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Dr.ssa Manuela Settimo Il volontariato e la formazione dei volontari Sommario: 1. Definizione – 2. Legge di riferimento – 3. I numeri del volontariato – 4. La formazione dei volontari – 5. Centri di volontariato in Italia – 6. Servizio Volontariato Europeo (SVE) – 7. Servizio Civile 1. Definizione Il termine volontario deriva dal latino voluntarius (da voluntas, volontà) e si riferisce a ciò che è regolato dalla volontà, conforme alla volontà, cioè che procede da un impulso interno ed è accompagnato da una perfetta cognizione di causa, quindi indica ciò che derivando da un atto di volontà è consapevole e deliberato, spontaneo, senza costrizioni 1 ; indica anche il soldato che di propria volontà serve nelle milizie; oppure chi presta il proprio aiuto in organizzazioni assistenziali e simili con carenze di personale specializzato o, temporaneamente, in soccorso a una collettività colpita da particolari disastri, cataclismi e simili 2 Col termine volontariato si intende l’attività volontaria e gratuita a servizio di categorie di persone che presentano gravi necessità . 3 ; l’attività volontaria prestata in modo gratuito o semigratuito, per acquisire la pratica in una professione o in un lavoro, specialmente nell’ambito universitario od ospedaliero 4 ; il prestare servizio militare come volontario; in senso lato indica anche l’insieme del personale volontario, l’insieme delle persone impiegate in tale attività; l'insieme delle attività svolte gratuitamente e volontariamente da privati cittadini, di solito riuniti in associazioni, a sostegno dell'azione dello stato o di altri enti morali in opere di assistenza o comunque di pubblica utilità 5 In Italia la Legge 266/91 regola il volontariato organizzato e, unica in Europa, istituisce delle strutture - presenti in ogni regione - per lo sviluppo e la crescita del volontariato (i Centri di Servizi per il Volontariato, CSV) che forniscono gratuitamente alle Organizzazioni di Volontariato servizi nel campo della promozione, della consulenza, della formazione e della comunicazione. . Il volontariato quindi è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni di solidarietà e di giustizia sociale e si esplica in varie forme come: tutela delle persone in difficoltà, tutela della natura e degli animali, conservazione del patrimonio artistico e culturale, ecc.. Nasce dalla spontanea volontà dei cittadini di fronte a problemi non risolti (o non affrontati) dallo stato e dal mercato e per questo motivo si inserisce nel “terzo settore” insieme con altre organizzazioni che non rispondono alle logiche del profitto o del diritto pubblico. Il volontariato può essere prestato individualmente in modo più o meno episodico, o all’interno di una organizzazione strutturata che può garantire la formazione dei volontari, il loro coordinamento, la continuità dei servizi ed altro. Come precedentemente sottolineato, per volontariato si intende impropriamente anche un’attività volontaria prestata in modo semigratuito, per acquisire la pratica in una professione o in un lavoro. Questo tipo di attività cresce di anno in anno, le statistiche dicono che il 7% degli italiani è impegnato in attività cosiddette volontarie, e il numero è destinato a salire. Questo genere di prestazione si configura come vero e proprio lavoro nero o sottopagato o comunque come forme di 1 http://www.demauroparavia.it/128478 2 idem 3 http://www.demauroparavia.it/128476 4 idem 5 http://www.sapere.it/

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Cap. XII libro "Educazione degli Adulti" di F. Bruno - I. Lanza di Scalea, Pensa Multimedia Editore, 2010, pag. 111-149

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Dr.ssa Manuela Settimo Il volontariato e la formazione dei volontari Sommario: 1. Definizione – 2. Legge di riferimento – 3. I numeri del volontariato – 4. La formazione dei volontari – 5. Centri

di volontariato in Italia – 6. Servizio Volontariato Europeo (SVE) – 7. Servizio Civile 1. Definizione

Il termine volontario deriva dal latino voluntarius (da voluntas, volontà) e si riferisce a ciò che è

regolato dalla volontà, conforme alla volontà, cioè che procede da un impulso interno ed è accompagnato da una perfetta cognizione di causa, quindi indica ciò che derivando da un atto di volontà è consapevole e deliberato, spontaneo, senza costrizioni1; indica anche il soldato che di propria volontà serve nelle milizie; oppure chi presta il proprio aiuto in organizzazioni assistenziali e simili con carenze di personale specializzato o, temporaneamente, in soccorso a una collettività colpita da particolari disastri, cataclismi e simili2

Col termine volontariato si intende l’attività volontaria e gratuita a servizio di categorie di persone che presentano gravi necessità

.

3; l’attività volontaria prestata in modo gratuito o semigratuito, per acquisire la pratica in una professione o in un lavoro, specialmente nell’ambito universitario od ospedaliero4; il prestare servizio militare come volontario; in senso lato indica anche l’insieme del personale volontario, l’insieme delle persone impiegate in tale attività; l'insieme delle attività svolte gratuitamente e volontariamente da privati cittadini, di solito riuniti in associazioni, a sostegno dell'azione dello stato o di altri enti morali in opere di assistenza o comunque di pubblica utilità5

In Italia la Legge 266/91 regola il volontariato organizzato e, unica in Europa, istituisce delle strutture - presenti in ogni regione - per lo sviluppo e la crescita del volontariato (i Centri di Servizi per il Volontariato, CSV) che forniscono gratuitamente alle Organizzazioni di Volontariato servizi nel campo della promozione, della consulenza, della formazione e della comunicazione.

. Il volontariato quindi è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni di solidarietà e di giustizia

sociale e si esplica in varie forme come: tutela delle persone in difficoltà, tutela della natura e degli animali, conservazione del patrimonio artistico e culturale, ecc.. Nasce dalla spontanea volontà dei cittadini di fronte a problemi non risolti (o non affrontati) dallo stato e dal mercato e per questo motivo si inserisce nel “terzo settore” insieme con altre organizzazioni che non rispondono alle logiche del profitto o del diritto pubblico.

Il volontariato può essere prestato individualmente in modo più o meno episodico, o all’interno di una organizzazione strutturata che può garantire la formazione dei volontari, il loro coordinamento, la continuità dei servizi ed altro.

Come precedentemente sottolineato, per volontariato si intende impropriamente anche un’attività volontaria prestata in modo semigratuito, per acquisire la pratica in una professione o in un lavoro. Questo tipo di attività cresce di anno in anno, le statistiche dicono che il 7% degli italiani è impegnato in attività cosiddette volontarie, e il numero è destinato a salire. Questo genere di prestazione si configura come vero e proprio lavoro nero o sottopagato o comunque come forme di

1 http://www.demauroparavia.it/128478 2 idem 3 http://www.demauroparavia.it/128476 4 idem 5 http://www.sapere.it/

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sfruttamento del lavoro aggirando quanto la legge prevede, ad esempio in materia di tirocini e apprendistati.

Nell’ “User guide” del servizio volontario europeo, inoltre, si legge: “Il SVE non si sostituisce a posti di lavoro retribuiti esistenti o potenziali. I volontari ricevono una indennità, hanno vitto e alloggio garantiti e le spese di base sono

rimborsate. Il principale obiettivo e proporre ai giovani una opportunità formativa. I partecipanti al programma non possono essere utilizzati come manodopera a basso costo o per alleviare il carico di lavoro del personale. Essi non dovrebbero prendere parte alle attività ordinarie, ma piuttosto dare una mano ai progetti inserendoli in una nuova prospettiva e apportando loro energie fresche”.

Per la legge italiana il volontariato organizzato nelle associazioni ha le caratteristiche previste dalla Legge 266/1991: gratuità assoluta delle prestazioni fornite dai volontari in modo personale e spontaneo; divieto assoluto di retribuzione degli operatori soci delle associazioni. La stessa legge prescrive che le associazioni debbano presentare democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche associative.

Esistono altri enti che non sono giuridicamente organizzazioni di volontariato perché non sono autonomi ma parastatali o controllati dalla Chiesa e quindi le cariche non sono elettive e la struttura non è definibile come democratica e in più presentano nell’organico persone che prestano attività volontaria, accanto a persone retribuite.

La “User guide” del servizio volontario europeo (1998) sottolinea che: “Una definizione comune per il volontariato è difficile da trovare, poiché la comprensione del

servizio volontario differisce notevolmente da paese a paese in base alle rispettive tradizioni e culture. In generale si potrebbe dire che l’etimologia della parola si riferisce al lavoro che è fatto di propria volontà e non per obbligo, presupponendo che il volontario è una persona che sceglie di svolgere una certa attività a fini di gratificazione personale e per realizzare valori umanistici, e quindi non per una retribuzione.

Ci si è resi conto che per permettere alle persone di sviluppare appieno il loro potenziale di volontari era importante provvedere alle loro spese di alloggio e di viaggio, di assistenza sanitaria e assicurazione, ma anche fornire loro una indennità settimanale o mensile.

In questo modo essi ottengono una certa indipendenza nel tempo libero, possono dedicarsi alla attività volontaria a tempo pieno e, fatto di grande importanza, possono partecipare a questo tipo di lavoro anche persone economicamente svantaggiate, che potrebbero non essere in grado di farlo se le loro esigenze materiali primarie non fossero prese in considerazione.

L’indennità quando è prevista, non intende essere un salario, ma un mezzo per facilitare l’accesso delle persone al volontariato.

Il volontariato remunerato o meno si è dimostrato fondamentale nella ricostruzione della Europa dopo la seconda guerra mondiale e al giorno d’oggi costituisce una delle principali forze motrici della società civile e un esempio notevolmente visibile di cittadinanza attiva.

Il campo di applicazione delle attività svolte dai volontari e dalle rispettive organizzazioni è enorme.

In generale si potrebbe dire che il volontariato riguarda: − la partecipazione a progetti che promuovono un bene comune per la società, non hanno fini

di lucro e contribuiscono allo sviluppo della democrazia e della solidarietà; − la partecipazione a progetti che stimolano la comprensione e la riconciliazione

internazionale, la sensibilizzazione alla pace e la sua costruzione consapevole, lo sviluppo culturale ed ecologico”.

La Carta dei valori del volontariato attraverso i suoi principi fondanti cerca di fornire una definizione della realtà del volontariato. In base a tali principi:

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1. “Volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni.

2. I volontari esplicano la loro azione in forma individuale, in aggregazioni informali, in organizzazioni strutturate; pur attingendo, quanto a motivazioni, a radici culturali e/o religiose diverse, essi hanno in comune la passione per la causa degli esseri umani e per la costruzione di un mondo migliore.

3. Il volontariato è azione gratuita. La gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile. Ciò comporta assenza di guadagno economico, libertà da ogni forma di potere e rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti. In questo modo diviene testimonianza credibile di libertà rispetto alle logiche dell’individualismo, dell’utilitarismo economico e rifiuta i modelli di società centrati esclusivamente sull’“avere” e sul consumismo. I volontari traggono dalla propria esperienza di dono motivi di arricchimento sul piano interiore e sul piano delle abilità relazionali.

4. Il volontariato è, in tutte le sue forme e manifestazioni, espressione del valore della relazione e della condivisione con l’altro. Al centro del suo agire ci sono le persone considerate nella loro dignità umana, nella loro integrità e nel contesto delle relazioni familiari, sociali e culturali in cui vivono. Pertanto considera ogni persona titolare di diritti di cittadinanza, promuove la conoscenza degli stessi e ne tutela l’esercizio concreto e consapevole, favorendo la partecipazione di tutti allo sviluppo civile della società.

5. Il volontariato è scuola di solidarietà in quanto concorre alla formazione dell’uomo solidale e di cittadini responsabili. Propone a tutti di farsi carico, ciascuno per le proprie competenze, tanto dei problemi locali quanto di quelli globali e, attraverso la partecipazione, di portare un contributo al cambiamento sociale. In tal modo il volontariato produce legami, beni relazionali, rapporti fiduciari e cooperazione tra soggetti e organizzazioni concorrendo ad accrescere e valorizzare il capitale sociale del contesto in cui opera.

6. Il volontariato è esperienza di solidarietà e pratica di sussidiarietà: opera per la crescita della comunità locale, nazionale e internazionale, per il sostegno dei suoi membri più deboli o in stato di disagio e per il superamento delle situazioni di degrado. Solidale è ogni azione che consente la fruizione dei diritti, la qualità della vita per tutti, il superamento di comportamenti discriminatori e di svantaggi di tipo economico e sociale, la valorizzazione delle culture, dell’ambiente e del territorio. Nel volontariato la solidarietà si fonda sulla giustizia.

7. Il volontariato è responsabile partecipazione e pratica di cittadinanza solidale in quanto si impegna per rimuovere le cause delle diseguaglianze economiche, culturali, sociali, religiose e politiche e concorre all’allargamento, tutela e fruizione dei beni comuni. Non si ferma all’opera di denuncia ma avanza proposte e progetti coinvolgendo quanto più possibile la popolazione nella costruzione di una società più vivibile.

8. Il volontariato ha una funzione culturale ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace, della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranza e facendosi promotore, innanzitutto con la propria testimonianza, di stili di vita caratterizzati dal senso della responsabilità, dell’accoglienza, della solidarietà e della giustizia sociale. Si impegna perché tali valori diventino patrimonio comune di tutti e delle istituzioni.

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9. Il volontariato svolge un ruolo politico: partecipa attivamente ai processi della vita sociale favorendo la crescita del sistema democratico; soprattutto con le sue organizzazioni sollecita la conoscenza ed il rispetto dei diritti, rileva i bisogni e i fattori di emarginazione e degrado, propone idee e progetti, individua e sperimenta soluzioni e servizi, concorre a programmare e a valutare le politiche sociali in pari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone”6

La Carta dei Valori sancisce anche gli atteggiamenti e i ruoli del volontario:

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1. “I volontari sono chiamati a vivere la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano l’agire volontario. La dimensione dell’essere è per il volontario ancora più importante di quella del fare.

2. I volontari nell’esercitare il diritto-dovere di cittadinanza costituiscono un patrimonio da promuovere e da valorizzare, sia da parte delle istituzioni che delle organizzazioni che li impegnano. Pertanto esse devono rispettarne lo spirito, le modalità operative, l’autonomia organizzativa e la creatività.

3. I volontari sono tenuti a conoscere fini, obiettivi, struttura e programmi dell’organismo in cui operano e partecipano, secondo le loro possibilità, alla vita e alla gestione di questo nel pieno rispetto delle regole stabilite e delle responsabilità.

4. I volontari svolgono i loro compiti con competenza, responsabilità, valorizzazione del lavoro di équipe e accettazione della verifica costante del proprio operato. Essi garantiscono, nei limiti della propria disponibilità, continuità di impegno e portano a compimento le azioni intraprese.

5. I volontari si impegnano a formarsi con costanza e serietà, consapevoli delle responsabilità che si assumono soprattutto nei confronti dei destinatari diretti dei loro interventi. Essi ricevono dall’organizzazione in cui operano il sostegno e la formazione necessari per la loro crescita e per l’attuazione dei compiti di cui sono responsabili.

6. I volontari riconoscono, rispettano e difendono la dignità delle persone che incontrano e si impegnano a mantenere una totale riservatezza rispetto alle informazioni ed alle situazioni di cui vengono a conoscenza. Nella relazione di aiuto essi attuano un accompagnamento riservato e discreto, non impositivo, reciprocamente arricchente, disponibile ad affiancare l’altro senza volerlo condizionare o sostituirvisi. I volontari valorizzano la capacità di ciascuno di essere attivo e responsabile protagonista della propria storia.

7. I volontari impegnati nei servizi pubblici e in organizzazioni di terzo settore, costituiscono una presenza preziosa se testimoniano un “camminare insieme” con altre competenze e profili professionali in un rapporto di complementarietà e di mutua collaborazione. Essi costituiscono una risorsa valoriale nella misura in cui rafforzano le motivazioni ideali, le capacità relazionali e il legame al territorio dell’organizzazione in cui operano.

8. I volontari ricevono dall’organismo di appartenenza o dall’Ente in cui prestano servizio copertura assicurativa per i danni che subiscono e per quelli economici e morali che potrebbero causare a terzi nello svolgimento della loro attività di volontariato. Per il principio della gratuità i volontari possono richiedere e ottenere esclusivamente il rimborso delle spese realmente sostenute per l’attività di volontariato svolta”7

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6 http://www.fivol.it/cartavalori/ 7 idem

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2. Legge di riferimento Testo della Legge 266/91 - Legge quadro sul volontariato

Art. 1. Finalità e oggetto della legge 1. la Repubblica italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuato dallo Stato, dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali. 2. La presente legge stabilisce i principi cui le regioni e le province autonome devono attenersi nel disciplinare i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato nonché i criteri cui debbono uniformarsi le amministrazioni statali e gli enti locali nei medesimi rapporti. Art. 2. Attività di volontariato 1. Ai fini della presente legge per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà. 2. L’attività del volontariato non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse. 3. La qualità di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonome e con ogni altro rapporto di contenuto patrimoniale con l’organizzazione di cui fa parte. Art. 3. Organizzazioni di volontariato 1. È considerato organizzazione di volontariato ogni organismo liberamente costituita al fine di svolgere l’attività di cui all’articolo 2, che si avvalga in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti. 2. Le organizzazioni di volontariato possono assumere la forma giuridica che ritengono più adeguata al perseguimento dei loro fini, salvo il limite di compatibilità con lo scopo solidaristico. 3. Negli accordi degli aderenti, nell’atto costitutivo o nello statuto, oltre a quanto disposto dal codice civile per le diverse forme giuridiche che l’organizzazione assume, devono essere espressamente previsti l’assenza di fini di lucro, la democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche associative nonché la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti, i criteri di ammissione e di esclusione e di questi ultimi, i loro obblighi e diritti. Devono essere altresì stabiliti l’obbligo di formazione del bilancio, dal quale devono risultare i beni, i

contributi o i lasciti ricevuti, nonché le modalità di approvazione dello stesso da parte dell’assemblea degli aderenti. 4. Le organizzazioni di volontariato possono assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo esclusivamente nei limiti necessari al loro regolare funzionamento oppure occorrenti a qualificare o specializzare l’attività da esse svolta. 5. Le organizzazioni svolgono le attività di volontariato mediante strutture proprie o, nelle forme e nei modi previsti dalla legge, nell’ambito di strutture pubbliche o con queste convenzionate. Art. 4. Assicurazione degli aderenti ad organizzazione di volontariato 1. Le organizzazioni di volontariato debbono assicurare i propri aderenti, che prestano attività di volontariato, contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività stessa, nonché per la responsabilità civile verso i terzi. 2. Con decreto del Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato, da emanarsi entro sei mesi dalle data di entrata invigore della presente legge, sono individuati meccanismi assicurativi semplificati, con polizze anche numeriche o collettive, e sono disciplinati i relativi controlli. Art. 5. Risorse economiche 1. Le organizzazioni di volontariato traggono le risorse economiche per il loro funzionamento e per lo svolgimento della propria attività da:

− contributi degli aderenti; − contributi di privati; − contributi dello Stato, di enti o di istituzioni

pubbliche finalizzati esclusivamente al sostegno di specifiche e documentare attività o progetti;

− contributi di organismi internazionali; − donazioni e lasciti testamentari; − rimborsi derivanti da convenzioni; − entrate derivanti da attività commerciali e

produttive marginali. 2. Le organizzazioni di volontariato, prive di personalità giuridica, iscritte nei registri di cui all’articolo 6, possono acquistare beni mobili registrati e beni immobili occorrenti per lo svolgimento della propria attività. Possono inoltre, in deroga agliarticoli 600 e 786 del codice civile, accettare donazioni e, con beneficio d’inventario, lasciti testamentari, destinando i beni ricevuti e le loro rendite esclusivamente al conseguimento delle finalità previste dagli accordi, dall’atto costitutivo e dallo statuto. 3. I beni di cui al comma 2 sono intestati alle organizzazioni. Ai fini della trascrizione dei relativi acquisti si applicano gli articoli 2659 e 2660 del codice civile.

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4. In caso di scioglimento, cessazione ovvero estinzione delle organizzazioni di volontariato, ed indipendentemente dalla loro forma giuridica, i beni che residuano dopo l’esaurimento della liquidazione sono devoluti ad altre organizzazioni di volontariato operanti inidentico o analogo settore, secondo le indicazioni contenute nello statuto o negli accordi degli aderenti, o, in mancanza, secondo le disposizioni del codice civile. Art. 6. Registri delle organizzazioni di volontariato istituiti dalle regioni e dalle province autonome 1. Le regioni e le province autonome disciplinano l’istituzione e la tenuta dei registri generali delle organizzazioni di volontariato. 2. L’iscrizione ai registri è condizione necessaria per accedere ai contributi pubblici nonché per stipulare le convenzioni e per beneficiare delle agevolazioni fiscali, secondo le disposizioni di cui, rispettivamente, agli articoli 7 e 8. 3. Hanno diritto ad essere iscritte nei registri le organizzazioni di volontariato che abbiano i requisiti di cui all’articolo 3 e che alleghino alla richiesta copia dell’atto costitutivo e dello statuto o degli accordi degli aderenti. 4. Le regioni e le province autonome determinano i criteri per la revisione periodica dei registri, al fine di verificare il permanere dei requisiti e l’effettivo svolgimento dell’attività di volontariato da parte delle organizzazioni iscritte. Le regioni e le province autonome dispongono la cancellazione dal registro con provvedimento motivato. 5. Contro il provvedimento di diniego dell’iscrizione o contro il provvedimento di diniego dell’iscrizione o contro il provvedimento di cancellazione è ammesso ricorso, nel termine di trenta giorni dalla comunicazione, al tribunale amministrativo regionale, il quale decide in camera di consiglio, entro trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito del ricorso, uditi i difensori delle parti che ne abbiano fatto richiesta. La decisione del tribunale è appellabile, entro trenta notifica decide con le medesime modalità e negli stessi termini. 6. Le regioni e le province autonome inviano ogni anno copia aggiornata dei registri all’Osservatorio nazionale per il volontariato, previsto dall’articolo 12. 7. Le organizzazioni iscritte nei registri sono tenute alla conservazione della documentazione relativa alle entrata di cui all’articolo 5, comma 1, con l’indicazione nominativa dei soggetti eroganti. Art. 7. Convenzioni 1. Lo stato, le regioni, le province autonome, gli enti locali egli altri enti pubblici possono stipulare convenzioni con le organizzazioni di volontariato iscritte da almeno sei mesi nei registri di cui all’articolo 6 e che dimostrino attitudine e capacità operative. 2. Le convenzioni devono contenere disposizioni dirette a garantire l’esistenza delle condizioni necessarie a svolgere con continuità le attività oggetto

della convenzione, nonché il rispetto dei dirittie della dignità degli utenti. Devono inoltre prevedere forme di verifica delle prestazioni e di controllo della loro qualità nonché le modalità di rimborso delle spese. 3. La copertura assicurativa di cui all’articolo 4 è elemento essenziale della convenzione e gli oneri relativi sono a carico dell’ente con il quale viene stipulata la convenzione medesima. Art. 8. Agevolazione fiscali 1. Gli atti costitutivi delle organizzazioni di volontariato di cui all’articolo 3, costituite esclusivamente per fini di solidarietà, e quelli connessi allo svolgimento delle loro attività sono esenti dall’imposta di bollo e dall’imposta di registro. 2. Le operazioni effettuate dalle organizzazioni di volontariato di cui all’articolo 3, costituite esclusivamente per fini solidarietà, non si considerano cessioni di beni né prestazioni di servizi ai fini dell’imposta sul valore aggiunto; le donazioni e le attribuzioni di eredità o di legato sono esenti da ogni imposta a carico delle organizzazioni che perseguono esclusivamente i fini suindicati. 3. All’articolo 17 della legge 29 dicembre 1990, n.408, come modificato dall’articolo 1 della legge 25 marzo 1991, n.102, dopo il comma 1-bis è aggiunto il seguente: "1-ter. Con i decreti legislativi di cui al comma 1, e secondo i medesimi principi e criteri direttivi, saranno introdotte misure volte a favorire le erogazioni liberali in denaro a favore delle organizzazioni di volontariato costituite esclusivamente ai fini di solidarietà, purché le attività siano destinate a finalità di volontariato, riconosciute idonee in base alla normativa vigente in materia e che risultano iscritte senza interruzione da almeno due anni negli apposti registri. A tal fine, in deroga alle disposizione di cui alla lettera a) del comma 1, dovrà essere prevista la deducibilità delle predette erogazioni, ai sensi degli articoli 10, 65 e 110 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, e successive modificazioni e integrazioni, per un ammontare non superiore a lire 2 milioni ovvero, ai fini del reddito di impresa, nella misura del 50 per cento della somma erogata entro il limite del 2 per cento degli utili dichiarati e fino ad un massimo di lire 100 milioni." 4. I proventi derivanti da attività commerciali e produttive marginali non costituiscono redditi imponibili ai fini dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRPEG) e dell’imposta locale sui redditi (ILOR), qualora sia documento il loro totale impiego per i fini istituzionali dell’organizzazione di volontariato. Sulle domande di esenzione, previo accertamento della natura e dell’entità delle attività, decide il Ministero delle finanze con proprio decreto, di concerto con il Ministero per gli affari sociali. Art. 9. Valutazione dell’imponibile 1. Alle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all’articolo 6 si applicano le disposizioni

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di cui all’articolo 20, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.598, come sostituito dall’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 1982, n.954. Art. 10 Norme regionali e delle province autonome 1. Le leggi regionali e provinciali devono salvaguardare l’autonomia di organizzazione e di iniziativa del volontariato o favorirne lo sviluppo. 2. In particolare, disciplinano: a) le modalità cui dovranno attenersi le organizzazioni per lo svolgimento delle prestazioni che formano oggetto dell’attività di volontariato, all’interno delle strutture pubbliche e di strutture convenzionale con le regioni e le province autonome; b) le forme di partecipazione consultiva delle organizzazioni iscritte nei registri di cui all’articolo 6 alla programmazione degli interventi nei settori in cui esse operano; c) i requisiti ed i criteri che danno titolo di priorità nella scelta delle organizzazioni per la stipulazione delle convenzioni, anche in relazione ai diversi settori di intervento; d) gli organi e le forme di controllo, secondo quanto previsto dall’articolo 6; e) le condizioni e le forme di finanziamento e di sostegno delle attività di volontariato; f) la partecipazione dei volontari aderenti alle organizzazioni iscritte nei registri di cui all’articolo 6 ai corsi di formazione, qualificazione e aggiornamento professionale svolti o promossi dalle regioni, dalle province autonome e dagli enti locali nei settori di diretto intervento delle organizzazioni stesse. Art. 11. Diritto all’informazione ed accesso ai documenti amministrativi 1. Alle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all’articolo 6, si applicano le disposizioni di cui al capo V della legge 7 agosto 1990, n.241. 2. Ai fini di cui al comma 1 sono considerate situazioni giuridicamente rilevanti quelle attinenti al perseguimento degli scopi statutari delle organizzazioni. Art. 12. Osservatorio nazionale per il volontariato 1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari sociali, è istituito l’Osservatorio nazionale per il volontariato, presieduto dal Ministro per gli affari sociali o da un suo delegato e composto da dieci rappresentanti delle organizzazioni e delle federazioni di volontariato operanti in almeno sei regioni, da due esperti e da tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. L’Osservatorio, che si avvale del personale, dei mezzi e dei servizi messi a disposizione dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha i seguenti compiti:

− provvedere al censimento delle organizzazioni di volontariato ed alla diffusione della conoscenza delle attività da esse svolte;

− promuovere ricerche e studi in Italia e all’estero;

− fornire ogni utile elemento per la promozione e lo sviluppo del volontariato;

− approvare progetti sperimentali elaborati, anche in collaborazione con gli enti locali, da organizzazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all’articolo 6 per far fronte ad emergenze sociali e per favorire l’applicazione di metodologie di intervento particolarmente avanzate;

− offrire sostegno e consulenza per progetti di informatizzazione e di banche-dati nei settori di competenza della presente legge;

− pubblicare un rapporto biennale sull’andamento del fenomeno e sulle stato di attuazione delle normative nazionale e regionali;

− sostenere, anche con la collaborazione delle regioni, iniziative di formazione ed aggiornamento per la prestazione dei servizi;

− pubblicare un bollettino periodico di informazione e promuovere altre iniziative finalizzate alla circolazione delle notizie attinenti l’attività di volontariato;

− promuovere, con cadenza triennale, una Conferenza nazionale del volontariato, alla quale partecipano tutti i soggetti istituzionali, i gruppi e gli operatori interessati.

2. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per gli affari sociali, il Fondo per il volontariato, finalizzato a sostenere finanziariamente i progetti di cui alla lettera d) del comma 1. Art. 13. Limiti di applicabilità 1. È fatta salva la normativa vigente per le attività di volontariato non contemplate nella presente legge, con particolare riferimento alle attività di cooperazione internazionale allo sviluppo, di protezione civile e a quelle connesse con il servizio civile sostitutivo di cui alla legge 15 dicembre 1972, n.772. Art. 14. Autorizzazione di spesa e copertura finanziaria 1. Per il funzionamento dell’Osservatorio nazionale per il volontariato, per la dotazione del Fondo di cui al comma 2 dell’articolo 12 e per l’organizzazione della Conferenza nazionale del volontariato di cui al comma 1, lettera i), dello stesso articolo 12, è autorizzata una spesa di due miliardi di lire per ciascuno degli anni 1991, 1992 e 1993. 2. All’onere di cui al comma 1 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1991-1993, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l’anno finanziario 1991, all’uopo utilizzando

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parzialmente l’accantonamento: "Legge-quadro sulle organizzazioni di volontariato". 3. Le minori entrate derivanti dall’applicazione dei commi 1 e 2 dell’articolo 8 sono valutate complessivamente in lire 1 miliardo per ciascuno degli anni 1991, 1992 e 1993. Al relativo onere si fa fronte mediante utilizzazione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1991-1993, al capito 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l’anno finanziario 1991, all’uopo utilizzando parzialmente l’accantonamento: "Legge-quadro sulle organizzazioni di volontariato". Art. 15. Fondi speciali presso le regioni 1. Gli enti di cui all’articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 20 novembre 1990, n. 356, devono prevedere nei propri statuti che una quota non inferiore ad un quindicesimo dei propri proventi, al netto delle spese di funzionamento e dell’accantonamento di cui alla lettera d) del comma 1 dello stesso articolo 12, venga destinata alla costituzione di fondi speciali presso le regioni al fine di istituire, per il tramite degli enti locali, centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività. 2. Le casse di risparmio, fino a quando non abbiano proceduto alle operazioni di ristrutturazione di cui all’articolo 1 del citato decreto legislativo n.356 del 1990, devono destinare alle medesime finalità di cui al comma 1 del presente articolo una quota pari ad un decimo delle somme destinate ad opere di beneficenza e di pubblica utilità ai sensi dell’articolo 35, terzo comma, del regio decreto 25 aprile 1929, n. 967, e successive modificazioni. 3. Le modalità di attuazione delle norme di cui ai commi 1 e 2, saranno stabilite con decreto del Ministro

del tesoro, di concerto con il Ministro per gli affari sociali, entro tre mesi dalla data di pubblicazione della presente legge nella Gazzetta Ufficiale. Art. 16. Norme transitorie e finali 1. Fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trenta e di Bolzano, le regioni provvedono ad emanare o adeguare le norme per l’attuazione dei principi contenuti nella presente legge entro un anno dalla data della sua entrata in vigore. Art. 17. Flessibilità nell’orario di lavoro 1. I lavoratori che facciano parte di organizzazioni iscritte nei registri di cui all’articolo 6, per poter espletare attività di volontariato, hanno diritto di usufruire delle forme di flessibilità di orario di lavoro o delle turnazioni previste dai contratti o dagli accordi collettivi, compatibilmente con l’organizzazione aziendale. 2. All’articolo 3 della legge 29 marzo 1983, n.93, è aggiunto, infine, il seguente comma: "Gli accordi sindacali disciplinano i criteri per consentire ai lavoratori, che prestino nell’ambito del comune di abituale dimora la loro opera volontaria e gratuita in favore di organizzazioni di volontariato riconosciute idonee dalla normativa in materia, di usufruire di particolari forme di flessibilità degli orari di lavoro o di turnazioni, compatibilmente con l’organizzazione dell’amministrazione di appartenenza". La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

3. I numeri del volontariato

Nel corso del biennio 2004-2005 l’Istat ha svolto la quinta rilevazione sulle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali e provinciali al 31 dicembre 2003. Rispetto alla rilevazione precedente, riferita al 2001, l’incremento è stato del 14,9%. Rispetto alla prima rilevazione, riferita al 1995, esse sono aumentate del 152,0%, passando da 8.343 a 21.021 unità. Il notevole incremento dal 1995 si deve sia alla costituzione di nuove unità (8.530), che all’iscrizione nei registri di organizzazioni preesistenti (4.148)8

- il forte radicamento delle organizzazioni di volontariato nelle regioni settentrionali, anche se negli anni aumentano in misura relativamente più accentuata le unità presenti nel Mezzogiorno;

. Nel 2003, per ogni organizzazione che ha cessato la sua attività se ne sono iscritte più di 10. Nonostante il notevole incremento del numero di unità, l’analisi dei dati dell’ultima rilevazione

permette di confermare alcune delle caratteristiche salienti dell’universo delle organizzazioni di volontariato. In particolare, si osserva:

- la prevalenza relativa di piccole dimensioni organizzative, sia in termini di volontari attivi che di risorse economiche disponibili;

8 Dati Istat

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- la maggiore presenza, tra i volontari, di uomini, di persone in età compresa tra i 30 e i 54 anni, diplomati e occupati;

- la concentrazione relativa di unità nei settori della sanità e dell’assistenza sociale, anche se cresce nel tempo il numero di quelle che operano in settori meno “tradizionali”;

- la crescita del numero di organizzazioni che hanno utenti diretti e, conseguentemente, l’aumento del numero di coloro che si rivolgono ad esse per soddisfare le loro esigenze.

Rispetto alla prima rilevazione, riferita al 1995, la popolazione delle unità iscritte ai registri del

volontariato ha segnato un incremento del 152 per cento. Le organizzazioni di volontariato erano 8.343 al 31 dicembre 1995 e sono 21.021 al 31 dicembre 20039.

Nel 2003 il 28,5% delle organizzazioni di volontariato è localizzato nel Nord-ovest, il 31,5% nel Nord-est, il 19,3% nel Centro e il 20,7% nel Sud ed Isole. Rispetto al 1995 le organizzazioni di volontariato crescono più della media nazionale (+152,0%) nel Mezzogiorno e nel Nord-est (rispettivamente +263,1% e +161,9%), meno nel Nord-ovest e nel Centro (rispettivamente +119,0% e +115,6%). Sia nel 1995 che nel 2003, le regioni con il maggior numero di organizzazioni sono la Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna ed il Veneto; agli ultimi posti si collocano le regioni più piccole, Molise e Valle d’Aosta.

Grafico 1

Organizzazioni di volontariato per area geografica – Anni 1995 e 2003 (Composizione %, Italia = 100%)

Nel 2003 le organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali impiegano circa 12 mila dipendenti e 826 mila volontari. Rispetto al 1995, i dipendenti sono cresciuti del 77,0%, i volontari del 71,4%.

Nel periodo 1995-2003 i dipendenti sono aumentati in misura significativa soprattutto nel Mezzogiorno (+281,4%), nel Nord-est (+202,6%) e nel Nord-ovest (+128,7%), mentre diminuiscono al Centro (-16,4%).

La distribuzione per area geografica dei volontari è del tutto analoga a quella delle organizzazioni, con una maggiore concentrazione di essi (59,9% nel 2003) nelle regioni settentrionali.

Più della metà dei volontari è occupata (52,2%), il 29,5% è pensionato ed il 18,3% in altra condizione (studenti, casalinghe, disoccupati e persone in cerca di prima occupazione). Tra i volontari uomini è relativamente più elevata la quota di occupati (59,4%), mentre tra le donne

9 idem

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quella relativa ai volontari in altra condizione (26,1%). Rispetto al 1995 cresce il numero dei volontari ritirati dal lavoro (+11,3 punti percentuali) e degli occupati (+5,5 punti percentuali).

Considerando il titolo di studio, il 12,8% dei volontari è laureato, il 44,4% è in possesso del diploma di scuola media superiore, mentre il 42,8% ha un titolo di studio più basso. Le donne sono relativamente più istruite degli uomini: il 14,6% delle volontarie è in possesso della laurea ed il 47,2% del diploma di scuola media superiore contro, rispettivamente, l’11,3% e il 42,1% degli uomini. Tra il 1995 e il 2003 aumentano i volontari con titoli di studio più elevati (+8,7 punti percentuali per i diplomati e +1,5 punti percentuali per i laureati).

Il mondo del volontariato è diffuso in svariati settori di attività e offre un aiuto e un’opportunità a molte persone. Dagli ultimi dati disponibili, rilevati dall’Istituto nazionale di statistica e analizzati dal Rapporto biennale sul volontariato in Italia, risulta che la sanità (28,0%) e l’assistenza sociale (27,8%) sono i campi nei quali opera il maggior numero di organizzazioni attive nel settore.

Tra il 1995 e il 2003 c’è stato un aumento nei settori della ricreazione e cultura, protezione civile e protezione dell’ambiente. È costante il peso relativo delle organizzazioni attive nell’istruzione, nella tutela e protezione dei diritti e nelle attività sportive.

Tenuto conto che le organizzazioni di volontariato possono operare contemporaneamente in più settori, esse risultano distribuite nel modo seguente: il 46,2% di esse opera nell’assistenza sociale, il 41,7% nella sanità e il 40,5% nella ricreazione e cultura. Seguono, con quote inferiori la protezione civile (17,0%), l’istruzione e ricerca e l’ambiente (14,6%), la tutela dei diritti (13,7%), e lo sport (12,2%). Infine, il 32,2% delle organizzazioni opera in altri settori.

Rispetto alle rilevazioni precedenti l’assistenza sociale e la sanità si confermano come i settori nei quali opera il maggior numero di organizzazioni; tuttavia, tra il 1995 e il 2003 la quota di organizzazioni operanti nel settore della sanità diminuisce di 6,0 punti percentuali, mentre aumenta di 6,8 punti percentuali la quota di organizzazioni operanti nel settore dell’assistenza sociale. Per gli altri settori si riscontrano i seguenti incrementi:

- 7,2 punti percentuali nel settore della ricreazione e cultura; - 5,4 nell’ambiente; - 2,2 nella tutela dei diritti; - 1,7 nella protezione civile; - 0,8 nell’istruzione e ricerca;

mentre diminuisce di 1,1 punti percentuali il peso delle organizzazioni attive nel settore dello sport. Se si considera la distribuzione delle organizzazioni di volontariato per settore di attività

prevalente, la graduatoria dei settori mostra ai primi posti le organizzazioni attive in misura prevalente nella sanità (24,5%) e nell’assistenza sociale (36,9%) i cui pesi relativi, rispetto al 1995, diminuiscono rispettivamente di 14,4 e di 2,7 punti percentuali. In direzione opposta si muovono le organizzazioni attive in prevalenza nel settore della protezione civile (+3,2 punti pecentuali), della ricreazione e cultura (+2,9), e dell’ambiente (+2,2). Per le organizzazioni attive in prevalenza in campo sportivo, nell’istruzione e ricerca e nella tutela dei diritti non si riscontrano variazioni di rilievo rispetto al 1995.

Per quanto riguarda le diverse ripartizioni territoriali si riscontra che le organizzazioni localizzate nelle regioni nord-occidentali, centrali e meridionali sono più frequentemente attive nella sanità (rispettivamente 33,4%, 31,8% e 29,6%) e nell’assistenza sociale (rispettivamente 31,4%, 26,7% e 29,5%), mentre nelle regioni nord-orientali le organizzazioni operano con maggior frequenza nel settore dell’assistenza sociale (24,0%) e della ricreazione e cultura (21,6%).

Nel 2003, il 37,1% delle organizzazioni di volontariato ha dichiarato di operare in un solo settore di attività, il 26,4% in due, il 17,5% in tre e il 19,0% in quattro o più settori. La tendenza alla specializzazione settoriale è stata marcata fino al 1999 mentre diminuisce nel 2001 e ancora di più nel 2003. Nel 2003, infatti, si riduce ancora la quota di organizzazioni che operano in un solo settore (-8,5 punti percentuali rispetto al 2001) a favore delle organizzazioni che operano in tre settori (+2,8) ed in quattro settori o più (+6,6).

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Le organizzazioni di volontariato erogano una serie di servizi strettamente connessi al settore o ai settori in cui svolgono le loro attività. In termini relativi prevalgono i servizi di ascolto e sostegno (offerti dal 19,9% delle organizzazioni), di donazione di sangue (17,4%), ricreativi e di intrattenimento (14,5%), di accompagnamento e inserimento sociale (13,0%), la realizzazione di corsi tematici (12,9%), l’organizzazione di spettacoli di intrattenimento (12,6%), le campagne di informazione e sensibilizzazione (11,8%), l’assistenza domiciliare (11,8%), il trasporto anziani e disabili (11,4%), le esercitazioni di protezione civile (11,3%) e le prestazioni di soccorso e trasporto malati (10,7%).

Nel 2003 tra le categorie di utenti che si sono rivolti alle varie associazioni di volontariato ci sono quelle dei malati e traumatizzati (51,6%), degli utenti senza specifici disagi (9,9%), degli anziani autosufficienti (9,4%), dei minori (7,7%), degli immigrati (4,3%), dei portatori di handicap (2,8%), degli individui in difficoltà economica (2,5%), dei familiari di persone con disagio (2,4%), degli anziani non autosufficienti (2,2%) e dei senza tetto (1,1%).

Il totale delle entrate delle organizzazioni di volontariato passa da 675 milioni di euro del

1997 a 1.630 milioni di euro del 2003. Analogamente, l’importo medio delle entrate per organizzazione aumenta da 58 mila euro nel 1997 a 77 mila euro nel 2003.

Nonostante queste variazioni, si conferma che la distribuzione delle entrate è ancora sbilanciata verso le piccole dimensioni. Le entrate sono concentrate tra le organizzazioni presenti nelle regioni centrali (soprattutto in Toscana), che costituiscono meno di un quinto dell’intera popolazione, ma dispongono di quasi un terzo delle entrate complessive.

Infine, rispetto a quanto osservato nelle rilevazioni precedenti si accentua il ricorso delle organizzazioni di volontariato al finanziamento, sia esclusivo sia prevalente, di fonte privata rispetto a quello pubblico. Nel 2003 il 29,8% delle unità si finanzia esclusivamente con entrate di fonte privata (24,9%% nel 1997), il 35,1% con risorse di origine prevalentemente privata (33,7% nel

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1997), il 29,9% con entrate prevalentemente pubbliche (35,8% nel 1997) ed il 5,2% con risorse esclusivamente pubbliche (5,7% nel 1997)10

4. La formazione dei volontari

.

La formazione, gli strumenti e le attività

Lo sviluppo, in termini quantitativi e qualitativi, che ha caratterizzato l’attività di volontariato in questi ultimino anni, ha accresciuto l’esigenza da parte delle organizzazioni di ricercare al proprio interno le necessarie conoscenze e competenze, sia per garantire una strategia d’intervento coerente al proprio mandato sia per aumentare la qualità delle azioni realizzate, che per sviluppare idonee capacità organizzative e gestionali. Una formazione finalizzata quindi a far acquisire alle associazioni la capacità di svolgere in maniera autonoma le proprie attività senza il continuo ricorso a sostegni esterni. In quest’ottica i CSV offrono percorsi formativi mirati in grado di accrescere le conoscenze dei volontari, al fine di qualificarne l’operato ed agevolare, attraverso la ricaduta delle cognizioni acquisite, il percorso di crescita dell’organizzazione di volontariato.

La formazione proposta ed organizzata direttamente dai Csv si sostanzia in corsi, seminari e momenti formativi tenuti da esperti scelti e selezionati dai Csv. I percorsi formativi sono incentrati su tematiche comuni a tutte le associazioni di volontariato a prescindere dal loro specifico ambito di attività. La durata e la metodologia adottata per l’attuazione dei corsi sono studiate in relazione ai contenuti trattati con l’obiettivo di rendere efficacce il processo di apprendimento prediligendo, ove possibile, l’approccio partecipativo attraverso la condivisione di esperienze maturate in realtà diverse. L’eterogeneità e le specificità degli ambiti di intervento del volontariato rendono impossibile la programmazione da parte dei Csv di percorsi formativi idonei a rispondere alle esigenzeformative espresse da tutte le diverse organizzazioni di volontariato. A tal fine diversi Csv hanno attivato azioni, dai contenuti e modalità diversificate mirate a sostenere iniziative formative proposte dalle associazioni, che garantiscono il necessario processo di acquisizione di competenze specifiche, nei particolari ambiti di intervento delle stesse. Generalmente la collaborazione dei Csv si esplica attraverso le seguenti modalità:

- l’affiancamento ed il supporto dei propri operatori e consulenti ai referenti di ciascuna azione formativa relativamente alla realizzazione, supervisione e valutazione dell’intervento formativo;

- l’eventuale disponibilità di proprie sedi per la realizzazione delle iniziative formative;

- l’assunzione in proprio degli oneri economici inerenti l’iniziativa formativa. Sommando i dati della formazione diretta dai CSV a quelli della formazione proposta dalle

ODV si ottengono valori più alti di quelli del 2005: 2.688 iniziative contro 2.486 e 73.993 partecipanti contro 67.830. I corsi organizzati direttamente dai Csv sono stati più di mille e hanno coinvolto quasi 30.000 persone.

I corsi organizzati insieme con le Odv sono stati 1.617. come modalità di selezione delle iniziative formative risulta predominante quella del bando pubblico (74,5%) mentre meno utilizzata è quella della co-progettazione congiunta (23,3%). Per quanto riguarda invece la modalità di erogazione dei fondi l’assunzione degli oneri da parte dei Csv risult maggioritaria (61,6%) mentre l’erogazione diretta dei fondi alle Odv è meno utilizzata (38,5%). Le iniziative formative promosse dalle Odv sono state molto partecipate (più di 45.000 partecipanti, 28 partecipanti in media ad iniziativa) e l’86% dei partecipanti era legato al mondo del volontariato11

10 Fonte: Istat e Rapporto biennale sul Volontariato 11 CSV.net, Centri di servizio per il volontariato in Italia. Report 2006, Milano

.

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Ai volontari vengono erogate 80 ore di formazione, come previsto dal Dlgs 77/02, così

suddivise: - 30 ore dedicate all’area generale - 50 ore dedicate all’area specifica

Esempi di formazione

CSV.NET – CSV.net e Rappresentanza in Italia della Commissione Europea Il progetto consiste in un percorso di formazione a formatori sulle tematiche europee. La partecipazione è riservata a 50 operatori Europe Direct e a 100 operatori indicati dal CSV.net, con l'obiettivo di coprire in maniera uniforme tutto il territorio nazionale. I partecipanti seguiranno un'iniziale formazione dei formatori, saranno coinvolti nella formazione a distanza e partecipi di un sistema informativo per tutta la durata del progetto e agiranno da animatori e formatori diretti per la società civile sul proprio territorio di riferimento. Il progetto è articolato in tre fasi: • Formazione e Coordinamento a Distanza • Formazione dei Formatori: Seminari Residenziali • Formazione Locale FORMAZIONE E COORDINAMENTO A DISTANZA Il progetto sarà supportato da un sito Internet con un'articolata area web riservata che conterrà, oltre ai contatti, il repertorio di tutto il materiale didattico, incluso il kit del formatore - materiale informativo da proporre nelle iniziative

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di formazione locale. La piattaforma Intranet riservata conterrà inoltre tutte le iniziative di formazione locale e servirà per lo scambio di informazioni e per tenere aperti i canali di interlocuzione anche con i docenti e i referenti istituzionali. A conclusione della formazione dei formatori iniziale, in ciascuna regione sarà organizzato un incontro riservato tra i partecipanti del corso (divisi per regione di provenienza) ed un funzionario della Regione incaricato di illustrare la programmazione locale dei fondi comunitari per il periodo 2007-2013. • FORMAZIONE DEI FORMATORI: SEMINARI RESIDENZIALI Il corso "Destinazione Europa" si propone di formare 150 formatori in tutta Italia ciascuno dei quali sarà incaricato di promuovere nel proprio territorio di competenza – d'intesa con gli organizzatori del corso per formatori ed i tavoli regionali di coordinamento UE-società civile - analoghe iniziative di formazione ed informazione europea rivolti a rappresentanti della società civile, dell'associazionismo, del terzo settore locale, a volontari e a cittadini in genere. Ciascun formatore dovrà impegnarsi realizzare sul proprio territorio di riferimento momenti e/o percorsi formativi sui temi affrontati nell'ambito della formazione dei formatori per un minimo di 600 ore/persona di formazione [esempio: 5 lezioni di 2 ore per 60 persone (5x2x60=600 ore/persona) oppure 6 lezioni di 2 ore per 5 gruppi di 10 persone (6x2x5x10=600 ore/persona]. I temi del progetto formativo sono: • Democrazia partecipativa, diritti e cittadinanza attiva europea (docenti: Giustino Trincia e Prof. Marcello Pierini). • La nuova programmazione finanziaria 2007-2013: Fondi strutturali, L'Europa per i cittadini, ENPI, Progress, Istruzione lungo tutto l'arco della vita, Gioventù (docenti: funzionari della Commissione Europea e delle agenzie nazionali incaricate della gestione dei programmi comunitari). • FORMAZIONE LOCALE Tutti i formatori dovranno realizzare sul proprio territorio di riferimento, in coordinamento con gli organizzatori del corso, iniziative e percorsi di formazione rivolti a volontari e dirigenti delle organizzazioni di volontariato e dell'associazionismo e in generale ai rappresentanti della società civile e cittadini attivi, sui temi già affrontati nell'ambito della formazione dei formatori, per un minimo di 600 ore/persona di formazione. I temi e le modalità della formazione locale saranno meglio definiti in una fase successiva della progettazione operativa.

ABRUZZO – L’Aquila – Formazione 2008: proposte formative per il volontariato

Il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia dell’Aquila, riconoscendo l’importanza strategica che la formazione riveste per accrescere le competenze, le abilità e la qualità del volontariato, organizza tre corsi di formazione.

Il Centro di Servizio propone tre percorsi formativi i cui contenuti, trasversali alle varie attività delle associazioni, possano offrire opportunità per accrescere le competenze relazionali e metodologiche di chi svolge attività di volontariato, per promuovere e favorire una cultura della solidarietà, per aumentare le competenze delle associazioni di volontariato e consolidare la loro capacità innovativa. Gestire e amministrare un’associazione di volontariato Le normali attività associative prevedono numerosi adempimenti, talvolta con implicazioni amministrative e fiscali importanti, che vanno scrupolosamente osservati. Obiettivi

• presentare gli adempimenti formali necessari per far vivere e sviluppare un’associazione • promuovere la cultura della legalità e della correttezza fiscale ed amministrativa

Destinatari Il corso si rivolge a chi nelle associazioni ha compiti di responsabilità nella gestione e amministrazione. Laboratori di progettazione sociale Saper progettare è una competenza complessa. Coinvolge infatti numerose azioni: saper gestire le informazioni, saper lavorare in gruppo e in rete, saper ricercare le fonti di finanziamento, saper programmare e gestire un budget, saper amministrare risorse umane, strumentali e finanziarie, saper fare marketing sociale. Obiettivi Attraverso il laboratorio si intende affiancare i partecipanti in un percorso di apprendimento che li metta nella condizione di poter programmare, formulare, gestire e valutare progetti semplici di ambito sociale. Destinatari Il corso si rivolge a responsabili di associazioni di volontariato e volontari interessati a svolgere attività di progettazione. Volontari telematici Obiettivi Il corso ha l’obiettivo di ampliare le capacità delle associazioni nell’utilizzo delle nuove tecnologie (navigazione internet e posta elettronica in primis) per creare un sistema di comunicazione rapido ed efficace tra le associazioni del

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territorio, potenziando le capacità di utilizzo delle tecnologie telematiche e di ricerca delle risorse presenti in rete. Destinatari Il corso si rivolge a chi nelle associazioni ha ruoli che comportano l’uso delle tecnologie informatiche.

BASILICATA – Proposta formativa

Le opportunità comprese nella “Proposta formativa” sono: - Percorsi formativi di base. Tre percorsi pluritematici centrati sulle competenze sociali, che insieme

intendono dare ai volontari una prima panorami-ca riguardo la gestione della vita associativa nei suoi più vari aspetti.

- Percorsi formativi di approfondimento. Undici percorsi formativi che approfondiscono temi e aspetti particolari delle competenze sociali. Qualora le esigenze formative lo richiedessero, a seguito di questi percorsi potranno essere organizzate ulteriori opportunità di approfondimento (workshope seminari) della durata di 2 giornate.

- Formazione istituzionale di sviluppo. L’esperienza dello scorso biennio ci ha indotti a programmare uno spazio aperto nella proposta formativa del CSV, nel quale ricondurre quegli eventi formativi che scaturiscono da occorrenze particolari della vita regionale e nazionale. La promulgazione di leggi regionali di interesse del mondo del volontariato per le quali occorre predisporre sul territorio regionale momenti di formazione e approfondimento, l’eventuale modifica della legge 266/91 con i mutamenti che porterebbe nell’assetto legislativo e organizzativo delle associazioni di volontariato, sono solo alcuni esempi di quello che potrà verificarsi nel biennio2007/2008. Essendo questi eventi non prevedibili ma probabili, è necessario individuare uno spazio di programmazione che permetta al CSV di assolvere al suocompito di aggiornare i volontari sulla normativa con tempestività.

- La formazione per le “Reti territoriali del volontariato”. Le Reti Territoriali del Volontariato rappresentano il luogo di incontro, confronto e condivisione delle associazioni di uno stesso ambito di zona, la rete entro cui elaborare la partecipazione attiva, anche attraverso l’interlocuzione politica con le istituzioni, sui temi e le azioni che riguardano la vita sociale e lo sviluppo delle comunità locali. Per sostenere il processo di sviluppo e consolidamento di queste Reti si organizzeranno attività formative mirate, supportate da metodologie didattiche adeguate alle loro specificità organizzative.

- Invito a candidare proposte formative inerenti alla mission delle associazioni. Oggetto dell’Invito è la formazione di mission, riguardante l’attività prevalente dell’associazione, ed è rivolto a quelle organizzazioni di volontariato che desiderano proporre bisogni e idee formative che il CSV strutturerà in percorsi e realizzerà nei territori delle associazioni proponenti.

- La formazione di sviluppo di mission. Spazio aperto di sostegno alla formazione interna delle associazioni, attraverso il quale si potranno realizzare le seguenti azioni: scambi di solidarietà; si favorirà lo scambio di esperienze concrete fra associazioni che si occupano di

tematiche particolari incentivando i gruppi di volontariato più esperti a trasmettere le loro competenze alle associazioni di recente costituzione. Per realizzare tutto ciò il CSV si farà carico delle spese del materiale occorrente e del rimborso spese dei volontari;

sostegno all’autoformazione; la vita delle associazioni è spesso caratterizzata da mutamenti organizzativi (quali, ad esempio, la modifica dello statuto) che modificano gli assetti interni del gruppo, e rendono necessaria una formazione approfondita;

formazione interna mirata,alcune associazioni, col tempo, sviluppano una suddivisione interna delle attività che rende necessaria una formazione sull’organizzazione complessa del servizio. Oltre alle precedenti attività, saranno riconducibili a questa tipologia tutte quelle azioni formative la cui tematica non è riconducibile ai percorsi proposti dal CSV e non è realizzabile attraverso l’INVITO o il Bando. A questa tipologia di formazione si può accedere attraverso un formulario.

- Stage formativi. Sono destinati principalmente a quelle associazioni che svolgono un servizio sul territorio e saranno effettuati, previa valutazione di congruità da parte del CSV Basilicata, dopo la frequenza assidua ad una attività formativa e a completamento della stessa.

CALABRIA - Catanzaro - Formazione 2008

Il Centro Servizi realizza, in proprio o in collaborazione, corsi di formazione, seminari e convegni per dirigenti delle associazioni di volontariato, volontari e aspiranti tali. Le attività formative vengono realizzate secondo due modalità:

• Attività formative e seminari di approfondimento prodotti direttamente dal Centro Servizi, su temi di attualità e problematiche di interesse generale per le associazioni di volontariato.

• Attività formative prodotte in collaborazione con una o più associazioni di volontariato raccogliendo proposte e progetti formativi da parte delle associazioni.

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Il Servizio Formazione proposto dal Csv si pone l’obiettivo di qualificare l’attività di volontariato dalle associazioni. L’area Formazione si pone come finalità:

• accrescere le conoscenze dei volontari, al fine di qualificarne l’operato ed agevolare, attraverso la ricaduta delle cognizioni acquisite, il percorso di crescita dell’organizzazione di volontariato;

• accrescere gli standard qualitativi dei servizi offerti dalle ODV; • sviluppare idonee capacità organizzative e gestionali.

CAMPANIA – CSV Napoli CSV Napoli promuove e organizza interventi formativi che rispecchiano le reali esigenze attraverso l’analisi dei bisogni delle organizzazioni e le particolarità del territorio. La formazione sottoforma di corsi o seminari sulle tematiche delle politiche sociali e del volontariato ha l’obiettivo di qualificare l’impegno volontario e promuovere l’interazione attraverso il dialogo e la conoscenza reciproca. Formazione rivolta ai quadri dirigenti per lo sviluppo e la crescita delle capacità organizzative, strategiche e gestionali, ma anche formazione di base per chi si avvicina al mondo del volontariato sostenendo gli aspetti valoriali e motivazionali. Volontari formati significa volontari sempre pronti ad offrire un apporto di qualità e risposte congruenti con i bisogni del territorio. Gli interventi formativi rappresentano una risposta alle organizzazioni sulla base di tre dimensioni:

- il saper essere, cioè l’essere consapevoli della propria identità e di essere soggetto "attivo" sul territorio e di vedersi riconoscere tale soggettività alla luce delle proprie idealità, dei propri valori e delle proprie azioni concrete nella società;

- il saper stare, cioè la capacità di agire in relazione con i propri interlocutori sociali, i destinatari dei servizi, i volontari, le istituzioni, le altre organizzazioni del volontariato e del terzo settore, le organizzazioni for profit;

- il saper fare, vale a dire la capacità di rendere concrete le proprie idealità e la propria cittadinanza attiva attraverso un’operosità che consenta di operare rispetto ai bisogni del territorio non in modo improvvisato ma con competenza in modo da poter conseguire gli obiettivi associativi in modo efficace ed efficiente.

In linea generale i principali contenuti degli interventi formativi che Csv Napoli si propone di realizzare sono orientati a:

promuovere, nelle organizzazioni e nelle persone, l’acquisizione e l’aumento della competenza nel proprio ruolo e nelle funzioni in cui sono impegnati;

acquisire metodologie e tecniche sulla progettazione, sulla realizzazione delle attività e verifica; favorire l’apprendimento cooperativo; valorizzare le potenzialità individuali, la motivazione, la relazione, il senso di appartenenza; promuovere lo sviluppo e crescita delle capacità organizzative, strategiche e gestionali dei quadri delle

organizzazioni di volontariato. Le principali azioni dell’Area formazione di Csv Napoli: - Formazione di base - Formazione specifica e per aree tematiche - Esperienze formative residenziali (week-end formativi) - Bandi di idee per percorsi formativi delle OdV EMILIA ROMAGNA – Parma Noi crediamo che la formazione qualifichi il volontariato e che occasioni di formazione dovrebbero accompagnare sistematicamente l’attività dei volontari. Perciò ci proponiamo di:

• approfondire la conoscenza dei bisogni formativi presenti nelle associazioni e nei gruppi di volontariato • accrescere la cultura della formazione permanente nelle organizzazioni di volontariato • organizzare percorsi formativi rispondenti ai bisogni dei volontari attivi e dei cittadini interessati alle attività di

volontariato • offrire al volontariato consulenza rispetto a progettazione, gestione e valutazione delle attività a carattere

formativo • promuovere la co-progettazione con le associazioni e con i gruppi di volontariato per azioni formative.

Cosa facciamo: Consulenze. Servizio rivolto alle associazioni di volontariato tramite attività di “sportello” o su appuntamento, relativamente alle fasi di progettazione, realizzazione e valutazione del processo formativo. Corsi. Organizziamo percorsi formativi graduali sia su temi generali che specifici per settori di intervento delle associazioni. I nostri corsi sono tutti gratuiti e si svolgono con modalità interattive e partecipate. Percorsi motivazionali. Sono proposti in modo differenziato percorsi a cittadini e a volontari attivi. I percorsi motivazionali rivolti a cittadini mirano ad aumentare la consapevolezza rispetto al tema della motivazione al volontariato, aprendo una riflessione sul significato che ogni soggetto dà alla propria esperienza e contribuendo alla

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costruzione del senso che sottostà alle azioni svolte. I percorsi motivazionali per volontari attivi si pongono l’obiettivo di mettere a fuoco e “nutrire” nel tempo la motivazione che spinge a fare volontariato. Percorsi "trasversali”. Sono percorsi sviluppati su tematiche di interesse comune ai vari settori del volontariato quali ad esempio: la relazione di aiuto; il conflitto; la conduzioni di riunioni; la comunicazione interpersonale; il laboratorio di gestione del gruppo; parlare in pubblico; il lavoro di rete; capire e comunicare chi siamo: il Bilancio Sociale; elementi di base per la progettazione di azioni formative; il leader e la leadership; come accogliere e accompagnare nuovi volontari nella propria organizzazione; come comunicare ai giovani a scuola; informatica di base. Ogni anno vengono attivati corsi su tematiche nuove. Percorsi specifici per settori di intervento. Sono percorsi sviluppati su tematiche specifiche che mirano a rispondere a domande formative di associazioni che operano in un comune ambito di intervento. Quali ad esempio: il ruolo di helper nei gruppi di auto/mutuo aiuto; laboratorio di idee e strumenti didattici per l’insegnamento della lingua italiana a migranti; laboratorio di gruppo sul tema della co-dipendenza; la psicologia delle emergenze; immigrazione e comunicazione: dalla percezione delle differenze alla relazione; l’operatore volontario nei servizi di accoglienza telefonica; come educare al dono i giovani nelle scuole. 5. Centri di volontariato in Italia

Le organizzazioni di volontariato

“Le organizzazioni di volontariato si ispirano ai principi della partecipazione democratica promuovendo e valorizzando il contributo ideale e operativo di ogni aderente. È compito dell’organizzazione riconoscere e alimentare la motivazione dei volontari attraverso un lavoro di inserimento, affiancamento e una costante attività di sostegno e supervisione.

Le organizzazioni di volontariato perseguono l’innovazione socio-culturale a partire dalle condizioni e dai problemi esistenti. Pertanto propongono idee e progetti, rischiando e sperimentando interventi per conto della comunità in cui operano. Evitano in ogni caso di produrre percorsi separati o segreganti e operano per il miglioramento dei servizi per tutti.

Le organizzazioni di volontariato collaborano con le realtà e le istituzioni locali, nazionali e internazionali, mettendo in comune le risorse, valorizzando le competenze e condividendo gli obiettivi. Promuovono connessioni e alleanze con altri organismi e partecipano a coordinamenti e consulte per elaborare strategie, linee di intervento e proposte socio-culturali. Evitano altresì di farsi carico della gestione stabile di servizi che altri soggetti possono realizzare meglio.

Le organizzazioni di volontariato svolgono un preciso ruolo politico e di impegno civico anche partecipando alla programmazione e alla valutazione delle politiche sociali e del territorio. Nel rapporto con le istituzioni pubbliche le organizzazioni di volontariato rifiutano un ruolo di supplenza e non rinunciano alla propria autonomia in cambio di sostegno economico e politico. Non si prestano ad una delega passiva che chieda di nascondere o di allontanare marginalità e devianze che esigono risposte anche politiche e non solo interventi assistenziali e di primo aiuto.

Le organizzazioni di volontariato devono principalmente il loro sviluppo e la qualità del loro intervento alla capacità di coinvolgere e formare nuove presenze, comprese quelle di alto profilo professionale. La formazione accompagna l’intero percorso dei volontari e ne sostiene costantemente l’azione, aiutandoli a maturare le proprie motivazioni, fornendo strumenti per la conoscenza delle cause dell’ingiustizia sociale e dei problemi del territorio, attrezzandoli di competenze specifiche per il lavoro e la valutazione dei risultati.

Le organizzazioni di volontariato sono tenute a fare propria una cultura della comunicazione intesa come strumento di relazione, di promozione culturale e di cambiamento, attraverso cui sensibilizzano l’opinione pubblica e favoriscono la costruzione di rapporti e sinergie a tutti i livelli. Coltivano e diffondono la comunicazione con ogni strumento privilegiando - dove è possibile - la rete informatica per migliorare l’accesso alle informazioni, ai diritti dei cittadini, alle risorse disponibili. Le organizzazioni di volontariato interagiscono con il mondo dei mass media e dei suoi

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operatori perché informino in modo corretto ed esaustivo sui temi sociali e culturali di cui si occupano.

Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell’uso corretto dei fondi e nella formazione dei bilanci. Sono disponibili a sottoporsi a verifica e controllo, anche in relazione all’organizzazione interna. Per esse trasparenza significa apertura all’esterno e disponibilità alla verifica della coerenza tra l’agire quotidiano e i principi enunciati”12

• la promozione del volontariato e della cultura della solidarietà come ad esempio le iniziative di promozione del volontariato giovanile e della relazione scuola/volontariato;

. Centri di Servizio per il Volontariato I Centri di Servizio per il volontariato vengono normati nel 1991 con la legge 266 sul

volontariato. Oggi, sono presenti in tutte le province italiane, tranne Bolzano. In totale sono 77, di cui 71 aderiscono al Coordinamento nazionale.

La crescita e la diffusione dei Centri rappresentano un successo del volontariato italiano che, attraverso di essi, ha a disposizione uno strumento in più per sostenere il proprio sviluppo e la propria progettualità. I Centri di servizio sono costituiti e governati dalle organizzazioni di volontariato, destinatarie naturali dei servizi e delle attività da essi erogati. Una rete partecipata con 8.600 associazioni socie.

Nel corso del 2005, la rete dei CSV ha erogato 174mila prestazioni a favore di oltre 70mila utenti la cui stragrande maggioranza è costituita da associazioni di Volontariato e Volontari: 99.113 consulenze, 64.717 servizi di carattere logistico, 41.350 ore di formazione, 3.366 attività di promozione del volontariato, oltre a un impegno di 15.342.281 euro per sostenere progetti delle associazioni di volontariato.

I principali rami nei quali si esplica l'attività sono:

• lo sportello per ascolto, informazione, orientamento, consulenza e accompagnamento in materia legale, fiscale, amministrativa, normativa, gestionale e per le relazioni con le istituzioni e gli enti locali;

• la formazione: corsi ed iniziative di formazione per i volontari e gli operatori. Consulenza per l’organizzazione e la gestione di percorsi formativi;

• il sostegno alla progettazione e all’accesso del volontariato a bandi e a contributi; • la logistica mediante la concessione di spazi e attrezzature per le attività delle associazioni; • l’aiuto a migliorare la comunicazione in tutti gli ambiti di intervento; • il supporto economico ai progetti delle organizzazioni. I Centri di Servizio vengono finanziati con le risorse economiche loro erogate, per legge, dalle

fondazioni di origine bancaria. Essi devono prevedere nei propri statuti che una quota non inferiore ad un quindicesimo dei propri proventi, venga destinata alla costituzione di fondi speciali presso le regioni, al fine di istituirli. I meccanismi burocratici hanno ad oggi rallentato il flusso dei fondi, dimezzando la disponibilità effettiva.

Il controllo di legittimità sull’impiego delle risorse economiche è affidato ai Comitati di Gestione presenti in ogni regione, previsti e disciplinati dal DM 8 ottobre 1997 e sono costituiti da 15 persone.

Nel 1999 i centri di servizio hanno deciso di costituire un coordinamento nazionale che li rappresentasse. Oggi, è strumento di collaborazione e confronto permanente per le tematiche di impegno dei Centri. Fornisce servizi ai propri associati che permettono di migliorare la qualità del sistema, diffondendo iniziative formative, l’utilizzo dello strumento del bilancio sociale e la carta dei servizi.

12 http://www.fivol.it/cartavalori/

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Centro Servizi per il Volontariato - Distribuzione Abruzzo Centro Servizi per il Volontariato dell’Aquila (L’Aquila) - Coordinamento delle Associazioni di Volontariato della Provincia dell’Aquila Centro Servizi per il Volontariato di Chieti (Chieti) - Associazione Centro Solidarietà Incontro Ascolto e Prima Accoglienza Onlus Centro Servizi per il Volontariato di Pescara (Pescara) - Federazione delle opere non profit – Abruzzo Centro Servizi per il Volontariato di Teramo (Teramo) - Associazione Pro Volontariato ANFFAS Teramo Basilicata Centro Servizi per il Volontariato della Basilicata (Potenza) - CSV BASILICATA Calabria Centro Servizi per il Volontariato di Catanzaro (Catanzaro) - CSV di Catanzaro Centro Servizi per il Volontariato di Cosenza (Rende) - Associazione Volontà Solidale Centro Servizi per il Volontariato di Crotone (Crotone) - Associazione Aurora Centro Servizi per il Volontariato di Reggio Calabria (Reggio Calabria) - C.S.V. dei Due Mari Centro Servizi per il Volontariato di Vibo Valentia (Vibo Valentia) - VIVI Cisvol Campania Centro Servizi per il Volontariato di Avellino (Avellino) - Associazione Irpinia Solidale Onlus Centro Servizi per il Volontariato di Benevento (Benevento) - Cantieri di Gratuità Centro Servizi per il Volontariato di Caserta (Caserta - Loc. S. Benedetto) - Asso. Vo.Ce - Associazione per il Volontariato Casertano Centro Servizi per il Volontariato di Napoli (Napoli) - Associazione CSV Napoli Centro Servizi per il Volontariato di Salerno (Salerno) - Associazione Sodalis CSVS Emilia Romagna Centro Servizi per il Volontariato di Bologna (Bologna) - A.S.Vo. - Associazione per lo Sviluppo del Volontariato – VOLABO Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara (Ferrara) - Associazione CSV Ferrara Centro Servizi per il Volontariato di Forlì - Cesena (Forlì) - ASS.IPRO.V - Associazione Interprovinciale Promozione Volontariato Forlì-Cesena Centro Servizi per il Volontariato di Modena (Modena) - VOLONTARIAMO - Associazione Servizi per il Volontariato Modena Centro Servizi per il Volontariato di Parma (Parma) - Forum Solidarietà Centro Servizi per il Volontariato di Piacenza (Piacenza) - S.V.E.P. Servizio Volontariato Emilia di Piacenza Centro Servizi per il Volontariato di Ravenna (Ravenna) - Associazione PER GLI ALTRI Centro Servizi per il Volontariato di Reggio Emilia (Reggio Emilia) - Associazione Centro Servizi per il Volontariato di Rimini (Rimini) - Associazione Coordinamento del Volontariato della Provincia Riminese – VOLONTARIMINI Friuli Venezia Giulia Centro Servizi per il Volontariato del Friuli Venezia Giulia (Pordenone) - Centro Interprovinciale Servizi Volontariato FVG Lazio Centro Servizi per il Volontariato del Lazio (Roma) - SPES Associazione Promozione e Solidarietà Centro Servizi per il Volontariato del Lazio (Roma) - CESV Liguria Centro Servizi per il Volontariato di Genova (Genova) - CELIVO Centro Servizi al Volontariato Centro Servizi per il Volontariato di Imperia (Imperia) - CE.S.P.IM Centro Servizi per il Volontariato di La Spezia (La Spezia) - CS VIVERE INSIEME LA SPEZIA Centro Servizi per il Volontariato di Savona (Savona) - CESAVO Lombardia Centro Servizi per il Volontariato di Bergamo (Bergamo) - CSV Bottega del Volontariato Centro Servizi per il Volontariato di Brescia (Brescia) - ACSV BS - Associazione Centro Servizi per il Volontariato di Brescia

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Centro Servizi per il Volontariato di Como (Como) - AVC Associazione Volontariato Com’asco Centro Servizi per il Volontariato di Cremona (Cremona) - C.I.S.VOL Centro Informazioni e Servizi per il Volontariato Centro Servizi per il Volontariato di Lecco (Lecco) - SO.LE.VOL - Solidarietà Lecco Volontariato Centro Servizi per il Volontariato di Lodi (Lodi) - Laus Vol Centro Servizi per il Volontariato di Mantova (Mantova) - Centro Servizi Volontariato della Provincia di Mantova – CSVM Centro Servizi per il Volontariato di Milano (Milano) - Associazione CIESSEVI Centro Servizi per il Volontariato di Pavia (Pavia) - CSV Pavia Centro Servizi per il Volontariato di Sondrio (Sondrio) - L.A.VO.P.S. - Libere Associazioni di Volontariato della Provincia di Sondrio Centro Servizi per il Volontariato di Varese (Varese) - CE.S.VO.V Marche Centro Servizi per il Volontariato delle Marche (Ancona) - CSV - A.V.M. Molise Centro Servizi per il Volontariato di Campobasso (Campobasso) - ACESVO ADMO Centro Servizi per il Volontariato di Isernia (Isernia) - CE.S.V.I.P. Centro Servizi per il Volontariato di Larino (Larino) - Il Melograno Piemonte Centro Servizi per il Volontariato di Alessandria (Alessandria) - CSVA Centro Servizi per il Volontariato di Asti (Asti) - Associazione CSV Asti Centro Servizi per il Volontariato di Biella (Biella) - A.CSV Biella Gestore (Biella-Novara-Vercelli) Centro Servizi per il Volontariato di Biella (Biella) - CSV Biella Centro Servizi per il Volontariato di Cuneo (Cuneo) - Associazione per il Volontariato Società Solidale della provincia di Cuneo Centro Servizi per il Volontariato di Novara (Novara) - ACSV Centro Servizi per il Volontariato di Torino (Torino) - V.S.S.P. - Centro Servizi per il Volontariato Sviluppo e Solidarietà in Piemonte Centro Servizi per il Volontariato di Torino (Torino) - Idea Solidale Cesvol Centro Servizi per il Volontariato di Verbano Cusio Ossola (Domodossola) - CSVSS Centro Servizi per il Volontariato di Vercelli (Vercelli) - ACSV Puglia Centro Servizi per il Volontariato di Bari (Bari) - Centro di Servizio al Volontariato San Nicola Centro Servizi per il Volontariato di Brindisi (Brindisi) - Poiesis Centro Servizi per il Volontariato di Foggia (Foggia) - Daunia Centro Servizi per il Volontariato di Foggia (Foggia) - CE.SE.VO.CA - Centro Servizi Volontariato di Capitanata Centro Servizi per il Volontariato di Lecce (Lecce) - Associazione di Promozione Sociale Centro Servizio Volontariato Salento Centro Servizi per il Volontariato di Taranto (Taranto) Sardegna Centro Servizi per il Volontariato della Sardegna (Cagliari) - SARDEGNA SOLIDALE Sicilia Centro Servizi per il Volontariato di Catania (Catania) - Centro per il Servizio per il Volontariato Etneo Centro Servizi per il Volontariato di Messina (Messina) - Ce.S.V. Centro Servizi per il Volontariato di Palermo (Palermo) - Ce.S.Vo.P. Toscana Centro Servizi per il Volontariato della Toscana (Firenze) - CESVOT Trentino Alto Adige Centro Servizi per il Volontariato di Trento (Trento) - Associazione NON PROFIT NETWORK Umbria Centro Servizi per il Volontariato di Perugia (Perugia) - CE.S.VOL Centro Servizi per il Volontariato di Terni (Terni) - CE.S.VOL

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Valle d’Aosta Centro Servizi per il Volontariato della Valle D’Aosta (Aosta) - Coordinamento Solidarietà Valle D’Aosta - CSV-ONLUS Veneto Centro Servizi per il Volontariato di Belluno (Belluno) Centro Servizi per il Volontariato di Padova (Padova) Centro Servizi per il Volontariato di Rovigo (Rovigo) - Associazione Polesine Solidale - CSV Rovigo Centro Servizi per il Volontariato di Treviso (Treviso) Centro Servizi per il Volontariato di Venezia (Mestre) - CSV di Venezia Centro Servizi per il Volontariato di Verona (Verona) - Federazione del Volontariato provinciale Centro Servizi per il Volontariato di Vicenza (Vicenza) 6. Servizio volontario europeo (SVE)

Il servizio volontario europeo (SVE) sostiene i servizi volontari transnazionali dei giovani. Esso aspira a sviluppare la solidarietà e a promuovere la tolleranza fra i giovani, in primo luogo per rafforzare la coesione sociale nell’Unione Europea. Promuove la cittadinanza attiva e migliora la comprensione reciproca fra i giovani.

Gli obiettivi generali saranno raggiunti: − sostenendo la partecipazione dei giovani a diverse forme di attività volontarie sia all’interno

che all’esterno dell’Unione europea; − offrendo ai giovani l’opportunità di esprimere il loro impegno personale con attività di

volontariato a livello europeo ed internazionale; − interessando i giovani alle azioni che stimolano la solidarietà tra i cittadini dell’Unione

europea; − coinvolgendo i giovani volontari, in un paese diverso da quello dove risiedono, in un’attività

non lucrativa e non remunerata a beneficio della collettività. Inoltre il servizio volontario europeo è un servizio di “apprendimento”: attraverso le esperienze

di approfondimento non formale i giovani volontari migliorano e/o acquisiscono competenze a vantaggio del loro sviluppo personale, formativo e professionale nonché della loro integrazione sociale. Gli elementi dell’apprendimento consistono nella definizione comune dei risultati, processi e metodi che si attendono dalla formazione, nella certificazione delle competenze acquisite, nella partecipazione del volontario al ciclo di formazione SVE e nella fornitura costante di supporto basato sui compiti da svolgere nonché di sostegno linguistico e personale, comprese le tecniche di prevenzione e gestione delle crisi. 7. Servizio civile “La legge 6 marzo 2001, n. 64 ha dettato disposizioni relative alla istituzione del Servizio civile nazionale finalizzato a concorrere alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari. L’articolo 1 della predetta legge enuncia gli obiettivi che il servizio civile si propone di perseguire: • favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale; • promuovere la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare

riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona ed all’educazione alla pace fra i popoli;

• partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, con particolare riguardo al settore ambientale, anche sotto l’aspetto dell’agricoltura in zona di montagna, forestale, storico-artistico, culturale e della protezione civile;

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• contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all’estero […]13

“La formazione, intesa come preparazione allo svolgimento del Servizio Civile, ha la finalità di accrescere nei giovani la partecipazione attiva alla vita della società e la consapevolezza sul significato della scelta e dell’esperienza di Servizio civile nazionale.

Aspetto qualificante del Servizio civile nazionale, destinato ad assumere sempre maggiore rilevanza nel futuro è, accanto ad una presa di coscienza nei volontari della dimensione di servizio alla comunità, anche il conseguimento di una specifica professionalità: l’esperienza di Servizio civile deve, cioè, rappresentare un’occasione di apprendimento e di acquisizione di conoscenze specifiche.

Come è noto, infatti, la lettera e) dell’art. 1 della legge 64 del 2001 espressamente prevede quale specifica finalità del Servizio civile nazionale l’aspetto formativo per i giovani.

La formazione dei giovani che hanno scelto di partecipare a progetti di Servizio civile è attuata dagli Enti presso i quali si svolge il servizio stesso. La formazione viene suddivisa in due fasi. La prima (formazione generale) consiste in una presentazione del Servizio civile e dei principi che ne sono alla base, principi che devono accompagnare il ragazzo durante l’intero servizio. La seconda fase (formazione specifica) entra nello specifico degli argomenti trattati dal progetto definendo e fornendo informazioni, metodi e supporti per lo svolgimento delle attività del servizio.

La fase attiva, attuativa del progetto nel corso della quale le nozioni ricevute trovano applicazione, è parte integrante del processo di formazione e costituisce momento di utile verifica ed approfondimento di quanto appreso durante i corsi.

”.

L’intero percorso del servizio è dunque formazione e a tal fine la Circolare 2 febbraio 2006: Norme sull’accreditamento degli enti di servizio civile nazionale, prevede, oltre alla figura del formatore, la figura dell’operatore locale di progetto (OLP) che, inteso come “maestro” dei volontari, costituisce il punto di riferimento del giovane volontario di Servizio civile; il rapporto da “apprendista a maestro”, consentirà al ragazzo di crescere e di acquisire le esperienze necessarie al perseguimento di una professionalità spendibile nel mondo del lavoro”14

Il decreto ministeriale 24 febbraio 2000, n. 49 individua le tipologie di esperienze che danno luogo a crediti formativi in esperienze “acquisite al di fuori della scuola di appartenenza, in ambiti e settori della società civile legati alla formazione della persona ed alla crescita umana, civile e culturale quali quelli relativi, in particolare, alle attività culturali, artistiche e ricreative, alla formazione professionale, al lavoro, all’ambiente, al volontariato, alla solidarietà, alla cooperazione, allo sport”

. “[…] Trattandosi di servizio civile che attualmente coinvolge giovani di 18 e 26 anni, il

riconoscimento del relativo credito trova il suo più ampio e naturale terreno di operatività nell’istruzione e nella formazione post-secondaria; non può peraltro escludersi, soprattutto per i candidati esterni, che anche in sede di esami di stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore possano verificarsi casi di giovani che abbiano maturato esperienze di servizio civile. Le finalità sopraelencate che il medesimo persegue trovano piena corrispondenza nei percorsi formativi dell’istruzione che non sono soltanto intesi all’acquisizione di saperi disciplinari ma anche alla formazione della persona umana, nella globalità delle sue manifestazioni, sulla base dei valori e dei principi di solidarietà civile.

15

La Determina 4/4/2006 della Presidenza del Consiglio individua le “Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile nazionale

.

16

13 Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Circolare 26 aprile 2004 14 http://www.serviziocivile.it/ 15 Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Circolare 26 aprile 2004 16 Presidenza del Consiglio dei Ministri, Determina 4 aprile 2006

”. “[…] La formazione generale dei volontari è un elemento strategico perché il nuovo servizio

civile consolidi la propria identità ed è strumento necessario per:

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- fornire ai giovani gli strumenti per vivere correttamente l’esperienza del servizio civile; - sviluppare all’interno degli Enti la cultura del servizio civile; - assicurare il carattere unitario, nazionale del servizio civile[…]. I volontari sono obbligati a frequentare i corsi di formazione generale e specifica e non possono,

durante lo svolgimento dei predetti corsi, avvalersi di permessi. L’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile erogherà il rimborso previsto per la formazione

generale solo per ogni volontario che avrà partecipato all’intero corso […]. […] Il punto di partenza del percorso formativo del servizio civile non può che discendere

dall’art. 1 della legge 64/01, che assegna come primi due obiettivi al servizio civile il “concorrere… alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari” e il “favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale.” Come è da tempo ormai assunto nella giurisprudenza del nostro Paese, l’adempimento del “sacro dovere di difesa” si realizza anche attraverso “la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato”. Tali comportamenti rientrano anche in quella “difesa civile” alla cui attuazione sono deputate diverse istituzioni. La difesa civile non armata e nonviolenta, infine, che si pone quale alternativa alla difesa militare, si riferisce anche a forme storiche di difesa popolare nonviolenta, realizzatesi in Italia e all’estero, e ha come indirizzo culturale e metodologico la prevenzione e la gestione nonviolenta dei conflitti e delle controversie internazionali.

Occorre pertanto che il percorso formativo prenda le mosse dalla Carta costituzionale, sia perché in essa è tratteggiata la fisionomia della “Patria” che chi sceglie il servizio civile si impegna a difendere, sia perché in essa hanno fondamento lo stesso servizio civile, con l’eredità ricevuta dall’obiezione di coscienza e gli obiettivi ad esso assegnati dal legislatore (artt.2, 3,4,5,9,11 e 52 Carta Costituzionale). Non sembrerà pertanto inutile insistere sul termine “Patria”, così come viene definito dalla Costituzione e successivamente ampliato dalle sentenze della Corte Costituzionale, e che non rinvia solo al concetto di “confine nazionale”, quanto piuttosto all’idea di una comunità di persone che vivono all’interno di tali confini. In questa accezione, pertanto, l’ambiente, il territorio, il patrimonio culturale, storico e artistico, sono parti costitutive della “Patria” e come tali vanno difese. La “Patria” è inoltre rappresentata dall’insieme delle istituzioni democratiche, dal loro ordinamento, nonché dai valori e dai principi costituzionali di solidarietà sociale.

La seconda tappa del percorso formativo è di ordine storico, su due distinti ma convergenti versanti. Da un lato, infatti, è utile ricostruire il percorso di idee, di esperienze e di “fatti” che hanno caratterizzato la storia dell’obiezione di coscienza e del servizio civile degli obiettori, ai quali si deve la maturazione in Italia della consapevolezza che la difesa della Patria non è compito delegato e assolto dalle sole Forze armate, ma che esistono e sono vitali per il Paese e per la sua stessa difesa anche “attività e mezzi non militari”. Dall’altro lato, appare utile ripercorrere l’evoluzione della legislazione e della giurisprudenza costituzionale di questi ultimi anni, per comprendere le modalità con cui la maturazione ideale e concettuale prodotta nella società civile dall’obiezione di coscienza sia stata gradualmente fatta propria dallo Stato, in un percorso che ha rappresentato, attraverso leggi e sentenze, un approfondimento dei contenuti della stessa Carta costituzionale sui temi di nostro interesse.

In questo modo si soddisfa, con coerenza logica e didattica, la richiesta che il servizio civile nazionale non dimentichi l’eredità trasmessa dal servizio civile degli obiettori di coscienza, stabilendo che questa parte “storica” del percorso formativo del servizio civile non costituisce una concessione nostalgica agli enti che hanno avuto in passato esperienze di servizio civile alternativo, bensì rappresenta una componente essenziale da offrire ai volontari per capire gli aspetti più nobili e rilevanti dell’impegno assunto oggi con il servizio civile nazionale. Così facendo, inoltre, si metterà in evidenza come il servizio civile contribuisce alla costruzione della pace attraverso l’utilizzo di strumenti pacifici.

Il terzo passaggio del percorso formativo approfondirà i significati del termine “civile” che si accompagna al termine “servizio”: che cos’ha di particolare, questo servizio, per poter essere definito “civile”? che cosa lo caratterizza? a quale realtà fa riferimento? Sono queste alcune delle

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domande che a questo punto il percorso formativo dovrà affrontare. La risposta ai quesiti porta ad esplorare il concetto di cittadinanza come modo di strutturare, codificando diritti e doveri, l’appartenenza ad una collettività che abita e interagisce su un dato territorio. Della cittadinanza è opportuno approfondire i principi, ma soprattutto le dimensioni pratiche, concrete, storiche, trattandosi di dimensione viva e vitale, e perciò soggetta a interpretazioni, limitazioni o estensioni. Altrettanto utile può essere ricostruire con i volontari le dimensioni collaterali, relative alle dinamiche delle interazioni sociali (es. inclusione/esclusione, centralità/marginalizzazione, etc.), per offrire ai giovani strumenti concettuali che li aiutino a leggersi nel contesto in cui vivono e operano e a leggere gli aspetti “strutturati” del contesto. Sarà molto importante sottolineare altresì il legame di interdipendenza esistente tra le problematiche locali e le dinamiche di dimensione globale e come il contributo di un progetto di servizio civile in Italia possa essere strettamente collegato ad un progetto all’estero e che anche in tal modo si costruisce la pace […].

[…] Per questa via è possibile far crescere nei volontari il senso del servizio civile, inteso come anno di apprendistato alla cittadinanza, speso in un Ente affiancando un operatore locale di progetto, secondo le modalità e i principi definiti nella normativa di accreditamento degli enti e nella Carta etica, che qui è logico approfondire. In questa fase, vi è dunque l’opportunità di approfondire la “letteratura” normativa sul servizio civile nazionale, sui vari attori previsti dal sistema e sui contenuti della Carta etica, nonché sui ruoli e le funzioni attribuite ad ognuno dalla legge e dalle normative derivate, comprese quelle relative all’accreditamento, alla presentazione dei progetti, alla gestione dei volontari.

La penultima parte del percorso formativo riguarda l’Ente accreditato, partendo dalla constatazione che un Ente, per essere riconosciuto idoneo a proporre progetti di servizio civile, deve operare nel campo delle attività e dell’uso dei mezzi non militari che concorrono alla difesa della Patria. Il modulo, pertanto, evidenzierà quali sono gli aspetti fondamentali di questa “attività di difesa” condotta dall’Ente, come si realizzano, come sono vissuti dalle altre figure presenti nell’ente con le quali il volontario si incontra e lavora nel corso dell’anno di servizio civile.

A partire da questo punto sarà utile una presentazione della storia, delle modalità operative, delle specificità dell’ente che ha proposto al giovane il progetto di servizio civile, il suo radicamento nel territorio, il suo ruolo “civile” nei confronti della comunità locale, le relazioni stabilite con altri soggetti attivi sul medesimo territorio, gli utenti finali delle attività, il significato e gli obiettivi “civili” del progetto.

La tappa finale del percorso formativo riguarda più da vicino il volontario in servizio civile, il suo ruolo, la sua funzione, i diritti e i doveri, ma soprattutto le modalità di crescita nel campo dell’esercizio della cittadinanza e della partecipazione responsabile. Occorrerà presentargli le modalità, i luoghi e i tempi attraverso i quali può rendersi partecipe, può attivarsi, essere protagonista e propositivo, nel contesto in cui svolge il servizio; accompagnarlo nell’elaborare la sua esperienza, nel raccontarla per renderla fruibile agli altri, nel valutarla, correggerla, e farla infine apprezzare nella comunità in cui opera, tra i suoi coetanei e nei confronti dei mondi “larghi” che siamo abituati a pensare come “opinione pubblica”; offrendogli strumenti semplici ma efficaci di valorizzazione della sua esperienza, sia dentro che fuori dell’ente in cui opera.

La formazione generale, che, ai sensi dell’art.11 del D. Lgs.vo 77/02 deve avere una durata minima di 30 ore, può essere erogata con l’utilizzo di tre metodologie: 1. la lezione frontale: i/le formatori/formatrici possono avvalersi di esperti della materia trattata

[…]; 2. le dinamiche non formali: la situazione formativa che fa riferimento alle dinamiche di un gruppo

(ed alla sua evoluzione sul piano della autoregolazione della struttura e degli obiettivi) è essenzialmente legata a risultati di facilitazione a che i volontari riescano a percepire e ad utilizzare le risorse interne al gruppo, costituite da ciò che ciascuno, come individuo e come parte di una comunità, porta come sua esperienza, come suo patrimonio culturale, e dalle risorse che l’Ente mette a disposizione dei partecipanti in diversi modi e sotto diversi aspetti. Le tecniche all’uopo utilizzate comprendono, in maniera ampia, la sinottica e il metodo dei casi, il

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T-group e l’esercitazione, i giochi di ruolo e l’outdoor training, e, nel complesso, sia le tecniche di apprendimento che i tipi di esperienze riconducibili alla formazione alle relazioni in gruppo e di gruppo.

3. formazione a distanza: prevede l’utilizzo di un sistema software (una “piattaforma”) che permetta di gestire a distanza vari corsi di formazione, ognuno dei quali è seguito da una o più classi, monitorati da appositi tutor. Ogni piattaforma deve consentire di fruire dei contenuti in maniera flessibile e adattabile al singolo utente, in particolare seguendo il corso anche off-line (cioè senza essere connessi alla rete Internet, con notevole risparmio di costi). La formazione a distanza dovrà prevedere test di auto-valutazione del grado di apprendimento raggiunto, che traccino (registrando e monitorando on-line o off-line) le attività dell’utente. […] Sia per le lezioni frontali che per i moduli tenuti con dinamiche non formali, le aule non

possono superare le 25 unità […]”17

17 idem

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