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Storie di ordinaria discriminazione Pratiche sostenibili per un consumo responsabile diritti speciale a pag. 1 3 a pp. 6-7 L a vicenda del potenziamento della strada Maglie-Leuca, la S.S. 275, che prevede una vera e propria autostra- da (senza pedaggio, per ora) a 4 corsie da Maglie a Leuca, per un costo presun- to di circa 300 milioni di euro, con la sentenza del Consiglio di Stato n. 3662 del 2011 finisce di essere una battaglia principalmente ambientalista-paesaggi- stica della difesa dei “beni comuni” o per la sicurezza e lo sviluppo industriale e diventa una questione di democrazia e di diritto. Perché questa sentenza, cla- morosamente, dichiara le associazioni di volontariato presentatrici del ricorso sull’ultimo tratto da Montesano a Leu- ca, “non legittimate” ad adire ricorsi amministrativi... Continua pp. 8-9 Basta tagli, ora diritti”. Questa è la richiesta che migliaia di persone hanno rivolto al Governo italiano. Lo scorso 23 giugno ha avuto luogo in piazza Montecitorio, a Roma, una manifestazione organizzata dal Forum del Terzo Settore e dalla campagna “I diritti alzano la voce”. Tantissime as- sociazioni e soprattutto tante persone con disabilità, volontari e operatori sociali, sono stati i protagonisti del- la piazza gremita, lottando contro lo smantellamento del welfare. Speciale a pag. 12 VOLONTARIATO E POLITICA di Luigi Russo L a politica dei nostri tempi, non tut- ta ovviamente, fa fatica a trovare un corretto rapporto con la cittadinanza attiva. Scontri giudiziari, querele nei confronti dei volontari da parte di am- ministratori, negazione delle ragioni dei volontari, tentativo di ignorarli del tutto. Tutto accade quando questi ultimi scendono in campo per promuovere e di- fendere gli interessi comuni, soprattutto nell’area ambientale, sanitaria, sociale. Per chi ha le leve del potere in questi ambiti è immediatamente e naturalmen- te insopportabile questa “invadenza” dei cittadini associati; li vogliono “tranquil- li”, “neutri”, “eroi del quotidiano”, una sorta di fiore all’occhiello da mettere in mostra solo nelle grandi occasioni, ma interlocutori nel dibattito politico e am- ministrativo proprio no! I politici sono direttamente eletti dai cit- tadini - non dalle élite di potere dei parti- ti; hanno il preciso compito del governo della cosa pubblica, con l’obiettivo di accrescere la qualità della vita e di salva- guardare i beni comuni. Questo compito non è raggiungibile attraverso il solo im- pegno dei politici, supportati dai tecnici, dai dirigenti e dai responsabili dei servi- zi. C’è bisogno dei corpi intermedi, del Mercato come del Terzo Settore, dell’in- telligenza delle reti. Al di là delle varie teorie economiche, liberiste o riformiste o socialdemocratiche, questa dato rima- ne: gli interessi comuni si sviluppano solo quando c’è un corretto e costruttivo rapporto tra Stato/Mercato/Terzo Settore, e questo rapporto deve essere favorito e costruito principalmente dalla Pubblica Amministrazione, come dice il quarto comma dell’art. 118 della nostra bellissi- ma Costituzione. Ragionando in maniera deduttiva: se in un paese le cose vanno male, se peggiora la qualità della vita e dei beni comuni, non è tanto colpa della crisi internazionale o del fato avverso, ma della incompetenza di buona parte dei politici. Lo Stato (Governo, Regione, Provincie, Comuni) ha oggi alcune grandi responsa- bilità: formare la propria classe dirigente; lasciare a casa perditempo e imbroglioni; scegliere quelli che vogliono lavorare per accrescere i “beni comuni” e che sappia- no collaborare con i cittadini. LA S.S. 275 DIVENTA CASO NAZIONALE editoriale SPECIALE TAGLI AL WELFARE le parole che contano “Ogni potere è debole a meno che non sia unito” J. De La Fontaine A nche quest’anno il Centro servizi volontariato Salento promuove e organizza il Fo- rum provinciale “Volontariato al centro” previsto per sabato 8 otto- bre 2011 in Piazza sant’Oronzo a Lec- ce dal tema “Chia- mati a partecipa- re”. Un’occasione, giunta alla sua quinta edizione, per promuovere la cultura del dono e della solidarietà, aperto quest’anno dal convegno “Chia- mati a partecipare. Le opportunità della sussidiarietà per una società responsa- bile” alle ore 18.00 al Mona- stero dei Teati- ni. Protagoniste ancora una volta le associazioni che scenderan- no in piazza, si incontreranno e si racconteranno alla popolazione, promuovendo le loro attività e raccogliendo nuove proposte e spunti. Continua pag. 5 AL VIA IL V FORUM DEL VOLONTARIATO Giugno 2011 - Anno VI - n.51 Dopo il respingimento del ricorso presentato dalle associazioni salentine al Consiglio di Stato, si apre una discussione nazionale sul ruolo effettivo del volontariato Una delle tante manifestazioni di protesta per bloccare il progetto della S.S. 275

Volontariato Salento Giugno 2011

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Il mensile delle associazioni di volontariato della provincia di Lecce

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Page 1: Volontariato Salento Giugno 2011

Storie diordinariadiscriminazione

Pratiche sostenibiliper un consumoresponsabile

dirittispeciale

a pag. 1 3a pp. 6-7

La vicenda del potenziamento della strada Maglie-Leuca, la S.S. 275,

che prevede una vera e propria autostra-da (senza pedaggio, per ora) a 4 corsie da Maglie a Leuca, per un costo presun-to di circa 300 milioni di euro, con la sentenza del Consiglio di Stato n. 3662 del 2011 finisce di essere una battaglia principalmente ambientalista-paesaggi-stica della difesa dei “beni comuni” o per la sicurezza e lo sviluppo industriale e diventa una questione di democrazia e di diritto. Perché questa sentenza, cla-morosamente, dichiara le associazioni di volontariato presentatrici del ricorso sull’ultimo tratto da Montesano a Leu-ca, “non legittimate” ad adire ricorsi amministrativi...

Continua pp. 8-9

“Basta tagli, ora diritti”. Questa è la richiesta che migliaia di persone

hanno rivolto al Governo italiano. Loscorso 23 giugno ha avuto luogo inpiazza Montecitorio, a Roma, una manifestazione organizzata dal Forum del Terzo Settore e dalla campagna “I diritti alzano la voce”. Tantissime as-sociazioni e soprattutto tante persone con disabilità, volontari e operatori sociali, sono stati i protagonisti del-la piazza gremita, lottando contro lo smantellamento del welfare.

Speciale a pag. 12

VOLONTARIATO E POLITICAdi Luigi Russo

La politica dei nostri tempi, non tut-ta ovviamente, fa fatica a trovare

un corretto rapporto con la cittadinanza attiva. Scontri giudiziari, querele nei confronti dei volontari da parte di am-ministratori, negazione delle ragioni dei volontari, tentativo di ignorarli del tutto. Tutto accade quando questi ultimi scendono in campo per promuovere e di-fendere gli interessi comuni, soprattutto nell’area ambientale, sanitaria, sociale. Per chi ha le leve del potere in questi ambiti è immediatamente e naturalmen-te insopportabile questa “invadenza” dei cittadini associati; li vogliono “tranquil-li”, “neutri”, “eroi del quotidiano”, una sorta di fiore all’occhiello da mettere in mostra solo nelle grandi occasioni, ma interlocutori nel dibattito politico e am-ministrativo proprio no!I politici sono direttamente eletti dai cit-tadini - non dalle élite di potere dei parti-ti; hanno il preciso compito del governo della cosa pubblica, con l’obiettivo di accrescere la qualità della vita e di salva-guardare i beni comuni. Questo compito non è raggiungibile attraverso il solo im-pegno dei politici, supportati dai tecnici, dai dirigenti e dai responsabili dei servi-zi. C’è bisogno dei corpi intermedi, del Mercato come del Terzo Settore, dell’in-telligenza delle reti. Al di là delle varie teorie economiche, liberiste o riformiste o socialdemocratiche, questa dato rima-ne: gli interessi comuni si sviluppano solo quando c’è un corretto e costruttivo rapporto tra Stato/Mercato/Terzo Settore, e questo rapporto deve essere favorito e costruito principalmente dalla Pubblica Amministrazione, come dice il quarto comma dell’art. 118 della nostra bellissi-ma Costituzione. Ragionando in maniera deduttiva: se in un paese le cose vanno male, se peggiora la qualità della vita e dei beni comuni, non è tanto colpa della crisi internazionale o del fato avverso, ma della incompetenza di buona parte dei politici. Lo Stato (Governo, Regione, Provincie, Comuni) ha oggi alcune grandi responsa-bilità: formare la propria classe dirigente; lasciare a casa perditempo e imbroglioni; scegliere quelli che vogliono lavorare per accrescere i “beni comuni” e che sappia-no collaborare con i cittadini.

LA S.S. 275 DIVENTA CASO NAZIONALE editoriale

SPECIALE TAGLI AL WELFARE

le parole che contano

“Ogni potere è debolea meno che non sia unito”

J. De La Fontaine

Anche quest’anno il Centro servizi volontariato Salento promuove

e organizza il Fo-rum provinciale “Volontariato al centro” previsto per sabato 8 otto-bre 2011 in Piazza sant’Oronzo a Lec-ce dal tema “Chia-mati a partecipa-re”. Un’occasione, giunta alla sua quinta edizione, per promuovere la cultura del dono e della solidarietà, aperto quest’anno dal convegno “Chia-

mati a partecipare. Le opportunità della sussidiarietà per una società responsa-

bile” alle ore 18.00 al Mona-stero dei Teati-ni. Protagoniste ancora una volta le associazioni che scenderan-no in piazza, si incontreranno e si racconteranno alla popolazione, p romuovendo le loro attività e

raccogliendo nuove proposte e spunti. Continua pag. 5

AL VIA IL V FORUM DEL VOLONTARIATO

Giugno 2011 - Anno VI - n.51

Dopo il respingimento del ricorso presentato dalle associazioni salentine al Consiglio di Stato,si apre una discussione nazionale sul ruolo effettivo del volontariato

Una delle tante manifestazioni di protesta per bloccare il progetto della S.S. 275

Page 2: Volontariato Salento Giugno 2011

2ASSOCIAZIONI

Un marchio di qualità per la gestione sostenibile di sagre e feste ideato e gestito dalle associazioni salentine CulturAmbiente e LeMiriadi49-Turismo Responsabile

LA TRADIZIONE FA ECO

Un marchio di qualità a sigillo degli eventi folkloristico-culturali soste-

nibili. Il progetto “La tradizione fa Eco” nasce dall’inventiva di due giovani as-sociazioni salentine impegna-te nella tutela delle questioni ambientali, CulturAmbiente onlus e LeMiriadi49-Turismo Responsabile con il supporto dell’Assessorato regionale alle Risorse agroalimentari e con il patrocinio del Centro Servizi Volontariato Salento. L’inizia-tiva prevede la creazione di un marchio di qualità “Eco-Festa” da attribuire agli eventi che ri-spetteranno un decalogo di buo-ne pratiche basato su tre principi fondamentali: ridurre, differen-ziare e informare. Si tratta di tre punti fermi tradotti in pratiche ben precise: riduzione della produzione dei rifiuti e di CO2 attraverso l’organizzazione di forme di mobilità sostenibile; differenziazione dei rifiuti pro-dotti, attraverso la creazione di isole ecologiche, la preparazione delle risorse umane attraverso corsi di for-mazione e la sostituzione delle stoviglie usa e getta in plastica con quelle biode-gradabili; informazione mirata ai citta-dini e i turisti sul legame tra tradizione salentina e sviluppo sostenibile attraver-so degli InfopointVerdi.

Il progetto pilota vedrà la sua prima applicazione ufficiale alla “Sagra te lu ranu” che si terrà a Merine (Le) nelle date dell’8, 9 e 10 luglio 2011. Questo

evento rappresenterà un modello da replicare su tutto il territorio regionale, permettendo l’estensione del progetto anche alle altre sagre interessate alla creazione di un gruppo d’acquisto che sfrutti le economie di scala per l’abbat-timento dei costi delle stoviglie biode-

gradabili. «Abbiamo provato questo sposalizio – ha commentato don Sandro D’Elia, presidente del Comitato Festa Patronale e della Sagra te lu ranu, oltre

che parroco di Merine – perché ogni anno (la sagra è alla sua 19ma edizio-ne) si ripresentava il problema di come smaltire tutti quei rifiuti. Siamo fiducio-si e riteniamo che questa sperimentazio-ne possa durare nel tempo». Il modello è stato adottato subito dalla

Regione Puglia che ne ha supportato la realizzazione: «L’auspicio – ha det-to l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Dario Stefàno – è che

questo appuntamento di esor-dio a Merine sia il primo di una lunga serie e che la promozione attraverso le Eco-feste ci possa consentire di valorizzare ancora meglio le produzioni locali di qualità, veicolando il messag-gio che un prodotto è ancora più sano e buono se anche il territorio circostante è sano e pulito». Il progetto è stato rea-lizzato grazie al programma di promozione dei prodotti agro-alimentari che ha consentito l’avvio del primo evento pilota a Merine. “Eco-Festa”, infat-ti, permetterà di valorizzare le produzioni locali di qualità con il valore aggiunto del contesto in cui nasce. «Proprio questo è il marchio – hanno detto Ilaria Calò e Roberto Paladini, delle due associazioni ideatrici del

progetto – uno strumento di ricono-scimento della tipicità e della qualità. Siamo i primi a proporlo sul territorio pugliese, a partire da qui, il cuore del Salento e ci auguriamo che in breve tempo possa diffondersi su tutto il ter-ritorio regionale».

Antonio Carbone

TERRA DI MAREQuando il benessere naviga sulla cultura

Se la felicità si misurasse in metri, potremmo dire che i ragazzi di “Terra di Mare” ne conterebbero 17, ovvero la lunghezza della barca Fumetto Quinto,

che li ha portati da Gallipoli ad Otranto, vezzeggiati da un caldo sole ed una pia-cevole brezza. Se invece volessimo misurarla in centimetri, allora potremmo affi-darci ai 15 stentati della ricciola rimasta appesa all’amo di Antonio. Ma potremmo anche raffigurarla, quella felicità, con le volute di un nodo piano ben riuscito. Sono piccole, talvolta, le cose sufficienti a donare un sorriso e benessere, e le as-sociazioni “Nuove Speranze” e “Regalami una rosa”, quelle piccole cose le hanno cercate nelle pieghe della vita di una città di mare. Gallipoli, per la cronaca.“Terra di Mare” è un progetto di reintegrazione e risocializzazione di persone con disagio psichico attraverso attività marinaresche. Un progetto realizzato dalle associazioni sopranominate, in partnership con il dipartimento di Salute mentale della provincia di Lecce, i Centri di salute mentale di Lecce-San Cesario, Gallipo-li e Squinzano, e l’istituito professionale ad indirizzo nautico Amerigo Vespucci di Gallipoli, con il sostegno dei fondi del bando di perequazione sociale 2008 del CSV Salento.L’intero percorso, iniziato il 5 giugno 2010 si è snodato fino al 24 giugno 2011, mettendo in cantiere diverse esperienze ed attività: giornate di laboratori sull’in-treccio delle nasse, preparazione delle reti per la pesca, nodi marinari; escursioni sul territorio; un corso di navigazione a vela per 12 persone con rilascio dell’at-testato della Federazione italiana vela; simulazioni di navigazione in mare aperto attraverso il simulatore didattico dell’istituto Vespucci e tecniche di orientamento attraverso le stelle, nel planetario dello stesso istituto; giornate di pesca con canna. Nel complesso sono stati coinvolti nelle varie attività oltre 60 ragazzi utenti dei Csme delle associazioni.Nelle intenzioni degli organizzatori, “Terra di Mare” è soprattutto un modo per

raccontare un lato “diverso” del disagio psichico. Agata Frisenna, referente scien-tifico del progetto, fa notare che troppo spesso la comunicazione sulla disabilità mentale è esclusivamente legata alla cronaca, presentando un’immagine distorta delle persone che vivono una condizione di disabilità. Tutto il percorso è inve-ce testimonianza dell’umanità della malattia, che pone limiti ma non cancella la persona e le sue capacità, e soprattutto la possibilità di condividere spazi ed esperienze con gli altri. Una testimonianza raccolta e diffusa da voci autorevoli e importanti, come la testata Radio 3 scienza della Rai che gli ha dedicato uno special dal titolo “Tutti sulla stessa barca” e il fotografo Giovanni Marrozzini, che ne ha fatto una pagina del diario del “Progetto ITAca” Storie d’Italia , un viaggio in camper per l’Italia alla ricerca di storie, persone, realtà italiane nell’anno del 150° anniversario dell’Unità.

Luca Spagnolo

Ph. L

uca

Spag

nolo

Conferenza stampa di presentazione del marchio Ecofesta

Page 3: Volontariato Salento Giugno 2011

3ASSOCIAZIONI

LA TESTA NEL PALLONE È GIALLOROSSA

GLI INDIAN SIKH INCANTANO LECCE

BRUCIA ANCORA

Trionfano nel torneo nazionale di calcio a sei di persone con disagio psichico i “Vagnuni salentini” vincendo ogni gara disputata

La testa nel pallone si tinge di giallo-rosso. La compagine salentina, infat-

ti, si aggiudica il trofeo principale del IVmemorial “Antonio Vetru-gno”, torneo nazionale di calcio a sei per squadre dei servizi psichia-trici d’Italia, nella finale vinta per 3-1 contro il Nuoro. Un cammi-no glorioso e travolgente, quello dei “vagnuni salentini”, questo il nome che la squadra ha scelto, che hanno macinato punti e gol per tut-to il torneo, vincendo ogni singola gara disputata. Il Brindisi, invece, si aggiudica il trofeo Coppa Italia, battendo in finale il Taranto. A rigor di cronaca, dovrebbe poi seguire l’elen-co dei vari riconoscimenti conquistati dalle diverse squadre e calciatori, quali ad esempio, capocannoniere, miglior portiere e così via, ma per chi avesse la curiosità di averne il quadro completo, esiste la pagina facebook del torneo, che puntualmente e puntigliosamente ha dato testimonianza di ogni giornata. C’è fra le pieghe di questo evento, un senso che va ben al di là della cronaca sportiva e del quale è sicuramente più proficuo render conto, rispetto all’asse-gnazione dei premi. Eppure, giusto per essere contraddittori, è proprio uno dei

tanti premi assegnati a rendere evidente quel senso di cui facevamo cenno: una

rivendicazione di diritti e di umanità al di là e contro le etichette e lo stigma che connotano il discorso sulle persone con disagio psichico. Parliamo della cosid-detta “coppa disciplina”, nome brutto, vetusto, per indicare una dimensione positiva e solare della competizione: la correttezza del gioco, l’agonismo che non travalica il rispetto dell’avversario, la ludicità del confronto che prevale al di là del risultato. La coppa disciplina, ov-vero, quel trofeo assegnato alla squadra il cui comportamento sul campo è stato improntato alla correttezza e al rispetto delle regole, secondo criteri di punteg-

gio applicati al numero di falli commes-si dalla squadra e dai singoli calciatori,

alle ammonizioni ed espulsioni e ad altri elementi che, appunto, denotano un eccesso di agonismo nella sfida. Un trofeo praticamen-te collettivo, visto che alla fine del torneo, sul podio transitavano in prima posizione ex-aequo ben 10 squadre. Un dato che evidenzia lo spirito profondo del memorial, che nella sfida, nella competizio-ne ha in realtà cercato e trovato ragioni e spunti per unire, acco-munare, condividere. Una lezio-

ne di stile e di savoir faire, quella che i ragazzi delle diverse squadre, con umiltà e semplicità, ci hanno lasciato, alla fine di queste giornate spese all’insegna dello sport e dell’integrazione. Un messaggio silenzioso, trasmesso forse in sordina, ri-spetto ai clamori dell’evento, ma non per questo meno importante di tutte le parole spese dai diversi attori, per sottolineare i tanti risvolti della manifestazione. Un calcio allo stigma che vuole le persone con disagio psichico, come incontrolla-te, violente, pericolose per se stesse e per gli altri ed un goal che riporta la palla al centro, in quella partita per l’integra-zione ed il riconoscimento sociale, che è

L’associazione di volontariato “Indian Sikh” di Lecce, nata nel maggio del 2010, ha come obiettivo la conoscenza e la

divulgazione della vita spirituale dei Sikh e, dunque, il poten-ziamento e la diffusione dei valori umani e culturali che appar-tengono ad una religione nata nell’India settentrionale, nella la zona del Punjab, nel XV secolo. Nell’ambito delle attività che normalmente vengono promos-se dall’associazione si inserisce l’iniziativa che si è svolta dome-nica 26 giugno lungo le strade di Lecce, con la realizzazione di un corteo religioso che partendo da via dei Ferrari a Lecce intorno alle ore 11 si è concluso dopo alcune ore presso la sala rice-vimenti del ristorante “Le Tag-ghiate”, per l’occasione allestita come luogo di culto.Il corteo è stato preceduto da una vettura scoperta che ha procedu-to a passo d’uomo, esponendo il Libro Sacro dei Sikh denominato “Add Granth”. A bordo della vettura, alcuni Sikh spargevano petali di fiori intonando splendide melodie religiose.Erano circa 200 persone appartenenti alla comunità Sikh di Lecce ma il gruppo era reso più folto dalla presenza di Sikh provenienti da altre città italiane, giunti in zona e organizzati in ben due pullman.I manifestanti, nei loro splendidi abiti tradizionali con turban-ti coloratissimi, scimitarre e pugnali, hanno sostato per circa un’ora nella zona di Parco Tafuro, dove erano allestiti due gaze-

bo (forniti dal CSV Salento).In quell’atmosfera serena e rarefatta, la comunità dei Sikh è ri-uscita a coinvolgere con modi eleganti tutti i passanti che nella zona del parco avevano intercettato il corteo: i nostri amici Sikh offrivano a tutti dolci e un copricapo e invitavano la gente ad unirsi nei festeggiamenti di una religione che si fonda sul rifiuto delle divisioni, sulla tolleranza e sull’umiltà.

La manifestazione si è conclusa intorno alle 14 quando la bellis-sima processione è giunta presso il ristorante “Le Tagghiate” dove il sindaco Paolo Perrone e due membri del Consiglio comunale di Lecce (Andrea Guido e Sylla Tabara), hanno portato il saluto istituzionale della città proponen-dosi di incrementare e sostenere la realizzazione di ogni attività interculturale che sviluppi la soli-darietà sociale, l’educazione alla multiculturalità e promuova la convivenza tra gli uomini di ogni

cultura. Una buona iniziativa di ospitalità quella dell’ammini-strazione comunale a cui non più di un paio di mesi fa sedici associazioni chiesero anche un atto concreto di integrazione sociale: inviare a tutti i cittadini stranieri residenti nella città e minori di 18 anni, dettagliata informazione perché vengano garantiti i loro diritti di cittadinanza e diventino di fatto cittadi-ni italiani. Sarebbe buono conoscere le intenzioni del sindaco Perrone.

Arabella Nocco

Il caldo salentino brucia già sulla pel-le e con la stagione estiva, purtroppo, ritorna a bruciare anche la terra. La questione roghi, infatti, è già prota-gonista delle cronache da settimane. Dopo il fuoco che ha invaso una vasta area di macchia mediterranea e canne-to a ridosso dell’Oasi protetta de “Le Cesine”, infatti, il 12 giugno è toccato all’area adibita ad oliveto sulla pro-vinciale Lecce-Vernole all’altezza di Merine. L’allarme sulla natura dolosa di questi fenomeni è partito ancora una volta dal mondo delle associazioni at-traverso un documento indirizzato alla magistratura a firma di “Save Salen-to” e “Forum ambiente e salute”. Un appello accorato affinché la giustizia faccia sentire la propria presenza al fine di prevenire e punire ulteriori tentativi di speculazione tesi ad usare il fuoco come strumento per liberare determina-te aree da vincoli naturali, paesaggistici o architettonici. «Al tal fine – scrivono “Save Salento” e “Forum Ambiente e salute” – le associazioni si appellano ai Comuni interessati affinché non venga-no operate omissioni di sorta nell’iscri-zione delle aree percorse da incendi nel Catasto delle aree bruciate (legge qua-dro per lotta e la prevenzione incendi n.353 del 2000), strumento che dovreb-be appunto garantire dalle speculazioni sui terreni incendiati impedendo cambi di destinazioni d’uso, fabbricazioni suc-cessive e attività di caccia e pastorizia». L’aggiornamento corretto del Catasto, infatti, è uno degli strumenti principali per il controllo e il monitoraggio della situazione ma ci sono Comuni salentini che ancora non hanno neanche provve-duto alla sua istituzione. I roghi, infatti, si scatenano quasi sempre per motivi dolosi e vicino a zone protette dove si stanno sviluppando, contemporanea-mente, forme di espansione edilizia. «Per legge – denuncia il “Forum Am-biente e Salute” – nelle zone inserite nel Catasto delle aree bruciate non si può costruire per 10 anni, si deve solo attivare un meccanismo di tutela del territorio e del rimboschimento». Se il Catasto, quindi, funzionasse a regime, gli incendi dolosi provocati per agevo-lare la successiva speculazione edilizia non avrebbero motivo di esistere.

Antonio Carbone

Un corteo per diffondere i valori della loro cultura basata sulla promozione della non violenza, la bellezza interiore, il rifiuto delle divisioni e la tolleranza

ancora ben lungi dal poter esser vin-ta. Un goal che rincuora, rinfranca ed entusiasma l’animo di tutti coloro che spendono il proprio impegno in favore di una società più comprensiva ed ac-cogliente verso il disagio psichico.

L.S.

Ph. Luca Spagnolo

Page 4: Volontariato Salento Giugno 2011

4ASSOCIAZIONI

Vacanze ricche di iniziative per i ragazzi disabili di Casarano dell’associazione “Nova Vita” con escursioni in barca, corsi di sub e di salvataggio, gite e giochi

Avvocati di strada non è un’associazione nata da moltissimo tempo, eppure è già presente in tutta Italia e lavora sodo, mai come in questo caso si può affermare, per i diritti degli altri

L’EVOLUZIONE DELLA SPECIEIndagine Censis-Fidas sul donatore di sangue in relazione all’evoluzione demografica

Dall’unione Fidas-Censis nasce una ricerca volta a disegnare il

profilo dei donatori Fidas, oltre che le componenti motivazionali della dona-zione del sangue, con un’attenzione particolare rivolta a quelle dei donato-ri più giovani e al compito delle asso-ciazioni nella fase di reclutamento.Proprio questi ultimi rappresenta-no una criticità nel raggiungimento dell’obiettivo relativo all’approvvi-gionamento di sangue.Secondo i dati emersi dalla ricerca, in-fatti, i giovani sono una componente della popolazione destinata a ridursi significativamente nei prossimi de-cenni mentre, contemporaneamente, la società più vecchia necessita di un sem-

pre maggiore quantitativo di sangue.Al campione, composto da 3.367 do-natori, che tra il 2010 e 2011 si sono recati nei centri collegati alle 69 asso-ciazioni federate, è stato somministrato il questionario predisposto dal Censis.Dai primi numeri un aspetto che salta agli occhi è quel gap ancora esisten-te tra i donatori maschi e le donatrici femmine, aspetto tuttavia giustificato in parte dalla normativa vigente se-condo cui, a protezione del ricevente, le donne non possono donare per un anno dopo un parto o una interruzione volontaria di gravidanza e non pos-sono donare più di due volte all’anno (contro il limite di quattro volte previ-sto per gli uomini).

Ad incidere in modo notevole sulla distribuzione sul territorio, è la dislo-cazione geografica delle sedi Fidas, si nota infatti una forte penetrazione nel-le regioni Nordorientali e in quelle del Mezzogiorno. Il 36,8% del campio-ne risiede nei comuni del Nord-Est, il 29,3% nelle regioni meridionali e nelle isole, il 18,2% si concentra nelle regioni del Nord-Ovest ed il 15,7% in quelle del Centro. Tra le domande somministrate agli intervistati è stato anche chiesto se fossero predisposti a donare ancora il sangue: il 73,3% si è espresso positi-vamente e senza riserve; il 21,7% si è espresso anch’esso positivamente, seppure in modo meno convinto, il

4,6% ha manifestato un atteggiamento più dubbioso, indicando di non sapere se donerà nuovamente o meno, mentre il numero di persone che ha detto che sicuramente non donerà più il sangue è pressoché irrilevante.Che siano nuovi donatori, donatori periodici o saltuari, le motivazioni che portano a donare il sangue, sono le stesse sia per i donatori assidui che per i nuovi. La principale risulta essere la possibilità di tenere sotto controllo la propria salute.Motivazione poco nobile, ma mai come in questo caso, come direbbe Machiavelli, l’importante è il fine, non il mezzo.

Laura Mangialardo

UNA NUOVA VITA PER LA DISABILITÀ

IL DIRITTO DI ESSERE UOMO

Estate tempo di vacanze, ma anche di “abbandoni”. La scuola finisce e con questa, in molti casi, anche la vita relazionale che i ragazzi disa-

bili sono riusciti a costruire durante l’anno. Un tempo lungo, in molti casi infinito, la cui gestione rimane a carico quasi esclusivamente delle fami-glie. Partendo da questo presupposto, l’associazione di volontariato “Nova vita - Elena Fattizzo” di Casarano ha promosso una serie di eventi nel ten-tativo di cambiare la percezione che i ragazzi disabili hanno della propria condizione, migliorare la vita relazionale e creare rapporti che vadano al di là del contesto familiare o scolastico. Diverse le iniziative nelle quali saranno impegnati i ragazzi. Tra queste il Gruppo estivo organizzato dalla Chiesa Madre e “Nova vita al mare”, un

progetto sviluppato in collaborazione con l’associazione Acres di Alessano che ogni fine settimana di luglio porterà i ragazzi al mare per diverse atti-vità: escursioni in barca, giochi, corsi di salvataggio (trainati grazie ai cani terranova), mini corso sub, pet-terapy e succulenti pranzi nella zona di San-ta Maria di Leuca. Tra le attività dell’associazione il musical “Pinocchio” che tra professionismo e disabilità sta riscuotendo un grande successo.L’associazione nasce ufficialmente nel 2009 con l’obiettivo di perseguire finalità di solidarietà e promozione sociale in favore di persone con disa-bilità intellettiva e/o relazionale e delle loro famiglie per garantire loro il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata.

Parliamo di diritto, di un diritto che deve essere tutelato anche per le

persone che non hanno la possibilità di rivolgersi a costosi avvocati. Gli “Av-vocati di strada”, della stessa onlus, dal 2000 ad oggi hanno affrontato centina-ia di casi tra diritto civile e penale con un numero di consulenze difficilmente calcolabile, sia per la consistenza, sia per le situazioni con cui quotidiana-mente questi avvocati devono lottare.Dal Rapporto sull’assistenza legale in Italia a favore delle persone senza dimora, che ogni anno l’associazione pubblica, si possono mettere in luce dati interessanti, partendo dal numero di casi trattati nel 2010 pari a 2212.Interessante notare soprattutto la tipo-logia. Sulle pratiche di diritto ammi-nistrativo (1021), il maggior numero, cioè 599 consiste in problematiche relative a permessi di soggiorno. Per quanto riguarda invece il diritto civile, sono 978 pratiche di cui 253 relative al diritto alla residenza.Grazie all’incontro di avvocati volon-

tari, l’associazione tutela gratuitamen-te da un punto di vista legale le persone senza dimora che vivono nelle città in cui è presente una sede dell’associazio-ne. Per poter usufruire di consulenza, è sufficiente presentarsi agli sportelli, senza dover fissare un appuntamento e senza dover essere indirizzati da nessun servizio. Lo sportello di Lecce, nato nel 2006, è attivo all’interno dell’Uf-ficio diocesano Migrantes. Molti casi affrontati sono legati ai migranti, come quello di un ragazzo marocchino di ventun’anni arrivato in Italia circa un anno e mezzo fa. Giunto in Italia dopo aver pagato 7.000 euro a uno dei soliti “accompagnatori”, e con la promessa di un lavoro, le sue aspettative sono state disattese ben presto e solo grazie agli avvocati leccesi, è riuscito a protegger-si da un provvedimento di espulsione, dopo quasi un anno di clandestinità. «Lo sportello di Lecce è in stretto con-tatto con Unhcr, organismo a tutela di tutte le discriminazioni razziali. Spesso – sostiene l’avvocato Stefano Leuzzi,

presidente di “Avvocati di strada” di Lecce – la difficoltà è quella di diffon-dere tra i senza fissa dimora la notizia dell’esistenza della nostra associazio-ne. Occorrerebbe, pertanto, maggiore sensibilità da parte degli enti locali, ma anche dalle stesse associazioni, affin-ché si possa dare vita, nella realtà ed in concreto, a quella rete di realtà che,

ciascuna per il proprio campo, possa offrire tutela a 360 gradi al bisognoso. “Avvocati di Strada” è completamente autogestito ed autofinanziato dai suoi soci che, nell’ambito della loro opera di volontariato, contribuiscono alla crescita del progetto».

L.M.

Ph. Avvocati di strada

Page 5: Volontariato Salento Giugno 2011

5CSVS INFORMA

Anche quest’anno il Centro servizi volontariato Salento promuove e

organizza il Forum provinciale “Volon-tariato al centro” previsto per sabato 8 ottobre 2011 in Piazza sant’Oronzo a Lecce dal tema “Chiamati a partecipa-re”. Un’occasione, giunta alla sua quinta edizione, per promuovere la cultura del dono e della solidarietà, aperto quest’an-no dal convegno “Chiamati a partecipa-re. Le opportunità della sussidiarietà per una società responsabile” alle ore 18.00 al Monastero dei Teatini. Protagoniste

ancora una volta le associazioni che scenderanno in piazza, si incontreranno e si racconteranno alla popolazione, pro-muovendo le loro attività e raccogliendo nuove proposte e spunti. La manifesta-zione, arricchita dalle tante iniziative e dimostrazioni organizzate dalle OdV, consentirà alle stesse di incontrare i citta-dini, di consolidare sempre più canali di comunicazione con il territorio e di dare visibilità al lavoro costante e prezioso, ma spesso nascosto, di migliaia di volon-tari che ogni giorno si impegnano per la

comunità. Per aderire alla manifestazio-ne è necessario compilare e trasmettere alla sede centrale del Centro servizi vo-lontariato in via Gentile (Lecce) entro il 6 luglio 2011 la propria manifestazione di interesse. Le adesioni successive alla data indicata, e comunque pervenute entro il 15 luglio, garantiranno la partecipazione alla manifestazione, ma non la presenza del nome dell’associazione sul materiale promozionale e divulgativo prodotto dal CSV Salento. Per maggiori informazioni www.csvsalento.it.

Il CSV Salento, attraverso il “Bando di idee” e il “Bando servizi tipografici” rivolti alle OdV iscritte

e non iscritte al registro regionale, sostiene e compar-tecipa alle iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della solidarietà attraverso pubbli-cazioni, incontri, convegni, seminari, tavole rotonde e manifestazioni pubbliche. I bandi si inseriscono all’interno del percorso di promozione del volonta-riato, obiettivo prioritario del CSV Salento che in-tende valorizzare la cultura del dono, renderla prota-gonista e diffondere attraverso i progetti realizzati in molteplici aree di intervento i valori della solidarietà e della cittadinanza attiva.

Per la prima tornata, sono stati 28 i progetti sostenuti attraverso il “Bando servizi tipografici” e 30 quelli sostenuti con il “Bando di idee”. Fino alla fine di lu-glio le OdV ammesse per la prima tranche saranno impegnate in attività volte a promuovere il proprio impegno sul territorio e a sensibilizzare la cittadinan-za, a far conoscere il vero volto del volontariato.Sotto l’aspetto dei contenuti, attraverso il “Bando ser-vizi tipografici” le OdV ammesse realizzeranno dei prodotti tipografici (locandine, manifesti, brochure, ecc.) con l’obiettivo di comunicare, promuovere atti-vità e iniziative e informare i cittadini; con il “Bando di idee” saranno, invece, realizzati:

- n. 10 manifestazioni inerenti il volontariato aperte ai volontari dell’Odv proponente e alla cittadinanza in generale;- n. 12 seminari/convegni/workshop;- n. 8 percorsi di promozione del volontariato gio-vanile.Intanto si è appena aperta la seconda scadenza per la presentazione delle proposte progettuali: le OdV del territorio potranno presentare le proprie idee dal 1º al 27 luglio per le iniziative da realizzare dal 1º agosto al 31 dicembre 2011.

Valentina Valente

È stato pubblicato il 4 luglio scorso il nuovo bando del CSV Salento diretto a promuovere la realizzazione di progetti di formazione rivolti ai volontari

delle Organizzazioni di volontariato della provincia di Lecce.Hanno diritto a parteciparvi le singole OdV (iscritte e non iscritte al Registro regionale del Volontariato della Regione Puglia) e le Reti composte da almeno tre OdV. In entrambi i casi è possibile la partecipazione, in qualità di partner, di eventuali soggetti pubblici e/o privati, purché il soggetto capofila sia un’OdV.Saranno ammessi 15 progetti presentati da singole OdV proponenti, per un importo massimo a carico del CSV Salento di 1.000 euro per ciascuna proposta formativa e 15 progetti presentati da reti di OdV, per un importo massimo a carico del CSV Salento di 2.000 euro per proposta formativa (per un budget complessivo di 45.000 euro).

Una nuova interessante inizia-tiva è stata lanciata da Sevi-

col (società che si occupa dell’or-ganizzazione e comunicazione di eventi per collettività): si tratta di un portale che mira a far incontrare gli enti del terzo settore e le impre-se fornitrici di beni e servizi. Que-sto servizio telematico permetterà alle imprese in questione di farsi conoscere e queste verranno accu-ratamente selezionate sulla base di tre principi fondamentali: eticità e trasparenza. Inoltre le imprese pre-

senti sul portale potranno benefi-ciare di finanziamenti di una serie di progetti sociali gestiti dalla Fon-dazione Giordano Treveri Gennari. Il no profit contribuisce al Pil ita-liano per il 5% e occupa in forma retribuita almeno 750mila persone, con un giro d’affari del mondo cat-tolico di circa 60 miliardi di euro. A fotografare la situazione, una ri-cerca commissionata da Sevicol a Lexis Ricerche e Gruppo Aretè in base a una stima della Fondazione Astrid.

Con l’atto di indirizzo dello scor-so 25 maggio, l’Agenzia per il

Terzo Settore, fino a poche settimane fa denominata Agenzia delle Onlus, prevede che l’istituto del “trust” pos-sa essere riconosciuto Onlus e pertan-to beneficiare del relativo trattamento tributario riservato a questi enti.Il trust è un istituto di matrice anglo-sassone non molto diffuso nel nostro paese, pur essendo riconosciuto e regolato anche dal nostro legislatore fiscale; può essere utilmente costitu-ito per destinare patrimoni a finalità sociali riconosciute come rilevanti e di interesse generale.Nel diritto italiano tale istituto può

trovare ampia applicazione per le più varie finalità, quali gestioni fiducia-rie, passaggi generazionali di beni ed aziende familiari, destinazioni di beni a finalità caritatevoli, protezione patrimoniale, ecc.I vantaggi sono evidenti soprattut-to con riferimento alla flessibilità dell’istituto rispetto ai tradizionali e noti strumenti del diritto italiano nonché ai possibili vantaggi econo-mici. Per questa sua caratteristica il trust bene si presterebbe ad un utiliz-zo di massa anche in sostituzione di strumenti giuridici più tradizionali e diffusi. Occorre tuttavia evidenziare l’attuale scarsa conoscenza.

CHIAMATI A PARTECIPARE AL V FORUM “VOLONTARIATO AL CENTRO”

BANDO DI IDEE E BANDO SERVIZI TIPOGRAFICI: AL VIA LE NUOVE PROPOSTE PROGETTUALI

ECCO IL NUOVO BANDO PER I PROGETTI DI FORMAZIONE FISCO E BANDI A cura di Luca DELL’ANNA

PROFIT E NON PROFITIL TRUST, QUESTO SCONOSCIUTO!

Al via le adesioni per l’annuale appuntamento organizzato dal Centro Servizi Volontariato Salento per l’8 ottobre 2011 in Piazza sant’Oronzo a Lecce

Le iniziative formative devono prevedere la partecipazione gratuita dei volontari e potranno consistere in corsi di formazione della durata minima di 12 ore.È prevista una quota di compartecipazione alle spese a carico dell’Odv proponen-te e/o capofila pari a minimo il 20% del costo complessivo della proposta e tale quota potrà assumere la forma di apporto in denaro, servizi e/o valorizzazione dell’apporto delle risorse umane volontarie.Il termine per la presentazione dei progetti è fissato per le ore 18 del 9 settembre 2011.Per informazioni è possibile rivolgersi al Servizio Consulenza e Formazione del CSV Salento nei giorni di apertura della sede di Lecce in via Gentile 1.

Page 6: Volontariato Salento Giugno 2011

6PRATICHE SOSTENIBILI

LA MOBILITÀ SOSTENIBILE ECOLOGICA-MENTE

PER L’AMBIENTE, PER LE TASCHE

FINCHÈ GUASTO NON CI SEPARI!Le pratiche del riuso degli oggetti, per fronteggiare il consumismo dell’usa e getta

Piccolo glossario delle buone prassi di consumo che permettono di salvaguardare l’ambiente risparmiando

Accade talvolta che il cammino verso il “nuovo” non sia altro, in realtà, che un ritorno al “vecchio”. Una preziosa riscoperta di un senso intrinseco delle

pratiche appartenute ai nostri genitori ma drasticamente obliate perché travolti da una seduzione fin troppo pervasiva e aggressiva, di mode e tendenze che nascono da spinte contingenti, legate a interessi di gruppi troppo ristretti, disarmonici ri-spetto ad un concetto di equilibrio e be-nessere radicato su livelli più profondi di implicazioni e ricadute.Un esempio eclatante di questa dinami-ca è rappresentata dall’attuale sistema di consumo. La filosofia dei prodotti “usa e getta” e l’immissione continua sul mercato di prodotti aggiornati in tempi eccessivamente ravvicinati, sono ele-menti che in maniera sempre crescente, negli ultimi venti anni, hanno nutrito e sostanziato la vita e il valore d’uso degli oggetti, non già relativamente ai bisogni reali dell’utilizzatore, quanto nella neces-sità del sistema capitalistico di produrre e vendere in quantità sempre crescenti. La durata dell’utilizzo dell’oggetto non è più data dalla sua reale capacità di ottemperare alla funzione per cui è stato creato. Le conseguenze negative di quest’approccio sono facilmente rinvenibili su diversi livelli della sostenibilità sociale. La maggiore evidenza è individuabile nell’ambito dell’inquinamento ambientale. Il consumo usa e getta produce quantità esponen-ziali di materiale di rifiuto, spesso non biodegradabile. Inoltre, in aggiunta alle materie specifiche che compongono l’oggetto, si assommano i materiali di con-fezionamento ed il tutto avviene a fronte di una funzionalità che potrebbe essere

rigenerata, sostituendo solo una piccola parte dell’insieme. L’innovazione continua dal suo canto, apre le porte a tutta un’altra serie di problematiche. Oggetti progetta-ti e costruiti per non esser riparabili, o con procedure di riparazione più costose del riacquisto, continuamente sminuiti nelle loro apprezzabilità da nuove versioni lan-

ciate sul mercato dopo pochi mesi dalla loro commercializzazione, hanno genera-to una corsa al nuovo come espressione di status, piuttosto che per necessità reali d’uso. Di riflesso, il continuo rimpiazzo che previene la necessità di riparazioni ha segnato la progressiva scomparsa di pro-fessionalità artigianali un tempo comuni, creando sacche di disimpiego professio-nale dai risvolti non sottovalutabili.Di fronte a queste evidenze, il terzo set-tore, prima fra le parti sociali a prender coscienza della necessità di un ripensa-mento, si affaccia con proposte “inno-vative” che in realtà attingono a piene mani dal patrimonio culturale dei nostri genitori. E’ il caso delle esperienze dei progetti “Bazar del dono” e “Cianfruso-teca”, fondati sullo scambio e/o dono di

oggetti funzionali ma non più usati dai proprietari. Due luoghi di raccolta, nella città di Lecce e nel comune di Salice Salentino, presso i quali è possibile donare, prendere o scambiare oggetti di vario genere, ritardandone così la loro immissione nel ciclo dei rifiuti. Di fondo alle due esperienze, realizzate rispettivamente dalle associazioni “Il formicaio” e “CianfrusoCoop”, attraverso dei finanziamenti pub-blici, la filosofia del prolungare l’impiego degli oggetti, finchè essi siano in grado di assolvere alla propria funzione specifica.

Car Pooling (auto di gruppo): modalità di trasporto che consiste

nella condivisione di automobili priva-te. Il pooling consente al proprietario di un veicolo, attraverso appositi canali, di segnalare la percorrenza di un determi-nato tratto e la disponibilità di posti in auto, a fronte di un adeguato contributo, per passeggeri che abbiano necessità di coprire lo stesso tratto.Vantaggi per l’utente: Il servizio abbat-te i costi di percorrenza suddividendoli per l’intero gruppo. Autorizzazione a circolare nelle zone limitate e nei giorni di blocco del traffico nei centri cittadiniVantaggi per l’ambiente: riduzione del-le emissioni di co2 dovuta alla riduzione di auto circolanti contemporaneamente sullo stesso tragitto.Car Sharing (condivisione dell’au-to): servizio che consente di utilizzare un’automobile, su prenotazione, pagan-do in ragione del tempo e del percorso di impiego. Questa prassi, è incentivata dalle politiche di “mobilità sostenibile”Vantaggi per l’utente: Il servizio abbat-te i costi fissi del veicolo (tasse di pos-sesso, assicurazione, etc), correlando la spesa all’uso effettivo. Autorizzazione a circolare nelle zone limitate e nei giorni di blocco del traffico nei centri cittadiniVantaggi per l’ambiente: riduzione del

numero di autovetture private e quindi del degrado urbanistico correlato, ridu-zione delle emissioni di co2 in quanto la diretta correlazione utilizzo/spesa induce statisticamente una tendenza alla riduzione generale delle occasioni d’impiego.Bike Sharing /Van Sharing: varianti del car sharing relative all’impiego di biciclette e veicoli commercialiKilometro zero: Con questa dicitura si indica l’acquisto di prodotti, soprattutto agricoli alimentari, da coltivatori diretti o aziende site nella propria zona di re-sidenza. Vantaggi per l’utente: Il servizio ab-batte il prezzo d’acquisto , su cui non incidono più le operazioni di interme-diazione e trasporto. Certezza della conoscenza della provenienza dell’ali-mento e delle modalità di coltivazione/produzioneVantaggi per l’ambiente: Riduzione delle emissioni di co2 dovuto al trasfe-rimento su rete stradale e la riduzione della produzione di rifiuti legati all’im-ballaggio Prodotti alla spina: La rete di ven-dita di prodotti alla spina è un siste-ma che consente al consumatore fina-le l’acquisto di diverse tipologie di prodotti (latte, pasta, vino, detersivi,

Le pratiche di sharing e pooling sono sostenute ed incentivate dalle po-

litiche di mobilità sostenibile, che sono regolamentate in Italia dal Decreto In-terministeriale Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane del 27/03/1998. Il decreto si prefigge il fine di diminuire gli impat-ti ambientali generati dai veicoli privati. Le amministrazioni pubbliche sono i principali responsabili della promozione e dell’organizzazione della mobilità so-stenibile. Alla base delle misure adotta-bili devono esserci i seguenti principi di riferimento:- migliorare i servizi di prossimità in modo tale da ridurre la necessità di spo-stamenti automobilistici - destinare parte della superficie stradale alla mobilità di tipo sostenibile a scapito dei veicoli privati- realizzare una rete intermodale di tra-sporto efficace

Chi è l’acquirente tipo di prodotti eco-sostenibili?Mediamente intorno ai 40 anni, informato, sensibilizzato ai temi ambientali. Nella maggioranza dei casi risiede in quartieri o paesi di-versi dall’ubicazione del negozio. Senza pretesa di scientificità, ma comunque interessante, è l’identikit fornito dalla testimonianza di Paola Paladini, titolare di Ekobolle, primo negozio di detersivi alla spina del Salento, con sede a Lecce.

etc…) in modalità sfusa e in conte-nitori propri. Nella maggioranza dei casi, inoltre i prodotti scelti per la vendita rispondono ad ulteriori carat-teristiche di eco-sostenibilità relative all’impatto ambientale, alla produ-zione biologica o alla distribuzione a km 0Vantaggi per l’utente: Il servizio ab-

batte i costi relativi all’acquisto dei contenitori con vuoto a perdereVantaggi per l’ambiente: Riduzio-ne della quantità di rifiuti immessi nell’ambiente. Riduzione del fabbi-sogno energetico legato alla produ-zione, alla distribuzione, alla raccolta e all’eventuale riciclaggio dei mate-riali di imballaggio e dei contenitori.

A cura di Luca SPAGNOLO

Page 7: Volontariato Salento Giugno 2011

7PRATICHE SOSTENIBILIA cura di Lara ESPOSITO

Oltre la crisi c’è il Gas. Non si tratta di nuove politiche energetiche ma

di una visione differente delle dinami-che legate all’acquisto dei beni. Gas non è altro che un acronimo di “Gruppo d’acquisto solidale”, un insieme di per-sone che decidono di incontrarsi per ac-quistare all’ingrosso beni alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. La modalità – e non è poco – è “soli-dale”. È questo, infatti, il criterio guida nella scelta dei prodotti che abbraccia non solo i membri del gruppo ma anche i produttori stessi, intrecciando anche la questione ambientale. In Italia il primo Gas risale all’esperienza di Fidenza nel 1992. Ad oggi sono circa 1.200 in tutto il territorio nazionale, con una crescita del 20% all’anno. Che si tratti di beni alimentari, scarpe o energia poco im-porta: l’idea è quella di mettersi in rete con chi produce, assorbire e superare il kilometro zero, trasformandolo in un valore condiviso. Inevitabilmente, alla necessità di conoscere cosa e come si acquista, di cercare i prodotti sani e na-turali e di tutelare pratiche eco-sosteni-bili si aggiunge un rinvigorimento delle economie locali. I produttori, infatti,

spesso inghiottiti dalle logiche di mer-cato, possono, grazie ai Gas, eliminare i costi di intermediazione e inserirsi in un mercato nuovo, consapevole, atten-to e finalmente non più di nicchia. A farla da padrone rimangono i beni alimentari: mangiar sano, infatti, rima-ne uno degli obiettivi principe. Ripen-sare la relazione con il cibo, conoscer-ne la provenienza, la qualità, seguirne la crescita e il processo di produzione, avvicinare consumatore e produttore tanto da farlo diventare una cosa sola. Nascono così i cosiddetti Gat (Gruppi di acquisto di terreni), insiemi di perso-ne che acquistano in comunità un pezzo di terra – uno dei pochi beni “stabili” rimasti – per gestirlo o addirittura col-tivarlo in cooperativa. Tra le esperienze di “ritorno alla terra”, anche la Puglia si è fatta strada. A Bari, nel quartiere Japigia, l’associazione “Ecopolis” è riuscita a rendere stabile un progetto di orto urbano, un fondo di terra con-diviso da più famiglie della zona che lo hanno curano insieme. In Salento l’as-sociazione di volontariato “Donne del Sud” ha messo a disposizione un pezzo di terreno, sementi e piantine, invitan-

La condivisione della “cosa pro-pria” libera le energie e le po-

tenzialità di un territorio. I gruppi di acquisto solidale hanno ben chiaro questo principio di base, nonostante si tratti di un universo piuttosto variega-to. Gas, infatti, comprende dalla pra-tica di 2-3 famiglie che fanno la spesa insieme presso l’agricoltore vicino, ai grossi gruppi di 70-80 nuclei familiari capaci di risollevare l’economia di un territorio. Non sempre è facile venire a cono-scenza dell’esistenza di un Gas. Mol-to spesso si tratta di gruppi informali che nascono e si diffondono grazie al passaparola. In Salento di esperienze simili se ne contano diverse. Tra queste opera il Gruppo d’acquisto solidale Lecce, una realtà informale divenuta auto-noma da circa un anno e mezzo. Solo da settembre 2010, però, il gruppo è diventato stabile con un giro di 25-30 famiglie che acquistano i panieri (uni-tà di misura tipica dei Gas costituita da una selezione di prodotti di stagio-ne) con una certa frequenza, ospitati da “Luogo comune”, un progetto di valorizzazione del dono dell’associa-zione “Il formicaio”. Nel tempo sono spesso cambiate le aziende di riferimento – e probabil-

mente cambieranno ancora – ma le persone che gravitano intorno all’idea di acquisto solidale sono rimaste le stesse. Ciò che conta, infatti, è il processo, il cammino intrapreso nel tentativo di migliorare sempre, man-giando bene e supportando il territo-rio. Uno dei punti principali, infatti, è che i prodotti siano “naturali”. «La questione del biologico per noi – spie-ga Saverio Alemanno del Gas Lecce – va al di là della carta ma si basa soprattutto sulla fiducia». Un legame che si crea con il produttore anche e soprattutto grazie a periodici incontri, visite, cene sociali. È proprio attraverso l’incontro che il Gas sceglie criticamente dove rifor-nirsi. «Ė essenziale – spiega Angela De Lorentis del Gas Lecce – che i prodotti siano locali ma bisogna fare delle distinzioni perché non tutto il locale ci interessa. C’è l’azienda vici-na, infatti, che è di grandi dimensioni ed esporta e poi c’è il classico con-tadino». Ovviamente tra le due realtà a vincere è sempre la seconda. «In questi mesi abbiamo visto bellissime aziende che producono biologico – continua Angela –, grandi agriturismi in cui, però, percepisci la distanza dalla terra perché prevale soprattut-to uno spirito imprenditoriale. Noi

semplicemente cerchiamo una cosa diversa». Produrre biologico, infatti, non sem-pre si traduce in un legame forte con la terra, con la sua lentezza e la gran-de pazienza che richiede. Conoscere, inoltre, vuol dire fare rete, altra parola chiave della “filosofia” del Gas. Condividere competenze, esperienze e risorse tra produttori e con altri gruppi d’acquisto serve per facilitare le consegne, dividersi la fatica dell’organizzazione, conosce-re realtà nuove e radicarsi sempre di più nel territorio. Il Gas di Lecce, ad esempio, collabora da tempo con quello della vicina Copertino, gestito dall’associazione culturale di pro-mozione sociale “Naturare” con cui condivide l’acquisto del pane della comunarde di Urupia, dividendo così le spese del viaggio fino al tarantino.

YES, WE GAS!

CONDIVIDO ERGO SUM

Insieme di cittadini, uniti dalla voglia di acquistare criticamenteprivilegiando modalità eco-sostenibili e solidali

Se uno dei punti che sta più a cuore ai Gas è di eliminare gli

intermediari il passo in avanti fat-to negli ultimi mesi dal gruppo di Lecce ne rappresenta il punto d’ar-rivo, facendo coincidere consuma-tore e produttore in un progetto di orto comune. L’idea è nata dall’in-contro con Roberto Polo, contadi-

no della zona vicina al parco Litorale di Ugen-to che da anni cerca mo-dalità di partecipazione attiva alla coltivazione dei suoi terreni. Alcuni membri del Gas di Lec-ce hanno idealmente ac-quistato una parte di ter-ra, lavoro e competenza di Roberto, scegliendo loro stessi cosa piantare. «In questo modo abbia-mo l’impressione di par-tecipare a una cosa vera – commenta entusiasta Daniela De Blasi del Gas Lecce – perché pos-siamo collaborare per-sonalmente con chi pro-duce, avere un contatto diretto. In questo modo ci sentiamo a casa e sap-piamo davvero cosa por-tiamo nel nostro piatto». Non si tratta di una mera partecipazione formale: chi vuole può andare ad aiutare fattivamente Ro-berto nel suo/loro orto. La percezione che l’or-to sia davvero di tutti, quindi, serve proprio a

incoraggiare le persone a contri-buire alla sua cura. «Io credo che partecipare attivamente al lavoro in campagna – commenta anco-ra Angela – sia il modo migliore per far capire alle persone quanto ci vuole per far nascere e curare una pianta e sperare in una presa di coscienza sugli sprechi alimen-tari». Ripensare il valore del cibo, quindi, soprattutto quello naturale o biologico, è un atto di sosteni-bilità ambientale importante. «Da quando ho visto quanto costa far crescere i prodotti in campagna – conclude Angela – non elimino più nulla dalla mia alimentazione. Spesso si tende a svalutare il valo-re del cibo: seguendone invece il processo, la fatica, la lentezza, lo si apprezza di più».

RITORNO ALLA TERRA

Ovvero l’orto comune di chi acquista solidale

Riflessioni e percorsi di uno dei Gruppi d’acquisto solidale a Lecce

do donne – ma non solo – di qualsiasi età a coltivarvi un orto, sotto la guida di un’agronoma. Il raccolto viene infine suddiviso tra le novelle contadine, e ov-viamente è gratuito. Sempre nei pressi di Lecce, un’idea simile è quella della società cooperativa “Natura mediterra-nea” che mette a disposizione lotti di terreno da coltivare insieme, fornendo anche in questo caso agli interessati gli attrezzi, i semi, l’impianto di irrigazio-ne e supporto. Un pullulare di esperien-ze variegate segnate non solo da una sempre crescente attenzione ai beni d’uso, ma anche dalla riscoperta della cooperazione quale strada necessaria alla sopravvivenza.

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8DOSSIER

S.S. 275: ECCO PERCHÉ LO “SCHIAFFO” AI VOLONTARI È UNA SCONFITTA PER LO STATO

di Luigi RUSSO

La vicenda del potenziamento della strada Maglie-Leuca, la S.S. 275,

che prevede una vera e propria autostra-da (senza pedaggio, per ora) a 4 corsie da Maglie a Leuca, per un costo presun-to di circa 300 milioni di euro, con la sentenza del Consiglio di Stato (CDS) n. 3662 del 2011 finisce di essere una battaglia principalmente ambientalista-paesaggistica della difesa dei “beni comuni” (dal punto di vista della “cit-tadinanza attiva”) o per la sicurezza e lo sviluppo industriale (dal punto di vista della maggior parte del forze politiche), e diventa una questione di democrazia e di diritto. Perché questa sentenza, cla-morosamente, dichiara le associazioni di volontariato (Federconsumatori, Arci Japige, Coppula Tisa, Sos Costa Salento, Gaia, Comitato 275, Mir Preko Nada) presentatrici del ricorso sull’ultimo trat-to da Montesano a Leuca, “non legitti-mate” ad adire ricorsi amministrativi, accogliendo così la tesi della Provincia di Lecce. La Provincia, per semplifica-re, ha chiesto al CDS di mettere a tacere i propri cittadini “dissenzienti”!Ripercorriamo brevemente lo storico di questo progetto, per capire me-glio. L’idea nasce circa 30 anni fa, per dare risposta a due biso-gni: di una viabilità scorrevole che collegasse le zone industriali di Patù, Gagliano del Capo, Cor-sano, Alessano, Tricase con Ma-glie e Lecce e l’Italia, quando da quei paesi del Capo partivano TIR pieni di calze e cravatte e scarpe verso l’Europa e verso il mondo, e quando nel Sud Salento si parlava addirittura di sovraoccupazione; il secondo bisogno è quello di bypassare i centri storici dei co-muni di Alessano e Lucugnano e in parte Montesano, migliorando la qualità della vita e la sicurezza degli abitanti di quei due paesi. Se l’industrializzazione fosse ri-masta come in quegli anni, l’au-tostrada da Montesano a Leuca, seppure invadente e impattante, sarebbe stata indispensabile; ma siccome tutte le zone industriali di quei paesi sono diventate con gli anni delle cattedrali nel deserto, il primo “grosso motivo” con il tempo è totalmente decaduto. Il secondo motivo, invece, rimane ancora in piedi, chiede ancora oggi adeguata risposta. Ma qui si apre un’altra questione: qua-le modello di sviluppo il Salento vuole darsi? E in base al modello di svilup-

po, quale infrastrutturazione stradale, portuale, ferroviaria, sociale, sanitaria, ecc.? La Provincia di Lecce approvò a metà dello scorso decennio, all’unani-mità, un Piano Territoriale di Coordi-namento innovativo e intelligente, che scelse di “vedere” il Salento come un grande “Parco”, e dunque mise in pie-di una teoria economica dello sviluppo che abbandonava la chimera dell’indu-strializzazione e puntava invece realisti-camente a valorizzare la materia prima

di cui il Salento è ancora ricco: la bel-lezza, la cultura, le sue tradizioni. Come strumento operativo consequenziale si pensò di potenziare il turismo “lento”, l’unico capace di fare contemplare e gu-stare la bellezza del territorio, la cultura, i sapori, i colori, la musica, le tradizio-ni, la spiritualità, perfino i volti delle

persone. Tutto il marketing territoriale salentino dell’ultimo decennio è andato in questa direzione, sostenuto anche da una forte cinematografia di rilievo na-zionale qui prodotta. Ottimi i risultati: è aumentata la capacità attrattiva del Sa-lento, sono aumentati i turisti, sono au-mentate le entrate economiche. I turisti che vengono nel Salento hanno le idee chiare: vogliono questi paesaggi con la loro luce, vogliono i muretti a secco e le Pajare e gli alberi di ulivo e di car-

rubo e le querce, vogliono un mare pulito, vogliono ballare la pizzica, vogliono dormire nei bed&breakfast nei centri storici dei paesini, vogliono gustare la cucina salentina e partecipare alle sagre.Come risolvere allora la que-stione della sicurezza e dei passaggi della 275 nei centri storici di Alessano e Lucugna-no, visto che sulla 4 corsie fino a poco oltre Montesano sono tutti d’accordo? La risposta più “intelligente” è quella di pen-sare a una messa in sicurezza della attuale tracciato, con delle varianti: migliorando la situa-zione degli incroci, pensando a due extramurali adeguate nei paesi di Alessano e Lucugnano, come se ne vedono tante, anche in provincia di Lecce; oppure trovando soluzioni tecniche alternative come quella del col-legamento tra Montesano e la

Cosimina di Tricase (appena un chilo-metro), a basso costo e a basso impatto e continuando con una circonvallazione di Corsano, già disegnata dai tecnici della Provincia. Questo dicono i volon-tari da decenni. Questo, invece, i politici non vogliono sentire. Ma perché quasi tutti i politici, ultimo arrivato Vendola,

si sono rassegnati allo “sbraco” dell’au-tostrada? Le spiegazioni sono sostan-zialmente due. La prima: abbiamo catturato – dicono i politici – un finanziamento da quasi 300 milioni di euro, metà della Regione Pu-glia, metà attraverso la Legge Obiettivo, e allora dobbiamo fare un unico proget-to, non importa se sovradimensionato rispetto al bisogno e rispetto alla voca-zione del territorio, e se non lo mettiamo subito in cantiere perdiamo metà di que-sti soldi. La seconda spiegazione: c’è crisi e siccome non abbiamo altre idee o possibilità di sviluppo – dicono sempre i politici – allora il progetto da 300 milio-ni potrebbe essere un sollievo per l’oc-cupazione del nostro territorio, aprendo un cantiere per 5-10 anni che darebbe la-voro a qualche centinaia di persone. Ce ne sarebbe una terza di spiegazione, che richiamiamo per dovere di completezza: c’è odore di affari per il “partito del ce-mento e dell’asfalto”, che notoriamente è sempre generoso con i partiti…Torniamo infine alla questione della sentenza della quarta sezione del Consi-glio di Stato, la n. 3662, che considera la cittadinanza attiva meno dei proprietari, meno dei politici. I cittadini volontari le hanno cercate tutte le parole e le oppor-tunità di dialogo per dissuadere questa politica dal suo progetto di distruzione del territorio vergine tra Montesano e Leuca; ma la politica si è chiusa a riccio. I cittadini volontari hanno poi provato con i ricorsi al Tar (uno a loro favorevo-le, uno a loro contrario), ottenendo un piccolo risulato, quello della modera-zione dell’impatto nel cosiddetto ultimo miglio da Corsano a Leuca; hanno pro-vato con il Consiglio di Stato, mettendo in evidenza notevolissime e gravissime incongruenze (e forse anche qualcosa di più grave) dell’iter della progettazione dell’autostrada, ma il CDS ha deciso di

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9DOSSIER

TAPPARE LA BOCCA ALLE ASSOCIAZIONI VA CONTRO LA COSTITUZIONE

VISIONI OPPOSTE SUL RUOLO DEI CITTADINI

ART. 118 DELLA COSTITUZIONE

non entrare nel merito delle anomalie amministrative del progetto e di respin-gere quindi il loro ricorso per difetto di legittimazione a difendere interessi comuni (un’altra sentenza dello stesso organo, sesta sezione, la n. 3107/2011 dice cose diametralmente opposte!!!). Nel mese di giugno dell’anno 2011, 150° della Repubblica italiana, con que-sta sentenza – secondo il prof. Giuseppe Cotturri – è avvenuta una vera e pro-pria violazione della Costituzione, che nell’art 118 (quarto comma) teorizza in-vece altro ruolo e altro compito per i cit-tadini volontari, e soprattutto altri rap-porti tra politica e cittadinanza attiva. Nonostante le ripetitive affermazioni “catartiche” degli uomini della Provin-cia di Lecce che ostentano “vittorie”, la battaglia, certamente, non è finita, e continuerà con acuti progressivi, provo-cati – questo occorre ribadirlo – soltan-to dalla chiusura a riccio, dalla suppo-nenza della politica! Fallito il dialogo costruttivo sui “beni comuni” rimane solo la strada giudiziaria: ricorsi al Tar degli espropriati, probabilmente ricorsi alla Procura della Repubblica, ricorsi alla Corte Europea, Adunanza Plena-ria del Consiglio di Stato per dirimere il conflitto tra la quarta e sesta sezione nelle sentenze 3107 e 3662, e così via. Questa conflittualità progressiva è cer-tamente il fallimento delle ragioni del-lo Stato e della democrazia. I volontari che resistono, che combattono, che non cedono sui principi fondativi della re-sponsabilità, sono un po’ come i profeti della democrazia, che sarebbe meglio proteggere, piuttosto che schiaffeggiare. Se la politica lo capisce si potrà tornare a parlare di “beni comuni”, di sviluppo, di qualità della vita. Se la politica non lo capisce parleranno, per tanto tempo ancora, gli avvocati e i giudici.

Il prof. Giuseppe Cotturri è ordinario di Sociologia dei Fe-nomeni politici, di Sociologia del diritto e della devian-

za e di Sociologia Politica presso l’università degli studi di Bari. Ma la sua fama, oltre ai numerosi studi di diritto, è legata anche al fatto che ha contribuito alla definizione del percorso di riforma del Titolo V della Costituzione, conva-lidato poi nel 2011 dal Referendum Popolare. Quando ha saputo della sentenza del Consiglio di Stato 3662/2011, nel-la quale si dice che le Associazioni non hanno titolarità a difendere i “beni comuni” come il territorio, il paesaggio, i beni archeologici e storici, è saltato sulla sedia.Professore, la Cittadinanza attiva del ter-ritorio salentino non è proprio “niente” per lo stato italiano e per la Provincia di Lecce? Andando oltre alla questione di merito, cioè di quella maledetta o benedetta autostrada che si vuo-le costruire, io dico che qualcuno ha voluto infliggere uno schiaffo non solo e non tanto alle Associazioni e ai volonta-ri, e questo è già gravissimo, ma alla Costituzione stessa, e questo è molto preoccupante. E’ evidente che le Associazio-ni che hanno presentato il ricorso al Consiglio di Stato, che agiscano o meno a livello nazionale, hanno tutta la titolarità a difendere e promuovere i “beni comuni” e, quindi gli in-teressi generali. La sussidiarietà richiamata nella prima sen-tenza del 23 Maggio, la 3107, è proprio in linea con il prin-cipio costituzionale espresso nell’art.118. Questo interesse centrale è identificato dalla dottrina, ma sta diventando sem-pre più corposo anche nella proposta sulla quale sta lavoran-do una commissione con personaggi del calibro di Rodotà che sta proponendo addirittura una riforma del codice civile

per inserire tra il “bene privato” e il “bene pubblico”, anche il “bene comune”. L’interesse generale è un modo concreto che rende legittima l’iniziativa di cittadini singoli e associati per la protezione dei beni comuni. Non si può disconoscere questo, soprattutto in sede processuale. Che le associazioni possano costituirsi parte civile a sostegno di questi interessi diffusi, è una questione che da decenni è stata risolta in senso favorevole. La Costituzione va oltre, dice che i singoli cit-tadini possono prendere autonome iniziative, ma dice anche che i poteri istituzionali devono andargli dietro, sostenerli,

accoglierli e valorizzarli, anziché attac-carli. Tra questi poteri ci sono anche quelli giurisdizionali. Chiudere le porte ai cittadini che agiscono nell’interesse generale e per i beni comuni è contro l’art. 118 della costituzione.Come giudica la posizione della Pro-

vincia di Lecce, che ha suggerito al Consiglio di Stato, che lo ha recepito, di tenere escludere il punto di vista delle associazioni?Certamente questa è una concezione antica della politica, un concezione che non conosce e non interpreta la Costitu-zione. Vale esattamente il contrario: alla Provincia di Lecce e agli altri enti locali tocca mettersi accanto ai cittadini e costituirsi essi stessi parte civile per sostenere e favorire le istanze dei cittadini. La mentalità politica che ritiene che la cittadinanza attiva deve stare in secondo piano e antistorica. La Costituzione ha un altro modello. In tutti i paesi europei la sussidiarietà è accompagnata e favorita. Le direttive euro-pee indicano nella democrazia partecipativa e nel principio di sussidiarietà aperto ai cittadini la linea di sviluppo della costituzione europea.

Avvocato, il Consiglio di Stato ha deciso di far pro-pria la tesi dell’avvocato Quinto e della Provincia di Lecce che ritiene le associazioni non legittimate a fare ricorso. Perché?Il perché rientra nell’orbita dell’elemento psicologico del giudice che ha scritto le motivazioni. La sentenza si ferma sulla soglia del merito che i comitati dei citta-dini salentini hanno prospettato. Questa decisione del Consiglio di Stato, però, non modifica la situazione giuridica tra fautori e contrari, perché in questo caso i giudici hanno evitato semplicemente di cimentarsi sui motivi di diritto da noi sollevati. Che potranno essere avanzati da ulteriori soggetti primi tra tutti i proprieta-ri, “vittime” delle imminenti procedure di esproprio.In appena un mese ci sono state due sentenze del Consiglio di Stato, la 3662/2011 riferita alla 275 e la 3107/2011 che dicono cose diametralmente opposte sul ruolo della cittadinanza attiva. Come spiega que-ste due diverse posizioni su una stessa questione?Si spiega semplicemente come chiaro contrasto di orientamento tra due sezioni dello stesso consiglio. La 3107 è della sesta sezione, e interpreta le relazio-ni di diritto pubblico tra le autorità e la cittadinan-za destinataria dei provvedimenti come avanzamento degli spazi di democrazia previsti dall’art. 118 Co-stituzione e dal Diritto Comunitario. L’orientamento

dell’altra sezione, la quarta, quella che ha bloccato le associazioni, è un orientamento restrittivo a mio av-viso inadeguato e non conforme ai dettami della carta costituzionale. Dinanzi a questo contrasto nello stes-so arco temporale (23 maggio e 16 giugno) il codice del processo amministrativo prevede che ci si rimetta all’adunanza plenaria che deve dirimere il contrasto e garantire una uniformità di orientamento, perché non accada più che situazioni omologhe siano trattate in maniera differente.Come spiega la posizione della Provincia di Lecce? L’iperattivismo della Provincia è incomprensibile, vista la mancanza di competenza che quell’ente ha rispetto alle opere stradali statali, ed evidentemente trova spiegazione esclusivamente in una chiave di let-tura riferita esclusivamente a interessi politici e, forse, di consenso. Mai come in questo caso le dichiarazioni trionfalistiche di vittoria di esponenti di questo ente all’indomani della lettura della sentenza risultano smentite: il tema controverso, che noi abbiamo sotto-posto al CDS e che non è stato esaminato, amplia le questioni strettamente collegate alla varabilità o meno della cantierizzazione. Noi afferiamo al principio di legalità in sede di progettazione di un’opera destinata a cambiare l’assetto del territorio, peraltro di una bel-lezza irripetibile.

“Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropoli-tane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenzia-zione ed adeguatezza.I Comuni, le Province e le Città me-tropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regiona-le, secondo le rispettive competenze.La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell’articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento nella materia della tu-tela dei beni culturali.Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’au-tonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di atti-vità di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Intervista al prof. Giuseppe Cotturri dell’Università di Bari

Intervista all’avv. Gino Paccione, difensore delle ragioni delle associazioni di volontariato sulla vicenda del progetto della S.S. 275

Page 10: Volontariato Salento Giugno 2011

10DISABILITÀ

LEGGE 104/92, ECCO LE MODIFICHE

IL SOSTEGNO NON SI PRIVATIZZA

“PADRE NOSTRO, DAGLI OGGI UN FIGLIO DISABILE”“Una benedizione tutta speciale”

così la definisce Simona Bellini, presidente del Comitato per il pre-pensionamento dei familiari di di-sabili gravi e gravissimi, quella che rivolge con esasperazione e coraggio al Padre dei cieli, una benedizione rivolta ai politici sordi e al mondo dell’informazione, a quei “paladini delle ingiustizie ma che ignorano le nostre situazioni rendendoci invisibi-li, contrariamente alla missione alla quale dovrebbero essersi votati”. “Ti prego Padre, manda a coloro che ci governano un figlio o un nipote gra-vemente disabile, fai scoprire loro il sacrificio di una dedizione totale, 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno, senza riposo né interruzioni. Permetti loro di scoprire l’amore incondiziona-to necessario per cambiare pannoloni maleodoranti, asciugare saliva, lavare,

accudire, inserire cateteri, imbocca-re, somministrare medicine, gestire le emergenze di crisi epilettiche, aggressività, autolesionismo, notti insonni..”. Ma qual è la situazione del disegno di legge più lungo che la storia legi-slativa italiana abbia mai conosciuto? Dopo 16 anni di attesa, il disegno di legge è all’esame della Commissione Bilancio del Senato che dovrà valu-tarne l’impatto economico mentre i familiari dei disabili gravi e gravissi-mi lo considerano piuttosto riduttivo. Il disegno di legge prevede 4 anni di abbassamento dell’età anagrafica e il “coefficiente 92” (età anagrafica più anni di contributi) per poter richie-dere il pensionamento, un parametro considerato dal Comitato dei familiari “perverso in quanto - dato che il coef-ficiente valido per tutti al momento è

96 - su questo punto gli anni concessi sono in realtà solamente 2 visto che ogni anno che trascorre si aumenta di 2 punti, 1 per l’età ed uno per i contributi”. Questo vuol dire che per poter anda-re in pensione veramente a 56 anni il familiare dovrebbe avere almeno 36 anni di contributi: “un sogno – dicono dal Comitato - specie per le mamme, spesso fruitrici dei permessi mensili concessi dalla legge104 che per cir-ca 10 anni non sono stati coperti con contribuzione figurativa e ancora più spesso costrette ad optare per l’orario di lavoro part-time che prevede una contribuzione proporzionalmente ri-dotta”. Inoltre il disegno di legge non prevede alcuna contribuzione figurati-va per quanto concesso.Un testo imperfetto sotto molti punti di vista, che è stato approvato dalla

Camera dei deputati il 19 maggio 2010 e da circa un mese e mezzo staziona in Commissione bilancio del Senato con brevi passaggi alla Commissione lavoro dove ieri, nonostante fosse in calendario, non è stato discusso. “La verità – dice Simona Bellini – è che questa non è un’emergenza per nessu-no e che non hanno alcuna voglia di approvare questo testo di legge perché la copertura dovrebbe essere garantita dai risparmi delle auto blu dei politici”, così come prevede il testo attualmente.Da qui il grido di rabbia della Bellini che è anche un augurio vero, “quello di fare l’esperienza diretta di un amo-re unico, totalizzante” come quello che ogni giorno sperimenta Simona con impegno e sacrificio, “l’esperien-za di vita più bella che il buon Dio mi abbia dato” dice.

Luigi Conte

Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema del decreto legislativo su permessi e congedi, dopo l’entrata in vigore del collegato lavoro della leg-

ge183/2010. Esso modifica l’art.33 della legge 104/1992.Il testo per “il riordino e la riduzione delle possibilità di fruizione di permessi, congedi e aspettative nel settore pubblico e privato”, introduce novità che sia le associazioni di categoria sia quelle di volontariato non considerano positive. Cambia il congedo di maternità: nel caso di interruzione spontanea o terapeu-tica della gravidanza le lavoratrici potranno tornare al lavoro in qualunque momento, con un preavviso di dieci giorni al datore di lavoro. Per il congedo parentale, i lavoratori con un minore affetto da handicap grave, avranno diritto all’allungamento del congedo fino a tre anni, entro il compimento dell’ottavo anno del bambino, e se il minore non è ricoverato.Le novità più discusse sono i congedi per l’assistenza a soggetti portatori di handicap in situazione di gravità (ex art.33). Il lavoratore potrà prestare assi-stenza a più persone solo se si tratta del coniuge o di un parente affine entro il primo grado, e non più entro il secondo. Rimane il secondo, e non il terzo, solo se i genitori o il coniuge della persona con handicap abbiano più di 65 anni o siano anche loro disabili. Si dovrà identificare un referente unico che assista la persona disabile e che abbia diritto ai permessi. Unica eccezione i genitori che possono prendersi cura del figlio alternativamente.Per i congedi straordinari per la cura di parenti in condizioni di disabilità gra-ve, aumentano i possibili beneficiari, ma se l’assistito risiede in un comune distante più di 150km dal luogo di residenza del lavoratore, quest’ultimo dovrà dimostrare di averlo effettivamente raggiunto.Rimangono irrisolti molti dubbi e così i diversi casi arrivano all’interpello del ministero del Lavoro.La “Fish” (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) ha cercato di modificare il nuovo testo in corso d’opera. «Abbiamo avuto modo di pro-porre – commentano dalla Federazione – alcune modifiche che rendessero il testo più equo, in particolare per la concessione dei permessi durante i rico-veri ospedalieri. Quello di cui non si tiene conto con queste normative è che i reali beneficiari sono le persone con disabilità, non tanto i lavoratori che si avvalgono delle suddette agevolazioni. Rientra tutto nell’ottica di una raziona-lizzazione che contiene la concessione dei permessi e dei congedi ma a danno di chi ne ha bisogno».

Sara Beaujeste D’Arpe

I dati presentati nel rapporto “Gli alunni con disabilità nella scuola italia-na: bilancio e proposte”, redatto dall’associazione “Treelle”, Caritas e

Fondazione Giovanni Agnelli, mostrano una costante crescita del numero di alunni disabili nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Erano 138 mila e 600 nell’anno scolastico 2001/02 e sono divenuti 200mila nel 2009/2010, con un aumento di 62mila unità (+45%) in poco meno di un decennio, so-prattutto nelle secondarie di secondo grado. Ma qual è la loro situazione? Da marzo è alla discussione del Senato una nuova proposta di legge “Disposizioni per favorire il sostegno degli alunni con disabilità” che delega il sostegno scolastico ad aziende private. Secondo il Coordinamento italiano insegnanti di sostegno «la proposta di legge mira a creare un luogo in cui prima della persona e della sua dignità appaia ciò che lo rende diverso, stigmatizzando il funzionamento individuale. La non-classe disegnata dai due senatori, Bevilacqua e Gentile, proporrebbe “alunni con…”, suddivisi per fasce o per gruppi». Inoltre l’elemento della proposta di legge che ha fatto più discutere è la possibilità per i privati di intervenire in progetti scolastici a favore del sostegno degli alunni con disabilità.Secondo Lucio d’Arpe, presidente dell’associazione “Aeeos Onlus” (Asso-ciazione europea extraeuropea operatori specializzati) e insegnante di soste-gno «è un’altra manovra politica per distruggere e destabilizzare la scuola italiana e la qualità del suo servizio. Per anni la nostra scuola è stata presa a modello per le modalità innovative di tipo didattico e metodologico attinen-ti l’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap. Lo stato – continua D’Arpe – non può delegare a privati una parte così delicata e importante del servizio di integrazione scolastica. Per anni l’amministra-zione scolastica ha investito sugli insegnanti di sostegno che sono stati preparati con corsi di formazione per docenti già in ruolo o tramite la frequenza di corsi Ssis. Solo oggi danno garanzia che il servizio offerto dalla scuola sia di qualità e il loro operato è sempre sotto il controllo del collegio dei docenti e del consiglio di classe. L’eventuale personale docente esterno, con contratto diverso da quello del personale docente statale, non dovrà rispondere del proprio operato agli organi collegiali della scuole e si cercherà sul mercato il prezzo più basso. Le associazioni – conclude il presidente – si batteranno quindi per tutelare i diritti degli alunni e per un effettivo processo di apprendimento così come sancito dalla Convenzione Onu del 2006».

S.B.D.

Nuove strette su permessi e congedi. Secondo la Fish «i reali beneficiari sono le persone con disabilità, non i lavoratori che

si avvalgono delle agevolazioni»

In una scuola sempre più azienda, ora anche l’apprendimento degli alunni disabili potrebbe passare a ditte private

Il grido esasperato e provocatorio della presidente del Comitato per il prepensionamento dei familiari di disabili gravi e gravissimi, dopo 16 anni di discussione di una legge che proprio non vuol vedere la luce

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11DISABILITÀ

CERCASI DIRITTO AL LAVORO

LICENZE D’EVASIONE

Le tante aziende salentine che non coprono i posti di lavoro destinati alle persone disabili arrivano in Parlamento

Il nuovo Decreto Sviluppo cancella l’obbligatorietà del certificato sull’assunzione di persone con disabilità per le aziende che vogliano accedere a finanziamenti pubblici

La guerra è guerra per tutti. Se trovare un seppur minimo – fi-

guriamoci dignitoso – spazio nel mondo del lavoro sembra essere una corsa a ostacoli, per le fasce più de-boli diventa sempre più arduo. Alla scure sul welfare, infatti, si aggiunge anche una strizzatina d’occhio a chi aggira la legge sull’ottemperanza. Sembra questa l’unica lettura possi-bile rispetto alla sparizione dell’ob-bligo di certificare l’assunzione delle persone con disabilità secondo i modi e le percentuali stabilite dalla legge 68/99 sul collocamento obbligatorio. La nuova norma è passata con l’en-trata in vigore del Decreto Svilup-po (70/2011), approvata a colpi di fiducia, e va a modificare una parte sostanziale contenuta nel vecchio Codice degli Appalti (decreto legi-slativo 12 aprile 2006, n. 163). Nello specifico, i principi della legge 68 del 1999 rimangono uguali, in quanto le imprese, sia pubbliche che priva-

te, “qualora partecipino a bandi per appalti pubblici o intrattengano rap-porti convenzionali o di concessione con pubbliche amministrazioni, sono

tenute a presentare preventivamente alle stesse la dichiarazione del legale rappresentante che attesti di essere in regola con le norme che disciplinano il diritto al lavoro dei disabili, nonché apposita certificazione rilasciata dagli uffici competenti dalla quale risulti

l’ottemperanza alle norme della pre-sente legge, pena l’esclusione”. Ciò che è stato boicottato con il Decreto sviluppo, in sostanza, è lo strumento

di controllo principale per la verifica delle assunzioni, eliminando la bre-ve ma decisiva “che non presentino la certificazione di cui all’art.17della legge 12 marzo 1999 n.68”. Il punto è che il Codice degli Appal-ti ha rappresentato finora un ultimo

baluardo per mantenere la possibilità alle persone disabili di trovare occu-pazione. La legge 68/99, infatti, che disciplina l’obbligo di inserimento lavorativo e sancisce le quote da ri-spettare per le aziende, pubbliche o private, nella fattispecie veniva su-perata dal pagamento di una penale. In soldoni, pur di non assumere una persona disabile, le aziende molto spesso preferiscono pagare una mul-ta. L’accesso ai finanziamenti pubbli-ci, quindi, rimaneva l’ultimo incenti-vo reale per l’assunzione delle fasce deboli. Eliminato l’unico, concreto strumento di controllo affinché la procedura sia corretta, le carte in ta-vola si rimescolano tutte. Il meccani-smo è sottile, ma apre zone d’ombra in cui a vincere non è certo il diritto della persona disabile ad avere una possibilità, ma uno sbrigativo snel-limento burocratico dal retrogusto amaro della licenza all’evasione.

Che la parola disabilità non faccia rima con lavoro è abbastanza evi-dente, ma che diventi sempre più arduo ritrovare una seppur lontana

assonanza è sconfortante. Ovviamente il riferimento non è alla pronuncia, ma al contenuto delle due, spesso inconciliabili, parole. In Salento, la lista di aziende, pubbliche e private che, seppur obbligate, non hanno assunto nessun disabile è lunga. In Provincia di Lecce sono circa 22mila gli iscritti nelle liste dei disabili, così come pre-visto dalla legge 68 del 1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, la quale stabilisce, tra le altre cose, che i datori di lavoro soggetti alle di-sposizioni della suddetta norma sono tenuti a inviare agli uffici competen-ti un prospetto dal quale risultino il numero complessivo dei lavoratori dipendenti, il numero ed i nomina-tivi dei lavoratori computabili nella quota di riserva, nonché i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i lavoratori disabili. La legge 68 del 1999, infatti, prevede l’obbligo per le aziende che hanno più di 35 dipen-denti ad assumere obbligatoriamente quote di persone disabili iscritti nelle liste speciali di disoccupazione, op-pure iscritti alle liste dei disoccupati che siano orfani e i coniugi superstiti di coloro che sono deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio, nonché i coniugi e i figli di chi è stato riconosciuto grande invalido di guerra, per cause di servizio o di lavoro, ed i profughi italiani rimpatriati. La Provincia di Lecce ha recentemente pubblicato le liste delle aziende, pubbliche e private, che a fine 2010, se pur obbligate ad assumere disabili in base alla legge 68/99, si sono sottratte a tale obbligo. Tra queste aziende piccole e grandi, pubbliche e private, senza distinzione di grado e misura, dalla Asl di Lecce (al primo posto con un deficit di 18 posti) all’Università del Salento (5 posti) fino all’Enel (ben

12 scoperture) e a Telerama (4 posti) per un totale di 48 aziende private e 11 pubbliche. La spinosa questione è arrivata persino in Parlamento grazie a Teresa Bellanova che ha presentato un’interrogazione ai ministri Mau-rizio Sacconi e Renato Brunetta. «Si continua indisturbati– recita l’inter-rogazione –, purtroppo, a violare la legge. Nella sola provincia di Lecce, difatti, attualmente gli iscritti nelle liste dei disabili sono circa 22.820 e tra

questi solo un numero esiguo riesce a trovare collocazione nel mondo del lavoro. Anche in provincia di Lecce sono tantissime le aziende, sia pub-bliche che private, che preferiscono pagare sanzioni salatissime piuttosto che svolgere il proprio importante ruolo nel garantire un’esistenza di-gnitosa a chi è costretto ad affrontare la vita in salita». La crisi economica, infatti, e il blocco delle assunzioni, ha seminato vittime soprattutto tra le fasce più deboli. «Per questi mo-tivi – conclude la Bellanova – ho ritenuto, con questa interrogazione, di dover esortare il Governo ed i Mi-nistri competenti ad intervenire per chiarire quali siano le motivazioni che di fatto impediscono, in primo luogo, agli Enti Pubblici che hanno scoperture in merito di ottemperare

all’obbligo di assunzione di persona-le disabile. Ritengo inoltre necessario, alla luce di quanto sopra esposto, che il Governo provveda immediatamente ad informare in modo puntuale le aziende private, anche attraverso una specifica campagna mediatica, su quali siano effettivamente le agevolazioni fiscali per le imprese che assu-mono persone con disabilità e sull’importanza di garantire loro il diritto di costruirsi un futuro lavorativo». La legislazione in merito, infatti, è ricca sia a livello nazionale che internazionale, ma la forbice tra realtà e rispetto dei diritti, è ancora inesorabilmente troppo larga.

A cura di Lara ESPOSITO

On. Teresa Bellanova

Page 12: Volontariato Salento Giugno 2011

12SPECIALE WELFARE

Cittadinazattiva - Tribunale dei diritti del malato e Lecce 2.0dodici sposano le ragioni della mobilitazionenazionale in difesa dei diritti sociali e rilanciano la questione nel Salento

IN PIAZZA CONTRO I TAGLI AL WELFARE“Basta tagli, ora diritti”. Questa è la

richiesta che, migliaia di persone, hanno rivolto al Governo italiano. Lo scorso 23 giugno ha avuto luogo in piazza Montecitorio, a Roma, una ma-nifestazione organizzata dal Forum del Terzo Settore e dalla campagna “I diritti alzano la voce”. Antigone, Arci, CNCA, Emmaus Italia, Fish, Fand, Federazione italiana degli organismi per le perso-ne senza fissa dimora, Forum droghe, sono solo alcune delle organizzazioni che hanno preso parte all’iniziativa. E soprattutto, tante persone con disabili-tà, volontari e operatori sociali, quelle fasce più colpite dall’ingiusta politica del Governo. Sono stati loro i protago-nisti della piazza, lì a testimoniare le difficoltà e i disagi causati dai tagli al welfare. La partecipazione è andata ben oltre le aspettative degli organizzatori, testimoniando il fatto che la società ci-vile è ormai arrivata al limite della sop-portazione. La grave crisi economica in corso, ha portato via posti di lavoro e risparmi, spingendo molte persone ver-so la povertà e l’insicurezza; il governo

ha reagito con massicci tagli alla spesa e riducendo, fino quasi ad azzerare, le risorse per il sociale. C’è stato un vero e proprio “smantellamento” del welfare: 2miliardi di euro in meno per il socia-le rispetto al 2008, quasi un miliardo in meno rispetto al 2010. In tre anni la flessione è stata del 79% e, per il 2012 e 2013, sono previsti ulteriori tagli.

Per Andrea Olivero, portavoce del Fo-rum Terzo settore, questo modus ope-randi è sbagliato perchè «le politiche sociali sono un investimento nel futuro del paese, tanto più prezioso quanto più esso è in difficoltà. “Il modello di welfare – continua Olivero – merita una riforma, non va liquidato così, sperando che gli italiani si arrangino in qualche

modo». Le conseguenze dei tagli, che iniziano già a farsi sentire, saranno riduzione e chiusura dei servizi, negazione dei dirit-ti, disoccupazione per molti lavoratori e persone svantaggiate e molti problemi che torneranno a gravare per intero sul-le famiglie. Le principali richieste mosse dai mani-festanti e dai loro rappresentanti sono la fine della politica dei tagli, la definizio-ne dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, un forte investimento nelle pratiche so-ciali, il ripristino del Fondo per le non autosufficienze e il rilancio del Servizio civile nazionale. Riguardo alle reazioni del mondo po-litico, l’opposizione, parlamentare e non, ha espresso un totale appoggio alle rivendicazioni della piazza, mentre dalla maggioranza, nessun intervento a riguardo, anche se il sottosegretario al Welfare, Nello Musumeci, ha dato la sua disponibilità per un incontro con gli organizzatori.

Alice Mi

TAGLIO AL FONDO PER LE POLITICHE SOCIALI, VERSO LA FINE DEL WELFARE?

ANCHE NEL SALENTO I DIRITTI ALZANO LA VOCE

L’allarme è reale, e coinvolge un numero consi-derevole di persone. Se non ci sarà subito un’in-

versione di tendenza, la povertà e l’emarginazione diverranno una realtà per molti, soprattutto anziani e persone con disabilità. I tagli “radicali” al sociale, previsti dal Governo, pri-veranno dell’assistenza il 20% dei disabili al nord, il 30% nel centro, il 50% al sud. Questo scenario «penalizza le famiglie, impoverendole ulteriormen-te». Questa la denuncia delle associazioni “Fand” e “Fish”, le due maggiori federazioni rappresentative delle persone con disabilità. Stiamo andando verso lo smantellamento, del «seppur minimo sistema di protezione», assicurato in precedenza al no-stro paese.Dal 2012 il Fondo per le politiche sociali sarà can-

cellato, quello per il diritto al lavoro delle persone disabili subirà un taglio del 75%, mentre il Fondo per la non autosufficienza, già abrogato nel 2011, non verrà ricostituito; inoltre la diminuzione delle risorse destinate alla scuola, avrà ulteriori ricadute sugli alunni con disabilità. Alla luce di ciò, è diffi-cile pensare che i dati statistici pubblicati dall’Istat, secondo i quali il 25% della popolazione, in Italia, vive un’esperienza quotidiana di emarginazione, possano modificarsi in meglio. I dati parlano di 2miliardi di euro in meno per il sociale rispetto al 2008 e quasi un miliardo in meno rispetto al 2010. I fondi statali per le politiche sociali sono scesi del 63,4% rispetto al 2010, superando appena la soglia dei 500milioni di euro complessivi (538,3milioni). Cifra che nel 2010 sfiorava il miliardo e mezzo

(1.472milioni) e nel 2008 superava i due miliardi e mezzo (2.526,7milioni). In tre anni la flessione è stata di -79%, e le previsioni per il 2012 e 2013 parlano di ulteriori tagli, arrivando a toccare quota 271milioni. La situazione è allarmante, «i tagli non sono que-stioni generiche, ma tagli sulla carne, sulle attività fatte a favore di persone», ricorda Andrea Olivero, portavoce del Forum Terzo Settore. Prendiamo ad esempio il Fondo per la non autosufficienza, per il quale è previsto un totale azzeramento dei fondi. Chi provvederà alle prestazioni assistenziali per le per-sone non autosufficienti? Gli ingenti costi ricadran-no interamente sulle famiglie, che saranno lasciate sole ad affrontare gli oneri economici e sociali.

Alice Mi

La campagna nazionale “I diritti alzano la voce” in difesa dei diritti sociali e per la riforma del sistema di welfare riecheggia anche nel Salento con due

iniziative promosse da due associazioni. Cittadinazattiva - Tribunale dei diritti del malato, infatti, ha aderito alla mobilitazione con un simbolico girotondo intorno all’ospedale “Francesco Ferrari” di Casarano, in segno di cura e accoglienza di tutti i malati della Regione Puglia. Un’adozione sui generis, per ribadire la ne-cessità di garantire i «diritti basilari riconosciuti dalla Costituzione che sono in pericolo». Ad affermalo è la presidente regionale di Cittadinanzattiva - Tribunale dei diritti del malato Anna Maria De Filippi, amareggiata soprattutto per l’assenza delle istituzioni tutte all’appuntamento. «Alla loro assenza fisica – commenta De Filippi – si aggiunge la completa disattenzione: nessun esponente delle istituzioni regionali, provinciali o locali, ha ritenuto opportuno inviare un telegramma per aderire alla manifestazione e stare vicino ai propri cittadini in questa fase così difficile».Contro il processo di smantellamento di un intero sistema, l’associazione Lecce 2.0dodici aderisce alla mobilitazione nazionale lanciando preoccupanti dati allar-

manti sulla città di Lecce. Secondo Carlo Salvemini, presidente dell’associazione leccese, «il solo Ambito di Lecce ha ricevuto da trasferimenti nazionali negli ul-timi anni circa 1,8 milioni di euro annualmente per programmare e gestire inter-venti e servizi sociali e sociosanitari sul territorio del distretto. A partire dal 2011 i trasferimenti saranno di circa 245mila euro l’anno. I tagli predisposti dal Gover-no, inoltre, sposteranno il baricentro dei servizi pubblici verso un’utenza sempre più debole e svantaggiata, lasciando scoperto il ceto medio-basso. Le fasce impo-verite, ma non troppo, dalla crisi. I costi ricadranno sulle famiglie di questa fascia: non più abbienti ma non ancora povere. E dunque, si dovrà preferire la persona non autosufficiente all’indigente o il disabile al minore con disagio psicosociale? É pensabile operare una scelta di fronte al bisogno?».Sul futuro del welfare, inoltre, Lecce 2.0dodici organizzerà un momento di ri-flessione e analisi, partendo dalla situazione nazionale per arrivare a definire un possibile scenario locale, alla ricerca di soluzioni alternative e buone pratiche per resistere all’impatto dei tagli.

Luigi Conte

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13DIRITTI

ERA DE MAGGIOScene di violenza e razzismo nelle strade salentine, accadono Il problema non

è il nero sulla pelle, ma il nero

nell’anima

IL COMMENTO

Il circolo Arci Maglie Biblioteca di Sarajevo, nel mese di maggio, pub-

blicava una lettera di sdegno contro un grave episodio di razzismo che aveva colpito la città, e soprattutto di solidarietà nei confronti della vittima e della sua famiglia, una dodicenne umiliata e disprezzata per il colo-re della sua pelle. Questo accadeva a Maglie, e mentre si esprimeva lo sdegno, in un paese vicino accadeva altro. Erano le 22 circa, in una sera di mag-gio nel centro di Casarano.Tutto si svolgeva come sempre nella calda piazzetta salentina nei pressi del Municipio, giovani italiani e non, erano lì, a bere, ridere, trascorrere una delle tante serate senza aspettative, senza stimoli, in cui sembra esistere il rito della solita birra al solito bar.Qui, a due passi da Palazzo dei Do-menicani, anche un giovane maroc-chino stava trascorrendo la sua serata

primaverile, seduto su una panchina dello spazio verde di piazza Petracca, ubriaco, non più di tanti giovani ita-liani nei paraggi.Anche lui, come gli italiani, era lì a bere la sua birra e a guardare le ra-gazze passare. Ma ecco che, proprio per questo motivo, ad un certo punto, scattava la rissa. I giovani coraggiosi italiani, forti delle loro divise firmate, decidevano di difendere le loro con-cittadine ferite nell’onore dallo stra-niero nemico. Sembra che lo stesso, infatti, abbia rivolto battute pesanti alle ragazzine di passaggio.Alle battute, rispondeva il padre di una delle ragazzine, e da lì parole e oggetti hanno cominciato a volare tra il marocchino e gli italiani. Chi ha as-sistito alla scena, ci tiene a precisare che a provocare sia stato il marocchi-no ubriaco. E quale ragazzina non sa-rebbe infastidita da un importunatore ubriaco?

Così, G.K., trentunenne marocchino, reo di un simile affronto, veniva tra-volto dalla furia dell’onore italiano.Non è stato difficile farlo cadere, far-gli male, umiliarlo, erano in gruppo e lui era ubriaco.Questa la scena che ai tavoli intorno hanno gustato insieme alla pizza, i clienti seduti.Come in un cinema, magari commen-tando, ma senza agire, anzi incitando alla violenza. A salvare il giovane marocchino, Marcello Margari, noto commerciante della città, e un altro paio di persone.Nel frattempo all’arrivo dei carabinie-ri quei coraggiosi giovani italiani si erano dileguati. Forse non volevano ricevere una medaglia all’onore per aver difeso le loro concittadine. Sa-rebbe bello però, se quegli spettatori che li hanno tanto ammirati, facesso i lori nomi, solo per non dimenticarli.

Laura Mangialardo

I recenti fatti di cronaca razziale ci inducono ad una riflessione più

incisiva sulle dinamiche sociali e sui processi educativi che connotano il presente momento storico. Dinami-che e processi che evidentemente hanno fallito. Tuttavia, focalizzare la discussione sul movente razziale è in realtà poco produttivo. Di fatto, questa connotazione può esser let-ta in chiave di aggravante, ma non racchiude in se la motivazione più intrinseca all’accaduto. Ripercor-rendo una breve memoria storica, troveremo con facilità cronaca di una violenza parimenti cieca quanto futile, agita verso persone con disa-bilità, o persone omosessuali, o sen-zatetto. Il colore della pelle, credo, possa inscriversi più genericamente nella categoria delle “diversità” e il problema fondante su cui soffermar-si, sia la diffusa desensibilizzazione delle fasce più giovani ai valori della tolleranza e dell’integrazione. Le ragioni di questo abbassamento di soglia sono state indagate da nu-merose ricerche, e illustri studiosi ne hanno fornito variegate interpre-tazioni. Di volta involta son state proposte ricette per fronteggiare il dilagare del fenomeno. Eppure ciò a cui assistiamo è un acuirsi della recrudescenza dei fatti di cronaca. Sovviene naturale dunque, chieder-si in cosa si fondi questa incapacità di rispondere efficacemente a tali distorsioni dell’agire. Probabil-mente la ragione di questa empasse risiede nell’impegno che i percorsi educativi richiederebbero per la loro efficace attuazione. Educare necessita impegno di tempo e risor-se. Impegno disatteso perché fonda-mentalmente inconciliabile con le priorità degli agenti che dovrebbero essere preposti alla loro attuazione. Da una parte, infatti, abbiamo una generazione di adulti che ha abdi-cato al ruolo genitoriale preferendo la ricerca di una realizzazione attra-verso i percorsi della professione. Dall’altra parte assistiamo, in nome di una economia di tagli e razio-nalizzazioni, allo smantellamento delle agenzie educative scolastiche, smobilitate nelle risorse e nella pas-sione dei lavoratori. Di fronte ad un quadro così desolante, la disgrega-zione sociale, sembra purtroppo es-sere, l’unico esito possibile.

Luca SpagnoloEducatore

ARANCIA MECCANICABambini cresciuti a pane e latte più, si potrebbe dire

citando un noto film che ha visto come protagonista la violenza assoluta.Negli ultimi giorni, nei nostri comuni meridionali ed ac-coglienti, due episodi hanno macchiato quello stato di ci-vile convivenza che appariva, uno nei confronti di un gio-vane marocchino, l’altro, che se si potesse classificare in una scala di gravità sarebbe al primo posto, contro una ragazzina dodicen-ne. Entrambi hanno avuto come prota-gonisti gruppi di ragazzini italiani.Discriminazioni legate al colore della pelle, alla provenienza geografica, o espressione di una pura violenza priva persino di una futile motivazione. Secondo la ricerca condotta dall’isti-tuto SWG di Trieste “Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambia-menti”, i giovani appaiono quasi inca-paci di sovrapporre al senso di discri-minazione il significato di razzismo.L’indagine dipinge un universo giova-nile molto complesso nel quale il mix di elementi di forte tensione agisce e si manifesta con comportamenti, più o meno consapevoli di intolleranza, ostilità, insofferenza, diffidenza, fino ad approdare in forme di xenofobia e razzismo.Ad incidere maggiormente, l’influenza delle paure sociali e l’insicurezza generata dall’aumento della povertà, elementi che trovano sfogo in episodi di rabbia e rancore contro i soggetti più deboli soprattutto in quella scalata sociale verso i diritti fondamentali come il lavoro, lo studio, la salute.Spesso, dalle risposte fornite all’istituto di ricerca, i gio-vani hanno dimostrato di essere condizionati dalla paura verso quel mostro frequentemente presentato dal sistema mediatico.Questo stesso sentimento di paura, mischiato all’ignoran-

za, è alla base dell’aggressione verso il giovane maroc-chino che, come un qualunque altro ragazzo, aveva fatto il filo ad una ragazza italiana.Ma cosa può giustificare quel gregge di pubblico che in-citava e si divertiva di fronte a tanta violenza, come nei giochi di sangue dei gladiatori?La stessa ignoranza che può aver scatenato il vile attacco

contro una dodicenne di un colore di pelle diverso.Accade spesso nei casi di razzismo che si attribuiscano motivazioni differenti dal razzismo stesso, per giustificare i diversi episodi. La possibilità che si dia una giustificazione ad un atto di razzismo è alta: questo, secondo i dati emersi, «è il ritratto di una generazione pericolosamente permea-bile all’insinuarsi delle logiche discriminatorie». Logiche che nella maggior parte dei casi assumono i connotati sub-doli e aleatori del «situazionismo» e del «soggettivismo».

L.M.

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14AMBIENTE

DONI INATTESI

ENERGIE RINNOVABILI SÌ, MA INTEGRATE CON L’AMBIENTE

REATI AMBIENTALI, SEGNALARLI SI PUÒ

800.085898

Un regalo non si rifiuta mai, ancor di più quando è simbolico. Per

questo motivo, non ha potuto sottrar-si al cesto di prodotti salentini donati dai rappresentanti di 51 aziende agri-cole salentine e dei comitati cittadini neanche il presidente del Consiglio della Provincia di Lecce Giorgio Antonio Primiceri. Un dono simbo-lico che oltre a contenere vini, pata-te, formaggi, e quant’altro, contiene anche una richiesta ben precisa: dire no all’incenerimento di combustibili da rifiuto al cementificio Colacem

di Galatina. La singolare protesta ha avuto luogo in occasione del Consi-glio provinciale del 29 giugno 2011, conclusasi con un ulteriore rinvio. Le aziende hanno voluto simbolica-mente comunicare alla politica che il territorio salentino vive soprattutto di luce, buon clima e cibi gustosi. I prodotti, al più riconosciuti Doc, Dop e Igt, quindi altamente controllati e certificati, nonché pluripremiati in-ternazionalmente, sono l’esplicita richiesta di non distruggere con un solo gesto la salute dei salentini e le

fatiche che hanno portato al riscatto di un territorio e di un’economia.L’attesa, ora, è per la prossima riu-nione della Commissione ambiente, apparato tecnico-politico che si do-vrà esprimere sulla questione con un voto, aperta ad un’istruttoria pub-blica cui le associazioni e i comitati parteciperanno per portare avanti le proprie ragioni. Sul progetto di coincenerimento di combustibili da rifiuto, infatti, la Provincia si era già espressa con un parere favorevole ma non vincolante con una delibera,

votata all’unanimità in Consiglio. Il potere inquinante delle nanoparti-celle prodotte durante il processo di coincenerimento, inoltre, è rafforzato dall’impossibilità di filtrarle e dal loro non essere biodegradabili. A questo si aggiunge il già alto inquinamento ambientale nella zona tra Galatina e Soleto, che risente dei fumi di Cerano cui rischia di aggiungersi l’emissione del nuovo progetto sperimentale della Voom. Il tasso di tumori nella zona, infatti, rimane altissimo.

Lara Esposito

ILLEGALITÀ AMBIENTALE, PUGLIA AL QUARTO POSTOIl rapporto di Legambiente sulle ecomafie evidenzia dati preoccupanti in Salento, soprattutto sul mattone selvaggio e

sulle discariche abusive. “CulturAmbiente” rilancia la necessità di un consorzio obbligatorio

Un cesto di prodotti di 51 aziende salentine consegnate ai membri del Consiglio provinciale per dire no al coincenerimento di combustibili da rifiuto alla Colacem di Galatina

In una lettera al Prefetto di Lecce gli ambientalisti chiedono il ripristino del territorio devastato delle “rinnovabili cattive”

Non sempre arrivare vicini al podio rappresenta una vittoria, soprattutto quando si tratta di illegalità ambientale. Nella classifica generale riferita

del “Rapporto Ecomafie 2011” redatta da Legambiente e relativa al 2010, infat-ti, la Puglia si attesta ancora una volta al quarto posto. I numeri parlano di 3.139 infrazioni accertate, 2.586 persone denunciate, 10 arrestate e 1.221 sequestri effettuati. Anche in questa edizione, la Puglia è stabile al secondo posto, subi-to dopo la Campania, nel ciclo illegale dei rifiuti con 609 infrazioni accertate (il 10,2% di incidenza sul totale nazionale), 616 persone denunciate e 294 se-questri. Sale al quinto posto, invece, nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento con 566 infrazioni accertate, 728 persone denunciate, 3 arrestate e 317 sequestri effettuati. Un primato negativo anche per il Salento che si è “contraddistinto” con un sesto posto nella classifica nazionale delle province per un maggior numero di illeciti legati al “mattone selvaggio” con 211 infrazioni accertate, 266 persone denun-

ciate e 163 sequestri effettuati. Tra le novità, l’aumento di discariche abusive di pneumatici fuori uso.«Il rapporto di Legambiente – commenta Roberto Paladini, presidente dell’as-sociazione salentina “CulturAmbiente” – concretizza con i dati quella che è la nostra percezione di un Salento che, divenuto metà turistica di massa, ed essendo carente di una mentalità imprenditoriale che non punta ad investire, ma si muove sulla logica del poco e subito, ha portato all’edilizia selvaggia e non alla salvaguardia del territorio come elemento d’attrazione». Mancanza di tutela, questa, che necessita un repentino cambio di rotta. «Crediamo per questo – continua Paladini – che si debba agire al più presto per fermare il cemento ed il suo partito trasversale all’interno delle amministrazioni e per quanto riguarda le discariche abusive rilanciamo la necessità di creare al più presto un consorzio obbligatorio per il recupero dei pneumatici così come accade per le batterie al piombo e gli altri rifiuti».

Attivo anche quest’anno un numero verde per tutelare ambiente e spiagge. L’iniziativa parte dall’assessorato al Demanio della Re-gione Puglia che ha affidato la gestione del call center al Wwf. Il servizio sarà attivo fino al 15 settembre dalle ore 9 alle ore 19, al numero 800-085898. I cittadini potranno segnalare le criticità sulle spiagge, i reati ambientali e gli abusi edilizi che saranno ve-rificate e smistate dagli organi di polizia. Il numero verde fornirà informazioni ai citta-dini sulle tematiche di tutela del territorio e svolgerà attività di sensibilizzazione. I dati raccolti costituiranno la base di un osserva-torio regionale sugli illeciti ambientali fina-lizzato al coordinamento delle azioni di in-tervento da parte degli organi di controllo.

«Sconfitto per sempre e finalmente lo spettro del nucleare dalla Terra Salentina, abbiamo ora il

dovere civico e la responsabilità morale di salvarla dall’ immane devastazione eoli-ca e fotovoltaica. Lo Stato sman-telli tutti gli impianti fotovoltaici ed eolici irregolari!»: è giunta nei giorni scorsi sul tavolo del prefetto di Lecce, Mario Tafaro, in una lettera congiunta firmata dal Coordinamento civico per la Tutela del territorio, della salute e dei diritti del cittadino e dal Fo-rum ambiente e salute del Gran-de Salento, la richiesta esplicita, diretta e forte, nella quale si sol-lecita ad agire nella distinzione tra le “rinnovabili buone”, quelle democratiche a zero impatto per l’ambiente che vedono i pannelli fotovoltaici posti sui tetti delle strutture recenti, e le “rinnovabili cattive”, devastanti, che inseguono forme e modelli industriali ed oligopolistici ad al-tissimo impatto sull’ambiente. La questione in ballo è quella legata soprattutto ai mega impianti, nati in molti casi su terreni fertili e quindi coltivabili. «Solo negli ultimi giorni – commenta Alfredo Melissano del Forum Ambiente e salute – ne abbiamo indivi-

duato altri due, uno vicino l’aereoporto di Galatina e uno a Galatone, di una potenza di ben 9 megawatt». La denuncia si incastra con le notizie di cronaca in

cui la cosiddetta “green economy” diventa un affa-re sempre più appetitoso e l’aumento degli illeciti è costante. L’innegabile nobiltà delle energie rinnova-bili, quindi, si confonde con l’interesse economico, con le sue inevitabili conseguenze sui cittadini. «I prezzi dell’energia – continua Melissano – non sono affatto scesi. Il punto è che bisognerebbe puntare sulla sostenibilità energetica ed evitare gli sprechi

legati al trasporto». Esportando l’energia, infatti, parte di questa viene dispersa in un miope processo come un gatto che si morde la coda.

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Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di LecceGiugno 2011 - Anno VI - n.51

Iscritto al n.916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006

Direttore Responsabile: Luigi Russo

Redazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Luigi Conte, Sara Mannocci, Lara Esposito, Sara D’Arpe, Laura Mangialardo, Luca Spagnolo, Silvana Sarli

Grafica e impaginazione: Sergio De Cataldis

Sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - LecceTel. 0832.392640 - Fax 0832.391232 - Direttore: 335.6458557

www.csvsalento.it [email protected] Stampa: BLEVE PUBBLICITÀ - Tel e Fax 0833.532372

15AMBIENTE

Sulla litoranea salentina per Castro, sopra Porto Miggiano, c’è un’area di circa 15 ettari, dove è pre-sente un’intensa macchia mediterranea, cresciuta sul ciglio della scarpata, con un bosco ed essenze arboree di eccezionale importanza. Questo ango-lo di natura è anche conosciuto con il nome di “Comparto 13” del piano regolatore di Santa Cesarea Terme perché da anni è al centro di una lotta per la so-pravvivenza contro la volontà di cementificare e adesso rischia di scomparire per fare posto ad un villaggio residenziale di 536 appartamenti. Un recente ver-detto del Tar in favore dei lot-tizzanti ha infatti nuovamente sbloccato l’iter per il permesso di costruzione. Non si arrendo-no però gli ambientalisti e tutti coloro che hanno deciso di op-porsi alla cementificazione de-gli angoli più belli del Salento. Dopo la denuncia dell’onorevo-le Sergio d’Elia, l’associazione radicale “Save Salento” nei

giorni scorsi ha depositato una diffida presso il 4° Settore Assetto e Tutela del Territorio del Comune di Santa Cesarea Terme ed ha lanciato l’appello a tutte le associazioni per una battaglia di civiltà, per «fermare questa follia», per «impedire che un mo-

dello di sviluppo vecchio e soprattutto incompati-bile con le attuali strategie di crescita economica e territoriale tese alla valorizzazione delle nostre coste e dei nostri valori ambientali e paesaggisti-ci – scrive in una nota – venga realizzato a quasi

trent’anni di distanza». Il piano di lottizzazione del “Comparto 13”, adottato nel 1984, a tutt’oggi non è stato mai attuato e appare ormai superato. La legge naziona-le stabilisce che la validità di un piano e la sua convenzione dura dieci anni, dopo di che l’ammini-strazione comunale si riappropria del diritto di riprogrammare il proprio assetto urbanistico. D’al-tra parte, la Regione Puglia può ancora far valere i vincoli del suo Piano Urbanistico Territoriale Te-matico-Paesaggio (PUTT/P) che disciplina proprio i nuovi proces-si di trasformazione del territorio con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali.

Silvana Sarli

Approvata la trasformazione dell’Aqp in ente pubblico, ma il Comitato puglieseper l’acqua ne svela le criticitàUN BUCO NELL’ACQUA

SANTA CESAREA: NO AL CEMENTO SULLA MACCHIA MEDITERRANEAL’associazione Save Salento diffida il Comune dalla costruzione di un complesso turistico di 536 appartamenti

Riecheggia ancora la vittoria del “si all’acqua pubblica” del re-

ferendum del 12 e 13 giugno scorso quando arriva la notizia di quella che è stata definita la “ripubblicizzazio-ne” dell’acquedotto pugliese. Il Go-verno regionale, infatti, ha approvato la sua trasformazione da società per azioni (la maggioranza finora è della Regione Puglia per l’87% e il restante 13 è della Basilicata) a ente pubblico. Primo punto oscuro: della natura giu-ridica di quest’ultimo, però, nulla si sa e nulla si saprà probabilmente per almeno altri 60 giorni. Purtroppo non è l’unico elemento dissonante rispet-to ai proclami fatti, tanto da portare il Comitato pugliese-Forum italiano dei movimenti per l’acqua a disconosce-

re la legge stessa, un testo totalmente diverso da quello licenziato dal tavolo tecnico congiunto tra Comitato e Re-gione Puglia nel 2009. La dissonanza è sempre più evidente se si mettono a confronto i due testi, così come ha fatto il Comitato in una lunga lettera pubblica. Il primo intop-po si riscontra già all’articolo1 (com-ma 3) sul diritto di ciascun individuo al minimo vitale giornaliero che, secondo il Comitato, essendo legato all’eventualità che si realizzino entrate (ancorato «esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione») diventa una mera dichiarazione di principio. L’ambiguità del testo, soprattutto in relazione alla gestione economica, di-venta ancora più evidente nell’articolo

2 (comma 1) che, rispetto alla versione concordata con il comitato, ammette di realizzare «la parte prevalente del-la proprie attività con l’ente pubblico che la controlla». Non si capisce, in-fatti, la necessità di parlare di “parte prevalente” e di non dire con chiarez-za che l’intero servizio sarà gestito pubblicamente. La lettura congiunta degli articoli 5 (comma 3) e 13, invece, entrambi in-tegrati rispetto al testo originario, si ri-ferisce ad un unico punto: il reinvesti-mento degli utili nel fondo regionale di solidarietà internazionale (destinato alle fasce che hanno diritto all’eroga-zione gratuita) e la relativa quota inve-stita (il 18% degli avanzi di gestione). La critica del Comitato si riferisce alla natura stessa degli”avanzi”: se l’Aqp come soggetto di diritto pubblico per-segue obbligatoriamente il pareggio di bilancio, come potrebbero realizzarsi gli avanzi di gestione? Il rischio con-creto è che, con queste premesse, il fondo per garantire il minimo vitale rimanga al più “scoperto” e, di conse-guenza, la dichiarazione di principio secondo cui tutti i cittadini hanno di-ritto a un minimo vitale giornaliero si svuoti di significato. Altri dubbi sono stati sollevati sull’ar-ticolo 5 (comma 4) nella cui stesura definitiva è stato eliminato il riferi-mento ai consorzi pubblici come orga-nismi per gestire le attività diverse dal servizio idrico integrato. Eliminazione

inspiegabile, cui si aggiunge la man-canza di una chiara indicazione delle attività che potrebbero essere gestite dalle società, anche miste. In ultimo, la polemica ha investito anche l’arti-colo 8 e seguenti cui si fa riferimento al cambiamento di controllo dell’ente che passa dal consiglio di amministra-zione all’amministratore unico con connesse modalità di nomina e revoca da parte del presidente della Regione. Il consiglio di amministrazione, inve-ce, rappresentava un primo momento di concertazione tra il Movimento e la Regione, accogliendo tre componenti dell’assemblea dei sindaci su base de-mografica. In più, secondo il Comita-to, non convince neanche che «l’argo-mentazione dell’amministratore unico al posto del Consiglio sarebbe basata su un risparmio di spesa. Infatti, ap-pare chiaro che se si volessero evitare costi maggiori basterebbe banalmente dividere la retribuzione che spette-rebbe all’amministratore unico per il numero degli amministratori del Con-siglio cosa che, fra l’altro, potrebbe rappresentare un importante segnale di inversione di rotta del governo della res publica». Una lunga lista di aspetti tecnici, spesso poco “comunicabili”, che rendono la leg-ge sull’Aqp e la relativa retorica in cui ha galleggiato, un’ente di natura molto di-versa. E nonostante “a fior d’acqua” non si veda, la differenza è sostanziale.

Lara Esposito

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