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Università degli studi della Calabria Corso di laurea magistrale in economia aziendale Corso di economia industriale RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA 1 A cura di: Mastroianni Roberta Pucci Roberta

Unical€¦ · Web viewLa R&S, come molti altri settori della vita industriale ed economica, aumenta del 6,5% nel Nord-ovest, del 2,4% nel Nord-est mentre è in flessione nelle regioni

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Università degli studi della CalabriaCorso di laurea magistrale in economia aziendale

Corso di economia industriale

RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA

IndiceINTRODUZIONE......................................................................................................................................3

1

A cura di:

Mastroianni Roberta

Pucci Roberta

Page 2: Unical€¦ · Web viewLa R&S, come molti altri settori della vita industriale ed economica, aumenta del 6,5% nel Nord-ovest, del 2,4% nel Nord-est mentre è in flessione nelle regioni

DAL 1998 AI GIORNI NOSTRI: L’ANDAMENTO DELLA R&S IN ITALIA E NELLA COMUNITA’ EUROPEA....4

La ricerca e sviluppo in Italia..............................................................................................................6

La ricerca e sviluppo a livello regionale: Nord e Sud a confronto.....................................................10

La Ricerca e Sviluppo a livello comunitario: nuove prospettive per il 2020......................................11

LA R&S PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA.................................................................................12

CONCLUSIONI.......................................................................................................................................14

Bibliografia:..........................................................................................................................................16

INTRODUZIONE

2

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L’espressione Ricerca e Sviluppo (Researce and Development) è ormai entrata

nel lessico comune. Si tratta dell’attività teorica o sperimentale svolta dai

ricercatori e dai tecnici allo scopo di accrescere le conoscenze sui fenomeni

della natura e sulle tecniche col fine di utilizzarle per nuove applicazioni. In

particolare è stato ampiamente dimostrato che la R&S è uno dei fattori principali

della crescita economica, sia per l’economia nazionale che per le singole

imprese. La ricerca e sviluppo, dunque, è l’origine della capacità inventiva e

innovativa di un paese, di un settore industriale, di un’azienda. La nostra analisi

si è concentrata in primo luogo nel definire la R&S nella sua complessità, ma

soprattutto abbiamo analizzato i finanziamenti erogati dallo Stato alle imprese

pubbliche e private, concentrando l’attenzione sulle difficoltà e i fattori che ne

ostacolano la crescita. Attraverso l’analisi dei dati forniti dall’ISTAT, si può

notare il dislivello del nostro Paese rispetto al contesto europeo ed

internazionale. Emerge un paese che ha accumulato un grave ritardo e che ha

seguito troppo spesso strategie di inseguimento, ma l’inseguimento non basta

più. Non mancano capacità di eccellenza nei laboratori di ricerca pubblici ma

ciò di cui si ha bisogno è un’espansione dell’infrastruttura scientifica nazionale,

così da compararla a quella degli altri paesi. Se l’Italia vuole competere con i

paesi più sviluppati ha una sola possibilità: investire massicciamente nella

Ricerca e Sviluppo per evitare di rimanere schiacciata dal livello “conoscitivo”

degli altri paesi.

DAL 1998 AI GIORNI NOSTRI: L’ANDAMENTO DELLA R&S IN ITALIA E NELLA COMUNITA’ EUROPEA(a cura di Mastroianni Roberta e Pucci Roberta)

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Prima di iniziare la nostra analisi, dobbiamo chiarire il concetto di R&S e

finanziamenti erogati dallo stato per facilitare la sua espansione. La R&S si

articola in:

Ricerca di Base, che consiste nel lavoro sperimentale o teorico intrapreso

principalmente per acquisire nuove conoscenze sui fondamenti dei

fenomeni e dei fatti suscettibili di osservazioni, non finalizzato a una

specifica applicazione o utilizzazione. Essa riveste prevalentemente un

carattere esplorativo e riguarda quei settori ritenuti di attuale o potenziale

interesse in funzione delle strategie ‘impresa. La ricerca di base può avere

un forte impatto economico nell’ambito dell’attività di ricerca perché se

svolta correttamente e in modo efficiente permette di ottenere un taglio

dei costi e dei tempi nella fase successiva della ricerca applicata;

Ricerca Applicata, che consiste nell’investigazione dei fenomeni per

acquisire nuove conoscenze, ma è finalizzata principalmente a una pratica

e specifica applicazione o utilizzazione. Essa svolge un ruolo più

specifico, dovendo fornire gli strumenti necessari a garantire lo sviluppo

di innovazioni di prodotto e /o di processo.

I finanziamenti Ricerca e Sviluppo sono una particolare tipologia di

finanziamenti erogati dagli enti pubblici per sostenere il settore R&S, lo

sviluppo tecnologico e l'innovazione nelle imprese. L'innovazione e lo sviluppo

tecnologico sono obiettivi sociali poiché consentono di ottenere sia benefici

privati da parte di chi li introduce e sia benefici sociali per il sistema e la

competitività delle imprese nazionali. Per tale ragione le istituzioni e gli enti

pubblici stanziano periodicamente dei fondi per il finanziamento delle attività di

ricerca, al fine di ridurre l'onere e i costi della ricerca per le imprese nazionali. I

finanziamenti per la Ricerca e lo Sviluppo sono erogati a condizioni agevolate e

talvolta anche a fondo perduto. Possono presentare domanda di accesso al 4

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finanziamento quelle imprese che rispondono ai requisiti richiesti dal bando del

finanziamento stesso. In alcuni casi è necessario allegare alla domanda il

progetto di ricerca che s’intende finanziare.

Soffermando l’attenzione sui finanziamenti pubblici alla Ricerca e Sviluppo

delle imprese possiamo distinguere:

Finanziamenti diretti, che sono facilmente visibili nel bilancio dello

stato, hanno carattere di selettività (riguardo alla tecnologia, al tipo di

impresa da finanziare, all’area geografica di residenza del beneficiario)e

conferiscono all’autorità politica la possibilità di esercitare l’azione

discrezionale. A essi possono però esser ricondotti degli svantaggi, come

gli elevati costi amministrativi, ai tempi spesso lunghi che trascorrono

tra formulazione della proposta e il suo finanziamento, ed infine al

rischio e al rilevante costo dell’impresa beneficiaria con conseguente

penalizzazione delle piccole e medie imprese.;

Finanziamenti indiretti, che avvengono mediante sgravi fiscali e possono

essere approvati più facilmente, hanno caratteristiche di automatismo e

di semplicità di gestione, e infine hanno bassi costi amministrativi.

Naturalmente anch’essi comportano degli svantaggi, poiché non danno

garanzie che le attività svolte siano effettivamente attività di Ricerca e

Sviluppo e non sono efficaci nei confronti delle imprese giovani e

piccole le quali tendenzialmente hanno bilanci in passivo per cui non

possono ricevere benefici parametrati sui profitti, per questo possono

spingere le imprese a inflazionare i bilanci di ricerca e sviluppo per

aumentare la base imponibile.

L’Italia ancora oggi è a corto di finanziamenti nella Ricerca e Sviluppo. Lo

confermano gli ultimi dati ISTAT che segnalano un calo degli investimenti

pubblici in Ricerca e Sviluppo nel 2011, mentre gli stanziamenti per il 2009

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(pari a 19,2miliardi di euro) restano sostanzialmente invariati nel 2008,

attestandosi all’1,26% del PIL. Troppo poco rispetto all’Europa, dove la media

della spesa in ricerca è pari al 2,01% del PIL.

La ricerca e sviluppo in Italia

Lo stato moderno ha il compito di promuovere il benessere sociale in vari

modi, e tra questi vi è il sostegno alla ricerca. L’obiettivo primario della

Ricerca e Sviluppo finanziata dallo stato è quello di arricchire la base

scientifica del paese , sostenendo le attività delle università, degli enti pubblici

e delle imprese incoraggiando l’esplorazione di nuove e promettenti aree

scientifiche e tecnologiche e creando le condizioni per la formazione delle

nuove competenze professionali. I singoli agenti economici tendono a investire

nei processi innovativi meno di quanto sia socialmente desiderabile. E’

compito dello stato rettificare i fallimenti del mercato, per tendere a un livello

ottimale di investimento in ricerca e sviluppo. Lo stato dovrebbe intervenire

mediante una serie di misure, quali lo svolgimento della ricerca nelle strutture

pubbliche a beneficio dell’intera collettività, il finanziamento della Ricerca e

Sviluppo delle imprese mediante progetti specifici o incentivi fiscali e

l’istituzione di premi per la realizzazione di invenzioni.

Tuttavia queste misure non sono semplici da attuare a causa della presenza di

vincoli strutturali, tra i quali ricordiamo:

La dimensione delle imprese: il 90% delle imprese in Italia è di piccole

dimensioni e queste hanno una minore attività di Ricerca e Sviluppo.

La rigidità del mercato del lavoro: l’Italia ha avuto negli ultimi decenni un

mercato del lavoro molto rigido. La flessibilità del mercato del lavoro è 6

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un requisito indispensabile per permettere processi di crescita rapidi in

rapporto alle mutate caratteristiche dei mercati internazionali;

La mancanza di una politica della ricerca chiara e di lungo periodo.

La scarsità di competenze scientifiche a livello internazionale: un forte

ostacolo alla diffusione della R&S nelle imprese, soprattutto PMI, è stato

l’assenza di un sistema della ricerca pubblica flessibile e capace di

dialogare con il sistema produttivo.

Nel corso della nostra analisi è emerso che con l’accrescere di questi vincoli

l’Italia ha registrato un’ inversione di tendenza. A conferma di ciò possiamo

mettere a confronto i dati riportati nella tabella 1 con quelli riportati nella tabella

2.

Tab.1 Spesa per R&S in Italia

Valori a prezzi

correnti

(milioni di euro)

Valori a prezzi

costanti 1995

(milioni di euro)

Variazione % sull’anno

precedente

(prezzi costanti)

Rapporto

R&S/Pil

(%)

199

8

11.444 10.336 3,3 1,07

199

9

11.524 10.247 -0,9 1,04

200

0

12.460 10.854 5,9 1,07

200

1

13.572 11.508 6,0 1,11

200

2

14.124 11.617 0,9 1,12

200

3

14.027 11.212 -3,5 1,08

Fonte: ISTAT

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I dati della tabella 1 mostrano come, nel quadriennio 1998-2001, la spesa sia

aumentata dell’ 11,3% in termini reali; mentre nei due anni successivi si registra

un’inversione di tendenza con un aumento quasi nullo nel 2001 (+0,9%) una

diminuzione del 3,5 % nel 2003.

La spesa per R&S effettuata dagli enti pubblici e dalle imprese in Italia nel

2003, è stata pari a 14.027 milioni di euro, con un decremento in termini reali

rispetto all’anno precedente dello 0,6%.

Tab.2 Stanziamenti delle amministrazioni pubbliche dell’Italia per obiettivi socio-economici.

Ripartizione percentuale e spesa in miliardi di euro

Obiettivo socio-economico Italia

Esplorazione e sfruttamento della terra 1,6

Infrastrutture e pianificazione territoriale 0,3

Ambiente 2,5

Salute 6,8

Agricoltura 2,1

Energia 4,5

Industria 15,5

Strutture e relazioni sociali 3,5

Spazio 8,7

Università 42,6

Ricerca non orientata 11,2

Altre ricerche 0,0

Difesa 0,9

Totale 100,0

Totale (miliardi di euro) 6,8Fonte: European Commission, Third European Report on Science and Technology Indicators

2008

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La tabella 2 fornisce un quadro degli stanziamenti delle amministrazioni

pubbliche dell’Italia. Nel 2008 l’Italia spendeva 6,8 miliardi di euro destinati per

produrre il bene pubblico “Conoscenza”, finanziando generosamente la R&S

nazionale, sia pubblica sia privata.

In Italia gli obiettivi principali sono la ricerca universitaria, quella non orientata

a specifici obiettivi socio-economici (prevalentemente quella di base svolta nei

grandi laboratori pubblici) e quella orientata alla R&S dell’industria, in quanto i

finanziamenti costituiscono un fattore determinante per la crescita economica.

Questi sono alcuni indicatori che riguardano il passato. Il quadro italiano

odierno desta preoccupazione, infatti, calano nel 2012 gli stanziamenti delle

amministrazioni centrali, regioni e province autonome: i fondi passano di 9.161

milioni del 2011 (dato assestato di spesa) agli 8.470 milioni del 2012 (previsioni

iniziali di spesa). Questo conferma la tesi di chi sostiene che l’Italia si è avviata

verso una fase di declino culturale, scientifico tecnologico e industriale cui sarà

difficile rimediare, anche se negli anni futuri verranno messe a disposizione

risorse finanziarie aggiuntive.

Risulta stabile la distribuzione dei finanziamenti pubblici fra gli obiettivi socio-

economici: aumenta la quota di quelli destinati alle Università sotto forma di

Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) che passa dal 33,2% al 36,1%. Il resto

degli stanziamenti è orientato in misura maggiore verso le produzioni e le

tecnologie industriali (12,5%) e la protezione e promozione della saluta umana

(10,2%).

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I dati statistici consentono pure di caratterizzare l’orientamento scientifico in

termini di “specializzazione” nella R&S. Le università e gli enti pubblici di

ricerca concentrano i propri sforzi su progetti tesi ad acquisire conoscenze di

valenza generale, mentre le imprese s’impegnano prioritariamente nelle

conoscenze applicative finalizzate alla messa a punto di nuovi prodotti e di

nuovi processi produttivi. In effetti, le cifre confermano questa differenza

strutturale: le quote di ricerca di base, applicata e di sviluppo sperimentale, nel

2011, erano rispettivamente del 29,4, del 62,6 e del 7,9% nel settore pubblico

(esclusa l’Università) e del 5,2, 49,3 e 45,5% nel settore delle imprese.

La ricerca e sviluppo a livello regionale: Nord e Sud a confronto

La R&S, come molti altri settori della vita industriale ed economica, aumenta

del 6,5% nel Nord-ovest, del 2,4% nel Nord-est mentre è in flessione nelle

regioni del Mezzogiorno (-3,2%) e del Centro (-0,5%), aumentando il divario tra

il Nord e il resto del paese. Nel settore delle imprese si registra il maggior 10

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divario fra Nord e Sud Italia: a ogni euro speso dalle imprese del Mezzogiorno

ne corrispondono 5,5 spesi nel Nord-ovest e 3 nel Nord-est. Nel settore

dell’università la distribuzione della spesa è più omogenea e tende, quindi, a

ridurre il divario tra attività di R&S del Centro e del Mezzogiorno e quelle

svolte nelle altre arre del Paese. Rimane sostanzialmente stabile la classifica

delle regioni in termini di spesa per R&S. la spesa resta concentrata in quattro

regioni (Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna) che rappresentano il

59% della spesa totale (Figura 1).

Lombardia

Piemonte

Veneto

Campania

LiguriaFriuli Venezia Giulia

MarcheSardegna

CalabriaBasilicata

Valle d'Aosta

0 2000000 4000000 6000000

Spesa R&S 2010

Spesa R&S 2010

Fonte:

REPORT

La Ricerca e Sviluppo a livello comunitario: nuove prospettive per il 2020

La ricerca, lo sviluppo e l'innovazione sono tra le priorità dell'agenda dell'UE

per la crescita e l'occupazione. I paesi membri dovranno investire, entro il 2020,

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il 3% del PIL in R&S (1% di finanziamenti pubblici, 2% di investimenti privati)

con l'obiettivo di creare 3,7 milioni di posti di lavoro e di realizzare un aumento

annuo del PIL di circa 800 miliardi di euro. L’Unione Europea utilizzerà

l'intervento del settore pubblico per stimolare il settore privato ed eliminare gli

ostacoli che impediscono alle idee di arrivare sul mercato: mancanza di

finanziamenti, frammentazione dei sistemi di ricerca e dei mercati, uso

insufficiente degli appalti pubblici per promuovere l'innovazione e ritardo nella

fissazione degli standard. Orizzonte 2020 è il nuovo programma dell'UE per

finanziare la ricerca e l'innovazione nel periodo 2014-2020. Finanziamenti

complessivi pari a circa 80,2 miliardi di euro per l'intero periodo saranno messi

a disposizione di istituti di ricerca, università, imprese private e piccole imprese

innovative.

A beneficiarne saranno tutti i settori dell'economia europea: agricoltura, pesca e

alimenti, salute, trasporti, energia (in particolare da fonti rinnovabili) e

tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

LA R&S PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA

Le attività di R&S delle imprese, finanziate dello Stato, sono fortemente

concentrate a livello settoriale.

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Tab. 3 Spesa delle imprese italiane che svolgono R&S per settore di attività economica, 2008.

Settori di attività economica Spese per R&S

Milioni

di euro

%

Attività manifatturiere di cui:

Chimica e farmaceutica

Gomma e plastica

Macchine e apparecchi meccanici

Macchine per l’ufficio

Macchine e apparecchi elettrici

Apparecchi radio-tv e per le telecomunicazioni

Apparecchi di precisione, strumenti ottici

Autoveicoli

Altri mezzi di trasporto

5.160

854

202

566

59

232

983

387

806

658

77,5

12,8

3,0

8,5

0,9

3,5

14,8

5,7

12,1

9,9

Intermediazione monetaria e finanziaria 187 2,8

Attività immobiliari, informatica, ricerca, altre attività di cui:

Informatica e attività connesse

Ricerca e sviluppo

Altre attività professionali e imprenditoriali

1.087

261

687

138

16,3

3,9

10,3

2,1

Altre attività 227 3,4

TOTALE 6.661 100,0

Fonte: ISTAT

Nel complesso il settore manifatturiero contribuisce per il 77,5% mentre la quasi

totalità del resto è concentrata nel settore dei servizi (21,6%), in particolare

quelli dei centri di Ricerca e Sviluppo privati (10,3%). Nello specifico i settori

più attivi sono:

Apparecchiature radio-tv e per le telecomunicazioni (14,8%) Prodotti chimico-farmaceutici (12,8%) Autoveicoli (12,1%) Altri mezzi di trasporto, in particolare l’aerospazio (9,9%)

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Caso pratico: illycaffè s.p.a.

Il caso pratico che vogliamo illustrare è quello dell’illycaffè, un gruppo

composto da sette società controllate leader nel segmento definito Ho.Re.Ca

(Hotel, Ristoranti, Bar) con oltre il 6% delle vendite davanti a Lavazza e

Segafredo Zanetti. Pur essendo un’azienda monoprodotto che differenzia le

confezioni di caffè espresso solo in base al formato, alla forma, e presentando un

prezzo al consumo superiore al doppio di quello dei prodotti concorrenti, ha

registrato in questi ultimi anni alti livelli di crescita riconducibili all’eccellenza

qualitativa.

Un elemento che emerge dal caso illycaffè, leader di qualità per il prodotto caffè

espresso, riguarda la capacità dell’impresa di ridefinire e rinnovare le proprie

risorse e le relazioni strategiche per perseguire simultaneamente gli obiettivi di

qualità di prodotto e d’innovazione a livello di processo produttivo. La rete di

relazioni e gli investimenti nella R&S consentono una crescita rapida e una

maggiore efficacia della manovra strategica.

La capacità di generare innovazione ha connotato l’azienda sin dalle origini: a

due anni dalla sua fondazione la ricerca illycaffè permise la realizzazione e

l’uscita sul mercato di quella che può essere considerato il prototipo delle attuali

macchine automatiche per l’espresso, Illetta. La seconda innovazione riguarda la

pressurizzazione: un sistema di conservazione e di esaltazione della miscela

attraverso l’introduzione di gas inerente all’interno del barattolo.

Dopo una collaborazione con l’Università di Budapest e l’Università Degli Studi

di Milano, ha optato per una scelta di concessione gratuita dei brevetti relativi al

sistema E.S.E. (consiste in una dose preconfezionata e monouso di caffè

torrefatto che consente con estrema facilità l’ottenimento di un espresso di

qualità) ai produttori di macchine per espresso che gestiscono autonomamente la

progettazione e la produzione delle relative macchine.

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In tal modo, l’azienda ha puntato allo sviluppo del mercato dell’espresso in

cialda, stringendo relazioni con i principali costruttori di macchine (De Longhi,

Saeco, Black & Decker). Questa terza innovazione è stata realizzata con

l’obiettivo di esportare l’espresso in quei Paesi in cui all’incerta professionalità

del barista si sostituiva un sistema che raggiungeva quasi automaticamente uno

standard di eccellenza.

Un’altra innovazione è stata la tecnologia “iperespresso”, in grado di assicurare

un’estrazione ottimale degli aromi del caffè sviluppando una crema persistente.

Per mantenere il vantaggio competitivo, i ricercatori illy hanno lavorato

duramente e hanno creato una capsula rivoluzionaria coperta da 5 brevetti, in

grado di esaltare il corpo e l’aroma dell’espresso.

L’area della R&S della illycaffè era organizzata in cinque laboratori

specializzati, che operavano in stretta collaborazione secondo una visione

multidisciplinare. Quest’area aveva il compito di identificare, sviluppare e

mettere a punto tecniche in grado di controllare la qualità della materia prima e

del prodotto finito.

Anni di ricerca svolti nel laboratorio della illycaffè, sedici brevetti, segreto

industriale e un investimento di 1,4 milioni di euro hanno portato alla

collaborazione con la Bialetti: nasce “Cuor di Moka”, una moka inconfondibile

per la famosa forma ottagonale, l’omino e le linee più rotonde. Le imprese

hanno siglato una partner strategica per l’applicazione di una tecnologia

innovativa, nel tentativo di stabilire un nuovo standard che avrebbe

rappresentato una vera rivoluzione nel modo di preparare il caffè a casa.

Questo lavoro ha avuto l’obiettivo di dimostrare che a fronte di imprese che non

investono in R&S, ci sono modelli esemplari come illycaffè che dedica molta

attenzione all’innovazione dei propri prodotti mostrando come la propensione

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all’innovazione e la diffusione di uno standard di prodotto può aprire la via allo

sviluppo.

È significativa l’affermazione del responsabile della R&S dell’azienda triestina:

“… alla illycaffè abbiamo iniziato a gestire la conoscenza, a stabilire i modi per

acquistarla, mantenerla, riciclarla e utilizzarla come strumento di produzione di

altra conoscenza, ma anche a eliminarla, una volta divenuta obsoleta”.

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CONCLUSIONI

La ricerca e sviluppo, la R&S, è un’attività che si caratterizza per la creazione di

nuove conoscenze. Questa è la sua missione principale. L’utilizzazione dei suoi

risultati per risolvere i problemi dell’uomo comporta una serie di altre attività

che sono al di fuori della portata dei ricercatori e che riguardano aspetti tecnici,

organizzativi, economico-commerciali e finanziarie. Pensiamo agli Stati Uniti e

al Regno Unito, in cui a un eccellente livello di produzione scientifica

corrispondono deludenti prestazioni del sistema economico in termini di ricerca

e sviluppo.

Il nostro paese ha collezionato molti record negativi: ha un bilancio della R&S

in diminuzione, ha pochi ricercatori e per di più affetti da problemi

d’invecchiamento, produce pochi laureati, pochi dottori di ricerca e incoraggia la

fuga dei cervelli.

Al tempo stesso, le pubblicazioni scientifiche e i brevetti depositati testimoniano

che l’output dei ricercatori italiani è del tutto comparabile, in termini di quantità

e qualità, a quello dei colleghi degli altri paesi. Il problema non è dunque

qualitativo ma riguarda l’insufficienza di addetti, di risorse finanziarie, di

strutture.

Negli ultimi anni, caratterizzati da rivolgimenti tecnologici profondi indotti dalle

nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è emerso con

evidenza il nesso causale esistente tra capacità innovativa e crescita economica.

Si è visto, cioè, che le imprese che innovano sono quelle più capaci di utilizzare

al meglio le risorse nel processo produttivo e sono, quindi, destinate ad

espandersi a scapito delle concorrenti non innovatrici.

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L’Italia, ha comunque delle straordinarie potenzialità e, può utilizzarle per uscire

dalla difficile situazione degli ultimi tempi. Per portare il paese a un livello di

R&S paragonabile alla sua dimensione economica e demografica si tratta di far

leva su una strategia forte e condivisa, che trasformi le debolezze in punti di

forza.

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Bibliografia:

www.airi.it

www.istat.it

www.report.it

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CNR, relazione annuale sullo stato della ricerca scientifica in Italia

P. GARONNA e S. IAMMARINO, Economia della ricerca, “Il Mulino”,

2000

G. SIRILLI, Innovazione tecnologica, “Treccani”, 2004

A. QUADRIO CURCIO, M. FORTIS e G. GALLI, La competitività

dell’Italia. Scienza, ricerca,innovazione, “Il Sole-24 ore”, 2002.

19