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AMBIENTI IN SCATOLA
Avvicinare i bambini allo studio degli ambienti attraverso… le scatole
Le esperienze che vi sto raccontando fanno parte di quel bagaglio di attività che ho avuto la fortuna di
sperimentare in prima persona oppure attraverso lo sguardo dei vostri colleghi. Il mediatore didattico
che vi presento è molto semplice, anzi banale, piuttosto di scarto: La scatola. In questi anni di scatole
ne abbiamo rotte molte perché con il tempo ma soprattutto con l’uso abbiamo scoperto il potere
della scatola che è quello di permettere la manipolazione anche artistica dei pensieri e dei concetti.
(rumore della scatola che si apre)
in realtà l’uso della scatola non è una nostra invenzione. Ci siamo infatti ispirati alla scatola azzurra già
usata fin dal 1955 in ambito psicoterapeutico da Dora Kalff, allieva diretta di Jung. Nonostante la
semplicità dello strumento, la psicoterapeuta svizzera ha visto che una semplice scatola contenente la
sabbia favorisce il contatto diretto con gli elementi della natura ed aiuta a riprendere il contatto con le
proprie storie.
Grazie al suo intuito, i contenitori di sabbia, conosciutiti come sand box, si sono ampiamente diffusi
trovando grande impiego in diversi istituti e case.
(suono della sabbia che fluisce)
Trasferito in ambito didattico, forse qualcuno di voi ha in mente in un angolo del giardino o della
sezione della scuola dell’infanzia delle scatole azzurre. Ebbene si, dal 1991 l’insegnate Paola Tonelli
parte da un’osservazione valida anche oggi: le nostre scuole, sempre più ricche di giochi e materiali
didattici ben costruiti, sono sempre più lontane dalla natura. Cosi Paola Tonelli ha incominciato ad
utilizzare la sand box nella scuola dell’infanzia in cui lavora, per aiutare i bambini a manipolare ed
interagire liberamente con gli elementi naturali. Con l’uso la scatola azzurra mette in moto la capacità
di raccontare, di esprimere il proprio mondo interiore, la propria creatività, il proprio immaginario.
Anche i bambini più timidi e taciturni riescono infatti ad esprimere il loro vissuto. Spontaneamente a
volte, proprio attorno alla scatola, si mettono insieme bambini loquaci con quelli con difficoltà di
linguaggio e di comunicazione: quale stimolo è più importante di quello di un compagno in una
situazione di gioco?
Vederli giocare è incredibile, attraverso il gioco della sabbia i bambini organizzano in modo naturale
attività di tipo cognitivo: scoprono la topologia, gli insiemi, le quantità, i numeri, le classificazioni, le
prime operazioni. Ancora Dora Kalff diceva: "perché crediamo che sia importante offrire possibilità
diverse che non siano sempre LEGATE A CARTA E PENNA, perché il bambino cresce e apprende
attraverso il PIACERE e la GIOIA di GIOCARE!
La proposta è quella di un gioco con le Scatole azzurre, del colore del mare, ma anche dei laghi, dei
fiumi e del cielo. Inserendo nella scatola gli elementi naturali di cui ha esperienza (sabbia, conchiglie,
sassi), il bambino potrà cosi raccontare una storia.
Rumore del mare in sottofondo fino alla prossima pausa
La Scatola azzurra a scuola permette di sperimentare il
mare restando in classe o a casa , permette la scoperta e l’esplorazione dell’ambiente attraverso
l’interazione di tutti i “campi di esperienza” :
Il sé e l’altro; Il corpo in movimento; Linguaggi, creatività, espressione; I discorsi e le parole; La
conoscenza del mondo. Scrive James Hillman: “Questo legame tra il cuore e gli organi di senso non è
semplice sensazionismo meccanico: è un legame estetico. In greco, l'attività di percepire o di sentire è
aisthesis, la cui radice significa ‘assumere’ e ‘inspirare’, un rimaner senza fiato”.
(Hillman J, L’anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano, 2011).
la narrazione sembra effimera fugace, fragile... e lo è, ma è proprio questa fragilità e fugacità che la
rende unica...
E’ come ritrovarsi in riva al mare. Le mani sfiorano, accarezzano, ammonticchiano spostando la sabbia
e si nascondono. Lo sguardo si sofferma a seguire le mani o le precede.
Il gioco, nato tra le mani che viaggiano e gli occhi che scoprono ed esplorano la materia inerte, genera
l’esperienza immaginativa, ne concretizza la rappresentazione simbolica dello spazio-tempo
immaginativo.
Anche nelle scatole, le mani prendono possesso del suo contenuto. Dalla consapevolezza di trovarsi
fuori dalla scatola, subito lo sguardo viene richiamato all’interno e si immerge in essa.
Il corpo si ri-trova nei gesti e nel significato della traccia di segni nuovi; il soggetto dialoga con la
sabbia, con gli elementi naturali che di volta in volta ricerca, osserva e sceglie prima di inserirli nel
paesaggio.
Attraverso la scatola il paesaggio inventato si ri-trova e viene ri-conosciuto dal soggetto. L’intimo
contatto tra la realtà rappresentata e quella interiore genera il piacere della scoperta per un
paesaggio armonioso, che porta pace e serenità.
L’istintivo approccio viene sostituito dalla riflessione, dalla capacità di esprimere e di comunicare ciò
che la mente sperimenta essere la parte verbale del pensiero.
Suono della musica di https://youtu.be/di4RIh8gD4c
Accanto a questo movimento nasce la Sand Art, questo il nome di una nuova e originale forma di arte
che vede appunto come protagonista la sabbia. La tecnica consiste nel produrre su una superficie
retroilluminata dei disegni con la sabbia. Le immagine create vengono poi proiettate su un grane
schermo, le immagini possono cambiare velocemente e questo permette di costruire diverse storie.
Tra gli artisti che si sono dedicati alla sand art, una delle più famose è Ilana Yahav
https://youtu.be/di4RIh8gD4c
La scatola azzurra può essere utilizzata e realizzata anche in casa e mostrata al bambino dai genitori o
dai nonni. E’ un attività che piace sempre molto e viene svolta volentieri.
Che sia a scuola o in casa, è bene dedicare sempre uno spazio specifico alla scatola azzurra, magari su
di un tavolino. In sintesi le competenze che attiva una scatola azzurra sono di:
manipolazione: grazie agli elementi naturali messi nella scatola e alla sabbia presente in
essa
creative: i bambini possono creare delle storie fantastiche, rappresentandole con gli oggetti
presenti nella scatola
matematiche e scientifiche: la scatola azzurra può diventare un vero e proprio laboratorio
dove svolgere esperimenti vari
emotivo: grazie al contatto con gli elementi naturali
sviluppo del linguaggio: dove vengono raccontate favole e storie
Cosa è possibile inserire nella scatola azzurra? Tutti gli elementi naturali che hanno a disposizione.
Possono essere: Sassi; rametti; conchiglie; foglie; fiori essiccati; pigne.
Possono essere inseriti anche oggetti in legno o altro materiale che hanno, ad esempio, la forma di
una casa oppure di un albero.
Se cercate informazioni sulla scatola azzurra, troverete molti usi diversi che potranno essere
d’ispirazione.
L’esperienza che vi voglio raccontare risale a qualche tempo fa, l’obiettivo era avvicinare i bambini
della scuola dell’infanzia ai diversi ambienti attraveros la costruzione di una scatola che a tutti gli
effetti sono effimeri, fragili, in continuo cambiamento proprio come gli ambienti analizzati.
https://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magazine/articoli/paesaggi-in-scatola/
https://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magazine/articoli/paesaggi-sonori-in-sezione/
L’esperienza si è svolta con l’aiuto di Valeria, una vostra collega di scienze della formazione primaria
allora in tesi con me e Giovanni Donarelli sempre mio discepolo che avete ampiamente imprato a
conoscere attraverso il museo e le missioni geografiche. Voglio ricordare e delle mastre della scuola
dell’infanzia Vittorino da Feltre di Padova.
Ai bambini e ai loro genitori è stato chiesto di raccogliere tutto quello che sa di mare, di montagna e di
campagna e di portarlo a scuola.
Le maestre hanno fatto vestire ai bambini il ruolo degli esploratori. Ad ognuno è stato affidato un
senso particolare… ed un segnale di attenzione con all’interno il disegno del naso, della bocca, delle
dita, delle orecchie degli occhi per ricordare i cinque sensi e il focus particolare che ciascuno di loro
doveva avere.
La prima fase ha previsto la vista guidata agli ambienti. Divisi in 3 angoli laboratoriali i bambini sono
stati immersi nella campagna, nella montagna e al mare attraverso molteplici mediatori (dalle
immagini, ai suoni, passando per la manipolazione di oggetti legati a quel preciso ambiente).
Lo abbiamo fatto a partire da una scatola. Questa fase ha permesso di prendere contatto con le
concezioni e i modelli dei bambini rispetto a questo ambiente, ma anche di contare, ordinare,
raccoglie per elementi simili esercitando il linguaggio matematico.
N
Nella fase successiva i bambini sono stati suddivisi per “senso”. Quindi a ciascuno di loro è stato
chiesto di avviare una esplorazione sensuale. Di riconoscere ad esempio con il tatto degli oggetti che
potevano essere ricondotti alla montagna e di collocarli nella scatola della montagna
Oppure di gustare un alimento e di
ricondurre ad un ambiente
o di annusare un odore e di metterlo nella scatola dell’ambiente di appartenenza
o di riconoscere suoni e immagini che apparivano dal soffitto e di ricondurli nella scatola giusta.
Infine le insegnati hanno provveduto a riscostruire gli ambienti ma soprattutto di rielaborare le
scatole arricchendole di particolari. Le scatole restavano in sezione a disposizione del gioco libero dei
bambini nel rispetto delle regole condivise.
Questa avventura di immersione nelle scatole ha coinvolto in modo partecipativo i bambini e le loro
famiglie sia nell’esplorazione degli ambienti sia in una fase successiva.
Proprio durante le vacanze quando i giorni scorrono veloci, il clima rilassato e familiare rende preziosi
questi momenti non solo per il nostro fisico ma anche per la nostra mente come insegnanti, ma anche
come genitori ci siamo chiesti quali fossero le modalità migliori per rendere significativo, raccogliere e
fissare ciò che i nostri bambini incontrano.
Cosi, i genitori dei bambini dei 3 e dei 4 anni con i loro figli hanno costruito la “valigia delle vacanze”.
A partire da una scatola da scarpe non di grandi dimensioni questa è stata trasformata in una piccola
valigia. L’idea è che le famiglie potessero portarla in viaggio o comunque fossero in grado di riporla in
un posto significativo in modo che i bambini l’avessero sempre in mente. Le famiglie e i bambini sono
stati inviati a riempire la “valigia delle vacanze” con gli oggetti che sanno di mare, montagna o
campagna. Questi potevano non avere valore, ma essere fortemente evocativi per il bambino, in
grado quindi di provocare nuovamente emozioni forti di benessere ma anche di paura o
preoccupazione. Gli oggetti dovevano raccontare e ricordare dense emozioni provate in luoghi precisi.
È stato inoltre chiesto ai genitori di fissare i nomi dei luoghi di provenienza degli oggetti o comunque il
nome che i bambini hanno attribuito ai vari posti così da poter giungere ad una cartografia speciale,
legata al senso che ogni bambino ha attributo a quel preciso territorio. L’invito era di usare la valigia
durante le vacanze, di aprirla di tanto in tanto con i bambini per una sorta di “ripasso” delle cosa fatte
o viste insieme, delle emozioni e sensazioni provate.
Se osserviamo i nostri bambini al mare, in montagna, al lago, in collina o in campagna la prima
esigenza che sentono è di avvicinarsi con gradualità ad uno spazio che per loro è inizialmente incolore
e senza senso. Ogni ora che passa però questo spazio si riempie di sfumature, diventa sempre più
emozionante e l’esplorazione più autonoma. Il piacere e le emozioni che i bambini provano nei luoghi
ne connotano la forma e da qui prende avvio il controllo, la manipolazione, la trasformazione attiva
sia cognitiva che pratica. La prima azione che attuano è la denominazione: il mare, lo stesso mare, a
seconda delle attività più o meno gradevoli, diventa: il mare piccolo (con il fondale più basso e a
misura di bambino); il mare tuffi (particolarmente profondo in cui è possibile tuffarsi); il mare grande
(più aperto e pericoloso)... La denominazione è prevalentemente referenziale: la forma, il colore le
dimensioni fanno da guida al bambino in questa prima attività di orientamento autonomo. Attraverso
l’attribuzione di nomi avviene infatti un controllo cognitivo di ciò che ha di fronte, in risposta al chiaro
obiettivo di orientarsi, di non perdersi, di proporre il personale gradimento verso un luogo o un altro.
Ma è proprio il “conferimento di senso” l’attività centrale che i bambini, più o meno
consapevolmente, svolgono a contatto con i nuovi ambienti. Questo porta ad una sorta di “fissazione”
emotiva e di attaccamento (o avversione) verso determinati luoghi. Ma attenzione! se non c’è
intenzionalità, non c’è “conferimento di senso” perché attraverso il rapporto intenzionale, cioè il
rapporto che il soggetto istituisce consapevolmente con l’oggetto (nella fattispecie gli ambienti che i
bambini esplorano attivamente), si costruisce la realtà. Così i diversi territori hanno sì un significato
oggettivo (la natura), ma il senso di tali elementi sono i bambini ad attribuirlo. L’intenzionalità nel
processo di percezione è l’elemento centrale e nei bambini va esercitata attraverso la riflessione.
L’importanza è chiara: agisco nell’ambiente in base a ciò che percepisco, conferisco significato ai
luoghi mediante l’azione su di essi.
È possibile svolgere delle semplici ma efficaci attività di riflessione sulle sensazioni che si provano a
contatto con gli elementi che caratterizzano l’ambiente nel quale ci troviamo immersi in un preciso
momento. È strategico richiamare l’attenzione dei bambini ad esempio sugli odori racchiusi nel bosco;
proporre la degustazione dei prodotti tipici dalla terra; offrire esperienze tattili differenti a seconda
della granulosità della sabbia; invitare i bambini a chiudere gli occhi e ad assaporare il canto delle
cicale nelle giornate di gran caldo; aguzzare la vista per riprodurre con un dito il perimetro del lago
che si ha di fronte.
Bambino/a
Alla fine dell’esperienza è stata costruita una grande scatola per ogni ambiente visitato. Ogni lato ha
raccolto le rappresentazioni o direttamente le cose raccolte cosi che si potessero toccare. In una sono
state attaccate infatti le immagini e i disegni che raccontano quello che i nostri occhi hanno visto;
all’interno il telefono della maestra ha raccolto in le registrazioni dei suoni e dei rumori percepiti dalle
nostre orecchie; ancora, in un’altra faccia erano raccolti degli oggetti di quell’ambiente che nostra
pelle poteva catturare; in una gli odori colti dal nostro naso; nell’ultima delle degustazioni che la
nostra bocca puo’ riassaggiare. All’interno la scatola si puo’ aprire e si ritrovano molte cose (naturali
ma anche fatte dall’uomo).
Maestra: Più che in un plastico, gli elementi mobili raccolti in vacanza contenuti nelle scatole sono
stati utilizzati dai bambini per inventare nuovi giochi di rievocazione raccontando e reinventando
narrazioni che hanno avuto come sfondo un preciso ambiente. Tutti poi hanno partecipato e si sono
resi conto di come sono diversi gli stessi ambienti. Il mare puo’ essere di colori diversi o la sabbia di
granulosità molto differenti. Le voci diverse e gli attori coinvolti (dai genitori ai nonni) ha reso
possibile tutto questo.
Mamma
Credo che l’attività abbia offerto ai bambini delle piste inesplorate, da l vicino al lontano. È stato
davvero strano quando la mia bambina è tornata a casa dicendomi: mamma tu dovessi sentire quanto
è liscia la sabbia di Dubai. L’ha portata Antonio per noi in una bottiglietta.
Al ritorno a scuola ogni bambino a turno apriva la sua valigia delle vacanze e iniziava a raccontare
collocando quanto raccolto nella valigia comune, in questo modo la valigia stessa di un ambiente
generico prendeva forme via via diverse in un processo continuo di cambiamento. Con alcuni oggetti
contenuti all’interno i bambini hanno creato delle opere che hanno permesso loro di riassumere, in
una rappresentazione, quanto per loro era piu’ significativo.
Infine l’ultimo passaggio ha previsto un’uscita sul campo ovvero il ritorno al fatto geografico al fine di
verificare le ipotesi e le questioni emerse durante le fasi principali. Non solo, le emozioni, le percezioni
e le sensazioni provate in famiglia sono diventate la base per un’esperienza comune in una sorta di
passaggio ciclico dalla dimensione personale –in vacanza-, a quella di gruppo –durante le escursioni di
campo, per passare nuovamente alla valorizzazione delle emozioni di ciascun bambino raccontate con
la mediazione della scatole. Il tempo e la stagionalità è stato un elemento di fondo del progetto che
ha seguito l’evoluzione dei diversi ambienti dalla primavera (avvio del progetto) passando per l’estate
(con la valigia delle vacanze) passando per l’autunno e l’uscita di campo al mare e in fattoria. La
scatola è stata proprio l’oggetto di transizione e di scoperta dalla dimensione del fatto geografico, a
quella del senso per riflettere suo valori (familiari ma anche condivisi in sezione) che gli ambienti
hanno offerto in una continua ciclicità.
Stacco
Lo scorso anno le vostre colleghe si sono cimentate
nella costruzione di giochi in scatola per facilitare l’apprendimento delle regioni d’Italia. I progetti
realizzati sono stati presentati durante una fiera che si è realizzata al Bo.
La scatola ha permesso loro di cimentarsi con la tecnica di costruzione di giochi, di entrare in una
regione, di conoscerla meglio e di architettare una struttura giocosa che rispondesse all’Universal
design for learning e agli obiettivi di apprendimento del secondo ciclo della scuola primaria.
Ecco una testimonianza.
La seconda esperienza realizzata da Giada de Rossi vede il trasferimento del mediatore scatola come
sintesi per lo studio delle regioni d’Italia anche qui viste scoperte e lette secondo una chiave
multisensioriale. Per sapere come Giada ha affrontato la sua sfida, rimando ai materiali presenti in
moodle.
Se anche a voi è venuta voglia di rompere le scatole, non esitate, provateci, vi garantisco che si aprirà
un mondo!