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CONFINDUSTRIA RAPPORTO EDUCATION II volume Capitale umano, qualità e competitività: quando la formazione anticipa lo sviluppo 2004 Area Welfare e Risorse Umane Formazione e Scuola

volume secondo - corretto ciano - Jobbe.it · Politecnico Calzaturiero, Centro Elis, ... Consorzio per il distretto tecnologico del Canavese, Centro di ricerca e sperimentazione in

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CONFINDUSTRIA

RAPPORTO EDUCATION

II volume

Capitale umano,

qualità e competitività:

quando la formazione

anticipa lo sviluppo

2004

Area Welfare e Risorse Umane

Formazione e Scuola

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I POLI TECNOLOGICI 7

1. SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI E DISTRETTI FORMATIVI 9• Sistemi produttivi locali e formazione 11

Distretti e sistemi produttivi locali 12Il "distretto formativo" 12Lo statu nascenti del rapporto tra formazione e sistemiproduttivi locali alla fine degli anni Settanta 13La nascita dei distretti scolastici nel 1977: la partecipazione sociale alla vita della scuola 13La Comunità europea: la risoluzione del 1976 e i progetti pilota scuola-lavoro 14La formazione professionale: la regionalizzazione e la riforma del 1978 14L'Università: la Riforma del 1980 e la collaborazione con l'industria 15La nascita di nuove università e le gemmazioni 16Anni Settanta: la "scoperta" dei distretti industriali 16Poli tecnologici e Riforma Moratti 18La filiera formativa 20I sistemi produttivi locali e l'impresa formativa 22La ricerca applicata e i parchi scientifici 23Le autonomie locali 24Il sistema delle giunzioni 25

2. DISTRETTI FORMATIVI E POLI TECNOLOGICI 27• L’impegno delle imprese milanesi per la formazione 29

La filiera formativa dell’ICT 30Esperienze di formazione continua per il settore turistico-alberghiero a Milano 34Un’esperienza per il settore metalmeccanico: dall’apprendistatoalla formazione continua 34La collaborazione tra imprese e università per la formazionecontinua: Il Progetto Pegaso 36

a cura di Assolombarda• La chimica e la formazione 37

a cura di Federchimica• Il settore edile nella provincia di Milano 45

a cura dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili

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indice

Coordinamento scientifico: Claudio Genitili e Carlo Finocchietti

Coordinamento editoriale: Antonella Perotti e Carmela Mazza

Hanno fornito il loro contributo 37 Associazioni industriali territoriali e di categoria

Si ringraziano: Centrocot, Regione Veneto, Gruppo Loccioni, Luiss, Liuc, Politecnico Calzaturiero, Centro Elis, MIUR–Direzione generale per gli Affari Internazionali dell’istruzione scolastica, Istituto “Aldini Valeriani” di Bologna, Istituto professionale di Stato “R. D’Aronco” di Gemona del Friuli, Istituto tecnico agrario “Basile Caramia” di Locorotondo, Istituto tecnico industriale di Biella, Istituto professionale “A. Mattioli di Cividale” del Friuli,ITIS “Luigi Negrelli” di Feltre, Consorzio per il distretto tecnologico del Canavese, Centro di ricerca e sperimentazione in Agricoltura “Basile di Caramia” di Locorotondo

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• Il polo di eccellenza di Como nel settore della tecnologia del colore 49a cura dell’Unione Industriali di Como

• Il distretto della calza nell’alto mantovano 51a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Mantova

• Centrocot: il settore tessile nella provincia di Varese 55a cura di Centrocot - Centro tessile cotoniero e abbigliamento

• La filiera formativa per il settore meccanico nella provincia di Varese 61a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese

• Il distretto metalmeccanico nella provincia di Brescia 67a cura dell’Associazione Industriale Bresciana

• Il polo formativo e tecnologico conciario torinese 71a cura dell’Unione Industriali di Torino

• Torino/Alessandria: il distretto formativo delle materie plastiche 75a cura dell’Unione Industriali di Torino

• Il settore aeronautico nell’area torinese 79a cura dell’Unione Industriale Torino e Amma

• Il settore del design nell’area torinese 83a cura dell’Unione Industriale Torino e Amma

• Il settore ICT nell’area torinese 89a cura dell’Unione Industriale Torino e Amma

• Il distretto tessile di Biella 95a cura dell’Unione Industriale Biellese

• Il distretto formativo dell’elettronica di Genova 101a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Genova

• La formazione nel settore calzaturiero 105a cura dell’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani

• Il settore meccanico, metallurgico e siderurgico nella provincia di Udine 111a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Udine

• Il distretto del coltello di Pordenone 115a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Pordenone

• Il distretto del mobile di Pordenone 117a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Pordenone

• La filiera formativa nel settore biotech in Veneto 119a cura della Regione Veneto

• Il distretto vicentino della concia 123a cura dell’Associazione Industriali della Provincia di Vicenza

• Il distretto orafo nella provincia di Vicenza 125a cura dell’Associazione Industriali della Provincia di Vicenza

• Il sistema moda nella provincia di Padova 129a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Padova

• Il distretto delle nanotecnologie nel Veneto 131a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Padova

• La specificità della filiera educativo formativa veronese 135a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Verona

• Parma: la food valley italiana 139a cura dell’Unione Parmense degli Industriali

• L’industria delle piastrelle di ceramica e dei materiali refrattari 143a cura di Assopiastrelle

• Il settore meccatronico nella provincia di Reggio Emilia 147a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Reggio Emilia

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

• Il settore moda nella provincia di Reggio Emilia 149a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Reggio Emilia

• Il settore della meccanica avanzata nel modenese 151a cura dell’Unione Industriali Modena

• Il settore del legno nella provincia di Rimini 159a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Rimini

• Il distretto della moda nella provincia di Rimini 163a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Rimini

• I sistemi produttivi locali a Firenze 171Il settore moda 171Il settore edilizia 172Il settore meccatronico 174

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Firenze• Il distretto grossetano dell’agroalimentare 177

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Grosseto• Il distretto grossetano ambientale 179

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Grosseto• Il distretto tessile nella provincia di Prato 183

a cura dell’Unione Industriale Pratese• Il distretto calzaturiero marchigiano 187

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Macerata• Il distretto mobiliero di Pesaro Urbino 189

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Pesaro Urbino• Il distretto fermano – civitanovese calzaturiero 193

a cura dell’Unione Industriali del Fermano• Pescara: il settore tessile abbigliamento 195

a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Pescara• Pescara: le industrie cartarie 199

a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Pescara• Il distretto dell’audiovisivo e dell’ICT a Roma 201

a cura dell’Unione degli Industriali di Roma• Il distretto formativo aerospaziale di Napoli 205

a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli• Il distretto formativo dei polimeri di Napoli 209

a cura dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli• La filiera formativa edile nella provincia di Cosenza 213

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Cosenza• Il distretto formativo di Gioia Tauro 217

a cura dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Reggio Calabria• Assografici: Obiettivo formazione 221

a cura di Assografici Associazione Nazionale Italiana Industrie Grafiche Cartotecniche e Trasformatrici

3. QUANDO FORMAZIONE FA RIMA CON IMPRESA 225• Le competenze nell’Information Communication Technology 227

a cura di Anasin• Il Progetto Bluzone 229

a cura del Gruppo Loccioni• Luiss Guido Carli 231

a cura della Luiss Guido Carli

INDICE

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• Università Liuc: le relazioni con il sistema imprendiotriale e il territorio 237a cura della Liuc

• Il Politecnico Calzaturiero 241a cura del Politecnico Calzaturiero

• Gli imprenditori di Potenza e l’Università 247a cura dell’Associazione Industriali di Potenza

• Aldini Valeriani: Il distretto bolognese della meccanica avanzata 249a cura dell’Istituto “Aldini Valeriani” di Bologna

• Centro Elis: il distretto formativo della Tiburtina valley 253a cura del Centro Elis

• La formazione nell’Alto Friuli 257a cura dell’Istituto professionale di Stato “R. D’Aronco “ di Gemona del Friuli

• Il Polo di Locorotondo 261a cura dell’Istituto tecnico agrario “Basile Caramia” di Locorotondo e Centro di ricerca e sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia”

• Le esigenze formative dei distretti del settore tessile e della moda 236a cura dell’Istituto tecnico industriale “Quintino Sella” di Biella

• La costituzione di un distretto formativo per il sistema legno arredo di Udine 269a cura dell’Istituto professionale “A. Mattioni” di Cividale del Friuli

• Il polo tecnologico dell’ITIS “Luigi Negrelli” di Feltre 273a cura dell’ITIS “Luigi Negrelli” di Feltre

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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I POLI TECNOLOGICI

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SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI E DISTRETTI FORMATIVI1

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L’ipotesi che è alla base di questa nostra ampia indagine di campo è che lo sviluppo delterritorio e la valorizzazione del tessuto economico e produttivo locale siano progrediti inmodo strettamente correlato a nuove forme d’interazione e integrazione tra formazione evalorizzazione delle risorse umane, ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico. In altri termini l’ipotesi è che esista oggi una stretta correlazione tra “sistemi produttivi lo-cali” e “distretti formativi”.Questa correlazione è studiata nella sua fase germinale, individuata alla fine degli anniSettanta, e nella fase attuale. A sostegno dell’ipotesi è rilevato che in corrispondenza della distrettualizzazione delle at-tività produttive che caratterizza numerose aree del nostro Paese, il territorio esprime, gra-zie al coinvolgimento di una pluralità di soggetti pubblici e privati, un’offerta formativa ar-ticolata e flessibile, in grado di supportare i processi di crescita e di rispondere coerentementesia ai bisogni formativi espressi dal tessuto produttivo e dalle comunità locali, sia alle esi-genze personali dei giovani in formazione e degli adulti occupati. Si sono diffuse in Italia molteplici forme e modalità di dialogo, di confronto e di partena-riato tra imprese e loro associazioni, amministrazioni regionali, forze sociali ed economi-che, agenzie formative che operano ai diversi livelli (formazione professionale di base,istruzione secondaria, istruzione e formazione tecnica superiore e università), fino alla co-stituzione, accanto ai poli tecnologici e ai sistemi produttivi locali, di veri e propri distret-ti formativi che operano in sintonia con i settori produttivi. Nelle schede dei capitoli suc-cessivi ne forniamo alcuni esempi, dai più complessi ai più semplici, da quelli che riguardanoun territorio ben definito a quelli che fanno riferimento ad un intero settore produttivo. In tali contesti, le parti contraenti (imprese, enti locali, centri di ricerca pubblica e privata,associazioni industriali, università, istituti tecnici e professionali, centri di formazione, an-che collegati in rete per un’offerta d’istruzione e formazione secondo modelli integrati) as-sumono scelte condivise, coerenti e partecipate, rimanendo nell’ambito di propria com-petenza. Tali accordi non solo sostengono la creazione di una rete d’opportunità formativee di un sistema di giunzioni, ma consentono di pianificare con maggiore efficacia gli in-vestimenti e con la capacità di monitorare i processi e i loro esiti. Della correlazione tradistretti industriali e distretti formativi non sono tuttavia ancora sufficientemente chiare la di-rezione e la dimensione. L’indagine stimola ulteriori domande. E’ più probabile che na-scano “distretti formativi” all’interno dei distretti industriali piuttosto che nelle aree non di-strettuali? La creazione di “distretti formativi” può indurre una maggiore competitività neidistretti industriali classici? Su questi temi occorreranno successivi approfondimenti.

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SISTEMI PRODUTTIVI LOCALIE FORMAZIONE

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superiore, corsi universitari professionalizzanti, corsi master, centri di educazione perma-nente. Attraverso le diverse opportunità della filiera, con percorsi flessibili e ottimizzati, diventapossibile:• esercitare il diritto/dovere formativo;• svolgere l’apprendistato;• acquisire qualifiche professionali;• esercitare l’alternanza scuola/lavoro;• proseguire nella formazione tecnica superiore;• proseguire gli studi nel sistema universitario;• la formazione continua degli adulti occupati;• la riconversione dei lavoratori in esubero mediante la formazione;• la formazione, il dialogo interculturale e l’inserimento degli immigrati.L’integrazione territoriale orizzontale crea sinergia tra il sistema dell’istruzione, dell’istru-zione-formazione, quello del lavoro e quello della ricerca, soddisfa le specifiche richiestedell’imprenditoria, corrisponde alle esigenze di ristrutturazione del sistema produttivo lo-cale, incorporando un più alto tasso di innovazione tecnologica e organizzativa in gra-do di cogliere opportunità offerte dall’internazionalizzazione e globalizzazione della pro-duzione e dei mercati, facilita l’accesso ad un mercato del lavoro complesso e frammentatoche richiede sempre maggiore flessibilità, competenze trasversali, capacità di autopro-mozione. L’integrazione orizzontale comprende anche lo studio e la valorizzazione dellerisorse naturali, culturali e storiche del territorio. Si allarga alle risorse dedicate alla ricer-ca scientifica e all’innovazione tecnologica.Di particolare rilievo nel distretto formativo sono le occasioni di professionalizzazione ap-positamente organizzate:• per l’acquisizione di competenze orientate all’inserimento nell’attività professionale;• per l’apprendimento di capacità tecniche riferite allo svolgimento di specifici ruoli di

controllo e coordinamento del ciclo produttivo del distretto industriale locale;• per l’alternanza formazione-lavoro nelle imprese locali.

LO STATU NASCENTI DEL RAPPORTO TRA FORMAZIONE E SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI ALLA FINE DEGLI ANNI SETTANTAIl primo tempo dell’incontro tra formazione e sistemi produttivi locali può essere individuatoa cavallo del 1980. Sono gli anni in cui il sistema formativo tempera la sua tradizionaleautoreferenzialità e si apre al territorio. Scopre la sua funzione di preparazione alla vitaattiva. Si apre alla partecipazione delle forze sociali ed economiche vive nel territorio. Una molteplicità di fattori contribuisce a far crollare la turris eburnea che proteggeva la fun-zione didattica e la trasmissione culturale dalle influenze esterne.Pensiamo al decollo delleRegioni e delle politiche di sviluppo territoriale; alla vivacità dei distretti industriali e alla lo-ro capacità di generare scuole e centri di formazione; alla regionalizzazione della forma-zione professionale; alla nascita delle università “regionali”; allo sviluppo dell’orientamen-to professionale e dell’alternanza; allo stimolo innescato dai programmi comunitari.

LA NASCITA DEI DISTRETTI SCOLASTICI NEL 1977: LA PARTECIPAZIONE SOCIALE ALLA VITA DELLA SCUOLAI distretti scolastici costituiscono la maggiore novità introdotta dai decreti delegati del1974 nel sistema scolastico italiano. Nascono “su proposta delle Regioni” dalla suddivi-sione di ciascuna regione in comprensori omogenei. I consigli sono eletti nel dicembredel 1977, con l’obiettivo di realizzare la partecipazione democratica delle comunità lo-cali e delle forze sociali alla vita e alla gestione della scuola. Il distretto scolastico “ope-ra per il potenziamento e lo sviluppo delle istituzioni scolastiche e educative e delle atti-

PARTE I

1312

DISTRETTI E SISTEMI PRODUTTIVI LOCALIIl termine distretto industriale venne coniato da Alfred Marshall, nella seconda metà del-l’Ottocento, con riferimento alle zone tessili di Lancashire e Sheffield. Questa è la sua de-finizione: “quando si parla di distretto industriale si fa riferimento ad un’entità socioeco-nomica costituita da un insieme d’imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settoreproduttivo, localizzato in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma ancheconcorrenza”.Anche in Italia il fenomeno ha radici antiche, benché nell’ultimo ventennio si sia assistitoad un aumento dei distretti o comunque di realtà molto simili. L’Istat ha individuato 199 di-stretti sulla base dei dati del pendolarismo della popolazione raccolti nei censimenti (si-stemi locali del lavoro). I distretti industriali costituiscono una delle caratteristiche peculia-ri della nostra struttura produttiva, con circa 240.000 unità locali manifatturiere, un’occupazionecomplessiva superiore ai 2,2 milioni di addetti e con una quota di export sul totale na-zionale che raggiunge il 45%.Il primo intervento legislativo riguardante i distretti si ha con la Legge n. 317 del 5 otto-bre 1991, che si occupa di Interventi per lo sviluppo della piccola e media impresa. I di-stretti industriali, sono definiti come “le aree territoriali locali caratterizzate da elevata con-centrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenzadelle imprese e la popolazione residente nonché alla specializzazione produttiva dell’in-sieme delle imprese”. Il legislatore tornerà più volte sull’argomento, fino alla Legge n. 140dell’11 maggio 1999, contenente norme in materia di attività produttive, che delega al-le Regioni compiti di politica industriale per lo sviluppo dei distretti industriali, definiti co-me “sistemi produttivi locali, caratterizzati da un’elevata concentrazione di imprese indu-striali nonché dalla specializzazione produttiva di sistemi di imprese”. A loro volta, i sistemiproduttivi locali sono quei “contesti produttivi omogenei, caratterizzati da un’elevata con-centrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni e da una pecu-liare organizzazione interna”. Con la modifica del titolo quinto della Costituzione, le Re-gioni hanno ormai piena autonomia d’intervento nelle aree distrettuali. Partendo da questabase comune, ogni Regione si muove secondo una strada autonoma per la definizione el’individuazione dei distretti. Otto Regioni hanno proceduto alla individuazione dei distrettisul proprio territorio, sulla base di proprie leggi regionali, individuando complessivamen-te 156 distretti. Nei confronti dei sistemi produttivi locali e dei distretti industriali, le Re-gioni attuano politiche d’intervento, finanziando progetti innovativi e di sviluppo che li ri-guardano. Nelle analisi comparate internazionali sui modelli di sviluppo economicoterritoriale i distretti industriali italiani hanno rappresentato e rappresentano tuttora un esem-pio virtuoso, che vanta molti tentativi d’imitazione. Da anni però questo modello mostrasegni di “stanchezza”, incalzato dalle nuove sfide poste dalla globalizzazione e, in par-ticolare, dal crescente peso della ricerca e dell’innovazione tecnologica.

IL “DISTRETTO FORMATIVO”Il distretto formativo si potrebbe prospettare come un sistema educativo locale caratteriz-zato da una doppia integrazione:• un’integrazione verticale, costituita dai livelli di interazione-cooperazione tra sistemi for-

mativi presenti e il mondo del lavoro, le risorse culturali e il sistema della ricerca;• un’integrazione orizzontale, intesa come l’insieme di rapporti e strumenti funzionali al

conseguimento di obiettivi condivisi tra le diverse tipologie formative attive nel territo-rio considerato, anche in rapporto ai passaggi che possono realizzarsi tra percorsi inparallelo o al transito verso sistemi sovraordinati ed a una strutturazione dell’offerta for-mativa ricorrente e continua lungo tutto l’arco della vita.

La filiera formativa integra una pluralità di opportunità formative: scuole di base, istituti tec-nici, istituti professionali, centri di formazione professionale, corsi di formazione tecnica

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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attiva del lavoro, chiamata ad un’attività di compensazione quantitativa e tipologicadella domanda e dell’offerta e soggetta quindi alla programmazione regionale nel-l’ambito degli obiettivi socio-economici ritenuti prioritari;

• sul piano della collocazione istituzionale viene definito un equilibrio con il sistema sco-lastico e con quello produttivo, seguendo un ordine logico-cronologico: prima viene lascuola, cui compete il compito di fornire cultura generale e cultura professionale di ba-se; segue il sistema formativo regionale, cui compete una formazione professionale suiprocessi; viene poi l’impresa, cui compete la formazione professionale di contesto e ilsupporto alla didattica in alternanza;

• sul piano della gestione degli interventi viene previsto il pluralismo formativo, la co-pre-senza di pari dignità delle iniziative di matrice pubblica e di quelle di matrice privata,il finanziamento pubblico delle attività promosse dagli enti in regime di “convenzione”,la diversità dei rispettivi ruoli istituzionali: di programmazione, regolamentazione del-le attività e controllo per la regione, di gestione della formazione per gli enti, in sinto-nia con le norme regionali ma coerenti con il proprio humus culturale;

• sul piano dell’organizzazione didattica, il sistema regionale offre una reale alternativaformativa ai canali scolastici tradizionali grazie alla brevità dei corsi e alla flessibilitàdi risposta alla domanda di formazione dei mercati del lavoro locali; il percorso for-mativo è inoltre impostato su ordinamenti modulari, sull’alternanza (come reale ag-gancio al sistema produttivo e non come contatto marginale), sull’accorpamento dellequalifiche in fasce di funzioni e di mansioni omogenee;

• sul piano dell’utenza la formazione copre tutto l’arco dei bisogni occupazionali, par-tendo dalle fasce giovanili e allargandosi agli inoccupati e agli adulti già occupati,caratterizzandosi almeno intenzionalmente come un sistema organico e aperto.

L’UNIVERSITÀ: LA RIFORMA DEL 1980 E LA COLLABORAZIONE CON L’INDUSTRIAIl rapporto tra l’università e le imprese non è facile né scontato. Gli anni Settanta sono sta-ti anni di contrapposizione frontale o di reciproca ignoranza. L’università, sotto la spintadei movimenti studenteschi, rivendica in quegli anni il proprio ruolo culturale critico neiconfronti della società e la libertà della ricerca contro ogni asservimento alle logiche pro-duttive. L’industria, dal canto suo, subisce un duplice attacco di matrice ideologica: il pri-mo, di origine marxista, vede nella fabbrica il luogo del conflitto di classe, dove mutare irapporti di forza per poi cambiare tutta la società; il secondo è di origine ecologista e at-tribuisce all’industria la responsabilità dell’inquinamento ambientale e del peggioramentodelle condizioni di vita; in più, alle prese con rilevanti processi di riconversione produtti-va e di ristrutturazione dei processi, è totalmente ripiegata e concentrata su se stessa. Negli anni Ottanta il clima cambia. L’effetto pervasivo delle nuove tecnologie, combina-to ai frutti della ricerca scientifica e a un’innovazione tecnologica incontenibile, muta i mo-di di pensare e costringe a considerare i dipartimenti universitari e i laboratori industrialinon più avversari in conflitto ma partner in sinergia. L’esperienza americana dei parchiscientifici e il modello giapponese di ricerca industriale generano ammirazione, consen-so critico e immaginazione creativa anche in Europa. La collaborazione tra atenei e im-prese diventa un fenomeno anche italiano, ed è soprattutto una collaborazione “moleco-lare”, di base, diffusa sul territorio e nei distretti, che mette insieme, attorno a progetti diricerca applicata, imprese innovative e dipartimenti universitari. L’anno della svolta è proprio il 1980. La Legge 28 e il Dpr 382 rivoluzionano le univer-sità, creano i dipartimenti come aggregazioni omogenee di docenti finalizzate alla ricer-ca, istituiscono il dottorato di ricerca per la formazione di giovani ricercatori, avviano lasperimentazione didattica, aprono la ricerca universitaria al territorio e al rapporto con leimprese, consentendo alle università di “eseguire attività di ricerca e consulenza stabilitemediante contratti e convenzioni con enti pubblici e privati”.

PARTE I

1514

vità connesse e per la loro realizzazione, con l’obiettivo del pieno esercizio del diritto al-lo studio, della crescita culturale e civile della comunità locale e del migliore funziona-mento dei servizi scolastici”. Il programma di lavoro del distretto scolastico attiene:• allo svolgimento di attività parascolastiche, extrascolastiche e interscolastiche;• ai servizi di orientamento scolastico e professionale, e a quelli di assistenza scolastica

e educativa;• ai servizi di medicina scolastica e di assistenza socio-psico-pedagogica;• ai corsi di scuola popolare, di istruzione degli adulti e alle attività di educazione per-

manente e di istruzione ricorrente;• al potenziamento delle attività culturali e sportive destinate agli alunni;• ad attività di sperimentazione.Nati in un clima di grande fervore partecipativo, i distretti si riveleranno successivamenteun’esperienza piuttosto deludente, non essendo stati messi in condizione di operare in mo-do efficace. Hanno costituito tuttavia un laboratorio importante di confronto tra la cultura ele istanze espresse dal personale della scuola, dai delegati dei sindacati, delle forze so-ciali ed economiche, dell’associazionismo culturale e dai rappresentanti degli enti locali.

LA COMUNITÀ EUROPEA: LA RISOLUZIONE DEL 1976 E I PROGETTI PILOTA SCUOLA-LAVORONel dicembre 1976 la Comunità Europea emette la sua prima importante Risoluzione inmateria di istruzione. Essa affronta un tema di vivo interesse in una fase di alta disoccupa-zione giovanile, quello del passaggio dei giovani dalla scuola alla vita attiva. Un tema cheresterà peraltro un fil rouge costante nell’approccio comunitario ai temi educativi fino allepolitiche di oggi per la employability. Si parte dal riconoscimento che i giovani al terminedella scuola si trovano a dover affrontare un periodo di transizione sempre più lungo versola vita attiva e la condizione adulta. Questa fase di “transizione” si rivela importante ancheper altri motivi: innanzi tutto i sistemi formativi e quelli socioeconomici sono organizzati inmodo tale che molte delle scelte professionali fatte dai giovani si rivelano praticamente ir-reversibili; è poi evidente che l’avvenire della società europea dipende sempre più dall’in-dustria e dai servizi basati sulla conoscenza e postula quindi l’acquisizione di nuove co-noscenze ed esperienze; infine, nel passaggio alla vita attiva la vulnerabilità dei gruppisfavoriti diventa più evidente. La Risoluzione del 1976 lancia e finanzia un programma co-munitario di trenta “progetti pilota” che hanno l’obiettivo di motivare i giovani ad acquisireuna qualifica professionale, dar loro un’idea chiara del mondo del lavoro, sviluppare il lo-ro spirito d’iniziativa e la loro creatività. Le idee di base sono quelle di instaurare una stret-ta collaborazione tra tutti gli interessati all’istruzione, aprire la scuola ai rappresentanti del-l’industria e dei sindacati e adeguare i corsi al fabbisogno professionale. In Italia i progettipilota sono quattro, con numerosi sottoprogetti, e hanno per tema l’orientamento scolasticoe professionale, l’alternanza scuola-lavoro, il recupero dei dropout e il sostegno ai gruppisvantaggiati, la formazione degli insegnanti. La dimensione dei progetti varia ma la mag-gior parte di essi si realizza nei distretti e valorizza le iniziative locali.

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE: LA REGIONALIZZAZIONE E LA RIFORMA DEL 1978Il trasferimento del sistema formativo alle Regioni con i Dpr n. 10 del 1972 e n. 616 del1977 è l’occasione di un ampio confronto sul significato della formazione professionale,inizialmente centrato più sugli aspetti strutturali e istituzionali e successivamente su quellifunzionali e contenutistici del sistema. Esso trova la sua conclusione nella Legge quadro,la n. 845 del dicembre 1978, che ridefinisce e rivitalizza la formazione professionale.Le innovazioni più significative possono essere così sintetizzate:• sul piano concettuale la formazione professionale viene definita strumento di politica

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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IL MODELLO IN SINTESI

LegendaCondizioni per un migliore equilibrio tra sistema formativo e sistemi produttivi locali:• il sistema formativo è un investimento in infrastrutture ed è “condizione per” e non sol-

tanto “mezzo di” sviluppo;• il sistema formativo è una componente dello sviluppo e può essere considerato come

un settore di servizio da sviluppare e adattare ai bisogni formativi espressi dal tessutoproduttivo locale;

• il sistema formativo è funzione di una politica che favorisce lo sviluppo delle risorse au-tonome del territorio (risorse umane, competenze, imprenditorialità, genius loci) piutto-sto che l’importazione di sviluppo etero-diretto.

Il perseguimento dell’equilibrio tendenziale tra “formazione” e “lavoro” in un distretto lo-cale può seguire due diverse strategie.Strategia “funzionalista”: la formazione è funzione unidimensionale di preparazione alla vita attiva.Obiettivo: ridurre e sanare gli squilibri.Protagonisti: istituti tecnici, istituti professionali, centri di formazione professionale.Squilibrio 1Penuria di qualificati in rapporto alla domanda di lavoro: si agisce sulle “uscite” scolasti-che, sviluppando la formazione professionale (giovanile e adulta) e creando nuovi indi-rizzi scolastici ad indirizzo tecnico-professionale.Squilibrio 2Eccedenza di qualificati in rapporto alla capacità di assorbimento del mercato di lavorolocale: s’incoraggia la mobilità degli occupati e quella degli studenti; si disincentivano gliindirizzi formativi incoerenti; s’incoraggia l’imprenditorialità giovanile e la creazione dinuove opportunità di lavoro; si favorisce il reclutamento di personale locale rispetto all’u-tilizzo di risorse esterne.Strumenti per favorire il riequilibrio:• osservatorio sul mercato del lavoro per l’analisi dei flussi;• previsioni sull’impiego di manodopera e sulle tendenze della scolarizzazione;

PARTE I

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LA NASCITA DI NUOVE UNIVERSITÀ E LE GEMMAZIONILa Riforma del 1980 è importante anche per una seconda ragione. Essa avvia infatti ilmetodo della programmazione per lo sviluppo territoriale equilibrato del sistema universi-tario. L’istituzione di nuove università comincia a seguire nuove logiche più orientate allosviluppo del territorio e al rapporto con le vocazioni regionali che s’intendono promuo-vere o valorizzare. Si pensi al progetto che porta alla nascita dell’università della Cala-bria a Cosenza in rapporto ai problemi geo-ambientali e di promozione di sviluppo eco-nomico autogestito. Si pensi alla nascita delle università del Friuli a Udine, dell’universitàdella Basilicata a Potenza e della rilocalizzazione dell’università di Salerno in connessio-ne ai progetti di ripresa economica e culturale di territori sconvolti dai terremoti del 1976e del 1980. Si pensi ancora alla “filosofia” che ispira la nascita a Bari di un Politecnicosul modello delle esperienze di successo di Milano e Torino e all’impostazione “politec-nica” dell’università di Reggio Calabria. E’ sancita la procedura di istituzione dei nuoviatenei attraverso il modello della “gemmazione” e cioè mediante l’istituzione di facoltà ecorsi di laurea decentrati in nuove sedi da parte di università già esistenti. Questo meto-do insediativo di nuovi poli universitari, non sempre applicato in modo coerente, è estre-mamente interessante perché insedia corsi universitari in simbiosi con vocazioni produtti-ve locali. Particolare attenzione è riservata alla procedura di autorizzazione per il rilasciodi titoli accademici da parte di istituzioni promosse o gestite da enti e privati (universitànon statali) spesso promosse da forze economiche e associazioni industriali.

ANNI SETTANTA: LA “SCOPERTA” DEI DISTRETTI INDUSTRIALIAlla fine degli anni Settanta risale anche la “scoperta” dei distretti industriali e la loro va-lorizzazione come forma originale di sviluppo industriale distinto dalla grande impresa.Le piccole imprese, aggregate tra loro, hanno sempre mostrato in Italia una gran vitalità,a partire dal dopoguerra. Tuttavia la spiegazione delle loro fortune è ricondotta tradizio-nalmente al concetto di “decentramento produttivo”: è la grande impresa che esternaliz-za con intensità crescente, facendo proliferare uno sciame di piccole imprese sub-fornitri-ci, economicamente dipendenti e legate alle vicende congiunturali dell’impresa-madre.Negli anni Settanta, si moltiplicano gli studi che non riconducono la vitalità delle piccoleimprese a tali strategie. Nelle zone economicamente più dinamiche del nord-est e del cen-tro Italia la crescita industriale si consolida attorno a sistemi territoriali di piccole e medieimprese, perlopiù disposte lungo una filiera (tessile-abbigliamento, oppure il cuoio, il le-gno-mobile, l’alimentare, la carta). Le imprese si dividono il lavoro con scambi in gran par-te interni all’area, e non mostrano una dipendenza da grandi imprese committenti.Queste realtà produttive distrettuali innescano l’idea di un modello italiano di sviluppo lo-cale basato sull’integrazione di una molteplicità di piccole imprese industriali manifattu-riere. Tale sviluppo subisce vincoli, condizionamenti, fasi congiunturali alterne, ma certa-mente non è riconducibile né alla logica della grande impresa, né a quella dell’interventopubblico in economia.

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• la possibilità di accreditare nel curriculum universitario le abilità e le competenze ma-turate all’esterno dell’università;

• l’inserimento curriculare dei tirocini formativi e di orientamento;• lo sviluppo dei master universitari; • l’obbligatorietà del rilascio del supplemento del diploma, secondo il modello europeo,

quale strumento di trasparenza della formazione nei confronti dei datori di lavoro;• l’obbligatorietà di attività di orientamento e tutorato.L’orientamento professionalizzante dei corsi di laurea è stato sostenuto da progetti nazio-nali, come il CampusOne, finanziato con i fondi Umts, e a livello regionale attraverso l’in-tervento del FSE.La seconda novità è la nascita della formazione integrata superiore, finalizzata a un ra-pido inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro. Sono istituiti i corsi di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS), a norma della Leg-ge n. 144 del maggio 1999, destinati a giovani e ad adulti, occupati e disoccupati che,dopo il conseguimento del diploma, intendono specializzarsi. I corsi IFTS, che hanno unadurata che va da 2 a 4 semestri (da 1.200 a 2.400 ore), presentano le seguenti carat-teristiche:• sono riferiti a figure professionali con ampia spendibilità nel mercato del lavoro;• sono progettati e realizzati da università, da centri di formazione professionale, da

scuole superiori e da aziende, associati tra loro; • sono organizzati secondo standard nazionali da ciascuna Regione sulla base di fab-

bisogni territoriali;• sono tenuti da docenti della scuola, dell’università, della formazione professionale e,

per la metà delle lezioni, da esperti provenienti dal mondo del lavoro e delle profes-sioni;

• prevedono stage e tirocini nei luoghi di lavoro per almeno il 30% del percorso.Al termine dei corsi viene rilasciato un certificato di specializzazione valido su tutto il ter-ritorio nazionale con indicati i crediti formativi acquisiti spendibili da coloro che volesse-ro continuare gli studi.La terza novità è la riforma scolastica (Legge 28 marzo 2003, n. 53) che prefigura unrinnovato “sistema educativo di istruzione e di formazione”. Tale sistema si articola nellascuola dell’infanzia, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola me-dia, e in un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei e il sistema dell’istruzione edella formazione professionale (di competenza regionale). Il secondo ciclo è mirato allacrescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare, l’agi-re e la riflessione critica su di essi. Tra i licei sono compresi l’economico e il tecnologico,articolati in indirizzi per rispondere ai diversi fabbisogni formativi. La riforma vuole pro-muovere l’apprendimento in tutto l’arco della vita, assicurare a tutti pari opportunità di rag-giungere elevati livelli culturali e sviluppare capacità e competenze “adeguate all’inseri-mento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali,nazionale ed europea”. I nuovi piani di studio dovranno contenere un nucleo fondamen-tale, omogeneo sul piano nazionale, che rispecchi la cultura, le tradizioni e l’identità na-zionale, ma prevedono anche una quota, riservata alle regioni, relativi agli interessi spe-cifici delle realtà locali.La quarta novità è l’istituzionalizzazione dell’alternanza e la curricularizzazione degli sta-ge. L’intera formazione dai 15 ai 18 anni potrà essere svolta attraverso l’alternanza di pe-riodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sul-la base di convenzioni con imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza ocon le camere di commercio o con enti pubblici e privati (ivi inclusi quelli del terzo setto-re), disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio. Gli stage e i tirocini so-no istituzionalmente previsti nei curricula di tutti i percorsi formativi. Il secondo ciclo sco-

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• rete di servizi di orientamento scolastico e professionale per studenti, lavoratori e fa-miglie.

Strategia del “moltiplicatore”:il sistema formativo è fertilizzatore del territorio e motore dello sviluppo.Obiettivo: elevare il livello culturale.Protagonisti: le università.Sviluppo del ruolo “economico” del sistema formativo.La nascita di nuove scuole e l’insediamento di poli universitari:• creano occupazione;• sviluppano un indotto;• distribuiscono salari e stipendi;• consumano beni e servizi.Sviluppo del ruolo sociale e culturale del sistema formativo.La scuola e l’università:• insegnano non solo a gestire ma anche a creare e anticipare l’innovazione;• realizzano ricerca sulle risorse locali e sulle potenzialità di sviluppo;• importano e diffondono informazioni, conoscenze, modelli e idee imprenditoriali;• assicurano servizi alla comunità;• rompono l’isolamento, la marginalità e il provincialismo culturale;• fanno interagire i soggetti economici, i soggetti politici e i soggetti culturali.Modalità:• diversificazione dei corsi di studio (formazione generale e specializzata; formazione

scientifica e professionalizzante);• incorporazione nel curriculum dello studio delle economie e delle culture locali e delle

opportunità, anche alternative, di sviluppo;• mobilità accademica, interdisciplinare e intersettoriale.

POLI TECNOLOGICI E RIFORMA MORATTIRispetto al passato la filiera formativa si è articolata, ha integrato nuove opportunità di of-ferta prima inesistenti, e risulta oggi in grado di rispondere a una domanda molto seg-mentata. Le filiere formative locali identificano ormai i “distretti formativi” poiché la mi-gliorata interazione fra i sotto-sistemi formativi evolve verso una reale integrazione, graziealle procedure di co-decisione interistituzionale, alla co-progettazione dell’offerta, allacomplementarietà nell’organizzazione, alla corresponsabilità dei soggetti formativi. Glistrumenti dell’integrazione sono il sistema delle passerelle, l’adozione del sistema dei cre-diti per il riconoscimento delle esperienze di studio e di lavoro, l’alternanza tra studio eimpresa dei due sistemi.La novità più evidente è quella prodotta dal sistema universitario. Prima, in modo più ti-mido, con la Riforma del 1990 e con la nascita del diploma universitario, e poi in modopiù deciso e generale con la riforma didattica del 1999, obiettivo programmatico dellaformazione universitaria diventa quello di sviluppare l’attitudine al lavoro, aumentare l’em-ployability e migliorare le opportunità di occupazione dei giovani. Numerose sono le in-novazioni che la riforma universitaria (il Decreto Ministeriale n. 509 del novembre 1999)ha prodotto in questa direzione:• l’obbligo di definire per tutti i corsi universitari gli obiettivi formativi e le competenze da

acquisire;• l’obbligo di definire per tutti i corsi universitari gli sbocchi occupazionali;• l’obbligo della consultazione delle forze produttive nella fase di progettazione dei nuo-

vi corsi;• l’obbligo di prevedere attività formative curriculari finalizzate all’esplorazione e alla co-

noscenza del mondo del lavoro;

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lastico prevede infatti “esercitazioni pratiche, esperienze formative e stage realizzati in Ita-lia o all’estero anche con periodi di inserimento nelle realtà culturali, sociali, produttive,professionali e dei servizi” conclusi con il rilascio di certificazioni competenza. I corsi Iftsdevono dedicare ai tirocini nei luoghi di lavoro almeno un terzo del loro curriculum. E per-fino i corsi universitari devono inserire al loro interno attività didattiche obbligatorie “voltead agevolare le scelte professionali, mediante la conoscenza diretta del settore lavorati-vo cui il titolo di studio può dare accesso, tra cui, in particolare, i tirocini formativi e diorientamento” nonché “abilità informatiche e telematiche, relazionali o comunque utili perl’inserimento nel mondo del lavoro”.

LA FILIERA FORMATIVANonostante gli indubbi progressi registrati in questi ultimi anni, non è possibile comunquesottacere come il sistema scolastico, pur con programmi e contenuti certamente di qualità,non abbia nel suo complesso opportunamente sfruttato le possibilità che gli derivano dal-l’autonomia gestionale e funzionale di cui dispone per aprirsi al mondo del lavoro ed al-la società. Esso appare infatti presentarsi ancora, in molti casi, come caratterizzato da unsurplus di autoreferenzialità, che lo limita significativamente in due cruciali direzioni: daun lato ne restringe infatti la capacità di contributo attivo al migliore e più rapido inseri-mento lavorativo dei propri studenti, dall’altro ne rende più difficile l’integrazione con lealtre filiere di studio, tanto in parallelo (in primis con la formazione professionale e l’ap-prendistato) che in verso l’alto (in particolare l’università). La Legge 53/2003 appare offrire un potenziale contenitore idoneo ad avviare e soste-nere processi di integrazione verso il mercato del lavoro quanto verso le altre filiere, pur-ché alcuni degli strumenti da questa proposti possano trovare valorizzazione adeguataed applicazione effettiva nella pratica operativa che discenderà dai decreti attuativi. Unterreno d’impegno che deve vedere mobilitati, oltre alle autorità centrali di governo, an-che le Regioni e le parti sociali e che deve essere finalizzato in primo luogo a dare vitaad un assetto organizzativo ed a processi di programmazione in grado di superare quelrischio di dualità negativa che può derivare dalla licealizzazione di percorsi precedente-mente collocati nella filiera professionale e dalla mancanza di adeguati strumenti di tran-sito e mobilità tra il canale dei licei (ciclo quinquennale) e quello professionale (ciclo qua-driennale).I due canali, pur dovendo essere – nello spirito della legge – culturalmente equivalenti: senon opportunamente presidiati potrebbero portare all’attuazione, nei fatti, di un modelloformativo funzionale ad una organizzazione della produzione e di divisione sociale dellavoro solo in parte coerente con quelle che sono le esigenze ed i bisogni posti da unaeconomia e società fondate sul fattore conoscenza. In un momento in cui l’innovazionetecnologica rappresenta un elemento fondante delle strategie delle imprese, la riduzionedi un anno nella durata del secondo canale potrebbe indurre una diminuzione nei conte-nuti scientifici e nelle competenze metodologiche trasferiti agli studenti il che potrebbe ri-sultare gravemente penalizzante per le imprese che di quelle conoscenze hanno bisogno.Un costo potenzialmente assai elevato che si può riversare anche sulla tenuta stessa deisistemi produttivi locali, compresi quelli a maggiore vocazione tecnologica oggi in via diradicamento, attraverso una strozzatura nell’offerta di qualificazioni adeguate. Inoltre èdifficile negare che vi è un’elevata probabilità che molti studenti finiscano per optare peril canale liceale più nobile e capace di mantenere aperte tutte le opzioni per gli sviluppiformativi successivi, a tutto discapito della filiera professionalizzante. Il risultato netto po-trebbe dunque essere quello di uno squilibrio del sistema in direzione di una preferenzaper la trasmissione del sapere (come tipicamente avviene nei licei) rispetto a quella per ilsaper fare (come più frequentemente avviene nel sistema della formazione professionale),con gravi effetti negativi sia per le imprese sia per i percorsi di studio superiori post se-

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condaria a contenuto più scientifico-professionalizzante, sia infine per il sistema nel suocomplesso.Il problema è il rischio di avere una filiera professionalizzante depotenziata rispetto adoggi e dei licei tecnologici che possono perdere quel carattere professionalizzante cheera alla base della loro invenzione.La questione è dunque quella di trovare uno strumento di organizzazione e governo che,consentendo ai due soggetti (filiera professionalizzante e licei tecnologici) di dialogare efare pezzi di esperienza comune, consenta all’una (la filiera professionalizzante) di ri-conquistare immagine e funzioni e agli altri (licei tecnologici) di ritrovare un’identità pro-fessionalizzante altrimenti a rischio.Lo strumento potrebbe, in potenza, essere il distretto formativo, come modo organizzati-vo politico e gestionale in cui confluiscono tanto i due soggetti della formazione secon-daria post obbligo (gli istituti della filiera professionalizzante ed i licei tecnologici, e ovene emergessero le condizioni anche quelli umanistici e scientifici) quanto anche i sogget-ti della domanda di lavoro locale (imprese ed istituzioni pubbliche di governo e servizi)quanto anche, ove può risultare opportuno e di valore aggiunto, anche le istituzioni di al-ta formazione presenti nel territorio (Università ed IFTS). Il distretto formativo potrebbe di-ventare il riferimento organizzativo corretto per riprofessionalizzare i licei tecnologici e ri-dare dignità alla filiera professionalizzante. Il contenuto potrebbe essere costituito da un lato dalla predisposizione di parti di trac-ciato formativo in comune tra filiera professionalizzante e licei tecnologici attraverso cuimettere in comune i punti di forza di ciascuno dei due segmenti formativi, così come simanifestano tanto in termini di competenze possedute dal personale docente quanto diattrezzature e laboratori quanto ancora di relazioni e pratiche di tipo formativo (stage, do-cenza esterna ecc.) con il mondo del lavoro e delle professioni. Una interazione curricu-lare che dovrebbe in primo luogo derivare da un impegno di progettazione comune delpersonale insegnante delle istituzioni interessate, da realizzarsi d’intesa e su coordina-mento dei responsabili del distretto formativo e con la partecipazione attiva di tutti queisoggetti che a livello locale contribuiscono con ruoli e funzioni diverse allo sviluppo eco-nomico e sociale e locale. Un elemento di riferimento forte nella messa a punto di questipercorsi comuni dovrebbe essere quello della coerenza con le prospettive di domandaprofessionale a livello locale, così come espresso – oltre che dalla testimonianza direttadelle parti economiche e sociali locali e dagli accordi a livello locale da essi espressi –dai molti strumenti, ormai ben consolidati, di previsione di questa domanda di cui oggi sidispone. Una seconda area di intervento è certamente poi quella della mobilità degli studenti dauna filiera all’altra. Qui il punto è che la mobilità sia effettivamente nei due sensi, per evi-tare che la filiera professionalizzante finisca per essere solo il contenitore dei drop-out del-la filiera liceale. A tale fine l’elemento forte può essere costituito dall’adozione di un si-stema comune di crediti, così come previsto dalla Legge 53/2003. L’esperienza peròinsegna che la sola adozione della forma credito rappresenti bensì una condizione ne-cessaria, ma non sufficiente a garantire l’effettivo riconoscimento da parte di un sistema(ed in particolare da parte di quello che è sovra ordinato nella opinione sociale) dei cre-diti acquisti nell’altro sistema: senza che tali crediti vengano reciprocamente riconosciuti(e dunque che vi sia un reciproco riconoscimento di qualità dei contenuti insegnati), nonc’è transito realisticamente effettuabile. Tutto questo è attuabile sotto un certo numero di condizioni, che da sola la legislazione at-tuale non è in grado di garantire. Tra queste, anzitutto l’adozione di standard qualitativicondivisi nei contenuti e nei metodi didattici, nelle attrezzature, negli spazi, nell’organiz-zazione complessiva, ecc. Ne deriva, evidentemente, la necessità di utilizzare percorsicomuni di monitoraggio e valutazione della qualità dei processi e dei risultati delle attività

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l’innovazione di processo e di prodotto;• quelle a supporto delle categorie sociali più deboli, come i lavoratori stranieri immi-

grati.I sistemi produttivi locali oggi “aprono” all’esterno, comunicano con il territorio d’appar-tenenza, partecipano al dibattito culturale, offrendo un proprio contribuito al miglioramentodel contesto sociale, in particolare nel settore della formazione. Il sistema delle imprese esprime oggi una più forte soggettività formativa rispetto al pas-sato. L’aspetto più evidente di questo potenziale formativo è il moltiplicarsi delle forme diinserimento professionale a contenuto formativo. Pensiamo – accanto all’alternanza e aglistage – all’apprendistato professionalizzante e ai contratti di inserimento professionale re-golati dalla Legge Biagi.Altro aspetto della visibilità formativa dell’impresa è la presenza attiva nei servizi alla tran-sizione dalla scuola e dall’università al lavoro. Pensiamo ad esempio ai saloni dell’im-piego, ai career day, alle testimonianze industriali, alle tesi in azienda e ai project work,a Orientagiovani.Un terzo aspetto della nuova soggettività formativa aziendale è la nascita di scuole e cor-si di formazione direttamente gestiti dalle imprese e dai loro consorzi: si pensi alle scuo-le associate a Sfc - Sistemi formativi Confindustria, alle aziende speciali del sistema ca-merale, alla formazione aziendale e ai master accreditati Asfor.Ma il fenomeno che può ritenersi più innovativo è l’analisi dei fabbisogni, la capacità cioédi fare autodiagnosi, di elaborare un quadro affidabile della propria domanda di pro-fessionalità e di comunicare correttamente al sistema formativo i profili professionali ri-chiesti. Se si ritiene che la formazione debba giocare d’anticipo, che debba svolgere unruolo non passivo nelle strategie di sviluppo di un determinato contesto, il problema nonè di fotografare la realtà, quanto di prefigurare realisticamente il futuro più auspicabile:verso quali campi di attività, verso quali modalità di riorganizzazione dei processi pro-duttivi conviene orientare l’investimento formativo? Quali sono le figure professionali cheinteressano alle imprese italiane? Dove e come formarle? A queste domande fa riferimentoil processo di rilevazione dei fabbisogni formativi adottato dall’Organismo bilaterale na-zionale sulla formazione Confindustria-Sindacati. Lo strumento di rilevazione dei fabbiso-gni formativi deve mediare e ricercare un consenso negoziato tra gli attori del sistema pro-duttivo. Il loro diretto coinvolgimento diventa fondamentale per prefigurare gli equilibri ele tendenze dei sistemi professionali (quali figure conviene formare) e le caratteristiche del-le competenze richieste (come conviene formare le diverse figure). Una diversa modalitàdi rilevazione dei fabbisogni professionali è proposta da Excelsior. Con Excelsior, il siste-ma delle Camere di commercio (interamente coinvolto sia a livello provinciale che regio-nale attraverso un indagine annuale su oltre 100 mila imprese) è in grado di fornire indi-cazioni non solo sull’andamento della domanda di occupazione ma soprattutto sulle suemodificazioni strutturali, in termini di professioni emergenti e di fabbisogni formativi.

LA RICERCA APPLICATA E I PARCHI SCIENTIFICISono nati in Italia molte decine di parchi scientifici e tecnologici (Pst). Il modello italianodi parco si è affermato con una sua originalità che lo differenzia in parte dalle più noteesperienze statunitensi. La logica dei Pst italiani è quella del governo locale che interpre-ta i bisogni di crescita del territorio mettendo a disposizione, con propri investimenti, in-frastrutture in cui agevolare lo scambio di informazioni e know how tra impresa e ricerca.La condivisione dello spazio diventa lo strumento per aumentare la probabilità e la velo-cità di spontanei processi di collaborazione e di trasferimento tecnologico. E’ forte quin-di il conseguente impatto sulla logica del parco tecnologico: pur mantenendo la denomi-nazione originaria, le esperienze nate nell’ultimo decennio vedono una progressivadematerializzazione degli interventi e presso tutti i Pst si diffonde un sofisticato know how

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formative così come anche dei livelli di apprendimento conseguiti. Un gradiente importanteper tali condivisioni è verosimilmente costituito da modelli comuni di accreditamento. Così come prescritto dalla Legge 53, un ulteriore significativo terreno su cui un impegnodi integrazione potrebbe trovare sviluppo è quello dell’anno di studi integrativo per il tran-sito verso gli studi universitari da parte di coloro che hanno scelto il canale della forma-zione (i cosiddetti corsi di riallineamento). Alla progettazione e realizzazione di questoanno integrativo dovrebbero auspicabilmente contribuire, oltre ai soggetti del sistema diistruzione e formazione, anche le atenei e gli IFTS attivi a livello locale. Inoltre per favo-rire un sistema di passaggi tra un percorso e l’altro efficace e garantito ad ogni momen-to, si potrebbero mettere in atto dagli strumenti di personalizzazione dei percorsi chepossono essere attivati ricorrendo alle possibilità già previste normativamente. E’ questo ilcaso, ad esempio, dei LARSA – laboratori di recupero e sviluppo degli apprendimenti –o, ancora, quello della assunzione di un modello comune, tra filiere diverse, di valuta-zione delle conoscenze e competenze acquisite fondato su un sistema di crediti. Per quelche riguarda i laboratori, accanto alla loro funzione di recupero e sviluppo dell’appren-dimento in discipline ed in attività previste nel piano di studi, essi dovrebbero anche as-sumere il compito di favorire il passaggio da un percorso all’altro adottando il cosiddettoportfolio delle competenze – quale già in alcune regioni si va sperimentando – ed assu-mendo così una funzione strutturale specifica in materia di rafforzamento e valorizzazio-ne delle integrazioni orizzontali tra i diverse filiere e sistemi formativi. Naturalmente, le ipotesi e gli strumenti sopra avanzati possono essere applicabili a fron-te di una condizione più generale, rappresentata da un adeguato funzionamento del di-stretto formativo: esso, allo stato, risulta non molto di più di una positiva idea di organiz-zazione e coordinamento di sistemi formativi locali, senza che ancora ne siano statedelineate in forma operativa le linee di funzionamento e dunque le gerarchie organizza-tive e le forme più opportune dal punto di vista funzionale per recepire tutte le diverse sog-gettualità che devono confluirvi. Si tratta di specificazioni essenziali per evitare il rischio,sempre presente nella esperienza italiana, che le nuove strutture cui si dà vita vivano diuna esistenza soprattutto burocratica. Va comunque anche osservato, a questo riguardo,come le differenze territoriali – ed in particolare quelle fra Centro-nord e Mezzogiorno –possano avere un effetto significativo sulle reali capacità di funzionamento e sulla vivacitàprogettuale e gestionale dei distretti formativi. Una domanda di lavoro incerta e carente,associata ad un’offerta formativa spesso a sua volta debole, possono infatti risultare unfreno rilevante ad un compiuto funzionamento dello strumento del distretto formativo, va-nificandone la finalità ed il ruolo operativo. A tale riguardo, non sarebbe inutile pensaread orientare opportune risorse, anche finanziarie, per sostenere programmi congiuntiNord-Sud finalizzati a trasferire buone pratiche ed a valorizzare le competenze esistentinei distretti coinvolti.

I SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI E L’IMPRESA FORMATIVAI sistemi produttivi locali italiani sono luoghi nei quali la coesione sociale assume valore efunge da motore dello sviluppo e gran parte di essi cerca, pur timidamente, di reinven-tarsi, di comunicare la propria identità, di rafforzare attraverso iniziative a valenza socialeil proprio legame con il territorio di appartenenza. Tra queste iniziative il Rapporto Censis 2003 segnala:• quelle tendenti alla promozione e valorizzazione della cultura e della specificità del

territorio distrettuale, attraverso l’organizzazione di eventi culturali di vario tipo;• quelle finalizzate alla tutela dei prodotti di distretto e alla loro promozione attraverso

la creazione di marchi distrettuali, esposizioni di settore, convegni;• quelle finalizzate alla formazione di figure professionali altamente specializzate o per

la riqualificazione delle forze di lavoro operanti nel distretto così come le iniziative per

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di attività e servizi finalizzati allo stimolo ed alla gestione di sistemi di relazione tra im-prese, ricerca, governo locale e banche. Un Pst é un sistema complesso territoriale, che, mediante la promozione, il sostegno e la ge-stione di progetti di trasferimento di tecnologia e dei conseguenti progetti d’innovazione:• facilita i rapporti della singola impresa con tutti gli altri soggetti operanti nel territorio;• promuove e coordina la diffusione delle idee e delle informazioni tra le imprese locali;• integra interessi diversi che emergono dal territorio e li organizza verso un obiettivo

d’interessi comuni;• promuove il sostegno allo sviluppo e all’analisi della fattibilità tecnica ed economica

di nuove imprese, cioè spin-off dalla ricerca (gestisce incubatori di imprese);• promuove e contribuisce allo sviluppo del terziario innovativo locale;• facilita l’accesso a risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi dei pro-

cessi d’innovazione territoriali.Lo statuto dell’Associazione dei parchi scientifici e tecnologici (Apsti), prevede che l’as-sociazione accolga qualunque organizzazione che dichiari di operare per accrescere lacompetitività del territorio di sua competenza attraverso: • l’attivazione e la gestione di progetti di trasferimento di tecnologia e dei relativi pro-

getti d’innovazione;• una stretta collaborazione con l’università, gli enti nazionali di ricerca e i centri di ri-

cerca locali. Un tipico Pst assume quindi un ruolo molto importante nel territorio di sua competenza,perché promuove e sostiene iniziative d’innovazione tra le organizzazioni locali. Per “in-novazione” si intende un insieme di attività, iniziative, comportamenti finalizzati ad intro-durre uno o più significativi cambiamenti tecnici, organizzativi, gestionali, nella propriaorganizzazione, utilizzando le conoscenze tecniche, organizzative, gestionali, insieme al-le necessarie risorse finanziarie con l’intento di raggiungere un obiettivo percepito comepositivo, e poi realmente raggiungerlo.

LE AUTONOMIE LOCALIInsieme alle innovazioni che coinvolgono la filiera formativa, i sistemi produttivi locali e laricerca applicata, l’altra novità che arricchisce il quadro dei rapporti tra distretti formativie imprese è rappresentata dalla riforma del titolo quinto della Costituzione, con Legge Co-stituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, che attua un profondo decentramento di poteri dalcentro alla periferia, rispondendo alle istanze di sussidiarietà e federalismo della societàitaliana. Lo Stato mantiene la competenza di emanare norme generali sull’istruzione. Diventano ma-terie di legislazione concorrente quelle relative alla ricerca scientifica e tecnologica, al so-stegno all’innovazione per i settori produttivi, alle professioni, all’istruzione, salva l’auto-nomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazioneprofessionale (su cui la Regione ha l’esclusiva). E’ trasferita alle Regioni anche la potestàlegislativa in materia di industria. Viene riconosciuta alle Regioni l’autonomia finanziaria enel contempo si prevede che lo Stato destini risorse aggiuntive ed effettui interventi specialiper promuovere lo sviluppo economico, rimuovere gli squilibri economici e sociali, prov-vedere a scopi diversi dal normale esercizio delle funzioni degli organi amministrativi.Sul finire degli anni Settanta le Regioni realizzarono i primi tentativi di creare un rapportoorganico tra gli orientamenti di sviluppo economico dei rispettivi piani di programmazio-ne regionale e i piani di sviluppo della formazione professionale. Più recentemente si so-no affermati i cosiddetti Patti formativi territoriali, complementari ai Patti territoriali e ai Con-tratti d’area, per facilitare l’incontro tra la domanda di lavoro determinata dai progetti disviluppo locale e l’offerta di manodopera qualificata presente nel territorio. L’esperienzadei Patti si è sviluppata anche a livello europeo con i cosiddetti Patti comunitari per l’oc-

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cupazione, maturati nell’ambito della politica europea di coesione e sviluppo e perciò co-finanziati con i fondi strutturali delle Comunità Europee.

IL SISTEMA DELLE GIUNZIONIUn tempo il territorio intermedio tra le scuole, le università e le imprese è stato, in gran par-te, una “terra di nessuno”. Nel corso degli anni questa no man’s land si è animata, ha vi-sto rapide incursioni dai due fronti, qualche scaramuccia, ma anche intese ed esperien-ze positive, via via più frequenti. Oggi è un territorio che comincia ad esser presidiato dastrutture stabili di dialogo e collaborazione.L’innovazione che caratterizza il sistema formativo è la crescita dell’autonomia di scuolee università. La combinazione dell’autonomia didattica con l’autogoverno organizzativoe l’autogestione finanziaria libera creatività e innovazione e può produrre effetti positiviin termini di efficacia e di efficienza della singola istituzione e del sistema nel suo com-plesso. Ma l’autonomia contiene un virus, rappresentato dalla tentazione dell’autorefe-renzialità, ovvero la tentazione di impostare e risolvere i problemi in termini tutti interni al-l’istituzione e alle sue componenti, accrescendo pericolosamente l’isolamento rispetto agliinterlocutori esterni. Come antidoto al rischio dell’autoreferenzialità si va sviluppando in Italia un sistema digiunzioni, un articolato e complesso sistema di collegamenti tra le singole unità formativee le singole imprese, tra università e sistema scolastico, tra università e ricerca, tra sistemaformativo e sistema sociale, tra sistema formativo e autonomie locali, tra distretti scolasti-ci e sistemi produttivi locali.

Tali collegamenti possono essere semplicemente virtuali, affidati agli scambi d’informa-zioni delle nuove clearinghouse telematiche, dei portali elettronici e dei siti web. Si pen-si alle banche dati di competenze per il trasferimento tecnologico, ai portali e ai siti perl’orientamento dei giovani, alla formazione a distanza e alle università telematiche, a ser-vizi web come link up, alle banche dati dei laureati e all’intermediazione elettronica.Vi sono poi collegamenti affidati a strumenti “leggeri”. Sono i “luoghi” e i “modi” nei qua-li la collaborazione tra il sistema formativo e l’impresa si è realizzata ed è cresciuta. I “luo-ghi” di incontro sono le strutture di governo e di coordinamento, i gruppi di “attenzione”,i comitati di indirizzo, gli uffici di coordinamento, i liaison office, i collegi universitari, leassociazioni dei laureati, gli expo-lavoro e i saloni di orientamento, i career day, le città

PARTE I

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Distretto formativo

Distrettoformativo

Sistema delle autonomie locali

Sistema della ricerca applicata

Sistemaproduttivo

locale

Sistema delle"giunzioni"

IL NUOVO MODELLO IN SINTESI

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DISTRETTI FORMATIVIE POLI TECNOLOGICI2

Distretto formativo• riforma del sistema di istruzione e di formazione• nascita della formazione tecnica superiore • riforma dei corsi universitari per migliorare l’employability dei laureati• istituzionalizzazione dell’alternanza e curricolarizzazione degli stageSistema produttivo locale• analisi dei fabbisogni formativi e professionali• nuovi contratti di inserimento professionale a contenuto formativo• servizi alla transizione formazione-lavoro• sviluppo della formazione aziendaleSistema della ricerca applicata• regionalizzazione dei parchi scientifici e tecnologici• trasferimento di tecnologie e ricercatori alle imprese• incubatori d’impresa e spin off aziendali• diffusione dell’innovazione tecnologicaSistema delle autonomie locali• potestà legislativa su istruzione e formazione• patti formativi territoriali• gestione dei fondi strutturali europeiSistema delle giunzioni• collegamenti virtuali • collegamenti “leggeri” nei “luoghi” • infrastrutture permanenti

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dei mestieri, le consulte degli stakeholder, i nuclei di valutazione, i consigli di ammini-strazione, i comitati dei sostenitori. I “modi” sono le convenzioni quadro, i protocolli d’in-tesa, i patti, le forme di consultazione, le cattedre aziendali, la docenza laica, i contrattidi ricerca, le convenzioni per la didattica, i contratti di consulenza, il distacco di ricerca-tori nelle imprese, gli sportelli tecnologici.Vi sono infine le strutture permanenti e le dotazioni infrastrutturali essenziali per rendereproduttiva la collaborazione scuola-industria e università-industria. Si pensi ai parchi scien-tifici e tecnologici, ai consorzi scuola-università-industria, alle fondazioni universitarie, aibusiness innovation centre, alla rete di centri di trasferimento tecnologico e dei risultati del-la ricerca applicata alle imprese, agli incubatori d’impresa e di spin off accademici, allecorporate university, alle grandi scuole di formazione aziendale, alla rete di agenzie ter-ritoriali per il governo della transizione scuola-lavoro e di servizi di orientamento profes-sionale.La no man’s land va trasformandosi in un’agorà. La sfida è quella di passare dalla logicadel dialogo interistituzionale ad una logica dei territori: le esperienze, anche pregevoli,di collegamento tra formazione e lavoro tendono a insediarsi e a coinvolgere interi terri-tori (distretti economici, regioni) in cui esista un “tessuto d’impresa” disponibile a inserirsinel sistema di giunzioni.Una sfida ulteriore è il finanziamento dei meccanismi di collaborazione utilizzando le op-portunità dei fondi europei di sviluppo e prevedendo linee finanziarie nei piani naziona-li di sviluppo del sistema universitario e dell’alta formazione e nei piani regionali di svi-luppo.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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L’area milanese è storicamente la culla del processo italiano di industrializzazione; ma,col tempo, al settore più strettamente manifatturiero se ne sono aggiunti altri, che l’hannoresa sempre più composita e polivalente.Nell’area milanese è concentrato il 7% delle imprese italiane e il 42% di quelle lombar-de. Le imprese industriali di Milano e provincia producono circa il 12% del valore ag-giunto dell’industria italiana ed esportano una quota pari al 14% dell’export nazionale(circa 37 mila milioni di Euro). A Milano hanno sede più di 500 imprese a partecipazione estera, pari al 30% di quel-le presenti in Italia, e migliaia di piccole e medie imprese, oltre che le grandi imprese na-zionali. Nell’insieme, un sistema plurisettoriale, multidimensionale, internazionale, integrato; un si-stema che rappresenta il cuore pulsante dell’economia italiana e uno dei motori di quellaeuropea.La provincia di Milano, grazie alla presenza di un tessuto produttivo molto dinamico nelquale industria e terziario interagiscono positivamente, è il polo di eccellenza dei servizialle imprese. Qui sono presenti infatti il 62% delle imprese lombarde del settore e il 15%di quelle italiane, e si concentrano il 71% degli addetti regionali e il 21% di quelli na-zionali.Le imprese milanesi sono leader in importanti settori merceologici: • meccanica strumentale; • chimica;• arredamento - design - moda;• media e editoria;• information technology;• finanza, assicurazioni e consulenza finanziaria;• consulenza di direzione e organizzazione aziendale; • marketing - ricerche di mercato - pubblicità - relazioni pubbliche.E’ proprio alla luce di queste caratteristiche che Milano può contare sulla presenza di piùfiliere formative, relative a fabbisogni di specifici comparti e, conseguentemente, dalla di-versa fisionomia in termini di “copertura” dei vari segmenti formativi (istruzione tecnica,formazione universitaria, alta formazione, formazione continua). E’ opportuno ricordare, a tale riguardo, che dalla rilevazione su “L’attività di formazionenelle aziende manifatturiere dell’Area milanese” realizzata dal Centro Studi Assolombar-da nell’ottobre 2003 e condotta su un campione rappresentativo di imprese manifatturie-re associate all’Assolombarda, la diffusione delle attività di formazione delle imprese ècresciuta costantemente, almeno a partire dal 1994, arrivando a interessare nel 2002

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L’IMPEGNO DELLE IMPRESE MILANESI PER LA FORMAZIONE

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L’attuale offerta formativa nel settore ICT per giovani si articola in quattro ambiti di svilup-po, ognuno dei quali si contraddistingue per contenuti e target di riferimento: • i corsi professionali post-diploma• gli IFTS • le lauree di I e II livello• i master post-laureaI corsi post-diploma e gli IFTS sono solitamente di pertinenza del sistema dei Centri pro-fessionali e, sebbene in minor misura, del sistema scolastico. Essi, inoltre, non hanno ca-rattere strutturale in quanto legati alle scadenze e agli avvicendamenti dei bandi del Fon-do Sociale Europeo.Un’importante caratteristica di questo tipo di corsi è data dalla possibilità di acquisire cer-tificazioni professionali “di mercato” (ad ex. Microsoft, Cisco, ECDL, Oracle, etc.) conte-stualmente al percorso formativo curriculare ma a prescindere da esso.I Corsi di Laurea e i Master hanno, invece, caratteristiche istituzionali e sono affidati al si-stema universitario.

I CORSI PROFESSIONALI POST-DIPLOMAL’offerta di iniziative formative nel settore informatico, realizzata attraverso corsi di FondoSociale Europeo o di mercato, è indirizzata a disoccupati e copre le seguenti aree:• informatica di base;• internet, web;• web designer, web administrator;• la sicurezza delle reti;• linguaggi per la costruzione di data base o di pagine Web;• sistemi operativi;• pacchetti applicativi gestionali.Il target di riferimento è molto vasto, non necessariamente giovane e, nella maggior partedei casi, prevede unicamente, come requisito di entrata, un diploma di secondo grado ole conoscenze fondamentali, espressamente indicate, per seguire l’argomento prescelto. I percorsi proposti sono molto operativi e finalizzati all’acquisizione di competenze spe-cialistiche chiaramente definite. I corsi possono durare da un minimo di 300 ore fino a ol-tre 2.000 ore per le iniziative su due anni a tempo pieno. Al termine di tutte queste tipologie di percorso è sempre previsto lo stage la cui durata ècirca un terzo del percorso complessivo. In generale, le PMI costituiscono il naturale bacino di riferimento sia per le attività di sta-ge, sia per i possibili inserimenti occupazionali.

I CORSI IFTSLa ragione che ha condotto alla nascita di corsi IFTS nel campo dell’ICT risiede essen-zialmente nella particolare idoneità di questo canale formativo a generare figure profes-sionali altamente innovative, in grado di conciliare spiccate conoscenze tecniche con ca-pacità di comprensione e interpretazione delle specifiche necessità degli utenti. Per raggiungere questo obiettivo non si è potuto prescindere da un percorso che preve-desse una durata biennale di 2.400 ore complessive di formazione.Nello specifico, i corsi attivi nell’anno formativo 2002-2003 nel settore ICT fanno capoa cinque figure professionali di riferimento:1) Tecnico superiore per la comunicazione e il multimedia2) Tecnico superiore per le applicazioni informatiche3) Tecnico superiore per le telecomunicazioni4) Tecnico superiore per lo sviluppo software5) Tecnico superiore per i sistemi e le tecnologie informatiche

PARTE II

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ben il 76% delle aziende. E’ un dato significativo se confrontato con i valori nazionali che,con un 23%, assestano le imprese italiane in coda nella classifica europea delle impreseche investono in formazione. L’indagine Assolombarda mostra anche come l’impegno delle piccole e medie imprese inattività formative sia considerevolmente cresciuto nel tempo, passando dal 38,2% del1992 al 62,9 % del 2002. Presentiamo di seguito un esempio di filiera formativa per il settore dell’Information andCommunication Technology unitamente ad alcuni casi di esperienze che, pur non poten-do connotarsi come filiere in ragione del carattere circoscritto degli interventi, rivestono unparticolare interesse per la metodologia di realizzazione adottata, in termini di raccordofunzionale tra input (esigenze formative di riferimento) e output (l’azione formativa) del pro-cesso che le ha generate. Per quanto riguarda la filiera chimica nel territorio milanese, si rimanda alla scheda se-guente “La chimica e la formazione”.

La filiera formativa dell’ICT

IL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALELo scenario della competizione economica è sempre più caratterizzato da fattori come laconoscenza, la circolazione dell’informazione, la rapidità dell’innovazione, la conver-genza tecnologica.Elementi come questi incidono profondamente sul tipo di professionalità richiesto dal mer-cato e la programmazione dell’offerta formativa non può non tenerne conto.Da questo punto di vista, sono emblematici gli effetti dell’esplosione della net economy e,più in generale, dello sviluppo dell’Information and Communication Technology, per i qua-li la filiera formativa dell’informatica di seguito descritta rappresenta oggi nell’area mila-nese un punto di riferimento.Di fatto, l’area del capoluogo lombardo è quella in cui:• la presenza dell’Information and Communication Technology è più massiccia;• l’assorbimento di profili tecnici, a più livelli, da parte delle imprese ICT è più ampio.

LA FILIERA FORMATIVAAlla luce di queste considerazioni, si è pensato che l’ottica migliore per proporre e for-mare le risorse richieste fosse quello di sviluppare più che un progetto, un sistema forma-tivo “a filiera” che fosse in grado di soddisfare i fabbisogni di personale delle imprese,con riguardo ai diversi segmenti di professionalità. In questo senso, la filiera formativa ICT di seguito descritta rappresenta un esempio si-gnificativo e strutturale di integrazione di tipo sia “orizzontale” (tra i diversi sistemi forma-tivi), sia “verticale” (tra sistemi formativi e mondo del lavoro). Storicamente l’avvio dellacostruzione della filiera può essere collocato nell’ambito della nascita del CEFRIEL (Cen-tro per la Ricerca e la Formazione in Ingegneria dell’informatica) nel 1988, a seguito diuna convenzione tra il Politecnico, l’Università degli Studi, il Comune di Milano, la Re-gione Lombardia, l’Assolombarda e un gruppo di grandi aziende.L’attività di formazione svolta dal CEFRIEL si è orientata inizialmente sui segmenti “alti” del-le professionalità ICT, in particolare per quel che riguarda i corsi di specializzazione post-lauream (Master). L’esperienza di partenariato formativo tra università e imprese nell’am-bito dei Master CEFRIEL ha consentito di maturare un know how consolidato di rapporti emetodiche di collaborazione applicabili ad altri segmenti formativi, in particolare per quan-to riguarda la formazione professionale post-diploma e, in forma indiretta, quella continua.

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MASTER A completamento della filiera nell’ambito dell’alta formazione si segnala l’attivazione,presso la Facoltà di Ingegneria dell’informazione del Politecnico di Milano, di un Masteruniversitario di secondo livello in “Tecnologia dell’Informazione”.Scopo del Master è quello di formare tecnici ad elevato livello che, oltre ad avere acqui-sito una solida preparazione teorica sulle discipline della Tecnologia dell’Informazione,siano in grado di utilizzare tali tecnologie partecipando a programmi di lavoro misti uni-versità e industria.Il Master ha 7 indirizzi formativi: Ingegneria del software, Tecnologie per servizi web eapplicazioni mobili, Progettazione di sistemi per applicazioni dedicate, Microelettronica,Sistemi di comunicazione mobili e fissi, Reti di telecomunicazione e trattamento numericodei segnali. Tale articolazione risponde all’esigenza di coprire la gran parte dei profili di “alta com-petenza” dell’information technology ed in particolare i settori maggiormente coinvolti inuna continua evoluzione tecnologica. Assolombarda collabora, inoltre, con l’Università di Milano Bicocca nella realizzazionedel Master in Informatica per Umanisti (MIU) che si colloca nell’ambito dei programmi diformazione FSE rivolti ai giovani.Obiettivo del corso è quello di creare una nuova figura professionale nella quale convi-vono consolidate basi umanistiche e conoscenza tecnico-informatiche utili ad affrontareadeguatamente ogni tipo di risorsa tecnologica, dal web ai più sofisticati programmi mul-timediali, con una particolare attenzione per l’e-business, l’e-learning e il knowledge ma-nagement, sviluppando anche competenze in aree tecniche come i linguaggi di pro-grammazione e di markup.

FORMAZIONE CONTINUA La continuità della filiera formativa dell’ICT a Milano si rafforza ulteriormente nel campodella formazione continua, attraverso la realizzazione, in partnership con CEFRIEL, di pac-chetti formativi destinati al personale occupato delle imprese. L’offerta di questo tipo di corsi è stata strutturata, anche grazie alla collaborazione dellerappresentanze di categoria (ANIE), sotto forma di un “catalogo” di corsi modulari per-sonalizzabili sulla base del livello dei partecipanti e delle esigenze organizzative del-l’impresa utilizzatrice. E’ da rilevare che l’intera offerta di formazione è stata resa disponibile gratuitamente gra-zie all’utilizzo dei finanziamenti di Fondo Sociale Europeo e Legge 236. La facilità e flessibilità di utilizzo dei corsi, insieme alla loro gratuità, ha determinato unconsiderevole successo di tali azioni formative, sia quantitativo (oltre 800 lavoratori coin-volti per 40 aziende utilizzatrici), sia qualitativo (come attestato dai riscontri delle rileva-zioni ex post condotte sui partecipanti).

PARTE II

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Si segnala, inoltre, l’attivazione nel corso del 2003 di un corso IFTS per tecnici della do-motica, nato sulla base della rilevazione di uno specifico fabbisogno formativo espressoda imprese associate operanti nel settore. Di seguito si richiamano alcuni elementi caratterizzanti i percorsi attivati.

Partnership: si tratta di un elemento strategico per il successo di questo tipo di corsi cheprevedono, per loro natura, una forte grado di integrazione dei know-how formativi espres-si dai singoli enti-partner. Anche per questo si sono scelti partner con i quali c’erano giàstate precedenti sinergie e si era condivisa una metodologia operativa: ITIS Feltrinelli eITC Bachelet di Abbiategrasso (per la componente Scuola Media Superiore), Emit e Fon-dazione Clerici di Abbiategrasso (per la componente Formazione Professionale), Asso-ciazione Elis, e For-Hum e Consel come entità di integrazione e gestione del rapporto at-tività di formazione-impresa.Inoltre, vista la globalità della figura che si voleva formare si è puntato ad avere una com-ponente industriale molto forte con aziende leader nazionali e internazionali. Tra queste:Acea, Albacom, Cisco, EDS, Ericsson, HP, Infostrada, Italtel, Nokia, Omnitel, Rai, Sie-mens, Sirti, Telecom, Telespazio, Tim e Wind.

Flessibilità di utilizzo: le iniziative formative sono state organizzate ponendosi come obiet-tivo l’accesso al maggior numero di utilizzatori, adattandosi ai loro vincoli di mobilità eritmi di apprendimento. In questo senso si è pensato di creare un rapporto di partnership con un altro corso IFTSrealizzato in Italia, specificamente nel Lazio. Questa forma di interregionalità risponde al-la vocazione nazionale del progetto e si è concretizzata nello sviluppo di fasi comuni qua-li la progettazione, il coinvolgimento della aziende, i contenuti e le metodologie formati-ve, gli stage, etc.Un ulteriore elemento distintivo riconducibile alla flessibilità di utilizzo è la doppia moda-lità di fruizione (in presenza e a distanza) dei corsi.

CORSI UNIVERSITARILa copertura del segmento universitario della filiera formativa dell’ICT nasce con l’avvio,a partire dal 1992, dei corsi di Diploma Universitario (DU) presso il Politecnico di Mila-no. I DU (in particolare quelli in ingegneria informatica, elettronica e telecomunicazioni) na-scono per rispondere ai fabbisogni formativi del sistema delle imprese. Esigenze, del resto, espresse da un’apposita indagine preliminare che Assolombarda con-dusse presso le imprese associate e che confermò, da un lato, il loro specifico interesseverso percorsi universitari di durata breve e forte orientamento professionalizzante; dal-l’altro lato, la disponibilità a partecipare alla realizzazione dei DU attraverso forme dif-ferenziate di collaborazione (progettazione formativa, fornitura di docenze e esperti azien-dali, posti stage, messa a disposizione di laboratori per esercitazioni pratiche).Questo significativo lavoro di analisi della “domanda” condotta da Assolombarda sull’u-niverso aziendale di riferimento ha improntato il seguito della collaborazione con il Poli-tecnico per quanto attiene ai nuovi percorsi universitari configurati dalla riforma dell’auto-nomia didattica del 2000 e sfociati nell’attivazione dei Corsi di laurea e di laurea specialisticain Ingegneria (informatica, elettronica, telecomunicazioni). In particolare, si segnala l’attiva collaborazione per gli stage, sancita da un’appositaconvenzione quadro tra Assolombarda e Politecnico e relativa sia ai tirocini curriculari,sia agli stage post-lauream.

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L’esperienza è partita dal presupposto di offrire una formazione per apprendisti concepi-ta sempre meno come obbligo e sempre più come opportunità e valore aggiunto per leimprese e per i giovani, attraverso la configurazione di un’ offerta formativa che fosse:• attenta allo sviluppo di competenze “riconoscibili” dalle imprese e dagli apprendisti;• comunicata sotto forma di un prodotto compreso dai suoi fruitori e costruito in base al-

le loro esigenze; • proposta non come un percorso rigido (il corso), ma come un’offerta modulare flessi-

bile e “personalizzabile” sulla base delle specifiche esigenze dei singoli.

LE CARATTERISTICHE DELLA FORMAZIONE APPRENDISTISulla base di queste premesse si è proceduto alla messa a punto di un’offerta formativa acatalogo di moduli in grado di rispondere alle esigenze formative delle imprese e degliapprendisti in misura più efficace dei tradizionali meccanismi di erogazione corsuale del-l’offerta formativa.Un’offerta con queste caratteristiche innovative ha consentito di stimolare la capacità del-le realtà formative milanesi di collaborare per gestire un intervento integrato in cui la for-mazione per apprendisti venisse concepita come vera e propria attività di servizio alle im-prese e ai lavoratori. Ciò significa:• nei confronti dell’apprendista: programmare ed erogare piani formativi flessibili che

consentano soluzioni personalizzate in base a diversi fattori quali le competenze ac-quisite in precedenti esperienze scolastiche, formative o lavorative, le attività svolte inimpresa, le prospettive con cui l’impresa investe nella sua crescita professionale;

• nei confronti delle imprese: offrire un catalogo diversificato di moduli formativi con mag-giori opportunità di garantire un corretto incontro tra domanda e offerta di formazione;

Allo stesso tempo, la modularizzazione della formazione ha richiesto agli enti erogatoricoinvolti nella sperimentazione nuove capacità e obiettivi: • mettere in campo competenze professionali in grado di realizzare docenze qualifica-

te, di gestire processi di analisi delle competenze e di orientamento, di attivare azionidi supporto e counseling;

• disporre di un repertorio di opportunità formative sufficientemente adeguato per le di-verse e possibili opzioni;

• muoversi in rete per arrivare alla definizione di un modello di riferimento sia dal puntodi vista organizzativo che di gestione delle risorse assegnate.

Al fine di definire i contenuti e la programmazione dell’offerta è stato necessario indivi-duare alcuni standard di progettazione comune. In particolare sono state definite 3 tipo-logie di moduli formativi:• moduli generali sulle competenze di base (introduzione alla normativa sulla sicurezza,

organizzazione aziendale, economia aziendale, legislazione sociale, abilità relazio-nali di base) uguali per tutti gli apprendisti della sperimentazione;

• moduli settoriali rivolti agli apprendisti del singolo settore professionale (meccanico,elettrico, amministrativo) dedicati sia alle competenze tecniche che risultano “trasver-salmente di base” al settore di riferimento (ad es. introduzione all’informatica, sicurez-za di settore, etc.), sia alle competenze trasversali vere e proprie (comunicazione, pro-blem solving, team work, ecc.);

• moduli tecnico-specialistici definiti sulla base delle figure professionali individuate perla sperimentazione.

INDICAZIONI DI METODO PER LO SVILUPPO DI AZIONI DI FORMAZIONE CONTINUAA partire dai risultati della sperimentazione di percorsi formativi per gli apprendisti è pos-sibile evidenziare alcuni elementi caratterizzanti che si sono rivelati utili per la successivaprogettazione di interventi di formazione continua settoriale:

PARTE II

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Esperienze di formazione continua per il settore turistico-alberghiero a Milano

L’evoluzione delle strutture alberghiere ha visto uno sviluppo concentrato sia nella crescitadimensionale delle strutture ricettive, sia nella qualità dei servizi offerti. Allo stesso tempotutti i più prestigiosi marchi di hotellerie internazionale hanno ormai almeno una presenzain Italia e crescono i network di strutture ricettive.L’affermazione di una industria turistica dell’ospitalità con queste caratteristiche colloca larisorsa umana tra i fattori più strategici per il suo sviluppo. In questo senso, la formazionecontinua gioca un ruolo fondamentale sia per adeguarsi agli scenari competitivi del mer-cato internazionale, sia per aggiornare le figure professionali (da quelle dirigenziali aquelle intermedie a quelle di base), rendendole più in linea con la crescente domanda diservizi di qualità.La formazione continua, dunque, come elemento centrale della qualità in un settore chenon misura la propria capacità di competizione nel rendere disponibile un prodotto, maun insieme integrato di prodotto e servizio. Sulla scorta di queste premesse, la crescente necessità di personale professionalmente pre-parato e aggiornato ha fatto emergere, nell’area milanese, specifici e diffusi fabbisogniformativi cui si è dato risposta attraverso un esperienza di formazione finanziata in ambi-to Legge 236/1993, promossa dal Gruppo Terziario Turistico di Assolombarda.L’intervento formativo, la cui conclusione è prevista per il giugno 2004, è concentrato suaree di competenza sia di tipo trasversale, sia specialistico del settore (gestione, qualità estandard di servizio, comunicazione, lingue, informatica) e coinvolge a più livelli le pre-senze sul territorio milanese dei principali gruppi turistico-alberghieri (Atahotels, Starhotels,Jolly Hotels, Monrif Gamma Gestione, Hotel Melià Milano, Alliance, UNA Hotels, GrandHotel Verdi, Servizi Turistici Gran Tour, Hotel Principe di Savoia, Hotel Corporation of Eu-rope).Saranno quasi 2.000 le ore di formazione erogata alla conclusione del progetto, per ol-tre 700 addetti rappresentativi delle principali professionalità operanti nel settore alber-ghiero: direttori d’albergo, capi servizio, personale di sala, responsabili booking, capiri-cevemento, governanti, maitre, camerieri ai piani e facchini, personale amministrativo edell’ufficio commerciale.

Un’esperienza per il settore metalmeccanico: dall’apprendistato alla formazione continua

IL QUADRO GENERALE DI RIFERIMENTOLa formazione degli apprendisti delle imprese metalmeccaniche costituisce la prima spe-rimentazione formativa condotta sul territorio milanese a favore di uno specifico settore.L’esperienza – che ha coinvolto dal 2000 al 2002 oltre 300 giovani apprendisti prove-nienti da circa 200 aziende metalmeccaniche milanesi – ha rivestito un particolare inte-resse sia alla luce degli aspetti di gestione bilaterale del progetto, sia per l’impostazionemetodologica e didattica delle attività formative.La Commissione territoriale per la formazione professionale composta da Assolombarda- Gruppo merceologico metalmeccanici e da Fim, Fiom e Uilm della provincia di Milano,ha avuto un ruolo importante nell’attivazione e nel coordinamento della sperimentazioneche ha gettato le basi metodologiche delle azioni successive condotte a livello bilateralenel campo della formazione continua di settore.

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Industria chimica ed esigenze formative

Per quanto riguarda le esigenze formative l’industria chimica si presenta con le seguenticaratteristiche:• essenziale per i processi di sviluppo industriale e per il miglioramento della qualità del-

la vita con sempre nuovi prodotti e processi produttivi;• importante sotto l’aspetto quantitativo generando in Italia un’occupazione globale (di-

retta e indiretta) superiore alle 500mila unità;• complessa e differenziata al proprio interno tra settori molto diversi tra di loro;• dinamica, soprattutto se confrontata con altri settori industriali in declino in Europa e in

Italia;• globale, sia per il mercato di riferimento che per tutte le imprese è ormai il Mondo, sia

per l’importanza delle imprese estere nella chimica italiana;• diversa da quella che molti pensano che sia, con un ruolo molto importante soprattut-

to in Italia delle piccole e medie imprese;• in continuo cambiamento per poter seguire le esigenze degli utilizzatori e dare un con-

tributo sempre più importante al miglioramento della qualità della vita.La caratteristica relazione tra scienza chimica e impresa chimica mette l’addetto con co-noscenze chimiche al centro dell’azienda, con possibilità/necessità di svolgere mansio-ni non necessariamente strettamente chimiche o tecniche. Qualsiasi funzione aziendale può trovare nella formazione chimica un concreto vantag-gio. Si pensi al marketing, alla vendita, alla pianificazione, alla stessa gestione delle ri-sorse umane, alla logistica, agli acquisti, alla qualità e all’ambiente.Non sempre questo quadro di molteplici sbocchi lavorativi è presente nello school-leavere, ancor di più, non lo è negli insegnamenti impartiti. E’ di fatto un problema culturale inquanto al giovane viene troppo spesso trasferito un “modello” che vede lo sbocco nella ri-cerca; si rafforzano dentro e fuori l’ambito formativo le conoscenze e gli interessi stretta-mente tecnico-scientifici, a danno di altri che dovrebbero formare una cultura più aperta.Le esperienze associative nei rapporti con il mondo della scuola ci hanno confermato chequesta realtà non è conosciuta da parte né degli studenti, né degli insegnanti, con il con-seguente crollo delle “vocazioni” chimiche, dovuto a un’identificazione dell’industria conalcune grandi imprese nelle quali sono in atto importanti processi di ristrutturazione conconseguente espulsione di manodopera.A differenza di altri settori, le problematiche formative nella chimica non sono un aspettoisolato, ma sono strettamente collegate alla più ampia relazione tra chimica e società. La pervasività dell’industria chimica e la sua contemporanea distanza (come bene inter-

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LA CHIMICA E LA FORMAZIONE

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• il ruolo delle Parti Sociali, indispensabile per consentire un effettivo incontro tra mondodel lavoro e della formazione, nella prospettiva di consolidare un sistema formativo ter-ritoriale caratterizzato da standard di qualità elevati e condivisi;

• il sistema di relazioni tra Parti Sociali, strutture formative e imprese nella definizione deipercorsi formativi e nelle modalità di erogazione;

• l’architettura modulare dei percorsi formativi e la valorizzazione delle specificità for-mative degli attori in rete;

• l’utilità delle ATS (Associazioni Temporanee di Scopo) tra enti erogatori come strumen-to efficace di governance di un sistema organico di offerta formativa qualificata all’in-terno di uno specifico territorio.

Sulla scorta di questi elementi di fondo – anche al fine di rispondere in modo più effica-ce alla crescente domanda di formazione proveniente dalle imprese e dagli stessi lavo-ratori – sono state messe a punto, attraverso i finanziamenti previsti dalla Legge 236/1993,azioni formative destinate agli addetti delle industrie metalmeccaniche milanesi che, dal2001 al 2003, hanno coinvolto circa 2.000 partecipanti. L’esperienza è stata avviata con un’offerta formativa strutturata su aree tecniche: meccanica,saldo-carpenteria, automazione, manutenzione, progettazione, qualità - controllo - collaudo. Si è poi proseguito in un’opera di ampliamento delle opportunità formative attraverso laprogettazione di aree di intervento di tipo trasversale quali la lingua inglese, l’informaticadi base, le capacità gestionali (project management, controllo di gestione, team working). L’ampliamento dell’offerta ha riguardato, inoltre, l’ambito dell’Information and Communi-cation Technology su esplicita indicazione delle imprese che hanno evidenziato specificifabbisogni formativo in questo settore. L’azione formativa così strutturata ha incontrato un considerevole successo tra le impreseassociate, anche quelle (specie di piccole e medie dimensioni) che, grazie ad essa, si so-no avvicinate per la prima volta alla formazione continua.

La collaborazione tra imprese e università per la formazione continua - Il Progetto Pegaso

Pegaso (Percorsi Executive in Gestione Aziendale e Sviluppo Organizzativo) è un pro-gramma innovativo di formazione continua per personale di livello executive ad alto po-tenziale, sviluppato su iniziativa del MIP (la Business School del Politecnico di Milano) incollaborazione con Assolombarda. Il Progetto, unico nel suo genere per le caratteristiche “ponte” tra formazione continua toutcourt e alta formazione di livello universitario, nasce in risposta all’esigenza di offrire unaformazione manageriale post-laurea flessibile e coerente con le esigenze dell’impresa. Pegaso si configura, quindi, come un percorso di formazione in grado accompagnarelo sviluppo delle capacità professionali dei futuri manager, consentendo loro di conseguireil titolo di Master universitario: i percorsi Pegaso consentono, infatti, agli allievi di “capi-talizzare” l’esperienza formativa acquisita fino a 60 cfu.Il percorso formativo viene impostato con l’impresa in termini di contenuti, modalità e du-rata. Un percorso-tipo può strutturarsi su tre livelli di personalizzazione:• percorso caratterizzante, definito sulla base delle competenze omogenee del gruppo

dei partecipanti;• percorso elective, definito sulla base del background e degli interessi dell’individuo;• percorso sul campo, definito sulla base del ruolo aziendale e degli obiettivi di svilup-

po del partecipante.

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L’offerta dei laureati – a seguito del crollo delle iscrizioni negli ultimi anni – sarà di pocosuperiore (a meno di un sostanziale miglioramento del tasso di abbandono grazie anchealle nuove lauree triennali), mentre solo una parte dei chimici (attualmente circa il 40%) fi-nisce per lavorare nell’industria chimica.Il deficit rischia di conseguenza di essere significativo e quindi, oltre alle azioni per au-mentare le vocazioni chimiche, diventano ancora più importanti quelle mirate a migliora-re la qualità dei laureati in termini di rispondenza alle esigenze delle imprese.Un aspetto cruciale dal punto di vista industriale è quello della cultura di base rispetto al-le conoscenze specialistiche: dall’indagine non emerge maggiore esigenza di cultura dibase, mentre la maggiore domanda di conoscenze specialistiche dovrebbe comportareo un’integrazione dell’iter di studi (ad esempio con un master) o, di necessità, la diminu-zione del peso dedicato alla cultura di base.In ogni caso non emerge una giustificazione per corsi di laurea “tailor made” per i vari set-tori della chimica che non potrebbero garantire un numero di assunzioni sufficienti. Di con-seguenza la formazione specialistica sui singoli settori va inquadrata in master “post laurea”.

ORIENTAGIOVANI: IERI E OGGIPer poter risolvere i suoi problemi di ricerca di personale qualificato, l’industria chimicaha la necessità di avere con la scuola momenti di incontro, non necessariamente ed esclu-sivamente finalizzati alla formazione delle professionalità da inserire nei suoi ranghi. E’ importante che il settore fornisca agli studenti tutte quelle informazioni utili per la sceltadel proprio corso di studi e aiuti la scuola e l’università nel loro sforzo di aggiornare la pro-pria offerta formativa. E’ però necessario impostare più a monte un lavoro finalizzato a for-nire ai giovani un’immagine della chimica più positiva di quella generalmente percepita. La chimica infatti risente da sempre di una irrisolta ambivalenza. Ad un atteggiamento critico, legato principalmente alle problematiche ambientali, si ac-compagna un’indefinita percezione di utilità e di capacità di contribuire al miglioramen-to della qualità della vita. Le ragioni principali di questa doppia immagine sono da ri-condurre principalmente alla scarsa conoscenza del settore da parte dei cittadini.La chimica è per sua natura una scienza al servizio di un settore che supporta molti altrisettori industriali. E’ presente, per lo più, come bene intermedio.Difficilmente essa giunge, con i suoi prodotti, al consumatore finale, raramente comparenella comunicazione rivolta al grande pubblico e sui banchi della grande distribuzione.La maggior parte delle informazioni sul settore chimico vengono dai mass media, che spes-so ne sottolineano più i problemi, piuttosto che il suo supporto alla qualità della vita.Pertanto questa scienza, e l’industria che ne discende, per quanto affascinante, non rie-sce, come del resto capita ad altre scienze, a richiamare in misura sufficiente l’attenzionedei giovani.E’ indispensabile che il pubblico in generale, e i giovani in particolare, possano dispor-re di una visione più corretta ed equilibrata della chimica, della sua industria, dei suoi pro-blemi, ma soprattutto delle opportunità che può offrire.Questo percorso ha trovato la sua naturale evoluzione in Orientagiovani, l’iniziativa pro-mossa da Confindustria su tutto il territorio nazionale, che consente alle Associazioni In-dustriali di parlare ai giovani di orientamento professionale e di far conoscere da vicinoil mondo dell’impresa, i suoi valori e le sue realtà innovative. L’atteggiamento di Federchimica nei confronti di tale iniziativa è stato fortemente influen-zato da una precisa riflessione sulla diminuzione negli ultimi anni delle vocazioni in chi-mica, sia a livello universitario sia a livello di scuola media superiore. L’avvento della New Economy, la nascita di nuovi corsi di laurea e di lauree brevi, la com-plessità e la difficoltà della chimica rispetto ad altre discipline, la scarsa conoscenza deisuoi valori e delle opportunità di lavoro nell’industria chimica, l’onda lunga di una scarsa

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medio) dalla percezione del consumatore fanno sì che, tranne gli addetti ai lavori, nes-suno si senta coinvolto in questo settore, nelle sue applicazioni e innovazioni. La conse-guenza è che generalmente il ruolo della chimica nella moderna economia sia conside-rato nel più benevolo dei giudizi come “trascurabile” e quindi in buona sostanza eliminabile.In realtà anche settori apparentemente lontani, come ad esempio la telefonia mobile, esi-stono grazie alla chimica e consumano prodotti chimici: basti pensare alle batterie, aglischermi luminescenti o ai cristalli utilizzati per i condensatori, senza i quali non sarebbestato possibile avere telefoni portatili.In definitiva, le iniziative da sviluppare sul tema della scuola devono cercare di dare unarisposta alle esigenze delle imprese partendo dalle seguenti considerazioni:• l’industria chimica continuerà ad esprimere un’elevata domanda di giovani chimici,

sempre più necessari per la centralità del processo innovativo e per la competizioneglobale.

• competenze chimiche sono sempre più richieste dai settori utilizzatori e dalle impreseche svolgono servizi specialistici per le imprese chimiche;

• le prospettive future, le caratteristiche delle mansioni e il livello di retribuzione mediofanno della chimica uno sbocco lavorativo molto interessante;

• diventa sempre più grave il rischio che il crollo delle vocazioni chimiche costituisca unvincolo insormontabile alla crescita dell’industria chimica;

• è necessario attivare un sistema informativo che combatta gli stereotipi che rendonoscarsamente attraente lo sbocco lavorativo nella chimica e faccia tornare gli iscritti aicorsi di laurea in chimica su livelli compatibili con la domanda dell’industria;

• è sempre più necessario che i curricula formativi dei chimici siano vicini alle esigenzedelle imprese chimiche che in Italia sono soprattutto PMI e specializzate nella chimicadelle formulazioni e delle sintesi discontinue;

• è opportuno tener conto attentamente di queste esigenze aziendali in termini di com-petenze chimiche nella programmazione dei corsi e dei diplomi;

• è necessario che i giovani chimici conoscano le realtà aziendali prima della conclu-sione dell’iter formativo e che siano disponibili e pronti a percorsi aziendali non ne-cessariamente tecnici ma nei quali la formazione chimica risulta importante.

Per dare risposte concrete alle esigenze formative delle imprese chimiche si sta svilup-pando un progetto ad hoc all’interno del Comitato Ricerca e Innovazione di Federchimi-ca con l’obiettivo di rendere la preparazione del laureato in chimica più in sintonia conle necessità produttive delle aziende.In particolare si sta lavorando per:• individuare i bisogni formativi delle imprese, in termini di profili professionali;• rendere noti alle istituzioni universitarie i profili professionali perché orientino i piani di

studio e specializzazione;• quantificare le opportunità di inserimento di tali profili professionali nelle imprese.A tal fine è stata realizzata un’Indagine sui fabbisogni formativi dell’industria chimica cheha visto coinvolte un centinaio di aziende.In un’azienda-tipo di 100 addetti lavorano 18 laureati di cui in media 7.5 a indirizzo chi-mico. Di conseguenza il 41% dei laureati nelle aziende chimiche sono dei chimici. Circa31 sono invece in media i diplomati tecnici di cui il 32% a specializzazione chimica.Le tendenze delle assunzioni nel prossimo triennio indicano una prevalenza per le laureequinquennali (circa il 73%). Non è però da sottovalutare l’indicazione delle imprese per quel-la triennale (27%), sia perché il campione sottostima le aziende minori, sia perché per alcu-ni settori (come le vernici) e per alcuni ruoli questa tipologia assume un ruolo maggioritario.Con una media di 2,5 nuovi laureati previsti in assunzione nel prossimo triennio si può sti-mare una domanda complessiva di circa 650 laureati. Questo dato – per quanto ap-prossimativo – conferma il rischio di una situazione difficile tra alcuni anni.

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rezza, salute e ambiente, es. Responsabile Care, utilizzo di sostanze chimiche per de-purare le acque etc. ...), l’importanza dell’industria chimica come settore portante del-l’economia del paese e del made in Italy, nonché dispensatrice di benessere;

• la presentazione delle opportunità di lavoro con riferimento alla figura del chimico, adiplomi e lauree, alle conoscenze trasversali utili per entrare nel mondo del lavoro.Quale lavoro può compiere un perito e quale un laureato. Dove lavora un chimico (es.in imprese anche non chimiche e ovunque nel mondo). Quali sono i settori di una azien-da in cui il chimico può lavorare (produzione, ricerca, marketing ecc..). Quali sono lefigure professionali più richieste dalle imprese.

Gli obiettivi che attraverso tali iniziative si è cercato di perseguire sono da una parte quel-lo di orientare gli studenti allo studio della chimica, dalla scelta della scuola superiore aquella dell’università, anche in risposta alla crisi delle vocazioni chimiche. Dall’altra, dimigliorare l’immagine della chimica attraverso la sua riconoscibilità negli oggetti della vi-ta di tutti i giorni e il suo contributo alla qualità della vita.

PIÙ DA VICINO … L’EDIZIONE 2003Anche nel 2003 Federchimica ha aderito ad Orientagiovani organizzando, in collabo-razione con il Gruppo Chimica di Assolombarda, tre incontri svoltisi tra l’ottobre e il no-vembre 2003.“Un viaggio intorno al magico mondo della Chimica” è il nome dato all’appuntamentocon i più giovani, gli studenti degli ultimi anni delle scuole medie per coinvolgerli e moti-varli a valutare la chimica come scelta di studio; “Il mio futuro e la Chimica” è il titolo del-l’incontro con gli studenti più grandi, degli ultimi anni alla scuola media superiore. In en-trambi i casi, si è cercato di vivacizzare l’incontro, utilizzando un linguaggio quanto piùvicino possibile a quello del pubblico. Semplice e accattivante. Per tutti gli appuntamentiè stata chiamata a condurre Desideria Cavina (una giornalista del TG5).A “Un viaggio intorno al magico mondo della Chimica”, che su richiesta delle scuole cheper motivi di spazio non avevano potuto aderire alla prima edizione, è stato ripetuto unaseconda volta, hanno partecipato 850 tra studenti ed insegnanti. La formula adottata, cheha visto anche dei brevi interventi istituzionali di saluto e di benvenuto, ha riscosso moltoconsenso, poiché agile e basata soprattutto su esperimenti chimici realizzati dagli studentidi due ITIS, il Jean Monnet di Mariano Comense e il Giorgi di Milano.I moduli di sperimentazione sono stati completati da un video presentato da un docentedel Politecnico per enfatizzare le capacità della chimica nel rispondere alle più svariateesigenze con prodotti ad altissima tecnologia.A “Il mio futuro e la Chimica”, hanno partecipato più di 500 studenti ed insegnanti di 19Istituti di Milano e zone limitrofe. L’incontro è stato strutturato in cinque differenti moduli:analisi e depurazione delle acque; “la chimica … è uguale per tutti”, ovvero il ruolo del-la chimica nello svolgimento delle indagini di polizia, in particolare del RIS di Parma; lachimica nell’evoluzione della moda; la chimica e la new technology; il chemical mode-ling computerizzato. Il tutto è stato vivacizzato dall’intervento del comico Flavio Oreglio,che intervenendo a tono ha vivacizzato l’incontro con grande successo.In entrambi i casi, il linguaggio utilizzato è stato quanto più vicino possibile a quello delpubblico. Parlando di chimica è stato ricordato il centenario della nascita di un grande protagoni-sta della chimica italiana e mondiale, Giulio Natta, Premio Nobel per la scoperta del po-lipropilene isotattico, cui sono legati oltre 300 brevetti industriali. Gran parte dei prodot-ti di plastica sono fatti con materiali dovuti a questa scoperta. Per ricordare questo grandechimico, è stata realizzata una cartolina con un annullo speciale, che è stata distribuita atutti i docenti e gli studenti intervenuti.

PARTE II

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sensibilità ambientale del passato, sono tra i motivi che hanno determinato, negli ultimianni, la crisi delle vocazioni chimiche.In Italia dal 1993 al 2000 le immatricolazioni ai corsi di laurea in chimica sono passateda 2.054 a 902, con una diminuzione del 56%, mentre quelle in chimica industriale han-no registrato un calo del 57%, passando da 833 matricole a 356. Il sistema scolastico,d’altro canto, non aiuta. In molte scuole, non esistono laboratori attrezzati per poter faresperimentazioni, né didattiche avanzate. Viene a perdersi, così, la vera caratteristica del-la chimica come scienza creativa, pragmatica e sperimentale, capace di trasformare lamateria. A questo si aggiunge la scarsità di ore di lezione, nelle scuole medie e superiori, dedi-cate all’insegnamento della chimica.Le ricerche e gli studi specialistici dicono che oltre l’80% dei giovani, che si trovano difronte alla scelta universitaria, predilige una facoltà piuttosto che un’altra a seconda del-l’interesse suscitato da una materia studiata a scuola e dagli sbocchi lavorativi futuri cheun settore può offrire.Profondamente motivata nel suo sforzo di orientamento, Federchimica ha perciò aderitoa Orientagiovani fin dall’inizio, personalizzando l’iniziativa, facendola propria e arric-chendola di contenuti propri del settore, attraverso la realizzazione di incontri sulla chi-mica rivolti a studenti delle scuole medie inferiori e superiori per migliorare l’immagine del-la chimica presso gli studenti, preparandoli e informandoli su una materia a volte nontroppo amata, perché considerata astratta e difficile, e sui possibili sbocchi occupazio-nali. Tutto ciò per indirizzare i giovani alla chimica, in vista delle scelte universitarie e pro-fessionali.In questi anni l’Orientagiovani dei chimici ha subito una profonda trasformazione. L’ap-proccio, cui si è giunti attraverso l’esperienza maturata negli anni, è sempre più concre-to, così da integrare l’insegnamento teorico ricevuto a scuola con esempi tratti dal mon-do reale. Per dare più coralità ai messaggi trasmessi, la Federazione ormai da qualcheanno realizza l’iniziativa insieme al Gruppo Chimici di Assolombarda. I partecipanti, prima distribuiti in più gruppi in base a moduli diversificati di approccio,sono adesso riuniti insieme. Il programma, che per alcuni anni è stato incentrato su inter-venti sull’industria chimica a carattere generale, è stato arricchito e integrato con infor-mazioni riguardanti alcune specificità della chimica, che quotidianamente contribuisconoal nostro benessere, al miglioramento della qualità della nostra vita. Tra le novità introdotte negli anni vanno segnalati alcuni esperimenti (la misurazione delpH, reazioni elementari e così via) per i ragazzi delle scuole medie inferiori, da parte diragazzi provenienti da ITIS, per coinvolgere i compagni più giovani presenti nel pubbli-co. Il tutto seguito da alcune testimonianze, sempre da parte degli studenti delle scuole su-periori, sui motivi che spingono a studiare chimica. Per i più grandi invece, l’orientamento è svolto direttamente da ricercatori/professori deicorsi di laurea chimici delle principali università di Milano, che presentano ai ragazzi del-le superiori che raccontano, la chimicità di alcuni oggetti cult della vita quotidiana dei gio-vani, quali ad esempio la motocicletta, il telefono cellulare, il computer e i capi di abbi-gliamento. Filo conduttore è la riconoscibilità della chimica attraverso oggetti di uso comune,il suo contributo al miglioramento della vita quotidiana e la realizzazione di sperimenta-zioni, dimostrazioni ed esempi tangibili, che si sono rivelati più adatti, rispetto ad inter-venti ex cathedra, per interessare e stimolare un pubblico di giovani, mostrando la “ mo-dernità” della chimica.In maniera molto sintetica, gli argomenti trattati durante gli anni, seguendo modalità di-verse, sono i seguenti:• la presentazione del settore, dei suoi prodotti, la sua utilità, l’importanza della ricerca

scientifica per lo sviluppo di nuovi prodotti, la chimica e lo sviluppo sostenibile (sicu-

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• capacità di collaborare, con compiti tecnici, operativi e professionali, in attività indu-striali e di ricerca applicata;

• conoscenza di almeno una lingua dell’Unione Europea, oltre l’italiano, a livello di am-bito specifico di competenza e di scambio d’informazioni generali;

• adeguate competenze e strumenti per la comunicazione e la gestione dell’informazio-ne chimica;

• capacità di lavorare sia in gruppo sia in modo autonomo. I laureati del Corso di laurea in Chimica e Tecnologia di Milano-Bicocca possono essereinseriti in piccole, medie e grandi imprese con le seguenti mansioni: • addetto ad analisi complesse (laboratorio di controllo);• ricercatore junior (laboratori di sviluppo); • conduttore (impianti pilota); • responsabile (in reparti di produzione); • responsabile controlli (in stabilimento); • commerciale (sviluppo prodotti presso il cliente, assistenza post-vendita, sviluppo del

mercato e applicazioni). Particolarità del Corso di laurea è lo stretto legame con le imprese di riferimento che, in al-cune aree disciplinari, sono coinvolte anche nelle attività didattiche: il corpo docente è, in-fatti, costituito sia da accademici sia da esperti esterni che operano in aziende del settore.Il Corso di laurea prevede, inoltre, un’attività di tirocinio individuale (pari a 20 cfu) pres-so strutture esterne; un’apposita convenzione stipulata con Assolombarda fornisce, di an-no in anno, le disponibilità aziendali di ospitalità.Forte attenzione è stata dedicata alle iniziative di promozione e orientamento legate alCorso di laurea. In questo ambito Assolombarda : • ha collaborato attivamente alla realizzazione della web-page del corso;• si è fatta promotrice di una serie di incontri di aggiornamento per docenti di scienze e

di chimica delle scuole secondarie superiori;• ha messo a disposizione due borse di studio per i migliori studenti del primo anno di

corso. Il completamento della filiera nell’ambito del post-laurea si è realizzato all’interno di unparticolare settore della chimica – quello della farmaceutica – che, in ragione della radi-cale trasformazione vissuta negli ultimi anni, ha affrontato un profondo processo di ripen-samento delle competenze richieste nei ruoli chiave delle strutture aziendali e dei relativifabbisogni formativi. In particolare, sempre più richieste, oltre alle conoscenze specifiche di tipo farmaceutico-in-dustriale, sono anche le competenze e le capacità necessarie per:• operare in modo integrato in strutture complesse dal punto di vista organizzativo e ge-

stionale;• padroneggiare, al contempo, tutti gli aspetti (tecnologico, organizzativo, economico,

regolamentare) che fanno riferimento alla produzione del farmaco.Nasce da questa specifica esigenza il Master post laurea per “Esperti nella gestione in-dustriale delle aziende farmaceutiche”, realizzato dal Politecnico di Milano attraverso ilMIP e il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, nell’ambito di un progetto cofinanziatodal Fondo Sociale Europeo. L’iniziativa è stato promossa, oltre che da Assolombarda, dalle seguenti aziende del settore:• AstraZeneca SpA• Bayer SpA• Bracco SpA• Bracco Imaging SpA• ISPE (Associazione Ingegneri e Tecnici dell’Industria Farmaceutica)• Patheon Spa

PARTE II

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La filiera formativa chimica e le esperienze a Milano

L’ISTRUZIONE TECNICA AD INDIRIZZO CHIMICO: IL LAVORO DEL PROGETTO QUALITÀ DELLA SCUOLA SULLE COMPETENZE Nell’ambito di un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo denominato “Interventiintegrati tra le scuole superiori, le università e le imprese milanesi per lo sviluppo delle com-petenze strategiche richieste dall’Università e dal mondo del lavoro“ – promosso da As-solombarda e Ufficio Scolastico regionale per la Lombardia con il coordinamento del Po-lo Qualità per la Scuola di Milano – è in corso un programma di azioni specifiche voltea orientare i programmi e gli insegnamenti degli ITIS ad indirizzo chimico alle esigenzedelle imprese.In particolare si è costituito un gruppo di lavoro composto da scuole a indirizzo chimico,rappresentanti di Assolombarda e di aziende del settore (Airliquide, Bracco, Poli, Sasol)con il compito di verificare la coerenza tra le competenze “in uscita” che le scuole di-chiarano di fornire agli studenti e le competenze “di entrata” nel mondo lavoro attese dal-le aziende. Scopo condiviso di questo lavoro è quello di ridurre il divario, oggi riscontrabile, tra lecompetenze “di uscita” e quelle “di entrata” attraverso una più qualificata sinergia for-mativa tra scuola e mondo del lavoro, anche nella prospettiva di dar vita a esperienze in-novative di integrazione come la progettazione integrata dei percorsi in alternanza scuo-la-lavoro introdotta dalla Legge Moratti (art. 4, Legge 53/2003).

ALTA FORMAZIONE CHIMICA Un aspetto cruciale nella definizione di una “filiera della formazione chimica”è quello delrapporto tra cultura di base e conoscenze specialistiche. La tendenza delle imprese delsettore, in termini di fabbisogni di professionalità, è quella di orientarsi verso figure tecni-che di livello universitario dotate di una solida formazione scientifica di base (sia essa diprimo o secondo livello), demandando invece al segmento del “post-laurea” (Master) laformazione specialistica a professionalizzazione “spinta”, definita sulla base di esplicitifabbisogni di inserimento. Alla luce di queste premesse, è partito dall’anno accademico 2000/2001 presso l’Uni-versità di Milano Bicocca – Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e naturali – il Corsodi laurea triennale in Chimica e Tecnologia, progettato e realizzato da un gruppo di la-voro formato da docenti universitari, rappresentanti del Gruppo Chimici di Assolombardae di Federchimica. Il Corso di laurea in Scienze e Tecnologie Chimiche è un percorso formativo moderno cheha l’obiettivo di preparare una figura professionale adeguata alle attuali esigenze del set-tore chimico produttivo insediato nel territorio lombardo. Questo corso di laurea, pur permettendo un inserimento nel settore produttivo dopo solotre anni, non esclude un proseguimento degli studi universitari sia verso una laurea spe-cialistica chimica sia verso altri percorsi di specializzazione (Master).Le attività formative sono organizzate in modo che i laureati possano avere:• un’adeguata formazione di base nei settori chimici tradizionali (chimica analitica, fisi-

ca, inorganica e organica); • un’adeguata formazione nei settori più moderni della chimica (per esempio: analisi di

sicurezza nell’industria di processo, chimica dei processi biotecnologici, tossicologiadei prodotti chimici e protezione ambientale nei processi chimici);

• conoscenze in aree importanti per l’industria chimica, quali quelle economiche (peresempio: marketing, gestione dell’innovazione aziendale) e quelle informatiche (peresempio: acquisizione e gestione dati chimici);

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• Schering Spa• Schering - Plough SpaIl Corso, attualmente in fase di realizzazione, è rivolto a 20 neolaureati in: Farmacia, Chi-mica e Tecnologia Farmaceutica, Biologia, Chimica, Ingegneria Chimica, IngegneriaMeccanica, Ingegneria Industriale.La metodologia del Master si basa su tre punti principali:a) lezioni tenute da esperti (sia di provenienza accademica che di provenienza azien-

dale) nelle varie discipline, con testimonianze di operatori del settore e, ove possibileed opportuno, visite guidate presso impianti delle aziende;

b) sviluppo di un project-work finalizzato ad applicare concretamente, in una logica in-tegrata, le conoscenze acquisite sotto la guida di un tutor aziendale;

c) stage di approfondimento e verifica.La durata del Corso è di 800 ore (di cui 320 dedicate allo stage). La figura professionale in uscita dal Master è quella di un esperto della gestione industrialedelle aziende farmaceutiche con competenze idonee a gestire le varie fasi dell’intero pro-cesso di produzione dei medicinali: • sviluppo delle forme farmaceutiche;• programmazione della produzione; • fabbricazione e controllo; • gestione tecnologica degli impianti e dei processi; • immagazzinamento, conservazione e distribuzione del prodotto; • gestione organizzativa dei reparti; • controllo delle performances economico e gestionali delle unità organizzative asse-

gnate.

FORMAZIONE CONTINUA IN AMBITO CHIMICOA partire dai fabbisogni di aggiornamento e riqualificazione del capitale umano segna-lati dalle imprese appartenenti al Gruppo Chimico di Assolombarda, l’Associazione hacontribuito alla definizione di appositi “progetti-quadro” di formazione continua realizza-ti in ambito FSE e Legge 236/1993.Si tratta di iniziative di formazione negoziata con i Sindacati di settore (FULC provinciale- Milano) utilizzata gratuitamente dalle imprese associate con modalità “a catalogo”, al-la quale i lavoratori concorrono per un terzo della durata del corso utilizzando ore di per-messo spettanti a vario titolo. Tali iniziative utilizzano le norme presenti nel Ccnl chimicoe anche l’esperienza pilota realizzata in ambito Federchimica.Dopo una prima esperienza effettuata nel 2000 specificamente rivolta alle piccole e me-die imprese del settore, è stata promossa un’azione formativa di più ampio respiro con-clusasi nel 2003 che ha interessato complessivamente 380 addetti delle imprese chimi-che milanesi di tutte le dimensioni.Un analogo progetto di formazione continua attualmente in corso ha già coinvolto oltre400 addetti.

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Il sistema produttivo locale

Nella provincia di Milano risultano iscritte in Cassa edile, circa 7.000 imprese e più di45.000 addetti (dati 2002),In questi ultimi anni si è verificato un incremento di oltre il 19 % degli addetti e di oltre il20%delle imprese (dati 2002 su 2001).Il numero degli addetti si riferisce solamente alle maestranze restano quindi esclusi gli im-piegati tecnici e amministrativi.Circa l’85% delle imprese appartiene alla classe dimensionale 1-10 dipendenti.Il settore edile si caratterizza per una prevalenza di piccole e medie imprese, è un setto-re caratterizzato da una forte mobilità, dalla temporaneità del lavoro ed è frammentato.Alla luce di tali caratteristiche la parti sociali, l’Ance, la Fillea, Feneal e Filca, hanno rite-nuto conveniente per le imprese e per i lavoratori istituire a livello nazionale e provincialetre organismi gestiti pariteticamente dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavo-ro, Cassa edile con funzione di assistenza ai lavoratori, Scuola edile con la funzione dierogare formazione per il settore, e il Comitato territoriale per la prevenzione infortuni perlo studio dei problemi inerenti la prevenzione degli infortuni, l’igiene e in generale il mi-glioramento dell’ambiente di lavoro.L’area metropolitana di Milano è una delle più popolose a livello europeo. Sul suo terri-torio viene prodotto oltre il 10% del Pil nazionale, sono stabilmente occupate oltre 1.500.000persone, possiede una forte capacità di generare occupazione e sviluppare innovazio-ne.Il sistema delle imprese è vivace ed ha la capacità per competere, nel versante pubblico,e nel mercato privato.Le imprese accettano la sfida di ridurre la frammentazione, di investire nell’innovazione edi stimolare la crescita del capitale umano.Le imprese edili investono nella formazione dei lavoratori attraverso la Scuola edile e so-no sensibili al mondo dell’istruzione pubblica e dell’università. Da sempre l’associazionedei costruttori milanesi è impegnata nei temi della scuola, dell’università in particolare ilPolitecnico di Milano, e della formazione, ne sono un esempio le esperienze che si de-scrivono qui seguito.

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IL SETTORE EDILE NELLA PROVINCIA DI MILANO

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FORMAZIONE DI INGRESSO PER GIOVANI DI ETÀ INFERIORE A 18 ANNI

FORMAZIONE PER DISOCCUPATI DI ETÀ INFERIORE A 18 ANNI

FORMAZIONE SUPERIORE

ATTIVITÀ INTEGRAZIONE CON ISTITUTI TECNICI PER GEOMETRI

PARTE II

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La filiera formativa

L’offerta della filiera formativa per l’edilizia in Provincia di Milano vede il coinvolgimentodi 5 soggetti:ESEM, Ente bilaterale di formazione, la scuola edile di Milano gestita dall’Assimpredil edai tre sindacati provinciali del settore, Filca, Fillea, Feneal;CPT, Ente bilaterale per la sicurezza, gestito dall’Assimpredil e dai tre sindacati provincialidel settore, Filca, Fillea, Feneal;Istituto Carlo Bazzi, Istituto tecnico parificato finanziato del settore;Politecnico di Milano, Fac. Architettura;Istituti tecnici per Geometri.

La legge di riforma scolastica spinge ad una riorganizzazione dell’offerta formativa di set-tore (con particolare riguardo alla formazione di primo ingresso giovani fino a 18 anni)che è ancora in fase di studio e che è in aggiunta/alternativa a corsi triennali di qualifi-ca (operatore edile) per ragazzi in uscita dalla Scuola Media, proponibili sia da enti diformazione convenzionati con la Regione Lombardia che dagli Istituti Tecnici Statali pergeometri. In riferimento a questa tipologia è in atto in Regione Lombardia una sperimen-tazione che parte da un protocollo d’intesa sottoscritto tra Formedil regionale con la Di-rezione scolastica regionale che vede coinvolti in associazione temporanea di scopo, no-ve Scuole edili lombarde e dieci Istituti di istruzione tecnica superiore, con finanziamentoregionale.Un percorso con forte governo delle parti sociali (bilateralità) sul quale è aperto il con-fronto ed il dibattito (anche relativamente alla spendibilità dei crediti formativi acquisiti inmodo da rendere reale ed effettiva l’idea di un sistema formativo integrato).Il sistema formativo edile si compone in Lombardia di nove centri formazione gestiti dalleparti sociali di settore e di un ente di coordinamento regionale denominato Formedil re-gionale.La filiera formativa della provincia di Milano propone un percorso per il settore edile cheintegra orientamento, formazione di ingresso, formazione continua tradizionale e a di-stanza, formazione integrata superiore, laurea triennale.

ORIENTAMENTO

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a) Colloqui individuali di orientamento al lavoro ed alla formazione (durata media 2 ore) ESEM

b) Iniziative brevi (40-50 ore) di formazione orientativa al settore edile ESEM

c) Azioni personalizzate di accompagnamento al lavoro (durata 20 ore) ESEM

a) Corso annuale (1.200 ore) per operatore edile (muratore/verniciatore) rivolto a giovani, prevalentemente stranieri/area del disagio sociale, finalizzato all’ingresso in impresa (prevalentemente con contratto apprendistato) ESEM

b) Moduli di formazione esterna per apprendisti (120 ore/annue) per operai ed impiegati ESEM

c) Ciclo quinquennale per perito edile, rivolto a ragazzi in uscita dalla terza media BAZZI

a) Corso di media durata (500 ore) per conduttore macchine di cantiere (gru, movimento terra) finalizzato all’inserimento in impresa edile ESEM

b) Corsi di preparazione professionale all’edilizia (durata 200-400 ore) per stranieri ESEM

a) Corso annuale post diploma per assistente tecnico di cantiere ESEM(durata 1.000 ore) destinato a geometri/periti edili, in collaborazionefinalizzato all’inserimento in imprese edili. con ITGL’assistente tecnico di cantiere rappresenta una delle figure più richieste dalle imprese nell’area tecnica

b) Laurea triennale in edilizia BAZZI in convenzione

con il Politecnico

a) Brevi moduli (durata 20/40 ore) di arricchimento curriculare per studenti dei primi 4 anni del ciclo di studi per geometri (esercitazioni pratiche, tracciamento, contabilità lavori, Cad, ecc.) ESEM/ITG

b) Stage estivo (durata 100 ore) per allievi idonei al 5° anno del ciclo per geometri ESEM/ITG

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FORMAZIONE CONTINUA

FORMAZIONE PERMANENTE

FORMAZIONE A DISTANZA ED AUTOFORMAZIONE

FORMAZIONE A COMMESSA

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

Si è scelto di indicare la filiera formativa del colore perché questa si è venuta a creare neltempo per soddisfare la crescente esigenza di varie tipologie di aziende che hanno esi-genze concrete di incrementare la professionalità dei loro collaboratori in questo ambito.Le aziende interessate sono in primo luogo le tessili, e proprio al fine di rispondere alle lo-ro esigenze è nato anni fa il corso quinquennale presso l’istituto P. Carcano (Setificio).Oltre a queste ci sono altre tipologie di aziende che nutrono le stesse esigenze.In campo grafico una conoscenza teorica e non solo empirica del colore si sta afferman-do come prioritaria e lo stesso dicasi in particolari ambiti di aziende chimiche.L’esistenza sul territorio di una grande azienda di vernici e di grandi aziende rotocalco-grafiche, oltre naturalmente alle numerose tintorie tessili, ha reso concreta l’esigenza for-mativa alla quale si è pensato di dare una risposta.Il progetto, forse ambizioso è quello di fare di Como un polo di eccellenza nella tecno-logia del colore, fornendo possibilità di formazione a vari livelli così da soddisfare le piùdistanti esigenze aziendali.

La filiera formativa

E’composta da :• un corso quinquennale presso un istituto superiore statale; • un corso post diploma presso un CFP Enfapi;• un master post universitario presso L’università dall’Insubria;L’Unione è quindi fortemente coinvolta nell’indirizzo , preparazione ed erogazione di talicorsi, in un caso direttamente (Centro Enfapi), negli altri due come soggetto promotore del-le iniziative.

ISTRUZIONE SECONDARIACorso di diploma in Chimica industrialeLa formazione ha l’obiettivo di preparare, con una solida cultura generale e specialistica,una figura professionale con una accentuata attitudine ad affrontare i problemi del lavo-ro con una visione ampia e sistematica grazie ad essenziali ed aggiornate conoscenzedelle discipline specifiche dell’indirizzo, integrate da un buon livello di cultura generale eda un’organica preparazione scientifica nell’ambito tecnologico.Le competenze del perito chimico permettono in particolare di accedere a ruoli di re-

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IL POLO DI ECCELLENZA DI COMO NEL SETTORE DELLA TECNOLOGIA DEL COLORE

a) Brevi moduli a catalogo (durata 16-80 ore) di aggiornamento, ESEMperfezionamento, specializzazione rivolti a occupati di imprese edili in(sia operai che tecnici) attinenti tematiche diverse collaborazione(tecniche di decorazione, di muratura, carpenteria, con CPTconduzione e manutenzione macchine di cantiere; per la sicurezzainformatica, sicurezza, recupero e restauro, analisi costi, contabilità/preventivazione, sistemi di qualità)

b) Corsi per coordinatori sicurezza (D.Lgs 494) CPT

c) Moduli di formazione esterna per apprendisti edili (120 ore/anno) operai ed impiegati (catalogo) ESEM

d) Iniziative seminariali e convegni su problematiche di attualità ESEM

e) Convegni seminari su temi attinenti la sicurezza CPT

a) Corsi a catalogo (durata 40-120 ore) in orario post lavorativo(serale e sabato) per operai edili di qualificazione e specializzazione in lettura del disegno, materiali edili, sicurezza, posa rivestimenti, lavorazioni di manutenzione carpenteria ESEM

b) Corso-prova (durata 8 ore) di conduzione macchine di cantiere per il rilascio del patentino ESEM ESEM

a) Pacchetti FAD di contabilità lavori ed informatica (office) anche finalizzati al conseguimento della patente europea ESEM

b) Centro documentazione di settore che raccoglie biblioteca, emeroteca, videoteca, materiali didattici per libera consultazione ed autoaggiornamento ESEM

a) Piani formativi personalizzati su richiesta specifica ESEMdi imprese/aziende soggetto terzo CPT

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sponsabilità in attività di produzione o laboratorio. Ad esempio:• tecnico addetto alla conduzione ed al controllo di impianti di produzione in tintorie e

stamperie;• tecnico di laboratorio di analisi adibito a compiti di controllo nei settore chimico, mer-

ceologico, biochimico, farmaceutico, chimico-tintore, bromatologico, ecologico e del-l’igiene ambientale;

CORSO POST DIPLOMA - COLOR ENGINEERScopo del corso è l’ampliamento delle competenze relative alla disciplina del colore.Il corso forma una figura professionale polivalente ed innovativa che trova sbocchi occu-pazionali in imprese chimiche, tessili, grafiche e cosmetiche.Vengono utilizzati laboratori dotati di spettrofotometri laboratori chimici, informatici e tessili.Nel progetto sono coinvolti CFP, aziende e istituti scolastici di stato.

MASTERMaster in Tecnologia del coloreIl Master rientra nel “Progetto Iride”, un progetto dell’Unione Industriali di Como, nato daun’idea del Gruppo Chimici, e finalizzato a promuovere e sostenere iniziative ed attivitàorientate alla creazione a Como di un “polo di eccellenza” nella disciplina del colore. Il Master universitario rappresenta la naturale evoluzione dell’indirizzo di Laurea in Tec-nologia del Colore avviato nel 1999 presso la Facoltà di Chimica dell’Università dell’In-subria su iniziativa comune dell’Ateneo e del Gruppo Chimici dell’Unione.I candidati nel corso dell’attuale anno Accademico 2002-2003 hanno seguito il seguentepercorso formativo articolato in quattro parti:• la prima comprendente gli insegnamenti riguardanti i principi fisici e gli aspetti chimi-

ci fondamentali della disciplina del colore e della scienza e tecnologia dei materiali,nonché insegnamenti riguardanti sistemi di gestione aziendale;

• la seconda comprendente insegnamenti specialistici in tecnologia del colore;• la terza costituita da moduli di carattere applicativo, i cui contenuti declinano i concetti

generali acquisiti nelle prime due parti in specifiche realtà tecnologiche;• la quarta caratterizzata da attività pratiche, quali esercitazioni e tirocini, finalizzate al

conseguimento di una effettiva padronanza dei concetti e delle metodologie connes-se con la Tecnologia del Colore.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

La struttura economica mantovana è caratterizzata dalla presenza di oltre 38.000 impreseattive, delle quali 6.000 manifatturiere (in prevalenza di piccole e medie dimensioni), conun complesso di 175.000 occupati. Di esse, le aziende del settore tessile e abbigliamentorappresentano più di un quarto del comparto. All’interno del comparto manifatturiero mantovano possono essere individuati alcuni gran-di complessi produttivi di importanza strategica come quello chimico (Enichem, Ies), me-tallurgico (Marcegaglia), metalmeccanico (Fiat Iveco, Bondioli & Pavesi, Belleli), quellotessile e della calza (Filodoro, Golden Lady, CSP International), dell’abbigliamento (Lu-biam, Corneliani) e del legno (Gruppo Saviola).In provincia di Mantova sono stati individuati con legge regionale due distretti industrialiche rappresentano la concentrazione sul territorio delle attività produttive d’eccellenza incui si sono specializzati determinati settori del manifatturiero: quello di Castel Goffredo,per la produzione tessile e delle calze, e quello del casalasco-viadanese per la produ-zione del legno. Il distretto industriale di Castel Goffredo interessa 11 comuni dell’alto mantovano, oltre a 3Comuni bresciani e a uno cremonese, con una popolazione di oltre 60.000 abitanti peruna superficie di oltre 35.000 kmq. Gli addetti del settore manifatturiero sono 16.630, dicui 8.829 appartengono alla divisione specifica del tessile e della calzetteria, mentre leunità locali del settore manifatturiero del distretto sono 1.164, delle quali 411 attinenti al-la specializzazione tessile-calze. Tutto questo vale un fatturato di 1.100 milioni di Euro l’an-no ed un export pari a 586 milioni di Euro annui, specialmente nei paesi europei (Spagna,Francia, Polonia, Germania e Grecia), ed extraeuropei (Russia e mercati orientali). Elementi fondanti della crescita del “modello” sviluppato a Castel Goffredo sono la fles-sibilità, lo spirito d’inventiva e di innovazione, l’utilizzo delle nuove e più avanzate tec-nologie. La struttura produttiva del distretto della calzetteria si identifica nell’integrazioneorizzontale o territoriale, dove una fitta rete di piccole imprese (piccoli laboratori e azien-de a conduzione familiare), specializzate per fasi di lavorazione, contribuisce alla rea-lizzazione del prodotto finito. Negli ultimi anni però si è assistito anche a una progressiva evoluzione e concentrazioneproduttiva e di mercato che ha portato all’affermazione di un numero ristretto di grandiaziende, divenute leader nel settore, col risultato di una progressiva tendenza alla verti-calizzazione dell’impresa, cioè all’assorbimento di fasi in precedenza esterne (anche seil modello prevalente rimane quello delle PMI, molte delle quali lavorano ancora esclusi-vamente per conto terzi).

IL DISTRETTO DELLA CALZA NELL’ALTO MANTOVANO

Distretto Formativo di ComoPolo Tecnologia del colore

Corso Post diploma:• Color Engineer

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo di Como Polo Tecnologia del colore

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Centro Servizi Calza di Castel Goffredo

La struttura è in grado di offrire alle imprese un insieme di servizi, legati in modo specifi-co alle problematiche e alle esigenze del settore, attraverso quattro aree di intervento:

1) AREA TECNOLOGICASin dal 1992 il laboratorio prove del Centro opera secondo un regime interno di qualitàtotale, essendo accreditato presso il Sistema Nazionale di Accreditamento di Laboratori(SINAL), che lo qualifica come organismo che opera secondo standard di competenza(personale qualificato), affidabilità (apparecchiature idonee) e adeguatezza (credibilità eriservatezza) dichiarati. Ciò significa che l’azienda che lo utilizza ha la sicurezza dellaqualità delle prove che vengono effettuate e dei risultati emessi e può quindi qualificare ilproprio prodotto favorendone la circolazione in altri paesi.

2) AREA MODALa proposta consiste nella presentazione, in collaborazione con la rivista ModaLineaMa-glia, di servizi finalizzati ad aggiornare le imprese, con circa un anno di anticipo, sullefuture tendenze della moda, in due incontri:• uno primaverile per le tendenze moda della successiva primavera-estate; • uno autunnale per le tendenze moda del successivo autunno-inverno.

3) AREA MERCATOL’attività di ricerca e di osservazione commerciale si propone di fungere da sostegno co-noscitivo alle imprese sui problemi di commercializzazione dei prodotti attraverso due stru-menti:• l’Osservatorio della Calzetteria, una struttura che nasce dall’esigenza di implementa-

re un’attività di monitoraggio che consenta l’apertura alle innovazioni e alle sfide con-tinuamente emergenti nel settore attraverso rilevazioni, una primaverile e una autunna-le, orientate alla dinamica congiunturale del settore della calzetteria, con la possibilitàdi approfondire particolari aree tematiche, quali, ad esempio, la struttura produttiva,la dinamica del consumo, le principali caratteristiche socio-demografiche dell’acqui-rente medio;

• gli archivi informativi opportunamente organizzati per l’integrazione permanente e perl’aggiornamento continuo dei dati, che sono disponibili in forma anonima ed aggre-gata, per ricerche, per analisi, ecc.

4) AREA AGGIORNAMENTOIl Centro promuove iniziative su temi diversi dal contenuto immediatamente spendibile inazienda. Il metodo operativo prevede una classificazione, da parte del coordinatore (cheè in costante contatto con le imprese), delle richieste pervenute o formulate in funzione delnumero delle preferenze, poi una volta “centrate” le necessità dell’utenza, vengono defi-niti programma operativo, tipo di intervento, contenuto dei corsi, scelta della docenza,quota di frequenza.All’interno del Centro, vengono inoltre effettuati specifici servizi, tra cui:• Servizi di ricerca lavoro/professioni: alle imprese associate e su precisa richiesta, il

Centro rende disponibile un servizio di ricerca addetti con specifici profili ed espe-rienze professionali aggiornati in un’opportuna banca dati.

• Guida ai servizi professionali: sono stati approntati elenchi di professionisti e di agenziedi servizi alle imprese direttamente consultabili dagli imprenditori. Tali elenchi riguardanoservizi di traduzione, interpretariato, pubblicità, grafica, immagine e promozione, etc.

PARTE II

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Si segnala inoltre una fondamentale e strategica innovazione di prodotto, realizzata di re-cente per contrastare la diminuzione del fatturato del settore segnata per oltre un decen-nio a partire dagli anni Novanta, col passaggio dalla produzione di calze e collant soloper donna a quella di prodotti di moda per donna e bambina, ed infine all’intimo senzacuciture (seamless), che riveste oggi una significativa quota di fatturato.

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALENell’area dell’Alto mantovano (a Castiglione delle Stiviere, distante 15 km da Castel Gof-fredo) esistono due centri di formazione professionale che offrono, tra gli altri, corsi di for-mazione specificamente dedicati alle figure del tessile/abbigliamento e della calzetteria,come ad es. il corso per “Manutentore meccanico di macchine utensili per calzifici e ma-glifici” e quello in “Tecniche di disegno di calzetteria e seamless”, rivolto a tecnici di mac-chine calze e seamless, capo turno-capo reparto di macchine circolari e seamless, e ingenerale al personale adibito alla preparazione di collezioni campionari etc. anche inorario serale.

ISTRUZIONE SECONDARIAA Castiglione delle Stiviere sono presenti l’Istituto Tecnico Industriale per l’Informatica “B.Pascal”, l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “F. Gonzaga” (liceo classico, scientifico,ITC), mentre a Castel Goffredo sono attivi l’Istituto Tecnico Industriale “L. Gonzaga” a in-dirizzo tessile e la sede staccata dell’Istituto d’Arte.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE Presso il CFP di Castiglione delle Stiviere, in collaborazione con l’Istituto Tecnico “F. Gon-zaga” è stato attivato un percorso IFTS - Tecnico superiore per l’amministrazione econo-mico/finanziaria ed il controllo di gestione di 1.200 ore che terminerà a settembre 2004.Negli anni scorsi (2000-2002), è stato attivato un percorso IFTS di organizzazione tec-nico-produttiva dell’impresa moda organizzato dall’Associazione Industriali di Mantova,in collaborazione con Lubiam S.p.A., Corneliani S.p.A., ITAS Mantegna, Università di Pa-via ed IFOA (Istituto Formazione Operatori Industriali), volto alla creazione specifica del-la figura del Tecnologo della moda.

FORMAZIONE CONTINUADalla banca dati risultante dalle ricerche Excelsior, la percentuale di richieste di assunzioniespresse dalle aziende mantovane in alcuni comparti produttivi come il tessile-abbiglia-mento (oltre la meccanica, elettronica e mezzi di trasporto) rappresenta addirittura quasii 4/5 delle figure richieste.Si segnala inoltre negli ultimi tempi, da parte delle imprese, un crescente interesse versoil mondo della formazione finanziata attraverso fondi europei e regionali (Legge 236, Ob.3 Mis. D1, etc.). Per questo i principali centri di formazione del territorio si sono attrez-zati, e l’Associazione Industriali ha posto in essere un percorso di collaborazione con al-tre realtà del mondo formativo per la realizzazione di percorsi formativi specifici volti asoddisfare i fabbisogni formativi delle aziende, anche di quelle del settore tessile in rela-zione alle competenze trasversali (area produzione, qualità, commerciale, informatica,export, etc.).Inoltre, l’Assindustria ha instaurato un rapporto privilegiato con il “Centro Servizi Calza”di Castel Goffredo, nato proprio per supportare le aziende del distretto e soddisfare le lo-ro richieste anche in tema di formazione continua.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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• Servizi di recupero crediti: il Centro ha stipulato un accordo di collaborazione con lasocietà ALFA Italia di Mantova, che opera sia sul mercato italiano sia su quello euro-peo per il recupero del credito sia in fase esecutiva che in quella di controllo e pre-venzione.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo della calza di Castel Goffredo (MN)

IFTS

IMPRESE (calzifici)

FORMAZIONE CONTINUA

Il sistema produttivo locale

L’Italia è uno dei pochi paesi industrializzati in cui si riscontrano ancora tutte le filiere pro-duttive del cotone, del lino, della lana e della seta. La presenza del Tessile Abbigliamen-to in Lombardia ed in particolare nella provincia di Varese è di lunga data: l’avvio del-l’industrializzazione tessile risale ai primi del 1800. Tuttora, in provincia di Varese èlocalizzato il distretto industriale confezioni-abbigliamento del gallaratese. Inoltre i comu-ni di Busto Arsizio e di Gallarate, insieme ad altri 20 comuni minori, sono inseriti nel di-stretto tematico lombardo della Moda (“Meta-distretto Moda”).Il distretto è caratterizzato dalla presenza di un folto gruppo di imprese localizzate nellostesso territorio e nello stesso settore, sufficientemente strutturato e connotato da una cultu-ra tecnico-professionale e un’identità socio-culturale tale da definirlo un “sistema produtti-vo locale”. La produzione complessiva del distretto è suddivisa in segmenti, con le impresespecializzate in una o poche fasi produttive e in grado di rafforzare la capacità di rispo-sta alle esigenze di concorrenza espresse dal mercato. I caratteri specifici del sistema pro-duttivo locale risultano essere:• specializzazione produttiva, imperniata su un tipo di prodotto fondamentale per l’e-

conomia dell’area;• produzione che copre una quota importante del prodotto nazionale e spesso interna-

zionale;• numerosità di imprese, per lo più di piccole e medie dimensioni;• diffusa professionalità specifica della forza lavoro.Anche se gli ultimi anni sono caratterizzati da una forte concorrenza da parte di paesi dinuova industrializzazione o dei paesi asiatici, la provincia di Varese è tuttora una provin-cia a vocazione tessile, dove sono ancora presenti più di 2.500 aziende che occupanocirca 25.000 addetti e in cui l’export Tessile Abbigliamento (anno 2000) pesa per l’11,7%sul totale della Lombardia e il 3,8% sul totale dell’Italia.Uno degli aspetti più significativi della filiera Tessile Abbigliamento nella provincia è lapresenza di numerose imprese di nobilitazione tessile, che, ovviamente in quanto impre-se conto terzi, non sono note al consumatore finale, ma che costituiscono un asset impor-tante per l’offerta qualitativa del territorio e per l’intero sistema moda lombardo, italianoed europeo.Un altro rilevante punto di forza per l’intero settore è la presenza di centri di eccellenzadi servizio alle imprese, sia per l’export sia per la ricerca sia per il trasferimento tecnolo-gico e l’innovazione che, infine, per lo sviluppo professionale delle risorse umane.

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CENTROCOT:IL SETTORE TESSILE NELLA PROVINCIA DI VARESEDistretto Formativo della Calza

di Castel Goffredo (MN)

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La filiera formativa

CORSI BREVI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE:• Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento SpA;• Provex Consorzio Export - Import, con sede in Gallarate;• Cotone Moda, con sede in Busto Arsizio, associazione fra imprese tessili e dell’abbi-

gliamento per la promozione dell’export.

ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI:• Istituto Tecnico Industriale C. Facchinetti di Busto Arsizio, con specializzazioni per “Pe-

rito Industriale Tessile”, “Perito Industriale Magliere”, “Perito Industriale Tintore”;• Istituto Tecnico Industriale di Varese, con una specializzazione per “Perito Industriale

Tessile”.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE:• Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento SpA (con altri soggetti previsti per l’IFTS).

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI:• Università Cattaneo – LIUC, con sede in Castellanza, che presenta un “Indirizzo Tes-

sile” nell’ambito del corso di laurea in Ingegneria Gestionale.

FORMAZIONE:• Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento SpA;• Cotone Moda, con sede in Busto Arsizio, associazione fra imprese tessili e dell’abbi-

gliamento per la promozione dell’export.

Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento SpACentro per il supporto e lo sviluppo delle imprese del settore “Tessile Abbigliamento Moda”

CENNI STORICIIl Centrocot è stato fondato il 7 ottobre 1987 a Busto Arsizio per volontà delle associa-zioni imprenditoriali, di categoria e sindacali, degli enti pubblici (Camera di Commercio,Provincia, Comuni) e degli istituti di credito del territorio. E’ una società per azioni “no pro-fit”, in quanto lo statuto prevede che gli eventuali utili debbano essere reinvestiti.Scopo di Centrocot è quello di sostenere, attraverso servizi specializzati, le aziende di tut-ta la filiera del settore tessile e abbigliamento ed i settori ad esso collegati.Situato a Busto Arsizio e dislocato su due sedi, costituite da Uffici, Laboratori di prova, ri-cerca e sperimentazione e Aule per attività di Formazione, ha un organico di oltre 60 di-pendenti e dispone di un team di esperti per attività tecnica di prova, ricerca e speri-mentazione, di formazione, di consulenza e di supporto alla internazionalizzazione delleimprese.Le imprese che annualmente si avvalgono dei servizi di Centrocot sono oltre 2.000, pre-valentemente di piccola e media dimensione ed ubicate nel Nord e nel Centro Italia.

FILIERA FORMATIVA TERRITORIALE ATTRAVERSO UNA RETE DI CENTRI SPECIALIZZATILa forte vocazione tessile della provincia ha favorito, negli anni, lo sviluppo ed il consoli-damento di numerosi altri soggetti che, attraverso le proprie attività, forniscono servizi an-che per le imprese del settore Tessile Abbigliamento Moda (TAM).

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Fra i più significativi si citano:• l’Università Cattaneo - LIUC, con sede in Castellanza, che presenta un “Indirizzo Tes-

sile” nell’ambito del corso di laurea in Ingegneria Gestionale;• l’Istituto Tecnico Industriale di Varese, con una specializzazione per “Perito Industriale

Tessile”;• l’Istituto Tecnico Industriale C. Facchinetti di Busto Arsizio, con specializzazioni per “Pe-

rito Industriale Tessile”, “Perito Industriale Magliere”, “Perito Industriale Tintore”;• Provex Consorzio Export - Import, con sede in Gallarate;• Cotone Moda, con sede in Busto Arsizio, associazione fra imprese tessili e dell’abbi-

gliamento per la promozione dell’export.Centrocot collabora sistematicamente con tutti questi soggetti, al fine di proporre e/o par-tecipare a progetti e servizi congiunti.Le azioni intraprese (siano esse di formazione o ricerca od offerta di servizi specifici) so-no progettate su indicazione o di concerto con le parti sociali, associazioni di categoriadi riferimento per il territorio ed il settore TAM – ad esempio Unione degli Industriali dellaProvincia di Varese, Associazione Tessile Italiana, Sistema Moda Italia – e sindacati. Leattività sono spesso cofinaziate da istituzioni ed enti locali, prime fra tutti Camera di Com-mercio di Varese e Provincia di Varese.

FORMAZIONE PROFESSIONALECentrocot finalizza la sua progettazione formativa in coerenza con le esigenze che per-vengono direttamente dalle aziende e con i bisogni di crescita e di sviluppo delle risorseumane.In particolare, offre attività informative, formative, di orientamento, per individui, aziendeed associazioni del settore TAM e settori ad esso collegati, secondo i seguenti indirizziprogrammatici:• corsi e seminari interaziendali su argomenti tecnici e gestionali di rilevante importanza

per il settore;• progettazione e realizzazione di corsi su richiesta delle aziende, di associazioni o di

enti pubblici e su argomenti personalizzati;• servizio consulenza sulle opportunità di finanziamenti per la formazione;• servizi di orientamento professionale alle persone;• ricerche socio-economiche ed azioni di sistema, finalizzate allo studio, sviluppo e spe-

rimentazione di nuovi modelli formativi ed al miglioramento del sistema della forma-zione;

• predisposizione di materiali informativi, sia per operatori istituzionali che per tecnici esingoli utenti.

I servizi di formazione offerti da Centrocot sono guidati dai seguenti principi:• sostegno all’occupazione, primariamente favorendo la preparazione e l’aggiornamento

di personale operativo, tecnico e gestionale per le imprese del settore tessile e abbi-gliamento;

• sostegno al settore tessile e abbigliamento, attraverso l’integrazione dello studio deicambiamenti strutturali, organizzativi e tecnici del settore e conseguenti necessità conl’offerta di corsi e servizi formativi aggiornati ed innovativi;

• efficacia ed efficienza delle attività svolte, che si traduce in erogazione di servizi sen-za sprechi, al giusto prezzo per il committente e con adeguata redditività per Centro-cot;

• organizzazione delle attività improntata ai più moderni sistemi di gestione, attraversol’identificazione dei processi aziendali e delle relative disponibilità.

Il Sistema di Gestione per la Qualità di Centrocot garantisce a tutti coloro che sono inte-ressati all’operato di Centrocot (clienti, committenti, utenti, proprietà, direzione e dipen-

PARTE II

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denti, fornitori e collettività) che i servizi di formazione offerti sono:• realizzati conformemente alle richieste e alle esigenze degli interessati (considerati an-

che i parametri economici stabiliti), nel rispetto della legislazione vigente e delle pro-cedure operative condivise;

• tendenti al massimo grado di soddisfazione degli interessati;• caratterizzati da prestazioni efficaci, efficienti e continuativamente migliorate, con lo-

giche di prevenzione delle non conformità e dei reclami e di gestione di eventuali pro-blematiche che possano insorgere.

Le attività formative sono complementari e si integrano con gli altri servizi erogati da Cen-trocot (consulenza organizzativa e gestionale, consulenza tecnica e di qualità prodotto,servizio di prove e di certificazione di prodotto, ricerche tecnico-scientifiche, osservatoriotecnologico, servizio editoria e supporto alla internazionalizzazione), in particolare nel-l’ambito di progetti di intervento operativo o di ricerca finalizzati a specifici obiettivi di svi-luppo.

ANALISI DEL MERCATO E RILEVAZIONE DEI FABBISOGNIPeriodicamente, la Direzione Formazione programma studi del mercato del lavoro, per ri-levare tendenze e fabbisogni formativi presenti od emergenti.Coerentemente con la missione di Centrocot, gli studi riguardano il settore TAM ed i set-tori ad esso complementari (ad esempio: meccano-tessile o industria chimica di colorantiprodotti chimici ed additivi) o anche altri settori, qualora serva per studiare buone prati-che nella formazione o modalità innovative di organizzazione ed erogazione della for-mazione.I rapporti degli studi e delle ricerche realizzati sono utilizzati per la progettazione e la pro-posta di nuove iniziative formative e per sviluppare nuovi servizi e vengono esaminati.

OFFERTA DI SERVIZI FORMATIVILe attività di studio, offerta, realizzazione e controllo di un servizio sono pianificate: dal-la raccolta delle informazioni iniziali (requisiti espressi dai committenti, richieste di forma-zione, piani di sviluppo del cliente, documenti di programmazione, requisiti cogenti, ca-pitolati, leggi e regolamenti, standard formativi, ricerche, analisi e studi di mercato) alladefinizione degli elementi costituenti il progetto finale (servizi definiti e correttamente de-scritti, modalità di erogazione e modalità con cui i servizi sono tenuti sotto controllo, com-petenze, attrezzature ed i materiali necessari, preventivi di costo) fino alla completa rea-lizzazione di quanto progettato e soddisfazione dei clienti e degli utenti.E’ attivo un processo di miglioramento continuo, al fine di:• verificare e dimostrare la conformità dei servizi sia alle disposizioni legislative in ma-

teria sia a quanto offerto e concordato con i clienti;• migliorare i servizi offerti;• assicurare la conformità del sistema di gestione per la qualità alle norme di riferimento;• migliorare con continuità l’efficacia del sistema di gestione.La valutazione della soddisfazione del sistema cliente è attuata, al fine di monitorare tra-mite indicatori specifici la qualità percepita dai clienti/utenti dei servizi e delle prestazioniaziendali, attraverso una serie di rilevazioni e monitoraggi: incontri con i clienti, effettua-ti durante la normale attività o nell’ambito di progetti o attività specifiche (per esempio:analisi fabbisogni), sondaggi (telefonici, postali, via web, incontri con le parti sociali (as-sociazioni imprenditoriali, di categoria e sindacali), raccolta di lettere o segnalazioni edelle valutazioni formalizzate da clienti.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

LINEE DI INTERVENTO PERSEGUITE DA CENTROCOT NEL 2003Nel corso dell’anno sono stati presentati numerosi progetti a valere prevalentemente su fi-nanziamenti FSE Ob. 3 ed incentrati su diverse misure del Programma Operativo Regio-ne Lombardia. L’attività progettuale non ha, tuttavia, trovato un adeguato livello di riscon-tro in termini di progetti finanziati (ancorché approvati) .I principi che hanno caratterizzato lo sviluppo progettuale sono stati:• collegamento con dati e bisogni del territorio di riferimento;• coinvolgimento referenti istituzionali e sociali;• attivazione di collaborazioni di co-progettazione;• ricerca di partenariato rappresentativo e significativo per il tema analizzato;• integrazione e complementarietà con gli altri servizi erogati da Centrocot e valorizza-

zione delle competenze interne;• attenzione a progetti/argomenti di ampio respiro;• collegamento con altre iniziative ed esperienze a livello regionale, nazionale od eu-

ropeo, il tutto, in funzione di esigenze e bisogni espressi dal mondo del lavoro e dal-le parti sociali.

PARTE II

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Le peculiarità del caso varesino

Rispetto al panorama delle collaborazioni scuola-industria la filiera formativa per il setto-re meccanico in provincia di Varese si caratterizza per alcune variabili che potremmo de-finire hardware ed altre che potremmo per analogia definire software, come verrà me-glio presentato di seguito.L’hardware è indubbiamente rappresentato dalla numerosità e da una presenza diffusadelle imprese del settore metalmeccanico rispetto agli altri settori. Tale consistenza si ri-specchia nel peso del gruppo meccanico all’interno della compagine associativa dell’U-nione degli Industriali della provincia di Varese e trova riscontro, sul fronte dell’offerta for-mativa, anche nella storia delle scuole ad indirizzo meccanico.Le componenti software sono rintracciabili nelle relazioni che sono state sviluppate con leistituzioni scolastiche, i centri di formazione, l’università e gli enti locali. Le collaborazioniin corso si fondano su un sostanziale e reciproco riconoscimento di ruoli (di indirizzo eorientamento dell’industria) e sulla qualità dei progetti formativi avviati. Ciò ha portato neltempo alla realizzazione di una filiera formativa completa che comprende percorsi di istru-zione, di formazione professionale e corsi universitari.

Il sistema produttivo locale

In provincia di Varese l’industria manifatturiera costituisce l’asse portante dell’economia lo-cale. Il valore aggiunto provinciale sfiora i 18 miliardi di euro di cui circa il 35% derivantedall’export. Quasi 12.500 imprese industriali manifatturiere (compreso l’artigianato pro-duttivo) occupano più di 130.000 addetti e generano un valore aggiunto industriale pa-ri a quello di intere regioni italiane.Il tessuto produttivo si caratterizza per una diffusa ed articolata presenza di imprese in-dustriali: è presente un “multidistretto industriale”, in cui convivono vari poli di specializ-zazione che facilitano lo sviluppo di ogni tipo di produzione sul territorio, attraendo ope-ratori stranieri ed italiani.Fra i principali poli produttivi si colloca il settore meccanico, seguito dal tessile, dal polochimico-farmaceutico, e dalle lavorazioni del settore gomma-plastica.Il settore metalmeccanico in provincia di Varese offre occupazione a circa il 45% degliaddetti del sistema manifatturiero e si caratterizza per una forte presenza di imprese, cir-ca 5.000 per quasi 60.000 addetti.La fitta rete di imprese del settore meccanico realizza sul territorio prodotti di alta tecno-logia (aerospaziale, meccatronica, macchine utensili, elettrodomestici e apparecchiature

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LA FILIERA FORMATIVA PER IL SETTORE MECCANICO NELLA PROVINCIA DI VARESE

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elettroniche, mezzi di trasporto,ecc.) e prodotti intermedi assorbiti da tutti i settori produt-tivi (lavorazioni metalliche, utensileria, attrezzature, ecc.).Le principali specializzazioni sono:• Il settore aeronautico, che vanta una lunga tradizione, risalente ai primi del Novecen-

to, legata ai più noti nomi dell’industria aeronautica. Si tratta di uno dei principali po-li aeronautici nazionali. Qui sono prodotti elicotteri e aerei addestratori di volo utiliz-zati in ogni parte del mondo e trovano tutti i fornitori di componenti e dispositivi peruno dei settori più hi-tech.

• Il settore della produzione di macchinari e, in particolare, di macchine utensili e ap-parecchiature per grandi impianti. L ’Italia è il terzo produttore nel mondo e la provin-cia di Varese è il secondo in Italia. Qui si trovano macchine per tutti i settori, dal tessi-le, alla plastica, alla lavorazione del metallo, al legno alla grande impiantistica.

• Il settore degli elettrodomestici, che si è sviluppato a partire dagli anni Cinquanta e siè progressivamente potenziato sino a coinvolgere una complessa rete di imprese pro-duttrici di componentistica meccanica e plastica. Questo ha favorito lo sviluppo di knowhow in altre produzioni che coniugano il settore meccanico ed elettrico/elettronico co-me le apparecchiature elettriche, gli antifurti, gli apparecchi di condizionamento, quel-li di misura e precisione, ecc. La possibilità di integrazione con un indotto molto riccoha fatto sì che qui si insediasse l’head quarter europeo di una delle principali case pro-duttrici di elettrodomestici a livello internazionale.

• Il settore dei motocicli. A Varese sono realizzati prodotti famosi in tutto il mondo perprestazioni e design dei modelli.

• Il settore delle fonderie e stampaggio metalli. Ad alimentare le produzioni del settoremeccanico contribuisce la presenza trasversale del comparto della lavorazione dei me-talli,delle fonderie e dello stampaggio che produce per il settore automotive e mezzidi trasporto, per i produttori di macchine e per l ’impiantistica in generale. Nella spe-cializzazione nello stampaggio a caldo del metallo esiste un vero e proprio distrettoproduttivo riconosciuto a livello regionale (il distretto della Valle dell’Arno).

Per formare i tecnici da impiegare nelle industrie del settore, l’Unione degli Industriali del-la provincia di Varese intrattiene da tempo rapporti con tutte le istituzioni formative del ter-ritorio: scuole, enti di formazione ed università.

La filiera formativa

ISTRUZIONE SECONDARIAIn Regione Lombardia, con il 1° settembre 2002 si è completato il processo di decentra-mento delle competenze in materia di istruzione. La provincia di Varese opera in strettacollaborazione con gli uffici del Ministero della Pubblica Istruzione, e specificatamentedella Direzione Scolastica Regionale e del Centro Servizi Amministrativi di Varese. Un si-gnificativo passo in questa direzione si è raggiunto lo scorso 24 novembre 2003 con lafirma di un Protocollo d’Intesa fra le parti.Sono materie oggetto del Protocollo:1) la programmazione territoriale integrata dell’offerta scolastica e formativa;2) l’integrazione tra il sistema dell’istruzione e quello della formazione professionale e del

lavoro.Con il protocollo è stato costituito un “Comitato provinciale di indirizzo e coordinamentodella rete scolastica e formativa”, composto da rappresentanti della Provincia, della Di-rezione Scolastica Regionale CSA di Varese e da una rappresentanza dei Dirigenti Sco-lastici. Il Comitato presieduto dall’assessore provinciale al Lavoro, Formazione Professio-nale e Istruzione, e si rapporta con la Commissione Provinciale per le Politiche del Lavoro,

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

un organismo di confronto (partecipato dall’Unione degli Industriali della Provincia di Va-rese) che dà voce alle parti sociali per la programmazione degli interventi in materia dipolitiche attive del lavoro, della formazione professionale e di istruzione.In provincia di Varese sono presenti 9 distretti scolastici per un totale di 37 istituti di istru-zione scolastica superiore pubblici,12 istituti di istruzione scolastica privati legalmente ri-conosciuti.Fra queste, ci sono 13 scuole che offrono corsi ad indirizzo meccanico e con le quali l’U-nione degli Industriali della provincia di Varese collabora stabilmente:• n. 4 IPSIA (Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato) ubicati nei co-

muni di Varese, Gallarate, Busto Arsizio e Saronno;• n. 4 ITIS (Istituto Tecnico Industriale Statale) ubicati nei comuni di Varese, Luino, Galla-

rate e Saronno;• n. 3 Istituti Tecnici Industriali privati legalmente riconosciuti.Le tipologie di corsi offerti sono:1

• Operatore meccanico• Operatore meccanico polivalente• Operatore termico• Operatore termico ad indirizzo meccanico• Operatore termico ad indirizzo termoidraulico• Perito industriale in costruzioni aeronautiche• Perito industriale capotecnico specializzazioni elettronica e automazione• Perito industriale specializzazione meccanica• Perito industriale specializzazione termotecnica• Tecnico dei sistemi energetici• Tecnico delle industrie meccaniche

LA FORMAZIONE PROFESSIONALEIn provincia di Varese sono presenti 12 centri di formazione professionale, ubicati nei prin-cipali comuni, che operano in stretto raccordo con la Provincia per la realizzazione delpiano provinciale di formazione professionale, offrendo corsi di formazione professiona-le di primo e secondo livello (qualifiche e specializzazioni).In quasi tutti i centri (10 su 12) sono presenti corsi di formazione professionale per la pre-parazione dei tecnici da avviare nelle industrie del settore meccanico:Tali corsi si svolgono:• nelle sedi di Varese, Tradate, Gallarate e Luino dalla Agenzia Formativa dalla Provin-

cia di Varese;• nei comuni di Somma Lombardo, Besozzo e Bisuschio dai rispettivi centri di formazio-

ne professionale;• a Varese e a Busto Arsizio dai Centri Servizi Formativi Enaip Lombardia;• a Saronno dall’ente IAL Lombardia.Le tipologie di corsi offerti sono:2

• Conduttore di macchine utensili a controllo numerico (n. corsi 1 – qualifica - Gallarate)• Costruttore montatore di gruppi meccanici (n. corsi 2 – livello qualifica - Gallarate)• Operatore alle macchine utensili (n. corsi 8 – livello qualifica - Gallarate)• Operatore alle macchine utensili - costruzione stampi per materie plastiche (n. corsi 2

– livello qualifica - Tradate)• Operatore alle macchine utensili - montatore manutentore meccanico (n. corsi 2 – li-

vello qualifica - Varese)

PARTE II

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1 Dal sito www.scuolava.it (gli studenti iscritti agli ITIS ed agli IPSIA risultano pari a circa il 24 % della pop. studentesca)2 Dal sito www.provincia.va.it http://fpvarese.provincia.va.it/interfaccia/corso_in_sede_1.ASP

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• Operatore meccanico (n. corsi 4, di cui 2 orientati alle macchine utensili, 2 alle lavo-razioni di occhialeria – livello qualifica - Tradate)

• Progettazione nel settore meccanico con utilizzo di Cad 2D (n. corsi 1 – aggiorna-mento - Gallarate)

• Programmazione Cad 2D/3D (n. corsi 1 – aggiornamento - Tradate)• Programmazione e conduzione di macchine utensili a controllo numerico (n. corsi 1 –

livello specializzazione - Gallarate)• Programmazione macchine utensili a controllo numerico computerizzato (n. corsi 1 –

livello specializzazione - Tradate)• Tecniche di progettazione nel settore meccanico con utilizzo di Cad 3D (n. corsi 1 –

livello specializzazione - Gallarate)• Tecniche di saldatura (n. corsi 4, di cui 1 professionalizzante di raccordo con il mer-

cato del lavoro – livello qualifica - Gallarate)• Utilizzo autocad meccanico 2D (n. corsi 1 – aggiornamento - Tradate)• Utilizzo autocad meccanico 3D (n. corsi 1 – aggiornamento - Tradate)• Utilizzo software per la progettazione di stampi (n. corsi 1 – livello specializzazione -

Tradate)In provincia di Varese operano anche 7 centri EDA (Centri Territoriali Permanenti per l’E-ducazione degli Adulti) dipendenti dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Varese. In tali cen-tri vengono effettuate attività formative sia per il recupero scolastico e l’alfabetizzazionelinguistica per i lavoratori stranieri sia di educazione permanente degli adulti in partico-lare nell’area linguistica e dell’informatica di base.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERDal 1991 l’Università Cattaneo - LIUC di Castellanza offre corsi di studi per la formazio-ne universitaria di manager e professionisti orientati all’impresa, dapprima attraverso il di-ploma universitario in Ingegnaria Logistica e della produzione e dall’anno accademico2000/2001 attraverso il Corso di laurea in Ingegneria Gestionale, progettato in confor-mità con il nuovo ordinamento didattico degli studi universitari che prevede una laurea diprimo livello (triennale) ed una successiva laurea specialistica (biennale).L’attuale Corso di laurea in Ingegneria Gestionale prevede tre curricula differenti:• un curriculum logistico generale, che propone approfondimenti di materie scientifiche,

matematiche e statistiche. Questo solido bagaglio di conoscenze di base con-sente diaffrontare l’analisi e la diagnosi dei sistemi logistico-produttivi in termini generali, noncioè applicati ad una specifica tecnologia o filiera industriale. Il curriculum logistico ge-nerale è consigliato a chi intende proseguire gli studi con la Laurea specialistica;

• un curriculum industriale, a sua volta distinto per i settori meccanico, grafico-cartotec-nico, tessile, chimico, gomma e materie plastiche, attraverso insegnamenti di caratte-re tecnologico. Questo curriculum si pone l’obiettivo di formare figure professionali conconoscenze specifiche della filiera logistico-produttiva di un settore industriale;

• un curriculum denominato Servizi (Gestione dell’Information & Communication Tech-nology nell’industria), con insegnamenti di approfondimento delle materie connesse al-l’informatica e alla gestione dell’informazione. Questo curriculum ha l’obiettivo di for-mare figure professionali con una conoscenza delle tecniche e degli strumenti dell’ICT,applicati in particolare alla progettazione, organizzazione e gestione dei sistemi lo-gistico-produttivi.

Oltre ai corsi di Laurea Ingegneria Gestionale l’Università Cattaneo - LIUC offre Master uni-versitari che rispondono all’esigenza di una più intensa specializzazione professionale.Giunti ormai alla loro quarta edizione si segnalano:• master in economia e diritto di impresa;• master universitario in direzione del personale.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004 PARTE II

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Filiera formativa per il settore meccanico in provincia di Varese

38 CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE

IN 10 CENTRI(su 1700 stud. in FP,

400 nell’indirizzo meccanico)

SETTORE MECCANICOcirca 5000 imprese e 60.000 addetti=

oltre il 45% degli addetti al settore manifatturiero o

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tam

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Unione degli Industrialidella Provincia di Varese

Filiera formativa per il settore meccanico in provincia di Varese

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Il sistema produttivo locale

Brescia e la sua provincia rappresentano un territorio a forte vocazione industriale: infat-ti, la quota di imprese che appartengono al comparto dell’industria manifatturiera rap-presenta oltre il 25% del totale delle imprese attive iscritte alla Camera di Commercio. Diesse, le aziende del settore metalmeccanico sono più della metà del comparto. Lumezzane, in provincia di Brescia, è stato individuato come distretto industriale per l’al-ta concentrazione e il livello di specializzazione di attività produttive d’eccellenza nei set-tori della metalmeccanica e del suo indotto.Il distretto di Lumezzane è localizzato poco a Nord di Brescia.I residenti nel Comune sono 24.000; gli addetti nell’industria 10.000, di questi l’80% èoccupato nella produzione di prodotti in metallo e in modo particolare di valvolame e ca-salinghi.Il carattere industriale dell’area è evidenziato anche dal numero di aziende attive in que-sto settore: 1.000 su un totale di 1.800.Un altro elemento caratteristico del distretto è costituito dalla densità imprenditoriale, co-me emerge chiaramente da alcuni dati:• un’impresa ogni 13 abitanti (ovvero un’impresa ogni tre nuclei familiari);• un’azienda del settore industriale ogni 24 abitanti (in pratica una ogni 7 nuclei fami-

liari);• una dimensione media delle aziende industriali di circa 10 addetti per unità locale, in

particolare circa il 70% è compreso nella classe dimensionale da 1 a 10 addetti, il27% in quella con 10-49 addetti, il restante 3% nelle classi superiori;

• l’88% delle aziende è costituito da società di persone e soltanto il 12% da società dicapitali, ma anche tra queste predominano le imprese familiari.

Il fatturato industriale di Lumezzane è stimato intorno a 800-900 milioni di euro, dei qua-li il 40-45% proviene dall’export.I confini effettivi del distretto del valvolame e dei casalinghi di Lumezzane, tuttavia, inclu-dono da tempo un’area più vasta che comprende alcuni comuni contigui.In questa nuova e più ampia definizione rientrano nel distretto anche aziende di proprietàdi imprenditori lumezzanesi non operanti nel comune di Lumezzane ma strettamente inter-relate al sistema originario, nonché un certo numero di imprese di subfornitura che for-mano un indotto specifico; il numero complessivo delle aziende sale così a 2.000 unità;quello degli addetti a 20.000 e il fatturato complessivo a 1.900-2.000 milioni di euro.In termini di occupati, le specializzazioni più importanti sono, in ordine decrescente, larubinetteria (23,7% del totale), le valvole (17,9%), i casalinghi (stoviglie, vasellame, po-

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IL DISTRETTO METALMECCANICO NELLA PROVINCIA DI BRESCIA

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Sono incentivati i tirocini degli studenti, le attività di Aggiornamento dei docenti di areatecnica all’interno delle aziende, la partecipazione di esperti aziendali alle attività dellascuola.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORETutti i corsi IFTS sono originati da associazioni temporanee di scopo tra ISFOR 2000, l’As-sociazione Industriale Bresciana, le Università di Brescia (Statale e Cattolica) e gli istitutimedi superiori della provincia di Brescia per la realizzazione di percorsi formativi speci-fici volti a soddisfare i fabbisogni formativi delle aziende.Nel corso degli ultimi sei anni sono stati formati – grazie al Fondo Sociale Europeo e al-le proposte IFTS – oltre 350 giovani maturatisi presso gli istituti medi superiori della pro-vincia di Brescia. Tali giovani, tutti occupati entro tre mesi dal termine dei corsi post di-ploma da essi frequentati, hanno acquisito il formale riconoscimento di esperti in Sistemie Amministrazione di Reti informatiche nell’impresa, Sviluppo Commerciale della Piccola-Media Impresa, Nuovi materiali per l’Innovazione di Prodotto, Design Industriale, Con-trollo di Gestione, Applicazione e implementazione della Qualità in azienda.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERL’Associazione Industriale, in collaborazione con la Facoltà di ingegneria dell’Universitàdegli Studi di Brescia, ha promosso un DU. di ingegneria meccanica, che si è trasforma-to in laurea triennale con la nuova struttura dell’offerta universitaria.Per rispondere sempre meglio alle necessità di personale del territorio, sono stati attivatianche i corsi di laurea in Ingegneria dei materiali, ingegneria gestionale e ingegneria del-l’automazione industriale.Le collaborazioni tra università e aziende sono molto strette. Sono incentivati i tirocini de-gli studenti, le attività di ricerca.L’Università degli Studi di Brescia ha attivato un Master di secondo livello in Gestione In-tegrata della Filiera Logistica e Produttiva, in grado di rispondere alle attuali esigenze del-le aziende del settore manifatturiero, dei servizi logistici, della distribuzione e della con-sulenza, e un Master in materiali metallici (interateneo istituito congiuntamente all’Universitàdegli Studi di Bergamo).La società consortile denominata Università&Impresa, partecipata, oltre che dall’Associa-zione Industriale Bresciana e da ISFOR 2000, dall’Università degli studi di Brescia, dal-la Camera di Commercio di Brescia e da tutte le organizzazioni imprenditoriali brescia-ne dell’industria e dell’artigianato, ha attivato il Master in Economia e Gestione dellaPiccola e Media Impresa, destinato a laureati in Economia e in Ingegneria.

RICERCA A Brescia è stato creato il Consorzio per l’innovazione Tecnologica - Inn Tech Srl che pro-muove l’innovazione tecnologica come opportunità di incremento della competitività azien-dale e favorisce la collaborazione tra imprese ed Università in un ottica di reciproco pro-fitto.Sono soci del Consorzio, altre ad AIB, anche la Camera di Commercio, la Provincia diBrescia, l’Unione provinciale artigianato, l’API, e molte imprese industriali.Il consorzio ha sede presso la Facoltà di Ingegneria dell’ateneo bresciano.

FORMAZIONE CONTINUA Al fine di assicurare un riferimento permanente al diffuso fabbisogno formativo, l’Associa-zione Industriale Bresciana si è fatta promotrice nel 1989 della costituzione dell’Istituto Su-periore di Formazione e Ricerca, in forma abbreviata ISFOR 2000: una società consorti-le per azioni non-profit che attualmente comprende 112 soci tra i quali le organizzazioni

PARTE II

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saterie, attrezzi da cucina e accessori (10,5%), la fusione di metalli non ferrosi (9,7%), iltrattamento e rivestimento dei metalli e la meccanica in generale (6,5%). Nel distretto, an-cora, operano gruppi meno consistenti, ma importanti, di imprese specializzate nella co-struzione di utensileria e costruzione di stampi (6,4%) e di articoli per serramenti e ferra-menta (5,2%).L’incidenza del comune di Lumezzane in termini di unità locali e addetti in queste cate-gorie su scala provinciale e regionale è molto elevata. Qui è localizzato più del 50% del-le unità locali provinciali, sia per il settore della rubinetteria e valvolame, che in quello deicasalinghi.Ma la leadership dell’area nei settori di specializzazione emerge nettamente anche inun’ottica regionale e nazionale.Anche nelle confinanti Valle Sabbia a Nord-Est, e Val Camonica a Nord-Ovest, si sonoriprodotte le stesse tipologie industriali che hanno fortemente caratterizzato il territorio einfluito sull’occupazione dei residenti e, di conseguenza, sulle strutture formative dei gio-vani.

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALESono attivi centri di formazione professionale regionali e convenzionati che forniscono per-corsi triennali e post qualifica diurni e serali. Alcuni centri hanno attivato percorsi IFTS epost diploma. Tra essi il CF AIB (ex ENFAPI - Ente Nazionale per la Formazione e l’Addestra-mento Professionale nell’Industria) ha promosso un corso FSE per “Esperto in sistemi di au-tomazione industriale (ESAI) - Esperto nella conduzione di sistemi automatici oleopneu-matici per il funzionamento e il controllo di processi produttivi”. Il centro eroga inoltrepercorsi formativi per Conduzione di macchine utensili a CNC, Elettrodiagnostica, Esper-to di cad meccanico, Tecnico Cad-Cam.Altri centri di formazione professionale, per l’indirizzo metalmeccanico, sono il CFP di Bre-scia, Il CFP del Comune di Lumezzane, CFP CNOS-FAP di Brescia, il CFP Villanuova sulClisi e la SCAR di Roè Volciano. Per gli ultimi due si rimanda alla scheda allegata.

ISTRUZIONE SECONDARIAA Brescia, l’ITIS “Castelli”, è certamente una delle scuole con la più lunga tradizione del-la provincia, attualmente conta il maggior numero di studenti ed è nato per volontà degliindustriali locali che gli fornirono le attrezzature e il terreno su cui costruire la scuola. L’I-stituto contempla percorsi formativi per periti meccanici, periti in metallurgia, periti in elet-tronica ed automazione e ha attivato un corso di Liceo tecnologico.L’istituto ha anche realizzato un corso post diploma, in collaborazione con il CF AIB el’Associazione Industriale Bresciana, per “Tecnico di sistemi di automazione industriale”(AISE).Anche all’IPSIA Moretto, scuola storica nel panorama bresciano, si conseguono qualifi-che e diplomi per Tecnico delle Industrie Meccaniche, elettriche ed elettroniche.L’Istituto superiore “Beretta” di Gardone Valtrompia, nato come sezione staccata dell’ITISCastelli, propone percorsi per Perito industriale per la meccanica o per l’elettronica, e riu-nisce l’IPSIA G. Zanardelli e il liceo F. Moretti di Gardone V.T. , e l’ITIS di Lumezzane.L’istituto superiore di Valle “G. Perlasca”, è uno dei pochi polivalenti a struttura multipla sulterritorio nazionale che riunisca diversi indirizzi in un complesso unitario, con un’unica pre-sidenza. Esso raggruppa, infatti, l’istituto tecnico-commerciale, il Liceo scientifico, l’ITIS diVobarno con gli indirizzi Informatico e Meccanico, due Istituti Professionali, uno ad indi-rizzo Alberghiero e l’altro ad indirizzo Sociale della sede di Idro.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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imprenditoriali (dell’industria, dell’artigianato, dell’edilizia, dell’agricoltura, del commer-cio e dei servizi) della provincia di Brescia e della Lombardia orientale, gli enti pubbliciterritoriali (Camera di Commercio, Provincia, Associazione Comuni, Aziende municipa-lizzate), le banche, gli ordini professionali e taluni istituti medi superiori di Stato. La Formazione permanente interaziendale è costituita dai seminari e dai corsi brevi pro-posti annualmente e destinati espressamente a tutti coloro che operano nelle piccole e me-die aziende: dal titolare al neoassunto.Anche grazie alla collaborazione dell’Associazione degli industriali con le entità formati-ve precedentemente descritte e con il contributo del FSE viene svolta una discreta attivitàdi aggiornamento per il personale dipendente delle aziende del settore.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il settore conciario in Italia

Il settore conciario vanta in Italia una presenza rilevante: 30mila addetti, per un fatturatodi oltre 6 mld Euro, corrispondente al 60% della produzione europea; il 60% della pro-duzione italiana inoltre viene esportata e il 25% delle esportazioni di “finito” nel mondoproviene dall’Italia. Al settore sono collegate, nel nostro Paese, anche importanti attivitàdi filiera nel comparto chimico, con i produttori di trattamenti per la concia, e nel com-parto metalmeccanico, con i produttori di macchine utensili e strumentazioni da labora-torio. Il conciario risulta infine cruciale per i suoi forti collegamenti nel codesign e nello“stile” con le produzioni emblematiche del “made in Italy”: la moda e i suoi accessori; l’ar-redamento; l’auto.A fronte di questa realtà produttiva, stanno però impellenti carenze sul piano formativo(manodopera specializzata, tecnici, quadri) e forti esigenze per quanto riguarda la ricer-ca applicata (impatto ambientale, qualità, ecc.). Tali fabbisogni vanno crescendo, a cau-sa della concorrenza a basso costo, ma per ora di minor qualità, dei Paesi emergenti.In questo quadro, si inserisce il grande progetto di rilancio e rivalutazione dell’ex IstitutoConciario “Giacinto Baldracco” di Torino, oggi accorpato all’Istituto Tecnico IndustrialeChimico “Luigi Casale”.

La presenza del settore conciario nell’area torinese

Dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento, il settore conciario haavuto nell’area torinese una forte presenza, con imprese che, per le caratteristiche del set-tore, potevano essere considerate “grandi” concerie. Questo importante “nodo” produtti-vo portò alla fondazione, nel 1902, per iniziativa di alcuni imprenditori conciari pie-montesi, di una Regia Scuola Conciaria, che nel secondo dopoguerra venne intitolata alsuo primo Direttore, epurato dal Fascismo, Giacinto Baldracco. L’Istituto “Baldracco” harappresentato, fino agli anni Settanta del secolo scorso, un essenziale riferimento forma-tivo per tutto il settore italiano: i giovani diplomati al “Baldracco” (a volte figli degli im-prenditori del settore) provenivano infatti non solo dall’area torinese, ma da tutte quelle zo-ne del Paese (Toscana, Campania, Veneto, Lombardia) caratterizzate dalla presenza dellaproduzione conciaria. Caratteristica unica in Europa (e forse nel mondo) dell’Istituto è diaccogliere, tuttora, nella propria sede una grande e vera e propria fabbrica “formativa”,dotata di tutti i reparti dell’intero ciclo di lavorazione, oltre che dei laboratori.Purtroppo, il dissolversi (dagli anni Sessanta in poi) del “nodo” produttivo conciario tori-

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IL POLO FORMATIVO E TECNOLOGICO CONCIARIO TORINESE

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zione di rinnovo strutturale della “conceria formativa”; l’altra didattica, per “piegare” il cur-riculum scolastico, sulla base dell’autonomia, per meglio adeguarlo alle esigenze del mer-cato del lavoro, arricchendo ulteriormente l’offerta formativa con seminari tematici sul“marketing della pelle” e su Ambiente/Sicurezza/Qualità, curati dalle Associazioni im-prenditoriali, nonché con l’offerta di stage “di qualità”. Il collegamento con Agenzie di se-lezione del personale, specializzate nel settore conciario, faciliterà poi il job placementdei neodiplomati.La Convenzione, che al secondo rinnovo verrà allargata all’Ufficio Regionale del MIUR peril Piemonte e alla Regione, si pone però obbiettivi di lungo termine, ben più ambiziosi: tra-sformare l’antico Istituto “Baldracco” in un centro nazionale di eccellenza di FormazioneAziendale Permanente Conciaria, collegato ad attività di ricerca, promosse dalle singoleimprese o da Conciaricerca, con la possibilità di disporre anche di spazi per l’accoglien-za dell’utenza proveniente da altre aree geografiche, secondo i modelli di analoghi centriesistenti in Gran Bretagna e in Germania.

PARTE II

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nese, nonché la nascita di altri due Istituti Tecnici conciari (nel Veneto e in Campania), hainnescato una lenta decadenza della Scuola, poi accorpata all’ITI “Casale”. Le iscrizionisono andate progressivamente calando, fino a ridursi ad un lumicino, mentre diminuiva ilnumero delle imprese piemontesi: quelle rimaste sono, oggi, circa una decina, anche sefra esse vi sono aziende molto significative per numero di dipendenti, fatturato e colloca-zione sul mercato. Il pur ridotto polo torinese ha inoltre a Turbigo (in Provincia di Milano,ma geograficamente nei pressi di Novara) un corrispondente polo lombardo, anch’essoresiduo di un precedente insediamento ben più vasto, di cui sono però rimaste, anche inquesto caso, concerie di rilevante importanza. In tutto il Piemonte, così come nell’area diTurbigo, è inoltre significativa la presenza di imprese di filiera, sia meccaniche che chi-miche.In questo quadro, considerato il negativo rapporto costi/benefici, la Provincia di Torinosi apprestava, nel 1999, a smantellare l’Istituto “Baldracco” e la sua conceria “formati-va”, per destinarne la sede storica ad altri scopi.

UN ESEMPIO “VIRTUOSO” DI COLLABORAZIONE PUBBLICO/PRIVATOE’ a questo punto che si inserisce l’UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria), aller-tata da alcuni studenti ed insegnanti della Scuola, proprio in una fase in cui l’Associazio-ne Nazionale di categoria stava riflettendo sull’opportunità di rilanciare l’Istituto “Baldracco”come sede di formazione continua aziendale e di ricerca applicata del settore, nell’am-bito di una strategia tesa ad intensificare l’azione di UNIC nei confronti dei fabbisogniformativi e di sviluppo delle associate. Partner e referente di UNIC sul territorio: l’UnioneIndustriale di Torino. La disponibilità dell’Assessorato al Sistema Educativo della Provinciadi Torino ad accogliere le ragioni della rappresentanza delle imprese ha consentito digiungere, nel marzo 2002, alla firma congiunta di una Convenzione per la valorizza-zione a fini di ricerca e di formazione delle strutture e dei laboratori della conceria (ex Isti-tuto “Baldracco”) dell’ITI “Luigi Casale”, siglata da: Provincia di Torino, UNIC, Conciari-cerca (ente strumentale di UNIC), Unione Industriale di Torino, Gruppo Conciatori dell’UnioneIndustriale torinese, ITI “Luigi Casale”, ditta Mesi SpA. Scopi della Convenzione, cui cia-scuno dei partner ha conferito delle risorse anche finanziarie, il rilancio e il riadeguamentodella “conceria formativa”, ormai divenuta obsoleta in certi suoi reparti, nonché la suamessa a norma, e la promozione di attività formative e di iniziative di ricerca applicataper il settore.Durante il primo anno di Convenzione (che ha cadenza annuale, ma viene reiterata nel-le more del rinnovo), si è provveduto alla rimessa a norma delle macchine e dell’impian-to elettrico e sono stati realizzati: 1) un corso di formazione professionale per operai ge-nerici conciari, indirizzato ad una utenza extracomunitaria; 2) tre seminari di approfondimentotecnico per gli studenti della Scuola sui temi di Ambiente/Sicurezza/Qualità, con parti-colare riguardo alle particolarità che questi tre argomenti presentano nelle imprese con-ciarie.Nello stesso periodo, sono,stati organizzati due Convegni, in occasione del centenariodel “Baldracco”: uno, organizzato a livello europeo in collaborazione con le rappresen-tanze sindacali di categoria, su “La Formazione nell’Industria Conciaria Europea”; l’altro,a livello locale, su “La Cultura della Pelle”.Attualmente è in corso il primo rinnovo della Convenzione, che presenta novità rilevanti equalificanti. Innanzitutto, le aziende aderenti sono passate da una sola (la Mesi) a dieci(oltre alla Mesi, BIAR SpA, Complex Finish Srl, Conceria Ferrero SpA, Conceria StefaniaSpA, Conceria Bonaudo SpA, Laembo Srl, Mario Levi SpA, SIC International SpA, Valle-ro International SpA), di cui tre dell’area di Turbigo: ciò evidenzia l’interesse delle impre-se per il progetto e la loro disponibilità a collaborarvi. In secondo luogo, la nomina didue Commissioni: una tecnica, cui partecipano gli esperti aziendali, per continuare l’a-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Polo Tecnologico Conciario TorinesePolo Tecnologico Conciario Torinese

Imprese - Settore Produttivo

Polo Tecnologico Conciario Torinese

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Il sistema produttivo locale

Il Piemonte è una delle principali aree del Paese per quanto riguarda la presenza di azien-de trasformatrici di Materie Plastiche. Gli insediamenti produttivi caratterizzano soprattut-to la Provincia di Torino e quella di Alessandria. Attualmente nell’area torinese, a fronte diuna diminuzione del numero delle aziende, per effetto dei processi di concentrazione efusione societaria, il numero degli addetti si è attestato sui livelli massimi raggiunti dal set-tore: 5.700 addetti su 53 aziende associate. La produzione, pur essendo caratterizzatadall’automotive per il 28%, è abbastanza diversificata: il 46% opera in altri settori di mer-cato, mentre il rimanente 26% ha una produzione mista. Alto il tasso di internazionaliz-zazione: il 59% delle aziende (per un 75% degli addetti) appartiene a gruppi stranieri, oa gruppi italiani presenti all’estero. Il polo di Alessandria (30 aziende piccole e medie,per 1.562 addetti) è più diversificato, con una forte presenza di produttori di “contenito-ri” (casalinghi, alimenti, sanità) e di dispositivi per contenitori, anche se non manca l’au-tomotive; anche nell’area alessandrina è significativa la presenza di gruppi stranieri, an-che in compartecipazione italiana. I trasformatori (aziende e dipendenti) di Materie Plastichesono però ben di più, perché le cifre non evidenziano i numerosi operatori inquadrati inaltri comparti (innanzitutto nel metalmeccanico, ma anche in altri), che in realtà lavoranola plastica, che ormai è un materiale presente trasversalmente in molti tipi di produzione.A fronte di questa realtà, esistono però gravi carenze dal punto di vista formativo e dellaricerca applicata: sono pochissimi in Italia i centri – universitari, scolastici, di formazioneprofessionale – che si occupano dei polimeri e delle loro tecnologie. Ciò si traduce in ungrave ritardo di sapere tecnologico e scientifico per il nostro Paese, tanto più grave nel-l’attuale fase di globalizzazione.

La filiera formativa

In questo quadro, il Piemonte comincia ad essere una felice eccezione.Nell’arco degli ultimi dieci anni circa, è sorto, tra Alessandria e Torino, un “Distretto For-mativo” per le Materie Plastiche, che si è andato sempre più articolando, lungo una filie-ra che dalla Scuola Superiore, in integrazione con la Formazione Professionale, giungefino all’Università e alla ricerca. Motori di questo sviluppo formativo sono stati il polo pro-duttivo plasturgico di Alessandria, grazie soprattutto all’impegno lungimirante di alcuneaziende, e il polo torinese, grazie all’attività dell’Associazione Materie Plastiche dell’U-nione Industriale di Torino. I due poli si differenziano e si completano, gravitando sui due

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TORINO/ALESSANDRIA: IL DISTRETTO FORMATIVO DELLE MATERIE PLASTICHE

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plast, Assoplast, UCISAP, AISR, Unione Industriale di Alessandria, API Alessandria) e 9 so-ci accademici (Politecnico di Torino, Università di Genova, Università di Pisa, Universitàdi Palermo, Università Federico II° di Napoli, Università Avogadro del Piemonte Orienta-le, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Salerno, Università di Torino) edè aperto all’adesione di tutte le imprese interessate. Proplast promuove la collaborazionetra aziende del settore, Atenei, enti di ricerca e formazione per promuovere:• attività sperimentali sulle tecnologie delle MP;• attività formative;• sevizi di consulenza e di trasferimento tecnologico alle pmi;• servizi di laboratorio e di ricerca applicata;• selezione e formazione del personale.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERIl Consorzio ha costituito, insieme con il Politecnico di Torino, il “Centro di Cultura per l’in-gegneria delle Materie Plastiche”, che promuove la Laurea triennale (I° livello) in “Inge-gneria delle materie Plastiche”, che al III° anno si articola in due diversi Indirizzi: A) “Pro-cesso Produttivo dei Polimeri”; B) “Tecnologie di Trasformazione dei Polimeri”. Il corso sisvolge presso la sede di Alessandria del Politecnico torinese. Tra le altre iniziative di Proplast, il Master in “Scienza e tecnologia delle Materie Plasti-che”, con sede sempre ad Alessandria. La Laurea di I° livello può poi proseguire anche nelle Lauree specialistiche biennali (II° li-vello) in “Ingegneria dei Materiali”, a Torino, presso il Politecnico, e, sempre a Torino, in“Scienza dei Materiali”, presso la Facoltà di Scienze MFN dell’Università.

PARTE II

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diversi livelli formativi della Formazione Professionale e della Scuola Superiore, a Torino,e dell’Università, ad Alessandria. Indispensabili interlocutori delle aziende sono stati, adAlessandria, per quanto riguarda il livello universitario, il Politecnico di Torino, attraversola sua sede decentrata; a Torino, per quanto riguarda il livello scolastico e professionale,l’Istituto Tecnico Industriale “Enzo Ferrari” e l’Agenzia formativa ENAIP Piemonte.

ISTRUZIONE SECONDARIATORINO: UN PERCORSO INNOVATIVO, TRA ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALEGià dall’anno scolastico 1998/1999, l’Istituto Tecnico Industriale “Enzo Ferrari”avevainiziato, con il sostegno dell’Associazione Materie Plastiche di Torino, una propria speri-mentazione, basata sull’autonomia scolastica, che introduceva, tra il IV e il V anno del cor-so per periti meccanici, discipline relative alla trasformazione delle Materie Plastiche. Conil 2002/2003, la sperimentazione si allargava su tutto il triennio di specializzazione esi arricchiva, in base all’art. 68, Legge 144/1999, dell’integrazione con la FormazioneProfessionale, a cura dell’Agenzia ENAIP Piemonte. Con l’anno in corso (2003/2004),l’integrazione è stata estesa anche al primo Biennio, con attività di Orientamento alla Pla-sturgia. Al percorso, si è affiancato anche il contributo dell’Unione Industriale, attraversol’Associazione di categoria, con l’offerta di docenze e testimonianze da parte di espertiaziendali, visite tecniche, stage. Per quanto riguarda questa esperienza, è da rilevare co-me, in questo caso, il ricorso all’integrazione Scuola/Formazione Professionale sia tesonon tanto ad un obbiettivo antidispersione, quanto soprattutto di eccellenza. Gli studenticoinvolti conseguiranno, in occasione dell’esame di Stato, sia il Diploma in “Perito Mec-canico-Area Materie Plastiche”, sia la Qualifica regionale in “Operatore nei processi ditrasformazione delle Materie Plastiche”.Grazie a questo percorso, l’ITI “Ferrari” ha ottenuto, a partire dal prossimo anno scolasti-co 2004/2005, l’attivazione ufficiale da parte del MIUR della specializzazione ordina-mentale per “Periti in Materie Plastiche”; ciò consentirà all’Istituto “Ferrari” di programma-re con maggior certezza la propria offerta formativa, a vantaggio dell’utenza, sia deigiovani, che delle imprese, pur utilizzando sempre l’autonomia scolastica per adeguarei programmi agli specifici fabbisogni del territorio.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORELa collaborazione Scuola/Imprese/Formazione Professionale ha avuto inoltre una ulte-riore e importante fase di sviluppo, con il coinvolgimento di entrambi gli Atenei torinesi(Politecnico e Università), per la realizzazione, nell’anno scolastico 2001/2002, di uncorso IFTS per “Tecnico per la Trasformazione e lo Stampaggio Materie Plastiche”. La col-laborazione da parte delle imprese è consistita non solo nel contributo alla progettazionedidattica, nella fornitura di docenze e testimonianze e nell’avvio degli stage, ma anchenella selezione degli iscritti e, infine, nell’assegnazione di una borsa di studio agli allievidel corso. Il successo dell’iniziativa ha spinto il MIUR ad affidare all’Istituto “Ferrari” la spe-rimentazione di un “Polo Tecnologico Materie Plastiche”, per la realizzazione di attivitàdi Istruzione Formazione Tecnica Superiore (post-Diploma), collegate con progetti di ri-cerca applicata.

ALESSANDRIA: UNIVERSITÀ, RICERCA E CULTURA PER LE MATERIE PLASTICHEDalla fine degli anni Novanta, si è sviluppato, ad Alessandria, un “polo di eccellenza”(alta formazione, ricerca, servizi, cultura) per le Materie Plastiche. Cuore di questa realtàè Proplast (Consorzio per la Formazione e la Ricerca applicata sulla Plastica). Nato nel1997 per iniziativa di alcune imprese (Bayer, Basell ex Montell, gruppo Guala, gruppoMossi&Ghisolfi), Proplast conta oggi 60 soci aziendali della filiera MP (produttori di at-trezzature e materie prime, trasformatori, centri di ricerca, associazioni di categoria: Union-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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Il sistema produttivo locale

Il settore aeronautico ha nell’area torinese il proprio insediamento storico, con presenzetuttora di rilievo primario per il posizionamento tecnologico del nostro Paese: Alenia (Spa-zio e Aeronautica), Fiat Avio, Microtecnica, sono i “marchi” trainanti di un comparto che,con alterne vicende, ha sempre dimostrato un forte radicamento nel territorio, dove nu-merose sono anche le aziende dell’indotto. Tra queste, recentemente, si sono verificati an-che casi interessanti di neoimprenditorialità giovanile ad altissima tecnologia.

La filiera formativa

I casi citati dimostrano la presenza nella regione di un’offerta formativa qualitativamenteelevata e articolata sui vari livelli formativi che rappresenta un contributo fondamentaleper l’orientamento dei giovani di fronte alla scelta di un iter professionale.

ISTRUZIONE SECONDARIANell’area torinese sono presenti molti istituti tecnici e in particolare l’ITIS Carlo Grassi chetra le sue specializzazioni prevede l’indirizzo in Costruzioni Aeronautiche. Il diploma con-seguito consente l’impiego presso i reparti di manutenzione di aeroporti, aeroclub e com-pagnie aree.A Caselle (To) inoltre l’Istituto Tecnico Aeronautico Paritario “Turin Flying Institute” forma gio-vani che intendono impegnarsi in lavori di contenuto aeronautico; con il superamento del-l’esame di stato, l’allievo acquisisce il titolo di Perito Aeronautico, valido sia per ogni at-tività da intraprendere nel settore aerospaziale sia per proseguire gli studi a livello universitariodi ogni ordine e specializzazione.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTIIl Politecnico di Torino prevede all’interno della Facoltà di Ingegneria la Laurea in Inge-gneria Aerospaziale della durata di 3 anni e la Laurea Specialistica in Ingegneria Aero-spaziale della durata di 2 anni che è stata introdotta quest’anno, sulla base dell’espe-rienza dei corsi postlaurea organizzati da Alenia Aeronautica, Politecnico di Torino eSkillab.Il primo corso di laurea forma figure professionali dotate di competenze generali acquisi-te sia con lo studio di elementi teorici di base sia con l’analisi di materie caratterizzantil’ambito aerospaziale. Tale figura è inseribile in attività di progettazione assistita, di pro-

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IL SETTORE AERONAUTICO NELL’AREA TORINESE

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PARTE II

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duzione, di gestione e di organizzazione, di assistenza e di tipo tecnico commerciale.Iltipico ambito occupazionale è costituito da industrie aeronautiche e spaziale, enti pub-blici e gestione del traffico aereo. Aeronautica militare e settori aeronautici di altre armi.La formazione prevista all’interno della laurea specialistica permette di formare figure in-seribili in attività di innovazione e sviluppo della produzione, di progettazione avanzata,di pianificazione e programmazione, della gestione di sistemi complessi.A tal fine l’organizzazione degli studi, dedica innanzitutto una forte attenzione agli aspet-ti teorico-scientifici di base e all’ingegneria ed alle tecniche della simulazione matemati-ca e della sperimentazione avanzata e soprattutto alla formazione di una visione com-pleta ed integrata del complesso sistema costituito da aeromobile o da un veicolo spaziale.

CORSI POSTLAUREAAMMA, Skillab, Consorzio Multisettoriale Piemontese, Alenia Aeronautica e Politecnicodi Torino hanno promosso a Torino negli anni 2002 e 2003 i corsi postlaurea “Speciali-sti in Sistemi Aerospaziali”, finalizzati alla specializzazione di giovani neolaureati in in-gegneria aerospaziale. L’iniziativa formativa ha rappresentato un’ottima sperimentazio-ne per l’istituzione della laurea specialistica.Vista la crescente importanza della sistemistica di bordo e della capacità di integrare sot-to-sistemi e discipline nel “sistema” con tale formazione si è inteso, infatti, implementare lavisione integrata e sistemistica del progetto e del prodotto aeronautico, attraverso l’ac-quisizione di nozioni inerenti le metodologie e le discipline di gestione dell’intero ciclo disviluppo del prodotto, dal progetto al supporto logistico. I corsi postlaurea sono stati organizzati con la collaborazione della Regione Piemonte eil finanziamento del Fondo Sociale Europeo, e si sono svolti presso Skillab per una dura-ta complessiva di 600 ore di cui 440 ore teorico-pratiche e 160 ore di stage aziendale. I corsi hanno previsto il coinvolgimento e la collaborazione di docenti del Politecnico diTorino, tecnici di Alenia Aeronautica e esperti del mondo aziendale.Fondamentale è stata la scelta di prevedere all’interno del programma dei corsi, oltre aimoduli tecnico-specialistici relativi al ruolo specifico da ricoprire in azienda, una serie ditematiche di carattere gestionale e aziendale che hanno portato i partecipanti ad esplo-rare un mondo fino ad allora poco conosciuto.Le valutazioni finali espresse dai partecipanti e dagli enti promotori del progetto sono sta-te molto positive. In particolare, questa iniziativa di successo ha evidenziato che è possi-bile, ed è sempre più indispensabile, prevedere una collaborazione stretta tra mondo uni-versitario, realtà aziendale e enti di formazione.

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Il sistema produttivo locale

Il settore del Design industriale costituisce una delle principali caratteristiche produttive del-l’area torinese e piemontese, con la presenza di “marchi” di grande prestigio internazio-nale (Bertone, Giugiaro, Pininfarina, IDEA Institute), di “Centri Stile” all’interno delle gran-di imprese (Centro Stile Fiat Auto, Centro Stile Lancia, Centro Stile Iveco), nonché di “marchi”meno noti, ma con posizioni di nicchia molto consolidate, non solo nell’automotive, maanche in comparti produttivi diversi (macchine utensili, arredamento, oggettistica, ecc). At-torno alle grandi case, esiste poi una rete di piccole e, a volte, piccolissime imprese adalta tecnologia o ad alta competenza produttiva: imprese e studi di progettazione, pro-totipisti, carpenterie specializzate, ecc.

La filiera formativa

La filiera formativa si articola nei diversi livelli, con molteplici iniziative non sempre colle-gate fra loro, poiché la ricchezza di “sapere tecnologico” e relative competenze tecnicheè capillarmente disseminata sul territorio. I percorsi vanno dalla Scuola Superiore, alla For-mazione Professionale di II° livello, all’Università, al post-laurea.

ISTRUZIONE SECONDARIAIl Primo Liceo Artistico è un istituto di scuola media secondaria superiore con la finalità dipreparare gli studenti per corsi di livello universitario, nell’ambito della comunicazione vi-siva e della progettazione, suo fine precipuo è impartire l’insegnamento di materie artisti-che (Figura disegnata, Ornato disegnato, Figura modellata, Ornato modellato, Disegnogeometrico, Prospettiva, Elementi d’architettura, Anatomia artistica) e di cultura generale(Letteratura italiana e straniera, Storia e Storia dell’arte, Matematica, Fisica, Storia natu-rale, Chimica ). Dopo 4 anni si consegue il: Diploma di indirizzo artistico. Con il 5° An-no Integrativo si consegue l’attestato d’idoneità che consente l’accesso a qualsiasi facoltàuniversitaria o corsi di studio post-secondari, compresa l’iscrizione all’Accademia di Bel-le Arti e la partecipazione a pubblici concorsi.Il “Liceo Artistico Renato Cottini di Torino” propone un percorso di formazione alla creativitàe alla progettualità fornendo agli studenti una adeguata preparazione nel settore dei lin-guaggi visivi, in particolare di quelli grafici; dura quattro anni. Dopo un biennio comune so-no previste due sezioni: la Prima Sezione (Accademia) e la Seconda Sezione (Architettura).• La Prima Sezione si caratterizza, nel secondo biennio, per il raddoppio delle ore del-

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IL SETTORE DEL DESIGN NELL’AREA TORINESE

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L’istituto punta alla qualificazione professionale di operatori preparati nel campo della pro-gettazione visiva, crea figure tecniche in grado di rispondere in maniera performante al-le esigenze del mondo industriale a diversi livelli e valorizza l’esercizio alla creatività e al-la cultura progettuale nei giovani allievi. Si rivolge prevalentemente al mondo dell’università, ai giovani laureati e ai diplomandidelle scuole medie superiori che intendono sviluppare competenze nel campo del designe della identità visiva, senza dimenticare le esigenze di costante aggiornamento formati-vo dei professionisti già inseriti nella realtà formativa.La formazione continua nel campo del design industriale e della comunicazione visiva ed’impresa è la filosofia che ha portato l’Istituto verso un metodo e una didattica semprepiù trasversale reintegrata, che coinvolge gli universi del marketing e business communi-cation, della visual identità e del project design.E’ da sottolineare che all’interno di ogni corso le classi sono rigorosamente a numero chiu-so, al fine di garantire a tutti i partecipanti un costante e personale monitoraggio del li-vello di apprendimento.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERIl corso di laurea in Disegno industriale della facoltà di Architettura dell’Università degliStudi di Torino-Politecnico di Torino, ha per fine la formazione di una figura professionalein grado di partecipare all’ideazione, alla produzione ed alla comunicazione di un pro-dotto o di un servizio. Il corso è stato avviato agli inizi degli anni Novanta, con il deter-minante concorso finanziario dell’Unione Industriale di Torino e della locale Camera dicommercio, prevedendo, già dal suo esordio, la presenza di docenze esterne di profes-sionisti ed esperti di impresa. Il laureato che si intende formare è caratterizzato da una so-lida preparazione di base riguardante gli aspetti metodologici e tecnico-operativi dellaprogettazione dell’oggetto d’uso, del componente edilizio o del servizio. Il corso di laurea intende incrementare le proprie relazioni con i centri di formazione na-zionali, accademici e non, e con gli atenei europei al fine di partecipare alla costituzio-ne ed al funzionamento di reti tematiche. Il laureato e’ in grado di operare direttamente edi collaborare alla produzione nei settori industriali del prodotto, della comunicazione,dei servizi e dei nuovi media, ha competenze specifiche riguardanti le attività connessecon la definizione e la realizzazione di un prodotto o di un servizio, possiede le tecnichedi progettazione e realizzazione di interfacce comunicative di carattere visivo, multime-diale e interattivo. Il laureato potrà esercitare tali competenze sul territorio europeo pres-so industrie manifatturiere, enti istituzionali, aziende pubbliche e private, oltre che nella li-bera professione e nelle attività di consulenza.La Laurea in Progetto Grafico e Virtuale della facoltà di Architettura dell’Università degliStudi di Torino-Politecnico di Torino intende formare operatori, con professionalità qualifi-cata, che possiedano una preparazione culturale riferita sia alla storia dell’arte contem-poranea che all’evoluzione della comunicazione; viene data importanza alla conoscen-za delle metodologie di progettazione e di quelle informatiche finalizzate all’utilizzo disoftware professionali di progettazione e strumenti per la stampa e la plurimedialità ed al-l’elaborazione delle immagini virtuali. Inoltre si affrontano le tecniche di base del proces-so dell’industria della stampa e dell’editoria multimediale, della cartotecnica e dell’im-ballaggio; il laureato dovrà infine possedere le conoscenze di base per recepire e impiegarele innovazioni tecnologiche del comparto grafico, editoriale, plurimediale e della realtàvirtuale, per la preventivazione tecnica ed economica finalizzata alla realizzazione delprogetto tenuto conto anche degli aspetti di mercato e di sviluppo sostenibile. La figuraprofessionale che il corso di laurea intende definire è un operatore in grado di configu-rare l’attivita’ di progettazione del prodotto di graphic & virtual design con differenti sboc-chi lavorativi relativi ai diversi campi di applicazione: pubblicità, editoria, Web e nuove

PARTE II

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le Discipline Pittoriche e al termine del corso di studi è possibile iscriversi all’Accade-mia delle Belle Arti senza esami di ammissione.

• Nella Seconda Sezione, si privilegiano le materie progettuali, continuando a svolger-si anche nel secondo biennio Scienze, Matematica e Fisica. Consente l’iscrizione al-la Facoltà di Architettura (previo superamento di test d’ingresso).

I diplomati di entrambe le sezioni, dopo la frequenza di un quinto anno (Corso Integrati-vo) ed il superamento di un esame colloquio, possono accedere a qualsiasi facoltà uni-versitaria.E’ prevista la possibilità di passaggio dal Corso Tradizionale, al Corso Sperimentale e vi-ceversa, mediante esami integrativi.In Provincia di Torino, presso il Liceo Scientifico Tecnologico “Piero Martinetti” di Caluso, èattivo, fin dalla metà degli anni Ottanta, un indirizzo specifico su “Arte e Design”, con duesezioni dedicate. Il curriculum è già caratterizzato dal I° Biennio dalla presenza “rafforza-ta”, rispetto ai normali percorsi, della disciplina di “Educazione Visiva”, che diventa “Sto-ria dell’Arte” nel Triennio successivo. Sempre nel Triennio, sono previste come materie fon-damentali e caratterizzanti “Disegno Tecnico e Progettazione” e “Arti Grafiche e Pittoriche”;gli studenti di questo indirizzo vanno tutti in stage nella pausa estiva tra IV° e V° anno.A Castellamonte, in Provincia di Torino, è presente da tempo “immemorabile” l’Istitutod’Arte “F. Faccio”, nato in origine in collegamento con la produzione dell’arte ceramica(stufe, oggettistica), che caratterizza tradizionalmente quella zona dell’area torinese. Sial’indirizzo in “Ceramica”, che quello in “Arredamento” offerti dalla Scuola prevedono in-segnamenti di progettazione.L’offerta scolastica di Torino e della sua Provincia è caratterizzata dalla presenza di Istitu-ti Tecnici Industriali di “eccellenza”, per quanto riguarda sia l’aggiornamento curriculare,sia la dotazione dei laboratori, sia il rapporto con le imprese. Nell’ambito dell’indirizzomeccanico, presente in molte di queste Scuole, è sempre prevista, tra il IV° e il V° anno,la fase della “Progettazione” con relative attività pratiche, con l’utilizzo dei più sofisticatisoftware di “modellazione” solida tridimensionale. Tutti gli Istituti indistintamente utilizzanoi programmi di “autocad”. In particolare, l’Istituto “GB. Pininfarina” di Moncalieri è statoil primo, in Italia, a dotarsi di “Catia” (ultima versione), per permettere ai propri studentidi disegnare componenti meccanici, nonché verificarne le modificazioni sotto sollecita-zione di agenti esterni; il suo utilizzo è previsto nell’ultimo anno di corso (V°), anche se, inparticolari progetti didattici, viene anticipato già al IV° anno. Presso l’Istituto “E. Ferrari”di Torino, gli studenti hanno la possibilità di esercitarsi, fin dal III° anno, con “Solid works”,un programma “aperto”, predisposto al disegno di oggetti di qualsiasi tipo e dotato di va-rie possibilità di implementazione secondo le diverse tecnologie (meccanica, fonderia,ecc.). Presso l’Istituto “A. Avogadro” di Torino,sono in uso, a partire dal IV° anno, sia ilsoftware “Catia”, sia “Autocad Mechanical Desktop” (ultima versione) per la modellazio-ne solida e con superfici; per passare, sempre in Istituto, al sistema “Cam” collegato adun centro fresatura ad alta velocità.

FORMAZIONE POST DIPLOMA E POST LAUREAL’istituto d’Arte applicata al Design nasce nel 1978 nella capitale del design industrialeper iniziativa di un gruppo di professionisti ed esperti operanti nel campo della comuni-cazione visiva e diventa immediatamente un punto di riferimento internazionale per il mon-do della scuola , della formazione e dell’impresa. L’Istituto costituisce oggi un importantepolo di riferimento per le aziende che ricercano personale altamente qualificato.L’Istituto d’Arte Applicata e Design di Torino, che in un’attività di oltre vent’anni è riuscitoa catalizzare attorno alle tradizionali materie di insegnamento un pool di insegnanti e pro-fessionisti altamente specializzati, é stato il primo istituto italiano ad attivare un corso diarchitettura della carrozzeria, oggi frequentato da allievi di provenienza internazionale.

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comunicazioni, mostre/esposizioni, segnaletica, immagine coordinata, imballaggio, co-struzione di realtà virtuali, interfacce grafiche, etc. Gli ambiti di lavoro sono le agenziepubblicitarie, gli studi professionali, le industrie per la stampa, per la cartotecnica e l’im-ballaggio, per l’editoria, per la pubblicità e per la comunicazione, Associazioni ed Entisia pubblici che privati, aziende che utilizzano gli strumenti virtualiAll’interno del percorso formativo del corso di laurea in Disegno Industriale Graphic & Vir-tual Design sono giunti quest’anno alla quarta edizione due Workshop organizzati dal-l’Unione Industriale di Torino. Temi di queste iniziative sono: “Progettare la propria im-prenditorialità” e “Come funziona un’azienda”.I percorsi, della durata di 40 ore, prevedono l’intervento di esperti del mondo industrialee testimonianze di responsabili aziendali, in modo da creare occasioni di scambio e con-fronto tra mondo universitario e mondo del lavoro.Il programma del Workshop Progettare la propria imprenditorialità illustra il mondo del de-signer: il ruolo, la mission e gli obiettivi dell’impresa designer, i rapporti con i media, lasperimentazione di un progetto aziendale, i casi aziendali.Il Workshop Come funziona un’azienda ha l’obiettivo di far conoscere agli studenti il mon-do aziendale, in particolare: l’azienda come sistema, l’evoluzione dell’organizzazioneaziendale, il rapporto individuo-azienda, il teamwork, il marketing e le interrelazioni conle altre funzioni aziendali, la gestione finanziaria, la selezione del personale, il sistemaqualità.Dal 1966 l’Istituto Europeo di Design opera nel campo della formazione nei settori dellaModa, del Design, delle Arti Visive e della Comunicazione, con un’attenzione costanteall’evoluzione del mondo professionale e alle sue nuove richieste. Oggi è un Network In-ternazionale in continua espansione, con sedi a Milano, Roma, Torino, Madrid, Barcel-lona, che organizza corsi triennali post-diploma, corsi di aggiornamento e formazionepermanente, corsi di formazione avanzata e Master post-laurea.A Torino l’offerta didattica propone le seguenti attività:• Master RSP in Transportation Design

Il master RSP in Transportation Design - Work Experience, proposto dall’Istituto Europeodi Design per il secondo anno consecutivo, si pone l’obiettivo di offrire gli strumenti for-mativi necessari per la realizzazione di un progetto completo di car design, partendodall’elaborazione di nuove idee, tenendo in considerazionei vincoli produttivi e arri-vando alla realizzazione di un modello tridimensionale, nell’ottica di avvicinare il piùpossibile gli studenti alla realtà professionale. Il Master è strutturato in modo da esserel’integrazione ideale della formazione acquisita durante il corso triennale di Transpor-tation Design, ma allo stesso tempo si propone come un’offerta di specializzazione perchi proviene da un differente percorso di studi. Il corso di studi vuole calare gli studenti in un vero e proprio contesto lavorativo, simu-lando il lavoro in team di uno studio professionale dotato di tutti gli strumenti informati-ci più innovativi; il Project work sarà costituito da una prima parte di ricerca di merca-to (analisi del background e dei competitors, definizione dell’user, approfondimentinegli ambiti dell’Advanced Design e Interface Design per un approccio trasversale) euna seconda parte dedicata alla realizzazione del progetto e all’apprendimento del-le tecniche di presentazione, con particolare riferimento alle tecniche più innovative:rendering 2D e 3D, viste tecniche, animazioni. L’intero percorso didattico sarà finalizzato alla realizzazione di un progetto su com-mittenza reale di un’azienda del settore automobilistico, comunicato all’inizio del cor-so e presentato all’azienda alla fine del Master.

• Master Exhibit DesignGià da alcuni anni, la città di Torino ha intrapreso un cammino di sviluppo verso un’af-fermazione concreta di una nuova identità di polo espositivo e fieristico alternativo a

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città italiane quali Milano, Roma e Firenze. Il potenziamento di strutture destinate all’esposizione e l’offerta sempre maggiore di Sa-loni e Fiere in settori merceologici e culturali non considerati in passato, sono elemen-ti chiari che testimoniano l’interesse del pubblico e delle imprese verso questa tipolo-gia di mezzo di informazione e comunicazione. Il corso vuole rispondere a queste richieste e formare la figura dell’exhibit designer, sem-pre più richiesta e fondamentale per caratterizzare l’identità dell’espositore e poten-ziarne la comunicazione visiva; la figura professionale in uscita, operante in organismifieristici o in studi di progettazione, è in grado di coniugare tecnica e creatività pro-gettuale con le esigenze di comunicazione che caratterizzano uno spazio espositivoal fine di ottimizzare e facilitare l’incontro tra i protagonisti del mercato ed i visitatori. Il Master è rivolto a laureati in Architettura, Ingegneria Gestionale e Designers ed in ge-nerale a tutti coloro che, avendo già maturato un’esperienza significativa nel settore, de-siderino approfondire le proprie conoscenze sull’allestimento ed entrare o riposizionar-si professionalmente nell’ambito dell’exhibit design. A questo scopo è offerta agli studentimigliori la possibilità di effettuare stage presso le principali realtà di riferimento.

• Master Interior Design (spazio architettonico emotivo)Il Master forma l’esperto in allestimento di spazi e ambienti pubblici con un’alta va-lenza comunicativa: negozi, bar, shopping center, pub, ristoranti. Infatti nel panoramacommerciale attuale, dove è sempre più aggressiva la concorrenza, è fondamentaleemergere con tratti distintivi e un appeal che possa coinvolgere le diverse tipologie dipubblico a cui si rivolge un punto vendita o un grande magazzino; è importante co-gliere i trend per comunicarli mediante immagini e scenografie, intuire le esigenze deiconsumatori per soddisfarle, estendere l’esperienza di acquisto a un’esperienza sen-soriale globale e immersiva.Gli strumenti individuati partono da una lettura dell’esistente secondo più punti di vistaper analizzarlo con uno sguardo aperto sia alla situazione locale che internazionale. A seguito dell’analisi e del confronto di progetti già realizzati si procedeall’elabora-zione a un brief applicando le conoscenze acquisite di lighting design, comunicazio-ne, architettura e interior design.La prima parte del Master si focalizza sulle esperienze di diversi professionisti e sullatrasmissione di competenze di scenografia, lighting design, nuovi materiali e colori,per citare alcuni ambiti d’azione; la seconda fase, una volta acquisite le specialtiesdella progettazione, verte sulla realizzazione e l’allestimento di uno spazio architetto-nico con il fine di coniugare l’emotività con le esigenze funzionali.Il Master si rivolge a professionisti che già lavorano nel settore e a laureati che si af-facciano alla professione; a conclusione del Master sono previsti stages per gli studentimigliori nelle aziende in contatto con l’Istituto Europeo di Design.

• Master Industrial Design Il Master, della durata di 200 ore, si pone come obiettivo quello di formare la nuovafigura professionale dell’Industrial Designer, che sta sempre più assumendo nella so-cietà industriale il ruolo di veicolatore dell’innovazione sotto tutti i profili: creativo, este-tico e tecnologico.Il suo compito è infatti comprendere ed anticipare le esigenze del mercato, mediarlecon le intenzioni aziendali e tradurle in un progetto concreto da realizzare su scala in-dustriale. Il percorso di formazione mira a definire una figura professionale completain grado di anticipare le tendenze e gli stili di consumo, grazie alla comprensione del-le esigenze del mercato e dei bisogni del sociale, unita ad una competenza su mate-riali e tecnologie di produzione finalizzate alla sintesi progettuale. Una figura profes-sionale in grado di comunicare con l’intero sistema del progetto: l’officina e il marketing,la grafica e l’ingegneria.

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Il sistema produttivo locale

Nell’ area torinese è presente un ampio e articolato “distretto” dell’Information Communi-cation Technology, che costituisce oggi uno dei settori distintivi e “di punta” del territorio.Il Gruppo ICT aderente all’Unione Industriale di Torino conta da solo oltre 150 imprese,per un totale di circa 17.000 dipendenti, con aziende di Informatica, specializzate so-prattutto nella produzione di software gestionali, Telematica e Telecomunicazioni. Il mer-cato di riferimento del comparto non si esaurisce nell’area torinese: per il 52% circa del-le associate, il mercato esterno alla provincia conta per oltre un quarto del fatturato e peril 38,5% per più della metà.

La filiera formativa

ISTRUZIONE SECONDARIACasi di eccellenza sul territorio piemontese sono l’Istituto Peano di Torino, l’Istituto TecnicoIndustriale GB. Pininfarina di Moncalieri, l’Istituto C. Olivetti di Ivrea, l’Istituto A. Avoga-dro di Torino, l’Istituto E. Majorana di Grugliasco e l’Istituto J. C. Maxwell di Nichelino.Il perito Industriale per l’Informatica trova la sua collocazione non solo nelle imprese spe-cializzate nella produzione e nella manutenzione del software, ma anche in tutti i settori in-dustriali, commerciali e di servizi, ove si richieda l’installazione o l’esercizio di sistemi di ela-borazione. Può essere impiegato con una vasta gamma di mansioni che, oltre ad una buonapreparazione specifica, richiedano capacità di accettare standard di relazione e di comu-nicazione richiesti dall’organizzazione in cui opera e di adattarsi alle innovazioni tecnolo-giche e organizzative. In tali ambiti il Perito Informatico può: collaborare all’analisi di siste-mi di vario genere ed alla progettazione dei programmi applicativi; collaborare, per quantoriguarda lo sviluppo del software, alla progettazione di sistemi industriali e di telecomunica-zione; progettare piccoli pacchetti software nell’ambito di applicazioni di vario genere, co-me sistemi di automazione e di acquisizione dati, banche dati, calcolo tecnico-scientifico esistemi gestionali; pianificare lo sviluppo delle risorse informatiche in piccole realtà produtti-ve; curare l’esercizio dei sistemi di elaborazione dati; assistere gli utenti dei sistemi di ela-borazione dati fornendo loro consulenza tecnica e formazione di base sul software e sul-l’hardware. Per affrontare il corso non si richiedono particolari competenze preliminari, madisponibilità a sviluppare potenzialità nell’ambito del ragionamento logico e interesse per ilcampo tecnico-scientifico, fantasia e capacità di astrazione, capacità progettuali e di ana-lisi, attitudine al lavoro di gruppo, disponibilità a non fermarsi nell’evoluzione conoscitiva.

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IL SETTORE ICT NELL’AREA TORINESE

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cesso di autonomia della scuola conferisce particolari valenze a quest’area che diventeràpresto strategica e fondamentale. Tutte le energie dedicate alla ricerca e allo sviluppo han-no lo scopo di mantenere la scuola al passo coi tempi. L’istituto ha adottato il Progetto Abacus che fornisce competenze e conoscenze più carat-terizzate e capaci di differenziare un tecnico informatico da un qualsiasi utente evoluto.La gestione di un processo innovativo complesso richiede un insieme di azioni coordina-te di promozione, confronto, aggiornamento dei docenti, misurazione dei risultati, che so-no ormai diventate prassi comuni nelle sperimentazioni dell’Istruzione Tecnica. L’Istituto A. Avogadro di Torino è una della Scuole più antiche d’Italia (1805), con una no-ta tradizione di eccellenza:da esso, nel secondo dopoguerra, è scaturita gran parte de-gli Istituti Tecnici Industriali torinesi .L’Istituto ha consolidati collegamenti con il territorio: conaziende, con cui ha instaurato forti rapporti di collaborazione, tra cui anche esperienzedi Alternanza Scuola/Lavoro; con Politecnico e Università di Torino, con cui collabora neinumerosi corsi di IFTS da esso promossi; con le Associazioni di categoria delle imprese.Il curriculum dell’indirizzo di Informatica segue il progetto Abacus.L’Istituto E. Majorana di Grugliasco si distingue per la disponibilità di laboratori molto avan-zati e per un’offerta formativa che, tra le nuove tecnologie, non si limita all’Informatica,ma spazia anche nell’Elettronica e nelle Telecomunicazioni. Particolarmente sviluppata l’a-dozione dello stage, con articolati rapporti con le imprese e le loro Associazioni.Nato undici anni fa, l’Istituto Maxwell di Nichelino è l’ultimo nato tra le Scuole Tecniche adIndirizzo Industriale di Torino e Provincia. Accoglie l’indirizzo informatico, che si basa sulprogetto Abacus con alcune, significative innovazioni rispetto al curriculum, per meglio ade-rire ai fabbisogni delle imprese (sviluppo di applicativi in ambito Intranet/Internet e nellagestione di reti locali e geografiche; particolare rilevanza ha il nuovo indirizzo in Elettroni-ca e Telecomunicazione con “piegatura” in Tecnico Sistemista di Reti di Telecomunicazio-ne (Progetto Telemaco). Anche tale curriculum nasce dall’esigenza di venire maggiormenteincontro alle nuove competenze richieste dal mercato del lavoro dell’ICT.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREInnumerevoli sono le iniziative formative sul territorio piemontese che si rivolgono a per-sone diplomate o laureate che vogliano specializzarsi nell’area ICT.Solitamente gli stessi istituti scolastici si fanno portatori e organizzatori di tali progetti, in col-laborazione con consorzi di imprese, agenzie formative e associazioni imprenditoriali.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTILa Facoltà di Ingegneria dell’Informazione del Politecnico di Torino prepara in campi scien-tifici e tecnici che vanno dalle attività di elaborazione e trasmissione dell’informazione, al-le applicazioni delle telecomunicazioni, oggi più che mai innovative, a quelle informati-che, fondamentali in ogni attività dei nostri giorni, alla progettazione di apparati elettronicie per l’automazione. Le opportunità di lavoro per gli ingegneri laureati sono molto vaste in tutti i settori dei ser-vizi e della produzione, nella libera professione e nei centri di ricerca. Si stima che la cre-scita il boom delle telecomunicazioni mobili e dei servizi su Internet possa essere a tempibrevi fermato solo dalla mancanza di addetti qualificati. Nuovi affascinanti campi di ap-plicazioni del settore dell’informazione, nei servizi e nel business elettronico fanno pen-sare a un futuro di grande sviluppo. Il credito internazionale del Politecnico nel settore del-l’Informazione, la preparazione tecnica e l’elasticità dei suoi laureati sono stati fattorideterminanti per attrarre a Torino l’insediamento del Centro di Ricerca e Sviluppo dellaMotorola sulle comunicazioni mobili di terza generazione, che prevede di assumere cir-ca 400 addetti tecnico-scientifici nel giro di qualche anno. In campo internazionale numerosi ormai sono i nostri laureati che, dopo l’esperienza al-

PARTE II

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L’Istituto Tecnico Statale “G. Peano” è un istituto tecnico che opera nella città di Torino nel-l’ambito della V Circoscrizione. Il bacino di utenza comprende prevalentemente alunniprovenienti dalla circoscrizione dai comuni vicini con conseguente alto tasso di pendola-rità. L’area territoriale è caratterizzata da un’egemonia della cultura industriale metalmec-canica e, nonostante il processo di terziarizzazione, il fulcro dell’economia locale restal’industria. Un certo peso continuano ad averlo piccole e medie imprese cresciute nel-l’ambito del commercio e dell’artigianato. Uno dei principali problemi del territorio è rap-presentato dalla disoccupazione giovanile legata per molti aspetti al basso tasso di sco-larizzazione, a seguito dell’elevata percentuale di abbandoni scolastici e al parzialescollamento fra scelte scolastiche ed esigenze professionali del mondo del lavoro, che de-prime la possibilità di inserimento nella vita produttiva, almeno in tempi brevi, di molti sog-getti, la cui preparazione non è congruente con le richieste di mercato. Non a caso, for-te è in tutta l’area la richiesta di riqualificazione e formazione mirata, ossia di tipo tecni-co-specialistico ed orientata alle reali esigenze del tessuto produttivo. Si riscontrano le me-desime caratteristiche nei Comuni metropolitani da cui proviene gran parte dell’utenza del-l’Istituto. Un poderoso impulso allo sviluppo del terziario dovrebbe venire nei prossimi an-ni dalla creazione di un polo universitario nell’area ex Ferriere che dovrebbe contribuirea qualificare culturalmente la zona in quanto centro propulsivo di raccordo all’interno del-la città e dell’area metropolitana. I cambiamenti in atto permetteranno alla Scuola di in-serirsi attivamente quale polo di riferimento per un maggiore potenziamento culturale delTerritorio. L’istituto Tecnico Industriale Pininfarina di Moncalieri (To) lavora con il territorio per ampliarei processi d’orientamento e continuità tra i vari ordini di scuole, progettare percorsi for-mativi curriculari finalizzati al successo scolastico in riferimento alle capacità di ogni al-lievo, sia come sostegno/recupero, sia come percorsi di eccellenza e per attuare attivitàdi e_learning certificata per migliorare la diffusione delle ICT e contribuire alla creazionedella società della conoscenza.Il Piano dell’Offerta Formativa si sviluppa definendo gli obiettivi e le strategie per rispon-dere nel modo migliore ai fabbisogni del territorio.L’Istituto di Istruzione Superiore Camillo Olivetti di Ivrea rappresenta la via più breve e qua-lificante per un diretto inserimento nell’industria con mansioni di responsabilità. Da qual-che anno le condizioni ambientali e le richieste dell’utenza si sono completamente modi-ficate soprattutto a causa della trasformazione che ha investito il settore industriale e leindustrie legate al questo territorio. Attualmente le realtà industriali della zona hanno di-versificato le loro attività cercando sbocchi alternativi ai classici colossi industriali che han-no accentrato il lavoro per decenni; le piccole aziende si sono evolute utilizzando le nuo-ve tecnologie ed espandendosi nei nuovi mercati; l’istituto C. Olivetti, recependo questenuove esigenze ha intensificato i rapporti scuola-lavoro, cogliendo l’inserimento nel mon-do del lavoro dei diplomati. Questo sforzo d’allineamento con l’industria, che ha visto inmolti casi l’Istituto come elemento trainante, ha portato come primo risultato un incremen-to di immagine tanto che oggi è visto come un significativo interlocutore tra le realtà in-dustriali del territorio. Per raggiungere i propri obiettivi formativi, l’Istituto può contare su ri-sorse umane e materiali significative. Le risorse umane operano nelle varie aree funzionalidell’Istituto mettendo a disposizione dell’organizzazione le loro provate esperienze e com-petenze. Aggiornamenti programmati e periodici garantiscono che il personale sia sem-pre al passo con le innovazioni. La dotazione degli istituti è adeguata alle esigenze di-dattico-formative ed i laboratori sono attrezzati con le più moderne tecnologie per completarecon esigenze pratiche gli interventi teorici. Per favorire i processi di apprendimento oc-corre affiancare alle metodologie tradizionali del fare scuola delle modalità di lavoro mag-giormente orientate sugli allievi: lavoro di coppia, lavoro di gruppo, discussione plenaria,lavoro individuale mirato a stimolare la motivazione e a facilitare l’apprendimento. Il pro-

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l’estero loro offerta dai programmi europei, quale per esempio il programma Socrates, la-vorano in paesi europei e negli USA. Scopo dichiarato del percorso formativo triennale che conduce alla laurea è di offrire al-la società un elevato numero di laureati giovani e nel loro periodo di maggiore creatività.A questi laureati è stata impartita una formazione non solo tecnica, ma anche linguisticae di contesto socio-economico, onde facilitare il loro rapido inserimento nel mondo del la-voro.La Facoltà ha compiuto un notevole sforzo per rispettare nello spirito la riforma, cercandonel contempo di mantenere alcune caratteristiche di eccellenza che hanno caratterizzatosinora la formazione al Politecnico di Torino.Nell’ambito invece, del “Corso di Laurea Specialistica in Comunicazione nella Societàdell’Informazione” i laureati formati possiedono una solida base umanistica e innestanoal di sopra di questa base competenze avanzate sulle tecnologie dell’informazione e del-la comunicazione (ICT) e sul loro possibile impatto dal punto di vista economico, socialee organizzativo. L’obiettivo dell’indirizzo di laurea è quello di creare esperti in grado dioperare e coordinare gruppi interdisciplinari in ambiti economico-manageriali, sociali etecnologici (con riferimento ai settori dell’informatica e delle comunicazioni), avendo com-petenze in ciascuno degli ambiti. Obiettivo ultimo di queste attività è quello di interpreta-re l’innovazione all’interno di imprese e amministrazioni e di progettare nuove soluzioniper l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in tali ambiti. I laurea-ti possono trovare diverse collocazioni nel mondo del lavoro; in imprese dell’ambito tec-nologico essi possono occuparsi della progettazione gestione di soluzioni di ICT per clien-ti, alternativamente potranno occuparsi di tali progetti all’interno di imprese o enti cheprogettino e gestiscano in proprio tali soluzioni. Infine potranno inserirsi nel mercato mol-to attivo delle piccole imprese nell’ambito delle ICT. Le competenze fornite dalla laureaspecialistica sono molto richieste in questo momento dal mercato del lavoro, come testi-moniano anche le esperienze del vecchio ordinamento. Il percorso di studi complessivo èstato studiato inoltre per incoraggiare l’iscrizione anche di studenti provenienti da laureedi primo livello (o lauree quadriennali del vecchio ordinamento) di ambiti differenti, adesempio dell’ambito economico o informatico (seppure con alcuni, ma limitati, debiti for-mativi). Questo potrebbe ulteriormente aumentare il bacino di interesse per la laurea spe-cialistica.

AREA PROJECT MANAGEMENTIl campo di applicazione del Project Management si sta affermando in diversi settori in-dustriali. Dall’ambito tradizionale delle società ed imprese che lavorano su progetto, si stadiffondendo anche nelle aziende produttrici di beni e servizi o che gestiscono grandi even-ti. Ciò avviene perché le imprese sono chiamate ad affrontare un mercato sempre più com-petitivo caratterizzato da prodotti e processi sempre più complessi, riduzione crescentedel ciclo di vita dei prodotti, centralità delle esigenze del cliente che comporta prodottisempre più orientati alla qualità, organizzazione della produzione in modo flessibile, ca-pace cioè di rispondere tempestivamente alla dinamicità del mercato.Inoltre la crescente rilevanza finanziaria dei progetti fa apparire più pressante l’esigenzadella loro realizzazione in tempi e con costi sempre più stringenti. Le organizzazioni chegestiscono progetti complessi, e di durata pluriennale, debbono dotarsi di sistemi di ProjectManagement che richiedono competenze diversificate, capacità di gestione integrata ecompetenze professionali non sempre reperibili sul mercato del lavoro, ed in particolaresu quello piemontese, interessato nel 2006 dal previsto appuntamento con le Olimpiadi.I sistemi di Project Management, nati per rispondere alle esigenze delle aziende che ope-rano su commessa, si stanno affermando in tutte le realtà organizzative che gestisconoprogetti complessi, per i quali sono necessarie figure professionali caratterizzate da un for-

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te orientamento al raggiungimento dei risultati, nel rispetto delle scadenze e delle previ-sioni di budget.Un’ipotetica filiera formativa che possa formare la figura del project manager può esserecostituita da un qualsiasi percorso scolastico di scuola media superiore, dal conseguimentodi una laurea in campo tecnico, economico ed umanistico che può sfociare in un percorsopostlaurea specificatamente dedicato alla formazione di questo ruolo.In quest’ottica Skillab e Corep-Consorzio per la ricerca e l’educazione permanente han-no organizzato per l’anno 2003-2004 il “Master in Program Manager per l’organizza-zione di eventi e progetti” rivolto a laureati in facoltà umanistiche ed economiche, in cer-ca di occupazione.Il Master è orientato a formare una figura professionale in possesso delle competenze ne-cessarie per:• chiarire ed enunciare lo scopo e gli obiettivi di un progetto;• gestire e completare progetti, in base alle linee stabilite dalla pianificazione e dal bud-

get;• definire le risorse necessarie al progetto, individuare i responsabili dei sotto-progetti;• sviluppare sistemi di monitoraggio e controllo del progetto e i meccanismi di valuta-

zione;• identificare i problemi potenziali e definire le modalità per prevenirli;• identificare le opportunità potenziali e definire il modo di sfruttarle;• individuare le azioni correttive da intraprendere.Il Master ha durata annuale con una struttura divisa in due periodi didattici:• il primo, novembre-aprile, prevede lo svolgimento di insegnamenti di base e speciali-

stici, per un numero complessivo di 500 ore in aula. Ad integrazione delle ore di le-zione sono organizzati lavori di gruppo, esercitazioni e visite presso aziende e centridi ricerca;

• il secondo periodo, maggio-luglio, è dedicato allo stage per un numero complessivodi 400 ore, nel corso del quale il corsista sviluppa un progetto applicativo, propostodalle aziende sostenitrici, che si svolgerà presso l’azienda interessata. Gli allievi sonoinseriti in aziende appartenenti sia al settore produttivo sia a quello dei servizi, che sicaratterizzano per una struttura organizzativa orientata alla gestione di progetti.

Il periodo di stage è fondamentale per il conseguimento dei seguenti macro obiettivi:• il consolidamento delle conoscenze acquisite nel corso della formazione teorica; • l’inserimento in un team di lavoro e la partecipazione diretta alla gestione di un pro-

getto aziendale;• l’assunzione di autonomia e responsabilizzazione nell’esercizio dei compiti loro attri-

buiti.Nel periodo di stage, gli allievi sono affiancati da tutor aziendali che li guidano nella rea-lizzazione del progetto di stage.

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Il sistema produttivo locale

Il Biellese può essere definito uno dei più antichi distretti industriali: nel distretto di Biellagli occupati nei vari settori economici sono 80 mila, oltre la metà di questi è occupata nel-l’industria.Il settore industriale prevalente è quello tessile ed è composto da 1.300 imprese con25.000 addetti che realizzano un fatturato di 3.600 milioni di euro, di cui circa il 40%all’esportazione.Tra i principali mercati di sbocco dei prodotti tessili biellesi, compaiono i più importantipaesi dell’Unione Europea, Hong Kong, Giappone e Stati Uniti.Quasi il 90% delle imprese del distretto è di dimensioni piccole, con meno di cento di-pendenti, mentre il restante 10% è composto da imprese di medie dimensioni.II secondo settore per importanza è quello meccanotessile, che occupa oltre 2.000 per-sone ed ha un fatturato di oltre 250 milioni di Euro, di cui oltre il 50% è esportato.Le principali produzioni sono: macchine per preparazione alla filatura, per filatura e pertintoria e finissaggio, sistemi di automazione e di controllo dei processi produttivi; questiimpianti e macchinari vengono esportati nei paesi dell’Unione Europea, in Asia, AmericaSettentrionale, America Latina e Australia.

La filiera formativa

Rivestono nel Biellese un’importanza particolare la formazione e la ricerca. La Città Studidi Biella, in particolare, integra, riunendole in un’area attrezzata, strutture diverse per laformazione ai vari livelli, per la ricerca applicata e per il trasferimento delle tecnologie neisettori tessile-abbigliamento, meccano-tessile e chimico-tessile. Nel Biellese sono inoltre attivi l’Istituto Tecnico Industriale Quintino Sella, l’Università ed ilPolitecnico di Torino.A tutto ciò si aggiunge il Biella Master delle Fibre Nobili che è una borsa di studio bien-nale riservata a laureati italiani e stranieri. Forma specialisti esperti nell’intero ciclo pro-duttivo del tessile-abbigliamento, dalla selezione delle materie prime alla distribuzione deicapi finiti. Nasce nel 1986 dall’idea dell’imprenditore Luciano Barbera. La prima edi-zione risale al 1989. Nel 1997 è stata costituita la Fondazione del Master delle FibreNobili, il cui scopo istituzionale è quello di integrare la preparazione dei candidati e fi-nanziarne il percorso formativo grazie ai contributi degli Imprenditori del settore.

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IL DISTRETTO TESSILE DI BIELLA

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ISTRUZIONE SECONDARIAL’Istituto Tecnico Industriale “Q. Sella” di Biella è nato nel lontano 1838 come “Scuola diArti e Mestieri” per trasformarsi poi nel 1869 in Regia Scuola Professionale e successiva-mente in Istituto Tecnico Industriale.Nel corso dei suoi oltre centocinquanta anni di attività questa istituzione scolastica, purtra molte profonde trasformazioni, ha svolto sempre l’importante funzione di formare i qua-dri tecnici e dirigenziali dell’industria biellese, contribuendo quindi in maniera decisiva al-l’evoluzione ed al positivo sviluppo di tutto il comprensorio industriale del territorio. Avan-guardia, in grado di svolgere una proficua attività formativa, in linea con le odierne esigenzedella società, con particolare attenzione all’evoluzione tecnologica ed alle conseguentiesigenze di innovazione formativa.Attualmente sono presenti i seguenti corsi:• Il biennio, comune a tutti gli indirizzi, è strutturato con l’essenziale obiettivo di far ac-

quisire agli allievi quelle competenze necessarie per poter affrontare lo studio delle va-rie materie previste nei trienni di specializzazione.

• Triennio Indirizzo Industria Tintoria Sperimentale (con specializzazione nella Nobilita-zione tessile)Il piano di studi si propone di formare una figura professionale capace di inserirsi inrealtà produttive del settore chimico-tessile molto differenziate e caratterizzate da rapi-da evoluzione sia dal punto di vista tecnologico, sia da quello dell’organizzazione dellavoro.Il Perito per l’Industria Tintoria svolge mansioni concernenti la programmazione a l’at-tuazione dei vari procedimenti di tintura sulle materie prime tessili, sui semilavorati e suiprodotti finiti. Sempre maggiore importanza per l’industria tessile è rappresentata dal-le mansioni inerenti l’organizzazione e la realizzazione dei processi di nobilitazionetessile, che assicurano l’elevato livello qualitativo della produzione del “Made in Italy”.Provvede, inoltre, al controllo chimico di qualità dei processi e dei prodotti, nonchè al-la gestione degli impianti di produzione e di servizio, mansione propria del perito perl’industria tintoria.

• Triennio Indirizzo Tessile con specializzazione nella produzione di tessutiIl piano di studi si propone di formare una figura professionale capace di inserirsi inrealtà produttive del settore tessile-abbigliamento, nelle quali sono richieste competen-ze sia relativamente alle problematiche tecnologiche, sia alla lettura delle dinamicheevolutive della moda e del mercato e alla progettazione del prodotto.Il Perito tessile svolge mansioni relative alla realizzazione dei filati, all’ideazione deitessuti e alla predisposizione dei dati tecnici occorrenti per la loro esecuzione. Prov-vede inoltre all’organizzazione e al controllo della produzione, alla scelta delle mate-rie prime, alla programmazione dei piani di lavoro e al controllo di qualità delle ma-terie prime e dei prodotti finiti. Ha compiti di sovrintendenza operativa delle fasi dilavorazione e competenze per la commercializzazione dei prodotti.

• Liceo Tecnico, Indirizzo Tecnologico: Industria e terziario avanzato Area di riferimentooperativo: Sistema ModaIl piano di studi si propone di formare una nuova figura professionale caratterizzata dacompetenze culturali poliedriche che derivano da studi umanistici, artistici, scientifici,tecnologico-tecnici e di marketing. Tale figura è in grado di inserirsi nelle diverse reltàideative, progettuali, produttive e del mercato del settore tessile e abbigliamento nel-l’ambito del sistema moda. Tale tecnico, accanto alle tradizionali mansioni relative al-l’ideazione e realizzazione di filati, all’ideazione e progettazione di tessuti e alla pre-disposizione dei dati tecnici occorrenti per la loro esecuzione, all’organizzazione e alcontrollo della produzione, alla scelta delle materie prime, alla definizione dei pianidi lavoro e al controllo della qualità delle materie prime e dei prodotti finiti, unisce una

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

competenza trasversale di filiera che gli consente una nuova visione e sensibilità perle problematiche più svariate dell’area sistema moda. L’indirizzo, che si propone di for-nire una comune base trasversale di competenze con le caratteristiche sopra menzio-nate, prevede due possibilità di approfondimento a scelta opzionale degli alunni conun monte ore maggiormente orientato all’area ideativo-creativa o tecnologico-orga-nizzativa.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERNata nell’anno accademico 1988/89, con la Scuola diretta a fini speciali in TecnologieTessili del Politecnico di Torino, l’Università Biellese è progressivamente cresciuta nel tem-po ampliando l’offerta formativa con particolare attenzione alle esigenze del mondo dellavoro.Dal 1992/1993, infatti, è stato introdotto il Corso di Diploma Universitario in Ammini-strazione Aziendale (SAA) dell’Università degli Studi di Torino con la finalità di fornire aigiovani gli strumenti adeguati per affrontare e risolvere le peculiarità delle problematichedi gestione delle imprese.Nello stesso anno accademico la Scuola Diretta a Fini Speciali in Tecnologie Tessili si ètrasformata in Diploma in Ingegneria Chimica con orientamento Tessile ed Ambientale.Nell’anno accademico 1998/1999, l’offerta dell’Università Biellese si è ampliata con ilDiploma Universitario di Operatore dei Beni Culturali della Facoltà di Lettere e Filosofiadell’Università di Torino.Successivamente si è avviato il corso offerto in Servizio Sociale della Facoltà di ScienzePolitiche, partito nel 1999/2000 come Diploma Universitario e trasformatosi l’anno suc-cessivo in Laurea di 1° livello.Nell’anno accademico 2002/2003 è stato attivato il corso di laurea in Economia e Ge-stione delle piccole e medie Imprese della facoltà di Economia dell’Università degli Studidi Torino, unico nel suo genere.Ad oggi sono presenti nell’università Biellese i seguenti corsi:• Laurea di 1° Livello in Ingegneria Tessile del Politecnico di Torino

Il piano di studi con matrice industriale prevede discipline scientifico-tecnologiche, chespaziano dall’ingegneria strutturale alla tecnologia meccanica ed impiantistica, dal-l’analisi dei sistemi alla economia industriale.Quattro gli orientamenti:1. l’orientamento abbigliamento e moda che fornisce le competenze per lavorare sul

manufatto tessile combinando le esigenze del gusto moda con le specificità dellatecnologia produttiva;

2. l’orientamento impiantistica ambientale che prevede un approfondimento dei pro-cessi e degli impianti connessi con i problemi che ricadono sull’ambiente esternoall’azienda;

3. l’orientamento tessili tecnici che analizza i sistemi di produzione e di utilizzo di nuo-vi manufatti tessili per uso tecnico;

4. l’orientamento laniero che rispecchia le esigenze della principale attività dell’indu-stria del distretto biellese.

• Laurea di 1° Livello in Servizio Sociale della Facoltà di Scienze Politiche - Universitàdegli Studi di Torino.

• Laurea di 1° livello in Economia e Gestione delle piccole e medie Imprese della Fa-coltà di Economia - Università degli Studi di Torino.

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RICERCACittà StudiNata nel ‘71 su iniziativa dell’Unione Industriale Biellese per rispondere alle esigenze del-le aziende di formazione, ricerca e diffusione dell’innovazione tecnologica, attualmentepartecipata in misura maggioritaria dalla fondazione Cassa di Risparmio di Biella, CittàStudi riunisce le principali strutture che operano su questi temi, in particolare per il setto-re del tessile/abbigliamento in un’unica area, creando così fra queste una stretta colla-borazione. Il 70% delle circa 40mila persone occupate nell’industria lavorano nel tessilee rappresentano il 7% degli addetti a livello nazionale; il 15% nel meccanotessile (10%degli occupati nel comparto in Italia). Il distretto ha uno dei più bassi tassi di disoccupa-zione in Italia e la più alta percentuale di occupazione femminile. La filiera tessile è tuttarappresentata a livelli di eccellenza, dai trattamenti della fibra grezza, alla filatura, allatessitura, al confezionamento dei capi, alle lavorazioni accessorie, alla costruzione dimacchinari e a tutte le attività connesseA seguito della recente fusione con Texilia, dal 1° Gennaio 2004, Città Studi SpA pro-segue tutte le attività sinora svolte da quest’ultima, di formazione professionale, di progettiinternazionali e di servizi alle imprese, rafforzando così il ruolo di organismo preposto al-la Formazione ed Istruzione rivolto ai giovani, ai disoccupati, ai lavoratori desiderosi dimantenere aggiornato il proprio livello di competenze professionali e culturali.• Per giovani dai 15 ai 18 anni in obbligo formativo

Operatore tessile – biennale 2.400 ore di cui 400 di stage. Attestato di qualifica• Corsi per giovani/adulti (disoccupati o inoccupati in possesso di diploma)

Tecnico progettista moda 800 ore di cui 320 di stage. Attestato di specializzazioneTecnico marketing e vendite 800 ore di cui 320 di stage. Attestato di specializzazione

• Formazione permanente (occupati o disoccupati di età superiore ai 25 anni)Sviluppo competenze aziendali - servizi commerciali 150 ore. Attestato di frequenza Sviluppo competenze aziendali - vendite e marketing tessile abbigliamento 150 oreAttestato di frequenza

• Formazione dei lavoratori occupati per AziendeTexilia progetta e realizza corsi di formazione conformi alle specifiche del Bando pro-vinciale per il finanziamento di attività di formazione dei lavoratori occupati

• Formazione dei lavoratori occupati ad iniziativa individualeTexilia progetta e realizza corsi di formazione conformi alle specifiche del Bando pro-vinciale per il finanziamento di attività di formazione continua ad iniziativa individuale

• Corsi a catalogoTexilia progetta e realizza corsi di formazione su tematiche specifiche per incontrare leattuali esigenze delle aziende.

• Corsi su misuraTexilia dedica questo servizio alle imprese e alle pubbliche amministrazioni che inten-dono organizzare corsi di formazione dedicati esclusivamente al proprio personale.La formazione su misura consente di realizzare corsi personalizzati sulle esigenze delcommittente, analizzando e definendo gli obiettivi di formazione e personalizzando icontenuti e la didattica del corso.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004 PARTE II

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DISTRETTO FORMATIVO DI BIELLA - POLO TESSILE

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Il sistema produttivo locale

Nell’agosto 2002 la Regione Liguria ha approvato la nuova Legge in materia di Sistemiproduttivi locali e distretti industriali. Con successiva delibera regionale del settembre 2003sono stati formalmente individuati 10 distretti industriali tra i quali il Distretto genovese del-l’elettronica che ha il proprio baricentro nel ponente cittadino.Il Distretto conta attualmente circa 8.200 addetti che lavorano in oltre 110 imprese no-stre associate tra cui alcune di grande rilevanza nazionale ed internazionale (Marconi,Datasiel, Esaote, Elsag, Piaggio Aero Industries, Siemens Automation) ma la maggior par-te di dimensione piccola o media.Questo Distretto che affonda in realtà le proprie radici nella grande tradizione industrialegenovese sta contribuendo in maniera determinante alla crescita economica della nostraRegione.

La filiera formativa

In attesa della sua piena operatività (programma annuale attività distrettuale-bandi di fi-nanziamento da parte della Regione a favore di consorzi di imprese) si può già registra-re la realizzazione di alcune iniziative sia in campo formativo che in quello dello svilup-po precompetitivo della ricerca industriale, tra le quali:

L’ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI IN TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONEL’Istituto intende contribuire alla preparazione di personale qualificato per la ricerca e perl’insegnamento accademico, contribuire alla formazione di elevati profili professionali edirigenziali, rafforzare il rapporto dell’Università degli Studi di Genova con il suo territo-rio, città e Regione, considerato risorsa strategica.Le attività dell’Istituto sono improntate agli obiettivi di internazionalizzazione, promozionedel trasferimento tecnologico per l’innovazione e promozione della crescita dell’impren-ditorialità.Obiettivo prioritario è quello di formare laureati di alta qualificazione che possano con-tribuire efficacemente e creativamente allo sviluppo ed all’innovazione delle imprese li-guri, sia dal punto di vista strettamente tecnologico, sia da quello più generale del ma-nagement e dell’organizzazione del lavoro.L’Istituto si propone inoltre come “osservatorio dei processi di trasformazione” indotti dal-

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IL DISTRETTO FORMATIVO DELL’ELETTRONICA DI GENOVA

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Contenuti FormativiMaterie giuridiche: verranno introdotti i fondamenti di diritto societario, diritto commer-ciale, diritto del lavoro, anche in prospettiva europea, con l’obiettivo di rendere lo studenteconsapevole, tra l’altro, degli atti che comportano assunzioni di responsabilità contrattualie sono rilevanti in sede di diritto civile e penale.Economia e finanza: gli attuali piani di studio prevedono unicamente alcuni elementi dimacroeconomia e di economia aziendale. Verranno integrati con approfondimento delleproblematiche legate alla gestione finanziaria, al bilancio, ai processi decisionali, allapianificazione strategica, al marketing, all’internazionalizzazione.Organizzazione aziendale: le tematiche più significative sono legate all’organizzazionedel lavoro di gruppo, gestione delle risorse umane, gestione dei progetti, gestione dellaproduzione, logistica e supply chain, gestione dell’innovazione tecnologica.Comunicazione e scienze sociali: si introdurranno elementi di scienze cognitive, di filo-sofia del linguaggio, di psicologia e sociologia della comunicazione, di psicologia deigruppi virtuali.Storia e Società: si presenteranno le peculiarità della storia industriale, economica e so-ciale della Liguria e valutarne le influenze sulla “cultura di impresa” e sui rapporti delle im-prese con le istituzioni politiche e le altre realtà socio-economiche del territorio.Evoluzione e Scenari dell’ICT: Le iniziative di formazione comprenderanno anche semi-nari che presentino e valutino gli scenari futuri dell’ICT dal punto di vista sia dell’evolu-zione tecnologica, sia delle sue ricadute economiche e sociali.Approcci interdisciplinari al settore ICT: le problematiche ICT affrontate con un approcciointegrato con la matematica, la fisica, la biologia, la psicologia; tenendo conto dell’im-portanza che le “applicazioni” debbano assumere, rispetto alle tematiche di settore, inquanto i problemi tecnico-scientifici e di concettualizzazione sollevati da un’applicazionenon sono sempre riconducibili ai saperi di un singolo settore scientifico disciplinare.Sistemi e problemi complessi: approccio sistemico e multidisciplinare alla gestione di pro-blemi complessi e della loro articolazione; strumenti metodologici ed esemplificazione me-diante casistiche reali. La presentazione di questi temi dovrebbe stimolare anche la ca-pacità di ottimizzare le decisioni in presenza di vincoli ed esigenze operativi difficilmentequantificabili.Grandi temi e temi di grande attualità, quali ad esempio: il tempo; l’intelligenza ed i si-stemi artificiali intelligenti; l’ordine e il caos; i concetti di indeterminazione e di incertez-za; l’evoluzione quale fattore immanente; il genoma; etc.• DISTRETTO TECNOLOGICO LIGURE SUI SISTEMI INTELLIGENTI INTEGRATI è un pro-

getto dal quale è emerso che le tecnologie elettroniche sono alla base di tutti gli svi-luppi successivi delle tecnologie avanzate (informatica, telecomunicazioni, automa-zione) e che costituiscono il nucleo di ciò che comunemente viene indicato comeTecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT).La tradizione industriale ligure nel settore delle tecnologie di origine elettronica è mol-to ampia e copre una grande varietà di settori.E’ stato possibile individuare alcune linee ricorrenti che possono essere utilizzate perfocalizzare l’approccio tecnologico da dare al distretto tra cui i “sistemi” e “l’intelli-genza” cioè Sistemi Intelligenti Integrati.Il Distretto dovrebbe coinvolgere Enti Pubblici e Privati come la Regione Liguria, l’Uni-versità di Genova, la Camera di Commercio, l’Assindustria, il Comune, l’Autorità Por-tuale e varie aziende liguri.

• ISTITUTO ITALIANO DI TECNOLOGIA - IIT è una fondazione che ha lo scopo di pro-muovere lo sviluppo tecnologico del paese e l’alta formazione tecnologica, favorendocosì lo sviluppo del sistema produttivo nazionale.A tal fine la fondazione instaura rapporti con organismi omologhi in Italia ed assicura

PARTE II

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la diffusione dell’ICT sulle imprese, sulle istituzioni, sulla società.Tra i criteri di riferimento, si intende verificare che i percorsi formativi rispondano alle aspet-tative degli studenti (siano per loro interessanti), delle Aziende (gli studenti conseguanoadeguati profili personali e professionali), del MIUR (le attività formative attuate risponda-no ai criteri ministeriali dei percorsi di eccellenza).

Corsi di studioLa prima attività è partita a settembre 2003 e riguarda: • corsi di studio di laurea e di laurea specialistica di Informatica (della Facoltà di Scien-

ze Matematiche, Fisiche e Naturali);• corsi di laurea di Ingegneria Elettronica, Ingegneria Informatica e Ingegneria delle Te-

lecomunicazioni (della Facoltà di Ingegneria); • corsi di laurea di Ingegneria Biomedica e di laurea specialistica di Bioingegneria (del-

la Facoltà di Ingegneria).

Percorsi FormativiGli obiettivi dell’Istituto possono essere raggiunti valorizzando i percorsi curriculari offertidalle Facoltà di Ingegneria e di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali nell’ambito del-l’ICT, ed integrandoli con interventi mirati a rendere gli studenti consapevoli di problema-tiche tipiche di altre aree culturali. Infatti le conoscenze di base e specialistiche offerte ne-gli attuali piani di studio previsti dal “nuovo ordinamento” sembrano in larga misura adeguateper operare efficacemente su problematiche tecniche dell’ICT, e possono comunque es-sere migliorati con strumenti istituzionali (aggiornamento e/o ampliamento dell’offerta di-dattica) o con strumenti di perfezionamento post-laurea (master). Appare carente invecenell’attuale laureato di primo o secondo livello in ambito ICT, la capacità di confrontarsicon problematiche tipiche di altri ambiti culturali, quali ad esempio quello scientifico (nel-la sua generalità) e quello economico-giuridico-sociale, sia dal punto di vista delle cono-scenze (anche in riferimento agli aspetti storici), sia da quello del linguaggio (e più in ge-nerale delle tecniche di comunicazione) e delle metodologie. Si tratta di problematicherilevanti per l’operatività delle Aziende, e di carenze culturali che possono condizionarenegativamente l’efficacia dell’inserimento nel mondo del lavoro di laureati pur dotati diuna solida preparazione, riducendo le potenzialità del loro apporto in ambito manage-riale, di gestione dell’innovazione e di direzione della ricerca.Va sottolineato che l’obiettivo sia prima di tutto quello di creare consapevolezza di pro-blemi tipicamente non affrontati nei normali curricula tecnico-scientifici, e stimolare gli stu-denti ponendoli a confronto con nuovi strumenti di pensiero, che li possono indurre ad esa-minare da punti di vista diversi anche problemi già noti. D’altro canto, le metodologietipiche dell’ICT possono fornire strumenti innovativi per affrontare problematiche di altrearee, e questa capacità di fertilizzazione incrociata costituisce una indubbia peculiaritàdel percorso formativo dell’Istituto.La proposta formativa dell’Istituto non si limiterà a presentare queste diverse tematiche, madovrà aggregarle organicamente in un progetto culturale che evidenzi lo stretto rapportoche esiste tra il concetto di informazione, l’evoluzione scientifica e tecnologica che ne sup-porta lo sviluppo e la comunicazione, e l’impatto di questa evoluzione sulle strutture pro-duttive e sociali, nonché, in ultima analisi, sull’uomo stesso.Nel percorso formativo verranno introdotte altre occasioni che predispongano gli studen-ti ad interagire e confrontarsi con realtà internazionali, quali la possibilità di dare partedegli esami all’estero. Inoltre si inviteranno esperti stranieri a tenere seminari o corsi inte-grativi (tipicamente in lingua inglese). Si valuteranno possibilità di accordi specifici e scam-bi con Università e centri di formazione prestigiosi italiani ed esteri (ad es. Sophia Anti-polis, USA).

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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l’apporto di ricercatori italiani e stranieri operanti presso istituti esteri di eccellenza.• TECHNOLOGY VILLAGE - È un progetto per la creazione di un polo localizzato per

attività di ricerca e produzione hi-tech che dovrebbe realizzarsi in area Erzelli e chedovrebbe permettere una visibilità nazionale ed internazionale delle piccole e medieimprese, e un rapporto qualificato delle PMI con le grandi imprese e con le Istituzioni.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Struttura del settore

La peculiarità del settore calzaturiero italiano è l’organizzazione in distretti industriali ca-ratterizzati, oltre che da una produzione specializzata per tipologia di prodotto, dalla par-cellizzazione delle aziende presenti sul territorio, che collocano il settore fra quelli con ilminor numero medio di addetti per aziende.Altra caratteristica del sistema calzaturiero italiano è l’integrazione strategica con le altrecomponenti della filiera.Questo sistema produttivo, che non trova riscontro in altri Paesi, ha garantito efficienza diproduzione e allocazione delle risorse, oltre che flessibilità con l’evoluzione della do-manda.Il 95% della produzione italiana è realizzata in sette regioni: Marche, Veneto, Toscana,Lombardia, Puglia, Campania ed Emilia Romagna.L’andamento attuale del settore conferma la crisi internazionale che è via via peggioratadall’11 settembre del 2001 e che si riflette su quella strutturale già latente nel settore.Molte sono le cause alla base di questo malessere del settore, ma molto si può anche fa-re per aggirare le problematiche del settore e presidiare i vantaggi competitivi che anco-ra oggi hanno le nostre aziende.Nel 1998 è esploso il fenomeno del Traffico di Perfezionamento Passivo (TPP), risultandocome la miglior panacea dei mali per rimediare a condizioni produttive svantaggiose ead un costo del lavoro elevato.Questa tendenza però si sta affievolendo poiché si è riscontrato che l’impresa italiana de-ve affrontare in modo diverso le proprie debolezze che vanno ricercate nell’innovazionee nel marketing; mentre rimangono strategici e di successo fattori come: l’organizzazionedistrettuale, il binomio qualità e design del prodotto e soprattutto il “valore delle risorseumane”.La capacità espressa dal settore, nel passato, di generare professionalità all’interno dellostesso, è progressivamente diminuita con la maggior crescita e diffusione dell’innovazio-ne tecnologica e della globalizzazione dei mercati.Nei fatti si è determinata e diffusa, una straordinaria crescita di esperienza che è tuttaviarimasta in prevalenza patrimonio personale del singolo lavoratore o individuale della sin-gola impresa.Inoltre è cambiato il modo di “fare impresa”, aggiungendo un ulteriore elemento di criti-cità per le aziende che, per consolidare il know how esistente e promuovere innovazio-ne, debbono acquisire nuova linfa vitale nelle figure professionali emergenti e in un nuo-vo management.

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LA FORMAZIONE NEL SETTORE CALZATURIERO

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a questo ramo dell’istruzione superiore, avviando un percorso di fattiva collaborazionecon il MIUR.Il progetto formativo ha previsto l’attivazione, a partire dall’anno scolastico 1996-1997,dei seguenti corsi:• Operatore Addetto ai Processi Produttivi del Settore Calzaturiero (corso triennale di qua-

lifica).Figura professionale polivalente con conoscenza di base di tutto il ciclo produttivo.

• Tecnico dei Processi Produttivi del Settore Calzaturiero (Corso quinquennale di matu-rità professionale).Figura di estrazione tecnico-produttiva, destinata a ricoprire il ruolo di controllo dei si-stemi di produzione e caratterizzata da conoscenze e competenze tecnologiche, or-ganizzative e logistiche.

L’orientamento al settore è garantito già a partire dal primo anno della qualifica e preve-de sia attività teoriche sia stage in azienda.Le sedi presso cui sono stati attivati i corsi sono:• IPSIA “Archimede”, Barletta• IPSIA “Bottazzi”, Casarano• IPSIA “Corridoni”, Corridonia• IPSC “A. De Pace”, Lecce• IPSIA “Galilei”, Castelfranco Veneto• IPSIA “Ricci”, Fermo• IPSIA “Ruzza”, Padova• IPSIA “Pacinotti”, Pescia

FORMAZIONE INTEGRATA SUPERIOREAlla luce dei crescenti fabbisogni di competenze e skills particolari, molte aree calzatu-riere hanno attivato il nuovo modello di formazione “IFTS”.ANCI, in particolare, ha promosso e supportato IFTS “pilota” per la formazione di unanuova figura professionale il “tecnico di prodotto” che sia in grado di far fronte alle nuo-ve esigenze del mercato globale, in cui è indispensabile che il prodotto sia caratterizza-to da contenuti particolari, non solo per quanto riguarda l’aspetto moda, ma anche conriferimento alla precisione tecnica, alla lavorazione, al servizio, al valore estetico, ecc.,per la soddisfazione del consumatore.Esempi si sono avuti in diversi aree calzaturiere: Puglia, Marche, Veneto, Toscana.

UNIVERSITÀLa formazione universitaria è una forte componente del progetto integrato di formazionepromosso da ANCI. Nelle sedi in cui si forma la futura classe dirigenziale del settore, si è inteso attivare corsidi studi con un orientamento specifico dell’industria calzaturiera.In tal senso, si è individuata come strategica la creazione di una figura professionale ca-ratterizzata da una preparazione polivalente, che avesse una visione unitaria e globaledell’impresa e fosse in grado di assumere responsabilità gestionali in tempi brevi.Si è optato per la figura professionale del diplomato in Ingegneria, quale elemento in gra-do di far superare la sotto-utilizzazione della professionalità dell’ingegnere laureato o lanecessità di presidio tecnico-manageriale in azienda.Sulla base di queste premesse, si è dato origine a due corsi di Diploma Universitario inIngegneria Logisitica e della Produzione ad Orientamento Calzaturiero, uno realizzato manon più attivo presso il Libero Istituto Universitario “Carlo Cattaneo” di Castellanza, ed unaltro attualmente attivo presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Ancona.Tale corso di studi è rivolto alla formazione, a livello universitario, di una figura professio-

PARTE II

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Quanto sopra ha indotto l’industria calzaturiera a ricercare da una parte il ricambio di fi-gure chiave e dall’altro l’introduzione di nuove figure.La ricerca di professionalità non poteva che portare alla scuola e all’impresa come luogodi professionalizzazione.

La filiera formativa

Il “progetto scuola” predisposto da ANCI nel 1995 si è configurato come progetto inte-grato di formazione rivolto al settore calzaturiero ed ai suoi fabbisogni.Come tale, esso si è concretizzato in una pluralità di iniziative che hanno abbracciato ilmondo della scuola e della formazione, a tutti i livelli ed ambiti: di base (post-obbligo) disecondo livello (post diploma) degli adulti in condizioni lavorativa (continua), universita-ria, FIS; unitamente ad una serie di altre azioni rivolte ad accrescere la creazione e dif-fusione della conoscenza del settore, come l’Osservatorio sulle figure professionali, la for-mazione docenti, l’orientamento, la sensibilizzazione dei giovani attraverso i concorsi ecosì via.La forza di tale approccio è stata quella di considerare tutti questi elementi come aspettidiversi di un’azione strategica unica e complessiva, rivolta a creare e considerare percorsidi crescita nel settore e fuori dallo stesso.Il successo del progetto si individua nel coinvolgimento di tutte le parti interessate: ANCI,MIUR, Associazioni Territoriali, Scuole, Imprese, Parti Sociali.ANCI, quale Associazione di categoria, è la parte tecnico/trasversale capace di stimo-lare la programmazione, promozione e in talunni casi realizzazione di interventi nazio-nali, coordinando e offrendo imput, a livello territoriale, per realizzare servizi fra le diver-se aree calzaturiere, permettendo l’ottimizzazione del servizio formativo stesso senza lacreazione di inutili sovrapposizioni e dispersioni finanziarie.Affidando alle strutture associative territoriali e a quelle di formazione, le competenze fun-zionali e professionali per la realizzazione di una formazione integrata, flessibile e de-centrata si è garantito il legame necessario fra formazione e realtà produttiva e fra azien-de e attività di formazione.A questo scopo e in quest’ambito l’intervento dell’ANCI è stato importante per pianifica-re e regolamentare, a livello centralizzato, azioni a sviluppo e sostegno della formazioneche, oltre ad essere una esigenza, è un aspetto strategico di standard e di prestazioni delservizio stesso.In quest’ottica ANCI ha stipulato nel 1996 un protocollo di intesa con il Ministero dell’I-struzione, previa azione di identificazione dei fabbisogni formativi del settore calzaturie-ro, onde individuare i percorsi scolastici che meglio rispondessero a queste esigenze.Alla luce di quanto sopra delineato, le iniziative, sebbene coordinate e progettate a livellocentrale, sono state tarate sulla base delle specifiche situazioni ambientali, sociali e pro-duttive presenti nel territorio, nonché realizzate dalle strutture associative e formative terri-toriali.

ISTRUZIONE PROFESSIONALENell’ambito del Progetto Scuola l’attenzione di ANCI è stata rivolta fin da subito verso l’I-struzione Professionale, in quanto proprio in questa area sono stati rilevati importanti fab-bisogni da parte delle imprese.In particolare, è emersa come fondamentale l’esigenza di prevedere percorsi scolastici ingrado di fornire agli studenti una preparazione che approfondisse le problematiche con-nesse ai processi produttivi del settore calzaturiero.E’ stata dunque questa la direzione seguita dall’ANCI nell’impostare le iniziative relative

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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nale di tecnico intermedio esperto dei sistemi produttivi, logistici e dei servizi, dotato diuna preparazione ad ampio spettro di tipo matematico, fisico, economico e ingegneristi-co generale, cui segue una più focalizzata formazione in tecnologie, impianti, gestionee organizzazione.Il corso ha una durata triennale e prevede il largo utilizzo di stage aziendali quale stru-mento in grado da un lato di fornire agli studenti un immediato riscontro nella realtà pro-duttiva di quanto appreso in sede accademica; dall’altro, di far “respirare” il clima azien-dale a coloro che in breve tempo entreranno a far parte del mondo del lavoro.

FORMAZIONE CONTINUASono state progettate e promosse due iniziative molto innovative in collaborazione con leparti sociali (Femca, Filtea, e Uilta) e con Confindustria Toscana Servizi.Le iniziative denominate “Evoluzione” ed “Evoluzione System”, sono state realizzate dal-le Assind Territoriali e dalle loro agenzie formative.Si sono utilizzati gli strumenti messi a disposizione dalla Legge 236/1993.Evoluzione ed Evoluzione System si configurano come progetti di formazione estrema-mente innovativi.Oltre che per le figure formate, sono le modalità di erogazione e gli strumenti didattici aconnotare tale iniziativa come unica nel panorama italiano.Destinatari: Figure professionali, quadri e managementErogazione: estrema flessibilità nella composizione delle aule (possibilità di formazioneuno a uno), nella tempificazione dell’intervento, nella scelta docenti e nella definizione deicontenuti, nel quadro di percorsi didattici prestabiliti.Strumenti didattici: largo utilizzo delle potenzialità dei moderni strumenti informatici e te-lematici, nell’ambito di un disegno che prevede formazione in aula, training on the job,formazione a distanza.

CENTRI FORMATIVI DI ECCELLENZAAccanto al sostegno scolastico nazionale e alla realtà formativa decentrata e distrettualesono stati individuati tre centri formativi di eccellenza per il settore calzaturiero.I tre Centri sono: Polimoda (Toscana), Politecnico Calzaturiero (Veneto), Scam Training(Marche).I tre Centri operano attraverso corsi di formazione di primo livello e con corsi post-diplo-ma e post-laurea;• Polimoda

Corso di design e marketing della modaMaster in marketing/retail manager

• Politecnico CalzaturieroCorso di progettazione e industrializzazione di calzatureMaster per coordinatore di collezione e direttore di produzione

• Scam Training Supporto a corsi universitari, post-diploma e IFTS

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

ANCI

• PROGRAMMIORIENTAMENTO

• SUPPORTIDIDATTICI

• FORMAZIONEFORMATORI

ISTRUZIONEFORMAZIONE

FORMAZIONECONTINUA

CORSI DISPECIALIZZAZIONEMASTERRICERCHE

ANCI • SCUOLENAZIONALIPUBBLICHE EPRIVATE

• AREA TECNICA ETECNOLOGICA(ITC-IPSC)

• IFTS• AGENZIE

FORMATIVE DIBASE E SCUOLEREGIONALI

• UNIVERSITA’ DIINGEGNERIA

• POLIMODA• POLITECNICO

CALZARTURIERO• SCAM TRAINING

ASSINDTERRITORIALIE LOROCENTRIFORMAZIONECENTRI DIECCELLENZA

POLITECNICODI MILANOBOCCONICENTRI DIECCELLENZA

PARTE II

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La filiera formativa

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE Il progetto “Tecnico dei processi integrati dell’automazione industriale – meccatronico” èstato progettato ed elaborato in considerazione delle esigenze di sviluppo culturale e so-cio-economico del territorio secondo una logica di:• Integrazione progettuale tra i soggetti istituzionali coinvolti (Consorzio Friuli Formazio-

ne, Università degli studi di Udine, ITI Malignani di Udine, Associazione Industriali diUdine e cinque aziende che operano nel settore della “meccanica-metallurgia-siderur-gia”), con la valorizzazione delle loro specifiche competenze;

• Raccordo con il mondo del lavoro attraverso la partecipazione delle Parti sociali e del-le Imprese;

• Potenziamento della funzione formativa attraverso un ampio ricorso all’alternanza traformazione d’aula e formazione pratica nei contesti lavorativi.

La localizzazione dell’intervento è stata concepita con l’obiettivo di corrispondere ai fab-bisogni di professionalità connessi alla programmazione dello sviluppo del territorio; l’in-tervento stesso ha inteso fornire una risposta innovativa e sperimentale in quei settori in cuiè debole l’offerta formativa e per i quali vi è bisogno di formare competenze professio-nali spendibili in ampi contesti produttivi, regionale e comunitari.Il corso, che ha avuto una durata di 2.400 ore e si è sviluppato nel periodo settembre2000 - aprile 2002, è stato frequentato da 18 allievi.La figura professionale del “meccatronico” prevede la formazione di un tecnico con com-petenza e conoscenza di base nei settori meccanico, elettrico-elettronico e informatico traloro integrati e complementari rispetto all’automazione industriale; deve essere altresì pre-parato per essere avviato alla progettazione, alla realizzazione, alla gestione e alla ma-nutenzione di sistemi di automazione industriale complessi e integrati. In quanto alle abilità operative il “meccatronico” deve avere: capacità di documentare ecomunicare, anche in lingua inglese, gli aspetti tecnici, organizzativi ed economici delproprio lavoro; versatilità e propensione ad un aggiornamento permanente in relazionealle esigenze della propria area professionale; capacità di orientamento di fronte a si-tuazioni innovative e di carattere multifunzionale; capacità di autovalutazione in terminidi obiettivi e di risultati; capacità di sviluppare relazioni efficaci con ruoli funzionali e si-stemi tecnologici diversi; capacità di implementare costantemente la struttura della propriaprofessionalità. Per quanto concerne gli stili relazionali, il “meccatronico” deve sviluppa-re le capacità espositive e comunicative nell’ambito del lavoro nonché una spiccata atti-tudine al lavoro in “team”.

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IL SETTORE MECCANICO, METALLURGICO E SIDERURGICO DELLA PROVINCIA DI UDINE

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TIROCINI FORMATIVI CURRICOLARI - ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO• A partire dall’anno 2002 l’Assindustria di Udine si sta adoperando per facilitare l’in-

contro tra alcuni Istituti Scolastici della provincia ( ITI Malignani di Udine; ITI Maligna-ni ed IPSIA di San Giorgio di Nogaro; IPSIA “R. D’Aronco” di Gemona del Friuli; IPSIA“Mattioni” di Cividale e di San Giovanni al Natisone; IPSIA “T. Ceconi” di Udine) eaziende associate, la gran parte delle quali operano nel settore “Meccanico-Metal-lurgico-Siderurgico” e del settore “Legno e Arredamento”, al fine di dare attuazione aprogrammi di tirocini formativi curriculari per studenti e a rapporti di collaborazione for-mativa afferenti specifici progetti. In questi casi i tutors scolastici e i tutors aziendali col-laborano tra di loro sia in azienda che negli istituti scolastici nell’intento di essere piùefficaci nel supporto ai giovani studenti.

• Nel corso dell’estate c.a., su iniziativa della CCIA di Udine, l’Assindustria di Udine,unitamente ai Direttori di alcuni Istituti scolastici della Provincia di Udine, ha condivisoun progetto di sperimentazione di alternanza scuola-lavoro. Obiettivo del progetto èsperimentare percorsi e modelli di apprendimento in alternanza scuola lavoro destinatiad alcuni alunni ultraquindicenni degli istituti tecnici e degli istituti professionali che ini-ziano nel terzo o nel quarto anno del ciclo superiore questo tipo di esperienza di du-rata complessiva inferiore al triennio. In considerazione di ciò, il modello di percorsoadottato prevede una prevalenza delle esperienze di apprendimento in situazione la-vorativa, con particolare riguardo per le attività di “Impresa Formativa Simulata”. I per-corsi proposti mirano a perseguire sia obiettivi didattici e formativi (relativi, da un lato,al miglioramento della conoscenza di alcune discipline quali inglese ed informatica,e, dall’altro, all’acquisizione di competenze trasversali, come la capacità di comuni-cazione, il problem solving, il lavoro di gruppo, ecc.) che obiettivi professionalizzanti(acquisizione di competenze tecniche in prospettiva spendibili sul mercato del lavoro),legati all’apprendimento specifico all’interno di un ambiente simulato (che riproducetutte le dinamiche tipiche dei processi di creazione, avvio e funzionamento dell’azien-da) e all’acquisizione di un’esperienza complessiva sul lavoro, sull’organizzazione esui comportamenti organizzativi.

Il Gruppo Giovani dell’Assindustria di Udine ha proposto un’iniziativa a sostegno dei tu-tors scolastici ritenuti gli attori principali del successo dell’alternanza. Hanno aderito gliIstituti scolastici “IPSIA R. D’Aronco di Gemona del Friuli; l’IPSIA Mattioni di Cividale el’ITC A. Zanon di Udine” coinvolgendo un totale di circa 25 professori. Il percorso di for-mazione ai tutors scolastici, nella sua interezza, è stato programmato per una durata com-plessiva di circa 40 ore (indicativamente 4 ore per 3 incontri di formazione teorica, inteam, su temi di cultura aziendale presso la sede dell’Assindustria e 28 ore per ap-profondimento individuale ed incontri in azienda). Le lezioni hanno avuto inizio con lametà del mese di settembre. Dalla cooperazione tra tutors scolastici e tutors aziendali èscaturito un questionario che ha anche la funzione di coinvolgere e stimolare gli studenti( il cui numero verrà individuato da ogni singolo Istituto scolastico aderente al progetto)nell’individuazione dei temi oggetto dell’approfondimento negli stage aziendali successi-vi ( es: qualità, logistica, marketing,…).Il gruppo di lavoro sta definendo i metodi e gli strumenti per l’approfondimento in azien-da dei temi emersi dal questionario. Tale percorso servirà, inoltre, per la preparazione del-lo stage degli studenti presso le aziende ( operanti nel settore meccanico-siderurgico-me-tallurgico e del legno) previsto nel secondo quadrimestre e per una durata presunta di dueo tre settimane.

PARTE II

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LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERIn data 14 giugno 2002 è stata stipulata una convenzione tra l’Università degli studi diUdine, la CCIA di Udine, l’ Assindustria di Udine e il Consorzio Friuli Innovazione con l’in-tento di porre in essere un rapporto di collaborazione per l’attivazione di iniziative di ca-rattere didattico, tecnologico e scientifico nell’ambito di un “Progetto metallurgia”.La collaborazione prevede, in particolare, la attuazione di tre azioni congiunte:• L’attivazione di un “Master” annuale in metallurgia di primo livello;• La sostituzione dell’attuale ordinamento “Materiali” del corso di laurea specialistica in

ingegneria meccanica con un nuovo orientamento “Materiali e Metallurgia”, com-prendente, oltre ai crediti previsti per l’attuale orientamento, ulteriori crediti relativi adinsegnamenti nell’area metallurgica;

• La realizzazione di un nuovo Laboratorio di Metallurgia e Tecnologia, articolato nellesezioni “Struttura e proprietà dei materiali” e ”Processi di lavorazione”.

Ad avvenuta attuazione di tutte le azioni di cui sopra, l’Università procederà, sempre conl’apporto delle altre parti firmatarie della convenzione, alle seguenti ulteriori iniziative:• Attivazione di un Corso di laurea specialistica in Metallurgia (classe ingegneria mec-

canica ), con la contestuale disattivazione dell’orientamento “Materiali e Metallurgia”del corso di laurea specialistica in ingegneria meccanica;

• Attivazione di un Corso di dottorato di ricerca in Metallurgia, al fine di consentire unosbocco orientato alla ricerca, ai laureati specialisti del nuovo Corso di laurea e per fa-vorire il consolidamento dell’area metallurgica;

• Potenziamento del Laboratorio di Metallurgia e Tecnologia.Nell’ ambito del “Progetto Metallurgia”, è stato attivato, presso la facoltà di ingegneriadell’Università di Udine, a partire dall’Anno Accademico 2002/2003, e attualmente ri-proposto per l’anno accademico 2003/2004, il Master in Ingegneria Metallurgica.Il Master in Ingegneria Metallurgica è un Master Universitario di 1° livello, di durata an-nuale e del valore in crediti di 60 CFU.Esso si propone di formare ingegneri con specifica competenza sui processi metallurgicidi produzione e trattamento dei materiali metallici, sulle tecniche di caratterizzazione de-gli stessi e sui criteri di scelta per il loro impiego ottimale. Il Master è strutturato in tre qua-drimestri:IL 1° quadrimestre prevede lo svolgimento di due moduli di base sulle tematiche del Ma-ster, uno di Metallurgia e uno di Siderurgia, e di un modulo di Laboratorio di Metallurgiaconsistente in esercitazioni pratiche. La parte teorica dei moduli è stata tenuta da docen-ti universitari mentre le parti applicative sono di norma state tenute da docenti di prove-nienza industriale. I moduli sono stati integrati da seminari e visite tecniche.Il 2° quadrimestre prevede lo svolgimento di tre moduli, Tecnologie Metallurgiche, Fon-deria e Corrosione, e di un quarto modulo di Laboratorio di Tecnologie Metallurgiche,che consistono di esercitazioni pratiche ed è svolto, almeno in parte, presso laboratoriaziendali esterni. La parte teorica dei moduli è stata tenuta da docenti universitari mentrele parti applicative sono di norma state svolte da docenti di provenienza industriale. I mo-duli sono stati integrati da seminari e visite tecniche.Il 3° quadrimestre è stato completamente dedicato allo svolgimento del tirocinio presso azien-de metallurgiche e all’elaborazione della tesi di Master. Questa ha trattato argomenti con-cordati con i docenti del corso ed è stata scelta considerando anche il tirocinio svolto. Il Master rappresenta una significativa opportunità di crescita professionale per i giovaniingegneri oltre che uno strumento esclusivo dedicato alla formazione specialistica di tec-nici qualificati destinati ad essere impiegati in posizioni di rilievo nelle industrie del setto-re siderurgico e delle fonderie, oltre che della meccanica.Nell’Anno Accademico 2002/2003 hanno frequentato il Master 12 ingegneri mecca-nici mentre nell’Anno Accademico 2003/2004 gli iscritti sono pari a n° 7 ingegneri.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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FORMAZIONE CONTINUANel campo del settore “Meccanico-Siderurgico-Metallurgico”, accanto al normale svilup-po di progetti formativi volti a qualificare, specializzare e aggiornare le professionalitàdel personale dipendente, viene segnalata l’operatività di un Centro formativo aziendaledi eccellenza rappresentato dalla Inde SpA facente parte del “Gruppo Industriale Danie-li”. Trattasi di Società che funge da vero e proprio centro formativo per giovani diplomati elaureati in discipline tecniche le cui professionalità, una volta formate secondo precisi pro-grammi frutto della collaborazione di tecnici aziendali e docenti scolastici e universitari,vengono poi utilizzate ed implementate nelle aree tecnico/commerciali delle Società delGruppo Danieli.Il turn-over (assunzioni e passaggi alla Società madre) mantiene un dato costante e mediodi circa 70 addetti (diplomati e laureati) annui in formazione.Sempre nel settore “Meccanico-Siderurgico-Metallurgico”, è stata di recente (estate 2003)istituita ad opera del “Gruppo Industriale Pittini” una scuola di formazione denominata“Officina Pittini per la formazione” avente lo scopo primario di formare il personale in fa-se di assunzione, nonché di aggiornare e qualificare il personale già operativo impiega-to nelle aziende del Gruppo Pittini e del suo indotto, tramite rapporti di collaborazionecon l’IPSIA “R. D’Aronco” di Gemona del Friuli e con il centro formativo Cnos Fap Bearzidi Udine. Trattasi, anche in questo caso, di un vero e proprio centro formativo per la cuioperatività è stata fatta apposita richiesta di “accreditamento” all’Ente Regione F.V.G.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

L’area di Maniago in Provincia di Pordenone è nota, fuori dai confini nazionali, come lacittà delle coltellerie, dove il coltello è stato assunto a simbolo della produzione locale dioggetti di acciaio fin dai primi anni del novecento.L’area storicamente riconosciuta ad elevata specializzazione nelle piccole lavorazioni do-ve l’attività dei fabbri, rivolta principalmente alla fabbricazione di oggetti da taglio, si èfatta apprezzare anche per i lavori in ferro battuto e costruzione di attrezzi chirurgici di al-ta precisione.Il “Distretto del Coltello” di Pordenone riunisce ora 9 Comuni, numerose e significativerealtà industriali, con prevalenza di aziende nel settore della lavorazione dei metalli, incui operano circa 2.200 addetti.Le aziende però incontrano difficoltà nel reperire manodopera specializzata anche in con-siderazione che le attività scolastiche della zona non sono orientate a preparare i giova-ni nello specifico settore ove l’offerta di occupazione non trova risposte sufficienti.

La filiera formativa

In questo contesto l’Istituto d’Istruzione Superiore “E. Torricelli” sezioni associate Liceo Scien-tifico e IPSIA - Maniago, si è proposto per realizzare un progetto di formazione docenti estudenti denominato “MAPPA - Metodo di Apprendimento per un Progetto ProfessionaleAutonomo”.

PROGETTO MAPPAInteragire con il territorio mediante progetti condivisi con alcune tra le più autorevoli realtàimprenditoriali del maniaghese: questa la grande finalità del MAPPA, che conclude nel2003 un percorso biennale, dopo la prima esperienza delle “duemila idee giovani” av-viata con il MAPPA 1 nell’anno scolastico 1999-2000.La filosofia del progetto, che ha coinvolto oltre cento studenti e trenta docenti, sia dell’I-PSIA che del Liceo, insieme a una ventina di operatori del sistema delle imprese, sta tuttanel rendere i giovani protagonisti del proprio progetto professionale, attraverso la padro-nanza di un metodo di apprendimento autonomo, nell’obiettivo finale di elevare la qua-lità della loro formazione.La novità del MAPPA è che non è stato concepito come un’appendice estrinseca rispettoal programma curriculare, ma ne ha orientato metodologie e finalità in modo più mirato,

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IL DISTRETTO DEL COLTELLO DI PORDENONE

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in sintonia con le possibili richieste del mercato, avanzate, nel nostro caso, dal tessutoeconomico sociale.Quattro i principali soggetti, espressione della realtà imprenditoriale, con i quali studentie docenti hanno dialogato, per ben due anni, in aula e in azienda: Zanussi Metallurgi-ca, Transima Italiana, Graphistudio, Costantin Giannino & C. Disponibilità, competenzae alta professionalità hanno insegnato ai nostri studenti l’importanza di tradurre le cono-scenze in reali competenze, contestualizzandoli nel sistema produttivo che ha precise re-gole, nonché mezzi e metodi per specifici obiettivi: quale migliore educazione all’assun-zione di responsabilità questa occasione di scambio, di confronto, di crescita umana eprofessionale.Un Comitato Tecnico Scientifico, costituito da docenti e imprenditori, ha periodicamentemonitorato il lavoro progettuale, sostenuto da Regione, Provincia, Comune di Maniago eUnione Industriali.Il Progetto MAPPA può dirsi, pertanto, innovativo e dirompente nella realtà scolastica ge-nerale, poiché ha sollecitato sul nostro territorio una comunicazione considerata, fino aqualche anno fa, del tutto improponibile, quella cioè tra docenti e didattica tradizionaleda un lato e azienda ed imprenditori dall’altro.Resta ancora molto da fare per migliorare e potenziare questo dialogo, che intendiamosi rafforzi con ricadute sempre più concrete; ciononostante, il tentativo di coniugare sa-pere e saper fare, dimostrato da MAPPA 1 e MAPPA 2, ha confermato l’Istituto “Torricel-li” quale Scuola attenta, dinamica, interessata ad una politica scolastica intelligente, vol-ta a colmare quello scollamento, ormai imperdonabile, tra mondo della Scuola e mondodel Lavoro.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

Tra le Province di Pordenone e Treviso è sorta una delle più importanti concentrazioni pro-duttive d’Italia nel campo del legno e del mobile. Circa 1.600 aziende operano in que-sto angolo del Nord-Est e occupano oltre 22 mila addetti: un fenomeno di cultura indu-striale che molti tecnici ed esperti hanno studiato e cercato di ricreare in altri angoli dellaTerra.Ma è qualcosa di unico e irripetibile, nato per filiazione interna, per aggregazione, perpassaggi di consegne, con maestranze che hanno sviluppato, in proprio, attività collate-rali e di forniture specializzate.Il “Distretto del Mobile” di Pordenone riunisce ora undici Comuni, oltre 800 aziende incui operano 13 mila addetti, dal quale esce il 38% della produzione nazionale di mobi-li e arredamento in genere.L’industria ruota attorno alla figura dell’imprenditore, chiave del successo dell’iniziativaaziendale. Territorio e modo di fare impresa si sono dunque legati, facendo sì che l’areadel mobile acquisisse gradualmente la propria fisionomia socio-economica.

La filiera formativa

ISTRUZIONE SECONDARIALa lungimiranza, il fiuto sull’evolversi del futuro, hanno indotto gli imprenditori mobilieri agliinizi degli anni settanta a richiedere e favorire la nascita a Brugnera dell’Istituto Professio-nale per l’Industria e l’Artigianato denominato Istituto del Mobile e Arredamento dell’Alto Livenza. La scuola rilascia un diploma di ma-turità in “Tecnico dell’industria del mobile e dell’arredamento”.Attualmente la scuola è frequentata da circa 400 allievi e mediamente, ogni anno, si di-plomano 50/60 studenti. La domanda di tali diplomati è però 8/10 volte superiore al-l’offerta.Il 10% dei studenti diplomati va all’università, mentre gli altri vengono assunti dalle azien-de e trovano collocazione definitiva nell’arredamento il 10% circa, negli uffici tecnici il60% circa e gli altri nei reparti produttivi.Nelle aziende del settore emerge una forte richiesta di figure professionali che solo la scuo-la di Brugnera può preparare ed inoltre, la competizione che si determina con l’assioma“produzione-mercato globale” rende necessario dar vita ad un progetto permanente percreare tecnici specializzati di livello superiore. L’Istituto del mobile in questi ultimi anni ha

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IL DISTRETTO DEL MOBILE DI PORDENONE

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Il sistema produttivo locale

Il rapido sviluppo delle tecnologie e la veloce incorporazione dei processi tecnologici nel-l’economia, stanno caratterizzando l’attuale società occidentale. Alcune proiezioni sti-mano che fra dieci anni l’80% delle tecniche in uso saranno superate e che la stessa per-centuale della forza lavoro continuerà ad operare sulla base di una educazione e formazionevecchie di dieci anni. In questo contesto la formazione costituirà sempre più uno degli ele-menti fondamentali e determinanti per lo sviluppo dell’economia. Infatti la globalizzazio-ne sta esercitando una notevole pressione sui diversi comparti economici e produttivi e al-le aziende è richiesto sempre più di dotarsi di personale altamente qualificato ed in gradodi essere al passo con l’innovazione e con le repentine trasformazioni imposte dal mer-cato e dai consumatori.Alla formazione viene richiesta snellezza, flessibilità così da fornire alle risorse umane per-corsi idonei ad offrire la capacità di rispondere concretamente alle esigenze richieste dalmercato. La new economy sta cambiando le necessità primarie delle imprese che stannospostando il loro interesse dal possesso dei beni materiali al possesso di risorse immate-riali, così da orientare le esigenze del mercato del lavoro verso le necessarie compe-tenze innovative e dal forte contenuto tecnologico.In questo scenario il processo cognitivo e le conoscenze acquisite dirigeranno e control-leranno l’economia soprattutto in alcuni settori – come appunto quello delle biotecnologie– dove la competizione è globale e dove le aziende devono creare ed applicare le nuo-ve conoscenze per innovare prodotti e processi in maniera continuativa e lo devono farein tempi rapidi.Nello specifico va considerato che i settori operanti con le biotecnologie in Veneto, ana-logamente con il resto dell’Italia, si caratterizza per la prevalenza di micro e piccole im-prese (per i diversi settori ne sono state stimate una quarantina di specialistiche con unaconcentrazione più alta nelle province di Padova, Venezia e Vicenza, comunque la po-tenzialità più elevata è sicuramente nel settore agroalimentare), che operano secondo ca-noni di alta competenza ma che comunque rappresentano un numero modesto rispetto al-la totalità degli altri Paesi della stessa Unione. In particolare le aziende biotech venete come per il resto del Paese si contraddistinguono per:• l’ottimo livello scientifico e tecnologico;• le buone capacità manageriali;• la disponibilità a rapporti di collaborazione, joint-ventures, outsorcing;• il fatturato modesto;• la difficoltà nel reperimento e nella gestione di finanziamenti agevolati;

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LA FILIERA FORMATIVA NEL SETTORE BIOTECH IN VENETO

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infatti dato luogo ad una sostanziale revisione della propria impostazione didattica. In pri-mo luogo ha potenziato i contenuti delle materie umanistiche e scientifiche allo scopo dimigliorare il livello culturale dei diplomati e rivista la figura professionale formata, accen-trando le connotazioni della progettazione e del design. Quindi i contenuti professionalisono stati resi più aderenti alla realtà produttiva più innovativa mediante il coinvolgimen-to delle più importanti aziende industriali del settore, le quali hanno fornito i loro dirigen-ti e tecnici per attività di docenza specialistica diretta agli allievi dell’Istituto.Inoltre, per il rilancio dell’Istituto, si sta realizzando il progetto “Centro Studi del Mobile”per spingere il Polo industriale del mobile di Pordenone e Treviso verso la zona alta del-l’eccellenza europea, dotandolo di infrastrutture che gli consentano di mantenere un ele-vato livello qualitativo della produzione.Il “Progetto” prevede le seguenti attività e strutture:Attività realizzabili presso il “centro studi per il mobile”• innovazione, ricerca e sviluppo;• istruzione scolastica di scuola media superiore;• istruzione biennale superiore post-diploma;• istruzione universitaria;• formazione manageriale;• aggiornamento del personale aziendale.

Strutture fisiche del “centro studi per il mobile”• il laboratorio di Tecnologia dei materiali;• i laboratori per le lavorazioni e costruzione di prototipi;• i laboratori di informatica;• il centro documentazione;• la foresteria con alloggi mensa e un’area ricreativa a servizio degli studenti che arri-

vano da lontano e pendolari;• la palestra;• le strutture dell’Istituto Professionale di Stato.

Sul progetto la Provincia di Pordenone ha fatto uno studio di fattibilità realizzato in fun-zione sia di un potenziamento della capacità ricettiva dell’Istituto, sia dal fatto che l’inte-ra area potrà assumere in futuro la valenza di “campus universitario” e/o centro di for-mazione professionale collegata strettamente con il mondo imprenditoriale mobiliero.La Provincia ha inoltre già previsto un finanziamento per realizzare la prima parte dell’in-tervento.I principali servizi attualmente attivati dall’Istituto sono:• corso quinquennale per il conseguimento del Diploma di Stato “Tecnico dell’Industria

del Mobile e dell’Arredamento”;• corso post-diploma IFTS “Tecnico dell’Industrializzazione e del Design nel settore Le-

gno-Arredo”;• corsi di base per apprendisti;• collaborazioni con l’Università di Padova per l’attuazione del Corso di Laurea in Tec-

nologie e Industrie del Legno e con l’Università di Trieste per l’attuazione del Corso diLaurea in Ingegneria Logistica;

• attivazione di un Master post universitario in Management dell’Industria del Mobile;• attivazione di corsi specialistici di breve durata, in orario serale, di aggiornamento a

personale dipendente di aziende del settore legno-arredamento.Infine, è in fase di realizzazione, attraverso il Consorzio Universitario di Pordenone e l’U-niversità di Udine e Trieste, un Corso di laurea in Ingegneria Industriale – orientamento tec-nologie legno/arredo del quale si sta predisponendo il piano di studi.

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le scienze della vita, azioni ancora non sufficienti per attuare un trasferimento tecnologi-co continuativo ed efficace. Questo nonostante in Italia e nella regione vada comunquerilevata (come già evidenziato) la presenza di numerose piccole imprese operanti nei set-tori tradizionali intersecati dall’innovazione biotecnologica (chimica fine, farmaceutica,agrolimentare) che si sono accompagnati alla diffusa creazione di nuove piccole realtàimprenditoriali a vocazione specialistica. Nello specifico queste piccole e micro impresenascono intorno ad una idea-business vincente e tendono ad occupare nicchie di svilup-po e anche di mercato difficilmente appetibili per le grandi società. Oppure svolgono at-tività di R&S potenzialmente interessanti per le grandi imprese (spesso su loro esplicito in-carico) e costituiscono quindi l’indotto scaturito dalla dismissione della ricerca in proprio,che è oggi il tratto distintivo della grande industria per quanto concerne tutte le attività adaltissimo contenuto innovativo ed ad elevato tasso di aggiornamento che non faccianoimmediatamente capo al loro core business.Pertanto se l’Italia ed il Veneto appaiono in ritardo nello sfruttamento industriale delle co-

noscenze scaturite dalla ricerca biotecnologica, altrettanto non si può certo dire del livel-lo delle competenze scientifiche disponibili. Competenze queste che per quanto riguardail Veneto sono spesso messe a disposizione del territorio proprio grazie ad una spinta pro-veniente direttamente dalle esigenze, dalla partecipazione alle iniziative formative deglistessi attori operanti in ambito scolastico ed universitario e dalla possibilità di utilizzarefonti di finanziamento idonee per la realizzazione dei diversi percorsi formativi.Particolarmente significativa una recente esperienza formativa attuata sul territorio ha con-sentito attraverso il coinvolgimento di una cinquantina di aziende del settore, 180 discentied un numero stimato di circa 80 docenti provenienti dal mondo universitario e da quel-lo delle imprese di svolgere una indagine informale sulle reali esigenze del settore e sullecompetenze esistenti. L’attività svolta ed in corso è utile sia per identificare i fabbisogniespressi sul fronte delle imprese che per una più facile identificazione di esperti di settore(di provenienza universitaria ed aziendale), basti solo citare il rapporto docenti/discentiche ad oggi è pari 1,5/1.Altro strumento utilizzabile per diffondere più facilmente le informazioni sul territorio è l’u-tilizzo degli Enti strumentali per il settore, come ad esempio le agenzie regionali (ARPAV,Veneto Agricoltura, Veneto Innovazione, etc.) ed anche attraverso il coinvolgimento deigià citato Parchi Scientifici per la realizzazione di iniziative ed eventi mirati a diffonderele notizie provenienti dal mondo della ricerca (universitario e non), in modo da diffonde-re “informazioni certificate” ed assistenza diretta al settore. Va inoltre evidenziato che proprio per le sue caratteristiche peculiari il settore biotech, co-me altri che si contraddistinguono per l’elevato livello di competenze necessarie e per l’as-soluto bisogno di mantenere qualificato il know how presente nell’impresa, è oggetto di

PARTE II

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• i rapporti stretti con la ricerca accademica;• la dipendenza dalle grandi imprese di settore;• la difficoltà nel disporre di competenze specifiche per gestire i contratti con i commit-

tenti. Come risulta facilmente comprensibile dalla valutazione delle caratteristiche sopra descrittequesta tipologia di piccole (spesso micro) imprese presenta alcuni punti di forza soprat-tutto in termini di know how scientifico e tecnologico, ma anche sostanziali punti di de-bolezza in alcune azioni di sostegno per la gestione dell’impresa. Elementi che diventa-no necessari quando l’attività dell’azienda si svolge principalmente in dipendenza dacollaborazioni e commesse ottenute da grandi imprese.

La filiera formativa

La presenza di tre Parchi Scientifici (Galileo, Star e Vega) e di altre iniziative dedicate altrasferimento tecnologico nelle tre province ove hanno sede i centri universitari (vedi tab.1)più importanti (Padova, Venezia e Verona) contribuisce a sostenere le attività di queste im-prese particolarmente votate all’innovazione, ma vista la delicatezza e le particolarità delsettore spesso si fatica ad avviare vere e proprie azioni congiunte sia in ambito formativoche per la progettazione/partecipazione ad attività finanziate ad alto spessore, comequelle necessarie per la partecipazione al VI Programma Quadro. Va evidenziato che anche il territorio sviluppa specifiche azioni di carattere pubblico e pri-vato a beneficio del settore quali ad esempio alcuni eventi espositivi realizzati dalla fieradi Padova e di Verona che vedono un forte richiamo nazionale ed internazionale direttoal settore specifico e ad altri strettamente collegati. Infatti in un sistema formativo integrato come quello che sempre più emerge dalla pano-ramica fornita, la scuola, le università, i centri di formazione devono essere gli snodi aper-ti ed intelligenti di un sistema formativo a rete e si deve passare da una politica passivadell’occupazione, basata sull’autoreferenzialità delle strutture formative, ad una politicaattiva dell’occupazione basata sull’integrazione delle diverse offerte formative.Tutto questo diviene ancora più importante quando le risorse umane si trovano ad opera-re in contesti ad alto contenuto tecnologico, come nel campo delle biotecnologie, doveè proprio la competenza il fattore chiave che fa la diversità determinando la capacità disviluppare un prodotto o di introdurre una tecnologia nel processo produttivo e dove leaziende operanti sono solitamente caratterizzate dalla dimensione contenuta e dall’altoknow how delle risorse umane.Confrontando questo scenario e le potenzialità che esso rappresenta con le previsioni disviluppo per il settore biotecnologico previste per i prossimi anni la Regione Veneto inten-de sostenere il comparto attraverso una serie di azioni formative, alcune già avviate daqualche anno, e che hanno generato specifiche attività sul territorio sia direttamente (per-corsi formativi per disoccupati ed occupati, partecipazione diretta a progetti mirati, etc),che attraverso azioni svolte dagli Enti strumentali della Regione ed altre da avviare nelprossimo futuro. In questo ambito risultano ancora più determinati azioni svolte per age-volare lo sviluppo spontaneo o guidato di una filiera formativa adeguata che si sviluppidentro o fuori il mondo della formazione tradizionale e che risponda con flessibilità allecontinue esigenze di un comparto produttivo particolarmente esigente e competitivo. Inambito regionale proprio per il settore biotech particolare attenzione è stata data allo svi-luppo di progetti formativi realizzati con il contributo del FSE e che hanno risposto alle esi-genze espresse dal territorio su diversi livelli di formazione, come riportato nella tabella 2allegata. Tutte attività, quelle descritte, finalizzate soprattutto a valorizzare l’elevata pre-senza di una rilevanza scientifica nazionale e regionale di livello primario nell’ambito del-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

CENTRI DI RICERCA E DIPARTIMENTI INTERESSATI PER LE 3 SEDI UNIVERSITARIE

Padova n° dipartimenti 28 (delle 5 facoltà coinvolte)

Venezia n° dipartimenti 3 (di 1 facoltà coinvolta)

Verona n° dipartimenti 5 (delle 2 facoltà coinvolte)

CNR n° dipartimenti 5 (dei 3 centri coinvolti)

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continue evoluzioni e di consistenti investimenti. Infatti, per queste piccole imprese che di-versamente da altre effettuano una attenta analisi di mercato ed un approfondito studiosui brevetti esistenti prima di avviare l’attività, la formazione, l’identificazione di nuovi cam-pi in cui operare, le collaborazioni e le sinergie tra imprese e con l’Accademia sono es-senziali per lo sviluppo dell’azienda e quindi bisognose di azioni di sostegno anche daparte della Pubblica Amministrazione.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Lauree

Il sistema produttivo locale

L’intera Valle del Chiampo con i suoi 130 kmd di territorio è sede di uno di più importantidistretti conciari d’Europa, in cui l’attività è riconducibile al XIV secolo, anche se una verae propria fioritura del “settore” è collocata attorno all’800, dopo un lungo periodo di fiori-tura e dominio pressochè incontrastato dell’attività delle filande e degli allevamenti del ba-co da seta. Lo sviluppo dell’industria vera e propria è collocato negli anni ’50, quando laconcorrenza asiatica e l’utilizzo delle prime fibre sitnetiche misero in crisi il settore. Il patri-monio di conoscenze tecniche, la sovrabbondanza delle acque, la disponibilità manifat-turiera e la ridotta necessità di capitali iniziali, abbondanti nella zona di Arzignano - Valledel Chiampo, furono le condizioni che favorirono la proliferazione dell’industria conciaria.

ATTUALE CONSISTENZA DEL DISTRETTO DELLA CONCIALocalizzazione territoriale: la zona delimitata da Arzignano-Valle del Chiampo e Monte-bello, rappresenta, oggi, l’enclave della concia delle pelli nel vicentino e detiene, oramaida anni, il primato mondiale del settore, riferito sia alla produzione, sia alla qualità. I comuni interessati maggiormente dalla presenza di imprese conciarie sono: Altissimo, Ar-zignano, Bassano del Grappa, Chiampo, Cismon del Grappa, Crespadoro, Gambellara,Lonigo, Montebello Vicentino, Montecchio Maggiore, Montorso Vicentino, Nogarole Vi-centino, San Pietro Mussolino, Sarego, Tezze sul Brenta, Trissino, Valdagno, Zermeghedo.Fatturato del settore in milioni di euro (anno 2002): 3.170, pari al 9,8% sul fatturato to-tale della provincia di Vicenza. Importante è ricordare come una quota piuttosto rilevan-te è investita ogni anno in opere di protezione ambientale, nell’automazione dei proces-si produttivi e nel controllo della qualità.Occupazione: sono attive 816 aziende (pari al 5,25 del totale provinciale), le quali im-piegano 9.536 addetti (pari al 5,13% della forza lavoro provinciale).Export in milioni di euro (anno 2002): 1.714,7, pari al 15,3% sul totale provinciale.Rilevante è anche il numero di piccole e medie imprese appartenenti all’indotto, specia-lizzate nella mecanica dei macchinari per le lavorazioni, nella chimica dei prodotti spe-cifici e nella commercializzazione.

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALEVicino ad Arzignano è situato un centro di formazione professionale accreditato presso la

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IL DISTRETTO VICENTINO DELLA CONCIA

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regione Veneto che, pur non prevedendo tra i suoi corsi alcuna qualifica conciaria, pro-pone nelle attività formative a contributo una buona offerta per il comparto, soprattutto neiconfronti della manodopera operaia, che attualmente presenta nel distretto una forte com-ponente extracomunitaria.

ISTRUZIONE SECONDARIAAd Arzignano esiste dal 1965 un istituto tecnico, il “Galileo Galilei”, che prevede un cor-so di chimica conciaria tradizionale ed uno sperimentale. Inoltre in virtù della collabora-zione con l’Associazione industriali provinciale da anni si svolgono presso questo istitutocorsi post-diploma per tecnici dell’industria conciaria.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREPresso la scuola di cui sopra nell’anno 2003 è partito il primo corso di questo tipo per“Tecnico addetto al controllo di processo e della qualità nel settore conciario”, il cui per-corso è stato definito in accordo con la competente sezione merceologica dell’Associa-zione Industriali, per aggiornare e modellare i nuovi tecnici della concia manrtenendosiin costante contatto con la realtà aziendale.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTIIn collaborazione tra la facoltà di ingegneria dell’Università di Padova e la locale Asso-ciazione Industriali è stato promosso sperimentalmente un D.U. di ingegneria conciaria,non ripreso peraltro nella nuova struttura dell’offerta universitaria.

FORMAZIONE CONTINUAGrazie alla collaborazione della locale Associazione Industriali con le entità formative so-pra descritte, e con il contributo del FSE, viene svolta una discreta attività di aggiorna-mento per il personale dipendente delle aziende del settore.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

La moderna oreficeria italiana nasce nella seconda metà dell’800 e si è andata evolvendonel tempo interessando in misura prevalente alcune zone limitate del territorio nazionale,ma da un punto di vista storico Vicenza ha una tradizione orafa che risale al periodo pa-leoveneto e poi longobardo. Per attenersi alle certezze bisogna fermarsi alla metà del Tre-cento, quando venne sottoscritto lo Statuto della Fraglia degli orafi di Vicenza, cioè un pri-mo documento ufficiale in pergamena in cui venivano citati gli orafi vicentini, riuniti in unacorporazione di circa 150 artigiani. Questa arte visse poi una vera e prorpia rivoluzionequando, in epoca napoleonica, la moda egalitaria sancì la fine delle corporazioni, libe-ralizzando l’accesso ad arti e mestieri. Fu il prologo al decollo industriale ottocentescoche in pochi decenni, grazie alle prime macchine inventate sempre in provincia, fece lie-vitare le quantità di metallo lavorato. Circa la metà delle imprese operanti nel settore è insediato in soli cinque distretti (Vicen-za, Valenza Po, Arezzo, Milano e Napoli) tra i quali Vicenza rappresenta quello con ilmaggior numero di addetti: poco più di 10.000 unità, pari a quasi un quarto del totaledegli occupati dell’intero settore. Vicenza è anche il distretto con la consistenza media diaddetti più ampia del settore: 10,4 occupati per impresa contro i 4,5 della media na-zionale, in presenza di un fatturato annuo (dati 2002) ammontante a circa 4.300 milio-ni di euro. Le specializzazioni produttive presenti sono diversificate e coprono tutte le gam-me di livello. Sulla base degli studi compiuti sul settore, anche attraverso i molti lavori presentati al “Pre-mio per tesi di laurea sull’oreficeria” che da più di dieci anni viene bandito dalla sezionedelle industrie orafe ed argentiere della locale Associazione Industriali, il profilo d’identitàdelle imprese destinatarie delle iniziative di formazione è il seguente:• territorialmente radicata;• produttrice di oreficeria bigiotteria e catename;• piccola e media-piccola da un punto di vista dimensionale;• prevalentemente gestita dal titolare in tutti i suoi aspetti.L’area di diffusione è abbastanza vasta e vede la presenza di molte realtà artigianali afianco di imprese di media dimensione, soprattutto nell’area del catename. Decisamentesviluppato è anche l’indotto, visto che il 35% delle aziende lavora solo, o parzialmente,conto terzi. Nel sistema orafo vicentino è presente anche un’integrazione che coinvolgesia alcuni settori di supporto tecnico (meccanica strumentale, stampistica, galvanica, etc.)che di servizio (trasporto e corrieri specializzati, sistemi di sicurezza, etc.), settori che fun-gono da soilide strutture di supporto a livello di commercializzazione e servizio e che han-

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IL DISTRETTO ORAFO NELLA PROVINCIA DI VICENZA

F.P.Casa d. Gioventù

Trissino

IFTSControllo di

Processo e qualità

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo di Vicenza Polo conciario

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PARTE II

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no permesso la diffusione dei prodotti vicentini sui mercati esteri (in primis Stati Uniti), ver-so i quali è diretto oltre il 90% della merce prodotta.

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALEIn provincia esistono due centri di formazione professionale (uno a Vicenza e uno a Bas-sano, i due centri ove è presente la maggior concentrazione di aziende) che offrono per-corsi biennali di base ed un’ampia gamma di corsi di specializzazione, diurni e serali,nelle diverse tecniche produttive del comparto. Molti di questi sono corsi a contributo FSE.Sempre con il contributo comunitario vengono svolti anche corsi post-diploma, che vedo-no la collaborazione delle aziende sia per quanto riguarda i docenti che per la realiz-zazione degli stages.

ISTRUZIONE SECONDARIAIn provincia esistono due IPSIA (anche in questo caso uno a Vicenza e uno a Bassano)con un corso specialistico che prevede sia il triennio che il biennio (operatore orafo e tec-nico dell’industria orafa) che vedono una ampia collaborazione con le aziende sia per idocenti della terza area che per la realizzazione degli stages.Non sono invece presenti istituti tecnici, pur tenendo presente che la specializzazione mec-canica e metallurgica (fortemente presenti in provincia) sono di primaria importanza peril comparto.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTINel DU di ingegneria meccanica in svolgimento presso la sede universitaria vicentina,quale dipartimento della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova, ed oggi nellanuova laurea triennale, è presente al terzo anno un orientamento verso il comparto orafo,con particolare attenzione alla metallurgia e alle macchine.

FORMAZIONE CONTINUAGrazie alla presenza dei due centri di formazione professionale cui si è sopra accenna-to, in collaborazione con le principali associazioni di categoria viene promosso e svilup-pato – anche utilizzando contributi comunitari – un articolato programma corsuale rivoltoai dipendenti delle aziende, nelle macro aree dell’innovazione tecnologica, dell’innova-zione di prodotto e dell’innovazione di processo, i cui contenuti sono stati definiti dopoalcune rilevazioni di fabbisogni di professionalità e per tentare di dare una risposta allasituazione di crisi che il settore sta attraversando.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo Orafo di Vicenza

Form. Prof.-Scuola Arte Mestieri

Vicenza-IRIGEM Bassano

Formazioneuniversitaria

Corsi Post diploma

Con FSE

Corsi Specialistici

Laurea triennaleAd orientamento

orafo metallurgico

Seminaritecnici

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo Orafo di Vicenza

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Il successo internazionale del settore tessile e abbigliamento italiano è stato favorito dallacoesistenza, con pari dignità ed importanza, di grandi imprese e di PMI.La capacità di innovare e l’attenzione alla qualità dei materiali e dei processi caratteriz-zano le grandi aziende, i cui marchi sono visibili nei negozi di ogni angolo del mondo.Le imprese di medie dimensioni sono invece spesso leader mondiali in particolari nicchiedi mercato, mentre le piccole sono specializzate ed eccellono in una o più specifiche fa-si produttive. L’intera filiera è composta, a livello nazionale, da circa 58.000 aziende in-dustriali ed artigiane e da ulteriori 10.000 imprese a conduzione familiare.

Settore tessile e abbigliamento nel Veneto

Nel 2003 abbiamo, in Veneto, 3.091 unità produttive del tessile e 6.723 nell’abbiglia-mento.

Rispetto all’anno precedente si registra una contrazione in entrambi i settori: si ha infattiun - 4% complessivo nella Regione, con una punta più elevata (-10%) nel Bellunese.

129

IL SISTEMA MODA NELLA PROVINCIA DI PADOVA

SETTORE TESSILE (T) E ABBIGLIAMENTO (A)UNITÀ LOCALI ATTIVE VENETO E PROVINCIE (confronto anni 1998-2002-2003)

PROVINCE 1998 2002 2003

BELLUNO 68 175 243 58 132 190 58 113 171 PADOVA 755 1.852 2.607 707 1.672 2.379 668 1.620 2.288 ROVIGO 219 849 1.068 213 841 1.054 203 809 1.012 TREVISO 919 1.255 2.174 798 1.183 1.981 741 1.155 1.896 VENEZIA 335 873 1.208 344 834 1.178 316 809 1.125 VERONA 426 1.057 1.483 390 966 1.356 372 953 1.325 VICENZA 819 1.429 2.248 769 1.312 2.081 733 1.264 1.997

TOTALE VENETO 3.541 7.49011.031 3.279 6.94010.219 3.091 6.723 9.814

T A T + A T A T + A T A T + A

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Veneto Nanotech è la società costituita dall’Università di Padova e di Venezia e parteci-pata da numerosi Enti, da Amministrazioni Pubbliche e da Imprese private, che ha perobiettivo la realizzazione del Distretto delle Nanotecnologie nel Veneto. La società è stata costituita nel 2003 a seguito degli indirizzi definiti dal Ministero dell’I-struzione Università e Ricerca Scientifica, che contribuisce a finanziare il 50% degli inve-stimenti relativi alla realizzazione del Distretto previsti in 60 milioni di Euro.Gli obiettivi principali del Distretto sono:• creare un’area internazionale di eccellenza attraverso l’attrazione di studenti e ricer-

catori di valore impegnati nella ricerca concernente le nanotecnologie applicate ai ma-teriali;

• costituire centri di ricerca a livello internazionale per lo sviluppo di progetti di ricercaapplicata;

• trasferire tecnologia verso imprese esistenti e sviluppare nuove attività imprenditorialiad elevato contenuto tecnologico (start-ups e spin-offs accademici).

L’obiettivo di medio termine di Veneto Nanotech è quindi quello di creare un circolo vir-tuoso che coinvolge Istituzioni di Ricerca, Imprese innovative ed investitori pubblici e pri-vati allo scopo di sviluppare competenze imprenditoriali nel settore delle nanotecnologieapplicate ai materiali.

La filiera formativa

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERCorsi di laurea triennaleUniversità di PadovaChimica, chimica industriale, scienza dei materiali, ingegneria dei materiali, fisica Università di Venezia – Cà FoscariChimica chimica industriale, scienza e tecnologia dei materiali

Corsi di laurea specialistica Università di Venezia – Cà FoscariTecnologie chimiche per l’industria e per l’ambienteScienza dei materiali

Master Internazionale in NanotecnologieIl CIVEN (Consorzio Interuniversitario Veneto per le Nanotecnologie), che riunisce le com-

131

IL DISTRETTO DELLE NANOTECNOLOGIENEL VENETO

130

A Padova, la provincia veneta con più unità del Tessile-Abbigliamento (2288), il decre-mento è stato di poco minore (-3,8%).Anche in un’ottica meno congiunturale e più ampia, il confronto temporale presenta chia-re contrazioni di attività, anche se meno eclatanti. Ad esempio, nel periodo 2003/1998la riduzione è stata dell’11%, segno che è un processo negativo radicato nel tempo, inaccelerazione palese nell’ultimo periodo.Anche le esportazioni sembrano indicare la tendenza: dal 2000 al 2002 queste sonocresciute di quasi il 12%, mentre il confronto annuo 2002 su 2001 registra una contra-zione dell’1,6%.

Si tenga conto che l’intero Sistema Moda (distretti delle calzature e del Tessile-Abbiglia-mento) produce quasi un quarto dell’intero export regionale (con la punta superiore al 30%nel Trevigiano).In ogni caso, va osservato, nel 2002 la contrazione dell’intero manifatturiero Veneto è sta-ta più ampia ( -1,9%).Nell’ambito del contesto Veneto, pur nella consapevolezza che le misure a sostegno del-le politiche di distretto non contemplano specifiche risorse destinate alla formazione, vaevidenziata la necessità di azioni di coinvolgimento, rafforzamento ed integrazione del-la filiera formativa specialistica afferente al Sistema Moda, attraverso:• Il potenziamento di sinergie con istituti tecnici Industriali di settore per creare una rete

di figure professionali con specifiche capacità gestionali, di marketing e di design.• Il potenziamento di sinergie con la Provincia per una campagna di orientamento pro-

fessionale nelle scuole medie inferiori.• La sinergia con i Centri Universitari per valorizzare l’incontro tra imprese e strutture de-

dite all’innovazione per formare figure professionali trasversali di alto livello in gradodi conoscere processi produttivi e mercati; adattando i primi in funzione dei prodotti ri-chiesti dai mercati di sbocco.

La filiera formativa nella provincia di Padova

ISTITUTI PROFESSIONALIRuzza Pendola - PadovaS. Pertini – M. Fortuny – Camposampiero (PD)Qualifica: operatore della moda

ISTITUTI TECNICIRuzza Pendola - PadovaS. Pertini – M. Fortuny – Camposampiero (PD)Diploma: tecnico dell’abbigliamento e della moda

UNIVERSITÀ DI PADOVAFacoltà di Lettere - Corso di laurea in Cultura e Tecnologia della moda

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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alle aziende che parteciperanno ai progetti. Le imprese potranno altresì svolgere ricerchedi proprio interesse individuale presso le strutture di NFF, sostenendo i relativi costi.

PARTE II

133132

petenze nel settore delle nanotecnologie delle Università di Padova e Ca’ Foscari di Ve-nezia, organizza per l’anno solare 2004 un corso di alta formazione denominato Inter-national Master in Nanotechnologies. Si tratta di Master post lauream (II livello) internazionale, interamente in lingua inglese,comprendente 520 ore di corsi e seminari nel periodo 12 gennaio 2004–23 luglio 2004e 3 mesi di stage da settembre a novembre. Il corpo docente sarà composto da leaderdel settore italiani e stranieri. Il corso, cha avrà luogo nel Parco Scientifico VEGA (vicinoVenezia), ha l’obiettivo di formare la figura professionale di “Nanotechnology Manager”,che troverà impiego nel settore Ricerca & Sviluppo delle aziende, come consulente azien-dale di aziende innovative nel settore delle nanotecnologie o come imprenditore high-te-ch di start-up nanotecnologiche. Il progetto è quasi interamente finanziato dalla Regione Veneto ed è parte del program-ma di attività del distretto tecnologico Veneto Nanotech.

RICERCA & SVILUPPOLe attività di Veneto Nanotech sono totalmente aperte alla cooperazione internazionale,sia per quanto riguarda la ricerca che la formazione. In generale Veneto Nanotech è for-temente interessata nell’avviare relazioni di partnership con altri distretti nanotech e centridi ricerca in Europa ed oltre oceano, con particolare riferimento a quelli operanti nei set-tori delle nanotecnologie applicate ai materiali.

COOPERAZIONE PER PROGETTI DI RICERCAVeneto Nanotech, attraverso il proprio progetto NFF, accoglie ricercatori da tutto il mon-do che desiderino sviluppare attività di ricerca all’interno dei propri laboratori di alto li-vello.Un particolare rilievo verrà posto sui progetti di ricerca destinati a produrre risultati di fa-cile trasferimento alle imprese. Allo stesso modo, desideriamo cooperare con imprese egruppi di ricerca internazionali allo scopo di costruire Reti di Eccellenza e Progetti Integratida sottoporre alla Unione Europea all’interno del VI Programma Quadro (Priority 3 - NMP).

SERVIZI ALLE IMPRESEIl primo progetto di Veneto Nanotech nell’area dei servizi alle imprese è condotto dal-l’Associazione CIVEN, fondata dalle Università di Padova e di Venezia.Il progetto consiste nella realizzazione di una “Nano Fabrication Facility” (NFF) destinataad ospitare laboratori di elevata specializzazione per sviluppare nuovi prodotti e test suapplicazioni nanotecnologiche.NFF è attualmente in costruzione presso il Parco Scientifico e Tecnologico VEGA di Ve-nezia. Questo sito, il cui completamento è previsto per luglio 2004, comprende 1.500mq. di laboratori e 500 mq. di spazi destinati ad uffici, è sarà dotato di attrezzature dielevato livello tecnico-scientifico del valore di oltre 6 milioni di euro.NFF ospiterà cinque progetti di ricerca nei settori: • nanostrutture per settori chimici e biochimici;• deposizione di rivestimenti con elevate proprietà tribologiche;• materiali nano-strutturati per rivestimenti protettivi e decorativi;• deposizione di film sottili di spessore nano-metrico e di rivestimenti di nanomateriali non

organici, organici o ibridi;• costruzione di “microarrays” per la ricerca genomica e proteomica.Questi progetti saranno sviluppati in cooperazione con le imprese locali che saranno stret-tamente coinvolte in merito alla decisione sugli obiettivi delle ricerche da effettuare.I progetti consentiranno a ricercatori ed imprese di identificare nuove idee con prospetti-ve di sviluppo e di mercato di elevato interesse. I risultati delle ricerche saranno trasferiti

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

g

VENETO NANOTECHSocietà costituita dagli Atenei di Padova

e di Venezia e partecipata da numerosi enti, da Amministrazioni

pubbliche e da imprese private

Le Nanotecnologie in Veneto

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La sperimentazione del liceo tecnologico nel contesto provinciale

Lo sviluppo economico industriale nella provincia di Verona è iniziato nel primo dopo-guerra ed ha mostrato segnali di crescita rilevanti già nei primi anni 60, crescita che ècontinuata e si è consolidata. La fotografia economica di Verona vede ora: • un settore agricolo tra i più rilevanti d’Italia, il primo nel Veneto;• un manifatturiero costituito da piccole-medie imprese con molti comparti produttivi ben

rappresentati;• un terziario ben dimensionato ed in grado di offrire servizi all’impresa e di contribuire

allo sviluppo di politiche aggressive di promozione del territorio dal punto di vista siaeconomico che turistico-culturale.

Ad accompagnare questa crescita la costante cura delle risorse umane, protagoniste diquesto sviluppo:• la formazione professionale a Verona detiene il primato del Veneto in termini di “mag-

giore capacità formativa; eccellenza formativa e collegamenti diretti e collegamenticonsolidati con il mondo delle imprese”;

• a Verona la scuola tecnica, prima in Italia, ha sentito l’esigenza di riunirsi in Consor-zio, Verona Tecnologia, per meglio interloquire e rapportarsi con le esigenze del ma-nifatturiero;

• le aziende, anche attraverso le loro associazioni, sviluppano ed elaborano strategiedi formazione continua per manuntenere la competitività delle risorse umane;

• Camera di Commercio, le Associazioni e le Aziende collaborano con gli stake-holdersdella scuola e della formazione per sviluppare relazioni volte al miglioramento dei pro-cessi educativo-formativi del territorio, ad esempio costituzione dello sportello stage.

Prima che l’orientamento divenisse oggetto di attenzione delle istituzioni politiche ed eco-nomiche ed uscisse delle fasi di sperimentazione a Verona si costituì, a fine anni Ottanta,un Comitato per l’Orientamento Scolastico e Professionale tra Associazione degli Indu-striali, Istituzioni, Sindacati, Scuole, Club Service incominciando a proporre attività di orien-tamento di “massa” (dai 9.000 ai 10.000 contatti anno) e diffondendo buone pratiche nelmondo dell’istruzione pubblica e privata.In questo contesto, in una provincia che parla e si confronta si può affermare che i distrettiproduttivi, recentemente costituiti con legge regionale, siano affiancati e sostenuti da ve-re e proprie filiere formative che si compongono e si scompongono con l’elasticità richie-

135

LA SPECIFICITÀ DELLA FILIERA EDUCATIVO FORMATIVAVERONESE

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136

sta dal fatto di dover agire con il mondo dell’impresa con la sua evoluzione.Accanto alla formazione più istituzionale: FP e formazione scolastica tecnica, si è svilup-pata infatti una formazione promossa da enti formativi ora accreditati dalla Regione Ve-neto che, come anche il nostro Consorzio di Imprese CIM&FORM, progettano iniziativedi formazione che sono in grado di orientare i saperi ed il saper fare sia del disoccupa-to da riorientare al lavoro sia dell’occupato da aggiornare per rendere più efficace la suaprestazione. Le imprese stesse sviluppano al proprio interno dei processi di apprendimentocontinuo in maniera diffusa. Su questo una nostra indagine evidenzia le modalità in cuiquesta formazione viene svolta ed il peso percentuale delle risorse impiegate per le atti-vità formative rispetto al totale del costo del lavoro, nel 2001, pari al 1,48% del costodel lavoro.

In questo contesto succede che gli attori tra loro si parlino, collaborino e che, in qualchemisura, siano in grado di anticipare ed interpretare lo spirito delle due grandi riforme cheimpattano il mondo dell’istruzione, della formazione e del lavoro (Moratti-Biagi).Un esempio, il livello attuale della sperimentazione e delle proposte sviluppate all’internodal Consorzio di istituti tecnici, Ipsia, licei tecnici con il conforto e il confronto del mondodell’impresa, dalle parole dell’ing. Dino Poli, dirigente scolastico del Ferraris e Presiden-te del Consorzio – Verona Tecnologia –:

“….Poco importa se tali Licei Tecnologici saranno dipendenti dall’Amministrazione delloStato o della Regione; ciò che interessa è che la struttura quinquennale sia abbastanzaomogenea per materie ed orario, con percorsi che si adattano alle peculiarità locali e ter-ritoriali perché le situazioni della penisola sono alquanto differenziate e, anche se noncorrispondono ai confini regionali, fanno pur sempre riferimento a configurazioni molto di-versificate per zone.I Licei Tecnologici devono strutturarsi in modo tale da porsi in mezzo tra i Licei teorici e laFormazione Professionale e prevedere possibilità di passaggio da un canale all’altro, fa-cili all’inizio e poi via via più complicate ed accompagnate da passerelle ed esami, co-me per tutti i passaggi a ciclo inoltrato; dovrebbero essere organizzati quindi in mododa provvedere progressivamente le competenze di specializzazione, prima con un Bien-nio abbastanza omogeneo e poi con Trienni a numero limitato di indirizzi, dell’ordine del-la decina e non più.Il Biennio dei Licei Tecnologici in particolare potrebbe prevedere due sole tipologie e cioèuna prima tipologia scientifico-tecnologica, vicina a quella degli attuali IT per l’Agraria,l’Industria ed i Geometri, ed una seconda tipologia economico-aziendale vicina agli at-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

tuali IT per il Commercio, l’Aziendale ed il Turismo.Gli studenti licenziati dal Biennio dovranno avere le competenze propedeutiche (anche ilsaper fare e le competenze operative, acquisite in Laboratorio) utili alla scelta di Trienni incui si affrontano le discipline chieste dalle aziende di produzione/elaborazione e ge-stione; e le aziende destinatarie devono partecipare alla determinazione dei canali for-mativi generali, che devono essere pochi e generici; le aziende stesse ed il mondo del la-voro gestiranno poi con le scuole, la Formazione professionale e le Università le eventualispecializzazioni ulteriori di settore, legate anche all’evoluzione della tecnologia.L’informatica nei Trienni di specializzazione mantiene l’attuale importanza trasversale pertutte le tipologie, perché in ogni tipo di mansione lavorativa attuale sono previste tecno-logie applicate di tipo informativo e di rete; quindi Laboratori di Informatica applicata,CAD eccetera per tutti i settori. Un canale di specializzazione potrà essere orientato alleabilità specifiche dell’informatica, intrecciate con quelle dell’elettronica e delle telecomu-nicazioni.I percorsi didattici e tecnologici, sia del Biennio sia dei Trienni, potrebbero essere speri-mentati da reti di licei Tecnologici collegati nel territorio, con moduli omogenei e provedi livello equivalenti, coordinati dagli organi dirigenziali delle regioni e delle DirezioniScolastiche; e già sono presenti interessanti e valide esperienze in tante scuole, da rac-cogliere confrontare e validare in modelli operativi. In particolare ci sono esempi di per-corsi autonomi e di quadri orari già dimensionati secondo le indicazioni generali dellaRiforma (32 ore settimanali come indicazione quantitativa), per cui tale sperimentazionepotrebbe essere attivata con notevole facilità e con spesa molto limitata….”

Questa elaborazione teorica è sintesi di 3 anni di sperimentazione su tutte le prime clas-si dell’ITIS Ferraris di Verona, fatte in stretto collegamento con l’Associazione e le aziendeanche sviluppando rapporti di stage durante l’anno scolastico che, ora si potrebbe anchechiamare un modello di sperimentazione di “alternanza scuola-lavoro” ante litteram.Da questo tipo di licei tecnologici abbiamo la ragionevole consapevolezza che il mani-fatturiero veronese abbia anche in futuro la possibilità di attingere, subito dopo il quin-quennio, persone in possesso di competenze tecniche ad un livello sufficiente per assu-mere, dopo un contenuto periodo di training in azienda, incarichi di autonomia e diresponsabilità perché persone in possesso di competenze intermedie, correlate alle esi-genze del territorio.

PARTE II

137

FORMAZIONE CONTINUA: MODALITÀ DI EROGAZIONE

Formazione strutturata svolta in azienda 37,3%

Formazione interaziendale esterna all’impresa 19,8%

Formazione on the job(periodi di addestramento con utilizzo di strumenti abituali di lavoro, apprendimento mediante rotazione delle mansioni, affiancamento) 32,6%

Circoli di qualità, gruppi di autoformazione, formazione a distanza, corsi con supporto (Cd-Rom) 10,3%

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Il sistema produttivo locale

L’economia industriale della provincia di Parma è notoriamente caratterizzata da una for-te vocazione in campo alimentare. Il settore assomma numerosi comparti produttivi, tuttidi notevole spicco per la grande specializzazione produttiva e per le caratteristiche qua-litative dei vari prodotti.Il fatturato complessivo del settore alimentare provinciale raggiunge quasi i 6.000 milio-ni di euro, gli addetti sono oltre 12.000 e l’export è di oltre 700 milioni di euro.Fra i comparti vanno ricordati quello della pasta (4.000 q.li prodotti all’anno), dei dolciper ricorrenza (22 milioni di pezzi), dello zucchero (990.000 q.li per campagna lavo-rativa), del latte (1.060.000 forme di Parmigiano dop all’anno), delle conserve animali(250 salumifici che lavorano 18 milioni di prosciutti all’anno di cui 9 milioni marchiati“Prosciutto di Parma dop”), delle conserve vegetali (10 milioni di q.li di pomodoro frescolavorato per campagna), ed altri di minore rilevanza quali quelli delle bevande (220 mi-lioni di bottiglie di acqua minerale e bibite analcoliche prodotte all’anno), della molitoria(lavorati 9.000 q.li di farina al giorno) e delle conserve ittiche.Il primo e più importante impulso all’industria meccanica della provincia di Parma è ve-nuto dalla necessità di lavorare, trasformare, conservare e imballare i prodotti alimentari.Da Parma si esportano e si allestiscono in tutto il mondo stabilimenti alimentari completi ri-volti alla produzione industriale di pasta, salse e pelati di pomodoro, vegetali e frutta ingenere, succhi e bevande, derivati del latte, conserve animali e ittiche; particolarmenteattiva è anche l’industria della conservazione, refrigerazione e del packaging; negli ulimianni Parma è diventata polo mondiale della produzione d’impianti d’imbottigliamento acaldo e a freddo.I due settori esaminati (quelli cioè dell’alimentare e dell’impiantistica alimentare) produ-cono insieme il 50% del fatturato complessivo industriale della provincia ed esportano il45% del totale complessivo dell’export parmense.

La filiera formativa

Cisita Parma Srl, Ente di Formazione dell’Unione Parmense degli Industriali, da sempreguarda con particolare attenzione alla struttura industriale del territorio e in particolarealle imprese concentrate nei comparti delle produzione agroalimentare, dell’impiantisticaalimentare e del relativo indotto ed è consapevole del fatto che la competitività di detteimprese ed il loro consolidamento sul mercato nazionale ed internazionale si fondano sul-

139

PARMA:LA FOOD VALLEY ITALIANA

138

IL SISTEMA EDUCATIVO FORMATIVO NEL MODELLO VERONESE

MANIFATTURIERO

ISTRUZIONESUPERIORE

SCUOLA TECNICA

DISTRETTIPRODUTTIVI

VERONA CLIMA

CALZATURIERO

MOBILE CLASSICO

LOGISTICO VERON.

MARMO DI VR

VR CARTA & STAM.

VERONA MODA

FORMAZIONECONTINUA/PRIMO

INSERIMENTO

C.IM.&FORM.

ASS. IND. VR

ORIENTAMENTOCOSP

STAGE

UNIVERSITA’

CCIAASPORTELLO

STAGE

CONVENZIONISTAGE CON

VERONAPADOVATRENTO

BOCCONI

CONSORZIOVR TECNOLOGIA

IPSIA GIORGI

ITIS FERRARIS

ITIS MARCONI

ITIS FERMI

FORMAZIONEPROFESSIONALE

FORMAZIONEFINANZIATA FSE

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il Sistema Educativo Formativo nel Modello Veronese

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che al settore farmaceutico, è continuata nel corso del 2002-2003 ed attualmente sta perassistere al varo della terza edizione.Infine, sempre restando in ambito di formazione post-universitaria, è sicuramente da guar-dare con interesse la sperimentazione che il Cisita sta conducendo presso la Facoltà diMedicina dell’Università di Parma. In collaborazione con il Dipartimento dell’Età evoluti-va di detta Facoltà, l’Ente sta realizzando il Master Integrato Universitario di 2° livello inPromozione, tutela e management della salute e dell’educazione alimentare in età evolu-tiva. Il Master, alla seconda edizione, individua inusuali canali di collegamento ed orga-nizza scambi culturali e scientifici tra i produttori degli alimenti per bambini ed i mediciche ne curano le patologie, aprendo così un paragrafo nuovo nel campo dello studio edella ricerca sui riflessi sociali che il comparto in esame può generare sul territorio.

FORMAZIONE CONTINUANell’ambito della formazione sul lavoro il novero degli interventi condotti a termine è dav-vero consistente e non pare opportuno entrare nei dettagli, dal momento che solamentedal 2000 ad oggi si tratta di una settantina di attività formative. Queste sono state effet-tuate sia con connotazione aziendale, vale a dire recependo ed analizzando una do-manda formativa esplicitata dalle singole aziende, sia con connotazione interaziendale,cioè individuando esigenze formative comuni a più imprese. Come già accennato, il li-vello degli interventi è stato multiforme e si è spaziato da corsi di base finalizzati ad al-fabetizzare e sensibilizzare (informatica, lingue straniere, comunicazione, sicurezza, am-biente, qualità, …) ai corsi per la gestione di processi (management delle innovazioni,sviluppo organizzativo e/o tecnologico, risorse umane, imprenditoria, accreditamento,rapporti con la clientela, coaching, …) agli interventi mirati su specifiche competenze divolta in volta richiesti dall’azienda-utente. Denominatore comune è stato comunque l’ambito agroalimentare, in cui le aziende ope-ravano come prime attrici o gravitavano appartenendo all’indotto.

PARTE II

141140

la padronanza di un patrimonio di competenze in continua espansione ed evoluzione.Per tali motivazioni il Cisita è sempre stato presente nel supportare le imprese del com-parto nella rilevazione dei fabbisogni formativi e nell’allestire risposte adeguate ad unacrescente domanda di professionalità specifica e mirata che non trova, per cause ogget-tive, soddisfacimento efficace nell’offerta scolastico-universitaria.L’attività formativa si è così sviluppata “a matrice”: sono state realizzate iniziative in en-trambi i canali orizzontali della formazione al lavoro e della formazione continua, e al-l’interno di questi si è cercato di soddisfare le esigenze formative emerse nei vari livelli ver-ticali, dall’alfabetizzazione all’aggiornamento ultraspecialistico, dall’apprendistato aimaster post-laurea.Entrando nello specifico della formazione rivolta alle fasce giovanili, ove sono stati rea-lizzati livelli diversi di professionalizzazione, possiamo affermare che il comparto agroa-limentare è sempre stato di riferimento sia per la definizione degli obbiettivi sia per l’ar-ticolazione dei contenuti e le esperienze di tirocinio.

APPRENDISTATOIn merito, ad esempio, alla formazione per l’apprendistato possiamo sottolineare che giànel 2000 (quando tale attività non era ancora obbligatoria ex-lege) venivano realizzateattività sperimentali con il Ministero del Lavoro e con la Regione Emilia Romagna, rivoltea giovani apprendisti inseriti in aziende di produzione alimentare e poi allargate ai gio-vani apprendisti meccanici del comparto impiantistico alimentare in seguito ad accordicon Federmeccanica.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORENella progettazione-realizzazione dei corsi post-diploma ha avuto rilevanza centrale lanecessità di conciliare le due maggiori esigenze espresse dalle aziende del territorio, perla maggioranza di media e piccola dimensione: poter disporre di figure di livello tecnicoelevato ma nello stesso tempo polifunzionali, in considerazione del fatto che la dimen-sione dell’impresa richiede l’adozione di profili professionali che possano intervenire supiù processi aziendali.Sono stati così condotti a termine, tra l’anno 2000 ed il 2001, due corsi di Istruzione eFormazione Tecnica Superiore (IFTS): il Tecnico esperto nella gestione di PMI agroali-mentari, realizzato in convenzione con il Dipartimento di Ingegneria Gestionale dell’Uni-versità di Parma e l’Istituto Tecnico Commerciale “M. Melloni”, il Tecnico esperto nello svi-luppo e nella gestione di processi automatizzati, con particolare attenzione agli impiantiautomatici del comparto agroalimentare, realizzato in convenzione con il Dipartimento diIngegneria Industriale dell’Università di Parma e l’Istitito Tecnico Industriale “L. Da Vinci”. Idue corsi, considerato l’altissimo gradimento delle imprese locali, sono stati replicati ne-gli anni 2001-2002 registrando i medesimi consensi a livello di inserimento lavorativo.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERLa forte attenzione al successo occupazionale dei giovani diplomati non ha però impe-dito al Cisita di dedicare risorse anche alla formazione per la ricerca e l’incremento dellivello qualitativo nel comparto di cui stiamo trattando. Il primo contributo in questo sensoè scaturito dalla collaborazione, ormai pluriennale, tra il Cisita e il Dipartimento di Chi-mica Analitica dell’Università di Parma. L’incontro tra la due strutture formative ha prodot-to nel corso del 2000 la progettazione e la successiva realizzazione di un Master post-laurea in Controllo di Qualità e validazione dei metodi di analisi chimica per l’ambientee gli alimenti. Il Master preparava tecnici in possesso di competenze altamente speciali-stiche, finalizzate alla continua evoluzione qualitativa e ad una sempre maggiore sicu-rezza dei prodotti alimentari. Questa iniziativa, allargata come ambito di riferimento an-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Apprendistato

IFTSTecnico esperto nella gestione

di PMI agroalimentari

Master di II LivelloIFTS

Tecnico esperto nello sviluppo e nellagestione di processi automatizzati

Master di II Livello

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo Agroalimentare Parma

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Il sistema produttivo locale

Con l’81% della produzione nazionale ed oltre 21.000 dipendenti localizzati in circa150 imprese industriali, Sassuolo è il distretto manifatturiero più importante in Italia perquanto riguarda la produzione di piastrelle di ceramica. Un settore importante e portan-te del made in Italy dell’Abitare, sviluppatosi nell’attuale configurazione dalla metà deglianni Cinquanta e che oggi presenta una proiezione internazionale di assoluto rilievo: ol-tre il 70% delle vendite sono destinate all’esportazione.Su base nazionale, l’industria italiana delle piastrelle di ceramica è comparto che ha pro-dotto, nel corso del 2002 (ultimi dati disponibili), 605 milioni di metri quadrati per un fat-turato di 5.300 milioni di euro, grazie all’attività di 241 imprese (molte delle quali riuni-te in gruppi aziendali) organizzate in 326 stabilimenti che occupano complessivamenteoltre 30.000 dipendenti.L’offerta comprende tutte le tipologie di piastrelle oggi disponibili sul mercato (monocottu-ra, bicottura, gres porcellanato, cotto, clinker e gres rosso), principalmente collocate suimercati internazionali: 437,7 milioni di metri quadrati per un controvalore superiore ai3.800 milioni di euro. Poco meno della metà di tutte le esportazioni si rivolge ai mercaticomunitari, dove Germania e Francia fanno la parte del leone, mentre il primo mercatoestero sono – da alcuni anni – gli Stati Uniti. Quote importanti di piastrelle italiane sonoesportate anche nell’Europa Centro Orientale, in Asia, in Africa, in Australia e in Oceania.Il comprensorio di Sassuolo è un distretto integrato, nel senso che accanto alle impreseproduttrici di piastrelle di ceramica sono presenti imprese fornitrici di tecnologie ed auto-mazioni per l’industria ceramica, uffici di rappresentanza di fornitori di materie prime ecolori, società di logistica e servizi in senso lato.

La filiera formativa

ISTRUZIONE SECONDARIAConvenzione con l’Istituto Tecnico per Attività Sociali F. Selmi di ModenaE’ continuata la collaborazione con l’Istituto F. Selmi ed il Centro Ceramico di Bolognacon il quale era stato siglato un accordo per la creazione della figura professionale di tec-nico del controllo ambientale nell’industria delle piastrelle di ceramica; il profilo di “esper-to di qualità ambientale per l’industria delle piastrelle di ceramica” può essere coperto daldiplomato dell’ITAS Selmi indirizzo chimico biologico.La tematica della qualità ambientale dei processi e dei prodotti stà diventando uno degli

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L’INDUSTRIA DELLE PIASTRELLE DI CERAMICA E DEI MATERIALI REFRATTARI

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convenzione finalizzata ad una collaborazione per le attività didattiche relative ai corsidi laurea in Ingegneria dei Materiali, Chimica ed Economia e Marketing Internazionale,in un ottica di un miglior sviluppo delle attività formative ed utilizzo delle sinergie esisten-ti tra il mondo dell’Industria e quello Accademico.Questa convenzione ha consentito l’attivazione di tre specializzazioni triennali ad indi-rizzo ceramico, mirate allo studio ed approfondimento della cultura dei ceramici industrialinei suoi vari aspetti scientifici, tecnologici ed economici (laurea in chimica ceramica, in-gegneria ceramica e commercio estero con approfondimento delle tematiche legate alsettore ceramico).Le iniziative e le attività previste in questa collaborazione si possono così sinteticamenteriepilogare:• specializzazione degli interventi formativi per favorire la più avanzata ed organica pre-

parazione professionale degli iscritti ai corsi di laurea ad indirizzo ceramico;• previsione di attività didattiche di tipo integrativo con contenuto specifico e professio-

nalizzante;• specializzazione e valorizzazione dei periodi di tirocinio (stage) che gli studenti svol-

geranno presso le aziende, con accurata pianificazione delle attività ed un attenta ve-rifica dei livelli di apprendimento raggiunti e delle competenze acquisite;

• istituzione di convegni e seminari su tematiche settoriali, gestionali e tecniche che coin-volgano rappresentati dell’Università, dell’Industria e delle Istituzioni locali;

• attivazione della ricerca sulle materie specialistiche dei corsi di laurea e sulle temati-che ed attività didattiche specifiche rivolte al settore ceramico.

MASTER IN COMMERCIO ESTERO E MARKETING INTERNAZIONALE SETTORE CERAMICOIn collaborazione con l’Istituto IFOA di Reggio Emilia si sta concludendo la sedicesimaedizione del Master in “Commercio Estero e Marketing Internazionale” per il settore ce-ramico, che ha preso il via nel dicembre 2002.Questo corso è stato progettato con l’obiettivo di formare specialisti in materia di Marke-ting e Vendite, anche Internazionale, capaci di definire e supportare strategie e politicheesportative vincenti per le imprese.Il corso di formazione, frequentato da giovani laureati e diplomati in possesso di una buo-na conoscenza di almeno una lingua straniera (inglese/tedesco/francese/spagnolo), pre-vede lezioni in aula in cui vengono affrontate anche una serie di tematiche di primario in-teresse da parte di esperti e operatori provenienti direttamente dal settore ceramico (5mesi), visite aziendali e stage presso le aziende ceramiche (4 mesi). Tutte le attività sa-ranno finalizzate ad un progetto di lavoro individuale che si concluderà con la produzio-ne di una tesi da parte dei candidati.A dicembre 2003 ha avuto inizio la diciassettesima edizione.

PARTE II

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elementi trasversali di forte rilevanza nei processi produttivi. L’attività di ricerca-azione condotta nell’ambito della collaborazione ha portato alla defi-nizione di contenuti e metodologie teorico-pratiche, compresa la possibilità di stages findal terzo anno di corso.Tre gruppi di discipline si propongono di fornire agli studenti conoscenze e competenzeintegrate nell’area chimica, nell’area biologico-ambientale e in quella della salute, attra-verso lo studio delle scienze ecologiche e chimiche fino a quella umana, della fisiologiae della microbiologia.Agli studi teorici è sempre affiancata la specifica ed obbligatoria attività di laboratorio,che permette ai ragazzi di sperimentare situazioni concrete. Il nuovo profilo corrisponderàa profili professionali particolarmente richiesti nel settore ceramico quali:• addetto al laboratorio di ricerca, sviluppo e controllo;• addetto alla gestione e controllo impianti ecologici;• assistente all’assicuratore qualità;• assistente del responsabili ambientale.Il lavoro di ricerca ha già, nei suoi documenti, una dignità formale che consente la pro-posta didattica agli studenti già a partire dal mese di settembre 2003.Inoltre, anche per l’anno scolastico 2002-2003, l’Istituto “Selmi” ha in programma un cor-so di 30 ore riservato a 25 alunni delle classi quarte, diretto e coordinato dal Prof. Gior-gio Timellini e tenuto da docenti del Centro Ceramico di Bologna.Il corso ha come titolo la “caratterizzazione, valutazione, prevenzione e gestione degliimpatti ambientali e dei rischi sanitari nell’ambiente di lavoro con particolare riferimentoall’industria delle piastrelle di ceramica”. A questo momento didattico in aula segue unostage di due settimane presso aziende del settore.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREIFTS - Scuola Superiore di Management dei processi industriali settore ceramicoA seguito dell’alto livello di gradimento riscontrato presso le aziende della prima edizio-ne della “Scuola superiore di management dei processi industriali settore ceramico”, cheha visto concrete esperienze di alternanza scuola-lavora e la collocazione immediata nel-le imprese di tutti i corsisti disponibili, ne è stata attivata una seconda edizione a dicem-bre 2002.Assopiastrelle partecipa, con la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e Reg-gio Emilia, all’Associazione che ha presentato ed attuato il progetto IFTS.Gli altri soggetti attuatori sono: Cerform, IFOA, l’ITAS Selmi di Modena, l’ITI Gobetti diScandiano, l’ITI Fermi di Modena e l’IPSIA Don Magnani di Sassuolo.La scuola è stata ideata con l’obiettivo di formare “specialisti” in materia di organizza-zione della produzione, organizzazione della logistica industriale e assicurazione dellaqualità.Il contenuto del percorso è articolato in diverse unità formative: marketing, organizzazio-ni e comportamento organizzativo, information technology, metodi quantitativi, elementidi diritto privato e del lavoro, gestione del sistema informativo, strategia d’impresa, ac-quisti, gestione sistema qualità e normative ISO, gestione delle attività, gestione del pro-cesso produttivo, project management, gestione e movimentazione dei materiali e inge-gneria industriale.La scuola si rivolge a 15 diplomati, ha una durata annuale per un totale di 1.200 ore eprevede, oltre alla fase di formazione in aula, uno stage in azienda.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERCollaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia: Lauree ad indirizzo ceramicoAssopiastrelle e l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia hanno sottoscritto una

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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IPSIA Don Magnani – Sassuolo (MO)

Qualifica ceramista

ITIP E. Fermi - Modena Ind. Chimico

ind. Elettronica e Telecomunicazioni

ITAS Selmi - Modena Tecnico chimico biologico

Ind. Ambientale / coll. Assopiastrelle e Cerform

Ind. Tecnico Commerciale

IPSIA Don Magnani – Sassuolo (MO)

Ind.Terza Area di Tecnico dei processi ceramici

(Assopiastrelle e Cerform)

Ist. D’arte Venturi Modena

Ind. GraficoInd. ArchitetturaInd. Ceramica

Esperto di sviluppo nuovi prodotti Post lauream(IV edizione)

Cerform

IFTS – Scuola di management per il settore

ceramico / Titolarità Cerform, partenariato IFOA, UniMO

Liceo Formiggini Sassuolo (MO)Ind. Linguistico

ITSC Baggi Sassuolo (MO)

Tecnico commercialeProgramma Mercurio

Progetto Integrato di alternanza / (Prov. MO)Integrazione scuola/lavoro per il comparto ceramico/

Titolarità CERFORM

Progetto Integrato di alternanza / (Prov. RE) Integrazione scuola

/lavoro per il comparto ceramico/ Titolarità CERFORM

Funzionario tecnico Commerciale per il settore ceramico

Post dip. (V edizione)Cerform

Scuola di design ceramicoPost diploma(XI edizione)

Cerform , collaborazione Assopiastrelle e CerArte

Tecnico servizi exportPost diploma (IV edizione)

Cerform

Esperto Logistica per

il settore ceramicoP. Lauream (III edizione)

Cerform

Ist. D’arte Chierici Reggio EmiliaInd. Ceramica

ITI P. Gobetti - Scandiano (RE)

ITI P. Gobetti - Scandiano (RE)

Ind. Meccanico

Laurea triennaleChimica e tecnologia dei

materiali ceramiciUniv. MO

Laurea triennale Ingegneria Univ. MO

Laurea triennale Economia Univ. MO

Esperto di Commercio estero

Post Lauream (X edizione) IFOA

Master internazionale di I° livello

Ingegnerizzazione di prodotto e di processo

Italian Tiles: Nuovi mercati e stili di vita

Post LureamCerform

Università di BolognaFacoltà di Ingegneria

Centro Ceramico

ASSOPIASTRELLEDistretto formativo

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

Tra i settori di punta dell’economia locale, l’industria metalmeccanica è quella che pre-senta il maggiore peso. I comparti principali sono costituiti dalle produzioni della mecca-nica agricola, dell’automazione industriale e dell’oleodinamica. In tale settore operanoaziende che, per quanto poco visibili (siamo in mercati B2B), sono leader a livello inter-nazionale. Vi sono “numeri uno” in Europa per i motori diesel, nel settore delle pompeidrauliche, nelle macchine per il giardinaggio, l’agricoltura e la forestazione.Si tratta di “leadership”, di mercato e tecnologica, basata su un fattore di vantaggio evi-dente: la capacità di personalizzare e customizzare soluzioni meccatroniche sui bisognidel cliente, co-progettando e co-governando l’innovazione.Su questo know how tipicamente meccanico si sono innestati, nel tempo, saperi tecnolo-gici ed applicazioni più evoluti, sino ad incontrare il mondo dell’elettronica e quello del-l’informatica. Così, molte delle aziende della provincia di Reggio Emilia hanno adottatoun approccio c.d. “Meccatronico”. Si tratta di un approccio innovativo e “globale”, cheintegra fin dal primo stadio della progettazione le diverse tecnologie e conoscenze spe-cialistiche, al fine di realizzare prodotti e processi più evoluti in termini di prestazioni, fun-zionalità ed economicità. La Meccatronica può essere pertanto considerata una nuova scienza interdisciplinare chesi occupa dello sviluppo completo ed integrato del prodotto attraverso un utilizzo combi-nato di meccanica, idraulica, elettronica ed informatica. In termini più precisi, possiamoconsiderare la “soluzione meccatronica” come la nuova frontiera, ancora parzialmenteinespressa nel suo potenziale di mercato, della traiettoria evolutiva del comparto maturodella meccanica, secondo lo schema temporale che segue:

La filiera formativa

L’offerta scolastico-formativa delle provincia copre un’ampia gamma di indirizzi che tro-vano sbocco nel settore metalmeccanico. A seguito dell’evoluzione di alcune importantiproduzioni dalla meccanica alla meccatronica è sorta la necessità di intervenire sull’of-ferta formativa nei sui diversi livelli e articolazioni.Accanto all’evoluzione del comparto, vi è stata un’evoluzione dell’offerta formativa.

FORMAZIONE PROFESSIONALEPresso la sede distaccata di Guastalla dell’IPSIA “A. Lombardini” è stato attivato un bien-

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IL SETTORE MECCATRONICONELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

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nio integrato nell’obbligo formativo rivolto alla figura dell’”Operatore della meccatronica”gestito in collaborazione con il CIS – Scuola Aziendale di Formazione Superiore, ente for-mativo di emanazione associativa.Nel segmento dell’istruzione tecnica, sempre nel 2003 ha preso avvio un progetto inte-grato per “Tecnico di meccatronica” presso l’Istituto Tecnico Industriale “L. Nobili” di Reg-gio Emilia progettato e realizzato dal CIS – Scuola Aziendale di Formazione Superiore.Entrambi i progetti si avvalgono di risorse FSE messe a bando dalla Provincia.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERLa presenza della Facoltà di Ingegneria ha consentito l’attivazione dei corsi di laurea di1° e 2° livello in Ingegneria meccatronica. All’interno della Facoltà è poi sorto il centro diricerca Cumec (Centro Universitario per la Meccatronica), che si pone a cavallo tra Uni-versità, ricerca e imprese e opera in stretta collaborazione con le aziende del territorio.La forte e positiva collaborazione tra Università e impresa ha consentito di organizzare uncorso universitario di alta formazione “Elettronica per meccanici” presso la Facoltà di In-gegneria dell’Università di Modena e Reggio (sede di Reggio Emilia), in collaborazionecon il Cumec (Centro Universitario di Meccatronica) e il Dismi (Dipartimento di Scienze eMetodi per l’Ingegneria). Il corso si rivolge a personale tecnico con formazione universi-taria attualmente occupato presso aziende.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

gg

IMPRESAFORMAZIONE CONTINUA

RICERCA INDUSTRIALE

Il sistema produttivo locale

L’industria del tessile-abbigliamento riveste grande importanza per l’economia di ReggioEmilia. Essa rappresenta il terzo settore industriale della provincia sia in termini di unitàproduttive che di addetti. Conta più di 1.600 imprese e occupa oltre 7.000 addetti.L’attività del settore moda è incentrata prevalentemente sulla confezione di abbigliamen-to in tessuto e sulla maglieria. Il settore provinciale è fortemente specializzato nelle pro-duzioni femminili di medio-alta gamma a forte contenuto moda. Sul territorio sono presentialcuni dei più importanti gruppi industriali del settore con produzioni di elevato livello qua-litativo.Il settore è caratterizzato da un forte decentramento delle fasi produttive, che coinvolgealcune regioni del Centro-Sud Italia e diversi Paesi stranieri. Le fasi produttive che rivesto-no una notevole rilevanza per la qualità del prodotto così come le funzioni strategiche,vengono invece mantenute all’interno dell’azienda.

La filiera formativaNonostante la provincia di Reggio Emilia sia storicamente caratterizzata da un’importan-te presenza dell’industria metalmeccanica, sul finire degli anni Novanta si è costituita unavera filiera formativa a servizio del settore della moda, grazie all’impegno del gruppoMaxMara.Fino ad allora l’offerta scolastica prevedeva i principali indirizzi tecnici e professionali in-dustriali con esclusione del settore della confezione. Esistevano un IPSIA a indirizzo mo-da e un Istituto d’Arte con un indirizzo in “Arte del tessuto”. Per sopperire alla mancanzadi istituti vocati al settore erano stati avviati alcuni corsi di formazione in collaborazionecon le aziende e il CIS – Scuola Aziendale di Formazione Superiore, ente di emanazio-ne associativa.

ISTRUZIONE SECONDARIACon la nascita dell’indirizzo per Perito della confezione industriale presso l’Istituto Tecni-co Industriale “L. Nobili” di Reggio Emilia è stata colmata una forte lacuna nell’offerta for-mativa che costringeva le aziende a formarsi i tecnici in casa riconvertendo diplomati pro-venienti da altri percorsi scolastici. Grazie agli importanti investimenti aziendali, il nuovoindirizzo è stato dotato di una nuova sede e di laboratori all’avanguardia.Le collaborazioni con le aziende sono molto strette. Sono incentivati i tirocini degli stu-denti, le attività di aggiornamento dei docenti di area tecnica all’interno delle aziende, la

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IL SETTORE MODA NELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

Distretto Formativo Meccatronico di Reggio Emilia

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partecipazione di esperti aziendali alle attività della scuola.La collaborazione del gruppo MaxMara si estende anche all’IPSIA “L. Galvani”, che haattivato un corso triennale per “Operatore della Moda” e un corso quinquennale per “Tec-nico di abbigliamento e moda”, e con l’Istituto d’arte “G. Chierici” sul corso tradizionalein “Arte del tessuto”.

CORSI POST-DIPLOMANell’ambito della formazione, il CIS – Scuola Aziendale di Formazione Superiore ha rea-lizzato in collaborazione con l’Istituto d’arte “G. Chierici” due edizioni di un corso post-diploma per “Visual Merchandiser”. Attualmente con lo stesso istituto è stato attivato il cor-so sperimentale di Assistente al design per gli accessori.Sempre il CIS – Scuola Aziendale di Formazione Superiore gestisce con risorse FSE unpost-diploma promosso da MaxMara Fashion Group finalizzato a formare la figura del“Progettista della Moda”.Non esistono in provincia corsi universitari rivolti al sistema.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo Tessile-Abbigliamento Reggio Emilia

“Tecnico di abbigliamento e moda” (diploma)

IPSIA “L. Galvani”Reggio Emilia

+Fondazione “G. Maramotti”

Il sistema produttivo locale

LE CARATTERISTICHE, LA STORIA E LE DIMENSIONI DEL SETTOREDa sempre il tessuto imprenditoriale della Provincia di Modena è legato al settore metal-meccanico con una spiccata presenza di aziende leader a livello mondiale nei compar-ti dell’autoveicolo, della meccanica agricola e della componentistica.La meccanica è il sistema produttivo più importante dell’area modenese, e rappresenta unpolo di eccellenza a livello internazionale, come dimostrano i prestigiosi marchi dell’in-dustria automobilistica locale: Ferrari, Maserati, De Tomaso, Pagani, Lamborghini e a bre-ve distanza Ducati.Modena ha una vocazione meccanica con radici lontane nel tempo, che si possono farrisalire al periodo precedente la seconda guerra mondiale quando ebbero inizio i primitentativi di meccanizzazione dell’agricoltura. Da allora si è sviluppata una “cultura mec-canica” alimentata dalla presenza di importanti fonderie, di grandi fabbriche del gruppoFiat e da uno spiccato interesse verso il settore motoristico. La passione per i motori, cheha portato allo sviluppo di una industria locale di auto sportive tre le più prestigiose almondo, ha determinato una forte crescita culturale verso tutta l’area meccanica e le sueapplicazioni.Complessivamente le imprese metalmeccaniche della provincia sono circa 3.900 con47.000 addetti, un fatturato stimato in oltre 6,9 miliardi di euro e un volume di esporta-zioni che nel 2003 ha superato i 2,8 miliardi di euro. Il fulcro del distretto meccanico ècostituito dal capoluogo e dalla cintura dei comuni circostanti, che nell’insieme concen-trano oltre la metà degli addetti metalmeccanici di tutta la provincia.

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IL SETTORE DELLA MECCANICA AVANZATANEL MODENESE(automotive, meccanica agricola e componentistica)

DIMENSIONI DELLA METALMECCANICA IN PROVINCIA DI MODENA

Imprese 3.924 Addetti 46.988 Fatturato Euro 6.900.000.000 Export Euro 2.800.000.000

Fonti: Camera di Commercio di Modena e Istat, Censimento intermedio 2000

Distretto Formativo Tessile Abbigliamento di Reggio Emilia

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Trattori, macchine agricole e macchine movimento terraModena, assieme a Reggio Emilia, è uno dei principali centri di produzione di macchineagricole in Italia: si contano in totale circa 167 imprese di cui 45 producono trattori.La gamma di offerta dell’industria dei trattori e delle macchine agricole in quest’area è mol-to ampia e spazia dai trattori per uso generale alle macchine più specializzate. La princi-pale caratteristica della produzione locale è l’elevata capacità di personalizzazione, do-vuta alla presenza di aziende che realizzano accessori da collegare ai trattori e di impresein grado di “adattare” le macchine destinandole a impieghi speciali molto diversificati.Tra i marchi leader presenti a Modena ci sono CNH Italia del gruppo Fiat, che producetrattori di grande dimensione e Italtractor per quanto riguarda la ricambistica.Modena vanta la presenza di marchi leader in alcune nicchie di mercato: nel segmentodelle piccole macchine agricole (Goldoni); nel segmento degli attrezzi per la lavorazio-ne del terreno (Muratori) e in quello degli attrezzi per irrigazione (Caprari).

Macchine automaticheIl comparto delle macchine automatiche presenta a Modena una grande varietà di pro-dotti destinati in prevalenza all’industria manifatturiera e legati a lavorazioni non conven-zionali piuttosto che alle tradizionali macchine utensili.Oltre ai costruttori di macchine automatiche è rilevante la presenza di aziende che ope-rano come “integratori di sistemi”. Infatti esistono nel nostro territorio competenze trasver-sali uniche e specifiche, che consentono di integrare meccanica, elettronica, informatica,lavorazione di materie plastiche ed altre ancora.Un’altra caratteristica che distingue le imprese modenesi del settore è la capacità di adat-tamento alla singola applicazione o famiglia di applicazione, impiegando componentiprovenienti dal mercato, integrati da sottosistemi o parti realizzati ad hoc. Questa capacità, determina la possibilità di forti personalizzazioni dei prodotti e delle so-luzioni proposte.In provincia si sono creati alcuni poli geografici dove si sono sviluppate applicazioni de-stinate a settori specifici: la zona di Carpi costituisce il secondo polo nazionale per la pro-duzione di macchine per la lavorazione del legno. L’offerta locale riguarda non solo sin-gole macchine ma anche sofisticati sistemi per la lavorazione del legno: ad esempio qui sirealizzano sistemi di accatastamento e gestione del magazzino, trasporto, manipolazione,sezionatura e successivo reindirizzo del materiale tagliato secondo le diverse lavorazioni.Il settore è un esempio della grande capacità locale di integrare parti meccaniche con or-gani di regolazione e comando sicché si può parlare di integrazione molto stretta tra laparte meccanica, l’elettronica, la parte di informatica e di comunicazione che va sotto ilnome generico di “meccatronica”. I principali marchi della zona sono: Sicar, Steton, Om-ga, Centauro, Sueri.Nella zona di Soliera si è sviluppata la produzione di macchine troncatrici per alluminiodestinate alle lavorazioni sugli infissi in metallo. In questa applicazione l’apporto dell’e-lettronica è fondamentale e la presenza di controlli sofisticati è diventato un elemento dicompetitività indispensabile. In seguito a tale necessità, nella zona si sono sviluppate an-che aziende locali che forniscono la controllistica numerica e la parte di calcolo neces-sario al funzionamento delle macchine troncatrici. In questo segmento di mercato l’azien-da più importante è la Emmegi, uno dei leader mondiali del settore.Nella zona di Sassuolo-Fiorano, si concentra la produzione di macchine e sistemi per l’in-dustria ceramica. I produttori locali sono leader mondiali del settore e si caratterizzanoper la forte capacità di innovazione tecnologica. Fra i marchi più importanti ci sono Bar-bieri e Tarozzi, System, Sir. Nel comparto della movimentazione, accanto alla specializ-zazione per l’industria ceramica, rivestono un ruolo di rilievo le imprese che realizzanomagazzini automatici e sistemi robotizzati di carico e scarico.

PARTE II

153152

LE SPECIALIZZAZIONI PRODUTTIVELa meccanica modenese si articola in tre principali comparti di specializzazione:• Lavorazioni meccaniche e prodotti in metallo: si tratta prevalentemente di lavorazioni

e beni intermedi a disposizione dei settori della meccanica che realizzano prodotti fi-niti; comprende oltre 1.700 imprese e circa 14.000 addetti che costituiscono una del-le più ricche reti di subfornitura meccanica di tutta l’Europa. Questo comparto può es-sere considerato come un grande serbatoio di capacità e competenze a disposizionedi chiunque voglia realizzare un prodotto meccanico nell’area modenese.

• Macchine, impianti e sistemi: il comparto comprende più di 2.000 aziende e oltre29.000 addetti, abbraccia una grande varietà di prodotti che possono essere ricon-dotti a tre principali aree d’affari:

componenti e sistemi oleodinamici;trattori, macchine agricole e macchine movimento terra;macchine automatiche.

• Mezzi di trasporto: l’area di Modena ha sempre espresso un forte interesse verso lamotoristica e le applicazioni relative ai mezzi di trasporto. I principali settori di svilup-po sono rappresentati dalle auto sportive e dalle carrozzerie industriali, dove operanooltre 60 imprese con una occupazione di circa 3.600 addetti .

L’ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO: IL RUOLO DELLA SUBFORNITURADal punto di vista dell’organizzazione del sistema produttivo, i due comparti Macchine,impianti e sistemi e Mezzi di trasporto e l’intero sistema della metalmeccanica modene-se, con la sua ampia articolazione produttiva, sono imperniati sul grande comparto delleLavorazioni meccaniche e dei prodotti in metallo, che comprende gran parte della subfor-nitura meccanica e costituisce un autentica ricchezza per l’industria manifatturiera locale.Il ventaglio di competenze delle imprese locali di subfornitura meccanica è così ampio e,allo stesso tempo, specialistico da rendere l’area modenese unica nel panorama europeo.Le imprese di subfornitura sono in grado di svolgere lavorazioni di tutti i tipi: tornitura, fre-satura, foratura, rettifica, deformazione, lavorazioni superficiali dei metalli, realizzazionedi prototipi, etc. Queste prestazioni sono svolte da imprese artigiane molto specializzate, in grado di ga-rantire elevati standard qualitativi, e dotate di grande capacità di interagire col commit-tente anche nelle fasi di progettazione per ottenere un prodotto altamente personalizzato.La dimensione piccola e spesso minima di queste imprese non impedisce di essere all’a-vanguardia per quanto riguarda le tecnologie impiegate. Infatti, queste aziende realiz-zano elevati investimenti in capitale fisso e utilizzano generalmente manodopera moltoqualificata, perché l’aspetto qualitativo del prodotto è ritenuto uno dei principali strumen-ti di competizione. La lavorazione quasi esclusiva di piccole serie conferisce flessibilitàproduttiva e tempi brevi di consegna del prodotto, rendendo di conseguenza più com-petitive le aziende finali committenti.

I PRINCIPALI PRODOTTI DELLA METALMECCANICA MODENESEComponenti e sistemi oleodinamiciLa produzione delle imprese modenesi si sta spostando sempre più dall’offerta di singolicomponenti oleodinamici a sottosistemi completi, in risposta alla concorrenza estera chetende a offrire soluzioni “chiavi in mano”. Inoltre, sono in aumento i prodotti che integra-no meccanica ed elettronica, poiché la componente di automazione e di parti elettricheall’interno di qualsiasi sistema di movimentazione, di macchine automatiche o di disposi-tivi di controllo è in continua crescita.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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ti provenienti in particolare dal nord Europa, ha saputo dimostrare una notevole capacitànel fornire prodotti adeguati a bisogni sempre più personalizzati.

La filiera formativa

L’offerta formativa delle provincia di Modena si è via via evoluta in funzione delle esigenzeespresse dal territorio e dal tessuto produttivo locale, sino a coprire un’ampia gamma diindirizzi e di proposte che preparano all’inserimento nel settore meccanico e automotive.La sempre crescente domanda di figure professionali preparate e competenti ha fatto sìche sul territorio si programmasse un’offerta formativa in grado di rispondere alle esigen-ze del mercato.

ISTRUZIONE SECONDARIAL’ IPSIA “A. Ferrari” di Maranello sorto nei primi anni Sessanta grazie all’intervento del-l’Ing. Enzo Ferrari, inizialmente con l’obiettivo di preparare al meglio i tecnici della suaazienda. Solo in un secondo tempo la scuola professionale è divenuta scuola pubblicache attualmente conta 25 classi suddivise nelle varie specializzazioni. L’Istituto presenta 2binari unici (Operatore Termico e Operatore Meccanico) per poi suddividersi in 4 indi-rizzi di specializzazione: Operatore Termico, Operatore Meccanico; Tecnico dei sistemienergetici e Tecnico dell’industria meccanica.Tutti gli indirizzi sono fortemente connotati da una forte caratterizzazione verso gli studimeccanici e motoristici.L’Istituto Tecnico Industriale di Modena nasce nel 1921 dalla volontà dell’industriale Fer-mo Corni per ovviare alla necessità di “importare” operai specializzati e tecnici da Au-stria e Germania per le proprie fabbriche di componenti meccanici.Da sempre il “Corni” è legato al mondo della produzione industriale, a partire dai settorimeccanico, elettronico e dell’automazione, con uno stretto raccordo con la struttura eco-nomica modenese. Dall’anno scolastico 2000-2001 è stata avviato un articolato pro-gramma di tirocini in collaborazione con l’Unione Industriali Modena e le imprese locali,che coinvolge tutti gli studenti del penultimo e dell’ultimo anno di corso e che per le sue ca-ratteristiche ha anticipato molti aspetti dell’istituto dell’”alternanza”, introdotto solo di recentea livello nazionale con la riforma della scuola. Al termine del corso di studi ogni studenteha avuto l’opportunità di effettuare, a più riprese e in diversi momenti del proprio percorsoformativo, circa 640 ore di stage, tendenzialmente presso la medesima impresa.L’Istituto si compone di sei indirizzi tecnici più un Liceo Scientifico Tecnologico. Gli indi-rizzi sono: Meccanica, Termotecnica, Informatica, Elettronica e Telecomunicazione, Elet-tronica e Automazione, Fisica Ambientale.Grazie alla presenza di personale tecnico altamente qualificato, l’Istituto è in grado di ese-guire i controlli e le certificazioni di qualità attraverso il laboratorio tecnologico usato da-gli studenti dell’indirizzo meccanico.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREA livello di Formazione Tecnica Superiore Modena, attraverso il Consorzio FIT (nato conl’obiettivo di creare figure professionali a supporto dell’innovazione e della tecnologia),nell’anno 2002-2003, ha realizzato, grazie ai contributi della Regione, la prima edizio-ne del percorso FORTIS/IFTS “Tecnico per l’integrazione di sistemi di assistenza e com-merciale nell’area dell’Automazione industriale”. Tale percorso intende formare personein possesso di idonee competenze relative all’automazione industriale, per un inserimen-to in aziende del settore metalmeccanico.

PARTE II

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Il comparto delle macchine da imballaggio è presente nella nostra area con applicazio-ni molto diversificate, che vanno dagli imballi impiegati nella ceramica per rivestire i pal-let agli imballi alimentari. Questi ultimi richiedono macchine estremamente sofisticate, perché si sommano esigenzelegate ai materiali impiegati, all’alta velocità e alla necessità di avere ambienti sterili. At-torno al settore dell’imballo alimentare si sono sviluppate nella zona alcune tecnologie spe-cifiche legate agli imballi sottovuoto per termoformatura, destinate in particolare ai cibiprecotti o ai cibi da banco. Nel settore il leader è Tetra Pack che è non soltanto un co-struttore di macchine, ma anche uno sviluppatore di materiali d’avanguardia per il packa-ging. Esistono in provincia diverse altre nicchie di mercato, molto specializzate, comequelle delle macchine per la lavorazione del vetro, delle macchine per la lavorazione delmarmo, delle macchine destinate al taglio dei tessuti. Ad esempio nella zona di Castel-franco esiste un piccolo distretto di produttori di macchine per la lavorazione delle scope,che sono leader mondiali. Il settore è un caso molto interessante di integrazione tra mec-canica di precisione costruita localmente, componenti meccanici di precisione acquisitisul mercato, sistemi di movimentazione e sistemi di controllo.

Auto sportiveIl comparto dei mezzi di trasporto a Modena vanta una grande tradizione nell’ambito del-le auto ad alte prestazioni, auto di lusso e carrozzerie speciali. Tra i marchi più prestigiosiche si sono succeduti nella nostra zona vi sono Ferrari, Maserati, De Tomaso, Pagani, Bu-gatti, Qvale e non bisogna dimenticare diverse altre imprese che producono prototipi –come CZ Motors – o che lavorano nella personalizzazione di auto ad altre prestazioniper la fascia più alta del mercato. Queste imprese, trovano vantaggioso sfruttare il tessu-to tecnologico particolarmente ricco e la rete di subfornitori presenti nell’area modenese.Il comparto delle auto sportive coniuga l’impiego di materiali avanzati e di tecnologie”estre-me” per quanto riguarda la parte motoristica, con una grande capacità artigianale di rifi-nire manualmente il singolo pezzo o di modificare singole parti secondo le esigenze deiclienti. Ferrari, ad esempio, fa largo impiego di macchine automatizzate per la produzio-ne di parti e allo stesso tempo gestisce un folto numero di subfornitori esterni, ognuno deiquali partecipa anche alla progettazione del veicolo e non soltanto alla sua costruzione.La produzione automobilistica in provincia di Modena ha sempre avuto un ruolo trainan-te nello sviluppo anche di altri settori. Ad esempio le auto sportive sono alimentate dalleesperienze che derivano dalle squadre corse che operano nelle zona. Soluzioni e tecno-logie sviluppate per le corse vengono poi calate all’interno del settore delle macchine adalte prestazioni di produzione locale e successivamente all’interno delle macchine di se-rie. Questo travaso di esperienze e di conoscenze interessa anche il settore dei materialie delle applicazioni in generale. Ad esempio i materiali in fibre di carbonio, le leghe leg-gere, le leghe speciali, le carrozzerie in alluminio, i sistemi di verniciatura, i sistemi di con-trollo di elettronica avanzata che vengono applicate all’interno di queste macchine deri-vano spesso da applicazioni provenienti dall’ambito militare o dall’ambito aeronautico epassano poi successivamente all’interno delle produzioni di serie.

Carrozzerie per autobus e carrozzerie per veicoli industriali e specialiLe aziende modenesi che operano in questo comparto si caratterizzano per la capacitàdi realizzare applicazioni fortemente personalizzate a partire da telai di carattere com-merciale. Ancora una volta le tecnologie impiegate sono mediate da altri settori produtti-vi e adattate, soprattutto per quanto riguarda le carrozzerie di veicoli industriali per tra-sporti particolari, come quelli frigoriferi o i trasporti di materiale ittico. La zona di Modenaha saputo esprimere già da parecchi decenni una notevole capacità sia sotto il profilo sti-listico che sotto quello tecnologico, e, pur in mezzo a un numero crescente di concorren-

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gica ha prodotto, unitamente alle possibili, vantaggiose ed immediate applicazioni nelprocesso produttivo. I relatori sono prevalentemente docenti universitari che hanno perso-nalmente sperimentato le innovazioni proposte.Le tematiche previste dei primi dodici incontri sono state:• il processo di taglio;• le lavorazioni non convenzionali;• la fusione;• i criteri di scelta dei centri di lavoro;• i riporti superficiali;• le tecniche di time compression;• gli utensili per l’asportazione truciolo;• la corrosione;• i trattamenti termici;• i trattamenti superficiali;• la verniciatura;• la saldatura ed i processi di giunzione.Poiché la prima iniziativa ha riscontrato un notevole successo, Nuova Didactica ha ripro-posto anche per il 2004 un secondo ciclo di incontri su:• nuove tendenze nella costruzione di macchine utensili (in collaborazione con UCIMU); • metodi di giunzione senza saldatura; • il rumore e le vibrazioni negli organi meccanici;• deformazione plastica su lamiera e su tubi;• rettifica e finitura; • tribologia delle superfici;• frizione, usura e lubrificazione; • metrologia e ispezione; • lo sviluppo delle idee di prodotto, sistemi di lavorazione, progetto.

PARTE II

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LAUREE E MASTERA livello Universitario la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia,istituita nell’anno accademico 1990-1991, nata in un contesto produttivo caratterizzatoappunto dalla presenza di case automobilistiche prestigiose e industrie meccaniche, è an-data crescendo in osmosi con questo tessuto, coltivando ed espandendo a livello di ri-cerca e di applicazione tecnologica la vocazione del territorio.La Facoltà d’Ingegneria si articola ora in sei corsi di Laurea, tra cui Ingegneria dei Mate-riali e Meccanica.Nella formazione post-laurea, Modena, attraverso la citata Facoltà d’Ingegneria, Demo-center (Centro Servizi per l’Automazione Industriale) e Nuova Didactica (Scuola di Ma-nagement dell’Unione Industriali Modena), realizza nell’Anno Accademico 2003-2004,la IV edizione del Master universitario di 2° livello in Ingegneria del Veicolo.Il Master, della durata di 1550 ore con il rilascio di 60 Crediti formativi, è rivolto a gio-vani laureati in ingegneria meccanica, aeronautica, gestionale, elettronica, dei materia-li, informatica, nucleare e chimica; persegue l’obiettivo di rafforzare le competenze di ba-se e fornire competenze avanzate sulla progettazione e fabbricazione dei motori e delveicolo compresa la loro gestione elettronica. I partecipanti al termine della fase di teoria sono inseriti in stage in una delle aziende chesostengono l’iniziativa: Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, CNH Italia, Digitek, VM Mo-tori, Motovario, Italtractor Gruppo Passini, Automobili Lamborghini, Ducati Corse, LugliCarrelli Elevatori, Modena Design, Minardi Team F1, De Tomaso, Lombardini, ComerGroup.A queste si aggiungono due importanti centri di ricerca italiani che sono il Centro Ricer-che Fiat di Orbessano e l’Istituto Motori del CNR di Napoli.Altro percorso universitario di rilievo è il Master di 2° livello in Oleodinamica – Fluid Power,di 1.500 ore che intende formare e specializzare giovani laureati in Ingegneria nella pro-gettazione di macchine, componenti circuiti e sistemi oleodinamici. Le aziende che so-stengono l’iniziativa sono per lo più aziende metalmeccaniche, tra cui: Assofluid, Ol &Steel, Salami, Oil contol, Comer Industries, CNH Italia.

FORMAZIONE PROFESSIONALE, FORMAZIONE CONTINUA E TRASFERIMENTO TECNOLOGICONel campo della formazione al lavoro, esistono alcune importanti realtà che, in integra-zione con le altre istituzioni, contribuiscono alla formazione di personale qualificato da in-serire nell’industria metalmeccanica e motoristica della provincia.Si tratta dello IAL Emilia Romagna che opera nel campo della formazione tecnica supe-riore e nella formazione continua con i seguenti percorsi: aggiornamento delle compe-tenze dei montaggi meccanici, lettura e interpretazione del disegno meccanico, pro-grammazione delle macchine utensili a controllo numerico, formazione di operatori meccanicicon competenze nei montaggi e lavorazioni meccaniche con MUCN.Ancora, l’EDSEG -”Citta dei ragazzi” dal 1951 opera per rispondere alle esigenze di“addestramento professionale” di personale specializzato addetto alla produzione, sem-pre più richiesto dall’industria metalmeccanica locale.Il centro dispone di aule e laboratori per la realizzazione di percorsi formativi su oleodi-namica, saldatura, meccanica delle auto, macchine a controllo numerico, elettropneu-matica e impiantistica civile e industriale.Infine nell’area della formazione aziendale e del trasferimento tecnologico, in collabora-zione con la Facoltà d’Ingegneria del locale Ateneo, Nuova Didactica ha dato vita nelcorso del 2002 ai Forum tecnologici, nati con l’obiettivo di illustrare all’azienda le novitàpiù avanzate nelle varie fasi delle lavorazioni industriali.I forum perseguono il fine di portare alle aziende quanto di meglio l’evoluzione tecnolo-

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Il sistema produttivo locale

Il settore del legno comprende, nella provincia di Rimini, sia la produzione di macchineper la lavorazione del legno, sia la produzione di prodotti e semilavorati.In particolare, per quanto riguarda la produzione di macchine per il legno sono presenticirca 30 aziende di varie dimensioni tra cui il gruppo SCM (con oltre 2.300 dipendenti)che da solo rappresenta in Italia il 30% della produzione nazionale. Parallelamente si èsviluppato un importante tessuto di imprese artigiane sub fornitrici delle aziende maggio-ri. Stessa situazione si è consolidata nel settore della produzione di manufatti in legno do-ve, a fianco di alcune grandi aziende di mobili e semilavorati operano imprese artigianedi componenti e prodotti finiti.In particolare l’industria italiana del legno non avendo materie prime a buon mercato netantomeno costi di manodopera competitivi deve fare affidamento sullo sviluppo di solu-zioni tecnologiche innovative da applicarsi in un contesto di nuovi sistemi organizzativi eproduttivi che possano garantire efficaci ed efficienza degli investimenti: per questo moti-vo risulta evidente che per il raggiungimento di tali obiettivi le aziende del settore legnonecessitano di competenze specialistiche nei propri addetti, competenze di difficile re-perimento attuale soprattutto per la mancanza di un sistema formativo specifico per il set-tore legno.

La filiera formativa

Per questo motivo Assindustria attraverso il suo Consorzio per la formazione Assoform Ri-mini ha avviato una serie di attività a diversi livelli per formare professionalità specializ-zate da impiegare nel settore del legno.In particolare Assindustria partecipa sia direttamente sia attraverso forme collaborative conaltri Enti allo sviluppo, all’organizzazione e alla gestione di iniziative capaci di risponde-re al fabbisogno territoriale.Attraverso la partecipazione in Uniturim (Società consortile costituita con la finalità di so-stenere le attività dell’Università degli Studi di Bologna nella sede di Rimini e di promuo-vere la ricerca scientifica, la crescita culturale e imprenditoriale presso aziende ed enti)con il 5% delle quote e facendo parte, attraverso un suo rappresentante, del consiglio diamministrazione Assindustria sostiene e collabora allo sviluppo delle attività legate al set-tore tessile abbigliamento (corsi di laurea, percorsi post laurea e Master universitari di pri-mo livello).

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IL SETTORE DEL LEGNO NELLA PROVINCIA DI RIMINI

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• introdurre innovazioni sia di prodotto sia di processo;• gestire la supply chain nel sistema rete comprendente la propria azienda, le imprese

fornitrici, fino ai distributori e clienti finali;• assicurare Qualità, Sicurezza ed Igiene ambientale;• proporre alla direzione di investimenti più opportuni per lo sviluppo dell’azienda.

FORMAZIONE CONTINUA Sono stati realizzati in collaborazione con il CSR Training Center di Rimini corsi intera-ziendali per Tecnici per la gestione di macchine a controllo numerico e per la produzio-ne di macchine per la lavorazione del legno.

ATTIVITÀ NORD SUDTirocini Nord Sud Sono stati realizzati varie iniziative di stage formativi (Esperienze tecniche in aula e labo-ratori attrezzati) e in aziende locali rivolti a studenti degli istituti tecnici superiori del Sudpartecipanti a corsi i formazione professionale organizzati da enti di formazione del Sud.Obiettivo dell’iniziativa e di permettere l’acquisizione di competenze riguardanti la lavo-razione delle macchine a controllo numerico e la realizzazione di prototipi tridimensionalidedicati al settore legno.

ATTIVITÀ PER L’ESTERO Centri di formazione professionale per l’industria del legno in collaborazione con l’Università di Los Lagos – CileLota - CileAssindustria e Assoform hanno collaborato con realtà istituzionali di paesi esteri per la rea-lizzazione di centri di formazione. La funzione di tali progetti, attualmente in fase di espletamento, è di costituire una base di ri-ferimento sulla quale realizzare un centro di formazione professionale per tecnici dell’industriadel legno relativamente alle seconde lavorazioni, che si affianchi all’attività formativa sulle pri-me lavorazioni già sviluppata nell’Università di Los Lagos e dall’Università di Lota (Cile).Obiettivo dei progetti è di preparare del personale qualificato che, oltre alle conoscenzetecniche, abbia chiari i concetti di produttività e qualità del prodotto, sappia ampliare lapossibilità di sviluppo delle aziende nelle quali andrà ad operare.Il progetto Lota, nato su iniziativa di SCM Group, partirà a metà febbraio 2004 e vedeAssoform impegnato nella formazione dei formatori.Il progetto Los Lagos vede un impegno più rilevante di Assoform il quale si troverà impe-gnata nell’analisi dei fabbisogni, nella progettazione didattica, nella progettazione dellastruttura, degli impianti e della logistica, nella formazione dei formatori e nell’individua-zione elle figure professionali e dei contenuti didattici.

Centri di formazione professionale per le industrie del legno - IndiaIl progetto nato su iniziativa congiunta di Acimall e Ice ha visto Assoform impegnato nel-la formazione di 4 formatori indiani. Il corso si è tenuto nel periodo 4/16 novembre 2002ed era riservato a partecipanti che avevano competenze e conoscenze di base già ac-quisite in precedenza nell’area delle lavorazioni del legno e dei materiali utilizzati in que-sto settore industriale attraverso un percorso formativo svolto in India.Al termine del periodo formativo i partecipanti hanno acquisito le seguenti abilità:• conoscenza dei materiali utilizzati nella produzione dei principali manufatti dell’indu-

stria del legno;• conoscenza dei cicli tecnologici di produzione dei principali manufatti;• capacità di predisposizione ed utilizzo delle varie macchine per la produzione di ele-

PARTE II

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Nel 1996, inoltre, Assindustria ha costituito Assoform Rimini, il Consorzio per la forma-zione professionale per rispondere alle esigenze formative delle Imprese associate e cheoggi promuove iniziative di sviluppo aziendale per un costante aggiornamento profes-sionale ed per il potenziamento della capacità competitiva dell’impresa.Nel 2002 Assindustria ha intensificato i già esistenti rapporti con le Scuole locali firman-do un protocollo d’intesa con diversi Istituti Superiori della provincia al fine di garantire unconfronto stabile fra il sistema di istruzione secondario e il sistema d’impresa e strutturarecollaborazione sistematiche.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREL’automazione innovativa nelle macchine dei sistemi ed impianti per le industrie mecca-niche del legnoIl corso, realizzato nel 2003, nella sua II edizione, è stato organizzato da Assoform incollaborazione con Assindustria, l’Istituto Tecnico Professionale statale per l’Industria e l’Ar-tigianato “Leon Battista Alberti”, Università di Bologna ha voluto fornire una risposta pun-tuale ai fabbisogni formativi manifestati dalle aziende produttrici di macchinari o di lineedi produzione flessibili ad alta integrazione fra meccanica ed elettronica (meccatronica)formando la figura professionale del “Tecnico superiore di automazione industriale”. Taleprofilo possiede competenze dio innovazione industriale ottenute dalla sintesi di compe-tenze specifiche dei settori elettronico, meccanico ed informatico. E’, quindi, in grado dicollaborare alla progettazione, alla conduzione e all’assistenza di macchine a controllonumerico e di impianti e sistemi automatizzati per la gestione dei processi produttivi.Il corso è estremamente innovativo ed un esempio importante di interazione tra scuola su-periore, Università e mondo del lavoro.Il corso della durata di 1.200 ore di cui 360 di stage ha previsto 15 partecipanti ed harilasciato un certificato di competenze superiori.

ALTRI CORSI DI FORMAZIONE REALIZZATI IN COLLABORAZIONE CON IL CSR TRAINING CENTER (RIMINI)• Tecnico commerciale per il settore arredamento – durata 1.000 ore rivolto a 14 par-

tecipanti • Progettista Cad - Cam per il settore legno durata 1.000 ore rivolto a 14 partecipanti• Tecnico reparto di produzione per il settore legno – durata 1.000 ore rivolto a 14 par-

tecipanti

MASTERMaster universitario di primo livello in ingegneria e management nelle industrie del legnoIl Master universitario di primo livello in Ingegneria del Legno realizzato da Assoform incollaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna attivato nell’AnnoAccademico 2002/2003 è giunto alla sua seconda edizione.Il Master della durata di 1.500 ore di cui 500 di stage si propone di formare professio-nisti in grado di operare in posizioni di responsabilità nell’ambito della progettazione edella produzione di industrie del settore legno. Unico nel panorama formativo italiano sirealizza grazie alla collaborazione con la Fachhochschule di Rosenheim dove la forma-zione in Economia del legna vanta una tradizione di oltre 76 anni. Fino agli anni No-vanta la formazione a livello universitario era unica all mondo, negli ultimi anni alla for-mazione di ingegneri nel settore delle Tecnologie del legno sul modello Rosenheimn sisono aggiunte Canada, Svizzera ed Austria.L’ingegnere del legno è in grado di:• dirigere la produzione di una qualunque industria di seconda trasformazione del set-

tore legno;

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menti di manufatti;• capacità di scelta della tipologia di macchina più idonee alla produzione di un de-

termina manufatto.La durata del corso è stata di 4 settimane.

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Distretto ormativo del Legno Polo Tecnologico di Rimini

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Il sistema produttivo locale

Il settore tessile/abbigliamento riveste un’importanza strategica per la provincia di Rimini.Pur trattandosi di una realtà molto giovane nata non tanto per la presenza di condizionisociali, storiche e/o territoriali particolarmente favorevoli, ma grazie alla volontà e all’in-traprendenza di imprenditori locali che, sul finire degli anni Sessanta hanno dato vita im-prese strutturate, presenta un tessuto produttivo estremamente particolare non solo per lasua elevata specializzazione (in particolare nel comparto maglieria e nel comparto con-fezione), ma anche per la sua composizione dello stesso caratterizzato da un lato da unsistema di medie grandi imprese (capeggiato da AEFFE SpA che lo vedono e Gilmar Di-visione Industrie, ma che comprende anche Fuzzi SpA, Massimo Rebecchi, Teddy SpA,Gruppo Terranova, Interfashion Group, Gruppo Stefanel) e dall’altro costituito da una co-stellazione di piccole medie imprese che producono prevalentemente in conto terzi.La realtà del tessile abbigliamento riminese pur non potendo essere definito a rigore co-me un vero e proprio distretto come quelli legalmente riconosciuti nel panorama italiano,presenta numerose similitudini che possono, a tutti gli effetti, avvicinarlo a quelli di Biella,Prato e Carpi.La visibilità sul panorama provinciale e nazionale si è affermata a seguito dei consistentitassi di crescita dell’occupazione registrate negli ultimi decenni; basti pensare che nel tren-tennio (1970-2000) gli addetti nel tessile sono duplicati grazie all’evoluzione dello statooccupazionale in alcune grandi aziende le quali hanno contribuito a definire la strategi-cità del polo riminese.Da un’indagine contenuta nel progetto “DIMA Rimini – formazione e integrazione nel set-tore moda/tessile/abbigliamento per la provincia di Rimini” realizzato nel 1998 da quat-tro Enti di formazione (Assoform Rimini – soggetto capofila, Enaip, Ecipar ed Irfa) in col-laborazione con le Associazioni sindacati dei lavoratori (Cgil, Cisl e Uil) e delle imprese(Assindustria Rimini, Confartigianato e Cna) e finanziato dalla Regione Emilia Romagnae dal Ministero del Lavoro nell’ambito del “Parco Progetti: una rete per lo sviluppo glo-bale” sono stati evidenziati alcuni aspetti caratterizzanti della realtà locale.Innanzitutto Il distretto riminese del tessile abbigliamento pur avendo un’alta specializza-zione nel comparto della maglieria e delle confezioni si diversifica per la quasi totale as-senza di legami collaborativi tra le aziende. Secondariamente la mancanza di integra-zione tipica delle aziende che si avvicinano al concetto di distretto ha penalizzato il sorgeredi centri di formazione e il sorgere di necessità di nuove figure specializzate nel campo. Ma non solo.

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IL DISTRETTO DELLA MODA NELLA PROVINCIA DI RIMINI

Distretto Formativo del Legno di Rimini

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stico con le nozioni di progettazione, sviluppo dei modelli e gestione della preindustria-lizzazione per mezzo di tecnologie informatiche, stazioni Cad e Cam. Il corso, realizzato in parternariato, rilascerà un attestato di qualifica dove vengono rico-nosciuti come crediti i moduli che gli allievi seguiranno durante l’iter curriculare del III, IV,V anno.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORECorso IFTS “Tecnico Progettista dell’Abbigliamento con competenze Cad-Cam”Il progetto organizzato da ENAIP Zavatta Rimini in collaborazione con Assindustria Rimi-ni, Assoform Rimini, Università degli studi di Bologna – Dip. di Scienze dell’Informazione– Istituto d’Arte Riccione e Cna, Confartigianato nasce come tentativo di rispondere alladuplice esigenza di qualificare una figura professionale di interesse nazionale coerentecon le specificità del percorso formativo IFTS e venire incontro ad un fabbisogno più spe-cifico emerso nel contesto economico-produttivo locale.Il progetto, realizzato nel 2000, ha coinvolto 20 partecipanti e ha avuto una durata di2.050 ore di cui 620 di stage.I destinatari sono stati 20 giovani o adulti disoccupati in cerca di prima occupazione oin condizione lavorativa.

FORMAZIONE PROFESSIONALEModellista con competenze CadIl corso per “Modellista con competenze Cad” organizzato da Assoform in collabora-zione con Assindustria è terminato in maggio 2003 ha formato operatori in grado di im-piegare i vari strumenti informatici alle funzioni lavorative relative alla creazione modelli-stica e alla industrializzazione del prodotto compreso il processo produttivo.Il corso è durato 400 ore di cui 152 di stage ha formato una figura professionale forma-ta è in grado di:• gestire la stazione grafica differenziando le specializzazioni richieste dall’azienda;• eseguire appropriate analisi del capo per la sua industrializzazione;• eseguire il modello, riconoscere il tessuto; la linea, i volumi compresi ed i difetti relati-

vi ai criteri di vestibilità (passaggi di vestibilità, interventi di vestibilità in lunghezza, inlarghezza e per capo tessuto);

• compilare la scheda tecnica del modello;• gestire la stazione grafica in autonomia nelle diverse funzioni;• digitalizzare, inserire dati, archiviare e plottare;• generare, sviluppare e piazzare al computer prototipi di gonne, pantaloni, abiti, ca-

pispalla (classici e casual), capi corsetteria (body), etc.;• operare sul taglio.Tecnico informatico di prototipi dell’abbigliamentoIl corso per “Tecnico informatico di prototipi dell’abbigliamento”, attualmente in fase disvolgimento, è organizzato da Assoform in collaborazione con Assindustria. Il progettorealizzato e seguito nel suo aspetto gestionale da Assoform formerà il personale che sa-prà impiegare i vari strumenti informatici alle funzioni lavorative relative alla creazione mo-dellistica e alla industrializzazione del prodotto compreso il processo produttivo. Il pro-getto formerà dei tecnici modellisti operanti su Cad/Cam con competenze avanzate anchein modellistica manuale.Tale figura professionale sarà in grado di:• gestire la stazione grafica differenziando le specializzazioni richieste dall’azienda;• eseguire appropriate analisi del capo per la sua industrializzazione;• eseguire il modello, riconoscere il tessuto; la linea, i volumi compresi ed i difetti relati-

vi ai criteri di vestibilità (passaggi di vestibilità, interventi di vestibilità in lunghezza, in

PARTE II

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Un altro dato emblematico è che circa tre quarti delle imprese riminesi ha personale chenon ha mai frequentato corsi di formazione/aggiornamento, inoltre solo una minima par-te si è orientata a corsi esterni all’azienda.Da questo si evince una forte necessità di percorsi di formazione dedicati che investonoil campo della formazione del settore tessile abbigliamento ad ampio raggio sia parten-do dall’istruzione nelle scuole superiori per arrivare ai percorsi di alta formazione.La scarsa disponibilità di personale qualificato, la mancanza di una struttura di riferimen-to per il settore che favorisca ed incentivi la nascita, la specializzazione e l’innovazionedelle nuove imprese ha indotto a definire linee strategiche da perseguire per rafforzare leprofessionalità e per rendere l’intero settore maggiormente competitivo ed in grado di co-stituire un solido bacino di occupazione per la forza lavoro.

La filiera formativa

Assoform si è insediata attivamente nella progettazione e nelle realizzazione di interventiriguardanti la formazione nel settore tessile abbigliamento.In particolare Assindustria partecipa sia direttamente sia attraverso forme collaborative conaltri Enti allo sviluppo, all’organizzazione e alla gestione di iniziative capaci di risponde-re al fabbisogno territoriale.Attraverso la partecipazione in Uniturim (Società consortile costituita con la finalità di so-stenere le attività dell’Università degli Studi di Bologna nella sede di Rimini e di promuo-vere la ricerca scientifica, la crescita culturale e imprenditoriale presso aziende ed enti)con il 5% delle quote e facendo parte, attraverso un suo rappresentante, del consiglio diamministrazione Assindustria sostiene e collabora allo sviluppo delle attività legate al set-tore tessile abbigliamento (corsi di laurea, percorsi post laurea e Master universitari di pri-mo livello).Nel 1996, inoltre, Assindustria ha costituito Assoform Rimini, il Consorzio per la forma-zione professionale per rispondere alle esigenze formative delle Imprese associate e cheoggi promuove iniziative di sviluppo aziendale per un costante aggiornamento profes-sionale ed per il potenziamento della capacità competitiva dell’impresa.Nel 2002 Assindustria ha intensificato i già esistenti rapporti con le Scuole locali firman-do un protocollo d’intesa con diversi Istituti Superiori della provincia al fine di garantire unconfronto stabile fra il sistema di istruzione secondario e il sistema d’impresa e strutturarecollaborazione sistematiche.

ISTRUZIONE SECONDARIAModellisti con competenze Cad per gli studenti dell’istituto d’Arte “F. Fellini” di Riccione (RN) Il progetto organizzato da Assoform in collaborazione con Assindustria e con l’Istitutod’Arte “F. Fellini” è un percorso integrato curriculare.Le finalità del corso, attualmente in fase di espletamento, è quella di fornire agli studentidell’istituto d’arte Fellini di Riccione tutta una serie di competenze innovative sempre piùrichieste dalle aziende del settore favorendo quindi l’accesso al mercato del lavoro di fi-gure professionali che hanno conseguito diplomi “deboli” che senza un’appropriata spe-cializzazione, sarebbero difficilmente spendibili. Nello specifico vengono fornite le com-petenze al fine di poter sviluppare i modelli dei capi di abbigliamento, gestire le frasi dipre-industrializzazione, il tutto tramite l’assistenza di adeguate strumentazioni informatiche(stazioni Cad e Cam)L’attività formativa è indirizzata agli studenti del III anno dell’Istituto che proseguiranno ilcorso durante lo svolgimento del IV e V anno con l’obiettivo di integrare le competenze diprogettazione e modelleria dei capi di abbigliamento acquisite durante il periodo scola-

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to pensato per formare un Collection Product Manager ovvero un responsabile dell’interociclo di produzione di una collezione di moda. Il Master della durata di 1.500 ore di cui 500 di stage forma un manager in grado distudiare i trend evolutivi e i flussi di moda, di anticipare le tendenze, di strutturare la col-lezione, di collaborare alle fasi di organizzazione. Sarà inoltre in grado di seguire l’iterdella vendita attraverso opinion leader e gruppi d’acquisto. Il Master presieduto da Alberta Ferretti (AEFFE) era stato inizialmente ideato per formaredue diverse figure professionali per il settore tessile abbigliamento: il Marketing Managere il Creative Manager in grado di ricoprire posizioni di responsabilità per la definizionedi linee strategiche e operative nelle specifiche aree in cui andranno ad operare.La prima edizione del Master ha visto coinvolte molte realtà aziendali a livello nazionalee locali. Sensibili sono state le forma collaborative e i rapporti che si sono instaurati al ter-mine del percorso didattico.Il Master in Produzione e Cultura della Moda iniziato a febbraio 2003 e terminato a di-cembre 2003 si è svolto presso la sede di Assoform Rimini.

FORMAZIONE CONTINUA Il progetto Tecnomodel è stato organizzato da Assoform e si è svolto da settembre 2000a giugno 2001. Il corso della durata di 1.280 ore ha riguardato la formazione di per-sonale interno di Aeffe.L’azienda avendo scelto come propria strategia il costante e continuo innovamento tec-nologico e di qualità ha acquistato nuovi software delle più recenti generazioni del siste-ma Gerber Technology per il reparto modellistico. Questo ha comportato un aggiorna-mento dei dipendenti e la crescita della loro professionalità. L’intervento ha coinvolto n. 23 modellisti ed aveva l’obiettivo di realizzare una formazio-ne per gruppi omogenei operanti nelle aree:• creazione modellistica;• area modifica e sdifettanmento modelli (campionario e produzione).Il percorso formativo si è svolto attraverso n. 4 sottoprogetti:• le nuove tecniche modellistiche industriali donna;• il ciclo tecnico informatizzato sul sistema Gerber;• le nuove procedure di P.D. 2000;• creazione modellistica a video computer.Al termine è stato rilasciato un attestato di frequenza.

ALTRI CORSI REALIZZATI:• Teddy SpA della durata di 77 ore;• QMP Qualità Materiali Prodotto (AEFFE SpA) della durata di 307 ore.

ATTIVITÀ NORD SUDTirocini Nord SudGli stage formativi organizzati e gestiti da Assoform dal 29 gennaio 2003 al 7 febbraio2003 della durata di 120 ore avevano l’obiettivo di fornire ai tirocinanti competenze at-te a definire ed interpretare un disegno tecnico, a scegliere e abbinare i materiali alle pro-poste stilistiche e saper eseguire una corretta trasformazione di modello industriale. I con-tenuti didattici hanno riguardato tra gli altri anche project work di gruppo e sono statisviluppati presso il cento di formazione AEFFE (San Giovanni in Marignano).

Progetto DimaLe strategie dei distretti del tessile abbigliamento e la realtà localeIl progetto “DIMA Rimini – formazione e integrazione nel settore moda/tessile/abbiglia-

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larghezza e per capo tessuto);• realizzare la geometrizzazione tecnica degli schizzi delle collezioni;• compilare la scheda tecnica del modello;• gestire la stazione grafica in autonomia nelle diverse funzioni;• digitalizzare, inserire dati, archiviare e plottare;• generare, sviluppare e piazzare al computer prototipi di gonne, pantaloni, abiti, ca-

pispalla (classici e casual), capi corsetteria (body), etc.;• operare sul taglio.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERIl corso di laurea in Culture e Tecniche del Costume e della Moda istituito dall’Universitàdegli studi di Bologna Polo Scientifico didattico di Rimini – Facoltà di Lettere e Filosofia –vuole preparare i giovani ad affrontare le problematiche culturali, tecnologiche, produtti-ve e creative del settore della moda, del design e del costume. Il corso di laurea triennale nasce nel 2000 (risale invece al 1997 la prima realizzazionedel diploma di laurea) ed è stato supportato nei primi anni di funzionamento da UniturimSpA (società consortile nata nel 1992 con la finalità di sostenere le attività dell’Universitàdegli Studi di Bologna nella sede di Rimini e di promuovere la ricerca scientifica, la cre-scita culturale e imprenditoriale presso aziende ed enti enti).Il corso è stato pensato e articolato in modo che i laureati possano avere un’adeguatapreparazione per accedere ad attività professionali in diversi ambiti dell’industria del fa-shion. Il corso, che vede coinvolti importanti nomi dell’industria della moda locale comeAlberta Ferretti (AEFFE SpA) e manager della Gilmar Divisione Industrie SpA, parte dall’i-deazione del prodotto per arrivare alla sua realizzazione; della comunicazione specia-lizzata occupandosi contemporaneamente dell’attività costumista collegata all’industriadello spettacolo, del merchandising, del layout, dei punti vendita e dell’organizzazioneaziendale. Il tirocinio formativo prevede l’inserimento in aziende locali con ampie possi-bilità di collaborazioni a lungo termine. Il corso di laurea ha una durata di 3 anni.Il corso di laurea in Sistemi e Comunicazione della moda attivato nell’Anno Accademico2003/2004 è il più recente tentativo attivato nel territorio riminese per offrire un percor-so integrato relativo al settore moda. Il corso di occupa a livello specialistico di moda nella piena consapevolezza che essa èal tempo stesso un gioco comunicativo e una ramificata realtà economica.Con questi intendimenti, il corso di laurea si dedica alla formazione di una figura con com-petenze precise ma altamente adattabili ai processi produttivi e culturali, che riveste unruolo di importanza strategica nei sistemi della moda; una figura trasversale dotata di ca-pacità progettuali e attitudini che tengono conto di tutte le fasi della catena della moda,un operatore con identità tanto precisa quanto mutevole, che sa considerare tutte le fasidella catena della moda.L’attivazione del corso di laurea specialistica ha rafforzato la presenza dell’Università diBologna nella realtà di Rimini con una proposta che intende coltivare e arricchire le rela-zioni con i soggetti economici e culturali del territorio riminese.Assindustria Rimini come membro del Consiglio di amministrazione di Uniturim collabora e so-stiene l’organizzazione didattica del corso. La laurea specialistica ha la durata di 2 anniIl Master universitario di primo livello in Produzione e Cultura della Moda realizzato daAssoform Rimini in collaborazione con l’Università di Bologna Facoltà di Lettere e Filoso-fia è stato attivato nell’Anno Accademico 2002-2003 ed è giunto alla sua II edizione.Originariamente nato come percorso formativo di 1.625 ore (di cui 500 di stage) e ini-zialmente progettato come percorso in grado di formare due diverse figure professionaliè stato presentato nell’Anno Accademico 2003/2004 con qualche modifica progettua-le. Il nuovo Master universitario di primo livello in Produzione e Cultura della moda è sta-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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mento/per la provincia Di Rimini” è stato realizzato da quattro enti di formazione (As-soform Rimini – soggetto capofila – Enaip, Ecipar, ed Irfa) in collaborazione con le Asso-ciazioni sindacali dei lavoratori (Cgil, Cisl, e Uil) e dalle imprese (Assindustria Rimini, Con-fartigianato e Cna) e finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dal Minestero del Lavoro,nell’ambito del Parco progetti: “una rete per lo sviluppo globale”.Gli obiettivi del progetto erano finalizzati alla formazione e allo sviluppo integrato del set-tore tessile/abbigliamento nella Provincia di Rimini, privilegiandone le ricadute occupa-zionali e lo sviluppo tecnologico e qualitativo delle piccole e medie imprese.Il progetto ha previsto sei azioni, tre delle quali non corsuali, le quali sono state finalizzateal rafforzamento e alla creazione di una rete di relazione fra le piccole e le grandi im-prese locali per lo sviluppo di fornitura sempre più consolidati e autopropulsivi per il set-tore e l’economia.Attraverso le azioni formative si è voluta incentivare l’occupazione, soprattutto femminile.Elemento cardine del progetto era infatti quello di formare giovani al fine di specializza-re forza lavoro locale sempre più richiesta dalle aziende del settore e nello steso tempo,sensibilizzare i giovani in uscita dagli istituti scolastici, orientandone le scelte d’impiego eimprenditoriali verso il settore tessile abbigliamento.Il coordinatore generale del progetto DIMA è stato il Dott. Enrico Tedaldi (funzionario diAssindustria).In particolare le sei azioni hanno riguardato:• Azione 1: Ricerca – Le strategie dei distretti del tessile/abbigliamento e la realtà lo-

cale”In questa fase si è ottenuto un report circa lo scenario macroeconmico del settore tes-sile ad abbigliamento, circa le principali tendenze del settore in Italia, le caratteristi-che strutturali del settore, i problemi e le tendenze dei distretti.

• Azione 2: Focus Group ed attività di sensibilizzazione per il sistema socio-economico”Tale azione è stata indirizzata a supportare e sostenere tutte le azioni del progetto (ri-cerca, corsi di formazione, assistenza tecnica alle imprese) e a promuovere e realiz-zare momenti d’incontro sia con le imprese (sensibilizzarle sulle iniziative in atto) siacon i giovani e gli studenti (informarli sulle possibilità di effettuare tirocini presso le azien-de).

• Azione 3: Modellista con Competenze CadIl corso della durata di 800 è iniziato nel marzo 1999 ed è terminato nel giugno 2000e ha visto la partecipazione di 12 allievi. L’attività didattica è stata svolta presso il centro di formazione di AEFFE SpA (San Gio-vanni in Marignano).

• Azione 4: Operatrice di confezioneIl corso, della durata di 660 ore di cui 300 di stage, è stato avviato nel mese di di-cembre 1999 ed è terminato nel giugno 2000. Le allieve iscritte al corso sono state14 quelle che lo hanno portato a termine 10.Il corso ha trattato tematiche concernenti l’orientamento, l’organizzazione aziendale,l’autoimprenditorialità, tessuti e modelli, gli strumenti di lavoro e le fasi di confeziona-mento.Buona parte del corso di è svolta presso i laboratori attrezzati per il confezionamento.

• Azione 5: Tecnico progettista dell’abbigliamentoIl corso ha avuto inizio il 12 maggio 1999 e si è concluso in aprile 2000.Hanno partecipato 11 corsiste diplomate e disoccupate con esperienze scolasticheomogenee anche se diversa era la conoscenza del settore moda e le competenze iningresso possedute relativamente alla figura professionale definita dal progetto.L’attività di formazione di è svolta a San Giovanni in Marignano presso il centro di for-mazione AEFFE SpA.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Le aziende che hanno ospitato i corsisti in stage sono state: Gilmar, AEFFE, Interfashione Taddei.

• Azione 6: Assistenza alle impreseTale azione prevede l’assistenza e consulenza alle imprese del settore sotto forma disupporto alla definizione di progetti imprenditoriali, orientamento alle specializzazio-ni produttive con le maggiori potenzialità di mercato, definizione dell’investimento ot-timale, aiuto nella ricerca di clienti e fornitori. Sono state realizzate 400 ore di consu-lenza a 20 imprese.

PARTE II

169

Distretto Formativo - Tessile abbigliamento Rimini

FORMAZIONE SUPERIORE

IFTS Tecnico progettista dell’abbigliamentocon competenze CAD-CAM

(Certificato specializzazione Tecnica superiore)+

Tecnico informatico di prototipi dell’abbigliamento

(Qualifica superiore di IV livello)+

Modellista con competenze CAD (Qualifica superiore di IV livello)

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo Tessile-Abbigliamento di Rimini

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Il settore moda

L’Istituto Internazionale per Fashion, Design e Marketing, è sorto a Firenze nel 1986 periniziativa dell’Associazione Industriali di Firenze e dei Comuni di Firenze e Prato, con l’o-biettivo di fornire una formazione professionale di alta qualità a studenti di tutto il mondodestinati ad entrare nelle più prestigiose aziende della moda in Italia e all’Estero.Secondo e non meno importante obiettivo, è quello di creare un’intesa sempre più strettatra la realtà produttiva ed il mondo accademico, a confronto con il panorama interna-zionale.Polimoda è membro della International Foundation of Fashion Technical Institutes (IFFTI) edè considerato punto autorevole nella promozione della cultura della moda e del designitaliano nel mondo.Polimoda vive una costante tendenza positiva che ha dato risultati qualitativamente e quan-titativamente particolarmente significativi soprattutto negli ultimi tre anni.Innanzi tutto è stata aumentata la rispondenza tra l’attività formativa dell’istituto e le esi-genze espresse dalle imprese (piccole, medie e grandi) che sono state anche direttamentecoinvolte nell’attività didattica, facendo lavorare gli allievi su progetti concertati e verifi-cati direttamente dalle aziende. E’ stata rafforzata la presenza di Polimoda sul territorio, effettuando interventi formativi insedi esterne (Figline) e aprendo una nuova sede su Prato, più ampia e funzionale dellaprecedente.In parternariato con i maggiori esponenti del mondo della ricerca accademica e tecnicain Toscana, con le imprese, gli artigiani e le loro associazioni, il Polimoda partecipa a pro-getti di ricerca di innovazioni e applicazione tecnologica in tutti i settori della Moda, dan-do un forte contributo al territorio e stringendo solidi legami di rete.ANCI ha inoltre individuato Polimoda quale il centro formativo di eccellenza su tutto il ter-ritorio nazionale per quanto inerisce il design e marketing applicato al settore calzaturiero.Polimoda estende le proprie attività anche al campo editoriale attraverso il lancio di unacollana di libri “Fashion Marketing” edita da Franco Angeli: tale collana intende essereuno strumento per gli operatori del settore per approfondire il rapporto tra moda, marke-ting e comunicazione. “Moda e Innovazione Tecnologica” e “La Scommessa dell’Intimo”i primi due titoli ad essere pubblicati.Notevolmente incrementata, soprattutto nell’ultimo anno, la partecipazione a mostre edeventi il cui profilo è sempre più teso agli standard aziendali. Gli allievi sono aumentati con un incremento medio del 14% annuo, passando dai 382dell’Anno Accademico 1999/2000 ai 605 dell’Anno Accademico 2002/03. E’ di con-

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I SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI A FIRENZE

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ti tutti i tipi di integrazione con i vari livelli di formazione e i partner dei corsi (SPEF, FSEUnione Europea, Ministero del Welfare e Politiche Sociali, Regione Toscana, Provincia diFirenze, Consorzio Formedil Toscana, etc.):• a partire dal 1978 la Scuola ha proposto corsi a tempo pieno di formazione iniziale

per i giovani all’uscita della scuola dell’obbligo (Corso per Operatore Edile poliva-lente).

I corsi rivolti ai giovani sono stati preceduti da una approfondita discussione sul modo diaffrontare questo tipo di formazione: se dar vita a strutture scolastiche ad hoc come mol-te scuole edili avevano già fatto o si apprestavano a fare, più o meno imponenti secon-do le risorse a disposizione; oppure concentrare l’insegnamento in “cantieri scuola”, al-lora un’esperienza del tutto unica in Italia (e assai rara in Europa), creati grazie allacollaborazione con gli enti locali per la quale sono stati ristrutturati molti immobili pubbli-ci di notevole valore storico e architettonico.E’ stato scelto il cantiere scuola, luogo che avvicina la scuola ad una impresa, con sedididattiche legate alla durata del cantiere, anticipando molti dei concetti divenuti poi cor-renti (e di moda), soprattutto se definiti in inglese (full immersion, learning by doing).L’intervento in cantieri scuola anche di grande valore storico ed architettonico ha portatola SPE a qualificarsi sempre più nel settore del restauro architettonico.L’intervento restaurativo al Casone di Sorgane (una Villa del ‘500) e al Parco di Villa De-midoff (un complesso di strutture del periodo mediceo) porta ad una accentuazione degliaspetti tecnici, culturali e professionali legati al settore del restauro architettonico, dove laSPE ha acquisito, attraverso la proposta di corsi relativi al restauro dei materiali lapidei,delle strutture di legno, dei giardini storici, degli intonaci decorativi e stucchi, etc., realiz-zati sempre in collaborazione con prestigiosi centri operanti a Firenze (Università, Opifi-cio delle Pietre Dure, Istituto Nazionale del Legno/Cnr), una esperienza e una conoscenzanotevoli.• Corsi inseriti nel percorso dell’Apprendistato, rivolti a giovani che hanno completato il

primo ciclo scolastico (ex terza media), che devono assolvere all’obbligo formativo eche vogliono conseguire le capacità tecniche per divenire lavoratori qualificati. Que-sti corsi vedono anche il coinvolgimento dell’Istituto Tecnico per Geometri “G. Salve-mini” di Firenze.

• Corso per “Assistente di cantiere”, svolto in collaborazione con la Regione Toscanaed Elea/Olivetti. Riproposto regolarmente ogni anno (a partire dal 1992), rappresentaoggi una delle azioni “istituzionali” di maggior successo della SPE rivolto a giovani di-plomati.

• Corso per “Capo squadra capo cantiere”, rivolto a giovani diplomati, con l’utilizzodi voucher formativi messi a bando dalla Provincia di Firenze.

• Progetto di Istruzione Formazione Superiore Integrata denominato “Direttore di cantie-re”, i cui partners sono: l’Istituto Tecnico per Geometri “G. Salvemini (con il quale i pro-getto è stato elaborato e viene gestito); i dipartimenti dell’Università di Firenze di In-gegneria Civile e Processi e Metodi dell’Edilizia; il Consorzio Firenze Servizi (SezioneEdilizia – Associazione degli Industriali).Con questo progetto la Scuola Professionale Edile di Firenze si è posta come interser-zione tra sistema dell’istruzione e sistema della formazione, offrendo ai giovani l’op-portunità di completare l’obbligo scolastico (oggi a 15 anni e domani a 18) attraver-so l’acquisizione di una qualifica professionale (a scuola o nell’apprendistato) e dicrediti formativi adeguati alla eventuale prosecuzione degli studi.

PARTE II

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seguenza aumentato il numero di studenti immessi in stage, passati dai 104 del 1999/2000ai 253 del 2002/2003; studenti che per il 95% vengono assunti presso le imprese ospi-tanti.E’ stata aperta a Prato una sede molto più ampia e funzionale (1.000 mq disposti su duepiani) in viale Montegrappa che ospita macchinari ad alto contenuto tecnologico. Que-sti macchinari sono stati forniti in comodato gratuito dalle ditte Stoll e Shima, due dellemaggiori aziende produttrici di macchine elettroniche da maglieria a livello globale checonsentono di svolgere sia corsi di formazione all’avanguardia che servizi di prototipiaper le imprese.Riportiamo di seguito le attività realizzate dal Polimoda nelle quali vengono evidenziatele integrazioni con i vari livelli di formazione, premettendo che è stato aumentato il nu-mero dei corsi, puntando ad un’offerta più diversificata al fine di essere più rispondentealle necessità segnalate dalle aziende. Infatti, oltre ai corsi di alta formazione (Design e marketing), è stato aumentato il numerodi corsi tesi a formare personale tecnico (modellisti e tecnici Cad-Cam) estremamente ri-chiesti sia dalle piccole che dalle medie e grandi imprese. In forte aumento anche i corsipost-laurea (Management) con un significativo ventaglio di specializzazioni. Dal 2001Polimoda ha avviato anche un programma di corsi estivi di breve periodo su un ampioventaglio di tematiche. Significativi anche i corsi inseriti nel percorso dell’Apprendistato,rivolti a quei giovani che, dovendo assolvere all’obbligo formativo, desiderano conseguirele capacità tecniche per divenire personale qualificato. Queste attività corsuali vedono ilcoinvolgimento dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Caterina de’ Me-dici-Tornabuoni” di Firenze.• Corso “Foundation” rivolto a inoccupati (anche non diplomati);• Corso triennale, rivolto a diplomati delle scuole medie superiori, in “Design di Moda”; • Master, rivolto a laureandi, in “Marketing Management for fashion – Beauty and co-

smetic” oppure Master in “Concet brand image”.

Il settore edilizia

La Scuola Professionale Edile di Firenze, nata nel 1962, è una Associazione senza fini dilucro istituita in adempimento del Ccnl dell’edilizia, al fine di elaborare, organizzare edattuare attività di formazione, aggiornamento e qualificazione professionale nel settoredelle costruzioni. Essa è gestita in modo paritetico dalle organizzazioni degli imprenditori aderenti alla As-sociazione degli Industriali e dalle Organizzazioni dei lavoratori aderenti a Fillea/Cgil,Filca/Cisl, Feneal/Uil. L’ente paritetico rimane ancora oggi una soluzione esemplare perchi intenda affrontare concretamente i problemi del mercato del lavoro, per i quali la for-mazione professionale rappresenta uno strumento indispensabile.La Scuola Professionale Edile cura l’intero ciclo della formazione professionale relativo alsettore delle costruzioni: formazione di base, aggiornamento e riqualificazione profes-sionale dei lavoratori e dei tecnici, orientamento professionale, apprendistato, corsi postdiploma e master. Una particolare attenzione è dedicata alla formazione integrata, sia superiore, sia per l’a-dempimento dell’obbligo scolastico.E’ per questo motivo che la Scuola Professionale Edile, sicuramente, può rappresentareuno dei più significativi esempi di Struttura operante nell’ambito di un vero e proprio PoloFormativo che, ormai da 40 anni, crea competenze, competitività delle imprese ed oc-cupabilità dei giovani (il 98% degli allievi trova lavoro).Si riportano, di seguito, le attività realizzate dalla Scuola nelle quali vengono evidenzia-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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Il settore meccatronico

La Scuola Superiore di Tecnologie Industriali è stata fondata nel 1995 per iniziativa del-l’Associazione degli Industriali, del Comune di Firenze, della Provincia di Firenze e dellaCamera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, con la finalità principale di of-frire una formazione qualificata nel settore delle tecnologie industriali e per dare una ri-sposta alle imprese nella loro ricerca di personale specializzato.La scuola si inquadra principalmente nell’attività di formazione professionale post-diplomaaffiancandosi alla Scuola di Scienze Aziendali, al Polimoda e alla Scuola ProfessionaleEdile operanti a Firenze in altre aree specifiche.Organizza per diplomati e laureati corsi specialistici di alta qualificazione nel settore in-dustriale e delle nuove tecnologie di varia durata (da corsi di 6 mesi a corsi biennali). E’ situata in prossimità dell’Istituto Tecnico Industriale e Professionale “Leonardo da Vinci”con il quale svolge una importante attività di collaborazione, con l’utilizzo di laboratori dimeccanica, elettronica, telecomunicazioni e chimica.In stretta collaborazione con le Aziende, la didattica è orientata allo studio ed alla solu-zione di “casi reali”.Particolare importanza viene data alla collaborazione con Scuole di Formazione di altripaesi, soprattutto in Europa, con scambio di studenti, per i programmi didattici e per l’in-dividuazione di nuove figure professionali sempre aggiornate alla rapida evoluzione del-la realtà attuale.Gli Stages in azienda, previsti per la maggior parte dei corsi, completano il periodo diformazione.Si riportano, di seguito, le attività realizzate dalla Scuola che può certamente rappresen-tare una Struttura operante sul territorio provinciale fiorentino nell’ambito di un Polo For-mativo creando competenze, competitività e occupabilità dei giovani (il 95% degli allie-vi trova lavoro) nel c.d. settore “Meccatronico”.• Corsi inseriti nel percorso dell’Apprendistato, rivolti a giovani che hanno completato il

primo cicolo scolastico e che devono assolvere all’obbligo formativo. Tali percorsi so-no svolti in collaborazione con l’Istituto Tecnico Industriale “”L. da Vinci” di Firenze.

• Corsi di formazione (sviluppo professionale) per giovani diplomati e laureati per la lo-ro formazione su tutti i fondamenti del networking, sistemi operativi, autoCad per il di-

PARTE II

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RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Studenti in stage

0

50

100

150

200

250

300

-27,50%+31,03%

+36,84%

+55,77%

+22,22%

+27,78%

segno bidimensionale, progettazione applicazioni web di tipo dinamico con collega-metno a database relazionali;

• Master e corsi di specializzazione per giovani diplomati e laureati, comprensivi di sta-ge aziendale, in “Progettazione e produzione industriale” e in “Organizzazione azien-dale”;

• Percorso formativo IFTS “Tecnico superiore di industrializzazione del prodotto e delprocesso nel settore calzaturiero” svolto in partenariato con l’Università degli Studi diFirenze;

• Per ultimo, e non certo per importanza, si evidenzia l’attività formativa inserita nel Ci-sco Networking Academy Program; si tratta di un programma di studi teorico/praticiche consente agli studenti di imparare a progettare, realizzare e mantenere e gestirereti di telecomunicazioni (Fondamenti di networking, procedure di installazione del ca-blaggio, concetti di networking avanzato, regole e strategie per l’indirizzamento IP) al-la fine del quale si consegue il titolo di Cisco Networking Academy Program Graduate.

Studenti in stage

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Il sistema produttivo locale

L’economia della Provincia di Grosseto, se suddivisa per grandi settori, evidenzia una for-te prevalenza terziaria e agroalimentare. La propensione agricola della Maremma è so-stanzialmente dovuta ad una lunga tradizione contadina che ha saputo inserirsi moder-namente nel mercato regionale, nazionale e comunitario. Il sistema delle imprese agroalimentariè oggi una importante componente del tessuto economico provinciale che trova un vali-do supporto sia nel forte grado di meccanizzazione agricola, sia nelle opere infrastruttu-rali, civili e di sostegno finanziario. Il ramo economico agroalimentare produce quasi il6% della ricchezza provinciale, quindi proporzionalmente più della corrispondente quo-ta regionale e nazionale.I prodotti tipici maremmani sono i seminativi, grano, pane, vino, olio, ortaggi. Cospicuisono i prodotti dell’allevamento, soprattutto caseari di origine ovina. Tali cibi hanno tuttiottimi e riconosciuti caratteri qualitativi che permettono agli operatori privati e alle istitu-zioni di promuoverli attraverso marchi di qualità.Menzioniamo infine il settore della pesca che sta realizzando altissimi standard in termi-ni di qualità del prodotto.In questo contesto notevoli sono le potenzialità del settore grossetano connesse soprattut-to alla trasformazione e valorizzazione commerciale dei prodotti locali. In tal senso risul-ta essere di grande importanza l’essere stati riconosciuti come “Distretto Rurale d’Europa”sottolineando la vocazione del nostro territorio.

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALEIl servizio Formazione Professionale della Provincia di Grosseto ha promosso e realizza-to con la collaborazione delle agenzie formative locali molti interventi finalizzati alla for-mazione di base di tecnici capaci di operare nei vari settori di interesse: agricoltura, ga-stronomia locale, pesca, itticultura, caseario e vitivinicolo.

ISTRUZIONE SECONDARIAA Grosseto è presente l’istituto tecnico “Leopoldo di Lorena” per l’ambiente, l’agricoltura,e la chimica biologica il quale promuove una formazione di base a sostegno dell’impre-sa agroalimentare attraverso curricula al servizio sia della filiera agricola tradizionale chedi quella innovativa che fa riferimento all’agricoltura biologica ed agroalimentare.

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IL DISTRETTO GROSSETANO DELL’AGROALIMENTARE

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ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREL’Associazione degli Industriali di Grosseto con la collaborazione della Provincia di Gros-seto ha realizzato ed ha partecipato, attraverso la sua agenzia formativa Giano Ambiente,ad una serie di percorsi di formazione superiore (IFTS) a servizio del settore agroalimen-tare come “Esperto in produzioni ittiche”, “Esperto in viticoltura”, “Esperto in processi e tec-nologie dell’agroalimentare”.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERL’Università degli Studi di Siena a Grosseto ha realizzato, come percorso di I livello, lalaurea in ”Economia dell’ambiente e del turismo sostenibile” e, come percorso di II livel-lo, la laurea in “Tecnologie di Monitoraggio e di Recupero Ambientale”. Questi percorsinon sono finalizzati direttamente al settore ma, comunque sono per lo stesso una impor-tante forma di supporto.Attualmente è stato lanciato da parte dell’Università di Siena un Master a Grosseto fina-lizzato a creare figure professionali che, seppur non riferite direttamente al settore agroa-limentare, sono comunque ad esso complementari: “Economia e gestione dello svilupporurale di qualità”.

FORMAZIONE CONTINUAGrazie alla collaborazione della locale Associazione Industriali e delle sue agenzie for-mative sono stati realizzati numerosi interventi formativi finalizzati a rinforzare e rinnovaretutta una serie di competenze relative alle problematiche della qualità e delle sicurezzaaziendale. Inoltre sono stati realizzati programmi di alfabetizzazione informatica per tuttii soggetti senza competenza di base presenti nell’industria agroalimentare.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo di Grosseto Polo Agroalimentare

Formazione professionale:Agricoltura, Biologico, Itticultura

Gastronomia,Vitivinicolo

IFTS:• Esperto in produzioni ittiche

• Esperto in viticoltura• Esperto in processi e tecnologie

dell’agroalimentare

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Il sistema produttivo locale

La Provincia di Grosseto, una delle più estesa d’Italia, presenta una grande varietà e ca-ratterizzazione ambientale. La morfologia e le caratteristiche del territorio evidenziano que-sta enorme ricchezza e diversità che è stata alla base del grande sviluppo del settore turi-stico. Nel corso degli anni la società civile grossetana ha maturato la convinzione che ilpatrimonio ambientale presente nel territorio potesse diventare un fattore di innesco di altree differenti attività economiche e produttive. L’obiettivo primario da raggiungere è senzadubbio quello di superare i limiti attuali del settore turistico caratterizzato da un’altissima sta-gionalità connessa soprattutto al turismo balneare. Lo sfruttamento delle peculiarità e bel-lezze ambientali, la mitezza e l’accoglienza del clima permetterebbero il pieno sfruttamentodi tutte le risorse. A tal proposito è stata programmata una politica ambientale di tutela e disviluppo che da un lato preservi e dia valore all’esistente e dall’altro recuperi situazioni dicrisi o di degrado. Quindi è nata una vera e propria industria dell’ambiente che si basaproprio sullo sfruttamento sostenibile delle risorse del territorio permettendo anche ad altricomparti produttivi (agroalimentare, ittico, commercio, artigianato locale, turismo gastro-nomico, turismo culturale legato in particolare al patrimonio archeologico) di crescere alsuo fianco. E’ nato cioè un modello/distretto della sviluppo sostenibile legato al possibilevalore aggiunto che l’ambiente “Maremma” è in grado di catturare dal mercato.

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALEIl servizio Formazione Professionale della Provincia di Grosseto ha promosso e realizza-to con la collaborazione delle agenzie formative locali molti interventi finalizzati alla for-mazione di base di guide turistiche ed ambientali e di una serie di figure tecniche capa-ci di valorizzare, far conoscere, tutelare le peculiarità dell’ambiente. Si sottolinea il ruologiocato anche dalle agenzie formative dell’Associazione Industriali: Giano Servizi e Gia-no Ambiente, che hanno realizzato diverse attività formative per creare delle figure pro-fessionali di interesse trasversale, in quanto competenti sulla sostenibilità del territorio e sul-le nuove tecnologie dell’informazione.

ISTRUZIONE SECONDARIAA Grosseto è presente l’istituto tecnico “Leopoldo di Lorena” per l’ambiente, l’agricoltura,e la chimica biologica, il quale promuove una formazione di base a sostegno dell’impresa

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IL DISTRETTO GROSSETANO AMBIENTALE

Distretto Formativo Agroalimentare di Grosseto

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ambientale e l’Istituto Professionale “Einaudi” che propone un indirizzo turistico agli iscrit-ti. A Massa Marittima il chimico minerario che ormai svolge formazione ambientale a tut-to spettro.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREL’Associazione degli Industriali di Grosseto con la collaborazione della Provincia di Gros-seto ha realizzato ed ha partecipato, attraverso la sua agenzia formativa Giano Ambiente,ad una serie di percorsi di formazione superiore (IFTS) a servizio del settore ambientalecome “Tecnico esperto in bonifiche e nel ripristino ambientale” svolto in collaborazionecon l’Università di Siena e finalizzato a riqualificare la figura del perito minerario, e, sem-pre in collaborazione con l’Università di Siena “Tecnico per la gestione delle risorse ter-mali ed il patrimonio ambientale” per valorizzare e potenziare le risorse umane in un set-tore in grande espansione.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERL’Associazione è presente sia nel capitale della Società che gestisce il Polo Universitariogrossetano che nel Comitato tecnico scientifico di esso.L’Università degli Studi di Siena a Grosseto ha realizzato, come percorso di I livello, lalaurea in ”Economia dell’ambiente e del turismo sostenibile” e, come percorso di II livel-lo, la laurea in “Tecnologie di Monitoraggio e di Recupero Ambientale”. Attualmente è stato lanciato da parte dell’Università di Siena un Master a Grosseto fina-lizzato a creare figure professionali riferite direttamente al settore ambientale: “Economiae gestione dello sviluppo rurale di qualità”, “Biomonitoraggio e gestione della fascia co-stiera”, “Archeologia territoriale e gestione informatica dei dati archeologici”.

RICERCAL’associazione Industriali ha promosso, in collaborazione con L’università di Siena ricer-che e studi per la tutela ed il monitoraggio di importanti bacini acquiferi nonché modelliper il loro monitoraggio. Sempre con l’università i Siena e la società di servizi dell’Asso-ciazione: Giano Ambiente srl ha sviluppato una ricerca applicata, sperimentazione e bre-vettazione su alcune situazioni di impatto ambientale quali le alghe, i fanghi dei depu-ratori urbani, i gessi di risulta da processo chimicoproduttivo, arrivando ad un “terriccio”brevettato e denominato alfages, ottimo per le fasi finali dei ripristini ambientali da pian-tumare e diminuendo fortemente quindi, l’impatto ambientale altrimenti dovuto al conferi-mento in discarica dei suddetti elementi.Ricordiamo infine la sperimentazione in atto per la coltivazione di mitili e produzione diostriche attraverso metodologie innovative nella laguna di Orbetello.Il monitoraggio e la tutela delle captazioni termali, lo studio delle acque di allevamento it-tico in laguna.Sono anche in atto ricerche per le produzioni di energia elettrica da fonti rinnovabili.

FORMAZIONE CONTINUASu tutte queste filiere ambientali, le agenzie formative dell’Associazione hanno innescatoe continuano a proporre percorsi formativi di base e di specializzazione.Grazie alla collaborazione con l’Università di Siena e di Pisa, sono stati realizzati nume-rosi interventi formativi finalizzati a rinforzare e rinnovare tutta una serie di competenze re-lative alle problematiche della qualità nel settore ambientale.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004 PARTE II

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Distretto Formativo ambientale Grosseto

Guide turistiche Ambientali

Tecnici per laTutela ambientale

IFTS

“Tecnico esperto in bonifiche e ripristino

ambientale ”Tecnico per la gestionedelle risorse termali e

patrimonio ambientale”

IMPRESASETTORE PRODUTTIVO

FORMAZIONE CONTINUARICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo Ambientale di Grosseto

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Il sistema produttivo locale

Il distretto industriale pratese si estende su un’area di 700 kmq dove risiedono circa330.000 persone. Prato rappresenta la più importante concentrazione territoriale di attività tessili e livello ita-liano ed europeo. Le attività tessili costituiscono la base economica, il motore, di un’areache conta complessivamente 143.000 occupati e che ha visto in 50 anni un incrementodel 123% della popolazione residente, passata dalle 148.660 unità del 1951 alle330.790 attuali. Nel settore tessile abbigliamento operano 43.000 addetti (30% del to-tale degli occupati nel distretto) e sono attive 8.200 imprese. Ai mercati esteri si rivolgecirca il 60% della produzione. I partner più importanti sono i paesi dell’Unione Europea(in particolare Germania e Francia); altri mercati primari sono l’Asia (Giappone, HongKong, Corea) e il Nord America.Il tratto originale dell’industria tessile pratese è dato dal suo particolare disegno organiz-zativo fondato su una fitta trama composta da migliaia di piccole o piccolissime imprese:i 43.000 addetti del settore T&A sono distribuiti per una media di 6/7 lavoratori perazienda.Il distretto industriale pratese è specializzato nella produzione di:filati per maglieria e tessitura; tessuti per abbigliamento; tessuti per arredamento; altri tipidi tessuti (calzature, tecnici, etc..); maglieria; abbigliamento.Vi opera anche un gruppo consistente di costruttori di macchine tessili (impianti di filatura,ritorcitura, tintoria, finissaggio e per la produzione di non tessuti) e di altre industrie fun-zionalmente legate al tessile (chimica per il tessile, produzione di prodotti e imballaggi diplastica o carta per il tessile, etc.).

La filiera formativa

FORMAZIONE PROFESSIONALEAlla metà degli anni Novanta, con lo smantellamento dei vecchi centri di formazione pro-fessionale, nel territorio provinciale si è costituita un’agenzia formativa – Fil SpA – a ca-pitale misto pubblico privato (soci Provincia e comuni dell’area, categorie artigiane e so-cio privato di maggioranza un organismo bilaterale costituito da Unione Ind.le Pratese eOo.Ss). Nel corso di questi anni Fil SpA ha organizzato e gestito le principali attività for-mative per giovani: dai corsi di qualifica di primo livello fino alla gestione della forma-zione degli apprendisti con particolare riferimento al settore tessile. Fil è partner poi dei

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IL DISTRETTO TESSILE NELLA PROVINCIA DI PRATO

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PARTE II

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percorsi postdiploma IFTS realizzati nel territorio a specifico indirizzo tessile. Ad oggi FilSpA costituisce un soggetto di riferimento per la formazione professionale tessile del terri-torio.

ISTRUZIONE SECONDARIAE’ parte integrante della storia del distretto tessile , l’Istituto Tecnico Industriale Tullio Buzzi,dal quale sono uscite generazioni di imprenditori tessili e di tecnici. L’Istituto comprendeal proprio interno gli indirizzi tessile, chimica tintoria, meccanotessile. A questi indirizzispecifici per la vocazione del distretto si aggiungono elettronica, informatica e chimica in-dustriale. Numerosi i contatti e le attività organizzate dall’Istituto in stretto raccordo con ilmondo delle imprese. Tra queste segnaliamo: l’organizzazione di Stages estivi, in ag-giunta a quelli curriculari durante l’anno scolastico; lo Sportello Neodiplomati Buzzi atti-vato presso l’Unione rivolto ai neodiplomati per aiutarli nella ricerca del lavoro o per orien-tarli a percorsi formativi ulteriori; commissioni e gruppi di lavoro “misti” tra docenti eimprenditori per l’esame periodico dei programmi di studio. L’Istituto partecipa con Fil spaalla realizzazione dei percorsi formativi post diploma IFTS di area tecnica.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE Dall’Istituzione di questi nuovi percorsi post diploma, sul territorio non sono mancate una se-rie di iniziative specifiche per il settore tessile sia mirate a profili professionali tecnico pro-duttivi sia in campo gestionale. Partner principali: Fil spa, gli Istituti tecnici e Professionalilocali (Itis Buzzi; IPSCT Datini, ITC Dagomari, ecc.). Tra le esperienze già concluse di mag-gior successo citiamo i percorsi per la formazione delle figure. Tecnico del Controllo Qua-lità nell’Industria Tessile; Disegnatore Tessile; Tecnico per il Controllo di Gestione che han-no registrato l’occupabilità dei giovani partecipanti.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTER Con l’attuazione della riforma dell’Università (trasformazione dei corsi di diploma in cor-si di laurea), l’anno accademico 2003-2004 vede la presenza presso la sede di Pratodi sette corsi di laurea triennali, tra questi segnaliamo quelli in stretta correlazione con lafiliera: ingegneria industriale con orientamento tessile e marketing del Tessile Abbiglia-mento, sostenuti daIl’Unione sia per il raccordo tra didattica ed esigenze del sistema pro-duttivo locale sia per il sostegno finanziario. L’Unione ha anche prima sollecitato e poiconcorso alla organizzazione del corso di laurea in Chimica Tessile presso la Facoltà diChimica che ha sede nel vicino Polo Universitario Scientifico di Sesto. Sono inoltre in cor-so valutazioni sull’opportunità di realizzare un Master di primo livello (Tecnologia e ma-nagement di filiera) collegato alle esigenze delle imprese e realizzato dalle Facoltà di In-gegneria, Economia e Chimica.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

IMPRESAFORMAZIONE CONTINUA

RICERCA INDUSTRIALE

Distretto Formativo Tessile di Prato

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Il sistema produttivo locale

La realtà calzaturiera Marchigiana è costituita da 38.000 addetti (oltre il 35% degli oc-cupati a livello nazionale nel settore) che lavorano in circa 3.000 aziende 400 delle qua-li di tipo industriale con un numero di addetti superiore alle 20 unità.Il settore delle calzature rappresenta circa il 30% dell’intera economia regionale, con piùdi 2.500.000 euro di fatturato ed una quota relativa all’export che copre il 60% del to-tale regionale.

La filiera formativa

Per sostenere il settore e rendere più competitive le imprese sono state attivate dalle As-sociazioni Confindustriali Territoriali in collaborazione con l’Associazione Nazionale Cal-zaturifici Italiani una serie di interventi formativi strutturati a favore dei giovani e di coloroche già lavorano in azienda.Obiettivo del progetto avviato nel 1995 è stato quello di realizzare un sistema di forma-zione integrato a partire dai primi livelli di istruzione per arrivare all’Università, alla for-mazione professionale e quella dei lavoratori occupati.Ci si è avvalsi anche della collaborazione di realtà universitarie locali, dello stesso MIURtramite l’Anci, e della SCAM – Società per la Calzatura Marchigiana.Di seguito vengono elencate le attività poste in essere:

SCUOLA• Attività di orientamento presso le scuole elementari, medie, e superiori del distretto e

attivazione di varie iniziative fra cui concorsi a tema.• Istituzione di indirizzi meccanico-calzaturiero presso l’IPSIA di Fermo-Montegranaro e

presso I’IPSIA di Corridonia-Civitanova Marche.• Attività di Formazione e Aggiornamento per i Docenti in collaborazione con ANCI e

MIUR.• Realizzazione di Materiale didattico.• Grazie alla SCAM, all’ANCI e all’ASSOMAC e’ stata realizzata anche una “fab-

brica pilota” a Montegranaro per supportare sia le attivita’ di ricerca tecnologica ela Formazione per giovani – fra cui gli studenti IPSIA – e per occupati.

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IL DISTRETTO CALZATURIERO MARCHIGIANO

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FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE• Attivazione di corsi IFTS per progettazione e disegno industriale.

UNIVERSITÀ• Attivazione presso l’Università di Ancona – sede di Fermo – del corso di Ingegneria lo-

gistica della produzione con indirizzo calzaturiero.• Attivazione di Borse di Studio con le università locali, in collaborazione con ANCI.

FORMAZIONE PROFESSIONALE E CONTINUA• Attivazione di corsi per Manager della Moda in collaborazione con SDA Bocconi e

Polimoda.• Attivazioni del Progetto “Evoluzione System” per formazione agli occupati sulle varie

aree.• Attivazione di Corsi di formazione professionale specifici per il settore attivati da SCAM-

Training – società di formazione appositamente costituita per la formazione al settorecalzaturiero.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

Le aziende del pesarese coinvolte nella produzione di mobili sono stimabili, nel 2002, incirca 1.200, di cui più di un terzo industriali ed il resto artigiane, con un’occupazionecomplessiva attorno agli 11.500 addetti (per confronto, si consideri che il settore del mo-bile in Italia conta nel 2002, 35.000 unità produttive e circa 2.092 addetti).Con riferimento in particolare agli addetti, le imprese mobiliere pesaresi hanno una di-mensione media di 8,8 addetti per impresa mentre quelle italiane mediamente ne hanno5.6. La maggiore dimensione media delle imprese del distretto rispetto a quelle italiane èdovuto alla presenza delle grandi aziende produttrici di mobili per la cucina.Caratteristica distintiva dell’industria del mobile della provincia di Pesaro rispetto all’Italiaè una marcata specializzazione produttiva nei comparti delle cucine e dei mobili per lacasa destinati a camere da letto e soggiorni e dei semilavorati e componenti. Nell’ambi-to degli “altri mobili”, a fronte di un’incidenza dei mobili imbottiti e per ufficio inferiore al-la media nazionale, si osserva una certa specializzazione di Pesaro nell’arredo per usocommerciale (mobili per bar, negozi, ecc.).Negli ultimi 30-35 anni, Pesaro ha raggiunto una posizione di rilievo nell’ambito dell’in-dustria del mobile italiana, grazie soprattutto agli sforzi profusi dai produttori di cucine,che sono riusciti a raggiungere una quota di produzione italiana di cucine pari al 14% ead avere una visibilità anche a livello europeo.Non meno rilevante, anche se tutt’altro che trascurabile, soprattutto sul piano nazionale,e considerata l’elevata frammentazione che caratterizza il comparto, è il contributo di Pe-saro alla produzione d’italiana di camere da letto e soggiorni con una quota di poco su-periore al 15%, quasi interamente dovuta ai mobili della zona notte. Un peso rilevante per il distretto riveste anche la produzione di semilavorati e componen-ti. Se si considera il giro d’affari complessivo del settore del mobile, Pesaro si colloca interza posizione rispetto agli altri maggiori distretti mobilieri pluriprodotto, dopo il distrettostorico della Brianza e la più giovane industria mobiliera dell’asse Treviso Pordenone.Il distretto di Pesaro trae uno dei suoi maggiori punti di forza da un ricorso al decentra-mento produttivo in media più elevato che negli altri distretti italiani come hanno dimo-strato alcune ricerche effettuate da Csil alla fine degli anni Novanta.Un ricorso così forte al decentramento produttivo è correlato alla specializzazione nellafascia economica e medio-economica del mercato risente relativamente meno del princi-pale punto di debolezza che una simile forma di organizzazione della produzione pre-senta ovvero della difficoltà di controllare in modo efficace la precisione delle forniture,più spesso con riferimento ai tempi di consegna, ma anche con riferimento ad aspetti qua-

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IL DISTRETTO MOBILIERO DI PESARO URBINO

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PARTE II

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litativi del prodotto che, se non sono trascurabili neppure nel caso della fascia bassa, han-no sicuramente un peso più rilevante per i prodotti di fascia media e soprattutto di quellaalta. Nell’ambito di tale specializzazione, molte imprese hanno decentrato all’esterno lamaggior parte delle fasi di lavorazione, spesso mantenendo all’interno il solo montag-gio/assemblaggio del prodotto finito e, in alcuni casi, neppure questo, limitandosi allasola commercializzazione del prodotto finito.Ma se il modello di decentramento produttivo adottato è uno dei più riconosciuti fattori disuccesso dell’area, l’altra faccia della medaglia è la presenza di aziende leader struttu-ralmente integrate con il resto del distretto, soprattutto le aziende leader della cucina, Sca-volini, Berloni e Febal, delle quali la prima è in tesata alla classifica dei produttori italia-ni di cucine.

La filiera formativa

Le caratteristiche assunte dal distretto mobiliero di Pesaro, quali il forte decentramento pro-duttivo, fa sì che non si possa parlare di una filiera formativa specifica per il solo settoremobiliero. Nel passato sono stati fatti dei tentativi di corsi ad hoc, che però non hannoavuto una risposta significativa da parte degli stessi ragazzi. Perciò la formazione previ-sta per il settore mobiliero riguarda prevalentemente attività di formazione professionale(corsi di apprendistato e corsi di formazione per l’aggiornamento del personale dipen-dente delle aziende del settore). A questo proposito significativi sono i progetti.La connotazione particolare del distretto ha comunque prodotto fiorenti filiere formative“trasversali”. Infatti, se è vero che il comparto storicamente più importante è quello del le-gno e mobile è anche vero che negli anni si sono evoluti numerosi altri comparti quali ilmeccanico con la specifica dei casalinghi, teflonati e infissi in alluminio e la nautica dadiporto e in vetro resina. Le attività formative quindi si sono rivolte alla valorizzazione di figure e competenze pro-fessionali trasversali e di valorizzazione dell’intero territorio.Infatti, dal punto di vista della formazione professionale un esempio di eccellenza è sicu-ramente il piano formativo territoriale di Pesaro introdotto con la L. 236 che vede la suaseconda edizione.Un primo percorso molto importante è quello che parte da:• Istituto Tecnico Industriale di Urbino.• Progetti ifts per tecnico di innovazione di processo e di prodotto e nella logistica inte-

grata di imprese.• Corso di laurea sul territorio organizzato in collaborazione con la Facoltà di Ingegne-

ria dell’Università Politecnica delle Marche in “Ingegneria e Gestione della Produzio-ne”.

Un secondo percorso riguarda invece:• ITC Volta di Fano che ha una specializzazione nel settore nautico.• IFTS, sempre per il settore nautico.• Corsi di formazione professionale per le varie e numerose figure che entrano in gioco

nel settore.• Purtroppo però non esistono università locali in “ingegneria nautica”.Un’altra filiera importante riguarda la formazione di figure nel campo dell’internaziona-lizzazione. A questo proposito esiste infatti un forte impegno da parte di un Istituto Tecni-co della Provincia (Bramante) e il corso di laurea e il master in internazionalizzazione del-le imprese. A questi tre percorsi si sommano gli IFTS quale quello per “Tecnico superioreper il commercio, il marketing e l’organizzazione vendite” che è rivolto a neo diplomati elaureati che vogliono intraprendere la professione di export manager.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo mobiliero Pesaro Urbino

IMPRESA FORMAZIONE CONTINUA

RICERCA INDUSTRIALE

ATTIVITA’ TRASVERSALI A DIVERSI SETTORI PRODUTTIVI

I.F.T.S. In “Tecnico di innovazione di processo e di prodotto”

FSE disegnatore progettista (vetroresina e materiale composito

I.F.T.S logistica integrata e customer service

FormazioneUniversitaria

FormazioneProfessionale

FormazioneContinua

I.T.I.S. MATTEI di Urbino

ITC BRAMANTE

ITC VOLTA

Distretto Formativo Mobiliero Pesaro Urbino

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Il sistema produttivo locale

Il settore calzaturiero a livello provinciale conta 3.329 imprese e 3.564 unità locali, incui lavorano 24.146 addetti. Il fatturato raggiunge i 1.000 milioni di euro e il 55-60%della produzione è destinata all’export. L’80% delle imprese ha meno di 10 addetti e solo l’1% ha più di 50 addetti; inoltre l’81%delle imprese ha forma artigiana. La parte più consistente dell’attività di fabbricazione di calzature è orientata verso un pro-dotto collocabile nella fascia di mercato medio-alta e destinata, per quanto riguarda l’u-tente finale, alla donna. Il 93% delle imprese provinciali e l’87% degli addetti sono concentrati su un’area territo-riale che comprende 36 comuni. Tale area, denominata area del Fermano e situata nel-la parte Nord della provincia al confine con quella di Macerata, ha una superficie di 684kmq, conta 162.090 abitanti e ha una densità pari a 237 abitanti per kmq. Il comparto calzaturiero in questa area conta 3.087 imprese, 3.292 unità locali e 20.920addetti.

La filiera formativa

ORIENTAMENTOPresso le Scuole Medie Inferiori e Superiori locali vengono svolti costanti e periodici in-terventi a supporto dell’esistenza del distretto industiale calzaturiero

ISTRUZIONE SECONDARIACorso di diploma presso Istituto Professionale di Stato per l’Industria e Artigianato IPSIA diFermo per Operatore Meccanico ad Indirizzo Calzaturiero. Attraverso il sensibile sostegnodell’UIF è stato attivato – con l’apertura di una specifica sede coordinata nella città di Mon-tegranaro, baricentrica per il settore calzaturiero – tale importante attività formativa.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE• Anno 2001 dal titolo Esperto in Progettazione Cad-Cam ed Innovazione di Prodotto

e Processo nel Settore Calzaturiero. Realizzato con IPSIA di Fermo, Università Politec-nica delle Marche - Centro di Formazione Locale di Sant’Elpidio a Mare, UIF.

• Anno 2004 dal titolo Tecnico Superiore Programmazione e Logistica della Produzionenel settore calzaturiero con gli stessi partners di cui sopra e con la Scam Training Srl.

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IL DISTRETTO FERMANO-CIVITANOVESE CALZATURIERO

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MASTER• Programma di management della moda per imprenditori della calzatura.

Master realizzato in collaborazione con la SDA Bocconi di Milano, la Camera diCommercio AP e la Fondazione Carifermo.

• L’UIF è socio fondatore dell’Ente Universitario del Fermano presso il quale si svolgonocorsi di laurea in ingegneria logistica e della produzione

• L’UIF ha promosso e costituito Develop (Consorzio per lo sviluppo della formazione nelFermano) con la partecipazione anche dell’API, di altre Associazioni, Scuole varie pre-senti nel Territorio, l’Ente Universitario del Fermano e la Fondazione Carifermo.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

BRIONI SpA

ACCORDO – QUADRO Scuola elementare “Mario Giardini” di PenneLa Brioni è impegnata sin dal primo livello di istruzione con un progetto di formazione va-loriale nei confronti di alunni di scuola elementare.

ISTRUZIONE SECONDARIAScuola superiore di sartoria BrioniIn tutto il mondo si assiste purtroppo alla scomparsa delle tradizioni artigiane ed i sarti nonfanno eccezione. La Brioni non è rimasta a guardare. Per l’acquisizione e il ricambio deiquadri tecnici l’azienda ha aperto nel 1980 una scuola, la “Scuola Superiore di SartoriaNazareno Fonticoli”. In essa un numero limitato di allievi, selezionati dopo la Scuola del-l’obbligo, vengono affidati con presenza continua a Maestri-Sarti e ad altri docenti tec-nici, per un periodo di quattro anni (più uno in fabbrica), di addestramento e di forma-zione a tempo pieno. Il corso prevede anche l’insegnamento della lingua inglese. Gliallievi acquisiscono l’amore e la sensibilità al bello, oltre alla necessaria tecnica sartoria-le, e giungono così ad occupare posizioni di responsabilità all’interno dell’azienda. “Misura giusta e proporzione si trovano dovunque vi siano bellezza e perfezione” (Platone).La scuola di sartoria ha un’importanza fondamentale per il futuro di Brioni. Essa diventeràcon il tempo, man mano che la tecnica sartoriale scompare nel mondo, sempre più ne-cessaria per il mantenimento di un eccellente standard qualitativo. Tuttavia la scuola nonsarà utile solo a Brioni. Essa è infatti la testimonianza di un impegno affinché si trasmettaalle generazioni future una tradizione artigianale e, in definitiva, un modo di pensare.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE“Tecnico esperto di processo e di prodotto nelle aziende del settore tessile abbigliamento”.Il percorso nasce dalla sinergia tra la Brioni Roman Style, l’Istituto Tecnico Commerciale eper Geometri “G. Marconi” di Penne, l’Unione degli Industriali di Pescara e l’Ente di For-mazione Cifap. L’obiettivo del percorso formativo è sperimentare un canale formativo sviluppato in modointegrato con il panorama aziendale che permetta il raggiungimento di un diploma di per-corso ordinario unitamente ad una qualifica professionale.E’ prevista una durata triennale (2003/2006) durante la quale verranno svolte attività distage nel periodo estivo presso tre aziende associate all’Unione Industriali di Pescara: Brio-ni Roman Style, Roman Look e Roman Fashion.

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PESCARA: IL SETTORE TESSILE ABBIGLIAMENTO

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Al termine del corso il giovane sarà in possesso della qualifica professionale di “Respon-sabile Programmazione Lavori” e gli verranno riconosciuti 60 crediti formativi per il Ma-ster di I livello in “Economia e Gestione della Moda”.

MASTERMaster universitario di primo livello in Economia e Gestione della ModaE’ stato istituito grazie alla stretta collaborazione tra quattro Atenei (Università degli StudiTeramo, Università degli Studi di “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Università degli Stu-di di L’Aquila e l’Università degli Studi del Molise), la Brioni Roman Style SpA e la Fon-dazione ForModa (il cui Presidente è l’amministratore delegato della Brioni, il Prof. LucioMarcotullio). Il Master universitario internazionale di primo livello in Economia e Gestione della modaintende fornire competenze per l’analisi e l’elaborazione delle informazioni sulla doman-da-offerta, sullo sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi servizi, in un ottica gestionale ispira-ta all’efficienza ed all’efficacia e proiettata in una dimensione internazionale. Il corso pre-vede specifiche attività formative dirette alla preparazione di figure professionali quali ilfashion manager nelle aziende del sistema tessile/abbigliamento dotate di approfonditeconoscenze e di una marcata preparazione specialistica nel campo della gestione, delmarketing e del controllo (sia in un’ottica nazionale che internazionale) che rappresenta-no aree di fondamentale importanza per l’affermazione ed il consolidamento delle im-prese del settore.Il nuovo percorso formativo a numero programmato, che ha già riscontrato un forte inte-resse, formerà i futuri manager delle aziende che operano nel tessile/abbigliamento. Laproposta didattica è quanto mai opportuna, infatti in Italia ci sono “molti corsi dedicati al-l’aspetto creativo della moda ma sono ancora pochi, se non inesistenti, quelli dedicati almanagement” dichiara Lucio Marcotullio, amministratore delegato della Brioni.Obiettivo del Master è, inoltre, quello di preparare soggetti in grado di sostenere l’attivitàcommerciale dell’impresa e di disporre della cultura e della professionalità orientate al-l’applicazione di metodologie direzionali di controllo della gestione dell’impresa nella fi-liera tessile-abbigliamento. Ha una durata annuale. La didattica si basa su lezioni frontali, discussione di casi, stagein azienda, presentazione di testimonianze da parte di manager ed imprenditori operan-ti nell’ambito delle realtà settoriali tessili e di quelle ad esse collegate, oltre che di esper-ti di provenienza locale, nazionale ed internazionale. Il percorso formativo prevede an-che attività di tirocinio oltre che presso le imprese che sono state promotrici della iniziativa(area Vestina, Unione dei Comuni - Città Territorio Val Vibrata e Provincia di Isernia) an-che presso imprese ed organizzazioni italiane ed internazionali.Promotori del master insieme alle tre università abruzzesi (Teramo,Chieti-Pescara, L’Aquila)quella del Molise, la Fondazione Formoda.

FONDAZIONE FORMODANasce in Abruzzo, a Penne, con lo scopo di promuovere il management della moda ita-liana. L’organizzazione è nata grazie all’iniziativa delle province di Pescara e Teramo,del Comune di Penne, dell’Unione dei Comuni della Val Vibrata, delle Fondazioni Tercas,Caripe, Nazareno Fonticoli e della Brioni Roman Style. Nei programmi del nuovo entel’organizzazione di forum e incontri di studio, l’attivazione di master e la promozione diricerche nel settore.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004 PARTE II

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Distretto Formativo Tessile di Pescara

IFTS“Tecnico esperto

di processo e di prodotto”

BRIONI S.p.A.

SETTORE PRODUTTIVO:TESSILE - ABBIGLIAMENTO

FormazioneProfessionale

Distretto Formativo Tessile Abbigliamento di Pescara

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FATER SpA

La filiera formativa promossa dalla FATER SpA, azienda leader nel mercato dei prodottiper la cura della persona, che rispetto al territorio fa comparto nel settore delle IndustrieCartarie. Un’azienda impegnata nell’accrescere le competenze delle sue persone perchè è consa-pevole che l’eccellenza delle persone genera l’eccellenza dei risultati. In Fater la forma-zione rappresenta un asset per lo sviluppo delle risorse umane.E’ su tale presupposto che sono stati creati percorsi formativi mirati, tesi allo sviluppo del-le conoscenze e delle capacità manageriali dei giovani laureati. L’attività formativa utiliz-za svariate modalità tra le più innovative (business game, formazione outdoor, simulazio-ni, role playing, etc...). e viene effettuata sia con docenti interni di grande esperienza, siaattraverso corsi presso i più prestigiosi istituti di formazione.Fater, inoltre, partecipa ai principali eventi organizzati presso le università, dedicati all’o-rientamento professionale per i giovani laureati/laureandi.Attualmente è in atto una convenzione con le Facoltà di Economia e di Scienze Mana-geriali dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti per l’orientamento dei discenti e per l’at-tivazione di stage nei diversi comparti dell’azienda.Inoltre, ha realizzato un percorso sperimentale di alternanza scuola-lavoro con l’Istituto tec-nico “G. Manthoné” di Pescara. Il progetto “I professionisti del Futuro” il cui scopo eraquello di favorire il raccordo tra formazione ed impresa, ha avvicinato gli studenti al mon-do del lavoro agevolandoli nella scelta professionale. Soggetti con diversità di missionhanno dimostrato di saper parlare linguaggi comuni ed hanno integrato i loro obiettivi, leloro competenze ed i punti di vista, conservando ciascuno la propria identità.

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PESCARA: LE INDUSTRIE CARTARIE

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Pescara

FATER S.p.A.

SETTORE PRODUTTIVO:INDUSTRIE CARTARIE

ORIENTAMENTO(es: Carrerdays)

UNIVERSITA’ “G. D’ANNUNZIO”di Chieti/Pescara

- Economia e Commercio - Scienze Manageriali

ConvenzioniStages

Istituto Tecnico Statale“G. Manthonè” di Pescara

Trainingin aula e

in azienda

FormazioneUniversitaria

FormazioneProfessionale

FormazioneContinua

Corsi di Formazionespecialistica

Training su qualità,sicurezza,

organizzazione

Corsi di inglese

Corsi di software

Corsi manageriali

Stage diorientamento

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Il sistema produttivo locale

Il Distretto è un Consorzio di 62 imprese che operano nei settori dell’ informatica, delle te-lecomunicazioni, del networking e dei media. È stato patrocinato dal Comune di Roma edall’Unione degli Industriali di Roma, ed è in attesa di formalizzare il rapporto di colla-borazione con Provincia di Roma, Regione Lazio e CCIAA di Roma. E’ il primo Consor-zio di tale genere che si costituisce in Italia e vuole esprimere e rappresentare, nel proprioambito, le attività industriali e dei servizi che operano nella nuova area economica indi-cata alternativamente come grande convergenza o multimedialità o new economy. Non a caso sorge a Roma che, nonostante lo stereotipo che la immagina in termini tra-dizionali, marca un indiscusso primato, italiano ed europeo, in termini di addetti e di lo-calizzazioni, delle più importanti imprese di questa nuova area economica e, nello stes-so tempo, costituisce un mercato pubblico e privato di indiscusso valore. Roma è quindia pieno titolo rappresentante e protagonista di assoluto livello internazionale della so-pravveniente società dell’informazione. Il Distretto vuole essere un laboratorio di idee e di progetti, un propulsore di iniziative, unostimolatore di politiche su tre direttrici:• aumento dei fattori di competitività territoriali e aziendali;• attivazione di finanziamenti;• strumento di policy di settore.Il Distretto ha avviato, fin dalla sua costituzione, una serie di progetti volti allo sviluppo dicompetenze nel settore dell’ICT e dell’audiovisivo.

PROGETTI DI FORMAZIONE E ACCOMPAGNAMENTO NELL’AMBITO DEL FONDO SOCIALE EUROPEO Master ICT (MICT) promossi dal Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Uni-versità La Sapienza si rivolgono a giovani neolaureati e a professionisti che desiderino ac-quisire competenze specialistiche nel settore dell’Information Communication Technology. I percorsi attivati per l’edizione 2003/2004 sono i seguenti:• Master in Gestione e marketing di imprese di televisione digitale • Master in Progettazione e gestione di contenuti multimediali e per l’e-learningI MICT conferiscono un titolo accademico: il Master Universitario di secondo livello, aisensi del D.M. 509/1999.Ciascun profilo prevede un percorso complessivo di 1.500 ore (pari a 60 crediti), arti-colate come segue: modulo di base (13 crediti – 200 ore aula); modulo di specializza-zione (20 crediti – 300 ore aula); attività di stage e redazione elaborato finale (16 cre-

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IL DISTRETTO DELL’AUDIOVISIVO E DELL’ICT A ROMA

Distretto Formativo Industrie Cartarie Pescara

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diti – 400 ore articolate tra attività on the job e studio individuale dedicato alla redazio-ne del project work); formazione a distanza (o equivalente frontale) (11 crediti, equiva-lenti a 275 ore frontali).Al termine del percorso d’aula, tutti i corsisti potranno svolgere uno stage operativo pres-so rilevanti aziende del settore. I master si svolgono, normalmente, da marzo dell’anno incorso a febbraio dell’anno successivo.Il Master in Gestione e marketing di imprese di televisione digitale si propone di formarei professionisti delle imprese di audiovisivo digitale (tv digitale terrestre, tv digitale satelli-tare, web tv, UMTS, Wi-Fi). Oltre ad un’approfondita preparazione relativa alla comuni-cazione, ai nuovi media ed alla economia di rete, il percorso formativo prevede l’acqui-sizione di competenze specialistiche relative all’economia, al management e al marketingdelle imprese media che operano nell’audiovisivo digitale e, con riferimento alla tv, al con-sumo televisivo ed alla strutturazione del palinsesto. Al termine del Master, dopo il perio-do di stage operativo all’interno di rilevanti aziende del settore, gli allievi avranno unapreparazione che permetterà loro di inserirsi ad alti livelli nell’attività professionale, all’in-terno di imprese che operano nel campo della produzione, distribuzione e realizzazionedi audiovisivo digitale e di aziende correlate a tale settore.Il Master in Progettazione e gestione di contenuti multimediali e per l’e-learning si propo-ne di formare i professionisti dell’editoria e della comunicazione multimediale, on-line edoff-line, ed esperti di e-learning, settore in cui è alta la richiesta di operatori specializzati. L’integrazione di un percorso formativo che comprenda l’editoria elettronica e l’e-learningesprime una complementarità necessaria rispetto alle esigenze e alle richieste attuali delmercato ICT. Oltre ad un’approfondita preparazione di base, relativa alla comunicazione, ai nuovi me-dia ed alla net-economy, il percorso formativo prevede:• l’acquisizione di competenze specialistiche relative alla progettazione e allo sviluppo

di prodotti multimediali on-line e di titoli off-line;• la preparazione specifica in tema di e-learning, mediante l’apprendimento delle no-

zioni teoriche e delle metodologie tecniche utili alla progettazione, produzione, ero-gazione e valutazione di un corso in e-learning.

Al termine del Master, dopo il periodo di stage operativo svolto all’interno di rilevanti azien-de del settore, gli allievi avranno una preparazione che permetterà loro di inserirsi ad altilivelli nell’attività professionale, in ambiti che spaziano dalle aziende di editoria multime-diale alla progettazione e alla realizzazione di corsi di e-learning, dalla gestione della co-municazione multimediale per grandi imprese sino alla creazione di una propria azienda.

SERVIZI INTEGRATIIl progetto prevede un’azione integrata di accompagnamento alle PMI che operano nelsettore audiovisivo e multimediale da realizzarsi sull’intero territorio della Regione Lazio,con particolare riferimento alla Provincia di Roma dove risiedono le principali aziende delsettore. L’azione consiste nell’attivazione di servizi integrati di informazione e consulenzaon line per il consolidamento e lo sviluppo economico delle PMI nel settore audiovisivo-multimediale con particolare riferimento all’accesso al credito, all’internazionalizzazionee all’innovazione tecnologica.

SUPPORTO STAGEIl Distretto ha inoltre partecipato con vari enti di formazione a corsi IFTS, obbiettivo 3, eCorsi di Formazione del Ministero del Lavoro, fornendo il decisivo ruolo di supporto al po-sizionamento dei corsisti presso le aziende (Stage). Nel corso del 2003 sono stati collocati in stage presso le imprese del Distretto o ad essocollegate più di 100 ragazzi.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

PROGETTI IFTSIl distretto è stato coinvolto nell’attuazione di diversi progetti IFTS, per i quali ha fornito unsupporto per l’individuazione di aziende interessate ad inserire i ragazzi in stage.I progetti erano focalizzati sulle seguenti figure professionali:• multiplex entertainement expert;• e-advertiser;• multimedia desiner;• infotechnology;• producer;• telecomunication content export.

PARTE II

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Il sistema produttivo locale

L’esistenza di una vocazione aerospaziale del napoletano risale agli anno ’30 quando siinsediò a Pomigliano d’Arco, nei pressi dell’aeroporto militare esistente, la fabbrica mo-toristica dell’Alfa Romeo.Dopo i motori, le cellule aeronautiche.Nel dopoguerra l’Aerfer – Finmeccanica (confluita in Aeritalia nel ’69 insieme a Fiat Avia-zione e Salmoiraghi poi divenuta Alenia Aeronautica con la fusione della Selenia – STET)dallo stabilimento limitrofo di Pomigliano, estese a Casoria ed a Nola le sue presenze in-tegrate di lavorazione e, soprattutto, sviluppò attorno a Napoli un florido indotto.Negli anni Ottanta, sorse a Capua il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA).E’ quindi possibile, oggi, parlare di un Distretto industriale e della ricerca aerospazialecampano: esso, infatti, presenta il suo fulcro nel napoletano (Alenia Aeronautica, Atitech,Magnaghi, Marotta, Officine Aeronavali, Piaggio, Vulcanair, etc.), e si sviluppa con im-portanti sue componenti nelle altre province della regione Campania: ad esempio le dif-ferenziate realtà aziendali delle fonderie Agusta (BN) e della ricerca del CIRA (CE). Il Di-stretto accomuna presenze pubbliche e private, di grande e piccola dimensione produttiva,di ricerca e di produzione.

La filiera formativa

A distanza di molti decenni la presenza aerospaziale produttiva e di ricerca iniziò fin daldopoguerra a creare una domanda di professionalità medio-alte ed una rete di relazionicon l’offerta formativa scolastica, formativa ed universitaria. Negli anni Ottanta, ad esem-pio, fu promossa da Aeritalia presso l’Università di Napoli Federico II la costituzione diun Diploma Universitario in Ingegneria aeronautica per l’esigenza di quadri operativi tec-nici da assumere nel periodo del massimo sviluppo occupazionale degli stabilimenti cam-pani della società. Da tempo, ormai, consolidatasi la filiera produttiva e professionale, leistituzioni, la scuola, la formazione e le università campane sono stimolate dalle esigenzeformative prospettate dal distretto aerospaziale fino al punto che nel 2003 la RegioneCampania ne ha sancito l’esistenza attribuendole finanziamenti ad hoc.Le attività specifiche della filiera sono le seguenti:• ingegneri e tecnici per la progettazione e costruzione di prodotti aeronautici;• ingegneri e tecnici per la manutenzione e trasformazione di aeromobili con procedu-

re e tecnologie ad elevata affidabilità e sicurezza;

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IL DISTRETTO FORMATIVO AEROSPAZIALEDI NAPOLI

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• ingegneri e tecnici del settore aeronautico specializzati nella progettazione, manuten-zione, installazione e controllo dei sistemi avionici;

• tecnici addetti allo sviluppo di applicazioni avanzate di tecnologie di produzione eprocessi speciali in ambito motoristico aeronautico;

• tecnici del settore aeronautico specializzati nella manutenzione e installazione e con-trollo dei motori di aeromobili e nel montaggio dei motori;

• tecnici addetti allo sviluppo della manutenzione di turbo motori aeronautici.Le esigenze formative attraversano l’organizzazione aziendale e si identificano nell’esigen-za di percorsi formativi per Capi di unità di base, Logistici di Produzione, Tecnici di suppor-to Logistici, Montatori Aeronautici, Tecnici di Progettazione aeronautica, tecnici per la pro-duzione e l’assistenza di sistemi elettronici per la difesa, tecnici per l’Assicurazione ed ilControllo Qualità nei processi di progettazione, costruzione e manutenzione di prodotti, etc.

ISTRUZIONE SECONDARIA• Orientamento, docenze aziendali di Alenia, Atitech, Vulcanair, ecc. per studenti IV e

V anno: ITIS E. Fermi di Napoli, IPIA di Nola, ITIS Barsanti di Pomigliano,• Fasi del Progetto “ Studiare l’impresa, l’impresa di studiare” I e II edizione (promosso

dall’Unione industriali Napoli, la Direzione Scolastica Regionale della Campania, ilquotidiano nazionale “Il Mattino”, la Provincia di Napoli).

FORMAZIONE PROFESSIONALEL’esistenza di un distretto industriale e di un indotto consolidato ha prodotto numerose si-nergie nel passato: oggi, fornisce l’opportunità di sperimentare un percorso di Alternanzascuola- lavoro come previsto dall’art. 4 della Legge 53/2003: in tal senso è stata stipu-lata convenzione tra Unione, Dir.Scolastica regionale ed altre parti che permetterà di at-tivare sinergie con l’ I.P. “A. Leone” di Nola.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE• Piaggio : “disegnatore/progettista strutture ed impianti aeronautici”con ITI G. Ferraris

Napoli;• Vulcanair: “Addetto alla manutenzione degli aeromobili” con ITIS E. Fermi di Napoli.

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERLaurea Triennale: • collaborazione Confindustria MIUR per lo sviluppo e l’implementazione del Corso di

Laurea in Ingegneria Aerospaziale dell’Università Federico II di Napoli (Progetto Nord-Sud);

• in Ingegneria Aerospaziale della Seconda Università Napoli;Laurea Specialistica in Ingegneria Aerospaziale dell’Università Federico II di Napoli;

• Alta Formazione (Master di II livello): CIRA, Alenia, Piaggio e Vulcanair con Universitàdi Napoli Federico II e Università di Roma “La Sapienza” per quattro progetti finaliz-zati a figure professionali innovative di interesse dell’industria aerospaziale nazionalenell’ambito della progettazione, delle strutture intelligenti e dei sistemi di bordo. Le de-nominazioni dei quattro programmi di cui sopra sono: MTA, SMART, GAFACS, PRO-VEL.

• Master in Trasporto Aereo: Sponsorizzazioni di Vulcanair per Master dell’ Universitàdegli Studi di Roma “La Sapienza”.

Oltre la funzione di stimolo sopra ricordata, in questo quadro le aziende collaborano datempo con il mondo universitario attraverso lo svolgimento di tesi di laurea, di accoglien-za mediante tirocini delle lauree specialistiche e di primo livello, di stage “post lauream”di vocazione tecnica. Esse accolgono altresì studenti e laureati in discipline giuridico-eco-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

nomiche e umanistiche interessati a sviluppare argomenti specifici nell’ottica del mondoaerospaziale (amministrazione e finanza, marketing, comunicazione, etc).

RICERCA• Costituzione della Rete di Ricerca aerospaziale della Campania (Università, Aziende,

Regione, Province);• Progetto Ciba Park finalizzato alla creazione di un “acceleratore virtuale” a supporto di

imprese innovative nel settore aero-spaziale, informatico e delle telecomunicazioni at-traverso un processo di trasferimento tecnologico che trova nelle attività di formazionee nell’attivazione di un portale Internet dedicato alcuni tra i suoi principali strumenti.

PARTE II

207

(Alenia Aeronautica, Atitech, CIRA, Magnaghi, Marotta, O.A.N., Piaggio, Vulcanair, ecc.)

In fase di avvio sperimentazioneAlternanza scuola-lavoro tra Aziende distretto

e I.P. ”A. Leone” di Nola

Laurea Triennale in Ingegneria Aerospaziale1. Univ. Napoli FedericoII°

2. Seconda Università NapoliAziende: Stages, tutoring, tesi.

Laurea SpecialisticaIn corso di attivazione

all’Univ. di Napoli Federico II dal prossimo A.A.

Master I livello…

Master II livello“Innovazione tecnologia vettori”

PON-Univ. Napoli FedericoII, Univ. Roma La Sapienza

con Aziende Distretto Aeronautico

Distretto Formativo Aerospaziale di Napoli(Alenia Aeronautica, Atitech, CIRA, Magnaghi, Marotta, O.A.N., Piaggio, Vumcanair, ecc.)

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Il sistema produttivo locale

La filiera produttiva dei materiali polimerici in Campania è una delle leve primarie dellosviluppo economico locale, sia per quanto riguarda la produzione diretta dei materialiche quella dell’utilizzo e dell’adattamento – mediante la ricerca di base ed applicata –di essi all’innovazione tecnologica. La chimica a Napoli ed in Campania in genere hauna notevole importanza sia come consistenza che come vitalità nell’export. Consiste di525 imprese chimiche napoletane su un totale di 975 imprese del settore medesimo a li-vello regionale .Il settore imprenditoriale chimico, in quest’ambito, ha avuto e continua ad avere una for-te attenzione delle scuole, dell’università e delle aziende per corsi di formazione tecnicasuperiore.In Campania si rileva da anni non solo la produzione di polimeri direttamente utilizzatinell’abbigliamento, nella coibentazione, nella fabbricazione mezzi di trasporto, etc. maanche la produzione di polimeri trattati utilizzati da aziende dei più disparati settori (es.:nel restauro, nel packaging, nell’impiantistica e nella nautica da diporto).

La filiera formativa

Le figure professionali coinvolte dalla domanda di lavoro sono molteplici: sia ai vari livel-li di istruzione primaria (tecnica e professionale), sia secondaria, sia accademica, sia,infine, al livello della ricerca (di base ed applicata).La filiera professionale locale copre l’attività di aziende per la produzione e la trasforma-zione di materiali metallici, polimerici, ceramici e semiconduttori, vetrosi e compositi perapplicazioni in campo chimico, meccanico, aerospaziale, elettrico, elettronico, delle te-lecomunicazioni, dell’energia, dell’edilizia, automobilistico e dei trasporti in generale, bio-medicale, ambientale agro-alimentare e dei beni culturali (gli ultimi due si segnalano perla loro importanza di vocazioni chiave del territorio campano). Gli attori di questo intrec-cio di offerta formativa sono molteplici con differenti ruoli. Nella scheda che segue se neaccennano alcuni, a partire da quelli istituzionali e finire con il mondo imprenditoriale. Insintesi, si riscontra:• un buon livello di orientamento;• un buon livello di formazione continua nelle aziende del settore (produttrici e soprat-

tutto nella vastissima gamma delle imprese utilizzatrici di polimeri);• alcune esperienze di IFTS;• l’esistenza di un ottimo livello accademico (corsi di laurea e laurea specialistica) an-

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IL DISTRETTO FORMATIVO DEI POLIMERI DI NAPOLI

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che preesistente alla recente riforma universitaria (attivato già con un Diploma Univer-sitario ad hoc);

• una elevatissima potenzialità di raccordo università-aziende sulla ricerca applicata me-diante i raccordi con Università, CNR e i nuovi Centri di Competenza (istituiti dalla Re-gione Campania per facilitare il trasferimento tecnologico e la fertilizzazione della ri-cerca universitarie verso le PMI locali).

Il diplomato o il laureato richiesto dalle imprese produttrici o utilizzatrici di polimeri deveessere in grado di operare in ambienti complessi o gestire le tecnologie di produzione dimanufatti realizzati con le diverse tipologie di materiali ottimizzandone le prestazioni fun-zionali e strutturali attraverso la conoscenza delle relazioni processo-struttura-proprietà. Ciònecessita di un’ampia preparazione di base in quanto sarà chiamato a conoscere la fisi-ca e chimica dei materiali ed a interloquire od operare in/con attività di laboratorio mi-rate al controllo di qualità ed all’analisi prestazionale dei materiali stessi oltre che allo stu-dio delle loro proprietà di base. La preparazione di base dovrà coniugarsi con la formazionecontinua per l’aggiornamento professionale su tematiche professionali contraddistinte daprecise disposizioni di legge di tutela dei dipendenti, dei terzi e dell’ambiente esterno.In questo senso l’esperienza della Montefibre – N.G.P. di Acerra soccorre per dare unquadro di evidenza attivata con le scuole limitrofe per sinergie didattiche a favore di nu-merosi giovani di istituti superiori

ISTRUZIONE SECONDARIA• ITIS Leonardo da Vinci come testimonianze e docenza specifica sui polimeri per periti

tessili e chimici;• ITIS Fermi di Napoli per visite aziendali;• Istituto Professionale Majorana di Somma Vesuviana per stage estivi di diplomandi;• Scuole medie del napoletano e del casertano (Acerra, Aversa, Caserta) per orienta-

mento al 4° anno.Numerosissime sarebbero le sinergie da citare prendendo a base le numerosissime azien-de dei vari settori che utilizzano i polimeri.

FORMAZIONE PROFESSIONALEAziende e Centri di Ricerca sono molto attive sul nodo dell’aggiornamento dei docenti,in particolare sui temi chiave dell’evoluzione delle tecnologie:• Nuovi materiali polimerici e tecnologie eco-sostenibili per preservare, conservare e re-

staurare tessili e pietra; • Nuove tecnologie e materiali innovativi per la realizzazione di film per applicazioni

nel settore dell’imballaggio alimentare;• Nuovi Materiali e Tecnologie Eco-sostenibili per la Conservazione e il Restauro; • Produzione di film per imballaggio alimentare a parziale grado di biodegrababilità.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE Allo stato sono in avvio quattro corsi in base al recente Bando regionale:1. ”Tecnico di laboratorio per il supporto alla sperimentazione e all’analisi dati nei setto-

ri della termofluidodinamica e scienza dei materiali “: ITI “E. Medi” di San Giorgio aCremano (Napoli);

2. ”Il restauratore su legno, tela, ceramica, affreschi e materiale lapidei “: liceo scientifi-co statale “F. Severi” Napoli;

3. ”Il restauratore su tela, legno, affreschi e materiali lapidei”: liceo scientifico statale “F.Severi” Napoli;

4. ”Esperto per lo sviluppo d’impresa per la lavorazione dei materiali compositi”: IPIA “G.Marconi” - Giugliano (Napoli).

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

LAUREE PROFESSIONALIZZANTI E MASTERUniversità di Napoli “ Federico II”Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della Produzione:• fin dall’Anno Accademico1999/2000 e fino all’Anno Accademico 2001/2002 fu

attivato con notevole successo il Diploma Universitario in Scienza e Tecnologia dei Ma-teriali;

• dall’Anno Accademico 2001-2002 è stata attivata la Laurea triennale in Scienza eTecnologia dei Materiali con l’obiettivo formativo della preparazione di laureati fami-liari con le relazioni che sussistono tra le proprietà funzionali e strutturali dei materialie la loro morfologia e composizione chimica nonché con i processi di trasformazionee le tecnologie di lavorazione degli stessi;

• nell’Anno Accademico 2003/2004 è stata attivata la Laura Specialistica in Inge-gneria dei Materiali.

RICERCAL’attenzione della Regione Campania sul tema “Ricerca – Aziende” è particolarmente at-tiva.Sul settore si segnalano tre attività:a) il nuovo Distretto tecnologico nel settore dell’ingegneria dei materiali polimerici e com-

positi, come definito nel protocollo d’intesa stipulato il 17 luglio 2003 tra RegioneCampania e Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica;

b) Centri di Competenza regionali:*CRdC: “Nuove Tecnologie per le Attività Produttive”: Soggetto giuridico capofila delprogetto: Università di Napoli Federico II. Obiettivo del Centro di Competenza Re-gionale “Nuove Tecnologie per le Attività Produttive” è di attuare una serie di attivitàdi trasferimento e di innovazione tecnologica in alcune aree tematiche strategiche peril tessuto produttivo campano e di particolare interesse delle PMI. In particolare, il Pro-getto del CRdC “Tecnologie” prevede azioni nei settori dei materiali avanzati per ilcomparto tessile, calzaturiero e dei biomateriali e nei settori aeronautico ed elettroni-co;**ATIBB – BioTekNet Centro Regionale di Competenza in Biotecnologie Industriali:Soggetto Capofila: Seconda Università degli Studi di Napoli. BioTekNet nasce conl’obiettivo di mettere a disposizione del mondo della produzione il rilevante patrimo-nio di competenze biotecnologiche esistente in Campania, proponendosi come part-ner privilegiato dell’industria nazionale ed internazionale.

c) La presenza del centro Polimeri del CNR a Pozzuoli (Na) è uno dei punti di forza, dapiù di un decennio, della comunità scientifica napoletana dedicata. L’ICTP appartieneall’area disciplinare delle Scienze di Base “polimeri”.

Numerose e qualificate sono le collaborazioni scientifiche dei Centri di Ricerca sopra-menzionati con aziende manifatturiere chimiche e di altri settori: a livello locale si se-gnalano consolidati rapporti con Alenia Aerospazio e Fiat Elasis per l’utilizzazione di nuo-vi materiali nella costruzione di veicoli e di aerei. Ad esse si aggiungono le attività di ricerca applicata attuate dall’Università : la fetta piùgrossa di attività di ricerca e di raccordo con le esigenze aziendali viene svolta dal CRIB(Centro di Ricerca Interdipartimentale sui Biomateriali), struttura dell’Università di NapoliFederico II che – con il DIMP – collabora con molte aziende (SCA svedese per un pro-getto su Idrogeli, Teuco Vasche, per l’ottimizzazione del processo produttivo dello stam-paggio di vasche in materiale e ST Microelectronics, nel campo delle Fuel Cells) anchelocali (EMA Europa Microfusioni aerospaziali , Italcementi; Pirelli, etc.) sia per la ricercadi materiali che di metodologie produttive: a questo elenco si può aggiungere tutta unaserie di piccole e medie industrie che commissionano prove sperimentali e piccoli progetti.

PARTE II

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RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo Polimeri di Napoli

FormazioneProfessionaledi I livello…

I.F.T.S.ITI Medi LS Severi

IPIA Marconi

Master II livelloIn valutazione al termine della

laurea specialistica

Il sistema produttivo locale

La Provincia di Cosenza si caratterizza per un basso grado di sviluppo economico e peruna strutturale gracilità della base produttiva ed occupazionale. La ripartizione settorialedel valore aggiunto evidenzia una struttura produttiva provinciale alquanto differente ri-spetto alla situazione nazionale: l’economia locale, infatti, mostra un sovradimensiona-mento relativo al settore agricolo ed un marcato sottodimensionamento di quello industriale.La precarietà ed il ritardo economico del cosentino sono da attribuire soprattutto alla par-ticolare scarsità quantitativa del comparto manifatturiero e delle altre attività industriali. Tut-tavia, anche se si parla di un sistema imprenditoriale minimo, va sottolineata la positivadifferenza tra tasso di natalità e di mortalità delle imprese. Tale differenza è ancora piùelevata se si rapporta al dato nazionale.Uno dei settori trainanti l’economia del territorio è il comparto edile. In crescita il turismo,il terziario avanzato e l’agroindustria.Numerosi e di diversa natura sono gli ostacoli allo sviluppo locale; alcuni di questi sonoriconducibili alle tradizionali strozzature tipiche delle aree in ritardo di sviluppo e vannodalle diseconomie esterne al deficit del radicamento imprenditoriale, dalle inefficienzepubbliche all’atomismo aziendale, dalla ipertrofia della spesa pubblica improduttiva allacultura del posto di lavoro fisso ed alla presenza di comportamenti illegali. Tuttavia la di-seconomia più importante è costituita dalla debolezza e dalla frammentazione del siste-ma produttivo, ossia dalla labilità del processo di industrializzazione e della crescita disoggetti imprenditoriali autonomi. Una strategia di sviluppo economico della Provincia di Cosenza non può prescindere dal-l’irrobustimento, dall’espansione e dalla diffusione di sistemi produttivi locali, dall’amplia-mento della base produttiva ed occupazionale in modo da ridurre la dipendenza e raffor-zare la domanda sociale di efficienza e modernizzazione. L’investimento in formazionediventa, quindi, strategico per rafforzare i potenziali di sviluppo di questo territorio.

La filiera formativa

L’Assindustria di Cosenza impegnata da sempre nella formazione continua dei dipendenti,degli imprenditori e dei giovani per i diversi settori di appartenenza in cui operano leaziende associate, ha sviluppato un percorso ad hoc per il settore edile.Tale comparto non incoraggia gli investimenti in formazione a causa del declino degli in-vestimenti e dell’aumento dei prezzi in Europa, della carenza cronica di specializzati ac-

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LA FILIERA FORMATIVA EDILE NELLA PROVINCIA DI COSENZA

Distretto Formativo Polimeri di Napoli

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compagnata da una prevalenza di lavoratori privi di una qualifica, dell’organizzazionedel lavoro condizionata da notevoli costrizioni per i cantieri temporanei e mobili, dallapresenza di piccole e medie imprese e dall’esistenza del subappalto.Il progetto formativo, in corso dal 2001, è sviluppato in collaborazione con l’Universitàdegli Studi della Calabria, l’ITIS “E. Fermi” di Fuscaldo (CS), l’AFM- Area Formazione Ma-nageriale dell’ANCE, la Regione Calabria.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIOREIl corso IFTS “Esperto in recupero edilizio e manutenzione programmata”, indirizzato a gio-vani diplomati, ha formato figure professionali qualificate e specializzate per soddisfarele esigenze imposte dalla diffusione crescente degli interventi di recupero edilizio. L’esigenza si è imposta per il nuovo modo di intendere il recupero edilizio e la manuten-zione e per il conseguente uso di materiali e tecnologie differenti rispetto a quelle tradi-zionali. Si tratta di innovazioni che si riflettono sull’organizzazione del lavoro e richiedo-no specializzazioni e competenze di tipo trasversale. L’esperto è in grado di effettuare uncheck-up completo degli edifici e degli impianti, utilizzare software innovativi, svilupparestudi di fattibilità che privilegino il concetto di edificio sostenibile e il risparmio energeti-co, progettare interventi su edifici e impianti, proporre soluzioni che utilizzino tecnologiee materiali innovativi, conoscere la normativa tecnica e le fonti di finanziamento nazio-nale ed europeo.

MASTERScopo del master in “General Management in Edilizia” è stato quello di sviluppare le ca-pacità manageriali di titolari e quadri d’impresa del settore edile e di giovani laureati, pre-feribilmente di formazione economica o ingegneristica. L’esigenza è stata quella di svi-luppare nuove competenze e capacità professionali per favorire le potenzialità delle impresedi costruzioni locali sia sul mercato pubblico che su quello privato.

FORMAZIONE CONTINUAIl corso di formazione “Programmazione dei lavori pubblici e interventi in regime di con-cessione”, rivolto a imprenditori, dirigenti e quadri di impresa, funzionari delle Associa-zioni degli Industriali oltre a rappresentanti delle amministrazioni locali, ha avuto comeobiettivo quello di diffondere le conoscenze e le metodologie di valutazione della finan-za di progetto consentendo ai partecipanti di acquisire la capacità di valutazione delleiniziative realizzabili con finanza di progetto al fine di porre in essere le condizioni per lapiù corretta implementazione delle procedure di valutazione delle opportunità esistenti.Sono state sviluppate tutte le problematiche relative all’applicazione del project financingquale strumento di innovazione di mercato e di sviluppo di nuovi business.Sono stati promossi numerosi interventi di formazione continua per gli addetti del com-parto edile su temi particolarmente importanti per la crescita professionale.In particolare sono state aprofondite le tematiche riguardanti la nuova normativa in mate-ria di appalti pubblici, il rapporto tra pubblico e privato nella riqualificazione urbana, iltesto unico dell’edilizia, la fiscalità e la sostenibilità ambientale.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Distretto Formativo Edile nella Provincia di Cosenza

IMPRESA FORMAZIONE CONTINUA

RICERCA INDUSTRIALE

SETTORE PRODUTTIVO: EDILIZIA ED AFFINI

I.F.T.S. in“Esperto in recupero edilizio emanutenzione programmata”

FormazioneUniversitaria

FormazioneProfessionale

FormazioneContinua

Istituto Tecnico Industriale

Statale“E. Fermi”

di Fuscaldo (Cs)

PARTE II

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Distretto Formativo Edile nella Provincia di Cosenza

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Gioia Tauro è il primo porto nel Mediterraneo per volume di traffico container, passandoda zero ad oltre tre milioni di contenitori in pochi anni, anche se con un livello di inte-grazione con le reti terrestri alquanto limitato (circa il 5-6% del traffico attuale di Gioia Tau-ro viene instradato su ferro e gomma). Il successo di questo porto esprime nettamente lavalenza economica del cosiddetto “approccio trasversalistico” ed è spiegato, infatti, dal-la possibilità di offrire agli operatori una nuova alternativa, economica ed efficiente (conun risparmio dai cinque ai sette giorni di navigazione), per gestire la distribuzione medi-terranea dei container lungo la rotta tra l’Europa e l’Estremo Oriente.Essere “competitivi” significa dare una risposta sia in termini strutturali che in termini di com-petenze professionali richieste dal contesto socioeconomico di riferimento.In un’area a scarsa cultura e spirito imprenditoriale la formazione a nuovi “saperi” e “ca-pacità” delle risorse umane assume un ruolo strategico e nello stesso tempo è comple-mentare alle attività principali.Individuato nella formazione un fattore di successo cruciale nell’assicurare lo sviluppo del-le attività legate al porto ed all’area industriale di Gioia Tauro è indispensabile istituire erendere operativa una forte attività di ricerca finalizzata:• da una parte alla creazione di servizi innovativi per lo sviluppo del contesto impren-

ditoriale, nella logica della globalizzazione che muta le prospettive di sviluppo eco-nomico, in quanto dipendono sempre più dalla competitività in termini di qualità e dicosti di produzione, dalla partecipazione alle reti tecnologiche e dei commerci inter-nazionali;

• dall’altra ad individuare il potenziale sviluppo dell’area, prendendo come esempio sto-rico quanto verificatosi in altre aree europee ed extraeuropee, in cui si trovano portiche svolgono funzioni analoghe a quelle del porto di Gioia Tauro, al fine di promuo-vere azioni di marketing interregionale per incentivare la localizzazione di nuove im-prese nell’area industriale retrostante il porto.

Per sopperire a questo preciso bisogno dell’area di Gioia Tauro è stata costituita la So-cietà CEFRIS, costituita da Enti Pubblici, Istituti Tecnici, Università e Società private, dellaquale l’Associazione degli Industriali di Reggio Calabria è socia, con lo scopo di creareun centro di Alta Formazione e Ricerca finalizzato alla creazione di figure professionali esostenere lo sviluppo socioeconomico dell’area tramite servizi ed attività di ricerca. Prendendo spunto dalle esperienze maturate dalle portualità più avanzate in Europa, sievince come la Formazione e la Ricerca siano da considerare una leva strategica deter-minante per il miglioramento dell’efficienza complessiva per il raggiungimento di livelli dicompetitività elevati.L’obiettivo è quello di creare, così come in ogni realtà portuale avanzata del nord Euro-

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IL DISTRETTO FORMATIVO DI GIOIA TAURO

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pa un polo formativo e di ricerca permanente, che ne rappresenta ormai un connotato in-scindibile, un punto di forza ed un fattore di sviluppo.Nell’ultimo biennio, sono state avviate alcune iniziative finalizzate a far diventare il Cen-tro un preciso punto di riferimento di qualità nel settore dell’Alta formazione e della ricer-ca applicata alla logistica.

FORMAZIONE PROFESSIONALE E CONTINUAIn qualità di soggetto proponente e su proposta della Medcenter Container Terminal, ilCentro sta realizzando il progetto pluriennale per Operatori polifunzionali portuali ap-provato dall’Assessorato alla Formazione Professionale della Regione Calabria nell’am-bito dei “Progetti speciali”. Il progetto prevede la realizzazione di specifici corsi per 428persone già occupate e per 72 giovani disoccupati da avviare, nella misura del 50%, al-l’attività lavorativa presso la Medcenter. Di fatto ad oggi la percentuale dei 72 giovanigià avviati al lavoro è pari al 70%.

CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA GESTIONALE CON INDIRIZZO IN LOGISTICAAl fine di migliorare l’organizzazione e l’acquisizione di nuove risorse con competenzeingegneristiche avanzate per il consolidamento di una “cultura della logistica”, per lo svi-luppo delle Pmi del settore, improntato sull’innovazione tecnologica è stato istituito un cor-so di laurea in ingegneria gestionale con indirizzo logistica.Tenendo conto delle effettive esigenze del mondo dell’impresa sul territorio, con partico-lare riferimento all’area del porto di Gioia Tauro, alle prospettive di realizzazione di unazona franca, nell’ottica di una transizione dall’attuale regime di transhipment del porto, aquello di una vera e propria intermodalità, è venuta sempre più emergendo l’esigenza diuna figura professionale che sia in grado di definire quantitativamente e di organizzare ifattori produttivi delle aziende in una visione complessiva e organica della realtà territo-riale.Dopo un’attenta analisi dei fabbisogni professionali delle aziende locali, è emerso che uncorso di laurea in ingegneria gestionale potrebbe fornire ai neolaureati gli strumenti me-todologici necessari per poter effettuare scelte operative coerenti, che tengano conto inmodo circostanziato delle strette interconnessioni esistenti fra gli aspetti tecnologici, orga-nizzativi, economici e strategici della competizione industriale.L’ingegnere gestionale troverebbe il suo campo di interventi principale nella progettazio-ne, nella gestione e nel controllo dei sistemi complessi della produzione e dei servizi; egliesplicherebbe inoltre, la propria professionalità a livello aziendale quando risulta preva-lente o critica la dimensione tecnica produttiva oppure quella della gestione.Un ingegnere gestionale dovrebbe avere le seguenti caratteristiche (emerse dalla colla-borazione tra mondo accademico e mondo imprenditoriale):• conoscere adeguatamente gli aspetti metodologico operativi della matematica e del-

le altre scienze di base ed è capace di utilizzare tale conoscenza per interpretare edescrivere i problemi dell’ingegneria;

• conoscere adeguatamente gli aspetti metodologico-operativi delle scienze dell’inge-gneria, sia in generale sia in modo approfondito relativamente a quelli di una specifi-ca area dell’ingegneria dell’informazione nella quale è capace di identificare, formu-lare e risolvere i problemi utilizzando metodi, tecniche e strumenti aggiornati;

• essere capace di utilizzare tecniche e strumenti per la progettazione di componenti, si-stemi, processi;

• essere capace di condurre esperimenti e di analizzarne ed interpretarne i dati;• essere capace di comprendere l’impatto delle soluzioni ingegneristiche nel contesto so-

ciale e fisico ambientale;• conoscere le proprie responsabilità professionali ed etiche;

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

• conoscere i contesti aziendali e la cultura d’impresa nei suoi aspetti economici, ge-stionali e organizzativi;

• conoscere i contesti contemporanei;• avere capacità relazionali e decisionali;• essere capace di comunicare efficacemente in forma scritta e orale, in almeno una lin-

gua dell’unione europea, oltre l’italiano;• possedere gli strumenti cognitivi di base, per l’aggiornamento continuo delle proprie

conoscenze.In un mercato caratterizzato da una radicale ristrutturazione, il corso di laurea in inge-gneria logistica risponde alla crescente domanda di risorse capaci di gestire efficiente-mente i flussi produttivi e distributivi dei prodotti, le relazioni di subfornitura e le proble-matiche connesse al corretto utilizzo delle risorse delle imprese. La caratteristica principaledel corso di studi è dunque la connessione tra know how tecnico ed economico.

MASTERNel mese di ottobre del 2003 è stato avviato, in collaborazione all’Università degli Stu-di “Mediterranea” di Reggio Calabria il Master per “Esperti in Supply Chain Manage-ment” approvato e finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,in attuazione del PON “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta formazione” 2000-2006.Il Master si propone di trasmettere a 25 giovani le conoscenze e le competenze specia-listiche adeguate per un proficuo inserimento nel mondo del lavoro, in particolare nel set-tore della logistica che richiede figure altamente qualificate e preparate per affrontare icambiamenti tecnologici attualmente in essere.

RICERCA APPLICATANel campo della Ricerca applicata CEFRIS ha promosso la redazione del progetto “Il ter-minal marittimo di Gioia Tauro: strategie, gestione ed interazione con il territorio”. Al pro-getto, in corso di valutazione da parte del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca Scien-tifica, sono interessati la Medcenter Container Terminal, l’Università della Calabria,l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Presta-zioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il progetto, di tipo interdisciplinare, coin-volge prevalentemente competenze di tipo tecnico-ingegneristico, matematiche, informa-tiche, economiche ed organizzative. Alcuni dei risultati previsti sono: l’avanzamento negli strumenti modellistico-matematici edinformatici ottenuto attraverso la messa a punto di nuovi algoritmi per l’ottimizzazione eper il data mining; il miglioramento dell’efficienza di gestione e quindi della competitivitàdel terminale marittimo; E’ stato sottoposto alla valutazione dell’Amministrazione provinciale di Reggio Calabriaun progetto per “L’istituzione di un Osservatorio per il monitoraggio e la pianificazione del-le attività economiche del territorio” s’inquadra nelle finalità della Società CEFRIS che ri-tiene fondamentale per il sostegno allo sviluppo industriale.Il progetto presentato dal CEFRIS ha come obiettivo principale lo studio territoriale dellastruttura industriale e, in particolare, delle nuove concentrazioni industriali. Lo studio pre-vede un vasto programma di monitoraggio del sistema socio-economico del comprenso-rio di Gioia Tauro. All’interno dell’osservatorio è previsto il monitoraggio dei bisogni delle professioni. Questa sezione dovrà selezionare gli strumenti per gestire le nuove professioni coerenticon il moderno modello del lavoro e con il nuovo paradigma professionale emergente. Ilmercato del lavoro europeo è caratterizzato da un profondo mutamento che interessa leimprese, le organizzazioni, i lavoratori, i soggetti di rappresentanza, i soggetti di gover-

PARTE II

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no. Da un lato, si tratta di cambiamenti che manifestano le proprie conseguenze in termi-ni profondi, soprattutto attraverso la modifica delle caratteristiche della domanda e del-l’offerta di lavoro, nonché delle loro modalità di incontro.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

La formazione è da sempre considerata da Assografici un elemento strategico per il futu-ro delle aziende rappresentate e oggetto di continue iniziative finalizzate a sviluppare eadeguare l’offerta formativa ai bisogni delle imprese. L’esigenza da parte degli industria-li di professionalità qualificate si rileva sia nell’ambito del reperimento di nuove leve, sianella riqualificazione degli addetti già assunti.L’attenzione al tema si concretizza attraverso una serie di iniziative realizzate da Asso-grafici in stretta collaborazione con altri soggetti attivi nel campo della formazione, chehanno nel tempo dato vita ad una vera e propria filiera formativa fondata sulla stretta col-laborazione tra Scuola e Industria. Questa sinergia è basata sul riconoscimento da partedei sistemi formativi del ruolo dell’impresa come vero e proprio partner nella formazionedei giovani, nella consapevolezza che essi devono essere oggi più che mai in grado, senon di anticipare, di allinearsi nell’offerta formativa ai fabbisogni del mercato.I soggetti che compongono la filiera formativa per il settore grafico e cartotecnico sonorappresentati da:• Assografici, quindi dal mondo imprenditoriale del settore grafico e cartotecnico;• l’Ente Nazionale per l’Istruzione Professionale Grafica, organismo paritetico (impren-

ditori e sindacati) presieduto da un industriale del settore, che riunisce 32 tra scuole ecentri di formazione professionale per il settore grafico;

• l’Università LIUC di Castellanza (Va), dove è stato avviato con successo un corso diLaurea (3+2) di Ingegneria Gestionale con orientamento al settore grafico e cartotec-nico;

• alcune Scuole Grafiche e Centri di Formazione professionale particolarmente attivi eavanzati sotto il profilo tecnologico, con cui vengono realizzate iniziative mirate sul ter-ritorio.

L’insieme delle attività realizzate da Assografici in collaborazione con i soggetti citati pos-sono essere ricondotte a tre macro aree: • promuovere le iniziative di orientamento, per attirare giovani da formare e dotare di

qualifiche professionalizzanti e specialistiche per il settore;• soddisfare i fabbisogni formativi dando vita, laddove necessario, a nuovi corsi e/o ve-

re e proprie strutture di formazione professionale, attività svolte principalmente in stret-ta partnership con l’ENIPG;

• fare sistema con le scuole e le università per mirare e potenziare le singole iniziative,garantendo alle imprese figure professionali adeguate alle nuove esigenze del mercatoe nuovi sbocchi occupazionali per i giovani.

Orientamento: per diffondere la conoscenza e quindi orientare i giovani, le loro famiglieed i formatori verso il settore grafico e cartotecnico Assografici organizza ormai da alcu-

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ASSOGRAFICI: OBIETTIVO FORMAZIONE

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ni anni due appuntamenti specifici riservati agli studenti del 5° anno delle scuole superioried a quelli di 3° media. Per i primi l’incontro “Lavoro che cambia, professioni vincenti”viene realizzato in collaborazione con l’Università Carlo Cattaneo, LIUC, di Castellanza(VA) che propone all’interno dei propri corsi la Laurea (3+2) di Ingegneria Gestionale conorientamento al settore Grafico e Cartotecnico. L’incontro con i giovani (circa 250 nel2003) ha il duplice scopo di far conoscere il settore grafico e cartotecnico, promuoven-done l’immagine, ed illustrare le opportunità occupazionali con testimonianze di impren-ditori del settore.Diversa nel target ma non negli obiettivi generali l’incontro “Orientarsi tra colori e carat-teri” organizzato insieme a Federchimica e dedicato agli studenti di terza media (circa350 nel 2003) ai quali vengono illustrate le possibilità formative dei corsi di formazioneprofessionale e degli istituti tecnici. Entrambe le iniziative sono realizzate in stretto coor-dinamento con la Direzione Regionale Scolastica della Lombardia.Partnership con Enipg: L’ormai consolidata collaborazione di Assografici con l’Enipg è in-dirizzata soprattutto ad individuare gli strumenti più idonei e puntuali per soddisfare i fab-bisogni formativi delle imprese su tutto il territorio nazionale, in particolare attraverso lo svi-luppo di strutture formative realizzate nelle aree di maggiore necessità. Tra le punte dieccellenza si possono citare il “Corso per l’introduzione al sistema produttivo grafico e al-la prestampa” realizzato a Bari (formazione post-diplomati non occupati per l’inserimen-to in aziende grafiche locali) e la nascita del primo Centro di Formazione ProfessionaleGrafico a Napoli (con l’avvio di un Corso per l’obbligo formativo di addetto alla grafi-ca), struttura fortemente voluta dalle imprese locali. Tanto l’iniziativa di Bari quanto quelladi Napoli si sono svolte in collaborazione con le locali Associazioni Territoriali. Sono infine in cantiere altri progetti per la riqualificazione e la formazione continua. Raccordo scuola lavoro: Il raccordo tra distretti formativi e distretti industriali è ulteriormenterafforzato da alcune iniziative specifiche. In particolare da alcuni anni è stato costituito un“Fondo Borse di Studio” alimentato da imprese associate che consente di aiutare i gio-vani più meritevoli che intendono intraprendere percorsi di studio di livello universitario al-la LIUC; nel 2002 il supporto finanziario è stato ulteriormente arricchito dalla possibilitàdi ricevere un contributo per la realizzazione di due tesi nel comparto grafico o cartotec-nico. Inoltre, alcune docenze specifiche professionalizzanti sono state affidate dalla LIUCa imprenditori del settore. Infine vengono periodicamente realizzati stages nelle aziendeallo scopo di consentire l’applicazione sul campo delle conoscenze acquisite ed un gra-duale inserimento nel mondo del lavoro. Da poco si è avviato anche un progetto di sta-ge per docenti referenti per l’orientamento.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004 PARTE II

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FILIERA FORMATIVA PER IL SETTORE GRAFICO E CARTOTECNICO

ASSOGRAFICI ENIPG UNIVE RSITÀ LIUCISTITUTI TECNICI E CFP

ATTIVITÀ DI ORIENTAMENTO

Orientarsi fra colori e caratteri Lavoro che cambia, professioni vincenti

Studenti delle medie inferiori - 3° anno

Centri Formazione ProfessionaleIstituti per Periti Grafici

Studenti delle superiori - 5° anno

Laurea (3 anni) Specializzazione (2 anni)

INIZIATIVE SUL TERRITORIO (Comitati Provinciali)

Sviluppo di strutture formative

➣ Corso per l'introduzioneal sistema produttivo grafico e alla prestampa

➣ Corso per l'obbligoformativo di addettoalla grafica Post Diploma

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QUANDO FORMAZIONEFA RIMA CON IMPRESA3

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I profili professionali come integrazione di gruppi di competenze finalizzati a specificheattività lavorative appaiono essere, al pari delle competenze che li compongono, elementiessenziali per avviare il nuovo modello del lavoro e della crescita nel “nuovo mondo” del-la Società della Conoscenza. E’ cioè necessario conoscere competenze e profili ICT.Scuola che forma in alternanza con l’impresa, lavoratori che si spostano nello spazio elavoratori che si aggiornano nel tempo.Posti e momenti diversi ma stessi saperi: scrivere un testo html è la stessa cosa in India, inCalifornia ed a Matera, quindi trasparenza su cosa contiene una competenza.Per le competenze ed i profili professionali un modello condiviso: stesso linguaggio, stes-se metodologie descrittive, stessi standard di validazione.Ma se per le competenze, pur tra difficoltà e complessità, e comunque con una forte di-namica di evoluzione ed aggiornamento molto si è fatto (vedi i lavori di Anasin Federco-min sulle 19 job-aree ed il “mosaico delle competenze”), diverso è il discorso dei profili:esistono dei profili univoci? Possiamo pensare di ricondurre ad un numero limitato di ca-tegorie l’universo degli addetti ai lavori nello sviluppo e nell’uso delle nuove tecnologie?E poi esistono profili che, coprendo lo spazio di tutte le competenze necessarie sono uti-li ai diversi usi che se ne possono fare?A puro titolo esemplificativo:• profili professionali per far incontrare domanda e offerta (si sta costruendo un “Career

Portal” a livello Europeo da declinare poi territorialmente): diverse diecine;• profili per i curricula dei corsi di studi, per i diversi livelli della formazione: un numero

alto, imprecisato; • profili per analisi del mercato del lavoro, per osservatori e dinamiche occupazionali,

per rilevazioni periodiche ma frequenti: poche unità, o addirittura macro aree profes-sionali;

• profili per la PA, centrale e locale: poche, chiare competenze “immerse” in altre abi-lità professionali;

• profili per permessi di lavoro e di immigrazione: pochi, schematici profili;E’ possibile pensare a profili professionali che rispondano a tutte queste esigenze, e so-no solo alcune?O bisogna liberarsi dell’assillo dei profili, lavorare sulle competenze “molecolari”, map-parle e descriverle in ampiezza e profondità e trovare poi una semantica, se non un me-talinguaggio che consenta a chiunque di declinare i propri profili, in funzione delle pro-prie esigenze, con la certezza della coerenza e compatibilità con la mappa dellecompetenze.

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LE COMPETENZE NELL’INFORMATIONCOMMUNICATION TECHNOLOGY

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E’ solo una ipotesi, che riteniamo un buon modello concettuale, ma che va sviluppata.Del resto, a livello Europeo si sta lavorando alacremente su questi temi.Intanto con un censimento di ciò che alcuni paesi hanno fatto sul tema (e l’Italia non è in-dietro su questi sviluppo), e sono numerosi i lavori disponibili su profili, competenze, cur-ricoli.Poi si dovrà arrivare ad un quadro condiviso di come trattare, a livello di EU, gli e-skills.In Italia, quindi, forti comunque delle esperienze accumulate in questi ultimi due anni dallavoro delle imprese e dalla loro associazione Anasin Federcomin sul tema, converrà, inpresa diretta con i comitati tecnici europei, mantenersi allineati con quelli che saranno de-finiti gli standard sulla definizione degli e-skills, e sui modelli adottati.L’ICT – nei suoi livelli di: specialista (practitioner), utente di applicazioni (application user)o utente generico (end user) – è il settore paradigmatico per questo sforzo di modellizza-zione delle competenze professionali.Più di tutti gli altri settori industriali si presta, anzi obbliga, per la sua dinamica, per la suatrasversalità, per la sua natura stessa, a cercare un modello concettuale di riferimento peril riconoscimento, la comunicazione, la validazione delle competenze professionali.Aziende, Sindacati, Pubblica Istruzione, Lavoro, Istat, Funzione Pubblica, e, via via, dal-le Regioni alla Comunità Europea, tutti si sentono coinvolti.In definitiva non è più accettabile che ognuno si analizzi le “proprie” competenze, si scri-va i “propri” profili professionali, ogni volta, di nuovo, senza confrontarsi con gli altri, perpoi scoprire (o quel che è peggio, farlo scoprire ad uno studente) che l’esperto multime-diale – titolo conseguito in un non meglio identificato corso professionale (a pagamento,naturalmente) – sia un’espressione completamente priva di significato.Le competenze professionali, nella Società delle Conoscenza, sono una cosa troppo im-portante per non capire che richiedono umiltà e spirito collaborativo: un passo indietrociascuno, due passi avanti tutti insieme.

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Il Gruppo Loccioni ha sede nella campagna marchigiana, tra Jesi e Fabriano, vicino al-le quattro Università locali: Ancona, Camerino, Macerata, Urbino.In questa cornice 220 collaboratori, con un’età media di 32 anni ed un’alta scolarità(40% diplomati e 60% laureati), progettano e realizzano sistemi personalizzati per im-portanti clienti a livello internazionale.Il Gruppo è una “sartoria tecnologica” costituita da tre imprese che riceve sfide da gran-di Gruppi Industriali e realizza soluzioni chiavi in mano integrando tecnologie diverseacquisite tramite collaborazioni con Università e Centri di Ricerca internazionali.La filosofia è stabilire con tutti gli interlocutori – clienti, fornitori, centri tecnologici – rap-porti di fiducia di lungo periodo.Il Gruppo ha sempre creduto nel modello a rete dando vita rispettivamente nel 1994 enel 2001 a due reti d’impresa: Nexus e Net People.La prima ha l’obiettivo di accrescere la cultura imprenditoriale locale, la seconda vuolintegrare competenze e know how all’interno della filiera produttiva degli elettrodome-stici.Per realizzare tutto ciò occorre credere molto nelle Persone e nei giovani che con la loro fan-tasia, inventiva e creatività, rappresentano l’unico vantaggio competitivo sostenibile.L’orientamento alle persone assume quindi un valore che va oltre la strategia aziendale.Il processo per creare un rapporto di fiducia con i collaboratori vede impegnato il Grup-po prima, durante e dopo, l’assunzione.Bluzone rappresenta l’area aziendale dedicata all’ospitalità degli studenti per dare aigiovani la possibilità di confrontarsi con il mondo del lavoro e di fare una scelta profes-sionale consapevole. Per motivare e valorizzare i collaboratori, dopo l’assunzione, esistono percorsi di cre-scita originali come il Resident Engineer ed il progetto Avvia l’Impresa.Il primo prevede la possibilità di lavorare per alcuni mesi presso Università, Centri di Ri-cerca, Clienti o Fornitori internazionali; il secondo vuol aiutare i collaboratori che ne fan-no richiesta, ad avviare un’impresa in una logica da incubatore. La filosofia è quella dinon disperdere il patrimonio di conoscenze e di competenze che si è formato nel corsodel tempo, ma di valorizzarlo tramite la comunicazione in una filosofia di rete.Nell’arco dei trent’anni di attività del Gruppo Loccioni più di 50 collaboratori sono usci-ti per creare un’attività imprenditoriale autonoma, contribuendo a diffondere sul territoriomarchigiano il valore della cultura d’impresa.“Le persone sono capaci di sviluppare un alto grado di fantasia, possiedono inventiva ecreatività nella soluzione dei problemi dell’organizzazione, rappresentano perciò l’uni-co vantaggio competitivo sostenibile…” questa è la convinzione che da oltre trent’anni

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IL PROGETTO BLUZONE

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La globalizzazione dell’economia e l’accelerazione dei tempi del cambiamento hannoprodotto effetti diretti anche nei sistemi di istruzione superiore, creando una sempre mag-giore interconnessione fra la trasmissione di cultura e le esigenze della società tecnologi-ca e della conoscenza.In questo contesto è crescente la correlazione fra competitività e competenze, mentre ilsuccesso del sistema delle imprese e dell’intero Paese è sempre più legato alla qualità diun’offerta formativa che deve sempre più produrre ricerca e innovazione, cioè sviluppo.Un’Università che si “interessa” dell’impresa è un’Università che costruisce percorsi di stu-dio finalizzati non solo alle aspettative del mondo produttivo – così da favorire l’accre-scimento della domanda di professionalità e trascinare il sistema-Paese per orientarlo al-la conoscenza e all’innovazione – ma anche alle esigenze e prospettive che maturerannonel futuro.L’impresa come “partner” dell’Università è la combinazione del sapere con il saper fare ecioè l’attualizzazione delle conoscenze attraverso l’inserimento, da un lato, degli studen-ti in azienda (stage e tirocini), dall’altro di “professional aziendali” come docenti nell’A-teneo.

POSIZIONAMENTOPer la Luiss Guido Carli essere Università di eccellenza significa essere portatori di un pro-getto e di un modello formativo flessibile e interdisciplinare, aperto ad un’ampia presen-za di docenti, ricercatori e studenti provenienti da altri Paesi. Ciò in un confronto apertocon le migliori Università del mondo che ci posiziona come riferimento strategico nei pro-cessi economico-finanziari, giuridici, politico-istituzionali e di governance del Paese. Si-gnifica essere capaci di operare come sistema locale ma in una dimensione internazio-nale, come laboratorio che insegna ad imparare e a saper fare, che forma al cambiamentoe che fornisce allo studente (attraverso un percorso formativo interdisciplinare unito ad unostage mirato) la “cassetta degli attrezzi” per sincronizzarsi con il futuro.Tutto ciò delinea un “ruolo sociale” dell’Università, un ruolo che si esprime attraverso la for-mazione di una classe dirigente con “cultura d’impresa” capace di incrementare le op-portunità di attrazione e, quindi, di competizione del territorio nel quale opera. Un terri-torio che va dalla città all’Europa e capace di coniugare i molteplici fattori su cui si giocaoggi lo sviluppo: dalla ricerca all’innovazione tecnologica, dal governo di organizzazionicomplesse al marketing strategico, alla moderna finanza.

MISSIONENel contesto appena delineato la missione della Luiss è quella di formare una classe di-

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LUISS GUIDO CARLI

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anima la filosofia del Gruppo Loccioni. Ma le persone possono dare valore aggiunto asé e agli altri soltanto se riescono ad abbinare “la passione alla professione” e propriocon questo obiettivo il Gruppo Loccioni, nel 2001, ha deciso di mettere a metodo tuttele attività portate avanti da sempre con le Scuole, creando la bluzone.Bluzone è la zona, sia fisica che metaforica, che nel Gruppo, rappresenta l’interfacciatra il Mondo Scuola e il Lavoro.Nella bluzone si attraggono prima, si allenano e poi si “autoselezionano” i ragazzi piùcoerenti con la “Carta dei Valori” e le attività del Gruppo.Spazi e persone a tempo pieno sono stati destinati all’ospitalità di studenti di ogni ordi-ne e grado e di ogni nazionalità. L’obiettivo di bluzone è offrire un’area di integrazionetra scuola e lavoro per progettare insieme il futuro.L’allestimento di questa “palestra formativa” permette infatti agli studenti di affacciarsi almondo del lavoro prima di terminare gli studi. Metterli alla prova su progetti specifici si-gnifica aiutarli a conoscere, formarsi e poi scegliere l’area in cui iniziare un percorso dicrescita professionale.L’intento è quello di aiutare i giovani studenti a capire come sta evolvendo il Mondo delLavoro e come essi possono entrarvi mantenendo fede ai propri sogni e alle proprie in-clinazioni.Ogni anno più di 1.000 studenti, sia italiani che stranieri, vengono ospitati in bluzone.Le attività organizzate dallo staff bluzone vanno da visite di orientamento, a tirocini for-mativi, master tecnici e manageriali per neo diplomati e neo laureati, tesi di laurea e pro-getti speciali con Istituti Formativi locali e non solo.Tutto questo contribuisce allo sviluppo del Gruppo, che deve essere sinergica alla Scuolae alla Formazione. L’alternanza Scuola-Lavoro rappresenta così un nuovo modo di con-cepire la “cultura” e il ruolo formativo dell’Impresa stessa che, in una visione più ampia,è chiamata alla crescita innanzi tutto del territorio e dei giovani che lo animano.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

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l’introduzione di nuove competenze, soprattutto nel campo dell’ICT, per sviluppare capa-cità strategiche di gestione delle nuove tecnologie. La Luiss Guido Carli punta con questa strategia a diventare, attraverso un’ulteriore rigoro-sa selezione dei migliori laureati, Università italiana di riferimento per il Biennio.Linee guida dei percorsi appena indicati sono l’introduzione di una politica di efficace“diritto allo studio” per i capaci e i meritevoli (indipendentemente dal reddito familiare),incrementando le borse di studio concesse e utilizzando particolari forme di facilitazionequali il prestito d’onore e la disponibilità di uno “studentato” di livello; l’incremento delleattività e dei dottorati di ricerca; l’attrazione di nuove risorse finanziarie per sviluppare iprodotti promossi; la creazione di nuove intraprese per il trasferimento di tecnologie e ri-sorse tra università e industria (Luiss Innovazione); l’offerta di corsi di formazione post ex-perience.Ciò attraverso l’offerta non solo di un prodotto formativo di eccellenza, legato a fornirestrumenti per governare sistemi complessi, ma anche di una sede e di servizi adeguati.Proprio a ciò è finalizzato il progetto “Campus” della Luiss, che vuole posizionare il no-stro Ateneo all’interno di un contesto fortemente internazionalizzato capace di attrarre imigliori studenti, i migliori docenti e i migliori ricercatori.

ALLEANZE Una strategia “aggressiva” come quella delineata richiede necessariamente l’attivazionedi una rete di solide alleanze.La prima e forse la più importante è quella con gli studenti, le loro famiglie e gli ex alun-ni. Un aspetto fondamentale per aprirsi a campi nuovi di formazione e ricerca è la crea-zione di una rete di università di qualità, italiane e straniere, strutturata per specializza-zioni e nella quale i soggetti giochino un ruolo il più possibile “alla pari”. Ciò soprattuttoper promuovere partnership e modelli formativi orientati alla cultura d’impresa finalizzatiallo sviluppo dei Paesi sia dell’Europa centro-orientale che dell’estremo oriente (Cina e Co-rea del Sud).Una terza opportunità è rappresentata dal mondo economico e industriale attraverso lacollaborazione già avviata con le Associazioni industriali e i Giovani Imprenditori di Con-findustria. Con il sistema bancario la Luiss ha inoltre avviato un proficuo rapporto di collaborazioneper l’attivazione di prestiti d’onore a tasso agevolato, per tutti gli studenti e per l’intera of-ferta formativa Luiss.Ulteriori opportunità sono rappresentate dalle Fondazioni, che potrebbero vedere nellaLuiss un partner per attuare le loro politiche di sviluppo sociale, culturale ed economico,e dalle Pubbliche amministrazioni locali: a sottolineare come la presenza di una Univer-sità di qualità rappresenti un fattore strategico di miglioramento della competitività di unterritorio.Un’alleanza particolarmente significativa, perché rappresenta un esempio in cui l’attiva-zione di una rete può contribuire all’attivazione di altre reti, è il Consorzio Interuniversita-rio costituito tra la nostra Università, il Politecnico di Milano e la Scuola Superiore S. An-na di Pisa, la cui prima iniziativa è l’attuazione di alcuni interventi di formazione di dottoratoe di perfezionamento, nonché di Ricerca.Tutto ciò è finalizzato all’attivazione di una rete di partnership che a loro volta generinoaltre partnership, in un sistema a rete.

MARKETING UNIVERSITARIOIn questo contesto, la selezione (e l’autoselezione) degli studenti, il numero ridotto degliiscritti, la dimensione Luiss (che facilita l’operare in rete, grazie anche a una infostrutturaappena realizzata per le attività di comunicazione ed editoriali), il prestigio per il colle-

PARTE III

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rigente per le imprese, per la P.A., per le professioni e per la ricerca adeguata a compe-tere nel contesto internazionale, educata ad una cultura critica e quindi liberale, dotatadi un convinto senso etico e perciò pronta all’assunzione di responsabilità.Una missione che si traduce nell’obiettivo pratico di migliorare la competitività della co-munità nella quale operiamo – che è il nostro vero e proprio “azionista di riferimento”–aumentandone la “ricchezza” sotto il profilo culturale, sociale, economico e produttivo. Ciò rappresenta un elemento di particolare rilievo nel panorama universitario italiano: lacompetitività del territorio. Il territorio chiamato, cioè, ad assumere comportamenti di na-tura imprenditoriale e ad attivare meccanismi di individuazione, valorizzazione, e poten-ziamento delle proprie capacità e risorse, per fare sempre più rete e per collegare al me-glio la domanda del mondo produttivo con l’offerta formativa. Laddove a rendere competitivoil nostro sistema paese sarà sempre di più la competitività localizzativa e un patto per losviluppo tra università/imprese/centri di competenza/istituzioni. La competizione tra paesi passa, insomma, sempre più dalle Università: cioè dagli “spa-zi” strutturati di eccellenza, innovazione e conoscenza. Laddove concorrenza fra Univer-sità deve significare, anche in Italia, che gli atenei saranno sempre più “votati” dai “pie-di” degli studenti: un indicatore quanto mai semplice ma efficace, che permette di valutarela qualità di un’università in relazione alla presenza prevalente di studenti eccellenti pro-venienti da altre regioni italiane, europee e internazionali. Con ciò configurandoci – inriferimento al nostro principale azionista, ma anche ai nostri veri “stakeholders” – comeuniversità del sistema industriale italiano, con sede a Roma e polo di attrazione di stu-denti, ricercatori e professori, italiani e stranieri, di alto livello.

PRODOTTO FORMATIVO Essere Università di eccellenza per la Luiss significa, allora, saper attrarre i migliori talen-ti (studenti e docenti) con investimenti significativi in didattica e ricerca.Università di élite lo si è per eccellenza intellettuale (non certo per ”censo”), puntando sulmerito e perché si è capaci di anticipare i cambiamenti, pensare i bisogni di domani ecostruire – appunto – il futuro. Il profilo formativo che emerge da questo quadro è quello di un vero e proprio “system in-tegrator” capace di operare in un contesto complesso, con ritmi di crescita esponenzialedell’innovazione. Ciò nell’ambito di un’offerta formativa di elevata qualità – per il rigo-re,l’interdisciplinarità e l’internazionalità degli studi – prodotta dalle nostre facoltà. Allaquale si aggiungono il prestigio del corpo docente, la tipologia dei servizi offerti, il livel-lo elevato dell’ambiente studentesco e il collegamento con il mondo produttivo.Un prodotto formativo diretto ad attrarre, da un lato, i migliori studenti dai migliori licei ita-liani e internazionali per frequentare un triennio innovativo particolarmente flessibile, at-traverso la personalizzazione dei percorsi di studio, con l’introduzione di competenze stra-tegiche in conoscenze di base (triennio “a banda larga”), secondo percorsi finalizzati adanticipare le tendenze del mercato del lavoro. Incentivando a tal fine la mobilità degli stu-denti e dei laureati del primo triennio di altre aree geograficheDall’altro, attraendo, per i percorsi di laurea di secondo livello, i migliori laureati trienna-li dalle migliori università italiane e internazionali con un’offerta formativa altamente pro-fessionalizzante, innovativa e competitiva. Ciò non solo attraverso le lauree di secondo li-vello più tradizionali, ma anche l’attivazione di Corsi di laurea biennali specialistici conun approccio fortemente interdisciplinare. Saranno operativi nell’immeditato, tra quelli pro-gettati, due corsi: Law and Economics, caratterizzato dall’integrazione tra area giuridicaed economica e finalizzato alla gestione, con competenze trasversali, delle dinamichedi mercato e delle tecniche di policy; e Business Administration, per laureati di differentidiscipline (da ingegneria a scienze politiche etc.), finalizzato allo sviluppo di capacitàprogettuali e di innovazione nella gestione aziendale. E’ un’impostazione che prevede

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GIURISPRUDENZA: Scienza giuridica delle assicurazioni; Scienza giuridica della nego-ziazione; Scienza giuridica delle organizzazioni pubbliche interne e internazionali;SCIENZE POLITICHE: Scienze Politiche; Scienze della comunicazione e delle relazioniistituzionali.

CORSI DI LAUREA SPECIALISTICA DI II LIVELLO-BIENNALIECONOMIA: Economia e Finanza; Economia e Direzione delle Imprese;GIURISPRUDENZA: Diritto dell’impresa; Diritto delle Istituzioni;SCIENZE POLITICHE : Scienze di Governo - Relazioni Internazionali; Scienze di Gover-no - Amministrazione Pubblica; Scienze di Governo - Comunicazione politica, economi-ca e istituzionale.

CORSI DI LAUREA SPECIALISTICA DI II LIVELLO-INTERDISCIPLINARIDiritto ed Economia (Law & Economics); Business Administration.

I NUMERI• 5.361 studenti iscritti;• 800 laureati in media negli ultimi tre anni;• 530 docenti;• 63% degli immatricolati approda in Luiss con voto di maturità > 90/100;• 73% studenti in corso contro una media nazionale del 55%;• 70,6% “indice di efficienza” studenti Luiss (n. esami superati/n. medio esami previsto

per l’anno in corso/n. studenti totali), contro il 46,1% della media nazionale;• 1.824 gli studenti Luiss che hanno partecipato a semestri di studio all’estero;• 385 gli studenti che, negli ultimi tre anni, hanno effettuato una prima esperienza di sta-

ge;• 570 i laureati che, negli ultimi tre anni, hanno svolto tirocini di avviamento al lavoro.

LA LUISS E IL MONDO DEL LAVORO• 6 mesi: il tempo massimo di attesa per l’inserimento nel mondo del lavoro dal con-

seguimento della laurea;• l’86,5% dei laureati Luiss entro questo intervallo di tempo ha trovato il suo primo im-

piego e il 73% il suo attuale lavoro;• 80% dei laureati Luiss dopo tre anni ha un’occupazione stabile;• 88% dei laureati utilizzano in maniera significativa per la propria attività professiona-

le la formazione universitaria ricevuta.

I PUNTI DI FORZA• numero programmato per l’accesso (1.165 matricole suddivise per le tre Facoltà);• rapporto privilegiato docenti/studenti: un docente ogni 10 studenti;• frequenza obbligatoria full time ed esami semestrali;• assistenza da parte di tutor qualificati durante l’intero percorso di studi;• esperienze di formazione all’estero tra cui scambi internazionali con 100 università;• stage e tirocini mirati per una prima e concreta esperienza lavorativa.

PARTE III

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gamento con il mondo produttivo e con i problemi concreti delle imprese, un progetto for-mativo che va dall’iscrizione al placement: tutto ciò insieme porta certamente un grandebeneficio alla didattica.Ma essere università di eccellenza comporta anche un ulteriore “expertise”: quella che at-tiene al rapporto tra territorio, università e marketing. Laddove il marketing territoriale diuna università di eccellenza concerne, innanzitutto, l’analisi dei bisogni e della domandadi sviluppo di un territorio, per agganciarne sia le vocazioni locali che le potenzialità diattrazione; e, subito dopo, comporta la conseguente offerta formativa di profili professio-nali per quei bisogni.Si tratta di un percorso necessariamente a due vie, che deve coniugare tutti gli attori (isti-tuzioni, imprese, professioni, cittadini) e che prevede:• l’identificazione delle esigenze di sviluppo del territorio, per fornire a suoi attori le com-

petenze previste e programmabili per la sua crescita;• l’attrazione dal territorio stesso e la formazione di studenti motivati e finalizzati a quel-

le competenze, affinché lo arricchiscano (anche come azione di marketing locale perl’università) con capacità e conoscenze mirate.

Fondamentale è infatti acquisire le conoscenze territoriali e gli ambiti di sviluppo tecnolo-gico e produttivo, fare il monitoraggio dei bisogni e delle opportunità forniti dalle impre-se e dalle istituzioni, per confrontarli costantemente con il modello formativo attualmenteproposto e orientarli verso un modello che produca conoscenza applicata, applicata cioèalla formazione. Per fornire al mercato la “mappa delle convenienze” ad utilizzare un si-stema anziché un ‘altro.Ciò giustifica la retta pagata e consente di posizionarsi dal solo prestigio alla convenienza,proprio in virtù del vantaggio competitivo rappresentato dalla qualità del servizio offerto. E’, in conclusione, il modello formativo di un’Università che si pone come punto di riferi-mento per il sistema delle imprese, delle istituzioni e delle professioni e che introduce co-me valore aggiunto Luiss l’etica dell’imprenditorialità finalizzata alla conoscenza e orien-tata all’innovazione.

I numeri della Luiss Guido Carli

La Luiss - Libera Università Internazionale degli studi sociali - Guido Carli è un ateneo au-tonomo, non statale con sede a Roma. Con le sue Facoltà di Economia, Giurisprudenzae Scienze Politiche (e i tre Dipartimenti di Scienze storico socio-politiche, Scienze econo-miche e aziendali, Scienze giuridiche) offre un modello formativo finalizzato – per qualitàdella didattica e della ricerca, elevato livello dell’ambiente studentesco e collegamentocon il mondo delle imprese – a realizzare un effettiva integrazione fra sistema universita-rio e sistema produttivo. Ciò attraverso una continua collaborazione, un continuo scam-bio e un continuo confronto tra gli attori coinvolti nel processo educativo: l’accademia, igiovani, le imprese e le istituzioni. In questo quadro, la Luiss rappresenta non solo un cen-tro di alta formazione ma anche un centro di competenza basato su concetto di ”valore”:valore dell’offerta formativa, valore degli studenti, valore del corpo docente, valore dellostudio all’estero e valore internazionale, inteso come capacità di operare anche a livellodi sistema locale, ma in una dimensione internazionale.

CORSI DI LAUREA DI I LIVELLO-TRIENNALIECONOMIA: Economia Politica; Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari;Economia Aziendale; Economia e Legislazione per l’impresa; Economia e Gestione del-le Imprese di Servizi;

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L’Università Carlo Cattaneo-LIUC, è sorta nel 1991 a Castellanza, in provincia di Varese,per iniziativa dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, con un preciso scopo:favorire lo sviluppo della cultura aziendale e preparare professionisti d’impresa.L’Università Cattaneo rappresenta quindi la risposta data dagli imprenditori varesini all’e-sigenza di dotare il loro territorio, industriale per antonomasia, di un centro di studi supe-riori coerente con la caratterizzazione economica dell’area. Un’iniziativa di grande rilie-vo nel campo della formazione, a dimostrazione della consapevolezza che le imprese eil territorio hanno acquisito nel considerare sempre più le risorse umane come fattore stra-tegico per vincere una sfida competitiva che si fa sempre più stringente.Il rapporto diretto con la realtà imprenditoriale – e quindi con tutto il territorio che ospital’Ateneo – è dunque il punto di partenza di tutte le attività dell’Università, siano esse di-dattiche o di ricerca.Con le imprese, attraverso le loro associazioni rappresentative, e con gli ordini profes-sionali, vengono confrontati e continuamente aggiornati i modelli didattici, per renderli ilpiù possibile rispondenti alle reali esigenze formative.Oggi l’Università Cattaneo annovera tre facoltà, di Economia, di Giurisprudenza e di In-gegneria, con tre corsi di laurea di Economia Aziendale, Giurisprudenza e IngegneriaGestionale, tutti configurati secondo il modello della laurea più laurea specialistica, oltrea sei master universitari, tutti individuati sulla base dell’utilità per il mondo delle imprese edelle professioni.Con specifico riferimento al settore produttivo, si segnala il nuovo master universitario inManagement della Piccola e Media Impresa, attivato nel corso dell’Anno Accademico2003-2004, che più di altri si inserisce a pieno titolo nell’impianto scientifico e didatticodell’Università Cattaneo, perfettamente in linea con le finalità a suo tempo indicate daisuoi fondatori.Obiettivo dei corsi di laurea è quello di preparare una futura classe di manager e di pro-fessionisti capaci di operare nei rispettivi ambiti con una visione di ampio spettro delleproblematiche tecniche e gestionali, in grado di affrontare i problemi sempre più com-plessi delle vicende economiche e tecnologiche, in grado anche di cogliere le opportu-nità del contesto socio-economico ed istituzionale nel quale si troveranno ad operare. Una didattica, dunque, improntata alla multidisciplinarietà, studiata per soddisfare le esi-genze formative delle imprese e delle istituzioni in un contesto temporale e ambientale ca-ratterizzato dal cambiamento.Ma una didattica anche che, per quanto possibile, insegni la cultura imprenditoriale: perla prima volta in Italia infatti all’Università Cattaneo è stato istituito un vero e proprio cor-so di formazione all’imprenditorialità che è entrato così nel curriculum universitario degli

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UNIVERSITÀ LIUC: LE RELAZIONI CON IL SISTEMA IMPRENDITORIALE E IL TERRITORIO

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Grazie alle competenze sviluppate nei Centri di Ricerca, vengono condotti studi che fan-no da supporto, sul piano scientifico, alla realizzazione di piani di intervento strutturati perintere aree del territorio. Studi di questo genere sono stati compiuti per diversi committenti, anche in diverse regio-ni del Paese.Se, dunque, con i propri corsi curriculari, l’Università Cattaneo rivela la propria “mission”di formare professionisti per le imprese, per le istituzioni e per le professioni e di accre-scere la cultura d’impresa, nella consapevolezza che l’impresa, tuttavia, pur essendo lacellula fondamentale di tutto il tessuto economico e sociale, acquista importanza e puòsviluppare al meglio le proprie potenzialità solo se ben radicata e compenetrata con tut-te le istituzioni, tutte le altre cellule, ecco allora che l’altro obiettivo dell’Università è anchequello di facilitare il rapporto tra l’impresa e lo Stato, gli enti locali, la pubblica ammini-strazione. L’Università opera così sulla nuova frontiera del cosiddetto “marketing del territorio”, sullaquale si gioca il futuro economico di ciascuna area, posto che le imprese, per quanto fac-ciano, non possono vincere da sole la sfida competitiva sempre più difficile, nell’era del-la globalizzazione, se non hanno dalla loro anche un terreno favorevole che le aiuti nelloro compito di ogni giorno.E’ dunque molto importante che la cultura d’impresa – che è cultura votata all’efficienzae all’efficacia, al problem solving, allo spirito d’iniziativa e quant’altro – si dilati anche adalti settori della società, in particolare quello della pubblica amministrazione. Ma è anche importante che l’università così attenta e legata al proprio territorio, continuia confrontarsi con un orizzonte quanto più ampio possibile.Già il fatto che all’università di Castellanza siano presenti numerosi studenti di tutta Italiaed un numero crescente di studenti esteri, è un primo segnale di apertura ed integrazio-ne.Inoltre, la rapida globalizzazione dei mercati infatti, l’apertura all’Europa, ed il continuoe progressivo integrarsi delle culture, hanno dato l’input all’università Cattaneo per un co-stante processo di internazionalizzazione della propria offerta formativa ed educativa. Tale processo è realizzato attraverso un forte programma di mobilità studentesca, che con-ta ben 77 accordi in 29 paesi nel mondo, che coinvolge ogni anno un numero crescen-te di studenti. Nell’ultimo anno accademico sono stati quasi 150 gli studenti che hannopartecipato ai programmi di studio o stage all’estero, mentre quasi 140 gli studenti stra-nieri che hanno trascorso un periodo di studio presso l’Università Cattaneo.Ma il processo di integrazione internazionale viene realizzato anche attraverso corsi inlingua inglese in classi multiculturali con docenti e colleghi studenti internazionali; attra-verso anche la possibilità di svolgere stage all’estero. Ma ancora, programmi di doppiotitolo, che offrono agli studenti che completeranno con profitto un percorso di studi pre-stabilito nell’Università Cattaneo e in altre Università partner una laurea italiana e esteraed infine un programma di internazionalizzazione che coinvolge anche i docenti, facili-tando così l’offerta didattica in inglese.

PARTE III

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studenti e costituisce una materia opzionale del ciclo di studi, che attraverso case-history,giochi di ruolo e simulazioni, arriva alla creazione di un vero e proprio business plan diun’idea imprenditoriale.Così nel corso di laurea in Economia Aziendale e in quello di Ingegneria, è presente unacompenetrazione organica delle discipline economiche e di quelle tecnologiche, al finedi fornire una visione unitaria dell’impresa, delle sue funzioni, dei suoi problemi. Ciò si-gnifica in particolare, per il corso di laurea in Economia Aziendale, attenzione alle dina-miche tecnologiche, al loro significato economico, organizzativo e strategico; per il cor-so di Ingegneria, attenzione alle metodologie gestionali e all’economia aziendale.Per il corso di laurea in Giurisprudenza, l’integrazione multidisciplinare ha luogo tra gli in-segnamenti di diritto e quelli di economia, per rispondere ad un’esigenza formativa mol-to attuale: infatti, tanto l’esercizio della professione forense o l’attività di magistrato, quan-to il lavoro come giurista d’impresa o funzionario della pubblica amministrazione postulanoormai una sensibilità a considerare in modo integrato gli aspetti economici e giuridici deidiversi problemi, quale può svilupparsi su un terreno predisposto in questo senso fin dallaformazione universitaria di base.Le imprese forniscono all’Università a volte docenti, scelti tra persone munite di esperien-za sul campo, altre volte testimonianze dirette, che diventano casi di studio e opportunitàreali di confronto immediato con problematiche concrete.Imprese ritenute significative per la loro esperienza imprenditoriale e sociale vengono si-stematicamente invitate a cicli di incontri con gli studenti, particolarmente quelli degli ulti-mi anni di corso, per far meglio conoscere la realtà del mondo produttivo, del lavoro, ditutto il contesto imprenditoriale, e del suo stretto rapporto col territorio.Le imprese dimostrano di essere consapevoli dell’importanza del loro contributo allo svol-gimento di tutta l’attività accademica. Per questo motivo intervengono costantemente of-frendo la possibilità agli allievi di svolgere stage, che, tra l’altro, si rivelano spesso anchedelle opportunità per le imprese stesse, in quanto durante gli stage vengono svolte ricer-che i cui risultati diventano oggetto di riflessione sul modello organizzativo aziendale.La valenza di queste attività è molteplice dunque, poiché permette agli studenti di coglie-re, già dal periodo universitario, la realtà delle imprese e la responsabilizzazione che uninserimento in tale contesto complesso e articolato comporta e, per le imprese, di reclu-tare personale in qualche modo già conosciuto e sperimentato.La ricerca di nuove imprese e sempre più anche di studi professionali interessati ad ospi-tare gli allievi in stage viene svolta dall’ufficio Placement dell’Università, che, in realtà, haanche un compito ben più esteso. Tale ufficio organizza infatti anche diversi incontri perlaureandi con primarie imprese e favorisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, for-nendo ai soggetti interessati gli elenchi dei laureati.Il rapporto con il mondo delle imprese e con la “business community” ha poi un’altra espres-sione saliente nell’offerta di borse di studio, il cui fondo continua ad essere alimentato perla maggior parte da contributi di soggetti privati e, per la restante parte, da enti pubblici.La necessità di un più stretto raccordo tra Università, imprese e istituzioni è un tema di cuisi discute da anni nel nostro Paese. Per l’Università Cattaneo questi rapporti sono diven-tati un “must”. E’ da questa convinzione che sono nati, negli anni, all’interno di un ampio progetto di ri-cerca, una serie di Centri di Ricerca, che mettono a disposizione delle imprese di enti pub-blici e privati le competenze dell’Università per attività di interesse degli operatori econo-mici e dei territori. Sono presenti, per questo specifico scopo, un Centro per l’Economia e la Tecnologia del-l’Informazione e della Comunicazione, un Centro per lo Sviluppo del Territorio, un Centroper i Trasporti e le Infrastrutture, un Centro per la Pubblica Amministrazione, un Centro perl’Economia e il Management della Sanità, un Centro su Etica, Legge ed Economia.

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Una nuova società voluta dall’ACRIB (Associazione Calzaturifici Riviera del Brenta) dal-l’ANCI (Associazione Nazionale delle Industrie Calzaturiere Italiane), da Veneto Innova-zione SpA e da Enti pubblici e privati del Veneto costituita:• per aiutare lo sviluppo delle imprese del settore calzaturiero e dell’intero comparto pro-

duttivo;• per sostenere nel Veneto ed in Italia le iniziative di ricerca e trasferimento tecnologico

su sistemi, processi e prodotti innovativi; orientamento e formazione tecnica dei gio-vani, formazione degli imprenditori e specializzazione degli occupati; servizi per laqualità aziendale e la sicurezza negli ambienti di lavoro.

L’obiettivo generale è di valorizzare il settore calzaturiero regionale che, nella Riviera delBrenta ha più di cento anni di storia e di sviluppo imprenditoriale e, nel Veneto, disponedi aziende – in tre distretti a tipologia produttiva e modelli aziendali anche diversificati –che producono circa 100 milioni di paia di calzature annue.Gli obiettivi strategici del Politecnico Calzaturiero sono i seguenti:• rendere comune l’utilizzazione delle nuove tecnologie informatiche nelle aziende del-

l’intero settore calzaturiero;• favorire la crescita della struttura gestionale delle aziende con la sperimentazione di

nuovi modelli organizzativi ed in un’ottica di migliore integrazione della filiera;• sperimentare e diffondere le tecnologie Cad Cam per la progettazione e per la pro-

duzione;• potenziare formazione e servizi per supportare il mantenimento degli standard quali-

tativi;• sviluppare la cultura di settore collaborando in modo organico con Università e Scuole.

Tradizione e innovazione

L’importante evoluzione mondiale che coinvolge il sistema moda, di cui il settore calzatu-riero è parte integrante, richiede nuovi cambiamenti che coinvolgono in tutti i campi, com-merciale, progettuale, produttivo, le aziende e le persone che vi operano.Richiede un incremento delle capacità organizzative e di nuove tecnologie e nuovi profi-li professionali con competenze tecniche e gestionali sempre più complesse.L’Italia è in Europa il maggiore produttore di calzature e lo sviluppo del settore si è con-centrata in aree distrettuali ben definite, in particolare nel Veneto, nelle Marche e in To-scana, caratterizzate da una elevatissima concentrazione di aziende di dimensioni me-dio piccole.

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IL POLITECNICO CALZATURIERO

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seguito dello sviluppo del distretto calzaturiero, orientata verso i modellisti e tecnici cal-zaturieri.La Scuola per modellisti calzaturieri, prima gestita dal Consorzio Maestri Calzaturieri delBrenta, poi dal Centro Veneto Calzaturiero e oggi dal Politecnico Calzaturiero, si distin-gue da altre che operano in Italia ed in Europa per il mix di quattro aspetti fondamentaliche non si ritrovano in altre realtà formative:• la tradizione: la Scuola nei suoi 80 anni di storia, oltre ad avere avuto numerosi rico-

noscimenti a livello veneto, italiano ed europeo ha contribuito alla crescita del settorecalzaturiero in Veneto vedendo sfilare fra i suoi banchi gran parte degli imprenditori,dei modellisti e dei tecnici calzaturieri che oggi operano nella nostra Regione;

• la collaborazione con le imprese calzaturiere: la collaborazione con gli imprenditori econ l’Associazione dei Calzaturifici della Riviera del Brenta è stato fondamentale perstimolarne l’evoluzione e l’aggiornamento;

• la composizione del corpo docenti composta da imprenditori, stilisti, modellisti e tec-nici che lavorano nelle aziende calzaturiere e consulenti;

• le sinergie con le altre attività svolte dalla struttura in cui è inserita la Scuola, come i ser-vizi nell’ambito della ricerca tecnologica, del controllo qualità dei materiali ad uso cal-zaturiero.

Questa base di esperienza pone il Politecnico Calzaturiero nelle migliori condizioni percontribuire ad aiutare le aziende a rispondere ai cambiamenti dei mercati della competi-zione nel sistema moda.

Le attività

Il Politecnico Calzaturiero si pone l’obiettivo di operare in un’ottica integrata ed in part-nership con altri soggetti per costruire una rete formativa, a supporto delle aziende di tut-ta la filiera.Accanto alle attività di formazione, e collegate ad esse, svolge attività di ricerca e servi-zi di consulenza nel campo della qualità aziendale e della sicurezza negli ambienti di la-voro.Le attività formative rappresentano la mission principale del Politecnico e, nella situazioneattuale e con gli sviluppi in essere si rivolgono ai seguenti campi:• iniziative di orientamento scolastico;• corsi inseriti nel percorso scolastico nelle Scuole ad indirizzo tecnico o commerciale;• corsi per personale occupato, la cui collocazione viene mantenuta nella giornata del

sabato, anche per incentivare la domanda individuale di formazione continua;• corsi per personale occupato, da svolgersi in modo intensivo rispetto ad esigenze di

lavoratori/aziende del distretto della Riviera del Brenta o di altri distretti calzaturieri;• corsi per giovani diplomati di primo livello o di specializzazione, a seconda dei per-

corsi;• corsi di specializzazione per occupati, costruiti con un sistema modulare, che consen-

tono l’acquisizione di specializzazioni nelle varie aree: progettazione, industrializza-zione, produzione, marketing e commercializzazione;

• progetti formativi di alta specializzazione per le figure professionali di “Coordinatoredi collezione” e di “Direttore di produzione”.

Infatti le attività della Scuola dei modellisti e tecnici calzaturieri sono state rinnovate in ba-se alle indicazioni degli imprenditori.E’ stato progettato un ampio programma formativo per imprenditori e tecnici, che affron-ta tematiche di sviluppo strategico, di innovazione gestionale e tecnica, rispondendo al-l’esigenza di formare nuovi profili professionali con competenze tecnico-specialistiche.

PARTE III

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Nella Riviera del Brenta, tra la provincia di Padova e Venezia ed in un’area ricca di sto-ria, la calzatura si è sviluppata alla fine dell’800 grazie alla presenza di una tradizioneartigiana e al pionierismo di Luigi Voltan. In un’epoca in cui l’agricoltura rappresentavaper molti l’unica possibilità di mantenersi sulle soglie della sopravvivenza, la possibilità direperire manodopera abbondante ed a basso costo avrebbe costituito per molti anni unfattore importante per lo sviluppo del settore calzaturiero. Le competenze specialistiche siconcentravano nelle botteghe di calzolai e ciabattini che trasmettevano, attraverso il rap-porto diretto maestro-allievo, le conoscenze di mestiere ereditate dalla tradizione dei mae-stri calzaturieri veneziani e padovani non ancora disperse e agevolavano l’ingresso delsettore nell’area della moderna industria calzaturiera.Le conoscenze alla base del successo delle aziende calzaturiere della Riviera del Brentahanno numerosi tratti in comune: da un lato, la sensibilità italiana per lo stile, il gusto, ildesign, l’estetica; dall’altra l’artigianalità e il saper fare manuale.La specializzazione ha consentito, in passato, alle piccole/medie aziende una ottimiz-zazione dei processi produttivi e una maggiore flessibilità, che oggi tuttavia, rispetto allenuove necessità del mercato, appare inadeguata.Il problema maggiore è che l’interazione di molti soggetti che collaborano alla realizza-zione dello stesso prodotto rappresenta un fattore di rallentamento nei tempi complessividi sviluppo e produzione.Inoltre, la piccola dimensione penalizza le aziende nelle strategie di mercato e la rendemeno visibile e difficilmente identificabile dal consumatore finale. Nel Veneto, dal puntodi vista geografico, gli insediamenti produttivi sono caratterizzati dalla presenza di tre po-li produttivi specializzati in differenti tipologie di prodotto: la Riviera del Brenta in calza-ture da donna/uomo di tipo classico e di fascia medio-fine e fine, la zona di Montebel-luna specializzata nella produzione di scarponi da sci e calzature sportive e in provinciadi Verona dove si producono calzature di tipo medio. Altri insediamenti di minore entità dimensionale sono collocati nella provincia di Rovigodove si realizzano soprattutto calzature da uomo e nella provincia di Vicenza.Oggi lo scenario competitivo è caratterizzato da nuovi fenomeni:• il mutamento dei consumi con forte espansione dei prodotti di lusso caratterizzati da

forte valore simbolico e distintivo ed una rilevante diminuzione dei prodotti di qualitànon identificati;

• la perdita di importanza delle stagioni moda a favore di una continuità propositiva chesi sviluppa in tutto l’arco dell’anno e viene governata da precise strategie di vendita;

• la diffusione delle tecnologie Cad, della comunicazione e di Internet che portano aduna sempre maggiore riduzione delle distanze e del tempo di trasferimento delle infor-mazioni;

• l’internazionalizzazione delle imprese che si riorganizzano su scala mondiale e de-centrano le attività manuali e di scarso valore aggiunto in paesi dove il costo della ma-nodopera è più basso mentre la progettazione, la commercializzazione e la produ-zione di alta qualità vengono concentrate nei paesi più sviluppati.

Fenomeni che determinano una forte pressione al cambiamento di tipo strategico e orga-nizzativo.

Esperienza e professionalità

Il Politecnico Calzaturiero è erede di una tradizione di impegno dei calzaturieri del Bren-ta a favore della qualificazione delle risorse umane.Nel 1923 nasceva la “Scuola di disegno per arti e mestieri” con sede a Villa Pisani diStra, inizialmente operante per la formazione di persone occupate in vari settori e poi, a

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Partner del Politecnico

Per il Politecnico Calzaturiero le relazioni con Enti ed organismi veneti, italiani e di altripaesi sono fondamentali per realizzare la mission. La collocazione nel distretto calzatu-riero della Riviera del Brenta e la storia che ha portato alla sua costituzione pongono gliimprenditori dell’ACRIB, la società Veneto Innovazione e gli altri attori pubblici e privatidel territorio nella posizione di partner naturali per la definizione di strategie e per la pro-gettazione di nuove attività, prima ancora che destinatari delle iniziative.Il Politecnico Calzaturiero, inoltre, è uno dei tre centri di eccellenza nazionali, individuatidall’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, accanto al Polimoda di Firenze e alloSCAM di Civitanova Marche. Ciò significa un’ottica nazionale e la possibilità di fornireservizi ad altri distretti, anche in collegamento con altri Enti, inseriti come il Politecnico Cal-zaturiero nell’ambito delle Scuole promosse dal sistema associativo confindustriale.A livello veneto importante è la politica di integrazione di competenze ed esperienze congli altri distretti di Montebelluna e Verona e gli enti formativi là esistenti, rispettivamente LaFondazione Museo dello Scarpone e il Consorzio Fo.Ca.Ver.Attraverso la partecipazione congiunta ad iniziative dell’Unione Europea, inoltre, il Poli-tecnico Calzaturiero si pone l’obiettivo di costruire relazioni stabili con Enti formativi di al-tri Paesi con tradizione calzaturiera e Paesi di interesse delle aziende, nell’ambito dei pro-cessi di internazionalizzazione.Partner significativi del Politecnico, inoltre, sono i docenti, tra i quali imprenditori, stilisti,modellisti e tecnici, animati da grande passione, che dedicano parte del loro tempo allaformazione professionale perché ritengono importante continuare una tradizione formati-va di cui un tempo sono stati utilizzatori come allievi.

PARTE III

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Le nuove esigenze di rafforzamento delle risorse umane in azienda hanno spinto il Poli-tecnico a prevedere anche corsi per giovani inoccupati, diplomati o laureati, italiani maanche stranieri, nel campo della progettazione, produzione e commercializzazione. E’però fondamentale la collaborazione con il mondo della Scuola sia in percorsi specificidi formazione che di orientamento dei giovani.Anche il rapporto con le Università è fondamentale, perché potrà aiutare lo studio di nuo-vi modelli e di “buone pratiche” nel campo dell’organizzazione e della logistica azien-dale.

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Coordinatore di Collezione

PROGETTAZIONE DI UNCAMPIONARIO A PARTIRE DASPECIFICI DATI DI PROGETTO

Direttore di Produzione

GESTIONE ED ORGANIZZAZIONEDELLA PRODUZIONE,

DELOCALIZZAZIONE PRODUTTIVA

Orientamento nelle Scuole Elementari, Medie,

POLITECNICO CALZATURIERO - ATTIVITÀ

Superiori

Area Progetto

Scuole Superiori III° IV° e V° annoappartenenti alla rete Commerciale,Tecnico, Professionale

Corso intensivoPer giovani diplomatisenza esperienza nelsettore calzaturiero

Cultura di impresa,modelleria,tecnologia, CAD 2D

Corsi di baseIl sabato articolati indue anni

Cultura di impresa,modelleria,tecnologia, CAD 2D

Corso intensivo

Cultura di impresa,modelleria, tecnologia,CAD 2D

Modulo aggiuntivo

per integrare le competenze appresenell’Area di Progetto

Percorsi per occupatiPercorso per giovani inoccupatiPercorso per Scuola Pubblica

Corsi di Primo Livello

Gestione Progetto edIndustrializzazione

GESTIONE. E CODIFICAMATERIALI E COMPONENTI

Progettazione

MARKETING, TENDENZE MODA,PROGETTAZIONE GRAFICA E

PROTOTIPAZIONE

Industrializ. Modelli

MESSA A PUNTO DI TOMAIA EFODERA, VERIFICA MODELLO E

VERIFICA SVILUPPO SERIE TOMAIA

Marketing eCommercializzazione

ANALISI DI MERCATO, TECNICHEDI COMMERCIALIZZAZIONE

Progettazione CAD 3D

PRO GETTAZIONE E SVILUPPO DIMODELLI DI CALZATURE (SUOLA,

TACCO, TOMAIA E FODERA)

Gestione ProcessoProduttivo

PIANIFICAZIONE PRODUTTIVA,PROGRAMMAZIONE DELLA

PRODUZIONE, ETC.

Industrializ. Strutture

MESSA A PUNTO DELLACOSTRUZIONE E SVILUPPO SERIE

STRUTTURA

Corsi di Specializzazione

Master di Specializzazione

Politecnico Calzaturiero - Attività

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Il Corso di Laurea in Informatica

L’informatica ha rappresentato, negli ultimi 10 anni, il settore con il più alto tasso di svi-luppo apportando un elevato valore aggiunto in quei territori dove, grazie alla presenzadi personale specializzato ed adeguatamente formato, le aziende hanno trovato le con-dizioni indispensabili per il proprio sviluppo. La presenza nella nostra regione di un’offerta formativa in grado di sopperire a tale tipodi domanda, quindi, permetterebbe da un lato alle realtà locali operanti nel campo di po-ter progettare piani di crescita industriale e dall’altro costituirebbe una potente leva dimarketing per attirare nuovi investimenti da parte di aziende esterne. E’ per questi motivi che, a seguito degli incontri sviluppati nell’ambito del progetto Miner-va@Vulcano promosso da SFC Confindustria, Assindustria Potenza e la Facoltà di Scien-ze Fisiche, Matematiche e Naturali dell’Università degli Studi di Basilicata hanno costi-tuito un gruppo di lavoro composto da imprenditori e docenti della facoltà.Obiettivo della collaborazione è stato quello di rielaborare il percorso formativio del Cor-so di Laurea in Informatica così da renderlo maggiormente rispondente alle reali esigen-ze delle imprese del settore dell’IT e dell’automazione industriale.L’intero progetto si è sviluppato attraverso 3 fasi:• la presentazione, da parte dei docenti dell’ateneo, della struttura del vecchio corso di

laurea, evidenziando, agli imprenditori presenti, le criticità ed i punti di debolezza ; • l’individuazione di una nuova figura professionale (Sviluppatore di Sistemi Informativi

e Applicazioni Web) che avesse non solo forti competenze specifiche ma fosse dota-ta anche di adeguate capacità di problem solving ;

• la modifica dei contenuti didattici del corso sulla base delle proposte avanzate dagliimprenditori.

Tra le diverse novità introdotte, la più interessante ed innovativa è stata la completa de-stinazione di un modulo didattico (10 crediti formativi per 100 ore di corso) a docenzeaffidate esclusivamente ad imprenditori locali ai quali è stata affidata ampia libertà an-che nella scelta delle tematiche oggetto degli interventi.Questa interessante esperienza che, dato il successo riscosso, sarà sicuramente ripropo-sta il prossimo anno, ha permesso al sistema delle imprese di rendersi protagonista del-l’intero percorso formativo del corso di laurea: dalla definizione delle competenze dellafigura professionale individuata, alla partecipazione attiva ai momenti formativi veri e pro-pri, terminando con la fase di stage in cui gli stessi imprenditori hanno avuto modo di ve-rificare i risultati conseguiti.

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GLI IMPRENDITORI DI POTENZA E L’UNIVERSITÀ

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Master di primo livello in Gestione e Produzione nel Comparto Automobilistico

Da una collaborazione fra lo stabilimento Fiat Sata di Melfi, l’omologo stabilimento di Fro-sinone e la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cassino è nato il progetto di un Ma-ster di primo livello finalizzato a formare esperti di gestione e produzione del compartoautomobilistico.Visti i notevoli risultati di integrazione tra domanda ed offerta formativa che il master, giànella fase di implementazione, ha raggiunto, Assindustria Potenza in collaborazione conla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Basilicata ha posto le basi per una riproposi-zione dello stesso percorso formativo da sviluppare presso l’ateneo lucano. I due partner, che già da tempo hanno instaurato stretti rapporti di collaborazione so-prattutto nel campo della ricerca applicata all’industria, ritengono estremamente utile of-frire agli studenti del territorio uno strumento formativo pensato appositamente per rispon-dere ad una specifica domanda di professionalità proveniente dal sistema delle impreselocali. Come è noto, infatti, il comparto automobilistico in Basilicata, con lo stabilimento FIAT SA-TA di Melfi, rappresenta uno dei settori trainanti e la presenza sul territorio di personalecosì altamente specializzato rappresenterebbe un sicuro vantaggio ed un indispensabileelemento di sviluppo e di crescita.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Gli attuali Istituti “Aldini-Valeriani “ derivano dalle Scuole Tecniche Bolognesi, istituite nel1844 dal Comune di Bologna a seguito dei lasciti testamentari di Giovanni Aldini e Lui-gi Valeriani. Attraverso una serie di modifiche avvenute in oltre 150 scuole si giunge ad Istituti paritariche sono organizzati secondo il modello di scuola nazionale. Resta comunque la gestio-ne del Comune di Bologna (proprietario degli istituti e datore di lavoro del personale) chefavorisce il permanere di vincoli molto stretti con la realtà economica del territorio (impre-se, associazioni, organizzazioni sociali).Attualmente sono presenti:Istituto tecnico Industriale, circa 1.100 studenti, 7 specializzazioni;Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato, circa 250 studenti, 3 specializzazioni;Istituto Tecnico Industriale serale, circa 170 studenti, 2 specializzazioni;La scuola è caratterizzata dalla presenza di circa 70 laboratori diversificati ed aggiornatiper ogni tipo di specializzazione, forte l’investimento su automazione e informatizzazio-ne (circa 400 personal collegati in rete locale e collegati ad internet).Le ricerche compiute da storici ed economisti hanno mostrato come i tecnici usciti dallascuola abbiano costituito l’elemento base per lo sviluppo industriale, coprendo, grazie al-la loro polivalenza, i ruoli decisivi di progettazione, capo officina, tecnico di produzioneall’interno delle aziende. Molte di queste figure sono evolute verso ruoli imprenditoriali, ilche ha dato luogo alla formazione della stragrande maggioranza delle imprese presentinel territorio bolognese. Il fenomeno è macroscopico nella meccanica avanzata (macchi-ne automatiche e motoristica), competitivo a livello internazionale, e sviluppato dai tecni-ci-imprenditori diplomati all’Aldini. Nel 1995 è stato costituito lo “Sportello Aldini-lavoro” in accordo col Settore Economiadel Comune di Bologna. Si tratta di un ufficio che collabora con la scuola sui seguentipunti indicati nello schema allegato.Nel 1998 è stata istituita la “Fondazione Aldini Valeriani per lo sviluppo della cultura tec-nica” che ha come fondatori il Comune di Bologna, la Camera di Commercio della Pro-vincia di Bologna, Associazione degli Industriali della provincia di Bologna; gli scopi so-no indicati nello schema allegato.Sia Fondazione che Sportello operano nello stesso edificio in cui funziona la scuola.Si può considerare affine al “Sistema Aldini” il “Museo del patrimonio industriale”, natocome Museo Aldini Valeriani”.La situazione delle attività svolte nel complesso per la formazione tecnica nel territorio bo-lognese, e in particolare dal”sistema Aldini” (Istituto Tecnico e Professionale, Fondazione,Sportello lavoro, Museo) possono essere così schematizzate:

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ALDINI-VALERIANI:IL DISTRETTO BOLOGNESE DELLA MECCANICA AVANZATA

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AVVIAMENTO AL LAVORO, FORMAZIONE DI PRIMI LIVELLI DI PROFESSIONALITÀScuola e Sportello lavoro organizzano corsi di breve durata (100-140 ore) di avviamen-to al lavoro industriale (macchine utensili, saldatura) per disoccupati; tali corsi sono fre-quentati quasi esclusivamente da extracomunitari che, anche con l’integrazione di corsidi lingua italiana, raggiungono il primo livello di professionalità; alla fine dei corsi i fre-quentanti trovano un’agevole collocazione nelle imprese. Attività similari sono svolte, per periodi più lunghi (300 ore ) in ambito di Formazione pro-fessionale anche dalla Fondazione Aldini, che prevedono anche stage aziendale.Appartiene a questo tipo di attività quanto svolto dalla FP in ambito Obbligo Formativo,con corsi di durata compresa fra le 900 e le 1.800 ore, sostanzialmente rivolti a giovaniespulsi dalla scuola; in questa tipo di corsi è presente una consistente fase di stage azien-dale (circa 40%). La finalità del corso è prevalentemente addestrativa, pur comprendendoattività di aula per discipline di tipo teorico. Proprio per le specifiche operative dei profiligli stage non presentano problemi consistenti di realizzazione, anche in imprese di tipo ar-tigianale è possibile condurre esperienze che bene si integrano con le attività dei corsi.

LA SITUAZIONE DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALINel settore industriale tali istituti formano figure di livello medio, nei primi tre anni vengo-no insegnate tecnologie di base e aspetti operativi legati alle macchine utensili ed al di-segno, si mira alla formazione di un tecnico, le cui caratteristiche di media capacità ope-rativa consentono, al terzo anno, una breve fase di stage (due settimane) con buonacorrelazione fra competenze apprese a scuola ed impiego in azienda.La possibilità di formare adeguatamente è legata alla forte dotazione strumentale degliistituti che riescono a proporre tematiche tecniche all’altezza della tipologia industriale delterritorio.Il biennio post qualifica consente di affrontare tematiche assimilabili a quelle degli istitutitecnici, l’articolazione interna percorso scolastico-percorso surrogatorio, che applica o si-mula a seconda dei casi, il rapporto con la FP, rappresenta certamente un momento diflessibilizzazione rispetto alla costruzione di professionalità tecniche. Rimane il problemadel superamento delle difficoltà insite in un curriculum che appare disarmonico, nel rap-porto teoria e pratica, fra triennio e post qualifica.

LE FIGURE MEDIO ALTE, GLI ISTITUTI TECNICILe figure in esame sono quelle che sono risultate, nella storia dell’industrializzazione bo-lognese, fondamentali per lo sviluppo, per la loro polivalenza e per la loro capacità diadattarsi all’innovazione e di promuoverla. Le scelte fatte dalla scuola, a fronte della ra-pidità dei cambiamenti tecnologici ed organizzativi che hanno indotto una diversa decli-nazione del saper fare e una sottolineatura dei dati di adattabilità alla riconversione. Sipunta a garantire una buona conoscenza e possesso dei linguaggi generali e specifici,delle tecnologie della comunicazione, delle metodologie delle scienze. Per la parte le-gata più strettamente alle discipline tecniche si individuano quegli elementi che possonoessere considerati fondanti, di maggiore stabilità, integrando le questioni che l’innova-zione pone, ad esempio si dà grande spazio alla tematica dell’automazione, alle carat-teristiche ed alla lavorabilità dei materiali, alla progettazione assistita. Si perde, con que-ste scelte, qualche elemento di specializzazione, rafforzando la caratteristica di riconvertibilitàe di aggiornamento continuo delle professionalità. Al fine di garantire un “saper fare” in-teso come capacità di raggiungere un risultato a partire da conoscenze teoriche e prati-che è decisivo l’uso intenso dei laboratori, la scuola mantiene l’aspetto classico di “scuo-la officina”, pur in un ambito di tecnologie fortemente aggiornate ed all’altezza delleproblematiche dell’innovazione. Il rinnovo delle attrezzature è gestito anche in rapportoalle relazioni usuali e stabili che si tengono stabilmente con le aziende. Al fine di miglio-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

rare i comportamenti nella direzione detta sono praticate esperienze di integrazione conla FP, di carattere curricolare, su tematiche specifiche (motoristica, automazione …).Il tema dello stage è particolarmente delicato; per un verso, data la complessità della fi-gura professionale che si intende costruire, sarebbe necessario uno stage che “sviluppas-se una parte del curriculum”, uscendo da una logica di mero contatto con l’impresa, pro-lungato nel tempo e con assistenza specifica di tutor aziendale; per l’altro la strutturaprevalente di piccola e media impresa non consente una pratica diffusa del tipo di quel-la accennata. Si sono realizzate esperienze, che ritengo importanti e risolutive del pro-blema, di “stage interno alla scuola. Si sono definiti, in accordo con aziende di settore,progetti di approfondimento di tematiche tecniche che gli studenti si sono impegnati a rea-lizzare entro l’anno scolastico, la gestione del progetto ha avuto aspetti di tipo curricola-re, e quindi integrati nella didattica ordinaria e aspetti di tipo extracurricolare, gestiti dagruppi di studenti al di fuori dell’orario di lezioni. Periodici interventi di tecnici aziendalierano richiesti per chiarimenti, integrazione di conoscenze, consigli di comportamento, iltutto era preceduto da una visita in azienda che inquadrava le problematiche. In tal mo-do si sono raggiunti risultati interessanti, particolarmente per l’abitudine al lavoro in grup-po e per il confronto con “la scadenza della commessa”.La impiegabilità dei diplomati è altissima, (circa il 30% di loro prosegue gli studi all’uni-versità) e trova il suo punto massimo nella meccanica avanzata (si tenga conto che l’86%trova impiego entro 90 giorni dall’inizio della ricerca). I settori più “gettonati” sono: Mac-chine automatiche, motoristica, componentistica.. Le attività di impiego sono prevalente-mente nella produzione e nella ricerca progettazione, in continua espansione l’impiegonel commerciale. Il tipo di inquadramento più diffuso, a tre anni dal diploma, è quello diimpiegato tecnico.

LA SPECIALIZZAZIONE DELLE CONOSCENZE E DELLE COMPETENZESi tratta di iniziative di “rinforzo e manutenzione” delle professionalità acquisite.Tale tema è affrontato con corsi Post Diploma e IFTS, la progettazione coinvolge FP, scuo-la, imprese e, per gli IFTS, l’università. Si mira a specificare elementi già affrontati in am-bito scolastico, ad esempio, per le macchine automatiche, si approfondiscono le proble-matiche del contatto fra materiali diversi (decisivo per il farmaceutico e l’alimentare), dialcuni tipi di lavorazione (ad esempio l’imbutitura), di trasformazione del moto sia per viaelettromeccanica che attraverso la fluidodinamica.. In questa fase si associano elementidi tecniche gestionali e di logistica.

LE FIGURE ALTE, GLI INGEGNERITali figure sono volte prevalentemente a tematiche di tipo avanzato, progettazione auto-matica, calcolo di cinematismi, preparazione sulle tecnologie in fase di ricerca. Le fasi dirapporto con le aziende, pur presenti soprattutto per la gestione di tesi finalizzate, ap-paiono difficoltose e privi della necessaria continuità. Appare spesso carente la forma-zione di tipo applicativo.

LA FORMAZIONE PERMANENTE, LA RICONVERSIONE E L’AGGIORNAMENTOQuesta delicata parte della formazione è gestita sia autonomamente dalla scuola, che ol-tre ai corsi serali per lavoratori per il conseguimento del titolo di studio, gestisce brevi cor-si di aggiornamento pomeridiani e serali per diplomati, anche frequentanti l’università (so-prattutto su problematiche legate all’automazione ed ai linguaggi della comunicazione edell’informatica). La formazione Professionale, in rapporto con le imprese, cura a sua vol-ta fasi di aggiornamento e riconversione, la strumentazione utilizzata per le pratiche di la-boratorio è normalmente quella della scuola. Carenti le risorse finanziarie rispetto ad unapolitica estesa di tali iniziative.

PARTE III

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Nell’ambito della formazione permanente potrebbero essere ascritti i master post laurea,gestiti congiuntamente da università e FP. Le esperienze svolte hanno carattere prevalen-temente gestionale.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

formazioneprofessionale

Scuola

IFTS

Post diploma

Master

Formazioneiniziale

Drop out - OF

Avviamento alLavoro

Fasce deboli

fp scuola universitàimprese

fp scuola universitàimprese

Formazione permanente

5432 1

Integrazione con FP e Imprese

scuola

Post diploma

Università

formazioneprofessionale

Scuola

formazioneprofessionale

Scuola

L’Elis (Educazione, Lavoro, Istruzione, Sport) si presenta come una struttura di privato so-ciale multivariegata in grado di coinvolgere diversi interlocutori sociali e di creare valoreper ciascuno di loro.Attraverso i suoi servizi l’Elis riesce a soddisfare la domanda di elevata professionalità ecompletezza di talenti richiesta dal mondo del lavoro e il desiderio di arricchimento uma-no dello spaccato sociale che interagisce con tali realtà.I servizi offerti dal Consel agli Studenti mirano ad una formazione integrata della perso-na che conduce ad un modello multidimensionale, basato su una forte competenza pro-fessionale, cultura della qualità di vita e dei beni relazionali.Le Imprese Consorziate trovano nel Consel (Consorzio Elis) un partner di qualità nella for-mazione professionale ed umana dei loro dipendenti attuali e soprattutto futuriAccrescere nel suo insieme il capitale intellettuale è un investimento che consente di crea-re i maggiori ritorni per l’economia di un Paese e l’intera Società Civile.L’Elis si presenta come un network di realtà di privato sociale indipendente ed interagen-te, mentre il Consel (consorzio Elis) agisce da collettore tra le imprese consorziate e le al-tre strutture Elis, favorendo progetti di interesse comune.

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CENTRO ELIS: IL DISTRETTO FORMATIVO DELLA TIBURTINA VALLEY

TIPO DI STRUTTURA SEDE N. POSTI

College Roma (2 sedi) 150Palermo (2 sedi) 60

Centri di formazione Milano (2 sedi)non residenziali Roma

Palermo

Foresterie bed&job Milano 10Roma 6

Centri per convegni Ovindoli (AQ) 50Castengandolfo (RM) 90Terrasini (PA) 70

Aldini Valeriani

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PROGETTI ISTITUZIONALIConsel (Consorzio Elis) è un consorzio di grandi imprese costituito per promuovere l’oc-cupazione dei giovani diplomati, provenienti prioritariamente dalle regioni del Mezzo-giorno d’Italia, attraverso percorsi formativi orientati all’acquisizione di conoscenze su areealla frontiera dell’innovazione tecnologica, integrate a competenze umane fondamentali(core competence). Questi percorsi sono a carattere residenziale e si realizzano a Roma,presso il Centro Elis. Per le imprese consorziate costituiscono un’attuazione concreta delloro senso di responsabilità sociale. Esiste un’accresciuta preoccupazione nell’opinionepubblica verso i possibili danni che l’attività economica può provocare sull’ambiente e su-gli equilibri sociali. Le imprese che aderiscono al Consel, agendo in modo socialmenteresponsabile, si considerano parte integrante della società; ritengono la realizzazione diprofitti il principale obiettivo ma non la loro unica “raison d’être” e optano per una pro-spettiva di lungo termine nel servire i clienti e remunerare gli azionisti.

PROGETTI AZIENDALILa divisione Elis specializzata nella ricerca, selezione e formazione di personale per i ruo-li di ingresso delle aree tecnologiche. Elis - Progetti aziendali attrae, seleziona, forma egestisce i migliori neo diplomati e neo laureati per i consorziati Consel su tutto il territorionazionale.

LA MISSIONE ELIS È focalizzata sul segmento dei diplomati che appare sempre più critico per il recruitmentdelle imprese. Periti meccanici innanzi tutto, periti elettrotecnici, informatici, chimici, tessi-li, ma anche ragionieri. Si stima che siano almeno 50mila i giovani richiesti, con il solitoproblema: mentre il Nord arriva alla quasi saturazione, il Sud si rivela eccedente, di di-plomati che dal momento che non trovano lavoro s i iscrivono all’ università. In molte areegeografiche del Centro Nord il numero dei diplomati degli istituti tecnici commerciali e in-dustriali, in alcuni casi anche professionali, non riesce a colmare le richieste che le im-prese fanno pervenire ai singoli istituti. L’ allarme è scattato quando molti presidi della Lom-bardia si sono trovati con il fax intasato dalle richieste di giovani tecnici diplomati daavviare al lavoro. Si scopre, però, che la carenza di figure tecniche intermedie riguardamolte regioni del Centro Nord. L’ introduzione di sezioni di liceo tecnologico negli istitutitecnici da una parte e le maggiori aspettative sociali da parte degli studenti e delle fami-glie, hanno fatto si che diminuisse la quota di tecnici intermedi necessari alle funzioni pro-duttive delle imprese. Al Nord, ma anche al Centro la carenza di queste figure profes-sionali è marcata. Il sistema delle imprese ricorre allora al Mezzogiorno, viste le bassequote di avviamento al lavoro locale. E la risposta da parte dei giovani, secondo quan-to sostengono molti presidi del Sud, è negativa: preferiscono «forzatamente» l’ università.Gli industriali di Brescia, riferisce Luigi Guizzeti, vicepreside dell’ istituto industriale Ca-stelli, riconoscono una sola parola magica: “perito”.La formazione professionale dei corsi dell’Elis permette agli studenti di ricevere diverse op-portunità professionali a fine corso. La completezza dei corsi, gli aggiornamenti sempreall’avanguardia la stretta collaborazione didattica con le aziende permette di creare unelevato numero di opportunità professionali attraverso un’attività di placement gestita dalConsel stesso. Il 90% dei diplomati trova immediatamente lavoro al termine dei corsi. Laformazione offerta dall’Elis, principalmente tramite college, permette agli studenti di am-pliare i propri orizzonti culturali e migliorare le proprie attitudini umane.Caratteristica Elis è la formazione ai valori umani fondamentali e alle qualità relazionalinei giovani. Qualità e valori sono il principale fattore di successo per l’inserimento lavo-rativo e il successivo sviluppo di carriera. Tale formazione avviene attraverso l’esempiodi Maestri che sanno esprimere sia competenza tecnico-professionale sia passione ed

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004 PARTE III

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esperienza e possono rappresentare per gli allievi esempi vivi, imitabili.Come ritorno immediato le imprese hanno la disponibilità di un bacino di professionalitàcritiche in termini di reperibilità sul mercato del lavoro senza però assumere alcun obbli-go all’assunzione. I corsi prevedono periodi di stage che consentono di avviare il pro-cesso di adozione dei giovani da parte della linea delle imprese. La formula residenzia-le – oltre ai vantaggi sul piano delle competenze relazionali – consente di fare reclutamentodi giovani meridionali che sono disponibili alla mobilità, anche fuori Italia. Le borse di stu-dio offerte dalle imprese consentono quindi di abbattere le barriere censitarie e consen-tono ai meno abbienti di poter accedere a corsi di elevato valore.Gli investimenti che consentono di creare i maggiori ritorni per l’economia di un Paese(aumento del PIL) sono quelli destinati alle infrastrutture della conoscenza (scuole e univer-sità di eccellenza). In Italia mancano centri di eccellenza paragonabili ai grandi campustecnologici americani (v. Stanford) dove manager di impresa e professori universitari la-vorano a stretto contatto insieme a una selezionata comunità di giovani.L’ Elis riesce a amplificare il volume delle proprie attività grazie al contributo pubblico sul-le attività formative Ifts che rappresenta anche il riconoscimento del valore sociale delle in-ziative. In sintesi: 4 Corsi in presenza (Roma e Milano) più un corso a distanza per un totale di150 allievi diplomati.

CORSO POST DIPLOMA A DISTANZA (ICTAD)• Unico caso in Italia di corso IFTS (Istruzione e Formazione Tecnico Superiore, post-di-

ploma) con certificazione pubblica finale, interamente a distanza, citato come esem-pio di eccellenza dal MIUR.

• Capitalizza l’esperienza pluriennale della Mediateca-Elis e delle metodologie di tra-sposizione delle lezioni d’aula in formati adatti a Internet. Iniziato a fine 2001, termi-nato a fine 2003.

• Ha coinvolto 45 studenti, per la maggior parte lavoratori, selezionati fra 350 candi-dati.

• Gli esami in presenza al termine del primo anno mostrano un rapporto tra risultato po-sitivo e negativo di 80/20 sia nelle valutazioni date dai docenti del livello di ap-prendimento, sia negli indici di gradimento della metodologia e dei contenuti da par-te degli studenti.

• Interessante è notare come gli studenti lavoratori e le donne abbiano ottenuto miglioririsultati.

• Know how sullaformazione integrale dellapersona

• Promozione dei corsi• Selezione dei candidati• Organizzazione / gestione

delle attività didattica edelle strutture

CORSI DIFORMAZIONE

PER GLISTUDENTI

• 45 aziende coinvolte per la definizione dei corsi 55 docenti provenienti dal mondo aziendalePiù di 300 stage realizzati presso le strutture aziendaliQuasi cinque miliardi di finanziamenti per i corsi che hanno consentito di ottenere circa due miliardi di finanziamento pubblico

AziendeElis

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Contesto territoriale

L’alto Friuli è un territorio pedemontano che abbraccia dai 30 ai 50 mila abitanti,con unraggio medio di riferimento territoriale di una ventina di km, con un tessuto economico pro-duttivo caratterizzato dalla presenza di una forte zona industriale (CIPAF Consorzio Indu-striale dell’Alto Friuli) con una consistenza di diverse migliaia di posti di lavoro nel settoresiderurgico, del legno, della carrozzeria, dell’elettronica applicata e il relativo indotto,nonché da una miriade di piccolissime realtà produttive ed artigiane, nonchè da una for-tissima concentrazione di realtà commerciali lungo la viabilità nazionale ed internazio-nale che l’attraversano verso il nord e l’est d’Europa.La zona poi, è stata caratterizzata dall’alto tasso di investimenti in innovazione del siste-ma produttivo ed edilizio realizzati a seguito della ricostruzione avvenuta negli ultimi trent’an-ni a seguito del sisma che ha colpito tutta la zona nel 1976.Infrastrutture e servizi alla logistica, poi, si sono adeguati alla ricostruzione innovativa av-venuta fornendo al mondo produttivo e commerciale una rete di servizi e di trasporti ade-guata all’apertura dei mercati internazionali nonché ai fenomeni di dislocazione produtti-va nei paesi dell’est europeo nonché nel sud Italia.In tale contesto la presenza di una tradizione formativa secolare (il D’aronco è nato è haproseguito una tradizione di scuole d’arti e mestieri risalenti alla fine del diciannovesimosecolo in riferimento all’allora dominio dell’impero austro ungarico), ha permesso in que-sti ultimi dieci anni la realizzazione e la crescita di una esperienza nelle settore della for-mazione delle produzioni industriali e artigiane che ha affrontato tutta una serie di tema-tiche che stanno caratterizzando il nuovo modo di intendere la formazione sia in terminitemporali, attraverso il concetto e la necessità di un “life long learning”, sia in termini strut-turali (attraverso l’integrazione e la molteplicità delle opportunità formative ), sia in termi-ni di valorizzazione delle diverse modalità di apprendimento (formale, informale e nonformale).

L’esperienza

Nato nel 1961 da una costola dell’istruzione tecnica l’istituto professionale di stato “R.D’Aronco “ di Gemona del Friuli, ha saputo negli anni strutturarsi con percorsi prima diqualifica e poi anche con percorsi quinquennali per il conseguimento del Diploma di Sta-to, adeguati alle richieste del mercato del lavoro nel passare degli anni e delle mutate esi-

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LA FORMAZIONE NELL’ALTO FRIULI

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genze produttive e di innovazione: dall’area dell’edilizia a quella meccanico-elettrica, epoi attraverso lo sviluppo dell’area elettronica è giunto infine a quella informatica.Ma se questa è l’evoluzione dei settori produttivi interessati forse più interessante riguardoai futuri scenari sopra menzionati è stata la differenziazione dei percorsi offerti, nonchél’integrazione con altri soggetti coinvolti nell’offerta formativa; la struttura dell’offerta for-mativa si è così arricchita:• dai percorsi triennali dell’istruzione professionale a quelli quinquennali;• dalla trasformazione delle vecchie qualifiche specialistiche a quelle polivalenti di “Pro-

getto 92”;• dall’introduzione dei progetti integrati con la formazione professionale regionale in ter-

za area per il conseguimento di specializzazioni professionali settoriali;• dalla crescita di percorsi integrati orientanti per le classi prime sempre in collabora-

zione con la FPR;• con il diffondersi in gran parte dei percorsi di opportunità di arricchimento curricolare.

Partecipando come partner ai bandi regionali relativi al POR;• con l’attivazione di percorsi pilota integrati sempre con la FPR, nell’ambito dell’obbli-

go formativo per il conseguimento di una qualifica regionale e il riconoscimento di cre-diti per il rientro nel sistema scolastico;

• con l’attivazione di percorsi post diploma IFTS sempre nell’ambito dell’area manifattu-riera ed in particolare per profili relativi alle produzioni industriali meccaniche e del-l’automazione;

• con la collaborazione continua e diffusa con le realtà produttive locali per la realiz-zazione di stage e tirocini, parte integrante dei vari percorsi formalizzati;

• con l’introduzione dell’esperienza sperimentale del liceo tecnologico nell’ambito delpercorso di istruzione tecnica attivato e finalizzato al conseguimento del diploma diperito dell’informatica;

• con l’attivazione di corsi serali per adulti (Progetto Aliforti) modulari e con il riconosci-mento dei crediti acquisiti e i relativi percorsi personalizzati abbreviati;

• con l’apertura di un CTP incardinato nell’ISIS “ R. D’aronco”, ma con una serie di di-slocazioni sul territorio per avvicinare l’offerta formativa all’utenza, che ha permesso didare risposte adeguate alle nuove e vecchie emergenze degli analfabetismi dell’etàadulta, dai corsi di alfabetizzazione per stranieri (manodopera extra comunitaria, figlidi emigranti rientrati) a corsi integrati per l’acquisizione dell’obbligo scolastico e per-corsi preprofessionalizzanti, nonché percorsi per incentivare l’imprenditorialità femmi-nile ecc., il tutto in convenzione con gli Enti Locali interessati e le Università popolaripresenti;

• con la partecipazione jn convenzione ad una nuova realtà formativa privata nata pres-so il gruppo industriale “Pittini” denominata “Officina Pittini per la Formazione” cheopera nel Friuli nel Veneto ed in Basilicata dove l’azienda è presente con proprie realtàproduttive, l’ISIS partecipa alla formazione e la riqualificazione delle maestranze di-pendenti dell’azienda con un rapporto internazionale con l’acciaieria BadischeStahlwerke Gmbh in Germania,utilizzando le opportunità formative offerte dai contrattia forma mista e il Piano formativo regionale;

• con esperienze di scuola-lavoro nei periodi estivi in collaborazione con gli enti localie le imprese del territorio, utilizzando progetti CIPE e recentemente i progetti dell’UnionCamere;

• con un progetto avente come Partner l’Associazione degli Industriali della Provincia diUdine ed i particolare il “Gruppo Giovani Imprenditori”, che prevede degli stage azien-dali per un gruppo di docenti-tutor dell’Istituto.

Tutto questo è connesso da un’unica idea di fondo, che è quella di offrire ad un territoriosufficientemente omogeneo in termini di coesione sociale, di facilità di accesso, di rico-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

noscibilità ed appartenenza, di livello tecnologico sufficientemente adeguato, processi diapprendimento sociale significativi ed innovativi, attraverso la creazione di una rete di at-tori sul territorio.Tale idea di fondo, già in parte realizzata, ha portato un’unica istituzione formativa peri-ferica, ma connessa in rete con le realtà locali che fanno formazione o occupazione, ca-ratterizzata in origine da una dimensione iniziale consistente in qualche centinaia di uten-ti e qualche decina di addetti, a diventare, a tutt’oggi una realtà che supera la soglia dellemigliaia di utenti distribuiti in diverse fasce d’età e che può contare più di duecento ad-detti, dimostrando così di aver saputo dare risposte adeguate alle richieste del sistema for-mativo ed occupazionale, nonché sociale del territorio di competenza e quindi può rap-presentare un possibile modello di riferimento per disegnare l’assetto futuro dell’offertaformativa su un territorio omogeneo alla luce delle riforme in atto.La prospettiva:Le chiavi di lettura della riforma “Moratti” e “Biagi”che si intrecciano assieme alla nuovee vecchie competenze attribuite al livello di “governance” regionale riguardo il sistema diistruzione e formazione, prefigurano la necessità di sistema di governo dell’offerta forma-tiva che, a partire da una cabina di regia regionale unica (formazione – istruzione e la-voro), possa essere calata sul territorio attraverso una l’individuazione di ambiti territorialiomogenei che, mettendo in rete più soggetti, possano, da una parte rispondere ad unquadro regionale d’insieme e nello stesso tempo possano offrire a tutta la potenziale uten-za una offerta formativa adeguata e a loro più vicina. Degli ambiti territoriali, che attraverso delle entità formative autonome, caratterizzate dafiloni formativi specifici e coerenti con i settori produttivi e commerciali e/o artistici del-l’area territoriale di riferimento, connessi in rete con gli attori che compongono la varietàdell’apprendimento sociale, possano offrire tutta la gamma dell’offerta formativa neces-saria, come:• i percorsi di qualifica integrati o polivalenti, le specializzazioni di 1° e 2° livello, i di-

plomi quadriennali professionali, nonché i successivi percorsi IFTS;• l’offerta formativa diversa e diversificata prevista dai vari contratti del nuovo appren-

distato (impensabili senza una forte sinergia tra gli attori protagonisti, imprese, forma-zione professionale e scuola);

• i percorsi liceali, che nell’indirizzo tecnologico, devono avere una forte comunicabilitàcon gli altri percorsi formativi ma sempre strutturati in relazione al medesimo settore tec-nologico, proprio per permettere quella flessibilità e trasferibilità tra i diversi percorsi,che soltanto se governati da un’unica regia locale sono realizzabili;

• gli stessi percorsi modulari e flessibili relativi alla formazione continua e ricorrente tipi-ca dell’utenza adulta, da realizzarsi in forte sinergia con il mondo dell’impresa, pos-sono integrarsi con la tradizionale formazione del mattino.

Tale modello, però necessità di alcune condizioni imprescindibili, (date per scontate, de-finite, nonché acquisite le competenze del livello nazionale come gli standard, le normegenerali etc.) che le regioni devono dotarsi di:• strumenti di lettura della domanda e dell’offerta di lavoro (Osservatorio del mercato la-

voro);• una cabina di regia dell’offerta formativa che razionalizzi tutti gli interventi sul territo-

rio in relazione al mercato del lavoro e alle opportunità occupazionali relative e allosviluppo previsto per i singoli territori;

• un piano regionale che individui gli ambiti territoriali omogenei (distretti Formativi) perrealizzare l’offerta formativa integrata tra i soggetti in rete;

• un sistema di accreditamento dei soggetti autorizzati a svolgere attività formative (com-prese ovviamente le istituzioni scolastiche autonome);

• un sistema di monitoraggio e valutazione dell’offerta formativa efficace e finalizzato

PARTE III

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alla qualità e all’efficienza delle opportunità formative realizzate;• un piano finanziario complessivo che razionalizzi gli interventi in funzione del monito-

raggio e le relative necessità evidenziate dallo stesso;• una razionalizzazione delle diverse realtà, che offrono formazione, incentrata sulla fun-

zionalità e sulla qualità dell’offerta, in relazione alla rete territoriale presente nel di-stretto o alla eventuale necessità di una sua implementazione in funzione delle esi-genze evidenziate dal mercato formativo locale.

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L’Istituto tecnico Agrario “Basile Caramia” attiva 4 corsi di liceo tecnico sperimentale quin-quennali, 2 dei quali presso la sede di Alberobello ed un corso di specializzazione ses-sennale, sperimenta da circa 15 anni 3 corsi Cerere, dispone di 2 aziende, di una can-tina didattica, di un oleificio sperimentale e di allevamenti zootecnici.L’Istituto è sede nazionale di Europea, Organizzazione Comunitaria degli Istituti Agrari, edha realizzato incontri internazionali, progetti comunitari e corsi di aggiornamento rivolti a pre-sidi, docenti di diverse discipline ed insegnanti tecnico pratici di tutte le regioni d’Italia.Ha partecipato, con 5 Paesi comunitari alla formulazione degli standard per la realizza-zione di stage in agricoltura.L’IT. Agr. “Basile Caramia” si è altresì impegnato nel promuovere collaborazioni tra istitu-zioni ed organismi a livello locale per consentire il trasferimento delle acquisizioni tipichedel mondo della scuola al mondo operativo. In questo ambito si è fatto promotore dellanascita del Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia” (CRSA),in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Bari, Il Comune di Locorotondo ela Cantina Sociale Cooperativa di Locorotondo. Successivamente per soddisfare la do-manda di servizi da parte del territorio notevole è stato il contributo dell’Istituto per la cre-scita del CRSA promovendo e stimolando le modifiche statutarie che hanno consentito l’in-gresso di altre istituzioni:• l’Università degli Studi di Bari e di Foggia; • l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano (BA) organo del Centro di Alti Studi

Agronomici Mediterranei con sede a Parigi;• Istituti di istruzione superiore della Regione Puglia con indirizzo agrario (Cerignola, Lec-

ce, Massafra, Ostuni, San Severo), l’Istituto Tecnico Industriale e l’Istituto Professionaleper i servizi alberghieri, ristorativi e turistici di Castellana Grotte;

• Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente di Potenza; • Istituti Agrari della Regione Abruzzo (Alanno e Scerni);• Ente Acli Istruzione Professionale (EnAIP);• Regione Puglia;• Amministrazione Provinciale di Taranto;• Comune di Otranto (LE);• Consorzio Vivaistico Pugliese (CoViP).L’organizzazione così costituita è divenuta punto di riferimento nell’ambito della RegionePuglia per l’istruzione e la formazione tecnica superiore integrata per la filiera agro-ali-mentare progettando e coordinando l’attuazione di alcuni corsi IFTS. L’esperienza matu-rata in questo settore ha consentito al CRSA di fornire il supporto tecnico scientifico all’IT.Agr. “Basile Caramia” e all’ Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente di Potenza

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IL POLO DI LOCOROTONDO

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per l’elaborazione degli standard nazionali del settore agricoltura per i percorsi IFTS. Alle attività del CRSA collaborano numerose altre istituzioni scientifiche e di formazionequali:• Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, Milano e Firenze;• Istituto di Virologia Vegetale del CNR, sezione di Bari e Torino;• Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma e Caserta;• Istituto Sperimentale per l’Agrumicoltura di Acireale (Catania);• Centro di Ricerca per le Produzioni Vegetali (CRPV) di Diegaro di Cesena;• Istituto Tecnico Agrario di Cosenza e Catanzaro.La rete realizzata ha permesso all’IT. Agr. “Basile Caramia” e al CRSA di partecipare aprogetti di ricerca e cooperazione a livello locale, interregionale e internazionali.Infine il CRSA ponendosi come punto di incontro tra le conoscenze del mondo scientificoe le esigenze del mondo produttivo, grazie alla collaborazione di tutte le Istituzioni sociee non, è la struttura ideale attraverso la quale attuare il trasferimento e la validazione del-le innovazioni tecnologiche agli operatori del settore, attività che si concretizza sostan-zialmente attraverso un’intensa attività divulgativa e un impegno profuso nell’attività for-mativa.Consapevole del fatto che il rilancio del mondo agricolo parte dalla crescita culturale eprofessionale degli operatori del comparto il “Polo Locorotondo” è attivo in una intensa at-tività formativa sia direttamente attraverso l’organizzazione di tirocini, stage, corsi di ag-giornamento per i tecnici del settore e ultimamente anche come sede del Master in Certi-ficazione Fitosanitaria delle Produzioni Vivaistiche e Cementiere.Costante è stato altresì l’impegno per la realizzazione di strutture atte a consentire lo svol-gimento delle attività formative e di ricerca; di rilevo risulta il Centro Risorse Polivalentecontro la Dispersione Scolastica, il laboratorio di diagnosi fitopatologica, laboratorio dianalisi chimiche agroalimentari, laboratorio di microvinificazione, laboratorio di colturain vitro nonché la realizzazione di ambienti per la formazione e gli uffici amministrativi.La rete di istituti scolastici facenti capo al CRSA ha varato un programma di attività per ilprossimo futuro comprendente la sperimentazione di un sistema integrato di formazioneprofessionale d’intesa con la Regione; la sperimentazione di un sistema di formazione inalternanza scuola-lavoro; infine l’articolazione di un possibile liceo tecnologico.

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I Distretti del settore Tessile e della Moda hanno analizzato in modo approfondito le esi-genze formative necessarie ad assicurare la rilevante presenza sul mercato mondiale del“ Made in Italy” e il suo sviluppo i cui fattori sono legati all’innovazione, intesa anche co-me ricerca di nuovi materiali e di nuovi prodotti, alla qualità e alla creatività.Dall’analisi effettuata si sono prefigurati per i distretti iter formativi sufficientemente com-pleti e articolati, tali da assicurare ai giovani la possibilità di soddisfare sul territorio l’ac-quisizione delle professionalità, a vari livelli e in diversi ambiti disciplinari, necessarie perrispondere alla esigenze del distretto, anche attraverso collegamenti con altri distretti erealtà formative nazionali e internazionali che assicurino i più elevati livelli di competen-ze, quali gli Istituti universitari di Milano, Londra, Parigi, New York, etc. Questa ipotesi di lavoro si identifica con un sistema educativo organizzato e si proponedi rispondere alle esigenze delle persone, della realtà di lavoro e del territorio.Nei distretti del Tessile e della Moda si presenta come esigenza strategica il ripensare l’at-tuale sistema educativo, nell’ambito della riforma della scuola, e l’attuale sistema di for-mazione universitario come servizi alla persona, che l’accompagnano dall’uscita dellaScuola Media per tutto l’arco della vita collegando istruzione, formazione, lavoro, ricer-ca e trasferimento tecnologico.La reimpostazione del sistema di istruzione e formazione professionale deve inoltre fare ri-ferimento alle nuove e diverse esigenze della realtà di lavoro, che oltre a figure profes-sionali che si qualificano prevalentemente per competenze operative, anche se fondatesu una più solida cultura di base e con caratterizzazioni di maggiore polivalenza opera-tiva, richiede figure professionali di più elevato livello culturale sia sul piano delle com-petenze umanistiche, sia su quello delle competenze scientifiche, tecnologiche, ideati-vo/creative, di marketing. Tali ultime figure sono fondamentali per le aziende in quantosi collocano nelle aree strategiche di innovazione di prodotto, di processo, di qualità, dicreatività e di mercato.Il Liceo Tecnologico di indirizzo tessile/sistema moda viene a rappresentare il prerequisi-to per la formazione tecnica superiore di elevato livello qualitativo e per la formazione uni-versitaria sia di ambito scientifico-tecnologico, sia creativo nella moda e nello stilismo, siaeconomico nel marketing della moda.La cultura di area moda integra competenze inerenti letteratura, arti, musica, cinema, tea-tro, capacità di lettura e interpretazione degli scenari che caratterizzano le diverse realtàsociali e la loro conseguente evoluzione con competenze di cultura scientifica e tecnolo-gica e con competenze di cultura ideativo-creativa.Le figure leader del mondo della moda devono emergere, con orientamenti che già si con-solidano nel percorso di Liceo Tecnologico, dai corsi universitari o di formazione tecnica

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LE ESIGENZE FORMATIVE DEI DISTRETTI DEL SETTORE TESSILE E DELLA MODA

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superiore che si vanno via via diffondendo nel paese relativamente ai percorsi di inge-gneria tessile, di moda e design e di marketing della moda, al fine di poter fornire figuredi elevato livello pari a quelle di scuole estere quali il Royal College of Art di Londra o ilSt. Martin College of Art and Design o il Fashion Institue of Tenology di New York.Il sistema tessile abbigliamento italiano, che si caratterizza per la qualità e per la creati-vità, richiede al sistema formativo tecnici con diversi livelli di cultura e professionalità chetrovano collocazione non solo nel Liceo Tecnologico, per le figure alle quali si è fatto pri-ma riferimento, ma anche nei percorsi di istruzione formazione/professionale, come pre-cedentemente indicato, per le figure che si caratterizzano prevalentemente per compe-tenze operative.Da uno studio effettuato nell’ambito di un gruppo di lavoro istituito da Sistema Moda Ita-lia e dall’Associazione Tessile Italiana emergono diverse tipologie di professionalità spe-cifica per i percorsi del sistema di Istruzione/Formazione professionale e per il sistema deiLicei (Liceo Tecnologico) e precisamente:Figure professionali a livelli diversi di competenze che possono trovare ambito formativonel sistema dell’Istruzione/Formazione professionale:• tecnici dei materiali;• progettisti di prodotto;• tecnici programmazione della produzione;• tecnico della logistica:

organizzazione magazzino, distribuzione, etc.;• tecnici di qualità;• product manager;• marketing manager;Figure professionali di livelli diversi di competenze che possono trovare ambito formativonel sistema dei Licei (Liceo Tecnologico) con prosecuzione nei percorsi universitari o nel-la formazione tecnica superiore:• tecnici dei materiali;• progettisti di prodotto;• tecnici programmazione della produzione;• tecnico della logistica:

organizzazione magazzino, distribuzione, etc.;• tecnici di qualità;• product manager;• marketing manager;I corsi di formazione tecnica superiore possono offrire percorsi di specializzazione per lefigure in uscita dal Sistema dell’Istruzione/Formazione professionale o percorso di pro-fessionalizzazione a livello più alto per i giovani in uscita dal Liceo Tecnologico.

LA RICERCA DI UN PIÙ EFFICACE SISTEMATICO COLLEGAMENTO CON LA REALTÀ DELLE IMPRESELe attuali esperienze delle scuole superiori evidenziano significativi collegamenti con larealtà di lavoro, ma l’efficacia di tali attività può essere notevolmente aumentata conun più sistematico e organico raccordo. Analogamente se si fa specifico riferimento al-la formazione universitaria con orientamento Tessile/Moda occorre rilevare che finoranon sono state realizzate esperienze significative, anche per la mancanza di un rap-porto organico e sistematico tra il mondo delle imprese e le Università. Per contro l’o-rientamento all’autonomia degli Atenei e la necessità di un maggiore orientamento almercato sta producendo una certa proliferazione dei corsi di laurea “a contenuto Tes-sile/Moda” non sempre supportati da uno specifico know-how e da stretti rapporti colmondo delle imprese.

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Per tali motivi, oltre che per la rilevanza in termini economici, occupazionali, culturali esociali del settore all’interno del Sistema Paese, si giustifica un coinvolgimento delle as-sociazioni di categoria, volto a orientare la Formazione scolastica alle esigenze culturalie professionali del settore.La proposta di coinvolgimento di Sistema Moda Italia e dell’Associazione Tessile Italianascaturito dalla Commissione Cultura e Formazione, prevede il seguente programma di at-tività, strettamente interrelati:• l’avvio di una sperimentazione didattica, sia a livello di Scuola Superiore, sia a livello

Universitario, in alcuni distretti italiani, volta non solo a supportare con “esperienze con-crete” le proposte avanzate dal sistema associativo all’iter legislativo, ma anche a crea-re dei “poli formativi di eccellenza” che possono essere un punto di riferimento all’in-tero ambito nazionale.

I DISTRETTI DELLA SPERIMENTAZIONE Sono stati considerati i distretti che, per la presenza sul territorio sul know-how consolida-to sul settore (o su suoi singoli segmenti, quali il tessile, la confezione, la maglieria, la no-bilitazione, ecc.) sufficientemente solido e per il numero di imprese sufficientemente am-pio da prospettare l’esistenza di un mercato di sbocco almeno locale, presentino lecondizioni ambientali ottimali per la sperimentazione. Altre condizioni necessarie per laselezione dei distretti sono l’esistenza di uno o più istituti tecnici, uno o più istituti universi-tari che abbiano già maturato significative esperienze sul settore.Sulla base dei criteri di cui sopra sono stai identificati, preliminarmente i seguenti distret-ti: Bergamo, Biella, Prato/Firenze, Reggio Emilia/Modena.

L’AMBITO DELLA SPERIMENTAZIONEBenché le problematiche della Scuola Superiore e dell’università sotto il profilo dei conte-nuti e dello stato della riforma scolastica, siano alquanto differenziati, si ritiene utile defini-re l’ambito della sperimentazione nei distretti individuali, considerando entrambi i livelli:1) il liceo tecnologico, con l’ipotesi dell’indirizzo Tessile/Moda;2) il Sistema dell’istruzione e Formazione Professionale; 3) la formazione tecnica superiore; 4) la Laurea di Primo Livello Professionalizzante (considerando, in funzione delle diverse

realtà distrettuali, l’indirizzo scientifico Tecnologico/Produttivo – Politecnici /Facoltàdi Ingegneria, l’indirizzo scientifico Economico/Aziendale – Università/ Facoltà diEconomia e Commercio –, l’indirizzo scientifico Umanistico/Creativo – Università/Fa-coltà di Lettere/Storia/Accademie d’Arte e di Comunicazione;

5) il Master Universitario post primo livello, come percorso annuale di specializzazioneelettivo e professionalizzante per i laureati dei corsi di cui sopra;

6) (eventualmente) la Laurea di Secondo Livello (Laurea Specialistica), come percorso bien-nale per gli alti potenziali che provengono dalla Laurea di Primo livello.

I motivi di tale scelta di ambito esteso sono i seguenti: • favorire, attraverso il ruolo del sistema associativo, una maggiore integrazione tra il

know how delle imprese, la formazione superiore e la formazione universitaria (even-tualmente anche quella professionale il cui destino appare ancora alquanto indeter-minato), dal punto di vista della coerenze dei percorsi formativi, sia dello scambiodel know how e degli strumenti didattici (Laboratori, Centri di documentazione, Bi-blioteca, etc.);

• rafforzare la collaborazione tra Università e Scuola Superiore, per favorire un innal-zamento qualitativo complessivo nelle attività di ricerca e didattiche e sostenere con-giuntamente il processo di formazione dei docenti.

PARTE III

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I SOGGETTI DA COINVOLGEREOltre alle Istituzioni di carattere nazionale già indicate (Confindustria, Ministero della Istru-zione, Ministero dell’Industria) sui singoli distretti sono da coinvolgere le seguenti Istituzio-ni politico/sociali;• Associazioni Territoriali (Regionali e Provinciali);• Camere di Commercio;• Istituti Pubblici territoriali (Regione, Province, Comuni);• Banche locali “di distretto”.Oltre alle Istituzioni Formative direttamente interessante alla sperimentazione:• Istituti Tecnici;• Istituti Privati di Formazione;• Istituti Professionali;• Centri di Ricerca;• Università.Non si esclude che tali attività sperimentali possano essere realizzate attraverso la costi-tuzione di Istituti ad hoc misti di carattere consortile (Fondazioni o simili).

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STRUTTURA DELL’OCCUPAZIONE PER AREE FUNZIONALI E FASI DEL PROCESSO PRODUTTIVO

Gli occupati delle imprese della realtà dell’industria mobiliera italiana, si distribuiscono:• per il 19% aree funzionali all’attività aziendale;• per l’81% fasi della produzione (63% nelle piccole e medie industrie);nell’ambito di quest’ultime va ulteriormente specificato che gli occupati si distribuiscono:• nelle attività di servizio a monte e a valle della produzione per il 9,7%;• nelle attività di produzione in senso stretto per il 71,2%.Per quanto concerne l’inquadramento contrattuale delle figure professionali legate alla pro-duzione, a livello nazionale, il 60% degli addetti è collocato tra il 2° e il 4° livello. L’in-cidenza dell’occupazione femminile nel settore è fra le più elevate (superiore al 26%) eper quanto concerne le classi d’età si rileva una percentuale bassa di lavoratori con etàsuperiore ai 55 anni.Nel settore si riscontra un discreto turn over generato quasi nella totalità dei casi dal de-siderio di cambiare azienda e tipologia di impiego, per raggiungere livelli di reddito piùalti, in contesti dove ciò è molto facile e/o di mettersi in proprio, con l’avvio di una pro-pria azienda di carattere artigiano.Le imprese, infine, segnalano grande difficoltà di reperire manodopera qualificata e tec-nici con specializzazione di I° e II° livello.

TENDENZE IN ATTO SULLE STRATEGIE DI POTENZIAMENTO DELLE IMPRESESi rileva un netto cambiamento di strategia fra passato e futuro:• negli ultimi anni si è puntato soprattutto sui servizi alla produzione, ovvero su tutto ciò

che potesse garantire un miglioramento degli standard di qualità del prodotto, del mo-do di produrre e della riorganizzazione logistica delle aziende;

• nel prossimo futuro si prevede un forte ampliamento delle aree funzionali aziendali,una loro integrazione e soprattutto per migliorare l’efficienza informativa (area produ-zione, marketing, commerciale e servizio al cliente).

STORIA DEGLI ULTIMI ANNI DEL SETTOREIl comparto produttivo ha dovuto affrontare, fino agli ultimi anni Novanta i problemi postidalla conquista dei mercati d’esportazione. Tali mercati hanno fatto registrare, in queglianni, un tasso di crescita molto rapido, sull’onda di un’elevata competitività. La sfida è sta-ta vinta dal sistema nazionale del legno-arredo attraverso la garanzia della qualità di pro-dotto.

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LA COSTITUZIONE DI UN DISTRETTO FORMATIVO PER IL SISTEMA LEGNO ARREDO DI UDINE

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Le aziende nel loro complesso ora devono consolidare le posizioni raggiunte potenzian-do l’organizzazione commerciale e i servizi al cliente, anche attraverso una maggiore pre-senza diretta in quanto il rapporto qualità/prezzo, infatti, ora non è più una leva suffi-ciente per lo sviluppo in quanto ha perso gran parte dei margini di competitività conquistati.Va evidenziata inoltre la crescente concorrenza, sulle fasce basse e medio/basse del mer-cato, di nuovi concorrenti di Asia ed Est Europa.

TENDENZE DEGLI ADDETTI PER PROFILI PROFESSIONALIL’analisi della situazione occupazionale degli addetti per profilo professionale e quindiper aree funzionali aziendali e fasi del processo produttivo rileva la dimensione com-plessiva del turnover, decisamente elevato.La crescita occupazionale, pari al 3,5% nel periodo 1998-2002, è derivata anche daun turnover pari al 30% degli addetti nello stesso arco di tempo.Questo dato conferma come il mercato del lavoro del settore mostri contemporaneamen-te aspetti di “benessere” e aspetti di “malessere”:• benessere se pensiamo alle grandi opportunità di mobilità professionale e sociale che

il settore offre: ad esempio la facilità con cui un lavoratore, che non si ritiene soddi-sfatto della propria posizione, riesce a trovare un’occupazione, diversa e migliore, inaltre aziende del comparto o mettendosi in proprio, di regola, nello stesso settore;

• malessere, se si considera che spesso la scelta di cambiamento è motivata dal tipo dilavoro considerato usurante o dal desiderio di lavorare in aziende e/o settori con ora-ri meno pesanti; infatti il maggior turnover in assoluto, pari al 50% circa, riguarda gliaddetti alla produzione.

Anche le imprese di dimensioni minori denunciano una certa situazione di malessere con-nessa con il fatto che spesso, dopo aver formato i lavoratori, se li vedono sottrarre dalleimprese maggiori.Le figure professionali attualmente in crescita maggiore sono quelle relative alle aree fun-zionali dell’azienda e quelle relative ai servizi alla produzione.I profili professionali relativi agli addetti alle fasi della produzione in senso stretto sono an-ch’essi in crescita, seppur in tono minore.La reperibilità di addetti sul mercato del lavoro rimane comunque difficile per tutti questiprofili professionali.Recenti dati forniti da Federlegno-arredo segnalano un fabbisogno annuo di circa 28.000addetti coperti solamente per 8.000 posti da personale istruito e/o formato in scuole ocorsi specifici di settore.Il livello d’istruzione più frequente, con una percentuale pari a quasi il 60%, si ferma allalicenza media, manifestando una bassa qualificazione di base – e d’ingresso -– dei la-voratori del settore.Questo dato in qualche modo contrasta con l’elevato turnover legato al desiderio espres-so soprattutto dagli addetti alla produzione, ovvero delle figure professionali meno quali-ficate, di aspirare a posizioni più remunerative e gratificanti.La percentuale di diplomati è compresa tre il 25% e il 30%, molto basso è il numero deilaureati.La provenienza dei neo assunti degli ultimi anni conferma la forte mobilità dei lavoratorifra le imprese, infatti, oltre il 35% proviene da imprese dello stesso settore e il 30% vienereperito in altri settori industriali. E’ necessario evidenziare che solo una percentuale mi-noritaria arriva direttamente dalla scuola e circa il 13% dalle scuole di settore.Le figure professionali maggiormente richieste, di regola con elevata qualifica professio-nale, difficili da reperire attualmente sul mercato del lavoro da parte delle imprese di pro-duzione del settore legno e mobile sono tutte relative alle fasi della produzione in sensostretto e a quelle dei servizi alla produzione. Se si considera che l’aumento dell’occupa-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

zione e le strategie di potenziamento hanno riguardato prevalentemente figure professio-nali dei servizi aziendali e dei servizi alla produzione, ciò mostra che il modello di svi-luppo dell’industria del legno e del mobile, in linea con quello dell’economia italiana, nonriesce a soddisfare pienamente la domanda di addetti alla produzione, soprattutto conelevata qualifica professionale.

LA DOMANDA DI FORMAZIONE PROFESSIONALENel settore del mobile a livello nazionale le risorse destinate alla formazione sono pari al-lo 0,15% del fatturato per corsi effettuati col ricorso a docenti e organizzazioni esterne,circa lo 0,40% se si considerano i corsi effettuati con risorse interne.Dalle analisi condotte emerge che gli investimenti in formazione diminuiscono con la di-mensione dell’impresa. Se si guarda all’intensità di formazione effettuata per ogni figuraprofessionale, emerge una formazione tutta destinata alle figure professionali più qualifi-cate, in linea con le tendenze emerse sulle aree aziendali potenziate o che si intendonopotenziare, con accentuazione di quelle difficili da reperire sul mercato del lavoro. In que-st’ultimo caso vi sono inoltre maggiori differenze fra passato e futuro, con una maggioreattenzione, per i tecnici d’industrializzazione di prodotto e processo produttivo e per i tec-nici del sistema informativo aziendale.Con riferimento all’attività di formazione effettuata dalle imprese emerge che il ruolo deicontributi pubblici, pari al 22% delle spese, è risultato ridotto.Le aziende tendono ad affiancare ad una formazione esterna all’impresa una formazio-ne effettuata internamente secondo varie formule in particolare per i corsi esterni, le as-sociazioni di categoria hanno un ruolo dominante su consulenti e altri enti di formazione.Le tendenze future vedono da parte delle imprese la volontà di ricorrere maggiormente aformule di corsi formativi che prevedano al loro interno formule di affiancamento al lavo-ro e/o alternanza studio-lavoro con maggiore ricorso a docenti nell’ambito del persona-le aziendale; con riguardo ai docenti esterni, minore ricorso alle associazioni di catego-ria e più a consulenti e enti di formazione.

IL NUOVO ASSETTO SCOLASTICO MOTIVAZIONI SPECIFICHE E FABBISOGNI FORMATIVILa riorganizzazione del sistema educativo con una sua articolazione per distretti formati-vi consente, per quanto concerne il settore specifico, di articolare la risposta ai fabbiso-gni formativi in modo puntuale e mirato e di ottimizzare le risorse consentendo di propor-re ai formandi una pluralità di soluzioni che rendano praticabile la massima flessibilità deipercorsi ed il massimo successo formativo anche nell’ottica della formazione continua ericorrente lungo tutto l’arco della vita.Poter organizzare, con un organizzazione ottimizzata rivolta ad un ambito territoriale uni-tario, quello del distretto industriale della sedia, percorsi che consentano:• l’acquisizione di qualifiche professionali;• la prosecuzione degli studi in specifici percorsi di formazione tecnica superiore;• la prosecuzione degli studi nel sistema universitario;• la formazione permanente degli adulti inseriti nel mondo del lavoro;• l’istruzione-formazione del personale di provenienza extra comunitaria;significherebbe incrementare le potenzialità d’area e garantire le condizioni di miglior as-setto del sistema produttivo territoriale.Ciò è la condizione necessaria per mettere al riparo il Distretto industriale della sedia, incui sono presenti 1.200 aziende con 27.000 addetti, da momenti di crisi connessi conla flessione della domanda, e per consentire di mantenere e rafforzare il know how di set-tore, la capacità di innovare processi e prodotti.Tutto ciò consente altresì di difendere le peculiarità locali nell’ottica di dare risposte ai fe-

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nomeni di delocalizzazione mediante anche l’inserimento di figure professionali innovati-ve, al fine di mantenere il primato della gestione dei mercati e dei know-how tecnologicicon conseguente salvaguardia delle produzioni nell’ambito del territorio e loro possibilepotenziamento.La costituzione del distretto formativo, in cui si creino le migliori sinergie tra il sistema del-l’istruzione, dell’istruzione-formazione, quello del lavoro e quello della ricerca, soddisfa lespecifiche richieste dell’imprenditoria, corrisponde alle esigenze di ristrutturazione del tes-suto produttivo regionale verso settori a più alto tasso di innovazione tecnologica e/o or-ganizzativa in grado di cogliere opportunità offerte dalla internazionalizzazione e glo-balizzazione della produzione e dei mercati, facilita l’accesso ad un mercato del lavorocomplesso e frammentato che richiede sempre maggiore flessibilità, competenze trasver-sali, capacità di autopromozione.I nuovi percorsi integrati devono realizzare la massima sinergia possibile tra le opportu-nità offerte dal sistema dell’istruzione, da quello dell’istruzione-formazione per elidere imaggiori limiti connessi alle diverse vocazioni istituzionali. Nell’ambito dei percorsi si dovrà comunque prevedere la presenza forte di un insieme dioccasioni di acquisizione di competenze che costituiscano contributo alla crescita cultu-rale delle persone e condizione di accesso al sapere professionale e che siano:• orientate alla gestione delle relazioni umane;• connotate dall’acquisizione di conoscenze e competenze di tipo economico – orga-

nizzativo;• supportate dal consolidamento delle conoscenze scientifiche;• caratterizzate dall’approfondimento dei saperi di tipo tecnologico;Altresì nell’ambito del distretto formativo è di fondamentale importanza realizzare un in-sieme di occasioni di professionalizzazione appositamente organizzate:• per l’acquisizione di attitudini ed atteggiamenti orientati all’inserimento nei vari ambiti

di attività professionale;• per l’apprendimento di capacità tecniche riferite allo svolgimento di specifici ruoli di

controllo e coordinamento del ciclo produttivo;mediante un insieme di unità formative, applicative ed organizzative realizzare con la col-laborazione delle Aziende del settore. Lo scenario è caratterizzato da marcata complessità, all’interno della quale si richiedono,da una parte, doti psichiche ed intellettuali per padroneggiare la crescente varietà, va-riabilità ed indeterminatezza dei problemi e, dall’altra, capacità di interagire con le ri-sorse umane dell’azienda e nel collaborare al controllo dei processi produttivi ed orga-nizzativi.Solo mediante un’azione coordinata, possibile in un sistema educativo organizzato in mo-do da corrispondere alle esigenze delle persone e del territorio sarà possibile:• costruire professionalità con forti competenze di supporto alla gestione aziendale e ca-

paci di assumere responsabilità in specifici settori del ciclo produttivo;• sviluppare le attitudini necessarie per cooperare nella gestione del personale e per con-

trollare sicurezza e salubrità dell’ambiente di lavoro;• fornire gli strumenti e le conoscenze necessarie per operare nel settore del legno e se-

guirne le trasformazioni;• fornire un ampio spettro di modelli e strategie organizzative per comprendere le realtà

aziendali e facilitarne l’inserimento in esse anche di lavoratori che provengano da di-versi contesti socio economici.

In un “Distretto formativo” sarà possibile realizzare nel modo migliore:• integrazioni curricolari in esito alle quali si consegue sia il diploma di istruzione licea-

le sia una qualifica professionale;• percorsi con arricchimento curricolare per il conseguimento del diploma liceale e del-

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

la certificazione di crediti spendibili nell’istruzione formazione;promuovere la collaborazione in rete tra Istituti Scolastici ed Istituti di Istruzione - Forma-zione operanti sul territorio per:• facilitare il reciproco riconoscimento dei crediti acquisiti nei percorsi di formazione,

istruzione, alternanza scuola-lavoro;• consentire reali possibilità di passaggi tra sistemi al fine di assicurare la crescita e la

valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle dif-ferenze e delle identità di ciascuno;

istituire stabilmente percorsi di formazione tecnico superiore integrata nell’ambito del si-stema IFTS stanti le consolidate relazioni con un centro di ricerca applicata il “CATAS” el’Università degli Studi di Udine - Facoltà di Ingegneria che hanno portato alla realizza-zione di tre corsi IFTS mirati alla formazione di Tecnici superiori nell’ambito della indu-strializzazione del prodotto e del processo.In un “Distretto formativo” sarà possibile raggiungere le seguenti Finalità educative:• offrire agli studenti maggiori opportunità di scelta in relazione ai loro bisogni;• sostanziare la possibilità di riorientamento e passaggi tra ordini e sistemi diversi;• arricchire le opportunità presenti sul territorio di realizzare la formazione permanente;• motivare alla formazione permanente.Nell’ambito del “Distretto formativo” possono realmente essere applicate modalità didat-tiche che promuovano l’apprendimento attraverso la pratica con il ricorso sistematico adinsegnamenti che facciano leva su modalità costruttive, sperimentali, d’indagine, di indi-viduazione e soluzione dei problemi. All’interno del “ Distretto formativo” i percorsi formativi possono prevede un’organizza-zione della didattica che conduca l’allievo a far emergere i problemi tecnici e scientificidalla pratica e attraverso l’attività pratica conduca all’elaborazione e approfondimentodegli aspetti teorici. I moduli direttamente professionalizzanti, ossia i moduli svolti intera-mente in laboratori conducono a competenze operative, sulle quali si innestano ap-profondimenti da sviluppare attraverso l’elaborazione di contenuti tecnologici e culturali.Ciò implica che la programmazione dei percorsi debba essere effettuata in stretta colla-borazione tra i docenti che realizzeranno le diverse unità di apprendimento.In sintesi nell’ambito del “ Distretto formativo ” si può realizzare la migliore interazione frai sistemi dell’istruzione scolastica e della istruzione-formazione per raggiungere una realeintegrazione, mediante coprogettazione dell’offerta, complementarietà nell’organizza-zione, corresponsabilità piena dei soggetti formativi dei due sistemi quale presuppostoper il riconoscimento dei crediti per i passaggi da un sistema all’altro, per la prosecuzio-ne formativa nell’istruzione liceale e/o nella istruzione formazione al fine di arricchire ilpercorso formativo e valorizzare i processi di scelta dell’allievo in ingresso e in uscita daipercorsi.Nel “Distretto formativo” sarà finalmente possibile svolgere una reale azione di tutoraggioper gli allievi, quale azione in particolare di sostegno all’apprendimento, finalizzata al-l’orientamento/riorientamento affiancata dall’individuazione di azioni di accompagna-mento rivolte agli allievi e alle loro famiglie, con particolare riferimento alle diverse pos-sibilità di inserimento lavorativo o sviluppo del percorso scolastico e formativo.Il “Distretto formativo” consentirà inoltre una migliore circolazione delle esperienze trami-te documentazione organica e sistematica dell’esperienza stessa e garantirà le condizio-ni per un aggiornamento congiunto dei docenti dell’istruzione e della istruzione formazionein merito soprattutto ai servizi di accoglienza, orientamento e rafforzamento della moti-vazione. delle metodologie didattiche adeguate all’utenza e del ricorso alle tecnologieavanzate. Solo mediante il “Distretto formativo” sarà possibile concretizzare un’organiz-zazione curricolare flessibile e personalizzata che tenga conto nella sua architettura del-le diverse metodologie d’apprendimento in funzione anche degli standard formativi mini-

PARTE III

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mi rendendo trasparenti le modalità di passaggio fra i sistemi (istruzione, istruzione for-mazione, apprendistato).

L’ATTUALE ASSETTO DELL’ISTITUTO PROFESSIONALE “A. MATTIONI”In questa periodo presso l’Istituto sono state attivate varie iniziative che prefigurano la pos-sibilità di sperimentare modelli organizzativi innovativi.Infatti, oltre alle attività curricolari nei settori elettrico-elettronico, meccanico-termico, otti-co, dell’industria del mobile ed arredamento sono stati organizzati o sono in corso di svol-gimento:• corsi di arricchimento curricolare, in collaborazione con il Centro di Formazione pro-

fessionale CFP Civiform di Cividale del Friuli;• corsi di formazione per apprendisti con IAL FVG;• corsi per occupati nell’area CNC Cam e Cad 2D e 3D, con Enaip FVG;• corsi di automazione industriale, a seguito dei protocolli di intesa sottoscritti con “Da-

nieli SpA”, “Danieli Automation”, “ABS Acciai” e “INDE”;• corsi per tecnici responsabili d’officina nell’ambito del progetto Toyota T-tep di cui l’i-

stituto fa parte;• un corso biennale per Optometristi, in collaborazione con un istituto di formazione bo-

lognese ;• un corso post laurea per “Esperto del risparmio energetico” con la Facoltà di Ingegneria

dell’Università degli Studi di Udine;• tre corsi IFTS nel settore legno, in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’U-

niversità degli Studi di Udine.Nell’ambito della ricerca educativa l’Istituto è impegnato infine in progetti comunitari.

RAPPORTO EDUCATION 2000-2004

Presso l’ITIS “Luigi Negrelli” di Feltre è presente e attiva la seguente offerta formativa po-livalente:• Indirizzo ordinario. Gli studenti di questo percorso si inseriscono con rapidità e pro-

fessionalità nel mondo del lavoro.• Indirizzo liceo tecnico. Gli studenti di questo percorso preferiscono in gran parte se-

guire gli studi a livello universitario.• Progetto alternanza scuola - lavoro. Questo percorso, che viene realizzato in partner-

ship con l’Associazione industriali di Belluno, prevede lezioni d’aula (circa 1000 ore)e attività presso aziende dell’area meccanica (circa 200 ore) svolte durante il norma-le curriculum scolastico, una condivisione delle azioni che vengono svolte presso leaziende, una certificazione delle conoscenze e delle competenze acquisite.

• Corso IFTS in Tecnico di controllo di qualità industriale in partnership con altri sogget-ti di interesse con lo scopo di creare figure coerenti con le richieste del mondo del la-voro.

• Corso di laurea di primo livello di ingegneria informatica con didattica a distanza inteleconferenza dipendente dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova.

Questo tipo di percorso così articolato ha avuto una notevole ricaduta sulla scuola (con-sistente aumento delle iscrizioni), sugli studenti (bassissimo tasso di dispersione e acquisi-zione di competenze in relazione alle capacità), sul mondo del lavoro (soddisfazione dipoter disporre di persone flessibili e capaci), sui docenti (arricchimento di conoscenze ecompetenze non solo di tipo scolastico).

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POLO TECNOLOGICOITIS “LUIGI NEGRELLI” DI FELTRE

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Finito di stampare nell’aprile 2004presso la LitoSud srl - Roma