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AMBIENTI IN SCATOLA Avvicinare i bambini allo studio degli ambienti attraverso… le scatole Le esperienze che vi sto raccontando fanno parte di quel bagaglio di attività che ho avuto la fortuna di sperimentare in prima persona oppure attraverso lo sguardo dei vostri colleghi. Il mediatore didattico che vi presento è molto semplice, anzi banale, piuttosto di scarto: La scatola. In questi anni di scatole ne abbiamo rotte molte perché con il tempo ma soprattutto con l’uso abbiamo scoperto il potere della scatola che è quello di permettere la manipolazione anche artistica dei pensieri e dei concetti. (rumore della scatola che si apre) in realtà l’uso della scatola non è una nostra invenzione. Ci siamo infatti ispirati alla scatola azzurra già usata fin dal 1955 in ambito psicoterapeutico da Dora Kalff, allieva diretta di Jung. Nonostante la semplicità dello strumento, la psicoterapeuta svizzera ha visto che una semplice scatola contenente la sabbia favorisce il contatto diretto con gli elementi della natura ed aiuta a riprendere il contatto con le proprie storie. Grazie al suo intuito, i contenitori di sabbia, conosciutiti come sand box, si sono ampiamente diffusi trovando grande impiego in diversi istituti e case. (suono della sabbia che fluisce)

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AMBIENTI IN SCATOLA

Avvicinare i bambini allo studio degli ambienti attraverso… le scatole

Le esperienze che vi sto raccontando fanno parte di quel bagaglio di attività che ho avuto la fortuna di

sperimentare in prima persona oppure attraverso lo sguardo dei vostri colleghi. Il mediatore didattico

che vi presento è molto semplice, anzi banale, piuttosto di scarto: La scatola. In questi anni di scatole

ne abbiamo rotte molte perché con il tempo ma soprattutto con l’uso abbiamo scoperto il potere

della scatola che è quello di permettere la manipolazione anche artistica dei pensieri e dei concetti.

(rumore della scatola che si apre)

in realtà l’uso della scatola non è una nostra invenzione. Ci siamo infatti ispirati alla scatola azzurra già

usata fin dal 1955 in ambito psicoterapeutico da Dora Kalff, allieva diretta di Jung. Nonostante la

semplicità dello strumento, la psicoterapeuta svizzera ha visto che una semplice scatola contenente la

sabbia favorisce il contatto diretto con gli elementi della natura ed aiuta a riprendere il contatto con le

proprie storie.

Grazie al suo intuito, i contenitori di sabbia, conosciutiti come sand box, si sono ampiamente diffusi

trovando grande impiego in diversi istituti e case.

(suono della sabbia che fluisce)

Trasferito in ambito didattico, forse qualcuno di voi ha in mente in un angolo del giardino o della

sezione della scuola dell’infanzia delle scatole azzurre. Ebbene si, dal 1991 l’insegnate Paola Tonelli

parte da un’osservazione valida anche oggi: le nostre scuole, sempre più ricche di giochi e materiali

didattici ben costruiti, sono sempre più lontane dalla natura. Cosi Paola Tonelli ha incominciato ad

utilizzare la sand box nella scuola dell’infanzia in cui lavora, per aiutare i bambini a manipolare ed

interagire liberamente con gli elementi naturali. Con l’uso la scatola azzurra mette in moto la capacità

di raccontare, di esprimere il proprio mondo interiore, la propria creatività, il proprio immaginario.

Anche i bambini più timidi e taciturni riescono infatti ad esprimere il loro vissuto. Spontaneamente a

volte, proprio attorno alla scatola, si mettono insieme bambini loquaci con quelli con difficoltà di

linguaggio e di comunicazione: quale stimolo è più importante di quello di un compagno in una

situazione di gioco?

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Vederli giocare è incredibile, attraverso il gioco della sabbia i bambini organizzano in modo naturale

attività di tipo cognitivo: scoprono la topologia, gli insiemi, le quantità, i numeri, le classificazioni, le

prime operazioni. Ancora Dora Kalff diceva: "perché crediamo che sia importante offrire possibilità

diverse che non siano sempre LEGATE A CARTA E PENNA, perché il bambino cresce e apprende

attraverso il PIACERE e la GIOIA di GIOCARE!

La proposta è quella di un gioco con le Scatole azzurre, del colore del mare, ma anche dei laghi, dei

fiumi e del cielo. Inserendo nella scatola gli elementi naturali di cui ha esperienza (sabbia, conchiglie,

sassi), il bambino potrà cosi raccontare una storia.

Rumore del mare in sottofondo fino alla prossima pausa

La Scatola azzurra a scuola permette di sperimentare il

mare restando in classe o a casa , permette la scoperta e l’esplorazione dell’ambiente attraverso

l’interazione di tutti i “campi di esperienza” :

Il sé e l’altro; Il corpo in movimento; Linguaggi, creatività, espressione; I discorsi e le parole; La

conoscenza del mondo. Scrive James Hillman: “Questo legame tra il cuore e gli organi di senso non è

semplice sensazionismo meccanico: è un legame estetico. In greco, l'attività di percepire o di sentire è

aisthesis, la cui radice significa ‘assumere’ e ‘inspirare’, un rimaner senza fiato”.

(Hillman J, L’anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, Milano, 2011).

la narrazione sembra effimera fugace, fragile... e lo è, ma è proprio questa fragilità e fugacità che la

rende unica...

E’ come ritrovarsi in riva al mare. Le mani sfiorano, accarezzano, ammonticchiano spostando la sabbia

e si nascondono. Lo sguardo si sofferma a seguire le mani o le precede.

Il gioco, nato tra le mani che viaggiano e gli occhi che scoprono ed esplorano la materia inerte, genera

l’esperienza immaginativa, ne concretizza la rappresentazione simbolica dello spazio-tempo

immaginativo.

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Anche nelle scatole, le mani prendono possesso del suo contenuto. Dalla consapevolezza di trovarsi

fuori dalla scatola, subito lo sguardo viene richiamato all’interno e si immerge in essa.

Il corpo si ri-trova nei gesti e nel significato della traccia di segni nuovi; il soggetto dialoga con la

sabbia, con gli elementi naturali che di volta in volta ricerca, osserva e sceglie prima di inserirli nel

paesaggio.

Attraverso la scatola il paesaggio inventato si ri-trova e viene ri-conosciuto dal soggetto. L’intimo

contatto tra la realtà rappresentata e quella interiore genera il piacere della scoperta per un

paesaggio armonioso, che porta pace e serenità.

L’istintivo approccio viene sostituito dalla riflessione, dalla capacità di esprimere e di comunicare ciò

che la mente sperimenta essere la parte verbale del pensiero.

Suono della musica di https://youtu.be/di4RIh8gD4c

Accanto a questo movimento nasce la Sand Art, questo il nome di una nuova e originale forma di arte

che vede appunto come protagonista la sabbia. La tecnica consiste nel produrre su una superficie

retroilluminata dei disegni con la sabbia. Le immagine create vengono poi proiettate su un grane

schermo, le immagini possono cambiare velocemente e questo permette di costruire diverse storie.

Tra gli artisti che si sono dedicati alla sand art, una delle più famose è Ilana Yahav

https://youtu.be/di4RIh8gD4c

La scatola azzurra può essere utilizzata e realizzata anche in casa e mostrata al bambino dai genitori o

dai nonni. E’ un attività che piace sempre molto e viene svolta volentieri.

Che sia a scuola o in casa, è bene dedicare sempre uno spazio specifico alla scatola azzurra, magari su

di un tavolino. In sintesi le competenze che attiva una scatola azzurra sono di:

manipolazione: grazie agli elementi naturali messi nella scatola e alla sabbia presente in

essa

creative: i bambini possono creare delle storie fantastiche, rappresentandole con gli oggetti

presenti nella scatola

matematiche e scientifiche: la scatola azzurra può diventare un vero e proprio laboratorio

dove svolgere esperimenti vari

emotivo: grazie al contatto con gli elementi naturali

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sviluppo del linguaggio: dove vengono raccontate favole e storie

Cosa è possibile inserire nella scatola azzurra? Tutti gli elementi naturali che hanno a disposizione.

Possono essere: Sassi; rametti; conchiglie; foglie; fiori essiccati; pigne.

Possono essere inseriti anche oggetti in legno o altro materiale che hanno, ad esempio, la forma di

una casa oppure di un albero.

Se cercate informazioni sulla scatola azzurra, troverete molti usi diversi che potranno essere

d’ispirazione.

L’esperienza che vi voglio raccontare risale a qualche tempo fa, l’obiettivo era avvicinare i bambini

della scuola dell’infanzia ai diversi ambienti attraveros la costruzione di una scatola che a tutti gli

effetti sono effimeri, fragili, in continuo cambiamento proprio come gli ambienti analizzati.

https://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magazine/articoli/paesaggi-in-scatola/

https://www.giuntiscuola.it/scuoladellinfanzia/magazine/articoli/paesaggi-sonori-in-sezione/

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L’esperienza si è svolta con l’aiuto di Valeria, una vostra collega di scienze della formazione primaria

allora in tesi con me e Giovanni Donarelli sempre mio discepolo che avete ampiamente imprato a

conoscere attraverso il museo e le missioni geografiche. Voglio ricordare e delle mastre della scuola

dell’infanzia Vittorino da Feltre di Padova.

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Ai bambini e ai loro genitori è stato chiesto di raccogliere tutto quello che sa di mare, di montagna e di

campagna e di portarlo a scuola.

Le maestre hanno fatto vestire ai bambini il ruolo degli esploratori. Ad ognuno è stato affidato un

senso particolare… ed un segnale di attenzione con all’interno il disegno del naso, della bocca, delle

dita, delle orecchie degli occhi per ricordare i cinque sensi e il focus particolare che ciascuno di loro

doveva avere.

La prima fase ha previsto la vista guidata agli ambienti. Divisi in 3 angoli laboratoriali i bambini sono

stati immersi nella campagna, nella montagna e al mare attraverso molteplici mediatori (dalle

immagini, ai suoni, passando per la manipolazione di oggetti legati a quel preciso ambiente).

Lo abbiamo fatto a partire da una scatola. Questa fase ha permesso di prendere contatto con le

concezioni e i modelli dei bambini rispetto a questo ambiente, ma anche di contare, ordinare,

raccoglie per elementi simili esercitando il linguaggio matematico.

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N

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Nella fase successiva i bambini sono stati suddivisi per “senso”. Quindi a ciascuno di loro è stato

chiesto di avviare una esplorazione sensuale. Di riconoscere ad esempio con il tatto degli oggetti che

potevano essere ricondotti alla montagna e di collocarli nella scatola della montagna

Oppure di gustare un alimento e di

ricondurre ad un ambiente

o di annusare un odore e di metterlo nella scatola dell’ambiente di appartenenza

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o di riconoscere suoni e immagini che apparivano dal soffitto e di ricondurli nella scatola giusta.

Infine le insegnati hanno provveduto a riscostruire gli ambienti ma soprattutto di rielaborare le

scatole arricchendole di particolari. Le scatole restavano in sezione a disposizione del gioco libero dei

bambini nel rispetto delle regole condivise.

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Questa avventura di immersione nelle scatole ha coinvolto in modo partecipativo i bambini e le loro

famiglie sia nell’esplorazione degli ambienti sia in una fase successiva.

Proprio durante le vacanze quando i giorni scorrono veloci, il clima rilassato e familiare rende preziosi

questi momenti non solo per il nostro fisico ma anche per la nostra mente come insegnanti, ma anche

come genitori ci siamo chiesti quali fossero le modalità migliori per rendere significativo, raccogliere e

fissare ciò che i nostri bambini incontrano.

Cosi, i genitori dei bambini dei 3 e dei 4 anni con i loro figli hanno costruito la “valigia delle vacanze”.

A partire da una scatola da scarpe non di grandi dimensioni questa è stata trasformata in una piccola

valigia. L’idea è che le famiglie potessero portarla in viaggio o comunque fossero in grado di riporla in

un posto significativo in modo che i bambini l’avessero sempre in mente. Le famiglie e i bambini sono

stati inviati a riempire la “valigia delle vacanze” con gli oggetti che sanno di mare, montagna o

campagna. Questi potevano non avere valore, ma essere fortemente evocativi per il bambino, in

grado quindi di provocare nuovamente emozioni forti di benessere ma anche di paura o

preoccupazione. Gli oggetti dovevano raccontare e ricordare dense emozioni provate in luoghi precisi.

È stato inoltre chiesto ai genitori di fissare i nomi dei luoghi di provenienza degli oggetti o comunque il

nome che i bambini hanno attribuito ai vari posti così da poter giungere ad una cartografia speciale,

legata al senso che ogni bambino ha attributo a quel preciso territorio. L’invito era di usare la valigia

durante le vacanze, di aprirla di tanto in tanto con i bambini per una sorta di “ripasso” delle cosa fatte

o viste insieme, delle emozioni e sensazioni provate.

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Se osserviamo i nostri bambini al mare, in montagna, al lago, in collina o in campagna la prima

esigenza che sentono è di avvicinarsi con gradualità ad uno spazio che per loro è inizialmente incolore

e senza senso. Ogni ora che passa però questo spazio si riempie di sfumature, diventa sempre più

emozionante e l’esplorazione più autonoma. Il piacere e le emozioni che i bambini provano nei luoghi

ne connotano la forma e da qui prende avvio il controllo, la manipolazione, la trasformazione attiva

sia cognitiva che pratica. La prima azione che attuano è la denominazione: il mare, lo stesso mare, a

seconda delle attività più o meno gradevoli, diventa: il mare piccolo (con il fondale più basso e a

misura di bambino); il mare tuffi (particolarmente profondo in cui è possibile tuffarsi); il mare grande

(più aperto e pericoloso)... La denominazione è prevalentemente referenziale: la forma, il colore le

dimensioni fanno da guida al bambino in questa prima attività di orientamento autonomo. Attraverso

l’attribuzione di nomi avviene infatti un controllo cognitivo di ciò che ha di fronte, in risposta al chiaro

obiettivo di orientarsi, di non perdersi, di proporre il personale gradimento verso un luogo o un altro.

Ma è proprio il “conferimento di senso” l’attività centrale che i bambini, più o meno

consapevolmente, svolgono a contatto con i nuovi ambienti. Questo porta ad una sorta di “fissazione”

emotiva e di attaccamento (o avversione) verso determinati luoghi. Ma attenzione! se non c’è

intenzionalità, non c’è “conferimento di senso” perché attraverso il rapporto intenzionale, cioè il

rapporto che il soggetto istituisce consapevolmente con l’oggetto (nella fattispecie gli ambienti che i

bambini esplorano attivamente), si costruisce la realtà. Così i diversi territori hanno sì un significato

oggettivo (la natura), ma il senso di tali elementi sono i bambini ad attribuirlo. L’intenzionalità nel

processo di percezione è l’elemento centrale e nei bambini va esercitata attraverso la riflessione.

L’importanza è chiara: agisco nell’ambiente in base a ciò che percepisco, conferisco significato ai

luoghi mediante l’azione su di essi.

È possibile svolgere delle semplici ma efficaci attività di riflessione sulle sensazioni che si provano a

contatto con gli elementi che caratterizzano l’ambiente nel quale ci troviamo immersi in un preciso

momento. È strategico richiamare l’attenzione dei bambini ad esempio sugli odori racchiusi nel bosco;

proporre la degustazione dei prodotti tipici dalla terra; offrire esperienze tattili differenti a seconda

della granulosità della sabbia; invitare i bambini a chiudere gli occhi e ad assaporare il canto delle

cicale nelle giornate di gran caldo; aguzzare la vista per riprodurre con un dito il perimetro del lago

che si ha di fronte.

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Bambino/a

Alla fine dell’esperienza è stata costruita una grande scatola per ogni ambiente visitato. Ogni lato ha

raccolto le rappresentazioni o direttamente le cose raccolte cosi che si potessero toccare. In una sono

state attaccate infatti le immagini e i disegni che raccontano quello che i nostri occhi hanno visto;

all’interno il telefono della maestra ha raccolto in le registrazioni dei suoni e dei rumori percepiti dalle

nostre orecchie; ancora, in un’altra faccia erano raccolti degli oggetti di quell’ambiente che nostra

pelle poteva catturare; in una gli odori colti dal nostro naso; nell’ultima delle degustazioni che la

nostra bocca puo’ riassaggiare. All’interno la scatola si puo’ aprire e si ritrovano molte cose (naturali

ma anche fatte dall’uomo).

Maestra: Più che in un plastico, gli elementi mobili raccolti in vacanza contenuti nelle scatole sono

stati utilizzati dai bambini per inventare nuovi giochi di rievocazione raccontando e reinventando

narrazioni che hanno avuto come sfondo un preciso ambiente. Tutti poi hanno partecipato e si sono

resi conto di come sono diversi gli stessi ambienti. Il mare puo’ essere di colori diversi o la sabbia di

granulosità molto differenti. Le voci diverse e gli attori coinvolti (dai genitori ai nonni) ha reso

possibile tutto questo.

Mamma

Credo che l’attività abbia offerto ai bambini delle piste inesplorate, da l vicino al lontano. È stato

davvero strano quando la mia bambina è tornata a casa dicendomi: mamma tu dovessi sentire quanto

è liscia la sabbia di Dubai. L’ha portata Antonio per noi in una bottiglietta.

Al ritorno a scuola ogni bambino a turno apriva la sua valigia delle vacanze e iniziava a raccontare

collocando quanto raccolto nella valigia comune, in questo modo la valigia stessa di un ambiente

generico prendeva forme via via diverse in un processo continuo di cambiamento. Con alcuni oggetti

contenuti all’interno i bambini hanno creato delle opere che hanno permesso loro di riassumere, in

una rappresentazione, quanto per loro era piu’ significativo.

Infine l’ultimo passaggio ha previsto un’uscita sul campo ovvero il ritorno al fatto geografico al fine di

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verificare le ipotesi e le questioni emerse durante le fasi principali. Non solo, le emozioni, le percezioni

e le sensazioni provate in famiglia sono diventate la base per un’esperienza comune in una sorta di

passaggio ciclico dalla dimensione personale –in vacanza-, a quella di gruppo –durante le escursioni di

campo, per passare nuovamente alla valorizzazione delle emozioni di ciascun bambino raccontate con

la mediazione della scatole. Il tempo e la stagionalità è stato un elemento di fondo del progetto che

ha seguito l’evoluzione dei diversi ambienti dalla primavera (avvio del progetto) passando per l’estate

(con la valigia delle vacanze) passando per l’autunno e l’uscita di campo al mare e in fattoria. La

scatola è stata proprio l’oggetto di transizione e di scoperta dalla dimensione del fatto geografico, a

quella del senso per riflettere suo valori (familiari ma anche condivisi in sezione) che gli ambienti

hanno offerto in una continua ciclicità.

Stacco

Lo scorso anno le vostre colleghe si sono cimentate

nella costruzione di giochi in scatola per facilitare l’apprendimento delle regioni d’Italia. I progetti

realizzati sono stati presentati durante una fiera che si è realizzata al Bo.

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La scatola ha permesso loro di cimentarsi con la tecnica di costruzione di giochi, di entrare in una

regione, di conoscerla meglio e di architettare una struttura giocosa che rispondesse all’Universal

design for learning e agli obiettivi di apprendimento del secondo ciclo della scuola primaria.

Ecco una testimonianza.

La seconda esperienza realizzata da Giada de Rossi vede il trasferimento del mediatore scatola come

sintesi per lo studio delle regioni d’Italia anche qui viste scoperte e lette secondo una chiave

multisensioriale. Per sapere come Giada ha affrontato la sua sfida, rimando ai materiali presenti in

moodle.

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Se anche a voi è venuta voglia di rompere le scatole, non esitate, provateci, vi garantisco che si aprirà

un mondo!