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XMAS PROJECT

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Ricettario dedicato a tutte le persone che preferiscono un verso irriverente ad una tovaglia a fiori.

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A Grazia, Graziella e Graziealcazzo

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Intro Di: Roberta | Il senso gusto (http://ilsensogusto.blogspot.it) Vale e Sarah, chi le conosce non le molla più. E qui finiscono i complimenti. Se verrò licenziata saprò a chi dare la colpa per quelle smorfie davanti al PC dell’ufficio mentre leggo i loro post, cercando di non emettere suoni e soffocando risate che meriterebbero di farsi sentire. Loro cucinano con talento e non c’è dubbio. Vale ecologicamente convinta, Sarah perennemente alla ricerca dell’ingrediente che non c’è. Vale in Italia, Sarah in UK. Le foodblogger più irreverenti della rete. Post farciti di parole non proprio adatte a due giovani fanciulle, frasi da far impallidire il più scurrile dei Gordon Ramsey, ma scritte con una raffinata e intelligente ironia che i loro post mi sembrano sempre troppo brevi quando finisco di leggerli. Da qui nasce la mia idea quando, qualche mese fa, proposi loro di scrivere un ricettario per Natale; tuttavia sarebbe stato troppo facile cucinare delle ricette locali tradizionali e sull’onda dell’entusiasmo per le avventure di Sarah alle prese con un polpo o con la saga delle rape che si moltiplicano all’infinito nei suoi piatti (scarsa quantità di ingredienti in UK?), decidemmo di scambiare le tradizioni: Vale avrebbe cucinato ricette natalizie inglesi mentre Sarah si sarebbe cimentata con la tradizione del Natale italiano. Il risultato lo potete trovare qui sotto: un esilarante racconto che narra di quanto possa essere difficile trovare ingredienti che per alcuni sono di normale consumo mentre altri non ne sentono minimamente la necessità. Per rendere tutto più sadicamente complesso, Vale ha stabilito quali ricette dovesse preparare Sarah e viceversa, senza risparmiarsi reciprocamente colpi bassi con pandori, stracotti, passatelli, pudding, mincemeat pie,… E io lì nel mezzo a sghignazzare ad ogni scambio di email, insulti, anatemi, fanculizzate ma tanto tanto affetto e stima per il lavoro reciproco. Questo ricettario è dedicato a tutte le persone che preferiscono un verso irriverente ad una tovaglia a fiori. Buon Natale. (e detto da me è già un successo…)

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Da dove siamo partite: Sarah ’s Point of View. Di: Sarah | Cibo For Me (http://ciboforme.blogspot.it) Se provo a ricordare perché o come ci è venuto in mente di metter insieme questa cosa, davvero non lo riesco a fare. Che tutto sommato è un bene, perché non dovevo essere in piena forma quel giorno… Ho conosciuto Roby e Vale, in quest’ordine, grazie ad un contest, il mio primo, sbirciando tra i partecipanti. Le ho trovate ragionevolmente cazzare disimpegnate e sufficientemente oneste. E poi avevano un bel blog e all’inizio è da lì che ti conosci, da come ti racconti. Ecco, il fatto che i loro blog siano curati, estetici e dotati di buona grazia fotografica, che le ricette proposte siano riuscite, interessanti e appetitose mi doveva far venire un dubbio sull’(in)opportunità di far parte di questa piccola garina. Che poi non è una garina vera, ma la Vale ed io ci sentiamo in competizione come due attaccanti della stessa squadra: giochiamo la stessa partita ma siamo interessate alla stessa palla. -_- Che razza di metafora è? =_= Comunque, non so com’è, ma ho la netta sensazione che mi abbiano fregata. ;) Il campo di gioco sarà il bianco Natale, le palle di neve tardano ad arrivare, quindi ce le mettiamo noi: quando la diversa reperibilità di certi prodotti porta a nuove interpretazioni della tradizione.

Il mio menu Primi Pasta ripiena Passatelli Gnocchi con stracotto Secondi Bollito con salsa al rafano Stracotto Dolci Stocazzodipandoroloodio Credo che la morale di questa esperienza sia: che tutto si può. E questo è il mio regalo di Natale, non tanto la speranza, ma la certezza che se anche la ciambella non esce col buco, se l’avete impastata con amore e impegno, vi sfamerà la pancia e l’anima. E se proprio fa schifo che non si fa mangiare, l’esperienza vi ha fatto crescere. Anche il meno dotato può migliorare e stupirsi, a volte basta solo sapere come. E avere la voglia di fallire provare.

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Pasta Ripiena

Che non li chiami tortellini, che non li chiami cappelletti… Mi sento, col dovuto rispetto, di considerarli più affini ai tortellini, anche se il ripieno non ha nulla a che vedere con la ricetta depositata (hanno anche una Confraternita del Tortellino!! Mitici!), ma almeno è di carne. In verità nemmeno la chiusura dei lembi assomiglia né al tortellino, né al cappelletto… Beh, cosa c’è adesso, siamo tutte sfogline?? ;) La sfoglina è la Regina della sfoglia, colei che a mano tira la pasta dello spessore giusto e sa farcire e piegare i quadrati di pasta ad una velocità che l’occhio umano non segue. Quindi, direi, sicuramente non io, dato che le foto che vedete ho iniziato a farle ad agosto sperando di raggiungere le 12 porzioni di non-tortellini per Natale. Quando la Vale mi ha buttato là ’sta cosa dei tortellini credo di aver sudato freddo. Sì, perché è quella sadica della Vale che ha suggerito le mie ricette. E la Roby non era affatto preoccupata, rideva. Certo che me la sono proprio cercata… E poi, giusto per mettermi l’ansia da prestazione, ha iniziato già ad ottobre a sfoderare abilità su abilità con la cannuccia prima (torta Pasqualina) e con la pasta all’uovo, pure liberamente reinterpretata, poi. Una stronza. Io sono tuttavia molto contenta del mio risultato. Innanzitutto questo post può essere considerato la bandiera di tutti gli incapaci. Riuscire a dare due giri di pasta così, al primo tentativo non è da tutti (come dicono qui in Uk, soffio nella mia stessa trombetta…) La manualità è quella che è, ma garantisco che si può fare.

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Ad esempio, non serve il goniometro per misurare la sfoglia e farne dei quadratini regolari, basta appoggiarla ad un canovaccio a quadri e tagliare. Io ho usato un coltello lungo a lama liscia e affilatissima, giusto premuto, non si deve segare. Ah, ovviamente la sfoglia deve essere sottile QuBi perché si veda il disegno in trasparenza. La mia lo era. Quanto orgogliosa ne sono di ‘sta pasta ripiena? Inoltre questa ricetta è un po’ ‘salva portafogli’, con un buon acquisto fai due giri di portate: bollito, stracotto, tortellini in brodo di carne e gnocchi al sugo di stracotto. Ovviamente se siete in ventotto questa logica non regge, troppa carne al fuoco. Ma fino a 4/6 persone credo sia realizzabile. Per due funziona alla grande. La sola spesa importante è data dal manzo. Va presa la spalla. Ora, quale parte esattamente? Il cappel del prete è il taglio migliore (tecnicamente chiamato copertina), ma ho provato sia col girello (di spalla) che con la sottospalla, e non è male. Qui ogni volta che vado dal macellaio e chiedo la spalla mi danno un taglio diverso. Non è un taglio molto conosciuto e il prezzo è in linea con questo, è quasi uno scarto. La cosa importante è che non deve essere troppo magro, la carne si asciuga e diventa stopposa e il brodo non viene onesto. E poi siamo o non siamo a Natale? Tutti più buoni e grassi, se mangiamo magro non abbiamo nulla da dirci a gennaio.

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Per fare i tortellini Farina 00 1 uovo (a temperatura ambiente) ogni 100 gr di farina poco sale Lavorare l’impasto fino a che è liscio, ed è fondamentale lasciarlo riposare almeno 40 minuti a temperatura ambiente, avvolto nella pellicola. Ho tirato la sfoglia con la macchina. Per il ripieno ho usato la carne dello stracotto con qualche cucchiaio del suo sugo ben ridotto (vedi oltre), mischiata a pochissima farina (e solo nella sciagurata eventualità in cui l’impasto risultasse troppo umido), qualche manciata di parmigiano. Il ripieno deve essere molto asciutto. Li ho poi fatti in brodo e asciutti con olio e parmigiano.

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Passatelli Ribattezzati pisciatelli alla prima esperienza (la conoscete la storia della volpe e l’uva…), sono poi diventati cagnotti dopo che Vale ha visto le prime immagini. Se non sapete cosa sono i cagnotti non importa, nemmeno io l’ho voluto sapere, resta in fatto che non è un complimento. Va detto che ho incontrato una certa difficoltà a reperire gli strumenti del mestiere. Il congegno che permette di unire un semplice impasto alla forza fisica e dar vita a questa pasta povera ma di grande gusto. Ho cercato a lungo e ho anche valutato la possibilità di comprare un macina carne. Alla fine ho dovuto ripiegare su di uno schiacciapatate. Il mio schiacciapatate è superaccessoriato: tre diversi dischi dotati di buchi di tre diverse forme. Ora ditemi: se schiacci le patate a stellina, cuoricino o puffo cosa diavolo cambia? Mica la pasta mantiene la forma, giusto? Inglesi. A meno che non abbia comprato uno schiacciapatate che serve ad altro… tipo a fare i passatelli di forma romboidale! Perché, volete dire che non si vede?

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Per fare i passatelli 120 gr pangrattato 120 gr parmigiano grattugiato 3 uova noce moscata zeste limone (mezzo) pinch of salt Fate una palla e create i passateli che più vi rappresentano. Se i miei sono cagnotti sto messa bene… ;) Vanno cotti nel brodo per pochi minuti.

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Bollito Il bollito è easy a farsi, ma ho incontrato qualche difficoltà nella successione spazio-tempo. Parlo della narrazione degli eventi culinari. Un po’ come la storia dell’uovo e la gallina: come faccio a parlare prima di un primo (il non tortellino) che però è fatto con la carne che è anche un secondo e quindi lo racconto dopo il primo? Ho fatto come ho fatto. Quindi se siete solo carnivori e avete bypassato la parte sui primi andate dai tortellini a recuperarvi il delirio sul taglio di carne da usare. Un’altra puntualizzazione importante. Se avete una volta in vita mangiato un pezzo di manzo bollito sapete che va consumato caldo. Soprattutto se si tratta di sua Maestà il Cappel del Prete. Dopo pochi minuti cambia aspetto e sapore e consistenza. Pensate quindi che fare una foto sia stata impresa facile? Come cuocere il bollito: in una pentola capiente tanta acqua, carota, sedano, mezza cipolla, un chiodo di garofano, una foglia di alloro. Nell’acqua fredda mettere il pezzo di carne intero e lasciar bollire per almeno due ore. All’inizio si creerà una schiuma in superficie che andrete a togliere. Se lo volete sgrassare basta raffreddare il brodo in frigo e togliere i cerchietti di grasso che si formeranno sul filo del brodo. Il bollito è pronto quando la carne è tenera come un burro, va sempre riscaldato nel suo liquido. Per la salsa (esiste in commercio pronta) si usa il rafano, una radice molto piccante (è parente del wasabi) che va grattugiata e mischiata ad aceto bianco, mollica, poco sale. Se lo fate in casa vi ricordo che i pianti fatti di fronte alla cipolla affettata nulla sono in confronto alla reazione che può darvi il cren (il nome Veneto del rafano). Enjoy

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Stracotto Questa è una ricetta che appartiene alla tradizione del commensale. Quello di sua nonna è strepitoso, ma lei è troppo incazzata con la vita che le ha tolto la giovinezza per dedicarvicisiviti.su. Quindi me lo sono inventato. La notizia è che è riuscito.

Per fare lo stracotto Per due, per tutto il pacchetto natalizio qui presente: 1 kg Manzo (600 di stracotto e 400 di bollito) 2 carote 2 gambi di sedano, 2 foglie di alloro chiodi di garofano (ne bastano 1 o 2, sono molto forti), aglio, cipolla, rosmarino, salvia, una bottiglia di vino rosso un po’ corposo (due bottiglie se ci si aggira sul kg), il brodo del bollito, ali di pipistrello e un tocco di magia. Io non ho messo la passata di pomodoro, a vs discrezione.

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Mettere la carne a marinare nel vino con le verdure (tagliate a cubetti) e gli odori, lasciarla una notte nel frigo. La carne deve essere completamente immersa nel vino. L’indomani scolare (cervello su ON, il vino è da tenere. Il mio a volte si spegne…), asciugare la carne con la carta da cucina o uno straccio, se siete ecologisti convinti. Sappiate che il vino rosso macchia e se poi lavate lo straccio a 90 ° con gli sbiancanti non è una soluzione ecologicamente win-win. In una grande pentola dotata di coperchio versare qualche cucchiaio d’olio e far rosolare le verdure, gli odori e la carne, quest’ultima da tutti i lati. Aggiungere poi il vino, sale e pepe. Raggiunta l’ebollizione abbassare la fiamma e coprire. Lasciar sobbollire per due/tre ore, dipende dalla pezzatura. Rigirare di tanto in tanto il pezzo di manzo se non è coperto interamente dal liquido. Usare del brodo caldo per mantenerlo sempre ben bagnato. A cottura raggiunta mettere da parte la carne (nella stagnola), eliminare i rametti di rosmarino e le foglie di alloro e frullare tutto il resto. Rimettere il sugo sul fuoco e far ridurre ulteriormente. Servire a fette spesse, ricoperte del suo sugo e un giro d’olio. E con il sugo ci potete condire anche degli ottimi gnocchi!

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Pandoro

“Ah bhe! Allora è facile se posso usare il lievito di birra! O.o’ ” Questo il pensiero quando Vale e Roby han parlato di ‘fare il Pandoro, non il Panettone che ci vuole il lievito madre’. Davvero due grazie(lle). O gazzelle. E che tu sia Leone o Gazzella… Cmq ‘sto pandoro l’ho fatto, lo trovate in commercio brevettato con un nome evocativo del più ben noto marchio. Il nostro, appunto, sarà quello delle Tre Grazie (Grazie, Graziella e.) Ah, come mai ha la forma di un panettone? Credete ONESTAMENTE che a Londra si possa trovare davvero tutto, compreso lo stampo per il pandoro? Vi sbagliate. Ho trovato il

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cupcake gigante, il castello, i mostri e gli animali preistorici, sfere e altre forme aliene, ma non quella. Poi c’è l’annosa questione delle dosi(*). Vi pare ragionevole cimentarsi in una simile impresa usando mezzo chilo di farina? E quando mai lo mangio un pandoro (fatto da me) che contiene quasi due etti di burro?! No. Il primo tentativo (di cui non esiste traccia fotografica) è stato unico nel suo genere. Duro e gnucco come una brioche secca. Il sapore non era male, ma occhio ai ponti. Ero tuttavia pronta all’evenienza, avevo già notato alla lievitazione #1/576193650165431594386 (numero 1 di millllioni) che qualcosa non stava funzionando. Ma ho proseguito fiduciosa, credo nei miracoli. Penso di aver boicottato tutto con la temperatura del latte in cui ho sciolto il lievito. Come dire, devo averlo fatto fuori subito. La seconda esperienza è andata meglio. Si vedeva fin dalla disinvoltura con cui maneggiavo gli ingredienti. Credo che al terzo sarei diventata un’esperta, ma perché umiliarvi, alla fine, è Natale… ;) Ah, noticina della buona origliona. Per l’ultima lievitazione (direttamente nello stampo) del secondo pandoro l’ho messo in un contenitore stretto e alto. Ricordo che al corso di panificazione della Paoletta e dell’Adriano, tra la maglia glutinica e la prova del velo, ho sentito una cosa del tipo “[…]sì, perché lo devi contenere, se lo stampo è stretto lui cresce meglio[…]”. Ora, di cosa parlassero esattamente, non lo so. Ma tra la teglia della crostata e lo stampo di (quello che in Italia chiamiamo) plumcake, nel dubbio, ho scelto il secondo. La ricetta non ve la scrivo, io ne ho usata una delle più facili trovate in rete. E di consigli ne ho uno solo: credeteci. E quel che sarà, sarà. (*) La ricetta è liberamente ispirata da quella trovata sul sito di Giallo Zafferano

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Da dove siamo partite: Vale ’s Point of View. Di: Valentina | Sale QuBi (http://salequbi.blogspot.it) Ho conosciuto Roby e Sarah per la solita proprietà transitiva dei foodblogger. Ovvero io sono amica di e quindi lo sei un po' un anche tu, vai a farti un giro sul quel blog che mi sa che ti piace, ti rubo la lista dei blogroll perchè faccio meno fatica che cercarmeli da me, guarda di qua guarda di là guarda in su guarda in giù dai un bacio a chi vuoi tu. E così, dopo svariati commenti reciproci sui vari post e dopo aver vagamente intuito le varie personalità, siamo passate alla fase due. Che in questo caso non è lo slinguazzamento ma la mail. E tra una minchiata e l'altra qualcuno (leggasi Robi) ha tirato fuori la malsana idea di farci metter giù un qualcosa a quattro mani. Non tanto per la nostra alta cultura culinaria, spiccata capacità fotografica e finezza di linguaggio quanto invece per la nostra innata capacità di percularci a vicenda. E poi sì insomma da cosa nasce cosa. Sarah sta a Londra e io a Milano, siamo sotto le feste, e da qui il passo per arrivare ad una sfida culinaria incrociata sul Natale è stato breve.

Il mio menù quindi sarà (o Sarah) : Antipasto Chestnut soup Primo Evitato per non appesantirvi Secondo Galletto che voleva essere un tacchino al forno Il suo ripieno al gratin La sua salsa E si ok lo so che in realtà la ricetta è una sola e non tre, ma ho bisogno di andare in pari dato che lei ne ha fatte di più, ok?? Quindi fatevi i cazzi vostri che campate cent’anni. Dolci Mincemeat pie Christmas pudding (che vale mille)

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Chestnut Soup

per quattro persone: una noce di burro una cipolla, mezzo spicchio d’aglio un pezzettino di sedano una patata media 200 gr di castagne lesse Mezzo litro di acqua Una foglia d’alloro Quattro cucchiai di panna acida E qui partiamo col semplice. Che tanto siete già fottuti coi dolci. Che poi semplice lo sarà per voi, dato che vi ho già fatto traduzioni e conversioni. Perché io tra oz libbre pints e strips non ci capivo più una minchia. Ah no cazzo mi ero ripromessa di non dire parolacce sotto Natale. Scusate, volevo dire che non ci capivo più una sega. Allora, il difficile di questa ricetta è solamente il levare quella fottuta pellicina alle castagne. Che due palle. O se sono marroni che due maroni. Ma dato che ormai siamo a Dicembre e il periodo delle castagne fresche è passato, presumo ne avrete già di pronte in freezer o che al massimo avrete intenzione di passare al super sotto casa. Che poi mi chiedo, ma che cazzo c’entrano le castagne a Natale? Ma sono forse tipiche del periodo? No, e allora? Sempre a fare i difficili quelli lì. Quindi insomma per fare sta zuppa tritate cipolla sedano e aglio e metteteli ad appassire nel burro a fuoco basso. Aggiungete la patata tagliata a cubetti, le castagne, la foglia d’alloro, un pizzico di sale e coprite con acqua. Fate sobbollire piano fino a cottura delle patate, togliete l’alloro e frullate il tutto. Aggiungete la panna acida. Se volete fare i fighi, lasciate lo scalogno dov’è e guarnite invece con delle fettine di pancetta abbrustolita.

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Christmas Pudding

Ingredienti per uno stampo da un litro: 225 gr di mele sbucciate e tagliate a cubetti 110 gr di grasso di rognone (o strutto o burro) 400 gr di uvetta sultanina (o mista se trovate altri tipi) 110 gr di canditi 130 gr di zucchero di canna succo e buccia grattugiata di un'arancia e di un limone 50 gr di mandorle tritate 2 cucchiaini di spezie miste (cannella, zenzero, chiodi di garofano, anice, noce moscata) 150 gr di mollica di pane 60 gr di farina 3 uova mezzo bicchiere di whiskey o brandy Il Xmas pudding è una di quelle cose che ho sempre visto e sentito ma che non avevo mai né assaggiato né provato a fare e già solo per questo motivo mi ispirava. E' uno di quei cibi che sembrano avvolti in un alone di mistero, una di quelle ricette che paiono segrete e difficili da replicare, un'entità soprannaturale, una specie di totem insomma. E invece no, è una minchiatissima. Trovo più complicato fare la nostra pasta all'uovo. Che non per niente ho piazzato nel menù che ho rifilato a Sarah. Semplice, a parte un piccolo particolare. E a parte le 91084393 ore di cottura s'intende. Infatti leggendo la ricetta così, velocemente, la cosa che mi aveva un po’ preoccupata erano solo gli ottocento tipi di uvetta tra gli ingredienti. Quella Sultanina, di Corinto, di Smirne, Turca, di Malaga, di Staminchia. Ma io alla fine solo la prima ho trovato e solo la prima ho usato. Ero anche tentata di ficcarci dei cranberries e delle bacche di Goji, Goku o come si chiamano quelle lì, ma ho poi mi son decisa a rimanere sulla tradizione. E quindi quando poi bella arzilla e leggera di cuore mi sono approntata a creare la venticinquesima meraviglia del mondo, l’occhio mi è caduto su un ingrediente che a prima vista mi era sfuggito. Il grasso di rognone. Ora, ditemi, per me che manco so che cazzo sia il rognone e a quale fottuta bestia appartenga, che cosa ne posso sapere del suo grasso?? Così mi son messa a cercare delle immagini in Google. E la cosa non è stata affatto rassicurante. Si passava da dei sacchetti di simil-pallet a degli agglomerati bianchi. E io qui ammetto di esser stata tentata di far finta di niente e usare del burro. Ma poi alla fine per puro spirito scientifico e masochismo ho iniziato ad informarmi e a mandare mail a tutti i macellai della zona. Tanto, mi son detta, un macellaio vuoi che non ce l'abbia??! No, infatti. Anzi, non mi hanno proprio cagato. Finché alla fine, dopo un'estenuante ricerca e dopo aver fatto gli occhioni alla gatto di Shrek, un macellaio mi ha detto me l'avrebbe procurato.

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E bella contenta, sono così tornata a casa col mio bel chilo di grasso di rognone sotto braccio e ho iniziato la mia ricetta. Ho mescolato le mele tagliate a cubetti con il grasso tritato fine, le uvette, i canditi, lo zucchero, il succo e la buccia grattugiata degli agrumi, le mandorle tritate e le spezie. Ho coperto la ciotola e ho fatto riposare al fresco tutta la notte. L'indomani ho aggiunto il pane spezzettato a mano, la farina, le uova e il whisky. Ho infilato in una ciotola d'acciaio resistente al calore e ho compattato per bene. Ho sigillato con carta da forno e alluminio, ho appoggiato la ciotola in una pentola che la contenesse e ho riempito con acqua fino a metà della ciotola. Ho cotto a bagnomaria per cinque ore. Nota bene: come da buona tradizione Inglese il pudding non va mangiato subito ma va lasciato maturare (non marcire eh) per qualche giorno, fino a qualche settimana. Al momento di servirlo va poi riscaldato a bagnomaria o nel forno caldo per una ventina di minuti. Dato che si tratta di un budino molto dolce, pure un po' stucchevole, consiglio di servirlo con panna acida o con una crema al limone non zuccherata.

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Mincemeat Pie

Ingredienti per circa un kg di Mincemeat:

ehm in pratica dovete guardare quelli del pudding, fino a quasi alla fine. Infatti volendo con una preparazione unica potete fare due ricette. I classici due piccioni con una fava. Ma senza fave e senza piccioni.

225 gr di mele sbucciate e tagliate a cubetti 110 gr di grasso di rognone (o strutto o burro) 400 gr di uvetta sultanina (o mista se trovate altri tipi) 110 gr di canditi 130 di zucchero di canna succo e buccia grattugiata di un'arancia e di un limone 2 cucchiaini di spezie miste (cannella, zenzero, chiodi di garofano, anice, noce moscata) 50 gr di mandorle tritate Per la frolla di circa 12 tortine grandezza stampo muffin: 250 gr di farina 0 125 gr di burro 1 uovo intero 80 gr di zucchero di canna fine un pizzico di sale Allora. Cerchiamo di capirci. La piantano di prenderci per il culo?? Dopo le castagne a Natale perché chiamare mincemeat un ripieno che la carne non l’ha manco vista? Già noi Italiani abbiamo difficoltà di comprensione dell'Inglese, va beh io almeno, se poi ci fanno pure i tranelli è finita. Infatti, quando a Londra sotto Natale da Starbucks vidi le Mincemeat pies in mezzo ai muffin un po’ rimasi dubbiosa. Ma alla fine le provai lo stesso. Per accorgermi appunto che quella che pensavo fosse carne in realtà erano uvette. Simpatici burloni. Per preparare queste buonissime e bellissime Mince pies procedete come per il pudding. E se non avete ancora letto la ricetta non cercate di fare i furbi e tornate indietro. Mischiate tutti gli ingredienti, tranne il brandy o whisky o quello che è, e metteteli in una teglia. Coprite con carta da forno e alluminio e fate riposare al fresco per una notte. Infilate poi in forno e fate cuocere a 120° per 3 ore. Date una rimescolata, aggiungete l'alcool, utilizzate per farcire le crostatine oppure infilate in vasetti sterilizzati e conservate come se fosse una marmellata. Per la frolla procedete mescolando il burro morbido con le uova, aggiungete lo zucchero e la farina, impastate velocemente, fate riposare in frigo avvolta nella pellicola per almeno mezz'ora, stendete e farcite con il Mincemeat. Cuocete in forno caldo a 180° per circa 15 minuti fino a doratura.

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Tacchino Ripieno

Ingredienti per un gallettino di 500 gr: Scusate ma io gna potevo fare a mangiarmi un tacchino di prova di 4 kg. E nel freezer non ci entrava. Ma voi, in base alla bestia che usate moltiplicate le dosi 50 gr di pancetta a cubettini 1 spicchio d'aglio 1 cipolle piccola una manciata di mollica di pane 4 albicocche secche qualche foglia di salvia la buccia grattugiata di un limone noce moscata pepe a scelta un uovo, se volete un ripieno più compatto (io non l'ho messo dato che siamo a Natale, mica all'ingrasso) un mandarino o un'arancia a seconda del deretano. Della bestia, non vostro. Un bicchiere di vino bianco 100 ml di panna Iniziate a preparare il ripieno facendo sciogliere la pancetta a fuoco basso in una padella insieme alla salvia. Aggiungete aglio e cipolla tritati e fate stufare. Aggiungete la mollica di pane e fate soffriggere leggermente. Aggiungete le albicocche tritate a mano, la buccia grattugiata del limone, la noce moscata e regolate di sale e pepe. Eppoi volendo ve lo potete mangiare così. A cucchiaiate. Anche se non fa molto pranzo della festa. E poi se ve lo mangiate nel tacchino cosa ci mettiamo? Quindi lasciatelo dov'è e prendete la bestia. Mettetela davanti a voi a gambe aperte a pancia in su. Anche se a me sta posa qui, per la conformazione fisica vagamente umanoide che hanno i volatili spennati mi mette sempre un po' d'ansia. Ora individuate il buco della testa e fate una cosa tanto raccapricciante quanto geniale. Ovvero infilate una mano tra la pelle e il petto ed iniziate a staccarla delicatamente. Non inorridite, questa è una cosa che vidi in qualche ricetta di Jamie e che onestamente ho sempre pensato fosse una gran minchiata. E invece era un calesse. Ma poi in effetti nella preparazione tradizionale che senso ha infilare il ripieno nella cassa toracica? Che poi quando la taglie devi cercare il ripieno tra le ossa manco si stesse giocando all'allegro chirurgo. E invece così, creando una sorta di sacca, quanto taglierete il vostro bel tacchino avrete una specie di spinacino. Che fa anche rima. Quindi piantatela di farvi domande e continuate a staccare pian piano tutta le pelle del petto cercando di non fare buchi. Alzate in piedi il tacchino e riempite la sacca con il ripieno.

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Fatelo stendere nuovamente e massaggiategli il petto con fare sensuale, per distribuire il tutto per bene. Ora infilategli una bella arancia nel culo e ficcatelo in forno caldo a 180° per circa due ore barra due e mezza a seconda delle dimensioni coprendo eventualmente la teglia con un foglio d'alluminio se dovesse brasarsi troppo. Controllate infine la cottura infilandogli uno spiedino nel petto o un paletto di frassino per stare più tranquilli e saggiate la consistenza della carne. Se vi paresse ancora dura o uscisse troppo liquido fatela cuocere ancora un po'. Quando sarà cotto levatelo dalla teglia, scolate il grasso, deglassate con del vino bianco e sciogliete bene tutte le crosticine. Allungate con un po' di panna e servite come salsa d'accompagnamento.

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Diretto, corretto e impaginato da Roberta de “Il Senso Gusto”

Scritto a quattro piedi da: Valentina di “Sale QuBi” e Sarah di “Cibo ForMe”

Si ringraziano per la gentile e spontanea partecipazione: il pollo, il manzo, l’asinello e il bue.

1° Edizione Dicembre 2012 125482211 ristampa