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Giornalinio scolastico n.1
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Siamo pronti ad urlare fra i nostri corridoi!
Lasciate che la cultura prenda il sopravvento sulla mente!
Ed è proprio così che siamo
pronti a dare la voce, final-
mente a tutti gli angoli possi-
bili di questa scuola. Il primo
numero è stato pensato e
organizzato in base a tanti
punti di vista, primo di tutti
cercare di coinvolgere la
maggior parte di voi con ar-
gomenti coerenti al nostro
passato e presente, lanciando
inoltre varie sfide che vi pro-
porremo mese per mese.
Chi siamo? Cosa vogliamo
costruire?
Domande semplici, ma dalle
quali può partire il nostro
progetto. Siamo otto ragazzi
ai quali piace scrivere, assa-
porare il presente, far cono-
scere gli aspetti del nostro
mondo che a volte, purtrop-
po, ci vengono negati e vive-
re in ogni possibile dimensio-
ne l’idea che la scuola ci tra-
smette, senza lasciare che la
noia e la banalità prendano il
sopravvento su dei ragazzi
che possono sprigionare tan-
ta forza se sollecitati da stimo-
li adeguati.
Lo scopo del giornalino sta
diventando proprio questo,
dare impulsi positivi ad una
scuola che sta letteralmente
cercando di crescere insieme
a noi, e dare la spinta oltre la
quotidianità.
Insieme a voi aiuteremo chi
già per questa scuola sta lavo-
rando faticosamente e con
eccellenti risultati, e chi non
ha ancora trovato l’occasione
per farlo… a questo punto,
buona lettura virtuosa!
La redazione.
grafia, ci dovranno essere inviate
cinque diverse fotografie, tutte
inerenti al tema da noi dato.
I premi saranno una gigantografia.
Per quanto riguarda poesia e dise-
gno, i premi saranno dei buoni da
poter spendere in libreria, mentre
quello di fotografia sarà una lezio-
ne gratuita di 3-5 ore con un foto-
grafo professionista.
Dopo tutte le istruzioni vi proponia-
mo il tema di questo mese: IL SI-
LENZIO!
Dopo aver parlato di impulsi
positivi e coinvolgimento ab-
biamo già pronta una sfida
che speriamo riuscirà ad atti-
rare più timoli possibili.
Sfide, concorsi, tutti indetti nel
nome della cultura.
Per le persone le quali passio-
ni sono la fotografia, la poesia
e il disegno, abbiamo pronto
un progetto creato per poter
sfogare i propri sentimenti.
Con ogni numero del giornali-
no verrà proclamato un tema,
secondo il quale tutti gli inte-
ressato si dovranno cimenta-
re in questa competizione,
creando poesie, disegni e
scattando fotografie.
La sfida comprende quindi
tre categorie, quelle appena
elencate, e in ogni successi-
vo numero si potranno avere
risultati, ovvero i nomi dei tre
vincitori distinti, eletti da noi.
Per quanto riguarda la foto-
Notizie di rilievo:
Giornata della memoria (pag. 2-3)
Conflitto israele-palestina (pag.4-5-
6)
La strage di Newtown (pag. 7-8-9)
Maschere virtuali (pag.10-11)
Spazio adibito alla lettura (pag.
12-13)
Sport’s time (pag. 14-15-16)
Pagina di conclusione (pag. 17)
Giornalino scolastico Liceo Linguistico Cesena.
Prima uscita
28/01/2013
Writings of corridor
Pagina 1
Be the voice of your corridor!
kuhfihse
Solleviamo questo manto d’indifferenza.
La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non
dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le
rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di
indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in
questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i
miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘,
gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova,
gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e
immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle
dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani
liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è
stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.
Elisa Springer, Il Silenzio dei Vivi
Pagina 2 Writings of corridor
Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entravano nel campo
di sterminio nazista di Auschwitz e rivelavano al mondo lo sterminio del popolo
ebraico.
Il ricordo della Shoah non può essere rimosso, le responsabilità storiche e umane
vanno riconosciute e le colpe espiate. Fa male, infatti, ripensare che l' Italia dei
Savoia e di Mussolini e il Vaticano – le cui responsabilità nella vicenda sono
storicamente rilevate e rilevanti – fu complice dei tedeschi dell' anientazione
sistematica di un intero popolo.
In questi giorni di commemorazione l' espressione “non accadrà più” appare più
che mai svuotata del suo senso; i fatti rivelano che questo non è stato un episodio
isolato.
Il 24 aprile di ogni anno, infatti, si ricorda il cosiddetto “massacro armeno”
compiuto ben prima della Shoah, fra il 1915 e il 1923 il , dai Giovani Turchi e alcuni
gruppi kurdi, che portò alla morte di circa 1 milione e mezzo di persone. Un giorno
vissuto nel silenzio, troppo scomodo riaprire una pagina nera della storia turca,
dato il forte interesse che l' Europa nutre verso la Turchia!
Furono poi non meno di 20 milioni i russi eliminati durante gli anni del regime
comunista di Stalin.
28/01/2013 Pagina 3
Mentre nel periodo che va dal 1965 al 1967 quasi un milione di comunisti
indonesiani furono eliminati dalle forze governative indonesiane, mentre tra il 1974
e il 1999 furono eliminate 250 mila persone della popolazione di Timor-Est da
gruppi paramilitari filo-indonesiani
Dopo la Shoah è bene ricordare, tra gli altri, il genocidio cambogiano, consumatosi
tra il 1975 e il 1979 ai danni degli oppositori politici di Pol Pot e dei Khmer Rossi, in
cui morirono almeno 1 milione e mezzo di persone.
Vent' anni dopo il genocidio ruandese del 1994 fece circa 800.000 morti.
Si stima poi che 1 milione e novecentomila cristiani e animisti sudanesi siano morti
a causa del blocco imposto dal governo di Khartum all'arrivo degli aiuti umanitari
destinati al Sudan meridionale.
L' 11 Luglio di ogni anno si ricorda invece il massacro di Srebrenica. 8Mila
musulmani furono uccisi dalle truppe serbo-bosniache durante la guerra che
sconvolse i Balcani tra il 1992 e il 1995.
Un organismo dell'ONU ha stimato che, in Iraq, nel 1998 furono un milione i morti,
tra cui 560 mila bambini, a causa della politica di Saddam Hussein e dell' embargo
internazionale.
Oggi, nel silenzio e nel disinteresse generale, nella Repubblica democratica del
Congo, nelle regioni orientali del Kivu, infuria una guerra ormai decennale che,
dopo una blanda tregua, è ripresa con vigore. Una follia che ha prodotto milioni di
morti ed ha segnato tragicamente i sopravvissuti a seguito delle atrocità subite.
Come è facile immaginarsi alla base di questo conflitto c' è ancora il denaro, quello
che viene sfruttato dalla raccolta e dal commercio, spesso abusivo, di oro, coltan,
platino e altre materie pregiate.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=omfyNEGCoT4
Non sono tanto le cifre di questi massacri a indignare, quanto l'umiliazione, la
perdita dei diritti e della dignità umana e l' indifferenza internazionale di fronte a
queste atrocità. Come diceva Primo Levi: "Se comprendere è impossibile,
conoscere è necessario."
Ledina Ndoj, 3B
“Come Together”
Pagina 4 Writings of corridor
L’Italia sta affrontando un periodo di assoluta instabili-tà, sia a livello economico, sia a livello politico. E in que-sto quadro si colloca anche l’endemico conflitto israelia-no-palestinese. Rapimenti, bombe, crisi, catastrofi, guerre, genocidi (e la lista potrebbe continuare) si susse-guono a sconvolgimenti ancor più gravi ai quali noi tutti partecipiamo con l’occhio del telespettatore spesso di-sattento. Dopo lo sterminio dei lager nazisti, precisamente nel 1947, l’ONU diede a due popo-li un solo paese, che ricordiamo era già stato spezzato dalle varie politiche coloniali prevalentemente inglesi. Nel 1948, David BenGurion proclama l’indipendenza di Israele. Da questo momen-to la popolazione araba, vinta nonostante la superiorità numerica, è costretta in gran parte all’esodo o a vivere all’interno delle frontiere imposte da Israele, econo-micamente e politicamente molto forte. Inizia così un lungo susseguirsi di guerre che coinvolgono: Egitto, Iraq, Siria, Transgiordania e Libano, contrari alla divisione della Palestina. Questa vede la dichiarazione delle sua indipendenza nel 1988 per mano dell’OLP, nonostante non sia ancora stata ric0nosciuta ufficialmente dall’ONU. Perciò dal lontano Mag-gio 1948 que-sto territorio ha davanti a-gli occhi una situazione di guerra senza soluzioni ra-gionevoli, alla quale nem-meno la pace di Oslo del 1993 ha sapu-to mettere un freno. I tempi moderni non impedi-scono però alla religione di insinuarsi fra le piaghe dolo-rose di queste ostilità. .
Israele e i membri della Lega araba.
██ Lega araba ██ Paesi che sono stati in guerra contro Israele ██ Stato israelia-no ██ Stato palestinese
“Rapimenti, bombe,
crisi, catastrofi,
guerre, genocidi”
Pagina 5 28/01/2013
In che modo? Ognuno dei due schieramenti offre una prospettiva secondo la quale la guerra non può finire. Gerusalemme è vista da entrambi come capitale sto-rica. I palestinesi sostengono con forza che ci sia la grande necessità di liberare “Al Qoods”, ovvero Gerusalemme, luogo sacro dal quale Muhammad volò in cielo, segno di un primo risveglio generale della comunità che crede in Allah verso la purificazione. I territori arabi invasi dagli israeliani però sono per loro un dono che gli spetta per potere divino. E’ importante inol-tre considerare che non si tratta di una guerra che coinvolge solo i due di-retti interessati, bensì che si ripercuote anche su altre popolazioni, non necessariamente confinanti. Israele è aiutata da una potenza mondiale non da poco, l’unica che in un momento come questo si può davvero permettere ingenti spese militari si-mili a quelle richieste per tener teste ad un conflitto affine: gli USA. La Palestina dal suo canto, ha sempre avuto diversi sostenitori nel mondo arabo e nella Russia, anche per traffici economici che gestisce nei paesi e-steri, ma soprattutto perché si presenta come territorio occupato che subi-sce continue aggressioni. Nonostante riguardi anche gli stati europei, essi non hanno mai preso una decisione a favore di uno o dell’altro, poiché da-rebbero il loro appoggio all’esigenza israeliana di essere ufficialmente ri-conosciuta, ma comunque ritengono sia molto importante l’amicizia con gli arabo-palestinesi, dati i buoni rapporti commerciali con essi e la debole politica europea. Molti cittadini italiani si sono chiesti in questi giorni come alla nostra na-zione, già di per se con grandissimi problemi, possano interessare questio-ni altrui. Questa obiezione, che propone una visione ristretta di un mondo ormai globalizzato, può essere controbattuta evidenziando che molti di noi non hanno quasi mai messo in conto la vera identità nella quale ogni uo-mo si dovrebbe rispecchiare. Infatti, prima di tutto, prima del nostro po-polo, della nostra nazione, noi siamo cittadini del mondo. E questo è un diritto che mai nessuna differenza potrà demolire. Inoltre, ricordiamo che Monti, ex-presidente del consiglio, assieme a tutta l’Italia, si è trovato a dover prendere parte a questo dissidio quando l’Italia è stata interpellata a votare assieme agli altri stati in rappresentan-za all’ONU per il riconoscimento ufficiale delle stato della Palestina, gesto identificato come “infedele” nei confronti di Israele, dove anche i giornali locali hanno dedicato svariate pagine intitolandole: “ IL TRADIMENTO DEL’ITALIA”.
Segue a pag. 6
Secondo il quotidiano israe-
liano intitolato Yedioth Ahro-
not, l’Italia voleva astenersi in
un primo momento, ma poi “come ladri
nella notte” ha cambiato posizione a po-
che ore dal voto. Sempre l’articolo atte-
sta che il presidente del consiglio Mario Monti, “che ha preso i mano le redini e de-
ciso in una giorno di cancellare la politica di un decennio”, ha agito per motivi di
politica interna. Sembra quasi impossibile sanare le fratture create durante tre ge-
nerazioni: appena il conflitto sempre infatti sopito, si è in realtà in attesa di una
nuova sommossa che possa rimescolare le carte in tavola, da una parte confinando
gli arabo-palestinesi nell’inferno di Gaza o nei campi miserabili del Libano, dal’altra
non dando la possibilità ad Israele di trovare soluzioni pacifiche, di normalità.
Il tentativo che mi ha colpito di più è stato l’incontro fra la cantante israeliana Noa e
il gruppo palestinese “Andala”, che nel settembre del 1993 conclusero il loro concer-
to la significativa “Come Together”.
La musica, in fondo, è sempre stata un mezzo di comprensione e unione che ci al-
lontana da un mondo delineato da paura e marketing.
Ed ecco che le lacerazioni incominciano a diventare più sopportabili quando vedia-
mo anche piccoli segni di miglioramenti in un periodo che vede una fine del mondo
ogni giorno, con la morte di un bimbo innocente, con la nuova fabbricazione di ar-
mi e bombe e con la continua intolleranza di alcuni popoli e religioni noi confronti
di altri paesi.
Ludovica Montalti, 3D
Yedioth Ahronot, quotidiano israeliano
Pagina 6 Writings of corridor
La strage di Newtown
Segue a pag. 8
E' ormai storia nota ciò che circa un mese fa ha avuto luogo a Newtown,
Connecticut. Un ragazzo di appena vent'anni il cui nome era Adam Lanza si è
introdotto all'interno della scuola elementare "Sandy Hook", nella quale ha fatto
una vera propria strage, ponendo fine alla vita di 26 persone, 20 delle quali erano
bambini, e uccidendosi poi a sua volta. L'uomo, a quanto dicono gli investigatori,
soffriva della sindrome di Asperger; la sindrome di Asperger è una forma leggera di
autismo, che può però avere, questa storia ne è la ovvia dimostrazione, riscontri
molto gravi e pericolosi sulla persona che ne soffre. E' infatti noto che il primo
problema causato dall'Asperger è una difficoltà nei rapporti umani con altri al di
fuori di loro stessi, poiché questi non sono in grado di capire i bisogni di chiunque
altro, e potrebbero persino avere reazioni violente o eccessive nel caso accada
qualcosa che non rientri nelle loro aspettative. Fatto sta che Lanza, che avesse o no
l'Asperger, non ha comunque avuto scrupoli quando sabato 15 dicembre ha
guardato gli occhi di venti bambini e ha sparato, ponendo fine a delle vite ancora
praticamente neppure iniziate.
Ma io ora non sono qui per parlare di Lanza o dei disturbi dei quali soffriva. Io non
sono qui per raccontarvi una storia della quale già conoscete i particolari, una storia
di sangue e di lacrime. Io sono qui per parlarvi delle ventisei vite che giorni fa si
sono tragicamente concluse per mano di un ragazzo la cui mente malata lo ha
spinto a compiere un atto tanto folle quanto orribile, sono qui per parlarvi dei sei
insegnanti e collaboratori scolastici che pur di salvare le vite dei bambini che ogni
giorno avevano imparato a conoscere in quel luogo che era stato assicurato come
protetto hanno sacrificato loro stessi, e sono qui per parlarvi dei venti bambini,
ancora ignari della violenza che avrebbero dovuto conoscere nel mondo vero, il
mondo che doveva rimanere fuori da quella scuola, il mondo per il quale erano
ancora troppo giovani, ma che si è presentato a loro così, con delle pallottole
sparate da un uomo preso da chissà quale tipo di follia.
28/01/2013 Pagina 7
Charlotte. Daniel. Olivia. Josephine. Ana. Dylan. Madeleine. Catherine. Chase.
Jesse. James. Grace. Emilie. Jack. Noah. Caroline. Jessica. Benjamin. Avielle.
Allison.
Questi erano i loro nomi. Ognuno di loro aveva una storia. Una poteva essere più
corta o più lunga dell'altra, più nella norma o più travagliata, ma era comunque la
storia di un bambino. Una storia appena agli inizi, una storia il cui seguito non ci
sarà mai. Eppure io non riesco a non pensarci, a non pensare a queste creature che
hanno conosciuto la morte ancor prima della vita, ai loro genitori, al dolore che
proveranno ogni volta che vedranno un bambino correre o un ragazzo crescere. Non
riesco a non pensare alle lacrime amare che in stavano scorrendo senza sosta in
quella cittadina distrutta dal dolore. A Newtown la vita si è fermata il 15 dicembre
2012, e chissà quando riprenderà il suo cammino. Io non riesco a smettere di
pensare a come una persona possa essere riuscita ad uccidere anche solo uno di
quei bambini dopo aver visto il terrore nei loro occhi oscurare persino l'innocenza
che solitamente li caratterizza.
E' bene dire però che in questo contesto va soprattutto premiato il sangue freddo
delle persone che si sono praticamente buttate nella bocca del leone per salvare
anche solo una di quelle vite, persone che non tutte sono riuscite ad uscire vive da
quella carneficina. Dawn Hochsprung e Mary Sherlach, Vicki Soto, Lauren
Rousseau, Rachel Davino e Anne Marie Murphy sono state le sei insegnanti che,
sprezzanti del pericolo a cui andavano incontro, hanno sacrificato la loro vita,
riuscendo quindi a salvarne molte altre. Ed è a loro che dobbiamo rivolgere le
nostre preghiere, alle uniche persone che hanno preso la decisione più giusta che
qualcuno dovrebbe prendere in una simile circostanza.
E poi, alla fine di questo discorso, mi sorge una sola domanda spontanea.. Ma è
davvero questo il mondo in cui vivo? Un mondo in cui le pistole vengono cedute in
una maniera tanto facile persino a chi soffre di disturbi della personalità, un mondo
dove persone che potrebbero essere la causa del male di altri hanno un accesso così
poco limitato ad armi mortali? Beh, io non voglio che questo vada avanti. Io non
sono che una liceale, una liceale italiana per altro, quindi abitante di un paese nel
quale il problema delle armi non è ancora a questi livelli, ma sono prima di tutto
abitante della Terra, e non voglio né posso accettare che una tragedia simile possa
accadere nuovamente, anche se lontano da me, anche se in un paese che non è il
mio.
Pagina 8 Writings of corridor
Nessuno merita di essere privato del figlio, della sorella o del fratello, nessuno
merita di essere privato della madre, nessuno merita di essere privato degli affetti
più cari in una maniera tanto truce. Nessuno. L'unica cosa a consolarmi è che ora in
America è finalmente stata messa in discussione la legge che concede il porto d'armi
in una maniera tanto semplice e poco complicata. Tra i più strenui sostenitori di
una riforma riguardante le armi e chi ne dovrebbe poter essere in possesso c'è
infatti il sindaco di New York, Michael Bloomberg, che ha dichiarato non molti
giorni fa:
“Le parole da sole non risolveranno il problema per gli Stati Uniti. Solo i fatti
possono farlo. La violenza commessa con le armi da fuoco è un’epidemia e una
tragedia su scala nazionale, che richiede molto di più delle parole. Siamo l’unico
paese industrializzato che ha questo problema. L’unico in tutto il mondo. Ecco
perché serve un’azione immediata per l’intero Paese da parte del Presidente e del
Congresso. Deve essere in cima alla loro agenda”.
Obama però, per quanto a sua volta a favore di una legge che possa tutelare
maggiormente i cittadini statunitensi, non può fare granché, poiché il cuore del
problema sta nel fatto che in assenza di una giurisdizione federale che limiti la
vendita di esplosivi, armi da fuoco o munizioni, nessun paese sarà mai al sicuro
finché si baserà solo sulle proprie leggi, e questa non dipende solo dal presidente in
carica.
Noi ora speriamo nel meglio e preghiamo per le famiglie dei bambini e per quelle
delle insegnanti la cui morte ha colto un po' tutti di sorpresa, lasciandoci sconvolti e
senza parole per lo sgomento; concludo quindi con un estratto del commovente
discorso che appunto Obama ha tenuto a Newtown, durante la veglia in memoria
delle persone scomparse in questa tragedia.
Pagina 9 Writings of corridor
"Siamo qui raccolti per ricordare venti magnifici bambini e sei straordinari adulti. Hanno
perso le loro vite in una scuola che potrebbe essere stata qualsiasi scuola; in una città
tranquilla piena di persone buone e oneste che sarebbe potuta essere qualsiasi città
d’America. Qui a Newtown, vengo per offrire l’affetto e le preghiere di una nazione. Sono
molto consapevole che le sole parole non possono misurarsi con la profondità del vostro
dolore, e so che non possono nemmeno alleviare le sofferenze dei vostri cuori feriti. Posso
solo sperare che possano aiutarvi a ricordare che non siete soli nel vostro dolore; che anche
il nostro mondo è stato distrutto; che ovunque in questa nostra Terra, abbiamo pianto con
voi, abbiamo stretto forte i nostri bambini. E dovete ricordare che vi daremo qualsiasi
conforto che saremo in grado di darvi; che saremo onorati di farci carico di qualsiasi parte
di tristezza che possiamo condividere con voi per alleviare il vostro dolore. Newtown: non
sei sola."
Obama, 16/12/12, Newtown.
Gioia Esmeralda Soglia, 2D
Maschere virtuali.
"Non funziona più la nostra storia, scusa, ma ti lascio", messaggio inviato.
"Vai a vedere il profilo di **** e dimmi cosa ne pensi"
"Hai letto il suo ultimo stato? Hai visto la sua ultima foto?". Mi piace. Like it.
"Devo dirti una cosa importante, entra su Facebook che te la scrivo in chat. "
Immagini, foto, frasi, emozioni che scorrono veloci sullo schermo con un sem-
plice click. Oggi come oggi noi ragazzi non ci accorgiamo ormai più di ciò che
sta accadendo alla maggior parte di noi. Ci stiamo nascondendo. Ci stiamo na-
scondendo dalla realtà. Ci costruiamo una maschera che ci piaccia, che appaia
agli altri come desideriamo. Questa maschera consiste nella creazione di un pro-
filo su un social network conosciuto in tutto il mondo come Facebook. Già que-
sta scelta risulta insidiosa dal momento stesso in cui accettiamo le condizioni di
utilizzo, una trentina di pagine scritte in inglese che pochissimi si prendono il di-
sturbo di leggere. Se ci soffermassimo su quelle righe scopriremmo una cruda
verità sconosciuta ai più: ogni foto, ogni frase, ogni informazione che viene
messa lì dentro diventa automaticamente proprietà di Facebook. Perdiamo la
proprietà dei nostri dati nel momento stesso in cui pubblichiamo qualcosa.
Ecco, profilo creato, inseriamo i nostri dati personali, aggiungiamo informazioni
su noi stessi, una foto profilo che tutti possono vedere e cominciamo a navigare
alla ricerca dei profili dei nostri amici. Cominciamo ad aggiungerli, visitiamo i
loro profili, commentiamo, dichiariamo se un elemento ci piace oppure no. Tutte
queste azioni compaiono su tantissime bacheche e tutti vedono cosa facciamo,
cosa pensiamo, cosa ci sta succedendo. È impressionante come basti visionare
un profilo qualsiasi e capire cosa sta succedendo a una persona, anche se non la
si conosce.
28/01/2013 Pagina 10
Leggiamo poi cosa scrivono gli altri e interpretiamo. Ognuno di noi interpreta,
giudica, diffonde parte di se stesso e degli altri. Speculiamo sui pettegolezzi che
girano a ruota libera sullo schermo. Ci mettiamo in contatto con chi vogliamo, più a-
mici abbiamo più ci sentiamo importanti. I "Mi piace" agli stati e alle foto diventano fonda-
mentali, tanto da portarci a eliminare un elemento che non è risultato abbastanza popolare al
popolo virtuale che ci segue. Tutto questo stando comodamente seduti su una poltrona del
salotto con uno smartphone in mano o stesi sul letto con portatile davanti agli occhi. Pome-
riggi interi spesi così, facendo pubblicità a noi stessi aggiornando continuamente il nostro
profilo. Ma fermiamoci un attimo e chiediamoci che fine hanno fatto i rapporti con le perso-
ne? Crediamo forse che se su Facebook abbiamo cinquecento amici, questo dato rispecchi
la realtà? Forse siamo davvero convinti di conoscere e parlare con una persona, con un esse-
re umano così, con una macchina che si frappone tra di noi, che fa da tramite? Davvero pos-
siamo affermare con certezza che l'altra persona ci stia dicendo la verità, solo perché ha
scritto qualcosa? Come possiamo averne la certezza senza poterla guardarla negli occhi,
senza poterla percepire accanto a noi, senza poterla sentire e vedere davanti a noi? Discen-
diamo pur sempre dagli animali. Perché allora abbiamo perso l’abitudine che tutti loro han-
no di credere che una cosa vera solo annusandola e vedendola realmente. Non rilevano odo-
ri da una macchina, non si fidano. E noi invece cos’è che facciamo? Forse non ce ne accor-
giamo davvero, ma stiamo fuggendo dalla realtà. Stiamo fuggendo da noi stessi. E comincio
a temere per il nostro futuro.
Lucia Sintoni ,2B
Pagina 11 Writings of corridor
Testi consigliati sulla Shoah
re,nonostante tutta la tristezza c'è
ancora del bene a questo mon-
do,c'è ancora qualcosa per cui
valga la pena combattere, e non
sarà sempre così,il dolore passa
resta invece la forza che ci ha
permesso di superare ogni dram-
ma, resta in noi la consapevolezza
di ciò che siamo.
Polina Romanov, 3E
“ Ricerco la felicità. Non la mia. La
tua. Ricerco la tua felicità. Pensi di
non averla eppure ce l'hai. Non mi
riferisco solo alle grandi felicità
come l'incontro con l'anima gemel-
la o la scalata alla vetta più alta
che c'è. M'interessano le felicità
quotidiane: un caffè con un amico,
una telefonata inaspettata, tornare
a casa la sera,aprire il frigo e inve-
ce di un pomodoro trovarne due.”
Così scrive Valerio Millefoglie nel
libro “L'attimo in cui siamo felici”
un bellissimo libro che ho letto po-
co tempo fa. Basato su una storia
vera,l'autore per superare il dolore
legato alla morte del padre, deside-
ra sapere quando le persone prova-
no la vera felicità,la felicità concre-
ta. Inventa uno schema dove il sog-
getto deve indicare i momenti di
gioia di una settimana e ne distri-
buisce centinaia in giro per la città
(biblioteche,musei,scuole). Tutto
questo per capire quando e perché
per un momento tutto va bene.
Ho sempre pensato che la felicità
fosse quella legata soltanto alle
grandi cose, un buon lavoro, il
matrimonio, una vita serena. La
felicità per me era sempre stata
una destinazione,un progetto fu-
turo,lontano. Un'attesa. Leggendo
questo libro invece mi sono ricre-
duta. Ho capito che bastano un
paio di buoni amici e una tazza di
caffè che la vita prende colore,si
distacca dal grigio della quotidia-
nità e ci fa stare bene. E anche se
in questo periodo della nostra vita
c'è qualcosa che non va, noi ab-
biamo comunque diritto a dei pic-
coli momenti di piacere e basta
poco,basta veramente poco per
provare emozioni positive. E tan-
to più spesso proviamo la felicità
tanto più giovani diventiamo. Io
trovo la mia felicità ogni giorno
nel sorriso di mia madre che mi
augura una bella giornata,negli
occhi dei miei amici e nei miei
libri di poesia, e so per certo che
nonostante tutto il dolo-
Libri in lingua italiana:
Ausmerzen, Marco Paolini.
Vite indegne di essere vissute, di Marco Paolini, racconta la follia degli esperimenti di natura nazista. Si trat-ta di un racconto lungo, che mostra al mondo le atrocità, da molti ignora-te o dimenticate, che vennero ripetu-
te durante il periodo nazista. Libri in lingua tedesca:
“L'attimo in cui siamo felici”
Segue a pag. 12
Let’s read! (Spazio adibito alla lettura)
28/01/2013 Pagina 12
Ausmerzen in lingua tedesca significa eliminare.
Kapò, Aleksandar Tisma.
Un autore dal tono realistico che ha dedicato la sua carrie-
ra artistica a narrare le difficoltà del dopoguerra, le crisi di
identità e la difficoltà a convivere con gli altri.
Libri in lingua francese:
Auschwitz – Residence de la mort.
Documentario unico sul più grande campo
di concentramento nazista. Parte principale
di questo libro è costituita da una raccolta di
fotografie del fotografo di fama mondiale
Adam Bujak, che decide di tornare indietro
nel tempo per fare rivivere il terrore nazista.
Témoins d’Auschwitz
La storia del KL Auschwitz raccontata da
diciannove testimonianze che sono riuscite a
sopravvivere a questo inferno.
Libri in lingua tedesca:
Ich war acht und wollte
leben: eine Kindheit in
Zeiten der Shoah, Hein-
rich Schönker.
I ricordi dello scrittore, scam-
pato alla morte di Auschwitz.
Shoah, Claude Lan-
zmann.
I sottotitoli e i dialoghi del film,
compatti come un poema, scrit-
ti dallo stesso Claude Lan-
zmann, regista del film
“Shoah”.
Pagina 13 Writings of corridor
Libri in lingua spagnola:
El largo viaje, Jorge Semprun.
Corre l’anno 1943 quando un vagone
chiuso e stretto trasporta centoventi de-
portati ai campi di concentramento.
È un viaggio claustrofobico, degradante:
sovraffollati corpi cadendo da esauri-
mento, si perde il conto dei giorni che è
stato lì e non sa nemmeno dove o quando
finirà. E, tuttavia, a volte una semplice
parola che pronuncia un collega risveglia
tutti i tipi di memorie, solo tutto ciò che
rimane in quei momenti.
Libri in lingua inglese:
Night, Elie Wiesel.
La notte è un romanzo autobiografico di
Elie Wiesel che racconta le sue esperien-
ze di giovane ebreo ortodosso deportato
insieme alla sua famiglia nei campi di
concentramento di Auschwitz e Buchen-
wald.
The Holocaust, Susanna Davi-
dson.
Sotto lo sfondo della seconda guerra
mondiale, il libro prende in considerazio-
ne gli eventi che portano ad essa e descri-
ve quello che è successo.
Sport’s time!
Pagina 14 Writings of corridor
14 Febbraio 2009. North Lancashire. 18.27. Anthony, per gli amici semplicemente
Tony, è disteso sul prato dei “Jubilees Gardens”, dopo una partita con i suoi
compagni di classe. Il sedicenne scozzese, trasferitosi in Inghilterra all’età di 6 anni, è
esausto, ma felice di aver fatto la cosa che ama di più: giocare a calcio. Indossa la
maglietta a strisce orizzontali bianco-verdi, quella della sua squadra del cuore, i
Celtic Glasgow. Tony non gioca in una squadra, i suoi genitori non hanno abbastanza
soldi per soddisfare questo suo desiderio, in cambio, ogni sabato pomeriggio dopo la
giornata scolastica, va al parco a giocare con i suoi amici. Le partite ufficiali durano
90 minuti, ma la loro poteva durare anche 2-3 ore: quando si è presi dall’adrenalina,
dalla foga del momento, quando si fa quello che si ama, la stanchezza svanisce.
Quel pomeriggio, mentre i ragazzi discutevano sulla partita appena conclusa, John, il
migliore amico di Tony, prese la parola: “Tony, anche oggi hai segnato sei goal,
vince sempre la squadra in cui giochi tu, sono sicuro che diventerai un grande
campione!”. Gli altri nove ragazzi, compreso Tony, scoppiarono in una grossa risata.
“John- rispose Tony- non esagerare! Ormai ho 16 anni, non ho mai giocato in
una squadra, non ho nessuna esperienza tattica! I campioni sono altri.” “Senti Tony
insistette John- ho trovato sul giornale l’annuncio della squadra del paese, l’Airdire, in
cui cerca nuovi giocatori e mercoledì prossimo faranno un provino a chiunque si
presenti. Vai, è la tua occasione!”. Ormai erano quasi le 19 e i ragazzi tornarono a
casa.
7 Novembre 2012. Celtic Park, Glasgow. 22.12. Minuto 72 della partita Celtic
Glasgow-Barcellona valida per la quarta giornata del girone G della Uefa Champions
League, la più importante manifestazione sportiva europea per squadre di club. Gli
scozzesi, nel giorno in cui celebrano i 125 anni di storia, sono incredibilmente in
vantaggio per 1 a 0 contro la squadra più forte del mondo, il Barcellona di Messi e
compagni.
Un ragazzo di 18 anni è pronto per entrare in campo. Sulla sua maglia bianco-verde
c’è stampato il numero 32. Il suo nome è Anthony Watt. Dopo appena 11 minuti dal
suo ingresso, Tony fa esplodere di gioia le 55mila persone presenti allo stadio
siglando la rete del 2 a 0 che chiude la partita e regala al Celtic il passaggio agli ottavi
di finale.
La storia di questo ragazzo scozzese, che ha compiuto 19 anni il 29 dicembre, è la
dimostrazione che il calcio, nonostante tutti i suoi mali e i suoi difetti, sa ancora
regalarci delle emozioni fantastiche ed uniche.
Giorgio Basile, 3^C
Dal parco al gol contro il Barcellona
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Per molti è un incubo, per altri invece è un piacere. Mettere alla prova se stessi con-
tro le intemperie e la propria forza di volontà. Proprio così; sto parlando della corsa
campestre. Il problema di questa gara non è vincere o salire sul podio, ma arrivare
al traguardo. Ogni passo è un auto-convinzione, perché un ''ce la faccio'' dopo l'altro
costituisce il tracciato da percorrere sino all'arrivo.
Giovani speranze crescono.
Le eliminatorie della fase interna del liceo Linguistico Statale hanno visto primeg-
giare tre ragazzi e tre ragazze di ogni classe.
Dopo questa fase, circa novanta su quattrocentosessanta studenti del liceo Lingui-
stico sono approdati alla fase d'istituto.
La manifestazione si è svolta nel campo da rugby di Sant'Egidio di Cesena, sempre
molto disponibile ad ospitare queste competizioni.
La gara maschile è stata vinta da Filippo Onofri, rappresentante della classe 3^D,
mentre in quella femminile ha trionfato Silvia Sorrenti, della classe 2^A.
Non vi è distanza prestabilita nelle corse campestri, poiché la lunghezza varia a se-
conda della difficoltà del percorso.
Solitamente misura da 1 km a 2 km, e in questo caso i giri effettuati intorno al cam-
po dalle ragazze sono stati tre, mentre quelli effettuati dai ragazzi sono stati tre e
mezzo.
Una giornata persa di scuola o una piccola vittoria per lo sport?
Sicuramente la seconda, anche se per questioni tecniche, il percorso dei sei studenti
saliti sul podio, è ancora tutta da decidere per le fasi provinciali.
Noemi Buratti, 1E
Giorgio Basile, 3c
Writings of corridor
Corsa Campestre liceo linguistico.
Posizione Nome Classe
1° Filippo Onofri 3^D
2° Alberto Esposito 2^C
3° Francesco Raniero 2^A
Posizione Nome Classe
1° Silvia Sorrenti 2^A
2° Caterina Severi 2^B
£° Bianca Gubellini 2^D
Gara Maschile.
Gara Femminile.
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Aforisma del mese.
Si è cominciato con le normali libertà del vivre quotidiano, lo
studio, il lavoro, il divertimento, e poi su, su con la privazione
della casa, con i ghetti, con la deportazione, e ancora su, su con
la privazione degli affetti, del cibo, della pulizia, della dignità.
Create voi il logo! Aspettiamo tutte le vostre proposte
per quello che diventerà il logo del
giornalino del liceo Linguistico!
Ricordiamo che potrà essere sia
un’immagine, che uno slogan.
Il giornalino su carta! Chiunque conosca possibili sponsor
per far diventare il giornalino
cartaceo, può farcelo presente.
La redazione è composta
da:
-Ludovica Montalti, 3D
-Ledina Ndoj, 3B
-Asmaa Demny, 3B
-Polina Romanov, 3E
-Giorgio Basile, 3C
-Claudia Leone, 2G
-Gioia Esmeralda Soglia,
2D
-Noemi Buratti, 1E
Writings of corridor 28/01/2013