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Università degli studi della CalabriaCorso di laurea magistrale in economia aziendale
Corso di economia industriale
RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA
IndiceINTRODUZIONE......................................................................................................................................3
1
A cura di:
Mastroianni Roberta
Pucci Roberta
DAL 1998 AI GIORNI NOSTRI: L’ANDAMENTO DELLA R&S IN ITALIA E NELLA COMUNITA’ EUROPEA....4
La ricerca e sviluppo in Italia..............................................................................................................6
La ricerca e sviluppo a livello regionale: Nord e Sud a confronto.....................................................10
La Ricerca e Sviluppo a livello comunitario: nuove prospettive per il 2020......................................11
LA R&S PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA.................................................................................12
CONCLUSIONI.......................................................................................................................................14
Bibliografia:..........................................................................................................................................16
INTRODUZIONE
2
L’espressione Ricerca e Sviluppo (Researce and Development) è ormai entrata
nel lessico comune. Si tratta dell’attività teorica o sperimentale svolta dai
ricercatori e dai tecnici allo scopo di accrescere le conoscenze sui fenomeni
della natura e sulle tecniche col fine di utilizzarle per nuove applicazioni. In
particolare è stato ampiamente dimostrato che la R&S è uno dei fattori principali
della crescita economica, sia per l’economia nazionale che per le singole
imprese. La ricerca e sviluppo, dunque, è l’origine della capacità inventiva e
innovativa di un paese, di un settore industriale, di un’azienda. La nostra analisi
si è concentrata in primo luogo nel definire la R&S nella sua complessità, ma
soprattutto abbiamo analizzato i finanziamenti erogati dallo Stato alle imprese
pubbliche e private, concentrando l’attenzione sulle difficoltà e i fattori che ne
ostacolano la crescita. Attraverso l’analisi dei dati forniti dall’ISTAT, si può
notare il dislivello del nostro Paese rispetto al contesto europeo ed
internazionale. Emerge un paese che ha accumulato un grave ritardo e che ha
seguito troppo spesso strategie di inseguimento, ma l’inseguimento non basta
più. Non mancano capacità di eccellenza nei laboratori di ricerca pubblici ma
ciò di cui si ha bisogno è un’espansione dell’infrastruttura scientifica nazionale,
così da compararla a quella degli altri paesi. Se l’Italia vuole competere con i
paesi più sviluppati ha una sola possibilità: investire massicciamente nella
Ricerca e Sviluppo per evitare di rimanere schiacciata dal livello “conoscitivo”
degli altri paesi.
DAL 1998 AI GIORNI NOSTRI: L’ANDAMENTO DELLA R&S IN ITALIA E NELLA COMUNITA’ EUROPEA(a cura di Mastroianni Roberta e Pucci Roberta)
3
Prima di iniziare la nostra analisi, dobbiamo chiarire il concetto di R&S e
finanziamenti erogati dallo stato per facilitare la sua espansione. La R&S si
articola in:
Ricerca di Base, che consiste nel lavoro sperimentale o teorico intrapreso
principalmente per acquisire nuove conoscenze sui fondamenti dei
fenomeni e dei fatti suscettibili di osservazioni, non finalizzato a una
specifica applicazione o utilizzazione. Essa riveste prevalentemente un
carattere esplorativo e riguarda quei settori ritenuti di attuale o potenziale
interesse in funzione delle strategie ‘impresa. La ricerca di base può avere
un forte impatto economico nell’ambito dell’attività di ricerca perché se
svolta correttamente e in modo efficiente permette di ottenere un taglio
dei costi e dei tempi nella fase successiva della ricerca applicata;
Ricerca Applicata, che consiste nell’investigazione dei fenomeni per
acquisire nuove conoscenze, ma è finalizzata principalmente a una pratica
e specifica applicazione o utilizzazione. Essa svolge un ruolo più
specifico, dovendo fornire gli strumenti necessari a garantire lo sviluppo
di innovazioni di prodotto e /o di processo.
I finanziamenti Ricerca e Sviluppo sono una particolare tipologia di
finanziamenti erogati dagli enti pubblici per sostenere il settore R&S, lo
sviluppo tecnologico e l'innovazione nelle imprese. L'innovazione e lo sviluppo
tecnologico sono obiettivi sociali poiché consentono di ottenere sia benefici
privati da parte di chi li introduce e sia benefici sociali per il sistema e la
competitività delle imprese nazionali. Per tale ragione le istituzioni e gli enti
pubblici stanziano periodicamente dei fondi per il finanziamento delle attività di
ricerca, al fine di ridurre l'onere e i costi della ricerca per le imprese nazionali. I
finanziamenti per la Ricerca e lo Sviluppo sono erogati a condizioni agevolate e
talvolta anche a fondo perduto. Possono presentare domanda di accesso al 4
finanziamento quelle imprese che rispondono ai requisiti richiesti dal bando del
finanziamento stesso. In alcuni casi è necessario allegare alla domanda il
progetto di ricerca che s’intende finanziare.
Soffermando l’attenzione sui finanziamenti pubblici alla Ricerca e Sviluppo
delle imprese possiamo distinguere:
Finanziamenti diretti, che sono facilmente visibili nel bilancio dello
stato, hanno carattere di selettività (riguardo alla tecnologia, al tipo di
impresa da finanziare, all’area geografica di residenza del beneficiario)e
conferiscono all’autorità politica la possibilità di esercitare l’azione
discrezionale. A essi possono però esser ricondotti degli svantaggi, come
gli elevati costi amministrativi, ai tempi spesso lunghi che trascorrono
tra formulazione della proposta e il suo finanziamento, ed infine al
rischio e al rilevante costo dell’impresa beneficiaria con conseguente
penalizzazione delle piccole e medie imprese.;
Finanziamenti indiretti, che avvengono mediante sgravi fiscali e possono
essere approvati più facilmente, hanno caratteristiche di automatismo e
di semplicità di gestione, e infine hanno bassi costi amministrativi.
Naturalmente anch’essi comportano degli svantaggi, poiché non danno
garanzie che le attività svolte siano effettivamente attività di Ricerca e
Sviluppo e non sono efficaci nei confronti delle imprese giovani e
piccole le quali tendenzialmente hanno bilanci in passivo per cui non
possono ricevere benefici parametrati sui profitti, per questo possono
spingere le imprese a inflazionare i bilanci di ricerca e sviluppo per
aumentare la base imponibile.
L’Italia ancora oggi è a corto di finanziamenti nella Ricerca e Sviluppo. Lo
confermano gli ultimi dati ISTAT che segnalano un calo degli investimenti
pubblici in Ricerca e Sviluppo nel 2011, mentre gli stanziamenti per il 2009
5
(pari a 19,2miliardi di euro) restano sostanzialmente invariati nel 2008,
attestandosi all’1,26% del PIL. Troppo poco rispetto all’Europa, dove la media
della spesa in ricerca è pari al 2,01% del PIL.
La ricerca e sviluppo in Italia
Lo stato moderno ha il compito di promuovere il benessere sociale in vari
modi, e tra questi vi è il sostegno alla ricerca. L’obiettivo primario della
Ricerca e Sviluppo finanziata dallo stato è quello di arricchire la base
scientifica del paese , sostenendo le attività delle università, degli enti pubblici
e delle imprese incoraggiando l’esplorazione di nuove e promettenti aree
scientifiche e tecnologiche e creando le condizioni per la formazione delle
nuove competenze professionali. I singoli agenti economici tendono a investire
nei processi innovativi meno di quanto sia socialmente desiderabile. E’
compito dello stato rettificare i fallimenti del mercato, per tendere a un livello
ottimale di investimento in ricerca e sviluppo. Lo stato dovrebbe intervenire
mediante una serie di misure, quali lo svolgimento della ricerca nelle strutture
pubbliche a beneficio dell’intera collettività, il finanziamento della Ricerca e
Sviluppo delle imprese mediante progetti specifici o incentivi fiscali e
l’istituzione di premi per la realizzazione di invenzioni.
Tuttavia queste misure non sono semplici da attuare a causa della presenza di
vincoli strutturali, tra i quali ricordiamo:
La dimensione delle imprese: il 90% delle imprese in Italia è di piccole
dimensioni e queste hanno una minore attività di Ricerca e Sviluppo.
La rigidità del mercato del lavoro: l’Italia ha avuto negli ultimi decenni un
mercato del lavoro molto rigido. La flessibilità del mercato del lavoro è 6
un requisito indispensabile per permettere processi di crescita rapidi in
rapporto alle mutate caratteristiche dei mercati internazionali;
La mancanza di una politica della ricerca chiara e di lungo periodo.
La scarsità di competenze scientifiche a livello internazionale: un forte
ostacolo alla diffusione della R&S nelle imprese, soprattutto PMI, è stato
l’assenza di un sistema della ricerca pubblica flessibile e capace di
dialogare con il sistema produttivo.
Nel corso della nostra analisi è emerso che con l’accrescere di questi vincoli
l’Italia ha registrato un’ inversione di tendenza. A conferma di ciò possiamo
mettere a confronto i dati riportati nella tabella 1 con quelli riportati nella tabella
2.
Tab.1 Spesa per R&S in Italia
Valori a prezzi
correnti
(milioni di euro)
Valori a prezzi
costanti 1995
(milioni di euro)
Variazione % sull’anno
precedente
(prezzi costanti)
Rapporto
R&S/Pil
(%)
199
8
11.444 10.336 3,3 1,07
199
9
11.524 10.247 -0,9 1,04
200
0
12.460 10.854 5,9 1,07
200
1
13.572 11.508 6,0 1,11
200
2
14.124 11.617 0,9 1,12
200
3
14.027 11.212 -3,5 1,08
Fonte: ISTAT
7
I dati della tabella 1 mostrano come, nel quadriennio 1998-2001, la spesa sia
aumentata dell’ 11,3% in termini reali; mentre nei due anni successivi si registra
un’inversione di tendenza con un aumento quasi nullo nel 2001 (+0,9%) una
diminuzione del 3,5 % nel 2003.
La spesa per R&S effettuata dagli enti pubblici e dalle imprese in Italia nel
2003, è stata pari a 14.027 milioni di euro, con un decremento in termini reali
rispetto all’anno precedente dello 0,6%.
Tab.2 Stanziamenti delle amministrazioni pubbliche dell’Italia per obiettivi socio-economici.
Ripartizione percentuale e spesa in miliardi di euro
Obiettivo socio-economico Italia
Esplorazione e sfruttamento della terra 1,6
Infrastrutture e pianificazione territoriale 0,3
Ambiente 2,5
Salute 6,8
Agricoltura 2,1
Energia 4,5
Industria 15,5
Strutture e relazioni sociali 3,5
Spazio 8,7
Università 42,6
Ricerca non orientata 11,2
Altre ricerche 0,0
Difesa 0,9
Totale 100,0
Totale (miliardi di euro) 6,8Fonte: European Commission, Third European Report on Science and Technology Indicators
2008
8
La tabella 2 fornisce un quadro degli stanziamenti delle amministrazioni
pubbliche dell’Italia. Nel 2008 l’Italia spendeva 6,8 miliardi di euro destinati per
produrre il bene pubblico “Conoscenza”, finanziando generosamente la R&S
nazionale, sia pubblica sia privata.
In Italia gli obiettivi principali sono la ricerca universitaria, quella non orientata
a specifici obiettivi socio-economici (prevalentemente quella di base svolta nei
grandi laboratori pubblici) e quella orientata alla R&S dell’industria, in quanto i
finanziamenti costituiscono un fattore determinante per la crescita economica.
Questi sono alcuni indicatori che riguardano il passato. Il quadro italiano
odierno desta preoccupazione, infatti, calano nel 2012 gli stanziamenti delle
amministrazioni centrali, regioni e province autonome: i fondi passano di 9.161
milioni del 2011 (dato assestato di spesa) agli 8.470 milioni del 2012 (previsioni
iniziali di spesa). Questo conferma la tesi di chi sostiene che l’Italia si è avviata
verso una fase di declino culturale, scientifico tecnologico e industriale cui sarà
difficile rimediare, anche se negli anni futuri verranno messe a disposizione
risorse finanziarie aggiuntive.
Risulta stabile la distribuzione dei finanziamenti pubblici fra gli obiettivi socio-
economici: aumenta la quota di quelli destinati alle Università sotto forma di
Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) che passa dal 33,2% al 36,1%. Il resto
degli stanziamenti è orientato in misura maggiore verso le produzioni e le
tecnologie industriali (12,5%) e la protezione e promozione della saluta umana
(10,2%).
9
I dati statistici consentono pure di caratterizzare l’orientamento scientifico in
termini di “specializzazione” nella R&S. Le università e gli enti pubblici di
ricerca concentrano i propri sforzi su progetti tesi ad acquisire conoscenze di
valenza generale, mentre le imprese s’impegnano prioritariamente nelle
conoscenze applicative finalizzate alla messa a punto di nuovi prodotti e di
nuovi processi produttivi. In effetti, le cifre confermano questa differenza
strutturale: le quote di ricerca di base, applicata e di sviluppo sperimentale, nel
2011, erano rispettivamente del 29,4, del 62,6 e del 7,9% nel settore pubblico
(esclusa l’Università) e del 5,2, 49,3 e 45,5% nel settore delle imprese.
La ricerca e sviluppo a livello regionale: Nord e Sud a confronto
La R&S, come molti altri settori della vita industriale ed economica, aumenta
del 6,5% nel Nord-ovest, del 2,4% nel Nord-est mentre è in flessione nelle
regioni del Mezzogiorno (-3,2%) e del Centro (-0,5%), aumentando il divario tra
il Nord e il resto del paese. Nel settore delle imprese si registra il maggior 10
divario fra Nord e Sud Italia: a ogni euro speso dalle imprese del Mezzogiorno
ne corrispondono 5,5 spesi nel Nord-ovest e 3 nel Nord-est. Nel settore
dell’università la distribuzione della spesa è più omogenea e tende, quindi, a
ridurre il divario tra attività di R&S del Centro e del Mezzogiorno e quelle
svolte nelle altre arre del Paese. Rimane sostanzialmente stabile la classifica
delle regioni in termini di spesa per R&S. la spesa resta concentrata in quattro
regioni (Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna) che rappresentano il
59% della spesa totale (Figura 1).
Lombardia
Piemonte
Veneto
Campania
LiguriaFriuli Venezia Giulia
MarcheSardegna
CalabriaBasilicata
Valle d'Aosta
0 2000000 4000000 6000000
Spesa R&S 2010
Spesa R&S 2010
Fonte:
REPORT
La Ricerca e Sviluppo a livello comunitario: nuove prospettive per il 2020
La ricerca, lo sviluppo e l'innovazione sono tra le priorità dell'agenda dell'UE
per la crescita e l'occupazione. I paesi membri dovranno investire, entro il 2020,
11
il 3% del PIL in R&S (1% di finanziamenti pubblici, 2% di investimenti privati)
con l'obiettivo di creare 3,7 milioni di posti di lavoro e di realizzare un aumento
annuo del PIL di circa 800 miliardi di euro. L’Unione Europea utilizzerà
l'intervento del settore pubblico per stimolare il settore privato ed eliminare gli
ostacoli che impediscono alle idee di arrivare sul mercato: mancanza di
finanziamenti, frammentazione dei sistemi di ricerca e dei mercati, uso
insufficiente degli appalti pubblici per promuovere l'innovazione e ritardo nella
fissazione degli standard. Orizzonte 2020 è il nuovo programma dell'UE per
finanziare la ricerca e l'innovazione nel periodo 2014-2020. Finanziamenti
complessivi pari a circa 80,2 miliardi di euro per l'intero periodo saranno messi
a disposizione di istituti di ricerca, università, imprese private e piccole imprese
innovative.
A beneficiarne saranno tutti i settori dell'economia europea: agricoltura, pesca e
alimenti, salute, trasporti, energia (in particolare da fonti rinnovabili) e
tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
LA R&S PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA
Le attività di R&S delle imprese, finanziate dello Stato, sono fortemente
concentrate a livello settoriale.
12
Tab. 3 Spesa delle imprese italiane che svolgono R&S per settore di attività economica, 2008.
Settori di attività economica Spese per R&S
Milioni
di euro
%
Attività manifatturiere di cui:
Chimica e farmaceutica
Gomma e plastica
Macchine e apparecchi meccanici
Macchine per l’ufficio
Macchine e apparecchi elettrici
Apparecchi radio-tv e per le telecomunicazioni
Apparecchi di precisione, strumenti ottici
Autoveicoli
Altri mezzi di trasporto
5.160
854
202
566
59
232
983
387
806
658
77,5
12,8
3,0
8,5
0,9
3,5
14,8
5,7
12,1
9,9
Intermediazione monetaria e finanziaria 187 2,8
Attività immobiliari, informatica, ricerca, altre attività di cui:
Informatica e attività connesse
Ricerca e sviluppo
Altre attività professionali e imprenditoriali
1.087
261
687
138
16,3
3,9
10,3
2,1
Altre attività 227 3,4
TOTALE 6.661 100,0
Fonte: ISTAT
Nel complesso il settore manifatturiero contribuisce per il 77,5% mentre la quasi
totalità del resto è concentrata nel settore dei servizi (21,6%), in particolare
quelli dei centri di Ricerca e Sviluppo privati (10,3%). Nello specifico i settori
più attivi sono:
Apparecchiature radio-tv e per le telecomunicazioni (14,8%) Prodotti chimico-farmaceutici (12,8%) Autoveicoli (12,1%) Altri mezzi di trasporto, in particolare l’aerospazio (9,9%)
13
Caso pratico: illycaffè s.p.a.
Il caso pratico che vogliamo illustrare è quello dell’illycaffè, un gruppo
composto da sette società controllate leader nel segmento definito Ho.Re.Ca
(Hotel, Ristoranti, Bar) con oltre il 6% delle vendite davanti a Lavazza e
Segafredo Zanetti. Pur essendo un’azienda monoprodotto che differenzia le
confezioni di caffè espresso solo in base al formato, alla forma, e presentando un
prezzo al consumo superiore al doppio di quello dei prodotti concorrenti, ha
registrato in questi ultimi anni alti livelli di crescita riconducibili all’eccellenza
qualitativa.
Un elemento che emerge dal caso illycaffè, leader di qualità per il prodotto caffè
espresso, riguarda la capacità dell’impresa di ridefinire e rinnovare le proprie
risorse e le relazioni strategiche per perseguire simultaneamente gli obiettivi di
qualità di prodotto e d’innovazione a livello di processo produttivo. La rete di
relazioni e gli investimenti nella R&S consentono una crescita rapida e una
maggiore efficacia della manovra strategica.
La capacità di generare innovazione ha connotato l’azienda sin dalle origini: a
due anni dalla sua fondazione la ricerca illycaffè permise la realizzazione e
l’uscita sul mercato di quella che può essere considerato il prototipo delle attuali
macchine automatiche per l’espresso, Illetta. La seconda innovazione riguarda la
pressurizzazione: un sistema di conservazione e di esaltazione della miscela
attraverso l’introduzione di gas inerente all’interno del barattolo.
Dopo una collaborazione con l’Università di Budapest e l’Università Degli Studi
di Milano, ha optato per una scelta di concessione gratuita dei brevetti relativi al
sistema E.S.E. (consiste in una dose preconfezionata e monouso di caffè
torrefatto che consente con estrema facilità l’ottenimento di un espresso di
qualità) ai produttori di macchine per espresso che gestiscono autonomamente la
progettazione e la produzione delle relative macchine.
14
In tal modo, l’azienda ha puntato allo sviluppo del mercato dell’espresso in
cialda, stringendo relazioni con i principali costruttori di macchine (De Longhi,
Saeco, Black & Decker). Questa terza innovazione è stata realizzata con
l’obiettivo di esportare l’espresso in quei Paesi in cui all’incerta professionalità
del barista si sostituiva un sistema che raggiungeva quasi automaticamente uno
standard di eccellenza.
Un’altra innovazione è stata la tecnologia “iperespresso”, in grado di assicurare
un’estrazione ottimale degli aromi del caffè sviluppando una crema persistente.
Per mantenere il vantaggio competitivo, i ricercatori illy hanno lavorato
duramente e hanno creato una capsula rivoluzionaria coperta da 5 brevetti, in
grado di esaltare il corpo e l’aroma dell’espresso.
L’area della R&S della illycaffè era organizzata in cinque laboratori
specializzati, che operavano in stretta collaborazione secondo una visione
multidisciplinare. Quest’area aveva il compito di identificare, sviluppare e
mettere a punto tecniche in grado di controllare la qualità della materia prima e
del prodotto finito.
Anni di ricerca svolti nel laboratorio della illycaffè, sedici brevetti, segreto
industriale e un investimento di 1,4 milioni di euro hanno portato alla
collaborazione con la Bialetti: nasce “Cuor di Moka”, una moka inconfondibile
per la famosa forma ottagonale, l’omino e le linee più rotonde. Le imprese
hanno siglato una partner strategica per l’applicazione di una tecnologia
innovativa, nel tentativo di stabilire un nuovo standard che avrebbe
rappresentato una vera rivoluzione nel modo di preparare il caffè a casa.
Questo lavoro ha avuto l’obiettivo di dimostrare che a fronte di imprese che non
investono in R&S, ci sono modelli esemplari come illycaffè che dedica molta
attenzione all’innovazione dei propri prodotti mostrando come la propensione
15
all’innovazione e la diffusione di uno standard di prodotto può aprire la via allo
sviluppo.
È significativa l’affermazione del responsabile della R&S dell’azienda triestina:
“… alla illycaffè abbiamo iniziato a gestire la conoscenza, a stabilire i modi per
acquistarla, mantenerla, riciclarla e utilizzarla come strumento di produzione di
altra conoscenza, ma anche a eliminarla, una volta divenuta obsoleta”.
16
CONCLUSIONI
La ricerca e sviluppo, la R&S, è un’attività che si caratterizza per la creazione di
nuove conoscenze. Questa è la sua missione principale. L’utilizzazione dei suoi
risultati per risolvere i problemi dell’uomo comporta una serie di altre attività
che sono al di fuori della portata dei ricercatori e che riguardano aspetti tecnici,
organizzativi, economico-commerciali e finanziarie. Pensiamo agli Stati Uniti e
al Regno Unito, in cui a un eccellente livello di produzione scientifica
corrispondono deludenti prestazioni del sistema economico in termini di ricerca
e sviluppo.
Il nostro paese ha collezionato molti record negativi: ha un bilancio della R&S
in diminuzione, ha pochi ricercatori e per di più affetti da problemi
d’invecchiamento, produce pochi laureati, pochi dottori di ricerca e incoraggia la
fuga dei cervelli.
Al tempo stesso, le pubblicazioni scientifiche e i brevetti depositati testimoniano
che l’output dei ricercatori italiani è del tutto comparabile, in termini di quantità
e qualità, a quello dei colleghi degli altri paesi. Il problema non è dunque
qualitativo ma riguarda l’insufficienza di addetti, di risorse finanziarie, di
strutture.
Negli ultimi anni, caratterizzati da rivolgimenti tecnologici profondi indotti dalle
nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è emerso con
evidenza il nesso causale esistente tra capacità innovativa e crescita economica.
Si è visto, cioè, che le imprese che innovano sono quelle più capaci di utilizzare
al meglio le risorse nel processo produttivo e sono, quindi, destinate ad
espandersi a scapito delle concorrenti non innovatrici.
17
L’Italia, ha comunque delle straordinarie potenzialità e, può utilizzarle per uscire
dalla difficile situazione degli ultimi tempi. Per portare il paese a un livello di
R&S paragonabile alla sua dimensione economica e demografica si tratta di far
leva su una strategia forte e condivisa, che trasformi le debolezze in punti di
forza.
18
Bibliografia:
www.airi.it
www.istat.it
www.report.it
G. SIRILLI, Ricerca e Sviluppo, “Il Mulino”, 2005
CNR, relazione annuale sullo stato della ricerca scientifica in Italia
P. GARONNA e S. IAMMARINO, Economia della ricerca, “Il Mulino”,
2000
G. SIRILLI, Innovazione tecnologica, “Treccani”, 2004
A. QUADRIO CURCIO, M. FORTIS e G. GALLI, La competitività
dell’Italia. Scienza, ricerca,innovazione, “Il Sole-24 ore”, 2002.
19