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PRESENTAZIONE STUDI SOCIALI A partire dal 2005, il CSV Società Solidale ha prestato particolare attenzione al tema della sicurezza stradale, valorizzando il legame che ne è scaturito, anche in provin- cia di Cuneo, con ilVolontariato di educazione civica e sanitaria. La Solidarietà, infatti, s’intreccia con aspetti come la prevenzione del rischio e dipendenze, l’aiuto ai fami- liari delle vittime della strada, la valorizzazione di forme di protagonismo sociale al- ternative all’uso e abuso di sostanze stupefacenti, il soccorso, la promozione della sicurezza. Scoprendo le attività che già stavano portando avanti alcune associazioni e rece- pendo le richieste e le idee di altre,“Società Solidale” ha realizzato il progetto “Prendi la Vita al Volo!” che ha come obiettivo primario la promozione del Volontariato le- gato alla sicurezza stradale, attraverso iniziative, momenti di confronto, pubblicazioni rivolte, in modo particolare, ai giovani. Sulle pagine di questo supplemento si vuole dare spazio a questo progetto e pre- sentare una rassegna di contributi di esperti che sono intervenuti nei vari convegni organizzati su iniziativa di Società Solidale, valorizzare le “buone prassi” e le attività svolte su tutto il territorio della provincia di Cuneo, da esportare al di fuori della no- stra Provincia. Dopo i Progetti delle Organizzazioni diVolontariato, seguono una serie di documenti specifici del settore, pubblicati dall’Istat e dalla Regione Piemonte che hanno approfondito la problematica. Nella speranza che “Studi Sociali” sia un utile strumento di formazione per le OdV e nella consapevolezza che la promozione delle“buone prassi” diVolontariato rappresenti un faro, sia per quanti operano quotidianamente nella solidarietà che per coloro che, magari,vengono a conoscenza dell’universo non profit proprio in seguito ad un evento drammatico come un incidente stradale, auguriamo una piacevole lettura. Giorgio Groppo Presidente CSV Società Solidale 1

Volontariato e sicurezza stradale

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PRESENTAZIONE STUDI SOCIALI

A partire dal 2005, il CSV Società Solidale ha prestato particolare attenzione al temadella sicurezza stradale, valorizzando il legame che ne è scaturito, anche in provin-cia di Cuneo, con ilVolontariato di educazione civica e sanitaria. La Solidarietà, infatti,s’intreccia con aspetti come la prevenzione del rischio e dipendenze, l’aiuto ai fami-liari delle vittime della strada, la valorizzazione di forme di protagonismo sociale al-ternative all’uso e abuso di sostanze stupefacenti, il soccorso, la promozione dellasicurezza.

Scoprendo le attività che già stavano portando avanti alcune associazioni e rece-pendo le richieste e le idee di altre,“Società Solidale” ha realizzato il progetto“Prendila Vita al Volo!” che ha come obiettivo primario la promozione del Volontariato le-gato alla sicurezza stradale, attraverso iniziative,momenti di confronto, pubblicazionirivolte, in modo particolare, ai giovani.

Sulle pagine di questo supplemento si vuole dare spazio a questo progetto e pre-sentare una rassegna di contributi di esperti che sono intervenuti nei vari convegniorganizzati su iniziativa di Società Solidale, valorizzare le “buone prassi” e le attivitàsvolte su tutto il territorio della provincia di Cuneo, da esportare al di fuori della no-stra Provincia.Dopo i Progetti delle Organizzazioni diVolontariato, seguono una seriedi documenti specifici del settore, pubblicati dall’Istat e dalla Regione Piemonte chehanno approfondito la problematica.

Nella speranza che “Studi Sociali” sia un utile strumento di formazione per le OdV enella consapevolezza che la promozione delle“buone prassi” diVolontariato rappresentiun faro, sia per quanti operano quotidianamente nella solidarietà che per coloro che,magari, vengono a conoscenza dell’universo non profit proprio in seguito ad un eventodrammatico come un incidente stradale, auguriamo una piacevole lettura.

Giorgio GroppoPresidente CSV Società Solidale

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PROGETTO“PRENDI LAVITAALVOLO”

CHE COS’E’Il progetto “Prendi laVita al volo” nato tre anni fa con la realizzazione di un opuscoloe di un Cd-ROM interattivo, è un esempio di progetto di rete promosso dal CentroServizi per ilVolontariato “Società Solidale” di Cuneo per favorire ilVolontariato nelcampo della sicurezza stradale e della prevenzione del rischio. Attraverso le inizia-tive e le richieste di diverse Associazioni si è sviluppata una campagna di sensibiliz-zazione della cittadinanza sul tema. Il progetto “Prendi la Vita al Volo” è fruttodella collaborazione di una decina diAssociazioni e di numerosi singoli volontari, che

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hanno contribuito, con idee e con il reperimento di materiale informativo, alla sua rea-lizzazione. Il 28 gennaio 2006 si è svolto un incontro/dibattito con le scuole superioridella Città di Cuneo, leAssociazioni impegnate nella promozione del progetto, il CSV,l’Asl e alcuni ospiti. È stato un ricco momento di scambi e confronti tra ragazzi e per-sone coinvolte a vario titolo nel problema. La speranza è avere “aperto gli occhi”, oavere lanciato un piccolo input e lanciato un messaggio, ai giovani presenti, in temadi sicurezza stradale, divertimento “consapevole” e impegno volontario.Venerdì 16giugno 2006 la Feder.T.A.A.I. (Federazione Titolari Autoscuole e Agenzie d’Italia) hafirmato una convenzione con il Centro Servizi per il Volontariato “Società Solidale”di Cuneo. L’obiettivo è il comune interesse a promuovere una cultura della sicurezzastradale tra i giovani, impegnandosi a consegnare, a tutti gli iscritti alla Scuola Guida,il libretto “Prendi laVita alVolo” e a fare un’ora di lezione sul volontariato grazie alladisponibilità delle associazioni proponenti il progetto. Alla luce di questo accordo ilCSV ha ristampato altre 10mila copie del libretto e del cd interattivo. Il materiale èstato poi distribuito a tutte le autoscuole, che fanno capo alla Feder.T.A.A.I., con lasperanza che si capisca che si può amare a tal punto la vita da impegnarsi per la pro-pria sicurezza al volante e per quella degli altri e magari diventare volontari in unadelle tante Associazioni attive per la sicurezza stradale.

LO SCOPOL’obiettivo principale non è quello di trovare soluzioni immediate, ma di fornire unquadro informativo completo sulle conseguenze che, inevitabilmente, derivano daicomportamenti a rischio, cercando di far capire, soprattutto ai giovani, che i modellivincenti nella società non sono quelli che mettono a rischio la propria vita ma quelliche la impegnano in progetti di solidarietà condivisa.

COME NASCENel 2005 Segnal’etica ONLUS e l’Associazione Famigliari eVittime della Strada chie-dono al CSV di sostenere un progetto di promozione del Volontariato e a favoredella sicurezza stradale.“Società Solidale”, cogliendo l’importanza dell’argomento, decide di diventare parteattiva dell’iniziativa e di favorire il progetto approntando strumenti di crescita dellasolidarietà da mettere a disposizione delle OdV della provincia.

LA PRIMA FASE:UN LIBRETTO E UN CD-ROM INTERATTIVOIl primo passo è stato quello di realizzare un opuscolo informativo: 66 pagine che spa-ziano dagli effetti dell’alcol a quelli dell’ecstasy, dalle informazioni sulle AssociazionidiVolontariato ai siti internet che si occupano di sicurezza stradale.Testimonianze dichi ha perso un parente o un amico, portati via da un incidente, test, strofe di can-zoni e poesie corredano le informazioni utili contenute anche nel cd-rom interattivorealizzato dalle quattroAsl della provincia di Cuneo, con il patrocinio della DirezioneSanitaria Pubblica delle Regione Piemonte.

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LA DIFFUSIONE: PARTE IIl CSV di Cuneo finanzia la stampa di 10mila copie dell’opuscolo e la masterizzazionedi altrettanti cd-rom che vengono consegnati a tutti gli studenti delle IV eV Supe-riori della Granda.

LE CONVENZIONIVenerdì 16 giugno 2006 la Feder.T.A.A.I. (FederazioneTitolari Autoscuole e Agenzied’Italia) firma una convenzione con il Centro Servizi per ilVolontariato “Società So-lidale” di Cuneo. L’obiettivo è il comune interesse a promuovere una cultura della si-curezza stradale tra i giovani, impegnandosi a consegnare, a tutti gli iscritti alla ScuolaGuida, il libretto “Prendi laVita alVolo” e a fare un’ora di lezione sul volontariato.

LA DIFFUSIONE: PARTE IIAlla luce della convenzione stipulata con l’associazione di categoria delle autoscuole,sono state ristampate altre 10mila copie del libretto e del CD interattivo. L’opuscoloè stato distribuito alle autoscuole che fanno capo alla Feder.T.A.A.I. e regalato a tuttigli iscritti alle Scuole Guida e alle associazioni richiedenti.All’inizio del 2007 è poi stata inviata una copia del libretto ai sindaci di tutti i Comunidella provincia, con l’invito a richiederne copie omaggio,da regalare ai giovani, e dandola disponibilità, sia del CSV che delle associazioni coinvolte, ad organizzare interventisulla sicurezza stradale nelle scuole, nelle parrocchie o all’interno d’iniziative pro-grammate.Molte amministrazioni ed associazioni hanno già risposto e le richieste continuanoad arrivare. Si possono richiedere i libretti contattando la sede del CSV Società So-lidale a Cuneo, in via Mazzini 3, telefono 0171-605660, [email protected].

LA FASE IN CORSO:Il progetto “Prendi laVita alVolo” è proseguito con l’allestimento di una mostra iti-nerante, di un video e di un sito internet, realizzati dal CSV “Società Solidale” in col-laborazione con le Organizzazioni di Volontariato partner per promuovere ilVolontariato legato alla prevenzione del rischio e alla sicurezza stradale e diffondere,in particolare tra i giovani, alternative per essere protagonisti nella società. Le inizia-tive sul territorio nascono dalla collaborazione delle Associazioni di volontariato edi numerosi singoli volontari che, nel frattempo, hanno aderito al progetto. Si trattadi: Familupi’s, Assogio onlus, AVIS, Associazione Quartiere Madonna Fiori, GrandaA.M.A.,C.R.I.,A,N.P.A.S.,Associazione Club alcolisti in trattamento e FIDAS.Oltre alleattività di questo gruppo di sodalizi, rientrano nel progetto di promozione del Vo-lontariato per la sicurezza e la prevenzione del rischio, altre iniziative realizzate in col-laborazione con il CSV.Ne sono esempi gli interventi nelle scuole e i progetti portatiavanti nella Granda di cui si troverà cenno più avanti.

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Nel corso del tempo gli OPUSCOLI “Prendi la vita alVolo!” sono stati richiesti alCSV e inviati a:

� Comune di Savigliano� Lions Club di Scarnafigi Piana delVaraita da settembre 2007 a giugno 2008 nellescuole Medie ed elementari di Scarnafigi;� Comune di Ceresole d’Alba� Comune di Govone in collaborazione con la Scuola primaria di secondo gradodi Govone� Scuola Media di Jolanda di Savoia di Ferrara, classe terza� Richieste di persone singole da Milano, Bari, Bergamo, Bologna� Istituto ComprensivoVillafranca Piemonte (To)� Istituto La Marmora di Biella� Comune di Castello di Annone (At) per i neo diciottenni� Croce Azzurra di Ripatransone (Ap)�Asl della provincia di Lodi� Comune di Castel Madama (Rm) per classi terze della scuola secondaria diprimo grado dell’Istituto Comprensivo

Il nuovo Consiglio direttivo di “Società Solidale”, eletto dall’Assemblea del 22 febbraio 2008,ha delegato il neo consigliere Alberto Botta, presidente dell’associazione Segnal’Etica diVer-zuolo, al coordinamento del progetto “Prendi la Vita al Volo!” per la promozione del Volon-tariato di prevenzione del rischio e di valorizzazione della sicurezza stradale in provincia diCuneo. Svolgerà tale mandato per il triennio 2008-2011.Per informazioni: [email protected]

MOSTRA:12 pannelli ideati insieme al CSV, da esperti, volontari e OdV che vo-gliono supportare e stimolare chi organizza percorsi di sicurezza stradale. Fly, il pu-pazzo/marionetta “vissuto”, accompagnerà il lettore/pecora Be a scoprire qualiattività possono portarci al rischio incidente e come l’amore per la vita riesca a li-berarci dalle catene, che ci legano al gruppo/gregge, dandoci l’autonomia necessariaad usare sempre la nostra testa.A fine percorso sta a Fly e Be decidere se tornaread essere marionetta e pecora, e quindi ricominciare il percorso, oppure iniziare acamminare con le loro gambe, andando controcorrente.

VIDEO:5 ragazzi, sportivi, creativi e alternativi, sono i protagonisti di questa storia,incentrata sul volontariato che si muove prima, durante e dopo un incidente stradale.30 minuti di simulazione di una realtà che tanti volontari vivono quotidianamente, in-terpretata grazie all’entusiasmo di tutti i giovani volontari, che hanno partecipato ecollaborato alle riprese, e ai suggerimenti creativi di tante “teste”. Il tutto con una co-lonna sonora d’eccezione, scritta appositamente per il video.

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Il video è stato interamente prodotto e realizzato dal Centro Servizi per ilVolonta-riato “Società Solidale” di Cuneo, in collaborazione con: SEGNAL’ETICA, ASSO-CIAZIONE FAMIGLIARI E VITTIME DELLA STRADA, AVIS, CROCE ROSSAITALIANA, CROCEVERDE-A.N.P.AS., FAMILUPI’S’ ed è inserito in un percorso diprevenzione degli incidenti stradali e di promozione del volontariato che lotta per lasicurezza sulle strade, voluto, oltre che dalleAssociazioni menzionate, anche da: AS-SOGIO, QUARTIERE MADONNA FIORI, FIDAS,ACAT,GRANDAA.M.A.CAST (inordine di apparizione): CRISTINA GIRARDO,ANDREA ENDEMINI, EMILIA MA-RENGO, MICHELE MARENGO, SARA MARENGO,ANDREA FAMÀ (aliasAlessan-dro), RENATOVAROSI, ANNA SCARSO,ANDREAANOLLI, DIEGO GANDINO,MAURIZIO BONGIOANNI, FRANCESCO SIGISMONDI, IVO MANCA,MATTEOGARRO,ALESSANDRO RUATTA,SIMONE ENDEMINI, SABRINA BERARDO e conla partecipazione straordinaria di CARLO MARIANO SARTORIS architteto, scrit-tore, coraggioso testimone e narratore della sua esperienza di vita.Hanno collaborato i volontari di: FAMILUPI’S, SEGNAL’ETICA,A.N.P.AS. (CroceVerde Saluzzo), C.R.I. (Sq. Simulazione Emergenze Savigliano).La sceneggiatura è stata realizzata da:CARLO MARIANO SARTORIS, GIOVANNI MILANO,ALBERTO BOTTA, GIOR-GIA BARILE, ERICA GIRAUDO. La colonna sonora è stata scritta e realizzata ap-positamente per questo video da:MARCO DE BONIS eTEX.La canzone sottofondodell’edizione 2006 di “Life for Flying” è degli ODERC, le immagini di LUCA GRAZ-ZINI. Un ringraziamento a:Gestione Impianti Sportivi di Cuneo,Bar “DolceVita” diVerzuolo, C.R.I. Comitato prov.le e locale di Cuneo, Ospedale Santa Croce e Carledi Cuneo (dottor Guido Cento e personale URP/URE),Comando Polizia municipaleCuneo per la concessione dell’ambientazione delle scene. Un ringraziamento parti-colare a: ALESSANDROTONIETTA per i preziosi consigli artistici e il casting.Regia: ERICA GIRAUDO.

SITO: www.vitaalvolo.it è l’indirizzo del sito che le Associazioni del progetto vor-rebbero diventasse un punto d’incontro, per giovani e adulti, su un fenomeno con nu-meri da capogiro, contro il quale tutti abbiamo interesse a combattere. Il sitowww.vitaalvolo.it è un “bar virtuale” per conversare e approfondire il tema. Per lan-ciare proposte, aderire alle iniziative proposte dal mondo del volontariato o sempli-cemente sapere cosa “bolle in pentola”, basta collegarsi al sito, aggiornatocostantemente da un gruppo di giovani volontari.

GLI SVILUPPI FUTURI:Il Centro Servizi per ilVolontariato e tutte le Associazioni che hanno partecipato alprogetto vogliono ora dare la massima diffusione all’iniziativa, programmando inter-venti nelle scuole, portando la mostra, il video e il sito nei locali della Granda, nei ci-nema, nelle parrocchie e nelle discoteche.

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LIFE FOR FLYING

Segnal’etica onlus, ha sempre considerato la formazione parte essenziale del per-corso sulla sicurezza stradale e ha quindi fin dall’inizio voluto inserire fra i momentiludico sportivi alcuni momenti dedicati ad alcune tematiche inerenti i giovani e la si-curezza stradale, vi diamo di seguito alcuni esempi tratti da appunti, riflessioni e re-lazioni che hanno accompagnato le nostre ricerche in questi anni:

VERZUOLO, 27 MAGGIO 2005Palazzo Drago TAVOLA ROTONDA

« LA PERCEZIONE DEL RISCHIO NEI GIOVANI »ObiettivoL’obiettivo di questo incontro sulla “percezione del rischio ” non è certamente rivoltoall’analisi approfondita di un singolo fenomeno o all’identificazione di una rispostadefinitiva in merito alle motivazioni che possono spingere un giovane ad avere un rap-porto con il rischio e la trasgressione. Si tratta, caso mai, di riflettere su alcuni ele-menti di base che evidenziano come mai, oggi, il rischio sia spesso considerato, dai

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giovani, un mezzo per arrivare a comprendere i propri limiti, nell’ambito della pro-pria esperienza normativa e nel percorso di costruzione della propria identità. In unafase della vita, come quella della giovinezza, in cui si vivono forti tensioni dovute aicambiamenti, alla noia, alla rabbia, alla paura, può accadere che il rischio entri a farparte dell’esperienza quotidiana del giovane, che non è sempre cosciente delle even-tuali conseguenze oppure è convinto di poterle controllare. Giovani ed adolescentiraffigurano, nella società contemporanea, quella fascia di popolazione sempre piùenigmatica e confusa.Da una parte vengono considerati individui inesperti, ingenui e non ancora prontiper affrontare autonomamente la vita adulta. Dall’altra sembrano, però, avere ideechiare in merito al loro vissuto e al modo di crescere. Certamente sono cambiatemolte cose rispetto alle generazioni precedenti e, negli ultimi 50 anni, si è assistitoad una progressiva rivoluzione culturale, che ha favorito la creazione di modelli edu-cativi sicuramente più democratici, che hanno permesso ai giovani di negoziare glischemi proposti, a favore dell’auto-formazione ed auto-affermazione. Il periodo dellagiovinezza rappresenta il terreno più adatto per esprimere questi schemi, per met-tersi in gioco, per definire se stessi, per progettare il futuro e per iniziare il camminoverso la condizione di adulto. Ed è per questo motivo che sorge la necessità di ap-profondire queste dinamiche per capire se, i giovani, i genitori, gli animatori o gli in-segnanti, di fronte alla dimensione del rischio, si sentono potenti o impauriti, trionfantio ansiosi, preparati o disorientati.

Presentazione degli interventi� Alberto Botta - Presidente dell’Associazione “Segnal’etica”. Apertura della Ta-vola Rotonda ed introduzione alla seconda edizione della manifestazione “Life forFlying 2005”.� Dott.ssa Elena Borgnino - Neo-laureata in Scienze Politiche indirizzo Sociale(Tesi su:“Giovani, Rischio,Devianza”).“Definizione del concetto di “rischio” dal sem-plice al complesso.Distinzione tra rischio e pericolo. Significati negativi e positivi delrischio. Specchio delle interviste svolte con giovani saluzzesi in merito alla perce-zione del rischio”.� Dott. Silvio Crudo - Sociologo e Presidente del Consorzio Monviso Solidale.“Tra desiderio e realtà. La faticosa elaborazione del limite nell’esperienza delle gio-vani generazioni”� Dott. Piero Depetris - Psicologo e Psicoterapeuta.“Il piacere del rischio”� Don Bernardino Giordano - Sacerdote. “Normale o normato … quali pro-spettive per i nostri ragazzi”

Vi ringraziamo per la partecipazione con l’augurio di poter contribuire, almeno inparte, a fornire una chiave di lettura significativa e sotto aspetti diversi, del concettodi rischio, altrettanto ambiguo quanto complesso.

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Materiale prodotto dal CSV utilizzato nel lancio della campagna“Prendi laVita alVolo” del 2005/2006

ESSEREGIOVANINONÈSEMPREUNGIOCODARAGAZZI!

Intervento di Alberto BottaPresidente dell’associazione Segnal’Etica

Buona sera a tutti,

ho preso l’impegno con gli invitati, ma anche con me stesso di essere molto breve,massimo 5 minuti e, anche se adesso la prenderò alla larga, vedrete che sarò rapido.Io dovrei iniziare con i ringraziamenti classici ed invece, prima, vorrei spendere dueparole sulle considerazioni che ci hanno portato ad organizzare questa serata nel-l’ambito della già collaudata manifestazione Life for Flying. Quando accadono inci-

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denti e lutti tremendi, siamo sempre rapidi ed istintivamente pronti ad avvicinare i gio-vani, i compagni di classe, i compagni di giochi delle vittime mentre abbiamo sempredifficoltà ad avvicinare i genitori, gli adulti, quasi che il tendere la mano sia una formadi invadenza nel dolore; spesso si finisce così, per pudore, ad abbandonare a se stessiquelli che più avrebbero bisogno del nostro sostegno e della nostra vicinanza.Que-sta serata nasce da queste considerazioni, perché è giusto far divertire i giovani, è giu-sto informare i giovani ma deve essere nostro preciso dovere anche e soprattuttopensare agli adulti, ai genitori, agli insegnanti ed animatori che con i giovani vivono eche possono, con loro, fare opera di prevenzione, l’unica che può, in prospettiva, ve-ramente essere efficace ed incidere sul futuro nostro.

Il mio carissimo amico Ivo Bosio, qui di Verzuolo, buon pittore tra l’altro, mi ha av-viato ad un’abitudine bellissima che con gli anni è diventata per me una cosa quasi do-verosa. Quando visitiamo un bel paese o una bella città che ci è piaciuta, io e lui, ,andiamo sempre nel locale cimitero e lì passiamo qualche minuto, alle volte anchemezz’ora leggendo lapidi e facendo lunghe pause di silenzio durante le quali facciamoi nostri ringraziamenti agli antenati che ci hanno lasciato belle cose da ammirare eda vivere……

Ecco io stasera, qui con voi vorrei innanzitutto ringraziare gli antenati di Verzuolo, inostri nonni e bisnonni perché trovo sia fantastico che aVerzuolo si trovi così spon-tanea solidarietà su di un tema come quello che trattiamo con Life for Flying,ma so-prattutto trovo che sia fantastico che nel comune ci siano delle famiglie, delle personeche quando toccano l’apice del dolore e della sofferenza, quando sono schiacciatedalle prove della vita anziché chiudersi in se stesse, si aprano a pensare agli altri epongano le residue forze nella lotta per fare in modo che il loro dolore sia l’ultimoe si trasformi in luce per gli altri…Questo è amore puro per la vita e per i concitta-dini; sentire i genitori di Fabrizio e Mattia che ci sostengono in questa iniziativa, sen-tirli leggere la preghiera in chiesa, saperli al nostro fianco sempre, avere i famigliari diSilvia Fino che donano un’aula per disabili alla scuole Medie………..queste cose sonodi un’importanza e di un valore inestimabile, sono delle vere perle e rarità nel pa-norama moderno dei rapporti umani.

Se succedono queste cose è perché inVerzuolo, in questo territorio, nei secoli si èformata una solidarietà e una rete di valori condivisi dalla collettività talmente grandeche ci risulta spontaneo ringraziare chi ci ha preceduto e donato, insieme a palazzicome questo che ci ospita, anche cultura umana come quella che ho descritto checi permette di essere ottimisti sul futuro.

Avevamo l’obbiettivo di unire più forze in questo 2° Life for Flying e abbiamo costi-tuito un comitato organizzatore nel quale sono rappresentate Segnal’etica, l’Asso-ciazione Giovani in rete.Vic, il Comune, la Lista Viva Verzuolo, un gruppo di giovaniamici di Fabrizio e Mattia, il comitato festeggiamenti di Falicetto, e, per la parte spor-

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tiva, laA4, la PodisticaValVaraita, la pallavolo Saluzzo e la Junior MAVi per il calcio, tutticoordinati da Balzo e RiccardaArnolfo.Bisogna tenere anche presente che molti pri-vati, enti ed aziende hanno comunque contribuito alla realizzazione della manifesta-zione, senza voler essere nominati direttamente. Avevamo poi l’intenzione dicoinvolgere non solo i giovani delle superiori e così, oltre al quadrangolare di calcioper i piccoli, si sono organizzati dei Laboratori per i ragazzi delle scuole medie, la-boratori resi possibili grazie alla fantasia e volontà dei giovani coordinatori delle Par-rocchie dellaVicaria.

Infine volevamo analizzare cosa è possibile fare concretamente per rieducare noistessi e i nostri giovani al pieno amore per la vita e così ci troviamo qui pronti adascoltare e ringraziare il Dott. Crudo, il Dott. Depetris e Don Bernardino che ci re-lazioneranno su di un argomento delicato ed importante, argomento scelto grazie allasegnalazione della carissima amica Elena Borgnino che sta preparando una tesi su diun argomento correlato e che mi sostituirà tra poco al microfono per spiegare i ter-mini tecnici che saranno la base delle relazioni. C’è ancora una cosa che noi di Se-gnal’Etica vogliamo assolutamente far rilevare: per noi genitori è indispensabileinterrompere la malsana abitudine di rispondere alle esigenze dei nostri figli dietroinvito.

Mi spiego meglio: in questa sala sono sicuro che siamo in moltissimi ad essere infor-matissimi sugli ultimi modelli di autovetture sul mercato, saremo moltissimi espertiin tecniche di registrazione e masterizzazione DVD o CD musicali, saremo molti aconoscere alla perfezione l’uso dei cellulari e le tecniche di invio degli SMS.Ma quanti di noi sanno invece che tipo di Catechismo viene fatto ai loro figli in Par-rocchia, quanti conoscono bene gli ultimi studi sull’obesità giovanile, quanti hanno deirudimenti sul tragico aumento della depressione giovanile? Quanti di noi vanno dalleInsegnanti, spontaneamente a discutere dei programmi o ad informarsi sulle impo-stazioni educative? Quanti fermano l’assessore allo sport o alle politiche giovanili persollecitargli iniziative? Quanti di noi reagiscono solo dietro CONVOCAZIONE alleproblematiche veramente importanti della vita dei nostri figli?Ecco, questo è quanto noi di Segnal’Etica vorremmo risolvere con le nostre iniziative.

La democrazia non si esaurisce con la delega ma si completa con la parteci-pazione, così come l’essere genitore non si esaurisce con l’iscrizione all’ana-grafe di un nuovo figlio ma si risolve con la partecipazione attiva alla sua vita.

A tal riguardo chiudo con una poesia che il grande, grandissimo a mio avviso, Erne-sto Olivero ha scritto già ormai 28 anni fa nel lontano 1977……ma da allora le cosemi sembrano peggiorate non migliorate.

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Riscopriti PadreOra ti lamenti che tuo figlio non ti capisce, non riconosci più tuo figlio.Ma tu che cosa gli hai dato? Migliaia di ore di straordinario nel tuo ufficio,quando era sufficiente il tuo lavoro ordinario;gli hai dato ore di convegni ai quali non era necessaria la tua presenza.Hai coperto tuo figlio di oro, gli ha regalato l’ultimo modello d’auto,la moto alla moda, l’ultima novità….Ma non era questo che tuo figlio voleva da te.Egli voleva un po’del tuo tempo, un po’ d’amicizia;voleva condividere un po’della tua vita e tanta della sua.Voleva un papà amico che, anche quando non sapeva,si mettesse in ricerca insieme a lui. Di un padre funzionario,dirigente, padrone, operaio specializzato, tuo figlio non ha bisogno.

Ernesto Olivero(22 dicembre 1977)

ALCUNIAPPROFONDIMENTI.Com’è possibile affrontare il tema del rischio, così astratto, con i giovani di oggi chesembrano invece molto concreti e che spesso non valutano le conseguenze delleloro azioni finché non “toccano con mano”?

Nella valutazione del rischio occorre tenere presente molte variabili, da quelle psico-sociali, alle variabili legate all’esperienza concreta del singolo, alle variabili ambientali.

Un punto importante, soprattutto dal punto di vista sociale, riguarda proprio la dif-ficoltà a rappresentare la realtà, con i suoi limiti ma anche con i suoi vincoli.

La società occidentale e, nello specifico, quella italiana, ha prodotto oggi un mo-dello di cultura in cui c’è una grandissima difficoltà a mettere in relazione il livello delleaspirazioni con l’esperienza della realtà.

Le generazioni precedenti erano maggiormente consapevoli dell’esistenza della dif-ferenza tra ciò che si desiderava e ciò che si poteva fare nella realtà.Oggi, a maggiorragione gli adolescenti, lo scoglio principale è proprio l’elaborazione dello scartotra aspirazione e realtà.Quando la persona percepisce questo scarto come molto ampio, allora si instauraun senso di frustrazione, fallimento e disadattamento anche a livello psicologico espirituale.

Nella società contemporanea, c’è una spinta fortissima all’innalzamento del livello diaspirazione, in una dimensione di sogno senza confini. Inoltre, c’è una riduzione deglistrumenti che dovrebbero servire per elaborare questo scarto tra sogno e realtà. Ilnodo della questione è che l’”esperienza della realtà” è una dimensione che bisogne-

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rebbe recuperare a fondo, sia tra gli adulti che tra i giovani.Vedere in prima persona ildolore, la morte, la fatica, il sudore non sono cose da allontanare,ma da avvicinare. Larealtà, anche in provincia di Cuneo, è multiproblematica ed è molto complessa e quasinessuno ha la percezione della reale dimensione di questi fenomeni.Tutti noi come comunità, famiglia ed individui (giovani ed adulti) abbiamo bisogno diavvicinarci alla realtà, ma dal basso e forse questo ci potrà riabituare ad elaborarequesta differenza, questo scarto.Risulterebbe utile, quindi, re-immergerci nella realtà, usando un linguaggio concretoe non astratto, e ri-comprenderla a partire dal basso (questo non significa, tuttavia,privarci totalmente del sogno).E’ fondamentale sottolineare anche un’altra questione sostanziale: la generazione digiovani attuale è la prima che non vive e non sperimenta direttamente una condizionedi sviluppo, soprattutto economico ma anche culturale. Le generazioni precedentisono partite dal poco, anzi dal pochissimo ed arrivare ad avere un diploma era unavera conquista.Gli adolescenti di oggi vivono un periodo di “non sviluppo” e di pos-sibile arretramento.

Se come corpo sociale non ci impegniamo a rielaborare lo scarto, dobbiamo prepa-rarci ad un futuro in cui le situazioni di sofferenza si faranno sempre più numerose.L’impatto con queste situazioni sarà doloroso. Non resta altro che semplificare larealtà e riportare i piedi per terra.

Come possono i genitori non avere paura nel trasmettere ai giovani i propri valori chepoi non trovano un riscontro nella società che propone ideali di tipo consumistico?

Possiamo qui introdurre un antico proverbio cinese che dice, sostanzialmente che “iragazzi imparano dalla schiena dei genitori”. Intanto i genitori, inconsapevol-mente, riescono a fare e dare molto con il “non detto”. Il non verbale, spesso, dicedi più del verbale. Un gesto o un atteggiamento rimangono impressi nella mente edè una delle modalità forti per trasmettere valori. Il problema dell’accettare o menoquesti valori dipende dal singolo.

Questo esempio iniziale ci induce a parlare del concetto di “modello” che puòrappresentare un tipo di approccio possibile a questa problematica.E’ in effetti condivisibile l’opinione per cui ci sia una necessità assoluta di modelli vis-suti e di schiene curve.Il modello è quello che incarna ciò che dice e ciò che propone. Essere dei modellisignifica essere delle persone che fanno ciò che dicono di credere.

Qui interviene il discorso sull’adultità: la costruzione dell’identità avviene comunqueper contrasto mai per moto lineare. Questo non vuol dire essere cattivi, ma che gliadulti devono fare gli adulti e devono trasformarsi in un modello facendo ciò che di-cono o ciò che chiedono ai loro figli.

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Il genitore amico può essere considerato un’arma a doppio taglio perché, in questocaso, l’adulto dovrebbe rinunciare alle cose in cui crede per compiacere il giovane (so-prattutto se è vero che c’è uno scarto così grande tra aspirazione e realtà).

Occorre tenere presente che la società contemporanea da molta importanza all’ap-parenza, alla maschera, al denaro, all’immagine.Ciò che tutti possiamo fare è “esserequello che siamo”.Alcuni dati di una recentissima ricerca (ancora non pubblicata) effettuata proprio inprovincia di Cuneo dal Prof.Garelli, che conferma tra l’altro dati provenienti da altrericerche, ci suggerisce apertamente di non cadere nella trappola del “ragionare perstereotipi”.In questa ricerca, infatti, la scala di valori in cui i giovani credono non sono quelli chetutti pensiamo o immaginiamo!Al primo posto c’è la famiglia, al secondo dall’amicizia. Sembra che i valori dei giovaninon siano cambiati rispetto ad un tempo.Forse cambia la modalità di espressione del-l’amicizia o come arrivano a credere nell’amicizia.

C’è probabilmente da distinguere la scorza dalla sostanza. Certamente i ragazzi sonoattratti da internet e dalla play-station ma, ciò premesso, è importante che gli adultidiventino“modelli” nel senso che facciano le cose in cui credono. Forse questo è ciòche manca.Questo sembra essere l’unico antidoto che tutti noi possiamo immettere diretta-mente nel circuito, senza pensare ad una soluzione miracolistica o senza elaborareprevisioni catastrofiste.Fare cose che si vedono, collettivamente, testimoniando le cose in cui si crede, comequesta sera, sono espressioni importantissime e assolutamente non marginali, perdare un segno concreto che la tendenza è già in corso.

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“TRA DESIDERIO E REALTÀ.LA FATICOSA ELABORAZIONE DEL LIMITE

NELL’ESPERIENZA DELLE GIOVANI GENERAZIONI”

Dott. Silvio Crudo(Sociologo e Presidente del consorzio Monviso Solidale)

Intervento tenutosi durante la conferenza del 27 maggio 2005 (Verzuolo - Cn)

Vorrei introdurre alcune considerazioni generali in merito alla questione del rischioe del limite ma, prima, vorrei rispondere ad una domanda che spesso i sociologi sipongono.

Cosa ci resterà di questa serata una volta ritornati a casa?La prima idea che può introdurre un sociologo su un tema di questo tipo è che cidobbiamo rendere conto che la questione giovanile non è una questione isolata.Anzi,è immersa all’interno di un processo di più ampio raggio, caratterizzato da una tra-sformazione in atto della quale non riusciamo ancora a percepire la reale dimen-sione ma che, sicuramente, ci obbligherà a cambiare. La società tra dieci anni nonsarà più come quella che abbiamo conosciuto noi.All’interno di questo cambiamentovi sono alcune situazioni tra le quali la questione giovanile risulta essere quella emer-gente e della quale, credo, non si abbia sufficiente consapevolezza sociale. Il rischio,all’interno della condizione giovanile, è il problema dell’occidente e questo veniva giàdetto negli anni ottanta da importanti sociologi.Oggi ci dobbiamo misurare propriocon questa situazione.Nessuno ha una ricetta risolutiva ma si concretizza sempre di più la necessità di en-trare in questo processo, capire e, come comunità,uscirne diversi.Questa affer-mazione deriva da una convinzione di base: che anche nella nostra realtà provincialeci sono molte emergenze sociali di cui c’è scarsissima consapevolezza. Dopoquesta premessa, mi limito ad alcune considerazioni.

Che cos’è che genera la percezione del rischio?Sono state indicate, nelle diapositive, cause interne al mondo giovanile e causeesterne. La percezione del rischio nasce da due condizioni:- da un lato c’è la percezione dei confini all’interno dei quali ogni individuo si giocala propria esistenza. Il rischio è legato alla percezione di questi confini e tanto più la-bile è la percezione di questi limiti, tanto più alto è il grado di rischio al quale una per-sona si espone, perché si ha meno consapevolezza delle conseguenze delle proprieazioni. Questo si può riassumere nel termine “inconsapevolezza”.- La seconda grande questione che condiziona la percezione del rischio, è il rimandoche le agenzie educative, la famiglia, la parrocchia, la scuola e la cultura diffusa dannorispetto a quelli che sono i comportamenti accettabili e quelli non accettabili.Tantopiù si ha una forte percezione del rischio, tanto più la persona sa auto-limitarsi e ge-

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stirsi all’interno di certi vincoli.Tutto ciò però oggi è in forte crisi e lo è soprattuttola capacità della società stessa di fornire messaggi su quelle che sono le indicazionidi tipo normativo, all’interno delle quali ognuno sviluppa la propria esistenza.

Come mai è in crisi questa percezione del limite dal punto di vista individuale?Primo, perché la condizione all’interno della quale vivono i giovani è molto diversada quella vissuta dagli attuali cinquantenni o quarantenni, ed è una condizione as-solutamente nuova.La realtà all’interno della quale vivono, dal punto di vista culturale, è una realtà chenon ha confini.Si vive in una condizione costante di viaggio, durante il quale le cose cambianorapidamente.Un tempo era molto facile distinguere chi era un giovane e chi era un adulto. La gio-vinezza finiva quando si smetteva di studiare e si iniziava a lavorare.Oggi questi con-fini sono diventati labilissimi e difficili da percepire. Nella condizione di viaggiocontinuo i giovani studiano,poi smettono e iniziano a lavorare, poi ricominciano a stu-diare ecc.In secondo luogo, i giovani di oggi, soprattutto le generazioni tra i 20 e i 30 anni, vi-vono in una situazione di precarietà esistenziale e lavorativa impressionante. Laflessibilità, che è un’esigenza del sistema economico, negli ultimi 10 anni è stata in-terpretata come precarietà.Non si ha più un puntello solido su cui appoggiarsi per garantire il domani, che di-venta sfuggente, e questo porta gli individui a pensare a se stessi in termini indefinitie indefinibili.

Un terzo elemento, che traggo dalle diapositive precedenti, è l’eccesso di offertae la mancanza di riferimenti. Da un lato c’è questo modo di vivere in costanteviaggio, precario, dai confini incerti, in cui tutto è reversibile, in cui si possono faredelle scelte ma si può sempre tornare indietro.Dall’altro c’è questa condizione di vita,all’interno della quale siamo immersi tutti noi e non solo i giovani, che appare quasicome uno spazio senza confini. Sul piano della comunicazione, della conoscenza edell’esperienza il modello con il quale ci possiamo confrontare è quello che troviamoin internet: si entra, si cerca e non si riesce mai a capire dove finisce questo mondovirtuale. I nostri giovani sono proiettati in un mondo all’interno del quale possonopensare alla propria esistenza con un possibilità di illimitata espansione di sé, fino alconsumo di se stessi. C’è un eccedenza di offerta, c’è un’eccedenza di disponibilità esi sa già in anticipo che non potrà mai esaurirsi. L’incertezza di confini e l’eccedenzadi opportunità sono la condizione a partire dalla quale diventa difficile individuare ilimiti e capire ciò che si può o non si può fare, quali sono le cose a rischio e le coseno, al di la di tutte le prediche che vengono fatte in famiglia, in chiesa, a scuola ecc.La difficoltà di auto-limitarsi è legata alla difficoltà di cogliere questi limiti.

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Sull’altro versante, anche la società ed i soggetti educativi (paese, famiglia, scuola, par-rocchia) che sono chiamati a rinviare in modo univoco i segnali formativi, sono ingrande trasformazione.

Un comune di medie-piccole dimensioni, comeVerzuolo, fino a 30 anni fa era una re-altà organica, all’interno della quale il maestro, il parroco ed il sindaco fornivano mes-saggi sostanzialmente affini, secondo una base culturale di riferimento consona edunitaria, al di la di eventuali posizioni o divergenze politiche.Anche aVerzuolo, oggi,la dimensione comunitaria locale è vissuta come una società senza centro, in cui ognipezzo va sostanzialmente per conto proprio, riferendosi ad un modello culturale se-parato.E poi ci sono difficoltà di paese. Il ruolo del comune stesso era quello di controllarei processi mentre oggi, nella migliore delle ipotesi, tende ad adattarsi a spinte di tra-sformazione che provengono dall’esterno.

Prendiamo poi la famiglia. E’ difficile avere dei riferimenti stabili perché la famigliaoggi non è più costituita essenzialmente dal padre e dalla madre che i ragazzi incon-trano arrivando a casa da scuola.Normalmente c’è una grossa incompatibilità di orari unitamente ad una molteplicitàdi modelli famigliari (dalla coppia di fatto, al divorziato e risposato, ai separati ecc.).La famiglia stessa è in grandissima trasformazione e proprio perché ha dei problemial suo interno è difficile che possa rimandare dei messaggi univoci.

La scuola oggi attraversa una fase di evoluzione perenne ma c’è un fatto ancora piùimportante. La conoscenza è fornita in modo marginale e spesso ci sono situazioniparadossali. Nelle elementari sono più bravi gli alunni delle maestre ad usare i com-puter ed internet.

Anche la parrocchia sta cambiando a causa della crisi forte legata alla trasforma-zione del modello di religiosità.

Riassumendo, possiamo concludere, in breve, dicendo che il problema è legato, inparte, ad un modello culturale nel quale è molto difficile recuperare il senso del li-mite ma sul versante della colpa, possiamo dire che la colpa è di nessuno ed è ditutti. Dobbiamo entrare in un processo all’interno del quale il senso stesso del no-stro stare insieme deve essere necessariamente ripensato. Senza questo dobbiamoattenderci un innalzamento progressivo del rischio e la perdita della stessa percezionedel rischio da parte dei giovani.

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LA PERCEZIONE DEL RISCHIO NEI GIOVANINORMALE O NORMATO?

QUALI PROSPETTIVE PER I NOSTRI RAGAZZI?di Don Bernardino Giordano

Intervento durante la conferenza del 27 maggio 2005 (Verzuolo - Cn)

Quanti pensieri e quante analisi si sono fatte e si stanno facendo per comprenderesempre più la realtà giovanile con le sue gioie e certezze ma anche i suoi problemi ele sue sfide. In ogni età, così come in ogni momento della nostra vita, siamo chiamatia compiere delle scelte. Continuamente siamo chiamati a compiere delle scelte pervivere e queste scelte espresse in azioni e atteggiamenti raccontano del nostro vis-suto, la nostra vita.Alla base di ogni scelta vi sono sempre desideri e bisogni da sod-disfare e realizzare per dare compimento e senso al nostro vivere.Guai non avessimodei desideri, perché in fondo non viviamo, non scegliamo.

In ogni scelta che si compie c’è sempre un certo margine di rischio in quanto, si sa,non sempre il desiderio che si vorrebbe vedere realizzato, ha un reale compimento.Il rischio c’è ed è reale.C’è sempre qualcosa che si “intromette” così da non portarea frutto l’opera da noi pensata (per un imprenditore sarà il rischio imprenditoriale,per uno sportivo uno stop dovuto a problemi fisici ….). Ecco allora che la scelta as-sume una doppia caratteristica.

Un conto è fare una scelta verso un fine, una meta da raggiungere, per essere appagatie così esaudire un proprio desiderio. Un conto è scegliere appositamente il rischiocome meta e fine del mio agire. In questo secondo caso non ci sono delle mete, unpiano, un progetto ma un desiderio vale l’altro, perché la prima cosa è rischiare e pro-vare tutto quanto ne consegue. In questo caso si sceglie il rischio come meta, non haimportanza quale sia la forma di desiderio da compiere. E’ vero, anche scegliere il ri-schio è un desiderio ma la domanda che ci poniamo è:“verso quale compimento?”La premessa, nel contesto in cui siamo, è che l’importante è vivere, non rischiare. Evivere significa prendere sul serio la nostra vita, le nostre scelte.Una prima sottolineatura che voglio proporvi è quella di vedere per cosa vivo. Se hopresente per cosa vivo mi è anche chiaro (l’imprevisto è sempre alle porte!) checosa rischio. Il soggetto e il protagonista è la mia vita, sono io, non il rischio che com-pio. Focalizzare l’attenzione solo sul rischio significa non vivere da protagonista ma,se vogliamo, essere schiavo di quel rischio (nel senso che non sono più io a gestirela mia vita, ma è sempre qualcun altro che comanda).In quest’epoca, che possiamo definire tecnologica, sembra che tutta la nostra vita siagià delineata e definita.Anche gli spazi di libertà paiono essere già precisati tanto chele persone hanno pochissima libertà decisionale e, forse, in alcuni casi sono semprealtri decidono al nostro posto. E così con questa mentalità sembriamo assuefatti eabituati a demandare ad altri le proprie decisioni.

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Questo atteggiamento di fatto apre ad una problematica: quanto decidiamo noi nellanostra vita? Chi in realtà sceglie nella mia vita? Chi è padrone della propria vita?

La famiglia delega alla scuola, la scuola delega alla famiglia, la famiglia delega alla par-rocchia e viceversa, e così via. La nostra difficoltà è avere la soddisfazione di poter de-cidere per dare pienezza alla nostra vita e al nostro futuro. La categoria futuro poi,rispetto a tanti anni fa, sembra essere assente, sopratutto tra i giovani.Non sembra esserci quella voglia di costruire il domani,ma prevale la necessità di vi-vere l’immediato, nell’ottica del “tutto e subito”. E intanto mi blocco nel mio presentee non mi decido per vivere. Ecco perché il rischio appare a volte come l’unica miascelta per dire che ci sono, sono presente nel colmare un vuoto che è sempre piùcorrente.Spesso la realtà giovanile e non, senza cadere nella trappola del catastrofismo, pre-senta una grande concentrazione di forze ed energie sulla categoria del presente,sull’immediato, sul provare sensazioni intense tutto e subito, qui e ora.A volte que-sta concentrazione sul presente porta in se un senso di vuoto e di insoddisfazione.Ecco allora che si rielabora il rapporto con il tempo che passa lento e rende insi-gnificanti le giornate, quasi tutto fosse azzerato.Il tempo libero è ormai solo più tempo per stare in qualche luogo nell’attesa di cre-scere ma non è un tempo per “essere” e così si diffonde l’atteggiamento “consumo,mordo e fuggo”.

Ci si concentra sul presente e molto spesso il presente appare molto sfuggente,“vuoto”, impregnato di inerzia, indifferenza, solitudine, silenzio. Nasce l’esigenza, inquesto “vuoto”, di reperire il senso della propria esistenza.Ma spesso i giovani, oggi,preferiscono scappare dal vuoto oppure riempirlo con del banale rumore, frastuono,sballo. Il non saper affrontare ciò può portare ad amare il rischio come senso di vita.Vuoto che significa speranza delusa circa la possibilità di reperire un senso, inerzia aun produttivo darsi da fare, anche là dove regna la sovrabbondanza e l’opulenza, maanche l’indifferenza per i valori, la noia.Tutto affidato ai gesti e non al senso, ad uncorpo che si fa e disfa. Significativo ad esempio che oggi non si parla più di tabù delsesso, come avveniva in passato, ma tabù di innamorarsi, dell’affetto come consegnadella mia vita nelle tue mani, come scoperta di un tu per giocarmi la vita. Questo amio parere è ancor più pericoloso.Il cuore sembra gelato ma all’apparenza tutto bene:dalla scuola al mio stare con il pros-simo. So come cavarmela, a volte anche indossando maschere e apparenze a propriopiacimento ma in realtà sono alibi e il senso non lo trovo.Tutto è razionale e alla finescoppio, tutto diventa insincerità, il cuore non è più in sintonia con il pensiero. In fami-glia (anche quelle dove c’è benessere) non si educa più alle emozioni, a sapere leggereil cuore di ognuno di noi, a piangere e ridere, a dialogare; a volte il terrore dei genitoriè aprire quel coperchio chiamato mondo dei figli, categoria che non si affronta ma li silascia in una loro autonomia, tanto saranno loro a decidere.Ma con che strumenti de-cideranno, quali saranno le loro conseguenze in questa gestione fai da te?

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E allora diciamo siamo fatti così, ci prendiamo per come siamo.Tutto ruota intornoal mio io (da orari a impegni e responsabilità). E di qui, come prima conseguenza, lanon marcata identità (tutto si appiattisce, tutti uguali, la prima valenza è il mercato,tutti copiamo).Scegliere il rischio è scegliere il vivere in questa prospettiva. Dove l’avversione perla prolissità del tempo, per il carattere dell’opera che riempie il tempo ma nonl’anima alimenta quella profonda avversione per il luogo in cui ci si trova e anche peril suo stato di vita (si desidera altro). Rimane sempre sullo sfondo il ricordo del Dioassente; scappando dal presente e abdicando dal volere cerco scampo nell’immagi-nario, nel tutto facile, nel tutto subito.Questo mi consente di fare una riflessione a monte.Occorre prendere sul serio quello che si sta facendo, alzare lo sguardo, avere dei de-sideri grandi per camminare più spediti.Chi non li avesse ecco che si accontenta della propria “vogliuzza diurna e notturna”.Siamo chiamati a “non abbassare i prezzi” o a fare sconti ma a puntare in alto, desi-derare in grande.Perché se io non conosco quale sia il mio desiderio più profondo e serio, quello dacui “dipende la mia vita”, e la mia riuscita, avrò solo desideri vaghi riempiti da quellao questa esperienza di piacere che alla fine non mi rende mai sazio nell’anima ma solosaturo e a volte nauseato.

Scrive il teologoAngelini “Siamo indecisi a proposito di quello che conviene fare nellesingole situazioni perché in realtà non abbiamo ancora deciso se convenga vivere eper che cosa convenga vivere”. L’invito per tutti noi è deciderci. E il primo passo èdecidere di amare se stessi. Il rischiare troppo significa perdere di vista che tutto ciòche faccio e che dico è per cercare la verità di me per essere me stesso. E’ l’esserese stessi è la mia prima fecondità ma lo è anche per coloro che vivono accanto i qualinon chiedono altro di essere così, senza alcuna maschera o imbroglio che sia, perviver nella comunione e nell’amore.

Normale o normato: un interrogativo cui noi tutti siamo chiamati a rispondere. Lasintesi è quella di colui che vuole prendere sul serio la sua vita, che vuole giocarselafino in fondo, grazie a un atto proprio della volontà, grazie a un scegliere e decidereper un qualche cosa che ne valga la pena, un andare alla ricerca di quella pietra pre-ziosa che tutti noi cerchiamo e per la quale siamo disposti a fare grandi cose peraverla e possederla.A noi il coraggio di incominciare, a noi il coraggio insieme di cercarla e definirla!

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NO DRUGSNO FUTURE?????

Relazione degli educatoriTony Battaglino e Valentino Merlocollaboratori dell’associazione Quartiere Madonna dei Fiori di Bra

E’ sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta.Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.

Marcello Marchesi

Prima di cominciare vi chiediamo:La disponibilità a mettersi in gioco come mondo adulto per capire e conoscere il fe-nomeno dell’assunzione di sostanze; quindi:

� Non focalizzare l’attenzione sulla sostanza ma ampliare il punto di vista consi-derando anche il contesto socioculturale che è alla base del consumo;� Ragioniare sul sul fenomeno e non sulle sostanze che cambiano a seconda deitempi, dei costumi, delle leggi e del sentire comune;

Mettersi in gioco significa:�Tentare di sospendere il giudizio di valore sui giovani e sui loro stili di vita (ca-pelli, look,musica,modo di divertirsi….) provando a mettersi nei panni di un con-sumatore.� Considerare tutto ciò che diremo stasera come oggetto di discussione e in di-scussione provare quindi a fare tabula rasa delle nostre convinzioni, pregiudizi eriflettere a partire dal maggior numero possibile di punti di vista.

Il fenomeno“Danziamo la musica techno, che ha l’energia esplosiva della luce e della vita che si generaautonomamente, danziamola perché è tribale e tecnologica allo stesso tempo, perché è ununico flusso ininterrotto che ti trasporta attraverso la notte fino a mattina, danziamola per-ché è espressione di una nuova cultura”

DEATribe - “Mind In”

Proviamo a definire sommariamente cosa intendiamo per droghe….Per droga intendiamo una sostanza che ha fondamentalmente 3 caratteristiche:

1.Altera le percezioni.2. Crea dipendenza/assuefazione.3. Ha effetti collaterali (di solito deleteri).

Allo stesso tempo è necessario sottolineare che:Gli animali fanno uso di sostanze: questo è scientificamente provato.Tutte le popolazioni del mondo hanno una sostanza preferita usata per“uscire dal sé”(www.samorini.net).…ma: sono usate in momenti specifici e significativi dell’anno edella vita. Sono state sperimentate e se ne conoscono rischi ed effetti. Sono assuntecon la presenza di adulti che padroneggiano la sostanza.

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Alcune considerazioni….� Rapporto tra uso culturale e abuso di mercato: il divertimentificio� Cosa consumiamo oggi, i giovani e gli adulti???� Il tentativo di superare il limite: droghe prestazionali, doping,sonniferi e dimagranti!!!

Le caratteristiche del consumo� Polidrugs abusers (la ricerca del divertimento)� Bassa percezione del rischio� Bassa coscienza dello status di consumatore abituale di droga� Il consumo in dimensione sia personale che di gruppo, i riti(iniziazione, travestimento, musica, pendolarismo)� La Socio-compatibilità delle sostanze

Idee chiare su vecchie e nuove droghe. Le sostanze:� Sono vecchie, non nuove droghe (es. l’XTC ha più di 100 anni ma il consumoboom in Europa, si colloca tra 85 e 95);� Sono sempre più sintetiche;� Sono lights (come maionese, coca cola e sigarette)� Inseguono la legalità (prodotti smart shop, energy drinks);

Gli effettiEffetti ricercati e collaterali. L’esempio dell’ecstasy

“Passiamo ora al concetto di Tempo.Per Bergson ci sono due tipi di tempo: il tempo della materia e il tempo della vita.Quello della materia è uguale per tutti, laddove quello della vita cambia da persona a per-sona, e, a volte, anche da momento a momento...Quest’ultimo tipo di tempo Bergson lo chiama “Durata”.Ora, per essere più chiari, la durata non la si può misurare con gli orologi o con i calendari,ma solo con gli stati d’animo.Detto con parole ancora più semplici,non è ilTempo quello che conta,ma il modo in cui lo si vive.”

L. De Crescenzo - “La distrazione”

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EFFETTI RICERCATITempo tra 4 e 6 oreENERGIA(Superamento del limite fisico)

*Aumento della PressioneArteriosa*Aumento delle percezioni esterne* Elevamento del tono dell’umore* Elevata resistenza alla fatica(no fame, sete, sonno)

EFFETTI COLLATERALIdopo 4-6 oreFISICI

* Ipertensione fisica(Denti,Mascelle)*Tachicardia* Perdita diAppetitoAumento dell’aggressività* Problemi dell’umore (depres-sione, irritabilità,ansietà)* Inversione del ritmo sonno-veglia

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La vita in pillole“Non esiste una realtà al di là della mente: la virtualità e la mente sono realtà.”

David Cronenberg

� La nostra società culturalmente ricerca per i suoi problemi una risposta per-lopiù esterna.� L’azione di ingerire una pillola è naturale come camminare.� Se all’esterno esistono soluzioni per i problemi di sonno (sonniferi), aspetto fi-sico (pasticche dimagranti, steroidi) perché non avere una pillola per divertirsi?� Questo aspetto culturale è inconscio e determina una strutturazione psicolo-gica dove la sensazione di felicità viene introdotta attraverso il rapporto con unasostanza invece che con il rapporto con le persone (edonia delle relazioni);� L’estremo, l’accellerazione ed il superamento del limite sono elementi della no-stra società (chirurgia plastica, elastico, etc).

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EFFETTI RICERCATITempo tra 4 e 6 oreEMPATIA(Superamento del limite delle sen-sazioni, dei sentimenti e delle co-municazioni)*Aumento della Comunicazione*Aumento della Fiducia in se stessi*Abbassamento dei freni inibitori*Abbattimento dei confini tra sé eil mondo (armonia - peace andlove)

EFFETTI COLLATERALIdopo 4-6 oreCOGNITIVI

* Difficoltà di concentrazione* Problemi sulle capacità di me-moria

EFFETTI RICERCATITempo tra 4 e 6 oreESPANSIONE(Superamento del limitedella mente)

*Alterata percezione del tempo(Kronos e Kairòs)* Diminuzione del senso di pericolo*Aumento della comunicazioneintrapsichica (capacità di vedere ipropri problemi in una prospettivadiversa)

EFFETTI COLLATERALIdopo 4-6 oreEDONIA

Effetto positivo di rafforzamento,ad ogni nuova assunzione nei con-fronti dell’edonia che conduce aduna assuefazione psicologica,ossiarende impossibile l’accesso ad unostato piacevole senza assunzionedel prodotto

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ConclusioniTutto ciò che hai immaginato un giorno ti guarirà.”

Stefano Benni -“Elianto”

“Perché siamo cosi preoccupati dell’Ecstasy?Siamo preoccupati dell’Ecstasy non per i rischi e pericoli, ma perché ci troviamo di frontead un nuovo tipo di consumatore di droga.Non è il tossicomane, l’eroinomane facilmente riconoscibile, che appartiene agli strati socialipiù bassi o al ghetto urbano.Il tossicomane che è messo nei programmi di metadone e basta.No, sono i nostri figli e figlie: è la classe media!Questa è la minaccia reale. Ecco perché i servizi sono spaventati e non sanno cosa fare.Gli è stato insegnato di trattare i tossicodipendenti non le persone “normali” ed i consuma-tori di Ecstasy sono persone come noi.”

Erik Fromberg

Come intervenire????????Due domande di fondo:

1. No drugs no future???? Droghe come prescrizione e richiesta sociale2. Promuovere un uso critico e consapevole?????

Nella pratica….� Con i giovani è imprescindibile il lavoro sulla relazione� Servono interventi che vadano in 4 direzioni:� La lotta al narcotraffico� La prevenzione� La cura� La riduzione del danno� Leggi adeguate a un fenomeno in continuomutamento: rapporto tra approcci tecnici e approcci ideologici.� Gli Adulti che “ci giocano”

“Bisogna giocare per capire perchè si sta giocando”Allegra Geller dal film “eXistenZ” di David Cronenberg

Sai cosa mi piacerebbe fare? Se potessi fare quell’accidenti che mi gira, voglio dire [...] miimmagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell’immenso campo disegale eccetera eccetera.Migliaia di ragazzini, e intorno non c’è nessun altro, nessun grande,voglio dire, soltanto io. E sto in piedi sull’orlo di un dirupo pazzesco. E non devo far altro cheprendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senzaguardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei farealtro tutto il giorno. Sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è unapazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia…”

Salinger - Il giovane Holden

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Intervento: Dott. Pier Giuseppe Depetris(Psicologo Psicoterapeuta)

Per affrontare il tema del rischio è stato scelto un argomento particolare, quellodella velocità automobilistica. Per cercare di capire il significato di questo tipo di ri-schio, utilizzeremo 2 tipi di analisi: - i livelli della personalità individuale e una me-todologia di ricerca affermata e utilizzata da anni in psicologia sociale, che si basa sulconcetto di “rappresentazione sociale”.L’idea di rappresentazione sociale è stata elaborata per la prima volta da Serge Mo-scovici (1961).LA RAPPRESENTAZIONE SOCIALE è un processo di appropriazione ed elabora-zione della realtà e le sue dimensioni sono sia individuali che collettive. Studiare lerappresentazioni sociali è una forma di conoscenza degli universi consensuali dellaquotidianità. Le rappresentazioni sociali sono un insieme organizzato di informazioni,attitudini, credenze e valori in rapporto ad un oggetto dato, sono insomma “visionifunzionali del mondo”,modi di rappresentare la realtà per interpretare, ad esempio,il rischio o qualsiasi altra situazione ( per es. la salute o la malattia ).Le rappresentazioni sociali permettono dunque all’individuo e al gruppo di dare unsenso ai loro comportamenti, di comprendere la realtà e di adattarsi, definendo laloro posizione. La rappresentazione sociale serve ad agire sul mondo e sugli altri edè una forme di pensiero sociale usata per comunicare, comprendere e dominarel’ambiente sociale, materiale ed intellettuale.Ci possono essere quindi più rappresentazioni di uno stesso oggetto e le differenzedipendono dal gruppo e dalle persone che le hanno prodotte, dai loro valori socialie culturali.

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J.C.Abric negli anni 70 riesce a delineare e definire la “struttura” delle rappresenta-zioni sociali, formata da un sistema centrale o nucleo e da un sistema perife-rico, con funzioni specifiche e ben differenziate. Il nucleo centrale è piuttosto stabilenel tempo, è composto normalmente da pochi elementi essenziali ( normalmentevalori socialmente condivisi ) ed è resistente ai cambiamenti e quindi in grado dimantenere e difendere tutta la struttura. La periferia, che è maggiormente flessibiledel nucleo, è governata dal nucleo stesso e svolge un ruolo essenziale nella dinamicadi scambio delle rappresentazioni sociali.Tuttavia, come già detto prima, occorre te-nere presente che il sistema periferico è sottoposto alla pressione dei fattori esternie può adattarsi e modificarsi. E’ proprio qui la questione: se il nucleo centrale è forte,allora non verrà scalfito dagli attacchi esterni (ambiente e contesto socio-culturale),altrimenti come è stato studiato e confermato al cambiamento di un solo elementodel nucleo corrisponde una trasformazione dell’intera rappresentazione sociale.

� Passando ad analizzare sinteticamente la personalità di ognuno possiamo direche questa è composta da vari livelli : 1- il livello più esterno ad ognuno di noi,macon cui ognuno deve, in ogni caso, fare i conti : l’ambiente e il contesto socio-cul-turale, 2- il livello personale, esterno, periferico e visibile: i comportamenti ed at-teggiamenti di ognuno di noi, 3- il livello interno: strategie e capacità, credenze evalori e l’identità .� Nel livello interno la parte, a sua volta, più interna è l’identità (ciò che siamo),affiancata dalle credenze e i valori profondi e personali.� Questa zona interna di ognuno di noi è la zona che va protetta, rispettata e con-siderata maggiormente.Attraverso i comportamenti esterni e gli atteggiamenti viene a crearsi una ma-schera sociale flessibile e mutevole che permette all’individuo di adattarsi di voltain volta alla realtà del momento, proteggendo in questo modo la sua identità.

Conoscere e considerare in modo adeguato i livelli della personalità è impor-tante sai nell’analisi che nella soluzione dei problemi e possiamo considerare il ri-schio alla guida come un vero problema, in particolare per una certa fascia di età.

Dunque sia i livelli della personalità che le rappresentazioni sociali influiscono sulmodo di vedere, valutare e vivere il rischio.Vediamo come tutto ciò si possa riflettere sulla rappresentazione sociale della velo-cità automobilistica.Attraverso l’analisi delle rappresentazioni sociali (questo esem-pio si riferisce ad uno studio, molto recente: 2005 ), effettuato tra gli automobilistifrancesi che sperimentavano volontariamente l’introduzione sulle loro vetture dei li-mitatori di velocità automatici ( cioè, l’auto riduce la velocità in base a dei segnali in-viati lungo la strada da appositi trasmettitori), possiamo sottolineare e far emergeredelle grandi differenze, nei 2 gruppi esaminati, nel modo di considerare, vedere e

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agire rispetto alla velo-cità automobilistica.

Osservando i 2 nucleicentrali dell’illustra-zione seguente si puòcapire come le per-sone si possano porredi fronte alla velocità.

La prima rappresenta-zione ci presenta la ve-locità percepita evissuta come un peri-colo e legata all’impru-

denza. La maggioranza delle persone che hanno introdotto questa valutazionenegativa della velocità sono donne. La seconda rappresentazione è invece riferita alla

velocità come peri-colo, ma un pericoloche procura sensazionidi piacere e libertà. Inquesto caso l’interpre-tazione è stata fornita,per la maggioranza, dauomini.

Quindi, abbiamo 2 rap-presentazioni socialicompletamente di-verse: la prima rappre-sentazione è negativae mette in relazione lavelocità con il pericoloe l’imprudenza. La se-conda mette in rela-

zione la velocità con il pericolo che procura, a sua volta, sensazioni di piacere e dilibertà.Gli uomini, come abbiamo visto, hanno una rappresentazione della velocità positivae legata al piacere e alla libertà. Il 45% dei maschi dai 18 ai 24 anni condividono que-sta rappresentazione sociale.Nella fascia di età seguente, dai 25 ai 34 anni, il 37% deimaschi hanno confermato, a loro volta, questa interpretazione.Inoltre, negli uomini, più aumenta l’età più diminuisce la valutazione positiva della ve-locità.

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Vediamo ora, nel disegno seguente, quali sono le variabili che possono influenzare piùdirettamente i giovani nell’ambito della guida in stato di ebbrezza:

Commentando brevemente alcune variabili che intervengono nella percezione del ri-schio, possiamo dire che:- sulla capacità percepita alla guida con tasso alcolico oltre i limiti : più il ragazzo sisente sicuro delle proprie abilità, più rischierà nella guida del veicolo e viceversa.- sull’esperienza diretta dell’incidente: più il giovane ha avuto esperienza diretta di in-cidente più sarà prudente.- sull’esperienza indiretta dell’incidente : più il giovane ha avuto esperienza indirettadi incidenti, cioè più è stato coinvolto indirettamente o informato da altri su incidenti,più sarà prudente.- sulla valutazione dell’alcool come causa dell’incidente: più il giovane acquista con-sapevolezza che l’alcol può causare un incidente, più sarà prudente e viceversa.

_______ * * *_______Il problema di ricercare una soluzione è importantissimo, soprattutto perché primaoccorre decidere se vogliamo trovare una soluzione soltanto a livello esterno,diapparenza oppure se vogliamo scendere in profondità non sarà sufficiente va-lutare il fatto che la tendenza generale alla velocità è più accentuata negli uomini chenelle donne.

Riguardo alle rappre-sentazioni sociali dob-biamo sicuramentericordare che com-prendono in sé, comeelementi del nucleodei valori socialmentecondivisi che si pos-sono individuare, stu-diando e analizzando lastruttura della rappre-sentazione sociale inoggetto e se vieneconsiderato indispen-sabile, trovare dellestrategie per creare un

cambiamento delle stesse, modificando un elemento del nucleo centrale.

Sarà infine necessario prendere seriamente in considerazione tutte le variabili individualie sociali e studiare e progettare appropriati ed efficaci interventi in gruppo e individuali (come d’altronde è già stato fatto in alcuni stati europei, con buoni risultati ) per ridurre ilrischio della guida, in particolare sotto l’effetto di alcolici o stupefacenti.

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Intervento della Dott.ssa Elena Borgnino

“ L’argomento della “tavola rotonda” che si è svolta in apertura della manifestazioneLife for Flying riguardava la percezione del rischio.L’obiettivo di questa introduzione è stato quello di cercare di chiarire il significato deltermine “rischio”, in un percorso dal semplice al complesso, tramite l’utilizzo di al-

cune diapositive illu-strate.Sarebbe utile leggerequeste pagine senzaalcun pregiudizio, so-prattutto nei confrontidei ragazzi e senza ac-costare meccanica-mente il concetto dirischio al “pianeta gio-vani”.Certo è che in questasede verranno eviden-ziati i significati del ri-schio che riguardanomaggiormente i gio-vani, ma ciò non signi-

fica che esista un rapporto esclusivo tra giovani e rischio.Il rischio è un qualcosa che riguarda tutti, bambini, ragazzi, adulti ed anziani.”

La definizione che il dizionario della lingua italiana ci fornisce, evidenzia in particolarmodo la connotazione negativa del termine rischio, identificandolo principal-mente come “danno, perdita e pericolo”.Inoltre, in questo modo, gli elementi “rischio” e “pericolo” vengono posti sotto unaluce uniforme che rende questi due termini sinonimi tra loro.In realtà,“rischio” e “pericolo” non sono così intercambiabili, al contrario sono con-cetti complessi che possono assumere significati multiformi. E’ necessario quindi ab-bandonare questa visione limitativa e superficiale ed approfondire meglio lasituazione, distinguendo il “rischio come pericolo al quale ci si espone” dal “pericoloin cui ci si può imbattere”.

In effetti, esiste una diversità fondamentale tra i concetti di rischio e pericolo: da unaparte è vero che entrambi procurano un danno, ma è altrettanto vero che il danno èla conseguenza di fattori molto diversi tra loro. Quindi, se il danno viene visto comeconseguenza di una decisione ed attribuito ad essa, possiamo parlare di rischio, seil danno è dovuto a cause esterne o ambientali allora si parla di pericolo.Il rischio coinvolge quindi un processo decisionale personale, una scelta che

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non sempre è piena-mente consapevole.Infatti, soprattutto trai giovani, possono in-tervenire alcune tec-niche di protezioneed auto-efficaciache sono in grado diinfluenzare la perce-zione del livello di ri-schio e questetecniche si riferisconoa tre aree principali:

�AREA COGNITIVA: la tendenza, cioè, a non pensare ai rischi e pericoli che sicorreranno.Questo atteggiamento si traduce in una sorta di “ottimismo ingiusti-ficato” che porta l’individuo, a maggior ragione se giovane, a sopravvalutare leproprie abilità, sentirsi forte, invincibile e sottovalutare la situazione, l’ambiente edi pericoli oggettivi.� AREA EMOTIVA: l’esigenza di provare forti sensazioni ed emozioni che puòspingere l’individuo a sperimentare i propri limiti.� AREA RELAZIONALE: la necessità di essere accettati e considerati positiva-mente dal gruppo dei pari.Ciò favorisce un atteggiamento positivo nell’accettare“la sfida” per dimostrare la propria bravura di fronte agli amici.

Il rischio può, quindi, assumere un significato piuttosto ambiguo” ed è proprio all’in-terno del “pianeta giovani” che può si può vestire, talvolta, di una connotazionepositiva perché finalizzato appunto alla sperimentazione dei propri limiti, alla di-mostrazione delle proprie abilità di fronte agli altri, all’esigenza di provare nuove sen-sazioni ecc. ecc.

Proviamo ora ad aumentare ancora il livello di complessità associando il rischio adue dimensioni in cui tutti noi viviamo: la dimensione sociale e quella individuale.

In ciascuna di queste categorie, sono inseriti numerosi fattori che possono influenzare, aloro volta, la valutazione del livello di rischio e l’interpretazione del limite,al di la del qualenon si riescono a percepire adeguatamente le conseguenze di un’azione rischiosa.

All’interno della dimensione “individuale” intervengono i processi decisionali indivi-duali (le scelte di ognuno),ma anche la personalità del singolo (se individualista o in-fluenzabile dal gruppo), il vissuto del giovane (l’esperienza personale) e leconseguenze eventualmente subite in seguito all’esposizione ad un rischio (oppuresubite da amici o conoscenti).Nell’ambito della dimensione “sociale”, possono intervenire altri fattori che, a loro

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volta, hanno una certa influenza sulla valutazione del livello di rischio (il gruppo deipari, la famiglia, i preconcetti sociali, le istituzioni ed organismi di controllo, i massmedia, ecc.).

L’interazione tra questi fattori trasformadi rischio in un elemento dai significati sfaccettati,comedimostrano,ad esempio,le seguenti dicotomie (rischio calcolato e non calcolato - rischio attivoe passivo - rischio gratuito e finalizzato).Inoltre, come già accennato, è proprio nel periodo della giovinezza (intesa come la-boratorio proprio perché definisce una fase in cui l’individuo ricerca la propria iden-tità, anche tramite la sperimentazione), che il rischio può assumere ancheconnotazioni positive (sfida, avventura, trasgressione, eccitazione ecc.).

L’ultima diapositivapuò essere conside-rata la “parola dei gio-vani” proveniente dainterviste svolte conragazzi saluzzesi sultema della percezionedel rischio1.Le interviste sonostate piuttosto ampieed i protagonisti2

hanno saputo espri-mere in modo moltoprofondo il proprioapproccio con il ri-

schio, anche tramite il racconto di esperienze vissute in prima persona.I giovani stessi hanno evidenziato aspetti e significati sfaccettati del rischio e, di se-guito, si potranno leggere alcuni estratti significativi delle interviste stesse.

__________________1 Interviste effettuate nel periodofebbraio-marzo 2005 in relazioneallo svolgimento della tesi di laurea“Giovani, rischio, devianza” - Uni-versità diTorino - Facoltà di ScienzePolitiche. Relatore: Prof. Prina.2 Chiara, Lorenzo, Nicola, Alberto,Roberto,Davide,Barbara,Mauro, Ja-copo, Elisa, Silvia, Loredana, Fabio,Emanuele, Mattia,Alberto, Luca.

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E’ stato chiesto agli intervistati il perché la giovinezza è considerata, oggi, unperiodo della vita a rischio.

I ragazzi hanno evidenziato due tipologie di cause.

a) “interne” almondo giovanile, valea dire caratteristicheproprie dei giovaniquali:- l’inconsapevolezza(“non hai paura fino ache non ti fai male”);- l’incoscienza (“ti spingia fare cose che magarinon è bello fare,ma vuoivedere fino a che puntovuoi arrivare … alla ri-cerca di un punto diconfine”);

- l’inesperienza (“fare scelte sbagliate sull’onda dell’entusiasmo… uno rischia di pren-dere delle belle cantonate”,“il rischio è l’esperienza … perché nella giovinezza tu faile esperienze … hai la possibilità di sbagliare … capisci cosa non devi più rifare”);- l’immaturità (“noi giovani siamo influenzabili da quello che tira, che va più di moda”).

b)“esterne” al mondo giovanile individuate principalmente nelle seguenti definizioni:- Eccesso di offerta (“il mondo sta cambiando e ci sono un sacco di rischi che una

volta non c’erano”, “ci sonotroppe cose … macchine ve-loci … soldi … discoteche,droghe, rischi di malattie …tutti davanti al computer ealla tecnologia e non sannocos’è veramente vivere”);- Società adulta come insultoai giovani (“… se mi guardointorno non credo in nientedi quello che è adulto, perchémi sembra tutto così stupidoe artefatto”. Una ragazza di16 anni ha riferito: “ci sonotroppi aspetti … del mondofuori, che sono pericolosi per

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il mondo giovanile … come la storia del quarantenne che ci provava con me”);- Mancanza di riferimenti: (… il giovane è a rischio perché non ha niente in cui cre-dere… non abbiamo nessun tipo di guida);- Ignoranza procurata dai mass media: (“puntano a lasciare i giovani ignoranti … letelevisioni danno Costantino … e non un minimo di conoscenza della realtà intorno… dare maggiore consapevolezza alle persone vuol dire dare anche maggiori stru-menti intellettuali e capacità critica”).

2) E’ stato poi sottoposta la domanda “a che cosa associ il concetto di rischio?”I ragazzi hanno messo in evidenza l’esistenza di una doppia dimensione del rischio,sia positiva che negativa.

Nell’ambito della visione in positivo, i giovani hanno ammesso di essere sedotti daalcuni aspetti del rischio:- Il rischio come evasione e fonte di emozione è una sensazione che attrae terribil-mente i giovani, soprattutto le ragazze, certamente anche causa del modello educa-tivo più rigido a cui sono sottoposte, godendo, ad esempio, di minore libertà rispettoai loro coetanei maschi (“il rischio ti permette di vivere intensamente e quindi biso-gna mettersi in gioco”;“con uno slittino … ci siamo lanciati giù a una velocità folle… eravamo tutti al settimo cielo… un mio compagno si è raschiato tutta la faccia”);- Il rischio come adrenalina e fatalismo (“l’adrenalina che ti da energie incredibili ele fatalità succedono … se deve capitare, pazienza);- Il rischio come avventura, dettato dalla curiosità di fare nuove esperienze (“a Miamiandavo in giro nei quartieri più malfamati, in piena notte, in metropolitana. Era bel-lissimo, vivi l’america, i quartieri neri”);- Il rischio come puro divertimento e gioco (“uscire dal bar senza pagare”;“provarel’eroina …per ignoranza, per gioco … per trovare le emozioni che magari in quel pe-riodo non avevo … ma non era il mio posto, non era la mia vita … certo ero ribelle… ma mi piacciono le emozioni in quanto vita.… le emozioni poi non le provavo più.Magari le ho provate subito … ma non le ho trovate.Niente. Dopo l’incidente stra-dale ho cambiato la mia vita, mi sono curata”).

Il rischio percepito come elemento negativo è stato, invece,collegato ad alcuni fattori quali:

- L’ignoto che crea angoscia (“uscire dallo schema mentale che uno si è fatto … av-venturarsi su strade sconosciute … l’ignoto … mi fanno paura le situazioni nuove”;“andare oltre quello che sono le mie capacità o conoscenze”,“superare un limite …non sai bene come affrontare la situazione”);- La paura delle conseguenze irreversibili (“fare qualcosa di irrimediabilmente disa-stroso … è una condizione precaria … e ho paura di non poter tornare indietro”,“mi fa sentire male … si può ripercuotere su di me con effetti magari anche irre-versibili”);- La paura di fallire (che può “turbare la tua normalità”);

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- Lamorte (il rischio si puòmettere con tante cose… io lo posso associare anche allamorte”).Sempre in riferimento alla morte come estrema conseguenza del rischio, è utile ci-tare, a conclusione, alcune frasi che provengono direttamente dagli intervistati e chehanno un collegamento diretto con gli incidenti stradali, del sabato sera.Una ragazzaha riferito: “sono morti in due e quello che guidava no, …anche lì è una questioneingiusta. Il destino ha voluto così … oggettivamente dici che se la sono cercata …come amica, sono stata male e ho pensato che non aveva senso. E’ un dolore”.

Un giovane ha affermato: “può capitare a tutti … si dice: poveretto, basta. L’hai fattoanche te, un sacco di volte”.“Si pensa sempre: quelle cose a me non succedono”.

Infine, il parere di due diciassettenni che definiscono il sabato sera come “la seratadei giovani … a tutti piace andare a divertirsi, ma a diciotto anni si sale in macchina

e si va a casa, si fanno le cosecosì … perché hai la testa sulcollo, ma non è mai inserito ilcervello”. Consiglio, qui di se-guito, alcuni libri che affron-tano le tematiche del rischio inuna chiave semplice e mo-derna, da leggere per capire edacquisire un po’ di consapevo-lezza su alcuni fenomeni che avolte sembra lontani,ma in re-altà ci riguardano quotidiana-mente.

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CONVENZIONETRA IL CSV“SOCIETA’ SOLIDALEE LA FEDERTAAI

Giorgio Groppo Presidente di “Società Solidale” Centro Servizi per ilVolontariato eSergio Cozza vice Segretario Federtaai - FederazioneTitolari Autoscuole eAgenzied’Italia per Liguria-Piemonte e Valle d’Aosta, nonché Segretario Provinciale hannosottoscritto una convenzione.Obiettivo del documento è il comune interesse a pro-muovere una cultura della sicurezza stradale tra i giovani, in grado di sviluppare laconsapevolezza dei rischi per la propria salute con l’assunzione di alcol, ecstasy iquali, uniti alla forte velocità, sono la causa primaria degli incidenti stradali. Una delleattività istituzionali del Centro Servizi Società Solidale è proprio promuovere la cre-scita della cultura della solidarietà. Per adempiere a tale finalità, il CSV ha attivatoagli inizi del 2006 il progetto “Prendi la vita al volo!”, in collaborazione con le as-sociazioni di volontariato “Segnal’etica” e “AssociazioneVittime della Strada” che giàda tempo operano per creare nei giovani la consapevolezza dell’importanza dellavita.Da questa collaborazione è scaturita una pubblicazione corredata da un CD che,grazie alla Convenzione tra CSV Società Solidale e Federtaai, verrà distribuita ai gio-vani che si iscrivono a Scuola Guida.La Confederazione Federtaai unisce circa 3000 autoscuole e agenzie di pratiche autoed è riconosciuta dal Ministero deiTrasporti quale Associazione maggiormente rap-presentativa a livello nazionale.Tra gli obiettivi c’è la collaborazione con le istituzionie i soggetti che offrono servizi per sensibilizzare sulla sicurezza stradale e sulle con-seguenze dell’assunzione di alcol, droghe e farmaci in relazione alla guida. In Provin-cia sono 18 le scuole guida aderenti disseminate su tutto il territorio della Granda.È ai ragazzi iscritti che è consegnato l’opuscolo “Prendi la vita al volo”, nell’ambitodella lezione teorica dedicata ai rischi di alcol e droghe per la guida. I giovani po-tranno sperimentare, col CD allegato, quanto appreso a scuola guida e, tra l’altro,calcolare la visuale nell’autovettura a seconda della velocità.“È per noi la continuazione di un progetto che portiamo avanti molto volentieri, ini-ziato nel 2002 con il corso di formazione della Regione Piemonte, - ha dichiarato Ser-gio Cozza della Federtaai - nella convinzione che sia utile perché, purtroppo, troppiincidenti sono causati da uso di alcol e droghe”. La convenzione con il CSV segneràl’inizio di un rapporto “che durerà nel tempo” ha sottolineato ancora Cozza.

Afferma Giorgio Groppo, Presidente del CSV Società Solidale, “L’intento non èsolo quello di mettere in guardia i giovani dai pericoli dell’alcol per una guida sicura,ma quello di creare in loro la consapevolezza di non rischiare la propria vita comeun gioco, perché non è la velocità e il bullismo che fanno diventare importanti le per-sone di fronte alla gente, ma il dedicare la propria vita per un progetto importanteche la qualifichi, sia nel lavoro, sia in gesti di Solidarietà a favore dei bisognosi, comel’impegno nel volontariato”.

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ILTESTO DELLA CONVENZIONEPremesso che:- è interesse comune promuovere nelle nuove generazioni una cultura della sicurezza stradale capace digenerare comportamenti sempre più consapevoli,adeguati e responsabili;- il Centro Servizi per ilVolontariato,nell’ambito delle proprie attività istituzionali di crescita della culturadella solidarietà e della promozione di nuove iniziative del volontariato,ha attivato per l’anno 2006 unacampagnamirata all’educazione ed alla sicurezza stradale rivolta ai giovani della provincia di Cuneo daltitolo“Prendi la vita al volo”;- la campagna informativa è stata realizzata in collaborazione con le associazioni di volontariato che ope-rano con e per i giovani,e leAsl,mediante la realizzazione e la diffusione di appositomateriale stampatoemultimediale avente comecontenuti l’educazionealla guida sicuraper prevenire gli incidenti stradali do-vuti all’uso di alcol e sostanze stupefacenti;- le scuole guida aderenti alla CONFEDERTAAI sono individuate come un ulteriore e importante attoredi sensibilizzazione riguardo alle problematiche inerenti l’uso dell’alcol e delle sostanze psicoattive in ge-nere data la stretta correlazione tra alcol e guida,soprattutto in riferimento agli incidenti del sabato sera;- la presente convenzione riguarda il territorio della provincia di Cuneo,Tutto ciò premesso,fra le parti come sopra costituiti si conviene estipula quanto segue:

Art.1Il CSV Società Solidale attiva la presente convenzione con la CONFEDERTAAI,sulla base delle linee pro-gettuali dalla stessa presentate,al fine di raggiungere i suddetti obiettivi.

Art.2Il CSV si impegna,per la realizzazione della campagna informativa sul territorio provinciale,a fornire alleAutoscuole del territorio un congruo numero dimateriale informativo - promozionale sul tema della pre-venzione agli incidenti stradali.

Art.3Il CSV si impegna affinchè la campagna informativa,oggetto della presente convenzione,siano rese concontinuità per il periodo di durata della stessa e si impegna a dare immediata comunicazione alla CON-FEDERTAAI delle interruzioni che,per giustificatomotivo,dovessero intervenire nello svolgimento delle at-tività descritte.

Art.4Il CSV garantisce che i contenuti del materiale informativo e multimediale sono attinenti allo scopo dellapresente campagna informativa e che sono stati adempiuti tutti gli obblighi di legge per la loro pubblica-zione e diffusione.

Art.5La CONFEDERTAAI a fronte dei servizi resi dal CSV,si impegna a distribuire ai propri utenti il materialeinformativo - promozionale consegnato ed a promuovere il volontariato tra i giovani nelle modalità cheverranno in seguito concordate.

Art.6Al termine di ogni corso di guida dovrà essere presentato un resoconto del materiale informativo - pro-mozionale distribuito.

Art.7La presente convenzione ha validità di anni due,tacitamente rinnovata, e decorre dalla data della firmadelle parti della stessa.La CONFEDERTAAI e/o il CSV potrà risolvere in ogni momento la presente Con-venzione per provata inadempienza dell’altra parte degli impegni previsti nei precedenti articoli.

Cuneo,li 16 giugno 2006

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RELAZIONE DI LIFE FOR FLYINGANNO 2007di Alberto Botta

MotivazioneLa manifestazione denominata “Life for Flying 2007” organizzata ogni anno - a par-tire dal 2004 - insieme ad altre Organizzazioni di Volontariato operanti sul territo-rio con il patrocinio del Comune diVerzuolo, della Provincia, della Regione Piemontee della Comunità MontanaValVaraita, è un’iniziativa di promozione del volontariatocome alternativa al disagio giovanile. Giunta alla quarta edizione, ha visto crescere,negli anni, la partecipazione di un vasto ed attento pubblico, divenendo un appunta-mento atteso ai genitori e dai giovani delle scuole superiori e medie.Alla manifesta-zione prendono parte numerose Organizzazioni,Associazioni Sportive e Gruppi diVolontariato operanti nei settori sociale, assistenziale e sanitario, dell’impegno civile,tutela e promozione dei diritti, della valorizzazione dell’ambiente e del patrimoniostorico e artistico, ed essa è divenuta punto di riferimento anche per i Comuni limi-trofi (Manta,Costigliole, Piasco, Saluzzo).Alla Conferenza-Dibattito, che si svolge tra-dizionalmente ilVenerdì sera, si uniscono incontri,momenti musicali, attività sportiveed altri eventi collaterali.Nelle passate edizioni, ad esempio, è stata allestita una mo-stra curata dal Lyons Club diTorino, dal titolo “Scegli laVita” dedicata alla lotta con-tro le stragi del Sabato sera, si sono organizzate delle “serate giovani” con laproiezione di sensibilizzazioni video e concerti con gruppi musicali locali, Life forFlying NON vuole essere un evento ma un percorso di sensibilizzazione che duratutto l’anno e porta i partecipanti, poco per volta, all’adottare uno stile di vita più ri-spettoso di se stessi e degli altri; per raggiungere questi obbiettivi si so pubblicati deilibretti, dei calendari, dei gadgett e organizzate serate con proiezione fotografie e fil-mati per far ritrovare insieme i partecipanti anche nei mesi invernali e ricordarglicosì i messaggi e le emozioni vissute durante i 3 giorni.Sono previsti momenti di riflessione, anche per i più piccoli, durante le due giornate delSabato e della Domenica, in particolare si svolge un quadrangolare di calcio dedicato allasicurezza stradale e allo sport come crescita della persona libera e consapevole.

Il Sabato sera, normalmente dedicato al concerto musicale, quest’anno sarà caratte-rizzato dalla “Discoteca in Piazza” un evento indirizzato al popolo delle discote-che per farli divertire sensibilizzandoli anche sui rischi del dopo discoteca; la sceltadi questa formula è dovuta a profonde considerazioni che vorremmo spiegare alfine di far comprendere la strategia che ci guida in questo percorso che speriamo siada voi condiviso:

� i giovani vengono sempre considerati fruitori, acquisitori, spettatori e consu-matori senza quasi mai dare loro la possibilità di essere protagonisti� la discoteca in piazza vedrà pertanto sul Palco i soli DJ mentre il vero spetta-colo sarà la piazza allestita con un quadrato di luci e con coreografie che rende-ranno “la pista di ballo” il vero nucleo e cuore della manifestazione, si creerà così

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una situazione che vedrà i partecipanti “ATTORI dello spettacolo” e i “DJ con fi-guranti SPETTATORI”.Trasformando lo spettatore in protagonista.� durante la discoteca è prevista l’esibizione dei Volontari dell’Associazione Fa-milupis che balleranno sulla pista con i trampoli e drammatizzeranno delle situa-zioni legate alla tematica della sicurezza stradale e del benessere.� saranno presenti dei Volontari dell’Associazione Giranimando che si dedica,come da statuto, all’organizzazione di eventi e feste “sane” che veicolino i giovanialla comprensione di come sia possibile un bellissimo divertimento anche senzal’uso di sostanze o il ricorso allo “sballo”.� sarà presente ed attivo sulla Piazza il Camper di Giranimando con la loro pro-posta sulla legalità.sarà presente per i due giorni un “Calcio Balilla gonfiabile” (si allega scheda) adattoper sfide tra squadre di 6 persone cadauna.Lo scopo di questo spazio ludico è quellodi permettere attraverso il gioco il coinvolgimento degli adulti contro i ragazzi inmodo sicuro e divertente predisponendo così all’amicizia e alla fiducia reciproca.� Punto forte anche di questa edizione sarà la presenza, sia il sabato pomeriggio chela notte durante la discoteca in piazza, di un veicolo simulatore che ci verrà fornito dallaConsepi s.p.a. specializzata nella guida sicura. Saranno presenti istruttori che farannoprovare ai giovani i tempi di reazione “reali” su di un automezzo e di un motorino, fa-ranno etilotest e momenti di sensibilizzazione (si allega scheda esplicativa unitamenteal preventivo pervenutoci).� richiediamo al CSV la possibilità di poter avere, per i 3 giorni, laVs.addetta dell’Ufficio Stampa con il ruolo di regista ed intervistatrice deigiovani e adulti partecipanti.Vorremmo infatti produrre un documen-tario su Life for Flying da utilizzare nelle scuole nei mesi invernali e du-rante l’imminente estate ragazzi come veicolo di facilitazione didibattiti tematici.� quest’anno, immediatamente prima e a ridosso della Discoteca in Piazza, gra-zie alla Pro Loco diVillanovetta, sarà servita una Cena di beneficenza, auto finan-ziata, che avrà come scopo sociale, oltre alla raccolta di fondi da destinare adopere benefiche,anche quello di cementare l’amicizia tra il mondo adulto parte-cipante, tra le varie realtà del territorio e portare i giovani, (che serviranno ai ta-voli), all’iniziare la “dedizione” agli altri in modo divertente e utile.

Un evento, insomma, che ha ormai profonde radici nel tessuto sociale del territorioe che, grazie all’esperienza acquisita dagli organizzatori - tutti volontari - vuole co-stantemente migliorare e consolidarsi nel tempo cercando sempre vie nuove di ap-proccio e di dialogo con il mondo giovanile.

I destinatariIl progetto è destinato, innanzitutto, ai giovani di ogni età, i quali avranno l’opportu-nità di avvicinarsi e conoscere le finalità di ciascuna Organizzazione di volontariato,le attività svolte e quelle in programma.Avranno, inoltre, l’occasione di offrire l’even-tuale propria adesione e disponibilità di tempo.

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Il momento più importante dell’iniziativa sarà la sensibilizzazione che si riuscirà a fare durantela conferenza dibattito, con la presenza di esperti del Consultorio Famigliare di Saluzzo, sultema: “Le giovani strade”,dalla cultura del rischio allamobilità sostenibile.Rivestirà una grande importanza, inoltre, il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole ele-mentari e medie, nonché dei gruppi giovanili, per iniziative di sensibilizzazione e di for-mazione sui temi della solidarietà, della legalità e dell’impegno sociale come propostaalternativa al disagio.Siamo molto felici nel constatare un aumento, ogni anno, dei soggetti partecipanti euna sempre più attiva collaborazioni tra Associazioni del territorio in modo tra-sversale, a questo proposito la Cena del Sabato sera è un vero e proprio momentodi “ritorno alla socialità” in quanto saranno presenti la pluralità dei soggetti politici,istituzionali e sociali che operano sul territorio.Infine, i destinatari saranno iVolontari stessi operanti nelle diverse Organizzazioni, cuisarà offerta l’opportunità di cooperare alla buona riuscita dell’evento, incontrarsi, pre-sentare le proprie attività, scambiare le esperienze, condividere momenti conviviali.Complessivamente, si stima che il progetto possa coinvolgere circa duemila personee, fra queste, un centinaio di volontari impegnati direttamente nell’organizzazione egià coinvolti sin dalle prime fasi di programmazione.

Obiettivi generaliSensibilizzare, in modo particolare le giovani generazioni, verso i temi della sicurezza,della solidarietà sociale, per attivare legami di fiducia fra giovani ed adulti, fiducia conle associazioni e le istituzioni presenti sul territorio, al fine di collaborare per la crea-zione di un modello di sviluppo adeguato a soddisfare i bisogni profondi della so-cietà moderna. Iniziare percorsi che possano attivare un ritorno delle giovanigenerazioni alla Cittadinanza Attiva, unica risorsa possibile per programmare un fu-turo di coesione sociale e di vita comunitaria matura.Obiettivi operativi- Sensibilizzare i giovani verso i temi della sicurezza, della solidarietà, dei diritti umanie del rispetto dell’ambiente attraverso conferenza,mostra, video, dibattiti e percorsiguidati di riflessione durante i vari momenti conviviali.- Guidare l’impegno dei giovani verso una visione solidale, attraverso il contatto e ildivertimento insieme alle associazioni aderenti all’iniziativa.- Creare momenti di incontro, di scambio ed un collegamento tra quanti operano nelvasto campo del volontariato, le Associazioni Sportive e i cittadini.- Sviluppare “l’intelligenza affettiva” quale veicolo di benessere e di attenzione all’altro.

MetodologiaL’iniziativa denominata “Life for Flying 2007 insieme per Fabrizio,Mattia e tutteleVittime della strada” sarà preceduta da interventi promozionali mirati, ed in par-ticolare:- Campagne di sensibilizzazione ai temi della sicurezza e del volontariato all’internodelle istituzioni scolastiche con il coinvolgimento, in primo luogo, di dirigenti scola-

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stici ed insegnanti. (ad esempio l’adesione alla campagna “Prendi la vita al volo” in-sieme al CSV di Cuneo)- Particolarmente curata sarà la comunicazione, attraverso la realizzazione e distri-buzione di materiale promozionale, striscioni, volantini, CDROM ecc. Saranno, inol-tre, diffusi comunicati stampa ai quotidiani ed ai settimanali della provincia di Cuneo,nonché alle emittenti radiofoniche e televisive locali. La “discoteca in piazza” saràpubblicizzata in tutte le scuole della Provincia attraverso la consulta studentesca e laconsulta giovanile.- Il punto focale del progetto sarà comunque il percorso che si sta facendo, già dalmese di febbraio, con le scuole nella zona del Saluzzese.

Contenuti“Life for Flying 2007” si svolgerà - come da tradizione - nella PiazzaWilly Burgo, nel-l’Oratorio della Parrocchia SS. Filippo e Giacomo diVerzuolo e nel novo campo spor-tivo sintetico del Comune diVerzuolo, sarà allestito un palco coperto, un tendone intensostruttura sotto il quale si allestiranno i tavoli daTennis Tavolo e i Calcio Balilla,mentre nell’Oratorio si allestiranno i campi da BeachVolley; la staffetta verrà tracciatasu di un anello che sfrutterà i sentieri collinari viciniori.

Il perimetro della Piazza vedrà la presenza di Gazebo delleAssociazioni aderenti qualiad esempio; CroceVerde, Croce Rossa,Avis,Adas, Sermig,Admo,Aido,AssociazioneVittime della Strada ecc. ecc..

NellaTenda gonfiabile da campo,della Croce Rosse, verrà creato unVideodrome perla proiezione in continuo di filmati sulla sicurezza e sulla sensibilizzazione contro l’al-cool e le droghe.

Punto forte anche di questa edizione sarà la presenza, sia il sabato po-meriggio che la notte durante la discoteca in piazza, di un veicolo simu-latore che ci verrà fornito dalla Consepi s.p.a. specializzata nella guidasicura. Saranno presenti istruttori che faranno provare ai giovani i tempidi reazione“reali” su di un automezzo e di un motorino, faranno etiloteste momenti di sensibilizzazione (si allega scheda esplicativa unitamenteal preventivo pervenutoci).

NelTeatrino Parrocchiale vorremmo esporre la Mostra “Prendi laVitaAlVolo”, da voiprodotta e finanziata. Infine, nella sala polivalente - dello storico Palazzo Drago diVerzuolo - avrà luogo la conferenza/dibattito dal tema “Le Giovani strade, dallacultura del rischio alla mobilità sostenibile” con la presenza di esperti del Con-sultorio Famigliare di Saluzzo, come introduzione vorremmo proiettare il filmato davoi prodotto “Prendi laVita alVolo”.

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PRESENTAZIONE CALENDARIO SEGNAL’ETICALo staff di “Segnal’etica Onlus”, organizzatore della manifestazione Verzuolese “Lifefor Flying”, insieme ad alcuni giovani, alla Dott.ssa Elena Borgnino, a Fabio Petitti edAlberto Botta e grazie alla disponibilità di Luca Panero per le fotografie, ha prodottoun calendario dedicato al percorso di “Life for Flying-Prendi laVita alVolo”. Il calen-dario prende spunto da una canzone di Piero Pelù (Lentezza) e sviluppa tematicheinerenti al Tempo, alla Lentezza, all’Equilibrio.Attraverso questi concetti, interpretatidai giovani nelle fotografie, si è tentato di comunicare riflessioni inerenti l’educazionestradale e di sensibilizzare al pensare a percorsi di vita allegra e vissuta con pienezza.

Il calendario è stato presentato aVerzuolo, Palazzo Drago, alle ore 21 dell’8 dicem-bre 2006. È stato distribuito gratuitamente in 1000 copie grazie al CSV e grazieanche al sostegno della Regione Piemonte, della Fondazione CRS e del Comune diVerzuolo che hanno sponsorizzato ed aiutato l’evento “Life for Flying 2006”.

La serata è stata certamente vivace con la proiezione dei back stage del calendarioe di un breve filmato. Sono stati invitati i giovani a partecipare numerosi ed a trasci-nare anche i genitori perché le tematiche ed i sorrisi di “Life for Flying” devono in-teressare tutta la comunità e non solo gli studenti….sarà una serata giovane e allegrache chiuderà simpaticamente una giornata dedicata dal Comune di Verzuolo al Vo-lontariato nell’occasione di Accendiamo il Natale 2006.

“Se ci si imbatte in qualcuno che è stato colpito da una freccia, non si perde tempo a do-mandarsi da dove sia arrivata la freccia o a quale casta appartenga l’individuo che l’ha ti-rata, né ad analizzare il legno di cui è fatta o la struttura della punta, ma ci si concentrasubito sul compito di estrarla.”

Sahyamuni, il Buddha…molti si chiedono perché noi di Segnal’etica utilizziamo parte del nostro tempo perorganizzare Life for Flying, conferenze,manifestazioni, e ci dedichiamo alla stesura dilibri o calendari come questo.Siamo tutti genitori, lavoratori, impegnati in questa vita sociale ormai fatta di movi-mento continuo, stress impazzito, corse folli per star dietro ai figli o agli eventi sco-lastici. Siamo, anche noi, “senza tempo”, come la maggioranza ormai, nell’occidentecosiddetto “opulento”, ricco di alimenti e povero di TEMPO…

La frase che apre questa introduzione spiega qual è la motivazione che ci spinge a“trovare del tempo”: percepiamo cioè l’assoluta ed urgente necessità di estrarre più“frecce” possibili e curare le ferite (almeno ci proviamo!).Anzi, a dire il vero, ci sen-tiamo in dovere di tentare di prevenire le ferite più che curarle, intervenendo, con igiovani e sui giovani, tramite attività di prevenzione. Queste iniziative sono tutte ri-volte ad “impedire all’Arco di lanciare le sue frecce”, disarmando l’arciere che quo-tidianamente tenta di ferire un giovane (e non solo) contaminandolo con la fretta, ilrischio gratuito, l’artificiale ed il banale.

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Non ci illudiamo, con questo calendario, né di cambiare il mondo né di rendere le stradepiù sicure, le droghe meno accattivanti o l’alcool meno seducente.Ci auguriamo, sempli-cemente, di far sorridere qualcuno e di far pensare qualcun altro, nell’ottica di far rallen-tare il ritmo di vita, di guida o semplicemente il ritmo di pensiero a chi lo riceverà.

Il TEMPO è un bene prezioso che, insieme alla salute, dà sapore e senso alla vita; selo utilizziamo con LENTEZZA, gustandolo e dosandolo con EQUILIBRIO,avremo una sensazione quasi di letizia, qualcosa di molto simile alla gioia e questo, perdei genitori, è uno degli obbiettivi per i quali si dedica volentieri la vita ai figli.

Carlo Petrini, Presidente di Slow Food International, inaugurandoTerra Madre 2006,ha parlato di incontro di “intelligenze affettive” che aiutano a far crescere il FILnazionale, l’indice che misura la FELICITA’ INTERNA LORDA.Questo è esattamentel’obbiettivo che intendiamo raggiungere con questa ed altre iniziative: migliorare ilFIL, aumentare la FELICITÀ INTERNA LORDA.

Siamo stanchi di vivere con l’ansia del PIL (in senso economico) mentre ci dimenti-chiamo della Felicità delle persone. Siamo annoiati nel sentire intellettuali pontificarecon le loro “intelligenze razionali”; infastiditi dall’essere quasi obbligati a formare lenostre opinioni su notizie che stimolano solo la nostra “intelligenza emotiva”; prefe-riamo la scuola “dell’intelligenza affettiva” che è tangibile quando i giovani si incon-trano per fare festa o per fare sport. “L’ intelligenza affettiva” è quella voglia dimigliorare i rapporti, il desiderio di stare insieme, di curare la natura e le personecome se fossero parte di noi, organizzare attività che la manifestano ci rende la vitapiù leggera e quindi meritevole di essere vissuta LENTAMENTE, con il massimoEQUILIBRIO, dedicando alla vita il suo giusto TEMPO.Ci auguriamo che anche chi è delegato,per mestiere, a progettare le strade, gli incroci,gli svincoli possa maturare, come consigliera, una buona dose di “intelligenza af-fettiva” che li guidi nel considerare sempre, come priorità assoluta, la sicurezza e laprotezione di noi tutti, facendoci sentire accuditi dai servizi della collettività.

... se le corde della vita sono troppo allentate, la musica non può scaturire; ma anche se lecorde della vita sono troppo tese, la musica non può nascere. Colui che vuole creare la mu-sica della vita prima deve controllare che le sue corde non siano ne’ troppo tese ne’ troppoallentate…

Osho

Ecco dunque il perché di un calendario che si sviluppa su tre tematiche: TEMPO(logo), LENTEZZA (logo), EQUILIBRIO (logo), tre aspetti della vita di cui dob-biamo ri/scoprire il senso.

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Per ogni tema sono state sviluppate fotografie e scelti dei testi rappresentativi gra-zie alla collaborazione di coloro che hanno accettato di dedicarsi al progetto. I ragazzidelle foto sono tutti giovani che si sono offerti per interpretare, a loro modo, le sen-sazioni che i temi stimolavano. Il risultato si incrocia con l’obiettivo, il risultato è unaserie lunga di sorrisi, proprio i sorrisi che vogliamo vedere fra noi, con noi e con voisempre … buon anno.

Carlo Mariano Sartoris, l’architetto, amico di Life for Flying, che pur vivendo da vent’anni sullasedia a rotelle a causa di un banale incidente stradale con la moto, è venuto quest’estate aparlarci e ad invitarci ad amare la vita e la salute fisica ci ha inviato questo breve messag-gio: (www.handyscap.it): un calendario è il vocabolario del tempo.365 giorni davivere con gioia, aspettando l’altro anno che verrà senza andare in cacciad’inutili lacrime.saper salutare ogni alba che nasce è unmagico momentodi consapevole felicità.Trattatevi bene, dall’alba, a fin dopo il tramonto.

Hanno collaborato alla realizzazione del calendario:Progettazione tematica, struttura e soggetti: Elena BorgninoRealizzazione servizio fotografico: Luca Panero (Saluzzo) e Fabio Petiti (Manta) (*)Composizione testi e logistica:Alberto Botta, Elena BorgninoComposizione grafica:Valeria CardettiImpaginazione ed elaborazione grafica: studio grafico Estroverso di Saluzzo(*) Il servizio fotografico è stato realizzato con regolare autorizzazione dei soggettiinteressati e nel rispetto della Legge sulla cessione dei diritti di immagine.

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I GIOVANI RISCHINO PER LAVITA,NON PER LA MORTEdi Giorgio Groppo

Presidente CSV Società SolidaleIntervento di saluto alla manifestazione “Life for Flying”Verzuolo, sabato 28 maggio 2005

Nella società di oggi non esistono più modelli di riferimento collettivi e condivisi edallora può succedere che i giovani ingannino se stessi e gli altri dirigendosi verso va-lori distorti o alternativi che distruggono la propria vita e quella degli altri. Si abban-donano ai falsi miti propinati dalla “società dell’apparire” e dalla televisione, nellaquale i programmi educativi sono ridotti al lumicino.Al contrario viene dato ampiospazio a trasmissioni che diffondono modelli edonistici, film dove si spara e si uccide,

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dove i bulli diventano star, l’uso di bevande ad elevato tasso alcolico e di autovetturesportive ad alta velocità, diventano motivo di affermazione e di conquista tra le gio-vani generazioni che si sentono “grandi”, degni dell’attenzione e dell’ammirazionedegli altri. Un tempo si educava il giovane nella famiglia, quindi nella scuola e la tele-visione divulgava solo trasmissioni portatrici di messaggi positivi. Ma oggi, chi educapiù i giovani in questa società del benessere?

Gli attuali falsi riferimenti portano solo alla morte o alla distruzione della personalitàdi coloro che invece hanno dentro di se aspettative e sogni da realizzare.Bisognerebbescoprire che ciò che è grande, è invisibile all’occhio. C’è una ricchezza che abbiamodentro e non sfruttiamo.C’è una strada che fa chiarezza nella vita ed è la strada dellariflessione. C’è un silenzio che non è solitudine, ma incontro con la nostra realtà piùvera e capacità di ascoltare gli altri.Non può esserci felicità se le cose in cui crediamosono diverse da quelle che facciamo e moltissimi non sanno cosa sia la felicità non per-ché non l’abbiano mai trovata, ma perché non si sono fermati a goderla. Qualcunopotrà dirmi:ma che riferimenti abbiamo dalla nostra società? Quali modelli ci vengonoproposti? Come possiamo avere ancora speranza in un futuro migliore?

PaoloVI nell’Esortazione Apostolica “Evangelizzare nel mondo contemporaneo” af-fermava che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri,o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” ed è per questo motivo, a mioparere, che molte persone rifuggono da modelli di vita tesi ad un impegno sociale per-ché spesso, non hanno di fronte dei maestri credibili. Succede nella scuola, succedenella società e nella politica ed è per questo dobbiamo essere maestri e cercare diinsegnare quella cultura della gratuità e della solidarietà, essendo testimoni, senzafinzioni e senza inganni. Chi opera nel volontariato ha il dovere della testimonianza,come supplemento d’anima nei confronti degli altri, nella ricerca della verità.Quandonon si trovano maestri ci sono due vie: l’amore e la speranza. L’amore che spinge adamare la propria vita e quella degli altri.Amare la propria vita significa prima di tuttorispettarla, e viverla secondo un modello di vita sobrio, verso un ideale impegnativoche la rassicuri.La seconda via è quella della speranza. Il giovane che ama la propria esistenza ha nelcuore una grande speranza in un avvenire migliore che si costruisce solo se ci cre-diamo. Non possiamo delegare il nostro futuro a qualcun altro.Non possiamo viverein una società di “ qualcun altro”. Se ci crediamo, allora tocca a noi. La speranza nonè utopia se cammina con le gambe degli uomini nei quali matura una coscienza nuova.Se in questa società non abbiamo riferimenti, testimoni e maestri credibili, allora nondobbiamo abbracciare i falsi miti che ci vengono proposti da una società consumi-stica, ma riferirci ad ideali che, solo guardando con gli occhi del cuore, possiamo ri-cercare e quindi esprimere. Sono quelli dell’amore per la vita e le sue ricchezze chesiamo tenuti a salvaguardare per non disperderle. Le ricchezze di una società nonsono rappresentate dal denaro (che molte volte porta alla schiavitù) ma dall’amoreper il prossimo e per la natura che ci circonda, dal vivere secondo modelli di vita vis-

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suta verso una meta ideale che non sia imbevuta dell’io egocentrico,ma 50 del “noi”.Si tratta cioè di un ritorno dell’uomo a se stesso e alla propria personale responsa-bilità per la società, di una nuova concezione dei diritti umani e di una loro difesa, dellalotta sempre e ovunque contro ogni manifestazione del potere impersonale che sipone al di sopra del bene e del male. E poi non dobbiamo smettere di sognare.

Ciascuno deve avere un sogno. Non dobbiamo aspettarci che provenga da altri. Imaestri possono tutt’al più indicare una via. Se le persone faticano a capire questa ve-rità, è perché hanno paura dell’ignoto.Accettare l’ignoto significa poter procederecon una certa sicurezza.Anche quando la vita ci sembra troppo dura, anche quandola società ci dà esempi deplorevoli tanto da affievolire la nostra speranza, non dob-biamo mai smettere di sognare un mondo nuovo. Non dobbiamo mai lasciarci sco-raggiare, non accettare mai di essere sconfitti e quindi considerare il nostro domanicon maggiore serenità e fiducia. Robert Kennedy disse un giorno che “ (…) c’è il pe-ricolo del senso di inutilità, di credere cioè che l’individuo da solo non possa far nullacontro la massa enorme dei mali che affliggono il mondo, contro la miseria e l’igno-ranza, l’ingiustizia e la violenza. Eppure vi sono stati grandi movimenti di pensiero edi azione frutto dell’opera di un solo uomo….. questi uomini hanno sollevato la sto-ria e così possiamo fare anche noi. Pochi saranno abbastanza grandi per forgiare lastoria,ma ciascuno di noi può dare il proprio piccolo contributo per mutare gli eventie l’insieme di questi contributi sarà la storia di questa generazione”.Ci riusciremo eci riuscirete solo se ci faremo forza non dei falsi modelli, ma delle nostre speranze,perché sono convinto che, alla fine, scopriremo, che ciò che di più bello e di più verorimane della nostra vita, sono le nostre speranze, o se preferite, i nostri sogni, i sognipiù belli, proprio perché i sogni più veri.

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GIRA IN PROVINCIA E…PRENDI LAVITAALVOLO!

Aa.Vv.

Le iniziative delVolontariato organizzato sulla sicurezza stradale sono molteplici nellaGranda, su iniziativa del CSV o delleAssociazioni. Per informazioni, prenotazioni dellamostra e del video, richieste, proposte telefonare al numero 0171-60.56.60 o inviareuna e-mail all’indirizzo [email protected]. Riportiamo, di seguito, una car-rellata di attività realizzate qua e là in provincia pubblicate sulla rivista “Società Soli-dale” edita dal Centro Servizi per ilVolontariato di Cuneo.

� Saluzzo - Intervento di Segnal’Etica nell’Istituto psicopedagogico19 marzo 2007�Verzuolo - Intervento di Segnal’Etica all’Itis Mario Del Pozzo 24 marzo 2007� Monticello d’Alba - “Rassegna di arti e mestieri” 4-5-6 maggio 2007�Verzuolo - “Life for flying” 1-2-3 giugno 2007� Saluzzo - Notte Bianca 9 giugno 2007� Bagnolo - Festa della Pietra 10 giugno 2007� Bra - Settimana dei giovani 11-17 giugno 2007� Boves - Presentazione del video al Palà venerdì 22 giugno 2007� Busca - “Notte Bianca” e “Buscanta” venerdì 27 luglio 2007�Treiso - domenica 13 agosto 2007� Manta - Festa patronale di San Leone Magno domenica 26 agosto 2007� Falicetto - La vita è un gioco: giocala! venerdì 9 novembre 2007� Baldissero d’Alba - serata “Prendi laVita alVolo” venerdì 16 novembre 2007�Verduno - serata sulla sicurezza stradale venerdì 23 novembre 2007� Busca - presentazione calendario ANC giovedì 13 dicembre 2007� Saluzzo - incontri con le classi dell’Istituto Soleri novembre 2007� Cuneo - Liceo scientifico G. Peano gennaio 2008� Fossano - Istituto professionale salesiano 21 febbraio-6 marzo 2008� Fossano - Cnos18 febbraio 2008� Bra - manifestazione sulla sicurezza stradale giovedì 10 aprile 2008� Monticello d’Alba - serata sulla sicurezza stradale giovedì 10 aprile 2008

“PRENDI LAVITAALVOLO”AMONTICELLOD’ALBA - 2007L’Amministrazione comunale di Monticello, nell’ambito di una serie di iniziative sultema della sicurezza stradale, ha inserito nella rassegna “Arte,mestieri e gusto” dueappuntamenti rivolti in modo particolare alle fasce giovanili.Venerdì 4 maggio, in col-laborazione con il CSV “Società Solidale” di Cuneo, presso il salone Giovanni PaoloII è stato presentato il progetto “Prendi la Vita al volo!” agli alunni delle scuole ele-mentari e medie del paese. Sono intervenuti Alberto Botta dell’associazione Segna-

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l’Etica diVerzuolo sulla prevenzione del rischio,AldoAbello dell’Associazione italianafamiliari e vittime della strada sul Codice della strada, la delegazione monticellesedella Croce rossa e l’agente locale della Polizia municipale. Nella stessa sede è stataallestita la mostra sul volontariato legato alla sicurezza stradale realizzata dal CSV.Do-menica 6 maggio, nel cuore di “Arte, mestieri e gusto”, la Regione Piemonte, con lasocietà Motor Oasi Piemonte, è stata presente con attrezzature e personale specia-lizzato per offrire dimostrazioni pratiche, simulazioni di efficacia delle cinture di si-curezza, consigli utili di guida, test etilometrici e simulatori d’urto. Le iniziative diMonticello si sono rivelate un esempio positivo di sinergia tra ente pubblico,CSV, as-sociazioni e giovani.

Erica Giraudo

GIORNATA PER LA SICUREZZA STRADALEALLA FESTA DELLA PIETRA - Bagnolo 2007

La sicurezza stradale è stata al centro della nona edizione della “Fiera della Pietra”di Bagnolo Piemonte.Grazie alla collaborazione tra CSV,Aib-Protezione Civile di Ba-gnolo Piemonte e CONSEPI Motor-Oasi, domenica 10 Giugno un simulatore è statoa disposizione di tutti i presenti per vedere e provare cosa succede in caso d’incidentistradali (scontri frontali, capottamenti, ecc).Dalle 10 alle 17 gli esperti della Consepihanno dimostrato, attraverso test di guida e prove sul campo, quali sono i tempi direazione di ogni guidatore di fronte ad un ostacolo, facendo capire quali sono i pe-ricoli reali che derivano da comportamenti di guida a rischio, l’importanza dei di-spositivi di sicurezza, del non distrarsi alla guida e delle condizioni psico-fisiche concui ci si mette al volante. Gli organizzatori della Festa della Pietra di Bagnolo hannovoluto inserire, nel programma, l’intervento della Consepi per promuovere e sensi-bilizzare, soprattutto i giovani che parteciperanno all’iniziativa, sull’importanza dellasicurezza stradale. Il responsabile della squadra “Aib-protezione Civile Bagnolo Pie-monte”, Chiaffredo Bosio ha dichiarato “Desidero ringraziare per la disponibilità ela collaborazione il Centro Servizi per ilVolontariato di Cuneo,nella persona di Gior-gio Groppo, e la Consepi, in particolare l’amministratore delegato,Claudio Bonansea,e il direttore GiacomoVolpe”.

Erica Giraudo

LA SICUREZZA STRADALEALLA NOTTE BIANCADEL MARCHESATO 2007

Tra le varie attrazioni della Notte Bianca di Saluzzo, spettacoli, animazione, balli,museie negozi aperti, sabato 9 giugno ha trovato spazio anche il progetto “Prendi la vita alVolo!”.Grazie aiVolontari, il CSV è stato presente con uno stand e con i dodici pan-nelli della mostra.

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LA SICUREZZAAL CENTRO DELLA SETTIMANADEI GIOVANIA BRA 2007

Durante l’inaugurazione di lunedì 11 Giugno il tema centrale è stato quello della si-curezza sulla strada, parte integrante del progetto “Prendi la vita al volo!”;ma la set-timana braidese Grooving Factory non è stato solo questo, bensì molto di più…La“Settimana dei Giovani 2007 Urban Climbing”, a Bra dall’11 al 17 giugno, ha apertoi battenti con successo e partecipazione lunedì con l’inaugurazione del nuovo cen-tro di aggregazione giovanile in Via Brizio, battezzato “Grooving Factory”, presso ilquale, a partire dalle 16.30, hanno avuto luogo diverse iniziative. Innanzitutto è avve-nuta la premiazione dei tornei sportivi studenteschi di calcio e pallavolo per le scuolemedie superiori, le cui finali erano state disputate alle 15.00 dello stesso giornopresso gli impianti sportivi Sportgente. Hanno così ricevuto la coppa la squadra Itisper quanto concerne il calcio e per la pallavolo la squadra del Liceo Guala.A seguire,grazie all’associazione CONSEPI e al comando di Polizia Municipale della città di Bra,si sono svolte alcune prove pratiche del progetto di sicurezza stradale “Io non miskianto”, promosso dal gruppo giovanile Enzima G e dalla Consulta giovanile comu-nale. Ciascuno dei presenti ha dunque avuto la possibilità di provare personalmentealcune simulazioni, tra cui il ribaltamento e il crash-test. Quest’ultimo ad una velo-cità di appena 25 km/h, al momento dell’urto, è risultato sufficiente a far quadrupli-care il peso di un corpo: tanto per intenderci, l’urto è paragonabile, se avviene senzacinture di sicurezza correttamente allacciate, a quello di una caduta dal terzo pianodi un palazzo. «Il 90 per cento degli incidenti che avvengono su strada è provocatodall’uomo », asserisce Claudio Bonansea, amministratore delegato di Motor OasiPiemonte (CONSEPI) «e proprio perché la sicurezza stradale è l’emergenza dell’oggie del futuro, è necessario un forte radicamento tra le giovani leve, cercando di sen-sibilizzarli, cosicché si renda possibile pensare ad un domani con meno morti, conmeno incidenti, con meno postumi da incidente stradale, che colpiscono i giovani, lefamiglie e tutti quanti noi». I volontari della CONSEPI hanno a tal fine distribuito aipresenti alcuni alcool-test, che rivelano se e quanto ci troviamo al di sopra del limiteconsentito di alcool nel sangue (ovvero oltre i 50 g/l), ricordando che è vietato, peril bene di noi stessi e di ogni altro utente della strada, mettersi alla guida se tale so-glia è superata. Sempre nell’ambito del progetto “Io non mi skianto”, alle 16.30 èstata anche presentata la mostra sulla sicurezza stradale, curata dal CSV di Cuneo,nell’ambito del progetto “Prendi la vita al volo!” e dalle associazioni Segnal’etica diVerzuolo e Quartiere Madonna dei Fiori di Bra. La mostra, itinerante, oltre a pro-muovere il Volontariato, tratta, come argomenti salienti, l’importanza dell’uso dellecinture di sicurezza al fine di limitare i danni in caso di un eventuale incidente, gli ef-fetti sempre più pericolosi ottenuti con l’assunzione (e l’abuso) di alcool e droghe, ilimiti di velocità imposti agli utenti delle strade, la guida pericolosa e le sue possibiliconseguenze. Oltre a tutto questo, il gruppo Giovani Pionieri, ovvero i giovani vo-lontari della Croce Rossa, ha eseguito su un manichino alcune simulazioni di soc-corso e assistenza in caso di incidenti, fornendo altresì diverse utili informazioni ai

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presenti per ciò che riguarda i comportamenti da adottare nel caso in cui si debbaprestare soccorso a chi si trovi ferito o in stato di incoscienza. I ragazzi della Con-sulta giovanile comunale hanno inoltre fornito materiale a proposito del Servizio Ci-vile Volontario nazionale e, più specificatamente, per la città di Bra. Già, perché nelcorso di quest’intensa settimana si è parlato di impegno su parecchi fronti, sia suquello sanitario sia su quello della sicurezza e del sociale: per presentare a giovani emeno giovani la miriade di realtà in cui il volontariato può operare e anche per sfa-tare il mito per cui impegnarsi è noioso, stancante, stressante… Infatti le varie asso-ciazioni di Bra e non solo risultano già a prima vista coese e pronte a collaborarenell’orizzonte di un progetto comune di formazione e solidarietà;motivo per cui aiu-tare gli altri diviene anche un modo per fare qualcosa per noi stessi, per conoscerenuovi amici e persone con cui condividere interessi e obiettivi. Urban Climbing con-tribuirà certo anche a far comprendere che molte sono le organizzazioni che lavo-rano vicino a noi e che partecipare è più semplice di quanto non si creda.Ma il frontedell’impegno è solo uno dei tanti che sono stati toccati: si sono proposte iniziativenell’ambito dello sport, della musica e dello spettacolo. Lunedì sera lo spettacolo dicabaret con Paolo Cevoli, che vestirà i panni di Palmiro Cangini,Assessore del co-mune di Roncofritto, ruolo che l’ha reso celebre a Zelig, ha dato inizio all’elenco dimanifestazioni più o meno serie del fitto calendario. Nei giorni seguenti, con l’aper-tura della prima edizione del “Volume Summer Festival”, diverse band del panoramanazionale e internazionale (era infatti presente, fra le altre, un gruppo provenienteniente meno che da NewYork) hanno avuto modo di suonare presso le piscineAcqua& Company, in particolare durante il fine settimana.Venerdì e sabato si sono svolti itornei di pallavolo giovanile Atlante - BCC Cherasco, alla loro terza edizione, men-tre iniziative riguardanti il mondo della scuola, l’associazionismo giovanile e la lega-lità hanno avuto luogo durante tutto il corso dell’evento braidese, fino a venerdì,grazie alla collaborazione di Consulta Studentesca, ASL 18 e “Libera associazioni,nomi e numeri contro le mafie”. Insomma, una settimana ricca, piena di idee e spuntiche certamente non lasceranno indifferenti coloro che hanno preso parte all’evento,ricevendo preziosi insegnamenti che speriamo diano presto i loro frutti.

Marta Allerino

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BALLO…MA NON SBALLO! - Boves 2007

La sicurezza stradale in provincia diCuneo,dopo i recenti incidenti mortalinella Granda, sembra irraggiungibile,ma il Centro Servizi per ilVolontariato“Società Solidale” di Cuneo e le undiciAssociazioni che in questi ultimi mesihanno lavorato a“Prendi laVita alVolo”non hanno smesso di crederci.Venerdì22 Giugno, in una cornice insolita peruna conferenza stampa, ma, proprioper questo motivo, ancora più ricca disignificato (quella del Palà di Boves), èstato presentato il progetto per ilquale tanti volontari lavorano da più didue anni. La prima parte della serata,quella ufficiale, è stata aperta dal Presi-dente del CSV di Cuneo, GiorgioGroppo. Il rappresentate di “SocietàSolidale” ha spiegato le motivazioniche hanno portato il suo gruppo amettersi in gioco e l’ampia diffusioneche è stata data alla prima parte del

progetto, il libretto “Prendi la Vita al Volo!” corredato da un cd-rom interattivo, re-galato a tutti gli studenti delle IV eV Superiori della Granda e agli iscritti alle ScuoleGuida. Presenti numerosi rappresentati delle Istituzioni: dall’Assessore provincialealle Politiche giovanili, Simona Rossotti all’onorevole Teresio Delfino, dal Sindaco diVerzuolo,Gianfranco Marengo, agliAssessori del Comune di Cuneo, ai Servizi Socio-Educativi, ErioAmbrosino, e alle Pari Opportunità, Elisa Borello.Tutti i politici hannoelogiato l’iniziativa e, in alcuni casi, dato la disponibilità a collaborare con il mondo delvolontariato a favore della sicurezza stradale. Dopo la prima parte d’interventi uffi-ciali è stato proietto il video “Prendi la Vita al Volo”, prodotto e realizzato intera-mente dal Centro Servizi per il Volontariato con la collaborazione di numeroseassociazioni e tanti singoli volontari. È la storia di cinque ragazzi come tanti che vi-vono il volontariato che si muove prima, durante e dopo un incidente stradale.Ventiminuti di simulazione di una realtà che tanti volontari vivono quotidianamente, in-terpretata dai giovani entusiasti che hanno partecipato e collaborato alle riprese, ar-ricchita dalla sconvolgente testimonianza dell’architetto, scrittore e coraggiosonarratore della sua esperienza di vita,Carlo Mariano Sartoris.Costretto su una sediaa rotelle dopo un incidente motociclistico, non per questo meno battagliero ed im-pegnato oggi per rendere più sicure le nostre strade. Il tutto con una colonna sonorad’eccezione, scritta appositamente per il video, da due giovanissimi autori:Marco De

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Bonis e LucaTestolin che, gratuitamente, hanno ideato e interpretato venti minuti dimusiche coinvolgenti ed appassionanti.A proiezione conclusa, sono ripresi gli inter-venti, ad iniziare da quello del Presidente della Commissione, costituita all’interno delCentro Servizi per ilVolontariato appositamente per questo progetto, Giovanni Mi-lano, che ha commentato il video e spiegato al pubblico che l’intenzione del CSV èora quella di far girare il filmato in tutti i luoghi di aggregazione giovanile della pro-vincia. <<Se un giorno, anche uno solo di quei 1500, e forse più, ragazzi alzerà il piede dal-l’acceleratore ricordando i 18 minuti di immagini di una storia e il finale del racconto cheappartiene alla vita reale, bè, l’obbiettivo l’avremmo raggiunto. Certo, all’inizio eravamo tuttiun po’ così quando Erica è salita sul palco e c’è stato qualche commento un po’“portuale”per sottolineare pur sempre la presenza di una bella figliola…..,ma dopo, dopo i primi cin-que minuti la storia ha preso: le morosette con le lacrime agli occhi si stringevano ai loro fi-danzatini attenti più del previsto, e, sul finale, l’applauso, convinto, sincero di migliaia di maninella notte di Boves…..Facendo le persone serie e guardando all’obbiettivo che è il dimezzare gli incidenti stradalientro il 2010, è chiaro che non si può prescindere dal riflettere su ciò che andrebbe fattoper ottenere dei risultati concreti: 1) migliorare la qualità del trasporto pubblico soprattuttosu rotaia ma anche su gomma; 2) migliorare le strade dal punto di vista strutturale; 3) im-porre dei limiti di velocità di 130 Km/h sulle autostrade e di 90 sulle statali, facendoli ri-spettare rigorosamente; perché mettere sul mercato veicoli che nel 94% dei casi superanotali limiti? Non sarebbe meglio che i produttori investissero più sulla sicurezza che non sullapotenza dei motori?L’obbiettivo che si è data la Regione Piemonte, lo ripetiamo, è il dimezzare gli incidenti stra-dali entro il 2010……… non sarà facile, ma gli inglesi ci sono già riusciti, noi, almeno, pro-viamoci>>.

Giovanni Milano

L’illustrazione della mostra è stata invece affidata adAlberto Botta, Presidente di Se-gnal’etica Onlus e responsabile per questa parte del progetto. I dodici pannelli, espo-sti all’ingresso della discoteca, hanno accompagnato i presenti all’interno di unpercorso che illustra come i comportamenti a rischio possano influenzare la sicurezzastradale. Il lettore è accompagnato da due simpatici personaggi Fly (un pupazzo dipezza con cuciture in evidenza che indicano i suoi tanti incidenti) e la pecora Be(parte di un gregge che spesso, sbagliando,seguiamo solo per non sentirci “diversi”).

Del sito, finito di costruire due ore prima della presentazione, hanno invece parlatoFranco Gioetti, Presidente dell’Associazione “Quartiere Madonna Fiori” di Bra e isuoi volontari che, in collaborazione con la società Estroverso di Saluzzo, hanno rea-lizzato la terza e ultima parte del progetto. Digitando l’indirizzo www.vitaalvolo.it siapre un mondo fatto di forum, sondaggi e informazioni sulla sicurezza stradale, conuna grande novità: quella della chat a tema, vere e proprie sale riunioni dove gli utentisi possono incontrare per parlare dei temi proposti.

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WWW.VITALVOLO.ITVenerdì 22 giugno 2007 ha preso il via www.vitaalvolo.it. Un sito? Si, lo si può anchechiamare così, ma noi preferiamo definirlo “bar virtuale”, dove ovviamente non ser-viamo alcolici(Ndr questa lo rubata alla conduttrice di radio stereo 5….), si tratta in-fatti di un punto di incontro online dove il tema principale sarà quello della sicurezzastradale.Il punto forte del sito è sicuramente il forum che è un po’ l’anima del nostro pro-getto. Questo è suddiviso in diverse aree tematiche tra cui sicuramente le più im-portanti sono quelle dedicate alle droghe all’alcool e a alla sicurezza stradale più ingenerale, che permettono agli utenti di dare la propria opinione piuttosto che rac-contare le proprie esperienze e leggere quelle degli altri. Intendiamo inoltre dare lapossibilità di confrontarsi con degli esperti per togliesi eventuali dubbi e perplessità.Sempre Venerdì 22 si è svolta la presentazione ufficiale del progetto “vivi la vita alvolo” tenutasi alla discoteca Palà di Boves. Progetto che oltre al sito internet constadi un video sulla sicurezza stradale ed altre iniziative atte a sensibilizzare sul tema.Considerevole è stata la disponibilità della discoteca che ha accetto di buon gradodi proiettare il nostro filmato nel bel mezzo della serata, interrompendo per un at-timo musiche e balli in modo che tutti ragazzi potessero vederlo. Speriamo che ri-proponendo quest’esperienza anche in altri locali si riesca a sensibilizzaremaggiormente i giovani sui rischi che corrono.

Roberto Piumatti

Il Centro Servizi ha poi dato spazio a tutte le associazioni di volontariato che hannocollaborato all’iniziativa per spiegare le finalità dei propri gruppi e le motivazionidell’iniziativa. La prima parte della presentazione è stata chiusa da Carlo MarianoSartoris, che ha parlato della sua tragica esperienza di vita e dell’impegno con il quale,da anni, lotta per la sicurezza stradale.Quelle dell’architetto albese sono parole chearrivano dritte al cuore e che non possono non far riflettere. Con l’ironia che locontraddistingue ha donato a tutti i presenti un’iniezione di voglia di vivere e di spe-ranza, chiudendo la parte ufficiale della serata. Il secondo momento della presenta-zione si è aperto pochi minuti dopo la mezzanotte, quando la discoteca, piena digiovani, ha ospitato, nella pista estiva, la proiezione del video “Prendi laVita alVolo”.Per venti minuti il popolo della notte si è fermato, ha seguito le immagini che scor-revano sul maxischermo e alla fine ha applaudito tutti i volontari che hanno colla-borato all’iniziativa. Un lungo applauso spontaneo che ha chiuso, con grandesoddisfazione degli organizzatori, la prima serata pubblica di “Prendi la Vita al Volo”che ora girerà per tutta la provincia con la “presunzione” di essere solo una piccolagoccia nel mare.

Erica Giraudo

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ETILOTESTA BUSCA - 2007Venerdì 27 luglio, nell’ambito della “Notte Bianca” e di “Buscanta”, manifestazionecanora, a Busca sono stati distribuiti centinaia di etilotest monouso. L’iniziativa, or-ganizzata dall’associazione AssoGio di Busca con il patrocinio dell’Assessorato allePolitiche Giovanili del Comune e del Centro Servizi per il Volontariato per la Pro-vincia di Cuneo rientra nella campagna “Prendi laVita alVolo” promossa dal CSV conle Associazioni Segnal’Etica, Associazione Italiana Famigliari e Vittime della Strada,Quartiere Madonna dei Fiori e Assogio Busca Onlus. L’etilotest è a tutti gli interve-nuti un etilotest monouso per sensibilizzare la cittadinanza e contrastare il feno-meno delle stragi del sabato sera. «Ringrazio Assogio per la grande opera disensibilizzazione che sta svolgendo sul nostro territorio all’interno di una program-mazione iniziata da oltre un anno - commenta l’Assessore alle Politiche GiovaniliGiuseppe Delfino - ed il Centro Servizi per il Volontariato nella persona del Presi-dente Giorgio Groppo per il costante supporto alle nostre iniziative. L’iniziativa diquesta sera è solo la prima rispetto ad un progetto molto più vasto che coinvolgeràtutti gli esercizi pubblici della Città.” “ComeAmministrazione - commenta il sindacoLuca Gosso - riteniamo indispensabile attivarci per combattere il grave fenomenodelle stragi del sabato sera consapevoli della necessità di una accurata opera di edu-cazione e sensibilizzazione volta a far maturare una coscienza civile rispetto aglienormi rischi derivanti dalla guida in stato di ebbrezza”. Lo scopo era di sensibiliz-zare la cittadinanza e di contrastare il fenomeno delle stragi del sabato sera. L’inizia-tiva, in realtà, rientra in un progetto più vasto che coinvolgerà tutti i locali pubblicidella città. L’iniziativa ha avuto un buon successo, secondo il presidente di AssogioDario Isaia, anche perchè è stato riscontrato un grande interesse dei giovani sul-l’etilotest. FONTE: www.cuneocronaca.it

NEOMAGGIORENNE CON SICUREZZA -Treiso 2007A Treiso, domenica 12 agosto, il sindaco Meinardi e l’Amministrazione comunalehanno invitato i giovani neomaggiorenni, in occasione della Festa per il raggiungi-mento della maggiore età, presso la sala consiliare.Qui è stato loro consegnata la Co-stituzione italiana, baluardo dei principi fondamentali di ogni cittadino italiano.Quest’anno i giovani hanno ricevuto anche il libro educativo e di promozione delVo-lontariato legato alla sicurezza stradale “Prendi la vita al volo”, edito dal CSV“SocietàSolidale” insieme alle Associazioni della provincia che si occupano del tema. Diven-tare maggiorenni, infatti, significa non solo acquisire diritti ma anche doveri e re-sponsabilità verso di sè e verso gli altri.

PROMOZIONE DELLA SICUREZZA STRADALEDURANTE LA PATRONALE - Manta 2007

Domenica 26 agosto si è svolta a Manta la Festa patronale di San Leone Magno.Oltreai numerosi appuntamenti per celebrare il protettore della cittadina del saluzzese, èstato allestito un punto informativo sul tema della ’Sicurezza stradale e pericoli deri-

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vanti dall’abuso dell’alcool’.La Polizia Stradale di Saluzzo e la Polizia Municipale di Mantahanno spiegato il funzionamento e l’uso dell’etilometro e dei dispositivi in dotazionealle Forze dell’Ordine, offrendo anche dimostrazioni pratiche. Scopo dell’iniziativa era,innanzi tutto, di aprire un dialogo con la popolazione, soprattutto giovanile per capiree insieme tentare soluzioni al problema. Sono stati distribuiti ai ragazzi circa 200 li-bretti della campagna per la promozione del volontariato legato alla sicurezza stradale“Prendi la vita al volo” ed è stata allestita la mostra con i 12 pannelli ideati dalleAsso-ciazioni e realizzati dal CSV “Società Solidale”. Gli organizzatori sono soddisfatti dellabuona riuscita dell’iniziativa e si ripropongono di replicarla il prossimo anno.

ORATORI IN RETEA FALICETTO:SI RIPARTEALLA GRANDE - 2007

Grazie don Silvio per le belle parole; grazie Falicetto per l’accoglienza; grazie a Erica, alCSV di Cuneo e all’associazione Segnal’Etica per la collaborazione; grazie ai parroci peril loro sostegno;ma soprattutto grazie a voi ragazzi che avete risposto numerosi. Cosìdon Beppe,referente vicariale per i giovani, concludeva con soddisfazione l’incontro deigiovanissimi di venerdì 9 novembre nel salone dell’oratorio gremito come nelle migliorioccasioni.“La vita è un gioco:giocalo” era il titolo della serata,ma anche il gruppo GIO-VANI IN RETE.VIC ha giocato una grande scommessa proponendo un incontro sui ri-schi della strada o della vita giocata male, in una comunità come quella di Falicetto cheha delle ferite ancora aperte proprio per dei lutti dovuti agli incidenti stradali. La co-munità di Falicetto ha risposto in modo splendido con un’accoglienza che è stata il fruttodi una preparazione semplice ma curata.Hanno risposto le parrocchie che hanno pro-posto questa serata come momento formativo;hanno risposto gli animatori che si sonofatti carico di accompagnare i ragazzi; hanno risposto soprattutto loro, i giovanissimi. Inun clima di attenzione e commozione hanno seguito prima il filmato del CSV presen-tato dalla regista Erica Giraudo e poi le riflessioni che don Silvio ha saputo offrire conpazienza e saggezza, proprio lui che è stato profondamente toccato dagli eventi trau-matici vissuti il 25 aprile alla festa dell’ACR di Saluzzo È passato un messaggio forte diincoraggiamento e di speranza con la consapevolezza che la vita è preziosa e va vissutaintensamente. Il linguaggio forte delle immagini, la testimonianza di chi è sopravvissutoad un incidente ed ora vive la dimensione che tutti noi vorremmo rifuggire della sediaa rotelle e l’invito fermo e pacato a darsi delle buone regole per giocare fino in fondola più grande partita che è la nostra stessa vita,ha dato degli stimoli di riflessione che si-curamente gli animatori dei vari gruppi sapranno riprendere ed approfondire con lostile allegro e un po’ scanzonato dei ragazzi.Una serata che evidenzia anche l’importanzadi lavorare in rete tra associazioni diverse, tra generazioni diverse e tra stili diversi, mauniti nel manifestare ai giovani che vogliamo camminare insieme per evitare le insidiedella vita giocata male.Se il proverbio che recita“chi ben incomincia è a metà dell’opera”ha un fondo di verità, c’è da aspettarsi di fare molta strada nel cammino proposto que-st’anno ai giovani e giovanissimi del territorio della vicaria diVerzuolo.

Renato Chiapetti

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PRENDI LAVITAALVOLO - Baldissero d’Alba 2007L’associazione “GruppoVolontari di Baldissero”, in collaborazione con la parrocchia,ha invitato il CSV e le OdV partner del progetto “Prendi laVita alVolo” ad organiz-zare ed animare la serata di venerdì 16 novembre. L’appuntamento si è svolto nel sa-lone parrocchiale, nel contesto degli incontri rivolti ai giovanissimi, alla presenza ditanti ragazzi della zona in età compresa tra i 14 e i 18 anni. Il tema, quello della sicu-rezza stradale e dei rischi legati agli eccessi, è stato affrontato attraverso l’allesti-mento della mostra che è rimasta nel paese una settimana, la proiezione del filmatodel CSV, la distribuzione degli opuscoli e l’intervento di alcuni relatori.Ha moderatola serata la presidente del “GruppoVolontari di Baldissero” Sandra Grasso. Il primoad intervenire è stato un volontario del gruppo “Enzima G” dell’associazione Quar-tiere Madonna Fiori che ha illustrato i contenuti e le possibilità offerte dal “bar vir-tuale” www.vitaalvolo.it, invitando i giovani a discutere sui temi sociali proposti online. Giorgio Groppo, presidente del Centro Servizi, ha relazionato sul progetto“Prendi la vita al volo” esortando i ragazzi a non bruciare la loro vita. Hanno poi of-ferto una testimonianza due volontari della Croce Rossa di Bra, uno adulto e un“pioniere”, così si chiamano le nuove leve. I due relatori hanno descritto la loro at-tività di solidarietà, ma anche i rischi delle dipendenze e come spesso i ragazzi ven-gano adescati da adulti che ne osservano le fragilità per poi manipolarli. Moltotoccante, come sempre, la testimonianza viva di Carlo Mariano Sartoris, una dellevittime della strada, a cui sono state affidate le conclusioni dei numerosi spunti lan-ciati. Sono intervenuti al dibattito anche Franco Gioetti presidente dell’associazioneQuartiere Madonna Fiori e Giuseppe Tibaldi presidente dell’associazione GruppoVolontari Parrocchia di S.Giovanni B. di Bra. Il parroco di Baldissero, don Claudio Ca-rena, ha concluso la serata con la lettura collettiva di una preghiera molto significa-tiva. “I giovani sono il nostro futuro - ha commentato Sandra Grasso - ma a voltesono i rischi a guidarli e non riescono a progettare il loro futuro in modo libero”. Laserata del 16 novembre è stata l’inizio di una riflessione che continuerà nei prossimiincontri.

INTERMEETING ROTARY CLUB BRA E LIONS BRA HOSTSULLA SICUREZZA STRADALE -Verduno 2007

Venerdì 23 novembre alle ore 20.00, presso il ristorante La Cascata diVerduno, si ètenuto un Intermeeting tra Rotary Club Bra e Lions Club Bra Host sulla SicurezzaStradale. Dopo i Saluti del Presidente del Rotary Club BraVincenzo Liaci e del Pre-sidente del Lions Clubh Bra Host Scarzello, sono internenuti il Presidente della Pro-vincia di Cuneo Raffaele Costa,Giovanni Milano in Rappresentanza del CSV“SocietàSolidale” che ha relazionato sui progetti delle Odv in merito alla prevenzione eAldoAbello, Presidente dell’AssociazioneVittime della Strada. La seratà si è conclusa conle testimonianze di due giovani rappresentanti dell’associazioneVIP -Viviamo in po-sitivo e della Formazione professionale dei salesiani di Bra.“Occorrono delle siner-gie per poter ridurre i morti sulle nostre strade”. Così Raffaele Costa, presidente

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della Provincia alla serata dedicata a questa tematica, organizzata dal Rotare Club diBra (presieduto daVincenzo Liaci) e dal Lions Club Bra Host (presidente GiancarloScarzello). L’incontro - che si è svolto al ristorante La Cascata nella serata di venerdì23 novembre - è stato utile per fare il punto sulla situazione viaria della Granda, cheha “strade che da una quarantina d’anni sono sempre le stesse, anche se si stanno fa-cendo molti sforzi per migliorarle” e sulle cause di mortalità per incidente. Graditigli interventi di Giovanni Milano (Centro Servizi per ilVolontariato) eAldoAbello (Fa-migliari Vittime della strada); apprezzati i progetti proposti da Ivano Camperi (For-mazione professionale dei salesiani) e daAlessio Giachino (associazioneArcobalenoVIP Alba-Bra) che coinvolgono i giovani e li rendono protagonisti della presa di co-scienza dei rischi connessi all’uso di alcool e stupefacenti prima di mettersi alla guida.Il presidente Costa, nei suoi articolati interventi, ha fatto anche il punto sul prosie-guo dei lavori dell’Asti-Cuneo, assicurando che i lotti di completamento saranno rea-lizzati entro tempi ragionevoli.“Credo che entro i prossimi 10 anni l’autostrada saràterminata e che entro i prossimi due anni vedremo l’inizio del lotto che collega Bracon Cuneo”.Costa ha poi anche assicurato l’uditorio che sarà sua cura seguire l’iterper l’allargamento della Sp 661 che collega Bra a Cherasco, già anticipato dall’asses-sore provinciale Giovanni Negro. Grande soddisfazione per la serata e per i conte-nuti trasmessi, è stata espressa dai presidentiVincenzo Liaci (Roraty Bra) e GiancarloScarzello (Lions Club Bra Host).

Valter ManzoneAddetto Stampa Lions Club Bra

“SOCIETÀ SOLIDALE” NELLA CONSULTA REGIONALEDELLA SICUREZZA STRADALE

Anche se questo breve resoconto forse c’entra poco con il volontariato e benchéchi scrive partecipi alle riunioni della Consulta Regionale a pieno titolo di volonta-riato, va detto che“Società Solidale” è l’unico Centro Servizi del Piemonte ad esserestato invitato a far parte della Consulta Regionale che è ormai in attività da circa unanno e mezzo. In effetti il nostro C.S.V. si è impegnato a fondo su questi temi sup-portando le associazioni che hanno fatto, della riduzione del numero di incidenti stra-dali, la loro missione.L’obbiettivo europeo è di ridurre l’incidentalità stradale del 50% entro il 2010.Mentregli altri paesi stanno conseguendo risultati importanti, l’Italia segna il passo, in parte perl’inadeguatezza delle infrastrutture non in grado di sopportare la smisurata quantità ditraffico sempre in aumento, in parte per la carenza cronica del trasporto pubblico siasu gomma che su rotaia, in parte, infine, per i comportamenti scorretti dell’utenza.I vari tavoli di lavoro in seno alla Consulta hanno elaborato progetti e proposte che pur-troppo si scontrano con la carenza di risorse per la loro realizzazione.La Regione,nel-l’intento di fare un bilancio dell’attività degli enti locali in materia, ha attuato unmonitoraggio per verificare la “virtuosità” delle province e dei comuni; la provincia diCuneo si è classificata nelle ultime posizioni, tra i comuni il migliore è Savigliano.

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Peccato che questo monitoraggio non abbia tenuto in considerazione l’attività delleassociazioni, molto attive nella Granda e tanto meno l’impegno che le forze dell’or-dine spendono per la prevenzione con la loro presenza ai dibattiti nelle scuole ecc.Appare inoltre suggestivo che su un problema come questo vengano premiate lecittà e le province che si sono più prodigate e quindi eccellono, e non quelle chehanno più difficoltà anche per la morfologia del territorio: sarà molto più sicuroviaggiare in provincia di Novara o nella città di Tortona che riceveranno ulterioricontributi e sempre meno sicuro in provincia di Cuneo.

La Regione ha inoltre predisposto un corso di addestramento alla sicurezza stradaleche si terrà un giorno alla settimana da febbraio a giugno rivolto ai tecnici di enti locali:peccato che per 25 dei 30 posti in programma il corso sarà gratuito, mentre per i ri-manente 5 comporti una spesa di 10.000 euro per persona! Chi saranno i 5 fortunatidi associazioni o forze dell’ordine che potranno permettersi di spendere un simile cifra?Se i comuni in provincia di Cuneo sono oltre 250 e i posti riservati ai tecnici sonosolo 25 per tutta la Regione, senza voler minimamente dare un giudizio su meto-dologie e contenuti che si immaginano di eccellenza superlativa, visti i costi, qualesarà l’efficacia se saranno così pochi i funzionari che potranno accedervi? Sono do-mande banali ma che occorre porsi davanti a scelte metodologiche di intervento cheappaiono dubbie e, a dir poco, estremamente elitarie.

Va tuttavia riconosciuta la disponibilità della Regione nei confronti del nostro Cen-tro Servizi, interagendo con la CONSEPI per coinvolgere le strutture di guida sicuragratuitamente per un numero concordato di interventi l’anno su richiesta delle no-stre associazioni. “Società Solidale” ha ritenuto che la salvaguardia della vita sullestrade sia tra gli obbiettivi prioritari e la Consulta è al corrente dell’attività delle as-sociazioni: il filmato è gia stato richiesto da altri soggetti e istituzioni fuori Provincia;l’impegno del volontari è sotto gli occhi di tutti.Ci auguriamo che anche le istituzionine siano consapevoli e considerino le associazioni come un elemento, un tassello es-senziale nel concorrere alla costruzione dei progetti, un interlocutore paritario concui confrontarsi e collaborare per portare al più presto gli incidenti stradali a una cifrache in questo caso è quanto mai la più azzeccata: zero

Giovanni Milano

LA 1°F DEL LICEO SCIENTIFICO DI CUNEOPROTAGONISTA DEL PROGETTO“PRENDI LAVITAALVOLO” - 2008

“I giovani di oggi” vengono descritti dagli adulti, dai grandi, come delle marionette conpoca personalità e una psicologia di gruppo che fa seguire il branco senza compren-dere cosa è giusto e cosa è sbagliato.Grazie al progetto“Prendi la vita al volo” e alla sua promozione presso le scuole superioridi Cuneo,è stato possibile avere una netta smentita di questo sgradevole luogo comune.

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Tutto si svolge in una fredda e nebbiosa mattina di gennaio, i promotori del progettodel Centro Servizi per il volontariato di Cuneo per la sicurezza stradale, AlbertoBotta e Giovanni Milano, si recano presso il Liceo Scientifico “G. Peano” per tra-scorrere, con alcuni studenti, una piacevole e utile mattinata di educazione civica.Tutto nella norma: viene presentato il video, si parla un po’ con i ragazzi e, proprioquando passa a loro la parola, emerge la vera sorpresa della mattinata. I ragazzi sonoattivi, interessati, esprimono le loro opinioni e si confrontano attivamente con quelliche, per loro, sono dei “professori” speciali. Speciali proprio perché sono lì per spie-gare, per insegnare qualcosa che esula dalle solite materie scolastiche, sono lì per rac-contare, con un linguaggio che loro stessi hanno definito “adolescenziale”, quantosia importante e unica la nostra vita. Sono lì anche per ricordare che non si è maitroppo giovani per fare la differenza, che loro, per primi, possono aiutare un genitore,un amico,un parente a salvare la vita dalla strada. Proprio così, sono giovani,ma hannoun cervello, hanno un cuore, hanno una sensibilità.Un breve racconto, letto ai ragazziin quell’occasione, che parla di una ragazza di diciassette anni pronta ad intervenireper aiutare un bambino extracomunitario da dei feroci naziskin, dimostra alla giovaneplatea, in maniera ancora più evidente, quanto anche i ragazzi possano essere im-portanti per risolvere i problemi “dei grandi”. La storia finisce con queste parole:“D’ora in poi, ogni volta che in omaggio alla generalizzazione imperante starò per scrivereche i “giovani d’oggi” sono più cinici e feroci delle generazioni che li hanno preceduti, mi ri-corderò di quella ragazza che rischia la pelle per una bambina che forse non conoscevanemmeno”. Il racconto e la sua frase finale hanno smosso la sensibilità degli studentiche, come loro stessi ci hanno dimostrato, sono riusciti a vivere l’esperienza offer-tagli con grande maturità,ma, soprattutto, con grande coscienza. A dimostrarlo sonoproprio le loro testimonianze: finito l’incontro, tornati nella loro classe, gli alunni della1°F hanno speso un po’ del loro tempo per annotare i loro pensieri scaturiti dalleinformazioni ricevute in quelle due ore.Abbiamo avuto la fortuna di poter leggere leloro riflessioni e di toccare con mano la sensibilità e la maturità di questi ragazzi.Vogliamo ringraziarli perché non sono stati spettatori passivi, perché hanno interio-rizzato le informazioni ricevute e perché, siamo sicuri, saranno di grande aiuto allacampagna per diminuire le vittime degli incidenti stradali.Vogliamo anche dimostrargli che le parole di quel martedì mattina non sono state but-tate al vento e che davvero il loro contributo può essere importante; lo vogliamo fareriportando qui di seguito alcune delle loro frasi, in modo che possano essere utili a tutti.Gli studenti della 1°F sono stati soddisfatti di aver avuto la possibilità di ascoltare e diconoscere argomenti così importanti per la loro vita,hanno capito che anche loro pos-sono raccontare e insegnare ad amici,parenti, genitori quello che hanno imparato e che,facendolo, possono diminuire, o addirittura evitare, alcuni gravi incidenti stradali.I ragazzi hanno interiorizzato perfettamente uno dei principali messaggi della matti-nata: non è concessa una seconda possibilità, se sbagli e rimani paralizzato su unasedia a rotelle probabilmente, come l’architetto del video ci insegna, non potrai maipiù sentire quanto è bello il peso del tuo corpo sopra i piedi.È bello rendersi conto che il video riesce ad arrivare nel vivo della sensibilità dei gio-

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vani, è bello rendersi conto che li spinge a riflettere, a porsi degli interrogativi.Quasi tutti, nelle righe che ci sono pervenute, hanno sottolineato quanto il video di“Prendi la vita al volo” li abbia fatti riflettere sull’importanza della vita.Tutti i ragazzi hanno giudicato il video del Centro Servizi molto interessate e ben rea-lizzato, è piaciuto vedere tra i protagonisti compagni di scuola che hanno prestato laloro persona per realizzare un progetto nel quale sono loro i primi a credere. Pro-prio vedere dei coetanei tra gli attori del video li ha aiutati a rendersi conto che dav-vero un qualsiasi piccolo contributo può essere utile per realizzare questoimportante progetto di sicurezza stradale.Un altro punto importante riguarda proprio le vittime degli incidenti: troppo spessoci limitiamo a numerare i morti dimenticando che hanno volti e nomi.Credo che sia utile, a proposito riportare le parole di un ragazzo, secondo cui:“ Nondobbiamo affidare solo alla memoria il ricordo, ma anche al cuore: per ogni ragazzoche muore un’intera famiglia viene distrutta, ma, nei dati statistici, viene consideratosolo come numero. Io penso che, anziché numeri, debbano essere ricordati comenomi che ti devono tornare in mente ogni volta che sali su un’automobile”.Purtroppo dalle riflessioni degli studenti emerge anche un problema grave che affliggelo stato italiano: la non certezza della pena.Sballarsi in discoteca, bere fino a non capire più nulla sono colpe gravi se poi ci simette alla guida di una vettura; chi causa incidenti in queste condizioni dovrebbe pa-gare per il danno che arreca, ma purtroppo molto spesso i crimini di questo tiponon vengono puniti in maniera adeguata.È interessante verificare che sono proprio i ragazzi a richiedere pene più severe, achiedere che chi sbaglia paghi per l’errore commesso.Il feedback ottenuto ha anche dimostrato che i volontari del Centro Servizi stannoadottando la giusta tecnica per arrivare ai giovani.

Gli studenti si sono divertiti durante le due ore di sicurezza stradale; a questo pro-posito uno di loro afferma che: “La lezione sull’educazione stradale è stata interessantegrazie, non solo all’argomento trattato, bensì al modo singolare con cui è stata presentata;infatti gli insegnanti hanno trovato il punto di incontro giusto con i giovani partecipanti”.I ragazzi hanno giudicato il modo di presentare l’argomento molto coinvolgente e ingrado di stimolare gli interlocutori ad effettuare critiche e ad esporre le proprie opi-nioni sull’argomento trattato.

La mostra del progetto“Prendi la vita al volo” è rimasta esposta presso il Liceo Scien-tifico “G. Peano” di Cuneo per due settimane; siamo sicuri del fatto che abbia avutoun ottimo successo perché siamo sicuri che gli alunni della 1°F si siano adoperatiper raccontare ai loro amici, ai loro compagni le preziose informazioni apprese du-rante la lezione di sicurezza stradale.Cogliamo l’occasione per ringraziare la direzione del Liceo Scientifico di Cuneo checi ha permesso di fare questa bella esperienza, ma, soprattutto, che ci ha permessodi trasmettere a giovani così brillanti un messaggio tanto importante.

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Credo sia di dovere ancora un ultimo ringraziamento, che va proprio ai nostri gio-vani protagonisti della 1°F.Li vogliamo ringraziare perché, con le loro riflessioni, con il loro entusiasmo, sono riu-sciti a fare la differenza e a sfatare ancora una volta, proprio come la ragazza di di-ciassette anni che salva dai naziskin il bambino extracomunitario, la generalizzazioneimperante dei “cattivi giovani d’oggi”.

Elisa Girardo

PRENDI LAVITAALVOLO.....INCONTRICON LE SCUOLE - Saluzzo 2008

Sono stato invitato dalla Professoressa Lucetta Cerutti all’Istituto Soleri psico pedagogico eliceo linguistico di Saluzzo per incontrare le classi prime e parlare con loro di sicurezza stra-dale. Ogni mattina, per una settimana, ho dedicato un’ora del mio tempo a questi incontriche sono sempre fonte di soddisfazione e di crescita perme...spero anche per chimi ascolta.Abbiamo fatto precedere gli incontri dall’allestimento della mostra in modo da stimolare lacuriosità all’argomento in modo subliminale e non diretto,vogliamomettere a disposizionedelle informazioni e dei dati “prima delle prediche”, la cosa sembra aver funzionato perché,in ogni classe,si è sviluppato unminimo di dibattito che altre volte invece non si riusciva maia realizzare.Non abbiamo potuto utilizzare il video“Prendi laVita alVolo”ma solo la mostraperché il video richiede incontri di almeno 90 minuti, un’ora non è sufficiente! L’approccionostro non èmai cruento o traumatizzante,non abbiamo l’obbiettivo di spaventare per edu-carema educare a conoscere il problema.Proiettiamo però dei videomolto,molto realistici,dove si vedono scene anche toccanti e non banali,non vogliamo indorare la pillola, il video èun supporto all’esposizione della problematica e non è utilizzato per“choccare” le personema per dargli visione delle opportunità di scelta.A tal fine abbiamo scelto un video dove sivede un incidente grave,poi l’immagine torna indietro, la macchina riparte ma,questa volta,con le cinture allacciate e l’epilogo cambia,le persone restano incolumi...le immagini sono fortima il messaggio è ancora più forte:“sei tu che puoi scegliere la vita o la morte” è il tuo at-teggiamento che decide il tuo futuro! Si tende sempre a descrivere i ragazzi a scuola comedei “bamboccioni caciaroni” e disattenti....io devo testimoniare invece un’attenzione e unasensibilità concreta all’argomento da parte di tutte le classi; i casi sono due o l’insegnate hapreparato bene gli incontri o i ragazzi sono diversi dal percepito e dal descritto dai media. Ilho chiesto a tute le classi se erano sempre così attente emi hanno dettoNo,è l’argomentoche ci interessa e anche molto,quasi tutti noi abbiamo un parente,un amico,un conoscenteche è stato vittima o testimone di un incidente stradale,sappiamoquale dolore c’è dietro que-sti fatti e vogliamo interessarci. Ecco questa risposta gratifica più di ogni altra cosa il nostroimpegno e ci stimola ad andare avanti.Ma ci dice anche quanto sia necessario che la Politicaquella con la P maiuscola, si decida ad interessarsi della sicurezza stradale concretamente ecapillarmente e non solo sporadicamente sull’onda emotiva degli incidenti del giorno prima!!Grazie alleAssociazioni che hanno collaborato a Prendi laVita alVolo e grazie al CSV che cisostiene con i servizi e le apparecchiature di videoproiezione.

Alberto Botta

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Riportiamo alcuni spunti tratti dagli elaborati di alcuni alunni dell’Istituto psico pe-dagogico e Liceo linguistico di Saluzzo

<<Nel libretto ricevuto ho letto le testimonianze dei giovani che hanno provocato o sonostate vittime di un incidente stradale ci fanno capire che il correre non ti rende figo e forte,ma ti fa sembrare solo un imbecille>><<Il rispetto delle norme è fondamentale per noi stessi, ma anche per gli altri.“La vita è lavita, difendila”, come scrisse MadreTeresa di Calcutta nel suo Inno>>.<<Credo che questo corso, anche se molto breve, non ci abbia donato solo informazioni sucome ci si deve comportare quando si è su un’autovettura, ma soprattutto mi ha fatto ri-flettere sull’importanza della vita e su come sia facile alla nostra età e anche più avanti,met-tere a rischio la nostra e altrui vita non allacciando le cinture, schiacciando l’acceleratore persentirci più furbi, ammirati, importanti>><<Questo ci invita a capire che la sicurezza non è un limite;dobbiamo difendere il nostro futuro>>

CALENDARIO 2008 DELLA PREVENZIONE STRADALEDODICI MESI DI CONSIGLI PER UNA GUIDA PIÙ SICURAGiovedì 13 dicembre, alle ore 21,a Busca, il nucleo di protezione civile e volontariato,“IlTri-colore”, che fa capo all’Associazione nazionale carabinieri, ha deciso di porsi un importanteobiettivo per il 2008 e di farlo in maniera concreta.Ecco che nasce un’idea,un’idea vincente:creare un calendario! Un semplice,ma innovativo calendario,che occupa un angolo della no-stra cucina,nel quale per tutti i mesi dell’anno sono annotati consigli importanti e utili per aiu-tarci a non distruggerci la vita in uno stupido incidente stradale.“Allacciare le cinture”,“usarel’auricolare”,“rispettare le distanze di sicurezza”,“evitare l’abuso di alcolici”….Semplici con-sigli per la vita di tutti i giorni, appunti e annotazioni che tutti conosciamo,ma che,a volte, lenostre vite frenetiche ci portano a dimenticare.Un’ottima iniziativa quella del nucleo“Trico-lore”, che pone l’attenzione su una tematica di grande attualità: il 2007 ha fatto troppe vit-time, ha distrutto troppe vite.Sul calendario,che è stato realizzato grazie all’aiuto del Centroservizi per il volontariato“Società solidale” di Cuneo e del suo presidente Giorgio Groppo,oltre ai pratici consigli per non rovinarci la vita, c’è una breve storia dell’Associazione nazio-nale carabinieri di Busca,che va dalle origini del ‘900, fino alla nascita del nucleo“Tricolore” amarzo 2007. Il nucleo di protezione civile e volontariato“IlTricolore”,presieduto daAndreaDeiala,è nato da poco tempo,nel marzo del 2007 e,al momento,si compone di 35 unità.Ungruppo in espansione che si dedica ad attività di protezione civile e ricerca di dispersi,supportoalla viabilità durantemanifestazioni ed eventi,tutela del patrimonio artistico,assistenza agli an-ziani della casa di riposo SSAnnunziata oltre ad attività di promozione ed informazione.Il ca-lendario 2008 della prevenzione stradale dimostra che le attività di informazione sono svolteal meglio;un grazie speciale va ai realizzatori di questa bella iniziativa,nella speranza che i con-sigli del calendario accompagnino e rendano il 2008 un anno conmeno vittime e più sicurezzastradale.E per finire,ancora un augurio per il 2008,affinché sia un anno pieno di crescita e ditante attività per il neonato nucleo di protezione civile e volontariato“IlTricolore” di Busca.

Elisa Girardo

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NON MI STRESSATE - Monticello d’Alba 2008Giovedì 10 aprile, nella Biblioteca civica di Monticello d’Alba si è aperto il dibattitosul tema “Non mi stressate” sul tema della sicurezza stradale. La serata era la quintaed ultima di un ciclo di incontri del progetto giovani del paese “Uno per tutti e tuttiper uno”. Sono stati organizzati alcuni momenti di riflessione e confronto su temiquali: educazione, regole, giovani e adulti. Per il 10 aprile è intervenuto anche il CSVSocietà Solidale tramite Alberto Botta, coordinatore del progetto “Prendi la Vita alvolo!”. La serata è stata curata da:: Comune di Monticello, Unità Pastorale e Con-sorzio Socio Assistenziale Alba Langhe e Roero.

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SICUREZZA STRADALE E VITA QUOTIDIANATESTIMONIANZE

Raccolte da Lucia Lisacon il supporto organizzativo di Alberto Botta

Ringrazio le persone che hanno accettato di rispondere ad alcune domande per rac-contare il loro personale rapporto con i problemi posti dalla circolazione stradale erelative conseguenze.Il lettore resterà colpito dall’attenzione orientata ad attenuare proprio le conse-guenze di comportamenti (che spesso si configurano come reati) stradali che gene-rano eventi tragici; dalle risposte traspare l’atteggiamento generoso e l’intreccio conla storia personale o familiare o di comunità; il desiderio di essere portatori di in-formazioni si radica in esperienze dolorose e si interseca con una dimensione di so-litudine, non solo individuale. Un tratto comune risiede nel sentimento che porta areagire, attraverso l’impegno civile e sociale, per coinvolgere e mantenere l’atten-zione dei cittadini sui problemi della sicurezza stradale e per sensibilizzare il mondopolitico.

Questa raccolta di testimonianze (cui altre potranno aggiungersi) può essere l’iniziodi un percorso di riflessione per ampliare il nostro modo di ascoltare le persone checon noi partecipano alla vita delle nostre comunità e con le quali condividiamo l’usoquotidiano delle strade del nostro territorio; ma ha anche l’ambizione di accompa-gnare il pensiero razionale per facilitare la comprensione di problemi così complessie indicare possibili soluzioni.

Grazie alle persone che ci hanno aiutato a focalizzare alcune variabili rilevanti; gra-zie a quanti altri vorranno continuare a testimoniare il loro impegno per la sicurezzadelle nostre strade, ricordando che la prima testimonianza avviene nei nostri com-portamenti stradali quotidiani.

L’impegno delleAssociazioni diVolontariato - Cinque domande ai PresidentiAldo Abello Associazione Italiana Familiari e Vittime Strada onlus, Provincia diCuneoAlberto Botta, Presidente dell’Associazione di Volontariato Sociale Segnal’eticaONLUSGiuseppe Airaldi, Presidente AssociazioneViviamo laVitaCarlo Mariano Sartoris, architetto, scrittore - Due ruote e una vita soltantoMichela, mamma e volontaria - La solidarietà tra genitoriDon Silvio Eandi, Parroco di Costigliole Saluzzo - L’assistenza spirituale alle personeche hanno subito un incidente stradaleMario Vola,Volontario presso la CroceVerde di Saluzzo - L’esperienza come barel-liere e autista di ambulanza

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Serena Borretta, educatrice professionale - L’esperienza di una giovane volontariain un progetto educativo post-incidenteGiovanni, operaio,Albania - Il confronto con un’altra culturaGiuseppe Botta, classe 1928 - Persone anziane e traffico urbano odierno

L’IMPEGNO DELLEASSOCIAZIONI DIVOLONTARIATOAbbiamo rivolto cinque domande ai Presidenti di treAssociazioni che nell’ultimo pe-riodo hanno attivato interventi di promozione della sicurezza stradale. Le motivazionidel loro impegno hanno origini in parte comuni, così come sono condivisi alcuni fon-damentali obiettivi ed è dichiarata la disponibilità al confronto su contenuti, strate-gie, continuità nella presenza e nella testimonianza.

AldoAbello Associazione Italiana Familiari eVittime Strada ONLUS, Provincia di Cuneo.

L’associazione che tu presiedi si è impegnata da alcuni anni a realizzareinterventi sui temi della sicurezza stradale. Puoi descrivere brevementequali azioni avete realizzato?Su scala nazionale le iniziative sono state diverse. Si è partiti cercando di dare una linea diazione comune, su diversi obiettivi, a tutte le sedi locali. Uno dei primi risultati è stato riu-scire, attraverso dimostrazioni convegni e contatti con parlamentari, a far introdurre l’ob-bligatorietà del casco per i motociclisti e per i conducenti dei ciclomotori. Poi nel 2003,purtroppo con delle varianti al progetto originale, c’è stata l’introduzione della patente apunti. Questi due importanti momenti legislativi hanno sicuramente permesso di diminuirela mortalità sulle strade anche se molto di meno di quelli che erano gli auspici. Anche sulfronte della giustizia si è cercato di promuovere delle leggi giuste che sapessero tutelare levittime e i familiari, ma questo aspetto riguardante la giustizia intesa come un’azione chedeve agire chi ha provocato con grave colpa incidenti mortali è un problema difficile da ri-solvere sia per i grossi interessi economici delle compagnie assicurative sia per la lungag-gine dei processi civili e penali in Italia. Sul fronte della prevenzione, si continua ad andarenelle scuole per sensibilizzare i giovani e i ragazzi ad essere consapevoli dei rischi che quo-tidianamente si incontrano sulle strade e anche di tutte quelle piccole attenzioni da met-tere in atto per non rimanere vittime.

È importante condividere gli obiettivi con altre associazioni e altre per-sone che vogliono raggiungere gli stessi risultati.

Attraverso il vostro intervento, quali compiti vi prefiggete?Il nostro intervento mira a sensibilizzare le persone ad essere consapevoli dei rischi che si corrono.Quindi un ragionamento sulla prevenzione e ed educazione, sul lavoro che si deve fare per avereun individuo/conducente positivo e non arrabbiato con il mondo intero. Poi è importante condivi-dere gli obiettivi con le altreAssociazioni/persone che anche se si chiamano con un altro nome, insostanza vogliono raggiungere i medesimi risultati.Quindi cercare di lavorare insieme ad altri serveper confrontarsi e capire meglio le problematiche generali del problema.

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Quali sono le vostre aspettative quando proponete la vostra presenza inuna manifestazione?Partecipare ad eventi/manifestazioni ha lo scopo di far vedere che ci sei e che stai conti-nuando a fare quello che ti eri proposto. Inoltre serve anche per cercare persone che con-dividano quello che si sta facendo e al tempo stesso si rendano disponibili ad aiutarci.

Puoi elencare tre elementi di problematicità che avete incontrato nella vostraesperienza e che ritieni siano quelli che maggiormente influenzano il vostrooperare?Il problema principale riguarda le istituzioni pubbliche che nella maggior parte dei casi sonosì a conoscenza del problema ma se ne fa un troppo parlare senza raggiungere la concre-tezza, l’azione.

Quale auspicio per il futuro?La speranza è di coinvolgere più persone e Associazioni per cercare di ottenere maggiori ri-sultati in termine di riduzione degli incidenti e delle vite umane. Un laboratorio, fatto per laprevenzione degli incidenti sia sulle strade sia sul lavoro eventi che purtroppo hanno tantecose in comune, avrebbe lo scopo di fare tutto il possibile per arginare il problema, pre-stando più attenzione, più professionalità e agendo con maggiori controlli.

Alberto Botta, Presidente dell’Associazione di Volontariato Sociale Segnal’eticaONLUS

L’associazione che tu presiedi si è impegnata da alcuni anni a realizzare in-terventi sui temi della sicurezza stradale. Puoi descrivere brevemente qualiazioni avete realizzato?Noi siamo partiti dal considerare il problema della sicurezza stradale dal punto di vistacomportamentale, questo perché abbiamo fin da subito ritenuto non di nostra competenzal’analisi delle infrastrutture, non per questo dimenticate durante le nostre iniziative, ma ri-teniamo che questa problematica, strettamente tecnica, sia pertinenza delle istituzioni edegli esperti omologarle secondo le norme e monitorarle. Purtroppo succede anche di sco-prire, durante le nostre ricerche, che esistono soluzioni tecniche migliorative non ancora ap-plicate o installate in Italia e, in quel caso, cerchiamo di far conoscere la cosa e provocaredibattito pur considerando tale ambito difficile e inadatto al mondo del volontariato chenon ha sufficienti conoscenze specifiche per essere credibile ed ascoltato.Secondo noi il volontariato, nell’ambito della sicurezza stradale, può fare molto e sta cer-cando di farlo anche se in modo non omogeneo e coordinato. Si stanno utilizzando molterisorse umane ed economiche in iniziative di cui non si verifica l’efficacia e di cui non si co-nosce neppure, il più delle volte, la progettazione che ne sta alla base. Il volontariato simuove sull’onda emotiva del dolore lancinante che ha toccato un’area o un comune, le ini-ziative sono giocoforza istintive e risultato di credenze per lo più indotte dai media o dallapubblicità commerciale, spesso si rischia pertanto di cadere vittima di luoghi comuni.

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Partendo da queste considerazioni noi di Segnal’etica onlus, abbiamo fin da subito impostatoil percorso sulla sicurezza stradale facendolo poggiare su due capisaldi per noi basilari edintoccabili:1) percorsi continuativi di sensibilizzazione e non eventi spot.2) percorsi ed eventi ad esso collegati sempre organizzati in comunità con altre Associazioni,Istituzioni ed enti del territorio.Il 1° punto è da noi ritenuto importante perché per un argomento così vasto il singoloevento può solo avere come risultato lo “sfogare” la rabbia ma non può avere nessuna ef-ficacia nel tempo e non può riuscire modificare, a lungo termine, i comportamenti.Il 2° punto è anch’esso irrinunciabile perché sulla strada ci stiamo tutti e ci relazioniamoed allora o si ragiona insieme sui comportamenti e sulle regole oppure non si potrà mai ot-tenere un ambiente condiviso e sorvegliato dalla comunità. Le nostre azioni principali sonoquelle di organizzare, tutto l’anno, momenti, eventi, pubblicazioni,dibattiti e strutture chestimolino la sensibilità alla sicurezza stradale,Andiamo quindi dai video auto prodotti, allapubblicazione calendari a tema, alle conferenze tecniche o motivazionali alle gare sportiveo musicali dedicate alle Vittime della Strada. Ci siamo inoltre impegnati a darci disponibiliper tenere delle conferenze sulla sicurezza stradale e siamo già stati in vari comuni e scuolesia superiori che dell’obbligo.

Il nostro compito è quello di suscitare dibattito, stimolare sensibilità sul-l’argomento. Se riuscissimo ad aumentare negli utenti il desiderio di si-curezza avremmo sicuramente dato un notevole apporto ai tecniciincaricati di progettare la viabilità.

Attraverso il vostro intervento, quali compiti vi prefiggete?Noi puntiamo allo stimolare una “consapevolezza” del pericolo e la conseguente cono-scenza della possibilità di ridurre il relativo rischio. Cerchiamo di aumentare la conoscenzadelle dinamiche comportamentali istintuali, od indotte, che predispongono ai comporta-menti a rischio, infine “provochiamo” i politici e gli amministratori sui temi dell’Alcool e laguida, binomio assassino a tutti gli effetti, sul tema della velocità e della sicurezza dellapena, tematiche che prese seriamente hanno permesso in Europa di ridurre notevolmenteil numero di incidenti. Il nostro compito è quello di suscitare dibattito, stimolare sensibilitàsull’argomento. Il nostro ruolo è quello di aumentare il Capitale Sociale del territorio lavo-rando sulla cultura della prudenza e dell’attenzione alla guida, non possiamo certo speraredi risolvere tutte le problemi legate alla sicurezza stradale,ma se riuscissimo ad aumentarenegli utenti il desiderio di sicurezza avremmo sicuramente dato un notevole apporto ai tec-nici incaricati di progettare la viabilità.

Quali sono le vostre aspettative quando proponete la vostra presenza in unamanifestazione?Essendo la nostra un’Associazione di genitori l’aspettativa principale è quella di vedere igiovani felici e sereni nel divertirsi ma prudenti e responsabili nelle attività sociali. L’ansia ter-ribile delle famiglie è ormai divenuta la notte, le strade, i motorini, le sostanze, l’inedia...tutti

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atteggiamenti o agenti disturbanti che li mettono in serio pericolo quando sono trasportatio sono alla guida. Cerchiamo pertanto di provocare in loro “il desiderio di essere prudentiper essere importanti” al posto “dell’essere spericolati per essere notati”.Noi speriamo chei nostri percorsi, essendo improntati sulle relazioni, provochino un intimo desiderio di tene-rezza e di auto-protezione tale da suscitare comportamenti “responsabili” sia nella guidache nell’uso delle strade.

Puoi elencare tre elementi di problematicità che avete incontrato nellavostra esperienza e che ritieni siano quelli che maggiormente influenzanoil vostro operare?1) Luoghi comuni che portano le persone al rispondersi senza meditare e pensare l’argo-mento, questo ha per conseguenza una grande difficoltà nel dibattere e nel dialogare conuna buona parte degli utenti della strada2) Arroccamento generalizzato sul pensiero che la sicurezza stradale sia legata all’abilitànella guida piuttosto che sul rispetto delle norme e dei limiti ad esse legate.3) Istituzioni “collaborative” a livello di sostegno territoriale ma assenti poi a livello politico,alcuni argomenti quali l’Alcool, la pubblicità delle automobili associate alla velocità, o la si-curezza della pena sono talmente delicati a livello di lobby economica che solitamente no-tiamo come gli appelli vengono lasciati cadere senza reali interventi che incidano sullelegislazioni. Al posto di lavorare sulla sicurezza della pena, ad esempio, si innalzano lemulte...che poi vengono magari cancellate nei ricorsi......

Quale auspicio per il futuro?Auspichiamo di riuscire a far fiorire una cultura e un interesse sulla sicurezza stradale pario simile a quella che, fortunatamente, si è finalmente instaurata nella società nei riguardidelle morti bianche. Ci auguriamo che i morti sulle strade siano considerateVITTIME a tuttigli effetti e chi ha causato incidenti perché sotto l’effetto dell’alcol o di sostanze sia consi-derato colpevole e non “distratto”; ci auguriamo che le morti sulla strada non siano solo vei-colo di emozioni ma anche di affetto e con questo intendiamo dire che vengano ricordate,seguite (non tutti muiono!!!), risarcite e sia fatta giustizia. Infine ci auguriamo che si dif-fonda sempre più il desiderio di TESTIMONIANZA, senza questa non ci potrà mai essereSICUREZZA STRADALE ma solo retorica sull’argomento.

Giuseppe Airaldi, Presidente AssociazioneViviamo laVitaL’associazione che tu presiedi si è impegnata da alcuni anni a realizzareinterventi sui temi della sicurezza stradale. Puoi descrivere brevementequali azioni avete realizzato?L’associazione “Viviamolavita” è nata un anno fa, a Magliano Alpi, da genitori esasperati eprofondamente addolorati per la perdita di molti ragazzi nelle stragi del sabato sera.Siamo partiti da varie considerazioni, quali la stanchezza fisica nelle ore inoltrate della notte,l’allentamento dei freni inibitori, responsabile dei consumi esagerati di alcolici e di altre so-stanze che vanno a compromettere l’incolumità fisica e morale dei giovani.

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Abbiamo elaborato una proposta nella quale chiediamo alle istituzioni, ai politici, a chi ci go-verna, di regolamentare l’orario dei locali notturni e in particolare di anticiparne l’aperturae la loro chiusura alle ore 1. Per essere certi che tale proposta fosse condivisa dall’opinionepubblica, abbiamo avviato un sondaggio, con una raccolta di firme, che ha portato in brevetempo ad una corale adesione, con ben 50.000 presenze.Indubbiamente accorciare la notte non basta se tale iniziativa non viene affiancata da unpiù ampio progetto di sensibilizzazione e prevenzione, ma noi riteniamo che, porre dei li-miti sugli orari, renda più facile anche il discorso educativo.Inoltre, questo anno, ci siamo attivati per presentare tale proposta in ambito istituzionale epolitico ottenendo ampi consensi da sindaci, dal Presidente della Provincia (e da 27 suoiconsiglieri) che ci ha inserito nel tavolo di concertazione per la sicurezza stradale permet-tendoci, così, di partecipare all’incontro con il Ministro Bianchi l’ 11/09/2007.Ampia condi-visione ci è giunta dal Ministro LiviaTurco nella serata, a Morozzo, del 22/02/2008. L’incontrocon la Presidente della Regione Mercedes Bresso e della sua giunta ha trovato approvazione,disponibilità e impegno nel portare tale proposta alla conferenza dei Presidenti delle regioni.In questa campagna elettorale, abbiamo lanciato un appello a tutti gli schieramenti politici,affinchè i loro programmi siano stilati sulla base di concrete richieste dei cittadini, e ab-biamo già avuto qualche risposta.Riteniamo che la divulgazione di tale proposta attraverso i vari mezzi di informazione e co-municazione abbia comunque contribuito ad aumentare la presa di coscienza del problema ead intensificare i controlli da parte delle forze dell’ordine, sia sulle strade che nei locali pubblici.Si tratta di un piccolo tassello iniziale.

Riteniamo che una manifestazione sia riuscita quando il dibattito si faserrato, ossia quando vengono espressi consensi, ma anche dubbi e pa-reri contrari, in quanto lo scambio di opinioni offre sempre l’opportunitàdi riflettere più a fondo sul problema in questione.

Attraverso il vostro intervento, quali compiti vi prefiggete?Riteniamo che il problema degli incidenti stradali connessi al divertimento notturno abbiaradici profonde. Il progresso, la disponibilità economica,… sono realtà giustamente deside-rabili da tutti, però, portano con sè il rovescio della medaglia. Spesso l’individuo umano, innome della modernità e di una falsa libertà, assume comportamenti a rischio per se stessoe per gli altri.Il nostro compito riteniamo sia quello di promuovere uno stile di vita più sobrio, più a mi-sura di essere umano; questo potrebbe essere il comune denominatore per tutte le gene-razioni a venire, un cambiamento di cultura.Un progetto ambizioso, forse,ma noi ci limitiamoa lanciare un sassolino in uno stagno.

Quali sono le vostre aspettative quando proponete la vostra presenza inuna manifestazione?Indubbiamente riteniamo che una manifestazione sia riuscita quando il dibattito si fa ser-rato, ossia quando vengono espressi consensi, ma anche dubbi e pareri contrari, in quanto

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lo scambio di opinioni offre sempre l’opportunità di riflettere più a fondo sul problema inquestione. Spesso ci rendiamo conto che un problema così importante e vitale è affrontatocon superficialità, citando i soliti luoghi comuni. Se nella scala dei valori la vita umana è,come sicuramente diciamo tutti, al primo posto, è d’obbligo darle l’importanza che le com-pete, senza fare sconti a nessuno.

Puoi elencare tre elementi di problematicità che avete incontrato nellavostra esperienza e che ritieni siano quelli che maggiormente influenzanoil vostro operare?Gli elementi di problematicità incontrati sono i seguenti:a) molte persone che rivestono cariche istituzionali e politiche, a livello personale condivi-dono pienamente la nostra proposta,ma abbiamo notato che, per ora, nessuno vuole esporsi,tutti auspicano direttive nazionali, pur avendo, ad esempio, ogni sindaco la facoltà di rego-lamentare gli orari di apertura dei locali pubblici del suo paese;b) con la nostra iniziativa, incontriamo l’opposizione dei gestori dei locali che vedono,nella chiu-sura anticipata,una riduzione dei loro incassi.Per questo propongono navette, servizi di trasportogratuiti che, a nostro avviso, giustificano e favoriscono il consumo di alcol fra i giovani;c) un ulteriore ostacolo è di carattere culturale: spesso si sente affermare che l’attuale stiledi vita è ormai radicato e non si può più cambiare.

Quale auspicio per il futuro?Riteniamo che una legge nazionale volta ad anticipare l’apertura dei locali e la loro chiu-sura all’una sia difficile da ottenere, ma non impossibile; anche il divieto di fumare in tuttii locali pubblici sembrava un’utopia, eppure, dopo lunghe battaglie, è stato approvato. Purrimanendo quello il nostro obiettivo, pensiamo possa essere raggiunto anche attraverso unpercorso graduale, che offra ai gestori la possibilità di riorganizzare la propria attività, ri-ducendo al minimo eventuali danni economici.Nello stesso tempo ci impegneremo a fare una sana autocritica sul nostro essere genitori,poiché dobbiamo riconoscere che la situazione ci è sfuggita di mano ed occorre recuperarequell’autorevolezza che da sempre è indispensabile per il bene dei nostri figli.

DUE RUOTE EUNAVITA SOLTANTOCarlo Mariano Sartoris,architetto, scrittore

Iniziai nel 1970 con un Benelli 125 chefaceva i centodieci, se ci penso mi sem-bra impossibile: ci si divertiva lo stesso...senza tuta, senza casco. Le macchineerano poche, il rischio più… umana-mente gestibile.

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SO COSA SI PROVACorrere è una cosa bellissima, affrontare quella doppia curva veloce appesi solamente alleproprie capacità e all’ultimo barlume di buonsenso.Aggredire la curva e piegare, piegare lamoto tenendola lì, in quel limbo sottile che separa l’equilibrio dalla rovinosa caduta è bel-lissimo. È bellissimo e lo è sempre stato, anche vent’anni fa quando le gomme erano piùstrette e i motori meno devastanti. Si andava forte lo stesso.Troppo forte, eppure quasi sipoteva ancora, codice della strada a parte. Oggi non più. Non si può più spalancare il gas,infilarsi nella curva e piegare fin quando la gomma dice “basta”. È ora di capirlo, di smet-terla, di modificare atteggiamento. È colpa dei tempi, tutto è di più, le auto più numerose,le moto più potenti, le gomme più sicure, ma la vita resta una e tutti questi più la fanno di-ventare sempre di meno Il mito di Valentino si trasferisce tra strette curve circondate dallacriminale ghigliottina del guard-rail che spezza colli arti e schiene di chi cade e rimane aterra per sempre. Le auto troppe sbucano, lente, pericolose, numerose, distratte,ma di frontealla potenza, quasi incolpevoli.Noi si partiva quasi certi di tornare, era trent’anni fa. Oggi si contano troppe vite spezzate,si parte sperando di tornare. Non ha senso, non più, di vita ce n’è una sola e a volte quasisi fatica a viverla bene tutta anche facendo poco o niente. Di vita ce n’è una sola ed è bel-lissima. È quella cosa che l’incidente mi spezzò vent’anni fa. Quando già erano altri tempi,tempi veloci.INCIDENTE - 1986Paralizzato da vent’anni non ce la faccio più.Vengono da me i parenti d iragazzi destinatia vivere in modo piccolo e doloroso, ma un istante prima erano sani e belli. Fatelo per me,non ne posso più di parlare con mogli e madri dagli occhi attoniti. Chiudete il gas ragazzi,non avete niente da dimostrare a nessuno, non più in una curva che può essere una pia-cevole culla o un’esigente, terminale prova per una vita destinata ad altro.

Vengono da me i parenti di ragazzi destinati a vivere in modo piccolo edoloroso,ma un istante prima erano sani e belli.

LA SOLIDARIETÀTRA GENITORIMichela, mamma e volontaria

Non è facile parlare di una esperienza personale di dolore così grande come la se-parazione improvvisa da un figlio. Quando si verifica un lutto, si usa come espres-sione tipica “Farsi coraggio”, espressione che richiama al coraggio di vivere, diaffrontare una situazione molto intensa e complessa che passa, con fatica, attraversodiverse fasi fino alla rassegnazione e, lentamente, al riadattamento. Ogni persona haproprie capacità di recupero della sofferenza, che spesso diventa anche occasione diascoltarsi nel proprio dolore per conoscersi meglio.

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Pensando agli incidenti stradali che coinvolgono i giovani, come mammaquale aspetto desideri sottolineare?Ogni mamma vorrebbe che il figlio, ogni volta che esce, torni a casa. Per le strade c’è sem-pre meno sicurezza e gli incidenti non diminuiscono. Io riesco in qualche modo a capire checi sia un margine di probabilità che accadano, vuoi per una svista o per un imprevisto o perun guasto improvviso della macchina. Ma quello che davvero trovo faticoso da accettare èquando l’incidente è legato alla responsabilità della persona, ad esempio chi guida daubriaco e provoca più di un incidente mortale.Nella nostra esperienza familiare, la personache ha causato la morte di mio figlio, dopo pochi mesi ha provocato un altro grave incidente.Questo non può essere accettato, situazioni così non dovrebbero più capitare.Ci dovrebbero essere più strutture, più controlli,maggiore applicazione delle pene per impedirealle persone di ripetere altri danni così pesanti.Ma anche come famiglie dovremmo rimboccarcila maniche: se ho un figlio che ha dei problemi mi devo prendere la mia responsabilità e comegenitore devo stare al suo fianco. E se lui non è in grado di compiere scelte sicure, fin dove miè possibile, scelgo io! Sto pensando a quei genitori che prestano la loro macchina al figlio per-ché lui ha distrutto la sua… Sto pensando a ragazzi che non sanno che il proprio motorinonon si dà ad un amico per fare un giro, soprattutto se non è abituato a guidarlo… Sto pen-sando a genitori che cercano tutte le strade per far riavere la patente al figlio perché senza èun bel problema… Gesti semplici, di coerenza e di sicurezza.

Ci sono delle elementi di riflessione che possono aiutare nella quotidianità?Ultimamente mi sto interrogando sulla solidarietà fra mamme che hanno avuto l’esperienzadella perdita improvvisa di un figlio. Nell’immediatezza dell’incidente e nel periodo succes-sivo, tante persone ti sono vicine, ti aiutano come meglio possono, poi la loro vita va avantied è giusto che questo avvenga, anche la nostra vita prosegue; solo che pensi di aver fattotremila passi e poi ogni giorno scopri che non è così. Non sempre hai voglia di stare con lagente, di partecipare ai gruppi organizzati come i gruppi di auto-mutuo aiuto; forse è piùcongeniale una certa solitudine.Sto scoprendo che se mi incontro spontaneamente con un’altra mamma che come me haavuto la disgrazia di perdere un figlio in un incidente stradale, con lei mi sento più libera diessere me stessa, con il mio dolore troppo difficile da spiegare ma con il desiderio di starecon qualcuno e magari avere un sorriso per la vita che continua.

C’è un suggerimento che vorresti indicare?Quando capita un incidente secondo me è importante che i genitori siano immediatamente in-formati, chiunque passa vicino al luogo dell’accaduto e riconosce il ragazzo coinvolto,dovrebbechiamare a casa, anche senza dire “è grave, non è grave”ma solo per avvisare “è successo unincidente”. E’un diritto dei genitori avere le informazioni al più presto. In alcuni casi invece suc-cede che i genitori vengono a saperlo dopo diverse ore, specialmente nelle nostre zone dove c’èil pudore di parlare in modo diretto di certi argomenti. Se quelle sono le ultime ore di sopravvi-venza, diventano minuti e ore preziose per una mamma; perdere anche quella manciata ditempo ha ricadute successive,quando ti fai delle congetture mentali,perché potevi esserci e nonc’eri; ma non c’eri perché non sapevi che era successo un incidente a tuo figlio.

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L’ASSISTENZA SPIRITUALE ALLE PERSONE CHE HANNO SUBITOUN INCIDENTE STRADALEDon Silvio Eandi, Parroco di Costigliole Saluzzo

Un incidente stradale costituisce un trauma improvviso, che sconvolge la quotidianitàdella vita di una famiglia e, quando l’incidente stradale è particolarmente grave, le ri-cadute sono avvertite dall’intera comunità. Il riferimento al parroco del paese di-venta occasione di conforto ma anche di riflessione su quesiti esistenziali, spiritualie religiosi.

Nella sua esperienza di sacerdote si è trovato in situazioni drammatichein cui i suoi parrocchiani hanno dovuto affrontare il problema della scom-parsa improvvisa di persone care e conosciute?Molte volte, noi sacerdoti, siamo chiamati a condividere la vita delle persone e delle fami-glie, anche nei momenti di gioia, ma soprattutto nei momenti difficili e dolorosi, quali pos-sono essere la perdita improvvisa di una persona cara. Sono momenti particolari e specialidove conta la vicinanza, la presenza, il silenzio, nei momenti dolorosi dell’avvenimento. In se-guito, la presenza costante del sacerdote, diventa ancora più importante, perché il doloreforte di una perdita lascia spazio poi a tanti sentimenti, pensieri, domande, crisi profonde,un percorso che ha bisogno di compagnia perché quel fatto drammatico diventi un eventonon distruttivo per la persona e per la famiglia e da quel fatto possano nascere cose buone,scelte nuove, impostazioni positive per la propria vita.

Il dolore forte di una perdita lascia spazio a sentimenti, pensieri, do-mande, crisi profonde. Il fatto drammatico può diventare un evento nondistruttivo per la famiglia, da quel fatto possono nascere cose buone,scelte nuove, impostazioni positive per la propria vita.

Un momento così difficile nella storia di una famiglia quale è il distaccoimprovviso da una persona cara, può lentamente tramutarsi in una ri-flessione sui temi importanti della vita.Nella sua esperienza di sacerdote, ha riscontrato quale atteggiamentonelle persone che circondano la famiglia in lutto può facilitare questo per-corso di crescita?Di fronte al dolore per una morte tutti ci sentiamo impotenti, non abbiamo risposte gene-rali, solo chi vive direttamente questa esperienza può fare veramente un cammino di ricercaprofonda, che è solo suo. Per chi vive vicino a queste persone penso sia importante l’at-teggiamento di presenza, l’ascolto, lasciarsi mettere in discussione e permettere che il do-lore dell’altro sia anche un po’ il nostro, la condivisione, la preghiera, proporre non tantoparole ma esperienze significative che aiutino nella ricerca, nel rispetto più grande.

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Quali sono le domande esistenziali e spirituali che le vengono rivolte piùfrequentemente e quali risposte è possibile formulare?Il discorso è molto grande e non si può esaurire in poche battute. Sicuramente oggi nellanostra società la morte rimane l’unica o una delle pochissime realtà che ci obbliga a fer-marci e a porci le domande più importanti: il senso della nostra vita, della morte, perché vi-viamo, perché moriamo, cosa c’è dopo la morte e poi sicuramente la domanda su Dio condiversi modi di atteggiarsi nei suoi confronti.

Secondo lei, quale contributo può essere offerto dalleAssociazioni diVo-lontariato nelle situazioni sopra descritte? Quale contributo in generalesul tema della sicurezza stradale?Io penso che le Associazioni di volontariato abbiano soprattutto il compito di sensibilizzarei giovani sulla sicurezza stradale e in generale, e questo vale per tutti (soprattutto per le fa-miglie), aiutare i giovani ad amare la vita, a rispettarla, far vivere loro esperienze in cui pos-sano toccare con mano la dignità di se stessi e di ogni persona che vive in questo mondo.Questo non significa fare esperienze straordinarie ma partire dalle cose più semplici edelementari del nostro vivere: l’educazione, il rispetto, la gentilezza, il sorriso, il saluto, l’ami-cizia vera, l’amore per la vita.

Un augurio per il futuro?“Il sentiero della vita e della morte che ognuno di noi è chiamato a percorrere sia vissutocon gli occhi dell’amore”.

L’ESPERIENZA COME BARELLIERE EAUTISTA DIAMBULANZAMario Vola,Volontario presso la CroceVerde di Saluzzo

Può descrivere brevemente il tipo di servizio che lei svolge? Come è or-ganizzato?Il servizio in CroceVerde è basato principalmente sul volontariato. Infatti su circa 250 ope-ratori solo 7 sono dipendenti, tutti gli altri sono volontari con anzianità varia e responsabi-lità diversa.Tutti possono fare domanda di ammissione che verrà valutata in sede di direttivosulle reali capacità dei vari soggetti. Dopo l’accettazione della domanda il richiedente co-mincia a prestare servizio facendo esperienza come barelliere, affiancando personale giàcon capacità. Nel corso dell’anno vengono istituiti dei corsi per il soccorso di emergenza ri-conosciuti a livello regionale e la partecipazione a questi corsi ed il superamento della provafinale (scritto e pratico) garantisce la capacità di intervento.Dopo due anni di servizio comebarelliere si può fare domanda per diventare autista di ambulanza e poi richiedere anchela possibilità di prestare servizio per quello che è definito “118” ovvero intervento di emer-genza con ambulanza medicalizzata. Come volontario si cerca di evidenziare in tutti i casipossibili i pericoli della velocità e dell’uso di sostanze o alcol, ma forse si potrebbe fare dipiù intervenendo presso le scuole o con visite guidate.

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Dove avviene la maggior parte dei vostri interventi?I nostri interventi sono molteplici e molto diversi tra loro. Un servizio giornaliero è il tra-sporto dializzati, altro servizio è il trasporto di ammalati che necessitano di riabilitazione odi visite mediche, altro è per le dimissioni da ospedale di degenti, poi ci sono i servizi diemergenza che sono di due tipi:

a) LaVICTOR: ambulanza con la presenza di autista e barelliere per interventi di emer-genza senza medico o come ambulanza base in appoggio alla CHARLIEb) La CHARLIE: ambulanza medicalizzata ovvero con presenza di Medico ed Infermiereprofessionale per interventi su incidenti stradali e/o tutti i casi gravi.

Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta verso questa scelta? E qualisono gli aspetti per lei più gratificanti?Durante la mia attività lavorativa ho avuto più volte l’occasione di incontrare dei volontaridella CroceVerde e mi hanno sempre attratto lo spirito di servizio verso gli altri e la possi-bilità di dare un po’ del proprio tempo per chi ha necessità.Appena arrivato alla pensioneho fatto la domanda ed ora, dopo tre anni di servizio, sono arrivato a prestare servizio comeautista di ambulanza.Tutte le volte che presto servizio, facendo le attività più diverse, ricevosempre molto dalle persone che trasporto sulla macchina o sull’ambulanza e questo è l’in-centivo a continuare.

Come volontario, un’opinione sulle iniziative utili per migliorare la sicu-rezza stradale nel nostro territorio.Secondo me si dovrebbe presentare nelle scuole dei filmati su incidenti stradali, anche sesono crudi, facendo capire che le conseguenze della velocità sono disastrose, così come il gui-dare dopo avere bevuto troppo o, peggio, essere sotto effetto di sostanze. Inoltre bisogne-rebbe che nelle scuole superiori ci fosse un periodo di istruzione speciale, ovvero di prestareservizio nei centri traumatologici, come barellieri.

Tutte le volte che presto servizio, facendo le attività più diverse, ricevosempre molto dalle persone che trasporto sulla macchina o sull’ambu-lanza e questo è l’incentivo a continuare.

Quale augurio per il futuro della sua associazione di volontariato ?Per il futuro della mia associazione di volontariato vorrei che tutti comprendessero l’impor-tanza che riveste una associazione di quel tipo e partecipassero con uno spirito di colla-borazione diretta o indiretta (direttamente come volontari, indirettamente con finanziamenti)permettendo così di svolgere compiti di istruzione che oggi forse non possiamo permetterci.

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PERDERE UN COMPAGNO DI SCUOLA.DALTRAUMAA UN PROGETTO EDUCATIVO

Nel corso della propria vita, a ciascuno di noi può capitare di essere esposto al traumadella perdita improvvisa di una persona cara a causa di un infortunio sulla strada.La rea-zione all’incidente è influenzata dalla storia personale e dalle risorse psicologiche e re-lazionali di ciascuna vittima o familiare.L’incidente scatena emozioni e sentimenti moltoforti e proprio per questo spesso evitati; a volte mette in luce complicazioni come ilsenso di colpa per essere sopravvissuto. La sensazione di essere vulnerabili e contem-poraneamente impotenti spinge alla ricerca di significati e di colpevoli.In queste situazioni diventa fondamentale consentire l’elaborazione emotiva del do-lore improvviso, caratterizzato soprattutto dalla difficoltà di essere comunicato.Quando l’evento traumatico colpisce soggetti in età evolutiva, l’espressione del do-lore psichico può aiutare il ritorno ad una “normalità” improvvisamente interrotta;il bisogno di rassicurazione, di solidarietà, di comprensione avanzati dal bambinoesposto ad un evento traumatico pone spesso in difficoltà l’adulto educatore.L’elaborazione della perdita improvvisa di un compagno di scuola a causa di un inci-dente stradale può trasformare l’approccio adulto alla progettualità degli interventididattici ed educativi.E’ quanto si è cercato di realizzare aVerzuolo nel periodo aprile-giugno 2007 conun gruppo di studenti della locale scuola media, in collaborazione con gli insegnantidell’Istituto Comprensivo, attraverso il progetto di costruzione di una “sagoma” inlegno posizionata in un luogo pubblico per ricordare agli automobilisti che sulla stradai bambini possono essere in pericolo.

L’ESPERIENZA DI UNA GIOVANEVOLONTARIASerena Borretta, Educatrice professionaleL’attività ha visto partecipare 8 ragazzi delle scuole medie diVerzuolo accomunati dall’averperso un’amica e compagna di scuola in un incidente in motorino.

Lavorare insieme non serviva solo a rielaborare il dolore che ciascuno, in modo personale ediverso aveva provato, quanto piuttosto a valutare l’importanza di un tema così trattato daigrandi, ma apparentemente sconosciuto ai più giovani. Di norma sono proprio i giovani adessere accusati di disattenzione e di rischio sulle strade, ma nel percorso che abbiamo se-guito insieme, questa etichettatura è stata un po’ messa in discussione. Infatti a partire daun evento traumatico quale un lutto, i ragazzi hanno avuto la possibilità di ragionare, con-frontarsi e creare qualcosa che esprimesse un’opinione sulla questione della sicurezza stra-dale e che potesse costituire un insegnamento anche per i loro compagni più piccoli, cheancora frequentano la scuola elementare. Ciò che è stato prodotto è rappresentato da unasagoma su pannello di legno, da installare come segnale di avvertimento e attenzione, in unangolo del paese particolarmente trafficato, sede di pericoli. L’obiettivo è quello di creare unsegnale stradale diverso, fumettato,ma facilmente riconoscibile; che attragga l’attenzione dichi passa, trasmettendo la curiosità di comprendere di cosa si tratti. L’attività è durata quat-

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tro incontri in cui ciascun ragazzo ha sperimentato il dibattito per decretare in quale partedel paese fosse necessario un cartello speciale, l’invenzione di un personaggio da rappre-sentare sul pannello, l’occasione di allenare le proprie capacità creative e artistiche.Deciso il personaggio, lo step successivo è stato il lavoro pratico di realizzazione. In questafase in modo particolare, i ragazzi si sino dimostrati molto collaborativi, trasformandosi pocoalla volta in un gruppo costruttivo di lavoro.Tutti, seppur in misura diversa, hanno contribuitosecondo le proprie capacità al raggiungimento del fine comune, dividendosi i compiti e uti-lizzando bene il tempo a disposizione. Infine, l’ultimo incontro è servito alla stesura di unabreve descrizione del lavoro da presentare ad adulti e compagni.Nel verbalizzare il frutto del lavoro condiviso è emerso ancora quanto, al di là del prodottofinale, (la sagoma di un ragazzo che, zaino alle spalle, pare correre con un pallone sotto ilbraccio) emerga il percorso di riflessione affrontato.I ragazzi hanno infatti dimostrato di essere sensibili al tema della sicurezza stradale,ma dichiedere agli adulti di concedervi anch’essi un po’ di attenzione.Il luogo scelto per l’installazione della sagoma è l’uscita dell’oratorio in una delle piazze lo-cali, laddove i ragazzi sono frequentemente esposti alla frenesia di macchine in circola-zione, affinchè gli automobilisti ricordino che in quella zona occorre andare piano e teneregli occhi ben aperti.Penso che il lavoro abbia dato risultati, pratici ma non solo, di ampio rilievo. I ragazzi sonostati soddisfatti del lavoro e orgogliosi di poterlo spiegare.

I ragazzi si sono dimostrati molto collaborativi. Tutti, se pur in manieradiversa, hanno contribuito al raggiungimento del fine comune, dividen-dosi i compiti e utilizzando bene il tempo a disposizione.

IL CONFRONTO CON UN’ALTRA CULTURAGiovanni, operaio,AlbaniaSono trascorsi alcuni anni ormai dal tuo arrivo nel nostro Paese, anni du-rante i quali hai avuto la possibilità di inserirti nel mondo del lavoro e nelcontesto sociale. Puoi descrivere un sintetico confronto fra la situazionedella tua città di origine e la realtà cuneese che conosci?InAlbania abitavo a Scutari,un paese di circa 6.500 abitanti. Ho imparato a guidare l’auto là nelmio Paese,quando sono arrivato in Italia avevo la patente albanese,come tanti miei connazionalied altri stranieri. Da noi la circolazione stradale è meno regolamentata che qui in Italia, ci sonomeno regole,meno segnali stradali,specialmente nelle zone di campagna;solo nelle capitali e nellegrandi città esiste una segnaletica abbastanza ben distribuita. Le automobili e i veicoli in generesono meno sicuri in quanto sono più vecchi come produzione e anche la manutenzione è scarsa,parlo soprattutto dei pneumatici e delle riparazioni che vengono fatte solo saltuariamente, l’eco-nomia del paese è povera e la gente non ha i soldi necessari.Le strade urbane sono discrete e fuoricittà adesso le hanno migliorate abbastanza ma un tempo erano terribili.

Due anni fa ho provocato un grave incidente perché ero sovra pensiero,pensavo alla meta non al modo di arrivarci.

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Quali altre differenze importanti hai notato?Le multe: in Albania sono più basse,inoltre non c’è la paura di essere controllati dai vi-gili.Dove vivo ora nel cuneese trovo che c’è più controllo e maggiore severità.

Come hai fatto ad abituarti al nostro sistema di circolazione?Ho tribolato di brutto, come tanti altri stranieri.Ho dovuto studiare, faticare, ho preso la pa-tente qui in Italia e man mano mi sono abituato al vostro sistema di traffico. Ora mi trovobene durante la settimana, non mi sembra ci sia tanto pericolo; i problemi secondo me cisono il venerdì e il sabato, sulle strade c’è più pericolo.Ho anche avuto un brutto incidente e questa esperienza mi ha aiutato a capire alcunecose.

Come è successo l’incidente?È successo circa 2 anni fa.Guidavo un’auto del mio datore di lavoro, ero su un rettilineo, avevo fretta ed ero sovra pen-siero, guidavo pensando a dove dovevo andare non a come ci stavo andando e questo è unerrore.Ho sorpassato un camion su un tratto di strada dove c’era il divieto di sorpasso ma non c’eranessuno in vista. Ho tagliato la strada ad un’altra auto che sbucava all’improvviso e ab-biamo avuto uno scontro frontale, ero su una Panda che è andata distrutta, io ne sono uscitovivo per miracolo, un vero miracolo.Ho avuto anche 9 mesi di infortunio, per più di un anno placche metalliche nella gamba epoi un intervento per toglierle, è stato lungo e doloroso.L’altro autista ne ha avuto per due mesi, è stato fortunato anche lui.

La causa di questo incidente, secondo te, è da imputare a……?La causa è di certo esclusivamente l’imprudenza dovuta alla fretta, come ho detto primapensavo alla meta non al modo di arrivarci!

Se questo stesso incidente tu lo avessi provocato a Scutari, secondo te,come sarebbe andata?Mi sono salvato, sicuramente, per un miracolo, non è stata l’auto o la strada o altro a sal-varmi ..... a Scutari sarebbe stato lo stesso, il tipo d’incidente che ho avuto credo che sia fa-tale al 90% delle volte.

Dopo aver provocato questo incidente stradale,quali pensieri e quali sen-timenti rivolgi verso la sicurezza stradale nelle nostre zone?Alle volte l’istinto della velocità prende ancora il sopravvento ma quando me ne accorgo ral-lento e mi viene il batticuore, io adesso so che è stupido guidare a certe velocità ma ... l’abi-tudine è difficile da cambiare. Per queste zone come per il resto del mondo serve solocervello e concentrazione.

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PERSONEANZIANE ETRAFFICO URBANO ODIERNOGiuseppe Botta, classe 1928Quando i nostri genitori e nonni avevano la nostra stessa età (non sono trascorsi molti anni)le strade non erano affollate come oggi da tante automobili rombanti. Intanto non eranoasfaltate e poi erano percorse solo da carri trainati da buoi o da cavalli.A metà del secoloscorso le automobili erano ancora rare: in ogni paese solo il medico e pochissimi altri lapossedevano. Il padre di chi scrive vendette il 15.3.1958 a una ditta di demolizioni di Sa-vigliano un autocarro Fiat 501 targato CN 760 (un numero di sole tre cifre!).Era un’Italia assai diversa da quella attuale, un’epoca non solo con rare automobili e con iprimi scooter, ma senza centri commerciali, televisori e telefoni, computer e agenzie viaggi,dove lo spazio rurale dei paesi stava urbanizzandosi e assumendo una nuova fisionomia, levecchie professioni andavano rapidamente scomparendo, sostituite da altre nuove di zecca.La strada allora era ancora il luogo abituale di incontro e di divertimento dei ragazzi chepotevano correre e giocare senza pericoli, o quasi. Questi potevano venire a volte da un ca-vallo imbizzarrito che improvvisamente si dava alla fuga trascinando il carro o da buoi spa-ventati dal passaggio del tram o del treno. Nei santuari delle nostre montagne si possonovedere molti ex-voto del secolo scorso che illustrano in modo semplice e ingenuo lo scam-pato pericolo, attribuito a un intervento miracoloso e soprannaturale.Dopo la seconda guerra mondiale le strade furono asfaltate, le biciclette sostituite in granparte dalle motociclette sempre più veloci e rumorose; i trattori agricoli presero il posto deilenti buoi, le autocorriere quello del tram. Le poche carrozze che circolavano andarono inpensione soppiantate dalle automobili, diventate sempre più numerose: oggi se ne può con-tare una o anche due per famiglia. Dopo oltre duemila anni di “onorata carriera” le pietremiliari, abbandonate e nascoste da erbacce e guard rail, inventate ai tempi della Roma im-periale per segnalare lungo le grandi strade consolari la distanza dalla città eterna, anda-rono in pensione dopo aver perso la loro funzione.Nel dopoguerra lo sviluppo dell’industria, dell’agricoltura, del commercio, dell’artigianato edel turismo è dipeso moltissimo anche dai nuovi mezzi di trasporto delle merci e delle per-sone. Lo sviluppo, forse, è stato troppo rapido. Da una società che per spostarsi contò percentinaia di anni essenzialmente sulle proprie gambe (e su quelle degli animali) siamo pas-sati in fretta alla società di oggi che nell’auto vede, oltre a un mezzo comodo e rapido, utilee vantaggioso, anche un’affermazione di prestigio e di benessere.Le strade deserte e polverose su cui galopparono per tanti anni corrieri e diligenze sono di-ventate oggi strade statali, autostrade e superstrade che collegano ogni regione d’Italia e ogniStato d’Europa. Su di esso scorre veloce un flusso continuo di automobili e di autocarri, dipersone e di merci. E’ un traffico vivace e continuo che unisce gli uomini di luoghi lontani,che alimenta gli scambi commerciali e consente a tutti di conoscere nuovi luoghi, nuovi co-stumi e nuovi prodotti. Oggi si può ragionevolmente parlare di una “civiltà dell’automobile”,tanto lo sviluppo e la diffusione del traffico su gomma con mezzi pubblici e privati, hannoinciso sull’economia, sul costume, sulla cultura delle attuali generazioni.Tutti i rapporti di dipendenza, compresi i rapporti familiari, sono mutati, e l’auto è stata cer-tamente uno dei maggiori fattori dell’affermazione della libertà individuale con tutte le con-seguenze, positive e negative, che essa comporta. La distribuzione della popolazione sul

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territorio è sostanzialmente mutata proprio per la facilità degli spostamenti individuali.Le città (e i paesi) hanno cambiato aspetto, non soltanto per l’invasione degli autoveicoli neicentri storici,ma anche per le nuove dimensioni consentite dai più facili spostamenti. Si puòaffermare che la “città regione” e le grandi aree metropolitane siano nate essenzialmenteper la capillarità degli spostamenti, tipica del servizio che rende l’uso individuale dell’auto.Anche il paesaggio è mutato, sia perché i nuovi insediamenti hanno coperto le zone liberepreesistenti, sia per l’enorme espansione della rete stradale e autostradale. Si parla anchedi seria minaccia all’equilibrio ecologico, sia per la frantumazione dell’ambiente naturaleche per la copiosa emissione dei gas di scarico nell’atmosfera.Il rapido sviluppo avvenuto ha dovuto fare i conti con due gravi situazioni. Da un lato la dif-ficoltà dei paesi e delle città a contenere tanti automezzi, per cui assistiamo a un trafficospesso caotico e pauroso a causa di strade troppo strette e perennemente intasate.Dall’altromolti utenti della strada sono spesso così diseducati da costituire un vero e proprio pericolopubblico. Le conseguenze le leggiamo ogni giorno sui giornali: incidenti, scontri, tamponamenti,grovigli di auto, feriti, morti,famiglia distrutte.Le strade sono l’esempio migliore dell’ambiva-lenza del cosiddetto progresso. Chiunque conosce e ama qualche luogo naturale e solitario,sa che il primo ma decisivo passo per la sua distruzione è l’arrivo di una strada.Al contrario, la maggior parte dei residenti vicino a uno di quei luoghi ripone spesso speranzedi arricchimento e di emancipazione proprio in una strada da costruire. Altra contraddi-zione è quella del traffico: strumento di scambi commerciali e culturali, ma anche flagellodi incidenti, inquinamento e di degrado.

Non dimenticare che le persone anziane sono parte importante della so-cietà, pertanto la progettazione della viabilità deve tener conto delleloro peculiarità, come di quelle dei bambini, che necessitano di atten-zioni particolari sia nelle strade, negli attraversamenti così come nel-l’utilizzo dei mezzi pubblici.

Purtroppo gli uomini si sono sempre comportati con le proprie invenzioni come bambini in-gordi, come ragazzacci sbadati. Il problema è perciò quello di stabilire un rapporto correttotra gli uomini e le cose di loro invenzione. Gli unici e rudimentali principi di tale rapportosono oggi impartiti soltanto dalle autoscuole….Anche il progresso vuole le sue vittime; mo-rire però senza scopo, per imperizia, per eccesso di fiducia in se stessi e nel mezzo mec-canico, per scarso rispetto verso la vita propria e quella altrui è solo stupido e inutile.Dobbiamo purtroppo constatare che, e questo vale anche in moltissimi altri campi, alla dif-fusione della informazione non corrisponde un interesse per la conoscenza dei problemi chel’automobile suscita. Compito della scuola e delle società di volontariato che si occupano delproblema è perciò quello di allargare gli interessi dei giovani, dei futuri automobilisti, di am-pliare il campo dell’informazione, di far capire che l’ automobile non è soltanto una “sca-tola di rancore”, come l’ha definita un noto scrittore contemporaneo,mettendo in caricatural’atteggiamento di chi guida assillato da code e sorpassi, ma uno spazio ormai importantecome la casa in cui si vivono parecchie ore settimanali e dalla quale vale la pena di osser-vare quello che c’è attorno a noi, al nostro fianco, e senza paraocchi.

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Compito delle famiglie e della società, che non si ritiene estranea ai grossi problemi dellaconvivenza civile e non si limita a fornire solo nozioni slegate dalla realtà della vita, è per-ciò quello di:

- maturare nei giovani il senso della responsabilità individuale e del rispetto nei confrontidel prossimo;- sviluppare il senso critico riguardo a tutti i nuovi problemi che l’auto ha suscitato (com-petizioni sportive, tempo libero, parcheggi, ferie, trasporti pubblici e privati, traffico pe-sante nei centri urbani, vigilanza, ecc.);- accostare i giovani agli agenti delle compagnie di assicurazione, ai medici del localeospedale, al Sindaco, all’Assessore comunale al traffico, per prendere contatto con i pro-blemi vivi non ignorabili;- rendersi conto che la strada non appartiene esclusivamente alle auto ma che su di essatransitano con uguali diritti anche pedoni, ciclisti e persone anziane con difficoltà di de-ambulazione, oltre a disabili meno rapidi negli attraversamenti pedonali: tutti soggettiad alto rischio, la cui incolumità è affidata al rispetto per la vita di guidatori troppospesso impazienti;- non dimenticare che le persone anziane sono parte importante della Società, anchese spesso ciò è trascurato, e pertanto la progettazione della viabilità deve tener contodelle loro peculiarità, come quelle dei bambini, che necessitano di attenzioni particolarisia nelle strade, negli attraversamenti così come nell’utilizzo dei servizi pubblici, che il piùdelle volte sono inutilizzabili da chi ha anche solo lievi difficoltà motorie.

Il più antico omicidio colposo ricordato dai Greci fu dovuto alla circolazione stradale ed av-venne in una via suburbana, nella strada che con circa otto km. di percorso dal porto diAtene, il Falero, conduceva alla città. L’incidente fu l’occasione per l’istituzione nella cittàstessa di un tribunale speciale per giudicare gli omicidi colposi.Questo tribunale esisteva an-cora al tempo del geografo Pausania (vissuto intorno alla metà del II sec.d.C.) il quale, ap-punto, descrivendo i vari tribunali che vide ad Atene, parla anche di questo, raccontandoquanto gli fu detto, nel suo viaggio in quella città, circa l’origine del tribunale stesso.“Ad Atene vi sono anche altri tribunali che si occupano degli omicidi: uno di essi è detto “AlPalladio” e giudica coloro che hanno ucciso involontariamente. E nessuno dubita che De-mofonte sia stato il primo che fu chiamato a rispondere dinanzi a questo tribunale. Dopola presa di Troia, presso il porto di Atene, un uomo ateniese che non faceva attenzione futravolto dal cavallo di Demofonte e morì schiacciato. Per questo Demofonte fu condannato,secondo alcuni a favore di colui che era stato schiacciato, secondo altri a favore del Fisco diArgo”.La causa dell’incidente è da Pausania attribuita evidentemente alla disattenzione del pedone,ma non si può escludere che vi abbiano concorso il buio, l’eccessiva velocità e la spensiera-tezza del cavaliere. Comunque, siano veri o no i fatti tramandatici, è notevole che anche ilre, pur in un’epoca remota dalle moderne democrazie (con tutto ciò Atene passa per es-sere stata l’inventrice della democrazia), subì regolarmente processo e condanna.

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LA SICUREZZA DEI BAMBINI NELLACIRCOLAZIONE STRADALE

Da oltre due decenni invece i genitori hanno un compito nuovo: accompagnare ognigiorno i figli a scuola, quasi sempre seduti sul sedile posteriore dell’auto. La moto-rizzazione di massa ha cambiato le abitudini delle famiglie, l’attuale pericolosità dellestrade limita l’autonomia dei bambini nei percorsi abituali e richiede il controllo degliadulti almeno fino all’età della preadolescenza, quando il bisogno di mobilità auto-noma diventa una caratteristica evolutiva più forte della preoccupazione genitorialedi lasciarli spostare da soli. Spesso gli adolescenti sono passeggeri trasportati su au-tomobili guidate da compagni neopatentati; la carenza di un apprendimento pro-gressivo nella gestione del proprio personale rapporto con il rischio stradale a voltesi manifesta all’improvviso e a volte in modo tragico. Quanta consapevolezza hannoi giovanissimi, ad esempio, dell’opportunità di non accettare un passaggio in auto daun compagno che durante una festa ha consumato bevande alcoliche? Quanti sonoconsapevoli del fatto che dopo il consumo di alcol la loro pericolosità alla guida di-venta fino a venti volte maggiore ed accettano quindi di cedere le chiavi dell’auto adun’altra persona? Quanti chiedono di rallentare ad un compagno che guida in modospericolato?

La responsabilitàIn moltissimi incidenti vengono coinvolte persone innocenti a causadel comportamento incurante di altri individui. Ma cosa intendiamocon il termine innocenti?Tante volte sono salita in macchina con amici, ma non ricordo unasola volta in cui io o un altro passeggero abbiamo chiesto al condu-cente di guidare più lentamente o con più attenzione…Si ha paura di essere presi in giro o di essere giudicati un codardoche non sa divertirsi.In queste situazioni non credo di potermi giudicare“innocente” per-ché, anche se non sono alla guida in modo diretto dell’auto, sono co-munque responsabile di non aver nemmeno provato a convincere unamico a rallentare. Clara (17 anni)

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TESTIMONIARE LA SICUREZZA STRADALENEI PROPRI COMPORTAMENTI QUOTIDIANI

Quando mi sposto… a piedi… in bicicletta… in automobile… sui mezzi pubblici….

come adulto, ricordo di comportarmi sempre in modo esemplare?Ad esempio

Quando viaggio in automobile …allaccio sempre la cintura di sicurezza, sui sedili anteriori e posteriori?esorto nostro figlio e gli altri passeggeri a fare altrettanto?

controllo la velocità di percorrenza di un tragitto?oppure espongo me stesso e gli altri al rischio di incidente?

evito di consumare bevande alcoliche prima di guidare?oppure espongo me stesso e gli altri al rischio di incidente?

evito di parcheggiare in divieto di sosta?

faccio scendere mio figlio dall’auto sempre dalla parte del marciapiede?

ricordo i miei obblighi di conducente verso i pedoni?

Quando mi sposto a piedi in compagnia di mio figlio…attraverso con lui sulle strisce pedonali?oppure attraverso a casaccio, in modo obliquo, in qualsiasi punto della carreg-giata?

mi complimento con lui quando per la strada si comporta correttamente?

mentre camminiamo, parlo con lui e lo aiuto a riconoscere un comporta-mento per lui rischioso?

Quando pianifico uno spostamento in città…cerco di sostituire l’uso dell’automobile per brevi tragitti con altre forme dimobilità come camminare, pedalare, salire sul mezzo pubblico?

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FARE E PENSAREPER LA SICUREZZA STRADALESUL NOSTROTERRITORIO

di Lucia LisaPresidente di Società Italiana di Psicologia dellaSicurezza Viaria - S.I.P.Si.Vi.

È necessario, per dir così, nascere un’altra volta,e le nostre vecchie idee ci appaiono come le scarpeche portavamo da bambini.

Goethe,Viaggio In Italia, 1786

Qualche giorno faAlberto Botta (PresidenteAssociazione Segnal’Etica onlus) mi spie-gava che secondo lui unVolontario che si occupa di sicurezza stradale dovrebbe saperparlare al cuore della gente e non andare in giro a spargere luoghi comuni come fos-sero soluzioni; gli ho risposto che avrei voluto attivare una riflessione su cosa si in-tende per “sicurezza stradale e argomenti che parlano al cuore delle persone” eAlberto mi ha risposto:“sono quegli argomenti che ti danno una ragione, ti manife-stano, anche crudelmente, gli errori umani che fanno da sfondo alla tragedia degli in-cidenti stradali; questo solleva il cuore perchè dà speranza e indica una base su cuilavorare verso un futuro diverso....Diffondere dati catastrofici inquieta ma non educa,manifestare gli sforzi commuove ma non rilassa...”.Impegnarsi nella promozione della sicurezza stradale richiede in realtà un grosso im-pegno di tipo cognitivo, avvalendosi di una base scientifica interdisciplinare.In letteratura si trova frequentemente citato il fattore umano come causa o con-causa di circa il 90% degli incidenti stradali.Le più recenti teorie di riferimento definiscono in modo più dettagliato il ruolo delfattore umano nell’incidentalità stradale, sottolineando l’importanza dell’interazioneuomo-veicolo-ambiente: ognuno di questi fattori incide con percentuali diverse nelcausare il singolo incidente. L’approccio alla sicurezza stradale non può essere eclet-tico ma va svolto in modo concettuale ed orientato da criteri metodologicamentevalidi.Le persone che partecipano alla circolazione stradale agiscono in un sistema sociale edil loro comportamento è fortemente determinato dal contesto ambientale.Lo scopo dichi partecipa al traffico è la mobilità.Per molti conducenti la sicurezza,così come il com-fort, il risparmio energetico, il rispetto per l’ambiente, sono fattori secondari (Hugue-nin, 1993) che vengono più o meno accettati come migliorìa qualitativa.Nonostante l’esigenza di sicurezza, la persona non parte dall’idea che nella situazionedi mobilità possa capitare un incidente.Tipicamente i conducenti in Italia, a differenzache in altri Paesi (cfr SARTRE 3, 2002) sono portati a considerare il comportamentodegli altri utenti come la maggior fonte potenziale di pericolo, in misura superiore alle

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caratteristiche proprie, a quelle tecniche e meccaniche del proprio veicolo, o allecondizioni della strada ed agli altri fenomeni ambientali.Nonostante le buone intenzioni di legislatori, ingegneri e tecnici, i conducenti in molteoccasioni non utilizzano né le informazioni né i sistemi di controllo predisposti, Peresempio, diverse ricerche hanno evidenziato che l’attenzione ai segnali stradali di-pende fondamentalmente dall’importanza soggettiva che si assegna loro (Tortosa,Montoro, 1993).In molti altri Paesi europei,molto più che in Italia, alla fase di motorizzazione di massaè subentrato un sistema di mobilità urbana individuale e collettiva ispirato ai criteridella mobilità sostenibile, che consente di non gravare eccessivamente sul sistema so-ciale per quanto riguarda la congestione dovuta al traffico veicolare, l’incidentalitàstradale, l’inquinamento atmosferico ed acustico.La nostra vita quotidiana è scandita dagli spostamenti che ciascuno dinoi effettua per realizzare le proprie attività: ci si sposta per raggiungereil luogo di lavoro, la scuola, l’abitazione; i tragitti urbani ci consentono diusufruire dei servizi per la nostra salute,di effettuare le spese,di attivarcinel tempo libero. Le strade e gli spazi urbani costituiscono un ambientedi vita con il quale ogni cittadino quotidianamente deve rapportarsi.Og-gigiorno è diffusa l’abitudine di spostarsi -anche in città- soprattutto conun mezzo motorizzato,ma con frequenza sempre maggiore gli esperti didiverse discipline ribadiscono quanto sia importante che gli abitanti tor-nino ad animare le strade; spostarsi a piedi o in bicicletta, oltre ad essereconveniente e salutare, consente di interagire con gli altri: la strada ur-bana deve tornare ad essere uno spazio sociale, un luogo di incontro e discambio.Molte persone condividono l’esperienza di sentirsi infastiditi dal traffico eccessivomentre percorrono le strade urbane, attività che si traduce in dispersione di tempoed accumulo di stress. Più rara è la riflessione sul fatto che le proprie scelte sulle mo-dalità di spostamento influiscono sulla sostenibilità e sulla sicurezza stradale. In Italianon siamo abbastanza abituati a chiederci quante volte l’automobile può essere so-stituita dalla camminata, o dalla pedalata, o dal mezzo pubblico; non teniamo contodella facilità con cui migliora la nostra resistenza attraverso l’allenamento a cammi-nare o pedalare, come non siamo abituati a riflettere sugli evidenti vantaggi per la sa-lute e sul miglioramento generale della qualità della vita.Il passaggio dalla strada urbana monopolizzata dal traffico motorizzatoad una strada condivisa richiede la possibilità di una guida lenta, fluida econtinua,compatibile con la presenza di biciclette e pedoni. Non si trattadi abolire l’automobile in quanto portatrice di insicurezza stradale ed in-quinamento atmosferico: si deve piuttosto cercare di rompere l’attualeassoluta dominanza di un unico utente stradale sugli altri, creando unnuovo equilibrio.Il confronto con i dati statistici internazionali ci segnala che sono le città italiane adassorbire al proprio interno la maggior parte del totale nazionale degli incidenti gravi.

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Nelle nostre città si concentra oltre il 70% dei feriti totali e il 44% delle morti com-plessive. Viene individuata come fascia di età maggiormente a rischio quella costi-tuita dai giovani adulti (tra 18 e 29 anni).Risulta particolarmente efficace un approccio educativo precoce ai temi della soste-nibilità e della sicurezza sulle strade urbane: la circolazione stradale è costituita da unsistema di comunicazioni, codificate ed informali, ricchissime e variegate, che incu-riosiscono i bambini e i ragazzi. Dopo tanto marketing della mobilità motorizzataprivata, i bambini possono essere incoraggiati a diventare promotori di un marketingdelle mobilità alternative e sostenibili: negli spazi aperti delle città, i soggetti deboli evulnerabili (bambini, persone anziane, persone disabili; pedoni, ciclisti) sono espostial rischio di incidente, di scippo, di maltrattamento. Con un circolo vizioso, il pro-gressivo ridursi degli spazi pubblici di gioco e di interazione ha incrementato la cul-tura dell’isolamento, aggravando ulteriormente l’uso dell’automobile a scapito dellepasseggiate a piedi o in bicicletta.Non possono inoltre essere ignorati i danni sanitari conseguenti alla mobilità moto-rizzata, sia quelli direttamente connessi agli incidenti stradali (fratture, traumi cranici,paraplegie, disturbo post traumatico da stress, ecc.) sia i danni sanitari indiretti deri-vanti dall’inquinamento atmosferico ed acustico (malattie polmonari, cardiocircola-torie, stress, sedentarietà).

In altri contesti culturali la strada è ancora luogo di vita, di relazioni e di incontri,mentre in numerose nostre realtà è sempre più spazio di transito; la scarsa dimesti-chezza con l’utilizzo dei mezzi pubblici e di altre forme di mobilità alternative con-centra l’attenzione delle persone fin dalla più giovane età verso una forma didipendenza dal mezzo privato, con tutte le ben note conseguenze sull’ambiente esulla sicurezza stradale. Spostarsi su una strada comporta essere esposti ad una seriedi fattori di rischio in grado di trasformare una situazione apparentemente poco pro-blematica nella possibilità reale di subire o provocare un incidente, la cui causazioneviene diffusamente attribuita a fattori indipendenti dalla persona, quali il caso, la for-tuna/sfortuna, la fatalità.“Avere la patente” è il requisito indispensabile per poter guidare un veicolo; quali re-quisiti sono necessari per spostarsi -anche con scelte modali alternative all’uso delmezzo privato- in modo sicuro sulle nostre strade?

L’IMPORTANZA DI UNA CULTURA BASATASUL RISPETTO DELLE REGOLE STRADALI

In materia di circolazione stradale, la regolamentazione dei comportamenti risulta difondamentale importanza per l’incolumità propria ed altrui.Ma quali e quante rifles-sioni si possono fare sul rispetto del Codice della Strada quando ognuno di noi, quo-tidianamente, ha modo di osservare comportamenti al volante che, in paleseviolazione della normativa, risultano imprudenti e pericolosi (cinture non allacciatespecialmente sui sedili posteriori, conducenti con il cellulare incollato all’orecchio,

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strade scambiate per piste, semaforo rosso e segnali di stop e indicatori di direzionenon rispettati, improvvisi cambi di corsia, rotonde abbordate senza verificare la pre-cedenza - ma è un elenco potrebbe continuare ancora) e che vengono sanzionati inpiccola parte rispetto al numero di trasgressori.Spostarsi per la strada comporta necessariamente il rispetto delle prescrizioni indi-cate nel codice stradale, la cui trasgressione ha come conseguenza una contravven-zione (illecito amministrativo) oppure una sanzione penale (reato). Esistono peròregole informali che spesso non coincidono con le Norme stabilite dalla Legge pertutelare gli interessi collettivi ma rientrano nelle regole di buona educazione e ri-spetto degli altri, cioè in quelle che possiamo definire le regole di una sana convivenzacivile.È quindi proprio per la convivenza civile che tali regole vanno osservate ed il fattopurtroppo frequente di un’ampia accettazione sociale verso le infrazioni (“l’ho fattafranca”), le pratiche di guida rischiosa (“lo fanno tutti”), la mancata comprensionedell’apposizione di divieti (“in certe ore non passa nessuno, cosa serve il limite dei50?”) magari con facili giustificazioni ai propri comportamenti di trasgressione delleregole stradali (“preferisco prendermi qualche multa ogni tanto che arrivare in ri-tardo”) si traduce innanzitutto in una mancanza di rispetto per gli altri oltre che, evi-dentemente, in violazioni di legge che vanno punite in base a quanto stabilito.Quanti di noi pensano, razionalmente, che questa sistematica trasgressione sia legatasoprattutto alla bassa probabilità di essere controllati e alla conseguente impunibi-lità? Si diventa tanto più trasgressori quanto più si pensa di farla franca.Alcuni fattori contribuiscono ad alimentare il senso di impunità:

- il tempo trascorso tra il momento in cui si commette il fatto illecito e il mo-mento in cui arriva la punizione;- la severità della sanzione, che deve essere compresa e considerata equa dal cit-tadino;- la proporzionalità della sanzione con la gravità del fatto illecito commesso;- la certezza della sanzione, ossia la probabilità che il soggetto venga effettiva-mente punito.

Il rispetto reciproco nell’ambiente stradale può avvenire soltanto all’interno di unsistema normativo chiaro nelle regole e puntuale negli aspetti sanzionatori.

Le norme sul traffico devono quindi essere efficaci per la sicurezza stradale ma anchecredibili per gli utenti della strada. Occorrono leggi molto chiare ma anche sanzionipuntuali.La chiarezza del sistema sanzionatorio aiuta a non avere zone grigie nelle quali siaconsentito trasgredire impunemente; il richiamo alla coscienza ci spinge a cercareapprofondimenti e contributi di autorevoli esperti del settore per disegnare un si-stema normativo/sanzionatorio più efficiente di quello attuale.Infatti ogni anno vengono introdotte modifiche al sistema sanzionatorio con la so-vrapposizione di norme che, per la loro difficoltà di interpretazione, possono in-fluenzare negativamente i comportamenti dei cittadini, i quali avrebbero bisogno,

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piuttosto, di poche disposizioni con sanzioni certe e chiare: è nella confusione checrescono le zone grigie e, di conseguenza, la possibilità per i trasgressori di uscirneindenni.È facilmente dimostrabile che la sanzione amministrativa, in sé, non ha mai correttoi comportamenti scorretti, oltre ad essere poco democratica perché, chi i soldi li ha,di certo non corregge il proprio atteggiamento: paga, scrolla le spalle e tutto finiscelì.Ecco perché oggi si deve parlare molto di pena rieducatrice, di pena che non sia sol-tanto sanzionatoria ma che abbia anche una finalità educativa.Educare significa effettivamente anche dare “qualcosa” che non è e né può esseresemplicemente la contravvenzione, bensì un “fatto” che impegni a riflettere; è ne-cessario rieducare alla sicurezza.Gli incidenti rappresentano un fenomeno ampiamente diffuso che rimane partico-larmente impresso nella memoria e nell’emotività di ognuno di noi. Le vittime sonoperò molte di più di quelle asetticamente descritte nelle statistiche, in quanto vannoconsiderati nel computo anche i familiari; dopo ogni incidente grave, inizia un dolo-roso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare all’individuazione delle respon-sabilità, alla punizione dei responsabili con pene commisurate alla gravità dei lororeati e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo.La vittima deve essere riconosciuta ed il danno va riparato nella sua dimensione glo-bale cioè va valutata, oltre alla componente economica del danno, anche la dimen-sione psicologica ed emozionale dell’offesa.Per quanto riguarda il reo, ogni tentativo di promuovere concrete attività riparativesi fonda in primo luogo sul consenso dell’autore del reato e, secondariamente, sisnoda lungo un percorso mirato che dovrebbe condurre il medesimo a rielaborareil conflitto e i motivi che lo hanno causato, a riconoscere la propria responsabilità ead avvertire la necessità della riparazione.Anche la comunità va coinvolta nel processo di riparazione nel doppio ruolo di de-stinataria delle politiche di riparazione (sia dell’azione positiva sia del rafforzamentodel senso di sicurezza collettivo) che di attore sociale nel percorso di riconciliazioneche si fonda sull’azione riparativa da parte del reo.La comunità, grazie anche alla sensibilità e all’attenzione delle organizzazioni di vo-lontariato, può contribuire con gesti positivi di riparazione e riconciliazione indi-spensabili a ridurre una conflittualità che, a livelli diversi, peggiora la convivenza, nonaiuta alla rieducazione dei trasgressori (che, anche nei casi più gravi, spesso reite-rano i loro comportamenti a rischio) e rischia di consolidare posizioni demagogicheche risultano controproducenti anche per la ricerca di nuove strategie di intervento.

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GLI INTERVENTI PER LA SICUREZZA STRADALE“Ritengo che sia possibile eliminare quasi del tutto i morti sulle strade, a parte i pedoni egli incidenti nei quali sono coinvolte motociclette”.(NHTSA, 1964).

A distanza di vari decenni, la dichiarazione pronunciata da un amministratore dellaNHTSA (National Highway Traffic Safety Administration) non ha trovato confermanella realtà, in quanto il problema della perdita di vite umane non si risolve con il sem-plice miglioramento dell’infrastruttura: le strade continuano a fornire annualmenteimpressionanti dati statistici.Anzi, gli USA, che hanno fatto negli anni ’70 lo sforzomaggiore, hanno così indotto una percentuale maggiore di utenti a fare proprio quellascelta modale e si ritrovano oggi un numero di morti stradali doppio rispetto a quellodella media europea.Bisogna riconoscere che nel periodo compreso fra gli anni ’60-’80 è stato condottoin tutto il mondo uno sforzo notevole per migliorare la progettazione dei veicoli edelle infrastrutture, sforzo che ha avuto positive conseguenze sulla efficacia delle pro-tezioni per i passeggeri dei veicoli e sul disegno della strada. Negli anni ’90, le statisti-che dei Paesi industrializzati presentavano una situazione generalmente abbastanzapositiva nella diminuzione del numero di morti e feriti gravi, per la quale gli esperti evi-denziavano la combinazione dello sviluppo tecnologico con il crescente invecchiamentodella popolazione, che aumenta la percentuale di persone esperte e prudenti.Successivamente, di fronte ad investimenti economici sempre maggiori e margini dimiglioramento della sicurezza sempre più ridotti, è emersa la consapevolezza che losviluppo tecnologico risponde solo ad alcuni fattori nel quadro complesso della si-curezza stradale. Le industrie automobilistiche e gli esperti di infrastrutture conti-nuano ad investire in sicurezza proponendo soluzioni innovative ed efficaci, ma ènecessaria la rivalutazione dell’utente della strada come attore partecipe e quindipossibile concausa di incidenti stradali, insieme ad altri fattori.Parallelamente si sono verificate importanti modifiche negli stili di vita, ad esempiol’immagine stereotipata del “drogato che si buca” (non scomparsa) è oggi affiancatada quella del “consumatore trasversale” di sostanze psicoattive; i cambiamenti cul-turali, ambientali e sociali abbinati a fattori individuali aumentano le probabilità cheuna determinata persona consumi una certa quantità di sostanze psicoattive (anchein combinazione, es. cannabis più alcol) continuando a guidare il proprio mezzo di tra-sporto.Gli esperti del comportamento stradale ormai da tempo hanno spostato l’attenzionedalle abilità di guida ad altri fattori: diversamente da quanto si pensava nelle primedecadi della motorizzazione, il livello di controllo psicomotorio e la destrezza hannoun effetto causale relativamente basso negli incidenti stradali, forse dovuto al fattoche le richieste sulle abilità non superano, in genere, le normali capacità umane.Al-l’attenzione dell’opinione pubblica viene spesso stigmatizzato il conducente tra-sgressivo che agisce comportamenti a rischio provocando gravi incidenti. Un fattocerto è che la persona/conducente introduce in ogni situazione un determinato li-

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vello di rischio con le proprie decisioni determinate a loro volta, molto più che daidati oggettivi della situazione, dalla interpretazione soggettiva.Nei comportamenti dimobilità e soprattutto nel compito di guida ciascuno di noi incorpora non solo enon tanto le proprie abilità senso-motorie ma anche le proprie aspettative, attitudini,credenze e valori, emozioni e motivazioni (Tortosa e Soler, 1985; Mayor, 1987).In definitiva, l’incidente è sì un errore nell’impiego delle abilità richieste per spostarsie in particolare per guidare,ma costituisce un effetto dell’azione, semplice o combi-nata, di diversi tipi di cause, sia fisiche che psicologiche (Soler eTortosa, 1988).I giovani sopravvissuti a gravi incidenti stradali, i loro amici, gli adulti impegnati incompiti educativi spesso ci interrogano circa le motivazioni per cui il rischio sullastrada risulta così affascinante: a quali bisogni risponde, quali significati assume nellevarie fasi della nostra vita; e ancora, come contrastarlo, come superare il condizio-namento di modelli e stili di vita diffusi; per quali motivi la trasgressione sulle nostrestrade è così ampia ed accettata socialmente; come orientare il comportamento stra-dale verso la sicurezza.Le esortazioni alla diffusione della “cultura della sicurezza stradale” quando vengonotradotte in interventi operativi trovano scarso riscontro nell’utilizzo dei risultati ri-portati dalla letteratura scientifica di riferimento; soprattutto risulta carente lo svi-luppo di metodologie valutative dell’efficacia degli interventi di sicurezza stradale.

PRATICHE EFFICACI PER LA SICUREZZA STRADALENel periodo 2005-2007 un gruppo di esperti appartenenti ai diversi Paesi europei haelaborato, con il finanziamento della Commissione Europea - Direzione GeneraleTrasporti ed Energia, un sistema di valutazione dei diversi interventi realizzati nelsettore della sicurezza stradale.Attraverso una rigorosa procedura sono stati definiti i criteri per le pratiche migliori,distinte fra:

- pratica migliore (best)- pratica buona (good)- pratica promettente (promising)

Una misura di sicurezza stradale è considerata efficace quando determina una ridu-zione duratura del numero di incidenti stradali e di vittime d’infortunio, in partico-lare infortuni mortali e lesioni gravi.

8 Criteri per individuare la pratica migliore� Definizione precisa del problema da risolvere� Un’idea di massima circa la dimensione del problema� Stima degli effetti previsti sulla sicurezza�Valutazione degli effetti reali sulla sicurezza� Stima dei costi e dei benefici� Monitoraggio e controllo dell’ accettazione pubblica� Sostenibilità e mantenimento degli effetti�Trasferibilità degli effetti

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Si riscontrano ampie differenze nel livello di sicurezza stradale raggiunto dai diversiPaesi europei: alcuni Paesi hanno sviluppato una storia di politiche per la sicurezzastradale maggiore di altri; nel tempo sono state sperimentate misure di diversa por-tata, molto differenti tra di loro: alcune misure sono complesse e richiedono forti in-vestimenti economici, altre risultano relativamente semplici e a costo contenuto;alcune misure sono conosciute da parecchio tempo in alcuni Paesi e poco diffuse inaltri. In questo settore la conoscenza è in continua evoluzione; soprattutto è auspi-cabile una maggiore e continuativa disponibilità alla valutazione delle misure realiz-zate.Progettare interventi di promozione della sicurezza stradale richiede una analisi deiproblemi di sicurezza stradale esistenti oltre ad una visione chiara e strategica diquali problemi si desidera affrontare e attraverso quali misure di comunicazione.Fondamentale la cooperazione tra Associazioni che interagendo tra loro in modocomplementare, attraverso lo scambio culturale, il confronto e la fattiva collabora-zione, siano in grado di creare quelle sinergie indispensabili per una efficiente ed ef-ficace strategia di intervento.

IL GRUPPO PIÙ DIFFICILE DA MOTIVAREAL CAMBIAMENTO: I GIOVANI

Recenti ricerche psicologiche evidenziano che i giovani più insicuri davanti alle sfidedella vita cadono più facilmente nell’inganno del falso senso di sicurezza offerto dallamobilità motorizzata.Spesso la sensazione di “essere abile” che finalmente la guida di un veicolo offre a que-sti ragazzi non è sempre sufficiente a colmare la loro paura, ed allora ecco che l’al-cool e le sostanze offrono altre confortanti sensazioni di ulteriore sollievo e diulteriore sicurezza, ovviamente ancora più illusorie ed ingannatrici della sensazionegià insita nella velocità motorizzata autonoma.L’alcool però riduce sempre direttamente tutte le capacità necessarie per evitare gliostacoli; diverse sostanze contribuiscono a questa riduzione di efficienza, anche gra-vemente; ma vengono egualmente assunte perché tutte aumentano il senso illusoriodi sicurezza, che è la maggiore causa dell’imprudenza e degli incidenti.Purtroppo un ulteriore aumento di sicurezza è generato dal consenso del propriogruppo: ogni dubbio sul proprio fittizio coraggio sparisce se anche gli altri giudicanocoraggioso chi rischia sulla strada.

COME COMUNICARE?Discutendo con gli adulti, si sente spesso fare riferimento all’opinione -assai diffusa-che il ricorso ad immagini forti costituisca un buon sistema deterrente verso l’ado-zione di comportamenti a rischio sulla strada.Le ricerche sui contenuti delle campagne di prevenzione evidenziano quanto sia dif-ficile stabilire l’utilità dei messaggi negativi e, tra questi, in particolar modo quelli chefanno ricorso alla minaccia e/o alla paura.

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Sono classificati come messaggi intimidatori (fear appeals) le comunicazioni, visive overbali, che descrivono in modo più o meno realistico le conseguenze negative deicomportamenti a rischio.Gli studi al riguardo sonomolto interessanti; citiamo in particolare una ri-cerca sui messaggi positivi e negativi (Evans et al., 1970), che ha rilevatocome i messaggi con un alto livello di paura sono associati a modificazionidel comportamento riportato, ma non nei comportamenti effettivi, suiquali hanno invece avuto maggior impatto i messaggi positivi (Monahan,1995;Winett 1996).A livello Europeo si possono trovare situazioni diverse: vi sono Paesi chehanno optato per una linea “hard”, con prevalenza di messaggi intimida-tori; Paesi che hanno declinato questa opzione e utilizzano strategie di-verse, quali messaggi umoristici e appelli razionali.Altre realtà ancorautilizzano un’integrazione dei diversi approcci.La raccomandazione che proviene da diversi fonti autorevoli (Delhommeet at, 1999) e ricercatori in sicurezza stradale è spesso univoca: non vi èuna risposta definitiva su quale metodo sia“il migliore” (“hard” o“soft”);ogni metodo porta con sé effetti positivi e negativi, e solo tramite la co-noscenza di questi aspetti si potrà programmare un intervento efficacecon ricadute positive in ambito di sicurezza stradale.Inoltre l’utilizzo di qualsiasi approccio risulta efficace solo se inserito inuna strategia comunicativa programmata che tenga conto di diverse va-riabili quali il contesto e le caratteristiche del target group: ogni comuni-cazione estemporanea, “hard” o “soft”, che non tenga conto di questeconsiderazioni è probabilmente destinata ad avere un impatto estrema-mente limitato sulla sicurezza stradale.

PERCORSO FORMATIVOcurato da S.I.P.Si.Vi., Società Italiana Psicologia della Sicurezza Viaria

Destinatari:Volontari e responsabili operanti in Associazioni diVolontariato

Incontro preliminareObiettivi: approfondire la conoscenza reciproca; confrontare le aspettative.Attività: Definire insieme i contenuti dettagliati degli incontri monotematici.

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PRIMO MODULO - INFORMAZIONI DI BASE

Incontro 1 - Gli interventi per la sicurezza stradale:stato dell’arte in EuropaObiettivo: costruire un linguaggio comuneContenuti:La valutazione delle prassi in sicurezza stradale: il progetto europeo SUPREME,SUmmary and Publication of best practices in Road safety in the Member States.Presentazione delle aree di lavoro in sicurezza stradale suddivise nelle 9 categorie in-dividuate e valutate dagli esperti europei; per ciascuna categoria vengono definite lecaratteristiche di base (target group, obiettivi quantitativi e qualitativi, costi, attoricoinvolti, fattori chiave di successo e potenziali ostacoli).

Incontro 2 - Le innovazioni tecnologiche per la sicurezza delle infrastrut-ture e dei veicoliObiettivo: aumentare le conoscenze relative agli aspetti tecnici della sicurezza stradaleContenuti: Gli standard di funzionalità e di sicurezza nella progettazione dell’infra-struttura, compresa la segnaletica stradale.I veicoli e i sistemi di sicurezza passiva e attiva. La mobilità sostenibile.

Incontro 3 - Prima dell’incidente stradale: le infrazioni al codicee i reati stradaliObiettivo: approfondire alcune questioni di base relative al rispetto del codice stradaleContenuti: Il rapporto dei cittadini con la normativa stradale. Le trasgressioni al co-dice e le conseguenze sanzionatorie.

Incontro 4 -Approfondimenti su alcuni fattori di rischioObiettivo: fornire informazioni corrette circa alcuni fattori di rischioContenuti: Cambiamenti negli stili di vita. Diffusione del consumo di sostanze psico-attive (alcol, droghe, farmaci) e loro influenze sulla guida.

Incontro 5 - Le identità dell’utenza stradale: le persone stranieree la mobilità in ItaliaObiettivo: aiutare le persone a collocare il discorso sulla sicurezza stradale all’internodi un quadro di riferimento più ampio (il contesto migratorio).Contenuti: Il rapporto con la strada come ambiente di vita in contesti culturali altri enel paese di immigrazione. Immigrazione e cittadinanza. La trasmissione delle regoledi condotta condivise tra le generazioni in contesti di migrazione. Il coinvolgimentodelle comunità di immigrati nelle iniziative di sensibilizzazione e formazione sui temidella sicurezza stradale.

Incontro 6- Gli interventi di informazione sulla sicurezza stradaleObiettivo: cercare insieme risposte e soluzioni.Contenuti:caratteristiche degli interventi di informazione/sensibilizzazione in sicurezza stradale.Chi sono i nostri interlocutori per la sicurezza stradale?

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SECONDO MODULO - PROGETTARE INSIEMEUNA CAMPAGNA PER LA SICUREZZA STRADALE

Incontro di 5 ore consecutive divisi in sottogruppi; ogni sottogruppo sviluppa in-dicazioni progettuali finalizzate a informare sui rischi per la circolazione e proporreesperienze di auto-protezione.Obiettivo: essere propositivi sul territorio.Consolidare una metodologia specifica perl’intervento delVolontario.Metodologia: lavoro a piccolo gruppo. Ogni gruppo è coordinato da un esperto e daun volontario.Argomenti per sottogruppo:Le utenze vulnerabili: i pedoni.Le utenze vulnerabili: i bambini.La mobilità delle persone disabili.Le utenze a rischio: le persone anziane.Le utenze a rischio: le persone giovani.Dopo l’incidente stradale: le vittime e i loro familiari.L’autore di reato: possibili percorsi di riparazione.La mobilità sostenibile.

Incontro conclusivoAttività: Restituzione circa stimoli e suggerimenti emersi.Valutare insieme i contenutie le metodologie utilizzate durante gli incontri. Individuare criticità ed elementi va-lidi per eventuale ri-progettazione.

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12 aprile 2007

L’uso e l’abuso di alcol in Italia

Anno 2006 Con l’indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” si rilevano ogni anno numerose informazioni sulle famiglie, con particolare riguardo ad alcuni aspetti degli stili di vita. Il campione comprende circa 20 mila famiglie per un totale di 50 mila individui. Le interviste sono state effettuate nel febbraio 2006. Nella presente nota vengono presentate le informazioni sul consumo di alcol per la popolazione di 11 anni e più rilevate a partire dall’indagine condotta alla fine del 2003, mentre per gli anni precedenti tali informazioni sono disponibili solo per la popolazione di 14 anni e più. Le informazioni statistiche rilevate con le suddette indagini e qui presentate sono utili anche in relazione alla valutazione dei principali obiettivi del Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 che, in linea con il programma dell’Unione Europea 2003-2008, prevedono la promozione di stili di vita salutari e di prevenzione, la riduzione dei danni sanitari e sociali causati dall’alcol. Sul web Istat, all’indirizzo www.istat.it/dati/catalogo/20070406_01/ sono disponibili le note metodologiche dell’indagine, la strategia di campionamento e il livello di precisione dei risultati.

1. Principali risultati In Italia il modello di consumo di alcol è per tradizione “moderato”. Si tratta, in particolare, di vino assunto prevalentemente durante i pasti. La diffusione del consumo di alcol mostra un trend sostanzialmente stabile negli ultimi 9 anni, con un lieve aumento nel 2001, ma incrementi significativi tra i giovani, in particolare tra le donne.

Grafico 1. Persone di 14-17 anni per consumo di alcolici fuori pasto per sesso. Anno 1998-2006 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)

15,2

18,016,8 17,2

20,6

24,2

18,4

20,7

9,7

12,812,2

13,711,5

16,3 15,616,8

12,6

15,414,5

15,9 15,1

18,7 18,2

20,5

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2005 2006

Maschi Femmine Maschi e femmine

Ufficio della comunicazione Tel. 06 4673.2243-2244 Centro di informazione statistica Tel. 06 4673.3106

Informazioni e chiarimenti: Servizio Struttura e dinamica sociale Via Ravà, 150 – Roma Domenico Adamo tel +39 06 4673.4342 Sante Orsini tel +39 06 4673.4604

DOCUMENTI

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Tra il 1998 (anno a partire dal quale sono stati utilizzati quesiti confrontabili con l’indagine corrente) e il 2006, la quota di consumatori di alcol tra le persone di 14 anni e più è stabile (intorno al 70%), mentre tra le donne di 20-24 anni si osserva un incremento dal 57,6% al 59%. Rispetto ai paesi europei, tuttavia, l’Italia presenta un quadro meno allarmante, in quanto si colloca tra gli ultimi paesi per il consumo di alcol negli ultimi 12 mesi (Grafico 2). Grafico 2. Percentuale di popolazione di 15 anni e più che ha consumato alcol negli ultimi 12 mesi in alcuni paesi

europei

87,6

84,9

84,7

84,0

83,6

99,2

57,9

71,3

Gran Bretagna

Svezia

Belgio

Germania

Norvegia

Irlanda

ITALIA

Portogallo

Fonte: Eurostat, Health in Europe - Anno 2003 N.B. Per l'Italia l'anno di riferimento è il 2003, per gli altri paesi si fa riferimento all'ultima indagine più recente dal 1997 al 2000

Preoccupa invece la maggiore diffusione in Italia del consumo di alcolici tra i ragazzi di 11-15 anni, con il 18,6% che dichiara di aver consumato bevande alcoliche nell’anno. Non va inoltre sottovalutata la forte crescita del consumo di alcol fuori pasto per gli adolescenti, che può essere misurata tra i 14 e i 17 anni non esistendo prima l’informazione sugli 11-13 anni: tra il 1998 e il 2006 il consumo di alcol passa dal 12,6% al 20,5%. Il consumo di alcol fuori pasto cresce maggiormente per le ragazze (dal 9,7% al 16,8%), ma rimane più diffuso tra i maschi e passa dal 15,2% al 24,2% (Grafico 1). Inoltre, negli ultimi anni si stanno diffondendo modelli di consumo di alcol tipici dei Paesi del Nord Europa, in particolare tra i giovani. Esposti ad un rischio maggiore sono i minorenni, in quanto spesso non ancora in grado di metabolizzare adeguatamente l’alcol. Crescono infatti tra i giovani il consumo di alcol fuori pasto e gli episodi di ubriacature (binge drinking).È fondamentale tenere sotto controllo l’associazione di comportamenti a rischio, più diffusa tra i giovani, i quali più frequentemente assumono questi comportamenti in contesti di socializzazione dove è più favorita la diffusione del fenomeno .

2. Quante persone consumano alcol Nel 2006, in Italia il 68,3% delle persone di 11 anni e più, quasi 36 milioni, ha dichiarato di aver consumato almeno una volta negli ultimi 12 mesi1 una o più bevande alcoliche. Molto elevate sono le differenze di genere considerando che consuma alcol l’81,1 % degli uomini di 11 anni e più, contro il 56,4% delle donne. Il consumo di alcol riguarda soprattutto gli adulti: in particolare nella popolazione tra i 25 e 64 anni circa 3 persone su 4 dichiarano di aver consumato alcol. Tra i maschi delle stesse fasce di età, le 1 Il consumo di alcol negli ultimi 12 mesi è un indicatore globale, condiviso a livello europeo, utilizzato nelle indagini di popolazione sulla salute, e introdotto per la prima volta nella rilevazione della fine del 2003.

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quote sono tutte oltre l’85%, mentre per le donne i livelli sono molto inferiori (al massimo del 65%). Quasi un quinto (18,6%) dei ragazzi di 11-15 anni ha assunto alcolici negli ultimi 12 mesi. Già a partire dai 20-24 anni i valori di consumo sono vicini alla media (65,7%). È solo a partire dalle età anziane che la percentuale si colloca su valori inferiori alla media. All’aumentare del titolo di studio aumenta la tendenza a consumare alcol, ciò avviene soprattutto per le donne: tra le meno istruite (con al massimo la licenza elementare) il 49% consuma alcol, mentre per le laureate la quota raggiunge il 70,9%. Tali differenze emergono anche a parità di età, ma sono più evidenti tra le donne di 25-44 anni (dal 46,1% al 72,2%). Inoltre, le distanze nel consumo di alcol tra uomini e donne diminuiscono all’aumentare del titolo di studio. (Grafico 3). Grafico 3. Persone di 25 anni e più che hanno consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno, per titolo di studio,

sesso e classe d’età. Anno 2006 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)

76,386,488,789,4

84,789,090,3

88,9

79,984,7

80,688,1

81,187,188,489,170,9

66,958,2

49,0

60,861,5

52,346,5

70,666,8

59,254,9

72,267,6

59,046,1 Lic. Elem./nessun titolo

Licenza mediaDiplomaLaurea

Lic. Elem./nessun titoloLicenza mediaDiplomaLaurea

Lic. Elem./nessun titoloLicenza mediaDiplomaLaurea

Lic. Elem./nessun titoloLicenza mediaDiplomaLaurea

25-4

445

-64

65ep

iùTo

tale

FemmineMaschi

Se guardiamo al consumo di alcol nelle regioni italiane vediamo che è più diffuso nelle regioni del Nord-est con l’Emilia-Romagna al primo posto (76,1%), seguita dal Veneto (75,2%) e dal Trentino-Alto Adige (75,1%) (Tavola 3). Per gli uomini ai primi posti troviamo la Valle d’Aosta (85,8%), le Marche (84,%), l’Emilia-Romagna (84,5%) e il Veneto (84,3%). Per le donne le regioni in cui il consumo è più diffuso sono: Emilia-Romagna (68,2%), Trentino-Alto Adige (67,6%), Veneto (66,6%). Analizzando il consumo dei diversi tipi di bevande alcoliche, nello stesso periodo, emerge che la percentuale di persone di 14 anni e più che bevono vino, dopo alcune oscillazioni, si stabilizza al 56,5% (coloro che lo consumano giornalmente sono il 27,4%). I bevitori di birra sono invece il 46,1% (quelli che la bevono tutti i giorni sono il 4,4%). Rispetto al 2005 si rileva una diminuzione del consumo di birra da parte delle donne: dal 33% al 31,2%. Un netto incremento rispetto al 1998 si registra invece per il consumo di altri tipi di alcolici, soprattutto aperitivi (dal 26% al 31%) (Tavola 1). Con riferimento all’ultima indagine che prevede la rilevazione del consumo di alcol a partire da 11 anni, nel 2006 le persone di 11 anni e più consumano prevalentemente vino (54,8%), seguono quelli che consumano prevalentemente birra (44,8%) e altri tipi di alcolici (41,3%). Tra i minori di 11-17 anni invece la bevanda più diffusa è la birra (19,1%), seguita dagli aperitivi alcolici (15,7%) e dal

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vino (12,3%), mentre il consumo di amari e superalcolici riguarda quote minori (rispettivamente 6,5% e 8,2%). Tra i giovani di 18-24 anni il consumo di altri tipi di alcolici, considerati complessivamente, diventa prevalente (55,4%) e supera quello di birra (52,3%). In particolare il 48,8% dei giovani di 18-24 anni consuma aperitivi alcolici, il 34,9% superalcolici e il 29,6% amari, mentre il consumo di vino riguarda il 39,7%. Tavola 1. Persone di 14 anni e più per consumo delle diverse bevande alcoliche e sesso. Anni 1998, 2005, 2006 (per

100 persone dello stesso sesso)

Maschi e Femmine1998 2005 2006 1998 2005 2006 1998 2005 2006

Vino 70,3 71,8 71,2 44,4 44,4 42,9 56,9 57,6 56,5Birra 62,3 62,1 62,1 33,1 33,0 31,2 47,2 47,0 46,1Altri alcolici 54,4 58,4 58,3 25,6 28,9 27,8 39,5 43,1 42,5 Aperitivi 37,4 43,7 43,5 15,4 20,2 19,4 26,0 31,5 31,0 Amari 42,7 44,1 43,2 16,4 17,1 15,5 29,1 30,1 28,9 Superalcolici 36,5 39,7 38,8 12,4 13,9 13,0 24,0 26,3 25,5

Maschi Femmine

3. Le persone che consumano alcol tutti i giorni In Italia nel 2006 i consumatori giornalieri di bevande alcoliche2 sono quasi un terzo (29,5%)della popolazione di 11 anni e più, con marcate differenze di genere: 43,4% i maschi e 16,5% le femmine. I consumatori quotidiani scelgono prevalentemente il vino. Il 40% degli uomini beve vino tutti i giorni rispetto al 15,6% delle donne (quest’ultima percentuale risulta in lieve decremento rispetto al 2005 quando era pari al 16,9%). Per la birra le percentuali scendono rispettivamente al 7,7% e all’1,4%. Residuale è il consumo quotidiano degli altri tipi di alcolici (1,7% dei maschi e 0,2% delle femmine) (Grafico 4). Grafico 4. Persone di 11 anni e più per consumo giornaliero delle diverse bevande alcoliche e sesso. Anno 2006 (per

100 persone dello stesso sesso)

40,0

7,71,7

15,6

1,4 0,2

16,5

27,4

4,4 0,9

29,5

43,4

Vino Birra Altri alcolici Almeno un tipo

Maschi Femmine Maschi e Femmine

La quota di consumatori giornalieri ha un andamento crescente all’aumentare dell’età: tra i minorenni il valore si attesta al 2% e cresce raggiungendo il massimo per gli uomini tra i 65-74 anni (64,2%) e per le donne tra 60-64 (27,3%), scendendo al 35,2% tra la popolazione ultrasettantacinquenne (Grafico 5). Nel Sud (28%) e nelle Isole (20%) si consuma quotidianamente meno alcol, e ciò è vero soprattutto per le donne (rispettivamente 13,5% e 8,1%). La graduatoria delle regioni in questo caso si modifica rispetto al consumo nell’anno (analizzato nel paragrafo precedente): le regioni in cui maggiormente

2 Sono da intendersi “consumatori giornalieri” le persone che hanno dichiarato di consumare almeno un tipo di bevanda alcolica al giorno.

Page 99: Volontariato e sicurezza stradale

99

si beve alcol tutti i giorni sono le Marche (37%), la Toscana (36,5%), la Liguria (35,8%), e il Molise (35,3%) (Tavola 2).

Grafico 5. Persone di 11 anni e più che consumano quotidianamente almeno una bevanda alcolica, per sesso e classe d’età. Anno 2006 (per 100 persone della stessa classe di età e sesso)

1,7 7,

8 9,6

17,9

28,8 34

,6

44,5

54,3 59

,5

60,9 64

,2

58,2

0,2 3,

3

2,4 4,9 8,

1 9,6 15

,3 20,1 23

,2 27,3

25,6

21,2

1,0 5,

6

6,2 11

,6 18,5 22

,5 29,8 36

,9 40,6 44

,2

43,3

35,2

11-15 16-17 18-19 20-24 25-29 30-34 35-44 45-54 55-59 60-64 65-74 75 e più

Maschi Femmine Maschi e Femmine

Tavola 2. Graduatoria per regione delle persone di 11 anni e più che consumano alcol. Anno 2006 (per 100 persone della stessa regione di residenza)

Regionie province autonome Consumo nell'anno Regioni

e province autonome Consumo giornaliero

Bolzano - Bozen 80,8 Marche 37,0Emilia-Romagna 76,1 Toscana 36,5Veneto 75,2 Liguria 35,8Valle d'Aosta 73,6 Molise 35,3Marche 73,5 Piemonte 34,6Toscana 73,3 Emilia-Romagna 34,2Umbria 71,7 Umbria 33,5Piemonte 70,8 Veneto 33,4Lombardia 70,3 Basilicata 32,4Friuli-Venezia Giulia 70,2 Puglia 30,9Trento 69,7 Valle d'Aosta 30,8Liguria 69,4 Lombardia 30,6ITALIA 68,3 Friuli-Venezia Giulia 29,6Lazio 66,6 Abruzzo 29,6Puglia 65,7 ITALIA 29,5Molise 64,9 Sardegna 26,2Sardegna 64,4 Campania 25,7Basilicata 64,3 Trento 25,5Abruzzo 64,2 Calabria 25,1Calabria 64,2 Bolzano - Bozen 24,0Campania 62,1 Lazio 23,6Sicilia 56,9 Sicilia 17,9

La quantità di alcol che si consuma quotidianamente Sulla base del consumo giornaliero delle diverse bevande alcoliche è stato costruito un indicatore giornaliero, espresso in unità alcoliche e distinto per sesso.

Page 100: Volontariato e sicurezza stradale

100

L’unità alcolica corrisponde alla quantità di alcol contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in un bicchierino di superalcolico (40 ml) 3.

Grafico 6. Persone di 11 anni e più per numero unità alcoliche consumate quotidianamente, per sesso e classe di età. Anno 2006 (per 100 persone della stessa età e sesso)

Gli uomini consumano più spesso 2 unità alcoliche al giorno (20,1%), mentre le donne 1 sola (8,1%). Sulla base di quanto stabilito dalle citate Linee guida, i consumatori che assumono quantità non moderate aumentano con l’età. Il dato più elevato emerge tra i 55-64 anni: il 12,6 % degli uomini assume oltre 3 unità alcoliche al giorno, tra le donne il 2,1% consuma oltre 2 unità alcoliche giornaliere (Grafico 6). Tra gli uomini adulti, i lavoratori in proprio e i coadiuvanti presentano una quota maggiore di consumatori non moderati (11,4%). Inoltre tale quota aumenta in modo rilevante per coloro che hanno titoli di studio più bassi in tutte le classi di età.

3 Secondo le Linee guida per una sana alimentazione dell’INRAN (l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), in accordo con le raccomandazioni dell’OMS (l’Organizzazione mondiale della sanità), “la dose quotidiana che una persona in buona salute può concedersi senza incorrere in gravi danni non può essere stabilita da rigide norme, in quanto le variabili individuali sono tante …”. Un consumo considerato oderato può essere indicato entro il limite di 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo, di 1-2 unità alcoliche per la donna e di una sola unità alcolica per gli anziani, da consumarsi durante i pasti. Per gli adolescenti fino a 15 anni, l’OMS raccomanda l’astensione totale dal consumo di alcol. I consumi che eccedono tali soglie potrebbero dunque considerarsi potenzialmente a rischio. Inoltre è da considerare che la tollerabilità all’alcol può essere compromessa anche da particolari condizioni di salute, da assunzione di farmaci o altri fattori individuali. Secondo le raccomandazioni dell’OMS è da considerare a “basso rischio” il consumo giornaliero di alcol durante i pasti principali che non supera i 20-40 grammi per gli uomini e 10-20 grammi per le donne. Tali soglie sono però destinate a ridursi per anziani, adolescenti e giovani e per le persone con problemi di salute.

Maschi

4,9

9,3

15,2

10,3

1,2

5,9

13,6

20,8

25,5 28

,2 29,6

20,1

0,1 1,1 3,

9 5,1 6,9 7,6

5,7

4,9

0,7 3,

7 5,3 7,

9 10,4 12,6

11,2

8,2

11,6

1,5

11,5

10,6

11-17 18-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65 e più Totale

1 unità 2 unità 3 unità 4 e più unità

Femmine

0,5 2,3 4,6 6,9 9,

5 11,6

12,5

8,1

0,2 1,5 3,3 6,

6 8,6 11

,3

9,2

6,8

0,5

0,5 1,0 1,8 2,1

2,1

1,8

1,6

11-17 18-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65 e più Totale

1 unità 2 unità 3 e più unità

Page 101: Volontariato e sicurezza stradale

101

Tra le persone anziane, considerando le soglie proposte dall’INRAN (una unità alcolica al giorno), il 46,5% degli uomini e l’11% delle donne ultrasessantacinquenni eccederebbe rispetto alle raccomandazioni (Grafico 6).

4. Alcuni comportamenti a rischio Consumo di alcolici fuori pasto, episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking), e consumo di alcol in età precoce rappresentano comportamenti a rischio per la salute. Negli ultimi anni si stanno diffondendo in Italia modelli di consumo di alcol tipici dei Paesi del Nord Europa, in particolare tra i giovani. Esposti ad un rischio maggiore sono i minorenni, in quanto spesso non sono ancora in grado di metabolizzare adeguatamente l’alcol. Uno degli obiettivi dell’OMS per il 2010 è infatti ridurre a zero la quota di ragazzi fino ai 15 anni che consumano alcol.

Consumo settimanale di alcolici fuori pasto Uno degli obiettivi di salute pubblica da raggiungere in materia di consumo di bevande alcoliche è la riduzione della percentuale di consumatori di bevande alcoliche fuori dai pasti. Dal 1998 al 2000 è aumentata la quota di persone che consuma almeno settimanalmente alcolici fuori pasto (dal 5,1% nel 1998 al 6,9% nel 2000 per la popolazione di 14 anni e più). Il fenomeno si è stabilizzato dal 2001 in poi attestandosi a circa il 7%.

Grafico 7 - Persone di 11 anni e più che consumano alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana per classe di età e sesso. Anno 2006 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)

2,4

9,4

15,5

22,1

20,3

14,6

11,7

10,9 11,9

9,1

9,2

5,3

11,6

0,2

5,6 6,3 8,

6

5,6

4,4

2,5

1,8

1,8

1,2

1,1

1,2 2,

7

1,4

7,5

11,0

15,5

13,1

9,6

7,1

6,3

6,6

5,2

4,8

2,8

7,0

11-15 16-17 18-19 20-24 25-29 30-34 35-44 45-54 55-59 60-64 65-74 75 e più Totale

Maschi Femmine Maschi e Femmine

Nel 2006 tra le persone di 11 e anni e più il 7% ha dichiarato di bere alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana. Sono più gli uomini delle donne a farlo (11,6% contro 2,7%) e in particolare i giovani: una quota rilevante di persone che consuma alcol fuori pasto con cadenza almeno settimanale si registra già tra 18-19 anni (15,5% dei maschi e 6,3% delle femmine) e raggiunge il massimo tra 20 e 24 anni (15,5%), con forti differenze di genere (22,1% dei maschi e 8,6% delle femmine). Nella fascia di età successiva (25-29 anni) la quota si mantiene elevata (20,3% maschi contro 5,6% femmine), decrescendo all’aumentare dell’età (Grafico 7). Quattro uomini ogni donna consumano alcolici fuori pasto. Tale prevalenza si riduce tra i giovani, mentre dopo i 35 anni risulta oltre la media. L’abitudine a bere alcolici fuori pasto è più diffusa nell’Italia Nord-orientale (10,3%), in Friuli- Venezia Giulia (13,6%), Trentino-Alto Adige (13,1%) e Veneto (11,3%). La quota inoltre è più elevata tra quanti vivono nei piccoli comuni (9,9% nei comuni fino a 2 mila abitanti) (Tavola 3).

Page 102: Volontariato e sicurezza stradale

102

Tra le donne, a parità di età, sono soprattutto le laureate (4,9%) a bere alcolici fuori dai pasti, mentre tra gli uomini sono principalmente gli adulti e gli anziani meno istruiti. Tavola 3 - Persone di 11 anni e più che consumano alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana per ripartizione

geografica e tipo di comune. Anno 2006 (per 100 persone con le stesse caratteristiche) Maschi Femmine Maschi e femmine

Italia Nord-occidentale 13,6 2,9 8,1Italia Nord-orientale 16,8 4,1 10,3Italia Centrale 10,1 2,5 6,2Italia meridionale 7,8 1,9 4,8Italia insulare 8,8 1,4 5,0

Comune centro dell'area metropolitana 9,5 2,7 5,9Periferia dell'area metropolitana 9,0 2,0 5,3Fino a 2.000 abitanti 17,4 2,6 9,9Da 2.001 a 10.000 abitanti 16,1 3,4 9,6Da 10.001 a 50.000 abitanti 10,1 2,3 6,150.001 abitanti e piu 8,9 2,6 5,6

Italia 11,6 2,7 7,0

Episodi di ubriacatura (binge drinking) Con l’espressione binge drinking si fa riferimento all’abitudine di consumare eccessive quantità (convenzionalmente 6 o più bicchieri di bevande alcoliche) in una sola occasione, come ad esempio durante una stessa serata o una festa. Questo comportamento è presente prevalentemente nei Paesi del Nord Europa, ma si sta radicando tra i giovani anche in Italia e nei paesi dell’Europa mediterranea. Nel 2006 l’8,4% della popolazione di 11 anni e più ha dichiarato di aver consumato alcol in eccesso in una sola occasione almeno una volta negli ultimi 12 mesi. La quota è in aumento rispetto a quanto rilevato alla fine del 2003 (7,1%), anno in cui l’Istat ha rilevato per la prima volta il fenomeno. Grafico 8 - Persone di 11 anni e più che si sono ubriacate almeno una volta negli ultimi 12 mesi, per classe d’età e

sesso. Anno 2006 (per 100 persone dello stessa età e sesso)

2,6

16,0

22,1 23

,4 24,3

20,0

15,8

13,6

12,3

10,1

8,4

3,9

13,9

1,5

8,2

8,0

7,4 7,8

4,9

3,8

2,7

1,8 2,2

1,1

0,6 3,

3

2,1

12,1 15

,3

15,6

16,1

12,7

9,8

8,0

6,8

6,2

4,4

1,9

8,4

11-15 16-17 18-19 20-24 25-29 30-34 35-44 45-54 55-59 60-64 65-74 75 e più Totale

Maschi Femmine Maschi e Femmine

Si tratta di un modello di consumo che caratterizza prevalentemente i giovani: l’andamento per età è fortemente asimmetrico con un picco nelle fasce 20-24 anni (15,6%) e 25-29 anni (16,1%). Le differenze di genere sono rilevanti, con una netta prevalenza maschile (13,9% dei maschi e 3,3% delle femmine) per tutte le fasce d’età, in particolare gli uomini che si ubriacano sono in media quattro volte le donne, ma tale prevalenza è minore nelle età giovanili.

Page 103: Volontariato e sicurezza stradale

103

Tra i minori dichiarano di essersi ubriacati almeno una volta nell’anno il 2,1% dei ragazzi di 11-15 anni (2,6% dei maschi e 1,5% delle femmine); tra i 16-17 anni la quota è del 12,1% (16% dei maschi e 8,2% delle femmine); tra i 18-19 anni la quota raggiunge il 15,3% (22,1% dei maschi e 8% delle femmine). Dopo i 25 anni il fenomeno ha poi un andamento gradualmente discendente con l’età e si accentuano le differenze di genere. (Grafico 8). Analizzando la frequenza nell’abitudine al binge drinking si rileva che oltre la metà di quanti hanno dichiarato di essersi ubriacati negli ultimi 12 mesi lo ha fatto da 1 a 3 volte (51,4%), ma ben il 17,3% da 4 a 6 volte. La quota di persone che hanno bevuto nella stessa occasione 6 o più bicchieri di bevande alcoliche più di 12 volte nell’anno è pari al 6,7%. Il binge drinking è un’abitudine più diffusa nell’Italia settentrionale (10,2% Nord-est e 9,6% Nord-ovest) dove il fenomeno si verifica anche con maggiore frequenza. (Tavola 4). Tavola 4 - Persone di 11 anni e più che si sono ubriacate almeno una volta negli ultimi 12 mesi e numero di volte in cui

si sono ubriacate, per ripartizione territoriale. Anno 2006 (per 100 persone della stessa ripartizione geografica)

1-3 volte 4-6 volte 7-12 volte più di 12 volte

Italia nord-occidentale 9,6 49,6 18,2 12,1 6,8Italia nord-orientale 10,2 48,1 17,6 13,8 9,8Italia centrale 7,8 53,3 15,7 13,0 6,3Italia meridionale 7,0 51,7 18,4 14,2 4,1Italia insulare 6,9 60,7 14,0 12,0 5,1Italia 8,4 51,4 17,3 13,0 6,7

Numero di ubriacature nel corso degli ultimi 12 mesi (b)Almeno una ubriacatura (a)

(a) Per 100 persone (b) Per 100 persone con almeno una ubriacatura

Consumo e abuso di alcol: minori a rischio È molto elevata la quota di minori che consuma alcol: nel 2006 in Italia i ragazzi di 11-15 anni che dichiarano di aver bevuto almeno una volta negli ultimi 12 mesi sono il 18,6%, nonostante abbiano un’età inferiore a quella prevista dalla legge per la somministrazione di alcolici (16 anni). Le differenze di genere sono più contenute rispetto alle altre classi di età (20,7% tra i maschi e 16,2% tra le femmine). Tra i ragazzi di 11-15 anni l’1,4% consuma alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana e il 2,1% si è ubriacato almeno una volta nell’anno (2,6% tra i maschi e 1,5% tra le femmine). Tra i ragazzi di 16-17 anni emerge un quadro ancora più critico: uno su due ha consumato alcolici nell’anno e la quota di maschi è superiore a quella delle femmine (61,3% contro 47,6%). Le differenze di genere, anche in questo caso, sono inferiori rispetto alle fasce di età degli adulti. Il 7,8% dei maschi consuma alcolici tutti i giorni (contro il 3,3% delle ragazze), il 9,4% beve alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana (contro il 5,6% delle ragazze); il 16% ha dichiarato di essersi ubriacato almeno una volta negli ultimi 12 mesi (contro l’8,2% delle ragazze) e di questi uno su quattro si è ubriacato più di tre volte nell’anno.

Tavola 5 - Giovani di 11-17 anni consumatori anche in modo saltuario di bevande alcoliche per abitudine al consumo di alcol dei genitori e sesso. Anno 2006 (per 100 giovani dello stesso sesso e con le stesse caratteristiche familiari)

Maschi Femmine Maschi e FemmineCONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE DEI GENITORIConsumo non moderato(a) di almeno uno dei genitori 36,5 28,4 32,8Nessuno dei genitori ha un consumo non moderato 27,2 20,8 24,1Totale 29,7 22,6 26,3

(a)il consumo che eccede: 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo; 1-2 unità alcoliche per la donna; 1 unità per gli anziani di 65 anni e più; qualsiasi quantità giornaliera per i minori di 11-17 anni

Page 104: Volontariato e sicurezza stradale

104

L’abitudine al consumo non moderato di bevande alcoliche da parte dei genitori sembrerebbe influenzare il comportamento dei figli. Infatti, considerando i giovani tra 11 e 17 anni che vivono in famiglie con almeno un genitore, emerge che sul totale dei giovanissimi, la percentuale di chi consuma anche in maniera saltuaria o occasionale bevande alcoliche è pari al 26,3%. Percentuale che sale al 32,8% se almeno uno dei genitori fa uso non moderato di bevande alcoliche. (Tavola. 5).

5. Associazione di alcuni comportamenti di consumo “a rischio” Per valutare il grado di rischio connesso all’assunzione eccessiva di bevande alcoliche è utile analizzare la combinazione di alcuni comportamenti di consumo non moderato, in particolare valutare quante persone consumano almeno settimanalmente alcolici fuori pasto e hanno l’abitudine di ubriacarsi. Il 9,4% delle persone di 11 anni e più dichiara uno solo tra questi due tipi di consumo non moderato, mentre il 3% dichiara di consumare alcolici fuori pasto almeno settimanalmente e contemporaneamente di essersi ubriacato almeno una volta nel corso degli ultimi 12 mesi. Sono soprattutto i giovani di 18-34 anni a presentare le quote più elevate di entrambi i consumi “a rischio” anche se con forti differenze di genere: il picco massimo si raggiunge per i maschi tra i 20-24 anni (13,1%) e per le femmine nella stessa classe di età (2,8%). Percentuali progressivamente decrescenti si riscontrano nelle altre classi di età. Tavola 6 - Persone di 11 anni e più secondo l’associazione tra consumo di alcolici fuori pasto almeno una volta a

settimana e binge drinking per sesso e classe d’età. Anno 2006 (per 100 persone della stessa età e sesso)

solo fuori pasto

solo ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

solo fuori pasto

solo ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

solo fuori pasto

solo ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

11-17 2,4 4,4 1,9 1,2 2,9 0,6 1,9 3,7 1,318-19 5,0 11,6 10,5 4,1 5,8 2,1 4,6 8,8 6,420-24 9,0 10,4 13,1 5,8 4,7 2,8 7,5 7,6 8,025-29 9,1 13,0 11,3 3,4 5,6 2,2 6,3 9,3 6,830-34 6,9 12,3 7,7 2,5 3,0 1,9 4,8 7,8 4,935-44 6,5 10,7 5,1 1,9 3,2 0,6 4,2 6,9 2,845-54 6,3 8,9 4,6 1,5 2,4 0,3 3,9 5,6 2,455-59 7,7 8,1 4,1 1,4 1,5 0,3 4,5 4,7 2,160-64 6,0 7,0 3,1 1,0 2,0 0,2 3,5 4,5 1,765-74 6,0 5,2 3,2 0,9 1,0 0,1 3,2 2,9 1,575 e più 3,6 2,2 1,7 1,2 0,6 0,0 2,1 1,2 0,6Totale 6,2 8,5 5,4 1,9 2,6 0,7 4,0 5,4 3,0

Maschi Femmine Maschi e Femmine

Il binge drinking (da solo o associato all’uso di alcolici fuori pasto) è più frequente tra i giovani, soprattutto maschi, e decresce tra gli adulti e gli anziani, mentre il consumo di alcolici fuori pasto quando non è associato all’abitudine ad ubriacarsi, pur essendo maggiormente elevato tra i giovani, si mantiene più o meno costante anche tra gli adulti fino a 74 anni, per decrescere tra gli ultrasettantacinquenni (Tavola 6). Chi associa il consumo di alcolici fuori pasto e l’abitudine ad ubriacarsi spesso associa anche altri comportamenti a rischio, uno di questi è l’abitudine al fumo. La percentuale di persone che dichiara un solo comportamento di consumo alcolico non moderato è più alta tra gli ex-fumatori e fumatori rispetto ai non fumatori: la quota di coloro che consumano alcolici fuori pasto cresce in associazione all’abitudine al fumo (dal 2,6% al 6,9%) soprattutto tra i maschi (dal 4,8% all’8,8%); per questi ultimi l’associazione con il fumo è ancora più evidente considerando il binge drinking (dal 6,5% al 12,2%) (Tavola 7).

Page 105: Volontariato e sicurezza stradale

105

Considerando entrambi i comportamenti a rischio la percentuale di consumatori è significativamente più alta tra i fumatori (6,9%) soprattutto tra i maschi (9,9%). L’associazione tra binge drinking,alcolici fuori pasto e abitudine al fumo risulta ancora più evidente tra i giovani fino a 24 anni e gli adulti fino a 44 anni (Tavola 7).

Tavola 7 - Persone di 11 anni e più secondo l’associazione tra consumo di alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana e binge drinking per abitudine al fumo e sesso. Anno 2006 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)

solo fuori

pastosolo

ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacaturesolo fuori

pastosolo

ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacaturesolo fuori

pastosolo

ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

Non Fumatori 4,8 6,5 3,7 1,4 1,7 0,3 2,6 3,5 1,6Ex-fumatori 6,3 8,5 3,8 2,2 2,8 1,0 4,8 6,4 2,8Fumatori 8,8 12,2 9,9 4,0 5,8 2,1 6,9 9,7 6,9

Maschi Femmine Maschi e Femmine

Binge drinking, alcolici fuori pasto e discoteca Il consumo di alcolici fuori pasto e l’abitudine ad ubriacarsi si associano fortemente all’abitudine ad andare nelle discoteche e luoghi in cui si balla. Si tratta di comportamenti più diffusi proprio laddove ci sono occasioni di incontro e socializzazione.

Tavola 8 - Persone di 11 anni e più secondo l’associazione tra consumo di alcolici fuori pasto almeno una volta a settimana e binge drinking per abitudine ad andare in discoteche e in luoghi in cui si balla, sesso e classe d’età. Anno 2006 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)

solo fuori pasto

solo ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

solo fuori pasto

solo ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

solo fuori pasto

solo ubriacature

alcolici fuori pasto e

ubriacature

Frequenta discotecheNo11-24 1,7 2,6 1,9 1,0 1,2 0,3 1,4 1,9 1,125-44 5,2 9,7 4,1 1,6 2,1 0,7 3,3 5,7 2,345-64 6,4 7,5 3,7 1,1 1,8 0,3 3,7 4,6 1,965 e più 4,9 3,7 2,5 1,0 0,7 0,1 2,7 1,9 1,1Totale 5,2 6,7 3,3 1,2 1,5 0,3 3,0 3,9 1,7Si11-24 8,3 12,0 11,7 5,2 6,3 2,8 6,8 9,2 7,425-44 10,2 14,9 11,5 4,0 6,7 2,4 7,4 11,2 7,545-64 8,2 13,3 6,8 2,5 3,5 0,3 5,5 8,6 3,765 e più 8,3 10,8 3,8 2,8 1,9 0,9 5,9 7,0 2,6Totale 9,2 13,6 10,6 4,2 5,9 2,2 6,9 10,0 6,7

Maschi Femmine Maschi e Femmine

Tra chi frequenta le discoteche la quota di quanti dichiarano un comportamento di consumo a rischio è più alta. Coloro che consumano solo alcol fuori pasto sono il 6,9% (rispetto al 3% di coloro che non vanno in discoteca), percentuale che sale se consideriamo soltanto i maschi (9,2% contro 5,2% delle femmine). Per le ubriacature non associate ad altri comportamenti a rischio si hanno quote di diffusione ancora più elevate (10% tra coloro che vanno in discoteca contro 3,9% di coloro che non ci vanno), anche in questo caso è un comportamento più caratterizzato al maschile (13,6% contro 6,7%). Inoltre risulta più elevata anche la quota di coloro che associano binge drinking e consumo fuori pasto alla frequentazione di discoteche (6,7% rispetto all’1,7% di chi non le frequenta), in

Page 106: Volontariato e sicurezza stradale

106

particolare tale percentuale sale tra i maschi (10,6% contro 3,3% delle femmine), soprattutto giovani fino a 24 anni e adulti fino a 44 anni (rispettivamente 11,7% e 11,5%) (Tavola 8). Tale associazione è tanto più rilevante quanto maggiore è la frequenza con cui si va in discoteca. In particolare, oltre un quinto dei maschi fino a 24 anni che frequenta discoteche almeno una volta al mese associa consumo di alcolici fuori pasto e binge drinking, quota che diventa il 17,6% per quelli tra 25-44 anni.

Glossario

Consumo giornaliero di alcol:

il consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica (vino, birra, altri alcolici) al giorno.

Consumo giornaliero non moderato di alcol:

il consumo che eccede: 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo; 1-2 unità alcoliche per la donna; 1 unità per gli anziani di 65 anni e più; qualsiasi quantità giornaliera per i minori di 11-17 anni.

Unità alcoliche: l’unità alcolica corrisponde alla quantità di alcol contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in un bicchierino di superalcolico (40 ml).

Binge drinking: il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione.

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107

11 dicembre 2007

Incidenti stradali Anno 2006

Trend temporale Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte di 16 persone e il ferimento di altre 912. Nel complesso, nell’anno 2006 sono stati rilevati 238.124 incidenti stradali, che hanno causato il decesso di 5.669 persone, mentre altre 332.955 hanno subito lesioni di diversa gravità (Prospetto 1). Rispetto al 2005, si riscontra una lieve diminuzione del numero degli incidenti (-0,8%), dei morti (-2,6%) e dei feriti (-0,6%).

Prospetto 1 - Incidenti stradali, morti e feriti – Anni 2005-2006 (valori assoluti e variazioni percentuali) (a) Valori assoluti

2005 2006 Variazioni percentuali

2006/2005 Incidenti 240.011 238.124 -0,8 Morti 5.818 5.669 -2,6 Feriti 334.858 332.955 -0,6 (a) Si veda la nota a del Prospetto 2

L’analisi dell’incidentalità nel lungo termine mostra una costante riduzione della gravità degli incidenti, evidenziata dall’indice di mortalità (numero di morti ogni 100 incidenti) che si attesta al 2,4% nel 2006 contro il 2,8% del 2000 e dall’indice di gravità, che passa da 1,9 a 1,7 decessi ogni 100 infortunati (Prospetto 2). Prospetto 2 - Incidenti stradali, morti e feriti - Anni 2000-2006 (valori assoluti)(a)

ANNI Incidenti Morti Feriti Indice di mortalità (b) Indice di gravità (c) 2000 256.546 7.061 360.013 2,8 1,9 2001 263.100 7.096 373.286 2,7 1,9 2002 265.402 6.980 378.492 2,6 1,8 2003 252.271 6.563 356.475 2,6 1,8 2004 243.490 6.122 343.179 2,5 1,8 2005 240.011 5.818 334.858 2,4 1,7 2006 238.124 5.669 332.955 2,4 1,7 (a) L’Istat ha proceduto ad effettuare una ricostruzione dei dati della serie storica degli incidenti stradali a partire dall’anno 2000.

Cfr nota metodologica (b) L’indice di mortalità si calcola come rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100. (c) L’indice di gravità si calcola come rapporto tra il numero dei morti ed il numero totale dei morti e dei feriti, moltiplicato 100.

In Italia, nel periodo 2000 – 2006, gli incidenti sono passati da 256.546 a 238.124, i morti da 7.061 a 5.669, i feriti da 360.013 a 332.955. Si è pertanto registrato un decremento del 7,2% per quanto riguarda il numero di incidenti, del 7,5% per i feriti e del 19,7% per quanto riguarda il numero di morti in incidente. Va sottolineato che, nello stesso periodo, il parco veicolare è cresciuto del 13,7% mentre il volume di circolazione, valutato sulle percorrenze autostradali, è aumentato del 19,9 %.

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Grafico 1 - Indice di mortalità – Anni 1991-2006

0,00,51,01,52,02,53,03,54,04,55,0

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

(a) Rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100.

Grafico 2 - Incidenti stradali - dati mensili - Anni 2005-2006 (valori assoluti)

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

Gen

naio

Febb

raio

Mar

zo

April

e

Mag

gio

Giu

gno

Lugl

io

Agos

to

Sette

mbr

e

Otto

bre

Nov

embr

e

Dic

embr

e

Incidenti anno 2006 Incidenti anno 2005

Grafico 3 - Morti in incidenti stradali – dati mensili - Anni 2005-2006 (valori assoluti)

-

100

200

300

400

500

600

700

Gen

naio

Febb

raio

Mar

zo

April

e

Mag

gio

Giu

gno

Lugl

io

Agos

to

Sette

mbr

e

Otto

bre

Nov

embr

e

Dic

embr

e

Morti 2006 Morti 2005

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109

Grafico 4 – Feriti in incidenti stradali – dati mensili - Anni 2005-2006 (valori assoluti)

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000G

enna

io

Febb

raio

Mar

zo

Apr

ile

Mag

gio

Giu

gno

Lugl

io

Ago

sto

Sette

mbr

e

Otto

bre

Nov

embr

e

Dic

embr

e

Feriti anno 2006 Feriti anno 2005

L’obiettivo 2010 Nel Libro Bianco del 13 settembre 20011 l’Unione Europea ha fissato un obiettivo ambizioso, ovvero dimezzare il numero di morti sulle strade entro il 2010. Alla fine del 2005, il bilancio intermedio mostra che solo pochi Paesi hanno già ridotto in misura superiore al 25% il numero di vittime della strada; emerge, altresì chiaramente, la difficoltà a ridurre il numero di decessi in Paesi quali la Gran Bretagna che già nel 2000, con 3.580 morti, faceva registrare tassi molto bassi e vicini al cosidetto “zoccolo duro”, difficilmente eliminabile. In Italia, dove alla fine del 2005 si registrava una riduzione del 17,6% nel numero di decessi, è proseguito il trend decrescente anche nel 2006, segnando un ulteriore calo del 2,6%: il decremento complessivo è pari al 19,7%.

Grafico 5 - Morti in incidenti stradali – Anni 2000-2006 (Base 2000=100)

80,2982,4086,70

92,9598,85100 100,50

50

60

70

80

90

100

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2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Tale risultato, seppur apprezzabile, non è sufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo 2010: permanendo l’attuale trend è presumibile che si arrivi al 2010 con una diminuzione delle vittime pari a circa il 30%. Per raggiungere l’obiettivo, si dovrebbe, negli anni a venire, ridurre la mortalità ad un tasso medio non inferiore al 9,5% annuo. L’Italia, con 95 morti per incidente stradale ogni milione di abitanti, registra ancora un tasso praticamente doppio rispetto a Paesi quali Gran Bretagna, Olanda e Svezia che si attestano a 50 decessi per milione di abitanti. Dall’analisi che segue degli incidenti avvenuti nel 2006, emergono le priorità su cui concentrare le azioni di sicurezza stradale: il controllo della velocità, il controllo della guida in stato di ebbrezza, la guida distratta, la protezione degli utenti deboli – in particolare pedoni e utenti delle due ruote - l’individuazione e la messa in sicurezza delle tratte stradali più pericolose.

1 La Politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte (COM(2001) 370 def del 12 settembre 2001)

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Dove avvengono gli incidenti

Nel 2006 sulle strade urbane si sono verificati 182.177 incidenti (76,5% del totale) che hanno causato 242.042 feriti (pari al 72,7% sul totale) e 2.494 morti (pari al 44%).

Prospetto 3 - Incidentalità secondo l’ambito stradale – Anno 2006

AMBITI STRADALI Incidenti Morti Feriti Indice di mortalità (a)

Indice di lesività (b)

Strade urbane 182.177 2.494 242.042 1,3 132,8Autostrade 13.319 590 22.646 4,4 170,0Altre strade 42.628 2.585 68.267 6,1 160,1Totale 238.124 5.669 332.955 2,4 139,4(a) Rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100 (b) Rapporto tra il numero dei feriti e il numero degli incidenti, moltiplicato 100.

Viceversa sulle autostrade si sono verificati 13.319 incidenti (pari al 5,6% del totale) con 22.646 feriti (pari al 6,8%) e 590 decessi (pari al 10,4%).

L’indice di mortalità mostra che gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extra urbane, dove si registrano 6,1 decessi ogni 100 incidenti. Gli incidenti sulle strade urbane sono meno gravi, con 1,3 morti ogni 100 incidenti. Sulle autostrade l’indice di mortalità, pari a 4,4, è più che triplo rispetto a quanto avviene in città. Prospetto 4 - Incidentalità sulla rete extra urbana secondo il tipo di strada – Anno 2006

TIPO DI STRADA Incidenti Morti Indice di mortalità (a)

Una carreggiata a senso unico 2.105 68 3,23 Una carreggiata a doppio senso 29.834 2.052 6,88 Doppia carreggiata 4.109 173 4,21 Più di due carreggiate 113 3 2,65 Totale 36.161 2.296 6,35

(a) Rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100 Con riferimento alla rete extra urbana non autostradale si evidenziano i diversi livelli di mortalità secondo il tipo di strada: le strade ad una carreggiata a doppio senso presentano un indice superiore del 63% rispetto alle strade a doppia carreggiata. Mesi, giorni della settimana e ore del giorno più a rischio Nel 2006 il maggior numero di incidenti si è verificato a luglio (23.197 in valore assoluto) mentre giugno risulta essere il mese con la media giornaliera più alta (757). Febbraio costituisce il mese con il più basso numero di incidenti in valore assoluto (15.922), mentre gennaio presenta la media giornaliera più contenuta (551). Anche per quanto riguarda il numero di morti luglio è il mese in cui tale valore risulta massimo: 585 in valore assoluto e 19 in media giornaliera. Analogamente, il valore più basso si colloca in corrispondenza del mese di marzo in cui si registrano 380 morti per incidente stradale, pari a circa 12 decessi al giorno. L’indice di mortalità più elevato si registra nel mese di agosto (2,7 morti ogni 100 incidenti), probabilmente a causa del maggior tasso di occupazione dei veicoli in occasione degli esodi estivi e della maggiore circolazione sulle autostrade. L’andamento per mese rispetto all’anno precedente non è omogeneo per quanto riguarda il numero di incidenti né per i morti. Gli incidenti mostrano un incremento nei mesi di gennaio, settembre ed

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111

ottobre, mediamente pari al 2,5 % con valore massimo in ottobre (+3,7%). Il punto massimo di decremento si registra nel mese di maggio (-5,7%). Per quanto riguarda il numero di morti, sempre rispetto all’anno precedente, si registrano aumenti nei mesi di aprile, settembre, ottobre, novembre e dicembre. Le riduzioni più rilevanti si registrano a gennaio ed agosto (-14%). In modo analogo a quanto emerge dall’analisi per mese, osservando i dati dell’incidentalità per tipologia di strada, si può rilevare che sulle strade urbane la frequenza più elevata degli incidenti si colloca in corrispondenza del mese di maggio (17.454) e la più bassa nel mese di febbraio (12.210) e di gennaio (12.903). Il maggior numero di morti avviene nel mese di luglio (254) mentre l’indice di mortalità registra il valore più elevato nel mese di dicembre (1,7 morti ogni 100 incidenti). Sulle strade extraurbane il maggior numero di incidenti e di morti si registra nel mese di luglio. Per quanto riguarda l’indice di mortalità, invece, il valore più elevato è quello del mese di giugno.

Prospetto 5 - Incidenti stradali e morti – dati mensili – . Anno 2006 (valori assoluti e media giornaliera) MESI Incidenti Morti

Valori assoluti Media giornaliera Valori assoluti Media giornaliera Gennaio 17.068 551 402 13 Febbraio 15.922 569 356 13 Marzo 18.120 585 380 12 Aprile 19.427 648 483 16 Maggio 22.382 722 489 16 Giugno 22.711 757 539 18 Luglio 23.197 748 585 19 Agosto 18.087 583 494 16 Settembre 20.469 682 487 16 Ottobre 21.364 689 512 17 Novembre 20.145 672 450 15 Dicembre 19.232 620 492 16 Anno 238.124 652 5.669 16

Prospetto 6 - Incidenti stradali e morti per tipologia di strada e mese – dati mensili - Anno 2006 (valori assoluti) MESI Strade urbane Strade extraurbane

Incidenti Morti Incidenti Morti Gennaio 12.903 178 4.165 224 Febbraio 12.210 177 3.712 179 Marzo 13.999 152 4.121 228 Aprile 14.755 208 4.672 275 Maggio 17.454 199 4.928 290 Giugno 17.404 217 5.307 322 Luglio 17.360 254 5.837 331 Agosto 13.144 213 4.943 281 Settembre 15.677 203 4.792 284 Ottobre 16.706 242 4.658 270 Novembre 15.864 199 4.281 251 Dicembre 14.701 252 4.531 240 Anno 182.177 2494 55.947 3175

Page 112: Volontariato e sicurezza stradale

112

Il venerdì si conferma il giorno in cui si concentrano il maggior numero di incidenti: 36.574, pari al 15,4% del totale. La frequenze più elevate di morti si osservano il sabato e la domenica (rispettivamente 991 e 1.004 decessi, pari a 17,5 e 17,7%) mentre il venerdì e il sabato sono i giorni in cui si registrano i valori più alti dei feriti (rispettivamente 49.796 e 50.230, pari a 15,0 e 15,1%) (Prospetto 7).

Prospetto 7 - Incidenti, morti e feriti per giorno della settimana – Anno 2006 (valori assoluti e composizioni percentuali) Valori assoluti Composizioni percentuali GIORNI DELLA SETTIMANA Incidenti Morti Feriti Incidenti Morti Feriti

Lunedì 34.429 784 46.911 14,4 13,8 14,1 Martedì 34.783 707 46.605 14,6 12,5 14,0 Mercoledì 34.742 666 46.330 14,6 11,7 13,9 Giovedì 36.041 714 48.337 15,1 12,6 14,5 Venerdì 36.574 803 49.796 15,4 14,2 15,0 Sabato 34.181 991 50.230 14,4 17,5 15,1 Domenica 27.374 1.004 44.746 11,5 17,7 13,4 Totale 238.124 5.669 332.955 100,0 100,0 100,0

L’indice di mortalità per giorno della settimana presenta il valore massimo (3,7 morti ogni 100 incidenti) la domenica mentre scende all’1,9% il mercoledì. Complessivamente nel week-end si registra il 25,9% di incidenti ed il 35,2 % di decessi. L’indice di mortalità nel fine settimana risulta pari a 3,2 morti per 100 incidenti.

Grafico 6 - Indice di mortalità per giorno della settimana – Anno 2006

0,00,51,01,52,02,53,03,54,0

Lune

Mar

tedì

Mer

cole

Gio

vedì

Ven

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Saba

to

Dom

enic

a

(a) Rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100.

Analizzando la distribuzione degli incidenti durante l’arco della giornata (Grafico 7 e Prospetto 8), si possono confermare gli andamenti già noti: un primo picco si riscontra tra le ore 8 e le 9 del mattino, probabilmente legato all’elevata circolazione dovuta agli spostamenti casa-ufficio e casa-scuola; un secondo picco, si osserva tra le ore 12 e le 13 in corrispondenza dell’uscita dalle scuole e in relazione alla mobilità di alcune categorie (professionisti, commercianti, eccetera) che usufruiscono dell’orario spezzato; infine, il picco più elevato di incidentalità si registra intorno alle ore 18, quando si cumulano gli effetti dell’incremento della circolazione dovuto agli spostamenti dal luogo del lavoro verso l’abitazione, con l’aggiunta di fattori psico-sociali quali lo stress da lavoro e la difficoltà di percezione visiva dovuta alla riduzione della luce naturale non ancora sostituita da quella artificiale. E’ da sottolineare che l’indice di mortalità si mantiene superiore alla media nell’arco di tempo che va dalle 21 alle 7 del mattino raggiungendo il valore massimo intorno alle ore 5 (5,8 decessi ogni 100 incidenti). Tra le 21 e le 7 del mattino, l’indice di mortalità è mediamente pari a 4 morti ogni 100 incidenti, a fronte di un valore medio sulle 24 ore di 2,4 morti per 100 incidenti.

Page 113: Volontariato e sicurezza stradale

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Grafico 7 - Incidenti stradali e indice di mortalità per 100 mila incidenti, per ora del giorno – Anno 2006

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.0001a

ora

2a"

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23a

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24a

"

Incidenti Feriti Indice di mortalità per 100.000 incidenti

Prospetto 8 - Incidenti, morti, feriti per ora del giorno e indice di mortalità – Anno 2006 ORE DEL GIORNO Incidenti Morti Feriti Indice di mortalità

1 6.318 246 10.344 3,9 2 3.796 168 6.230 4,4 3 2.975 135 4.633 4,5 4 2.659 151 4.339 5,7 5 2.437 142 3.792 5,8 6 3.031 168 4.371 5,5 7 5.650 178 7.578 3,2 8 13.086 204 17.062 1,6 9 13.368 217 17.308 1,6 10 12.823 238 16.701 1,9 11 13.691 223 18.126 1,6 12 15.182 275 20.287 1,8 13 15.097 245 20.461 1,6 14 13.583 268 18.709 2,0 15 13.145 310 18.169 2,4 16 14.486 294 20.164 2,0 17 15.717 345 22.035 2,2 18 18.508 384 25.675 2,1 19 16.348 366 22.915 2,2 20 11.628 276 16.382 2,4 21 7.913 242 11.709 3,1 22 6.162 215 9.446 3,5 23 5.646 188 9.071 3,3 24 3.211 150 5.088 4,7

Ora imprecisata 1.664 41 2.360 2,5 Totale 238.124 5.669 332.955 2,4

(a) Rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100.

Page 114: Volontariato e sicurezza stradale

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La notte: meno incidenti, ma più pericolosi Nel 2006, nella fascia oraria compresa tra le 22 e le 6 si sono verificati 36.235 incidenti stradali che hanno causato il decesso di 1.563 persone (pari al 27,6% del totale dei morti) e il ferimento di altre 57.314.Gli incidenti del venerdì e sabato notte sono pari al 44,6% del totale degli incidenti notturni; analogamente, i morti e i feriti del venerdì e sabato notte rappresentano, rispettivamente, il 46,1% e il 47,1%. Gli incidenti notturni rilevati negli altri giorni della settimana (fatta eccezione quindi per il venerdì e il sabato notte) costituiscono complessivamente il 55,4% di tutti gli incidenti della notte. L’indice di mortalità degli incidenti avvenuti durante la notte è pari a 4,5 decessi ogni 100 incidenti contro il 4,2 delle altre notti ed il 2,4 della media nazionale. Tale indice assume valore massimo in corrispondenza della domenica notte (5 decessi ogni 100 incidenti). Da un’analisi dei dati degli incidenti avvenuti durante la notte per tipologia di strada si rileva ancora una volta che gli incidenti in area urbana sono più del doppio di quelli in area extraurbana, ma la pericolosità delle strade extraurbane è molto più elevata di quella delle strade urbane: l’indice di mortalità in città è pari al 2,5% mentre fuori città tale indicatore si attesta all’8,7% circa. Prospetto 9 - Incidenti, morti, feriti per giorno della settimana e tipologia di strada durante la notte (a) – Anno 2006 (valori assoluti)

Strade urbane Strade extraurbane Totale GIORNI DELLA SETTIMANA Incidenti Morti Feriti Incidenti Morti Feriti Incidenti Morti Feriti Venerdì notte 4.949 127 7.647 2.116 176 3.539 7.065 303 11.186 Sabato notte 6.249 148 10.260 2.836 270 5.527 9.085 418 15.787 Totale venerdì e sabato notte 11.198 275 17.907 4.952 446 9.066 16.150 721 26.973 Domenica notte 2.955 83 4.491 1.376 132 2.359 4.331 215 6.850 Lunedì notte 2.459 73 3.582 1.006 78 1.615 3.465 151 5.197 Martedì notte 2.729 63 4.055 1.068 84 1.679 3.797 147 5.734 Mercoledì notte 2.829 63 4.050 1.089 88 1.752 3.918 151 5.802 Giovedì notte 3.287 73 4.752 1.287 105 2.006 4.574 178 6.758 Totale altre notti 14.259 355 20.930 5.826 487 9.411 20.085 842 30.341 Totale notte nel complesso 25.457 630 38.837 10.778 933 18.477 36.235 1.563 57.314 (a) Dalle ore 22 alle ore 6.

Prospetto 10 - Indice di mortalità per giorno della settimana e tipologia di strada durante la notte (a) – Anno 2006

Indice di mortalità GIORNI DELLA SETTIMANA

Strade urbane Strade extraurbane Totale Venerdì notte 2,6 8,3 4,3 Sabato notte 2,4 9,5 4,6 Totale venerdì e sabato notte 2,5 9,0 4,5 Domenica notte 2,8 9,6 5,0 Lunedì notte 3,0 7,8 4,4 Martedì notte 2,3 7,9 3,9 Mercoledì notte 2,2 8,1 3,9 Giovedì notte 2,2 8,2 3,9 Totale altre notti 2,5 8,4 4,2 Totale notte nel complesso 2.5 8,7 4,3 (a) Dalle ore 22 alle ore 6.

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Come avvengono gli incidenti La maggior parte degli incidenti stradali avviene tra due o più veicoli (76,5%), il 23,5% a veicoli isolati. Nell’ambito degli incidenti tra veicoli la tipologia di incidente più diffusa è lo scontro frontale-laterale (85.098 casi) con 1.373 morti e 121.828 feriti, seguita dal tamponamento, che registra 43.610 casi con 581 morti e 70.160 persone ferite. Tra gli incidenti a veicoli isolati la fuoriuscita o sbandamento del veicolo rappresenta la maggior parte dei casi (21.959 incidenti) con 1.127 morti e 27.647 feriti. L’investimento di pedone rappresenta l’8% degli incidenti: si registrano 19.089 casi in cui hanno perso la vita 723 persone e 21.503 sono rimaste ferite. L’indice di mortalità, calcolato secondo la diversa natura di incidente, mostra come lo scontro frontale sia la tipologia più pericolosa (5,4 decessi ogni 100 incidenti), seguita dalla fuoriuscita di strada (5,1 decessi ogni 100 incidenti), dall’urto con ostacolo accidentale (4,9 decessi ogni 100 incidenti) e dall’investimento di pedone (3,8 decessi ogni 100 incidenti)

Prospetto 11 - Incidenti e persone infortunate secondo la natura – Anno 2006

NATURA DELL'INCIDENTE Valori assoluti Valori percentuali Indice di mortalità

Incidenti Morti Feriti Incidenti Morti Feriti Scontro frontale 16.594 893 27.175 7,0 15,8 8,2 5,4 Scontro frontale-laterale 85.098 1.373 121.828 35,7 24,2 36,6 1,6 Scontro laterale 28.731 320 36.396 12,1 5,6 10,9 1,1 Tamponamento 43.610 581 70.160 18,3 10,2 21,1 1,3 Urto con veicolo in momentanea fermata o arresto 8.051 129 10.606 3,4 2,3 3,2 1,6 Totale incidenti tra veicoli 182.084 3.296 266.165 76,5 58,1 79,9 1,8 Investimento di pedone 19.089 723 21.503 8,0 12,8 6,5 3,8 Urto con veicolo in sosta 2.086 46 2.363 0,9 0,8 0,7 2,2 Urto con ostacolo accidentale 8.408 408 10.417 3,5 7,2 3,1 4,9 Urto con treno 8 1 8 0,0 0,0 0,0 12,5 Fuoriuscita 21.959 1.127 27.647 9,2 19,9 8,3 5,1 Frenata improvvisa 1.121 5 1.266 0,5 0,1 0,4 0,4 Caduta da veicolo 3.369 63 3.586 1,4 1,1 1,1 1,9 Totale incidenti a veicoli isolati 56.040 2.373 66.790 23,5 41,9 20,1 4,2 Totale 238.124 5.669 332.955 100,0 100,0 100,0 2,4

Grafico 8 - Incidenti stradali secondo la natura – Anno 2006 (composizioni percentuali)

Urto con treno0,0%

Investimento di pedone8,0%

Fuoriuscita9,2%

Frenata improvvisa0,5%

Caduta da veicolo1,4%

Tamponamento18,3%

Urto con veicolo in sosta0,9%

Urto con ostacolo accidentale

3,5% Scontro frontale7,0%

Urto con veicolo in momentanea fermata o

arresto3,4%

Scontro laterale12,1%

Scontro frontale-laterale35,7%

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Grafico 9 - Indice di mortalità secondo la natura dell’incidente – Anno 2006 (a)

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0

Scontro frontale

Scontro frontale-laterale

Scontro laterale

Tamponamento

Urto con veicolo in momentanea fermata o arresto

Investimento di pedone

Urto con veicolo in sosta

Urto con ostacolo accidentale

Urto con treno

Fuoriuscita

Frenata improvvisa

Caduta da veicolo

(a) Rapporto tra il numero dei morti ed il numero degli incidenti, moltiplicato 100

Le autovetture rappresentano il 66,5% dei veicoli coinvolti in incidente stradale e tale valore aumenta se si considerano solo gli incidenti tra veicoli. I veicoli a due ruote motorizzati sono il 21,4%, suddivisi tra ciclomotori (8,6%) e motocicli (12,8%). Praticamente tra i veicoli coinvolti in incidente, 1 su 5 è un veicolo a due ruote. Essi rimangono coinvolti soprattutto in incidenti a veicoli isolati. I veicoli per il trasporto di merci rappresentano il 6,8% (Prospetto 12 e Grafico 10). Prospetto 12 - Veicoli coinvolti in incidente stradale secondo il tipo – Anno 2006 (valori assoluti e composizioni percentuali)

Valori assoluti Valori percentuali TIPO DI VEICOLO Incidenti a

veicoli isolati Incidenti tra veicoli (a) Totale Incidenti a

veicoli isolati Incidenti tra veicoli (a) Totale

Autovetture private e pubbliche 34.287 244.942 279.229 61,2 67,3 66,5 Autobus e filobus 1.198 2.809 4.007 2,1 0,8 1,0 Tram 115 249 364 0,2 0,1 0,1 Autocarri, autotreni, autosnodati e simili 2.949 25.667 28.616 5,3 7,0 6,8 Velocipedi 1.325 13.357 14.682 2,4 3,7 3,5 Ciclomotori 5.781 30.502 36.283 10,3 8,4 8,6 Motocicli 9.700 44.240 53.940 17,3 12,1 12,8 Motocarri e motofurgoni 116 770 886 0,2 0,2 0,2 Quadricicli leggeri 120 481 601 0,2 0,1 0,1 Altri veicoli 449 1.151 1.600 0,8 0,3 0,4 Totale 56.040 364.168 420.208 100,0 100,0 100,0 (a) Il prospetto riporta il numero degli incidenti tra veicoli prendendo in considerazione soltanto i primi due interessati, anche se in alcuni casi gli incidenti coinvolgono più di due veicoli.

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Grafico 10 - Veicoli coinvolti in incidente stradale secondo il tipo – Anno 2006 (valori assoluti)

Quadricicli leggeri; 601

Tram; 364

Motocicli; 53.940

Ciclomotori; 36.283

Velocipedi; 14.682

Autobus e f ilobus; 4.007

Autocarri autotreni autosnodati e simili;

28.616

Altri veicoli; 1.600

Motocarri e motofurgoni; 886

Autovetture private e pubbliche; 279.229

Perché avvengono gli incidenti L’analisi delle circostanze accertate o presunte di incidente non fa rilevare differenze notevoli rispetto all’anno precedente. Nell’ambito dei comportamenti errati di guida, il mancato rispetto delle regole di precedenza, la guida distratta e la velocità troppo elevata sono le prime tre cause di incidente e costituiscono da sole il 45,86% dei casi. Lo stato psico-fisico alterato del conducente, pur non rappresentando una percentuale elevata del totale dei casi (2%), va segnalato per la gravità degli eventi. Le cause principali che rientrano in tale categoria sono: l’ebbrezza da alcool (4.246 casi pari al 71% della categoria), il malore, l’ingestione di sostanze stupefacenti o psicotrope ed il sonno che con 1.586 casi pesano per il 26,4%. Soltanto in 685 casi, che pesano per lo 0,2% sul totale, sono stati difetti o avarie del veicolo ad aver causato gli incidenti. Il comportamento scorretto del pedone o lo stato psico-fisico alterato dello stesso si rileva in 9.339 casi e pesa per il 3,11% sul totale delle cause di incidente. La distribuzione tra ore del giorno e della notte delle cause accertate o presunte di incidente evidenzia le cause che si riscontrano maggiormente nelle ore notturne: velocità, presenza di ostacoli o buche sulla carreggiata, alcool e droghe, sonno. Di giorno prevalgono le manovre ed i sorpassi irregolari e gli incidenti con pedoni. Con riferimento alla localizzazione, si rileva che la prima causa di incidente sulle strade urbane è il mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche mentre sulle strade extraurbane è la velocità.

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Prospetto 13 - Cause accertate o presunte di incidente stradale – Anno 2006 (valori assoluti e composizione percentuale)

DESCRIZIONE CAUSE Valori assoluti

Composizione percentuale

Procedeva senza rispettare le regole della precedenza o il semaforo 53.326 17,74 di cui: Procedeva senza rispettare lo stop 17.039 5,67 Procedeva senza dare la precedenza al veicolo proveniente da destra 15.665 5,21 Procedeva senza rispettare il segnale di dare precedenza 16.982 5,65 Procedeva senza rispettare le segnalazioni semaforiche o dell'agente 3.640 1,21 Procedeva con guida distratta o andamento indeciso 46.190 15,36 Procedeva con velocità troppo elevata 38.365 12,76 di cui: Procedeva con eccesso di velocità 36.432 12,12 Procedeva senza rispettare i limiti di velocità 1.887 0,63 Procedeva senza mantenere la distanza di sicurezza 31.270 10,40 Manovrava irregolarmente 18.360 6,11 Svoltava irregolarmente 9.188 3,06 Procedeva contromano 7.544 2,51 Sorpassava irregolarmente 6.645 2,21 Ostacolo accidentale 6.401 2,13 Veicolo evitato 6.377 2,12 Non dava la precedenza al pedone sugli appositi attraversamenti 5.246 1,74 Buche, ecc. evitato 5.220 1,74 Procedeva non in prossimità del margine destro della carreggiata 3.517 1,17 Veicolo fermo in posizione irregolare urtato 3.165 1,05 Altre cause relative al comportamento 7.495 2,49 Cause imputabili al comportamento scorretto del conducente nella circolazione 284.629 94,67 Anormale per ebbrezza da alcool 4.246 1,41 Anormale per improvviso malore 678 0,23 Anormale per ingestione di sostanze stupefacenti o psicotrope 433 0,14 Anormale per sonno 400 0,13 Abbagliato 120 0,04 Anormale per condizioni morbose in atto 75 0,02 Altre cause relative allo stato psico-fisico del conducente 57 0,02 Cause imputabili allo stato psico-fisico del conducente 6.009 2,00 Rottura o insufficienza dei freni 241 0,08 Scoppio o eccessiva usura di pneumatici 191 0,06 Rottura o guasto dello sterzo 74 0,02 Mancanza o insufficienza dei fari o delle luci di posizione 66 0,02 Altre cause relative al veicolo 62 0,02 Distacco di ruota 51 0,02 Cause imputabili a difetti o avarie del veicolo 685 0,23 Comportamento scorretto del pedone 9.301 3,09 Pedone anormale per ebbrezza da alcool 27 0,01 Altre cause relative allo stato psico-fisico del pedone 11 0,00 Cause imputabili al pedone 9.339 3,11 Totale 300.662 100,00

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Prospetto 14 - Cause accertate o presunte di incidente stradale distinte tra ore del giorno e ore della notte – Anno 2006 (composizione percentuale)

DESCRIZIONE CAUSE Ore del giorno

Ore della notte

Ora imprecisata Totale

Procedeva senza rispettare le regole della precedenza o il semaforo 85,08 14,17 0,76 100,00 di cui: Procedeva senza rispettare lo stop 87,07 12,21 0,72 100,00 Procedeva senza dare la precedenza al veicolo proveniente da destra 83,93 15,13 0,94 100,00 Procedeva senza rispettare il segnale di dare precedenza 85,07 14,25 0,68 100,00 Procedeva senza rispettare le segnalazioni semaforiche o dell'agente 80,71 18,76 0,52 100,00 Procedeva con guida distratta o andamento indeciso 82,31 17,00 0,69 100,00 Procedeva con velocità troppo elevata 81,82 16,62 1,56 100,00 di cui: Procedeva con eccesso di velocità 78,29 21,12 0,59 100,00 Procedeva senza rispettare i limiti di velocità 78,70 20,56 0,74 100,00 Procedeva senza mantenere la distanza di sicurezza 88,74 10,69 0,57 100,00 Manovrava irregolarmente 91,91 7,42 0,67 100,00 Svoltava irregolarmente 89,17 10,25 0,58 100,00 Procedeva contromano 84,72 14,67 0,61 100,00 Sorpassava irregolarmente 90,49 8,61 0,90 100,00 Ostacolo accidentale 66,90 32,49 0,61 100,00 Veicolo evitato 70,60 29,14 0,27 100,00 Non dava la precedenza al pedone sugli appositi attraversamenti 95,35 4,25 0,40 100,00 Buche, ecc. evitato 68,37 31,17 0,46 100,00 Procedeva non in prossimità del margine destro della carreggiata 89,74 9,53 0,74 100,00 Veicolo fermo in posizione irregolare urtato 81,52 18,10 0,38 100,00 Altre cause relative al comportamento 87,03 12,42 0,55 100,00 Cause imputabili al comportamento scorretto del conducente nella circolazione 83,58 15,66 0,77 100,00 Anormale per ebbrezza da alcool 40,13 59,09 0,78 100,00 Anormale per improvviso malore 90,86 7,82 1,33 100,00 Anormale per ingestione di sostanze stupefacenti o psicotrope 59,35 39,26 1,39 100,00 Anormale per sonno 39,50 60,00 0,50 100,00 Abbagliato 91,67 8,33 - 100,00 Anormale per condizioni morbose in atto 72,00 22,67 5,33 100,00 Altre cause relative allo stato psico-fisico del conducente 89,47 10,53 - 100,00 Cause imputabili allo stato psico-fisico del conducente 49,09 50,01 0,90 100,00 Rottura o insufficienza dei freni 90,46 9,13 0,41 100,00 Scoppio o eccessiva usura di pneumatici 84,29 14,66 1,05 100,00 Rottura o guasto dello sterzo 89,19 10,81 - 100,00 Mancanza o insufficienza dei fari o delle luci di posizione 69,70 30,30 - 100,00 Altre cause relative al veicolo 82,26 17,74 - 100,00 Distacco di ruota 84,31 15,69 - 100,00 Cause imputabili a difetti o avarie del veicolo 85,40 14,16 0,44 100,00 Comportamento scorretto del pedone 90,51 8,97 0,53 100,00 Pedone anormale per ebbrezza da alcool 70,37 29,63 - 100,00 Altre cause relative allo stato psico-fisico del pedone 81,82 18,18 - 100,00 Cause imputabili al pedone 90,44 9,04 0,52 100,00 Totale 83,10 16,13 0,76 100,00

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Prospetto 15 - Cause accertate o presunte di incidente stradale secondo l’ambito stradale – Anno 2006 (valori assoluti)

DESCRIZIONE CAUSE Strade urbane Strade extraurbane

Procedeva con guida distratta o andamento indeciso 33.172 13.018 Procedeva con velocità troppo elevata 24.033 14.286 Procedeva senza mantenere la distanza di sicurezza 21.927 9.343 Manovrava irregolarmente 15.768 2.592 Procedeva senza rispettare le regole di precedenza o il semaforo 47.191 6.135 Svoltava irregolarmente 8.076 1.112 Procedeva contromano 5.465 2.079 Sorpassava irregolarmente 5.018 1.627 Veicolo evitato 2.235 4.142 Non dava la precedenza al pedone sugli appositi attraversamenti 5.191 55 Veicolo fermo in posizione irregolare urtato 2.822 343 Ostacolo accidentale 4.380 2.021 Buche, ecc. evitato 2.787 2.433 Circostanza imprecisata 25.940 10.426 Altre cause 8.940 2.072 Cause imputabili al comportamento scorretto del conducente nella circolazione 212.945 71.684 Rottura o insufficienza dei freni 174 67 Rottura o guasto dello sterzo 44 30 Scoppio o eccessiva usura di pneumatici 105 86 Mancanza o insufficienza dei fari o delle luci di posizione 49 17 Altre cause relative al veicolo 74 39 Cause imputabili a difetti o avarie del veicolo 446 239 Anormale per ebbrezza da alcool 3.020 1.226 Anormale per condizioni morbose in atto 56 19 Anormale per improvviso malore 449 229 Anormale per sonno 189 211 Anormale per ingestione di sustanze stupefacenti o psicotrope 297 136 Abbagliato 92 28 Altre cause relative allo stato psico-fisico del conducente 52 5 Cause imputabili allo stato psico-fisico del conducente 4.155 1.854 Comportamento scorretto del pedone 8.656 645 Pedone anormale per ebbrezza da alcool 24 3 Altre cause relative allo stato psico-fisico del conducente 10 1 Cause imputabili al pedone 8.690 649 Totale 226.236 74.426

Chi viene coinvolto: conducenti, passeggeri e pedoni Il 66,1% dei morti ed il 70,4% dei feriti a seguito di incidente stradale è costituito dai conducenti dei veicoli coinvolti, i passeggeri trasportati rappresentano il 20,5% dei morti ed il 23,3% dei feriti ed i pedoni, che costituiscono un’utenza debole della strada, risultano il 6,3% dei feriti ma ben il 13,4% dei morti. Le differenze tra i livelli di rischio per le diverse categorie di utenti emergono più chiaramente dal rapporto tra numero di morti e di feriti: nel 2006 l’indice di gravità che mediamente risulta pari a 1,7, si riduce a 1,5 per i trasportati ed a 1,6 per i conducenti, ma sale a 3,5 per i pedoni. Tra i conducenti morti o feriti a seguito di incidente stradale i più colpiti sono i giovani. Entrambe le distribuzioni in valore assoluto, infatti, presentano dei massimi in corrispondenza delle fasce di età tra 25 e 34 anni: 452 decessi in valore assoluto tra 25 e 29 anni e 457 tra 30 e 34, mentre i feriti risultano rispettivamente 31.451 e 31.259. Tuttavia, se si calcolano i rapporti per singolo anno di età, è la classe tra 21 e 24 anni a pagare il maggior tributo di vite.

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A partire dai 35 anni di età il numero di conducenti che hanno riportato conseguenze in incidente stradale inizia progressivamente a decrescere sia in valore assoluto sia in rapporto ad un singolo anno. Prospetto 16 - Morti e feriti per categoria di utente della strada – Anno 2006

Morti Feriti UTENTI DELLA STRADA Numero Percentuale Numero Percentuale Indice di gravità (a)

Conducenti 3.748 66,1 234.476 70,4 1,6 Trasportati 1.163 20,5 77.417 23,3 1,5 Pedoni 758 13,4 21.062 6,3 3,5 Totale 5.669 100,0 332.955 100,0 1,7 (a) L’indice di gravità si calcola come rapporto tra il numero dei morti ed il numero totale dei morti e dei feriti, moltiplicato 100.

Prospetto 17 - Conducenti morti e feriti per sesso e classe di età – Anno 2006 (valori assoluti)

Morti Feriti CLASSI DI ETA Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

Fino a 5 anni - - - 14 5 19Da 6 a 9 2 - 2 140 47 187Da 10 a 13 5 - 5 617 167 784Da 14 a 15 26 4 30 3.200 894 4.094Da 16 a 17 73 5 78 6.820 1.649 8.469Da 18 a 20 153 30 183 12.082 4.037 16.119Da 21 a 24 337 42 379 17.689 6.613 24.302Da 25 a 29 404 48 452 22.654 8.797 31.451Da 30 a 34 416 41 457 22.374 8.885 31.259Da 35 a 39 311 30 341 18.831 7.620 26.451Da 40 a 44 274 29 303 15.621 6.727 22.348Da 45 a 49 222 26 248 11.894 4.905 16.799Da 50 a 54 178 33 211 8.947 3.472 12.419Da 55 a 59 180 14 194 7.014 2.658 9.672Da 60 a 64 148 13 161 5.251 1.696 6.947Da 65 a 69 138 28 166 4.396 1.328 5.724Da 70 a 74 135 17 152 3.577 949 4.526Da 75 a 79 138 23 161 2.595 612 3.207Da 80 a 84 102 8 110 1.442 271 1.713Da 85 ed oltre 29 3 32 478 74 552Non indicata 74 9 83 5.469 1.965 7.434Totale 3.345 403 3.748 171.105 63.371 234.476

Page 122: Volontariato e sicurezza stradale

122

Prospetto 18 - Trasportati morti e feriti per sesso e classe di età – Anno 2006 (valori assoluti)

Morti Feriti CLASSI DI ETA

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine TotaleFino a 5 anni 12 14 26 1.436 1.348 2.784Da 6 a 9 7 6 13 1.225 1.164 2.389Da 10 a 13 7 4 11 1.363 1.339 2.702Da 14 a 15 8 13 21 1.024 1.252 2.276Da 16 a 17 38 27 65 2.037 2.117 4.154Da 18 a 20 79 40 119 4.075 4.118 8.193Da 21 a 24 82 46 128 4.170 4.809 8.979Da 25 a 29 75 44 119 3.761 4.860 8.621Da 30 a 34 48 39 87 2.875 3.945 6.820Da 35 a 39 37 24 61 1.930 3.005 4.935Da 40 a 44 28 28 56 1.495 2.604 4.099Da 45 a 49 18 19 37 1.034 2.296 3.330Da 50 a 54 15 19 34 762 2.041 2.803Da 55 a 59 12 24 36 645 2.069 2.714Da 60 a 64 18 26 44 459 1.626 2.085Da 65 a 69 15 29 44 481 1.436 1.917Da 70 a 74 8 32 40 355 1.175 1.530Da 75 a 79 14 30 44 290 790 1.080Da 80 a 84 9 24 33 181 432 613Da 85 ed oltre 15 11 26 108 239 347Non indicata 56 63 119 2.338 2.708 5.046Totale 601 562 1.163 32.044 45.373 77.417

Prospetto 19 - Pedoni morti e feriti per sesso e classe di età – Anno 2006 (valori assoluti) Morti Feriti CLASSI DI ETA

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine TotaleFino a 5 anni 6 3 9 334 213 547Da 6 a 9 4 5 9 376 183 559Da 10 a 13 5 6 11 403 383 786Da 14 a 15 3 8 11 216 316 532Da 16 a 17 3 2 5 231 269 500Da 18 a 20 6 1 7 267 350 617Da 21 a 24 3 6 9 394 470 864Da 25 a 29 16 . 16 575 561 1.136Da 30 a 34 21 8 29 594 615 1.209Da 35 a 39 26 4 30 599 600 1.199Da 40 a 44 16 9 25 586 626 1.212Da 45 a 49 19 10 29 516 621 1.137Da 50 a 54 16 13 29 493 648 1.141Da 55 a 59 28 14 42 534 713 1.247Da 60 a 64 28 23 51 549 729 1.278Da 65 a 69 29 18 47 604 827 1.431Da 70 a 74 37 38 75 750 858 1.608Da 75 a 79 63 51 114 608 814 1.422Da 80 a 84 52 55 107 490 685 1.175Da 85 ed oltre 41 28 69 319 345 664Non indicata 24 10 34 392 406 798Totale 446 312 758 9.830 11.232 21.062

Page 123: Volontariato e sicurezza stradale

123

Prospetto 20 - Morti e feriti per sesso e classe di età – Anno 2006 (valori assoluti)

Morti Feriti CLASSI DI ETA Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

Fino a 5 anni 18 17 35 1.784 1.566 3.350Da 6 a 9 13 11 24 1.741 1.394 3.135Da 10 a 13 17 10 27 2.383 1.889 4.272Da 14 a 15 37 25 62 4.440 2.462 6.902Da 16 a 17 114 34 148 9.088 4.035 13.123Da 18 a 20 238 71 309 16.424 8.505 24.929Da 21 a 24 422 94 516 22.253 11.892 34.145Da 25 a 29 495 92 587 26.990 14.218 41.208Da 30 a 34 485 88 573 25.843 13.445 39.288Da 35 a 39 374 58 432 21.360 11.225 32.585Da 40 a 44 318 66 384 17.702 9.957 27.659Da 45 a 49 259 55 314 13.444 7.822 21.266Da 50 a 54 209 65 274 10.202 6.161 16.363Da 55 a 59 220 52 272 8.193 5.440 13.633Da 60 a 64 194 62 256 6.259 4.051 10.310Da 65 a 69 182 75 257 5.481 3.591 9.072Da 70 a 74 180 87 267 4.682 2.982 7.664Da 75 a 79 215 104 319 3.493 2.216 5.709Da 80 a 84 163 87 250 2.113 1.388 3.501Da 85 ed oltre 85 42 127 905 658 1.563Non indicata 154 82 236 8.199 5.079 13.278 Totale 4.392 1.277 5.669 212.979 119.976 332.955

Grafico 11 - Morti per sesso e classe di età – Anno 2006 (valori assoluti)

- 100 200 300 400 500 600

Fino a 5 anni

Da 6 a 9

Da 10 a 13

Da 14 a 15

Da 16 a 17

Da 18 a 20

Da 21 a 24

Da 25 a 29

Da 30 a 34

Da 35 a 39

Da 40 a 44

Da 45 a 49

Da 50 a 54

Da 55 a 59

Da 60 a 64

Da 65 a 69

Da 70 a 74

Da 75 a 79

Da 80 a 84

Da 85 ed oltre

Non indicata

Morti femmine

Morti maschi

Page 124: Volontariato e sicurezza stradale

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Grafico 12 - Feriti per sesso e classe di età – Anno 2006 (valori assoluti)

- 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000

Fino a 5 anni

Da 6 a 9

Da 10 a 13

Da 14 a 15

Da 16 a 17

Da 18 a 20

Da 21 a 24

Da 25 a 29

Da 30 a 34

Da 35 a 39

Da 40 a 44

Da 45 a 49

Da 50 a 54

Da 55 a 59

Da 60 a 64

Da 65 a 69

Da 70 a 74

Da 75 a 79

Da 80 a 84

Da 85 ed oltre

Non indicata

Feriti femmine

Feriti maschi

Per i trasportati infortunati, sia morti che feriti, le classi di età che presentano i valori massimi in termini assoluti corrispondono alla fascia 21-24 anni, mentre se si considerano i rapporti in base ad un solo anno, la fascia più colpita è quella tra 18 e 20 anni. Come accennato, il pedone è certamente il soggetto più debole fra le persone coinvolte. Circa 60 persone ogni giorno sono coinvolte in investimenti. Il rischio di infortunio causato da investimento stradale è particolarmente alto per la popolazione anziana sia con riferimento ai valori assoluti dei coinvolti, sia rapportando tali valori agli anni compresi nelle classi: la fascia di età compresa tra 75 e79 anni presenta il valore massimo in termini assoluti per quanto riguarda i morti (114) e la fascia di età compresa tra 70 e 74 anni per i feriti (1.422). I bambini da 10 a 13 anni coinvolti in investimento sono 797, mediamente 199,3 per ciascun anno della classe. Il rischio di investimento, tuttavia, è maggiore per i ragazzi di 14-15 anni: ne risultano coinvolti 543, cioè in media 271,5 per ciascun anno di età.

Nel complesso, la fascia più colpita dalle conseguenze degli incidenti stradali è quella tra i 25 e i 29 anni, con 587 morti e 41.208 feriti in valore assoluto. Con riferimento ai valori medi per singolo anno di ciascuna fascia di età, risultano maggiormente coinvolti i giovani tra 21 e 24 anni (8.665 tra morti e feriti per ogni anno di età). I bambini al di sotto di 10 anni, morti e feriti in incidente stradale, sono 6.544 cioè mediamente 18 al giorno.

Page 125: Volontariato e sicurezza stradale

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Prospetto 21 - Incidenti e persone infortunate secondo la conseguenza, per provincia e regione - Anno 2006 (valori assoluti)

Totale incidenti di cui incidenti mortali

Persone infortunate Persone infortunate PROVINCE REGIONI N

Morti Feriti N

Morti Feriti

Torino 7.674 142 11.662 127 142 100 Vercelli 585 23 883 20 23 15 Biella 500 13 659 11 13 2 Verbano-Cusio-Ossola 549 14 731 14 14 5 Novara 1.290 48 1.817 41 48 28 Cuneo 1.732 76 2.788 70 76 70 Asti 704 25 959 22 25 14 Alessandria 1.837 63 2.548 51 63 22 Piemonte 14.871 404 22.047 356 404 256 Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 393 6 561 6 6 3 Varese 3.331 60 4.552 60 60 43 Como 1.922 32 2.640 29 32 29 Lecco 876 27 1.199 23 27 10 Sondrio 642 28 982 26 28 26 Milano 26.644 268 31.345 256 268 141 Bergamo 3.104 85 4.241 81 85 59 Brescia 4.052 161 5.660 141 161 109 Pavia 2.027 76 2.908 70 76 51 Lodi 554 24 794 21 24 13 Cremona 1.457 61 2.026 54 61 37 Mantova 1.564 55 2.137 55 55 27 Lombardia 46.173 877 58.484 816 877 545 Bolzano-Bozen 1.433 46 1.868 40 46 25 Trento 1.917 48 2.588 46 48 32 Trentino-A.Adige 3.350 94 4.456 86 94 57 Verona 3.518 107 4.890 95 107 79 Vicenza 2.932 77 3.934 75 77 30 Belluno 824 30 1.217 27 30 24 Treviso 3.708 102 5.074 94 102 49 Venezia 3.157 87 4.547 76 87 82 Padova 4.108 100 5.533 96 100 73 Rovigo 1.014 50 1.416 48 50 37 Veneto 19.261 553 26.611 511 553 374 Pordenone 1.145 31 1.489 30 31 14 Udine 1.926 78 2.591 74 78 49 Gorizia 688 12 940 11 12 7 Trieste 1.306 21 1.608 19 21 7 Friuli-Venezia-Giulia 5.065 142 6.628 134 142 77 Imperia 1.155 24 1.417 23 24 13 Savona 2.020 30 2.746 27 30 26 Genova 5.944 47 7.677 43 47 33 La Spezia 966 17 1.326 15 17 12 Liguria 10.085 118 13.166 108 118 84 Piacenza 1.396 37 1.994 36 37 57 Parma 1.969 48 2.781 46 48 31 Reggio nell'Emilia 2.375 43 3.450 38 43 29 Modena 3.708 67 5.043 66 67 40 Bologna 5.270 112 7.350 101 112 67 Ferrara 1.490 64 1.994 57 64 33 Ravenna 2.887 90 4.044 85 90 43 Forli'- Cesena 2.271 50 3.028 49 50 22 Rimini 2.584 28 3.551 28 28 11 Emilia-Romagna 23.950 539 33.235 506 539 333 Massa Carrara 1.147 21 1.600 20 21 10 Lucca 2.474 45 3.248 44 45 29 Pistoia 1.413 13 1.933 13 13 12 Firenze 7.058 74 9.173 72 74 51 Prato 1.606 17 1.996 17 17 5 Livorno 1.670 36 2.176 36 36 22 Pisa 1.969 34 2.639 34 34 15 Arezzo 1.170 30 1.596 27 30 30 Siena 1.213 43 1.719 40 43 34 Grosseto 1.106 40 1.568 35 40 45 Toscana 20.826 353 27.648 338 353 253

Page 126: Volontariato e sicurezza stradale

– segue- Prospetto 21 - Incidenti e persone infortunate secondo la conseguenza, per provincia e regione - Anno 2006 (valori assoluti)

Totale incidenti di cui incidenti mortali

Persone infortunate Persone infortunate PROVINCE REGIONI N

Morti Feriti N

Morti Feriti

Perugia 2.538 76 3.662 75 76 58 Terni 1.043 24 1.427 24 24 17 Umbria 3.581 100 5.089 99 100 75 Pesaro e Urbino 1.883 38 2.627 36 38 13 Ancona 2.367 58 3.600 56 58 53 Macerata 1.492 39 2.317 37 39 23 Ascoli Piceno 1.835 36 2.649 35 36 42 Marche 7.577 171 11.193 164 171 131 Viterbo 1.014 42 1.506 37 42 25 Rieti 489 15 720 14 15 12 Roma 25.940 379 35.019 346 379 292 Latina 2.434 92 3.802 80 92 63 Frosinone 1.467 47 2.503 42 47 41 Lazio 31.344 575 43.550 519 575 433 L'Aquila 982 46 1.564 39 46 66 Teramo 1.187 51 1.805 46 51 37 Pescara 1.288 29 1.831 28 29 28 Chieti 1.208 39 1.852 38 39 31 Abruzzo 4.665 165 7.052 151 165 162 Isernia 136 11 248 9 11 15 Campobasso 421 21 706 19 21 21 Molise 557 32 954 28 32 36 Caserta 1.668 88 2.612 75 88 69 Benevento 413 19 669 16 19 26 Napoli 5.809 142 8.367 133 142 112 Avellino 583 18 908 16 18 18 Salerno 2.495 57 3.899 51 57 52 Campania 10.968 324 16.455 291 324 277 Foggia 1.602 103 2.752 92 103 95 Bari 5.762 161 9.559 145 161 198 Taranto 1.440 49 2.489 43 49 43 Brindisi 1.242 37 2.107 36 37 36 Lecce 1.537 59 2.439 53 59 50 Puglia 11.583 409 19.346 369 409 422 Potenza 399 36 649 32 36 22 Matera 522 23 873 21 23 18 Basilicata 921 59 1.522 53 59 40 Cosenza 1.266 98 2.116 74 98 82 Crotone 270 22 524 18 22 20 Catanzaro 827 30 1.436 28 30 15 Vibo Valentia 267 5 422 5 5 1 Reggio di Calabria 1.087 30 1.631 28 30 23 Calabria 3.717 185 6.129 153 185 141 Trapani 1.480 23 2.158 23 23 34 Palermo 3.535 80 5.095 74 80 51 Messina 1.763 42 2.782 36 42 17 Agrigento 762 20 1.220 19 20 17 Caltanissetta 571 30 909 21 30 36 Enna 337 14 567 11 14 24 Catania 3.643 113 5.265 97 113 103 Ragusa 816 29 1.294 26 29 31 Siracusa 1.296 32 1.906 30 32 25 Sicilia 14.203 383 21.196 337 383 338 Olbia-Tempio 483 15 756 13 15 17 Sassari 1.126 52 1.758 40 52 42 Nuoro 602 23 944 22 23 31 Oristano 538 18 864 16 18 9 Ogliastra 107 5 156 3 5 4 Medio Campidano 105 10 164 10 10 5 Cagliari 1.867 41 2.694 35 41 36 Carbonia-Iglesias 206 16 297 14 16 8 Sardegna 5.034 180 7.633 153 180 152 ITALIA 238.124 5.669 332.955 5.178 5.669 4.189

Ufficio della comunicazione Tel. 06 4673.2243-2244 Centro di informazione statistica Tel. 06 4673.3105

Informazioni e chiarimenti: Servizio Giustizia Viale Liegi, 13 – 00198 Roma Raffaella Amato Tel. +39 06 4673.7238

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LA SICUREZZA STRADALEPER LA REGIONE PIEMONTE

PresentazionePer la Regione Piemonte la sicurezza stradale costituisce una delle politiche fondamen-tali. Essa si configura, da un lato, come processo di attuazione del Piano nazionale dellasicurezza stradale (PNSS) e,da un altro lato,come autonomo contributo,che la Regionefornisce con lo scopo di rafforzare la politica nazionale e di sviluppare una strategia ba-sata sulle migliori pratiche e condivisa dagli Enti locali. L’avvio di questo nuovo impegnoda parte della Regione è stato il Piano Regionale d’azione 2004-2005 in attuazione delprimo Programma del PNSS. Esso è stato seguito dal Piano Regionale d’azione 2006-2007,con cui sono stati cofinanziati gli interventi relativi all’attuazione del secondo Pro-grammaAnnuale diAttuazione 2003 del PNSS.Alla luce di queste esperienze, la Regioneha ritenuto necessario imprimere un maggiore impulso alla politica della sicurezza stra-dale, cercando di compiere ogni sforzo possibile per conseguire i traguardi fissati dal-l’Unione europea e ribaditi dal Piano nazionale della sicurezza stradale,cioè di dimezzareal 2010 l’incidentalità registrata nel 2000: ha così avviato la formazione del Piano regio-nale della sicurezza stradale (PRSS), che si configura come uno dei piani attuativi delPiano Regionale deiTrasporti (PRT). Poiché la realizzazione di un Piano regionale per lasicurezza stradale è un’esperienza innovativa nel panorama nazionale, destinata, per ciòstesso,ad essere caratterizzata da un’iniziale fase di sperimentazione, la Regione intendeaffrontarne l’attuazione con grande apertura verso tutti i contributi che possano pro-venire dai vari soggetti interessati: a questo scopo, è stata istituita la Consulta regionaleper la sicurezza stradale, che costituisce l’organismo attraverso il quale la politica re-gionale si apre alla comunità locale, per un suo più diretto coinvolgimento nel processodecisionale della sicurezza stradale. Le responsabilità in materia di sicurezza stradalesono quindi ripartite fra molti livelli di governo: in particolare, è fondamentale che Pro-vince e Comuni partecipino attivamente alla politica della sicurezza stradale, attraversol’elaborazione di piani (si vedano i Piani Provinciali della Sicurezza Stradale e i Piani dellaSicurezza Stradale Urbana), programmi e progetti.

Per questo motivo, lo scorso 11 luglio 2007 la Regione ha sottoscritto con le Provincee i capoluoghi piemontesi il Protocollo di cooperazione istituzionale per la sicurezzastradale sul territorio regionale. Province e Comuni dovranno istituire degli Uffici di si-curezza stradale, che saranno i centri di riferimento per le politiche sul territorio con acapo un responsabile che lavorerà in stretto coordinamento con la rete regionale e congli altri uffici territoriali. Il tutto attraverso nuovi strumenti informatici e lo scambio diconoscenze e informazioni sui progetti portati avanti.Come la Regione, i protocolli sta-biliscono che anche Province e Comuni dovranno dotarsi di un piano di azione trien-nale di sicurezza stradale e collaboreranno alla realizzazione del Centro di monitoraggioregionale che avrà il compito di verificare le attività e fornire un report periodico dei ri-sultati raggiunti permettendo una programmazione più attenta delle azioni successive.

FONTE:Portale regionale della sicurezza stradalehttp://www.sicurezzastradalepiemonte.it/it

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Le politiche regionali per la sicurezza stradalePer la Regione Piemonte la sicurezza stradale costituisce una delle politiche fonda-mentali. Essa si configura, da un lato, come processo di attuazione del Piano nazio-nale della sicurezza stradale (PNSS) e, da un altro lato, come autonomo contributo,che la Regione fornisce con lo scopo di rafforzare la politica nazionale e di sviluppareuna strategia basata sulle migliori pratiche e condivisa dagli Enti locali.

L’avvio di questo nuovo impegno da parte della Regione è stato il Piano Regionaled’azione 2004-2005 in attuazione del primo Programma del PNSS. Esso è stato se-guito dal Piano Regionale d’azione 2006-2007, con cui sono stati cofinanziati gli in-terventi relativi all’attuazione del secondo Programma Annuale di Attuazione 2003del PNSS.Alla luce di queste esperienze, la Regione ha ritenuto necessario impri-mere un maggiore impulso alla politica della sicurezza stradale, cercando di com-piere ogni sforzo possibile per conseguire i traguardi fissati dall’Unione europea eribaditi dal Piano nazionale della sicurezza stradale, cioè di dimezzare al 2010 l’inci-dentalità registrata nel 2000: ha così avviato la formazione del Piano regionale dellasicurezza stradale (PRSS), che si configura come uno dei piani attuativi del Piano Re-gionale dei Trasporti (PRT).

Parallelamente all’attività di pianificazione, la Regione ha attivato alcuni strumenti permigliorare il governo della sicurezza stradale:

� la Consulta regionale per la sicurezza stradale, che costituisce l’organismo at-traverso il quale la politica regionale si apre alla comunità locale, per un suo piùdiretto coinvolgimento nel processo decisionale della sicurezza stradale;� il Protocollo di cooperazione istituzionale per la sicurezza stradale sul territo-rio regionale, sottoscritto lo scorso 11 luglio 2007 con le Province e i capoluoghi piemontesi.

Si ricorda che le responsabilità in materia di sicurezza stradale sono ripartite framolti livelli di governo: in particolare, è fondamentale che Province e Comuni parte-cipino attivamente alla politica della sicurezza stradale, attraverso l’istituzione degliUffici di sicurezza stradale, l’elaborazione di piani, programmi e progetti in coordi-namento con le attività regionali, la collaborazione con il Centro di monitoraggio eil Centro di formazione regionali.

Attività del Centro di monitoraggio regionale della sicurezza stradaleIl CENTRO DI MONITORAGGIO REGIONALE DELLA SICUREZZA STRADALE(CMRSS) del Piemonte è una delle attività previste dal Piano Regionale della SicurezzaStradale; è stato costituito nel 2007 dalla Regione Piemonte ed è concepito come ilnodo centrale di una rete più ampia di osservatori sull’incidentalità stradale presentisul territorio piemontese: esso non può funzionare senza una rete di carattere coo-perativo, dove, secondo il principio di sussidiarietà, a ciascun livello (provinciale, co-munale) sono affidate funzioni specifiche e complementari a quelle degli altri livelli. IlCMRSS si pone i seguenti obiettivi:

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� monitorare l’andamento dell’incidentalità sul territorio;valutare tramite indicatori adeguati l’efficacia delle politiche e dei progetti messiin campo dalle Amministrazioni (Piano Regionale della Sicurezza Stradale, PianiProvinciali e Comunali);� svolgere una funzione di supporto alle scelte di governo della sicurezza stra-dale, utilizzando il quadro conoscitivo per trarre indicazioni per il miglioramentodei Piani e programmi relativi alla sicurezza stradale;� divulgare su questo sito le conoscenze prodotte, che hanno carattere di inte-resse pubblico, secondo il principio dell’e-government.

Il CMRSS svolge funzioni di coordinamento e supporto, tecnico-operative e di do-cumentazione.

Funzioni di coordinamento e supporto: coordinamento della rete degli osser-vatori locali di Province e Comuni; supporto alle attività dei suddetti osservatori(creazione delle condizioni amministrative e tecnologiche per favorire la raccolta deidati); offerta di formazione ai tecnici e decisori (in collaborazione con il Centro diFormazione Permanente del COREP); raccordo con i livelli nazionale ed europeo,sul tema della sicurezza stradale.

Funzioni tecnico-operative: raccolta della informazioni sull’incidentalità fontiISTAT e altre fonti); elaborazione delle statistiche; interconnessione fra i diversi da-tabase esistenti; predisposizione di metodologie per l’analisi e la valutazione; valuta-zione delle politiche e dei progetti delle Amministrazioni.

Funzioni di documentazione: accessibilità ai database e funzioni di visualizza-zione dei dati; costituzione di biblioteca on line; raccolta e diffusione di buone prati-che nazionali e internazionali.

Il CMRSS realizza una serie di prodotti: il presente sito web sulla sicurezza stra-dale; rapporti istituzionali (stato della sicurezza stradale, stato di attuazione delPRSS); rapporti e pubblicazioni di altro tipo (seminari, documenti di lavoro, ecc.).

NOTIZIE SU LEGISLAZIONE EACCORDI� Protocollo regionale. L’11 luglio 2007 è stato firmato il Protocollo di coopera-zione istituzionale per la sicurezza stradale tra Regione Piemonte, Province e Co-muni capoluogo di Provincia. Il testo di questo documento si può trovare nellasezione centro di documentazione - normative e linee guida.� Normativa e accordi nazionali. Il 20 settembre 2007 è stato approvato il pro-tocollo di intesa tra ISTAT,Ministero dell’interno,Ministero della difesa,Ministerodei trasporti, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, UPI e ANCIper il coordinamento delle attività inerenti la rilevazione statistica sull’incidenta-lità stradale. Il 2 ottobre 2007 il Senato ha convertito in legge il decreto-legge 3

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agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice dellastrada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione. I testi di questi do-cumenti si possono trovare nella sezione centro di documentazione - normativee linee guida.

GRUPPO DI LAVOROLe attività del Centro di Monitoraggio Regionale della Sicurezza Stradale sono svolteda un gruppo di lavoro composto dai seguenti enti:

� Regione Piemonte, DirezioneTrasporti, Settore Pianificazione dei Trasporti� IRES, Istituto Ricerche Economico Sociali del Piemonte� CSI, Consorzio per il Sistema Informativo piemontese

Sono stati stabiliti rapporti continuativi di collaborazione, sul tema della sicurezzastradale, con:

� Regione Piemonte,Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità� Regione Piemonte, Settore Polizia Locale� COREP, Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente� CRESS, Coordinamento Regionale Educazione Sicurezza Stradale� Consepi s.p.a, Centro regionale di guida sicura Motor Oasi

FONTE:www.regione.piemonte.it/trasporti/prss/consulta/index.htm

PIANO REGIONALE DELLA SICUREZZA STRADALE(PRSS)

Consulta regionale per la Sicurezza Stradale

Con DGR n° 56-3011 del 30 maggio 2006 è stata formalmente istituita la ConsultaRegionale per la Sicurezza Stradale, presieduta dall’Assessore ai Trasporti LaConsulta regionale per la sicurezza stradale del PRSS costituisce l’organismo attra-verso il quale tutti gli enti, interessati al tema della sicurezza stradale, possono par-tecipare direttamente al processo di formazione e attuazione delle politiche regionaliper la sicurezza stradale. Le disposizioni organizzative prevedono che la partecipa-zione alla Consulta avvenga mediante comunicazione di adesione e designazione delrappresentante, compilando il modulo scaricabile ed inviandolo alla SegreteriaTecnica.La Consulta svolge la propria attività tramite assemblee plenarie e tramite com-missioni tecniche di lavoro.Nel corso del 2006 si sono riunite tre commissioni tec-niche, che si sono dedicate all’esame e alla valutazione del Documentoprogrammatico del Piano Regionale della Sicurezza Stradale, approvato dalla GiuntaRegionale il 3 aprile 2006 con Deliberazione n° 13-2487:

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� Commissione 1 - Strategie di pianificazione e di governo della sicurezza stra-dale (coordinatore arch. Carlo Socco).� Commissione 2 - Diffondere la cultura della sicurezza stradale e della mobilitàsostenibile (coordinatore arch. Maurizio Coppo).� Commissione 3 - Miglioramento dei livelli di sicurezza della rete stradale (co-ordinatore ing. MarioVilla).

In esito agli incontri dei tavoli di lavoro, i coordinatori hanno elaborato i seguenti do-cumenti: Documento Commissione 1, Documento Commissione 2, DocumentoCommissione 3 , nonché un documento di sintesi “Raccomandazioni della Consultaregionale per la sicurezza stradale alla Regione Piemonte, in relazione all’approva-zione del Piano Regionale della Sicurezza Stradale”.

BOLLETTINO UFFICIALE N. 26 DEL 29 / 06 / 2006

Deliberazione della Giunta Regionale 30 maggio 2006, n. 56-3011

Istituzione della Consulta Regionale per la Sicurezza Stradale.Approvazione delle disposizioni organizzative

(omissis)

LA GIUNTA REGIONALE

a voti unanimi...delibera

1.Di istituire, presso la Giunta Regionale, la Consulta Regionale per la Sicurezza Stra-dale, presieduta dall’ Assessore aiTrasporti della Regione Piemonte o da un suo de-legato e composta secondo quanto previsto dalle disposizioni organizzative, allegatealla presente quale parte integrante e sostanziale, al fine di acquisire indicazioni, pro-muovere la partecipazione attiva, consentire il necessario coordinamento tra tutti isoggetti sui problemi legati alla sicurezza stradale, con sede presso l’Assessorato aiTrasporti.2. La Consulta si configura come uno strumento per favorire, incentivare e organiz-zare la partecipazione all’attuazione e al miglioramento del Piano Regionale della Si-curezza Stradale da parte degli enti locali, delle istituzioni, delle associazioni dicategoria, del sistema delle imprese, delle parti sociali, delle associazioni dei cittadini,degli utenti della strada, delle famiglie, intervenendo nelle fasi di valutazione e revi-sione degli obiettivi e dei contenuti.I compiti e le modalità di funzionamento sono dettagliati nelle disposizioni organiz-zativi quale parte integrante alla presente deliberazione.

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3. . La Consulta svolge la propria attività attraverso:- l’assemblea plenaria;- la segreteria tecnica;- il comitato scientifico e le commissioni tecniche;- i forum virtuali.ed in raccordo con il Centro regionale di monitoraggio sulla sicurezza stradale.4. L’adesione alla Consulta è espressa mediante comunicazione di adesione e desi-gnazione del/dei rappresentanti oppure mediante richiesta sottoscritta dal rappre-sentante dell’ente richiedente; nel caso di associazioni, gruppi o comitati privi diidoneo riconoscimento giuridico, è necessaria la richiesta sottoscritta dal rappre-sentante di fatto, con indicazione della denominazione, della missione specifica e delcampo di lavoro dell’organizzazione stessa. La partecipazione ai lavori della Consultaavviene a titolo gratuito.5. La Regione, al fine di ampliare la partecipazione, si impegna a dare diffusione dellanotizia della costituzione della Consulta e delle modalità di adesione mediante lapubblicazione sul sito web -Trasporti ed attraverso gli strumenti di informazione dicui dispone.6. La segreteria tecnica della Consulta Regionale per la Sicurezza Stradale è indivi-duata presso la DirezioneTrasporti, Settore Pianificazione dei Trasporti;7. La Direzione Trasporti è autorizzata a costituire il del comitato scientifico, for-mato da esperti in materia di infrastrutture, formazione, informazione, prevenzionee controllo e altri aspetti specifici attinenti il tema della sicurezza stradale scelti sullabase della presentazione dei curriculum o sulla base di comprovata esperienza e pro-fessionalità, nonchè l’individuazione del funzionario, nell’ambito della propria strut-tura - Settore Pianificazione dei Trasporti - che svolge le funzioni di segretario.8.Alle spese per far fronte al funzionamento del comitato scientifico si provvederàcon atto successivo che preciserà le risorse necessarie da prevedersi o sul cap. 25731,inerente la sicurezza stradale, o sul cap. 11733 relativo alla consulenza.La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Pie-monte ai sensi dell’art. 61 dello Statuto e dell’art. 14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

(omissis)

ALLEGATOConsulta Regionale per la Sicurezza Stradale

REGOLAMENTO

Art. 1 Istituzione della Consulta1. Il miglioramento della sicurezza stradale e la riduzione del numero delle vittimedegli incidenti stradali comporta un grande impegno e richiede un’organizzazioneadeguata.

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2.A tale scopo tutti i soggetti, pubblici e privati, sono chiamati a collaborare alla de-finizione degli obiettivi, ed in particolare le istituzioni, attraverso l’elaborazione deiprogrammi e l’attuazione dei progetti, e, fra questi, la Regione Piemonte che è impe-gnata nell’elaborazione del Piano Regionale della Sicurezza Stradale.3.Al fine di acquisire indicazioni, promuovere la partecipazione attiva, consentire il ne-cessario coordinamento tra tutti i soggetti sui problemi legati alla sicurezza stradale,è istituita, presso la Giunta Regionale, la Consulta Regionale per la sicurezza stradale(di seguito denominata Consulta) con sede presso l’Assessorato ai Trasporti.

Art. 2 Compiti della Consulta1. La Consulta si configura come uno strumento per favorire, incentivare e organiz-zare la partecipazione all’attuazione e al miglioramento del Piano Regionale della Si-curezza Stradale da parte degli enti locali, delle istituzioni, delle associazioni dicategoria, del sistema delle imprese, delle parti sociali, delle associazioni dei cittadini,degli utenti della strada, delle famiglie, intervenendo nelle fasi di valutazione e revi-sione degli obiettivi e dei contenuti.2. La Consulta:

- è sede permanente di confronto, discussione e proposta sui problemi legati allasicurezza stradale;- acquisisce e mette a disposizione - anche attraverso idonee tecnologie infor-matiche - dati, documentazioni ed informazioni in materia di sicurezza stradale;- persegue l’obiettivo - secondo le finalità previste dall’ art.32 della legge n. 144del 1999 ed in conformità al Piano Regionale della Sicurezza Stradale - di indivi-duare una serie articolata di misure, indirizzi e linee guida idonee all’attuazione dispecifici interventi migliorativi della sicurezza stradale, contribuendo ad identifi-care altresì linee di finanziamento pubbliche e private.

3. La Consulta è chiamata a:- fornire gli elementi conoscitivi e interpretativi a supporto del confronto e dellaconcertazione tra le associazioni civili, le rappresentanze economiche e profes-sionali e il sistema delle istituzioni per la definizione di obiettivi, linee di azione epriorità in materia di sicurezza stradale;- costituire la sede di riferimento per la definizione di accordi e impegni specificiche comportano una partecipazione diretta al processo di miglioramento della si-curezza stradale della più ampia platea di soggetti pubblici e privati e una speci-fica assunzione di oneri a tale fine;- fornire pareri su atti e programmi di pianificazione e sui progetti attuativi rela-tivi al tema della sicurezza stradale;- esaminare i risultati dell’azione di monitoraggio sullo stato di attuazione e sugliesiti delle azioni e dei programmi di sicurezza stradale ed effettuare una valuta-zione generale sull’efficacia delle misure adottate in grado di orientare le sceltedei decisori pubblici e privati.

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Art. 3 Organi della Consulta1. La Consulta svolge la propria attività attraverso:

- l’assemblea plenaria;- la segreteria tecnica;- il comitato scientifico e le commissioni tecniche;- i forum virtuali.

2. La Consulta svolge la propria attività in raccordo con il Centro regionale di mo-nitoraggio sulla sicurezza stradale.

Art. 4 Composizione della Consulta1. La Consulta è presieduta dall’Assessore ai Trasporti della Regione Piemonte.2. Sono invitati a partecipare alla Consulta:

a) i rappresentanti degli organi dello Stato decentrati competenti in materia;b) i rappresentanti delle autonomie locali, articolati come segue: Province, Co-muni capoluogo,ANCI, UNCEM,ANPCI, Lega delle Autonomie;c) i rappresentanti delle attività economiche generali, designati dalle rispettive or-ganizzazioni maggiormente rappresentative a livello regionale;d) i rappresentanti dei sindacati, designati dalle rispettive organizzazioni maggior-mente rappresentative a livello regionale;e) i rappresentanti delle enti gestori di strade,ANAS eAISCAT;f) i rappresentanti delle imprese di trasporto, autotrasporto e della logistica, dellescuole guida, delle imprese assicuratrici, delle imprese costruttrici di veicoli e disegnaletica o attrezzature stradali, designati dalle rispettive organizzazioni mag-giormente rappresentative a livello regionale;g) i rappresentanti delle associazioni dei consumatori, designati dalle rispettiveorganizzazioni maggiormente rappresentative a livello regionale;h) i rappresentanti delle autonomie universitarie;i) i rappresentanti delle istituzioni scolastiche e degli organi sanitari;j) i rappresentanti delle Camere di Commercio;k) i rappresentanti delle associazioni, fondazioni, enti pubblici, comitati od altrerappresentanze della società civile la cui attività riguardi il tema della sicurezzastradale.l) i rappresentanti degli Assessorati regionali competenti in materia

3. Sono membri di diritto della Consulta gli enti pubblici, statali regionale e locali, egli enti funzionali. La loro partecipazione alla Consulta verrà ratificata, sulla base diformale adesione, dal Presidente durante l’assemblea plenaria di insediamento.4. L’adesione alla Consulta - ad eccezione dei rappresentanti regionali - è espressamediante comunicazione di adesione e designazione del/dei rappresentanti oppuremediante richiesta sottoscritta dal rappresentante dell’ente richiedente; nel caso diassociazioni, gruppi o comitati privi di idoneo riconoscimento giuridico, è necessa-ria la richiesta sottoscritta dal rappresentante di fatto, con indicazione della deno-minazione, della missione specifica e del campo di lavoro dell’organizzazione stessa.

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5. L’assemblea plenaria della Consulta - all’inizio di ciascuna riunione - sulla base del-l’istruttoria svolta dalla segreteria tecnica, ratifica le richieste di associazione perve-nute.6. E’ fatto salvo il diritto di recesso, con le stesse modalità previste per l’adesione.

Art. 5 L’assemblea plenaria1. La Consulta si riunisce in assemblea plenaria di regola una volta ogni sei mesi,secondo il calendario dei lavori all’ordine del giorno.2. L’assemblea plenaria della Consulta approva il programma annuale delle attività.3.Al fine di svolgere le funzioni e compiti di cui all’articolo 2, la Consulta istituisce lecommissioni tecniche di lavoro.4. La Consulta individua i componenti chiamati a partecipare alle commissioni tecni-che di lavoro in relazione ai contenuti dei programmi, progetti e/o iniziative.5. L’assemblea si esprime a maggioranza semplice in merito alle questioni oggetto diapprovazione.

Art. 6 La segreteria tecnica1.La segreteria tecnica è strumento a supporto dell’attività della Consulta.2. L’attività di segreteria tecnica viene assunta dall’amministrazione regionale nel-l’ambito delle proprie strutture competenti in materia di sicurezza stradale.3. La segreteria tecnica organizza e collabora alla definizione delle attività della Con-sulta mediante la definizione del programma annuale delle attività ed il coordina-mento delle commissioni tecniche di lavoro.4. Il segretario della Consulta svolge funzioni di coordinamento dell’assemblea ple-naria e delle commissioni tecniche di lavoro e di moderatore dei forum virtuali.

Art. 7 Comitato scientifico e commissioni tecniche1. Il comitato scientifico è organo di supporto all’attività della Consulta per la de-finizione del programma di lavoro e di indirizzo delle commissioni tecniche.2. Le commissioni tecniche hanno compiti di indirizzo, discussione e confronto sutemi specifici relativi alla sicurezza stradale.3. Le commissioni tecniche di lavoro, suddivise per materie riguardanti l’attività dellaConsulta, sono convocate dal segretario della Consulta.

Art. 8 I forum virtuali1. I forum virtuali sono punti di confronto e discussione a distanza dei compo-nenti della Consulta e costituiscono il punto di raccolta dei dati, documentazioni edinformazioni in materia di sicurezza stradale.2. I forum troveranno la propria sede nel sito web predisposto dall’Assessorato aiTrasporti e Infrastrutture e dedicato al Piano Regionale della Sicurezza Stradale.

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Art. 9 Oneri finanziari1. La partecipazione ai lavori della Consulta avviene a titolo gratuito.2. La Regione fa fronte, con proprio stanziamento, agli oneri per il funzionamentodel comitato scientifico.

Art. 10 Disposizioni finali1.Per tutto quanto non contemplato nel presente atto, trovano applicazione le normestabilite dal Codice Civile e dalla normativa vigente.

CONSULTA REGIONALE PER LA SICUREZZA STRADALE:DOCUMENTO DI LAVORO DELLA

COMMISSIONETECNICA 227/10/2006

Arch.Maurizio Coppo

1 RIFERIMENTI GENERALIIl secondo tavolo di lavoro della Consulta aveva il compito di stimolare e orientareproposte nel campo:

a) della formazione di una nuova cultura della sicurezza stradale dei cittadini in ge-nerale (dai più giovani agli anziani), dei tecnici e dei decisori;b) dei comportamenti individuali (ovviamente al fine di migliorare l’impatto di talicomportamenti sulla sicurezza stradale).

Il campo di intervento di questo settore della Consulta risulta dunque molto ampioe comprende attività decisamente eterogenee che vanno dalla educazione stradaleal-la formazione tecnica, alle campagne di informazione e sensibilizzazione, alla in-tera-zione e comunicazione interistituzionale e tra settore pubblico e settore privato,all’addestramento alla guida (quello previsto dal codice per il conseguimento delle li-cenze di guida e quelli volontari per migliorare la sicurezza della guida).L’ampiezza delle tematiche afferenti al secondo tavolo è probabilmente la principaleragione della numerosità delle proposte pervenute: oltre 30 di natura e contenuti al-quanto eterogenei e con un livello di maturazione/completezza decisamente diversi-ficato.

2 CARATTERISTICHE DELLE PROPOSTE

Le misure a favore della formazione di una cultura della sicurezza stradale e del mi-glioramento dei comportamenti individuali possono essere suddivise in sette filoniprincipali:

a) informazione e sensibilizzazione alla sicurezza stradale in generale;b) educazione alla sicurezza stradale nelle scuole;

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c) comportamenti individuali, stili di mobilità, addestramento alla guida sicura;d) formazione tecnica al governo della sicurezza stradale;e) informazione e sensibilizzazione ai decisori;f) strutture e strumenti a supporto al governo della sicurezza stradale;g) controllo / prevenzione / dissuasione / repressione.

Le proposte pervenute al secondo tavolo della Consulta si sono concentrate in nettaprevalenza sui primi tre filoni con una sola proposta afferente al quarto e al quintofilone. Il livello di maturità/completezza delle proposte, come indicato sopra, è piutto-sto diversificato. Il livello di innovazione, l’intersettorialità, la concertazione interi-stitu-zionale e il partenariato pubblico-privato sono probabilmente gli aspetti piùsuscetti-bili di sviluppo e miglioramento.

3 LE PROPOSTE RACCOLTE DALLA CONSULTA E LA STRATE-GIA RE-GIONALE DI GOVERNO DELLA SICUREZZA STRADALE

Le proposte pervenute al secondo tavolo della Consulta sono risultate in massimaparte di estremo interesse.Da un punto di vista generale, le proposte “fotografano” lo stato di maturazione deidiversi soggetti che operano nel campo della sicurezza stradale e costituiscono unimportante punto di riferimento per la messa a punto dei contenuti del 3° Pro-gramma regionale per la sicurezza stradale e per individuare i campi di azione con lemaggio-ri potenzialità di sviluppo ai fini del miglioramento della sicurezza stradale.In relazione alla definizione della strategia regionale di governo della sicurezza stra-dale, le proposte, in termini generali, pongono tre ordini di problemi.

a) La maggior parte delle proposte presenta scarse connessioni con altri settoridi intervento e con altre azioni ma questo non deve essere considerato necessa-riamente un difetto ma un carattere che deriva dalla raccolta di proposte ela-bora-te da singoli soggetti, in assenza di riferimenti diretti forniti da una strategiagene-rale di raccordo e coordinamento. In altri termini si tratta di un limite con-naturato a ogni raccolta preliminare di proposte, limite che potrà essere superatonelle successive fasi istruttorie, quando si potrà disegnare un sistema di azioni in-tegra-to e raccordato al suo interno.b) La concertazione interistituzionale e il partenariato pubblico privato sono pre-senti in modo non completo, con qualche eccezione.c) Il livello di innovazione non è particolarmente elevato, si è piuttosto in presenzadi proposte che descrivono interventi prevalentemente tradizionali (anche in que-sto caso si nota qualche eccezione).

Infine, la mancanza di proposte in alcuni settori suggerisce la necessità di prevedereapposite misure per garantire un impegno progettuale, di risorse professionali e dirisorse finanziarie sufficientemente equilibrato.

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4 I SETTORI DIAZIONE

4.1 Informazione e sensibilizzazione in generaleLe proposte che si collocano in questo settore riguardano solitamente iniziative spe-cifiche e puntuali con scarse connessioni con altri settori e altre azioni.In questo ambito appare indispensabile definire rapidamente:A) un protocollo regionale di comunicazione che indichi con chiarezza a tuttii soggetti che vogliano operare in questo settore:

1) gli standard formali e i formati scelti dalla Regione per rendere immediata-mente riconoscibili ed efficaci le comunicazioni;2) il sistema di contenuti (calibrato sulle priorità di intervento);3) l’articolazione in referenti prioritari (target), ad esempio: i neopatentati, i bevi-tori, le famiglie degli adolescenti, gli anziani, i lavoratori in relazione agli spo-sta-menti casa-lavoro, etc.;4) le possibili connessioni intersettoriali e le opportunità di concertazione interi-stituzionale e di partenariato pubblico-privato.

B) un piano generale di comunicazione che individui nello specifico le iniziativeprioritarie che la Regione è impegnata a realizzare e le forme di collaborazione, con-certazione, raccordo proposte alleAmministrazioni locali e alle istituzioni e impreseinteressate a collaborare in questo settore.

Relativamente al punto A) si precisa che appare opportuno predisporre non tantoun manuale di comunicazione ma un manuale sull’uso più efficace della comu-nica-zione, sulla sua collocazione ottimale all’interno di una strategia più generale,sui modi per utilizzare lo strumento della comunicazione con la massima resa e diforni-re questo manuale come guida a quanti intendono o possono collaborare allastrate-gia comunicativa della Regione.Un’azione comunicativa particolare, che si col-loca a cavallo di questo settore e del settore educazione stradale, è quella che ri-guarda un concorso per spot di sensibi-lizzazione sulla sicurezza stradale da lanciaretra gli studenti (vedi il successivo pun-to 4.2). Infine, è opportuno predisporre unprotocollo sull’infomobilità, da proporre come ba-se di riferimento per interventi inquesto settore a tutti i proprietari di strade.

4.2 Educazione alla sicurezza stradale nelle scuoleQuesto è il settore che - come era prevedibile - ha raccolto il maggior numero delleproposte. In questo settore è già operativa una importante struttura di coordina-mento e indiriz-zo: il CRESS, che ha elaborato il programma di attività 2006/2007.In relazione al programma e alle iniziative del CRESS e alle proposte pervenute si ri-tiene che il 3° Programma regionale per la sicurezza stradale relativamente alla edu-cazione alla sicurezza stradale possa svolgere quattro distinte funzioni:

A) fornire indirizzi e promuovere la collocazione delle iniziative di educazionealla mobilità sicura e sostenibile all’interno di una strategia locale più generale dimi-glioramento della sicurezza stradale, indicando anche le forme di concerta-

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zione interistituzionale e di partenariato pubblico privato più opportune a talefine;B) definire un “fabbisogno” di formazione alla mobilità sicura e sostenibile coe-rente con il diritto alla consapevolezza dei cittadini più giovani, con il diritto dipoter scegliere tra diversi stili di mobilità conoscendone i caratteri di sicurezza eim-patto ambientale, anche in relazione agli indirizzi emersi dal programma co-muni-tario ROSE 25;C) dimensionare l’impegno formativo e la sua distribuzione sul territorio e neltem-po, in relazione a principi di equità e di coesione sociale e, in particolare, alfine di ridurre al minimo il divario della possibilità di esercitare il diritto alla con-sape-volezza tra tutti i cittadini più giovani;D) incentivare le iniziative con carattere innovativo secondo un protocollo di ca-ratte-ri e requisiti predefinito e reso noto a tutti coloro che operano nel campodella formazione alla mobilità sicura e sostenibile o che potrebbero fornire uncontri-buto in questo settore.

In questa logica le iniziative e il programma del CRESS da un lato e il 3° Programmaregionale dall’altro opererebbero in organica complementarietà, essendo il CRESS lastruttura di riferimento del settore e il Piano Regionale lo strumento:

- per sviluppare le valenze intersettoriali e di concertazione che consentono dicol-locare le esperienze di educazione stradale all’interno delle strategie generalidi sicurezza stradale costruite localmente;- per intervenire in funzione perequativa nei casi in cui le opportunità di eserci-tare il diritto alla consapevolezza della mobilità sicura e sostenibile risultasse li-mitato rispetto alle condizioni medie regionali.

4.3Comportamenti individuali,stili dimobilità,addestramento alla guida sicuraSi tratta di un campo di attività in forte sviluppo che raccoglie numerose proposte.In questo caso l’obiettivo del 3° Programma dovrebbe essere quello di individuarela gamma dei servizi di addestramento alla guida sicura (per le diverse tipologie di u-tenti/mobilità) e, tra questi, definire quelli che rivestono una importanza prioritariaai fini del miglioramento della sicurezza stradale. Ciò consentirebbe di predisporreun Piano di intervento mirato e di valutare se la risposta dei cittadini sia coerente conil sistema di priorità individuato o se invece non sia necessario realizzare un’azionedi informazione e sensibilizzazione specifica nei confronti di tipologie di utenti dellastrada che, pur essendo caratterizzati da un grande potenziale di miglioramento, sot-toutilizzano le opportunità fornite da questo settore.Una secondo linea di azione del Programma potrebbe riguardare l’addestramento anuovi stili di mobilità, specialmente in concomitanza con interventi di messa in si-cu-rezza di aree rubane o di creazione di piste ciclabili o di sviluppo della mobilità nonmotorizzata e del TPL. Ovviamente la natura dell’addestramento è completamentediversa da quelle relative agli stili di guida,ma l’obiettivo di fondo non cambia: si trat-

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ta di proporre agli utenti della strada comportamenti e stili di mobilità (il modo digui-da è un aspetto dello stile di mobilità) che siano in grado di conciliare gli aspettifun-zionali con quelli del comfort, della sicurezza e della salubrità.

4.4 Formazione tecnica al governo della sicurezza stradaleIn questo settore si è registrata una sola proposta che riguarda anche la informazio-ne e sensibilizzazione dei decisori. La proposta si basa sullo studio di una esperien-za di successo in un altro Paese attraverso il confronto con i diretti realizzatori di taleesperienza. Più in generale sembra opportuno delineare una strategia formativa asupporto dell’azione di governo (sia sul versante analitico-progettuale-gestionale, siasu quello valutativo-decisionale) che abbia tre caratteri di fondo:

a) fornisca strumenti operativamente utili per affrontare scelte e decisioni di natu-ra tecnica che i soggetti della formazione devono concretamente affrontare;b) consenta di confrontare esperienze concrete e di valutarne la fattibilità, la tra-sferibilità nel luogo in cui opera ciascun soggetto di formazione, i risultati attesi,etc;c) costituisca fattore premiale nella allocazione delle risorse regionali in relazio-ne alla considerazione che il completamento dell’esperienza formativa da partedi una amministrazione fornisce una garanzia aggiuntiva sulle prospettive di uti-lizzazione efficace delle risorse e degli strumenti resi disponibili dalla Regio-neper interventi e progetti pilota.

4.5 Informazione e sensibilizzazione dei decisoriL’informazione e la sensibilizzazione dei decisori rientra a pieno titolo nella costru-zione di una nuova cultura della sicurezza stradale.In questo caso il 3° Programma regionale dovrebbe definire un progetto pilota dica-rattere sperimentale per verificare i margini di reale fattibilità di un sistema di ini-ziati-ve mirato a sensibilizzare i decisori e gli amministratori pubblici e privati ai temidella sicurezza stradale. Un campo di applicazione di questa linea di azione specificoe di assoluta rilevanza è costituito dalla informazione/sensibilizzazione nei confrontidei responsabili di isti-tuzioni e imprese di grandi dimensioni relativamente ai dannideterminati dagli inci-denti stradali che coinvolgono i lavoratori della istituzione/im-presa. In alcuni Pae-si (USA, Francia,Regno Unito) esiste una contabilità dei danni di-retti e indiretti che una impresa subisce a causa degli incidenti stradali a carico deipropri lavoratori.Ta-le contabilità costituisce la base di partenza per una valutazionedei danni concreta-mente subiti da una specifica impresa e per individuare misure einterventi che con-sentano di ridurre tali danni rispettando vincoli di fattibilità eco-nomica che la stessa impresa è invitata a definire. Nel nostro Paese esistono casi diimpegno diretto di imprese a migliorare la sicurez-za degli spostamenti casa-lavoroo della mobilità per lavoro ma non sono il risultato di una specifica strategia e diprocedure tecniche formalizzate. Si tratta piuttosto di esempi di sensibilità sociale edi “inventiva” tecnica o amministrativa che non posso-no fare sistema.Al contrarioil 3° Programma regionale per la sicurezza stradale po-trebbe produrre le cono-

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scenze necessarie a costruire il bilancio, potrebbe costruire un repertorio di possi-bili misure per la messa in sicurezza della mobilità correlata al lavoro e potrebbe in-centivare progetti pilota in questo settore al fine di poter disporre, in seguito, diesempi concreti e buone pratiche da proporre in modo sistematico. Un partner ir-rinunciabile per avviare una linea di azione di tale natura è costituito dall’INAIL. Perrealizzare i progetti pilota occorrerà anche il diretto coinvolgimento delle organiz-zazioni datoriali e dei lavoratori e di una specifica struttura produttiva (i-stituzioneo impresa).

4.6 Strutture e strumenti a supporto del governo della sicurezza stradaleIn questo settore non è stata presentata - come peraltro era prevedibile - alcunaproposta.Il 3° Programma regionale per la sicurezza stradale in questo ambito potrebbe pre-vedere quattro ordini di iniziative:

a) l’avvio della realizzazione del sistema regionale di monitoraggio della sicurezzastradale e dell’efficacia delle misure poste in essere per il suo miglioramento (ba-sato sulla costituzione di centri di monitoraggio provinciali e comunali e sulla in-dividuazione di un responsabile per la sicurezza stradale);b) la realizzazione di linee guida sulle tecniche, sulle valutazioni e sulle strategiedi sicurezza stradale, definendo un Piano di realizzazione/diffusione di tali lineeguida in coerenza con le esigenze poste dalle azioni prioritarie avviate dallo stessoprogramma;c) la utilizzazione della Consulta come sede di presentazione, studio e valutazio-ne di esempi di eccellenza (nel campo della sicurezza stradale) al fine di pro-muo-vere una riflessione sulle possibilità di diffusione di tali esempi o sulla loroutilizzazione per individuare nuove soluzioni calibrate sul contesto e sulle pro-ble-matiche locali;d) la creazione di un protocollo di verifica di efficacia delle misure poste in esseree la sua applicazione sui più recenti interventi nel campo della sicurezza stradale.

4.7 Controllo / prevenzione / dissuasione / repressioneAnche in questo settore non è stata presentata - ma era meno prevedibile - alcunaproposta.In questo ambito il 3° Programma dovrebbe promuovere tre ordini di iniziative:

a) la rilevazione, a soli fini conoscitivi, dei comportamenti ad alto ri-schio (con particolare riferimento alla non utilizzazione delle cinture di sicurezzao del casco, alla guida in stato di ebbrezza da alcool o da altre sostanze psicotrope,all’eccesso di velocità) per individuarne la distribuzione sulla rete stradale, tra lediverse tipologie di utenti, nel tempo e, quindi, per poter successivamente con-centrare le risorse disponibili nelle situazioni di maggiore rischio attraverso op-portuni schemi di controllo/dissuasione;b) la formazione di piani integrati di impiego di diverse forze di poliziastradale, sulla base della distribuzione (spaziale e temporale) degli incidenti stra-

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dali più gravi e dei comportamenti a rischio (come evidenziati dai risultati dellerilevazioni indicate al punto precedente);c) la definizione di un protocollo generale di impiego delle risorse dissua-sive e repressive, ottimizzato sulla sicurezza stradale e non sul gettito delle san-zioni amministrative o su altri criteri.

Una strategia di controllo / prevenzione / dissuasione / repressione che combinassele tre linee di azione sopra indicate potrebbe consentire rilevanti incrementi di ef-fica-cia sull’uso delle risorse di controllo, con impatti rilevanti sui comportamenti diguida, specialmente se tale strategia si combinasse con un‘azione di informazione esensi-bilizzazione.

5 NOTAZIONE FINALELe linee di azione sopra indicate non esauriscono le attività a supporto della costru-zione di una nuova cultura della sicurezza stradale ma rappresentano quelle che, almomento attuale, sono state considerate le più rilevanti nel contesto dato.Il ragionamento sulle linee di azione da sviluppare consente di avviare una nuova fa-se di costruzione del 3° Programma regionale per la sicurezza stradale che com-prende:

- la messa a punto delle proposte sin qui raccolte sia in relazione alla struttura diazioni sopra descritta, sia in relazione alle le strategie e alle priorità di sicurezzastradale che la Regione vorrà darsi;- la sollecitazione di proposte nei settori che risultano sguarniti;- lo sviluppo delle azioni di livello e gestione regionale.

L’insieme delle tre attività potrebbe consentire di definire in tempi sufficientementebrevi il 3° Programma regionale per la sicurezza stradale. Infine occorre segnalarecome sia necessario individuare una linea chiara di discon-tinuità tra una fase infor-male di stimolo e confronto sulle proposte presentate dai soggetti che partecipanoalle attività della Consulta regionale e una fase formale di definizione del Programmae dei suoi strumenti applicativi (bando regionale per in-terventi e progetti pilota oconcertazione di interventi), discontinuità che è resa age-vole dal diverso soggettoagente (la Consulta in un caso la Regione nell’altro).

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INDICE

Presentazione di Studi SocialiGiorgio Groppo.........................................................................................................................................................................1

Progetto “Prendi laVita alVolo!”CSV Società Solidale................................................................................................................................................................2

Life for FlyingAlberto Botta............................................................................................................................................................................7

Alcuni approfondimenti .......................................................................................................................................................12

Tra desiderio e realtà. La faticosa elaborazione del limite nell’esperienza delle giovani generazioniSilvio Crudo...............................................................................................................................................................................15

La percezione del rischio nei giovani normale o normato? Quali prospettive per i nostri ragazzi?Bernardino Giordano ...............................................................................................................................................................18

No drugs no future????Tony Battaglino,Valentino Merlo.............................................................................................................................................21

Piacere del rischio e…della velocitàGiuseppe Depetris...................................................................................................................................................................25

La percezione del rischioElena Borgnino.........................................................................................................................................................................29

Convenzione tra il CSV Società Solidale e la FedertaaiUfficio stampa CSV .................................................................................................................................................................35

Relazione di Life for Flying 2007Alberto Botta............................................................................................................................................................................37

I giovani rischino per la vita, non per la morteGiorgio Groppo.........................................................................................................................................................................45

Gira in provincia e…prendi la vita al volo!Aa.Vv. .......................................................................................................................................................................................47

Sicurezza stradale e vita quotidiana - Testimonianze -A cura di: Lucia Lisa e Alberto Botta ......................................................................................................................................64

Fare e pensare per la sicurezza stradale sul nostro territorioLucia Lisa .................................................................................................................................................................................84

DOCUMENTI:

L’uso e l’abuso di alcol in Italia - Anno 2006Indagine ISTAT .........................................................................................................................................................................95

Incidenti stradali - Anno 2006Indagine ISTAT .........................................................................................................................................................................107

La sicurezza stradale per la Regione Piemonte..............................................................................................................127

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Via Mazzini, 3 - 12100 CuneoTel.0171605660 Fax 0171648441E-mail [email protected]

Pubblicazione a cura del CSV“SOCIETÀ SOLIDALE”.

Si ringrazia in modo particolarela Dott.ssa Lucia Lisa

per la consulenza prestata.