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Percorsi di prevenzione universali STEP 1 - Come strutturare una sensibilizzazione Possibili obiettivi Aumentare la consapevolezza sul bullismo e il cyberbullismo e sulle varie forme che possono assumere Aumentare la consapevolezza sul ruolo degli spettatori nelle dinamiche prepotenti Aumentare la consapevolezza sulle conseguenze di questi fenomeni Stimolare la riflessione sul ruolo dell’insegnante nel bullismo Prova ad interrogarti criticamente rispetto alla tua scuola: Credi che questi obiettivi proposti siano spendibili all'interno di una sensibilizzazione rivolta agli adulti? Modificheresti qualche obiettivo? Se sì, quali obiettivi? Perché? Lavorando con gli adulti, su cosa punteresti maggiormente l'attenzione? Qualche indicazione per il docente che conduce una sensibilizzazione In generale si sconsiglia la classica “lezione frontale”. Per coinvolgere maggiormente i ragazzi e le ragazze così come gli adulti è preferibile strutturare l’incontro in modo partecipato. Il materiale presentato (es. foto, video, attività) servirà come spunto per la riflessione e la discussione finale. Tutto ciò che emergerà può essere appuntato sotto forma di punti chiave alla lavagna, e potrà essere ulteriormente sottolineato attraverso l'utilizzo di presentazioni (es. slides di power point). Attenzione! Il basso livello di direttività da parte del conduttore non deve essere sinonimo di “approssimazione”. Il rischio di una lezione “non frontale” è quello di perdere il controllo della conduzione, lasciandosi guidare troppo dagli interventi del pubblico (sia nel caso dei ragazzi che per gli adulti). Consigli per strutturare una possibile sensibilizzazione: Pensare e delineare una “scaletta/canovaccio” dell’incontro di sensibilizzazione, per tenere a mente tutti gli aspetti a cui si vuole dare spazio. Avere ben chiari i punti che si vogliono toccare, gli stimoli e/o le domande con cui affrontare l'argomento - aiuta il docente/conduttore a non perdere il filo del discorso. Possibilità di creare una presentazione, per introdurre o per riassumere i concetti fondamentali approfonditi attraverso la discussione. Prima dell’incontro di sensibilizzazione, cercare il materiale più adatto - gli stimoli - rispetto ai propri obiettivi, che possa cioè

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Percorsi di prevenzione universali

STEP 1 - Come strutturare una sensibilizzazione

Possibili obiettivi 

Aumentare la consapevolezza sul bullismo e il cyberbullismo e sulle varie forme che possono assumere

Aumentare la consapevolezza sul ruolo degli spettatori nelle dinamiche prepotenti Aumentare la consapevolezza sulle conseguenze di questi fenomeni Stimolare la riflessione sul ruolo dell’insegnante nel bullismo

Prova ad interrogarti criticamente rispetto alla tua scuola: Credi che questi obiettivi proposti siano spendibili all'interno di una sensibilizzazione rivolta agli adulti? Modificheresti qualche obiettivo? Se sì, quali obiettivi? Perché? Lavorando con gli adulti, su cosa punteresti maggiormente l'attenzione?

Qualche indicazione per il docente che conduce una sensibilizzazione 

In generale si sconsiglia la classica “lezione frontale”. Per coinvolgere maggiormente i ragazzi e le ragazze così come gli adulti è preferibile strutturare l’incontro in modo partecipato. Il materiale presentato (es. foto, video, attività) servirà come spunto per la riflessione e la discussione finale. Tutto ciò che emergerà può essere appuntato sotto forma di punti chiave alla lavagna, e potrà essere ulteriormente sottolineato attraverso l'utilizzo di presentazioni (es. slides di power point).

Attenzione! Il basso livello di direttività da parte del conduttore non deve essere sinonimo di “approssimazione”. Il rischio di una lezione “non frontale” è quello di perdere il controllo della conduzione, lasciandosi guidare troppo dagli interventi del pubblico (sia nel caso dei ragazzi che per gli adulti).

Consigli per strutturare una possibile sensibilizzazione:

Pensare e delineare una  “scaletta/canovaccio” dell’incontro di sensibilizzazione, per tenere a mente tutti gli aspetti a cui si vuole dare spazio. 

Avere ben chiari i punti che si vogliono toccare, gli stimoli e/o le domande con cui affrontare l'argomento - aiuta il docente/conduttore a non perdere il filo del discorso. 

Possibilità di creare una presentazione, per introdurre o per riassumere i concetti fondamentali approfonditi attraverso la discussione. 

Prima dell’incontro di sensibilizzazione, cercare il materiale più adatto - gli stimoli - rispetto ai propri obiettivi, che possa cioè essere una buona base per stimolare la riflessione (es. video, immagini, etc). 

Decidere quanto tempo dedicare ad approfondire ogni aspetto - ricordati che un incontro non dovrebbe durare troppo, un'ora e mezzo al massimo per evitare cali di attenzione fisiologici.

Avere ben chiari gli aspetti da approfondire e su cui far riflettere i partecipanti alla fine dell'incontro: ti consigliamo di pensare nella fase di preparazione a quali domande proporre per stimolare la riflessione.

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Percorsi di prevenzione universali

ESEMPIO - Strutturare un incontro di sensibilizzazione per i ragazzi e le ragazze

Qui di seguito vi proponiamo un esempio di scaletta che potrebbe essere utilizzata come base per un incontro di sensibilizzazione rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo o secondo grado. La durata complessiva dell'incontro non dovrebbe superare un'ora e mezzo. Nella scaletta troverete gli argomenti da toccare durante l'incontro, disposti secondo l'ordine in cui potrebbero essere presentati. Per ciascun argomento troverete eventuale materiale da utilizzare, le domande per stimolare la discussione dei partecipanti, e il tempo previsto.

Proposta di scaletta per un incontro di Sensibilizzazione di 2 ore rivolta ai ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado

1. Caratteristiche del bullismo

MATERIALE: IMMAGINI  

DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Se scoppia una rissa tra due compagni di classe, si tratta di bullismo? Che differenza c’è tra bullo e vittima? (squilibrio di potere)

Come si riconosce uno scherzo da una prepotenza? (intenzione di far male) Se dopo una prepotenza bullo e vittima si incontrano il giorno dopo cosa succede? (ripetizione

nel tempo)

TEMPO PREVISTO: 15 MINUTI

2. I ruoli degli spettatori nel bullismo

MATERIALE: focalizzarsi sulla terza immagine del punto 1

DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Secondo voi nell’immagine, oltre al ragazzo che fa prepotenze e a quello che le subisce, ci sono altre persone?

Perché le prepotenze vengono fatte quando gli altri compagni di classe possono vederle? Cosa fanno gli altri ragazzi che non sono direttamente coinvolti? Cosa fa la ragazza in primo piano con gli occhiali? Perché non fa niente? (paura, non sa che

fare) Chi assiste e non fa niente ha qualche responsabilità nei confronti della vittima? E rispetto al

comportamento del bullo? (La vittima si sente sola, abbandonata, pensa che a nessuno importi di lei; il bullo si sente incoraggiato o quantomeno legittimato a continuare)

TEMPO PREVISTO: 10 MINUTI

3. Caratteristiche cyberbullismo

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MATERIALE: Video, proposto a seguire, già utilizzato in Corso 1 - Modulo 1 video "Condividi chi?", realizzato da GenerazioniConnesse (www.generazioniconnesse.it). Il video che ha lanciato lo slogan "Connect with Respect" scelto per celebrare il decimo anniversario del Safer Internet Day (6 Febbraio 2013). 

Play Video

DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Nel video che abbiamo visto, la vittima può vedere il volto di chi la prende in giro? (anonimato) Quanti sono gli spettatori online? Come si comportano? (diffusione rapida a un pubblico ampio) Cosa fanno gli spettatori nel video? (diffusione rapida) Chi appicca il fuoco nel video che intenzione aveva? (de-responsabilizzazione) Un contenuto online può essere eliminato del tutto dal web? (permanenza nel tempo) La vittima, una volta arrivata a casa, si sente al sicuro da chi la prende di mira online? Perché?

(assenza di limiti di spazio e tempo)

TEMPO PREVISTO: 15 MINUTI

4. Tipologie di bullismo - focus sul bullismo indiretto

DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Vi vengono in mente altri tipi di comportamento oltre quelli di cui abbiamo parlato? Elenchiamoli (insultare, minacciare, costringere a fare qualcosa, spingere, strattonare, picchiare, escludere, mettere in giro voci etc).

Che differenza c’è tra prendere in giro qualcuno e parlare alle sue spalle? (nel primo caso la vittima è al corrente della prepotenza, nel secondo è ignara di tutto, quindi non può difendersi)

Si può parlare di bullismo anche quando si esclude qualcuno? Come possiamo chiamare questa forma di bullismo? Secondo voi questa forma di bullismo è più frequente tra i maschi o tra le femmine?

TEMPO PREVISTO: 10 MINUTI

5. Il ruolo dei compagni di classe nel bullismo

DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Cosa succede se i compagni e le compagne non fanno niente? Come si sente la vittima? Come si sente il bullo? Cosa pensano gli studenti? (viene fatto passare il messaggio che il bullismo è accettabile, la vittima si sente sola e indifesa, il bullo si sente legittimato);

Chi sono secondo voi i ragazzi/le ragazze che intervengono maggiormente? (quelli che si sentono più preparati sull’argomento, quelli che non accettano le prepotenze etc)

TEMPO PREVISTO: 10 MINUTI

6. L’importanza dell’abilità di ascolto per accogliere le richieste di aiuto

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DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Perché a volte i compagni non fanno niente? (sottovalutano le conseguenze, temono di essere presi in giro/di mira a loro volta, hanno paura di essere esclusi insieme alla vittima);

Cosa si può fare per chiedere aiuto agli insegnanti? Cosa si può fare per chiedere aiuto ai compagni? Quando avete un problema e ne parlate con un amico cosa vi aspettate da lui? (ascolto, comprensione, sostegno emotivo)

TEMPO PREVISTO: 10 MINUTI

7. Promozione di un clima di classe positivo

DOMANDE PER STIMOLARE LA DISCUSSIONE:

Cosa potrebbero fare i compagni di classe per evitare che si presentino questi fenomeni? Cosa significa star bene in classe? Cosa invece può aumentare il malessere in classe?

TEMPO PREVISTO: 15 MINUTI

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L'approccio curricolare

APPROFONDIMENTO - Stimoli letterari

La letteratura è un mezzo potente per catturare esperienze ed emozioni. Attraverso la lettura, la rielaborazione scritta e la discussione di temi di rilevanza sociale, gli alunni e le alunne possono rafforzare la propria sensibilità verso il problema del bullismo e del cyberbullismo. Possono imparare molto circa la natura del fenomeno, capire le motivazioni che spingono i diversi soggetti ad agire in modo prepotente e comprendere le conseguenze a breve e lungo termine di questi comportamenti. Possono cogliere la sofferenza e il turbamento emotivo della vittima e possibili dilemmi degli spettatori rispetto al loro intervento-non intervento. Facendo leggere i testi letterari, discutendo passi di brani e rielaborando testi (lettere, comunicati stampa, racconti, ecc.) si può contribuire in modo significativo all'aumento della consapevolezza sui fenomeni e alla creazione di un clima di fiducia e di ascolto nella scuola, utile per ridurre e contrastare il bullismo e il cyberbullismo.

ATTIVITÀ - Wonder: intervistiamo August e JulianLa presente attività è pensata per aiutare i ragazzi a mettersi nei panni di un bullo e di una vittima attraverso l’utilizzo di uno stimolo letterario molto popolare. Grazie alla tecnica dell’intervista, sarà possibile approfondire gli stati interni dei due personaggi, come le motivazioni, le emozioni, i pensieri, i possibili meccanismi di disimpegno morale.

Target: Bambini delle classi quarte e quinte della scuola primaria e ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado. È importante tarare il linguaggio e gli obiettivi specifici rendendoli adeguati all’età degli alunni.

Obiettivi: Approfondire il ruolo del bullo, immaginare le sue caratteristiche, i suoi comportamenti e le motivazioni che lo spingono a fare il prepotente con gli altri; approfondire il ruolo della vittima, il suo vissuto, le sue difficoltà e i suoi comportamenti.

Su cosa si lavora: Conoscenze sul fenomeno, emozioni, empatia, disimpegno morale e autocolpevolizzazione.

Materiali: Brano "La Formaggite" tratto da Palacio (2012). Wonder. Giunti Editore. Brano "Crudele" tratto daPalacio   (2014). A wonder story: il libro di Julian. Giunti Editore . In entrambi i brani si fa riferimento al "gioco della peste", inventato da Julian e diffuso tra i compagni di scuola all'insaputa di August, vittima del "gioco". Nei due brani la stessa situazione viene dunque descritta da due diversi punti di vista.

Indicazioni per i conduttori: Consegnare e/o leggere ad alta voce i brani ai ragazzi, partendo da quello incentrato sul punto di vista di August ("La Formaggite"); dividere in 2 gruppi la classe. Un gruppo lavorerà sul brano "La Formaggite" (punto di vista di August) e l’altro sul brano "Crudele" (punto di vista di Julian). A ogni gruppo dare la seguente consegna: “Immaginate di dover organizzare un’intervista al protagonista del testo che vi è stato assegnato. Pensate alle domande che gli fareste, pensate a cosa gli vorreste chiedere per capire cosa gli passa per la testa durante i diversi momenti in cui si sente escluso, umiliato e vittima di prepotenze, o viceversa come si sente quando le mette in atto. Scrivete tutte le domande che vi vengono in mente. Una volta decise le domande, immaginate anche come potrebbe rispondere il protagonista. Scrivete tutto, in modo da avere una sorta di copione da poter recitare”. Chiedere ai singoli gruppi di provare a mettere in scena l’intervista: i ragazzi dovranno decidere tra di loro chi farà il giornalista e chi il protagonista del proprio brano, provando a mettere in scena l’intervista così come l’hanno pensata. Terminato il lavoro nei piccoli gruppi, si torna al gruppo classe. Ogni gruppo metterà in scena la sua intervista, mostrando ai compagni il lavoro fatto. Alla fine di ciascuna intervista il docente dovrà stimolare la riflessione aiutando i ragazzi a rintracciare delle macro-categorie relative al vissuto emotivo, alle possibili cause o ad altri stati mentali che i ragazzi hanno messo a fuoco. Per ciascuna categoria è possibile riportare degli esempi di domanda e risposta tratti dalle interviste.

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Spunti di riflessione: Per quanto riguarda August gli spunti di riflessione potrebbero essere le emozioni negative causate dalle prepotenze (es. “Come ti sei sentito quando hai scoperto che i compagni evitano di toccarti?” “Triste, imbarazzato, umiliato, arrabbiato”); l’autocolpevolizzazione (es. “Secondo te perché i tuoi compagni si comportano così?” “Perché la mia faccia è mostruosa, è colpa mia, non dovevo iniziare ad andare a scuola”); il senso di impotenza (es. “Perché non ti ribelli?” “Sarebbe inutile, sono solo contro tutti. E poi non saprei cosa fare”). Per quanto riguarda Julian i punti salienti emersi dalla lettura del brano e dalla sua intervista potrebbero essere la mancanza di empatia (es. “Perché fai così?” “Perché non me ne importa nulla di August, di quello che prova, non mi preoccupa quello che prova e non me ne frega niente se sta male”); Considerare le prepotenze divertenti (es. “Perché fai così? Ma ti diverti a comportarti così?” “Sì, i miei compagni ridono quando lo prendo in giro, quindi è divertente, non c’è niente di male”); la colpevolizzazione della vittima (es. “Perché te la prendi proprio con August?” “È colpa sua, dovrebbe nascondere la sua faccia raccapricciante”); la confusione tra scherzo e prepotenza (es. “Perché ti comporti così?” “Non sono cose dette con cattiveria. Sono solo cose scherzose”).

APPROFONDIMENTO - Stimoli audio-visiviLa proiezione in classe di alcuni video o spezzoni di film che parlano delle prevaricazioni e delle prepotenze a scuola può essere un buono spunto per una riflessione con i ragazzi e le ragazze, permettendo di affrontare il tema dal punto di vista della vittima, del prepotente e degli osservatori. Gli stimoli audio-visivi presentano un carattere di varietà e versatilità e possono essere utilizzati nell’ambito di diverse discipline. Inoltre la finzione di realtà che caratterizza la proiezione è particolarmente adatta a stimolare e mantenere l’attenzione di allievi e allieve, con un forte impatto comunicativo. I giovani padroneggiano molto bene i codici iconici e sono in grado di analizzare i testi audiovisivi a volte in maniera più approfondita di quelli verbali.

Uno stimolo che potrebbe essere presentato alla classe può essere tratto da La solitudine dei numeri primi. La scena tratta dal film relativa all'episodio di bullismo che si verifica negli spogliatoi della palestra, potrebbe essere utilizzata come stimolo all'interno di un percorso di prevenzione.

ATTIVITÀ - Discutiamo insieme il video tratto da "La solitudine dei numeri primi"

Target: Per le tematiche trattate il video può essere particolarmente adatto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. 

Obiettivi: Riflettere su un esempio di bullismo. Individuare le caratteristiche tipiche del bullismo, come la ripetizione nel tempo, l'intenzionalità di fare del male all'altro e lo squilibrio di potere tra il bullo e la vittima. Riflettere sulle emozioni che prova la vittima, e sulle possibili conseguenze a breve e a lungo termine delle prepotenze.

Su cosa si lavora: Conoscenze relative alle caratteristiche e alle conseguenze del bullismo.

Materiali: Video tratto da "La solitudine dei numeri primi" (scena negli spogliatoi). Lim o altra strumentazione idonea a proiettare il video.

Indicazioni per i conduttori: Mostrare il video e guidare una discussione su quanto visto. Se possibile disporre gli studenti a semicerchio per favorire la discussione. Un canovaccio che può aiutare nella conduzione della discussione può essere il seguente:

Si tratta di bullismo? Riuscite a individuare le caratteristiche tipiche del bullismo? Il bullismo si verifica solo una volta o più volte?

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Bullo e vittima si trovano sullo stesso piano? Quali sono le caratteristiche del bullo e quali quelle della vittima?

Quale è l'intento del bullo? Quale è la differenza tra bullismo e scherzo? Quali possono essere le conseguenze a breve e lungo termine del bullismo?

Spunti di Riflessione: Il bullismo è un tipo di comportamento che si ripete nel tempo, quali possono essere le emozioni che prova la vittima? Provare queste emozioni negative tutti i giorni, a quali conseguenze può portare? A chi potrebbe chiedere aiuto la vittima? 

Le tecniche di rielaborazione

APPROFONDIMENTO - Scrivere una lettera

Tale tecnica permette ai partecipanti di identificarsi con i protagonisti di un racconto o di un episodio provando ad assumere il loro punto di vista. Può essere svolta individualmente oppure può essere utilizzato un approccio più collaborativo, suddividendo la classe in piccoli gruppi. Viene chiesto ai ragazzi e alle ragazze di scrivere una lettera, assumendo il ruolo dei personaggi coinvolti nella vicenda e descrivendo ciò che è accaduto. Il processo di scrittura permette di lavorare e rielaborare l'evento, le motivazioni e il vissuto dei personaggi, entrando nei loro panni, con l'obiettivo di capire "dall'interno" le dinamiche alla base dell'episodio.

ATTIVITÀ - Wonder: August e Julian scrivono una lettera

Questa attività è pensata come proseguimento dell’attività - Wonder: intervistiamo August e Julian in Corso 2 - Modulo 2 - Approccio curricolare. È possibile, tuttavia, utilizzarla singolarmente adattando adeguatamente la consegna. Scrivere una lettera dal punto di vista del bullo pentito o della vittima che chiede aiuto permette di riflettere su come è possibile uscire da una situazione di bullismo focalizzando l’attenzione sui diretti protagonisti. Il confronto tra i diversi elaborati può essere lo spunto per comprendere le strategie più efficaci per far fronte a queste situazioni.

Target: Bambini di quarta e quinta della scuola primaria e ragazzi della scuola secondaria di primo grado. È importante utilizzare un linguaggio e delle consegne tarate sull'età dei partecipanti.

Obiettivi: Riflettere su come poter fare per rimediare a una prepotenza; pensare a possibili soluzioni che può mettere in atto la vittima per risolvere il problema.

Su cosa si lavora: Come e cosa fare per aiutare la vittima. 

Materiali: Brano "La Formaggite" tratto da Palacio (2012). Wonder. Giunti Editore . Brano "Crudele" tratto da Palacio (2014). A Wonder Story: il libro di Julian, Giunti Editore. In entrambi i brani si fa riferimento al "gioco della peste", inventato da Julian e diffuso tra i compagni di scuola all'insaputa di August, vittima del "gioco". Nei due brani la stessa situazione viene dunque descritta da due diversi punti di vista.

Indicazioni per i conduttori: Ciascuna ragazza e ragazzo, individualmente, produrrà un elaborato scritto, scegliendo una delle seguenti consegne:

Consegna A   - “Immagina che August decida di chiedere aiuto a qualcuno per mettere fine alle prepotenze subite. Prova a scrivere una lettera di richiesta di aiuto. Decidi a chi sarà indirizzata

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tale lettera (es. ai professori, al Dirigente, a un compagno, a tutti i compagni di classe, a Julian, ai genitori). Nella lettera August dovrà spiegare cosa è successo, come si sente, e in che modo si aspetta che potrà essere aiutato dal destinatario della lettera”.

Consegna B  - “Immagina che Julian abbia assistito all’intervista di August, e si sia pentito del suo comportamento. Prova a scrivere una lettera di scuse per August. Nella sua lettera Julian dovrà anche offrire il proprio aiuto ad August per essere accettato anche dagli altri compagni e per mettere fine alle prepotenze.

Lettura in classe degli elaborati, discussione e creazione di cartelloni di sintesi delle proposte.

Spunti di riflessione: Il confronto tra le diverse lettere da parte di August, realizzate dai ragazzi, permette di riflettere sul fatto che ci sono diverse persone che possono aiutare la vittima. In base alla persona a cui si rivolge la vittima può cambiare il tipo di aiuto ricevuto: "Cosa può fare un professore per aiutare la vittima?" ; "Cosa possono fare i genitori?" ; "Cosa possono fare i compagni di classe?" .Per quanto riguarda la lettera di Julian, uno spunto di riflessione è che non è mai troppo tardi per cambiare e chiedere scusa. Il bullo non va condannato, vanno condannati i suoi comportamenti ma bisogna essere disposti a perdonarlo se mostra di essersi pentito: "Il bullo può essere perdonato?"; "Ci sono  strategie attraverso le quali il bullo può aiutare la vittima se si rende conto dell’errore e vuole dare un segnale di profondo cambiamento?";  "Quali strategie possono essere utilizzate?" ; " In che modo?" (es.- confortarla, convincere i compagni a smettere se dovesse ricapitare, dare il buon esempio ai compagni ecc.).

APPROFONDIMENTO - Scrittura e narrazione creativa

Attraverso l’esercizio interpretativo, la narrazione dello stesso evento, la ricerca delle intenzioni, l’attribuzione del senso complessivo al  racconto, i ragazzi possono entrare nel personaggio e nella sua storia. La narrazione consente di dare voce alla ragione, all’immaginazione e all’emozione e favorisce una  percezione globale e profonda della realtà. 

ATTIVITÀ - Inventiamo una storia

L’attività è finalizzata a stimolare la scrittura creativa sui temi del bullismo. Prevede una fase di preparazione del materiale e una di attività in piccoli gruppi. 

Prima di svolgere questa attività si consiglia di svolgere una sensibilizzazione in classe (vedi anche Corso 2 - Modulo 1 - Prevenzione universale - Strutturare una sensibilizzazione).

Target: Bambini e bambine delle classi quarta e quinta della primaria e i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di primo grado. Le riflessioni, le consegne e gli spunti andranno tarati sull'età dei partecipanti.

Obiettivi: Riflettere sulle caratteristiche delle vittime di bullismo, sui luoghi in cui è più probabile che tali episodi avvengano e sulle conseguenze a lungo termine del bullismo.

Su cosa si lavora: Caratteristiche della vittima, contesto in cui si verifica il fenomeno e conseguenze.

Materiale: Tre fogli di cartoncino per creare i cubi; forbici; penne; fogli bianchi.

Indicazioni per il conduttore: Far preparare ai ragazzi tre piccoli cubi. Per le scuole elementari potrebbero essere preparati precedentemente. Per ciascun cubo, su ogni faccia saranno riportati rispettivamente i protagonisti della storia (cubo “Chi?”), le possibili ambientazioni (cubo “Dove?”), le possibili conseguenze a lungo termine del bullismo (cubo “Conseguenze”). Prendendo spunto dalle

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seguenti proposte, si può decidere se suggerire ai ragazzi cosa scrivere nelle facce dei diversi cubi, o dar loro la libertà di inventare le diverse opzioni, sempre rispettando il tema/dimensione del cubo. Un’ulteriore possibilità è quella di fornire un paio di esempi per ciascun cubo per poi lasciare completare in autonomia le altre facce. A questo punto dividere la classe in 4 o 5 gruppi. Ciascun gruppo dovrà lanciare i tre cubi e creare una storia a partire dai tre elementi conosciuti. La consegna sarà: “Provate a immaginare cosa è successo al vostro protagonista in quella circostanza per arrivare a quella conseguenza. Pensate anche a cosa può aver fatto il protagonista dopo la conseguenza. Discutetene insieme e poi scrivete insieme un racconto che abbia una introduzione, una trama e una conclusione.” Una volta che tutti i gruppi avranno sviluppato la storia leggere gli elaborati in classe. È possibile ripetere l’attività più volte, magari facendo lavorare i ragazzi in maniera individuale o cambiando il tema di ciascun cubo. Possibili esempi:

CHI? ESEMPI: Una ragazza sensibile; Un nuovo compagno di classe; Un ragazzo bravo a scuola; Il “buffone” della  classe; Il più “cool” della classe; Il “nerd” della classe; Una studentessa che ha litigato con la propria amica.

DOVE? ESEMPI: Su instagram; In classe a ricreazione; In corridoio al cambio dell’ora; Su Whatsapp; Durante la lezione; All’uscita di scuola.

CONSEGUENZE? ESEMPI: Smette di andare a scuola; Prova vergogna; Si isola; Si arrabbia e spesso provoca i compagni; Diventa triste; Non crede più in se stesso; Ha paura.

Spunti di riflessione: "Il bullismo può colpire chiunque?"; “Esistono ambienti reali o virtuali in cui è più probabile che si verifichi un episodio di bullismo: perché? Cosa hanno in comune questi luoghi e momenti?”; “Anche una piccola prepotenza può innescare conseguenze gravi. Vi trovate d’accordo? Se sì, perché? Vi trovate in disaccordo? Se sì, perché?”

APPROFONDIMENTO - Brainstorming

Tecnica di gruppo il cui scopo è quello di far emergere il più alto numero di idee e spunti possibili in relazione ad un argomento precedentemente definito. Per l'attività di brainstorming si può attaccare alla parete un cartellone (oppure si può utilizzare la lavagna o un foglio) e scrivere al centro di esso il tema della discussione (può essere una domanda, una parola, ecc..). A questo punto si chiede ai partecipanti di esprimere delle idee in relazione al tema in questione. Ad esempio, si può scrivere sul cartellone: “Che cosa serve per stare bene nella nostra classe?” e tutti i ragazzi devono dire le cose che secondo loro contribuiscono alla creazione di un clima di classe positivo (es. aiutarsi, rispetto, ecc..).

ATTIVITÀ - Come stare bene in classe

Questa attività si presta bene ad essere svolta all’inizio dell’anno scolastico. Il materiale prodotto potrà essere continuamente aggiornato e rimarrà un promemoria a cui riferirsi durante l’intero anno scolastico, ogni volta che l’insegnante o gli studenti stessi lo riterranno necessario (ad esempio nel caso di un litigio, o di tensioni in classe). L’insegnante potrà partire da quanto suggerito dai ragazzi per avviare un percorso che permetta di incrementare in maniera sistematica e graduale gli aspetti salienti per un buon clima di classe.

Target: Bambini e ragazzi di ogni ordine e grado a partire dai primi anni della scuola primaria. Per i più piccoli si può adattare l’attività sostituendo i post-it con dei disegni proposti dall’insegnante come possibili opzioni tra cui scegliere, o da far realizzare direttamente ai bambini. 

Obiettivi: Riflettere sugli atteggiamenti e i comportamenti da adottare per stare bene in classe. Incentivare l’instaurarsi di un clima di classe positivo.

Su cosa si lavora: Clima di classe

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Materiale: Cartellone; post-it (almeno uno per studente e insegnante); penne o pennarelli colorati.

Indicazioni per il conduttore: Scrivere al centro del cartellone la frase: “Cosa serve per stare bene in classe”, e attaccarlo in un luogo ben visibile e raggiungibile da tutti gli studenti (es. non troppo in alto). Consegnare diversi post-it a ciascuno studente e dar loro un paio di minuti per pensare e scrivere in autonomia gli ingredienti fondamentali per stare bene in classe (uno per post-it). Anche l’insegnante avrà il proprio post-it da completare. Far attaccare i post-it al cartellone. Leggere gli spunti e eventualmente raggruppare i post-it dai contenuti simili. Partendo da quanto emerso, aprire una discussione. L’insegnante, anche in momenti successivi dell’anno, potrebbe proporre di aggiungere dei nuovi post-it per promuovere alcune competenze che risultano carenti (es. “non aver paura a dire la propria opinione”, “chiedere aiuto se si è in difficoltà”, “coinvolgere tutti nei giochi”, “imparare a conoscersi a vicenda” ecc.)

Spunti di riflessione: Star bene in classe non è scontato. Tutti dobbiamo impegnarci per star bene. Nella nostra classe alcuni aspetti sono particolarmente importanti (es. in molti potrebbero aver scritto nel post-it la parola “rispetto” o “parlare uno per volta” o “condividere il materiale” o “aiutarsi a vicenda” o “divertirsi insieme” ecc.). Cosa possiamo fare per migliorare il clima nella nostra classe?

APPROFONDIMENTO - Role playIl Role Play è un tipo di tecnica che richiede ai partecipanti di mettersi nel ruolo di "attori". Può essere utilizzata come rielaborazione di stimoli culturali oppure come un percorso più strutturato volto ad approfondire i meccanismi del bullismo e cyberbullismo. Permette di coinvolgere tutti i ragazzi e le ragazze tramite la simulazione- messa in scena di un evento o di una situazione ipotetica. Attraverso l'assunzione di ruolo e la drammatizzazione del personaggio è possibile facilitare un processo di identificazione progressivo. Il Role Play mira a rendere i partecipanti consapevoli dei propri atteggiamenti, evidenzia i sentimenti e i vissuti sottesi  e rinvia alla dimensione soggettiva, utile per riflettere sulle proprie modalità di proporsi nella relazione con l’altro e nella comunicazione.

ATTIVITÀ - Mettiamo in scena le esperienze degli spettatori

L’attività permette di esperire direttamente, di "vivere" un episodio di bullismo in un ambiente protetto e guidato. I bambini e i ragazzi avranno modo di mettersi nei panni dei diversi ruoli e di “sentire” le loro emozioni e focalizzarsi sui propri pensieri. Un approfondimento del tema delle emozioni sarà disponibile nel Modulo 4 del presente corso.

Target: Studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado.

Obiettivi: Mettersi nei panni della vittima, dello spettatore e del bullo. Capire le loro emozioni e i loro pensieri, e come questi possano cambiare in base ai comportamenti adottati dagli altri partecipanti.

Su cosa lavora: Punti di vista della vittima, dello spettatore e del bullo; su cosa possono fare gli spettatori.

Indicazioni per il conduttore: Dopo aver introdotto il tema del bullismo e aver fatto alcuni esempi sulle diverse tipologie (fisico, verbale, indiretto, cyberbullismo), dividere i ragazzi in gruppetti di 4 o 5, e chiedere loro di raccontare agli altri membri del gruppo una situazione del passato in cui hanno assistito da spettatori a un episodio di bullismo. In ciascun gruppo i ragazzi dovranno scegliere uno dei racconti e riportarlo brevemente in un foglietto rendendo non riconoscibili i protagonisti della vicenda. Nel foglietto bisognerà scrivere anche le reazioni avute in quella situazione da chi scrive e da eventuali altri spettatori presenti (es. non ho fatto niente, ho aiutato la vittima, ho riso, ho chiesto aiuto). Sottolineare che la situazione deve essere vista dal punto di vista dello spettatore e non della vittima (per evitare

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che un’eventuale vittima si senta troppo esposta nel raccontare una sua esperienza diretta). Una volta che tutti avranno finito, l’insegnante raccoglierà i bigliettini, leggendoli a voce alta e selezionandone uno da utilizzare come traccia per il role playing (è preferibile evitare di scegliere un esempio di bullismo fisico). A questo punto chiedere se ci sono dei volontari per mettere in scena la situazione. Dare ai ragazzi qualche minuto di tempo per prepararsi. Ad ogni passaggio chiave della scenetta, l’insegnante dovrà congelare la situazione, utilizzando ad esempio il comando “Freeze!”. A questo punto l’insegnante chiederà ai vari protagonisti come si sentono in quel momento (restando sempre nei panni del personaggio che interpretano), o che cosa stanno pensando. La scenetta riprenderà quindi diverse volte. Una volta drammatizzata, l’insegnante propone di rifarla chiedendo agli altri studenti (gli spettatori) di entrare in scena per provare a cambiare il corso della storia, creando così dei finali alternativi  (es. lo spettatore può provare a difendere la vittima, o può chiedere aiuto a qualche compagno per fermare il bullo; la vittima può provare a reagire in modo assertivo). Anche in questo caso l’insegnante congelerà la situazione per indagare se e come cambiano i pensieri e le emozioni dei protagonisti al cambiare della situazione.

Spunti di riflessione: “riflettiamo sull’impotenza della vittima: perché non riesce a reagire di fronte al bullo?”; “Quali emozioni prova? Positive? Negative?”; “In che modo le emozioni possono ‘bloccare’ la vittima?”; “Perché il bullo si sente forte?”; “Riflettiamo su come e cosa spinge il bullo a desistere dal fare prepotenze...”;  “Gli spettatori sono dispiaciuti per la vittima ma al tempo stesso hanno paura della reazione del bullo... ”; “Perché spesso non agiscono gli spettatori? Hanno paura? Non sanno cosa fare? Perché?”; “Riflettiamo sull’importanza di aiutare la vittima...in che modo può modificare la dinamica dell'episodio?"; "Fare qualcosa (non fare nulla) che impatto ha su di noi spettatori?"; “Quando la vittima sente il supporto dei compagni, può sentirsi più forte e capace di affrontare la situazione?”.

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Attività con diversi stimoli e tecniche - una cassetta degli attrezzi

ATTIVITÀ - Il ritratto del bullo e della vittima

Stimoli: di attualità o letterario

La presente attività può essere utilizzata per sensibilizzare i bambini e le bambine sul tema del bullismo attraverso stimoli letterari e la produzione di disegni. Allo stesso tempo, utilizzando fatti di cronaca recenti e adattando la consegna, può essere utilizzata con i ragazzi e le ragazze della secondaria. L’attività di ritratto (disegno o elaborato scritto) può far emergere la visione condivisa della figura del bullo e della vittima, che permette di riflettere sulle caratteristiche tipiche di queste due figure, ma anche e soprattutto, su possibili stereotipi.

Target: Stimolo letterario e disegno: bambini delle classi quarte e quinte della scuola primaria. Stimolo di attualità e elaborato: studenti della scuola secondaria.  

Obiettivo: Stimolare una riflessione sul bullismo e far emergere la visione condivisa della figura del bullo e della vittima.

Su cosa si lavora: Sensibilizzazione sul tema del bullismo

Materiali: Procurarsi un testo o un brano che riporti un episodio di bullismo o cyberbullismo; fogli bianchi; matite, pennarelli. 

Di seguito alcuni esempi di testi letterari da poter utilizzare:

Per i più piccoli:

Carle, E., La coccinella prepotente, Milano, Mondadori, 2008. Polverini, R., Il sogno di Bilù, Trivolzio, Kaba Edizioni, 2009. Garavaglia, M.D, Un bullo da sballo, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2007.

 Per i più grandi:

McEwan, I., Il prepotente, in L'Inventore di sogni, Torino, Einaudi, 1993. Ammaniti, N., Io non ho paura, Torino, Einaudi, 2001. Casariego, M., Il branco e la nebbia, Roma, Atmosphere, 2011.

Indicazioni per i conduttori: Consegnare il testo (letterario o articolo) ad ogni partecipante e leggerlo alla classe. Il docente apre una discussione per riflettere sulle caratteristiche e le conseguenze del bullismo, riferendosi al caso presentato. In seguito, presenta l’attività ai bambini: dovranno provare a immaginare e disegnare un ritratto del bullo e della vittima. Alla fine, verranno confrontati i disegni, mettendo in evidenza le somiglianze e le differenze tra le due figure. Per i ragazzi e le ragazze più grandi la consegna sarà di scrivere un testo che descriva a diversi livelli il bullo e la vittima (es. non solo caratteristiche fisiche e visibili).

Spunti di riflessione: "Quali sono i comportamenti che fanno soffrire la vittima?" ; "La sofferenza della vittima è solo fisica o anche emotiva?" ; "Quale comportamento vi ha colpito di più e perché?" ; "Come si può distinguere un gioco da un comportamento di bullismo?" ; "Quali caratteristiche fisiche associate alla figura del bullo?" ; "Quali sono quelle della vittima?" ; "Quale emozione è leggibile sul volto del bullo?" ; "E su quello della vittima?" ; 

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Le regole anti-bullismo

APPROFONDIMENTO - Token Economy

Vi proponiamo ora un approfondimento sulla Token Economy, una tecnica da utilizzare con bambini e bambine della scuola primaria.

La Token Economy consiste in un sistema di premi a punti (rinforzi simbolici, come ad esempio gettoni, adesivi) usati per rinforzare i comportamenti positivi dei bambini. Una volta che raggiunto un numero prestabilito di punti, i bambini riceveranno un premio per loro saliente (es. – un libro o un giocattolo, diventare l’aiutante della maestra per un giorno, etc.). 

Obiettivo

L’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione sui successi del bambino (comportamenti positivi, o assenza di comportamenti negativi), e di fare in modo che aumenti gradualmente la frequenza in cui tali comportamenti vengono mesi in atto. Per tale ragione, si sconsiglia di togliere punti quando il bambino si comporta male: in questo modo, l’attenzione rimarrebbe sul comportamento negativo e l’obiettivo finale potrebbe essere visto come irraggiungibile. Questo potrebbe generare frustrazione e demotivazione. 

Come funziona in termini operativi

Una volta stabilito insieme alla classe quali sono i comportamenti positivi, l’insegnante assegnerà un punto ogni volta che ciascun bambino o bambina metterà in pratica quel comportamento. Chi si comporta in modo scorretto non otterrà punti. Se qualcuno ha maggiori difficoltà a livello di controllo del comportamento (es. in caso di ADHD), allora assegnare il punto ogni volta che si avvicina al comportamento desiderato, anche se non lo raggiunge in pieno (es. – se si è distratto durante la lezione, ma è rimasto in silenzio, assegnare il punto perché non ha disturbato). Si può decidere se rinforzare il comportamento immediatamente o in un momento preciso della mattinata. L’importante è non far passare troppo tempo tra comportamento e rinforzo, altrimenti quest’ultimo perde di efficacia. Una volta che il bambino avrà accumulato un numero prestabilito di punti, questi potranno essere scambiati con un premio.

Al fine di rafforzare lo spirito di gruppo e la cooperazione tra i compagni, potrebbe essere utile stabilire un premio di classe (es. quando tutti avranno raggiunto 10 punti, tutta la classe si potrà  vedere un film a loro scelta). Chi raggiunge prima i 10 punti, potrebbe essere incoraggiato ad aiutare i compagni più in difficoltà, in modo che anche loro possano raggiungere i punti necessari.

La teoria alla base della tecnica

La Token Economy è una tecnica tipica della psicologia comportamentale, e si basa sulla teoria dei rinforzi. Tecnicamente, il rinforzo può essere definito come la conseguenza positiva di una risposta comportamentale che ha l'effetto di rendere tale risposta più probabile in futuro. Se un bambino riceve una gratificazione tutte le volte che legge un brano di un libro, è più probabile che continuerà a leggere anche nei giorni seguenti. I rinforzi sono per definizione sempre conseguenze positive per il bambino. Quando si parla di rinforzi negativi, dunque, non si intende una punizione, ma il premiare il bambino attraverso la sottrazione di un evento per lui spiacevole o negativo. Ad esempio, se il bambino si annoia a lezione e quindi disturba, la decisione di mandarlo fuori dalla classe potrebbe essere considerata un premio per lo studente, in quanto è stato sottratto da una situazione per lui spiacevole (rinforzo negativo). Questo potrebbe aumentare dunque la frequenza dei comportamenti di disturbo, ottenendo così un risultato opposto rispetto alle aspettative dell’insegnante.

I rinforzi sono virtualmente infiniti e di molteplici tipologie. Ai livelli più bassi ci sono i rinforzi molto concreti e tangibili (es. una caramella o un giocattolo). Ai livelli più alti ci sono i

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rinforzi simbolici (es. un gettone, da accumulare), sociali (es. un sorriso, o la vicinanza fisica), informativi (es. un feedback su come è andata una prestazione).

Possiamo, inoltre, distinguere tra rinforzi estrinseci (non collegati al comportamento che viene rinforzato) ed intrinseci (diretta conseguenza del comportamento). Lo scopo del lavoro educativo consiste spesso nello spostare il controllo dei comportamenti positivi da rinforzi estrinseci a quelli intrinseci. Il rinforzo intrinseco infatti produce motivazione intrinseca e quando un comportamento è intrinsecamente motivante si riprodurrà da sé.

Per un approfondimento si consiglia di consultare il libro: Celi, F., e Fontana, D. (2015)   "Psicopatologia dello sviluppo: storie di bambini e psicoterapia", Mc Graw Hill Editore pagg. 13-15.

ATTIVITÀ - Un esempio di applicazione della Token Economy

Ti proponiamo ora una possibile applicazione della Token Economy da utilizzare in classe. Tale tecnica può essere utilizzata con i bambini e le bambine della scuola primaria, fin dai primi anni. Ti ricordiamo di utilizzare un linguaggio adeguato all'età dei bambini e adattare i comportamenti positivi che si intendono incrementare e i premi in base alle esigenze della classe e all’età dei bambini. 

Obiettivi: Approfondire la tecnica della Token Economy ed il suo utilizzo efficace in classe.

Target: Bambini e bambine della scuola primaria

Su cosa si lavora: tecnica della Token Economy

Materiali: Scarica l'Esempio di applicazione della Token Economy

Indicazione per i conduttori: Una volta scaricato l'esempio di applicazione della Token Economy, è possibile ricreare la tabella su un cartellone ed attaccarlo al muro della classe, da poter renderlo visibile a tutti. 

Sarà necessario prevedere un numero di righe corrispondente al numero totale dei bambini e delle bambine della classe (scrivendo il loro nome) e un numero di colonne adeguato al numero prestabilito di punti per raggiungere il premio. È consigliato, inoltre, stabilire i comportamenti e i premi insieme alla classe e definirli in modo chiaro. Il docente dovrà specificare che i premi sono previsti per i singoli studenti (al raggiungimento dei punti totali previsti per ognuno) e per l’intera classe (quando tutti gli studenti avranno raggiunto tutti i punti). Nelle caselle vuote saranno applicati i punti (es. adesivi, spille, faccine) direttamente dall’insegnante o dai bambini stessi, ogni qual volta il comportamento in questione si manifesta.

Spunti di riflessione: "Perché secondo te può essere utile questa tecnica?"; "Quali premi sono più efficaci con i bambini e le bambine?"; "Come modificheresti l'esempio proposto? Aggiungeresti o toglieresti qualcosa?".  

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Competenza emotiva ed empatiaAPPROFONDIMENTO - Competenza emotivaLa competenza emotiva fa riferimento alle abilità pratiche necessarie per l’autoefficacia dell’individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni. Nello specifico, implica la capacità di comprendere le proprie e altrui emozioni, di esprimerle, di regolarle e di utilizzarle in modo adeguato nei processi cognitivi e negli scambi sociali. Il costrutto si orienta allo stesso tempo verso:

Il Sé (la conoscenza delle proprie emozioni e della loro ambivalenza);

Gli altri (saper vedere e riconoscere le emozioni degli altri, saperle regolare in base al contesto, saperle esprimere agli altri).

La competenza emotiva presuppone quindi la presenza di conoscenze (delle proprie e altrui emozioni, delle regole di esibizione, del linguaggio emotivo) e di abilità sul versante del comportamento (come la capacità di esprimere e regolare le proprie emozioni).

Un percorso sulla competenza emotiva si sviluppa su tre direttrici:

Riconoscimento: saper discernere gli stati emotivi propri e altrui e saper dare un nome alle diverse emozioni. Il riconoscimento dello stato emotivo di un’altra persona non si traduce necessariamente in condivisione empatica, sebbene ne costituisca un prerequisito fondamentale.

Espressione: esprimere le emozioni significa tradurre uno stato interno in segnali visibili e riconoscibili (Barone, 2007). I canali espressivi sono il volto, la postura, l’orientamento, la gestualità, il sistema prossemico a livello non verbale; a questi si aggiungono il tono, il timbro e il ritmo dell’eloquio, in caso di comunicazione verbale. Lavorare sull’espressione significa porre attenzione a come si manifestano le emozioni, all'importanza di farle emergere e agli indici non verbali ad esse associati;

Regolazione: processo che consente agli individui di attingere alle proprie risorse psicologiche per gestire le emozioni negative e quelle positive o le situazioni che le suscitano. Tutte le emozioni possono essere esperite a diversi livelli di intensità. Se il livello è troppo alto, l’emozione può dar luogo a un comportamento disfunzionale (es. distruggo qualcosa perché sono furibondo). Imparare a regolare le emozioni significa acquisire strategie per abbassare l’intensità ad un livello accettabile, o per sostituire il comportamento disfunzionale con uno meno dannoso per me e gli altri (es. Quando sono furibondo, invece di distruggere qualcosa, potrei prendere a pugni un cuscino per sfogarmi, o contare fino a 10, o starmene per conto mio per un po').

 

Per un approfondimento si consiglia il testo: Sunderland M. (2005), Aiutare i bambini…a esprimere le emozioni, Edizione Erickson

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Competenza emotiva ed empatia

APPROFONDIMENTO - Empatia

Con il termine empatia (dal greco en-, "dentro", e pathos, "sofferenza o sentimento") si intende la capacità di immedesimarsi con i vissuti emotivi dell'altro, grazie alla comprensione dei loro segnali emozionali, all’assunzione della loro prospettiva soggettiva e alla condivisione dei loro sentimenti (Bonino, 1994).

Si tratta, dunque, di un costrutto complesso, che si compone di:

Contagio emotivo: risposta automatica e congruente all'emozione provata da qualcun'altro, senza mediazione cognitiva;

Empatia cognitiva: capire i sentimenti dell'altro;

Empatia affettiva: vivere, sentire su di sé parte dell’emozione dell’altro.

Secondo il modello teorico di Martin Hoffman (2000), di fronte ad un episodio di vittimizzazione, può essere attivata nello spettatore una risposta empatica. Questa può muoversi lungo un continuum che va dalla simpatia, intesa come orientamento verso la vittima, alla rabbia empatica nei confronti di chi fa le prepotenze, fino al personal distress,  in cui l'attenzione è focalizzata su un malessere personale (ad es. ansia, preoccupazione, disagio) suscitato dello stato o condizione emotiva dell'altro. Ciascuna di queste risposte empatiche può tradursi, a volte, in diversi comportamenti. La simpatia, ad esempio, può elicitare comportamenti di cura e aiuto verso la vittima, la rabbia empatica al contrario può determinare risposte aggressive verso il perpetratore, e il personal distress, infine, può generare condotte di fuga o evitamento. Tutto questo processo è moderato da diversi fattori individuali e socio-contestuali, di tipo più o meno contingente.

Si ritiene che l'empatia raggiunga la sua massima fase di sviluppo durante la tarda adolescenza, e le ricerche su questo costrutto hanno messo in evidenza il ruolo che essa svolge per l'acquisizione di competenze sociali a quest’età. L’empatia, infatti, aiuta gli adolescenti a stabilire e mantenere le amicizie, aumenta il grado di soddisfazione nelle relazioni intime, migliora la qualità delle relazioni familiari, ed è positivamente associata con la coesione familiare, il sostegno dei genitori, e la reattività comunicativa.

In un percorso antibullismo, inserire un modulo specifico teso a sviluppare la consapevolezza, la competenza emotiva e l’empatia degli alunni è di particolare importanza sia perché implica un lavoro su competenze trasversali dello sviluppo, sia perché emozioni ed empatia sono direttamente connesse al bullismo.

 

Per un approfondimento si consigliano il testo: Barone, L. & Bacchini, D. (2009). Le emozioni nello sviluppo relazionale e morale. Raffaello Cortina Editore

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Attività su competenza emotiva ed empatia - una cassetta degli attrezzi

ATTIVITÀ - Mi hai contagiato...di emozioni

Target: Bambini degli ultimi anni della scuola primaria e ai ragazzi e alle ragazze della scuola secondaria di primo e secondo grado. È importante l’utilizzo di un linguaggio adeguato all’età dei partecipanti.

Obiettivi: Comprendere come un’emozione possa contagiare l’altro.

Su cosa si lavora: Contagio emotivo.

Materiali: LIM o computer connesso a videoproiettore con audio. Video scelti dall’insegnante preventivamente.

Indicazioni per i conduttori: L'insegnante deve proporre uno stimolo audio-visivo, come un video di un neonato o di un bambino piccolo che ride di gusto (per un approfondimento si rimanda al Modulo 2 del presente Corso della Piattaforma ELISA). Tale stimolo dovrebbe suscitare negli studenti e nelle studentesse una risposta emotiva di felicità.

Spunti di riflessione: “Cosa avete provato?”; “Le emozioni provate dall’altro possono contagiarci?”; “Le emozioni di base sono riconoscibili in quanto hanno un carattere universale e sono più contagiose”.

ATTIVITÀ - Una tempesta di emozioni

Tutti noi sperimentiamo emozioni diverse in base alle cose che ci capitano, alle persone che incontriamo e alle cose che facciamo. La presente attività permette, tramite la tecnica del brainstorming (per un approfondimento si rimanda al Modulo 2 del presente Corso 2 della Piattaforma ELISA), di far emergere tutte le idee e i pensieri che i ragazzi e le ragazze hanno sulle emozioni.

Target: Ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado. La stessa attività può essere proposta anche ai bambini di quarta e quinta elementare, ma adattandola, ad esempio usando come stimolo delle immagini di volti che esprimono emozioni primarie e utilizzando un linguaggio più semplice adeguato all’età.

Obiettivi: Capire la differenza tra emozioni primarie e secondarie.

Su cosa si lavora: Riconoscimento di emozioni primarie e secondarie.

Materiali: Cartelloni, pennarelli colorati.

Indicazioni per i conduttori: Si dividono i ragazzi in gruppi e si chiede di scrivere tutte le emozioni che vengono loro in mente. L’insegnante dà un tempo ai partecipanti (circa 5 minuti) e poi li stoppa. Si passa quindi alla seconda consegna: per ogni emozione aggiungere "quando si prova", in quali situazioni lasciando altri 10-15 minuti.  Ogni gruppo, sceglie un portavoce, che parla a nome di tutti. L’insegnante quindi chiede ad ogni gruppo cosa ha scritto. A partire da quanto riportato dai ragazzi, l’insegnante guida una discussione differenziando i diversi tipi di emozioni (innate es. felicità, tristezza, paura, rabbia, disgusto e sorpresa sono emozioni primarie). L’insegnante stimolerà le ragazze e i ragazzi per arrivare a definire le emozioni secondarie (es. vergogna, gelosia, imbarazzo, senso di colpa

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etc sono emozioni secondarie in quanto richiedono auto-consapevolezza che implica coscienza, "senso di me" e consapevolezza dell'altro). 

Spunti di riflessione: “In quali situazioni si provano emozioni?”; “Posso provare diverse emozioni nello stesso momento? Se sì, perché? Se no, perché?”; "Ci sono situazioni che suscitano emozioni diverse?"; "Perchè?"; “Possiamo quindi dividere le emozioni tra quelle primarie e secondarie, vediamone le differenze”.

ATTIVITÀ - Riconoscere le emozioni

Target: Ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Obiettivi: Approfondire le caratteristiche del volto caratteristiche delle emozioni primarie 

Su cosa si lavora: Riconoscimento delle emozioni.

Materiali: 6 cartelloni. Su ciascuno riportare una foto/immagine che rappresenti le emozioni primarie (ndr si possono usare immagini evocative o relative a situazioni specifiche): rabbia, felicità, tristezza, paura, disgusto, sorpresa. 6 cartoncini (x2) con la descrizione delle caratteristiche di ciascuna emozione (es. felicità=volto disteso, angoli degli occhi e della bocca rivolti verso l’alto, sorriso, energia nel parlare; tristezza=sguardo rivolto verso il basso, sopracciglia abbassate, movimenti lenti in generale, ripiegamento su sé stessi, voce flebile). (Per una descrizione degli indici si rimanda alla prima lezione del presente Modulo 3 - Corso 2 della Piattaforma ELISA).

Indicazioni per i conduttori: Disporre i cartelloni di fronte alle studentesse e agli studenti. Dividere la classe in 2 squadre. Ad ogni gruppo vengono dati 6 cartoncini con la descrizione delle caratteristiche di ciascuna emozione. Ogni squadra nominerà un portavoce, il quale, confrontandosi con il proprio gruppo, assegnerà la caratteristica all’emozione corrispondente. Alla fine dell’associazione cartellone-cartoncino, l’insegnante aprirà una discussione relativa alle associazioni fatte dai ragazzi. Inoltre, l’insegnante assegnerà 2 punti per ogni associazione corretta. La squadra con il punteggio più alto vince.

Spunti di riflessione: l’universalità delle emozioni: “Secondo voi, una volta che si conoscono le caratteristiche delle emozioni, è più semplice riconoscerle?”. Valore adattivo/disadattivo delle emozioni: “il fatto che la felicità o la tristezza siano facilmente riconoscibili nel volto dell’altro, può essere utile per capire come comportarci?”. Regole sociali delle emozioni: “Come mai a volte cerchiamo di camuffare alcuni elementi legati all’emozione che stiamo provando, come ad esempio arrossire?”

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ATTIVITÀ - Che faccia hai?

Target: Ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado

Obiettivi: Riconoscimento delle espressioni associate alle singole emozioni di base.

Su cosa si lavora: Riconoscimento delle emozioni.

Materiali: Foglio di carta, penne e/o matite colorate.

Indicazioni per i conduttori: Utilizzando la tecnica del brainstorming, dividere il foglio in due colonne: nella prima colonna fare elencare ai partecipanti tutte le emozioni che conoscono e nella colonna a fianco iniziare ad indicare le caratteristiche che contraddistinguono le singole emozioni e permettono di riconoscerle negli altri (es. caratteristiche del volto, indici verbali e comportamentali e fisiologici – come sudare, arrossire, avere il battito accelerato).

Spunti di riflessione: L’universalità delle emozioni: "Come riusciamo a capire quando qualcuno prova una certa emozione?"; "Ci sono caratteristiche specifiche di certe emozioni?"; "Le emozioni si manifestano nello stesso modo?"; “Ci sono parti del corpo che manifestano più apertamente le emozioni?". Valore adattivo/disadattivo delle emozioni: “Il fatto che la felicità o la tristezza siano facilmente riconoscibili nel volto dell’altro, può essere utile per capire come comportarci?”.

 

ATTIVITÀ - Riconoscere l’espressione facciale

Il riconoscimento dell’espressione facciale di chi abbiamo di fronte, ci aiuta a capire quali emozioni sta provando.

Target: Bambini e bambine della scuola primaria.

Obiettivi: Creare un cartellone in cui riassumere tutte le caratteristiche, per i diversi elementi del volto, che sono associate alle diverse emozioni (es. occhi=spalancati se sono sorpreso o spaventato, socchiusi se sono arrabbiato).

Su cosa si lavora: Riconoscimento ed espressione delle emozioni.

Materiali: Foto o immagine semplificata di personaggio o persona. Cartellone. Riviste, disegni, foto.

Indicazioni per i conduttori: Mostrare alla classe un'immagine per volta. I bambini devono etichettare verbalmente l’emozione rappresentata nella foto/immagine e spiegare quali sono gli elementi del volto (es. configurazione labbra, occhio) che li hanno fatto pensare a quella emozione. Il conduttore potrebbe appuntare ciò che emerge alla lavagna. Successivamente realizzare il cartellone in cui per ciascuna emozione verranno riportargli indici associati. Il cartellone può essere arricchito con una descrizione delle diverse emozioni fornita dai partecipanti stessi, e con con foto o ritagli di giornali: diamo spazio alla creatività!

Spunti di riflessione: Universalità dell'espressione delle emozioni: “Come riconosciamo quando una persona è felice?"; "Quando vediamo una persona con la bocca spalancata e gli occhi ben aperti, cosa pensiamo possa essere successo?”; "Vi è mai capitato di avere questa espressione? Quando?".

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ATTIVITÀ - Mimiamo le emozioni

Target: Classi quarte e quinte della scuola primaria.

Obiettivi: Saper esprimere le emozioni e la loro diversità.

Su cosa si lavora: Riconoscimento e Espressione delle emozioni.

Materiali: Racconti, stimoli letterari.

Indicazioni per i conduttori: L’insegnante suggerisce delle situazioni/antecedenti attraverso, ad esempio, alcuni stimoli letterari come la lettura di un racconto (per un approfondimento si rimanda al Modulo 2 del presente Corso 2 della Piattaforma ELISA). L'insegnante chiede quindi ai partecipanti di identificare l'emozione provata dal protagonista e, a coppie, di provare a mimarla: mentre un bambino la prova a mimare, l'altro deve indicare cosa vede nel volto del proprio compagno.  

Spunti di discussione da introdurre gradualmente a partire dal confronto: “È difficile rappresentare le emozioni?”; "Perché è difficile rappresentarle?" ; “È facile capire le emozioni di un'altra persona?” ; " Come fai a riconoscerle?" ; "Quali sono gli elementi ti permettono di riconoscerle?".

ATTIVITÀ - Mettiamo in scena le emozioni

La presente attività è pensata per riuscire ad esprime le emozioni e capire in cosa si differenziano le une dalle altre, tramite la tecnica del Role Play (per un approfondimento si rimanda al Modulo 2 del presente Corso 2 della piattaforma ELISA). La presente attività può essere utilizzata come lavoro successivo all'incontro di sensibilizzazione per riflettere sulle emozioni che prova la vittima.

Target: Ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Obiettivi: Comprendere a fondo un’emozione.

Su cosa si lavora: Espressione delle emozioni.

Materiali: Preparare cartoncini su cui scrivere il nome di diverse emozioni (primo mazzo) e i diversi livelli di intensità - poco, abbastanza, tanto, tantissimo - (secondo mazzo).

Indicazioni per i conduttori: Dividere la classe in due gruppi. Mostrare il contenuto dei cartoncini per far capire loro di cosa si tratta. Ogni gruppo pesca una carta da ciascun mazzo e mima una scena con i due vincoli indicati (es. felicità/tanto). L’altro gruppo deve provare ad indovinare ciò che viene rappresentato dal compagno/compagna in scena (emozione ed intensità). 

Spunti di riflessione: “È difficile rappresentare le emozioni?”; “Alcune emozioni sono più difficili da rappresentare di altre?”; “È facile capire le emozioni rappresentate da qualcun altro?”; “È possibile nascondere un’emozione? Come? Vi è mai capitato di farlo?”.

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ATTIVITÀ - Regolare le emozioni

La presente attività può essere inserita in un percorso più strutturato di tipo curricolare.

Target: Studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado

Obiettivi: Identificare le emozioni provate all’interno dello stimolo e le possibili conseguenze delle diverse reazioni emotive con i relativi vantaggi e svantaggi.

Su cosa si lavora: Regolazione delle emozioni.

Materiali: Vignette o stimoli creati ad hoc. Come possibile esempio, si possono utilizzare le vignette riportate in fondo alla pagina. Adattare contenuto e stimolo all'età dei partecipanti.

Indicazioni per i conduttori: Suddividere i ragazzi in piccoli gruppi (da 5-6 persone) e dare loro la consegna di identificare l’emozione provata dal protagonista della vignetta e di elencare tutte le possibili reazioni (Tecnica di Brainstorming - Modulo 2 del presente Corso della Piattaforma ELISA) e i pensieri che la giustificano (es. se il protagonista prova molta rabbia, potrebbe reagire rispondendo male a tutti, perchè pensa che tutti ce l'abbiano con lui; se invece nella vignetta è rappresentato uno scenario spaventoso, il protagonista potrebbe restare paralizzato dalla paura, e questo gli impedisce di pensare a come uscire da quella situazione). Il passo successivo può essere quello di identificare le possibili conseguenze delle diverse reazioni emotive (Se rispondo male a tutti, questi mi eviteranno; se resto paralizzato non evito il pericolo) e di pensare a reazioni alternative maggiormente efficaci.

Spunti di riflessione: "È sempre possibile manifestare le emozioni che si provano?" ; "Con chi e in quali situazioni vi capita di potervi lasciare più andare?" ; "Perché a volte non potremmo farci trasportare da emozioni di grandi intensità?" ; "Quali potrebbero essere le conseguenze?".

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ATTIVITÀ - Mappiamo le emozioniTarget: Scuola secondaria di primo e secondo grado.

Obiettivi: Analizzare le emozioni chiave legate ad una certa situazione tramite la creazione di cartelloni in cui i ragazzi esprimono creatività e punti di vista.

Su cosa si lavora: Riconoscimento delle emozioni. A seconda del tipo di discussione e di focus specifici, si può lavorare a livello cognitivo su aspetti dell'espressione e della regolazione delle emozioni.

Materiali: Cartellone, pennarelli.

Indicazioni per i conduttori: Riunire la classe in piccoli gruppi (da 4-5 persone) e far scegliere loro un’emozione su cui soffermare l’attenzione e della quale comprendere la situazione che ha portato a provarla; come ci si sente a provarla; come ci si comporta durante l’emozione. Ecco una possibile consegna: pensate ad un’emozione (dare un titolo al cartellone) e definite i seguenti punti: "Che cosa è successo prima?" (cause - es. ho avuto un buon voto a scuola); "Come mi sento?" ; "Cosa sento?" (reazioni fisiologiche - es. sorrido, il cuore batte forte, le mani sudano). "Cosa faccio?" (reazioni comportamentali - es. grido di gioia). Una volta completati i cartelloni, i ragazzi espongono il proprio lavoro alla classe. Questa attività può essere immaginata come step successivo ad una sensibilizzazione sul bullismo e sul cyberbullismo focalizzando l'attenzione sulle emozioni provate dalla vittima e dagli spettatori passivi.

Spunti di riflessione: “Esistono diversi modi di vivere un’emozione?”; “Non ci sono emozioni giuste o sbagliate ma reazioni comportamentali più funzionali di altre... Cosa ne pensate?”; “Qualche volta emozioni diverse portano alle stesse conseguenze fisiologiche e comportamentali; vi vengono in mente alcuni esempi?”

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ATTIVITÀ - Capire le emozioni dell'altro

Target: Ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado. 

Obiettivi: Riflettere su come ci si potrebbe sentire in determinate situazioni e come si potrebbero sentire i propri compagni di classe, riflettendo su cosa significa provare empatia e capire le emozioni dell’altro.

Su cosa si lavora: Riconoscimento delle emozioni, "mettersi nei panni di..", empatia.

Materiali: Cartelloni, pennarelli

Indicazioni per i conduttori: Preparare dei cartelloni, su ciascuno dei quali sarà descritta una breve situazione prototipica. È possibile, ad esempio, prendere spunto da frasi come “domani vai gita”, “hai perso il quaderno con i compiti che avevi fatto ieri pomeriggio”, “non hai studiato e oggi la professoressa ti interroga”, "sei a casa da solo-sola". Presentare i cartelloni, chiedendo ai ragazzi che cosa proverebbero loro in quella situazione. Si cerca di riportare sui cartelloni le diverse emozioni che emergono dal gruppo classe, scrivendole sotto la descrizione della situazione. Il secondo step consiste nel leggere nuove situazioni, chiedendo agli studenti come si sentirebbe secondo loro uno/a specifico/a ragazzo/a della classe (es. Secondo voi come si sentirebbe la vostra compagna Giulia in questa situazione?). Il/la ragazzo/a in questione non deve rivelare l'emozione che proverebbe, aspettando che siano i compagni a indovinare. Solo alla fine sarà chiesto al diretto interessato/a come pensa che si sarebbe potuto sentire.

Spunti di discussione da introdurre gradualmente a partire dal confronto: Riflettere su come una stessa situazione possa produrre diverse emozioni a seconda della persona coinvolta. Soffermarsi sulle reazioni contrastanti: “Perché non avete risposto nello stesso modo?”, “Chi ha indovinato l’emozione?”, “Perché qualcuno l’ha indovinata e qualcun altro no?”,” Quali sono le caratteristiche di chi l’ha indovinata (es. è un amico Giulia, la conosce bene)?”

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ATTIVITÀ - Empatizziamo!

Non è sempre facile mettersi nei panni dell’altro, capire cosa prova e perché. La presente attività è pensata proprio per aumentare la consapevolezza dei ragazzi sul significato di empatia e sul perché è importante nella relazione con l'altro.

Target: Ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado. 

Obiettivi: Riflettere sulle caratteristiche di una risposta empatica.

Su cosa si lavora: Empatia.

Materiali: LIM o computer connesso a videoproiettore con audio. Stimolo audiovisivo (per un approfondimento si rimanda al Modulo 2 del presente Corso 2 della Piattaforma ELISA) tratto dal film d’animazione INSIDE OUT (realizzato dai Pixar Animation Studios e distribuito dalla Walt Disney Pictures, diretto da Pete Docter insieme al co-regista Ronnie del Carmen). Nello specifico selezionare la scena in cui Gioia e Tristezza cercano di consolare Bing Bong (dal minuto 0:47:30 al minuto 0:49:39).

Indicazioni per i conduttori: Dopo la visione del video, avviare una discussione di classe, guidata dall’insegnante. Potrebbe essere utile seguire i seguenti step:

1. Dividere la lavagna in due parti: a destra scrivere “Cosa ha fatto Gioia per aiutare Bing Bong?” e a sinistra “Cosa ha fatto Tristezza per aiutare Bing Bong?”. Avviare una discussione cercando di far emergere le caratteristiche salienti dei due tipi di risposta, dal punto di vista del linguaggio non verbale e di quello verbale. È importante che siano i ragazzi e le ragazze stessi a trovare le caratteristiche. L’insegnante dovrà “limitarsi” a scrivere alla lavagna quanto suggerito da studenti e studentesse, e fare domande per stimolare la riflessione su caratteristiche non emerse spontaneamente (es. A livello di linguaggio non verbale cosa avete notato?). Per

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guidare al meglio la discussione, è importante che il docente abbia già in mente le caratteristiche a cui vuole arrivare . Esempi: alcune caratteristiche dell’ascolto effettuato da “Gioia” sono: cerca di distrarre Bing Bong; cerca di farlo ridere; ha fretta; resta in piedi; si muove; dice subito che si aggiusterà tutto. Alcune caratteristiche dell’ascolto di Tristezza sono: si siede accanto a Bing Bong; fa domande per capire meglio; fa capire a Bing Bong che capisce costa sta provando (es. in risposta al racconto di Bing Bong, lei afferma “È triste!”); lo guarda; non ha fretta; non sminuisce il suo problema; usa un tono di voce basso.

2. Far riflettere su quale delle due risposte è stata più efficace (Chi è riuscito a far star meglio Bing Bong? Perché?). 

3. Riepilogare le caratteristiche in modo da arrivare a costruire insieme la definizione di empatia (es. mettersi nei panni dell’altro cercando di CAPIRE con la testa le sue emozioni e di SENTIRE DENTRO DI SÉ un po’ di quelle emozioni) e le caratteristiche di buona risposta empatica che sia di aiuto per l’altro.

Spunti di riflessione: "Cosa significa mettersi nei panni dell’altro?"; "Gioia e Tristezza hanno CAPITO l’emozione che stava provando Bing Bong?"; "È sufficiente CAPIRE CON LA TESTA l’emozione che sta provando l’altro per mettersi nei suoi panni?"; "Perché Tristezza è riuscita ad avere più successo?"; "A livello non verbale, in che modo possiamo far capire all’altro che stiamo cercando di metterci nei suoi panni? E a livello verbale cosa possiamo dire?"; "È utile fare domande?"; "Consolare o far distrarre l’altro è sempre utile? Quali sono i rischi?".

APPROFONDIMENTO - GenerazioniConnesse

Il Progetto Generazioni Connesse – Safe Internet Center Italy, co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma “Connecting Europe Facility” (CEF), è un programma attraverso il quale la Commissione promuove strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani, promuovendone un uso positivo e consapevole.  Il progetto è coordinato dal MIUR, in partenariato col Ministero dell’Interno-Polizia Postale e delle Comunicazioni, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Skuola.net, Cooperativa E.D.I. e Movimento Difesa del Cittadino, Agenzia Dire con lo scopo di dare continuità all’esperienza sviluppata negli anni, migliorando e rafforzando il ruolo del Safer Internet Centre Italiano, quale punto di riferimento a livello nazionale per quanto riguarda le tematiche relative alla sicurezza in Rete e al rapporto tra giovani e nuovi media. 

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Il progetto è rivolto a bambini, ragazzi, genitori e docenti:

SegnalaIl servizio Hotline si occupa di raccogliere e dare corso a segnalazioni, inoltrate anche in forma anonima, relative a contenuti pedopornografici e altri contenuti illegali/dannosi diffusi attraverso la rete. I due servizi messi a disposizione dal Safer Internet Center sono il “Clicca e Segnala” di Telefono Azzurro e “STOP-IT” di Save the Children. Una volta ricevuta la segnalazione, gli operatori procederanno a coinvolgere le autorità competenti in materia.

Help LineLa linea di ascolto 1.96.96  e la chat di Telefono Azzurro accolgono qualsiasi richiesta di ascolto e di aiuto da parte di bambini/e e ragazzi/e fino ai 18 anni o di adulti che intendono confrontarsi su situazioni di disagio/pericolo in cui si trova un minorenne. Il servizio di helpline è riservato, gratuito e sicuro, dedicato ai giovani o ai loro familiari che possono chattare, inviare e-mail o parlare al telefono con professionisti qualificati relativamente a dubbi, domande o problemi legati all'uso delle nuove tecnologie digitali e alla sicurezza online.

Area scuole   I docenti hanno la possibilità di iscrivere il proprio Istituto al progetto che offre, alle classi quarta e quinta della Scuola Primaria di Primo Grado e a tutte le classi della Scuola Secondaria di Primo Grado partecipanti, un percorso guidato che consente di: riflettere sul proprio approccio alle tematiche legate alla sicurezza online e all’integrazione delle tecnologie digitali nella didattica; usufruire di strumenti, materiali e incontri di formazione; dotarsi di una Policy di e-safety riconosciuta dal MIUR. Il Progetto Generazioni Connesse ha, inoltre, attivato una piattaforma online dedicata   ai temi del Progetto e al percorso guidato per la realizzazione delle e-policy di Istituto, grazie agli webinar   che supportano le scuole e i corsi online.  

Area ragazziViene proposta una webserie utile per far riflettere i ragazzi sulla connessione tra sé stessi e il mondo, su emozioni, sentimenti ed incontri che si possono fare tutti i giorni. Inoltre, sono proposti approfondimenti sulle aree a rischio (ad esempio il tema del cyberbullismo) ed è possibile consultare il "galateo" per i rapporti online.

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Area bambiniViene proposta un’introduzione sulle opportunità offerte dal mondo online e sui “nemici” che possono celarsi nella rete: i Super Errori, 7 personaggi che aiuteranno bambini e ragazzi a comprendere  e conoscere meglio i pericoli della Rete e, attraverso le loro disavventure quotidiane, insegneranno loro come prevenire questi pericoli, utilizzando con consapevolezza e padronanza le risorse di Internet.

Area genitoriMamme e papà possono trovare approfondimenti utili per conoscere meglio i propri figli al tempo di internet, sia quando sono piccoli, per accompagnarli verso le infinite possibilità della Rete, aiutandoli a riconoscere ed evitare i rischi, sia quando sembrano diventati esperti di internet e delle tecnologie e si trovano ad affrontare questioni delicate come le relazioni, i sentimenti, la propria immagine nel gruppo. In questa sezione dedicata ai genitori, è possibile consultare la versione online del Vademecum, che guida i genitori a conoscere e orientarsi nella gestione di alcune problematiche connesse all’utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei figli.

Il caso di Alessio

Alessio è un bambino di 9 anni che frequenta la quarta elementare e ha ottimi risultati scolastici, soprattutto in matematica. Da circa una settimana due compagni di classe hanno iniziato a prenderlo in giro perché è un po’ in sovrappeso, chiamandolo con nomi dispregiativi come “pangocciolone”. Alessio inizialmente cerca di difendersi dicendo ai bulli di smettere! Le prese in giro però continuano e Alessio cerca di ignorarli non facendosi vedere mentre mangia la merenda durante la ricreazione. Con gli altri compagni ha buone relazioni e nonostante queste prese in giro, Alessio continua a mostrare interesse verso la scuola. Il caso è stato segnalato dalla maestra della classe la quale è venuta a conoscenza degli episodi tramite il racconto fatto da un compagno di classe. Egli, vedendo Alessio che mangiava di nascosto per non essere preso in giro, si è preoccupato e ha deciso di raccontare tutto all’insegnante. 

Alcuni spunti di riflessione:

Chi coinvolgeresti per effettuare una valutazione approfondita del caso? Perché proprio loro? Può essere utile avere informazioni anche da altre persone? Quali aree, secondo te, sarebbe importante approfondire? Su che base effettui una valutazione della gravità? Quale livello di gravità presenta tale situazione? Per quali motivi?  Quali sono i criteri che hai utilizzato per determinare la gravità?

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Trattandosi di un codice verde, la situazione deve essere affrontata, e monitorata, con interventi da attuare in classe tramite un approccio educativo. Si può inoltre pensare di coinvolgere alcuni studenti in particolare (es. difensore della vittima) per alcuni interventi mirati (es. supporto). 

Sulla base del caso presentato, immagina di far parte del team di emergenza e di dover lavorare con l’insegnante della classe nella messa in atto degli interventi educativi (ndr gli interventi presentati nel Corso 2 - Prevenzione Universale). Che obiettivi ci si potrebbe porre? In che ordine le diverse azioni potrebbero essere messe in atto? Chi si potrebbe coinvolgere? Quali attività condurresti/ faresti condurre dal docente in classe? Quali stimoli si potrebbero usare?

Ed esempio, un primo obiettivo potrebbe essere quello di sensibilizzare la classe verso il fenomeno del bullismo e cyberbullismo al fine di aumentare la consapevolezza relativa al fenomeno, alle emozioni e alle conseguenze per la vittima e l’importanza del ruolo degli spettatori passivi 

All’interno di un approccio educativo il principale obiettivo che ci si può porre è quelli di sensibilizzare la classe verso il fenomeno del bullismo e cyberbullismo al fine di aumentare la consapevolezza relativa al fenomeno, alle emozioni e conseguenze per la vittima e l’importanza del ruolo degli spettatori passivi. Alcuni esempi di attività che si potrebbero condurre in classe sono: presentare alcuni stimoli di approfondimento di tipo letterario o video e prevedere una attività di elaborazione a approfondimento (Per un maggiore approfondimento vedi Piattaforma ELISA - Corso 2 – L’Approccio Curriculare).

A titolo esemplificativo alcuni esempi di tecniche di rielaborazione da utilizzare potrebbero essere:• Brainstorming: tecnica da utilizzare all’interno del gruppo classe il cui scopo, in questo specifico caso, è quello di far emergere il maggior numero di idee possibili su cosa sia il bullismo. Ciò che emergerà dalla discussione potrà essere utilizzato al fine di riflettere su tali tematiche.• Role playing: tecnica psico-educativa che promuove la consapevolezza dei ragazzi sul tema. Questa tecnica può essere utilizzata coinvolgendo tutta la classe e chiedendo ai partecipanti di calarsi nel ruolo di attori. Può essere utilizzato, ad esempio, come percorso più strutturato al fine di approfondire i meccanismi del bullismo. Attraverso l’assunzione di ruolo può essere facilitato il processo di identificazione progressiva dei propri atteggiamenti, utili per stimolare una riflessione sulle proprie modalità di porsi nella relazione con l’altro.Alla fine delle attività potrebbe essere utile concludere con le possibili strategie da adottare per chiedere aiuto.• Se fossi una vittima di bullismo a chi potresti chiedere aiuto? Perché hai scelto proprio questa persona? Come ti può aiutare?• Nel caso in cui un tuo compagno di classe fosse vittima di bullismo cosa potresti fare? A chi chiederesti aiuto? Come lo chiederesti? Perché hai scelto proprio questa persona?

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Il caso di Francesco

Francesco è un ragazzo di 13 anni che frequenta la terza media. Si è trasferito da qualche mese in una nuova scuola, poiché nella precedente era preso di mira per la sua difficoltà a leggere davanti a tutti. Francesco ha un disturbo specifico dell’apprendimento (dislessia) e ha un piano educativo individualizzato. Nella nuova scuola la situazione non cambia. Da circa un mese alcune compagne di classe che hanno voti scarsi hanno iniziato a offenderlo perché è avvantaggiato e i suoi buoni voti sono dovuti alle facilitazioni che gli sono concesse. Utilizzano espressioni tipo: “sei così stupido che ti devono dare tempo in più”; “tanto rimani sempre un somaro”. Francesco è da qualche giorno che subito prima della ricreazione chiede di chiamare a casa perché ha mal di pancia, ma nel pomeriggio solitamente sta meglio e chiede di poter uscire con gli amici.Il caso è stato riportato dalla mamma di Francesco all’insegnante coordinatrice di classe la quale a sua volta compila la scheda di segnalazione apposita. 

Alcuni spunti di riflessione:

Chi coinvolgeresti per effettuare una valutazione approfondita del caso? Perché proprio loro? Può essere utile avere informazioni anche da altre persone? Quali aree, secondo te, sarebbe importante

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approfondire? Su che base effettui una valutazione della gravità? Quale livello di gravità presenta tale situazione? Per quali motivi?  Quali sono i criteri che hai utilizzato per determinare la gravità?

Trattandosi, in questo caso, di un codice giallo (livello sistematico di bullismo e di vittimizzazione), la situazione deve essere affrontata con interventi da attuare in classe, con interventi individuali svolti con il bullo e/o la vittima e tramite il coinvolgimento della famiglia.

Ed esempio, un primo obiettivo potrebbe essere quello di sensibilizzare la classe verso il fenomeno del bullismo e cyberbullismo al fine di aumentare la consapevolezza relativa al fenomeno, alle emozioni e alle conseguenze per la vittima e l’importanza del ruolo degli spettatori passivi (vedi Piattaforma ELISA - Corso 2 - La Prevenzione Universale). Potrebbe essere svolto, inoltre, un intervento individuale che coinvolga Francesco, che in questo specifico caso potrebbe essere effettuato dallo psicologo della scuola e/o da professionisti esterni. Infine potrebbe essere utile informare e coinvolgere anche la famiglia.

Sulla base del caso presentato, immagina di far parte del team di emergenza e di dover supportare l’insegnante della classe nella messa in atto degli interventi educativi. Che obiettivi ti poni? Quali attività condurresti in classe? Secondo te, quale potrebbe essere più utile mettere in atto? Quali difficoltà potreste incontrare? Quale potrebbe essere la più difficile da realizzare?

L’approccio della mediazione e il metodo dell’interesse condiviso: quali sono i pro e i contro di ognuno? Prova a immaginare che questo caso sia avvenuto nella tua scuola: sulla base dell’analisi dei vantaggi e svantaggi, quale approccio/metodo potreste utilizzare? Per quali motivi pensi che sia più indicato?

La mediazione è un tipo di approccio che permette di arrivare con successo alla risoluzione costruttiva del problema, esplorando le cause del conflitto e promuovendo una soluzione condivisa da entrambe le parti. Prevede di preparare gli studenti, attraverso colloqui individuali, ad un incontro condiviso finalizzato a trovare una soluzione di soddisfazione reciproca.• Pro: Risoluzione del conflitto se entrambe le parti sono motivate; necessità di prevedere follow up e momenti di monitoraggio• Contro: deve essere presente una forte motivazione sia del bullo che della vittima; non è appropriata per i casi più gravi di bullismo; è difficile da utilizzare quando è presente un forte squilibrio di potere tra bullo e vittima; i/il mediatori/e deve avere acquisito competenze tramite un training specifico.Il metodo dell’interesse condiviso utilizza un approccio non punitivo con gruppi di studenti sospettati di aver messo in atto prepotenze verso altri e può prevedere anche il coinvolgimento di altri ragazzi non direttamente coinvolti, ma potenziali spettatori. Permette la ricerca di una soluzione al problema del bullo e della vittima attraverso una serie di colloqui di coloro che sono coinvolti.• Pro: adatto ai casi di bullismo di gruppo;• Contro: Non può essere applicato in casi gravi di bullismo; necessita di tempo per effettuare i colloqui e i follow-up di monitoraggio della situazione.

Il metodo più indicato da scegliere per la gestione di questo specifico caso è quello del metodo dell’interesse condiviso per due motivi:• Sono coinvolti più ragazzi della classe• Si tratta di un caso di gravità media (CODICE GIALLO)

Spunti di riflessione: 

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Come potrebbe essere coinvolta la famiglia? Perché, in questo caso, è importante il suo coinvolgimento? Quali obiettivi ti poni con la famiglia di Francesco? Potrebbe essere utile, in questo caso, un supporto anche esterno?

Il coinvolgimento della famiglia da parte della scuola è un processo complesso, che può essere realizzato anche in momenti diversi in funzione della specifica situazione, dell’obiettivo del team, o del docente referente della scuola e delle capacità di quest’ultima di poter avviare una prima gestione del caso.

Se i genitori sono coinvolti nella fase di valutazione iniziale e quindi chiamati a colloquio dal team della scuola o, ancor prima, hanno segnalato loro stessi il problema, è importante impostare fin da subito una collaborazione attiva tra scuola e famiglia per la soluzione del caso.Attraverso il confronto si può, da un lato, responsabilizzare la famiglia rispetto al problema e, dall’altro, valorizzare quelle risorse ‘‘interne’’ al nucleo familiare necessarie ad affrontarlo.

In questo caso specifico la famiglia potrebbe essere coinvolta dallo psicologo della scuola o da un insegnante con competenze trasversali in un intervento di tipo psicoeducativo con l’obiettivo di aiutare Francesco durante il percorso. L’importanza di un lavoro con i genitori riguarda anche il fatto che Francesco è stato coinvolto già in episodi di bullismo nella scuola precedente e a seguito di questi ha deciso, successivamente, di cambiare scuola. In questo caso potrebbe essere importante svolgere un tipo di lavoro più strutturato per la gestione della situazione, consigliando magari ad un percorso a con i servizi del territorio.

Il caso di Lorenzo

Lorenzo, ragazzo di 16 anni, è nato in Italia da papà ghanese e mamma italiana. Vive da un anno in un piccolo paese toscano con i genitori e la sorellina Caren di 7 anni. Lorenzo frequenta la terza classe del Liceo Scientifico, ed ha ottimi risultati scolastici, soprattutto in matematica. Dall’inizio della scuola stanno girando foto modificate di Lorenzo che mostrano il suo volto sopra il corpo di una scimmia, con commenti offensivi relativi al colore della sua pelle.  La situazione è diventata insostenibile perché nel tragitto per andare a scuola i ragazzi lo prendono in giro facendo il verso dell'animale. Da quando sono iniziati questi problemi Lorenzo ha iniziato a chiedere ai suoi genitori di accompagnarlo e di andarlo a riprendere a scuola. Inoltre il suo rendimento scolastico è iniziato a calare e prova una forte rabbia verso se stesso a causa della sua difficoltà a reagire in ogni situazione. La scheda di segnalazione è stata compilata da un compagno di classe, che rendendosi conto della sofferenza di Lorenzo, ha deciso di chiedere aiuto.

Trattandosi, in questo caso, di un codice rosso (livello di urgenza di bullismo e di vittimizzazione), dovranno essere utilizzati interventi di emergenza quali:

Approccio educativo con l’intera classe svolto dall'insegnate;

Coinvolgimento tempestivo della famiglia da parte del Dirigente Scolastico e dal team per l'emergenza;

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Supporto intensivo per Lorenzo;

Intervento dello psicologo sui bulli;

Supporto intensivo a lungo termine e di rete (Accesso ai servizi del territorio, per esempio Usl o consultori di riferimento, attraverso il dirigente scolastico, team e famiglia);

Sulla base del caso presentato, immagina di far parte del team di emergenza e di dover supportare l’insegnante della classe nella messa in atto degli interventi educativi. Che obiettivi ti poni? Quali attività condurresti in classe? Secondo te, quale potrebbe essere più utile mettere in atto? Quali difficoltà potreste incontrare? Quale potrebbe essere la più difficile da realizzare? Può essere utile mettere in atto più interventi? Quali ti sembrano più indicati?

L’intervento individuale può essere svolto dallo psicologo della scuola oppure da un insegnante con competenze trasversali. In questo specifico caso, lo psicologo della scuola potrebbe fare dei colloqui di responsabilizzazione con i bulli al fine di capire quali soluzioni potrebbero essere adottate con l'obiettivo di riparare il danno fatto nei confronti della vittima. In parallelo i bulli potrebbero essere coinvolti in gruppi di aiuto allo studio, in questo caso ad esempio con ragazzi stranieri, da svolgere come attività extra scolastica nell’orario pomeridiano. Chiaramente tale opzione deve essere percorsa in accordo con il Dirigente Scolastico e prevista a livello di regolamento interno / protocollo d'emergenza.

L’intervento individuale può essere rivolto alla vittima tramite colloqui di sostegno e aiuto, con l'obiettivo di sviluppare strategie di coping positive e potenziare l’assertività. Anche in questo caso, i colloqui dovrebbero essere condotti dallo psicologo o da docenti con competenze trasversali.

È importante tenere a mente che nelle situazioni più gravi (come nel caso di Lorenzo), o in assenza di risorse, si potrebbero contattare, in accordo con le famiglie e il Dirigente Scolastico, i servizi presenti sul territorio, in modo da pensare a possibili interventi individuali sia per i bulli che per la vittima