di biz-zarre striature bianche - le strade - o brune - le trincee edi reticolati. - Non un segno di vita tranne qualche scop-pio d'artiglieria rivelato da brandelli di fumo bianco. A3000 metri su un apparecchio il quale col suo fragorepresuntuoso pare la sola cosa esistente ed importante, ilsenso della guerra terrestre viene profondamente atte-nuato, specie di giorno, quando le strade sono deserte egli uomini nascosti.

E il volo proseguiva verso una visione [61] ridente,ampia e chiara di edifici in una cornice verde - Gorizia;- proseguiva con a destra le tortuosità bianco-azzurredell'Isonzo, lasciando indietro una larga chiazza verda-stra - il lago di Doberdò - un'ombra lunga fra ondulazio-ni fulve - il Vallone. - Oltre Gorizia una gola fosca: lavalle angusta tra le gobbe nude del Sabotino e del Mon-te Santo da cui sfuggiva, come ribelle a una stretta,l'Isonzo. Il pilota ebbe l'impressione di scostarsi troppodal mare. Chi vola su idrovolante si trova a disagio senon ha sotto lo sguardo distese liquide, preferibilmente

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ampie. Una virata verso il nemico diede alla destra delpilota la foce del Timavo: un fiume tutto foce, le cui sor-genti si dispongono a delta capovolto: appena comincia-to finisce, come certi sogni belli.

Improvvisamente l'osservatore si volse agitando lemani come ali per segnalare l'avvicinarsi di un apparec-chio dalla parte del nemico. Il pilota da questo puntopresta un'attenzione enorme. Scruta [62] l'orizzonte lon-tano: non vede nulla. L'osservatore alza due dita inten-dendo avvertire: - Due apparecchi in vista! - Il pilotaguarda ostinatamente: non scorge nè il primo nè il se-condo e constata quanto sia arduo scoprire in volo altriaeroplani in volo: l'occhio reclama un particolare allena-mento. - Tre - indica con un gesto vivace l'osservatore ilquale toglie la sicurezza alla mitragliatrice già carica. Lacosa si fa seria. Il pilota novizio punta istintivamentel'idrovolante verso la zona da cui provengono i tre appa-recchi. Finalmente li scorge anche lui: sono tre puntinineri più alti dell'idrovolante, uno avanti, due dietro ailati. La fantasia del pilota assume fulminea l'assetto dibattaglia: si libera del superfluo. Rimane con un'ideaunica, fissa, insopprimibile: - Non lasciamoci prenderedi coda: affrontiamo l'apparecchio che è in testa. Taglia-re la corda (ritirarci) sarebbe offrirci al sacrificio.

I tre puntini avanzavano intanto in istrano modo: poi-chè la loro sagoma [63] si andava rivelando, pareva chescivolassero d'ala, che si spostassero sui fianchi da de-stra a sinistra, anzichè in senso longitudinale. Il primo

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ampie. Una virata verso il nemico diede alla destra delpilota la foce del Timavo: un fiume tutto foce, le cui sor-genti si dispongono a delta capovolto: appena comincia-to finisce, come certi sogni belli.

Improvvisamente l'osservatore si volse agitando lemani come ali per segnalare l'avvicinarsi di un apparec-chio dalla parte del nemico. Il pilota da questo puntopresta un'attenzione enorme. Scruta [62] l'orizzonte lon-tano: non vede nulla. L'osservatore alza due dita inten-dendo avvertire: - Due apparecchi in vista! - Il pilotaguarda ostinatamente: non scorge nè il primo nè il se-condo e constata quanto sia arduo scoprire in volo altriaeroplani in volo: l'occhio reclama un particolare allena-mento. - Tre - indica con un gesto vivace l'osservatore ilquale toglie la sicurezza alla mitragliatrice già carica. Lacosa si fa seria. Il pilota novizio punta istintivamentel'idrovolante verso la zona da cui provengono i tre appa-recchi. Finalmente li scorge anche lui: sono tre puntinineri più alti dell'idrovolante, uno avanti, due dietro ailati. La fantasia del pilota assume fulminea l'assetto dibattaglia: si libera del superfluo. Rimane con un'ideaunica, fissa, insopprimibile: - Non lasciamoci prenderedi coda: affrontiamo l'apparecchio che è in testa. Taglia-re la corda (ritirarci) sarebbe offrirci al sacrificio.

I tre puntini avanzavano intanto in istrano modo: poi-chè la loro sagoma [63] si andava rivelando, pareva chescivolassero d'ala, che si spostassero sui fianchi da de-stra a sinistra, anzichè in senso longitudinale. Il primo

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perdendo quota forse voleva portarsi a un lato dell'idro-volante per aggirarlo. I due apparecchi seguenti esegui-vano la stessa manovra. Il pilota, comportandosi conuna disinvoltura mai conosciuta, piantava certi viraggida pilotone per tenere sempre la mitragliatrice puntatacontro i nemici....

- Non sono nemici! Sono nostri - fece rapido cennol'osservatore portando al petto la destra come si fa per ilmea culpa. Infatti alla tinta nera dei tre apparecchi sierano sostituite, per effetto dell'accresciuta vicinanza, letinte autentiche fra le quali quelle tricolori dei segnali diriconoscimento. Di più erano visibili le principali carat-teristiche di costruzione degli aeroplani nazionali. Pilotae osservatore dell'idrovolante salutarono festosamenteagitando le mani - l'incontro fra apparecchi nazionalinelle solitudini aeree [64] è causa di felicità - e gli equi-paggi dei tre apparecchi incontrati - uno da ricognizionee due da caccia - risposero con uguale vivacità. La causadell'equivoco era del nemico che non aveva sparato con-tro i tre apparecchi misteriosi, lasciando supporre chefossero suoi, mentre si seppe poi che l'assenza degli spa-ri era derivata dalla presenza nello stesso cielo di cacciaaustriaci imboscati ad altissima quota.

Tornata normale la situazione, il neo-pilota di guerraprocedette a un rapido bilancio intimo: - Manovravo conla medesima disinvoltura con cui si va in bicicletta. Nonho mai eseguito viraggi pronti e stretti come in questacircostanza. Comprendo che occorre volare sul nemico

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perdendo quota forse voleva portarsi a un lato dell'idro-volante per aggirarlo. I due apparecchi seguenti esegui-vano la stessa manovra. Il pilota, comportandosi conuna disinvoltura mai conosciuta, piantava certi viraggida pilotone per tenere sempre la mitragliatrice puntatacontro i nemici....

- Non sono nemici! Sono nostri - fece rapido cennol'osservatore portando al petto la destra come si fa per ilmea culpa. Infatti alla tinta nera dei tre apparecchi sierano sostituite, per effetto dell'accresciuta vicinanza, letinte autentiche fra le quali quelle tricolori dei segnali diriconoscimento. Di più erano visibili le principali carat-teristiche di costruzione degli aeroplani nazionali. Pilotae osservatore dell'idrovolante salutarono festosamenteagitando le mani - l'incontro fra apparecchi nazionalinelle solitudini aeree [64] è causa di felicità - e gli equi-paggi dei tre apparecchi incontrati - uno da ricognizionee due da caccia - risposero con uguale vivacità. La causadell'equivoco era del nemico che non aveva sparato con-tro i tre apparecchi misteriosi, lasciando supporre chefossero suoi, mentre si seppe poi che l'assenza degli spa-ri era derivata dalla presenza nello stesso cielo di cacciaaustriaci imboscati ad altissima quota.

Tornata normale la situazione, il neo-pilota di guerraprocedette a un rapido bilancio intimo: - Manovravo conla medesima disinvoltura con cui si va in bicicletta. Nonho mai eseguito viraggi pronti e stretti come in questacircostanza. Comprendo che occorre volare sul nemico

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per volare bene. La vita, in caso di combattimento ae-reo, si riduce a un quesito semplicissimo «abbatto il ne-mico, o resto abbattuto».

È questione di momenti durante i quali le nostre atti-vità sono così interamente impiegate nella difesa enell'offesa da non rimanerne alcuna per [65] registrare lapaura, il dolore di soccombere, i rimpianti. Immaginoche gli attimi supremi del combattimento annullino tuttii valori terreni e il valore stesso dell'esistenza. La gran-diosità e l'eccezionalità assoluta dell'avventura rimpic-cioliscono ogni altro elemento, suggestionano così per-fettamente l'aviatore da presentargli come conclusionenon strana la sua scomparsa fra tanta luce.

Il soliloquio, che forse non sarebbe avvenuto sel'atmosfera avesse fatto ballare l'apparecchio, fu inter-rotto dall'apparizione di bioccoli candidi davanti e intor-no all'idrovolante, più alti e non ancora prossimi: - Tira-no a me? - pensò il pilota più curioso che preoccupatodella situazione alla quale viceversa sarebbe stata appro-priata più la preoccupazione che la curiosità. L'osserva-tore si volse sorridente ed eseguendo verso il nemico,con le due braccia, un gesto che la censura vieterebbe diriprodurre, ma che significa una quantità di cose: - Cene infischiamo, [66] non ci prendete, sparate male, ecc....- Volta la prua verso il mare, i colpi punteggiarono lascia dell'apparecchio; il pilota non li vedeva ma li senti-va come raffiche di vento e li intuiva nei replicati gestidi crescente dispregio dell'osservatore verso il nemico.

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per volare bene. La vita, in caso di combattimento ae-reo, si riduce a un quesito semplicissimo «abbatto il ne-mico, o resto abbattuto».

È questione di momenti durante i quali le nostre atti-vità sono così interamente impiegate nella difesa enell'offesa da non rimanerne alcuna per [65] registrare lapaura, il dolore di soccombere, i rimpianti. Immaginoche gli attimi supremi del combattimento annullino tuttii valori terreni e il valore stesso dell'esistenza. La gran-diosità e l'eccezionalità assoluta dell'avventura rimpic-cioliscono ogni altro elemento, suggestionano così per-fettamente l'aviatore da presentargli come conclusionenon strana la sua scomparsa fra tanta luce.

Il soliloquio, che forse non sarebbe avvenuto sel'atmosfera avesse fatto ballare l'apparecchio, fu inter-rotto dall'apparizione di bioccoli candidi davanti e intor-no all'idrovolante, più alti e non ancora prossimi: - Tira-no a me? - pensò il pilota più curioso che preoccupatodella situazione alla quale viceversa sarebbe stata appro-priata più la preoccupazione che la curiosità. L'osserva-tore si volse sorridente ed eseguendo verso il nemico,con le due braccia, un gesto che la censura vieterebbe diriprodurre, ma che significa una quantità di cose: - Cene infischiamo, [66] non ci prendete, sparate male, ecc....- Volta la prua verso il mare, i colpi punteggiarono lascia dell'apparecchio; il pilota non li vedeva ma li senti-va come raffiche di vento e li intuiva nei replicati gestidi crescente dispregio dell'osservatore verso il nemico.

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*

L'idrovolante giunto sulla perpendicolare della costacominciò a scendere; più perdeva quota e più saliva neidue reduci il caldo afflato della vita la quale andavariacquistando gradatamente certezza per un altro giorno.Toccata l'acqua, l'istinto di conservazione, tenuto a frenood abolito per varie ore, riprese un sopravvento decisosenza trovare ostacolo ma anzi accordandosi con la co-scienza del dovere compiuto. Fra un volo e l'altro diguerra l'aviatore gusta le sue impressioni belliche edestetiche sotto un manto di stanchezza voluttuosa, [67] diappetito, di sonnolenza. Egli finalmente comprende cheil famoso laconismo degli aviatori descritto come un mi-stero, come una forma di eroica svalutazione o insensi-bilità delle proprie gesta, deriva invece dall'isolamentoassoluto interpostosi fra chi ha volato e chi non ha vola-to. È di un'irrimediabile inutilità la descrizione di sensa-zioni le quali in cospetto di spettatori rimasti a terra rie-scono trasfigurate, puerili perchè imperniate sul contra-sto fra minuscole cause tecniche e possibili grandi effet-ti. Poi l'aviatore non vince un'intima sdegnosità perl'interrogatore che ignora la quotidiana alternativa fra lavita e la morte, per l'interrogatore che non va oltrel'immaginare effetti estetici e psicologici - superati dagran tempo dall'aviatore - delle velocità, delle altezze edelle solitudini. Il silenzio tra aviatori su argomenti diservizio aereo deriva talvolta dalla riluttanza a confidareintime crisi di volo definite fife - le confessioni vengono

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L'idrovolante giunto sulla perpendicolare della costacominciò a scendere; più perdeva quota e più saliva neidue reduci il caldo afflato della vita la quale andavariacquistando gradatamente certezza per un altro giorno.Toccata l'acqua, l'istinto di conservazione, tenuto a frenood abolito per varie ore, riprese un sopravvento decisosenza trovare ostacolo ma anzi accordandosi con la co-scienza del dovere compiuto. Fra un volo e l'altro diguerra l'aviatore gusta le sue impressioni belliche edestetiche sotto un manto di stanchezza voluttuosa, [67] diappetito, di sonnolenza. Egli finalmente comprende cheil famoso laconismo degli aviatori descritto come un mi-stero, come una forma di eroica svalutazione o insensi-bilità delle proprie gesta, deriva invece dall'isolamentoassoluto interpostosi fra chi ha volato e chi non ha vola-to. È di un'irrimediabile inutilità la descrizione di sensa-zioni le quali in cospetto di spettatori rimasti a terra rie-scono trasfigurate, puerili perchè imperniate sul contra-sto fra minuscole cause tecniche e possibili grandi effet-ti. Poi l'aviatore non vince un'intima sdegnosità perl'interrogatore che ignora la quotidiana alternativa fra lavita e la morte, per l'interrogatore che non va oltrel'immaginare effetti estetici e psicologici - superati dagran tempo dall'aviatore - delle velocità, delle altezze edelle solitudini. Il silenzio tra aviatori su argomenti diservizio aereo deriva talvolta dalla riluttanza a confidareintime crisi di volo definite fife - le confessioni vengono

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qualche tempo dopo che le crisi [68] furono superate -oppure deriva dalla superfluità di intrattenersi su sensa-zioni reciprocamente note.

L'aviatore tra un volo e l'altro si riposa.... discutendoanimatamente sugli argomenti più bizzarri, eseguendo ofacendosi eseguire musica allegrissima - preferisce quel-la americana - ingolfandosi in rapide gite terrestri, in ru-morose partite al biliardo o alle carte, tenendo contoscrupoloso delle superstizioni e sprofondandosi in dor-mite solenni. Riposati i nervi, è ripreso dalla nostalgiadel volo e delle altezze spirituali. La vita senza incogni-te supreme gli diviene tediosa. Accanto a queste causeessenziali agisce l'emulazione per i colleghi che duranteil suo riposo hanno brillantemente volato. Egli sente lanecessità di nutrire il suo prestigio con nuove vittorie:s'accorge di amare il suo apparecchio come un esserevivo, intelligente, e ne è geloso. Non appena ricevel'ordine di partire, passa dalla effervescenza delle inten-zioni alla diffidenza per le condizioni [69] meteorologi-che e per l'apparecchio che esamina con una cura da sanTommaso, si rassegna alla partenza, sente l'urgenza dipartire; appena è in volo ne prova gioia come fosse libe-rato da un incubo. Forse questa alternativa - insopprimi-bile anche dopo una lunga serie di voli - sarebbe evitabi-le se l'aviatore potesse rimanere nella magìa, nell'incan-to delle avventure aeree quasi senza interruzione. Maogni intervallo è un tuffo nella realtà, è un ritornoall'apprezzamento dei valori terreni dai quali deve poi li-

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qualche tempo dopo che le crisi [68] furono superate -oppure deriva dalla superfluità di intrattenersi su sensa-zioni reciprocamente note.

L'aviatore tra un volo e l'altro si riposa.... discutendoanimatamente sugli argomenti più bizzarri, eseguendo ofacendosi eseguire musica allegrissima - preferisce quel-la americana - ingolfandosi in rapide gite terrestri, in ru-morose partite al biliardo o alle carte, tenendo contoscrupoloso delle superstizioni e sprofondandosi in dor-mite solenni. Riposati i nervi, è ripreso dalla nostalgiadel volo e delle altezze spirituali. La vita senza incogni-te supreme gli diviene tediosa. Accanto a queste causeessenziali agisce l'emulazione per i colleghi che duranteil suo riposo hanno brillantemente volato. Egli sente lanecessità di nutrire il suo prestigio con nuove vittorie:s'accorge di amare il suo apparecchio come un esserevivo, intelligente, e ne è geloso. Non appena ricevel'ordine di partire, passa dalla effervescenza delle inten-zioni alla diffidenza per le condizioni [69] meteorologi-che e per l'apparecchio che esamina con una cura da sanTommaso, si rassegna alla partenza, sente l'urgenza dipartire; appena è in volo ne prova gioia come fosse libe-rato da un incubo. Forse questa alternativa - insopprimi-bile anche dopo una lunga serie di voli - sarebbe evitabi-le se l'aviatore potesse rimanere nella magìa, nell'incan-to delle avventure aeree quasi senza interruzione. Maogni intervallo è un tuffo nella realtà, è un ritornoall'apprezzamento dei valori terreni dai quali deve poi li-

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berarsi - per volare moralmente bene - come da ingom-bri. L'aviazione è una successione di istanti meraviglio-si, ma se fra questi istanti s'insinuano le nostalgie delpassato e le aspirazioni dell'avvenire, l'aviazione perdeper un'ora, per un giorno il suo potere suggestivo, salvopoi a riconquistarlo con arte smagliante e immediata.

[70]

*

E si parte per un bombardamento. Volare in seguito aordine ricevuto da superiori è delizioso. Molti aviatorihanno un culto per i voli comandati. Non si avverte ilvento, non preoccupano le nubi. Si deve andare e si va.Per il bombardamento si vola con astuzia percorrendo ilcielo come un dedalo di viuzze, evitando batterie, campid'aviazione del nemico.... Ciò non impedisce che la viaaerea diretta al bersaglio prescelto cominci a costellarsidi minuscoli cirri bianchi, rossi, neri, i quali aspettano alvarco l'apparecchio salito dal mare, mentre altri cirri siaggiungono con intensità crescente come rinforzi inviatid'urgenza. La costellazione si stende, s'avvicina;nell'uniforme possente voce del motore si introduconolamentose lacerazioni dell'aria, rombi cupi prodotti daiproiettili scoppiati più vicini all'idrovolante, il [71] qualeha dei balzi che danno ciascuno un fremito ai due avia-tori.

Sarebbe inverosimile, sovrumano non avvertire

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berarsi - per volare moralmente bene - come da ingom-bri. L'aviazione è una successione di istanti meraviglio-si, ma se fra questi istanti s'insinuano le nostalgie delpassato e le aspirazioni dell'avvenire, l'aviazione perdeper un'ora, per un giorno il suo potere suggestivo, salvopoi a riconquistarlo con arte smagliante e immediata.

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E si parte per un bombardamento. Volare in seguito aordine ricevuto da superiori è delizioso. Molti aviatorihanno un culto per i voli comandati. Non si avverte ilvento, non preoccupano le nubi. Si deve andare e si va.Per il bombardamento si vola con astuzia percorrendo ilcielo come un dedalo di viuzze, evitando batterie, campid'aviazione del nemico.... Ciò non impedisce che la viaaerea diretta al bersaglio prescelto cominci a costellarsidi minuscoli cirri bianchi, rossi, neri, i quali aspettano alvarco l'apparecchio salito dal mare, mentre altri cirri siaggiungono con intensità crescente come rinforzi inviatid'urgenza. La costellazione si stende, s'avvicina;nell'uniforme possente voce del motore si introduconolamentose lacerazioni dell'aria, rombi cupi prodotti daiproiettili scoppiati più vicini all'idrovolante, il [71] qualeha dei balzi che danno ciascuno un fremito ai due avia-tori.

Sarebbe inverosimile, sovrumano non avvertire

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l'estrema gravità di questi fieri momenti. Ogni balzodell'apparecchio può annunciare il capitombolo finale sesi ricorda che basta una scheggia a tagliare un comando,a mettere fuori combattimento il pilota, a frantumarel'elica, a paralizzare il motore.... Ma si va avanti con unaostinazione sprezzante per tutte le incognite, con una in-verosimile fede nella propria invulnerabilità, ostinazionee fede che contrastano con la più fredda, rigida perce-zione della realtà. Intorno ai due aviatori non tuona ilfragore, nè trascina il movimento della collettiva batta-glia terrestre, non c'è la possibilità dell'eroico oblìo edella sublime esaltazione: i due, soli, sospesi nell'abisso,divenuti bersaglio certo di batterie non contate e scarsa-mente vedute, debbono, oltre che superare questa situa-zione, viverla nei suoi più minuti particolari, come unpaziente subirebbe, non addormentato, [72] un'operazio-ne chirurgica; debbono prevedere tutte le possibilità, mi-surarne tutta la portata. Sino all'ultimo momento sonoarbitri dei loro atti, sono investiti della più assoluta re-sponsabilità, col volante stringono il loro destino; nondebbono nè entusiasmarsi, nè abbattersi, la loro coscien-za non deve velarsi tra le due estreme crisi dell'esube-ranza e dell'esaurimento, mentre fra tante esteriori circo-stanze anormali debbono tener desta, vigile la diffidenzaverso l'apparecchio: evitare che la pressione della benzi-na abbia a salire soverchiamente determinando lo scop-pio del serbatoio; evitare che il motore abbia a scaldarsio a raffreddarsi eccessivamente perchè nell'uno onell'altro caso la sua marcia diverrebbe irregolare; osser-

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l'estrema gravità di questi fieri momenti. Ogni balzodell'apparecchio può annunciare il capitombolo finale sesi ricorda che basta una scheggia a tagliare un comando,a mettere fuori combattimento il pilota, a frantumarel'elica, a paralizzare il motore.... Ma si va avanti con unaostinazione sprezzante per tutte le incognite, con una in-verosimile fede nella propria invulnerabilità, ostinazionee fede che contrastano con la più fredda, rigida perce-zione della realtà. Intorno ai due aviatori non tuona ilfragore, nè trascina il movimento della collettiva batta-glia terrestre, non c'è la possibilità dell'eroico oblìo edella sublime esaltazione: i due, soli, sospesi nell'abisso,divenuti bersaglio certo di batterie non contate e scarsa-mente vedute, debbono, oltre che superare questa situa-zione, viverla nei suoi più minuti particolari, come unpaziente subirebbe, non addormentato, [72] un'operazio-ne chirurgica; debbono prevedere tutte le possibilità, mi-surarne tutta la portata. Sino all'ultimo momento sonoarbitri dei loro atti, sono investiti della più assoluta re-sponsabilità, col volante stringono il loro destino; nondebbono nè entusiasmarsi, nè abbattersi, la loro coscien-za non deve velarsi tra le due estreme crisi dell'esube-ranza e dell'esaurimento, mentre fra tante esteriori circo-stanze anormali debbono tener desta, vigile la diffidenzaverso l'apparecchio: evitare che la pressione della benzi-na abbia a salire soverchiamente determinando lo scop-pio del serbatoio; evitare che il motore abbia a scaldarsio a raffreddarsi eccessivamente perchè nell'uno onell'altro caso la sua marcia diverrebbe irregolare; osser-

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vare che gl'istrumenti di bordo conservino il loro fedelefunzionamento. Credere nella vita malgrado tutte le insi-die: ecco la consegna dell'aviatore i cui nervi, il cui cer-vello, i cui muscoli debbono dare le loro energie finoall'estremo perchè un solo secondo [73] di abbandono,un solo eccesso possono annullare tragicamente gli ef-fetti di mesi e mesi di rispetto alle leggi del volo, di sa-gace prodezza nel combattere il nemico.

Ecco il bersaglio. L'osservatore confronta le caratteri-stiche della carta topografica di bordo con quelle del ter-reno. Tutti gli scrupoli gli sono intorno a raccomandar-gli la cura più meticolosa perchè sia colpito esclusiva-mente il bersaglio. Ed egli, individuato quella dolina,quel tratto di ferrovia, quell'incrocio di strade che glidanno il certo obbiettivo, sfibbia una dopo l'altra lebombe e ne osserva l'effetto mentre scendono obliqua-mente rimpicciolendo sino a scomparire. Poi nel bersa-glio una muta macchia di fumo s'allarga pigramente. Ilpilota, che già da vari minuti virava nel cielodell'obbiettivo, inclina l'apparecchio per osservare a suavolta l'effetto del bombardamento, poi si dirige alla basefendendo alla massima velocità lo sbarramento di scop-pi che gli contendono il ritorno. [74] Ma il successo dellamissione e la possibilità sempre più vicina di una felicediscesa danno ai due reduci una gaia illusione di invul-nerabilità. Giunti sul semaforo della base non aspettanodi essere scesi per comunicare telefonicamente il risulta-to della missione, ma vi lanciano un messaggio chiuso

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vare che gl'istrumenti di bordo conservino il loro fedelefunzionamento. Credere nella vita malgrado tutte le insi-die: ecco la consegna dell'aviatore i cui nervi, il cui cer-vello, i cui muscoli debbono dare le loro energie finoall'estremo perchè un solo secondo [73] di abbandono,un solo eccesso possono annullare tragicamente gli ef-fetti di mesi e mesi di rispetto alle leggi del volo, di sa-gace prodezza nel combattere il nemico.

Ecco il bersaglio. L'osservatore confronta le caratteri-stiche della carta topografica di bordo con quelle del ter-reno. Tutti gli scrupoli gli sono intorno a raccomandar-gli la cura più meticolosa perchè sia colpito esclusiva-mente il bersaglio. Ed egli, individuato quella dolina,quel tratto di ferrovia, quell'incrocio di strade che glidanno il certo obbiettivo, sfibbia una dopo l'altra lebombe e ne osserva l'effetto mentre scendono obliqua-mente rimpicciolendo sino a scomparire. Poi nel bersa-glio una muta macchia di fumo s'allarga pigramente. Ilpilota, che già da vari minuti virava nel cielodell'obbiettivo, inclina l'apparecchio per osservare a suavolta l'effetto del bombardamento, poi si dirige alla basefendendo alla massima velocità lo sbarramento di scop-pi che gli contendono il ritorno. [74] Ma il successo dellamissione e la possibilità sempre più vicina di una felicediscesa danno ai due reduci una gaia illusione di invul-nerabilità. Giunti sul semaforo della base non aspettanodi essere scesi per comunicare telefonicamente il risulta-to della missione, ma vi lanciano un messaggio chiuso

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in un tubetto di latta con nastri tricolori contenentel'estratto del servizio e le osservazioni fatte sul golfo.Avvenuta la discesa i due bombardieri contano i buchi,gli strappi prodotti nell'apparecchio dalle pallette e dallescheggie incontrate per via. Certe constatazioni dannotalvolta dei brividi: se uno dei proiettili fosse passato uncentimetro più avanti avrebbe determinato la cadutadell'apparecchio. È l'ala fredda della cupa dominatriceche passa vicino. Queste traccie dell'artiglieria nemicasono oggetto di segrete gelosie, sono ambìte come me-daglie, come distintivi: chi non ne ha avute nel suo ap-parecchio cova la speranza di procurarsene al prossimovolo di guerra. [75] Nel diario che molti aviatori redigo-no, il numero dei buchi occupa un posto d'onore.

*

Si dovette partire prima dell'alba per giungere inos-servati in quota a dirigere un tiro d'artiglieria. La costaistriana era una striscia violacea tra il celeste del mare eil rosa del cielo. L'idrovolante saliva a larghi giri versola luce che già tripudiava dietro il torvo Carso, infiam-mando nubi randagie. A 3000 metri cominciò il collo-quio traverso lo spazio fra le batterie e l'idrovolante chelanciava le sue invisibili segnalazioni dal filo radiotele-grafico pendente dallo scafo. Andava a «chiedere col-po» verso la batteria, poi tornava per vederlo sul bersa-glio. Se il colpo tardava, il pilota doveva risolvere ilproblema di stare fermo andando alla velocità di 150

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in un tubetto di latta con nastri tricolori contenentel'estratto del servizio e le osservazioni fatte sul golfo.Avvenuta la discesa i due bombardieri contano i buchi,gli strappi prodotti nell'apparecchio dalle pallette e dallescheggie incontrate per via. Certe constatazioni dannotalvolta dei brividi: se uno dei proiettili fosse passato uncentimetro più avanti avrebbe determinato la cadutadell'apparecchio. È l'ala fredda della cupa dominatriceche passa vicino. Queste traccie dell'artiglieria nemicasono oggetto di segrete gelosie, sono ambìte come me-daglie, come distintivi: chi non ne ha avute nel suo ap-parecchio cova la speranza di procurarsene al prossimovolo di guerra. [75] Nel diario che molti aviatori redigo-no, il numero dei buchi occupa un posto d'onore.

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Si dovette partire prima dell'alba per giungere inos-servati in quota a dirigere un tiro d'artiglieria. La costaistriana era una striscia violacea tra il celeste del mare eil rosa del cielo. L'idrovolante saliva a larghi giri versola luce che già tripudiava dietro il torvo Carso, infiam-mando nubi randagie. A 3000 metri cominciò il collo-quio traverso lo spazio fra le batterie e l'idrovolante chelanciava le sue invisibili segnalazioni dal filo radiotele-grafico pendente dallo scafo. Andava a «chiedere col-po» verso la batteria, poi tornava per vederlo sul bersa-glio. Se il colpo tardava, il pilota doveva risolvere ilproblema di stare fermo andando alla velocità di 150

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chilometri all'ora: e ci riusciva infilando una prolissa se-rie di viraggi. Il colpo arrivava. Troppo [76] corto, trop-po lungo, più a destra, più a sinistra. Centrato! Giubilo abordo.

Le nubi s'erano intanto accumulate, erano discese continte bigie e bieche intenzioni. Alla raggiante placiditàdell'aurora s'era sostituita una grigia inquietudine in cuil'apparecchio avanzava vibrando, ora sollevato, ora sen-za sostentamento, con delle velleità ribelli, con lunghi,lamentosi, disuguali suoni di motore. Dalla costa venetasaliva un'immane macchia plumbea, oblunga comeun'ala soprannaturale, la cui ombra sinistra si stendevasul mare verdastro, striato di lividure. L'idrovolante,dopo tre ore di navigazione, scendeva a velocità vertigi-nosa per fendere le raffiche, e sull'Isonzo pareva sbal-zasse di gradino in gradino da un'invisibile scala. Dapoco aveva ammarato che tutte le ire accumulate nei re-gni violati si scatenarono sulla terra e sul mare, intimi-dendo la guerra degli uomini.

Nel pomeriggio la natura placata si riconciliò con ilpiù smagliante dei suoi sorrisi rivelando ogni sua recon-dita bellezza, [77] anche la più lontana, la più insperata.Sulla verticale dell'Hermada a 3500 metri il pilota riam-messo al dominio degli spazi sul suo idrovolante, vede-va in un giro di sguardo Venezia paragonabile a una mi-nuscola corazzata nel suo bacino di carenaggio, Goriziae Trieste di cui si potevano distinguere le più sottili par-ticolarità, e Pola simile a una rosa bianca posata sugli

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chilometri all'ora: e ci riusciva infilando una prolissa se-rie di viraggi. Il colpo arrivava. Troppo [76] corto, trop-po lungo, più a destra, più a sinistra. Centrato! Giubilo abordo.

Le nubi s'erano intanto accumulate, erano discese continte bigie e bieche intenzioni. Alla raggiante placiditàdell'aurora s'era sostituita una grigia inquietudine in cuil'apparecchio avanzava vibrando, ora sollevato, ora sen-za sostentamento, con delle velleità ribelli, con lunghi,lamentosi, disuguali suoni di motore. Dalla costa venetasaliva un'immane macchia plumbea, oblunga comeun'ala soprannaturale, la cui ombra sinistra si stendevasul mare verdastro, striato di lividure. L'idrovolante,dopo tre ore di navigazione, scendeva a velocità vertigi-nosa per fendere le raffiche, e sull'Isonzo pareva sbal-zasse di gradino in gradino da un'invisibile scala. Dapoco aveva ammarato che tutte le ire accumulate nei re-gni violati si scatenarono sulla terra e sul mare, intimi-dendo la guerra degli uomini.

Nel pomeriggio la natura placata si riconciliò con ilpiù smagliante dei suoi sorrisi rivelando ogni sua recon-dita bellezza, [77] anche la più lontana, la più insperata.Sulla verticale dell'Hermada a 3500 metri il pilota riam-messo al dominio degli spazi sul suo idrovolante, vede-va in un giro di sguardo Venezia paragonabile a una mi-nuscola corazzata nel suo bacino di carenaggio, Goriziae Trieste di cui si potevano distinguere le più sottili par-ticolarità, e Pola simile a una rosa bianca posata sugli

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estremi intarsi istriani. E intorno un prodigio di bellezzeabbaglianti: cavalcate azzurre e nevose di vette, avanza-te tortuose bianco-celesti di fiumi, luci porporine di di-stese abitate e gradazioni d'ogni verde di campagne; nelmare sterminati riflessi del sole nel suo supremo com-miato dal giorno.

Ma questi fenomeni di visibilità sono rari e non coin-cidono certo coi giorni d'offensiva in cui il Carso sem-brava trapuntato da crateri fumanti e la sua superficieondeggiante appariva in ebollizione sotto una greve fo-schìa giallastra che era l'emanazione delle artiglierie, eal tramonto si appesantiva, si [78] stendeva come stancadi librarsi. Se si voleva vedere e colpire, si doveva vola-re bassi in questa atmosfera olezzante di sentori chimici.S'intuivano le movenze, le sagome della battaglia dalcomporsi e dallo spostarsi di certe linee punteggiate fit-tamente di cirri, dal tramestìo insistente di puntini infi-niti distribuiti a strisce. Un manto di fumo soffocaval'Hermada: per virtù di una poderosa zaffata di vento labelva poteva per qualche istante scoprirsi e respirare,ma un altro turbine le si avventava sopra e la ricoprivain una stretta asfissiante.

Alla semplicità di queste visioni terrestri si contrap-ponevano in cielo le complicazioni più stupefacenti.Una moltitudine di apparecchi d'ogni foggia, d'ogni pro-porzione, d'ogni velocità, di ogni fregio, ostruiva il pas-saggio sotto, sopra, a destra, a sinistra, mettevanell'imbarazzo il più disinvolto pilota. Sembrava di

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estremi intarsi istriani. E intorno un prodigio di bellezzeabbaglianti: cavalcate azzurre e nevose di vette, avanza-te tortuose bianco-celesti di fiumi, luci porporine di di-stese abitate e gradazioni d'ogni verde di campagne; nelmare sterminati riflessi del sole nel suo supremo com-miato dal giorno.

Ma questi fenomeni di visibilità sono rari e non coin-cidono certo coi giorni d'offensiva in cui il Carso sem-brava trapuntato da crateri fumanti e la sua superficieondeggiante appariva in ebollizione sotto una greve fo-schìa giallastra che era l'emanazione delle artiglierie, eal tramonto si appesantiva, si [78] stendeva come stancadi librarsi. Se si voleva vedere e colpire, si doveva vola-re bassi in questa atmosfera olezzante di sentori chimici.S'intuivano le movenze, le sagome della battaglia dalcomporsi e dallo spostarsi di certe linee punteggiate fit-tamente di cirri, dal tramestìo insistente di puntini infi-niti distribuiti a strisce. Un manto di fumo soffocaval'Hermada: per virtù di una poderosa zaffata di vento labelva poteva per qualche istante scoprirsi e respirare,ma un altro turbine le si avventava sopra e la ricoprivain una stretta asfissiante.

Alla semplicità di queste visioni terrestri si contrap-ponevano in cielo le complicazioni più stupefacenti.Una moltitudine di apparecchi d'ogni foggia, d'ogni pro-porzione, d'ogni velocità, di ogni fregio, ostruiva il pas-saggio sotto, sopra, a destra, a sinistra, mettevanell'imbarazzo il più disinvolto pilota. Sembrava di

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guardare dentro una ciclopica vasca di pesci. Prima divirare c'era da aprire tanto d'occhi per [79] non cozzare,per non ricevere soffiate. Il cielo non era più prodigo diinfiniti spazi, almeno il cielo carsico. Gli apparecchi sa-livano o scendevano sbandati, buffi, quasi fossero statiintenti a tagliare la strada; quelli di fianco sembravanoimmobili sospesi nel vuoto, appesi a un filo invisibile.Vicine ali tricolori, ali più lontane annerite, improvvisibagliori di agili caccia dalla testa di metallo, tingevanoil cielo. Sonorità infernali di motori e d'artiglierie, rombie sussulti tormentavano il volo. Più in alto c'era da diffi-dare delle traiettorie dei grossi proiettili, più in basso sidiffidava ingiustamente delle bombe lasciate da appa-recchi naviganti a quota maggiore. Il nemico, stordito,riesciva appena a spruzzare di tanto in tanto il cielo dicolpi frettolosi e inesatti. S'insinuava la comicità neldramma: passava un caccia che aveva dipinto sulla fuso-liera questo ammonimento: Ocio fiol d'un can: poi mo-strava l'altro fianco in cui sì leggeva: Ocio che te copo.Monitori inglesi sparavano [80] dal mare, apparecchi ita-liani dal cielo sparavano, fotografavano, dirigevano tiri.

Esaurite le munizioni, effettuata la missione, aeropla-ni e idrovolanti tornavano alle loro basi incontrandosicon stormi di apparecchi i quali accorrevano a dar loro ilcambio, a nutrire di energie fresche la battaglia. Neicampi fervore febbrile: partenze, arrivi di apparecchi;squadre di operai che riparavano, che rifornivano; uffi-ciali a rapporto, conteggio di buchi negli apparecchi;

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guardare dentro una ciclopica vasca di pesci. Prima divirare c'era da aprire tanto d'occhi per [79] non cozzare,per non ricevere soffiate. Il cielo non era più prodigo diinfiniti spazi, almeno il cielo carsico. Gli apparecchi sa-livano o scendevano sbandati, buffi, quasi fossero statiintenti a tagliare la strada; quelli di fianco sembravanoimmobili sospesi nel vuoto, appesi a un filo invisibile.Vicine ali tricolori, ali più lontane annerite, improvvisibagliori di agili caccia dalla testa di metallo, tingevanoil cielo. Sonorità infernali di motori e d'artiglierie, rombie sussulti tormentavano il volo. Più in alto c'era da diffi-dare delle traiettorie dei grossi proiettili, più in basso sidiffidava ingiustamente delle bombe lasciate da appa-recchi naviganti a quota maggiore. Il nemico, stordito,riesciva appena a spruzzare di tanto in tanto il cielo dicolpi frettolosi e inesatti. S'insinuava la comicità neldramma: passava un caccia che aveva dipinto sulla fuso-liera questo ammonimento: Ocio fiol d'un can: poi mo-strava l'altro fianco in cui sì leggeva: Ocio che te copo.Monitori inglesi sparavano [80] dal mare, apparecchi ita-liani dal cielo sparavano, fotografavano, dirigevano tiri.

Esaurite le munizioni, effettuata la missione, aeropla-ni e idrovolanti tornavano alle loro basi incontrandosicon stormi di apparecchi i quali accorrevano a dar loro ilcambio, a nutrire di energie fresche la battaglia. Neicampi fervore febbrile: partenze, arrivi di apparecchi;squadre di operai che riparavano, che rifornivano; uffi-ciali a rapporto, conteggio di buchi negli apparecchi;

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trasporto premuroso di feriti; notizie, ordini per telefonoe con la radio. Con l'estrema luce diurna sbucavano dal-la fulva, acre foschìa gli ultimi combattenti del cielo; ilcannoneggiamento accompagnava i preparativi delle ae-ree spedizioni notturne. E in questo sfondo immane lasentimentalità era rappresentata dai cani della squadri-glia - porta-fortuna - i quali improvvisavano una riddamugolante, capricciosa di giubilo intorno ai padroni tor-nati dalla battaglia aerea.

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trasporto premuroso di feriti; notizie, ordini per telefonoe con la radio. Con l'estrema luce diurna sbucavano dal-la fulva, acre foschìa gli ultimi combattenti del cielo; ilcannoneggiamento accompagnava i preparativi delle ae-ree spedizioni notturne. E in questo sfondo immane lasentimentalità era rappresentata dai cani della squadri-glia - porta-fortuna - i quali improvvisavano una riddamugolante, capricciosa di giubilo intorno ai padroni tor-nati dalla battaglia aerea.

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La squadriglia esule

Le tiravano col 381, l'assalivano di notte gl'idrovolan-ti austriaci, e i proiettili le cadevano intorno ai ricoveri,ogni sua missione si iniziava sotto il controllo dei sema-fori istriani, e da Trieste udivano i suoi motori mentre siscaldavano, non disponeva di un'ora sola veramentetranquilla, pativa la malaria e la bora, eppure la squadri-glia di Grado, la squadriglia esule rievocò sempre la suaisoletta con nostalgia cocente. Lassù era in cospetto del-la storia, operava in vista dell'Italia nuova che rombantee sanguinando, muovendo da un ciclopico cantiere, sca-vava la sua via.

Forse a Grado il senso della guerra [82] risultava piùdrammatico che altrove perchè vi si avvicendavano, inimprovvisi contrasti, episodi di vita bellica e di vita civi-le, per cui non era mai possibile ai combattenti dellasquadriglia entrare pienamente in quello stato di oblìo,di abbrutimento e di allucinazione sublimi che si ricevedalla trincea dove non si vede, non si vive e non si muo-re che la guerra, ed ogni aspetto della esistenza borgheseappare un ricordo remoto ed inverosimile. A Grado gliaviatori erano coinvolti da vicende di guerra non soltan-to in ore di volo, ma anche in quelle di riposo, con attac-chi aerei e bombardamenti dalla costa nemica: così laloro tensione risultava incessante, la loro mobilitazione

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La squadriglia esule

Le tiravano col 381, l'assalivano di notte gl'idrovolan-ti austriaci, e i proiettili le cadevano intorno ai ricoveri,ogni sua missione si iniziava sotto il controllo dei sema-fori istriani, e da Trieste udivano i suoi motori mentre siscaldavano, non disponeva di un'ora sola veramentetranquilla, pativa la malaria e la bora, eppure la squadri-glia di Grado, la squadriglia esule rievocò sempre la suaisoletta con nostalgia cocente. Lassù era in cospetto del-la storia, operava in vista dell'Italia nuova che rombantee sanguinando, muovendo da un ciclopico cantiere, sca-vava la sua via.

Forse a Grado il senso della guerra [82] risultava piùdrammatico che altrove perchè vi si avvicendavano, inimprovvisi contrasti, episodi di vita bellica e di vita civi-le, per cui non era mai possibile ai combattenti dellasquadriglia entrare pienamente in quello stato di oblìo,di abbrutimento e di allucinazione sublimi che si ricevedalla trincea dove non si vede, non si vive e non si muo-re che la guerra, ed ogni aspetto della esistenza borgheseappare un ricordo remoto ed inverosimile. A Grado gliaviatori erano coinvolti da vicende di guerra non soltan-to in ore di volo, ma anche in quelle di riposo, con attac-chi aerei e bombardamenti dalla costa nemica: così laloro tensione risultava incessante, la loro mobilitazione

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spirituale si manteneva rigorosa, la loro elevatezza mo-rale - fatta di serene rinuncie supreme - perfetta. Ogniloro ora di vita conteneva un suo intenso valore. Il ritro-varsi vivi alla fine di ciascun giorno e di ciascun rischioera la constatazione di una vittoria contro la sorte.

[83]

A traverso questo eccezionale stato d'animo venivanoosservati con ingenua meraviglia - che negli aviatori sirinnovava dopo i loro bombardamenti diurni e notturni,le ricognizioni fotografiche, le direzioni dei tiri d'arti-glieria, gli attacchi a navi nemiche - i più comuni episo-di borghesi: l'apparizione, nell'ora dei bagni e della pas-seggiata, sul lungo-mare adorno di edifici lussuosi per lastagione balneare d'altri tempi, di alcune signore e si-gnorine valorose nella loro ostinata permanenza a Gra-do, encomiabili, fra tante ansie, nel conservare ancora,all'ambiente rosicchiato dalle bombe, una estrema par-venza di eleganza mondana; il concerto nei giorni festividei marinai in piazza e le rappresentazioni dei filodram-matici indigeni in un teatrino: l'intermezzo della Caval-leria e la parodia di Francesca da Rimini mentre talvol-ta a poche miglia i motoscafi armati scambiavano can-nonate con torpediniere austriache, ed aerei nostri pro-vocavano nel cielo di Trieste moltitudini di scoppi; cori[84] di bambini poveri, raccolti in un ben munito refetto-rio dalla filantropia della Marina, con accompagnamen-to di artiglieria oltre Isonzo; gruppi di monelli che riem-pivano sacchi con la sabbia della spiaggia per irrobustire

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spirituale si manteneva rigorosa, la loro elevatezza mo-rale - fatta di serene rinuncie supreme - perfetta. Ogniloro ora di vita conteneva un suo intenso valore. Il ritro-varsi vivi alla fine di ciascun giorno e di ciascun rischioera la constatazione di una vittoria contro la sorte.

[83]

A traverso questo eccezionale stato d'animo venivanoosservati con ingenua meraviglia - che negli aviatori sirinnovava dopo i loro bombardamenti diurni e notturni,le ricognizioni fotografiche, le direzioni dei tiri d'arti-glieria, gli attacchi a navi nemiche - i più comuni episo-di borghesi: l'apparizione, nell'ora dei bagni e della pas-seggiata, sul lungo-mare adorno di edifici lussuosi per lastagione balneare d'altri tempi, di alcune signore e si-gnorine valorose nella loro ostinata permanenza a Gra-do, encomiabili, fra tante ansie, nel conservare ancora,all'ambiente rosicchiato dalle bombe, una estrema par-venza di eleganza mondana; il concerto nei giorni festividei marinai in piazza e le rappresentazioni dei filodram-matici indigeni in un teatrino: l'intermezzo della Caval-leria e la parodia di Francesca da Rimini mentre talvol-ta a poche miglia i motoscafi armati scambiavano can-nonate con torpediniere austriache, ed aerei nostri pro-vocavano nel cielo di Trieste moltitudini di scoppi; cori[84] di bambini poveri, raccolti in un ben munito refetto-rio dalla filantropia della Marina, con accompagnamen-to di artiglieria oltre Isonzo; gruppi di monelli che riem-pivano sacchi con la sabbia della spiaggia per irrobustire

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i loro illusori ripari sotto le catapecchie; popolani chedopo il bombardamento aereo uscivano a raccoglierescheggie, fondelli per le strade e pesci uccisi dallo scop-pio di proiettili in mare e gettati in secca dalla risacca....

Grado era cara alla squadriglia: nei suoi marmi anti-chi parlava di Roma, e di Venezia parlava nel grovigliodelle sue calli, delle sue piazzette, nello stile della suatorre, nel dialetto, nei costumi dei suoi popolani. Le fasilunari ne capovolgevano le abitudini. Sonnecchiava digiorno e vegliava di notte. Lungo le calli s'udiva il som-messo chiacchierìo d'attesa di gruppetti invisibili nellapenombra traversata da obliqui raggi lunari. Gli aviatoritrascorrevano le notti parte nei sotterranei, durante le in-cursioni, e parte in volo nell'esecuzione [85] dell'imme-diata rappresaglia. Spesso le lettere degl'aviatori recava-no frasi come queste: «Non ti ho risposto subito causa laluna», oppure: «Appena sarà finita la luna verrò in li-cenza». «Aspetto che finisca la luna per andare a Udinea provarmi la divisa nuova».

Per chi si abituava, la veglia non era assoluta: talunitesoreggiavano col riposo le mezz'ore d'attesa intantoche il complice astro salendo dal mare preparava conflemma la battaglia. Prima di coricarsi, semivestiti, pre-paravano presso i letti e i divani, in luogo dell'acquazuccherata, maschere per gas asfissianti, elmetti, cap-potti.... Intanto nel crescente chiarore, nella placiditàdell'atmosfera, nell'argentea vastità marina, nel tremitodelle stelle, s'insinuava, in sostituzione di lontani incan-

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i loro illusori ripari sotto le catapecchie; popolani chedopo il bombardamento aereo uscivano a raccoglierescheggie, fondelli per le strade e pesci uccisi dallo scop-pio di proiettili in mare e gettati in secca dalla risacca....

Grado era cara alla squadriglia: nei suoi marmi anti-chi parlava di Roma, e di Venezia parlava nel grovigliodelle sue calli, delle sue piazzette, nello stile della suatorre, nel dialetto, nei costumi dei suoi popolani. Le fasilunari ne capovolgevano le abitudini. Sonnecchiava digiorno e vegliava di notte. Lungo le calli s'udiva il som-messo chiacchierìo d'attesa di gruppetti invisibili nellapenombra traversata da obliqui raggi lunari. Gli aviatoritrascorrevano le notti parte nei sotterranei, durante le in-cursioni, e parte in volo nell'esecuzione [85] dell'imme-diata rappresaglia. Spesso le lettere degl'aviatori recava-no frasi come queste: «Non ti ho risposto subito causa laluna», oppure: «Appena sarà finita la luna verrò in li-cenza». «Aspetto che finisca la luna per andare a Udinea provarmi la divisa nuova».

Per chi si abituava, la veglia non era assoluta: talunitesoreggiavano col riposo le mezz'ore d'attesa intantoche il complice astro salendo dal mare preparava conflemma la battaglia. Prima di coricarsi, semivestiti, pre-paravano presso i letti e i divani, in luogo dell'acquazuccherata, maschere per gas asfissianti, elmetti, cap-potti.... Intanto nel crescente chiarore, nella placiditàdell'atmosfera, nell'argentea vastità marina, nel tremitodelle stelle, s'insinuava, in sostituzione di lontani incan-

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tesimi, la minaccia di aerei nemici. I veterani della squa-driglia, in famigliarità con i rischi lunari, aspettavano dilanciarsi in volo suonando il pianoforte, giuocando albiliardo o partecipando alle conversazioni che si svolge-vano in riva [86] al mare fra i notabili e le notabili diGrado, trattenuti all'aperto, più che dal fascino della not-te serena, dall'aspettativa per le imminenti incursioni.

In quelle ore il mare, la notte, l'arco del golfo di Trie-ste perdevano quella misteriosa virtù d'illudere che ave-vano emanato quando non erano ancora dominati dalminaccioso volo umano. La serenità dell'ora suggerival'idea opposta a quella che avrebbe suggerito quattroanni prima: - Avremo una notte bellicosa. - In cospettodegli aviatori, il mare decadeva dalla posizione sovranaalla quale l'avevano elevato poeti in contemplazione, ri-ducendosi a una distesa più o meno favorevole per parti-re e tornare con l'idrovolante, come al marinaio non ap-pariva che un nascondiglio di mine, sottomarini, som-mergibili.... Il panorama, la luna e le stelle servivanosemplicemente come punti di riferimento. La maestàdella sera era tagliuzzata dalle lame dei proiettori che sul'Hermada, a Duino, a Nabresina, a Prosecco, a Muggia,a Pirano, a Punta [87] Salvore si alternavano nell'ufficiodi sentinelle sospettose. Lo sfondo violaceo delle collineistriane appariva ogni minuto bucato, schernito da que-ste luci della diffidenza che radevano il mare e talvoltasi fissavano lungamente su Grado come vi facesseroenormi scoperte, mentre dal Timavo verso Tolmino si

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tesimi, la minaccia di aerei nemici. I veterani della squa-driglia, in famigliarità con i rischi lunari, aspettavano dilanciarsi in volo suonando il pianoforte, giuocando albiliardo o partecipando alle conversazioni che si svolge-vano in riva [86] al mare fra i notabili e le notabili diGrado, trattenuti all'aperto, più che dal fascino della not-te serena, dall'aspettativa per le imminenti incursioni.

In quelle ore il mare, la notte, l'arco del golfo di Trie-ste perdevano quella misteriosa virtù d'illudere che ave-vano emanato quando non erano ancora dominati dalminaccioso volo umano. La serenità dell'ora suggerival'idea opposta a quella che avrebbe suggerito quattroanni prima: - Avremo una notte bellicosa. - In cospettodegli aviatori, il mare decadeva dalla posizione sovranaalla quale l'avevano elevato poeti in contemplazione, ri-ducendosi a una distesa più o meno favorevole per parti-re e tornare con l'idrovolante, come al marinaio non ap-pariva che un nascondiglio di mine, sottomarini, som-mergibili.... Il panorama, la luna e le stelle servivanosemplicemente come punti di riferimento. La maestàdella sera era tagliuzzata dalle lame dei proiettori che sul'Hermada, a Duino, a Nabresina, a Prosecco, a Muggia,a Pirano, a Punta [87] Salvore si alternavano nell'ufficiodi sentinelle sospettose. Lo sfondo violaceo delle collineistriane appariva ogni minuto bucato, schernito da que-ste luci della diffidenza che radevano il mare e talvoltasi fissavano lungamente su Grado come vi facesseroenormi scoperte, mentre dal Timavo verso Tolmino si

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sbizzarrivano in muti inchini i razzi.

L'armonia della notte lunare s'irrigidiva completa-mente quando la sonorità dei motori austriaci si appros-simava. Immersi nella penombra, con un'apparenza diesseri addormentati, i semafori, i posti di guardia, le bat-terie antiaeree, le torpediniere, i motoscafi si trasmette-vano con pacato, serrato ordine, con un sistema fatto na-turale dall'abitudine quasi quotidiana, l'avviso di starepronti. Soppresso ogni lume, ogni segno di vita, proprioquando la vita dei difensori [88] raggiungeva l'efficienzamassima, dal semaforo, il comandante della piazza, conun orecchio sugl'istrumenti acustici e con la bocca al te-lefono, indicava i punti del cielo contro i quali dovevanoconvergere i tiri antiaerei. E nell'invisibilità notturnacentinaia di bocche da cannone si spostavano simulta-neamente come una massa corale diretta da una solamano, pronta a intonare.

C'era nell'insenatura di Muggia un raggio fisso di pro-iettore che rivelava agli osservatori di Grado la già av-venuta partenza degl'idrovolanti austriaci: serviva diguida agli aerei bombardieri della notte i quali prima siaggiravano sul golfo di Panzano o alla foce del Taglia-mento per fare quota e poi scendevano con un minimodi giri di motore per agire non uditi sul bersaglio.

Sul golfo di Panzano e la foce del Tagliamento erano

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sbizzarrivano in muti inchini i razzi.

L'armonia della notte lunare s'irrigidiva completa-mente quando la sonorità dei motori austriaci si appros-simava. Immersi nella penombra, con un'apparenza diesseri addormentati, i semafori, i posti di guardia, le bat-terie antiaeree, le torpediniere, i motoscafi si trasmette-vano con pacato, serrato ordine, con un sistema fatto na-turale dall'abitudine quasi quotidiana, l'avviso di starepronti. Soppresso ogni lume, ogni segno di vita, proprioquando la vita dei difensori [88] raggiungeva l'efficienzamassima, dal semaforo, il comandante della piazza, conun orecchio sugl'istrumenti acustici e con la bocca al te-lefono, indicava i punti del cielo contro i quali dovevanoconvergere i tiri antiaerei. E nell'invisibilità notturnacentinaia di bocche da cannone si spostavano simulta-neamente come una massa corale diretta da una solamano, pronta a intonare.

C'era nell'insenatura di Muggia un raggio fisso di pro-iettore che rivelava agli osservatori di Grado la già av-venuta partenza degl'idrovolanti austriaci: serviva diguida agli aerei bombardieri della notte i quali prima siaggiravano sul golfo di Panzano o alla foce del Taglia-mento per fare quota e poi scendevano con un minimodi giri di motore per agire non uditi sul bersaglio.

Sul golfo di Panzano e la foce del Tagliamento erano

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le zone di convegno degl'idrovolanti avversari intenti afar quota. Si davano a vicenda la caccia o a vicenda sipreparavano a [89] bombardare le rispettive basi. Ombrenere librate nell'aria scivolavano l'una presso l'altra: fraesse s'accendevano momentaneamente minuscole lucielettriche con punti e linee. Talvolta erano apparecchinostri che si riconoscevano, tal'altra erano apparecchiaustriaci che facevano altrettanto. Non di rado apparec-chi austriaci e italiani si lanciavano segnalazioni, ma ap-pena si riconoscevano per nemici spegnevano brusca-mente le luci e scambiavano raffiche di mitragliatrici,brevemente perchè la notte anche lunare non facilita achi vola di scorgere a lungo un altro apparecchio: perpochi istanti si rivela per le fugaci fiammelle giallo-pao-nazze sfuggenti dal motore, poi sparisce nell'ombra im-mensa.

Queste vicende nell'aria tenevano in costante sospettogli ascoltatori da terra, i quali dal diverso suono dei mo-tori individuavano la nazionalità dell'invisibile velivolo.C'era il suono fluido, canoro come vibrazioni di diapa-son: nostro; c'era il suono brontolone, scandito, [90] di-suguale: tognino. Gli apparecchi nazionali avvicinando-si lanciavano con le loro lampade elettriche i segnaliconvenuti; sembrava che si accendessero in cielo nuovestelle, più grandi. Quegli apparecchi erano i vendicatoridelle incursioni austriache consumate o un'ora prima ola sera precedente su una delle località inermi del Friulie del Veneto.

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le zone di convegno degl'idrovolanti avversari intenti afar quota. Si davano a vicenda la caccia o a vicenda sipreparavano a [89] bombardare le rispettive basi. Ombrenere librate nell'aria scivolavano l'una presso l'altra: fraesse s'accendevano momentaneamente minuscole lucielettriche con punti e linee. Talvolta erano apparecchinostri che si riconoscevano, tal'altra erano apparecchiaustriaci che facevano altrettanto. Non di rado apparec-chi austriaci e italiani si lanciavano segnalazioni, ma ap-pena si riconoscevano per nemici spegnevano brusca-mente le luci e scambiavano raffiche di mitragliatrici,brevemente perchè la notte anche lunare non facilita achi vola di scorgere a lungo un altro apparecchio: perpochi istanti si rivela per le fugaci fiammelle giallo-pao-nazze sfuggenti dal motore, poi sparisce nell'ombra im-mensa.

Queste vicende nell'aria tenevano in costante sospettogli ascoltatori da terra, i quali dal diverso suono dei mo-tori individuavano la nazionalità dell'invisibile velivolo.C'era il suono fluido, canoro come vibrazioni di diapa-son: nostro; c'era il suono brontolone, scandito, [90] di-suguale: tognino. Gli apparecchi nazionali avvicinando-si lanciavano con le loro lampade elettriche i segnaliconvenuti; sembrava che si accendessero in cielo nuovestelle, più grandi. Quegli apparecchi erano i vendicatoridelle incursioni austriache consumate o un'ora prima ola sera precedente su una delle località inermi del Friulie del Veneto.

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Da Grado erano gl'idrovolanti che si apprestavano avendicare l'incursione imminente di cui dava l'annuncioil bronzo maggiore del campanile. Nel silenzio colmod'attesa s'udiva dal semaforo un marinaio gridare al vici-no campanile del Duomo: - Allarme! - Il campanarostrappava i rintocchi urgenti che facevano trasalire - ilbrivido che passa fra il sospetto e la certezza - i borghesipigiati nei sotterranei. Gl'idrovolanti austriaci planava-no sulla città le cui case, schiarite dalla luna, avevanol'apparenza di strani, pallidi visi esterrefatti, dai centoocchi spalancati.

[91]

Sibili lugubri, fulminei, feroci fendevano l'aria e con-cludevano in un'esplosione cupa, o in un vuoto inatteso:segno, quest'ultimo, che la bomba non era scoppiata.Subito dopo sembrava che tutta la plaga intorno esplo-desse: detonazioni, sussulti d'artiglieria, raffiche rabbio-se di mitragliatrici, vampe fugaci a terra e scoppii inaria, agitazioni di proiettori, esordendo simultaneamentecome a piena orchestra, infliggevano al paesaggio unaspetto infernale; le facciate e i tetti degli edifici trasali-vano fra contrasti subitanei d'oscurità e di barbagli.

Una sera uno scoppio più imponente seguìto da unascia, come stesse precipitando un bolide, invermigliò ilcielo su la laguna di Grado. Cessato il ruggito della bat-taglia, dileguatosi il fragore degli aerei fuggiaschi e ca-duti gli ultimi fondelli reduci dalle esplosioni d'artiglie-ria ad alta quota, varie imbarcazioni raggiunsero, boc-

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Da Grado erano gl'idrovolanti che si apprestavano avendicare l'incursione imminente di cui dava l'annuncioil bronzo maggiore del campanile. Nel silenzio colmod'attesa s'udiva dal semaforo un marinaio gridare al vici-no campanile del Duomo: - Allarme! - Il campanarostrappava i rintocchi urgenti che facevano trasalire - ilbrivido che passa fra il sospetto e la certezza - i borghesipigiati nei sotterranei. Gl'idrovolanti austriaci planava-no sulla città le cui case, schiarite dalla luna, avevanol'apparenza di strani, pallidi visi esterrefatti, dai centoocchi spalancati.

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Sibili lugubri, fulminei, feroci fendevano l'aria e con-cludevano in un'esplosione cupa, o in un vuoto inatteso:segno, quest'ultimo, che la bomba non era scoppiata.Subito dopo sembrava che tutta la plaga intorno esplo-desse: detonazioni, sussulti d'artiglieria, raffiche rabbio-se di mitragliatrici, vampe fugaci a terra e scoppii inaria, agitazioni di proiettori, esordendo simultaneamentecome a piena orchestra, infliggevano al paesaggio unaspetto infernale; le facciate e i tetti degli edifici trasali-vano fra contrasti subitanei d'oscurità e di barbagli.

Una sera uno scoppio più imponente seguìto da unascia, come stesse precipitando un bolide, invermigliò ilcielo su la laguna di Grado. Cessato il ruggito della bat-taglia, dileguatosi il fragore degli aerei fuggiaschi e ca-duti gli ultimi fondelli reduci dalle esplosioni d'artiglie-ria ad alta quota, varie imbarcazioni raggiunsero, boc-

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cheggiante in una secca, il viluppo attorcigliato, fumi-gante dell'idrovolante austriaco K212 [92] da cui emana-va un complicato odore di benzina, olio, tela, legna esangue. E per tutta la notte il proiettore di Muggia siostinò nel cielo ad aspettare l'idrovolante assente e s'udìqualcuno degli aerei superstiti esplorare il mare.

Non era ancora cessata l'incursione austriaca che giàcominciava la nostra. Alle bombe che avevano sgretola-to qualcosa di Grado, che s'erano conficcate in bucheprofonde tra un edificio e l'altro degli aviatori, oppone-vamo le nostre da sfibbiare sui campi d'aviazione, sullestazioni ferroviarie, sugli stabilimenti militari del nemi-co. I nostri capannoni trasalivano di luci, si popolavanodi uomini usciti dai rifugi: squadre di manovratori spin-gevano in acqua gl'idrovolanti sui quali gli armaioli as-sicuravano le panciute, livide bombe, e controllavano lemitragliatrici; i meccanici accendevano i motori. Poi os-servatori e piloti s'ingolfavano negli scafi, impartivanoordini rapidi e dei via urgenti. E gli aerei scivolavano[93] spumeggiando pel canale, si trasformavano in om-bre con luci alle estremità delle ali e svanivano azzurrinell'azzurro, sperdendo il loro canto nella vastità....

Gli ufficiali, i soldati rimasti al campo fissavano lasponda nemica e dalle mute, crescenti esplosioni in cie-lo che si spostavano lungo il volo, traevano indicazioniper seguire i nostri apparecchi: - Sono sopra Trieste. Sidirigono verso Barcola. Ormai hanno raggiunto il mare.Ritornano. - Sul canale le vermiglie lampadine elettriche

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cheggiante in una secca, il viluppo attorcigliato, fumi-gante dell'idrovolante austriaco K212 [92] da cui emana-va un complicato odore di benzina, olio, tela, legna esangue. E per tutta la notte il proiettore di Muggia siostinò nel cielo ad aspettare l'idrovolante assente e s'udìqualcuno degli aerei superstiti esplorare il mare.

Non era ancora cessata l'incursione austriaca che giàcominciava la nostra. Alle bombe che avevano sgretola-to qualcosa di Grado, che s'erano conficcate in bucheprofonde tra un edificio e l'altro degli aviatori, oppone-vamo le nostre da sfibbiare sui campi d'aviazione, sullestazioni ferroviarie, sugli stabilimenti militari del nemi-co. I nostri capannoni trasalivano di luci, si popolavanodi uomini usciti dai rifugi: squadre di manovratori spin-gevano in acqua gl'idrovolanti sui quali gli armaioli as-sicuravano le panciute, livide bombe, e controllavano lemitragliatrici; i meccanici accendevano i motori. Poi os-servatori e piloti s'ingolfavano negli scafi, impartivanoordini rapidi e dei via urgenti. E gli aerei scivolavano[93] spumeggiando pel canale, si trasformavano in om-bre con luci alle estremità delle ali e svanivano azzurrinell'azzurro, sperdendo il loro canto nella vastità....

Gli ufficiali, i soldati rimasti al campo fissavano lasponda nemica e dalle mute, crescenti esplosioni in cie-lo che si spostavano lungo il volo, traevano indicazioniper seguire i nostri apparecchi: - Sono sopra Trieste. Sidirigono verso Barcola. Ormai hanno raggiunto il mare.Ritornano. - Sul canale le vermiglie lampadine elettriche

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venivano accese perchè i reduci potessero riconoscerecon precisione le sponde e sopratutto evitare i pali e ibanchi di sabbia distribuiti nella laguna. Quell'effetto ot-tico sembrava un richiamo. Ed ogni aereo rispondevaaccendendo e spegnendo la lampada elettrica di bordosecondo i convenuti segnali. Pareva di leggere in questogiuoco di luci la gioia della rappresaglia inflitta, l'alle-grezza del sano ritorno e l'ansia dell'ammaraggio. Nonappena l'idrovolante [94] s'era posato in acqua, un sensodi gaia liberazione si spandeva negli astanti perchè ilmomento più delicato di tutto il volo - il contatto conl'acqua ambigua e rispecchiante le stelle - era stato feli-cemente superato.

*

Non pochi piloti si ingolfarono improvvisamente nelloro primo volo notturno. Partiti al tramonto per una ra-pida operazione di guerra, s'erano poi imbattutinell'imprevisto: siluranti nemiche scoperte in navigazio-ne tra un porto e l'altro dell'Istria, incontro con aerei av-versari; di qui combattimenti, poi ritorno quando ormai i3000 metri di quota apparivano divisi in due zone: unaal disopra della leggera foschìa serale, ancora illuminatadal purpureo commiato del sole e l'altra sottostante giàviolacea per l'invasione sulla terra delle prime ombre.

Il pilota ancora inesperto di voli notturni, [95] seguivagl'idrovolanti compagni di navigazione mentre appari-

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venivano accese perchè i reduci potessero riconoscerecon precisione le sponde e sopratutto evitare i pali e ibanchi di sabbia distribuiti nella laguna. Quell'effetto ot-tico sembrava un richiamo. Ed ogni aereo rispondevaaccendendo e spegnendo la lampada elettrica di bordosecondo i convenuti segnali. Pareva di leggere in questogiuoco di luci la gioia della rappresaglia inflitta, l'alle-grezza del sano ritorno e l'ansia dell'ammaraggio. Nonappena l'idrovolante [94] s'era posato in acqua, un sensodi gaia liberazione si spandeva negli astanti perchè ilmomento più delicato di tutto il volo - il contatto conl'acqua ambigua e rispecchiante le stelle - era stato feli-cemente superato.

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Non pochi piloti si ingolfarono improvvisamente nelloro primo volo notturno. Partiti al tramonto per una ra-pida operazione di guerra, s'erano poi imbattutinell'imprevisto: siluranti nemiche scoperte in navigazio-ne tra un porto e l'altro dell'Istria, incontro con aerei av-versari; di qui combattimenti, poi ritorno quando ormai i3000 metri di quota apparivano divisi in due zone: unaal disopra della leggera foschìa serale, ancora illuminatadal purpureo commiato del sole e l'altra sottostante giàviolacea per l'invasione sulla terra delle prime ombre.

Il pilota ancora inesperto di voli notturni, [95] seguivagl'idrovolanti compagni di navigazione mentre appari-

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vano e scomparivano di tra i vapori della foschìa, flut-tuando in una lenta altalena per passare sopra o sotto glistrati più densi, con delle lievi oscillazioni alle ali, sem-pre più bruni ed evanescenti. Giù a Grado s'intravedevaun faro: roteava per indicare la rotta ai ritardatari. Il pi-lota novizio faceva scendere cautamente il suo apparec-chio sbirciando il panorama ridotto a macchie talunebiancastre ed altre oscure. Il mare non era che una lastrabigia. Le distese abitate s'illividivano. I canali erano na-stri di luce paonazza. A 100 metri gli edifici più spiccatisembravano placidi mostriciattoli sbalorditi.

Uno dopo l'altro gli apparecchi erano già scesi nel ca-nale. Restava in aria il pilota novizio che dopo aver gi-rovagato sul canale, ormai insidioso nella sua indetermi-natezza, aveva finito per portarsi sul mare, riducendogradatamente la forza del motore e reggendosi poco sot-to alla linea di volo: abbassandosi [96] con cautela avevasfiorato l'acqua.... Venere brillava in cielo e il faro diGrado fissava il velivolo ritardatario e incolume.

Il pilota gustava intanto la soddisfazione di aver pene-trato d'improvviso, e con una disinvoltura maggiore diquella preveduta, parte del mistero che avvolge, agli oc-chi dei non iniziati, il volo notturno. La parola nottesuggerendo l'immagine del buio, dell'invisibilità, turba ilpilota che non può dissociare l'idea del volo da quella divedere. Ma la luce lunare e persino la luce stellare ridu-cono l'imperio delle tenebre.

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vano e scomparivano di tra i vapori della foschìa, flut-tuando in una lenta altalena per passare sopra o sotto glistrati più densi, con delle lievi oscillazioni alle ali, sem-pre più bruni ed evanescenti. Giù a Grado s'intravedevaun faro: roteava per indicare la rotta ai ritardatari. Il pi-lota novizio faceva scendere cautamente il suo apparec-chio sbirciando il panorama ridotto a macchie talunebiancastre ed altre oscure. Il mare non era che una lastrabigia. Le distese abitate s'illividivano. I canali erano na-stri di luce paonazza. A 100 metri gli edifici più spiccatisembravano placidi mostriciattoli sbalorditi.

Uno dopo l'altro gli apparecchi erano già scesi nel ca-nale. Restava in aria il pilota novizio che dopo aver gi-rovagato sul canale, ormai insidioso nella sua indetermi-natezza, aveva finito per portarsi sul mare, riducendogradatamente la forza del motore e reggendosi poco sot-to alla linea di volo: abbassandosi [96] con cautela avevasfiorato l'acqua.... Venere brillava in cielo e il faro diGrado fissava il velivolo ritardatario e incolume.

Il pilota gustava intanto la soddisfazione di aver pene-trato d'improvviso, e con una disinvoltura maggiore diquella preveduta, parte del mistero che avvolge, agli oc-chi dei non iniziati, il volo notturno. La parola nottesuggerendo l'immagine del buio, dell'invisibilità, turba ilpilota che non può dissociare l'idea del volo da quella divedere. Ma la luce lunare e persino la luce stellare ridu-cono l'imperio delle tenebre.

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Nei primi momenti del volo, appena staccato l'appa-recchio dall'acqua, il pilota non scorge che una sola im-mensa tinta turchina intorno a sè come tutte le cose fos-sero d'inchiostro. Se la sensibilità fisica non gli provasseche già è librato, egli avrebbe ancora l'impressione discorrere sull'acqua dato che nessun mutamento di coloreè avvenuto tra acqua e cielo. Ma l'altimetro, [97] illumi-nato dalle lampadine elettriche, applicate nell'internodella cabina, indica l'aumento di quota al pilota il qualeper la prima volta si trova a dover confidare esclusiva-mente nella sensibilità della propria persona per reggerecon regolarità l'apparecchio.

Egli si guarda intorno ed a stento scorge le ali. Dauno stato di perplessità passa ad uno stato di confidenzaperchè vola d'istinto e si accorge di volare bene, meglioforse che di giorno non ostante lo circondino il misterodella notte, una solitudine resa assoluta dalla tempora-nea invisibilità del panorama. Se l'atmosfera è placida etepida, la voluttà di volare in quell'ora è suprema, è lamaggiore che prodighi l'aviazione. Il pilota dirige la rot-ta valendosi della bussola. Poi osservando il firmamentos'avvede che le stelle lo aiutano a controllare la posizio-ne dell'apparecchio. Sceglie la costellazione posta sullasua rotta e ne fa la sua guida; grazie a questa amical'orientamento riesce facile ed esatto. Si sente [98] allorapsicologicamente più vicino agli astri visibili, che allaterra invisibile.

Guadagnando sempre più quota e fissando insistente-

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Nei primi momenti del volo, appena staccato l'appa-recchio dall'acqua, il pilota non scorge che una sola im-mensa tinta turchina intorno a sè come tutte le cose fos-sero d'inchiostro. Se la sensibilità fisica non gli provasseche già è librato, egli avrebbe ancora l'impressione discorrere sull'acqua dato che nessun mutamento di coloreè avvenuto tra acqua e cielo. Ma l'altimetro, [97] illumi-nato dalle lampadine elettriche, applicate nell'internodella cabina, indica l'aumento di quota al pilota il qualeper la prima volta si trova a dover confidare esclusiva-mente nella sensibilità della propria persona per reggerecon regolarità l'apparecchio.

Egli si guarda intorno ed a stento scorge le ali. Dauno stato di perplessità passa ad uno stato di confidenzaperchè vola d'istinto e si accorge di volare bene, meglioforse che di giorno non ostante lo circondino il misterodella notte, una solitudine resa assoluta dalla tempora-nea invisibilità del panorama. Se l'atmosfera è placida etepida, la voluttà di volare in quell'ora è suprema, è lamaggiore che prodighi l'aviazione. Il pilota dirige la rot-ta valendosi della bussola. Poi osservando il firmamentos'avvede che le stelle lo aiutano a controllare la posizio-ne dell'apparecchio. Sceglie la costellazione posta sullasua rotta e ne fa la sua guida; grazie a questa amical'orientamento riesce facile ed esatto. Si sente [98] allorapsicologicamente più vicino agli astri visibili, che allaterra invisibile.

Guadagnando sempre più quota e fissando insistente-

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mente in basso, il pilota comincia a distinguere due va-ste macchie, una biancastra ed una bruna. La biancastra- ragiona l'esordiente - corrisponderà al mare e quellabruna alla terra. S'accorge poi che il mare, meno dov'èstriato dai riflessi lunari, risulta bruno, mentre la terra èchiara particolarmente nell'intreccio delle sottili strade enelle distese abitate.

Il fronte, quando serpeggiava da Duino a Tolmino, sipresentava, nella notte, da 3000 metri, luccicante di raz-zi, di scoppi, di barbagli tortuosamente disposti conun'assurda apparenza di festosità. La costa da Duino aPola appariva al contrario illuminata solo da proiettori iquali con l'avvicinarsi dell'idrovolante si spegnevano.Nell'atto di nascondersi, la costa dava l'impressione diun fosco mostro oblungo, rovesciato con la schiena aterra, che [99] ritraesse i tentacoli luminosi per fingersiimmerso nel sonno. Ma appena l'aereo s'avvicinava, ilmostro usciva dalla sua finzione e si difendeva convul-samente, sbarrando gli occhi, lanciando in alto i suoitentacoli fosforescenti, agitandoli e incrociandoli confuria.

L'idrovolante di tratto in tratto era investito da questeondate luminose assumendo l'aspetto di magica cosa in-fuocata. Il pilota nuovo a questo effetto aveva l'impres-sione d'esser preso di mira da chi sa quanti cannoni. Iraggi fissati contro di lui aumentavano, lo accecavano,come si fosse improvvisamente sostituito, per un diabo-lico prodigio, il sole alla notte. Per sfuggire all'accer-

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mente in basso, il pilota comincia a distinguere due va-ste macchie, una biancastra ed una bruna. La biancastra- ragiona l'esordiente - corrisponderà al mare e quellabruna alla terra. S'accorge poi che il mare, meno dov'èstriato dai riflessi lunari, risulta bruno, mentre la terra èchiara particolarmente nell'intreccio delle sottili strade enelle distese abitate.

Il fronte, quando serpeggiava da Duino a Tolmino, sipresentava, nella notte, da 3000 metri, luccicante di raz-zi, di scoppi, di barbagli tortuosamente disposti conun'assurda apparenza di festosità. La costa da Duino aPola appariva al contrario illuminata solo da proiettori iquali con l'avvicinarsi dell'idrovolante si spegnevano.Nell'atto di nascondersi, la costa dava l'impressione diun fosco mostro oblungo, rovesciato con la schiena aterra, che [99] ritraesse i tentacoli luminosi per fingersiimmerso nel sonno. Ma appena l'aereo s'avvicinava, ilmostro usciva dalla sua finzione e si difendeva convul-samente, sbarrando gli occhi, lanciando in alto i suoitentacoli fosforescenti, agitandoli e incrociandoli confuria.

L'idrovolante di tratto in tratto era investito da questeondate luminose assumendo l'aspetto di magica cosa in-fuocata. Il pilota nuovo a questo effetto aveva l'impres-sione d'esser preso di mira da chi sa quanti cannoni. Iraggi fissati contro di lui aumentavano, lo accecavano,come si fosse improvvisamente sostituito, per un diabo-lico prodigio, il sole alla notte. Per sfuggire all'accer-

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chiamento dei bagliori, abbassava l'apparecchio a tuttomotore, poi, utilizzando l'eccezionale impeto, lo lancia-va in alto, lo sbandava a destra ed a sinistra. Ad uno aduno i raggi si staccavano per continuare la loro esplora-zione. Non avevano scoperto il velivolo probabilmenteperchè la loro potenza [100] era stata diminuita dal chia-rore lunare.

Intanto, essendo giunto il momento per lanciare lebombe, il pilota scendeva sul bersaglio a motore rallen-tato: il bersaglio, che poteva essere costituito da nerestrisce di binari fra bianchi edifici ferroviari e industria-li, dava l'impressione a chi si accingeva a colpirlo, divittima immobilizzata dal terrore, con gli occhi chiusi,muta, a pochi istanti dal colpo inesorabile. Ma liberati iproiettili e apparse le vampe tra i fasci delle rotaie, iproiettori si risollevavano di scatto e roteavano per ilcielo freneticamente. E fra un candido raggio e l'altro,ecco gli scoppi vermigli e azzurri dei proiettili saliti dal-le batterie antiaeree.

L'idrovolante, rivolta la prua verso il mare, tornava apieno motore su Grado. Superata la preoccupazione delbombardamento, si presentava tosto nell'equipaggioquella del ritorno al campo. Il pilota notava i contrastifra le indicazioni dell'altimetro e le apparenze del [101]mare, il quale si presentava più vicino del vero se striatoda riflessi lunari, più lontano del vero se velato da tenuistrati di vapori, certo sempre ingannevole, insidioso.Occorreva un punto preciso di riferimento e questo era

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chiamento dei bagliori, abbassava l'apparecchio a tuttomotore, poi, utilizzando l'eccezionale impeto, lo lancia-va in alto, lo sbandava a destra ed a sinistra. Ad uno aduno i raggi si staccavano per continuare la loro esplora-zione. Non avevano scoperto il velivolo probabilmenteperchè la loro potenza [100] era stata diminuita dal chia-rore lunare.

Intanto, essendo giunto il momento per lanciare lebombe, il pilota scendeva sul bersaglio a motore rallen-tato: il bersaglio, che poteva essere costituito da nerestrisce di binari fra bianchi edifici ferroviari e industria-li, dava l'impressione a chi si accingeva a colpirlo, divittima immobilizzata dal terrore, con gli occhi chiusi,muta, a pochi istanti dal colpo inesorabile. Ma liberati iproiettili e apparse le vampe tra i fasci delle rotaie, iproiettori si risollevavano di scatto e roteavano per ilcielo freneticamente. E fra un candido raggio e l'altro,ecco gli scoppi vermigli e azzurri dei proiettili saliti dal-le batterie antiaeree.

L'idrovolante, rivolta la prua verso il mare, tornava apieno motore su Grado. Superata la preoccupazione delbombardamento, si presentava tosto nell'equipaggioquella del ritorno al campo. Il pilota notava i contrastifra le indicazioni dell'altimetro e le apparenze del [101]mare, il quale si presentava più vicino del vero se striatoda riflessi lunari, più lontano del vero se velato da tenuistrati di vapori, certo sempre ingannevole, insidioso.Occorreva un punto preciso di riferimento e questo era

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costituito dal semaforo di Grado che si distingueva perle segnalazioni luminose con le quali pareva chiedesseall'aereo di ritorno; - Sei nazionale? Fatti riconoscere. -E l'aereo, per mano dell'osservatore che faceva funzio-nare la lampada elettrica, rispondeva: - Sono nazionale.Ecco la lettera di riconoscimento.

Allora il canale di Grado si precisava con le sue lucirosse, come volesse dire: - Puoi entrare. - Il pilota vi siportava all'imboccatura e a pochi metri da quello che ri-teneva il pelo dell'acqua: a destra ed a sinistra sfilavano,rapidissime, ombre di navi, di pali, di banchi sabbiosi,ombre d'indefinita distanza. Toglieva forza al motore,mirava con somma cura al centro del canale: un colpettosotto lo scafo, [102] l'acqua. Trionfale respiro di soddi-sfazione: - Anche per questa volta mi è andata bene. -Motoscafando tornava allo scalo; interrogati pilota e os-servatore, come colti da oblìo improvviso e da inespli-cabile pigrizia mentale, non trovavano nulla di interes-sante da narrare fra le tante eccezionali emozioni prova-te e si limitavano a rispondere con frasi di generica sod-disfazione.

Ma altre volte era accaduto a idrovolanti di incontra-re, durante voli notturni, dense nubi che sopprimevano ilsoccorso lunare, che coprivano di un'oscurità uniformemare e terra. Poi se fra le nubi si dibatteva la tempesta,gli aerei-fantasma, posti fra il cielo che li spingeva a raf-fiche in basso e il mare che apriva loro invisibili voragi-ni, lottavano inseguendo il nord delle loro bussole, il

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costituito dal semaforo di Grado che si distingueva perle segnalazioni luminose con le quali pareva chiedesseall'aereo di ritorno; - Sei nazionale? Fatti riconoscere. -E l'aereo, per mano dell'osservatore che faceva funzio-nare la lampada elettrica, rispondeva: - Sono nazionale.Ecco la lettera di riconoscimento.

Allora il canale di Grado si precisava con le sue lucirosse, come volesse dire: - Puoi entrare. - Il pilota vi siportava all'imboccatura e a pochi metri da quello che ri-teneva il pelo dell'acqua: a destra ed a sinistra sfilavano,rapidissime, ombre di navi, di pali, di banchi sabbiosi,ombre d'indefinita distanza. Toglieva forza al motore,mirava con somma cura al centro del canale: un colpettosotto lo scafo, [102] l'acqua. Trionfale respiro di soddi-sfazione: - Anche per questa volta mi è andata bene. -Motoscafando tornava allo scalo; interrogati pilota e os-servatore, come colti da oblìo improvviso e da inespli-cabile pigrizia mentale, non trovavano nulla di interes-sante da narrare fra le tante eccezionali emozioni prova-te e si limitavano a rispondere con frasi di generica sod-disfazione.

Ma altre volte era accaduto a idrovolanti di incontra-re, durante voli notturni, dense nubi che sopprimevano ilsoccorso lunare, che coprivano di un'oscurità uniformemare e terra. Poi se fra le nubi si dibatteva la tempesta,gli aerei-fantasma, posti fra il cielo che li spingeva a raf-fiche in basso e il mare che apriva loro invisibili voragi-ni, lottavano inseguendo il nord delle loro bussole, il

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nord delle loro amiche. I piloti avvinti ai comandi conuna energia sconosciuta, gli osservatori con gli sguardifissi nelle tenebre, procedevano, or soffiati in alto, oratrascinati in vuoti d'aria. Improvvisamente sotto i barba-gli [103] dei lampi apparivano a istanti parvenze di unacosta irriconoscibile. Gli apparecchi dispersi qua e là,invisibili gli uni agli altri, rimbalzando di onda in ondacon strepiti che facevano pensare a schianti irrimediabi-li, s'irrigidivano su banchi sabbiosi.

Sotto il flagello dell'uragano gli equipaggi rivelavanola loro presenza con i mezzi luminosi di bordo. Lungaattesa fra le onde che sorpassando i banchi sabbiosimordevano le prede. Poi a distanza voci d'interrogazionee segnali resi dubbiosi dagli scrosci delle acque.

Dagl'idrovolanti: - Siamo in Italia?Da terra: - Sì, in Italia.

*

L'ultimo volo della squadriglia su Grado italiana fuquello del ripiegamento. Fu un volo quasi improvvisospiccato per inevitabile ordine superiore. All'alba di quelcattivo giorno d'ottobre cominciò la sfilata dei profughi[104] verso i piroscafi e i vaporetti; profughi con involtie profughi con valigie e bauli, popolani e agiati. Gradosi svenava. Mentre una parte della squadriglia riempivafebbrilmente di casse, di motori, di ali, le bettoline che irimorchiatori avrebbero guidate lungo i canali delle la-

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nord delle loro amiche. I piloti avvinti ai comandi conuna energia sconosciuta, gli osservatori con gli sguardifissi nelle tenebre, procedevano, or soffiati in alto, oratrascinati in vuoti d'aria. Improvvisamente sotto i barba-gli [103] dei lampi apparivano a istanti parvenze di unacosta irriconoscibile. Gli apparecchi dispersi qua e là,invisibili gli uni agli altri, rimbalzando di onda in ondacon strepiti che facevano pensare a schianti irrimediabi-li, s'irrigidivano su banchi sabbiosi.

Sotto il flagello dell'uragano gli equipaggi rivelavanola loro presenza con i mezzi luminosi di bordo. Lungaattesa fra le onde che sorpassando i banchi sabbiosimordevano le prede. Poi a distanza voci d'interrogazionee segnali resi dubbiosi dagli scrosci delle acque.

Dagl'idrovolanti: - Siamo in Italia?Da terra: - Sì, in Italia.

*

L'ultimo volo della squadriglia su Grado italiana fuquello del ripiegamento. Fu un volo quasi improvvisospiccato per inevitabile ordine superiore. All'alba di quelcattivo giorno d'ottobre cominciò la sfilata dei profughi[104] verso i piroscafi e i vaporetti; profughi con involtie profughi con valigie e bauli, popolani e agiati. Gradosi svenava. Mentre una parte della squadriglia riempivafebbrilmente di casse, di motori, di ali, le bettoline che irimorchiatori avrebbero guidate lungo i canali delle la-

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gune, l'altra difendeva per l'ultimo giorno, con tre suoiapparecchi, il cielo tanto suo fino a poche ore prima.

Chi partì in volo al tramonto, chi durante la notte.Tramonto lugubre di un giorno e di tutta una situazionebellica, tramonto sul Carso ancora fumante di scoppi apoche ore dall'abbandono, volo di desolante addio allepianure per poche ore ancora nostre, fra l'Isonzo e il Ta-gliamento, fra il Tagliamento e il Piave, volo di separa-zione dalle pianure il cui verde sorriso, il cui opulentoaspetto, le cui innumerevoli casuccie intatte sprigiona-vano un contrasto mortale col sinistro imminente desti-no che già si addensava su di loro.

Quando i nostri idrovolanti si slanciarono [105] in altodal canale di Grado che tante volte li aveva veduti parti-re per bombardare di giorno e di notte, per vendicare leincursioni avversarie, per imprese ognuna delle quali erauna sfida al nemico ed agli elementi, la squadriglia, daisuoi ufficiali ai suoi soldati, fu morsa dal cupo doloreche segna il principio di un esilio.

Tutta la notte il cielo carsico apparve vermiglio delpiù immane incendio, vasto quanto l'arco dell'orizzonte,con lampeggiamenti smisurati, con rombi, scoppi gigan-teschi nei quali pareva si sommassero tutte le artiglierie.Lungo il mare, che pareva di sangue, ritornavano, in unsilenzio denso del più fiero cruccio, i motori, i pontoniche per tanti mesi avevano tuonato con i loro 305 in pie-na luce, da dominatori.

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gune, l'altra difendeva per l'ultimo giorno, con tre suoiapparecchi, il cielo tanto suo fino a poche ore prima.

Chi partì in volo al tramonto, chi durante la notte.Tramonto lugubre di un giorno e di tutta una situazionebellica, tramonto sul Carso ancora fumante di scoppi apoche ore dall'abbandono, volo di desolante addio allepianure per poche ore ancora nostre, fra l'Isonzo e il Ta-gliamento, fra il Tagliamento e il Piave, volo di separa-zione dalle pianure il cui verde sorriso, il cui opulentoaspetto, le cui innumerevoli casuccie intatte sprigiona-vano un contrasto mortale col sinistro imminente desti-no che già si addensava su di loro.

Quando i nostri idrovolanti si slanciarono [105] in altodal canale di Grado che tante volte li aveva veduti parti-re per bombardare di giorno e di notte, per vendicare leincursioni avversarie, per imprese ognuna delle quali erauna sfida al nemico ed agli elementi, la squadriglia, daisuoi ufficiali ai suoi soldati, fu morsa dal cupo doloreche segna il principio di un esilio.

Tutta la notte il cielo carsico apparve vermiglio delpiù immane incendio, vasto quanto l'arco dell'orizzonte,con lampeggiamenti smisurati, con rombi, scoppi gigan-teschi nei quali pareva si sommassero tutte le artiglierie.Lungo il mare, che pareva di sangue, ritornavano, in unsilenzio denso del più fiero cruccio, i motori, i pontoniche per tanti mesi avevano tuonato con i loro 305 in pie-na luce, da dominatori.

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E gli aviatori scendendo in volo a Venezia rimaserostupiti nel mirarla così regalmente serena nel suo pallo-re. Dalla sua bellezza composta sorgeva un'allucinazio-ne: che non fosse vera la realtà di cui i reduci da Gradoerano [106] stati testimoni fino a cinquanta minuti prima.

Poi la squadriglia riprese il volo verso l'esilio. Torna-re indietro così, significava essere esiliata. Non così do-veva tornare in cospetto della vecchia Italia, non sospin-ta dalla sconfitta.

Prima dell'abbandono di Grado i ricoveri degli aereinostri arsero. La squadriglia esule da allora predilesseun sogno: farli risorgere.

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E gli aviatori scendendo in volo a Venezia rimaserostupiti nel mirarla così regalmente serena nel suo pallo-re. Dalla sua bellezza composta sorgeva un'allucinazio-ne: che non fosse vera la realtà di cui i reduci da Gradoerano [106] stati testimoni fino a cinquanta minuti prima.

Poi la squadriglia riprese il volo verso l'esilio. Torna-re indietro così, significava essere esiliata. Non così do-veva tornare in cospetto della vecchia Italia, non sospin-ta dalla sconfitta.

Prima dell'abbandono di Grado i ricoveri degli aereinostri arsero. La squadriglia esule da allora predilesseun sogno: farli risorgere.

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Combattimenti su l'Adriatico.

A caccia di siluranti si va con un'abbondante riservadi pazienza e di diffidenza. La foga, l'impeto restano inagguato sotto uno strato di tenace attesa pronti a scattarenel momento di qualche importante scoperta. Volando abasse quote per la solitudine del mare, si seguono certestriature, certe scie serpeggianti, certe chiazze. Ognianomalia, ogni stravaganza dello specchio marino è ar-gomento di sospetto e vi si rotea attorno come fanno igabbiani....

Si sale per guardare lontano, si scorge un punto, unalineetta, uno spumeggiare insistente e vi si plana sopra[108] vertiginosamente fino a lambire le onde. Talvoltasono larghe macchie d'olio; tal'altra è una mina galleg-giante, spesso sono capricci delle correnti.

Ma si vede il fondo del mare? domandano i profaniagli aviatori. Il mare è mutevole: dopo un maraglioneappare torbido, giallastro e occulta le insidie. Quando ècalma piatta l'acqua fa specchio e lo sguardo dai 600 ai1000 metri può meglio indagare verso il fondo. I som-mergibili debbono abbassarsi per varie decine di metriper confondere il loro dorso nero col fondo del mare:scorti dall'alto sembrano travi.

Una mattina un idrovolante fu inviato alla ricerca di

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Combattimenti su l'Adriatico.

A caccia di siluranti si va con un'abbondante riservadi pazienza e di diffidenza. La foga, l'impeto restano inagguato sotto uno strato di tenace attesa pronti a scattarenel momento di qualche importante scoperta. Volando abasse quote per la solitudine del mare, si seguono certestriature, certe scie serpeggianti, certe chiazze. Ognianomalia, ogni stravaganza dello specchio marino è ar-gomento di sospetto e vi si rotea attorno come fanno igabbiani....

Si sale per guardare lontano, si scorge un punto, unalineetta, uno spumeggiare insistente e vi si plana sopra[108] vertiginosamente fino a lambire le onde. Talvoltasono larghe macchie d'olio; tal'altra è una mina galleg-giante, spesso sono capricci delle correnti.

Ma si vede il fondo del mare? domandano i profaniagli aviatori. Il mare è mutevole: dopo un maraglioneappare torbido, giallastro e occulta le insidie. Quando ècalma piatta l'acqua fa specchio e lo sguardo dai 600 ai1000 metri può meglio indagare verso il fondo. I som-mergibili debbono abbassarsi per varie decine di metriper confondere il loro dorso nero col fondo del mare:scorti dall'alto sembrano travi.

Una mattina un idrovolante fu inviato alla ricerca di

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un sommergibile nostro che partito quattro giorni primaper una missione la quale non doveva oltrepassare le 48ore, non era rientrato. Disponeva di un'autonomia diquattro giorni e mezzo. Nella giornata precedente nonera stato possibile provvedere alla sua ricerca con mezziaerei, causa una tempesta. Certo il battello si era rifugia-to durante la tempesta in fondo [109] al mare. Ma inquella quarta mattina doveva essere tornato alla superfi-cie perchè il mare e il cielo erano placati: scadevano leultime ore della sua autonomia.

L'idrovolante seguendo la rotta data al battello per ilritorno, rimanendo a 600 metri e traversando pigre fola-te di foschìa, rimaste a vagare come scia della tempestafugata, procedeva verso l'alto mare. L'osservatore e ilpilota tra un'occhiata e l'altra alla bussola, esploravanoaccuratamente il mare. Già trenta miglia erano state per-corse e nessun punto nero aveva rotto l'uniformità im-mensa, la quale in quella mattina di fraterna, amorevolericerca, diffondeva un profondo senso di desolazione.

Poichè il punto d'incontro si presumeva non oltre iltrentesimo miglio, il velivolo rivolse la prua verso terrae fu durante il ritorno che un'ombra nera apparve nellatrasparenza dell'acqua. Il pilota e l'osservatore si scam-biarono uno sguardo denso di speranze. Il pilota, dimi-nuendo la forza del motore [110] e abbassando l'apparec-chio, iniziò una spirale che aveva per centro l'ombranera la quale con la diminuzione della quota acquistavapiù evidenza. Effettivamente si trattava di un sommergi-

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un sommergibile nostro che partito quattro giorni primaper una missione la quale non doveva oltrepassare le 48ore, non era rientrato. Disponeva di un'autonomia diquattro giorni e mezzo. Nella giornata precedente nonera stato possibile provvedere alla sua ricerca con mezziaerei, causa una tempesta. Certo il battello si era rifugia-to durante la tempesta in fondo [109] al mare. Ma inquella quarta mattina doveva essere tornato alla superfi-cie perchè il mare e il cielo erano placati: scadevano leultime ore della sua autonomia.

L'idrovolante seguendo la rotta data al battello per ilritorno, rimanendo a 600 metri e traversando pigre fola-te di foschìa, rimaste a vagare come scia della tempestafugata, procedeva verso l'alto mare. L'osservatore e ilpilota tra un'occhiata e l'altra alla bussola, esploravanoaccuratamente il mare. Già trenta miglia erano state per-corse e nessun punto nero aveva rotto l'uniformità im-mensa, la quale in quella mattina di fraterna, amorevolericerca, diffondeva un profondo senso di desolazione.

Poichè il punto d'incontro si presumeva non oltre iltrentesimo miglio, il velivolo rivolse la prua verso terrae fu durante il ritorno che un'ombra nera apparve nellatrasparenza dell'acqua. Il pilota e l'osservatore si scam-biarono uno sguardo denso di speranze. Il pilota, dimi-nuendo la forza del motore [110] e abbassando l'apparec-chio, iniziò una spirale che aveva per centro l'ombranera la quale con la diminuzione della quota acquistavapiù evidenza. Effettivamente si trattava di un sommergi-

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bile. Ma nostro? Ma quello che si cercava?Il battello tra un rigoglìo di spume veniva a galla in-

tanto che l'aereo continuava a roteargli intorno. Le suecaratteristiche corrispondevano esattamente a quelle delsommergibile ricercato. La torretta si scoperse con lostesso gesto di un individuo che si toglie il cappello. Nespuntarono due omini che si sbracciarono in frenetici sa-luti, mentre l'osservatore proteso dallo scafo dell'idrovo-lante, come un oratore enfatico, rispondeva dimenandole braccia. Il velivolo si pose a cinquanta metri dal som-mergibile. I reduci dal cielo e i reduci dal fondo delmare si salutarono con quella piena fraternità che si svi-luppa tra uomini avvolti da rischi e da solitudini.

- Che cosa vi è accaduto?[111]

- Ieri tempesta, poi stamane avaria a bordo. Stiamo ri-parando.

- Potrete rientrare con i vostri mezzi?- Calcoliamo fra un'ora.L'idrovolante ripartì verso il semaforo della base su

cui dall'osservatore fu gettato il messaggio nel quales'indicava il punto ove il battello era emerso. Dieci mi-nuti dopo fu visto un cacciatorpediniere uscire incontroal sommergibile. E l'aereo tornò sui due galleggianti perproteggerli. Altre siluranti nel frattempo erano spuntatesulla rotta: scortavano rimorchiatori.

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bile. Ma nostro? Ma quello che si cercava?Il battello tra un rigoglìo di spume veniva a galla in-

tanto che l'aereo continuava a roteargli intorno. Le suecaratteristiche corrispondevano esattamente a quelle delsommergibile ricercato. La torretta si scoperse con lostesso gesto di un individuo che si toglie il cappello. Nespuntarono due omini che si sbracciarono in frenetici sa-luti, mentre l'osservatore proteso dallo scafo dell'idrovo-lante, come un oratore enfatico, rispondeva dimenandole braccia. Il velivolo si pose a cinquanta metri dal som-mergibile. I reduci dal cielo e i reduci dal fondo delmare si salutarono con quella piena fraternità che si svi-luppa tra uomini avvolti da rischi e da solitudini.

- Che cosa vi è accaduto?[111]

- Ieri tempesta, poi stamane avaria a bordo. Stiamo ri-parando.

- Potrete rientrare con i vostri mezzi?- Calcoliamo fra un'ora.L'idrovolante ripartì verso il semaforo della base su

cui dall'osservatore fu gettato il messaggio nel quales'indicava il punto ove il battello era emerso. Dieci mi-nuti dopo fu visto un cacciatorpediniere uscire incontroal sommergibile. E l'aereo tornò sui due galleggianti perproteggerli. Altre siluranti nel frattempo erano spuntatesulla rotta: scortavano rimorchiatori.

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Pilota e osservatore avvertivano con orgoglio la deli-cata, grave responsabilità della loro missione. Sospet-tando qualsiasi insidia avversaria, si portavano sulla rot-ta dei vari galleggianti per accertarsi che fosse sgombradi mine, di sommergibili nemici, ma contemporanea-mente si preoccupavano che altri agguati non si celasse-ro in coda ed ai fianchi dei convogli, per cui ritornavanoai lati e sulle scie delle siluranti, mutando quota dai 50ai 500 metri. [112] Quante esistenze, quanti valori, chesomma imponente d'ingegno, di coraggio, di ricchezzasi stendevano sotto il dominio dell'idrovolante, e conquale ardore l'equipaggio aereo esplorava il mare e inse-guiva ogni dubbio, ogni parvenza di minaccia! Poi giun-sero altri idrovolanti a «dare il cambio» e le sentinelledel cielo in un incontro fulmineo si salutarono.

*

Un pilota d'idrovolanti deve pure conoscere intima-mente il sommergibile: l'arma di mare con la quale ha lamaggiore probabilità di combattere. L'intima conoscen-za si consegue con un'immersione. Il giorno in cui fuconsentito ad un pilota questo esperimento, il sommer-gibile filò morbidamente verso il centro dell'Adriatico.Navigazione senza pennacchi di fumo, senza strepitimeccanici, ma in mormorante bizzarria musicale dionde e di spume ricamate [113] intorno ad una nota do-minante sfuggente dall'interno del sommergibile: voce abocca chiusa dei motori elettrici. Sospinta come da una

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Pilota e osservatore avvertivano con orgoglio la deli-cata, grave responsabilità della loro missione. Sospet-tando qualsiasi insidia avversaria, si portavano sulla rot-ta dei vari galleggianti per accertarsi che fosse sgombradi mine, di sommergibili nemici, ma contemporanea-mente si preoccupavano che altri agguati non si celasse-ro in coda ed ai fianchi dei convogli, per cui ritornavanoai lati e sulle scie delle siluranti, mutando quota dai 50ai 500 metri. [112] Quante esistenze, quanti valori, chesomma imponente d'ingegno, di coraggio, di ricchezzasi stendevano sotto il dominio dell'idrovolante, e conquale ardore l'equipaggio aereo esplorava il mare e inse-guiva ogni dubbio, ogni parvenza di minaccia! Poi giun-sero altri idrovolanti a «dare il cambio» e le sentinelledel cielo in un incontro fulmineo si salutarono.

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Un pilota d'idrovolanti deve pure conoscere intima-mente il sommergibile: l'arma di mare con la quale ha lamaggiore probabilità di combattere. L'intima conoscen-za si consegue con un'immersione. Il giorno in cui fuconsentito ad un pilota questo esperimento, il sommer-gibile filò morbidamente verso il centro dell'Adriatico.Navigazione senza pennacchi di fumo, senza strepitimeccanici, ma in mormorante bizzarria musicale dionde e di spume ricamate [113] intorno ad una nota do-minante sfuggente dall'interno del sommergibile: voce abocca chiusa dei motori elettrici. Sospinta come da una

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energia segreta, possente e muta, la snella, nera silurantenon scherniva la poesia del mare, ma armonizzava conessa sfuggendo con un'eleganza di marina belva in ag-guato.

Raggiunta la mèta, il sommergibile s'arresta. L'equi-paggio dalla torretta si cala nell'interno del galleggiante:chi è pingue giudica insufficiente il diametro della tor-retta e arriva in basso sbuffando e paonazzo. L'ospite sitrova in un ambiente illuminato elettricamente, lucido diuna miriade di manometri, contatori, manubri, volanti;olezzante con discrezione di lubrificanti. Egli si spostada un locale all'altro, ma viene pregato di interromperela visita perchè il suo andirivieni ha una sensibile riper-cussione su l'assetto del sommergibile.

Chiusi ermeticamente i portelli, nel silenzio d'attesache dà al novizio un senso di commozione, la voce delcomandante [114] segna un distacco spirituale netto fralo stato d'emersione e quello d'immersione. Si inizial'attacco alle incognite: - Chiusi i portelli? Chiusa la tor-retta?

Dai portavoce che affluiscono alla camera di coman-do arrivano le risposte affermative. S'intraprende tostola manovra per allagare i doppi fondi. Ancora la vocedel comandante: - Apri gli allagamenti. - Si comprendea questo punto - osserva l'ospite preoccupato di mostrar-si disinvolto - la differenza fra la donna leggera ed ilsommergibile: al capriccio femminile non si pone rime-

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energia segreta, possente e muta, la snella, nera silurantenon scherniva la poesia del mare, ma armonizzava conessa sfuggendo con un'eleganza di marina belva in ag-guato.

Raggiunta la mèta, il sommergibile s'arresta. L'equi-paggio dalla torretta si cala nell'interno del galleggiante:chi è pingue giudica insufficiente il diametro della tor-retta e arriva in basso sbuffando e paonazzo. L'ospite sitrova in un ambiente illuminato elettricamente, lucido diuna miriade di manometri, contatori, manubri, volanti;olezzante con discrezione di lubrificanti. Egli si spostada un locale all'altro, ma viene pregato di interromperela visita perchè il suo andirivieni ha una sensibile riper-cussione su l'assetto del sommergibile.

Chiusi ermeticamente i portelli, nel silenzio d'attesache dà al novizio un senso di commozione, la voce delcomandante [114] segna un distacco spirituale netto fralo stato d'emersione e quello d'immersione. Si inizial'attacco alle incognite: - Chiusi i portelli? Chiusa la tor-retta?

Dai portavoce che affluiscono alla camera di coman-do arrivano le risposte affermative. S'intraprende tostola manovra per allagare i doppi fondi. Ancora la vocedel comandante: - Apri gli allagamenti. - Si comprendea questo punto - osserva l'ospite preoccupato di mostrar-si disinvolto - la differenza fra la donna leggera ed ilsommergibile: al capriccio femminile non si pone rime-

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dio, mentre alla leggerezza del battello si contrapponeun aumento di peso con una serie di litri a poppa, al cen-tro o a prua secondo gli appoppamenti e gli appruamentida correggere.

Esiste viceversa - osserva sempre l'ospite - un'affinitàfra il sommergibile e il beone: l'uno e l'altro per acqui-stare pesantezza bevono, bevono finchè s'immergonol'uno nel mare e l'altro nel sonno.

[115]

Chi non sta al periscopio segue le vicende del som-mergibile osservando il manometro di profondità che se-gnala i metri d'immersione ed osservando l'inclinometroche indica i gradi di sbandamento orizzontale. Ma il pe-riscopio è più divertente. Orientato in direzione dellaprua, lascia vedere la parte anteriore del battello mentres'immerge lentamente. Sotto la spuma, una dopo l'altra,svaniscono le particolarità della struttura superiore - in-tercapedine - le bitte, i timoni orizzontali. Lo specchiod'acqua tornato deserto, sale gradatamente. Le piccoleonde si aguzzano, si protendono verso il periscopio, avi-de di sopraffare anche questa estrema punta del battello.Si prova l'allucinazione di annegare. Le onde coprono escoprono il periscopio. Lembi di mare e di cielo si alter-nano con le iridescenze della spuma. Completamente as-sorto nella penosa contemplazione di questo giuoco,l'ospite, immemore della vita del sommergibile, solocon la fantasia alle prese col mare, con lo sguardo in[116] pieno contatto con le onde, come avesse il suo viso

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dio, mentre alla leggerezza del battello si contrapponeun aumento di peso con una serie di litri a poppa, al cen-tro o a prua secondo gli appoppamenti e gli appruamentida correggere.

Esiste viceversa - osserva sempre l'ospite - un'affinitàfra il sommergibile e il beone: l'uno e l'altro per acqui-stare pesantezza bevono, bevono finchè s'immergonol'uno nel mare e l'altro nel sonno.

[115]

Chi non sta al periscopio segue le vicende del som-mergibile osservando il manometro di profondità che se-gnala i metri d'immersione ed osservando l'inclinometroche indica i gradi di sbandamento orizzontale. Ma il pe-riscopio è più divertente. Orientato in direzione dellaprua, lascia vedere la parte anteriore del battello mentres'immerge lentamente. Sotto la spuma, una dopo l'altra,svaniscono le particolarità della struttura superiore - in-tercapedine - le bitte, i timoni orizzontali. Lo specchiod'acqua tornato deserto, sale gradatamente. Le piccoleonde si aguzzano, si protendono verso il periscopio, avi-de di sopraffare anche questa estrema punta del battello.Si prova l'allucinazione di annegare. Le onde coprono escoprono il periscopio. Lembi di mare e di cielo si alter-nano con le iridescenze della spuma. Completamente as-sorto nella penosa contemplazione di questo giuoco,l'ospite, immemore della vita del sommergibile, solocon la fantasia alle prese col mare, con lo sguardo in[116] pieno contatto con le onde, come avesse il suo viso

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nell'acqua, si vede sommerso, liberato, sommerso dinuovo, sopraffatto. Poi il periscopio non mostra che unatinta verdastra; si è sotto le onde, si scende verso il fon-do.

La sonorità prima avvertita sui fianchi, sulla vôlta delsommergibile si attenua: sonorità grave che fa pensare araffiche, a sbotti di pioggia contro una fragile casa. È lavoce delle onde che fluttuano nell'intercapedine. E conlo stendersi della calma acustica, scompare pure quelrollìo da cui era derivato prima un disagio di stabilitànel personale di bordo. In compenso il novizio si senteinvaso da un torpore crescente.... Si addormenta. Dueore dopo un alito frizzante, ossigenato lo sveglia. Il bat-tello è tornato alla superficie: i boccaporti aperti aspira-no l'aroma del mare.

[117]

*

Vi fu in un'alba l'apparizione di quattordici silurantiaustriache verso un punto del nostro litorale adriatico.Era la terza di una serie di albe propizie. Generalmenteper le loro imprese marittime o aeree, quando si tratta ditraversare l'Adriatico, gli austriaci scelgono il terzo gior-no favorevole, perchè il primo, dopo un periodo di mal-tempo, è ventoso forte, il secondo ha come conseguenzamare mosso, il terzo si presenta con calma piatta, ilquarto è velato da foschìa, il quinto è grave di nubi, il

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nell'acqua, si vede sommerso, liberato, sommerso dinuovo, sopraffatto. Poi il periscopio non mostra che unatinta verdastra; si è sotto le onde, si scende verso il fon-do.

La sonorità prima avvertita sui fianchi, sulla vôlta delsommergibile si attenua: sonorità grave che fa pensare araffiche, a sbotti di pioggia contro una fragile casa. È lavoce delle onde che fluttuano nell'intercapedine. E conlo stendersi della calma acustica, scompare pure quelrollìo da cui era derivato prima un disagio di stabilitànel personale di bordo. In compenso il novizio si senteinvaso da un torpore crescente.... Si addormenta. Dueore dopo un alito frizzante, ossigenato lo sveglia. Il bat-tello è tornato alla superficie: i boccaporti aperti aspira-no l'aroma del mare.

[117]

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Vi fu in un'alba l'apparizione di quattordici silurantiaustriache verso un punto del nostro litorale adriatico.Era la terza di una serie di albe propizie. Generalmenteper le loro imprese marittime o aeree, quando si tratta ditraversare l'Adriatico, gli austriaci scelgono il terzo gior-no favorevole, perchè il primo, dopo un periodo di mal-tempo, è ventoso forte, il secondo ha come conseguenzamare mosso, il terzo si presenta con calma piatta, ilquarto è velato da foschìa, il quinto è grave di nubi, il

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sesto fa pioggia.Dunque in quel terzo mattino di calma piatta, quat-

tordici lineette brune, sette da una parte, sette dall'altra,componenti come un angolo, spuntarono di tra la fo-schìa viola-rosa, sullo sfavillìo del mare. Cominciò frapilota e osservatore un muto scambio di cenni e di mi-mica i quali significavano:

[118]

- Nostre non sono.- Attenti alle bombe da lanciare.- Per non equivocare bombardiamo dopo la prima

cannonata.E via a tutto motore in linea di volo - vale a dire alla

massima velocità - verso le quattordici lineette che an-davano rapidamente ingrossandosi. I cacciatorpedinieregià si differenziavano dalle torpediniere. Ma la loro di-sposizione mutava: ognuna usciva di rango seguendouna rotta obliqua, tracciando curve scie per non farsibersaglio. Soddisfazione enorme: un idrovolante mette-va lo scompiglio in una squadriglia di siluranti. Vam,vam. Un sussulto alla coda. A destra, ad una trentina dimetri, uno scoppio ampio come una parete di stanza, ne-rastro, somigliante al ghigno di un mostro. È il colpo at-teso.

L'idrovolante da 1200 metri plana su un gruppo disette siluranti: sulla verticale del centro sfibbia le bom-

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sesto fa pioggia.Dunque in quel terzo mattino di calma piatta, quat-

tordici lineette brune, sette da una parte, sette dall'altra,componenti come un angolo, spuntarono di tra la fo-schìa viola-rosa, sullo sfavillìo del mare. Cominciò frapilota e osservatore un muto scambio di cenni e di mi-mica i quali significavano:

[118]

- Nostre non sono.- Attenti alle bombe da lanciare.- Per non equivocare bombardiamo dopo la prima

cannonata.E via a tutto motore in linea di volo - vale a dire alla

massima velocità - verso le quattordici lineette che an-davano rapidamente ingrossandosi. I cacciatorpedinieregià si differenziavano dalle torpediniere. Ma la loro di-sposizione mutava: ognuna usciva di rango seguendouna rotta obliqua, tracciando curve scie per non farsibersaglio. Soddisfazione enorme: un idrovolante mette-va lo scompiglio in una squadriglia di siluranti. Vam,vam. Un sussulto alla coda. A destra, ad una trentina dimetri, uno scoppio ampio come una parete di stanza, ne-rastro, somigliante al ghigno di un mostro. È il colpo at-teso.

L'idrovolante da 1200 metri plana su un gruppo disette siluranti: sulla verticale del centro sfibbia le bom-

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be. Disgraziatamente vanno a tuffarsi a poca distanza dadue siluranti in coda. Il cielo è un inferno. L'apparecchioè accerchiato [119] da scoppi, taluni a poche decine dimetri dalle ali. La coda specialmente è scossa. La pruatende a buttarsi in giù. Il pilota e l'osservatore, attana-gliati da due opposte sensazioni, quella di precipitare daun momento all'altro e quella di essere invulnerabili, ir-rigiditi nella esasperante intensità di queste vicende, tra-versano vertiginosamente il cielo della morte; la codavibra eccessivamente, le crociere hanno un tremito anor-male, il motore scaldandosi produce un suono minaccio-so. Il pilota sbanda l'aereo a destra e a sinistra con deci-sione per disturbare la mira agli artiglieri avversari. Leesplosioni dei proietti, non ostante l'intensa sonorità delmotore, si fanno udire con strepiti laceranti.

Intanto un rinforzo di idrovolanti nostri punteggial'orizzonte. Pochi minuti dopo la squadriglia è sul bersa-glio: di essa fanno parte piccoli fulminei caccia chepiombano ad inaffiare di mitraglia le tolde nemiche. Ri-volta la prua verso Pola, le siluranti con una manovraurgente [120] filano a tutta velocità lasciando una scialunga, candidissima. Un treno armato, i cui colpi solle-vano colonne d'acqua in coda alla squadriglia fuggiasca,spara dalla costa.

Le cittadine dorate nel litorale verde-azzurro, sembraassistano alla battaglia simboleggiando un'inalterabileserenità. E dall'alto dell'idrovolante la visione della co-sta estatica, delle navi in fuga, della squadriglia aerea -

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be. Disgraziatamente vanno a tuffarsi a poca distanza dadue siluranti in coda. Il cielo è un inferno. L'apparecchioè accerchiato [119] da scoppi, taluni a poche decine dimetri dalle ali. La coda specialmente è scossa. La pruatende a buttarsi in giù. Il pilota e l'osservatore, attana-gliati da due opposte sensazioni, quella di precipitare daun momento all'altro e quella di essere invulnerabili, ir-rigiditi nella esasperante intensità di queste vicende, tra-versano vertiginosamente il cielo della morte; la codavibra eccessivamente, le crociere hanno un tremito anor-male, il motore scaldandosi produce un suono minaccio-so. Il pilota sbanda l'aereo a destra e a sinistra con deci-sione per disturbare la mira agli artiglieri avversari. Leesplosioni dei proietti, non ostante l'intensa sonorità delmotore, si fanno udire con strepiti laceranti.

Intanto un rinforzo di idrovolanti nostri punteggial'orizzonte. Pochi minuti dopo la squadriglia è sul bersa-glio: di essa fanno parte piccoli fulminei caccia chepiombano ad inaffiare di mitraglia le tolde nemiche. Ri-volta la prua verso Pola, le siluranti con una manovraurgente [120] filano a tutta velocità lasciando una scialunga, candidissima. Un treno armato, i cui colpi solle-vano colonne d'acqua in coda alla squadriglia fuggiasca,spara dalla costa.

Le cittadine dorate nel litorale verde-azzurro, sembraassistano alla battaglia simboleggiando un'inalterabileserenità. E dall'alto dell'idrovolante la visione della co-sta estatica, delle navi in fuga, della squadriglia aerea -

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macchie nere contro il sole nel picchiettìo multicoloredelle esplosioni - si domina con l'ebbrezza del buon do-vere compiuto.

Poi il ritorno avviene a pochi metri dalla costa. Si na-viga con motore ridotto, ma la velocità - doppia a quelladi un direttissimo - consente di oltrepassare vertiginosa-mente cittadine, paesini, gruppi di villette, semafori,porticciuoli, canali, mentre ondate di folla, nelle zonepiù abitate, si protendono sulla spiaggia verso l'idrovo-lante da cui l'osservatore fa gli onori di casa sbraccian-dosi.

Quando un aereo è costretto a scendere [121] davantiad uno di questi luoghi di passaggio, le popolazioni loaccolgono trionfalmente. Le nebbie improvvise gettatedal Po, dalle valli di Comacchio, nascondono talvolta lavia del ritorno. Il mutamento di scena è quasi istantaneo.Ondate di foschìa turbinano intorno al velivolo. Il pano-rama si vela, diviene ambiguo anche traverso le partico-larità più prossime. Gli edifici sparsi lungo la costa siscorgono solo a distanza di poche centinaia di metri. Poitutto è nebbia. A bassissima quota il pilota, per non tro-varsi improvvisamente contro la costa, volge la prua, inbase alle indicazioni della bussola, verso l'alto mare. Adue o tre metri dall'acqua egli distingue appena vaghestriature di onde morte: s'abbassa con precauzioni infini-te, come in volo notturno, perchè in tali circostanze lavisibilità dell'acqua è quanto mai problematica.

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macchie nere contro il sole nel picchiettìo multicoloredelle esplosioni - si domina con l'ebbrezza del buon do-vere compiuto.

Poi il ritorno avviene a pochi metri dalla costa. Si na-viga con motore ridotto, ma la velocità - doppia a quelladi un direttissimo - consente di oltrepassare vertiginosa-mente cittadine, paesini, gruppi di villette, semafori,porticciuoli, canali, mentre ondate di folla, nelle zonepiù abitate, si protendono sulla spiaggia verso l'idrovo-lante da cui l'osservatore fa gli onori di casa sbraccian-dosi.

Quando un aereo è costretto a scendere [121] davantiad uno di questi luoghi di passaggio, le popolazioni loaccolgono trionfalmente. Le nebbie improvvise gettatedal Po, dalle valli di Comacchio, nascondono talvolta lavia del ritorno. Il mutamento di scena è quasi istantaneo.Ondate di foschìa turbinano intorno al velivolo. Il pano-rama si vela, diviene ambiguo anche traverso le partico-larità più prossime. Gli edifici sparsi lungo la costa siscorgono solo a distanza di poche centinaia di metri. Poitutto è nebbia. A bassissima quota il pilota, per non tro-varsi improvvisamente contro la costa, volge la prua, inbase alle indicazioni della bussola, verso l'alto mare. Adue o tre metri dall'acqua egli distingue appena vaghestriature di onde morte: s'abbassa con precauzioni infini-te, come in volo notturno, perchè in tali circostanze lavisibilità dell'acqua è quanto mai problematica.

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Con l'aiuto della bussola il pilota, dopo aver ammara-to, torna verso la costa. Nella nebbia minuscole ombredi uomini sulla spiaggia, una palizzata, [122] un semafo-ro.... un'imbarcazione.... Fermato il motore, l'idrovolanteè rimorchiato nel porto-canale. Sulle rive prima desertes'improvvisa una folla dominata da veneziane, da scial-letti. Quante interrogazioni nostalgiche, quante soavimissive agli aviatori: «Vienlo da Venezia? Come xea?Cara, benedeta, co bea che la xe! El me la saluda tanto.El ghe daga dei basi.»

*

Quando allo spuntar del giorno si torna da una mis-sione su una città, le vie, le piazze prima candide, deser-te si ricoprono rapidamente di puntini neri i quali proce-dono da sotto le case al mezzo delle strade e delle piaz-ze e poi restano fissi. Le finestre dei piani superiori, gliabbaini si animano pure di lineette variopinte e gestico-lanti. Il pilota, costringendo il suo apparecchio ad abbas-sarsi, vede salire vertiginosamente campanili, terrazze,fumaiuoli [123] come una massa di edifici lanciata dauna potenza sismica. Egli ridona tutta la forza al motoree riprende la salita riempiendo di fragore la città.

Questo il ritorno da una missione. Ma i preparativi diessa sono meno semplici. Se si deve effettuare in unazona nemica mai esplorata, si presenta circonfusa dalleattrattive e dalle preoccupazioni dell'ignoto. Allorchè

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Con l'aiuto della bussola il pilota, dopo aver ammara-to, torna verso la costa. Nella nebbia minuscole ombredi uomini sulla spiaggia, una palizzata, [122] un semafo-ro.... un'imbarcazione.... Fermato il motore, l'idrovolanteè rimorchiato nel porto-canale. Sulle rive prima desertes'improvvisa una folla dominata da veneziane, da scial-letti. Quante interrogazioni nostalgiche, quante soavimissive agli aviatori: «Vienlo da Venezia? Come xea?Cara, benedeta, co bea che la xe! El me la saluda tanto.El ghe daga dei basi.»

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Quando allo spuntar del giorno si torna da una mis-sione su una città, le vie, le piazze prima candide, deser-te si ricoprono rapidamente di puntini neri i quali proce-dono da sotto le case al mezzo delle strade e delle piaz-ze e poi restano fissi. Le finestre dei piani superiori, gliabbaini si animano pure di lineette variopinte e gestico-lanti. Il pilota, costringendo il suo apparecchio ad abbas-sarsi, vede salire vertiginosamente campanili, terrazze,fumaiuoli [123] come una massa di edifici lanciata dauna potenza sismica. Egli ridona tutta la forza al motoree riprende la salita riempiendo di fragore la città.

Questo il ritorno da una missione. Ma i preparativi diessa sono meno semplici. Se si deve effettuare in unazona nemica mai esplorata, si presenta circonfusa dalleattrattive e dalle preoccupazioni dell'ignoto. Allorchè

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l'aviatore riceve ordine di prepararsi ad un'ardua missio-ne, una luce spirituale si sprigiona nell'animo suo dallacompiacenza di essere stimato capace di un eccezionalesforzo, dalla convinzione intima di riuscire, dalla pro-spettiva di svolgere un servizio utile segnalato nei co-municati, dalla speranza di meritare una distinzione.

Poi un senso di depressione emana dall'esame parti-colareggiato delle difficoltà. In una lunga traversata dimare - quattro ore di volo - è sufficiente che il motorepianti perchè la missione fallisca e la vita dell'equipag-gio sia messa a repentaglio nella solitudine [124]dell'alto mare. Di qui un accurato esame del motore,degl'istrumenti di precisione. Altra difficoltà: necessitàdi oltrepassare isole nemiche prima di essere sulla mèta.Studio della carta geografica per girare possibilmentegli ostacoli. Ma se si allunga il percorso si rischia di ri-manere senza benzina al ritorno. Meglio conseguireun'alta quota. Ma la stagione è fredda ancora: una per-manenza di un'ora a 4000 metri può minacciare di con-gelamento l'equipaggio. Alcuni giorni prima due aviato-ri erano scesi col naso congelato per essere rimasti ventiminuti a 3600 metri. Non bisogna prescindere poi daglieffetti del derapamento; la costa nemica nel centrodell'Adriatico si presenta con precisione solo dopoun'ora e mezza di volo, quando cioè sarebbe troppo tardia correggere la rotta in base alla configurazione del pa-norama. All'osservatore il delicato compito di tener fe-delmente d'occhio la bussola.

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l'aviatore riceve ordine di prepararsi ad un'ardua missio-ne, una luce spirituale si sprigiona nell'animo suo dallacompiacenza di essere stimato capace di un eccezionalesforzo, dalla convinzione intima di riuscire, dalla pro-spettiva di svolgere un servizio utile segnalato nei co-municati, dalla speranza di meritare una distinzione.

Poi un senso di depressione emana dall'esame parti-colareggiato delle difficoltà. In una lunga traversata dimare - quattro ore di volo - è sufficiente che il motorepianti perchè la missione fallisca e la vita dell'equipag-gio sia messa a repentaglio nella solitudine [124]dell'alto mare. Di qui un accurato esame del motore,degl'istrumenti di precisione. Altra difficoltà: necessitàdi oltrepassare isole nemiche prima di essere sulla mèta.Studio della carta geografica per girare possibilmentegli ostacoli. Ma se si allunga il percorso si rischia di ri-manere senza benzina al ritorno. Meglio conseguireun'alta quota. Ma la stagione è fredda ancora: una per-manenza di un'ora a 4000 metri può minacciare di con-gelamento l'equipaggio. Alcuni giorni prima due aviato-ri erano scesi col naso congelato per essere rimasti ventiminuti a 3600 metri. Non bisogna prescindere poi daglieffetti del derapamento; la costa nemica nel centrodell'Adriatico si presenta con precisione solo dopoun'ora e mezza di volo, quando cioè sarebbe troppo tardia correggere la rotta in base alla configurazione del pa-norama. All'osservatore il delicato compito di tener fe-delmente d'occhio la bussola.

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Seguono le possibilità di essere attaccati da apparec-chi da caccia, di restare [125] coinvolti da una tempesta,data l'estrema volubilità meteorologica dell'Adriatico. Ivari quesiti finiscono per restare risolti o diminuiti digravità. Presi molti provvedimenti - il piccione viaggia-tore da lanciare e i viveri da consumare in caso di forza-to ammaraggio, la bomba incendiaria con cui distrugge-re l'apparecchio e una scorta di monete d'oro qualorafosse inevitabile cader prigionieri, l'unguento con cuicoprirsi il viso per combattere il gelo, e l'apparato elet-trico di riscaldamento - presi questi provvedimenti su-bentra uno stato d'animo soffuso di serenità e alimentatoda dissertazioni filosofiche.

*

Poichè tecnicamente la missione è già pronta, anchenello spirito occorre approntarla. È vero - ragiona l'avia-tore - che si rischia di cadere prigionieri, di essere ab-battuti dai caccia, di scendere in alto mare e trascorrervi[126] chi sa quante ore, di essere travolti da una buriana(tempesta), ma che valore morale, che bellezza psicolo-gica offre la vita se non è temprata dai cimenti, se non èmigliorata da continue ascensioni verso un sempre piùschietto, puro disinteressamento? La vita dell'aviatorenon è forse tutta protesa alla conquista di una superioritàmorale, dal primo volo con l'istruttore, al primo volo dasolo; dal primo brevetto, alle prime evoluzioni; dallaprima cannoneggiata missione di guerra, al primo com-

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Seguono le possibilità di essere attaccati da apparec-chi da caccia, di restare [125] coinvolti da una tempesta,data l'estrema volubilità meteorologica dell'Adriatico. Ivari quesiti finiscono per restare risolti o diminuiti digravità. Presi molti provvedimenti - il piccione viaggia-tore da lanciare e i viveri da consumare in caso di forza-to ammaraggio, la bomba incendiaria con cui distrugge-re l'apparecchio e una scorta di monete d'oro qualorafosse inevitabile cader prigionieri, l'unguento con cuicoprirsi il viso per combattere il gelo, e l'apparato elet-trico di riscaldamento - presi questi provvedimenti su-bentra uno stato d'animo soffuso di serenità e alimentatoda dissertazioni filosofiche.

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Poichè tecnicamente la missione è già pronta, anchenello spirito occorre approntarla. È vero - ragiona l'avia-tore - che si rischia di cadere prigionieri, di essere ab-battuti dai caccia, di scendere in alto mare e trascorrervi[126] chi sa quante ore, di essere travolti da una buriana(tempesta), ma che valore morale, che bellezza psicolo-gica offre la vita se non è temprata dai cimenti, se non èmigliorata da continue ascensioni verso un sempre piùschietto, puro disinteressamento? La vita dell'aviatorenon è forse tutta protesa alla conquista di una superioritàmorale, dal primo volo con l'istruttore, al primo volo dasolo; dal primo brevetto, alle prime evoluzioni; dallaprima cannoneggiata missione di guerra, al primo com-

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battimento? Sotto l'influenza di queste vigorose medita-zioni si diventa più fieri, più sdegnosi del consueto per-sino con gli stessi camerati, per il solo fatto che costoronon sono stati incaricati o non hanno chiesto di eseguirela missione.

Essendo le condizioni meteorologiche le arbitre dellasituazione, si seguono con assiduità i venti, le nubi e ilmare, si arzigogola su gli effetti della bora, dello sciroc-co, del grecale, si vive in intimo contatto con il mare, ilcielo, [127] mentre la fantasia si abitua a vedere le cosepanoramicamente da 4000 metri d'altezza. Quanto èestraneo alla missione, infastidisce. Le vicende normalidi vita, le preoccupazioni minute mediocri di coloro iquali sono sicuri della loro esistenza, costituiscono untutto disprezzabile per l'aviatore saturo ormai di energieeccezionali, divenuto normale nell'anomalia del suogran volo in preparazione. Come da un'alta quota i parti-colari panoramici rimpiccioliscono sino a scomparire,così l'elevazione spirituale porta a non scorgere più, anon apprezzare i piccoli valori della vita.

Ogni alba sfavorevole pone nell'animo dell'aviatoreuna segreta, inconfessabile contraddizione: da un lato ildispetto di dover prolungare la vigilia d'attesa e l'ansiain cospetto di un ignoto che per altre ventiquattro orenon si svelerà; dall'altro una fisica, egoistica compiacen-za di ricuperare altre ventiquattro ore di esistenza sicura.

Durante questa vigilia l'aviatore è [128] epicureo: gli

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battimento? Sotto l'influenza di queste vigorose medita-zioni si diventa più fieri, più sdegnosi del consueto per-sino con gli stessi camerati, per il solo fatto che costoronon sono stati incaricati o non hanno chiesto di eseguirela missione.

Essendo le condizioni meteorologiche le arbitre dellasituazione, si seguono con assiduità i venti, le nubi e ilmare, si arzigogola su gli effetti della bora, dello sciroc-co, del grecale, si vive in intimo contatto con il mare, ilcielo, [127] mentre la fantasia si abitua a vedere le cosepanoramicamente da 4000 metri d'altezza. Quanto èestraneo alla missione, infastidisce. Le vicende normalidi vita, le preoccupazioni minute mediocri di coloro iquali sono sicuri della loro esistenza, costituiscono untutto disprezzabile per l'aviatore saturo ormai di energieeccezionali, divenuto normale nell'anomalia del suogran volo in preparazione. Come da un'alta quota i parti-colari panoramici rimpiccioliscono sino a scomparire,così l'elevazione spirituale porta a non scorgere più, anon apprezzare i piccoli valori della vita.

Ogni alba sfavorevole pone nell'animo dell'aviatoreuna segreta, inconfessabile contraddizione: da un lato ildispetto di dover prolungare la vigilia d'attesa e l'ansiain cospetto di un ignoto che per altre ventiquattro orenon si svelerà; dall'altro una fisica, egoistica compiacen-za di ricuperare altre ventiquattro ore di esistenza sicura.

Durante questa vigilia l'aviatore è [128] epicureo: gli

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sembrano indispensabili i cibi prelibati, i vini sobri inquantità ma fini in qualità. Conserva gelosamente le sueenergie. Contrariamente a quanto si immagina, la lunga,forzata attesa non indebolisce moralmente l'aviatore; glitoglie, è vero, il primitivo eccitamento, ma lo famiglia-rizza con la visione dei rischi sino a dargli l'allucinazio-ne che il gran volo sia ormai compiuto. Di qui una flem-matica attesa degli eventi.

L'alba favorevole appare finalmente. E la gran parten-za avviene. Se un incidente di bordo o un improvvisocambiamento di condizioni atmosferiche obbligano alritorno e al rinvio della missione, l'aviatore, che giudica-va da giorni i suoi preparativi perfetti, teme che altre se-grete lacune si celino sotto l'apparenza di una organizza-zione completa e ricade in dominio del dubbio. Combat-te il malessere provvedendo alacremente al rimedio eall'indomani si ritrova fornito della primitiva efficienza.

[129]

Nel gran quadro, minuscoli, buffi particolari. La bo-raccia, riempita di bevande forti da vari giorni, per ec-cesso di preveggenza, ora che si tratta di partire è vuotaper iniziativa di ladra bocca ignota. Gl'indumenti di volodestinati a un pingue, sono stati indossati per equivocoda un mingherlino il quale non può dare in cambioall'altro i suoi....

Si ritenta la missione. Nella immaginazione dell'avia-tore il mare Adriatico diventa un lago. Egli cabra

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sembrano indispensabili i cibi prelibati, i vini sobri inquantità ma fini in qualità. Conserva gelosamente le sueenergie. Contrariamente a quanto si immagina, la lunga,forzata attesa non indebolisce moralmente l'aviatore; glitoglie, è vero, il primitivo eccitamento, ma lo famiglia-rizza con la visione dei rischi sino a dargli l'allucinazio-ne che il gran volo sia ormai compiuto. Di qui una flem-matica attesa degli eventi.

L'alba favorevole appare finalmente. E la gran parten-za avviene. Se un incidente di bordo o un improvvisocambiamento di condizioni atmosferiche obbligano alritorno e al rinvio della missione, l'aviatore, che giudica-va da giorni i suoi preparativi perfetti, teme che altre se-grete lacune si celino sotto l'apparenza di una organizza-zione completa e ricade in dominio del dubbio. Combat-te il malessere provvedendo alacremente al rimedio eall'indomani si ritrova fornito della primitiva efficienza.

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Nel gran quadro, minuscoli, buffi particolari. La bo-raccia, riempita di bevande forti da vari giorni, per ec-cesso di preveggenza, ora che si tratta di partire è vuotaper iniziativa di ladra bocca ignota. Gl'indumenti di volodestinati a un pingue, sono stati indossati per equivocoda un mingherlino il quale non può dare in cambioall'altro i suoi....

Si ritenta la missione. Nella immaginazione dell'avia-tore il mare Adriatico diventa un lago. Egli cabra

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l'apparecchio perchè è ansioso di vedere l'altra sponda,di sapere fra tante ipotesi considerate, quale si realizze-rà. L'ignoto gradatamente si svela, si precisa in una pri-ma striscia violetta o turchina, ondulata.... È il profilodella vittoria. Ma quanto lentamente si sciolgono i parti-colari della costa! Come sono scarsi 140 chilometriall'ora!...

· · · · · · · · · · · · · · · ·

Reduce dalla missione l'aviatore, traverso il suo esau-rimento, giudica inverosimile quanto ha fatto, il volo su[130] l'Adriatico da una sponda all'altra, la permanenzasul bersaglio tonante d'artiglierie, il ritorno fra un'avan-zata cupa di nubi, un ingrossarsi di mare, tra raffiche divento.

Ma la stanchezza si smaltisce, i centri nervosi si rifor-niscono, le lodi dei superiori, l'aumentata considerazio-ne dei colleghi che si manifesta nella diminuzione deifrizzi abituali, stendono nell'animo suo una soddisfazio-ne ineffabile. Segue un periodo d'ozio nel quale le ener-gie ridiventano esuberanti. A questo punto la missionequasi ripudiata appare circonfusa di facilità vittoriosa.L'aviatore è ripreso dalla nostalgia delle emozioni pro-vate in quell'occasione; e senza iattanza, per un profon-do convincimento, per le nuove energie rifiorite in lui,dichiara: - Mi sento pronto per un'altra missione, anchepiù rischiosa.

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l'apparecchio perchè è ansioso di vedere l'altra sponda,di sapere fra tante ipotesi considerate, quale si realizze-rà. L'ignoto gradatamente si svela, si precisa in una pri-ma striscia violetta o turchina, ondulata.... È il profilodella vittoria. Ma quanto lentamente si sciolgono i parti-colari della costa! Come sono scarsi 140 chilometriall'ora!...

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Reduce dalla missione l'aviatore, traverso il suo esau-rimento, giudica inverosimile quanto ha fatto, il volo su[130] l'Adriatico da una sponda all'altra, la permanenzasul bersaglio tonante d'artiglierie, il ritorno fra un'avan-zata cupa di nubi, un ingrossarsi di mare, tra raffiche divento.

Ma la stanchezza si smaltisce, i centri nervosi si rifor-niscono, le lodi dei superiori, l'aumentata considerazio-ne dei colleghi che si manifesta nella diminuzione deifrizzi abituali, stendono nell'animo suo una soddisfazio-ne ineffabile. Segue un periodo d'ozio nel quale le ener-gie ridiventano esuberanti. A questo punto la missionequasi ripudiata appare circonfusa di facilità vittoriosa.L'aviatore è ripreso dalla nostalgia delle emozioni pro-vate in quell'occasione; e senza iattanza, per un profon-do convincimento, per le nuove energie rifiorite in lui,dichiara: - Mi sento pronto per un'altra missione, anchepiù rischiosa.

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[131]

*

E quando meno all'aviatore sembra probabile, la mis-sione più rischiosa si realizza fulminea. La minore pro-babilità dovrebbe essere rappresentata, per esempio, dauno strato di nubi steso sul territorio nemico, strato chepermettesse ad un apparecchio da ricognizione di arriva-re senza essere visto fino a una zona libera da vapori sucui ricavare osservazioni, fotografie. Ma una brutta mat-tina in cui un nostro idrovolante, pur non essendo statovisto, era stato udito da Trieste, sbucarono dalle nubi,alte 2000 metri, due caccia terrestri con le croci, ai qualinon restava che salire altri 500 metri per raggiungere laquota dell'idrovolante.

A bordo del nostro apparecchio tutto era tranquillo,allorchè l'osservatore, nel volgersi al pilota per scambia-re uno dei consueti sorrisi significanti «Si va [132]bene», mutò di scatto l'espressione del volto da ridentein allarmato e protese le mani verso la coda. Il pilotaebbe un sussulto e si trovò ad aver istintivamente viratocon manovra decisa sì da scorgere a destra, non più di-stante di 400 metri, un caccia con ruote e le croci. Conun violento viraggio a sinistra si procurò il piacere difare la conoscenza con un secondo caccia pure munitodi ruote e di croci.

L'osservatore s'era aggrappato alla mitragliatrice e già

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E quando meno all'aviatore sembra probabile, la mis-sione più rischiosa si realizza fulminea. La minore pro-babilità dovrebbe essere rappresentata, per esempio, dauno strato di nubi steso sul territorio nemico, strato chepermettesse ad un apparecchio da ricognizione di arriva-re senza essere visto fino a una zona libera da vapori sucui ricavare osservazioni, fotografie. Ma una brutta mat-tina in cui un nostro idrovolante, pur non essendo statovisto, era stato udito da Trieste, sbucarono dalle nubi,alte 2000 metri, due caccia terrestri con le croci, ai qualinon restava che salire altri 500 metri per raggiungere laquota dell'idrovolante.

A bordo del nostro apparecchio tutto era tranquillo,allorchè l'osservatore, nel volgersi al pilota per scambia-re uno dei consueti sorrisi significanti «Si va [132]bene», mutò di scatto l'espressione del volto da ridentein allarmato e protese le mani verso la coda. Il pilotaebbe un sussulto e si trovò ad aver istintivamente viratocon manovra decisa sì da scorgere a destra, non più di-stante di 400 metri, un caccia con ruote e le croci. Conun violento viraggio a sinistra si procurò il piacere difare la conoscenza con un secondo caccia pure munitodi ruote e di croci.

L'osservatore s'era aggrappato alla mitragliatrice e già

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sparava a destra e a sinistra approfittando dei continuiviraggi che gli piantava il pilota, il quale trovatosi pienodi un calore subitaneo, madido di sudore e con il cervel-lo invaso come da una luce candidissima, aveva schiera-te le idee essenziali: virare incessantemente dall'uno edall'altro lato per turbare la punteria dei due avversari epermettere all'osservatore di sparare loro contro, plana-re alla massima velocità per raggiungere le nubi e di-simpegnare l'apparecchio - non fatto per il combatti-mento - da [133] un nemico soverchiante, usare il motorenella discesa, ma senza scaldarlo eccessivamente, nonperdere d'occhio la pressione della benzina.

I caccia erano ormai a 100 metri e tenevano l'idrovo-lante sotto un fuoco incrociato: nelle rose d'argento delleloro eliche, lampeggiavano le fiamme delle mitragliatri-ci. Osservatore e pilota con rapidi gesti ed occhiate deci-devano le mosse da attuare; ansimavano, erano conge-stionati, ma superata la sorpresa, apparivano più sereni etrovavano meno difficoltoso il combattimento di quantoavevano immaginato. Sbandando l'idrovolante ora inuna direzione, ora in un'altra, costringevano i due cacciaa scostarsi e ad interrompere i tiri.

L'idrovolante, come un direttissimo che entra in unagalleria, s'immerse nella nube. La nebbia cinerea pene-trò anche nella cabina, turbinò fra pilota e osservatore,nascose le ali. In un altro momento l'immersione nellanube avrebbe turbato sensibilmente l'equipaggio [134]perchè l'invisibilità toglie ogni controllo alla manovra,

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sparava a destra e a sinistra approfittando dei continuiviraggi che gli piantava il pilota, il quale trovatosi pienodi un calore subitaneo, madido di sudore e con il cervel-lo invaso come da una luce candidissima, aveva schiera-te le idee essenziali: virare incessantemente dall'uno edall'altro lato per turbare la punteria dei due avversari epermettere all'osservatore di sparare loro contro, plana-re alla massima velocità per raggiungere le nubi e di-simpegnare l'apparecchio - non fatto per il combatti-mento - da [133] un nemico soverchiante, usare il motorenella discesa, ma senza scaldarlo eccessivamente, nonperdere d'occhio la pressione della benzina.

I caccia erano ormai a 100 metri e tenevano l'idrovo-lante sotto un fuoco incrociato: nelle rose d'argento delleloro eliche, lampeggiavano le fiamme delle mitragliatri-ci. Osservatore e pilota con rapidi gesti ed occhiate deci-devano le mosse da attuare; ansimavano, erano conge-stionati, ma superata la sorpresa, apparivano più sereni etrovavano meno difficoltoso il combattimento di quantoavevano immaginato. Sbandando l'idrovolante ora inuna direzione, ora in un'altra, costringevano i due cacciaa scostarsi e ad interrompere i tiri.

L'idrovolante, come un direttissimo che entra in unagalleria, s'immerse nella nube. La nebbia cinerea pene-trò anche nella cabina, turbinò fra pilota e osservatore,nascose le ali. In un altro momento l'immersione nellanube avrebbe turbato sensibilmente l'equipaggio [134]perchè l'invisibilità toglie ogni controllo alla manovra,

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ma in quella circostanza la nube fu provvidenziale.L'apparecchio scendeva da uno strato all'altro come unbolide, sibilando e vibrando; il pilota non avendo nullada osservare fuori, fissava gl'istrumenti di bordo e avevacura di costringere i comandi al centro col volante beneabbassato, per non scivolare d'ala.

La violenta uscita dalla nube rinnovò l'impressionedel direttissimo che sfugge da una galleria. Ottocentometri sotto era il mare. Qualche secondo dopo pure icaccia crociati uscirono dalle nubi ma a un chilometrouno dall'altro: per non cozzare s'erano separati. Ma unapparecchio con le ruote «non trova igienico» allonta-narsi molto da terra, per cui i due caccia ripresero la viadel ritorno.

Allorchè furono discesi, osservatore e pilota - un ca-pitano e un tenente - si abbracciarono.

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ma in quella circostanza la nube fu provvidenziale.L'apparecchio scendeva da uno strato all'altro come unbolide, sibilando e vibrando; il pilota non avendo nullada osservare fuori, fissava gl'istrumenti di bordo e avevacura di costringere i comandi al centro col volante beneabbassato, per non scivolare d'ala.

La violenta uscita dalla nube rinnovò l'impressionedel direttissimo che sfugge da una galleria. Ottocentometri sotto era il mare. Qualche secondo dopo pure icaccia crociati uscirono dalle nubi ma a un chilometrouno dall'altro: per non cozzare s'erano separati. Ma unapparecchio con le ruote «non trova igienico» allonta-narsi molto da terra, per cui i due caccia ripresero la viadel ritorno.

Allorchè furono discesi, osservatore e pilota - un ca-pitano e un tenente - si abbracciarono.

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Parabole di osservatori e piloti.

Talune candidature all'aviazione fioriscono da un con-fronto: «Come volano gli altri, posso volare anch'io.» Icandidati penetrano nell'ambiente fragoroso degli avia-tori e «lavorano, violinano» coloro che godono fama di«pilotoni» per farsi portare in aria. C'è chi raccomanda:- Che i miei parenti non sappiano nulla.

Come si sono avuti dei casi in cui, appena librato, ilnovizio si è aggrappato al pilota proponendogli con cen-ni insistenti di diminuire la velocità dell'apparecchioperchè non riusciva a respirare e le vibrazioni lo scuote-vano [136] tanto che ritornando, alla domanda: «È la pri-ma volta che vola?» aveva risposto «No, è l'ultima», inmaggioranza le nuove reclute sono scese iperbolicamen-te ottimiste: «Straordinario! Immenso! tutto bello! Tuttobene!» senza che magari si fossero avvedute delle«schiappinate» commesse dal pilota imbarcando acquain partenza e in arrivo, avanzando di sbieco, «derapan-do»....

Se è vero che talune reclute tornate in acqua erano ri-maste immobili nell'apparecchio, paralizzate dal tumultodelle sensazioni nuove, da non capire se erano in volo ono, fermi o in moto, è pure vero che altre reclute, primaancora che l'idrovolante fosse frenato, erano scattate inpiedi agitandosi in dimostrazioni di esultanza.

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Parabole di osservatori e piloti.

Talune candidature all'aviazione fioriscono da un con-fronto: «Come volano gli altri, posso volare anch'io.» Icandidati penetrano nell'ambiente fragoroso degli avia-tori e «lavorano, violinano» coloro che godono fama di«pilotoni» per farsi portare in aria. C'è chi raccomanda:- Che i miei parenti non sappiano nulla.

Come si sono avuti dei casi in cui, appena librato, ilnovizio si è aggrappato al pilota proponendogli con cen-ni insistenti di diminuire la velocità dell'apparecchioperchè non riusciva a respirare e le vibrazioni lo scuote-vano [136] tanto che ritornando, alla domanda: «È la pri-ma volta che vola?» aveva risposto «No, è l'ultima», inmaggioranza le nuove reclute sono scese iperbolicamen-te ottimiste: «Straordinario! Immenso! tutto bello! Tuttobene!» senza che magari si fossero avvedute delle«schiappinate» commesse dal pilota imbarcando acquain partenza e in arrivo, avanzando di sbieco, «derapan-do»....

Se è vero che talune reclute tornate in acqua erano ri-maste immobili nell'apparecchio, paralizzate dal tumultodelle sensazioni nuove, da non capire se erano in volo ono, fermi o in moto, è pure vero che altre reclute, primaancora che l'idrovolante fosse frenato, erano scattate inpiedi agitandosi in dimostrazioni di esultanza.

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Gustato il primo esperimento, gli entusiasti avevanofrequentato un corso osservatori insieme ad ufficialid'artiglieria desiderosi di dirigere i tiri dall'aeroplanoche è il migliore osservatorio, insieme ad ufficiali com-petenti [137] in topografia, leggitori squisiti di carte e diterreni, ad ufficiali reduci dai più svariati sports. Arriva-ti in squadriglia, i nuovi osservatori s'erano immediata-mente proposti di guadagnarsi la fiducia dei piloti e so-pratutto di quelli più quotati. Ma all'ultimo venuto non èlecito scegliere, nè esigere il pilota migliore che da tem-po è requisito dagli osservatori più anziani.

*

Il nuovo osservatore esordisce senza nutrire fiducianel pilota assegnatogli, ma col proposito di ispirare fidu-cia a lui. Da tale contraddizione scaturisce il disagio, e,per nasconderlo al pilota, l'osservatore, durante i voli, sivolge di tanto in tanto a sorridergli come per dire: «Mipiace volare teco. Vedi come sono tranquillo?» Così co-glie l'occasione, senza averne l'apparenza, di accertarsiche colui il quale tiene i comandi sia in condizioni nor-mali.

[138]

Volendo mostrarsi disinvolto, mentre sa di non esser-lo ancora, l'osservatore si alza in piedi, si sporge, ma sitradisce ricacciandosi a sedere d'urgenza al primo colpodi vento. E si tradisce ancor più nella discesa e durante

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Gustato il primo esperimento, gli entusiasti avevanofrequentato un corso osservatori insieme ad ufficialid'artiglieria desiderosi di dirigere i tiri dall'aeroplanoche è il migliore osservatorio, insieme ad ufficiali com-petenti [137] in topografia, leggitori squisiti di carte e diterreni, ad ufficiali reduci dai più svariati sports. Arriva-ti in squadriglia, i nuovi osservatori s'erano immediata-mente proposti di guadagnarsi la fiducia dei piloti e so-pratutto di quelli più quotati. Ma all'ultimo venuto non èlecito scegliere, nè esigere il pilota migliore che da tem-po è requisito dagli osservatori più anziani.

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Il nuovo osservatore esordisce senza nutrire fiducianel pilota assegnatogli, ma col proposito di ispirare fidu-cia a lui. Da tale contraddizione scaturisce il disagio, e,per nasconderlo al pilota, l'osservatore, durante i voli, sivolge di tanto in tanto a sorridergli come per dire: «Mipiace volare teco. Vedi come sono tranquillo?» Così co-glie l'occasione, senza averne l'apparenza, di accertarsiche colui il quale tiene i comandi sia in condizioni nor-mali.

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Volendo mostrarsi disinvolto, mentre sa di non esser-lo ancora, l'osservatore si alza in piedi, si sporge, ma sitradisce ricacciandosi a sedere d'urgenza al primo colpodi vento. E si tradisce ancor più nella discesa e durante

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l'ammaraggio, afferrandosi a qualche sporgenza dellacabina. Ma se l'ammaraggio riesce regolarmente, eglidichiara giubilante al compagno: «Tu sei un pilotone».In altre parole: «Temevo che tu mi ammazzassi. Ti giu-dicavo più schiappino. Invece anche oggi porto la pellea casa.»

La reazione al patema sofferto in volo continua a terranel neo-osservatore che asserisce d'aver scoperto chi saquante cose nelle retrovie nemiche. E gli osservatori an-ziani, fatti scettici dall'esperienza e rammentando comequasi tutti gli esordienti si ritengano in dovere di scopri-re batterie nuove, gli rovesciano la doccia: «E la vampal'hai vista?»

Formatosi la convinzione che il pilota assegnatoglinon è il suo assassino, [139] l'osservatore, dopo averconfidato ai colleghi «il mio pilota si fa», diventa disin-volto sino all'esuberanza, eccede nei gesti, trascura disorvegliare il cielo sopra, sotto e in coda all'apparecchio.Nella sua inconsapevolezza si divaga in volo, non pensaad alcuna delle insidie aviatorie, privo di quella diffi-denza da tecnico che induce il pilota a controllarel'andamento del velivolo col sistema nervoso, con la vi-sta, l'udito, il tatto, e traverso gl'istrumenti di bordo.

Non di rado al ritorno da un volo il pilota è grave,reca nel viso l'ombra di un pericolo corso; l'osservatorein embrione è quasi sempre entusiasta sopratutto delproprio «ardimento» pur non avendo avuto il più vago

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l'ammaraggio, afferrandosi a qualche sporgenza dellacabina. Ma se l'ammaraggio riesce regolarmente, eglidichiara giubilante al compagno: «Tu sei un pilotone».In altre parole: «Temevo che tu mi ammazzassi. Ti giu-dicavo più schiappino. Invece anche oggi porto la pellea casa.»

La reazione al patema sofferto in volo continua a terranel neo-osservatore che asserisce d'aver scoperto chi saquante cose nelle retrovie nemiche. E gli osservatori an-ziani, fatti scettici dall'esperienza e rammentando comequasi tutti gli esordienti si ritengano in dovere di scopri-re batterie nuove, gli rovesciano la doccia: «E la vampal'hai vista?»

Formatosi la convinzione che il pilota assegnatoglinon è il suo assassino, [139] l'osservatore, dopo averconfidato ai colleghi «il mio pilota si fa», diventa disin-volto sino all'esuberanza, eccede nei gesti, trascura disorvegliare il cielo sopra, sotto e in coda all'apparecchio.Nella sua inconsapevolezza si divaga in volo, non pensaad alcuna delle insidie aviatorie, privo di quella diffi-denza da tecnico che induce il pilota a controllarel'andamento del velivolo col sistema nervoso, con la vi-sta, l'udito, il tatto, e traverso gl'istrumenti di bordo.

Non di rado al ritorno da un volo il pilota è grave,reca nel viso l'ombra di un pericolo corso; l'osservatorein embrione è quasi sempre entusiasta sopratutto delproprio «ardimento» pur non avendo avuto il più vago

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sospetto di trovarsi minacciato. Le sue narrazioni co-minciano involontariamente a prescindere dall'azionedel pilota: «Io ho fatto una spirale, poi mi son messo inlinea di volo. A un certo punto ho virato, quindi ho ri-preso quota....»

[140]

«Scusi - gli chiede il capo-squadriglia - e il pilota checosa faceva?»

È il periodo, questo, in cui pilota ed osservatore, purcominciando a stimarsi reciprocamente come aviatori,non vanno d'accordo: l'uno vorrebbe preponderare sul'altro. Ma le discussioni servono loro ad assestarsi. Tro-vati i punti di contatto, la coppia funziona egregiamente;anzi esagera nel mutuo incensamento: «Il mio pilota ègrande! - Il mio osservatore è ideale!» E tutti e due,l'uno per l'altro: «Che fegato!»

L'osservatore simboleggia il fine e il pilota il mezzo.Il primo partecipa alla vita esterna dell'apparecchio e ilsecondo alla vita interiore. L'uno fotografa, prende rilie-vi, dirige tiri; l'altro manovra. L'uno ha l'entusiasmo dichi crea e l'altro ha la freddezza di chi deve rimanere nellimite delle possibilità. Ne derivano voli meravigliosi.Sino al momento di entrare in zona nemica, l'osservato-re ormai maturo, rimane inattivo a sonnecchiare - c'erauno che regolarmente dormiva intanto che l'apparecchioprendeva quota - o [141] a divertirsi nella contemplazio-ne del panorama. Entrato in funzione, si esprime con ge-

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sospetto di trovarsi minacciato. Le sue narrazioni co-minciano involontariamente a prescindere dall'azionedel pilota: «Io ho fatto una spirale, poi mi son messo inlinea di volo. A un certo punto ho virato, quindi ho ri-preso quota....»

[140]

«Scusi - gli chiede il capo-squadriglia - e il pilota checosa faceva?»

È il periodo, questo, in cui pilota ed osservatore, purcominciando a stimarsi reciprocamente come aviatori,non vanno d'accordo: l'uno vorrebbe preponderare sul'altro. Ma le discussioni servono loro ad assestarsi. Tro-vati i punti di contatto, la coppia funziona egregiamente;anzi esagera nel mutuo incensamento: «Il mio pilota ègrande! - Il mio osservatore è ideale!» E tutti e due,l'uno per l'altro: «Che fegato!»

L'osservatore simboleggia il fine e il pilota il mezzo.Il primo partecipa alla vita esterna dell'apparecchio e ilsecondo alla vita interiore. L'uno fotografa, prende rilie-vi, dirige tiri; l'altro manovra. L'uno ha l'entusiasmo dichi crea e l'altro ha la freddezza di chi deve rimanere nellimite delle possibilità. Ne derivano voli meravigliosi.Sino al momento di entrare in zona nemica, l'osservato-re ormai maturo, rimane inattivo a sonnecchiare - c'erauno che regolarmente dormiva intanto che l'apparecchioprendeva quota - o [141] a divertirsi nella contemplazio-ne del panorama. Entrato in funzione, si esprime con ge-

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sti lenti, rari come un sacerdote benedicente. Oltre rac-cogliere osservazioni preziose, scruta con metodo ed as-siduità la parte di cielo da cui più facilmente può giun-gere un attacco avversario. Durante il ritorno si volgecol viso verso la coda, perchè è in coda che possonomettersi i caccia crociati. Il suo difetto superstite è disparare con soverchia abbondanza e con precipitazionecontro l'apparecchio avversario senza aspettare di averlobene a tiro. Conquistata anche la freddezza che portaall'economico, esatto impiego delle mitragliere, si deli-nea in lui la tendenza a sospettare ed a sperare nemici intutti gli apparecchi in vista, come nei primi tempi egliinclinava - data la sua incompleta preparazione morale -a desiderarli nazionali.

[142]

*

Osservatore e pilota si aiutano vicendevolmente e ta-lora inconsapevolmente nelle rispettive fasi di debolez-za. Se l'osservatore, constatando che il tiro antiaereo ne-mico guadagna in intensità ed esattezza, fa cenno di ri-tornare, il pilota, il quale non ha innanzi agli occhi cheuna parte del quadro e che sente il motore funzionare re-golarmente, insiste per conservare al volo la rotta e ladurata prestabilita: l'osservatore suggestionato riprendelena, limitandosi a correggere la rotta secondo il conte-gno dell'artiglieria austriaca. Se al contrario il pilota ri-mane infiacchito da continui perturbamenti atmosferici

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sti lenti, rari come un sacerdote benedicente. Oltre rac-cogliere osservazioni preziose, scruta con metodo ed as-siduità la parte di cielo da cui più facilmente può giun-gere un attacco avversario. Durante il ritorno si volgecol viso verso la coda, perchè è in coda che possonomettersi i caccia crociati. Il suo difetto superstite è disparare con soverchia abbondanza e con precipitazionecontro l'apparecchio avversario senza aspettare di averlobene a tiro. Conquistata anche la freddezza che portaall'economico, esatto impiego delle mitragliere, si deli-nea in lui la tendenza a sospettare ed a sperare nemici intutti gli apparecchi in vista, come nei primi tempi egliinclinava - data la sua incompleta preparazione morale -a desiderarli nazionali.

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Osservatore e pilota si aiutano vicendevolmente e ta-lora inconsapevolmente nelle rispettive fasi di debolez-za. Se l'osservatore, constatando che il tiro antiaereo ne-mico guadagna in intensità ed esattezza, fa cenno di ri-tornare, il pilota, il quale non ha innanzi agli occhi cheuna parte del quadro e che sente il motore funzionare re-golarmente, insiste per conservare al volo la rotta e ladurata prestabilita: l'osservatore suggestionato riprendelena, limitandosi a correggere la rotta secondo il conte-gno dell'artiglieria austriaca. Se al contrario il pilota ri-mane infiacchito da continui perturbamenti atmosferici

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e vuol discendere, l'osservatore, che non ha partecipatoalla fatica e che sta raccogliendo dati importanti sulfronte, insiste per rimanere nel cielo nemico. E il pilotaaffascinato ritrova nuove energie.

L'osservatore in piena efficienza non [143] si esibiscepiù di volare con chiunque e per qualunque ragione. Di-spone ormai del suo apparecchio, del suo pilota col qua-le fraternizza, sotto l'influenza dei comuni rischi, fortu-ne e glorie. Desidera volare solo per grandi missioni.Con fremiti di pentimento pensa all'epoca in cui, o perposa o per capriccio, si offriva di volare anche quandoesordivano piloti appena arrivati o venivano provati ap-parecchi nuovi.

La discesa della parabola s'inizia quando per la lungaserie dei voli, l'osservatore acquista la sensibilitàdell'apparecchio. Per il fatto che vola senza poter influi-re sulla manovra, pur comprendendola, l'osservatore èpiù audace del pilota. Più un aviatore diventa esperto emeno volentieri vola come passeggero.

Il posto anteriore sull'idrovolante da cui non è possi-bile osservare l'opera del pilota che sta dietro, è la sededi soliloqui come questo: «L'apparecchio sbanda a de-stra - dice tra sè l'osservatore. - E perchè non viene cor-retto? Un velivolo [144] ci viene incontro e noi non simuta rotta: che non se ne sia accorto il mio pilota? Ep-pure gli ho già fatti vari cenni. Ora si plana. Accidentiche picchiata da disperati! Siamo già prossimi all'acqua

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e vuol discendere, l'osservatore, che non ha partecipatoalla fatica e che sta raccogliendo dati importanti sulfronte, insiste per rimanere nel cielo nemico. E il pilotaaffascinato ritrova nuove energie.

L'osservatore in piena efficienza non [143] si esibiscepiù di volare con chiunque e per qualunque ragione. Di-spone ormai del suo apparecchio, del suo pilota col qua-le fraternizza, sotto l'influenza dei comuni rischi, fortu-ne e glorie. Desidera volare solo per grandi missioni.Con fremiti di pentimento pensa all'epoca in cui, o perposa o per capriccio, si offriva di volare anche quandoesordivano piloti appena arrivati o venivano provati ap-parecchi nuovi.

La discesa della parabola s'inizia quando per la lungaserie dei voli, l'osservatore acquista la sensibilitàdell'apparecchio. Per il fatto che vola senza poter influi-re sulla manovra, pur comprendendola, l'osservatore èpiù audace del pilota. Più un aviatore diventa esperto emeno volentieri vola come passeggero.

Il posto anteriore sull'idrovolante da cui non è possi-bile osservare l'opera del pilota che sta dietro, è la sededi soliloqui come questo: «L'apparecchio sbanda a de-stra - dice tra sè l'osservatore. - E perchè non viene cor-retto? Un velivolo [144] ci viene incontro e noi non simuta rotta: che non se ne sia accorto il mio pilota? Ep-pure gli ho già fatti vari cenni. Ora si plana. Accidentiche picchiata da disperati! Siamo già prossimi all'acqua

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e ancora si scende a precipizio: che lui non vedal'acqua? C'è specchio! Ah sì l'ha vista! Richiama! Ma ioin questo buco non torno più!»

Sono già passati vari mesi quando l'osservatore sco-pre d'avere imparato a vestirsi per il volo. Nei primitempi s'imbottiva di maglie, sciarpe, passamontagna,pelliccie, guanti, soprascarpe in modo da trovarsi ecces-sivamente fornito di calore e impacciato anche per il piùsemplice movimento. Per quanto anticipasse la sua toi-lette, riusciva di rado a presentarsi all'apparecchio almomento fissato per la partenza e sempre trovava al suoposto il pilota nella cui muta, crucciata accoglienza, sen-tiva la protesta. In volo qualche inconveniente interveni-va a infastidirlo: o le estremità della sciarpa si scioglie-vano e agitandosi provocavano [145] gesti dispettosi nelpilota o un passamontagna spostandosi gli copriva osti-natamente un occhio. Particolari da nulla, ma sufficientiin volo per inquietare. Ora l'osservatore possiede unestratto della sua antica toilette che applica con rapiditàe praticità. Sarebbe come vivesse con poche ma buoneidee in sostituzione delle molte, complicate e inconclu-denti dell'adolescenza.

Acquistata la sensibilità della manovra, l'osservatoredivide la sua attività fra la vita esterna e quell'internadell'apparecchio. Se avverte colpi di vento o vibrazionidel motore, interrompe il suo còmpito - a meno che que-sto non risulti così travolgente da occuparlo tutto - persorvegliare il pilota. Fa l'osservatore sì, ma anche del pi-

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e ancora si scende a precipizio: che lui non vedal'acqua? C'è specchio! Ah sì l'ha vista! Richiama! Ma ioin questo buco non torno più!»

Sono già passati vari mesi quando l'osservatore sco-pre d'avere imparato a vestirsi per il volo. Nei primitempi s'imbottiva di maglie, sciarpe, passamontagna,pelliccie, guanti, soprascarpe in modo da trovarsi ecces-sivamente fornito di calore e impacciato anche per il piùsemplice movimento. Per quanto anticipasse la sua toi-lette, riusciva di rado a presentarsi all'apparecchio almomento fissato per la partenza e sempre trovava al suoposto il pilota nella cui muta, crucciata accoglienza, sen-tiva la protesta. In volo qualche inconveniente interveni-va a infastidirlo: o le estremità della sciarpa si scioglie-vano e agitandosi provocavano [145] gesti dispettosi nelpilota o un passamontagna spostandosi gli copriva osti-natamente un occhio. Particolari da nulla, ma sufficientiin volo per inquietare. Ora l'osservatore possiede unestratto della sua antica toilette che applica con rapiditàe praticità. Sarebbe come vivesse con poche ma buoneidee in sostituzione delle molte, complicate e inconclu-denti dell'adolescenza.

Acquistata la sensibilità della manovra, l'osservatoredivide la sua attività fra la vita esterna e quell'internadell'apparecchio. Se avverte colpi di vento o vibrazionidel motore, interrompe il suo còmpito - a meno che que-sto non risulti così travolgente da occuparlo tutto - persorvegliare il pilota. Fa l'osservatore sì, ma anche del pi-

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lota. E fa pure il critico: «Se avessi avuto io i comandi,mi sarei comportato diversamente.»

Il suo concetto dominante è: «Se passassi al pilotag-gio, imparerei in pochi giorni.» Conoscendolo ipercriti-co, i piloti, che prediligono passeggeri fiduciosi, [146]ammiratori della loro perizia, tendono a evitarlo. Eglicomincia a sentirsi indisposto, a chiedere licenze confrequenza, a patire malumori, a raccogliere talismanicontro la iettatura; è gaio quando piove, invoca di muta-re squadriglia e di passare al pilotaggio.

L'esaudimento di quest'ultimo desiderio riforniscel'ex-osservatore di ottimismo. Iniziando le lezioni di pi-lotaggio, assicura che mediante una decina di voli con-seguirà il brevetto. Se i voli diventano venti, venticinqueed anche trenta, asserisce che per pilotare occorrono trecose: «volare, volare e volare».

*

In tale opinione s'incontrano gli osservatori e i pilotiassurti alla loro piena efficienza, efficienza che i pilotiraggiungono grazie a un falso presupposto: di essere deipilotoni. Se conoscessero i loro difetti, forse chiedereb-bero l'esonero. Iniziano la loro parabola in squadriglia[147] volando molto, ma anche molto male. Quandoscendono in vista di un palo, di una sponda, anzichèl'idea unica, precisa, fulminea, frutto di esperienza, chesalva la situazione, si presentano loro tante idee contem-

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lota. E fa pure il critico: «Se avessi avuto io i comandi,mi sarei comportato diversamente.»

Il suo concetto dominante è: «Se passassi al pilotag-gio, imparerei in pochi giorni.» Conoscendolo ipercriti-co, i piloti, che prediligono passeggeri fiduciosi, [146]ammiratori della loro perizia, tendono a evitarlo. Eglicomincia a sentirsi indisposto, a chiedere licenze confrequenza, a patire malumori, a raccogliere talismanicontro la iettatura; è gaio quando piove, invoca di muta-re squadriglia e di passare al pilotaggio.

L'esaudimento di quest'ultimo desiderio riforniscel'ex-osservatore di ottimismo. Iniziando le lezioni di pi-lotaggio, assicura che mediante una decina di voli con-seguirà il brevetto. Se i voli diventano venti, venticinqueed anche trenta, asserisce che per pilotare occorrono trecose: «volare, volare e volare».

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In tale opinione s'incontrano gli osservatori e i pilotiassurti alla loro piena efficienza, efficienza che i pilotiraggiungono grazie a un falso presupposto: di essere deipilotoni. Se conoscessero i loro difetti, forse chiedereb-bero l'esonero. Iniziano la loro parabola in squadriglia[147] volando molto, ma anche molto male. Quandoscendono in vista di un palo, di una sponda, anzichèl'idea unica, precisa, fulminea, frutto di esperienza, chesalva la situazione, si presentano loro tante idee contem-

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poranee, confuse, contraditorie, paralizzatrici: «Che fac-cio? Levo il motore? Riparto? Vado a destra. No, a sini-stra. Pum. Traaaaaac. (Un po' di futurismo è indispen-sabile a dare il suono delle ali che si lacerano). Ma nes-suna meraviglia tra i superiori, tra i colleghi. Il fattaccioera nel bilancio. Gli apparecchi che vengono affidati aipiloti bisognosi di allenamento sono veterani della guer-ra messi in disparte «per fare scuola». E per insegnare aigiovani, i poveri vecchi gloriosi si sacrificano come ex-cavalli da corsa destinati al macello.

«Papà di famiglia» è definito il pilota allenato cheparte, arriva regolarmente, resiste ai colpi di vento, nonsfascia quasi più o pochino, pochino. Non è brillante.Vola piatto, gira largo, sbanda poco o nulla, diffida del-le spirali, [148] entra nei canali soltanto se completamen-te liberi o dopo averli presi di mira molto da lungi. Incompenso è resistente, si specializza nei voli di lungadurata, i voli «da tramviere» che fanno esclamare ai pi-loti più anziani e più vivaci: «Che barba!»

Poichè avverte che sta formandosi una riputazione,non intacca quella degli altri, parlando sobrio ed esclusi-vamente in favore del prossimo. Giunto per ultimo, èestraneo alla gloria dei predecessori, si occupa a crear-sene una propria, senza passare per la mediocrità deiconfronti, per i tormenti della gelosia. Però le narrazionidi eccezionali imprese da lui udite in principio con stu-pefazione, ora sono riudite da lui con naturalezza: la di-stanza fra la sua efficienza e quelle imprese è diminuita.

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poranee, confuse, contraditorie, paralizzatrici: «Che fac-cio? Levo il motore? Riparto? Vado a destra. No, a sini-stra. Pum. Traaaaaac. (Un po' di futurismo è indispen-sabile a dare il suono delle ali che si lacerano). Ma nes-suna meraviglia tra i superiori, tra i colleghi. Il fattaccioera nel bilancio. Gli apparecchi che vengono affidati aipiloti bisognosi di allenamento sono veterani della guer-ra messi in disparte «per fare scuola». E per insegnare aigiovani, i poveri vecchi gloriosi si sacrificano come ex-cavalli da corsa destinati al macello.

«Papà di famiglia» è definito il pilota allenato cheparte, arriva regolarmente, resiste ai colpi di vento, nonsfascia quasi più o pochino, pochino. Non è brillante.Vola piatto, gira largo, sbanda poco o nulla, diffida del-le spirali, [148] entra nei canali soltanto se completamen-te liberi o dopo averli presi di mira molto da lungi. Incompenso è resistente, si specializza nei voli di lungadurata, i voli «da tramviere» che fanno esclamare ai pi-loti più anziani e più vivaci: «Che barba!»

Poichè avverte che sta formandosi una riputazione,non intacca quella degli altri, parlando sobrio ed esclusi-vamente in favore del prossimo. Giunto per ultimo, èestraneo alla gloria dei predecessori, si occupa a crear-sene una propria, senza passare per la mediocrità deiconfronti, per i tormenti della gelosia. Però le narrazionidi eccezionali imprese da lui udite in principio con stu-pefazione, ora sono riudite da lui con naturalezza: la di-stanza fra la sua efficienza e quelle imprese è diminuita.

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Ma non è scomparsa. Il «papà di famiglia» non è ancoraprodigo e s'indugia in queste temporanee teorie: «Facciogli scherzi solo quando è necessario (come se gli scherzi- rapide manovre - si potessero improvvisare). Volo[149] soltanto quando mi comandano.» Siccome i più ag-guerriti attribuiscono la sua prudenza a fifa e ad incapa-cità tecnica, egli a sua volta attribuisce in segreto il briodei più agguerriti ad incoscienza.

Riconosce d'aver torto qualche mese dopo allorchè«sentendo e avendo alla mano» l'apparecchio «si butta»anche lui. Giorno per giorno si fa più disinvolto: anzichèinfilare i canali a distanza con lunghi, cauti planè, «liprende» improvvisamente con mezza spirale, raggiungel'acqua con velocità, eseguisce viraggi e spirali a co-mandi invertiti, «picchiatone», salite «in candela» mon-tagne russe. E diventa «sbruffone»: ama gli scherzetti abassa quota, le rapide planate sino a sfiorare i tetti dellecase. Gode nel mettere lo scompiglio fra la gente ches'era fermata nelle strade a mirare le sue evoluzioni.Quando scende va a raccogliere le lodi interrogandogl'intimi: «T'è piaciuta la mia spirale?» a somiglianzadegli attori che domandano: «C'eri ieri sera?»

[150]

Con sgradevole sorpresa raccoglie pure le confidenzedegli amici i quali in nome della franchezza e sottol'usbergo dell'incolumità derivante dai rapporti cordiali,si esprimono su per giù così: «Ora che sei diventato ve-ramente abile, permetti che ti si dica la verità: sino a un

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Ma non è scomparsa. Il «papà di famiglia» non è ancoraprodigo e s'indugia in queste temporanee teorie: «Facciogli scherzi solo quando è necessario (come se gli scherzi- rapide manovre - si potessero improvvisare). Volo[149] soltanto quando mi comandano.» Siccome i più ag-guerriti attribuiscono la sua prudenza a fifa e ad incapa-cità tecnica, egli a sua volta attribuisce in segreto il briodei più agguerriti ad incoscienza.

Riconosce d'aver torto qualche mese dopo allorchè«sentendo e avendo alla mano» l'apparecchio «si butta»anche lui. Giorno per giorno si fa più disinvolto: anzichèinfilare i canali a distanza con lunghi, cauti planè, «liprende» improvvisamente con mezza spirale, raggiungel'acqua con velocità, eseguisce viraggi e spirali a co-mandi invertiti, «picchiatone», salite «in candela» mon-tagne russe. E diventa «sbruffone»: ama gli scherzetti abassa quota, le rapide planate sino a sfiorare i tetti dellecase. Gode nel mettere lo scompiglio fra la gente ches'era fermata nelle strade a mirare le sue evoluzioni.Quando scende va a raccogliere le lodi interrogandogl'intimi: «T'è piaciuta la mia spirale?» a somiglianzadegli attori che domandano: «C'eri ieri sera?»

[150]

Con sgradevole sorpresa raccoglie pure le confidenzedegli amici i quali in nome della franchezza e sottol'usbergo dell'incolumità derivante dai rapporti cordiali,si esprimono su per giù così: «Ora che sei diventato ve-ramente abile, permetti che ti si dica la verità: sino a un

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mese fa valevi poco. Gli osservatori volavano teco conapprensione. Il comandante domandava: - Ma perchè in-siste a volare? - Ora, con sorpresa di tutti, sei riuscito unpilotone. Ma come hai fatto? Sai che oggi coi tuoischerzi ci hai lasciati a bocca aperta e con i capelliritti?»

Su queste confidenze, il pilotone svolge amare consi-derazioni: «.... Ed io che anche un mese fa, anche duemesi fa mi consideravo un gran pilota. Ma non ripudioquella mia opinione che è stata la creatrice della mia at-tuale forza. Ciò che m'interessa notare è che le lodi, lestrette di mano d'allora non erano scrupolosamente sin-cere».

E diventa superbo, vendicativo. Non invita più alcunoa volare con lui, tranne [151] il fedele motorista, il segre-to amico anche delle ore meno liete, finchè il malumoredegli esclusi si manifesta con lagnanze, proteste controle «parzialità» del pilotone. È l'ora del trionfo. Il piloto-ne recando in volo i critici pentiti e ravveduti, sciorinacon maestria, con voluttà tutta la sua arte in una inces-sante serie di viraggi, spirali, picchiate e cabrate con-cludendo con un ammaraggio al «burro».

Consolidata su basi salde la sua fama, il «pilotone»domina l'ambiente con le sue virtù ed i suoi difetti, conle sue rumorose censure; segue i voli altrui con espres-sione di critico incontentabile. Agli apparecchi che glipassano davanti bassi e vicini urla, come i piloti a bordo

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mese fa valevi poco. Gli osservatori volavano teco conapprensione. Il comandante domandava: - Ma perchè in-siste a volare? - Ora, con sorpresa di tutti, sei riuscito unpilotone. Ma come hai fatto? Sai che oggi coi tuoischerzi ci hai lasciati a bocca aperta e con i capelliritti?»

Su queste confidenze, il pilotone svolge amare consi-derazioni: «.... Ed io che anche un mese fa, anche duemesi fa mi consideravo un gran pilota. Ma non ripudioquella mia opinione che è stata la creatrice della mia at-tuale forza. Ciò che m'interessa notare è che le lodi, lestrette di mano d'allora non erano scrupolosamente sin-cere».

E diventa superbo, vendicativo. Non invita più alcunoa volare con lui, tranne [151] il fedele motorista, il segre-to amico anche delle ore meno liete, finchè il malumoredegli esclusi si manifesta con lagnanze, proteste controle «parzialità» del pilotone. È l'ora del trionfo. Il piloto-ne recando in volo i critici pentiti e ravveduti, sciorinacon maestria, con voluttà tutta la sua arte in una inces-sante serie di viraggi, spirali, picchiate e cabrate con-cludendo con un ammaraggio al «burro».

Consolidata su basi salde la sua fama, il «pilotone»domina l'ambiente con le sue virtù ed i suoi difetti, conle sue rumorose censure; segue i voli altrui con espres-sione di critico incontentabile. Agli apparecchi che glipassano davanti bassi e vicini urla, come i piloti a bordo

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lo potessero sentire: «Più piede! Tieni il volante a posto!Guardate come derapa! Non capisce neppure da doveviene il vento!»

Allorchè i piloti più giovani rompono apparecchi,egli, quasi non avesse rotto mai, non accetta per buonele giustificazioni, le attenuanti, ma sentenzia: [152] «Diteciò che volete, ma è stata una schiappinata!»

La parabola continua inevitabilmente la ormai iniziatadiscesa. Il pilotone è avido di novità: vuol mutare am-biente, persone e sensazioni. Di tanto in tanto, in seguitoad un'arrabbiatura, chiede l'esonero dal pilotaggio, nonsi comprende bene se per il piacere di udire il «Riman-ga» del comandante o per un'effettiva sazietà di voli; ac-cusa una complicazione di disturbi: neurastenia, inson-nia, inappetenza; ostenta il suo assenteismo, ma non ap-pena vien richiesto dai superiori un importante volo sulnemico che eseguito da altri potrebbe menomare il suoprimato, l'antico orgoglio, l'anima vera prorompono inlui: «Fuori il mio apparecchio» e pretende di partire perprimo.

Lo accompagna volontariamente il vecchio osservato-re che già da settimane non volava perchè si sentiva incrisi fisica e morale: di fronte alla bellezza di un arditovolo sul nemico, non [153] può trattenere gl'impeti delsuo tempo migliore.

Superato lo slancio momentaneo, i veterani riprendo-no la discesa della parabola: giudicano che il meglio fio-

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lo potessero sentire: «Più piede! Tieni il volante a posto!Guardate come derapa! Non capisce neppure da doveviene il vento!»

Allorchè i piloti più giovani rompono apparecchi,egli, quasi non avesse rotto mai, non accetta per buonele giustificazioni, le attenuanti, ma sentenzia: [152] «Diteciò che volete, ma è stata una schiappinata!»

La parabola continua inevitabilmente la ormai iniziatadiscesa. Il pilotone è avido di novità: vuol mutare am-biente, persone e sensazioni. Di tanto in tanto, in seguitoad un'arrabbiatura, chiede l'esonero dal pilotaggio, nonsi comprende bene se per il piacere di udire il «Riman-ga» del comandante o per un'effettiva sazietà di voli; ac-cusa una complicazione di disturbi: neurastenia, inson-nia, inappetenza; ostenta il suo assenteismo, ma non ap-pena vien richiesto dai superiori un importante volo sulnemico che eseguito da altri potrebbe menomare il suoprimato, l'antico orgoglio, l'anima vera prorompono inlui: «Fuori il mio apparecchio» e pretende di partire perprimo.

Lo accompagna volontariamente il vecchio osservato-re che già da settimane non volava perchè si sentiva incrisi fisica e morale: di fronte alla bellezza di un arditovolo sul nemico, non [153] può trattenere gl'impeti delsuo tempo migliore.

Superato lo slancio momentaneo, i veterani riprendo-no la discesa della parabola: giudicano che il meglio fio-

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rì nel passato. Tutto ciò che lasciarono supera ciò cheposseggono. Le loro imprese compiute rimangono insu-perabili.

Se il vecchio osservatore è incaricato di portare sulnemico per la prima volta il pilota esordiente, appenaraggiunta la quota di due o trecento metri, spara la mi-tragliatrice. L'esordiente trasalisce: «Come! Appenauscito e già in combattimento?» Ma il vecchio osserva-tore con gesti spiega e il pilota non comprende: «Hoprovato l'arma». Raggiunte le linee, il vecchio lupodell'aria instancabilmente ordina mutamenti di rotta e diquota, e il pilota ubbidisce come un automa senza capiree con riluttanza. Ricevendo ordine di tornare indietrol'esordiente s'illude che la missione sia finita, ma pocopiù tardi deve riportarsi sul nemico: era una finta.

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Appena discesi: «Mi vuoi spiegare?» domanda il pi-lota.

«I viraggi, i cambiamenti di quota servivano a con-fondere il tiro antiaereo. Vieni qua. Osserva sulla carta.Vedi questa dolina? Vedi questi caseggiati? Altrettantebatterie.»

Lo stesso procedimento segue il vecchio pilota colgiovane osservatore i cui gesti per dirigere la rotta nonottengono ubbidienza tanto che egli a un certo punto siirrigidisce in una immobilità assoluta, per protesta.

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rì nel passato. Tutto ciò che lasciarono supera ciò cheposseggono. Le loro imprese compiute rimangono insu-perabili.

Se il vecchio osservatore è incaricato di portare sulnemico per la prima volta il pilota esordiente, appenaraggiunta la quota di due o trecento metri, spara la mi-tragliatrice. L'esordiente trasalisce: «Come! Appenauscito e già in combattimento?» Ma il vecchio osserva-tore con gesti spiega e il pilota non comprende: «Hoprovato l'arma». Raggiunte le linee, il vecchio lupodell'aria instancabilmente ordina mutamenti di rotta e diquota, e il pilota ubbidisce come un automa senza capiree con riluttanza. Ricevendo ordine di tornare indietrol'esordiente s'illude che la missione sia finita, ma pocopiù tardi deve riportarsi sul nemico: era una finta.

[154]

Appena discesi: «Mi vuoi spiegare?» domanda il pi-lota.

«I viraggi, i cambiamenti di quota servivano a con-fondere il tiro antiaereo. Vieni qua. Osserva sulla carta.Vedi questa dolina? Vedi questi caseggiati? Altrettantebatterie.»

Lo stesso procedimento segue il vecchio pilota colgiovane osservatore i cui gesti per dirigere la rotta nonottengono ubbidienza tanto che egli a un certo punto siirrigidisce in una immobilità assoluta, per protesta.

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*

Il costume di caratterizzare gli apparecchi con simbo-li, fregi, pupi, motti, suscita due tipi dì superstizioni. Gliottimisti confidano che rechi fortuna; i pessimisti temo-no il contrario. Così abbiamo interni di cabine con ferridi cavallo, piccoli teschi d'avorio con le effigi diSant'Elia protettore degli aviatori; [155] abbiamo radia-tori con pupi; abbiamo dipinti sui fianchi degli scafi iFortunelli, i Cirillini, i Budda, gli Oronzio E. Marginati,i diavoli, i draghi, i leoni di San Marco, i cani con aero-plani crociati tra i denti, le stelle, le bombarde; abbiamoi motti: «I casi sono due», «Come vene, vene», «No i meciapa», «Macaco, scansati», «Ocio fiol d'un can!», «Piùalto e più oltre», «Sparviero», «O va, o spacca», «Ti-remm innanz», «Il pennacchio mio», «Vein bein què, s'at'è del curagg». Ma i pessimisti pensano che tali decora-zioni risultano di malo augurio e citano il caso del «No ime ciapa» che tornava sempre sforacchiato e il caso del«Semo noi» che si scassò contro una sponda; ma il pilo-ta sul nuovo apparecchio fece dipingere: «Semo ancoranoi».

Esistono poi ricche collezioni di talismani nelle ca-mere degli aviatori più perseguitati da incidenti: cornet-ti, chiodi, teschietti, ciocche di capelli, medaglie, frantu-mi di lava, brandelli di [156] stoffa, calze di seta. C'eraun osservatore che intascava più o meno scongiuri se-condo la gravità della missione che gli veniva affidata.

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Il costume di caratterizzare gli apparecchi con simbo-li, fregi, pupi, motti, suscita due tipi dì superstizioni. Gliottimisti confidano che rechi fortuna; i pessimisti temo-no il contrario. Così abbiamo interni di cabine con ferridi cavallo, piccoli teschi d'avorio con le effigi diSant'Elia protettore degli aviatori; [155] abbiamo radia-tori con pupi; abbiamo dipinti sui fianchi degli scafi iFortunelli, i Cirillini, i Budda, gli Oronzio E. Marginati,i diavoli, i draghi, i leoni di San Marco, i cani con aero-plani crociati tra i denti, le stelle, le bombarde; abbiamoi motti: «I casi sono due», «Come vene, vene», «No i meciapa», «Macaco, scansati», «Ocio fiol d'un can!», «Piùalto e più oltre», «Sparviero», «O va, o spacca», «Ti-remm innanz», «Il pennacchio mio», «Vein bein què, s'at'è del curagg». Ma i pessimisti pensano che tali decora-zioni risultano di malo augurio e citano il caso del «No ime ciapa» che tornava sempre sforacchiato e il caso del«Semo noi» che si scassò contro una sponda; ma il pilo-ta sul nuovo apparecchio fece dipingere: «Semo ancoranoi».

Esistono poi ricche collezioni di talismani nelle ca-mere degli aviatori più perseguitati da incidenti: cornet-ti, chiodi, teschietti, ciocche di capelli, medaglie, frantu-mi di lava, brandelli di [156] stoffa, calze di seta. C'eraun osservatore che intascava più o meno scongiuri se-condo la gravità della missione che gli veniva affidata.

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Prima di partire trovava sistematicamente il caffè disgu-stoso. E si metteva in testa una finissima calza di seta,regalo della madrina. Aveva capottato tante volte!

Gli osservatori meno osservatori sono gli allievi pilotiesonerati, ma rimasti in aviazione per volare almenocome passeggeri. Preferiscono volare a fianco del pilotadi cui diffidano. Il loro sguardo si posa preferibilmente,anzichè sul terreno, sugl'istrumenti di bordo. Sono feliciquando possono reggere almeno il volante. In questa in-consolabile nostalgia per la manovra è viva in loro lasperanza di tornare al pilotaggio. Usciti dalla porta con-fidano di rientrare dalla finestra, facendo gli osservatori.

Intorno a queste figure dominanti si muovono figuri-ne minori: l'impenitente scommettitore che concludeogni discussione [157] su argomenti aviatorii con un«scommettiamo che io sono capace di...?»; l'ex istruttoreabituato ai voli brevi, analizzati, finissimo pilota, ma af-fezionato al cielo del suo campo, melanconico nella so-litudine, attivo nella creazione di nuovi piloti, nella cor-rezione degli apparecchi e scarsamente battagliero; ilcocciuto che s'impone il perfetto svolgimento di un pro-gramma: eseguire, per esempio, dieci ammaraggi senzasbagliarne uno e infilarne invece cinquanta senza rag-giungere la decina segnata; il calcolatore che vorrebbetutto prevedere ed è perseguitato dall'imprevisto per cuii partigiani della spensieratezza gli gridano: «È miglioreil nostro metodo!»; il competente di motori che brucia imedesimi e viene soprannominato «Ingegnere Brusa»

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Prima di partire trovava sistematicamente il caffè disgu-stoso. E si metteva in testa una finissima calza di seta,regalo della madrina. Aveva capottato tante volte!

Gli osservatori meno osservatori sono gli allievi pilotiesonerati, ma rimasti in aviazione per volare almenocome passeggeri. Preferiscono volare a fianco del pilotadi cui diffidano. Il loro sguardo si posa preferibilmente,anzichè sul terreno, sugl'istrumenti di bordo. Sono feliciquando possono reggere almeno il volante. In questa in-consolabile nostalgia per la manovra è viva in loro lasperanza di tornare al pilotaggio. Usciti dalla porta con-fidano di rientrare dalla finestra, facendo gli osservatori.

Intorno a queste figure dominanti si muovono figuri-ne minori: l'impenitente scommettitore che concludeogni discussione [157] su argomenti aviatorii con un«scommettiamo che io sono capace di...?»; l'ex istruttoreabituato ai voli brevi, analizzati, finissimo pilota, ma af-fezionato al cielo del suo campo, melanconico nella so-litudine, attivo nella creazione di nuovi piloti, nella cor-rezione degli apparecchi e scarsamente battagliero; ilcocciuto che s'impone il perfetto svolgimento di un pro-gramma: eseguire, per esempio, dieci ammaraggi senzasbagliarne uno e infilarne invece cinquanta senza rag-giungere la decina segnata; il calcolatore che vorrebbetutto prevedere ed è perseguitato dall'imprevisto per cuii partigiani della spensieratezza gli gridano: «È miglioreil nostro metodo!»; il competente di motori che brucia imedesimi e viene soprannominato «Ingegnere Brusa»

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oppure «Ingegnere Grippa»....Costoro si colgono nei loro allegri contrasti special-

mente durante festose adunate quando il vento della leti-zia rende più trasparenti gli animi. Ad una [158] dellepiù care adunate era stato chiamato un ufficiale pilotache durante l'ultima estate di guerra nel cielo carsicoaveva avuto la fortuna di traversare vicende favorevoliper una proposta alla medaglia. Formavano quadrato ar-dite figure di aviatori e di fanti della Terza Armata sucui sovrastava il Principe. Una voce chiamava gli elettie leggeva le motivazioni delle ricompense.

Quando udì chiamare il suo nome, l'ufficiale pilotaebbe un rimescolìo violento nelle vene e nel cuore e salìpallido, ansimante sul palco d'onore in cospetto delPrincipe che gli appuntò la medaglia e gli disse con fa-migliarità paterna e con austerità militare parole affet-tuose ed incitatrici. Così completa era la confusione deldecorando da usare in luogo dell'«Altezza sì» l'abituale«Signor sì»; ma poi se n'avvide e il Duca sorrise....

Intorno in un'immobilità, in un silenzio che rendeva-no più profondo il senso di quei momenti, guardavano ifanti [159] scesi dal Carso e gli aviatori scesi dal cieloavverso. Sopra la campagna soffusa d'autunno, le ondu-lazioni dell'Hermada, del Faiti erano picchiettate discoppii. Un capovolgimento repentino di sensazioni siprodusse nell'animo dell'ufficiale pilota, rigidosull'attenti in cospetto del Duca. La presenza di tante

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oppure «Ingegnere Grippa»....Costoro si colgono nei loro allegri contrasti special-

mente durante festose adunate quando il vento della leti-zia rende più trasparenti gli animi. Ad una [158] dellepiù care adunate era stato chiamato un ufficiale pilotache durante l'ultima estate di guerra nel cielo carsicoaveva avuto la fortuna di traversare vicende favorevoliper una proposta alla medaglia. Formavano quadrato ar-dite figure di aviatori e di fanti della Terza Armata sucui sovrastava il Principe. Una voce chiamava gli elettie leggeva le motivazioni delle ricompense.

Quando udì chiamare il suo nome, l'ufficiale pilotaebbe un rimescolìo violento nelle vene e nel cuore e salìpallido, ansimante sul palco d'onore in cospetto delPrincipe che gli appuntò la medaglia e gli disse con fa-migliarità paterna e con austerità militare parole affet-tuose ed incitatrici. Così completa era la confusione deldecorando da usare in luogo dell'«Altezza sì» l'abituale«Signor sì»; ma poi se n'avvide e il Duca sorrise....

Intorno in un'immobilità, in un silenzio che rendeva-no più profondo il senso di quei momenti, guardavano ifanti [159] scesi dal Carso e gli aviatori scesi dal cieloavverso. Sopra la campagna soffusa d'autunno, le ondu-lazioni dell'Hermada, del Faiti erano picchiettate discoppii. Un capovolgimento repentino di sensazioni siprodusse nell'animo dell'ufficiale pilota, rigidosull'attenti in cospetto del Duca. La presenza di tante

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cose grandi e forti lo ammoniva che l'onore fattogli nonsegnava la conclusione di uno sforzo superiore, ma ilprincipio; più che un premio era un incitamento. Salitosu quel palco per inebbriarsi del proprio orgoglio, si tro-vava intenerito nella propria umiltà.

Il rombante fronte non lontano, i fanti e gli aviatorireduci dall'ardimento quotidiano, gli fecero sentire chequanto aveva fatto era assai meno di quanto gli restava afare. Se la morte lo aveva sfiorato in fugaci incontri, lastessa minaccia insidiava o si attuava nella solitudinedegli anonimi combattenti. Si sentì fratello minored'innumerevoli sconosciuti cui non aveva arriso, nel[160] tumulto delle vicende belliche, la fortuna delle ri-compense; si sentì fratello minore dei colleghi d'ali neiquali la continuità dei rischi aviatorii crea l'incapacità dimisurare quanto si dà, nei quali passa senza brivido ilquotidiano pensiero della morte, pei quali morire «è nelbilancio».

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cose grandi e forti lo ammoniva che l'onore fattogli nonsegnava la conclusione di uno sforzo superiore, ma ilprincipio; più che un premio era un incitamento. Salitosu quel palco per inebbriarsi del proprio orgoglio, si tro-vava intenerito nella propria umiltà.

Il rombante fronte non lontano, i fanti e gli aviatorireduci dall'ardimento quotidiano, gli fecero sentire chequanto aveva fatto era assai meno di quanto gli restava afare. Se la morte lo aveva sfiorato in fugaci incontri, lastessa minaccia insidiava o si attuava nella solitudinedegli anonimi combattenti. Si sentì fratello minored'innumerevoli sconosciuti cui non aveva arriso, nel[160] tumulto delle vicende belliche, la fortuna delle ri-compense; si sentì fratello minore dei colleghi d'ali neiquali la continuità dei rischi aviatorii crea l'incapacità dimisurare quanto si dà, nei quali passa senza brivido ilquotidiano pensiero della morte, pei quali morire «è nelbilancio».

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Le prime “acrobazie„ sul caccia.

«Ella domani - comunicò il caposquadriglia all'uffi-ciale pilota che aveva chiesto di passare al caccia - potràrecarsi alla Stazione Idrovolanti Miraglia per intrapren-dere il nuovo allenamento.»

Per un pilota che lascia i 140 chilometri all'oradell'apparecchio da ricognizione e bombardamento per i200 chilometri del caccia, è penoso un viaggio in treno a60 chilometri all'ora, sia pure limitato fra un punto el'altro dell'Alto Adriatico. L'aviatore a terra è un prigio-niero ribelle di quelle limitazioni che si chiamano treni,automobili, trams, fermate, passaggi a livello, [162] cur-ve.... Scorgere un particolare dopo l'altro, un campanile,poi un ponte, poi un borgo del panorama girante, è as-surdo per chi ha l'abitudine di dominare questi particola-ri in massa o a vasti gruppi. Procedere tortuosamente in-torno a paesi e città, ora a destra, ora a sinistra di fiumi,di laghi, di monti, è una sofferenza quando si conosce ilgusto di tracciare linee d'aria al disopra di tutti gli osta-coli terreni fra un campo d'aviazione e l'altro.

L'avidità per la velocità e per gli spazi, non ha limitinell'aviatore allenato nel quale svanisce l'idolatria per unaeroplano da 200 chilometri all'ora, non appena ne vedeun altro capace di raggiungerne 230. Come automobili-sta e motociclista, l'aviatore è un delinquente colposo

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Le prime “acrobazie„ sul caccia.

«Ella domani - comunicò il caposquadriglia all'uffi-ciale pilota che aveva chiesto di passare al caccia - potràrecarsi alla Stazione Idrovolanti Miraglia per intrapren-dere il nuovo allenamento.»

Per un pilota che lascia i 140 chilometri all'oradell'apparecchio da ricognizione e bombardamento per i200 chilometri del caccia, è penoso un viaggio in treno a60 chilometri all'ora, sia pure limitato fra un punto el'altro dell'Alto Adriatico. L'aviatore a terra è un prigio-niero ribelle di quelle limitazioni che si chiamano treni,automobili, trams, fermate, passaggi a livello, [162] cur-ve.... Scorgere un particolare dopo l'altro, un campanile,poi un ponte, poi un borgo del panorama girante, è as-surdo per chi ha l'abitudine di dominare questi particola-ri in massa o a vasti gruppi. Procedere tortuosamente in-torno a paesi e città, ora a destra, ora a sinistra di fiumi,di laghi, di monti, è una sofferenza quando si conosce ilgusto di tracciare linee d'aria al disopra di tutti gli osta-coli terreni fra un campo d'aviazione e l'altro.

L'avidità per la velocità e per gli spazi, non ha limitinell'aviatore allenato nel quale svanisce l'idolatria per unaeroplano da 200 chilometri all'ora, non appena ne vedeun altro capace di raggiungerne 230. Come automobili-sta e motociclista, l'aviatore è un delinquente colposo

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perchè sembrandogli di procedere sempre adagio, sfug-ge come un proiettile fra la trepida incolumità dei pedo-ni. Generalmente gli aviatori si procurano il maggiornumero d'incidenti con l'automobilismo ed il motocicli-smo.

[163]

Il passaggio dall'aeroplano pesante al caccia, è unanecessità per il pilota, come è naturale nell'uomo il tran-sito dall'adolescenza alla pubertà. La crisi del pilota chedomanda l'esonero, che è irrequieto, incontentabile, sirisolve col caccia il quale rappresenta una seconda pri-mavera aviatoria.

I movimenti misurati, il calcolo e il rispetto dei limitiinsuperabili che si debbono praticare inflessibilmentenell'apparecchio pesante, avevano prodotto nel pilotal'intolleranza, la neurastenia, la ribellione. Il caccia rap-presenta la libertà quasi illimitata di manovra e di com-battimento, la velocità massima, la raffinata manegge-volezza dei comandi, la voluttà sensazionale delle acro-bazie, il senso della superiorità o della parità di condi-zioni con l'avversario, la signoria del cielo, la diminu-zione delle responsabilità perchè si deve rispondere sol-tanto della propria vita. In aviazione si è più preoccupatidell'altrui esistenza che della propria.

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perchè sembrandogli di procedere sempre adagio, sfug-ge come un proiettile fra la trepida incolumità dei pedo-ni. Generalmente gli aviatori si procurano il maggiornumero d'incidenti con l'automobilismo ed il motocicli-smo.

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Il passaggio dall'aeroplano pesante al caccia, è unanecessità per il pilota, come è naturale nell'uomo il tran-sito dall'adolescenza alla pubertà. La crisi del pilota chedomanda l'esonero, che è irrequieto, incontentabile, sirisolve col caccia il quale rappresenta una seconda pri-mavera aviatoria.

I movimenti misurati, il calcolo e il rispetto dei limitiinsuperabili che si debbono praticare inflessibilmentenell'apparecchio pesante, avevano prodotto nel pilotal'intolleranza, la neurastenia, la ribellione. Il caccia rap-presenta la libertà quasi illimitata di manovra e di com-battimento, la velocità massima, la raffinata manegge-volezza dei comandi, la voluttà sensazionale delle acro-bazie, il senso della superiorità o della parità di condi-zioni con l'avversario, la signoria del cielo, la diminu-zione delle responsabilità perchè si deve rispondere sol-tanto della propria vita. In aviazione si è più preoccupatidell'altrui esistenza che della propria.

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Il caccia interviene a valorizzare una efficienza, ad ar-marla, a trasferirla dallo stato potenziale a quello effetti-vo. Ma per formarsi, al cacciatore occorre l'ambientepropizio, suggestionatore, incitatore, come ai fiori tropi-cali è indispensabile la temperatura equatoriale. Stazio-ne Miraglia: ambiente d'aviazione ove fa «molto caldo»;ideale per i cacciatori. Emporio degli apparecchi piùprogrediti, dei piloti più intraprendenti, delle missionipiù arrischiate, ivi la meteorologia conta fino a un certopunto, le scassature non suscitano scalpori ed ironieperchè si ammette che chi risica rosica, perchè più dellaperizia tecnica è considerato nel pilota l'ardimento e ilrendimento bellico. Si vola non per volare, ma per guer-reggiare. Si scassi pure, ma si vada sul nemico.

Giunge un apparecchio nuovo di stile, [165] di mano-vre, di velocità? Lo si prova come fosse uno degli usualianche se poi il pilota eseguisce involontariamente uncompleto giro sull'ala in luogo di mezzo, pur avendodato alla cloche un colpetto identico a quello che usavanegli apparecchi precedenti; anche se il pilota rimaneper vari secondi con l'apparecchio capovolto - gambe insu e testa in giù - intanto che disegna un giro della mor-te. Spira un vento minaccioso, corrono nubi scure? Sic-come occorre bombardare navi nemiche, si parte lo stes-so. Piove? Si rimane in aria ancora.

Novembre eroico 1917! Quando l'aviazione terrestre,sotto l'incalzare della sventura e l'inclemenza del tempo,dovette trasportare dall'Isonzo al Piave, pur continuando

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Il caccia interviene a valorizzare una efficienza, ad ar-marla, a trasferirla dallo stato potenziale a quello effetti-vo. Ma per formarsi, al cacciatore occorre l'ambientepropizio, suggestionatore, incitatore, come ai fiori tropi-cali è indispensabile la temperatura equatoriale. Stazio-ne Miraglia: ambiente d'aviazione ove fa «molto caldo»;ideale per i cacciatori. Emporio degli apparecchi piùprogrediti, dei piloti più intraprendenti, delle missionipiù arrischiate, ivi la meteorologia conta fino a un certopunto, le scassature non suscitano scalpori ed ironieperchè si ammette che chi risica rosica, perchè più dellaperizia tecnica è considerato nel pilota l'ardimento e ilrendimento bellico. Si vola non per volare, ma per guer-reggiare. Si scassi pure, ma si vada sul nemico.

Giunge un apparecchio nuovo di stile, [165] di mano-vre, di velocità? Lo si prova come fosse uno degli usualianche se poi il pilota eseguisce involontariamente uncompleto giro sull'ala in luogo di mezzo, pur avendodato alla cloche un colpetto identico a quello che usavanegli apparecchi precedenti; anche se il pilota rimaneper vari secondi con l'apparecchio capovolto - gambe insu e testa in giù - intanto che disegna un giro della mor-te. Spira un vento minaccioso, corrono nubi scure? Sic-come occorre bombardare navi nemiche, si parte lo stes-so. Piove? Si rimane in aria ancora.

Novembre eroico 1917! Quando l'aviazione terrestre,sotto l'incalzare della sventura e l'inclemenza del tempo,dovette trasportare dall'Isonzo al Piave, pur continuando

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a strenuamente combattere, i suoi ricoveri ed i suoi ae-roplani, la Stazione Miraglia, rimasta unica, intatta orga-nizzazione aviatoria dell'Alto Adriatico, mandò in unaserie incessante di voli, dall'alba alla notte, per settima-ne e settimane, i suoi idrovolanti [166] sulle nuove linee,dentro, dentro terra a dirigere tiri, a ricavare fotografie,a fronteggiare i caccia, a scacciare ricognizioni, a bom-bardare nascenti squadriglie avversarie, a mitragliaretentativi di passaggi sul Piave, a lanciare la posta, i gior-nali e i messaggi ai nostri reparti isolati, a lanciare mes-saggi di fede alle popolazioni rimaste oltre Piave, a so-stituire il servizio non ancora riattivato dei telefoni, adassicurare preziose celerità di rinforzi mediante avvisiche recati con altri mezzi terrestri sarebbero giunti cata-stroficamente in ritardo.

Tali i ricordi che si affollano come animatori, incita-tori nella mente dell'allievo cacciatore che si presentaalla Stazione Miraglia i cui eroi periti - Miraglia, Bre-sciani, Garassini e decine d'altri - sono presenti nelle vi-gorose traccie da essi lasciate, nelle opere proseguite daisuccessori, nelle citazioni frequenti che i successori, stu-diando i nuovi problemi, fanno dei loro criteri tecnici emilitari. Il sereno culto dei [167] morti inobliabili è unadelle caratteristiche predominanti che impressional'ospite entrando nel quadrato della Stazione Miraglia,dove gli eroi scomparsi sono ricordati nelle effigi cheornano il posto d'onore e in loro cospetto scorrono legiornate più pensose o più spensierate, le maschie me-

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a strenuamente combattere, i suoi ricoveri ed i suoi ae-roplani, la Stazione Miraglia, rimasta unica, intatta orga-nizzazione aviatoria dell'Alto Adriatico, mandò in unaserie incessante di voli, dall'alba alla notte, per settima-ne e settimane, i suoi idrovolanti [166] sulle nuove linee,dentro, dentro terra a dirigere tiri, a ricavare fotografie,a fronteggiare i caccia, a scacciare ricognizioni, a bom-bardare nascenti squadriglie avversarie, a mitragliaretentativi di passaggi sul Piave, a lanciare la posta, i gior-nali e i messaggi ai nostri reparti isolati, a lanciare mes-saggi di fede alle popolazioni rimaste oltre Piave, a so-stituire il servizio non ancora riattivato dei telefoni, adassicurare preziose celerità di rinforzi mediante avvisiche recati con altri mezzi terrestri sarebbero giunti cata-stroficamente in ritardo.

Tali i ricordi che si affollano come animatori, incita-tori nella mente dell'allievo cacciatore che si presentaalla Stazione Miraglia i cui eroi periti - Miraglia, Bre-sciani, Garassini e decine d'altri - sono presenti nelle vi-gorose traccie da essi lasciate, nelle opere proseguite daisuccessori, nelle citazioni frequenti che i successori, stu-diando i nuovi problemi, fanno dei loro criteri tecnici emilitari. Il sereno culto dei [167] morti inobliabili è unadelle caratteristiche predominanti che impressional'ospite entrando nel quadrato della Stazione Miraglia,dove gli eroi scomparsi sono ricordati nelle effigi cheornano il posto d'onore e in loro cospetto scorrono legiornate più pensose o più spensierate, le maschie me-

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stizie che seguono incidenti di guerra, le sane allegrezzeche seguono le fortune.

Questo fluttuare moderato di sensazioni è dominatoda una costante tensione gagliarda per fare la guerra conslancio, con purezza, con aristocrazia, con buon gusto; èdominato da una gara, da un'emulazione incessanti ver-so le imprese migliori; unanimità di entusiasmo in cuigli ufficiali aviatori della marina si identificano così per-fettamente da apparire confondibili l'uno con l'altro. Èpossibile distinguere tra essi soltanto il veterano dal no-vellino. I nuovi venuti - a meno che non siano reduci dafulgide imprese - restano un po' in disparte, laconici, ri-guardosi perchè l'assenza di un loro brillante passato[168] bellico dà loro il senso di un'inferiorità psicologica,mentre traspare dalla fierezza del loro silenzio la presen-za di un programma ricco di generose intenzioni.

Fra gl'irrequieti aquilotti passa il comandante: di tuttoe di tutti osservatore assiduo e pacato, nella parola so-brio e lento, non mai gaio ma leggermente enigmaticonel volto tra i limiti del sorriso e della pensosità. A bassavoce, con flemma, tra un fiotto di fumo e l'altro del suosigaro immancabile, ascolta relazioni di servizio, propo-ste di missioni arrischiate, e pronuncia, fissando a untratto i suoi sguardi negli occhi dei partenti, dei «sì» edegli ordini che implicano cimenti supremi. Entrando eduscendo dal quadrato, il suo sguardo con abitudine inal-terabile si posa sul barografo. Cammina adagio, legger-mente claudicante per le ripetute rotture di gambe sof-

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stizie che seguono incidenti di guerra, le sane allegrezzeche seguono le fortune.

Questo fluttuare moderato di sensazioni è dominatoda una costante tensione gagliarda per fare la guerra conslancio, con purezza, con aristocrazia, con buon gusto; èdominato da una gara, da un'emulazione incessanti ver-so le imprese migliori; unanimità di entusiasmo in cuigli ufficiali aviatori della marina si identificano così per-fettamente da apparire confondibili l'uno con l'altro. Èpossibile distinguere tra essi soltanto il veterano dal no-vellino. I nuovi venuti - a meno che non siano reduci dafulgide imprese - restano un po' in disparte, laconici, ri-guardosi perchè l'assenza di un loro brillante passato[168] bellico dà loro il senso di un'inferiorità psicologica,mentre traspare dalla fierezza del loro silenzio la presen-za di un programma ricco di generose intenzioni.

Fra gl'irrequieti aquilotti passa il comandante: di tuttoe di tutti osservatore assiduo e pacato, nella parola so-brio e lento, non mai gaio ma leggermente enigmaticonel volto tra i limiti del sorriso e della pensosità. A bassavoce, con flemma, tra un fiotto di fumo e l'altro del suosigaro immancabile, ascolta relazioni di servizio, propo-ste di missioni arrischiate, e pronuncia, fissando a untratto i suoi sguardi negli occhi dei partenti, dei «sì» edegli ordini che implicano cimenti supremi. Entrando eduscendo dal quadrato, il suo sguardo con abitudine inal-terabile si posa sul barografo. Cammina adagio, legger-mente claudicante per le ripetute rotture di gambe sof-

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ferte in burrascosi voli. Lui così dolce nel viso rotondo eroseo, prediligeva i voli in condizioni proibitive. Era ilpilota della tempesta. E le crisi dei suoi voli battaglieri[169] hanno lasciato una traccia nel grigio precoce deicapelli che caratterizza i piloti ancor giovani ma giàvecchi di esperienza. La sua autorità, il suo fascino sinutrono nel suo passato di precursore, nel suo entusia-smo sodo, annoso che traspare sotto l'inalterabile rifles-sione.

Gli fanno contrasto tre adolescenti già piloti cacciato-ri, dalle fibre ancor delicate, sotto il cui chiaro, tenuesorriso della prima giovinezza si consolida giorno pergiorno, ora per ora, quella virilità d'animo, quella furbasagacia di manovra, quella fiera tenacia nello sforzo chesenza la guerra, senza l'aviazione avrebbero realizzato invent'anni di lente, rare occasioni, in piccole battaglieborghesi tra lunghe stasi sfibranti. Tornano dalle possen-ti prove con l'ansia vermiglia nel volto, col luccicoredella febbre negli occhi, con il gusto accresciuto dellalotta e della selvaggina.

A riaffermare l'immortalità dell'anima aviatoria, eccocolui che vide in viso [170] la morte, che vide morire ilcompagno di volo, colui che tornando da un'incursionesu Pola in pieno giorno, con vivacità partenopea descri-veva. «Volumi di fuoco. Dovevo tenere l'apparecchio disbieco per diminuire il bersaglio.» Salito con un ardi-mentoso in volo per provare la prima volta l'avvitamen-to, era scappato all'apparecchio il piano di coda. L'altro

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ferte in burrascosi voli. Lui così dolce nel viso rotondo eroseo, prediligeva i voli in condizioni proibitive. Era ilpilota della tempesta. E le crisi dei suoi voli battaglieri[169] hanno lasciato una traccia nel grigio precoce deicapelli che caratterizza i piloti ancor giovani ma giàvecchi di esperienza. La sua autorità, il suo fascino sinutrono nel suo passato di precursore, nel suo entusia-smo sodo, annoso che traspare sotto l'inalterabile rifles-sione.

Gli fanno contrasto tre adolescenti già piloti cacciato-ri, dalle fibre ancor delicate, sotto il cui chiaro, tenuesorriso della prima giovinezza si consolida giorno pergiorno, ora per ora, quella virilità d'animo, quella furbasagacia di manovra, quella fiera tenacia nello sforzo chesenza la guerra, senza l'aviazione avrebbero realizzato invent'anni di lente, rare occasioni, in piccole battaglieborghesi tra lunghe stasi sfibranti. Tornano dalle possen-ti prove con l'ansia vermiglia nel volto, col luccicoredella febbre negli occhi, con il gusto accresciuto dellalotta e della selvaggina.

A riaffermare l'immortalità dell'anima aviatoria, eccocolui che vide in viso [170] la morte, che vide morire ilcompagno di volo, colui che tornando da un'incursionesu Pola in pieno giorno, con vivacità partenopea descri-veva. «Volumi di fuoco. Dovevo tenere l'apparecchio disbieco per diminuire il bersaglio.» Salito con un ardi-mentoso in volo per provare la prima volta l'avvitamen-to, era scappato all'apparecchio il piano di coda. L'altro

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era morto e lui era rimasto squassato, malconcio. Redu-ce dall'ospedale, assistendo a discussioni sul mortale in-cidente s'impazientiva: «Perdete la coda in volo e allorapotremo discutere!»

Dopo la sventura la sua filosofia era: «Ormai dovreiessere morto come l'altro. I giorni che mi restano sonoun benigno regalo della sorte.» E tra un volo e l'altro sulnemico, dirigeva un'orchestrina di marinai, tipo Piedi-grotta, a base di chitarre e mandolini, di quelle che ema-nano fruscii di zanzare da sopracoperta delle siluranti inriposo nelle ore in cui con la sera scendono le nostalgie.

[171]

Intanto che il concertino sì svolgeva, dopo colazione,davanti al quadrato della Stazione Miraglia, si vedevanoalcuni ufficiali staccarsi dagli ascoltatori, fra la generaledisattenzione e con la medesima usualità di modi concui si va a gustare il sonnellino quotidiano. E invece an-davano a Pola.

*

I capi-gruppo e i capi-squadriglia dei caccia eccelle-vano nella disinvoltura a parlare di acrobazie e ad ese-guirle. Usavano con tutta famigliarità: «È semplicissimo- non v'è alcuna difficoltà - basta provare una volta - èquestione di spirito più che di tecnica.» E salivano inaria a infilare serie di viraggi e spirali a comandi inverti-ti, avvitamenti, rovesciamenti d'ala, looping, giri d'ala,

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era morto e lui era rimasto squassato, malconcio. Redu-ce dall'ospedale, assistendo a discussioni sul mortale in-cidente s'impazientiva: «Perdete la coda in volo e allorapotremo discutere!»

Dopo la sventura la sua filosofia era: «Ormai dovreiessere morto come l'altro. I giorni che mi restano sonoun benigno regalo della sorte.» E tra un volo e l'altro sulnemico, dirigeva un'orchestrina di marinai, tipo Piedi-grotta, a base di chitarre e mandolini, di quelle che ema-nano fruscii di zanzare da sopracoperta delle siluranti inriposo nelle ore in cui con la sera scendono le nostalgie.

[171]

Intanto che il concertino sì svolgeva, dopo colazione,davanti al quadrato della Stazione Miraglia, si vedevanoalcuni ufficiali staccarsi dagli ascoltatori, fra la generaledisattenzione e con la medesima usualità di modi concui si va a gustare il sonnellino quotidiano. E invece an-davano a Pola.

*

I capi-gruppo e i capi-squadriglia dei caccia eccelle-vano nella disinvoltura a parlare di acrobazie e ad ese-guirle. Usavano con tutta famigliarità: «È semplicissimo- non v'è alcuna difficoltà - basta provare una volta - èquestione di spirito più che di tecnica.» E salivano inaria a infilare serie di viraggi e spirali a comandi inverti-ti, avvitamenti, rovesciamenti d'ala, looping, giri d'ala,

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mentre l'allievo cacciatore, col naso in aria e a boccaaperta, si sentiva domandare: «E lei quando fa quelleacrobazie?»

[172]

Il cielo della Stazione Miraglia rombava di motoridall'alba al tramonto. I piloti liberi «di andare a terra»volavano per allenamento; le squadriglie «franche» siesercitavano in voli d'assieme. I varii cacciatori ingag-giavano prove di duelli. Partenze e arrivi per servizi diguerra si seguivano incessanti come in una grande sta-zione ferroviaria. Scariche di mitragliatrici, riaccensioniimprovvise di motori, sibili di plané colorivano questasinfonia aerea.

Non era possibile indugiare, in cospetto di sì mirabileefficienza collettiva, a esordire sul caccia. L'allievo ave-va a sua disposizione apparecchi a volontà, ritirati dalservizio di guerra, ma validi ancora: - Non si preoccupidi rompere! - gli raccomandavano i piloti.

Nel primo volo è quasi il caccia che porta il pilota,sviluppando una velocità subitanea che lo stordisce;mentre l'idrovolante da bombardamento fatica a disim-pegnarsi dall'acqua, quello da caccia s'apre il varcospruzzando spuma [173] a destra, a sinistra, traverso leali, e anche sul pilota ignaro. Si libra repentinamente,guadagna i mille metri in pochi minuti, fende l'atmosfe-ra con una stabilità inconsueta, morbida, supera i colpidi vento con attimi d'insofferenza, di ribellione alle ali.

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mentre l'allievo cacciatore, col naso in aria e a boccaaperta, si sentiva domandare: «E lei quando fa quelleacrobazie?»

[172]

Il cielo della Stazione Miraglia rombava di motoridall'alba al tramonto. I piloti liberi «di andare a terra»volavano per allenamento; le squadriglie «franche» siesercitavano in voli d'assieme. I varii cacciatori ingag-giavano prove di duelli. Partenze e arrivi per servizi diguerra si seguivano incessanti come in una grande sta-zione ferroviaria. Scariche di mitragliatrici, riaccensioniimprovvise di motori, sibili di plané colorivano questasinfonia aerea.

Non era possibile indugiare, in cospetto di sì mirabileefficienza collettiva, a esordire sul caccia. L'allievo ave-va a sua disposizione apparecchi a volontà, ritirati dalservizio di guerra, ma validi ancora: - Non si preoccupidi rompere! - gli raccomandavano i piloti.

Nel primo volo è quasi il caccia che porta il pilota,sviluppando una velocità subitanea che lo stordisce;mentre l'idrovolante da bombardamento fatica a disim-pegnarsi dall'acqua, quello da caccia s'apre il varcospruzzando spuma [173] a destra, a sinistra, traverso leali, e anche sul pilota ignaro. Si libra repentinamente,guadagna i mille metri in pochi minuti, fende l'atmosfe-ra con una stabilità inconsueta, morbida, supera i colpidi vento con attimi d'insofferenza, di ribellione alle ali.

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Il novellino osserva tutto ciò con voluttà e stordimen-to. Segue i fenomeni anzichè precederli, rimane rigidoai comandi; dovendo girare e scendere sposta la cloche,i pedali con precauzioni infinite. Gli sembra d'esseretornato ai primi voli. Raggiunge l'acqua con incertezza,frena l'apparecchio quando ancora è a qualche metrodallo specchio, lasciandolo scendere pesantemente, gof-famente.

Al secondo, terzo volo, egli si rende conto delle qua-lità e dei difetti tipici dell'idrovolante-cacciatore, applicai consigli degl'istruttori, si compone un corredo di rego-le fondamentali, si rinfranca, osa inclinare fortemente leali, a girare stretto. I suoi progressi procedono sensibi-lissimi, per cui il comandante, [174] vedendolo ormai in-capricciato di scherzetti, lo avverte che può tentarel'avvitamento: «Non si preoccupi, comprenda bene lamanovra, l'applichi con decisione, fermezza, e tutto an-drà bene. L'apparecchio è sicurissimo. L'esito della ma-novra è infallibile.»

La spiegazione della manovra, fissata in sobri appun-ti, fa pensare ad una ricetta del Re dei Cuochi: «Avvita-mento. È un modo di perdere quota rapidamente. Si ot-tiene coll'impennare l'apparecchio a motore spento aiu-tandolo per mezzo della cloche dalla parte dalla qualedesiderate avvitarlo. Nello stesso tempo date timonedalla stessa parte. Potete regolare la velocità dell'avvita-mento col timone. Per riprendervi: mettete la cloche e ti-mone in centro poi portate dolcemente la cloche indietro

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Il novellino osserva tutto ciò con voluttà e stordimen-to. Segue i fenomeni anzichè precederli, rimane rigidoai comandi; dovendo girare e scendere sposta la cloche,i pedali con precauzioni infinite. Gli sembra d'esseretornato ai primi voli. Raggiunge l'acqua con incertezza,frena l'apparecchio quando ancora è a qualche metrodallo specchio, lasciandolo scendere pesantemente, gof-famente.

Al secondo, terzo volo, egli si rende conto delle qua-lità e dei difetti tipici dell'idrovolante-cacciatore, applicai consigli degl'istruttori, si compone un corredo di rego-le fondamentali, si rinfranca, osa inclinare fortemente leali, a girare stretto. I suoi progressi procedono sensibi-lissimi, per cui il comandante, [174] vedendolo ormai in-capricciato di scherzetti, lo avverte che può tentarel'avvitamento: «Non si preoccupi, comprenda bene lamanovra, l'applichi con decisione, fermezza, e tutto an-drà bene. L'apparecchio è sicurissimo. L'esito della ma-novra è infallibile.»

La spiegazione della manovra, fissata in sobri appun-ti, fa pensare ad una ricetta del Re dei Cuochi: «Avvita-mento. È un modo di perdere quota rapidamente. Si ot-tiene coll'impennare l'apparecchio a motore spento aiu-tandolo per mezzo della cloche dalla parte dalla qualedesiderate avvitarlo. Nello stesso tempo date timonedalla stessa parte. Potete regolare la velocità dell'avvita-mento col timone. Per riprendervi: mettete la cloche e ti-mone in centro poi portate dolcemente la cloche indietro

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fino a che l'apparecchio non riprende la sua posizionenormale.»

Più semplice di così.... Eppure chi deve esercitarsi perla prima volta ha l'impressione di essere invitato a get-tarsi dal tetto di una casa dietro garanzia [175] che non sifarà alcun male, ma che anzi si divertirà.

« - Dunque parta. Raggiunga i 1200 metri, tolga i gase si avviti. Faccia alcuni giri di avvitamento, si riprendae scenda subito.

- Sì, signor comandante.- Non torni in quota per ritentare un secondo avvita-

mento. Basta uno, oggi.- Non dubiti. Uno solo.- È legato?- No, signor comandante. Me n'ero dimenticato. Ecco

fatto.»E parte. L'apparecchio pare salga più rapidamente del

solito. Che fretta! Ecco i 1000 metri! Ecco i 1100! Cen-to metri ancora, poi avvitamento. Al pilota sembra diavere freddo. La solitudine gli pare smisurata. Il panora-ma ha una fisonomia ironica, ostile. Ecco i 1200 metri!Il pilota osserva dov'è: fila davanti alla Stazione Mira-glia. Sulla riva scorge puntini di persone: il comandante,i cacciatori, i marinai.... Lo guardano certamente. Unavampata d'amor proprio [176] lo scalda. È ormai decisoad agire, come un bambino sotto lo sguardo della madre

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fino a che l'apparecchio non riprende la sua posizionenormale.»

Più semplice di così.... Eppure chi deve esercitarsi perla prima volta ha l'impressione di essere invitato a get-tarsi dal tetto di una casa dietro garanzia [175] che non sifarà alcun male, ma che anzi si divertirà.

« - Dunque parta. Raggiunga i 1200 metri, tolga i gase si avviti. Faccia alcuni giri di avvitamento, si riprendae scenda subito.

- Sì, signor comandante.- Non torni in quota per ritentare un secondo avvita-

mento. Basta uno, oggi.- Non dubiti. Uno solo.- È legato?- No, signor comandante. Me n'ero dimenticato. Ecco

fatto.»E parte. L'apparecchio pare salga più rapidamente del

solito. Che fretta! Ecco i 1000 metri! Ecco i 1100! Cen-to metri ancora, poi avvitamento. Al pilota sembra diavere freddo. La solitudine gli pare smisurata. Il panora-ma ha una fisonomia ironica, ostile. Ecco i 1200 metri!Il pilota osserva dov'è: fila davanti alla Stazione Mira-glia. Sulla riva scorge puntini di persone: il comandante,i cacciatori, i marinai.... Lo guardano certamente. Unavampata d'amor proprio [176] lo scalda. È ormai decisoad agire, come un bambino sotto lo sguardo della madre

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si decide a ingoiare l'olio di ricino. Toglie il gas con ge-sto brusco. Il frastuono del motore si trasforma in unfruscio. Il silenzio in quest'occasione è impressionante:fa pensare all'improvviso alt dell'orchestra nei circhiequestri quando sta per aver luogo un esercizio sensa-zionale.

L'apparecchio frenato a un tratto sembra trattenutoalla coda da una forza contraria, ma non così possenteda proibirgli di proseguire il volo diritto, senza oscillare,senza abbassarsi. È la prima volta che il pilota si accin-ge a fermarsi nell'aria. Abituato su l'apparecchio pesantea ricercare sempre la maggiore velocità, gli sembra in-verosimile doverne far senza. Il caccia sta perdendo lasua forza di sostentamento. Il pilota rapido riepilogamentalmente la manovra dell'avvitamento, decide dibuttarsi da destra e - coraggio! - con violenza che paredecisione ed è sovraeccitazione, trae a sè, a destra, tuttala cloche e [177] spinge a fondo il pedale dallo stessolato. L'apparecchio s'impenna, rimane un istante immo-bile con la testa in su e la coda in giù, poi si rovescia adestra scivolando d'ala. Altro momento d'esitazione qua-si volesse dire al pilota: «Se non vuoi avvitarti, sei anco-ra in tempo!» Il caccia è ora disposto tutto di sbiecoquasi fermo nel cielo.

Il pilota che da uno stato di febbricitante trepidazioneera passato, con l'evoluzione nuovissima, a uno stato didelizia ed aveva acquistato un'improvvisa fiducia di sè edell'apparecchio, insiste a mantenere la cloche tutta a sè

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si decide a ingoiare l'olio di ricino. Toglie il gas con ge-sto brusco. Il frastuono del motore si trasforma in unfruscio. Il silenzio in quest'occasione è impressionante:fa pensare all'improvviso alt dell'orchestra nei circhiequestri quando sta per aver luogo un esercizio sensa-zionale.

L'apparecchio frenato a un tratto sembra trattenutoalla coda da una forza contraria, ma non così possenteda proibirgli di proseguire il volo diritto, senza oscillare,senza abbassarsi. È la prima volta che il pilota si accin-ge a fermarsi nell'aria. Abituato su l'apparecchio pesantea ricercare sempre la maggiore velocità, gli sembra in-verosimile doverne far senza. Il caccia sta perdendo lasua forza di sostentamento. Il pilota rapido riepilogamentalmente la manovra dell'avvitamento, decide dibuttarsi da destra e - coraggio! - con violenza che paredecisione ed è sovraeccitazione, trae a sè, a destra, tuttala cloche e [177] spinge a fondo il pedale dallo stessolato. L'apparecchio s'impenna, rimane un istante immo-bile con la testa in su e la coda in giù, poi si rovescia adestra scivolando d'ala. Altro momento d'esitazione qua-si volesse dire al pilota: «Se non vuoi avvitarti, sei anco-ra in tempo!» Il caccia è ora disposto tutto di sbiecoquasi fermo nel cielo.

Il pilota che da uno stato di febbricitante trepidazioneera passato, con l'evoluzione nuovissima, a uno stato didelizia ed aveva acquistato un'improvvisa fiducia di sè edell'apparecchio, insiste a mantenere la cloche tutta a sè

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ed il pedale spinto a fondo. Il caccia piomba giù verti-calmente poi comincia a frullare intorno al suo asse per-dendo centinaia di metri in pochi secondi. Il panoramasale rapido, come la piattaforma di un immane ascenso-re, tra un sibilare acuto dell'aria e tra un più palpitanterespiro nel pilota! Tranne questo effetto, nessun altromalessere, nessun capogiro nel pilota, ma una percezio-ne esatta della quota e del terreno, [178] un dominiocompleto della manovra nel senso che compiuti alcunigiri egli, deciso di svitarsi, riporta i comandi al centro eottiene effettivamente di interrompere la furlana.

Tanto è chiaro il dominio della eccezionale situazio-ne, che il pilota si rammenta, nell'atto di uscire dall'avvi-tamento, della necessità di agire contrariamente aglioscuri consigli dell'istinto che lo porterebbero a trarre asè la cloche per togliere l'apparecchio dalla posizioneverticale, mentre in realtà è indispensabile mantenerepremuta in giù la cloche perchè l'apparecchio possa nel-la discesa riprendere la velocità di sostentamento.

La fase più sgradevole segue allorchè il caccia uscen-do dalla vite con una resistenza tenace e poi con unoscatto, prende a derapare furiosamente sì da infliggereal pilota - per il contrasto fra la sua volontà di andardritto e l'azione che procede storta - un turbamento alcapo e allo stomaco. Ripresa la linea di volo, il pilotadeve come [179] raccapezzarsi e inseguire alcuni parti-colari del panorama per ristabilire la rotta. Scosso neinervi, felicissimo dell'esito, consapevole di aver varcato

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ed il pedale spinto a fondo. Il caccia piomba giù verti-calmente poi comincia a frullare intorno al suo asse per-dendo centinaia di metri in pochi secondi. Il panoramasale rapido, come la piattaforma di un immane ascenso-re, tra un sibilare acuto dell'aria e tra un più palpitanterespiro nel pilota! Tranne questo effetto, nessun altromalessere, nessun capogiro nel pilota, ma una percezio-ne esatta della quota e del terreno, [178] un dominiocompleto della manovra nel senso che compiuti alcunigiri egli, deciso di svitarsi, riporta i comandi al centro eottiene effettivamente di interrompere la furlana.

Tanto è chiaro il dominio della eccezionale situazio-ne, che il pilota si rammenta, nell'atto di uscire dall'avvi-tamento, della necessità di agire contrariamente aglioscuri consigli dell'istinto che lo porterebbero a trarre asè la cloche per togliere l'apparecchio dalla posizioneverticale, mentre in realtà è indispensabile mantenerepremuta in giù la cloche perchè l'apparecchio possa nel-la discesa riprendere la velocità di sostentamento.

La fase più sgradevole segue allorchè il caccia uscen-do dalla vite con una resistenza tenace e poi con unoscatto, prende a derapare furiosamente sì da infliggereal pilota - per il contrasto fra la sua volontà di andardritto e l'azione che procede storta - un turbamento alcapo e allo stomaco. Ripresa la linea di volo, il pilotadeve come [179] raccapezzarsi e inseguire alcuni parti-colari del panorama per ristabilire la rotta. Scosso neinervi, felicissimo dell'esito, consapevole di aver varcato

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il punto morto che separa nettamente l'aviatore per bom-bardamento da quello per caccia, egli ha l'impressioneche l'apparecchio, dopo lo sforzo, vibri eccessivamente,che i comandi siano divenuti irregolari. Scende in acquae si presenta al comandante, che lo ha seguito con losguardo e con trepidazione a ricevere le ambite congra-tulazioni. Riceve pure quelle di tutti i presenti con l'ine-vitabile «oggi si beve» perchè tutti i salmi aviatorii van-no a finire in gloria enologica....

*

.... Come tutte le acrobazie sbagliate vanno a finire inavvitamento. La parola acrobazia non è gradita al pilotadi guerra il quale la pronuncia in attesa che il novelloidioma italiano d'aviazione [180] giunga a suggerirneun'altra con questo significato: il combattente dell'arianon eseguisce evoluzioni sensazionali per fare impalli-dire i pedoni, per strappare grida di spavento e d'ammi-razione alle femmine, ma per indispensabile tattica dicombattimento.

Nelle esercitazioni successive il pilota si avvita conuna disinvoltura che gli sarebbe parsa impossibile sino aqualche giorno prima. Entra, esce dalla vite, ora volon-tariamente, ora no, come un capriccioso s'ingolfa e si li-bera da un labirinto. Allorchè tenta il dietrofront, il loo-ping centrale, i giri d'ala, i rovesciamenti d'ala, gli acca-de per un movimento anticipato o ritardato, brusco o in-

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il punto morto che separa nettamente l'aviatore per bom-bardamento da quello per caccia, egli ha l'impressioneche l'apparecchio, dopo lo sforzo, vibri eccessivamente,che i comandi siano divenuti irregolari. Scende in acquae si presenta al comandante, che lo ha seguito con losguardo e con trepidazione a ricevere le ambite congra-tulazioni. Riceve pure quelle di tutti i presenti con l'ine-vitabile «oggi si beve» perchè tutti i salmi aviatorii van-no a finire in gloria enologica....

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.... Come tutte le acrobazie sbagliate vanno a finire inavvitamento. La parola acrobazia non è gradita al pilotadi guerra il quale la pronuncia in attesa che il novelloidioma italiano d'aviazione [180] giunga a suggerirneun'altra con questo significato: il combattente dell'arianon eseguisce evoluzioni sensazionali per fare impalli-dire i pedoni, per strappare grida di spavento e d'ammi-razione alle femmine, ma per indispensabile tattica dicombattimento.

Nelle esercitazioni successive il pilota si avvita conuna disinvoltura che gli sarebbe parsa impossibile sino aqualche giorno prima. Entra, esce dalla vite, ora volon-tariamente, ora no, come un capriccioso s'ingolfa e si li-bera da un labirinto. Allorchè tenta il dietrofront, il loo-ping centrale, i giri d'ala, i rovesciamenti d'ala, gli acca-de per un movimento anticipato o ritardato, brusco o in-

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certo, per aver levato il motore prima o dopo il momen-to giusto, di infilare capriole bizzarre, scivolate di codae d'ala, di rovesciarsi a destra e a sinistra. Purchè talibizzarrie si svolgano sopra i 500 metri di quota, il pilotanon ha motivo d'allarmarsi. Nè si allarma: per mezzo diesse, conosce la voluttà di volteggiare nell'aria come fo-glia morta.

[181]

Fra tutte, la sensazione principe è data dal cosidettocerchio della morte, quando il caccia, dopo essere statotenuto a pieno motore poco sotto alla linea di volo, per illento richiamo della cloche s'innalza, si capovolge consolennità, con dolcezza, senza sforzo, senza vibrazioni,tenendo il pilota sospeso nel vuoto, col viso rivolto sul'abisso, poi ripiombando con la testa in giù a velocitàvertiginosa. E il pilota conclude che l'uomo è il più adat-tabile degli animali e, allorchè le vive, giudica naturalile situazioni più stravaganti.

Non tutte le acrobazie riescono con uguale esattezza.Mentre in talune il pilota acquista crescente padronanzae si raffina in isfumature che poi costituiscono il suo sti-le e il suo segreto, in altre non riesce, per difficoltà chegli restano imprecise, oscure. Così si spiegano certi cu-riosi scambi fra esperti piloti da caccia: «Se tu mi dicicome fai il looping centrale, io t'insegno come faccio iltonneau.» Evidentemente la proposta è accettata, perchè[182] i due si appartano a confabulare sommessamente,con mistero, accompagnando le parole con gesti di

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certo, per aver levato il motore prima o dopo il momen-to giusto, di infilare capriole bizzarre, scivolate di codae d'ala, di rovesciarsi a destra e a sinistra. Purchè talibizzarrie si svolgano sopra i 500 metri di quota, il pilotanon ha motivo d'allarmarsi. Nè si allarma: per mezzo diesse, conosce la voluttà di volteggiare nell'aria come fo-glia morta.

[181]

Fra tutte, la sensazione principe è data dal cosidettocerchio della morte, quando il caccia, dopo essere statotenuto a pieno motore poco sotto alla linea di volo, per illento richiamo della cloche s'innalza, si capovolge consolennità, con dolcezza, senza sforzo, senza vibrazioni,tenendo il pilota sospeso nel vuoto, col viso rivolto sul'abisso, poi ripiombando con la testa in giù a velocitàvertiginosa. E il pilota conclude che l'uomo è il più adat-tabile degli animali e, allorchè le vive, giudica naturalile situazioni più stravaganti.

Non tutte le acrobazie riescono con uguale esattezza.Mentre in talune il pilota acquista crescente padronanzae si raffina in isfumature che poi costituiscono il suo sti-le e il suo segreto, in altre non riesce, per difficoltà chegli restano imprecise, oscure. Così si spiegano certi cu-riosi scambi fra esperti piloti da caccia: «Se tu mi dicicome fai il looping centrale, io t'insegno come faccio iltonneau.» Evidentemente la proposta è accettata, perchè[182] i due si appartano a confabulare sommessamente,con mistero, accompagnando le parole con gesti di

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mano e di piede quasi tenessero la cloche e i pedali.Gli assi si famigliarizzano così completamente con la

loro abilità da giungere a porre, quale posta delle loropartite alle carte, i premi di mezzo apparecchio, di unquarto d'apparecchio.

« - .... Di quale apparecchio?- Quello che abbatterò domani.»Il collega osserva il cielo: « - Eh mi pare che il tempo

non sia propizio. Forse domani piove.»Gli assi curiosi di portarsi in battaglia pure il novello

cacciatore, lo incitano a conoscere ed a far sparare involo le mitragliatrici. Il molto problematico asso volaquasi a fior d'acqua, spara, non riesce a vedere gli zam-pilli sollevati dai proiettili, viceversa riceve negli occhiil fumo dei bossoli e nelle narici le acide esalazioni; sele armi s'incagliano tenta inutilmente di rifarle funziona-re. Ma pure in questo allenamento [183] vince la prova:scorge gli zampilli proprio dove voleva scorgerli - segnoche spara giusto - e non è più prodigo di colpi.

L'arte del cacciatore, come quella del risparmiatore, èdi spendere poco e bene. Basta di perforare l'acqua. Al-tri bersagli aspettano: le lugubri croci. E immagina com-battimenti nei quali riesce a mettersi in coda all'avversa-rio e lo abbatte. Non dubita neppure di mettersi in coda.Si prende la rivincita contro i patemi sofferti quandoavendo il pigro apparecchio pesante, temeva che i cac-

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mano e di piede quasi tenessero la cloche e i pedali.Gli assi si famigliarizzano così completamente con la

loro abilità da giungere a porre, quale posta delle loropartite alle carte, i premi di mezzo apparecchio, di unquarto d'apparecchio.

« - .... Di quale apparecchio?- Quello che abbatterò domani.»Il collega osserva il cielo: « - Eh mi pare che il tempo

non sia propizio. Forse domani piove.»Gli assi curiosi di portarsi in battaglia pure il novello

cacciatore, lo incitano a conoscere ed a far sparare involo le mitragliatrici. Il molto problematico asso volaquasi a fior d'acqua, spara, non riesce a vedere gli zam-pilli sollevati dai proiettili, viceversa riceve negli occhiil fumo dei bossoli e nelle narici le acide esalazioni; sele armi s'incagliano tenta inutilmente di rifarle funziona-re. Ma pure in questo allenamento [183] vince la prova:scorge gli zampilli proprio dove voleva scorgerli - segnoche spara giusto - e non è più prodigo di colpi.

L'arte del cacciatore, come quella del risparmiatore, èdi spendere poco e bene. Basta di perforare l'acqua. Al-tri bersagli aspettano: le lugubri croci. E immagina com-battimenti nei quali riesce a mettersi in coda all'avversa-rio e lo abbatte. Non dubita neppure di mettersi in coda.Si prende la rivincita contro i patemi sofferti quandoavendo il pigro apparecchio pesante, temeva che i cac-

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cia austriaci o tedeschi si mettessero in coda a lui. Allo-ra faceva consistere la sua abilità nel disimpegnarsi daattaccanti più agili, ora è smanioso di attaccare e si senteun signorotto del cielo.

Mentre egli fantastica sulle sue ipotetiche vittorie, gliautentici cacciatori che ogni giorno vanno a Trieste, Ro-vigno, Pola, conseguono vittorie effettive. Al ritornoognuno descrive la sua parte nella battaglia. Ognuno èuna [184] faccia diversa di quel fenomeno complesso cheè l'audacia: c'è l'audacia sprezzante, orgogliosadell'intelligente paradossale che si esprime fra sprazzid'ironia e di umorismo sul conto dell'avversario; c'èl'audacia sfavillante, serena, canora e nello stesso tempomatematica dell'uomo impetuoso e calcolatore; c'èl'audacia fredda del pilota consumato nel lungo servizio,tutta nutrita di tecnica, ricamata di virtuosità, di elegan-za, di raffinatezza; c'è l'audacia dell'insoddisfatto chenon si confida, che rimane inalterabile sotto la sua ma-schera di scherno, sotto la sua breve parola tagliente.

Un combattimento fra pattuglie aeree non si può rico-struire, come non si può narrare a traverso quali proce-dimenti una matassa si è imbrogliata poi disimbrogliata,trattandosi di una complicazione di simultanei attacchi econtro attacchi, di cabrate, planate, rovesciamenti d'ala,avvitamenti, mitragliate, fughe, inseguimenti....

E intanto continua la sovrapposizione [185] dei rac-conti fra i reduci dal combattimento: un pilota tutto ful-

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cia austriaci o tedeschi si mettessero in coda a lui. Allo-ra faceva consistere la sua abilità nel disimpegnarsi daattaccanti più agili, ora è smanioso di attaccare e si senteun signorotto del cielo.

Mentre egli fantastica sulle sue ipotetiche vittorie, gliautentici cacciatori che ogni giorno vanno a Trieste, Ro-vigno, Pola, conseguono vittorie effettive. Al ritornoognuno descrive la sua parte nella battaglia. Ognuno èuna [184] faccia diversa di quel fenomeno complesso cheè l'audacia: c'è l'audacia sprezzante, orgogliosadell'intelligente paradossale che si esprime fra sprazzid'ironia e di umorismo sul conto dell'avversario; c'èl'audacia sfavillante, serena, canora e nello stesso tempomatematica dell'uomo impetuoso e calcolatore; c'èl'audacia fredda del pilota consumato nel lungo servizio,tutta nutrita di tecnica, ricamata di virtuosità, di elegan-za, di raffinatezza; c'è l'audacia dell'insoddisfatto chenon si confida, che rimane inalterabile sotto la sua ma-schera di scherno, sotto la sua breve parola tagliente.

Un combattimento fra pattuglie aeree non si può rico-struire, come non si può narrare a traverso quali proce-dimenti una matassa si è imbrogliata poi disimbrogliata,trattandosi di una complicazione di simultanei attacchi econtro attacchi, di cabrate, planate, rovesciamenti d'ala,avvitamenti, mitragliate, fughe, inseguimenti....

E intanto continua la sovrapposizione [185] dei rac-conti fra i reduci dal combattimento: un pilota tutto ful-

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vo come un lioncello, irrompe con i suoi «Era notte!»per dire «Erano momenti pericolosi!» «Quanti K. C'erada fare un'insalata, mamma mia. Ma prima bisognavafare la festa ai caccia», e nella sua mimica di sicilianos'accompagna con gesti guizzanti come coltellate. E perlasciare intendere che il suo avversario aveva manovratobene, gira il pollice e l'indice uniti della destra sullaguancia come dovesse chiudere un rubinetto.

Un altro pilota, dall'apparenza di giovinetto, fortecome i marmi della sua Lunigiana, dall'aria sempre son-nolenta sotto gli occhi socchiusi, con la voce cavernosa,mugola brevi, saporiti epiteti per non aver potuto abbat-tere altri Ago austriaci, oltre i tre obbligati a scendere.Un volontario di guerra venuto dalla maschia Brescia,tarchiato nella figura, con nel viso l'impronta di due for-ze - quella lombarda e quella montanara - dice, conflemma e a tono [186] basso meno di quanto gli è acca-duto, di quanto ha fatto, sperdendo le ultime parole conun «ma non vale la pena di narrare».

Rimane silenzioso, dolente uno dei combattenti ilquale interrogato mostra una pallottola incurvata: -«Non ho potuto sparare causa questa....» e giù epiteti.

Entrano le torpediniere con a rimorchio gli Ago e abordo due aviatori austriaci fatti prigionieri. La massadei gregari, abituata alla vista dei trofei di battaglia, sischiera lungo le sponde a mirare la scena con calmo sor-riso di perfetta soddisfazione. Chiusi i ricoveri, si reca

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vo come un lioncello, irrompe con i suoi «Era notte!»per dire «Erano momenti pericolosi!» «Quanti K. C'erada fare un'insalata, mamma mia. Ma prima bisognavafare la festa ai caccia», e nella sua mimica di sicilianos'accompagna con gesti guizzanti come coltellate. E perlasciare intendere che il suo avversario aveva manovratobene, gira il pollice e l'indice uniti della destra sullaguancia come dovesse chiudere un rubinetto.

Un altro pilota, dall'apparenza di giovinetto, fortecome i marmi della sua Lunigiana, dall'aria sempre son-nolenta sotto gli occhi socchiusi, con la voce cavernosa,mugola brevi, saporiti epiteti per non aver potuto abbat-tere altri Ago austriaci, oltre i tre obbligati a scendere.Un volontario di guerra venuto dalla maschia Brescia,tarchiato nella figura, con nel viso l'impronta di due for-ze - quella lombarda e quella montanara - dice, conflemma e a tono [186] basso meno di quanto gli è acca-duto, di quanto ha fatto, sperdendo le ultime parole conun «ma non vale la pena di narrare».

Rimane silenzioso, dolente uno dei combattenti ilquale interrogato mostra una pallottola incurvata: -«Non ho potuto sparare causa questa....» e giù epiteti.

Entrano le torpediniere con a rimorchio gli Ago e abordo due aviatori austriaci fatti prigionieri. La massadei gregari, abituata alla vista dei trofei di battaglia, sischiera lungo le sponde a mirare la scena con calmo sor-riso di perfetta soddisfazione. Chiusi i ricoveri, si reca

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come a una festa a sfilare davanti alla preda. Intanto sidiffonde il «Noi abbiamo abbattuto tre Ago». Lo coniu-gano i meccanici, i montatori e i mitraglieri dei caccia, imarinai della manovra che accompagnarono nell'acqua eritirarono all'asciutto i caccia, prima e dopo il combatti-mento.

Solo, inosservato, l'allievo cacciatore immagina conun'orgia di fantasia quando [187] ufficiali e marinai ac-correranno ad ammirare l'apparecchio abbattuto da lui.Si presenta al comandante a chiedergli di essere messoin turno per la prossima missione.

« - Volentieri. Domani lo mando in pattuglia sul Pia-ve, zona eccellente per l'allenamento dei cacciatori.»

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come a una festa a sfilare davanti alla preda. Intanto sidiffonde il «Noi abbiamo abbattuto tre Ago». Lo coniu-gano i meccanici, i montatori e i mitraglieri dei caccia, imarinai della manovra che accompagnarono nell'acqua eritirarono all'asciutto i caccia, prima e dopo il combatti-mento.

Solo, inosservato, l'allievo cacciatore immagina conun'orgia di fantasia quando [187] ufficiali e marinai ac-correranno ad ammirare l'apparecchio abbattuto da lui.Si presenta al comandante a chiedergli di essere messoin turno per la prossima missione.

« - Volentieri. Domani lo mando in pattuglia sul Pia-ve, zona eccellente per l'allenamento dei cacciatori.»

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Sul Piave e a Pola.

Quattro idrovolanti da caccia, uno dei quali pilotatodall'esordiente cacciatore, spiccarono all'indomani ilvolo per scortare un idrovolante da bombardamento in-caricato di fotografare opere militari nemiche sul Piave.L'esordiente, partito per ultimo, si mise a girare per ilcielo con il naso in aria per non smarrire di vista i quat-tro apparecchi già più alti. Piegava a destra e a sinistra,saliva manovrando come un corridore ciclista che nonguarda la macchina sua, ma quella dei rivali. Il cielo po-polato, la preoccupazione [190] di procedere «assuccato»con altri velivoli, gli toglievano la sensazione di librarsinell'atmosfera.

Egli constatò che i voli d'assieme provocano un eser-cizio di conteggio elementare che quel giorno andavadall'uno al quattro. Mentre saliva verso il Piave, egli,ogni uno o due minuti, rifaceva il conto: «Il primo, conla macchina fotografica, mi è avanti più basso; il secon-do mi è a destra e segue la costa; il terzo mi è a sinistra,più alto. Il quarto dov'è? Mi sarà sopra o sotto? a destrao a sinistra?»

L'esordiente volgeva indietro la testa, ma non l'appa-recchio. Si proponeva di evitare una eventuale collisio-ne, con la stessa tranquillità con cui si evita un ciottoloper istrada. Il volo in pattuglia gli suggeriva un solilo-

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Sul Piave e a Pola.

Quattro idrovolanti da caccia, uno dei quali pilotatodall'esordiente cacciatore, spiccarono all'indomani ilvolo per scortare un idrovolante da bombardamento in-caricato di fotografare opere militari nemiche sul Piave.L'esordiente, partito per ultimo, si mise a girare per ilcielo con il naso in aria per non smarrire di vista i quat-tro apparecchi già più alti. Piegava a destra e a sinistra,saliva manovrando come un corridore ciclista che nonguarda la macchina sua, ma quella dei rivali. Il cielo po-polato, la preoccupazione [190] di procedere «assuccato»con altri velivoli, gli toglievano la sensazione di librarsinell'atmosfera.

Egli constatò che i voli d'assieme provocano un eser-cizio di conteggio elementare che quel giorno andavadall'uno al quattro. Mentre saliva verso il Piave, egli,ogni uno o due minuti, rifaceva il conto: «Il primo, conla macchina fotografica, mi è avanti più basso; il secon-do mi è a destra e segue la costa; il terzo mi è a sinistra,più alto. Il quarto dov'è? Mi sarà sopra o sotto? a destrao a sinistra?»

L'esordiente volgeva indietro la testa, ma non l'appa-recchio. Si proponeva di evitare una eventuale collisio-ne, con la stessa tranquillità con cui si evita un ciottoloper istrada. Il volo in pattuglia gli suggeriva un solilo-

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quio ininterrotto a base di dubbi, sospetti, patemi, leti-zie, entusiasmi, spaventi...: «Ecco il quarto. È sopra ame, a sinistra. Riepiloghiamo. Uno davanti e sotto: va afare le fotografie. Due a sinistra diretti al ponte dellaGrisolera. E [191] fanno tre. Il quarto sulla costa direttoalla foce del Piave. Come salgono i tre caccia. Cabroanch'io. Un'occhiata agl'istrumenti di bordo. Olio a 8:bene. Benzina a 3,50: bene. Temperatura a 70: benissi-mo. Cabrato a 20: niente di male. 1350 giri di motore:cosa vuoi di più? E i tre caccia dove sono andati? Chescherzo è questo?»

Il pilota, senza virare - sempre per la famosa ragionedelle collisioni - volse il capo più che potè e scoprì i trecaccia più bassi e più indietro. Riprese il monologo: «Iltorto è mio perchè vado alla massima velocità. Ora ridu-co i giri di motore e il grado della cabrata. Eppure ilcapo-squadriglia m'aveva raccomandato di procederealla minima velocità. Il caccia non è come l'apparecchiopesante e può prendersi il lusso di librarsi con una lieveforza di sostentamento. Io mi comporto ancora comefossi sul «pesante». È più difficile di quanto si immaginirimanere in compagnia per aria.»

Gli altri quattro idrovolanti nel frattempo [192] eranoscomparsi di nuovo. L'esordiente era a 3200 metri e glialtri erano scesi a 1000 metri. Il difetto essenzialedell'esordiente consisteva nell'accorgersi sempre in ritar-do, anche di pochi secondi, delle evoluzioni altrui. Perapparecchi che filano a 180-200 chilometri all'ora, ba-

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quio ininterrotto a base di dubbi, sospetti, patemi, leti-zie, entusiasmi, spaventi...: «Ecco il quarto. È sopra ame, a sinistra. Riepiloghiamo. Uno davanti e sotto: va afare le fotografie. Due a sinistra diretti al ponte dellaGrisolera. E [191] fanno tre. Il quarto sulla costa direttoalla foce del Piave. Come salgono i tre caccia. Cabroanch'io. Un'occhiata agl'istrumenti di bordo. Olio a 8:bene. Benzina a 3,50: bene. Temperatura a 70: benissi-mo. Cabrato a 20: niente di male. 1350 giri di motore:cosa vuoi di più? E i tre caccia dove sono andati? Chescherzo è questo?»

Il pilota, senza virare - sempre per la famosa ragionedelle collisioni - volse il capo più che potè e scoprì i trecaccia più bassi e più indietro. Riprese il monologo: «Iltorto è mio perchè vado alla massima velocità. Ora ridu-co i giri di motore e il grado della cabrata. Eppure ilcapo-squadriglia m'aveva raccomandato di procederealla minima velocità. Il caccia non è come l'apparecchiopesante e può prendersi il lusso di librarsi con una lieveforza di sostentamento. Io mi comporto ancora comefossi sul «pesante». È più difficile di quanto si immaginirimanere in compagnia per aria.»

Gli altri quattro idrovolanti nel frattempo [192] eranoscomparsi di nuovo. L'esordiente era a 3200 metri e glialtri erano scesi a 1000 metri. Il difetto essenzialedell'esordiente consisteva nell'accorgersi sempre in ritar-do, anche di pochi secondi, delle evoluzioni altrui. Perapparecchi che filano a 180-200 chilometri all'ora, ba-

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stano pochi secondi a distanziarsi l'uno dall'altro sino aridursi dei puntini. «Perchè sono scesi così a bassa quo-ta? Forse per qualche incidente? Mi abbasso anch'io.Non è igienico rimanere solo a 3200 metri presso le li-nee. I tognini hanno la pessima abitudine di navigare intanti e ad altissima quota. Sarebbe uno scabroso inizioper me combattere contro dieci o dodici. Non son micaPiccio, io. Lo diventerò, ma per ora mi basta avernecontro due o tre; o uno....»

I quattro idrovolanti pareva sfiorassero l'acqua davan-ti alla foce del Piave. È incredibile come scompaia lapercezione della distanza fra l'aeroplano e il terreno (o ilmare) allorchè li si osserva da una maggiore altezza.Sembra che il [193] sottostante apparecchio rada il suoloe al contrario è librato a 1000 a 1500 metri. Intanto iquattro idrovolanti continuavano a volteggiare davantialla foce del Piave come quattro api indecise ad entrarenell'alveare. Mille metri sopra virava stretto, senza per-dere quota, e senza perdere d'occhio la situazione gene-rale, l'esordiente tutto intento a evitare sgradevoli sor-prese.

Poichè il cielo appariva senza croci e poichè i quattroidrovolanti continuavano a scherzare sotto il naso, anzisopra, del nemico, il cacciatore novello, per il quale ilfronte del Piave era nuovo, lanciava sguardi pure lungoil fiume risalendolo sino ai monti dolomitici. Lassù era-no Feltre, Belluno.... Quanta melanconia! E sì che involo non v'è soverchio posto per le meditazioni prolun-

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stano pochi secondi a distanziarsi l'uno dall'altro sino aridursi dei puntini. «Perchè sono scesi così a bassa quo-ta? Forse per qualche incidente? Mi abbasso anch'io.Non è igienico rimanere solo a 3200 metri presso le li-nee. I tognini hanno la pessima abitudine di navigare intanti e ad altissima quota. Sarebbe uno scabroso inizioper me combattere contro dieci o dodici. Non son micaPiccio, io. Lo diventerò, ma per ora mi basta avernecontro due o tre; o uno....»

I quattro idrovolanti pareva sfiorassero l'acqua davan-ti alla foce del Piave. È incredibile come scompaia lapercezione della distanza fra l'aeroplano e il terreno (o ilmare) allorchè li si osserva da una maggiore altezza.Sembra che il [193] sottostante apparecchio rada il suoloe al contrario è librato a 1000 a 1500 metri. Intanto iquattro idrovolanti continuavano a volteggiare davantialla foce del Piave come quattro api indecise ad entrarenell'alveare. Mille metri sopra virava stretto, senza per-dere quota, e senza perdere d'occhio la situazione gene-rale, l'esordiente tutto intento a evitare sgradevoli sor-prese.

Poichè il cielo appariva senza croci e poichè i quattroidrovolanti continuavano a scherzare sotto il naso, anzisopra, del nemico, il cacciatore novello, per il quale ilfronte del Piave era nuovo, lanciava sguardi pure lungoil fiume risalendolo sino ai monti dolomitici. Lassù era-no Feltre, Belluno.... Quanta melanconia! E sì che involo non v'è soverchio posto per le meditazioni prolun-

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gate. Ma al pilota abituato l'anno prima a volare sul Car-so, pareva inverosimile che il fronte, visto di lassù, dadove i limiti tracciati nella terra sembravano segni digiuochi infantili, pareva inverosimile che il fronte [194]fosse sceso fino a rendergli invisibili i luoghi che avevatemuto ed amato, l'Hermada, il Faiti, il Vallone, Gorizia,il Sabotino, il Monte Santo, l'Isonzo, i luoghi coi qualiaveva stretto famigliarità in quotidiani contatti.

Il Piave nuovo fronte! Quante volte eseguendo ripo-santi, dilettevoli voli di servizio fra Venezia e Grado,egli aveva guardato quel fiume, così lontano allora dallaguerra, come si considera la prima stazione di un viag-gio. E quel fiume era diventato la stazione d'arrivo pergiungere sul nemico. Sulle sponde i paesetti, le borgateinconsapevolmente ridenti sino ai primi giorni del no-vembre 1917, si presentavano ormai come mucchid'ossa biancheggianti sotto il bruciore del sole. La cam-pagna, di qua e di là dal fiume, come un viso giovanesolcato dai precoci segni del dolore, si svegliava allaprimavera con quel colore di terracotta, con quelle mac-chie disuguali creati dal tormento delle artiglierie, con lesottili rughe, con le scalfitture che corrispondono alletrincee, [195] ai viottoli, alle strade dal fresco taglio.

La missione di guerra distolse dalle meditazioni il pi-lota. I quattro idrovolanti s'erano lanciati sul Piave. Eanche il quinto si mise in rango. Nel passare dietro aiprimi, alla stessa quota, il quinto ballonzolò vivacemen-te per le soffiate le quali sul caccia non allarmano: «Po-

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gate. Ma al pilota abituato l'anno prima a volare sul Car-so, pareva inverosimile che il fronte, visto di lassù, dadove i limiti tracciati nella terra sembravano segni digiuochi infantili, pareva inverosimile che il fronte [194]fosse sceso fino a rendergli invisibili i luoghi che avevatemuto ed amato, l'Hermada, il Faiti, il Vallone, Gorizia,il Sabotino, il Monte Santo, l'Isonzo, i luoghi coi qualiaveva stretto famigliarità in quotidiani contatti.

Il Piave nuovo fronte! Quante volte eseguendo ripo-santi, dilettevoli voli di servizio fra Venezia e Grado,egli aveva guardato quel fiume, così lontano allora dallaguerra, come si considera la prima stazione di un viag-gio. E quel fiume era diventato la stazione d'arrivo pergiungere sul nemico. Sulle sponde i paesetti, le borgateinconsapevolmente ridenti sino ai primi giorni del no-vembre 1917, si presentavano ormai come mucchid'ossa biancheggianti sotto il bruciore del sole. La cam-pagna, di qua e di là dal fiume, come un viso giovanesolcato dai precoci segni del dolore, si svegliava allaprimavera con quel colore di terracotta, con quelle mac-chie disuguali creati dal tormento delle artiglierie, con lesottili rughe, con le scalfitture che corrispondono alletrincee, [195] ai viottoli, alle strade dal fresco taglio.

La missione di guerra distolse dalle meditazioni il pi-lota. I quattro idrovolanti s'erano lanciati sul Piave. Eanche il quinto si mise in rango. Nel passare dietro aiprimi, alla stessa quota, il quinto ballonzolò vivacemen-te per le soffiate le quali sul caccia non allarmano: «Po-

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trei, come conseguenza estrema, avvitarmi, ma dopo misvito!»

L'idrovolante da ricognizione arrivato sul ponte dellaGrisolera smozzicato dall'artiglieria nostra, vi si avventòsopra intanto che l'osservatore faceva scattare l'apparatofotografico, poi si risollevò, ridiscese ancora per mutareincessantemente quota. Sotto di esso i colpi fittidell'artiglieria componevano come un mazzo di fiorineri, bianchi e rossi. E come intorno ai fiori stanno lelunghe palme verdi, così intorno al mazzo detonante de-dicato al fotografico, stavano i colpi più alti, più distan-ziati per i cacciatori, non escluso il novizio [196] che sitrovò a tu per tu con una nube nera.

Uscito dal fumigante contatto, il novizio dovette ri-prendere il conteggio dall'uno al quattro: «Ma dove sonoandati? Erano qui sotto un momento fa! Ah eccoli! Chescompiglio!»

Un caccia gli passò sopra pochi metri, di traverso; su-bito dopo un secondo si presentò di sbieco in discesaquasi stesse per precipitarglisi addosso. Con una mano-vra che neppure lui avrebbe potuto ricostruire, il pilota,paventando che la famosa collisione stesse per realizzar-si, si trovò con la prua rivolta al mare, mentre un istanteprima era rivolta ai monti: «Sono salvo. E il fotograficodov'è? Conto soltanto tre apparecchi. Tutti sopra me.Fanno le capriole. Rovesciamenti e giri d'ala, cerchi del-la morte, avvitamenti. Manicomio aereo per sbalordire

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trei, come conseguenza estrema, avvitarmi, ma dopo misvito!»

L'idrovolante da ricognizione arrivato sul ponte dellaGrisolera smozzicato dall'artiglieria nostra, vi si avventòsopra intanto che l'osservatore faceva scattare l'apparatofotografico, poi si risollevò, ridiscese ancora per mutareincessantemente quota. Sotto di esso i colpi fittidell'artiglieria componevano come un mazzo di fiorineri, bianchi e rossi. E come intorno ai fiori stanno lelunghe palme verdi, così intorno al mazzo detonante de-dicato al fotografico, stavano i colpi più alti, più distan-ziati per i cacciatori, non escluso il novizio [196] che sitrovò a tu per tu con una nube nera.

Uscito dal fumigante contatto, il novizio dovette ri-prendere il conteggio dall'uno al quattro: «Ma dove sonoandati? Erano qui sotto un momento fa! Ah eccoli! Chescompiglio!»

Un caccia gli passò sopra pochi metri, di traverso; su-bito dopo un secondo si presentò di sbieco in discesaquasi stesse per precipitarglisi addosso. Con una mano-vra che neppure lui avrebbe potuto ricostruire, il pilota,paventando che la famosa collisione stesse per realizzar-si, si trovò con la prua rivolta al mare, mentre un istanteprima era rivolta ai monti: «Sono salvo. E il fotograficodov'è? Conto soltanto tre apparecchi. Tutti sopra me.Fanno le capriole. Rovesciamenti e giri d'ala, cerchi del-la morte, avvitamenti. Manicomio aereo per sbalordire

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l'artiglieria avversaria. Faccio il pazzo anch'io.»Cloche alla pancia, pedata a sinistra, gambe in aria,

testa in giù, sospeso nel vuoto, apparecchio sulla schie-na, [197] in piedi, seduto, in linea di volo. Ma intanto,dopo questo looping d'ala, l'esordiente era più basso ditutti. E non era contento neppure di tale situazione: «Sesalgono dei caccia crociati, il primo a incontrarli sonoio. E invece dobbiamo incontrarci pattuglia contro pat-tuglia. Eccomi di nuovo solo!»

L'esordiente s'ingolfò in spirali sopra Cortellazzocome fa colui che avendo smarrito improvvisamente lacompagnia in un centro affollato, gira intorno a sè stessoper cercarla: «Oltre il Piave nessuno. Sul mare nessuno.Verso i monti nessuno. Sulla laguna.... Sì, sì. Eccoli là.Uno, due, tre.... tre.... tre.... e quattro. Ritornano! Ed iostavo qui a fare le capriole.»

L'esordiente diede tutti i gas al motore e via in lineadi volo alla massima velocità. Lo chiamava un ritorno,ma psicologicamente si assomigliava ad una fuga:«Sono solo, capisci? E se qualche tognino sceso dal cie-lo mi si mette in coda? Non scendono solo gli [198] an-geli dal cielo. Forse in coda li ho già. Faccio dietro-front. Ma se mi volto perdo tempo. E se mi volto, anchei tognini farebbero altrettanto.»

Il sospetto divenne intollerabile. Il pilota eseguì undietro-front repentino per cogliere di sorpresa gli even-tuali inseguitori. Nessuno. Tornò tranquillo: «Però come

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l'artiglieria avversaria. Faccio il pazzo anch'io.»Cloche alla pancia, pedata a sinistra, gambe in aria,

testa in giù, sospeso nel vuoto, apparecchio sulla schie-na, [197] in piedi, seduto, in linea di volo. Ma intanto,dopo questo looping d'ala, l'esordiente era più basso ditutti. E non era contento neppure di tale situazione: «Sesalgono dei caccia crociati, il primo a incontrarli sonoio. E invece dobbiamo incontrarci pattuglia contro pat-tuglia. Eccomi di nuovo solo!»

L'esordiente s'ingolfò in spirali sopra Cortellazzocome fa colui che avendo smarrito improvvisamente lacompagnia in un centro affollato, gira intorno a sè stessoper cercarla: «Oltre il Piave nessuno. Sul mare nessuno.Verso i monti nessuno. Sulla laguna.... Sì, sì. Eccoli là.Uno, due, tre.... tre.... tre.... e quattro. Ritornano! Ed iostavo qui a fare le capriole.»

L'esordiente diede tutti i gas al motore e via in lineadi volo alla massima velocità. Lo chiamava un ritorno,ma psicologicamente si assomigliava ad una fuga:«Sono solo, capisci? E se qualche tognino sceso dal cie-lo mi si mette in coda? Non scendono solo gli [198] an-geli dal cielo. Forse in coda li ho già. Faccio dietro-front. Ma se mi volto perdo tempo. E se mi volto, anchei tognini farebbero altrettanto.»

Il sospetto divenne intollerabile. Il pilota eseguì undietro-front repentino per cogliere di sorpresa gli even-tuali inseguitori. Nessuno. Tornò tranquillo: «Però come

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si diventa impressionabili in certi momenti di volo. Esufficiente un'idea disgustosa a mettere di cattivo umo-re.»

Ripresa la serenità, il cacciatore reduce dal suo primoesperimento non fu insensibile alla visione della lagunache, sotto i riflessi di un tramonto turbato da bigie mas-se vaporose, sembrava una enorme bolgia d'argento in-candescente. Per altri riflessi di raggi sfuggenti da nubimeno grigie e dense, Venezia e le sue isolette si mostra-vano quali pezzi d'oro cesellati. Sulla verticale di Vene-zia l'effetto di luce mutò ancora e presentò la regale cittàbianca come una trina antica sul fondo azzurro cupo deicanali tortuosi, complicati. [199] Oltrepassata e ormailontana, Venezia non era che una nube viola, oblunga,posata sulla laguna senz'acqua tanto il fondo era visibilenelle sue diverse tinte giallastre e verdastre di immensafoglia macerata e striata.

*

In cielo preparativi di pioggia, in terra preparativi divoli in massa. Nella Stazione Miraglia tutti i motori can-tavano e i gregari febbrilmente manovravano. Era attesodal fronte Sua Maestà. Accompagnati gl'idrovolanti inacqua, uno in coda all'altro, con gli equipaggi a bordo, imotori scaldati, i marinai si allinearono componendouna fascia bianca innanzi a ciascun ricovero.

Una pausa lunga di silenzio, d'attesa, di compostezza.

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si diventa impressionabili in certi momenti di volo. Esufficiente un'idea disgustosa a mettere di cattivo umo-re.»

Ripresa la serenità, il cacciatore reduce dal suo primoesperimento non fu insensibile alla visione della lagunache, sotto i riflessi di un tramonto turbato da bigie mas-se vaporose, sembrava una enorme bolgia d'argento in-candescente. Per altri riflessi di raggi sfuggenti da nubimeno grigie e dense, Venezia e le sue isolette si mostra-vano quali pezzi d'oro cesellati. Sulla verticale di Vene-zia l'effetto di luce mutò ancora e presentò la regale cittàbianca come una trina antica sul fondo azzurro cupo deicanali tortuosi, complicati. [199] Oltrepassata e ormailontana, Venezia non era che una nube viola, oblunga,posata sulla laguna senz'acqua tanto il fondo era visibilenelle sue diverse tinte giallastre e verdastre di immensafoglia macerata e striata.

*

In cielo preparativi di pioggia, in terra preparativi divoli in massa. Nella Stazione Miraglia tutti i motori can-tavano e i gregari febbrilmente manovravano. Era attesodal fronte Sua Maestà. Accompagnati gl'idrovolanti inacqua, uno in coda all'altro, con gli equipaggi a bordo, imotori scaldati, i marinai si allinearono componendouna fascia bianca innanzi a ciascun ricovero.

Una pausa lunga di silenzio, d'attesa, di compostezza.

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Poi a ondate regolari, prima fioche, lontane, quindi incontinuo crescendo: «Evviva il Re!» La lancia realeavanzava lenta nel centro [200] del canale, e i saluti allavoce lanciate dalle due sponde, le componevano comearchi di omaggio.

Sceso a terra il Sovrano, uno dopo l'altro gl'idrovolan-ti s'alzarono con la stessa precisione ed eleganza di ma-novra con cui l'Armata muove le sue unità. Mentrel'idrovolante di testa già decollava, il secondo lo seguivafilando a tutta velocità sull'acqua, il terzo si metteva inmoto aprendo con la prua un ventaglio d'acqua, il quartoaccendeva il motore. Uno dopo l'altro a mezzo minutod'intervallo seguirono la stessa via aerea, disegnandoun'ampia curva sulla sinistra. Quando tutti furono parti-ti, la corona in cielo apparve immensa di ampiezza e difragore.

Quindi la corona si scompose in tanti gruppi quanteerano le squadriglie, ciascuno dei quali s'allontanò dallaverticale della Stazione Miraglia come altrettanti raggidal centro. Per ordine di numero una squadriglia dopol'altra ridiscese davanti ai suoi ricoveri. Mentre [201]l'idrovolante di testa raggiungeva il pontile, il secondotoccava acqua cento metri indietro, il terzo stava per ter-minare il suo planè, il quarto era cento metri più alto....

Sotto il cielo plumbeo due idrovolanti da caccia sipreparavano alla consueta missione di Pola. Sua Maestàvolle interrogare i due piloti - sottufficiali di marina - e

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Poi a ondate regolari, prima fioche, lontane, quindi incontinuo crescendo: «Evviva il Re!» La lancia realeavanzava lenta nel centro [200] del canale, e i saluti allavoce lanciate dalle due sponde, le componevano comearchi di omaggio.

Sceso a terra il Sovrano, uno dopo l'altro gl'idrovolan-ti s'alzarono con la stessa precisione ed eleganza di ma-novra con cui l'Armata muove le sue unità. Mentrel'idrovolante di testa già decollava, il secondo lo seguivafilando a tutta velocità sull'acqua, il terzo si metteva inmoto aprendo con la prua un ventaglio d'acqua, il quartoaccendeva il motore. Uno dopo l'altro a mezzo minutod'intervallo seguirono la stessa via aerea, disegnandoun'ampia curva sulla sinistra. Quando tutti furono parti-ti, la corona in cielo apparve immensa di ampiezza e difragore.

Quindi la corona si scompose in tanti gruppi quanteerano le squadriglie, ciascuno dei quali s'allontanò dallaverticale della Stazione Miraglia come altrettanti raggidal centro. Per ordine di numero una squadriglia dopol'altra ridiscese davanti ai suoi ricoveri. Mentre [201]l'idrovolante di testa raggiungeva il pontile, il secondotoccava acqua cento metri indietro, il terzo stava per ter-minare il suo planè, il quarto era cento metri più alto....

Sotto il cielo plumbeo due idrovolanti da caccia sipreparavano alla consueta missione di Pola. Sua Maestàvolle interrogare i due piloti - sottufficiali di marina - e

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costoro spiegarono che erano ormai così abituati a quelservizio da non ricorrere neppure più alla bussola perorientarsi. Felici delle parole incoraggianti udite dal Re,i due piloti tornarono ai loro apparecchi saltellandocome monelli e balzati nell'aria scomparvero nello sfon-do cupo del cielo piovorno....

L'allievo cacciatore, che aveva assistito al colloquiofra il Re e i due piloti, chiese al comandante se lo mette-va in turno per la missione di Pola.

«Con il maggior piacere. In aviazione di guerra la vo-lontà è tutto. Ai volontari sempre il primo posto. Alla[202] prossima missione parteciperà anche lei: ma si stu-di bene la mitragliatrice....»

*

«Vado a Pola» continuò a dire l'allievo cacciatore, du-rante la vigilia, ai superiori, ai colleghi, ma non lesse nelloro viso che la tranquilla approvazione con cui si sotto-linea il semplice esercizio del dovere. Andare a Pola eraper essi consuetudine: «Quanto cammino occorre primadi raggiungere i valorosi d'avanguardia! Se durantel'incursione imminente riuscissi ad abbattere un avversa-rio, sgorgherebbe il desiderio in me di abbatterne un se-condo, un terzo, un quarto.... nelle successive missioni.Ma prima di eguagliare Baracca, Piccio, Fonck.... quan-to cammino! Non fantastichiamo. Cominciamo con lamissione di Pola che non è uno scherzo.»

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costoro spiegarono che erano ormai così abituati a quelservizio da non ricorrere neppure più alla bussola perorientarsi. Felici delle parole incoraggianti udite dal Re,i due piloti tornarono ai loro apparecchi saltellandocome monelli e balzati nell'aria scomparvero nello sfon-do cupo del cielo piovorno....

L'allievo cacciatore, che aveva assistito al colloquiofra il Re e i due piloti, chiese al comandante se lo mette-va in turno per la missione di Pola.

«Con il maggior piacere. In aviazione di guerra la vo-lontà è tutto. Ai volontari sempre il primo posto. Alla[202] prossima missione parteciperà anche lei: ma si stu-di bene la mitragliatrice....»

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«Vado a Pola» continuò a dire l'allievo cacciatore, du-rante la vigilia, ai superiori, ai colleghi, ma non lesse nelloro viso che la tranquilla approvazione con cui si sotto-linea il semplice esercizio del dovere. Andare a Pola eraper essi consuetudine: «Quanto cammino occorre primadi raggiungere i valorosi d'avanguardia! Se durantel'incursione imminente riuscissi ad abbattere un avversa-rio, sgorgherebbe il desiderio in me di abbatterne un se-condo, un terzo, un quarto.... nelle successive missioni.Ma prima di eguagliare Baracca, Piccio, Fonck.... quan-to cammino! Non fantastichiamo. Cominciamo con lamissione di Pola che non è uno scherzo.»

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[203]

L'allievo cacciatore trasforma il suo apparecchio inun arsenale: caricatori da tutte le parti, massimo caricodi benzina. Comincia a vestire le pelliccie un'ora primaper garantirsi la puntuale partenza. L'esperienza acqui-stata nelle precedenti missioni sul Piave, lo aiuta a man-tenere il posto assegnatogli non appena il volo è inizia-to: fra i sei idrovolanti che compongono la pattuglia,egli è il terzo di sinistra.

La pattuglia avanza e sale con calma, con motore ri-dotto, per restare ordinata dietro al primo dei suoi appa-recchi che è da ricognizione. L'atmosfera pulita da untemporale qualche ora prima, è trasparente, inebbriata diluce pomeridiana: dopo le convulsioni della mattina orasi riposa e accarezza, tracciando lunghe striature nelmare su cui tutte le sfumature dal celeste al turchinosono prodigate.

All'altezza di Punta Maestra, dove sembra che il papàdei fiumi italiani protenda le sue braccia per assisterequanto può i velivoli nazionali lanciati [204] su Pola, lapattuglia prende rotta decisa sulla piazzaforte austro-ungarica. All'allievo cacciatore, mentre più avanza,sfugge gradatamente il senso della non comune missio-ne, forse perchè è ininterrottamente occupato a restarein rango, forse perchè è in compagnia di cacciatori giàusciti vittoriosi dai combattimenti precedenti. È quasicerto di trovarsi a un'ora di distanza dal suo primo scon-tro come cacciatore - perchè ognuna delle pattuglie an-

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L'allievo cacciatore trasforma il suo apparecchio inun arsenale: caricatori da tutte le parti, massimo caricodi benzina. Comincia a vestire le pelliccie un'ora primaper garantirsi la puntuale partenza. L'esperienza acqui-stata nelle precedenti missioni sul Piave, lo aiuta a man-tenere il posto assegnatogli non appena il volo è inizia-to: fra i sei idrovolanti che compongono la pattuglia,egli è il terzo di sinistra.

La pattuglia avanza e sale con calma, con motore ri-dotto, per restare ordinata dietro al primo dei suoi appa-recchi che è da ricognizione. L'atmosfera pulita da untemporale qualche ora prima, è trasparente, inebbriata diluce pomeridiana: dopo le convulsioni della mattina orasi riposa e accarezza, tracciando lunghe striature nelmare su cui tutte le sfumature dal celeste al turchinosono prodigate.

All'altezza di Punta Maestra, dove sembra che il papàdei fiumi italiani protenda le sue braccia per assisterequanto può i velivoli nazionali lanciati [204] su Pola, lapattuglia prende rotta decisa sulla piazzaforte austro-ungarica. All'allievo cacciatore, mentre più avanza,sfugge gradatamente il senso della non comune missio-ne, forse perchè è ininterrottamente occupato a restarein rango, forse perchè è in compagnia di cacciatori giàusciti vittoriosi dai combattimenti precedenti. È quasicerto di trovarsi a un'ora di distanza dal suo primo scon-tro come cacciatore - perchè ognuna delle pattuglie an-

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date a Pola nelle ultime settimane aveva incontrato idro-volanti avversarii - ma lo assiste una fiducia completache non sa se attribuire a presunzione o a scarsa valuta-zione della realtà. Molto probabilmente deriva dal sa-persi l'allievo cacciatore su un apparecchio suscettibiledi qualsiasi manovra, ubbidiente alle esigenze dell'attac-co e della difesa.

La formazione dei cinque caccia procede a organetto:allargandosi e stringendosi, con allungamenti ed accor-ciamenti. Di tanto in tanto il novellino osserva l'orizzon-te, ma non scorge che [205] una lunga fascia violaceaforse costituita dal contatto tra la costa istriana e nubibasse. La pattuglia aumenta di quota e di velocità. A3500 metri, trascorsi appena quindici minuti dal mo-mento in cui la pattuglia aveva scapolato Punta Mae-stra, già la costa istriana verde, azzurra e violacea rivelale sue maggiori insenature, le sue rotondità, le chiazzegialle delle sue città. Viene riconosciuto con precisioneil Leme lucente e penetrante nelle colline a guisa di lar-ga e lunga lama.

La visione dell'Istria abolisce il computo del tempo,suscita nell'allievo cacciatore i ricordi della guerra aereavissuta l'anno precedente quando da Grado s'univa aibombardieri aerei che ostacolavano i movimenti dellenavi da Pola a Rovigno, da Rovigno a Parenzo, a Citta-nuova, a Trieste. Non come nemica ma con il più bril-lante dei suoi sorrisi, con il più intenso fascino panora-mico, l'Istria saluta la pattuglia tricolore. L'allievo cac-

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date a Pola nelle ultime settimane aveva incontrato idro-volanti avversarii - ma lo assiste una fiducia completache non sa se attribuire a presunzione o a scarsa valuta-zione della realtà. Molto probabilmente deriva dal sa-persi l'allievo cacciatore su un apparecchio suscettibiledi qualsiasi manovra, ubbidiente alle esigenze dell'attac-co e della difesa.

La formazione dei cinque caccia procede a organetto:allargandosi e stringendosi, con allungamenti ed accor-ciamenti. Di tanto in tanto il novellino osserva l'orizzon-te, ma non scorge che [205] una lunga fascia violaceaforse costituita dal contatto tra la costa istriana e nubibasse. La pattuglia aumenta di quota e di velocità. A3500 metri, trascorsi appena quindici minuti dal mo-mento in cui la pattuglia aveva scapolato Punta Mae-stra, già la costa istriana verde, azzurra e violacea rivelale sue maggiori insenature, le sue rotondità, le chiazzegialle delle sue città. Viene riconosciuto con precisioneil Leme lucente e penetrante nelle colline a guisa di lar-ga e lunga lama.

La visione dell'Istria abolisce il computo del tempo,suscita nell'allievo cacciatore i ricordi della guerra aereavissuta l'anno precedente quando da Grado s'univa aibombardieri aerei che ostacolavano i movimenti dellenavi da Pola a Rovigno, da Rovigno a Parenzo, a Citta-nuova, a Trieste. Non come nemica ma con il più bril-lante dei suoi sorrisi, con il più intenso fascino panora-mico, l'Istria saluta la pattuglia tricolore. L'allievo cac-

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ciatore in cospetto [206] di Rovigno, Parenzo, Cittanuo-va, Umago, risente la letizia che danno le vecchie, careconoscenze. Sono tutte come affacciate sul mare, colle-gate tra loro da sottili file di minuscoli puntini bianchi: ipiccoli paesi si presentano quali perle di una collana.

A 4000 metri la pattuglia si dirige all'estrema puntadell'Istria, Capo Promontore. Un sano orgoglio vivifica isei piloti che dominano tutta l'Istria, l'imboccatura delQuarnaro, le isolette di Unie e Sansego. Nello sfondo lealture oblunghe, tozze, rosate dell'Isola di Cherso.

Raggiunta la verticale di Capo Promontore, la pattu-glia punta decisamente verso Pola; e il novellino, da4200 metri, ha finalmente sotto di sè la famosa piazza-forte la cui grazia di città moderna, dalle vie regolari, di-ritte, dal colore di cosa nuova, di città adagiata come suun guanciale verdissimo di miti colline, contrasta collatinta cupa, col suono minaccioso della sua fama milita-re. La sensazione di volare su [207] Pola è data piùdall'aspetto torvo del suo arsenale, nero e fumigante dicarbone in vivace contrasto con il candore della città po-stagli intorno come voluttuosa parassita, che dalla visio-ne della flotta la quale nella sua immobilità, nell'assenzadi vita persino nei fumaioli, nella sua disposizione dioblique parallele, nelle proporzioni minuscole, la fannosembrare dall'alto più che un'adunata di armi terribili,una raccolta di giuocattoli innocui.

Se non fumasse l'Arsenale, e se non si scorgesse qual-

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ciatore in cospetto [206] di Rovigno, Parenzo, Cittanuo-va, Umago, risente la letizia che danno le vecchie, careconoscenze. Sono tutte come affacciate sul mare, colle-gate tra loro da sottili file di minuscoli puntini bianchi: ipiccoli paesi si presentano quali perle di una collana.

A 4000 metri la pattuglia si dirige all'estrema puntadell'Istria, Capo Promontore. Un sano orgoglio vivifica isei piloti che dominano tutta l'Istria, l'imboccatura delQuarnaro, le isolette di Unie e Sansego. Nello sfondo lealture oblunghe, tozze, rosate dell'Isola di Cherso.

Raggiunta la verticale di Capo Promontore, la pattu-glia punta decisamente verso Pola; e il novellino, da4200 metri, ha finalmente sotto di sè la famosa piazza-forte la cui grazia di città moderna, dalle vie regolari, di-ritte, dal colore di cosa nuova, di città adagiata come suun guanciale verdissimo di miti colline, contrasta collatinta cupa, col suono minaccioso della sua fama milita-re. La sensazione di volare su [207] Pola è data piùdall'aspetto torvo del suo arsenale, nero e fumigante dicarbone in vivace contrasto con il candore della città po-stagli intorno come voluttuosa parassita, che dalla visio-ne della flotta la quale nella sua immobilità, nell'assenzadi vita persino nei fumaioli, nella sua disposizione dioblique parallele, nelle proporzioni minuscole, la fannosembrare dall'alto più che un'adunata di armi terribili,una raccolta di giuocattoli innocui.

Se non fumasse l'Arsenale, e se non si scorgesse qual-

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che bruno tozzo galleggiante lasciare bianche pigre scietra gli isolotti che spuntano come ciuffi verdi nel turchi-no del porto, Pola sembrerebbe una città abbandonata.Se a un tratto il cielo non si colorisse di scoppi variopin-ti e se in uno degli isolotti del porto, base di una squa-driglia, non si scorgessero alcuni idrovolanti, queste di-vagazioni sulle apparenze di una piazzaforte marittimavista dall'alto, potrebbero continuare. Ma la città inani-mata a terra, si anima in [208] cielo e gli aerei avversariforse si dispongono ad accettare la sfida degli aerei tri-colori.

Le nubi basse, avvistate un'ora prima, si sono solleva-te, ingigantite dietro Pola: lampeggiano e allungano ten-tacoli nerastri come giganti offesi per l'esplorazione chei velivoli italiani stanno eseguendo.

Intanto che l'idrovolante da ricognizione fotografa laflotta austriaca - perchè gl'italiani possano almeno ve-derla in effigie dato che essa è decisa a non mostrarsi,come le viole mammole - i cacciatori incrociano davantialle isole Brioni e alla diga di Pola sempre fissandogl'idrovolanti immobili sul loro isolotto a guisa di ostri-che. Trascorre così poco meno di mezz'ora. In luogo de-gli aerei nemici, avanzano le nubi. I cinque caccia, unoin coda all'altro, traversando una massa di vapori candi-di, inseguiti da un raggio di sole, proiettano nella nube iriflessi dei loro cerchi tricolori. La massa si tinge di ros-so e di verde e a dispetto del nemico, aggiunge [209] ilsuo bianco per comporre il simbolo italiano.

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che bruno tozzo galleggiante lasciare bianche pigre scietra gli isolotti che spuntano come ciuffi verdi nel turchi-no del porto, Pola sembrerebbe una città abbandonata.Se a un tratto il cielo non si colorisse di scoppi variopin-ti e se in uno degli isolotti del porto, base di una squa-driglia, non si scorgessero alcuni idrovolanti, queste di-vagazioni sulle apparenze di una piazzaforte marittimavista dall'alto, potrebbero continuare. Ma la città inani-mata a terra, si anima in [208] cielo e gli aerei avversariforse si dispongono ad accettare la sfida degli aerei tri-colori.

Le nubi basse, avvistate un'ora prima, si sono solleva-te, ingigantite dietro Pola: lampeggiano e allungano ten-tacoli nerastri come giganti offesi per l'esplorazione chei velivoli italiani stanno eseguendo.

Intanto che l'idrovolante da ricognizione fotografa laflotta austriaca - perchè gl'italiani possano almeno ve-derla in effigie dato che essa è decisa a non mostrarsi,come le viole mammole - i cacciatori incrociano davantialle isole Brioni e alla diga di Pola sempre fissandogl'idrovolanti immobili sul loro isolotto a guisa di ostri-che. Trascorre così poco meno di mezz'ora. In luogo de-gli aerei nemici, avanzano le nubi. I cinque caccia, unoin coda all'altro, traversando una massa di vapori candi-di, inseguiti da un raggio di sole, proiettano nella nube iriflessi dei loro cerchi tricolori. La massa si tinge di ros-so e di verde e a dispetto del nemico, aggiunge [209] ilsuo bianco per comporre il simbolo italiano.

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Poichè le fotografie sono ormai prese, il temporales'avvicina e gli aerei austriaci restano lontani, la pattu-glia riprende la rotta del ritorno inseguita dai tentacolisempre più avidi delle fosche nubi.

Sotto il torbido incubo, l'Istria non sorride più, nonscintilla ma pare che un velo in gramaglie la ricopra tut-ta.

Oh presunzione della geografia mortificata dagli avia-tori! I sei piloti, nel centro del mare, a 4000 metri domi-nano l'Alto Adriatico. Oltre l'Istria ecco l'arco proteso diGrado non ancora raggiunto dalla carica delle nubi bie-che; ecco le vene livide del Tagliamento, della Livenza,del Piave. La laguna veneta è sfavillante, è un incendiopurpureo. Punta Maestra stende le sue braccia verso lapattuglia reduce da Pola. Un punto azzurro in un grancerchio argenteo: Comacchio nella sua valle. Oblunghestrisce verdi svaniscono nel [210] nulla della foschìa: lepinete di Ravenna.

I cinque cacciatori, a guisa di sbarazzini dopo la scuo-la, s'indugiano nel ritorno in bizzarrie, in evoluzionisaettanti, ebbri di luce, di spazio, nell'assoluta signoriadel cielo e del mare.

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Poichè le fotografie sono ormai prese, il temporales'avvicina e gli aerei austriaci restano lontani, la pattu-glia riprende la rotta del ritorno inseguita dai tentacolisempre più avidi delle fosche nubi.

Sotto il torbido incubo, l'Istria non sorride più, nonscintilla ma pare che un velo in gramaglie la ricopra tut-ta.

Oh presunzione della geografia mortificata dagli avia-tori! I sei piloti, nel centro del mare, a 4000 metri domi-nano l'Alto Adriatico. Oltre l'Istria ecco l'arco proteso diGrado non ancora raggiunto dalla carica delle nubi bie-che; ecco le vene livide del Tagliamento, della Livenza,del Piave. La laguna veneta è sfavillante, è un incendiopurpureo. Punta Maestra stende le sue braccia verso lapattuglia reduce da Pola. Un punto azzurro in un grancerchio argenteo: Comacchio nella sua valle. Oblunghestrisce verdi svaniscono nel [210] nulla della foschìa: lepinete di Ravenna.

I cinque cacciatori, a guisa di sbarazzini dopo la scuo-la, s'indugiano nel ritorno in bizzarrie, in evoluzionisaettanti, ebbri di luce, di spazio, nell'assoluta signoriadel cielo e del mare.

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INDICE.

Pag.

Dal giornalismo all'aviazione 1

Come si diventa piloti 5

La conquista del brevetto 31

L'ala estrema d'Italia 49

La squadriglia esule 81

Combattimenti su l'Adriatico 107

Parabole di osservatori e piloti 135

Le prime «acrobazie» sul caccia 161

Sul Piave e a Pola 189

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mante-nute, correggendo senza annotazione minimi errori tipo-grafici.

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INDICE.

Pag.

Dal giornalismo all'aviazione 1

Come si diventa piloti 5

La conquista del brevetto 31

L'ala estrema d'Italia 49

La squadriglia esule 81

Combattimenti su l'Adriatico 107

Parabole di osservatori e piloti 135

Le prime «acrobazie» sul caccia 161

Sul Piave e a Pola 189

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mante-nute, correggendo senza annotazione minimi errori tipo-grafici.

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