17
Siamo pronti ad urlare fra i nostri corridoi! Lasciate che la cultura prenda il sopravvento sulla mente! Ed è proprio così che siamo pronti a dare la voce, final- mente a tutti gli angoli possi- bili di questa scuola. Il primo numero è stato pensato e organizzato in base a tanti punti di vista, primo di tutti cercare di coinvolgere la maggior parte di voi con ar- gomenti coerenti al nostro passato e presente, lanciando inoltre varie sfide che vi pro- porremo mese per mese. Chi siamo? Cosa vogliamo costruire? Domande semplici, ma dalle quali può partire il nostro progetto. Siamo otto ragazzi ai quali piace scrivere, assa- porare il presente, far cono- scere gli aspetti del nostro mondo che a volte, purtrop- po, ci vengono negati e vive- re in ogni possibile dimensio- ne l’idea che la scuola ci tra- smette, senza lasciare che la noia e la banalità prendano il sopravvento su dei ragazzi che possono sprigionare tan- ta forza se sollecitati da stimo- li adeguati. Lo scopo del giornalino sta diventando proprio questo, dare impulsi positivi ad una scuola che sta letteralmente cercando di crescere insieme a noi, e dare la spinta oltre la quotidianità. Insieme a voi aiuteremo chi già per questa scuola sta lavo- rando faticosamente e con eccellenti risultati, e chi non ha ancora trovato l’occasione per farlo… a questo punto, buona lettura virtuosa! La redazione. grafia, ci dovranno essere inviate cinque diverse fotografie, tutte inerenti al tema da noi dato. I premi saranno una gigantografia. Per quanto riguarda poesia e dise- gno, i premi saranno dei buoni da poter spendere in libreria, mentre quello di fotografia sarà una lezio- ne gratuita di 3-5 ore con un foto- grafo professionista. Dopo tutte le istruzioni vi proponia- mo il tema di questo mese: IL SI- LENZIO! Dopo aver parlato di impulsi positivi e coinvolgimento ab- biamo già pronta una sfida che speriamo riuscirà ad atti- rare più timoli possibili. Sfide, concorsi, tutti indetti nel nome della cultura. Per le persone le quali passio- ni sono la fotografia, la poesia e il disegno, abbiamo pronto un progetto creato per poter sfogare i propri sentimenti. Con ogni numero del giornali- no verrà proclamato un tema, secondo il quale tutti gli inte- ressato si dovranno cimenta- re in questa competizione, creando poesie, disegni e scattando fotografie. La sfida comprende quindi tre categorie, quelle appena elencate, e in ogni successi- vo numero si potranno avere risultati, ovvero i nomi dei tre vincitori distinti, eletti da noi. Per quanto riguarda la foto- Notizie di rilievo: Giornata della memoria (pag. 2-3) Conflitto israele-palestina (pag.4-5- 6) La strage di Newtown (pag. 7-8-9) Maschere virtuali (pag.10-11) Spazio adibito alla lettura (pag. 12-13) Sport’s time (pag. 14-15-16) Pagina di conclusione (pag. 17) Giornalino scolastico Liceo Linguistico Cesena. Prima uscita 28/01/2013 Writings of corridor Pagina 1 Be the voice of your corridor!

Writings of corridor

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Giornalinio scolastico n.1

Citation preview

Page 1: Writings of corridor

Siamo pronti ad urlare fra i nostri corridoi!

Lasciate che la cultura prenda il sopravvento sulla mente!

Ed è proprio così che siamo

pronti a dare la voce, final-

mente a tutti gli angoli possi-

bili di questa scuola. Il primo

numero è stato pensato e

organizzato in base a tanti

punti di vista, primo di tutti

cercare di coinvolgere la

maggior parte di voi con ar-

gomenti coerenti al nostro

passato e presente, lanciando

inoltre varie sfide che vi pro-

porremo mese per mese.

Chi siamo? Cosa vogliamo

costruire?

Domande semplici, ma dalle

quali può partire il nostro

progetto. Siamo otto ragazzi

ai quali piace scrivere, assa-

porare il presente, far cono-

scere gli aspetti del nostro

mondo che a volte, purtrop-

po, ci vengono negati e vive-

re in ogni possibile dimensio-

ne l’idea che la scuola ci tra-

smette, senza lasciare che la

noia e la banalità prendano il

sopravvento su dei ragazzi

che possono sprigionare tan-

ta forza se sollecitati da stimo-

li adeguati.

Lo scopo del giornalino sta

diventando proprio questo,

dare impulsi positivi ad una

scuola che sta letteralmente

cercando di crescere insieme

a noi, e dare la spinta oltre la

quotidianità.

Insieme a voi aiuteremo chi

già per questa scuola sta lavo-

rando faticosamente e con

eccellenti risultati, e chi non

ha ancora trovato l’occasione

per farlo… a questo punto,

buona lettura virtuosa!

La redazione.

grafia, ci dovranno essere inviate

cinque diverse fotografie, tutte

inerenti al tema da noi dato.

I premi saranno una gigantografia.

Per quanto riguarda poesia e dise-

gno, i premi saranno dei buoni da

poter spendere in libreria, mentre

quello di fotografia sarà una lezio-

ne gratuita di 3-5 ore con un foto-

grafo professionista.

Dopo tutte le istruzioni vi proponia-

mo il tema di questo mese: IL SI-

LENZIO!

Dopo aver parlato di impulsi

positivi e coinvolgimento ab-

biamo già pronta una sfida

che speriamo riuscirà ad atti-

rare più timoli possibili.

Sfide, concorsi, tutti indetti nel

nome della cultura.

Per le persone le quali passio-

ni sono la fotografia, la poesia

e il disegno, abbiamo pronto

un progetto creato per poter

sfogare i propri sentimenti.

Con ogni numero del giornali-

no verrà proclamato un tema,

secondo il quale tutti gli inte-

ressato si dovranno cimenta-

re in questa competizione,

creando poesie, disegni e

scattando fotografie.

La sfida comprende quindi

tre categorie, quelle appena

elencate, e in ogni successi-

vo numero si potranno avere

risultati, ovvero i nomi dei tre

vincitori distinti, eletti da noi.

Per quanto riguarda la foto-

Notizie di rilievo:

Giornata della memoria (pag. 2-3)

Conflitto israele-palestina (pag.4-5-

6)

La strage di Newtown (pag. 7-8-9)

Maschere virtuali (pag.10-11)

Spazio adibito alla lettura (pag.

12-13)

Sport’s time (pag. 14-15-16)

Pagina di conclusione (pag. 17)

Giornalino scolastico Liceo Linguistico Cesena.

Prima uscita

28/01/2013

Writings of corridor

Pagina 1

Be the voice of your corridor!

Page 2: Writings of corridor

kuhfihse

Solleviamo questo manto d’indifferenza.

La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non

dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le

rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di

indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in

questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i

miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘,

gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova,

gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e

immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle

dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani

liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è

stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.

Elisa Springer, Il Silenzio dei Vivi

Pagina 2 Writings of corridor

Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entravano nel campo

di sterminio nazista di Auschwitz e rivelavano al mondo lo sterminio del popolo

ebraico.

Il ricordo della Shoah non può essere rimosso, le responsabilità storiche e umane

vanno riconosciute e le colpe espiate. Fa male, infatti, ripensare che l' Italia dei

Savoia e di Mussolini e il Vaticano – le cui responsabilità nella vicenda sono

storicamente rilevate e rilevanti – fu complice dei tedeschi dell' anientazione

sistematica di un intero popolo.

In questi giorni di commemorazione l' espressione “non accadrà più” appare più

che mai svuotata del suo senso; i fatti rivelano che questo non è stato un episodio

isolato.

Il 24 aprile di ogni anno, infatti, si ricorda il cosiddetto “massacro armeno”

compiuto ben prima della Shoah, fra il 1915 e il 1923 il , dai Giovani Turchi e alcuni

gruppi kurdi, che portò alla morte di circa 1 milione e mezzo di persone. Un giorno

vissuto nel silenzio, troppo scomodo riaprire una pagina nera della storia turca,

dato il forte interesse che l' Europa nutre verso la Turchia!

Furono poi non meno di 20 milioni i russi eliminati durante gli anni del regime

comunista di Stalin.

Page 3: Writings of corridor

28/01/2013 Pagina 3

Mentre nel periodo che va dal 1965 al 1967 quasi un milione di comunisti

indonesiani furono eliminati dalle forze governative indonesiane, mentre tra il 1974

e il 1999 furono eliminate 250 mila persone della popolazione di Timor-Est da

gruppi paramilitari filo-indonesiani

Dopo la Shoah è bene ricordare, tra gli altri, il genocidio cambogiano, consumatosi

tra il 1975 e il 1979 ai danni degli oppositori politici di Pol Pot e dei Khmer Rossi, in

cui morirono almeno 1 milione e mezzo di persone.

Vent' anni dopo il genocidio ruandese del 1994 fece circa 800.000 morti.

Si stima poi che 1 milione e novecentomila cristiani e animisti sudanesi siano morti

a causa del blocco imposto dal governo di Khartum all'arrivo degli aiuti umanitari

destinati al Sudan meridionale.

L' 11 Luglio di ogni anno si ricorda invece il massacro di Srebrenica. 8Mila

musulmani furono uccisi dalle truppe serbo-bosniache durante la guerra che

sconvolse i Balcani tra il 1992 e il 1995.

Un organismo dell'ONU ha stimato che, in Iraq, nel 1998 furono un milione i morti,

tra cui 560 mila bambini, a causa della politica di Saddam Hussein e dell' embargo

internazionale.

Oggi, nel silenzio e nel disinteresse generale, nella Repubblica democratica del

Congo, nelle regioni orientali del Kivu, infuria una guerra ormai decennale che,

dopo una blanda tregua, è ripresa con vigore. Una follia che ha prodotto milioni di

morti ed ha segnato tragicamente i sopravvissuti a seguito delle atrocità subite.

Come è facile immaginarsi alla base di questo conflitto c' è ancora il denaro, quello

che viene sfruttato dalla raccolta e dal commercio, spesso abusivo, di oro, coltan,

platino e altre materie pregiate.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=omfyNEGCoT4

Non sono tanto le cifre di questi massacri a indignare, quanto l'umiliazione, la

perdita dei diritti e della dignità umana e l' indifferenza internazionale di fronte a

queste atrocità. Come diceva Primo Levi: "Se comprendere è impossibile,

conoscere è necessario."

Ledina Ndoj, 3B

Page 4: Writings of corridor

“Come Together”

Pagina 4 Writings of corridor

L’Italia sta affrontando un periodo di assoluta instabili-tà, sia a livello economico, sia a livello politico. E in que-sto quadro si colloca anche l’endemico conflitto israelia-no-palestinese. Rapimenti, bombe, crisi, catastrofi, guerre, genocidi (e la lista potrebbe continuare) si susse-guono a sconvolgimenti ancor più gravi ai quali noi tutti partecipiamo con l’occhio del telespettatore spesso di-sattento. Dopo lo sterminio dei lager nazisti, precisamente nel 1947, l’ONU diede a due popo-li un solo paese, che ricordiamo era già stato spezzato dalle varie politiche coloniali prevalentemente inglesi. Nel 1948, David BenGurion proclama l’indipendenza di Israele. Da questo momen-to la popolazione araba, vinta nonostante la superiorità numerica, è costretta in gran parte all’esodo o a vivere all’interno delle frontiere imposte da Israele, econo-micamente e politicamente molto forte. Inizia così un lungo susseguirsi di guerre che coinvolgono: Egitto, Iraq, Siria, Transgiordania e Libano, contrari alla divisione della Palestina. Questa vede la dichiarazione delle sua indipendenza nel 1988 per mano dell’OLP, nonostante non sia ancora stata ric0nosciuta ufficialmente dall’ONU. Perciò dal lontano Mag-gio 1948 que-sto territorio ha davanti a-gli occhi una situazione di guerra senza soluzioni ra-gionevoli, alla quale nem-meno la pace di Oslo del 1993 ha sapu-to mettere un freno. I tempi moderni non impedi-scono però alla religione di insinuarsi fra le piaghe dolo-rose di queste ostilità. .

Israele e i membri della Lega araba.

██ Lega araba ██ Paesi che sono stati in guerra contro Israele ██ Stato israelia-no ██ Stato palestinese

“Rapimenti, bombe,

crisi, catastrofi,

guerre, genocidi”

Page 5: Writings of corridor

Pagina 5 28/01/2013

In che modo? Ognuno dei due schieramenti offre una prospettiva secondo la quale la guerra non può finire. Gerusalemme è vista da entrambi come capitale sto-rica. I palestinesi sostengono con forza che ci sia la grande necessità di liberare “Al Qoods”, ovvero Gerusalemme, luogo sacro dal quale Muhammad volò in cielo, segno di un primo risveglio generale della comunità che crede in Allah verso la purificazione. I territori arabi invasi dagli israeliani però sono per loro un dono che gli spetta per potere divino. E’ importante inol-tre considerare che non si tratta di una guerra che coinvolge solo i due di-retti interessati, bensì che si ripercuote anche su altre popolazioni, non necessariamente confinanti. Israele è aiutata da una potenza mondiale non da poco, l’unica che in un momento come questo si può davvero permettere ingenti spese militari si-mili a quelle richieste per tener teste ad un conflitto affine: gli USA. La Palestina dal suo canto, ha sempre avuto diversi sostenitori nel mondo arabo e nella Russia, anche per traffici economici che gestisce nei paesi e-steri, ma soprattutto perché si presenta come territorio occupato che subi-sce continue aggressioni. Nonostante riguardi anche gli stati europei, essi non hanno mai preso una decisione a favore di uno o dell’altro, poiché da-rebbero il loro appoggio all’esigenza israeliana di essere ufficialmente ri-conosciuta, ma comunque ritengono sia molto importante l’amicizia con gli arabo-palestinesi, dati i buoni rapporti commerciali con essi e la debole politica europea. Molti cittadini italiani si sono chiesti in questi giorni come alla nostra na-zione, già di per se con grandissimi problemi, possano interessare questio-ni altrui. Questa obiezione, che propone una visione ristretta di un mondo ormai globalizzato, può essere controbattuta evidenziando che molti di noi non hanno quasi mai messo in conto la vera identità nella quale ogni uo-mo si dovrebbe rispecchiare. Infatti, prima di tutto, prima del nostro po-polo, della nostra nazione, noi siamo cittadini del mondo. E questo è un diritto che mai nessuna differenza potrà demolire. Inoltre, ricordiamo che Monti, ex-presidente del consiglio, assieme a tutta l’Italia, si è trovato a dover prendere parte a questo dissidio quando l’Italia è stata interpellata a votare assieme agli altri stati in rappresentan-za all’ONU per il riconoscimento ufficiale delle stato della Palestina, gesto identificato come “infedele” nei confronti di Israele, dove anche i giornali locali hanno dedicato svariate pagine intitolandole: “ IL TRADIMENTO DEL’ITALIA”.

Segue a pag. 6

Page 6: Writings of corridor

Secondo il quotidiano israe-

liano intitolato Yedioth Ahro-

not, l’Italia voleva astenersi in

un primo momento, ma poi “come ladri

nella notte” ha cambiato posizione a po-

che ore dal voto. Sempre l’articolo atte-

sta che il presidente del consiglio Mario Monti, “che ha preso i mano le redini e de-

ciso in una giorno di cancellare la politica di un decennio”, ha agito per motivi di

politica interna. Sembra quasi impossibile sanare le fratture create durante tre ge-

nerazioni: appena il conflitto sempre infatti sopito, si è in realtà in attesa di una

nuova sommossa che possa rimescolare le carte in tavola, da una parte confinando

gli arabo-palestinesi nell’inferno di Gaza o nei campi miserabili del Libano, dal’altra

non dando la possibilità ad Israele di trovare soluzioni pacifiche, di normalità.

Il tentativo che mi ha colpito di più è stato l’incontro fra la cantante israeliana Noa e

il gruppo palestinese “Andala”, che nel settembre del 1993 conclusero il loro concer-

to la significativa “Come Together”.

La musica, in fondo, è sempre stata un mezzo di comprensione e unione che ci al-

lontana da un mondo delineato da paura e marketing.

Ed ecco che le lacerazioni incominciano a diventare più sopportabili quando vedia-

mo anche piccoli segni di miglioramenti in un periodo che vede una fine del mondo

ogni giorno, con la morte di un bimbo innocente, con la nuova fabbricazione di ar-

mi e bombe e con la continua intolleranza di alcuni popoli e religioni noi confronti

di altri paesi.

Ludovica Montalti, 3D

Yedioth Ahronot, quotidiano israeliano

Pagina 6 Writings of corridor

Page 7: Writings of corridor

La strage di Newtown

Segue a pag. 8

E' ormai storia nota ciò che circa un mese fa ha avuto luogo a Newtown,

Connecticut. Un ragazzo di appena vent'anni il cui nome era Adam Lanza si è

introdotto all'interno della scuola elementare "Sandy Hook", nella quale ha fatto

una vera propria strage, ponendo fine alla vita di 26 persone, 20 delle quali erano

bambini, e uccidendosi poi a sua volta. L'uomo, a quanto dicono gli investigatori,

soffriva della sindrome di Asperger; la sindrome di Asperger è una forma leggera di

autismo, che può però avere, questa storia ne è la ovvia dimostrazione, riscontri

molto gravi e pericolosi sulla persona che ne soffre. E' infatti noto che il primo

problema causato dall'Asperger è una difficoltà nei rapporti umani con altri al di

fuori di loro stessi, poiché questi non sono in grado di capire i bisogni di chiunque

altro, e potrebbero persino avere reazioni violente o eccessive nel caso accada

qualcosa che non rientri nelle loro aspettative. Fatto sta che Lanza, che avesse o no

l'Asperger, non ha comunque avuto scrupoli quando sabato 15 dicembre ha

guardato gli occhi di venti bambini e ha sparato, ponendo fine a delle vite ancora

praticamente neppure iniziate.

Ma io ora non sono qui per parlare di Lanza o dei disturbi dei quali soffriva. Io non

sono qui per raccontarvi una storia della quale già conoscete i particolari, una storia

di sangue e di lacrime. Io sono qui per parlarvi delle ventisei vite che giorni fa si

sono tragicamente concluse per mano di un ragazzo la cui mente malata lo ha

spinto a compiere un atto tanto folle quanto orribile, sono qui per parlarvi dei sei

insegnanti e collaboratori scolastici che pur di salvare le vite dei bambini che ogni

giorno avevano imparato a conoscere in quel luogo che era stato assicurato come

protetto hanno sacrificato loro stessi, e sono qui per parlarvi dei venti bambini,

ancora ignari della violenza che avrebbero dovuto conoscere nel mondo vero, il

mondo che doveva rimanere fuori da quella scuola, il mondo per il quale erano

ancora troppo giovani, ma che si è presentato a loro così, con delle pallottole

sparate da un uomo preso da chissà quale tipo di follia.

28/01/2013 Pagina 7

Page 8: Writings of corridor

Charlotte. Daniel. Olivia. Josephine. Ana. Dylan. Madeleine. Catherine. Chase.

Jesse. James. Grace. Emilie. Jack. Noah. Caroline. Jessica. Benjamin. Avielle.

Allison.

Questi erano i loro nomi. Ognuno di loro aveva una storia. Una poteva essere più

corta o più lunga dell'altra, più nella norma o più travagliata, ma era comunque la

storia di un bambino. Una storia appena agli inizi, una storia il cui seguito non ci

sarà mai. Eppure io non riesco a non pensarci, a non pensare a queste creature che

hanno conosciuto la morte ancor prima della vita, ai loro genitori, al dolore che

proveranno ogni volta che vedranno un bambino correre o un ragazzo crescere. Non

riesco a non pensare alle lacrime amare che in stavano scorrendo senza sosta in

quella cittadina distrutta dal dolore. A Newtown la vita si è fermata il 15 dicembre

2012, e chissà quando riprenderà il suo cammino. Io non riesco a smettere di

pensare a come una persona possa essere riuscita ad uccidere anche solo uno di

quei bambini dopo aver visto il terrore nei loro occhi oscurare persino l'innocenza

che solitamente li caratterizza.

E' bene dire però che in questo contesto va soprattutto premiato il sangue freddo

delle persone che si sono praticamente buttate nella bocca del leone per salvare

anche solo una di quelle vite, persone che non tutte sono riuscite ad uscire vive da

quella carneficina. Dawn Hochsprung e Mary Sherlach, Vicki Soto, Lauren

Rousseau, Rachel Davino e Anne Marie Murphy sono state le sei insegnanti che,

sprezzanti del pericolo a cui andavano incontro, hanno sacrificato la loro vita,

riuscendo quindi a salvarne molte altre. Ed è a loro che dobbiamo rivolgere le

nostre preghiere, alle uniche persone che hanno preso la decisione più giusta che

qualcuno dovrebbe prendere in una simile circostanza.

E poi, alla fine di questo discorso, mi sorge una sola domanda spontanea.. Ma è

davvero questo il mondo in cui vivo? Un mondo in cui le pistole vengono cedute in

una maniera tanto facile persino a chi soffre di disturbi della personalità, un mondo

dove persone che potrebbero essere la causa del male di altri hanno un accesso così

poco limitato ad armi mortali? Beh, io non voglio che questo vada avanti. Io non

sono che una liceale, una liceale italiana per altro, quindi abitante di un paese nel

quale il problema delle armi non è ancora a questi livelli, ma sono prima di tutto

abitante della Terra, e non voglio né posso accettare che una tragedia simile possa

accadere nuovamente, anche se lontano da me, anche se in un paese che non è il

mio.

Pagina 8 Writings of corridor

Page 9: Writings of corridor

Nessuno merita di essere privato del figlio, della sorella o del fratello, nessuno

merita di essere privato della madre, nessuno merita di essere privato degli affetti

più cari in una maniera tanto truce. Nessuno. L'unica cosa a consolarmi è che ora in

America è finalmente stata messa in discussione la legge che concede il porto d'armi

in una maniera tanto semplice e poco complicata. Tra i più strenui sostenitori di

una riforma riguardante le armi e chi ne dovrebbe poter essere in possesso c'è

infatti il sindaco di New York, Michael Bloomberg, che ha dichiarato non molti

giorni fa:

“Le parole da sole non risolveranno il problema per gli Stati Uniti. Solo i fatti

possono farlo. La violenza commessa con le armi da fuoco è un’epidemia e una

tragedia su scala nazionale, che richiede molto di più delle parole. Siamo l’unico

paese industrializzato che ha questo problema. L’unico in tutto il mondo. Ecco

perché serve un’azione immediata per l’intero Paese da parte del Presidente e del

Congresso. Deve essere in cima alla loro agenda”.

Obama però, per quanto a sua volta a favore di una legge che possa tutelare

maggiormente i cittadini statunitensi, non può fare granché, poiché il cuore del

problema sta nel fatto che in assenza di una giurisdizione federale che limiti la

vendita di esplosivi, armi da fuoco o munizioni, nessun paese sarà mai al sicuro

finché si baserà solo sulle proprie leggi, e questa non dipende solo dal presidente in

carica.

Noi ora speriamo nel meglio e preghiamo per le famiglie dei bambini e per quelle

delle insegnanti la cui morte ha colto un po' tutti di sorpresa, lasciandoci sconvolti e

senza parole per lo sgomento; concludo quindi con un estratto del commovente

discorso che appunto Obama ha tenuto a Newtown, durante la veglia in memoria

delle persone scomparse in questa tragedia.

Pagina 9 Writings of corridor

"Siamo qui raccolti per ricordare venti magnifici bambini e sei straordinari adulti. Hanno

perso le loro vite in una scuola che potrebbe essere stata qualsiasi scuola; in una città

tranquilla piena di persone buone e oneste che sarebbe potuta essere qualsiasi città

d’America. Qui a Newtown, vengo per offrire l’affetto e le preghiere di una nazione. Sono

molto consapevole che le sole parole non possono misurarsi con la profondità del vostro

dolore, e so che non possono nemmeno alleviare le sofferenze dei vostri cuori feriti. Posso

solo sperare che possano aiutarvi a ricordare che non siete soli nel vostro dolore; che anche

il nostro mondo è stato distrutto; che ovunque in questa nostra Terra, abbiamo pianto con

voi, abbiamo stretto forte i nostri bambini. E dovete ricordare che vi daremo qualsiasi

conforto che saremo in grado di darvi; che saremo onorati di farci carico di qualsiasi parte

di tristezza che possiamo condividere con voi per alleviare il vostro dolore. Newtown: non

sei sola."

Obama, 16/12/12, Newtown.

Gioia Esmeralda Soglia, 2D

Page 10: Writings of corridor

Maschere virtuali.

"Non funziona più la nostra storia, scusa, ma ti lascio", messaggio inviato.

"Vai a vedere il profilo di **** e dimmi cosa ne pensi"

"Hai letto il suo ultimo stato? Hai visto la sua ultima foto?". Mi piace. Like it.

"Devo dirti una cosa importante, entra su Facebook che te la scrivo in chat. "

Immagini, foto, frasi, emozioni che scorrono veloci sullo schermo con un sem-

plice click. Oggi come oggi noi ragazzi non ci accorgiamo ormai più di ciò che

sta accadendo alla maggior parte di noi. Ci stiamo nascondendo. Ci stiamo na-

scondendo dalla realtà. Ci costruiamo una maschera che ci piaccia, che appaia

agli altri come desideriamo. Questa maschera consiste nella creazione di un pro-

filo su un social network conosciuto in tutto il mondo come Facebook. Già que-

sta scelta risulta insidiosa dal momento stesso in cui accettiamo le condizioni di

utilizzo, una trentina di pagine scritte in inglese che pochissimi si prendono il di-

sturbo di leggere. Se ci soffermassimo su quelle righe scopriremmo una cruda

verità sconosciuta ai più: ogni foto, ogni frase, ogni informazione che viene

messa lì dentro diventa automaticamente proprietà di Facebook. Perdiamo la

proprietà dei nostri dati nel momento stesso in cui pubblichiamo qualcosa.

Ecco, profilo creato, inseriamo i nostri dati personali, aggiungiamo informazioni

su noi stessi, una foto profilo che tutti possono vedere e cominciamo a navigare

alla ricerca dei profili dei nostri amici. Cominciamo ad aggiungerli, visitiamo i

loro profili, commentiamo, dichiariamo se un elemento ci piace oppure no. Tutte

queste azioni compaiono su tantissime bacheche e tutti vedono cosa facciamo,

cosa pensiamo, cosa ci sta succedendo. È impressionante come basti visionare

un profilo qualsiasi e capire cosa sta succedendo a una persona, anche se non la

si conosce.

28/01/2013 Pagina 10

Page 11: Writings of corridor

Leggiamo poi cosa scrivono gli altri e interpretiamo. Ognuno di noi interpreta,

giudica, diffonde parte di se stesso e degli altri. Speculiamo sui pettegolezzi che

girano a ruota libera sullo schermo. Ci mettiamo in contatto con chi vogliamo, più a-

mici abbiamo più ci sentiamo importanti. I "Mi piace" agli stati e alle foto diventano fonda-

mentali, tanto da portarci a eliminare un elemento che non è risultato abbastanza popolare al

popolo virtuale che ci segue. Tutto questo stando comodamente seduti su una poltrona del

salotto con uno smartphone in mano o stesi sul letto con portatile davanti agli occhi. Pome-

riggi interi spesi così, facendo pubblicità a noi stessi aggiornando continuamente il nostro

profilo. Ma fermiamoci un attimo e chiediamoci che fine hanno fatto i rapporti con le perso-

ne? Crediamo forse che se su Facebook abbiamo cinquecento amici, questo dato rispecchi

la realtà? Forse siamo davvero convinti di conoscere e parlare con una persona, con un esse-

re umano così, con una macchina che si frappone tra di noi, che fa da tramite? Davvero pos-

siamo affermare con certezza che l'altra persona ci stia dicendo la verità, solo perché ha

scritto qualcosa? Come possiamo averne la certezza senza poterla guardarla negli occhi,

senza poterla percepire accanto a noi, senza poterla sentire e vedere davanti a noi? Discen-

diamo pur sempre dagli animali. Perché allora abbiamo perso l’abitudine che tutti loro han-

no di credere che una cosa vera solo annusandola e vedendola realmente. Non rilevano odo-

ri da una macchina, non si fidano. E noi invece cos’è che facciamo? Forse non ce ne accor-

giamo davvero, ma stiamo fuggendo dalla realtà. Stiamo fuggendo da noi stessi. E comincio

a temere per il nostro futuro.

Lucia Sintoni ,2B

Pagina 11 Writings of corridor

Page 12: Writings of corridor

Testi consigliati sulla Shoah

re,nonostante tutta la tristezza c'è

ancora del bene a questo mon-

do,c'è ancora qualcosa per cui

valga la pena combattere, e non

sarà sempre così,il dolore passa

resta invece la forza che ci ha

permesso di superare ogni dram-

ma, resta in noi la consapevolezza

di ciò che siamo.

Polina Romanov, 3E

“ Ricerco la felicità. Non la mia. La

tua. Ricerco la tua felicità. Pensi di

non averla eppure ce l'hai. Non mi

riferisco solo alle grandi felicità

come l'incontro con l'anima gemel-

la o la scalata alla vetta più alta

che c'è. M'interessano le felicità

quotidiane: un caffè con un amico,

una telefonata inaspettata, tornare

a casa la sera,aprire il frigo e inve-

ce di un pomodoro trovarne due.”

Così scrive Valerio Millefoglie nel

libro “L'attimo in cui siamo felici”

un bellissimo libro che ho letto po-

co tempo fa. Basato su una storia

vera,l'autore per superare il dolore

legato alla morte del padre, deside-

ra sapere quando le persone prova-

no la vera felicità,la felicità concre-

ta. Inventa uno schema dove il sog-

getto deve indicare i momenti di

gioia di una settimana e ne distri-

buisce centinaia in giro per la città

(biblioteche,musei,scuole). Tutto

questo per capire quando e perché

per un momento tutto va bene.

Ho sempre pensato che la felicità

fosse quella legata soltanto alle

grandi cose, un buon lavoro, il

matrimonio, una vita serena. La

felicità per me era sempre stata

una destinazione,un progetto fu-

turo,lontano. Un'attesa. Leggendo

questo libro invece mi sono ricre-

duta. Ho capito che bastano un

paio di buoni amici e una tazza di

caffè che la vita prende colore,si

distacca dal grigio della quotidia-

nità e ci fa stare bene. E anche se

in questo periodo della nostra vita

c'è qualcosa che non va, noi ab-

biamo comunque diritto a dei pic-

coli momenti di piacere e basta

poco,basta veramente poco per

provare emozioni positive. E tan-

to più spesso proviamo la felicità

tanto più giovani diventiamo. Io

trovo la mia felicità ogni giorno

nel sorriso di mia madre che mi

augura una bella giornata,negli

occhi dei miei amici e nei miei

libri di poesia, e so per certo che

nonostante tutto il dolo-

Libri in lingua italiana:

Ausmerzen, Marco Paolini.

Vite indegne di essere vissute, di Marco Paolini, racconta la follia degli esperimenti di natura nazista. Si trat-ta di un racconto lungo, che mostra al mondo le atrocità, da molti ignora-te o dimenticate, che vennero ripetu-

te durante il periodo nazista. Libri in lingua tedesca:

“L'attimo in cui siamo felici”

Segue a pag. 12

Let’s read! (Spazio adibito alla lettura)

28/01/2013 Pagina 12

Ausmerzen in lingua tedesca significa eliminare.

Kapò, Aleksandar Tisma.

Un autore dal tono realistico che ha dedicato la sua carrie-

ra artistica a narrare le difficoltà del dopoguerra, le crisi di

identità e la difficoltà a convivere con gli altri.

Page 13: Writings of corridor

Libri in lingua francese:

Auschwitz – Residence de la mort.

Documentario unico sul più grande campo

di concentramento nazista. Parte principale

di questo libro è costituita da una raccolta di

fotografie del fotografo di fama mondiale

Adam Bujak, che decide di tornare indietro

nel tempo per fare rivivere il terrore nazista.

Témoins d’Auschwitz

La storia del KL Auschwitz raccontata da

diciannove testimonianze che sono riuscite a

sopravvivere a questo inferno.

Libri in lingua tedesca:

Ich war acht und wollte

leben: eine Kindheit in

Zeiten der Shoah, Hein-

rich Schönker.

I ricordi dello scrittore, scam-

pato alla morte di Auschwitz.

Shoah, Claude Lan-

zmann.

I sottotitoli e i dialoghi del film,

compatti come un poema, scrit-

ti dallo stesso Claude Lan-

zmann, regista del film

“Shoah”.

Pagina 13 Writings of corridor

Libri in lingua spagnola:

El largo viaje, Jorge Semprun.

Corre l’anno 1943 quando un vagone

chiuso e stretto trasporta centoventi de-

portati ai campi di concentramento.

È un viaggio claustrofobico, degradante:

sovraffollati corpi cadendo da esauri-

mento, si perde il conto dei giorni che è

stato lì e non sa nemmeno dove o quando

finirà. E, tuttavia, a volte una semplice

parola che pronuncia un collega risveglia

tutti i tipi di memorie, solo tutto ciò che

rimane in quei momenti.

Libri in lingua inglese:

Night, Elie Wiesel.

La notte è un romanzo autobiografico di

Elie Wiesel che racconta le sue esperien-

ze di giovane ebreo ortodosso deportato

insieme alla sua famiglia nei campi di

concentramento di Auschwitz e Buchen-

wald.

The Holocaust, Susanna Davi-

dson.

Sotto lo sfondo della seconda guerra

mondiale, il libro prende in considerazio-

ne gli eventi che portano ad essa e descri-

ve quello che è successo.

Page 14: Writings of corridor

Sport’s time!

Pagina 14 Writings of corridor

14 Febbraio 2009. North Lancashire. 18.27. Anthony, per gli amici semplicemente

Tony, è disteso sul prato dei “Jubilees Gardens”, dopo una partita con i suoi

compagni di classe. Il sedicenne scozzese, trasferitosi in Inghilterra all’età di 6 anni, è

esausto, ma felice di aver fatto la cosa che ama di più: giocare a calcio. Indossa la

maglietta a strisce orizzontali bianco-verdi, quella della sua squadra del cuore, i

Celtic Glasgow. Tony non gioca in una squadra, i suoi genitori non hanno abbastanza

soldi per soddisfare questo suo desiderio, in cambio, ogni sabato pomeriggio dopo la

giornata scolastica, va al parco a giocare con i suoi amici. Le partite ufficiali durano

90 minuti, ma la loro poteva durare anche 2-3 ore: quando si è presi dall’adrenalina,

dalla foga del momento, quando si fa quello che si ama, la stanchezza svanisce.

Quel pomeriggio, mentre i ragazzi discutevano sulla partita appena conclusa, John, il

migliore amico di Tony, prese la parola: “Tony, anche oggi hai segnato sei goal,

vince sempre la squadra in cui giochi tu, sono sicuro che diventerai un grande

campione!”. Gli altri nove ragazzi, compreso Tony, scoppiarono in una grossa risata.

“John- rispose Tony- non esagerare! Ormai ho 16 anni, non ho mai giocato in

una squadra, non ho nessuna esperienza tattica! I campioni sono altri.” “Senti Tony

insistette John- ho trovato sul giornale l’annuncio della squadra del paese, l’Airdire, in

cui cerca nuovi giocatori e mercoledì prossimo faranno un provino a chiunque si

presenti. Vai, è la tua occasione!”. Ormai erano quasi le 19 e i ragazzi tornarono a

casa.

7 Novembre 2012. Celtic Park, Glasgow. 22.12. Minuto 72 della partita Celtic

Glasgow-Barcellona valida per la quarta giornata del girone G della Uefa Champions

League, la più importante manifestazione sportiva europea per squadre di club. Gli

scozzesi, nel giorno in cui celebrano i 125 anni di storia, sono incredibilmente in

vantaggio per 1 a 0 contro la squadra più forte del mondo, il Barcellona di Messi e

compagni.

Un ragazzo di 18 anni è pronto per entrare in campo. Sulla sua maglia bianco-verde

c’è stampato il numero 32. Il suo nome è Anthony Watt. Dopo appena 11 minuti dal

suo ingresso, Tony fa esplodere di gioia le 55mila persone presenti allo stadio

siglando la rete del 2 a 0 che chiude la partita e regala al Celtic il passaggio agli ottavi

di finale.

La storia di questo ragazzo scozzese, che ha compiuto 19 anni il 29 dicembre, è la

dimostrazione che il calcio, nonostante tutti i suoi mali e i suoi difetti, sa ancora

regalarci delle emozioni fantastiche ed uniche.

Giorgio Basile, 3^C

Dal parco al gol contro il Barcellona

Page 15: Writings of corridor

Pagina 15

Per molti è un incubo, per altri invece è un piacere. Mettere alla prova se stessi con-

tro le intemperie e la propria forza di volontà. Proprio così; sto parlando della corsa

campestre. Il problema di questa gara non è vincere o salire sul podio, ma arrivare

al traguardo. Ogni passo è un auto-convinzione, perché un ''ce la faccio'' dopo l'altro

costituisce il tracciato da percorrere sino all'arrivo.

Giovani speranze crescono.

Le eliminatorie della fase interna del liceo Linguistico Statale hanno visto primeg-

giare tre ragazzi e tre ragazze di ogni classe.

Dopo questa fase, circa novanta su quattrocentosessanta studenti del liceo Lingui-

stico sono approdati alla fase d'istituto.

La manifestazione si è svolta nel campo da rugby di Sant'Egidio di Cesena, sempre

molto disponibile ad ospitare queste competizioni.

La gara maschile è stata vinta da Filippo Onofri, rappresentante della classe 3^D,

mentre in quella femminile ha trionfato Silvia Sorrenti, della classe 2^A.

Non vi è distanza prestabilita nelle corse campestri, poiché la lunghezza varia a se-

conda della difficoltà del percorso.

Solitamente misura da 1 km a 2 km, e in questo caso i giri effettuati intorno al cam-

po dalle ragazze sono stati tre, mentre quelli effettuati dai ragazzi sono stati tre e

mezzo.

Una giornata persa di scuola o una piccola vittoria per lo sport?

Sicuramente la seconda, anche se per questioni tecniche, il percorso dei sei studenti

saliti sul podio, è ancora tutta da decidere per le fasi provinciali.

Noemi Buratti, 1E

Giorgio Basile, 3c

Writings of corridor

Corsa Campestre liceo linguistico.

Page 16: Writings of corridor

Posizione Nome Classe

1° Filippo Onofri 3^D

2° Alberto Esposito 2^C

3° Francesco Raniero 2^A

Posizione Nome Classe

1° Silvia Sorrenti 2^A

2° Caterina Severi 2^B

£° Bianca Gubellini 2^D

Gara Maschile.

Gara Femminile.

Pagina 16 28/01/2013

Page 17: Writings of corridor

Aforisma del mese.

Si è cominciato con le normali libertà del vivre quotidiano, lo

studio, il lavoro, il divertimento, e poi su, su con la privazione

della casa, con i ghetti, con la deportazione, e ancora su, su con

la privazione degli affetti, del cibo, della pulizia, della dignità.

Create voi il logo! Aspettiamo tutte le vostre proposte

per quello che diventerà il logo del

giornalino del liceo Linguistico!

Ricordiamo che potrà essere sia

un’immagine, che uno slogan.

Il giornalino su carta! Chiunque conosca possibili sponsor

per far diventare il giornalino

cartaceo, può farcelo presente.

La redazione è composta

da:

-Ludovica Montalti, 3D

-Ledina Ndoj, 3B

-Asmaa Demny, 3B

-Polina Romanov, 3E

-Giorgio Basile, 3C

-Claudia Leone, 2G

-Gioia Esmeralda Soglia,

2D

-Noemi Buratti, 1E

Writings of corridor 28/01/2013