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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 149 (48.473) Città del Vaticano venerdì 3 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!z!/!"!%! LETTERE DAL DIRETTORE Conversazione con François Ost Beni comuni e i diritti della natura Preoccupazione della Santa Sede su iniziative unilaterali che potrebbero mettere ulteriormente a rischio la pace in Medio oriente Israele rinvia le annessioni dei Territori TEL AVIV, 2. Il Governo israeliano ha annunciato il rinvio delle annes- sioni di parte dei Territori palestine- si. Fonti dell’Esecutivo hanno reso noto che nei prossimi giorni avranno luogo delle consultazioni con l’am- ministrazione statunitense. Forte preoccupazione su possibili azioni unilaterali che potrebbero mettere ulteriormente a rischio la ricerca del- la pace fra israeliani e palestinesi, e la delicata situazione in Medio oriente, è stata nel frattempo espres- sa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incon- trando separatamente sia l’Ambascia- trice degli Stati Uniti d’America che l’Ambasciatore dello Stato di Israele, il porporato — come segnalato da un comunicato della Sala stampa della Santa Sede — ha ribadito che lo Sta- to d’Israele e lo Stato di Palestina hanno il diritto di esistere e di vivere in pace e sicurezza, dentro confini riconosciuti internazionalmente. Parolin ha perciò fatto appello al- le parti affinché si adoperino a ria- prire il cammino del negoziato diret- to, sulla base delle rilevanti risolu- zioni dell’Onu, facilitato da misure che servano a ristabilire la fiducia re- ciproca e abbiano, come disse Papa Francesco l’8 giugno 2014 nell’Invo- cazione per la pace in Terra Santa, «il coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no al- la violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza». In quello storico incontro, il presidente israeliano Pe- res ed il presidente palestinese Ab- bas erano stati invitati dal Santo Pa- dre in Vaticano per invocare, tutti insieme, la pace e il dialogo. Il 20 maggio scorso, la Sala stam- pa della Santa Sede aveva reso noto che l’arcivescovo Paul Richard Gal- Netta vittoria del sì nel referendum promosso da Putin Modificata la Costituzione della Russia MOSCA, 2. La Russia volta pagina e dopo quasi trent’anni si avvia ad archiviare la Costituzione post-so- vietica, simbolo dell’era targata Boris Eltsin. Il referendum costitu- zionale — voluto dal presidente, Vladimir Putin, per legittimare le modifiche alla Carta fondamentale e consolidare per sempre la sua ere- dità politica — è arrivato alla sua fa- se conclusiva, dopo una settimana di voto diffuso nel Paese. I dati vanno nella direzione indi- cata dal Cremlino: affluenza alta (oltre il 64 per cento) e vittoria net- ta dei sì con il 77,9 per cento. Lo ri- ferisce l’agenzia di stampa russa In- terfax, che cita fonti dell’autorità fe- derale elettorale di Mosca. I cambiamenti costituzionali aprono la strada all’estensione del Governo del presidente Putin fino al 2036, ma non solo. Alcuni emen- damenti ridisegnano in parte le competenze dei vari organi statali aumentando di fatto i poteri del ca- po dello Stato. Altri danno invece valore costituzionale al patriottismo e ai principi conservatori promossi da Putin. Nella legge fondamentale dello Stato, inoltre, si vieta di sminuire il contributo sovietico nella lotta al nazismo e di cedere ad altri Paesi parti del territorio russo: un modo quest’ultimo, indicano gli analisti, per ribadire che Mosca non intende restituire all’Ucraina la Crimea, an- nessa di fatto dalla Russia nel 2014. Infine, si afferma che la Russia è l’erede dell’Urss e si legittimano co- sì le mire del Cremlino sullo scac- chiere internazionale. C’è poi una terza categoria di emendamenti che riguardano il benessere socio-eco- nomico: introducono nella Costitu- zione l’indicizzazione delle pensioni e vietano che gli stipendi siano in- feriori al minimo di sussistenza, per ora fissato a 135 euro al mese. Riguardo l’assetto istituzionale, il capo dello Stato potrà adesso im- porre il proprio candidato primo ministro anche senza sciogliere la Duma (il Parlamento) nel caso in cui questa respinga tre volte la per- sona scelta dal presidente per gui- dare l’Esecutivo. L’Onu invita a riflettere prima di condividere post sui social Una “pausa” contro le fake news ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 2 L’opera della Commissione Soccorsi nei documenti dell’Archivio Vaticano La carità di Pio XII come risposta al male PAGINA 4 L’arcivescovo di Algeri Precedenza alla vita umana sull’economia GIORDANO CONTU A PAGINA 7 San Tommaso apostolo Il «gemello» di ogni uomo in cerca di Dio PAGINA 8 ALLINTERNO racconto LA PAROLA DELLANNO I l 19 giugno è uscito l’ultimo album di Bob Dylan, Rough and Rowdy Ways, che sta facendo parlare molto di sé, anche perché ha subito scalato tutte le classifiche di ascolti. Qualche giorno prima il cantautore premio Nobel ha rilasciato una lunga intervi- sta al «New York Times» piena di spunti molto interessanti. C’è un passaggio in parti- colare che per chi opera, da cristiano, nel mondo della comunicazione, non può passare inosservato. L’intervistatore gli chiede di Lit- tle Richard, il famoso cantante rock scompar- so il 9 maggio scorso, molto amato da Dylan, e la domanda è sul perché non si sia prestata più attenzione alla musica gospel di questo grande protagonista del panorama rock. La ri- sposta è molto densa: «Probabilmente perché la musica gospel è la musica delle buone noti- zie e in questi giorni non ce n’è proprio nes- suna. Le buone notizie nel mondo di oggi so- no come un fuggitivo, trattato come un teppi- sta e messo in fuga. Castigato. Tutto quello che vediamo è una notizia buona a nulla. E dobbiamo ringraziare l’industria dei media per questo. Stimola la gente. Pettegolezzi e biancheria sporca. Notizie oscure che ti depri- mono e ti fanno inorridire». Poi Dylan gioca sul significato della parola “gospel” che indica sia il genere musicale ma che significa Vange- lo e quindi “buona parola, buon notizia”. «D’altra parte, le notizie del Vangelo sono esemplari. Possono darvi coraggio. Si può adattare la propria vita di conseguenza, o cer- care di farlo, in ogni caso. E puoi farlo con onore e principi. Ci sono teorie, ragionamenti sulla verità nella musica gospel, ma per la maggior parte delle persone non è importan- te. Le loro vite sono vissute troppo veloce- mente. Troppe cattive influenze. Sesso, politi- ca e omicidio sono la strada da percorrere se si vuole attirare l’attenzione della gente. Ci eccita, questo è il nostro problema». Le buone notizie sono trattate come un fuggitivo, dice Dylan, sono messe in fuga; e invece c’è l’ingorgo di notizie che deprimono e fanno inorridire, che finiscono solo per ecci- tare verso la depressione o l’esaltazione smo- data. Viene in mente la metafora usata di re- cente dal regista Francis Ford Coppola (classe 1939, Dylan è del 1941) per esprimere la sua preoccupazione sull’attuale produzione cine- matografica: è come se l’industria farmaceuti- ca producesse solo Viagra e Valium. Parole toste. La volontà quindi è quella eccitare e, al contrario, rassicurare, sedare. Una schizofre- nia segnata da una coincidenza degli opposti. Il cinema, come la comunicazioni, insieme uniti in un’operazione di violenta manipola- zione della coscienza e della sensibilità del grande pubblico, della massa degli spettatori e dei destinatari dell’informazione. Inquietante, come sempre, la parola di Dylan, che pone una seria questione di re- sponsabilità morale per chi voglia lavorare nel campo della comunicazione e debba al tempo stesso annunciare una, “la”, buona notizia. Dovrò ascoltare di nuovo il suo nuovo album e specialmente quel brano intitolato False pro- phet, sembra che ne siamo circondati, come in ogni epoca storica peraltro. A.M. Un murale contro le annessioni dipinto a Rafah (Afp) LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Un’economia della “casa comune” per riscoprire un mondo più desidera- bile per tutti. Questa la ricetta proposta da François Ost, giurista, profes- sore di filosofia del diritto a Bruxelles. Con lui abbiamo cercato di capire quali sono le principali sfide poste dalla pandemia oggi, sul piano politi- co e giuridico. LUCA POSSATI A PAGINA 3 lagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, era stato raggiunto telefoni- camente da Saeb Erekat, capo nego- ziatore e segretario generale dell’O r- ganizzazione per la liberazione della Palestina, che aveva informato la Santa Sede «circa i recenti sviluppi nei territori palestinesi e della possi- bilità che la sovranità israeliana ven- ga applicata unilateralmente a parte di dette zone, cosa che compromet- terebbe ulteriormente il processo di pace». Anche in quell’occasione, la Santa Sede aveva ribadito «che il ri- spetto del diritto internazionale, e delle rilevanti risoluzioni delle Na- zioni Unite, è un elemento indispen- sabile affinché i due popoli possano vivere fianco a fianco in due Stati, con i confini internazionalmente ri- conosciuti prima del 1967». La dichiarazione di applicare la sovranità israeliana su parte dei Ter- ritori palestinesi sarebbe dovuta es- sere stata annunciata tra ieri e oggi, ma, come accennato, il primo mini- stro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di posticiparla. «Nei pros- simi giorni — ha fatto sapere l’ufficio del premier — ci saranno ulteriori di- scussioni» con l’amministrazione sta- tunitense, depositaria del piano del presidente, Donald Trump, sulla cui scia Israele si è mosso riguardo al controverso progetto di annessione, che ha provocato forti proteste an- che in Europa. Le annessioni «accresceranno le minacce nei confronti di Israele», hanno scritto in una lettera gli am- basciatori a Tel Aviv di Italia, Ger- mania, Francia e Spagna. Anche il premier britannico, Boris Johnson, ha auspicato «da entusiasta difenso- re e amico di lunga data» di Israele, che le annessioni non vadano avanti. Nel confermare il rinvio delle annes- sioni, il Likud — il partito di Neta- nyahu — ha detto che è «necessario avere l’appoggio pieno degli Stati Uniti», mentre a Gaza e in Cisgior- dania, i palestinesi nuovamente han- no manifestato contro l’iniziativa israeliana. Il dovere del sapiente Storie all’altezza della Storia MARCO RONCONI A PAGINA 5 In una lettera inviata al fratello Benedetto XVI Il cordoglio di Francesco per la morte di Georg Ratzinger Appresa la notizia della morte del fratello di Benedetto XVI, monsignor Georg Ratzinger — avvenuta mercoledì 1° luglio — Francesco ha inviato al Papa emerito la lettera che pubblichiamo di seguito. A Sua Santità Benedetto XVI Papa emerito Lei ha avuto la delicatezza di co- municarmi per primo la notizia del decesso del suo amato fratello Mons. Georg. Desidero rinnovarLe l’espressione del mio più sentito cordoglio e della spirituale vicinan- za in questo momento di dolore. Assicuro la mia preghiera di suf- fragio per il compianto defunto, af- finché il Signore della vita, nella sua bontà misericordiosa, lo intro- duca nella patria del cielo e gli conceda il premio preparato per i fedeli servitori del Vangelo. E prego anche per Lei, Santità, invocando dal Padre, per interces- sione della Beata Vergine Maria, il sostegno della speranza cristiana e la tenera consolazione divina. Sempre uniti nell’adesione al Cristo risorto, sorgente di speranza e di pace. Filialmente e fraternamente FRANCESCO Dal Vaticano, 2 luglio 2020 PAGINA 8 NOSTRE INFORMAZIONI Nomina di Visitatore Apostolico Il Santo Padre ha nominato Visitatore Apostolico per i fe- deli etiopi di Rito Alessandri- no Ge’ez residenti negli Stati Uniti e Canada il Reverendo Sacerdote Tesfaye Woldema- riam Fesuh, del clero dell’Ar- cieparchia Metropolitana di Addis Abeba (Etiopia).

XVI Israele rinvia le annessioni dei Territori per la morte · 2020-07-02 · sa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incon-trando separatamente sia l’Ambascia-trice

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Page 1: XVI Israele rinvia le annessioni dei Territori per la morte · 2020-07-02 · sa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incon-trando separatamente sia l’Ambascia-trice

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 149 (48.473) Città del Vaticano venerdì 3 luglio 2020

.

y(7HA

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SKKM(

+z!z!/!"

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LETTERE DAL DIRETTORE

Conversazione con François Ost

Beni comuni e i diritti della natura

Preoccupazione della Santa Sede su iniziative unilaterali che potrebbero mettere ulteriormente a rischio la pace in Medio oriente

Israele rinviale annessioni dei Territori

TEL AV I V, 2. Il Governo israelianoha annunciato il rinvio delle annes-sioni di parte dei Territori palestine-si. Fonti dell’Esecutivo hanno resonoto che nei prossimi giorni avrannoluogo delle consultazioni con l’am-ministrazione statunitense. Fortepreoccupazione su possibili azioniunilaterali che potrebbero mettereulteriormente a rischio la ricerca del-la pace fra israeliani e palestinesi, ela delicata situazione in Mediooriente, è stata nel frattempo espres-sa dal segretario di Stato, CardinalePietro Parolin. Il 30 giugno, incon-trando separatamente sia l’Ambascia-trice degli Stati Uniti d’America chel’Ambasciatore dello Stato di Israele,il porporato — come segnalato da uncomunicato della Sala stampa dellaSanta Sede — ha ribadito che lo Sta-to d’Israele e lo Stato di Palestinahanno il diritto di esistere e di viverein pace e sicurezza, dentro confiniriconosciuti internazionalmente.

Parolin ha perciò fatto appello al-le parti affinché si adoperino a ria-prire il cammino del negoziato diret-to, sulla base delle rilevanti risolu-zioni dell’Onu, facilitato da misureche servano a ristabilire la fiducia re-ciproca e abbiano, come disse PapaFrancesco l’8 giugno 2014 nell’Invo-cazione per la pace in Terra Santa,«il coraggio per dire sì all’incontro eno allo scontro; sì al dialogo e no al-la violenza; sì al negoziato e no alleostilità; sì al rispetto dei patti e noalle provocazioni; sì alla sincerità eno alla doppiezza». In quello storicoincontro, il presidente israeliano Pe-res ed il presidente palestinese Ab-bas erano stati invitati dal Santo Pa-dre in Vaticano per invocare, tuttiinsieme, la pace e il dialogo.

Il 20 maggio scorso, la Sala stam-pa della Santa Sede aveva reso notoche l’arcivescovo Paul Richard Gal-

Netta vittoria del sì nel referendum promosso da Putin

Modificata la Costituzione della RussiaMOSCA, 2. La Russia volta pagina edopo quasi trent’anni si avvia adarchiviare la Costituzione post-so-vietica, simbolo dell’era targataBoris Eltsin. Il referendum costitu-zionale — voluto dal presidente,Vladimir Putin, per legittimare lemodifiche alla Carta fondamentalee consolidare per sempre la sua ere-dità politica — è arrivato alla sua fa-se conclusiva, dopo una settimanadi voto diffuso nel Paese.

I dati vanno nella direzione indi-cata dal Cremlino: affluenza alta(oltre il 64 per cento) e vittoria net-ta dei sì con il 77,9 per cento. Lo ri-ferisce l’agenzia di stampa russa In-terfax, che cita fonti dell’autorità fe-derale elettorale di Mosca.

I cambiamenti costituzionaliaprono la strada all’estensione delGoverno del presidente Putin finoal 2036, ma non solo. Alcuni emen-damenti ridisegnano in parte lecompetenze dei vari organi stataliaumentando di fatto i poteri del ca-po dello Stato. Altri danno invecevalore costituzionale al patriottismoe ai principi conservatori promossida Putin.

Nella legge fondamentale delloStato, inoltre, si vieta di sminuire ilcontributo sovietico nella lotta alnazismo e di cedere ad altri Paesiparti del territorio russo: un modoquest’ultimo, indicano gli analisti,per ribadire che Mosca non intenderestituire all’Ucraina la Crimea, an-nessa di fatto dalla Russia nel 2014.

Infine, si afferma che la Russia èl’erede dell’Urss e si legittimano co-sì le mire del Cremlino sullo scac-chiere internazionale. C’è poi unaterza categoria di emendamenti cheriguardano il benessere socio-eco-nomico: introducono nella Costitu-zione l’indicizzazione delle pensionie vietano che gli stipendi siano in-feriori al minimo di sussistenza, perora fissato a 135 euro al mese.

Riguardo l’assetto istituzionale, ilcapo dello Stato potrà adesso im-porre il proprio candidato primoministro anche senza sciogliere laDuma (il Parlamento) nel caso incui questa respinga tre volte la per-sona scelta dal presidente per gui-dare l’Esecutivo.

L’Onu invita a riflettereprima di condividere post sui social

Una “pausa” c o n t role fake news

ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 2

L’opera della Commissione Soccorsinei documenti dell’Archivio Vaticano

La carità di Pio XIIcome risposta al male

PAGINA 4

L’arcivescovo di Algeri

P re c e d e n z aalla vita umanasull’economia

GIORDANO CONTU A PA G I N A 7

San Tommaso apostolo

Il «gemello» di ogniuomo in cerca di Dio

PAGINA 8

ALL’INTERNO

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Il 19 giugno è uscito l’ultimo album diBob Dylan, Rough and Rowdy Ways, chesta facendo parlare molto di sé, anche

perché ha subito scalato tutte le classifiche diascolti. Qualche giorno prima il cantautorepremio Nobel ha rilasciato una lunga intervi-sta al «New York Times» piena di spuntimolto interessanti. C’è un passaggio in parti-colare che per chi opera, da cristiano, nelmondo della comunicazione, non può passareinosservato. L’intervistatore gli chiede di Lit-tle Richard, il famoso cantante rock scompar-so il 9 maggio scorso, molto amato da Dylan,e la domanda è sul perché non si sia prestatapiù attenzione alla musica gospel di questogrande protagonista del panorama rock. La ri-sposta è molto densa: «Probabilmente perchéla musica gospel è la musica delle buone noti-zie e in questi giorni non ce n’è proprio nes-suna. Le buone notizie nel mondo di oggi so-no come un fuggitivo, trattato come un teppi-sta e messo in fuga. Castigato. Tutto quelloche vediamo è una notizia buona a nulla. Edobbiamo ringraziare l’industria dei mediaper questo. Stimola la gente. Pettegolezzi ebiancheria sporca. Notizie oscure che ti depri-mono e ti fanno inorridire». Poi Dylan gioca

sul significato della parola “gosp el” che indicasia il genere musicale ma che significa Vange-lo e quindi “buona parola, buon notizia”.«D’altra parte, le notizie del Vangelo sonoesemplari. Possono darvi coraggio. Si puòadattare la propria vita di conseguenza, o cer-care di farlo, in ogni caso. E puoi farlo cononore e principi. Ci sono teorie, ragionamentisulla verità nella musica gospel, ma per la

maggior parte delle persone non è importan-te. Le loro vite sono vissute troppo veloce-mente. Troppe cattive influenze. Sesso, politi-ca e omicidio sono la strada da percorrere sesi vuole attirare l’attenzione della gente. Cieccita, questo è il nostro problema».

Le buone notizie sono trattate come unfuggitivo, dice Dylan, sono messe in fuga; einvece c’è l’ingorgo di notizie che deprimono

e fanno inorridire, che finiscono solo per ecci-tare verso la depressione o l’esaltazione smo-data. Viene in mente la metafora usata di re-cente dal regista Francis Ford Coppola (classe1939, Dylan è del 1941) per esprimere la suapreoccupazione sull’attuale produzione cine-matografica: è come se l’industria farmaceuti-ca producesse solo Viagra e Valium. Paroletoste. La volontà quindi è quella eccitare e, alcontrario, rassicurare, sedare. Una schizofre-nia segnata da una coincidenza degli opposti.Il cinema, come la comunicazioni, insiemeuniti in un’operazione di violenta manipola-zione della coscienza e della sensibilità delgrande pubblico, della massa degli spettatorie dei destinatari dell’informazione.

Inquietante, come sempre, la parola diDylan, che pone una seria questione di re-sponsabilità morale per chi voglia lavorare nelcampo della comunicazione e debba al tempostesso annunciare una, “la”, buona notizia.Dovrò ascoltare di nuovo il suo nuovo albume specialmente quel brano intitolato False pro-phet, sembra che ne siamo circondati, come inogni epoca storica peraltro.

A.M.

Un murale contro le annessioni dipinto a Rafah (Afp)

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Un’economia della “casa comune” per riscoprire un mondo più desidera-bile per tutti. Questa la ricetta proposta da François Ost, giurista, profes-sore di filosofia del diritto a Bruxelles. Con lui abbiamo cercato di capirequali sono le principali sfide poste dalla pandemia oggi, sul piano politi-co e giuridico.

LUCA PO S S AT I A PA G I N A 3

lagher, segretario per i Rapporti congli Stati, era stato raggiunto telefoni-camente da Saeb Erekat, capo nego-ziatore e segretario generale dell’O r-ganizzazione per la liberazione dellaPalestina, che aveva informato laSanta Sede «circa i recenti sviluppinei territori palestinesi e della possi-

bilità che la sovranità israeliana ven-ga applicata unilateralmente a partedi dette zone, cosa che compromet-terebbe ulteriormente il processo dipace». Anche in quell’occasione, laSanta Sede aveva ribadito «che il ri-spetto del diritto internazionale, edelle rilevanti risoluzioni delle Na-

zioni Unite, è un elemento indispen-sabile affinché i due popoli possanovivere fianco a fianco in due Stati,con i confini internazionalmente ri-conosciuti prima del 1967».

La dichiarazione di applicare lasovranità israeliana su parte dei Ter-ritori palestinesi sarebbe dovuta es-sere stata annunciata tra ieri e oggi,ma, come accennato, il primo mini-stro israeliano Benjamin Netanyahuha deciso di posticiparla. «Nei pros-simi giorni — ha fatto sapere l’ufficiodel premier — ci saranno ulteriori di-scussioni» con l’amministrazione sta-tunitense, depositaria del piano delpresidente, Donald Trump, sulla cuiscia Israele si è mosso riguardo alcontroverso progetto di annessione,che ha provocato forti proteste an-che in Europa.

Le annessioni «accresceranno leminacce nei confronti di Israele»,hanno scritto in una lettera gli am-basciatori a Tel Aviv di Italia, Ger-mania, Francia e Spagna. Anche ilpremier britannico, Boris Johnson,ha auspicato «da entusiasta difenso-re e amico di lunga data» di Israele,che le annessioni non vadano avanti.Nel confermare il rinvio delle annes-sioni, il Likud — il partito di Neta-nyahu — ha detto che è «necessarioavere l’appoggio pieno degli StatiUniti», mentre a Gaza e in Cisgior-dania, i palestinesi nuovamente han-no manifestato contro l’iniziativaisraeliana.

Il dovere del sapiente

Storie all’altezzadella Storia

MARCO RONCONI A PA G I N A 5

In una lettera inviata al fratello Benedetto XVI

Il cordoglio di Francescoper la morte

di Georg Ratzinger

Appresa la notizia della mortedel fratello di Benedetto XVI,monsignor Georg Ratzinger— avvenuta mercoledì 1° luglio —Francesco ha inviatoal Papa emerito la letterache pubblichiamo di seguito.

A Sua SantitàBenedetto XVIPapa emerito

Lei ha avuto la delicatezza di co-municarmi per primo la notizia deldecesso del suo amato fratelloMons. Georg. Desidero rinnovarLel’espressione del mio più sentitocordoglio e della spirituale vicinan-za in questo momento di dolore.

Assicuro la mia preghiera di suf-fragio per il compianto defunto, af-finché il Signore della vita, nellasua bontà misericordiosa, lo intro-duca nella patria del cielo e gliconceda il premio preparato per ifedeli servitori del Vangelo.

E prego anche per Lei, Santità,invocando dal Padre, per interces-sione della Beata Vergine Maria, ilsostegno della speranza cristiana ela tenera consolazione divina.

Sempre uniti nell’adesione alCristo risorto, sorgente di speranzae di pace.

Filialmente e fraternamente

FRANCESCO

Dal Vaticano, 2 luglio 2020

PAGINA 8

NOSTREINFORMAZIONI

Nominadi Visitatore Apostolico

Il Santo Padre ha nominatoVisitatore Apostolico per i fe-deli etiopi di Rito Alessandri-no Ge’ez residenti negli StatiUniti e Canada il ReverendoSacerdote Tesfaye Woldema-riam Fesuh, del clero dell’Ar -cieparchia Metropolitana diAddis Abeba (Etiopia).

Page 2: XVI Israele rinvia le annessioni dei Territori per la morte · 2020-07-02 · sa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incon-trando separatamente sia l’Ambascia-trice

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 3 luglio 2020

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Le autorità sanitarie chiedono di evitare assembramenti per il 4 luglio e Trump consiglia la mascherina

Nuovo record di contaginegli Stati Uniti

L’Onu invita a riflettere prima di condividere post sui social

Una “pausa” c o n t role fake news

WASHINGTON, 2. Nuovo record gior-naliero di contagi al nuovo coronavi-rus negli Stati Uniti. Ieri sera laJohn Hopkins University ha resonoto che il Paese ha fatto registrare52.982 nuovi casi positivi, portandoil dato complessivo a 2.682.270 con-tagiati. Il numero di morti registratenelle ultime 24 ore è stato di 706unità, per un totale di 128.028 deces-si.

La continua crescita dei casi avvie-ne dopo che nei giorni scorsi il dot-tor Anthony Fauci, massima autoritàdegli Stati Uniti in materia di malat-tie infettive e figura di spicco dellatask force contro il coronavirus, haavvertito sul rischio di raggiungere i100.000 contagi giornalieri, se i foco-lai attuali non saranno arginati enon si invertirà la rotta per il contra-sto alla pandemia. «Non possiamoconcentrarci solo su quelle aree chestanno avendo un’impennata di casi,a rischio è l’intero Paese» ha dichia-rato Fauci.

Di fronte al nuovo balzo dei casidi coronavirus, che lascia presagirel’arrivo di una seconda ondata, in al-cuni Stati sono state reintrodotte mi-sure restrittive, anche in vista del 4luglio, festa dell’Indipendenza Usa.Per l’occasione le autorità sanitarienazionali hanno invitato la popola-zione a evitare gite, feste, assembra-menti per i tradizionali fuochi d’arti-ficio. In California, Stato con l’au-mento maggiore dei contagi, il go-vernatore Gavin Newsom ha ordina-to a bar e ristoranti di chiudere leloro attività all’interno e limitarsi aservire i clienti solo all’esterno.

Diverse contee nel sud dello Statohanno già ordinato la chiusura dellespiagge per il fine settimana lungodel 4 luglio e stanno valutandol’ipotesi di sospendere i tradizionalispettacoli pirotecnici per evitare as-sembramenti.

Mentre negli Stati Uniti la situa-zione del contagio appare semprepiù drammatica, si continuano a le-vare voci, anche fra i repubblicani,affinché il presidente, DonaldTrump, dia il buon esempio indos-sando la mascherina in pubblico.«Sono per tutte le mascherine. Pen-so siano una buona cosa». Con que-

ste parole, Trump, in un’intervista aFox business, ha ammesso l’imp or-tanza di copririsi naso e bocca, tra leprime e più importanti misure diprecauzione stabilite dall’O rganizza-zione mondiale della sanità (Oms)per fronteggiare la diffusione del co-vid-19.

In passato spesso il presidente èapparso poco incline a indossare lamascherina, malgrado abbia sempredichiarato di essere pronto a farlo incaso di necessità. «Me la metterei sefossi in una situazione ristretta» conaltre persone, ha affermato l’inquili-no della Casa Bianca, aggiungendotuttavia di non aver bisogno di farloperché tutte le persone che entranoin contatto con lui vengono primatestate. Alla domanda se fosse pron-to a indossare una mascherina inpubblico, Trump ha risposto di«non aver problema» a farlo.

Ma il presidente continua a mo-strarsi a volto scoperto, strizzando,in qualche modo, l’occhio a quellaparte del suo elettorato che nonvuole metterla. Negli eventi pubblicinon ha mai chiesto ai presenti di in-dossarla e nel corso dell’intervistanon si è spinto comunque a dire chele mascherine dovrebbero essere ob-bligatorie, dichiarando che in alcuneparti degli Stati Uniti le personeabitano «a gran distanza» le unedalle altre.Dipendenti di un ristorante a Inglewood, in California, prendono ordini per cibo da asporto (Afp)

di ANNA LISA ANTONUCCI

Contro le false notizie che im-pazzano in rete, specialmen-te in tempi di pandemia, le

Nazioni Unite hanno lanciato lacampagna «Pause» che invita gliutilizzatori dei social media a fer-marsi e riflettere prima di condivi-dere i messaggi o i post. Lo scopoè quello di utilizzare un momentodi riflessione prima di rilanciare unmessaggio che potrebbe essere nonfondato, che non ha nulla a che fa-re con la scienza o la realtà e «chepuò impedire un dialogo sereno sultema di cui c’è estremo bisognoper contrastare efficacemente il co-vid-19».

Si tratta, sostiene l’Onu, di pren-dere le distanze, le stesse che siamostati costretti ad adottare fisicamen-te, dalle false notizie che girano suisocial. «Uno dei metodi con cui ladisinformazione si propaga — hadichiarato Melissa Fleming respon-sabile del Dipartimento della co-municazione globale dell’Onu — ècome le persone diffondono in retele false notizie». «L’idea della cam-pagna “Pa u s e ” è far passare il mes-saggio che prima di condividereun’informazione è necessario fareattenzione». Un po’ come dire«prendetevi un momento per ac-cendere il cervello». La realtà infat-ti, ha aggiunto il funzionario delleNazioni Unite, non è mai o biancao nera e «chi comunica in manieraresponsabile e scientifica usa i tonidel grigio».

Per fare un esempio pratico, e al-lo stesso tempo di grande pericolo,Fleming ha sottolineato come igruppi no vax si stiano già prepa-rando a contestare il futuro vaccinoanti covid. Nell’ambito della piùvasta campagna «Verificare» lancia-

ta dall’Onu, per «Pause» sono giàstati reclutati i “primi soccorritori”la cui missione è quella di contra-stare le notizie false.

Più di 10.000 persone lavoranogià per la campagna, e vanno daalcuni investigatori in Colombia aigiovani giornalisti nel Regno Uni-to, ad un numero crescente di vo-lontari che aumenta ad un tasso dicirca il 10 per cento ogni settimana,secondo quanto riferisce il Diparti-mento delle Nazioni Unite per lecomunicazioni globali.

«Siamo preoccupati per i dannicausati dalla creazione deliberata edalla circolazione di informazionifalse o manipolate relative alla pan-demia — sottolineano i rappresen-tanti delle Nazioni Unite —. Chie-diamo ai Paesi di adottare misureche, in modo oggettivo e nel ri-spetto della libertà di espressionedei cittadini, contrastino la diffu-sione di queste informazioni erra-te».

Anche diverse importanti societàdi media in tutto il mondo hannoiniziato a distribuire i contenutidella campagna «Pause» sui lorocanali, online e via sms. «L’obietti-vo di tutti è quello di aiutare a fer-mare la diffusione di informazioniinesatte sul covid-19 sui social me-dia — ha detto ancora Fleming —ma solo le piattaforme come Face-book o Twitter possono effettiva-mente fermare la diffusione viraledi notizie false».

Per questo funzionari del Palaz-zo di Vetro hanno avviato un dia-logo con queste aziende mentre giàmolte altre piattaforme social me-dia si sono impegnate a promuove-re «Pause», raddoppiando gli sfor-zi per fermare il flusso di disinfor-mazione.

Messico: commandoirrompe in centro

per tossicodipendentiVentiquattro vittime

CITTÀ DEL ME S S I C O, 2. Un attaccoarmato avvenuto ieri in un centro ditrattamento della tossicodipendenzaa Irapuato, nello stato di Guanajua-to, nel Messico centrale, ha causatola morte di almeno 24 persone e ilferimento di altre sette. Secondo laricostruzione del funzionario dellapubblica sicurezza di Irapuato, Pe-dro Cortés, il gruppo armato avreb-be costretto le vittime a sdraiarsi aterra e poi avrebbe aperto il fuoco.

Lo stato di Guanajuato, uno deiprincipali centri industriali del Mes-sico, dove operano le fabbriche deiprincipali produttori di automobili,è stato duramente colpito dalla vio-lenza legata alla criminalità organiz-zata. Il cartello Jalisco Nueva Gene-ración e il cartello Santa Rosa de Li-ma sono attivi nello stato, dove svol-gono attività illecite come l’estorsio-ne, il rapimento e il furto di carbu-rante, oltre al “consueto” traffico didroga. Le autorità locali il 21 giugnoscorso avevano annunciato l’a r re s t odi 26 persone sospettate di apparte-nere al cartello di Santa Rosa de Li-ma. La notizia ha però innescatoazioni ritorsive come blocchi stradalie incendi di veicoli nelle città di Ce-laya, Salamanca e Villagrán.

Irapuato è considerata una dellecinque città più pericolose al mon-do, e Guanajuato, nel 2019, è statodichiarato lo stato del Messico conpiù omicidi intenzionali: da gennaioa maggio di quest’anno sono statiregistrati 1.903 omicidi, praticamenteuna media di 12 uccisioni al giorno.

Mentre nei Balcani aumentano i casi di coronavirus

Si tratta sul Recovery fund

Guterres a colloquio con Haftar

Nessuna soluzione militare alla crisi libicaSale la tensione in Etiopia per l’omicidio

di un attivista dell’etnia Oromo

BRUXELLES, 2. Il negoziato sul Re-covery fund passa ufficialmente nel-le mani della presidenza tedesca diturno dell’Unione europea, e quin-di in quelle di Angela Merkel. Ilcancelliere tedesco però già invitaalla cautela, perché — afferma — leposizioni dei governi «sono ancoramolto lontane».

Dal primo luglio è iniziato il se-mestre di presidenza della Germa-nia al Consiglio europeo e ora lepriorità di Berlino si concentreran-no sulla risposta comunitaria allacrisi economica innescata dalla pan-demia. In particolare, sul raggiun-gimento di un accordo entro l’esta-te. Per i prossimi 17 e 18 luglio è,difatti, previsto un Consiglio euro-peo straordinario per trovare un’in-tesa.

Margini di trattativa vengono,nel frattempo, esplorati dall’Italia«con un’intensa attività diplomati-ca», fa sapere il presidente delConsiglio dei ministri italiano Giu-

seppe Conte, mentre il ministro pergli Affari Ue, Vincenzo Amendola,si è recato nei Paesi Bassi, per cer-care di mantenere intatta «l’ambi-zione di partenza» della propostadella Commissione. Si riapre però ildibattito sul ripristino del Patto distabilità, che da sempre divide l’Eu-ropa, ma le cui sorti andranno deci-se a partire dall’autunno. Il Patto distabilità e le sue regole, che vincola-no la spesa pubblica, sono state so-spese all’inizio della pandemia perpermettere ai governi di sostenerel’economia. Merkel si dice, nel frat-tempo, consapevole che saranno«ancora necessari molti colloqui»per preparare il Consiglio europeodel 17 luglio.

Contestualmente, i contagi dacovid-19 tornano a destare preoccu-pazioni nei Balcani, dopo un perio-do di calo progressivo. Ampie areerelativamente risparmiate dalla pri-ma ondata del virus in primavera,sono ora all’apice in Europa per au-

mento di nuovi casi. Cifre significa-tive sono state registrate in diversenazioni della regione, dall’Ucrainaalla Bielorussia, passando per Mol-davia e Romania. Rimane comun-que a macchia di leopardo il bilan-cio dell’epidemia nell’Europa cen-tro-orientale e nei Balcani. In Ser-bia si registrano 272 casi, con 281decessi. In testa alla classifica deiPaesi con più contagi per milionedi abitanti nell’area è la Bielorussia,quasi 6.500 casi negli ultimi giorni.Fra gli Stati più colpiti, anche laMoldavia (4.028), seguita dalla Re-pubblica di Macedonia del Nord(2.933). Alti i numeri anche in Ger-mania, Serbia e Austria. A causadell’andamento in ascesa, Vienna ri-chiude a sei Paesi dei Balcani: Bo-snia Erzegovina, Serbia, Albania,Kosovo, Macedonia del Nord eMontenegro. Nelle ultime ore sonostati registrati 107 nuovi casi. At-tualmente si contano 600 contagi,mentre due settimane fa erano 400.

ADDIS ABEBA, 2. Ondata di vio-lenze in Etiopia, dove è salito a 81il bilancio delle persone rimasteuccise durante le proteste seguiteall’omicidio del cantante, HachaluHundessa, simbolo dell’etnia Oro-mo. Lo rendono noto le autoritàlocali, precisando che tra le vitti-me ci sono anche tre membri delleforze speciali. I morti si riferisco-no alle proteste scoppiate nella re-gione della capitale e nella vicinaO romia.

Diverse persone sono rimasteferite negli scontri. Distrutte anchemolte proprietà, con negozi incen-diati. Intanto, nel Paese è statochiuso internet. La polizia localeieri ha arrestato almeno 35 personedurante la protesta, fra cui JawarMohammed, importante esponen-te politico Oromo.

Hundessa, 34 anni, è stato ucci-so a colpi di arma da fuoco, spara-ti da sconosciuti, ad Addis Abebalunedì notte. Le sue canzoni suidiritti del popolo Oromo — ilmaggior gruppo etnico dell’Etio-

pia — erano stati la colonna sono-ra delle proteste che hanno provo-cato la caduta del Governo diHailemariam Desalegn, nel 2018.Subito dopo, il nuovo primo mini-stro Abiy Ahmed, di etnia Oromo,ha inaugurato una stagione di ri-forme e dialogo interetnico, riu-scendo a siglare anche la pace conl’Eritrea, che gli è valso il premioNobel. Malgrado ciò, lo scontentofra gli Oromo ha ripreso a cresce-re. L’uccisione di Hachalu Hun-dessa — ha affermato Ahmed — «èun atto commesso e ispirato danemici interni e stranieri per de-stabilizzare la nostra pace e impe-dirci di realizzare quello che ab-biamo iniziato a fare». Nel frat-tempo, due persone sospette sonostate arrestate. Ad aggravare ulte-riormente le tensioni politiche nelPaese è stato, in particolare, il rin-vio sine die delle elezioni di fineagosto, a causa dell’emergenza co-ronavirus. Intanto, in tutto il mon-do si assiste alle proteste di citta-dini etiopi di origine Oromo.

TRIPOLI, 2. «Non esiste una solu-zione militare al conflitto in Libia».È quanto ha ribadito il segretariogenerale dell’Onu, António Guter-res, durante una telefonata intercor-sa con il generale Khalifa Haftar,

comandante dell’autopro clamatoEsercito nazionale libico (Lna). Alcentro del colloquio, gli attuali svi-luppi della situazione in Libia, se-condo una dichiarazione pubblicatasul sito delle Nazioni Unite.

Il segretario generale ha aggiuntoche la soluzione «può essere solopolitica, libica e guidata dai libici»,sottolineando il «pieno impegnodell’Onu a dialogare nell’ambitodella commissione militare congiun-ta libica 5+5». Per quanto riguardainvece gli sforzi per riavviare la pro-duzione e l’esportazione di petroliolibico, Guterres ha affermato il suo«impegno nel contribuire a trovareuna soluzione per riaprire i termina-li e i giacimenti petroliferi», chiusida gennaio.

In precedenza, Guterres ha avutoun colloquio telefonico anche con ilpremier libico, Fayez al-Serraj, ilquale ha manifestato il suo impegnoa favore del dialogo all’interno dellaCommissione congiunta e il suo in-teresse per una soluzione politicabasata sulle elezioni. I due hannoaffrontato anche la questione delgreggio. Guterres ha poi espresso ilsuo «shock per la scoperta di fossecomuni», affermando che l’Onu èpronta ad assistere negli sforzi pergarantire la responsabilità.

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 3 luglio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’a f f a re ,

ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

Conversazione con il giurista François Ost

Diritti della natura, riscoperta dei beni comunie un’informazione responsabile

ti, anche i dirigenti e i privilegiati;infine, la propagazione del virus èstata fulminea, anche se la sua letali-tà non era poi così eccezionale. La“crisi”, nel doppio senso di prova edi scelta, ci pone di fronte a un’al-ternativa: la continuazione del mon-do di prima, leggermente modifica-to, ad esempio nel senso di una rilo-calizzazione della produzione dellemedicine essenziali e la rivalorizza-zione degli “invisibili” riscoperti inquesta occasione: il personale sanita-rio, gli assistenti a domicilio, eccete-ra; oppure, la scelta di cambiare pa-radigma. A sostegno della primaipotesi, è molto probabile che la cri-si economica che si annuncia (falli-menti a catena, perdite di lavori, ab-bassamento del potere di acquisto)susciti una reazione limitata: lepreoccupazioni della fine del meseavranno la meglio sulle preoccupa-zioni della fine del mondo. A soste-gno dell’ipotesi ottimista, invece, sipuò ricordare che all’indomani dellaseconda guerra mondiale c’è statauna grande ondata di idee nuove egenerose, come l’organizzazione di

di LUCA PO S S AT I

Un’economia della “casa comune”per riscoprire un mondo più deside-rabile per tutti. Questa la ricettaproposta da François Ost, giurista,professore di filosofia del diritto allaUniversité Saint-Louis Bruxelles, au-tore di molti volumi dedicati all’am-bientalismo, alla traduzione, al sen-so del diritto nella società attuale.

Con lui abbiamo cercato di capirequali sono le principali sfide postedalla pandemia oggi, sul piano poli-tico e giuridico. E soprattutto qualisono le prospettive del “dop o” cheegli vede all’orizzonte di un mondosempre più dominato dalla violenzae dalla paura.

La pandemia trasforma il mondo checonoscevamo. Lei crede che le misureprese dai governi per far fronte allacrisi sanitaria avranno un’incidenzasui programmi per la protezionedell’ambiente? La pandemia è l’occasio-ne giusta per trasformare i nostri siste-mi di produzione e renderli più rispet-tosi dell’ambiente?

È possibile mostrare che esiste unforte legame strutturale tra la crisiambientale e la crisi sanitaria del co-vid-19, e questo soprattutto a causadella coabitazione non naturale traumani e animali selvaggi, e anche acausa dell’intensificazione massicciadegli spostamenti sul pianeta. Ideal-mente, si potrebbe dunque credereche le risposte alla crisi sanitariadebbano anche favorire la lotta infavore dell’ambiente. Ma temo chequesto argomento non regga. Se igoverni hanno reagito in modo cosìforte e le popolazioni si sono gene-ralmente ben adattate a misure tantorestrittive delle nostre libertà, questoè avvenuto, mi sembra, per tre ra-gioni molto lontane dalla virtù am-bientalista: erano in gioco la nostrasalute e la nostra sopravvivenza, unpericolo vicino, immediato e concre-to; tutti erano ugualmente minaccia-

relative ai diritti. La natura è accet-tata come un interlocutore vero, unapersona autentica.

Il tema del rispetto della “casa comu-ne” è particolarmente caro a PapaFrancesco. Che lezione possiamo trarredalla «Laudato si’», secondo lei, perfar fronte alla crisi attuale? In altritermini, il capitalismo occidentale è og-gi di fronte a una sfida senza prece-denti: come cambierà?

Il tema della “casa comune” t ro v aun prolungamento diretto nella no-zione giuridica di “beni comuni”,oggi sottolineato da molti giuristi.Come nella vecchia nozione di “pa-trimonio”, si tratta di accordare unostatuto particolare a risorse che sonoil prolungamento o la condizionedella personalità umana; delle risor-se preziose, di cui è permesso diconsumare i frutti, ma di cui anchebisogna trasmettere il “capitale”. Adesempio, l’Antartico, i grandi fonda-li marini, ma anche tutto quel chedecidiamo di sottrarre al diritto didilapidare e distruggere, che è anco-ra un attributo della proprietà. Pen-so soprattutto alle risorse naturaliche sono oggetto dell’“uso civico” inItalia (legge del 20 novembre 2017).Con la nozione di “beni comuni”l’accento quindi si sposta dalla ap-propriazione esclusiva all’uso e allagestione collettiva. Possiamo pensa-re all’open source in materia culturalee all’economia collaborativa delleenciclopedie come Wikipedia, maanche, in materia naturale, alla ge-stione collettiva delle zone di pesca,delle foreste e di molte altre risorsecome quelle studiate dal premio No-bel per l’economia E. Ostrom.L’economia dei “beni comuni” espri-me dunque la solidarietà del viventedi cui parlavamo prima; essa generapratiche generative più che predatri-ci ed estrattive. Essa insiste sul farepiù che sull’avere e dona un senso amolte delle nostre pratiche quotidia-ne: produzione, consumo, sposta-mento, tempo libero, eccetera. Notoanche che questo tipo di economiadei “beni comuni” è la faccia opera-tiva della personalità della naturapoiché ci rendiamo conto che que-st’ultima si realizza concretamentesoltanto attraverso pratiche collabo-rative di coloro che occupano questispazi.

Ci può dare un esempio concreto diquesto modello economico?

Questo paradigma dei “beni co-muni” dovrebbe essere applicatoconcretamente allo statuto delle me-dicine essenziali che occorrerebbesottrarre alla logica privatistica deibrevetti. Ad esempio, questo do-vrebbe accadere con il futuro vacci-no contro il covid-19. Certo, non bi-sogna scoraggiare lo spirito di im-presa. Occorre invece colpire il capi-talismo finanziario che ne deformalo spirito trasformandolo in una lo-gica di accaparramento suicida. Atal proposito, i governi dovrebberovelocemente dotarsi di una forma diprelievo fiscale in grado di combat-tere il capitalismo finanziario; unatassa globale sulle “gafa” (le grandiaziende tecnologiche, ndr) e sulletransazioni finanziarie sarebbe già

sistemi di previdenza sociale, la co-struzione dell’Europa, la decoloniz-zazione, la governance dell’O rganiz-zazione delle Nazioni Unite. Sul cli-ma, le buone idee non mancano;possiamo indicare ad esempio inFrancia il documento recentementeprodotto dalla Convenzione cittadi-na per il clima. Queste idee perònon potranno realizzarsi se non cisarà la connessione tra un forte cam-biamento delle mentalità, cui l’enci-clica Laudato si’ contribuisce enor-memente, e un reale movimento po-polare; la mobilitazione dei giovanie il loro desiderio di un cambiamen-to immediato dello stile di vita sonosegnali incoraggianti a tal proposito.Al cuore di questa trasformazionedeve esserci l’idea di responsabilità,che è al crocevia tra l’ispirazione eti-ca, la pratica politica e la tecnicagiuridica. La posta in gioco deve es-sere quella di trasformare le moltedichiarazioni di responsabilità limi-tata, che spesso conducono a una ir-responsabilità illimitata, in una realeassunzione di responsabilità in ter-mini giuridici.

I diritti della natura sono uno dei suoitemi di ricerca privilegiati. Come ripen-sare questa nozione alla luce dellapandemia?

Poco tempo fa era ancora un te-ma marginale ed esotico. La riven-dicazione della personalizzazionedella natura e il riconoscimento deidiritti ai suoi componenti conosceoggi un’ascesa spettacolare, soprat-tutto con importanti consacrazioniin Nuova Zelanda e Colombia. Inpassato ho a lungo combattuto que-sta idea pensando che la naturaconsiderata come “soggetto” non cifacesse in realtà uscire dal dualismoclassico il cui altro polo è la natura“oggetto”, quella che sfruttiamo aoltranza. Preferivo un modello piùdialettico; la natura pensata comeun “p ro g e t t o ” che implica una gran-de responsabilità, pur preservando

la specificità della condizione degliumani responsabili. Oggi confessoche sono molto meno reticente ri-spetto a questa idea di una persona-lizzazione della natura e quindi ilconferimento ad essa e ai suoi com-ponenti di specifici diritti. Questosoprattutto per ragioni pragmatiche:è un’idea che dà molti risultati sulpiano della ricerca. Tuttavia, an-ch’essa pone dei problemi: i dirittidella natura e dei suoi componentipossono sempre entrare in conflittocon quelli degli esseri umani. Inol-tre, le azioni in giustizia della natu-ra dovranno sempre essere compiuteda uomini e donne, e anche questopone dei problemi. Vorrei sottoli-neare il pericolo di esacerbare la lo-gica individualista soggiacente allarivendicazione di diritti soggettivi;quando leggiamo attentamente i te-sti dei pensatori sudamericani dellaPachamama (dea della fertilità vene-rata da indigeni andini, ndr) ci siaccorge che le idee centrali sonoquelle della solidarietà del vivente,dell’armonia delle creature, così co-me i doveri e le responsabilità cor-

un passo nella buona direzione. Lacapacità di tassazione è sempre statauna delle principali prerogative deipoteri pubblici nella storia; poichéoggi la società è sempre più mon-dializzata, è necessario che la gover-nance, a cominciare dalle forme ditassazione, cambi anch’essa. L’alter-nativa è la guerra di tutti contro tut-ti. L’economia neo-liberale parlavadi “tragedia dei beni comuni”, percui tutto quel che è gestito in comu-ne è destinato a distruggersi; l’attua-lità però dimostra il contrario, alme-no in certi settori vitali.

La pandemia pone anche un altro pro-blema: quello della buona informazio-ne. Lei crede che il mondo post-pande-mico sarà un mondo più cosciente delladistinzione tra buona e cattiva infor-mazione?

Le fake news, il complottismo e ilcattivo storytelling creavano scompi-glio già prima dell’epidemia di co-vid-19. Basti pensare a tutti i discor-si degli scettici sul cambiamento cli-matico. Ne conosciamo la causaprincipale: il predominio dei socialnetwork fa sì che le persone si infor-mino cercando soprattutto di trovareconforto alle loro paure, soddisfazio-ne per i loro desideri e fantasmi, equesto su siti che confermano i loropregiudizi. Questo fenomeno è stret-tamente legato alla perdita di credi-bilità delle istanze ufficiali della pro-duzione del sapere dovuta a interes-si finanziari e/o geopolitici. È dun-que un compito politico essenzialequello di realizzare meccanismi dicritica dell’informazione. Questo si-gnifica: educazione ai media, regola-mentazione dei social, siti di discus-sione pubblica delle affermazioni deipolitici. Questa etica della semplicefattualità è essenziale, ma non è ab-bastanza. Bisogna essere coscientidel fatto che l’essere umano, essen-do in primo luogo un essere di im-maginazione, un homo fabulans, èspinto ad accordare la sua preferen-za anzitutto a una credenza e non aun fatto, a un racconto piuttosto chea una dimostrazione. Non potendoverificare da soli e subito l’essenzialedell’informazione, siamo inclini acredere a quel che meglio corrispon-de ai nostri pregiudizi e fantasmi.Questo vale anche per gli scienziati;le ricerche non sono mai neutrali.Con Habermas, dobbiamo ricono-scere che la scienza persegue diversi“interessi di conoscenza”; al minimoun interesse “tecnico” e un interesse“emancipatorio”. Se questo è vero,allora una nuova priorità s’imp one,accanto alla critica dell’informazionedi cui parlavo prima. Questa nuovapriorità è la produzione di uno sto-rytelling che dia senso alla nostraepoca. Abbiamo bisogno di raccontiche siano capaci di affrontare lepaure collettive evocando prospetti-ve solidali, esigenti e mobilizzatrici.Delle prospettive che rendano que-sto mondo desiderabile al prezzo disacrifici importanti e di uno stravol-gimento dei nostri modi di vita. Untesto come la Laudato si’ risp ondeproprio a questa esigenza.

Contro la nuova legge sulla sicurezza

Proteste e arrestiad Hong Kong

HONG KONG, 2. Mentre ad HongKong proseguono gli scontri dipiazza, già circa 400 gli arresti, ne-gli Stati Uniti passa al vaglio delSenato la proposta che autorizzasanzioni contro le banche che fannoaffari con i funzionari cinesi coin-volti nella nuova legge per la sicu-rezza nazionale nella ex colonia bri-tannica. Legge che, però, non sem-bra preoccupare la Borsa, che haaperto stamane in rialzo.

Ieri, poche ore dopo l’entrata invigore della nuova norma, migliaiadi persone si sono riversate a Cau-seway Bay e Wan Chai, sfidando idivieti a manifestare e le nuove, pe-santi sanzioni previste. Per disper-dere i manifestanti, gli agenti in as-setto antisommossa hanno utilizza-

to gas lacrimogeni, cannoni ad ac-qua e spray urticante.

Proteste amplificate dalla ricor-renza, proprio ieri, del 23° anniver-sario del ritorno di Hong Kongsotto la sovranità di Pechino. «È ungiorno di grande significato stori-co», ha commentato, invece, il capoEsecutivo dell’ex colonia britannica,Carrie Lam, in occasione del tradi-zionale alzabandiera commemorati-vo. «Si tratta di un punto di svoltaper portare Hong Kong fuoridall’impasse attuale e per ripristina-re la stabilità e l’ordine», ha dichia-rato Lam. L’Ordine degli avvocatiha però messo in guardia dal peri-colo di perdita dell’autonomia giu-diziaria e delle libertà finora garan-tite.

Almeno 113 morti

Frana in una minieradi giada in Myanmar

NAY P Y I D AW, 2. Tragedia in Myan-mar. Sono almeno 113 i morti peruna frana che ha colpito una minie-ra di giada nella regione diHpakant, nel nord del Paese asiati-co. Lo riferisce il dipartimento deivigili del fuoco.

I minatori sono stati travolti daun’ondata di fango che ha invaso laminiera dopo le forti piogge.

Discordanti le notizie sui soccor-si, che sarebbero ancora in corsoper portare in salvo eventuali so-pravvissuti nella miniera situata nelvillaggio di Sate Mu, nella munici-palità di Hpakant, stato di Kachin.

Fonti di polizia, citate dai medialocali, sostengono invece che leoperazioni sono state sospese a cau-sa del maltempo. I feriti sarebberodecine e non c’è chiarezza sul nu-mero dei dispersi, che potrebbe es-sere intorno ai 200. Si teme, quindi,

che le conseguenze possano esseremolto più gravi.

La regione è stata teatro nel 2016di un’altra grave frana in una mi-niera costata la vita a 116 persone.Decine di minatori muoiono ognianno nelle miniere di giada, alta-mente redditizie, ma con scarse einadeguate misure di sicurezza.

In queste miniere spesso vengo-no impiegati migranti a basso red-dito e comunità etniche povere perestrarre la preziosa gemma.

Lo stato di Kachin si trova alconfine con la Cina. I minatori cer-cavano le pietre preziose in terrenimontuosi già indeboliti da prece-denti scavi.

Il commercio di giada nel Paesedel sudest asiatico vale più di trentamiliardi di dollari all’anno.

A Hpakant, in particolare, si tro-va la più grande miniera di giadadel mondo.

Usa, giudiceblo cca

le limitazioniper richiedenti asilo

WASHINGTON, 2. Il giudice dellaCorte distrettuale del Distretto diColumbia (Washington), TimothyKelly, ha annullato la decisionedell’amministrazione Trump cheimpone ai migranti che cercano dientrare negli Stati Uniti di chiedereprima asilo nei paesi che attraversa-no mentre si recano al confine me-ridionale.

Secondo il giudice, nominatodallo stesso Trump, la Casa Biancaha dichiarato che il divieto, che èstato pubblicato il 16 luglio 2019,senza un tipico periodo di preavvi-so, non ha rispettato la legge sullaprocedura amministrativa che disci-plina le modalità di attuazione del-le regole da parte delle agenzie,«promulgando illegittimamente» lanorma senza dimostrare che eranell’interesse pubblico, per bypassa-re l’Administrative Procedure Act.Il Dipartimento di giustizia ha di-chiarato che la sentenza del giudiceè basata su rivendicazioni procedu-rali e non sulla sostanza della poli-tica.

La poliziadi Seattlesgomb era

la Chop zoneWASHINGTON, 2. Almeno 32 per-sone sono state arrestate a Seat-tle dopo che, su ordine del sin-daco, Jenny Durkan, la poliziaha dato il via alle operazioni disgombero della Chop zone, lacosiddetta zona autonoma dellacittà, istituita nelle settimanescorse vicino al Congresso daimanifestanti, che protestavanoper l’uccisione di George Floyd,contro il razzismo e la brutalitàdella polizia.

I fermi sono avvenuti per ilmancato rispetto dell’ordine didisperdersi, resistenza e assalto apubblico ufficiale, e detenzioneillegale di armi. Tramite l’ac -count Twitter, la polizia ha di-chiarato che il fine dell’op erazio-ne è stato quello di proteggere lapopolazione: «Da quando sonoiniziate le dimostrazioni nell’a re adell’East Precinct, l’8 giugno — silegge nel tweet — due adolescentisono stati uccisi ed altre personesono rimaste gravemente feritedurante sparatorie notturne».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 3 luglio 2020

Il 2 marzo 2020 è stata apertaalla libera consultazione deglistudiosi la documentazionearchivistica attinente al ponti-ficato di Pio XII (marzo 1939

- ottobre 1958) custodita negli archi-vi storici della Santa Sede. L’eventoera stato già annunciato da PapaFrancesco il 4 marzo 2019 duranteun’udienza concessa agli officialidell’Archivio Apostolico Vaticano ri-cevuti nella sala Clementina del Pa-lazzo apostolico. Nel cospicuo mate-

I volumi, aperti da un’intro duzio-ne che ricostruisce la storia dellaCommissione dalle sue origini trac-ciando il processo di formazionedell’archivio, presentano nel corpocentrale un’analitica descrizione del-le singole pratiche trattate dall’uffi-cio, e sono corredati da un prospettonumerico iniziale e da un circostan-ziato indice dei nomi e dei luoghi,consultabile, come indicato, onlinesul sito dello stesso Archivio Aposto-lico Vaticano.

delle varie attività caritative del Papaindussero Montini, il 12 novembre1941, a invitare ufficialmente i monsi-gnori Paolo Giobbe, Carlo Chiarlo,Antonio Riberi e Luigi Centoz «adare la loro opera a questa Commis-sione per i Soccorsi» con l’aiuto didon Mario Brini come segretario; aessi in seguito si aggiunsero i monsi-gnori Clemente Micara, Ettore Feli-ci, Filippo Cortesi, Gustavo Testa,Angelo Rotta, Gennaro Verolino,Egano Righi Lambertini, Lino Zani-ni, Giuseppe Micossi, Alfredo Zan-chi, Giuseppe Caprio, Paolino Li-mongi, Renato Ausiello Lanteri,Giovanni Battista Scapinelli di Lé-guigno, Emilio Rossi, FrancescoCherubini. Accanto a questi prelatidi solida preparazione e provataesperienza diplomatica lavoravanoanche gli addetti e gli impiegati del-la Segreteria di Stato sotto la vigile equotidiana supervisione del sostitutoMontini, il quale il 21 dicembre 1949così si complimentava: «Vedo moltolavoro e bene eseguito. Mi congratu-lo, e raccomando di non stancarsi!».

Dalla lettura dei documenti de-scritti nell’inventario emerge che lafinalità essenziale di questo ufficioera la distribuzione dei “so ccorsi”,ovvero di contributi in denaro maanche di aiuti materiali in medicina-li, alimenti, indumenti, libri, oggettidi uso personale destinati alle popo-lazioni civili colpite dalla guerra e aireclusi nei campi di prigionia sparsiin tutto il mondo. Per fare questo laCommissione si avvaleva della coo-perazione diretta o indiretta dellaCroce rossa, della Pontificia Com-missione assistenza, dell’Ente per ladistribuzione dei soccorsi in Italia,dell’Opera nazionale assistenza reli-giosa e morale agli operai, dell’O pe-ra San Raffaele dei padri Pallottini,delle varie Caritas nazionali e di

molteplici associazioni e comitati in-ternazionali. I principali interlocuto-ri della Commissione Soccorsi eranocomunque i nunzi, i delegati aposto-lici e i vescovi, i quali svolgevanoanche il ruolo di esecutori materialidell’opera benefica dell’ufficio. Diessi si possono leggere rapporti di-plomatici, relazioni sui campi di pri-gionia, dettagliati promemoria sullecondizioni politiche, religiose, sani-tarie delle città, soprattutto italianedistrutte dai bombardamenti.

Interessanti sono pure le carte re-lative alle cronache di guerra con re-soconti di violenze e saccheggi subitidalle popolazioni civili, quelle ri-guardanti le trattative con i comandimilitari di entrambi gli schieramentiper la dichiarazione di “città aperte”o “città ospedaliere” e per la salva-guardia di località, opere d’arte e in-signi monumenti minacciati daicombattimenti.

Un aspetto che si evince dalla let-tura dei volumi è l’assistenza offertadalla Commissione ai profughi e airifugiati in Italia in generale, e inparticolare agli studenti e ai semina-risti. Essa, inoltre, riceveva molte ri-chieste di aiuto per espatriare versopaesi neutrali quali la Spagna, ilPortogallo e l’America Latina, e coa-diuvata dalla nunziatura in Svizzerametteva a disposizione ingenti som-me di denaro per far ottenere visti ditransito e assistere gli esuli. Moltepratiche raccontano l’opera di me-diazione svolta dalla Commissione

gnazione di fondi per costruire nuo-ve chiese e oratori, la concessione dilibri ai seminari, carceri e ospedali, el’assegnazione di messe, stoffe e tala-ri al clero italiano bisognoso. Ogniintervento di soccorso era ispirato ealimentato dalla profonda e nel con-tempo riservata generosità di PapaPacelli ed era elargito a tutti senzadifferenze di religione, stato socialee provenienza geografica.

tutela e conservazione del patrimo-nio documentario per garantire lasalvaguardia della verità storica. Co-sì si esprimeva lo stesso Montini inun appunto, lucido e lungimirante,del 20 gennaio 1945 al suo collabora-tore Brini: «Mi pare sempre che toc-chi a noi promuovere una raccoltadella documentazione spirituale del-la guerra. Chi vi pensa? Domaniuna letteratura ansiosa e arbitraria

L’opera della Commissione Soccorsi (1939-1958) nei documenti dell’Archivio Vaticano

La carità di Pio XIIcome risposta al male

tornano / rimbalzi che non avvengono / ri-flessi che affievoliscono e muoiono / repli-che che non sorgono / ritorni che non acca-dono».

Le incombenze della quotidianità incalza-no, sempre uguali e apparentemente senzasenso, e il ritmo si fa concitato: «Suonanoalla porta / ci sono altre cose da fare»;«Scusi quanto c’è per la prossima fermata?».La spaccatura che si allarga improvvisamentetra chi si ama è più esplicita in Guardo i tuoiocchi; «Ma il battito di ciglia / che modula iltuo sguardo / mi svela in codice il tuo ad-dio». Lasciando il passo alla nostalgia in Ho

L’esperienza dell’amore nella poesia di Enrico Nicolò

Il coraggio del volo

L’ufficio comincia la sua funzione nel settembre 1939quando iniziarono a giungere alla Santa Sederichieste di aiuto da parte della popolazione polaccaprima vittima del conflitto che in poco tempodilagò in molti altri Paesi di tutti i continenti

Presentazione di richieste di soccorso

Smistamento e invio di libri destinati a prigionieri di guerra dalla sede centrale romana di Piazza S. Agostino

La ricerca incessante si declinanel ritmo dei versiin attesa di un’illuminazionetanto folgorante quanto passeggera:alberi, case e colli proiettaticome su uno schermo

redenzione, ecco affacciarsi la possibilità diuna salvezza in precedenza solo intravista.

Una luce radiosa che conduce alla certez-za di una rinascita e di un riscatto dalla sof-ferenza, forte di quella fiducia che sgorgadalle sorgenti stesse della vita.

I desideri ci portano dove non sappiamo,ma sono anche una segnaletica che indicala strada, che promette la gioia di un appro-do. «Fino ad oggi nessuno ha visto gliuccelli migratori dirigersi verso sfere piùcalde che non esistono — scrive KarenBlixen in un bellissimo passaggio delsuo Capricci del destino — o fiumi dirottareattraverso rocce e pianure per correre in unoceano che non può essere trovato. PerchéDio non crea un desiderio o una speranzasenza aver pronta una realtà che la esaudi-sca. Il nostro desiderio è la nostra certezza, ebeati siano i nostalgici perché torneranno acasa».Un particolare della copertina del libro fotografico «Sull’orlo dell’infinito» di Enrico Nicolò

di SI LV I A GUIDI

«F uggevole turchese» la chiamava loscrittore noir Andrea Pinketts:una bellezza (con la b maiuscola

o minuscola poco importa) inaspettata chepassa, brucia il cuore, lo segna per semprecon il suo mistero inesplicabile, e se ne vasenza avvertire, come senza preavviso era ar-rivata. Di «fuggevole turchese» sono pienele fotografie di Enrico Nicolò, anche (e forsesoprattutto) quando sono in bianco e nero:momenti “p erfetti” catturati in uno scatto,promemoria di un’armonia misteriosa desti-nata a svanire, lasciando però dietro di séuna scia di domande, una richiesta pressantedi significato.

«Solo seguo le lamelle diffuse / ed entronella bruma lucente / fendendo la caliginesospesa» scrive Nicolò, stavolta scegliendo laforma della parola scritta, e l’austero biancoe nero delle parole nelle pagine di A seraprenderò per te una stella. Poesie, canti, ballate(Modena, Palombi editore, 2020, pagine 127,euro 14). In copertina, una donna vista dispalle che guarda fuori dalla finestra mentresi lega i capelli con un fermaglio, con un ge-sto semplice, domestico, ma carico di fasci-no; messaggera inconsapevole della profon-dità misteriosa del reale.

«La tua presenza mi ha donato le vele»scrive l’autore in Quando; grazie all’esp erien-za dell’amore, della vita condivisa, «di paro-le ho caricato la mia flotta». La donna tornaad essere icona di bellezza, nella sua visibilemanifestazione suprema e Nicolò «non hapaura di configurare intenzionalmente, qua elà perfino cadenze di danza popolare, diballata medievale e di canto stilnovistico»come nota l’editore nella prefazione «registrie ritmi questi sovente sostenuti dall’uso diritornelli e da una particolare ricerca iterati-va della rima, anche in chiave vagamenteironica». Ma quando la “luce” delle cose

sparisce, non c’è traccia di ironia, nei versi diNicolò.

Quello che sembrava in grado di aprireun varco, si rivela improvvisamente, effimero«come soffioni al primo vento». Si chiudesullo spiraglio di luce intravisto, torna l’opa-cità del reale, la coltre dell’abitudine che de-posita la sua polvere su tutto: «Con me,vecchi attrezzi per il volo». Echi «che non

abbassato le chiuse della diga; «Ghiaia e pie-trisco / e sabbia / Ma infiltrazioni ovunque/ al suono dei tuoi passi». Come nelle cele-berrime Forse un mattino andando e In liminedi Eugenio Montale, anche per l’autore dellaraccolta la realtà è una misteriosa “finzione”da cui fuggire per mezzo di un varco, «unamaglia rotta nella rete / che ci stringe» (Inlimine).

La ricerca, la domanda incessante («Ilvarco è qui? La casa dei doganieri») si decli-na nella cadenza dei versi, in attesa di un’il-luminazione tanto folgorante quanto passeg-gera: alberi, case e colli proiettati come suuno schermo. Continua così per il poeta (eper il fotografo, e per chiunque “combatta”

con una qualsiasi forma di espressione arti-stica) il lavoro per gettare «il ponte», comescrive Victor Hugo in una sua famosa poe-sia, a centinaia e migliaia di arcate tra lasponda umana e la stella lontana.

Osa perfino usare il termine “fatale”, l’au-tore del volume A sera prenderò per te unastella; una parola impegnativa, ma da inten-dere nel senso letterale di “che ha a che farecol fato”, con il destino, con lo svelamentodel significato di tutto.

Il luogo comune del safe love così comunee dato per scontato nella nostra epoca, sisvela per quello che è, una contraddizione intermini. L’amore autentico è “p ericoloso”per definizione, perché ti porta dove non

sai, ed è incompatibile con la nostra osses-sione per il controllo. L’esperienza dell’amo-re rende vulnerabili, apre una ferita che nonsi rimargina, una domanda che neanche lapresenza fisica della persona amata riesce acolmare: «Se per un attimo mi guardassi /non potrei soffrire la tua assenza» (Non fe-rirmi con la tua presenza). Ma quando tuttosembra avviarsi verso un cupio dissolvi senza

La donna torna a essereicona di bellezza nella sua visibilemanifestazione supremaE l’autore configura intenzionalmentecadenze di ballatee di danze popolari

riale documentario reso oggi dispo-nibile alle ricerche storiche dall’Ar-chivio Apostolico, le carte dellaCommissione Soccorsi spiccano perla loro vasta consistenza, l’estensionecronologica compresa, la ricchezza evarietà di argomenti trattati.

Di esse, nella collana dei Collecta-nea Archivi Vaticani, è stato da pocopubblicato l’inventario in due volu-minosi tomi (L’Archivio della Com-missione Soccorsi (1939-1958). Inven-tario, I-II, a cura di Francesca DiGiovanni e Giuseppina Roselli, Cit-tà del Vaticano, Archivio ApostolicoVaticano, 2019, pagine XXVII, 2132,euro 65); il terzo volume, che contie-ne l’Indice di nomi, è solo in forma-to elettronico e può essere scaricatogratuitamente dal sito dell’A rc h i v i oVa t i c a n o .

L’ufficio comincia la sua funzionenel settembre 1939, quando iniziaro-no a giungere alla Santa Sede richie-ste di aiuto da parte della popola-zione polacca, prima vittima delconflitto che in poco tempo dilagòin molti altri paesi di tutti i conti-nenti. Subito, all’interno della secon-da sezione degli Affari Ordinari del-la Segreteria di Stato, si riunì spon-taneamente un gruppo di prelaticoordinato da monsignor GiovanniBattista Montini, allora sostituto, iquali cominciarono a occuparsi delledomande e delle istanze di aiuto esoccorso presentate sia da privati cheda enti ed istituzioni.

Le accresciute esigenze burocrati-che determinate dal moltiplicarsidelle richieste e la necessità di rego-lamentare un organo coordinatore

L’inventario descrive l’a rc h i v i osuddiviso in sei sezioni originarieclassificate in Italiani, Stranieri, Raz-za, Varia, 1949, 1950, per un totale di586 unità archivistiche che contengo-no la documentazione sistemata infascicoli.

Certamente questi volumi dei Col-lectanea Archivi Vaticani offrono allacomunità scientifica numerosi e di-versi spunti di indagine storica perla possibilità di approfondire e spie-gare aspetti ancora poco o parzial-mente conosciuti di quei difficili an-ni e testimoniano l’importanza della

darà al grande dramma ogni piùstrana e losca interpretazione; le pa-gine vere, buone, pie, salutari, moni-trici, di questa storia saranno ignora-te, perché disperse… noi che sappia-mo esser la storia una vicenda prov-videnziale, che cosa facciamo perraccogliere i più genuini frammentidel suo significato spirituale? E nonsarebbe bello che proprio vicino algrande Pastore delle anime questetestimonianze avessero paziente edaccurato rifugio? Non riusciremo afare tutto, e forse nemmeno molto;ma qualche cosa, perché no?».

«Mi pare sempre che tocchi a noi promuovereuna raccolta della documentazione spirituale della guerra— scrive Montini nel gennaio del 1945 —Chi vi pensa? Domani una letteratura arbitrariadarà al dramma ogni più losca interpretazione»

Soccorsi tra le popola-zioni emigrate e i loroconnazionali rimastinei paesi colpiti dalconflitto. Numerosadocumentazione è de-dicata ai problemi deldopoguerra, come l’as-sistenza alle grandimasse di sfollati, il ri-spetto delle vittime edei cimiteri di guerra,la derequisizione diistituti, case, strutturereligiose e laiche, latrasformazione dellefunzioni della Pontifi-cia Commissione assi-stenza, l’appello in fa-vore dell’infanzia ab-bandonata, la distribu-zione di medicinali,l’erogazione di sussidiper la costruzione diorfanotrofi, asili nido,villaggi del fanciullo,abitazioni per i senza-tetto, l’allestimentodei refettori del Papa,l’organizzazione di co-lonie estive e l’asse-

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 3 luglio 2020 pagina 5

Il compito della letteratura

Avere compassionee comprensionedei personaggi

di ANNIE PROULX

Come autrice di narrativa, nelcorso degli anni hoimparato che ogni racconto,sia esso complesso e ampioo fortemente condensato e

ripiegato su se stesso, contiene lapropria verità. E molte verità sonotravestite da narrativa. Un raccontoprende vita attraverso i suoi personaggi,ma non è vero che quei personaggi sonoi burattini dell’autore. Una volta messosu carta, una volta che è dentro la storiae influenza gli altri personaggi e laforma della narrativa, ogni personaggioesiste come qualcosa che va oltrel’invenzione letteraria. Il personaggiodiventa sia un messaggio sia unmessaggero il cui minimo gesto siinserisce nella trama del racconto.L’autore può ritenere che il personaggioesista solo per fare andare avanti lastoria — in genere si pensa che siaquesto il compito del personaggio. Ma

di MARCO RONCONI

«L’umanità merita rac-conti alla sua altez-za», scrive il Papanel suo Messaggioper la 54a Giornata

per le comunicazioni sociali. Non sembriuna domanda oziosa, ma qual è il livello dialtezza dell’umanità? L’essere umano puòsprofondare negli abissi di perdizione piùprofondi — lo ha fatto, lo ricordiamo e loraccontiamo — oppure può innalzarsi ai cie-li più alti. Ci sono casi di ascese e precipizinella stessa biografia, nella stessa memoria,nello stesso racconto, pure tra quelli men-zionati come esemplari dal Papa nel Mes-saggio, senza contare le moltissime vie dimezzo. Se «l’umanità merita racconti allasua altezza», la questione degli strumenti dimisurazione diventa seria. Il Papa, semprenello stesso Messaggio, ne propone tre, an-zi quattro perché l’ultimo è doppio: unosguardo sapienziale sull’umanità; il corag-gio di combattere il male e la menzogna; lapazienza e il discernimento per cucire le fe-rite e non confondersi. In realtà ce ne sa-rebbe un quinto, ma lo terrei per il finale.

La sapienzadi riconoscere l’umanità

Per racconti all’altezza dell’umanità, oc-corre in primo luogo un tipo particolare disguardo, quello che nella Bibbia è attribui-to alla Sapienza. Ora cercherò di descriver-lo, ma va premesso che si tratta di unosguardo — un punto di vista — che si impa-ra solo per contagio: si può vedere così, so-lo se si è stati visti così. Lo sguardo del sa-piente è il contrario di quello dello stolto.La differenza tra i due non è nella quantitàdi cose che sanno, ma nell’uso che ne fan-no. Esistono stolti eruditissimi, ad esempio,e sapienti illetterati. Il sapiente è tale per-ché, di fronte a un problema, lo vede perciò che è e, se possibile, lo risolve con ciòche sa: può usare anche una teoria, ma nonè l’unico strumento a sua disposizione. Lostolto, al contrario, è troppo appesantitodalle sue dottrine e norme — il numero nonimporta — per trovarsi a suo agio nella vita,soprattutto quella che non si lascia incastra-re nelle teorie e nelle abitudini. Il problemaserio è che la vita è il luogo in cui ci è pos-sibile incontrare Dio: per questo la Sapien-za è gradita a Dio, che invece non sa pro-prio cosa fare con gli stolti. Se provassero astare nella vita senza avere l’ossessione dicontrollarla, almeno, Dio potrebbe farli in-contrare con la Sua grazia, ma gli stolti so-no troppo impegnati a negarsi la sorpresadi un dono, a confondere il corretto con ilbene, a giustificare e giustificarsi invece chevivere di misericordia, ricevuta e data. Tipogli amici di Giobbe, per dire. I sapienti, in-vece, sono realisti, nel senso che accettanola realtà per quello che è e non per quelloche dovrebbe essere: «vanità di vanità, tut-

to è vanità» o «nulla di nuovo sotto il so-le» non sono il problema da risolvere, ma illuogo da abitare (anche «tuo padre era unarameo errante» e «io sono il Signore tuoDio», a dire il vero, sono dati e non pro-blemi, ma lasciamo stare). Dato che la real-tà è ambigua e complessa, i sapienti, dipreferenza, raccontano: «Meglio essere indue che uno solo (...) Infatti, se cadono,l’uno rialza l’altro» (Qoelet 4, 10). Non è négiusto né sbagliato, è semplicemente così.Nei racconti dei sapienti ci sono uominigiusti che diventano ciechi per il capriccio— anche un po’ umiliante — di uccelli suirami, mali che si accaniscono su spose in-nocenti, pellegrini accompagnati da ange-li… insomma c’è un po’ di tutto. Certo, difronte alle realtà più spigolose, il sapientecombatte, si ribella, giudica, benedicendo eanche maledicendo. Se non può fare altro,anche definendo e insegnando. Ma non èmai l’unica possibilità, come per lo stolto.Di fronte alla realtà, a volte si può solo ac-cettarne i misteri e limitarsi a nominarli:«Tre cose sono troppo ardue per me, anziquattro che non comprendo affatto: la viadell’aquila nel cielo, la via del serpente sul-la roccia, la via della nave nell’alto mare, lavia dell’uomo in una giovane donna» (P ro -verbi 30, 18-19). Potrebbe essere l’esergo diuna tetralogia di Thomas Mann, ma anchela battuta di un personaggio scombicchera-to come quelli dei film di Radu Mihailea-nu. Ti viene voglia di ascoltare che cosa staprima di quella frase e come continua la vi-ta di chi la pronuncia. Tornando allo stolto,egli pensa che, se Dio è entrato nella storia,occorre sviscerarne le modalità, farle pro-prie e mettersi in caccia dell’identico possi-bile, per fissarlo. Se Elia fosse stato così,sull’Oreb avrebbe riconosciuto Dio nel fuo-co, molto più simile al roveto ardente ap-parso a Mosè, che in un mormorio di ventoleggero. (Lo so, Elia era un profeta, non unsapiente in senso tecnico, ma chi di noi èuna cosa sola?). I sapienti sanno che Dio èentrato nella storia e quindi scrutano i frut-ti maturi e il volo degli uccelli, le visceredella nascita e il rantolo della morte, nondisdegnando una moneta o un bicchiere di

to è esattamente la reazione che ognunodovrebbe meritarsi quando pone la suabocca al servizio degli empi. Nelle storie enelle parole non c’è solo una luce che rive-la, ma anche un’ombra che copre. A voltele ombre sono necessarie — non foss’a l t roper un tempo di riposo, che sempre vita è— ma altre volte diventano tenebre. Esistecioè un modo di raccontare storie che leni-sce senza curare, copre per soffocare e nonper riscaldare, rimuove senza nessuna atten-zione per le radici, e si potrebbe continua-re. Papa Francesco parla del «coraggio direspingere i racconti falsi e malvagi». Comesi riconoscono? È difficile perché si camuf-fano. Tutti noi, ad esempio, ci raccontiamostorie per alleggerire il peso del vivere.«Com’è andata oggi?», «bene»: è una sto-ria; lunga solo due frasi, ma è una storiaper lo più inverosimile, a prenderla alla let-tera. Ripeterla ci aiuta, per questo lo faccia-mo. Ma non si può sempre. Viene il mo-mento, vengono quegli occhi, viene quellalacrima o quel sorriso, viene quel vuoto equel dolore, viene quel respiro profondo divita che quando ti è chiesto «com’è andata

inaspettata e della tradizione ricevuta, ri-schiando per la sua parte, affidandosi dovenon può fare altro, un passo alla volta. Pa-zienza e discernimento hanno il ritmo lentodella terra e humus, non a caso, è radicecomune a humanitas e humilitas. Alcuni pa-dri latini, Leone Magno ad esempio, le usa-vano quasi come sinonimi, giocando sullavariazione di suono, perché i racconti sonoanche questione di ritmo e di musica. Avolte temo che solo gli stolti, poveri in hu-manitas, possano illudersi che l’humilitas siauna conquista ascetica. L’umiltà è semplice-mente la nostra condizione di uomini: nonsiamo Dio, siamo fatti di terra, esposti alleintemperie, in grado di ospitare vita, gene-rare frutti ed essere persino curati. Umiltà— oggi va molto di moda la variante «vul-nerabilità» — è uno dei nomi dell’umanità.L’umiltà non è una conquista di nessunoperché la possediamo già tutti. La conqui-sta, semmai, è la sua accettazione, per laquale servono tempo e uno sguardo plura-le: servono cioè pazienza e discernimento, eil secondo non è mai una abilità individua-le. La responsabilità è sempre personale,ma il discernimento può essere solo comu-ne e, da quel poco che so di tradizione cri-stiana, mi sembra sia sempre stato così, sal-vo sprazzi di storia aridi di racconti sapien-ziali. Pazienza e discernimento sono il terzo(e il quarto) strumento. Ma c’è un ma, co-me in ogni narrazione che si rispetti, primadel finale.

La misura del Figlio di Dio

«Il Vangelo di Giovanni ci dice che ilNarratore per eccellenza — il Verbo, la Pa-rola — si è fatto narrazione: “Il Figlio uni-genito, che è Dio ed è nel seno del Padre, èlui che lo ha raccontato” (1, 18). Ho usatoil termine “raccontato” — spiega il Papa —perché l’originale exeghésato può essere tra-dotto sia “rivelato” sia “raccontato”. Dio siè personalmente intessuto nella nostra uma-nità, dandoci così un nuovo modo di tesse-re le nostre storie. La storia di Cristo (…)ci mostra che Dio ha preso a cuore l’uomo,la nostra carne, la nostra storia, fino a farsiuomo, carne e storia. Ci dice pure che nonesistono storie umane insignificanti o picco-le. (…) Ogni storia umana ha una dignitàinsopprimibile. Perciò l’umanità merita rac-conti che siano alla sua altezza, a quell’al-tezza vertiginosa e affascinante alla qualeGesù l’ha elevata». Dio ha elevato ognistoria umana facendo violenza non all’uma-no, ma al divino, dilatato fino alla discesaagli inferi. Dio ha assunto l’umanità per ciòche è e non per ciò che dovrebbe essere, fi-no alla morte. Lo ha fatto chiamando pernome gli uomini e le donne che ha incon-trato, i luoghi in cui è vissuto, i tempi cheha trascorso; con il coraggio esemplare didistinguere il peccato dal peccatore, pernon confondere e non confondersi. Lo hafatto con la pazienza che ha imparato dalPadre, coinvolgendo nel suo discernimentoanche coloro con cui ha condiviso la strada:«Donna, che vuoi da me?» (Giovanni 2, 4);«Credete che io possa fare questo?» (Ma t -teo 9, 28); «E voi, chi dite che io sia?» (Lu-ca 9, 20); «Simone, mi ami?» (Giovanni 21,16); «Che cosa sono questi discorsi che sta-te facendo?» (Luca 24, 17). Si è fatto carneperché la carne umana fosse capace di Dio.Si è fatto storia perché la storia umana fos-se abitata da Dio. Si è fatto racconto per-ché l’umanità meritava racconti che fosseroalla sua altezza.

Annie Proulx

Il dovere del sapiente

Storie all’altezzadella Storia

vino, perché hanno udito il raccontodell’ingresso di Dio nella storia e sono di-sposti a scommettere che non è certo finitaquel giorno, la storia. Anzi, ogni storia èdiventata parte di quella di Dio e ad ascol-tarle bene, se ne può sentire l’eco. Qualcu-

Se «l’umanità merita racconti alla sua altezza»la questione degli strumenti di misurazione diventa seriaFrancesco ne propone treanzi quattro perché l’ultimo è doppioUno sguardo sapienziale sull’umanitàil coraggio di combattere il male e la menzognala pazienza e il discernimento per cucire le ferite e non confondersi

oggi?» deglutisci e inizi: «Se hai dieci mi-nuti, Ti racconto». E non è facile fare veri-tà su di sé, figuriamoci sul mondo che èentrato a fare parte di noi. Figuriamoci su-gli altri. Eppure i racconti all’altezzadell’umanità esigono questo coraggio. E so-lo chi ha sperimentato orecchie misericor-diose che hanno vagliato la pula delle no-stre parole, impara poi a riconoscere il sin-cero dal vero, il menzognero dal falso. Nondiventa proprietario di qualcosa, ma distin-gue senza confondere, articola senza so-vrapporre. Solo chi ha visto crollare catte-drali di storie che si è raccontato per rinvia-re la vita a un domani remoto, può sedersiaccanto a un letto, una sera, e, davvero, ob-bedire alla richiesta: «Papà, mi raccontiuna storia?». Perché sa distinguere le storieche salvano, nel senso che permettono divivere anche il sonno, da quelle che rivesto-no di tenebre i passi di ogni giorno. Davi-de raccontava storie meravigliose, tali da al-leviare la follia di Saul, ma fu per una suatremenda storia smascherata dal profetaNathan, che perse tra lacrime impotenti ilfiglio di Betsabea, mentre restava il piùgrande re, dalla cui stirpe sarebbe nato ilMessia. Davide fu un uomo capace di uncoraggio all’altezza della vita che ebbe insorte. Ecco la seconda misura.

La pazienza e il discernimento

L’ultimo strumento di misurazione sonodue: la pazienza e il discernimento. C’è unaparola greca che le raccoglie entrambe: ma-c ro t h y m i a , ossia quella particolare virtùdell’agricoltore, in cui si miscelano pazien-za, costanza, esperienza e speranza. È laperizia di chi legge i segni del tempo atmo-sferico e del terreno dissodato, della novità

Antonio de Pereda, «Allegoria della vanità» (1634)

una volta che quel personaggiocompare, ha un’esistenza che l’a u t o redeve rispettare. Se al personaggio siimpone un’azione che non corrispondea un suo modo autentico e naturale dicomportarsi, il racconto perde forza.L’autore deve sviluppare comprensionee compassione per i personaggi e devericonoscere le loro verità individualioltre che la loro funzione all’internodell’ingranaggio della storia. Allora, laverità complessiva della storia attireràtutti i personaggi dentro di sé e dirà ilsuo messaggio direttamente al nostroo re c c h i o .

na si può addiritturaraccontare. Intendiamo-ci bene, il sapiente nonè un guardone; ha unavita da mandare avanti,ma ci sono alcuni casiin cui non può evitaredi prendere la parola: sequalcuno ha bisogno,oppure se vuole alleg-gerirsi le tasche condivi-dendo eredità. Il sa-piente sa misurare l’al-tezza dell’umanità: è illuogo che Dio ha ini-ziato ad abitare e, perquanto ne sappiamo,non ha ancora smesso.Un racconto all’altezzadell’umanità ha comeprima misura unosguardo sapienziale.

Il coraggiodel fallimento

Come distinguere unsapiente che raccontada uno stolto che va-neggia? Non è facile. Initaliano, ad esempio,l’esclamazione «nonraccontarmi storie!»detta da un amante feri-Julius Kronberg, «Davide e Saul» (1885)

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 3 luglio 2020

Chiavi di lettura del libro di Giorgio Feliciani «Papato, episcopati e società civili»

Un’intensa indaginetra diritto, storia e teologia

di ROBERTO CARLO DELCONTE

Leggere (e talvolta rileggere) laraccolta di saggi contenuta inqueste pagine è stata per me

un’esperienza molto utile ma ancheemozionante, in quanto mi ha ricor-dato il mio corso di laurea in giuri-sprudenza a Pavia, dove insegnava aquei tempi, una quarantina di annifa, il professor Giorgio Feliciani chefu anche preside di facoltà. Ricordocon piacere le sue appassionate le-zioni, ed un corso seminariale cheebbi la fortuna di seguire diretta-mente nel suo studio, in pochissimi“eletti”. Il presente volume — ottima-mente curato dal professor MicheleMadonna (degno successore alla cat-tedra pavese di Feliciani e poi delprofessor Luciano Musselli) e dal si-gnificativo titolo Papato, episcopati esocietà civili – Nuove pagine di dirittocanonico ed ecclesiastico ( Ve n e z i a ,Marcianum Press, 2020, pagine 455,euro 29), con prefazione del canoni-sta nigeriano professor BenedictNdubueze Ejeh, preside della Facol-tà di diritto canonico San Pio X diVenezia ove insegna adesso Felicianidopo un lungo periodo di insegna-mento all’Università Cattolica diMilano, il quale, tra l’altro, ha rin-graziato Feliciani per la generosa do-nazione dei propri libri e documentisul processo di codificazione del 1917alla Facoltà veneta — raccoglie alcu-ni scritti scelti del noto canonistache, ricordiamo, è anche consultoredel Pontificio Consiglio per i testilegislativi, pubblicati dal 2012 al2019, completando così la rassegnaantologica dei suoi migliori contri-buti scientifici iniziata con un prece-dente volume dal suggestivo titoloLe pietre, il ponte e l’a rc o , (Milano,

Vita e Pensiero, 2012, pagine 452, eu-ro 28), che copriva il periodo dal1982 al 2012.

Ottima la scelta di suddividere isaggi in tre sezioni — “percorsi stori-ci”, “diritto canonico” e “diritto ec-clesiastico” — perché consente nonsoltanto una loro più ordinata pre-sentazione, ma riesce subito, a primavista, a rendere l’idea della ricchezzae varietà dei temi scientifici oggettodi indagine. Proprio per tali ragioni— varietà degli argomenti e ricchezzadi contenuti — in queste brevi notemi sarà possibile soltanto soffermar-mi su qualche parziale aspetto chespero tuttavia contribuisca ad offrireuno stimolante invito alla lettura perulteriori e più approfondite, perso-nali riflessioni. Sul versante storico,mi limito ad osservare l’interesse peralcune posizioni dei cardinali PietroGasparri prima e Bonaventura Cer-retti dopo sulla linea evolutiva e sulregolamento delle Conferenze epi-scopali, da sempre oggetto di ricercadel nostro autore, a cominciaredall’opera Le Conferenze episcopali,(Bologna, il Mulino, 1974).

Il favore del Gasparri per le Con-ferenze, per i tempi non così sconta-to, è dovuto agli scopi che egli attri-buisce a questi organismi, per pro-muovere la mutua conoscenza fra ivescovi e per cercare insieme i mezzipiù efficaci per affrontare le necessi-tà della Chiesa nella nazione: «IlGasparri, dunque, assegnando alleconferenze compiti di natura essen-zialmente pastorale, propone unanozione di conferenza che per certiaspetti precorre quella che sarà adot-tata dal concilio e poi recepita nelcan. 447 del Codice di diritto cano-nico» (pag. 38).

Il cardinale Cerretti, invece, sulproblema, ad esempio, della parteci-pazione dei nunzi alle assembleedelle Conferenze episcopali ritieneche il rappresentante pontificio nondebba essere nemmeno invitato, pro-prio per sottolineare il loro caratteredi “ritrovo confidenziale” dei vescoviprivo di precise formalità (pag. 67).Non va però dimenticato che, se daun lato, le Conferenze episcopalihanno posto talora delicati problemi,come organi di decentramento, disalvaguardia dell’unità della Chiesa,dall’altro esse hanno svolto una fun-zione di “accentramento” nei con-fronti dei singoli vescovi, i quali si

sono sentiti non «adeguatamente tu-telati nella loro legittima autono-mia». Di certo — come saggiamenteci insegna Papa Francesco — al di làdelle singole tappe evolutive, la col-legialità episcopale cum Petro et subP e t ro è un nodo centrale nella vitadella Chiesa. «Chiesa e Sinodo sonosinonimi»: ricordando questa espres-sione di san Giovanni Crisostomo, ilPapa rilancia continuamente la sino-dalità come dimensione costitutivadella Chiesa.

Per il diritto ecclesiastico (trala-sciando altri importanti temi, dallalibertà religiosa al regime giuridicodei luoghi di culto), mi piace soltan-to richiamare, sulla questione italia-na del crocifisso nelle scuole — evi-tando altri spazi pubblici di cui siparla nel volume —, alcuni orienta-menti giurisprudenziali che felice-mente il nostro autore riesce a sinte-tizzare. Partendo dal parere del 27aprile 1988 n. 63 del Consiglio diStato, adunanza sezione seconda, siriconoscono ancora operanti i regidecreti degli anni Venti del Nove-cento, sulla base di considerazioni dicarattere sia sostanziale che formale.Sotto il primo profilo si avverte cheil crocifisso «a parte il significatoper i credenti, rappresenta il simbolodella civiltà e della cultura cristiana,nella sua radice storica, come valoreuniversale, indipendente da specificaconfessione religiosa».

Di conseguenza non pare che lasua esposizione nei luoghi pubblicie, in particolare nelle aule scolasti-che, possa costituire motivo di co-strizione della libertà individuale inmateria religiosa sancita dalla nostraCostituzione che, comunque, noncontiene alcun divieto al riguardo(pag. 375). Anche il Tar del Veneto,con la sentenza del 17 marzo 2005,n. 1110, afferma come il crocifisso co-stituisca «anche un simbolo storico-culturale […] dotato di valenzaidentitaria riferito al nostro popolo»,in quanto «rappresenta in qualchemodo il percorso storico e culturalecaratteristico del nostro Paese e ingenere dell’Europa intera e ne costi-tuisce una efficace sintesi».

Sotto, poi, lo specifico profilo reli-gioso del cristianesimo, il tribunaleritiene necessario indagare come ilcristianesimo si ponga rispetto ai va-lori sanciti dalla Costituzione, pervalutare la compatibilità della collo-

cazione dei suoi simboli nella scuolapubblica. In tale prospettiva è inne-gabile come esso contenga quelle«idee di tolleranza, eguaglianza e li-bertà che sono alla base dello Statolaico moderno e di quello italiano inparticolare», costituendo dunqueuna delle nobili radici di quei princi-pi costituzionali a cui si vuole fareriferimento. «Sarebbe quindi sottil-mente paradossale escludere un se-gno cristiano da una struttura pub-blica in nome di una laicità, che hasicuramente una delle sue fonti lon-tane proprio nella religione cristia-na» (pag. 376). Rispetto, infine, allevalutazioni di alcuni importanti opi-nionisti sulla presenza o meno delcrocifisso nelle scuole, interessante ilfatto che, a giudizio del portavocenazionale dell’Unione delle comuni-tà islamiche d’Italia, «togliere il cro-cifisso non è un segno di rispettoper noi mentre è un’offesa per la tra-dizione italiana» (pag. 386).

Per il diritto canonico, invece, purtrattando la presente raccolta que-stioni di grande rilevanza scientificaed ecclesiale (dalla codificazione perla Chiesa latina, ai diritti e doveridei laici, dal rapporto tra diritto ca-nonico e missione al sinodo minoredella diocesi di Milano, dal dirittopubblico ecclesiastico al problemadelle migrazioni nei primi cinqueanni di pontificato di Papa France-sco), vorrei brevemente lasciare qual-che annotazione sull’ultimo paragra-fo di questa sezione, dedicato al di-ritto canonico nelle università nonecclesiastiche. Premesso che risale apoco dopo il 1873, per lo spirito an-ticlericale del tempo, la sostanzialesoppressione dell’insegnamento acca-demico del diritto canonico, esso fureintrodotto nel 1924 presso l’Uni-versità Cattolica di Milano finchénel 1936 la materia venne ufficial-mente inserita tra quelle non obbli-gatorie della Facoltà di giurispru-denza (pag. 322). Tralasciando altremotivazioni storiche presenti nel te-sto, mi preme richiamare come il fat-tore principale per legittimare questo“diritto di cittadinanza” acquisitonelle università italiane sia da rico-noscere nel fatto che quanti vi inse-gnavano la materia avevano adottatouna impostazione metodologicanuova e originale prettamente giuri-dica e di elevato livello scientifico(pag. 323). E da questi concetti e

metodi nacque la cosiddetta “scuolaitaliana” di cui anche il nostro auto-re può considerarsi autorevole espo-nente.

Come Vincenzo Del Giudice ebbea dire vi è l’esigenza che anche il di-ritto canonico sia studiato col meto-do proprio degli ordinamenti giuri-dici. Analogamente Orio Giacchi, ilgrande maestro dell’Università Cat-tolica a cui è dedicato l’ultimo con-tributo della sezione storica, affermòche, dal punto di vista giuridico for-male, «non vi è alcuna effettiva dif-ferenza tra diritto canonico e dirittilaici», dovendosi usare le stesse re-gole fisiche e architettoniche «per lacostruzione degli edifici sacri e diquelli profani» (pag. 325). In taleprospettiva il diritto della Chiesaviene presentato e legittimato con lafamosa formula ubi societas ibi ius.Pertanto la Chiesa è per volontà diCristo una società — essendo nellasua essenza una sola complessa real-tà, risultante di un duplice elemento,umano e divino, come insegna la co-stituzione del Vaticano II Lumen gen-tium, n. 8 — e come tale «si presentae si è sempre presentata, dunque lesue norme sono da considerarsi giu-ridiche» (pag. 326). Inoltre, ad avvi-so di Pietro Agostino d’Avack, an-che nella Chiesa cattolica «ricorronotutti e tre gli elementi costitutivi del-lo Stato: territorio, popolo e sovrani-tà», risultando perciò «un ordina-mento giuridico originario», che dif-ferisce dagli altri Stati effettivi soloper questa ragione: «Mentre questiultimi si propongono il raggiungi-mento di fini temporali e agisconoquindi in ordine temporali, la Chiesaè diretta al conseguimento di un finespirituale e ultraterreno e opera per-ciò in ordine spirituali» (pag. 326).Dunque, per la scuola canonistica

italiana la Chiesa costituisce uno“Stato” peculiare, ed il suo ordina-mento giuridico non può essere unarealtà essenzialmente diversa daquella degli altri Stati.

Tuttavia, non va di certo trascura-to lo spirito a cui si informa il dirit-to della Chiesa, per cui il canonistadeve necessariamente avere una per-sonale formazione e sensibilità nonsolo giuridica, ma anche al tempostesso teologica, per non precludersila possibilità di penetrare «lo spiritoanimatore dell’ordinamento e dicomprendere quello ius divinum sucui è fondato» (pagine 331-332). An-che Orio Giacchi, pur riconoscendoallo “spirito” a cui si informa il dirit-to canonico un elemento di grandis-simo valore sostanziale, lo qualificacome un elemento “metagiuridico” eper così dire “p olitico”; conseguente-mente il giurista deve tenerne contoesclusivamente «nell’i n t e r p re t a renorme dubbie o nell’indagare qualesia la ra t i o di una singola disposizio-ne o nel salire ai principi generali»(pag. 329). Del resto anche d’Avack— nella sua intransigente difesadell’autonomia della scienza canoni-stica — non giunge mai a negareogni funzione della teologia nellostudio di questa nobile disciplina.Pertanto, non è nella negazione dellebasi teologiche del diritto canonicoche si può “g a r a n t i re ” la giuridicitàdella disciplina; ma semmai, è pro-prio partendo da questa intrinseca“teologicità” e dalla suprema finalitàdella salus animarum che si realizzala funzione, la peculiarità e il fascinodi questo particolare diritto — anchedal punto di vista comparativistico —che sa cogliere la sfida di disciplina-re rapporti umani e sociali in un am-bito squisitamente spirituale.

Con gli occhi di MarcellinoRaccolti in un volume testi di don Giussani dei primi anni ’90

Pablito Calvo in «Marcellino pane e vino»di Ladislao Vajda (1955)

†Il Comitato Scientifico, il Consiglio diAmministrazione e il personale dellaFondazione Vaticana Joseph Ratzinger– Benedetto XVI esprimono con affettoal Papa emerito Benedetto XVI la piùsentita vicinanza spirituale in occasionedella dipartita del suo carissimo fratello

MonsignorGEORG RAT Z I N G E R

unendosi nella preghiera di suffragio enella speranza, affidandolo all’a m o remisericordioso del Padre al termine delsuo lungo e fecondo cammino sacerdo-tale e artistico.

Città del Vaticano, 2 luglio 2020

†Il Decano, Ambasciatore George Pouli-des, unitamente a tutto il Corpo Diplo-matico accreditato presso la Santa Sedeesprime le più sentite condoglianze perla recente scomparsa di

MonsignorGEORG RAT Z I N G E R

Il corpo Diplomatico si stringe attor-no al Santo Padre Emerito BenedettoXVI in questo momento di grande lut-to.

†George e Monica Poulides certi dellaMisericordia del Padre si stringono aSua Santità Papa Benedetto XVI in que-sto momento di profondo dolore per larecente scomparsa dell’amato fratello

MonsignorGEORG RAT Z I N G E R

†Il Rettore, i Prorettori, il Senato Acca-demico, il Consiglio di Amministrazio-ne, il Direttore Amministrativo, l’Assi-stente Ecclesiastico Generale, i Docen-ti, il Personale, i Laureati e gli Studentidell’Università Cattolica del SacroCuore accompagnano con la preghierail ritorno alla casa del Padre di

MonsignorGEORG RAT Z I N G E R

ed esprimono la loro affettuosa e filialevicinanza a Sua Santità, il Papa Emeri-to Benedetto XVI per la scomparsa ter-rena dell’amato fratello sacerdote, insi-gne musicista e musicologo. Intensa-mente impegnato nel servire la Chiesa,annunciando il Vangelo di Gesù, Eglisi è particolarmente distinto, con laSua arte e la Sua cultura, per la capaci-tà di evocare quella forma di bellezzache avvicina l’anima a Dio.

Milano, 2 luglio 2020

di FABRIZIO CONTESSA

Una voce inconfondibile. E non solo peril registro sonoro. Quando ormai sonotrascorsi quindici anni abbondanti dal-

la morte di don Giussani l’eco della sua voceresta certamente non convenzionale. Una voceche conserva idealmente integra tutta la suaattualità. Forza trascinante, acutezza di giudi-zio, ragionamenti mai banali e spesso e volen-tieri anche spiazzanti ma sempre dispiegati, equesto è il dato essenziale, all’ombra dellasemplicità della tradizione cristiana. A resti-tuirci una porzione, piccola ma non trascura-bile, della freschezza degli insegnamenti – se èlecito chiamarli così – di questo prete, che perpiù di una generazione è stato (e giocoforzacontinua a essere) maestro e testimone dellafede, è adesso il libro Un avvenimento nella vitadell’uomo (Mondadori - Bur, Milano, 2020, pa-gine 304, euro 14) curato da don Julián Car-rón, il sacerdote spagnolo che ne ha raccoltol’eredità alla guida di Comunione e liberazio-ne.

Un volume che già dal titolo suggerisce unadelle impronte fondamentali per don Giussani:la fede, la novità della fede cristiana concepitanon come pensiero, sentimento, regole, dottri-na ma in primo luogo come “avvenimento”. E“avvenimento” totalizzante. Perché, come ama-va spesso ripetere prendendo in prestito le pa-role di Romano Guardini, «nell’esperienza diun grande amore tutto ciò che accade diventaun avvenimento nel suo ambito». Concetto es-senziale che suggerisce anche un passaggio diun testo fondamentale di Papa Francesco, incui emerge con esplicita chiarezza tutta la con-tinuità con il magistero del predecessore:«Non mi stancherò di ripetere quelle parole diBenedetto XVI che ci conducono al centro delVangelo: “All’inizio dell’essere cristiano nonc’è una decisione etica o una grande idea, ben-sì l’incontro con un avvenimento, con unaPersona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e,con ciò, la direzione decisiva”» (Evangelii gau-dium, 7).

Dunque, ecco su cosa si basa la scelta cri-stiana: un fatto sperimentabile e imprevedibile,

seppure inconsapevolmente atteso, che arriva,tocca il cuore e spariglia le carte dell’esistenzaumana. Anche della persona apparentementepiù distante da ogni di “discorso” di fede.Non una novità, o una invenzione di Giussani,ovviamente. Ma Giussani, nel contesto eccle-siale della seconda metà del Novecento, è for-se tra i pochi a sottolinearlo con lucida insi-stenza e, soprattutto, a trarne delle conseguen-ze dal punto di vista pastorale.

E di carte Giussani nel corso del suo mini-stero ne ha sparigliate veramente tante. A li-vello ecclesiale, e non solo. E tuttavia, conser-vando sempre con i superiori rapporti impron-tati ad un sentimento di leale e filiale obbe-dienza. Il libro in questione lo “s o r p re n d e ” inazione all’inizio degli anni Novanta. Anni incui, sia ricordato per inciso, la figura esile diquesto prete dalla voce roca, non fu certo irri-levante. Sono gli anni della prima guerra delGolfo, con le sue catastrofiche conseguenzeanche per i nostri giorni, gli anni della finedell’impero sovietico, di Bill Clinton alla CasaBianca, del Trattato di Maastricht in Europa,dell’inchiesta mani pulite in Italia. E sullesponde cielline sono anche gli anni ruggenti didue riviste, “Il Sabato” e “30Giorni”, che certonon si nascondono nel dibattito pubblico,giornali che Giussani esplicitamente invita aleggere e a sostenere.

E, ancora, il 7 dicembre 1990 Giovanni Pao-lo II aveva promulgato uno dei documenti in-giustamente oggi tra i meno ricordati, l’encicli-ca Redemptoris missio, dedicata alla «missionedi Cristo redentore, affidata alla Chiesa». Es-sa, considerata «la magna charta del cristiane-simo del terzo millennio», fu scelta in queimesi come tema delle meditazioni degli eserci-zi spirituali ciellini. Proprio i testi – lezioni,dialoghi, omelie - di questi esercizi, che ognianno in primavera per tre giorni radunano aRimini migliaia di aderenti alla Fraternità diCl, costituiscono l’ossatura del libro. Ed ogniincontro, dal 1991 al 1993, viene introdotto dauna sintetica e opportuna cornice storica chene rinfresca il contesto. Anche perché, comeamava ripetere spesso Giussani, proprio le cir-

costanze sono normalmente la modalità concui il Mistero si presenta e urge alla libertàdell’uomo. In proposito è interessante rilegge-re oggi alcuni giudizi di Giussani, di solitofuori dal coro. Come quello relativo all’inchie-sta mani pulite, in un clima, è bene ricordarlo,di impressionante furore giustizialista, con tan-to di tintinnare di manette e quotidiano bollet-tino di suicidi più o meno eccellenti. Ed è alpari tempo interessante immergersi di nuovonel clima di polemiche, forse talvolta finite so-pra le righe, sull’attualità di due antiche eresie,pelagianesimo e gnosticismo, che ancora oggi,come bene ha più volte messo in luce PapaFrancesco, rappresentano una allarmante ridu-zione e un tradimento del messaggio cristiano.

E tuttavia quelle di Giussani non sono certole parole di un fustigatore. Di fronte a un rela-

tivismo che scivola quasi inarrestabile verso unnichilismo paralizzante non ci sono espressionivelenose di condanna, di astio o di lamento.Viene qui in soccorso una pagina tratta da Vé-ro n i q u e di Charles Péguy, uno tra gli autoripreferiti dal prete lombardo. Scritto che pro-prio in quegli anni fu scelto anche come testoper un Volantone: «C’era la cattiveria dei tem-pi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Eglinon perse i suoi anni a gemere e interpellarela cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. In unmodo molto semplice. Facendo il cristianesi-mo. Egli non si mise a incriminare, ad accusa-re qualcuno. Egli salvò. Non incriminò ilmondo. Egli salvò il mondo».

È la semplicità disarmante del fatto cristia-no. Osserva don Carrón: «Sorprende vedereancora una volta come Giussani avesse coltoin anticipo sui tempi il dramma della nostraepoca. La sua capacità di intercettare il puntoin cui ognuno di noi si incaglia gli ha consen-tito di affrontare la sfida in prima persona».

Giussani usa spesso delle immagini per cor-roborare il suo ragionamento. E per sottoli-neare una delle insidie più ricorrenti, alloracome oggi, per la vita cristiana – quella cioèdi concepire la fede come un “museo dei ri-c o rd i ”, un fatto del passato che non riguardail presente, che non accade ora – ricorre piùvolte a quella del bambino. Il bambino chenon si accontenta di essere stato “già” p re s oin braccio, nel passato, anche solo un momen-to fa. Il bambino che insomma reclama di es-sere abbracciato dalla madre “adesso”. «Ilbambino — dice Giussani — è un’affermazioneamorosa della madre che nell’istante è presen-te». E suggerisce di guardare la realtà con gliocchi pieni di stupore di Marcellino, il giova-ne protagonista (Pablito Calvo) di un film chefece epoca negli anni Cinquanta (Ma rc e l l i n opane e vino, di Ladislao Vajda). «Nell’istantedobbiamo essere disponibili, cioè abbandonaticome un bambino tra le braccia della madre,come poveri che non hanno nulla da difende-re di fronte a ciò che il destino fa accadere,con gli occhi di Marcellino». Un suggerimen-to che sembra scritto oggi.

Page 7: XVI Israele rinvia le annessioni dei Territori per la morte · 2020-07-02 · sa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incon-trando separatamente sia l’Ambascia-trice

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 3 luglio 2020 pagina 7

Il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan sull’instabilità del Paese

Pe n t i m e n t oe riconciliazione

NAIROBI, 2. Delle violenze com-messe, in un’escalation che ha ri-guardato quasi tutti gli stati delSud Sudan, bisognerà rendere con-to a Dio: è il monito lanciato neigiorni scorsi dal Consiglio delleChiese del Sud Sudan (Sscc) inuna nota diffusa e condivisadall’Amecea (Associazione deimembri delle Conferenze episcopalidell’Africa orientale). Nel testo si èespressa preoccupazione e doloreper «l’aggravarsi delle perdite di vi-te umane e la distruzione di pro-prietà appartenenti a popolazionigià impoverite da precedenti con-flitti». Episodi drammatici che «rat-tristano profondamente» e davantiai quali non si può restare indiffe-renti, consapevoli che «Dio ci guar-da e ci riterrà responsabili dellamancanza di rispetto nei confrontidella sacralità della vita».

È quindi fondamentale il concor-so di tutti, forze religiose, civili epolitiche, ha sottolineato l’o rg a n i -smo ecumenico, per porre freno auna situazione insostenibile «di vio-lenza devastante e molteplice» econtribuire così alla «costruzionedella pace». Particolarmente impor-tante viene ritenuto l’app ortodell’esecutivo di transizione e delleopposizioni, in modo da fermaregli scontri in corso e far sì che lagente abbracci la via della riconci-liazione. Formatosi il 22 febbraio diquest’anno, il governo di transizio-ne per l’unità nazionale è definitoanche “rivitalizzato” poiché ripro-pone in parte quello del 2011, pre-sieduto da Salva Kiir e con il suodiretto rivale, Riek Machar, tra i vi-cepresidenti. Lo scontro tra i dueleader ha provocato, nel 2013, loscoppio di una guerra civile protrat-tasi per diverso tempo, anche acausa del riacutizzarsi di tensionietniche e tribali

Rivolgendosi ai leader politici, ilConsiglio delle Chiese del Sud Su-dan ha espresso l’auspicio di «esse-re fedeli agli accordi e alle dichiara-zioni che hanno firmato e assicurar-ne la piena e tempestiva attuazione.Facciamo appello a loro, in nomedi Dio — è scritto — affinché valo-rizzino il popolo al di là del poteree degli interessi di partito. Pertanto,chiediamo l’immediata cessazionedelle ostilità e la formazione di go-verni provinciali».

Nella nota si rivolge poi un acco-rato appello anche alla popolazio-ne, la quale viene invitata alla «coe-sistenza armoniosa, perché siamotutti legati dal destino e dall’a m o rereciproco in questa nostra amataterra». È da qui che deve nascerequel sentimento di pentimento col-lettivo per una guarigione delle fe-rite del passato: «Chiediamo al po-polo del Sud Sudan di pentirsi deipropri peccati, di perdonarsi l’unl’altro e riconciliarsi con Dio». Unpasso doveroso, questo, per darespazio alla speranza di un paesemigliore, senza conflitti e divisioni,consapevoli della vicinanza dei loropastori. Da parte delle Chiese, in-fatti, viene assicurata la fedeltà alproprio «ministero di riconciliazio-ne» che si esplica nella preghiera enel continuare «a lavorare per ilSud Sudan perché crediamo che cisia ancora speranza. Non arrendia-moci», hanno concluso i leader cri-stiani.

Oltre all’instabilità politica e so-ciale il paese dell’Africa orientale ècostretto a fronteggiare la pandemiadi coronavirus che ha aggravato lacronica emergenza della mancanzadi cibo. «La malattia infettiva hadevastato tante famiglie — ha dettopadre James Oyet Latansio, segre-tario generale del Consiglio delleChiese del Sud Sudan, in una di-chiarazione ripresa nel sito delConsiglio ecumenico delle Chiese(Cec) — creando una “tripla pande-mia” composta dal covid-19, dallaviolenza di genere e dalla fame»che colpisce «luoghi per i quali ilProgramma alimentare mondialegià aveva previsto grandi difficoltàalimentari riguardo a circa 43 milio-ni di persone nei prossimi tre me-si». Una situazione davanti allaquale le Chiese del Sud Sudan sisono attivate con consegne di ali-menti e generi di prima necessitàper alleviare le difficoltà causatedalle misure per contrastare il con-tagio. Queste ultime hanno com-portato la perdita di posti di lavoroe l’interruzione di catene di approv-vigionamento alimentare e della di-stribuzione, l’unico modo per farfronte ai bisogni dei nuclei familia-ri. «Abbiamo messo al centro dellenostre azioni — ha affermato il pri-mate della Chiesa anglicana del Ke-nya, Jackson Ole Sapit — il soste-gno ai deboli, agli orfani, ai poveridelle città, ai più sofferenti dellanostra società e in particolare a co-loro che hanno bisogno di cibo»,elogiando l’operato delle congrega-zioni religiose invitate a continuarea fornire sostegno ai più vulnerabilidurante il periodo di restrizioni so-ciali.

Il tempo di pandemia visto dall’arcivescovo di Algeri, Paul Desfarges

La vita umanaha avuto la precedenza sull’economia

di GIORDANO CONTU

Con la fine dell’isolamentol’Algeria si proietta nel post-pandemia. Già all'inizio di

giugno il Paese è entrato in una fasedi deconfinamento progressivo checoincide con una maggiore libertà dimovimento e con la ripresa delleprime attività economiche comeagenzie di viaggi, parrucchieri, arti-giani, pasticcerie, ristoratori e tassi-sti. Le moschee e le chiese, invece,sono ancora chiuse. A oggi il bilan-cio della pandemia da covid-19 regi-stra oltre 14.000 contagi, circa 9.000guariti e più di 900 decessi, ma hasegnato anche un cambio di menta-lità. «Il corso frenetico della vita hacome preso una pausa, ha fatto unamessa a punto, rimettendo al centrol’essenziale», dichiara a «L’O sserva-tore Romano» l’arcivescovo di Alge-ri, monsignor Paul Desfarges, presi-dente della Conferenza episcopaleregionale del Nordafrica. «Per la

tre giorni per la Pentecoste, semprevia internet. Alcuni parroci hannoproposto delle meditazioni quotidia-ne e dei momenti di adorazione. Perraggiungere gli studenti alcuni cap-pellani hanno promosso degli incon-tri su Facebook, WhatsApp, Insta-gram e dei tempi di adorazione suZoom. Durante il mese di maggio,ogni sabato, abbiamo potuto prega-re insieme il Rosario via Zoom, an-che oltre i confini della diocesi. Ilcanale televisivo Kto e il portale Va-tican News hanno aiutato molte per-sone, comunità e famiglie. PapaFrancesco ha svolto il suo ruolo diparroco del mondo con la messamattutina a Santa Marta e altre ceri-monie in mondovisione. La cateche-si è continuata all’interno delle fami-glie per preparare la prima comu-nione che speriamo ancora di poterorganizzare. L’esperienza della co-munione spirituale ha aumentato lasete spirituale. Molti hanno pregatodi più da soli o da sole, in comuni-

Ramadan ha provato particolarmen-te tante famiglie algerine, non soloper la mancanza della festa e degliincontri familiari serali, ma anche acausa della mancanza di denaro. LoStato algerino ha svolto la sua parte.Nella nostra Chiesa siamo stati ingrado di partecipare alla solidarietàcon vari aiuti. Certamente è difficiledirlo, ma abbiamo capito che moltefamiglie avevano fame, specialmentei nostri fratelli migranti. Caritas, leconferenze di San Vincenzo de’ Pa o -li e l’associazione Rencontre et Dé-veloppement sono stati capaci di di-stribuire oltre mille ceste di cibo aindividui e famiglie. Per quanto ri-guarda i migranti, siamo in contattocon le ong internazionali Oim,Unhcr e Médecins du monde. Icappellani non hanno potuto visita-re i nostri fratelli e sorelle in prigio-ne, ma c’era un telefono che i dete-nuti potevano utilizzare una voltaogni due settimane. Attualmente,Caritas ha avviato anche una bella

anche una maggiore tensione all’in-terno dei gruppi di persone confina-ti insieme, il che è inevitabile. Il cor-so frenetico della vita ha come presouna pausa, ha fatto una messa apunto, rimettendo al centro l’essen-ziale. Presto potremo vedere deifrutti nella nostra quotidianità rin-novata.

La pandemia ci aiuterà a rimettere lepersone al centro o ritroveremo quellanormalità che esisteva prima della crisisanitaria?

Ciò che è iniziato potrà prosegui-re e approfondirsi, nel senso, peresempio, di una maggiore prossimitàcon le persone vicine e di un piùgrande sentimento di solidarietà glo-bale. La presa di coscienza della ne-cessità di una transizione ecologica,economica e sociale è stato un fattosignificativo qua e là, ma non ovun-que. In ogni caso, per la prima voltadopo molto tempo, la tutela dellavita umana ha avuto la precedenzasull’economia, talvolta con alcunieccessi di protezione.

Nel settimanale diocesano «Rencon-tres», lei hai scritto che la grave crisiche stiamo vivendo risveglia le inevita-bili domande: dov’è Dio, cosa sta fa-cendo Dio? Qual è la risposta?

Non ho risposta. Però so che inogni situazione, anche le più tragi-che, è possibile scegliere di amare.Ora, Dio è sia quando amiamo chequando ci amiamo. I nostri dician-nove fratelli e sorelle martiri d’Alge-ria, testimoni del più grande amore,beatificati l’8 dicembre 2018 ci han-no mostrato il cammino. Di recenteho scritto che Dio non vuole il ma-le, Dio non invia prove ardue pergiocare con le nostre libertà o perpunirci. Le prove arrivano secondole leggi della natura, a causa deglierrori umani e talvolta per le man-canze e per la malvagità degli uomi-ni. Ma Dio non è mai assente dalleconseguenze di tutto ciò. Egli volgetutto a nostro beneficio. Il suo desi-derio d’amore, il solo e unico propo-sito, è una volontà salvifica. Lui èall’opera all’interno dei cuori e dellecoscienze per adeguarci e sintoniz-zarci alla sua gloria, vale a dire alpeso del suo amore. Il nostro Dio èun Dio dentro di noi nella sua crea-zione e nelle sue creature.

Quali sono le prospettive per l’Al g e r i adopo la pandemia?

Come altri Paesi, l’Algeria dovràprobabilmente attraversare una si-tuazione economica e sociale diffici-le. Ho fiducia nella solidarietà fami-liare, sociale e statale. Però, avremoimparato a consumare meno? O inmodo diverso? L’essere umano e lepersone più fragili continueranno adattirare la maggior parte della nostraattenzione e a mobilitare i nostrisforzi? La nostra casa comune ricor-derà che questa casa è nostra, di tut-ti, e che deve organizzarsi per favo-rire un miglioramento della salute diciascuna persona. La salute dell’es-sere umano e quella del creato van-no avanti insieme. Le sfide sono da-vanti a noi. Nel Paese ho percepitouna maggiore consapevolezza diqueste sfide e un desiderio di andareavanti.

prima volta da molto tempo la tute-la della vita umana ha avuto la pre-cedenza sull’economia».

Arcivescovo qual è la situazione in Al-geria?

La situazione sanitaria sembra ab-bastanza sotto controllo. Le cifrequotidiane riguardo le persone infet-te da coronavirus, i decessi e i guaritisono incoraggianti. Dalle informa-zioni fornite, i pazienti con covid-19sono curati con idrossiclorochina econ trattamenti di profilassi per evi-tare situazioni che avrebbero potutoessere difficilmente gestibili. Comealtrove, il Paese era stato messo inlockdown e ora alcune attività eco-nomiche sembrano riprendere gra-dualmente. A eccezione della città diBlida, non c’è stato alcun isolamentototale. A seconda dei centri abitati ilconfinamento era più simile a un co-prifuoco che andava dalle 17 o dalle19 alle 7 di mattina. Adesso, viviamocon delle restrizioni di spostamentoe di assembramento imposte da que-sta situazione. I trasporti pubblicisono fermi e molti negozi sono an-cora chiusi, ma il rifornimento di ci-bo non è mai mancato. È semprestato possibile uscire in auto e spo-starsi a piedi per fare la spesa o percommissioni amministrative.

Chiese e luoghi sacri sono chiusi. Inche modo la comunità cristiana vivequeste restrizioni?

Rendo grazie alla creatività pasto-rale che ha permesso di vivere que-sto momento di chiusura dei luoghidi culto non come un momento diisolamento, ma come un tempo checonsente di sperimentare una realeprossimità della Chiesa. Il desideriodi riunirsi per celebrare tutti insiemeè grande. Manca davvero lo stare as-sieme e il nostro senso di apparte-nenza ecclesiale è cresciuto. Possoparlare di un approfondimento spiri-tuale. Il sentire interiore di una co-mune appartenenza alla stessa uma-nità fragile e unita. L’essere umanonella sua sofferenza, nella sua gene-rosità, nel dono di sé, alla fine si èrivelato a tutti come ciò che ci uni-sce e ci rende fratelli e sorelle. Unabella esperienza di prossimità, dicompassione per tutti, di fraternitàuniversale. I mezzi di comunicazio-ne e i social network hanno rivelatopoco alla volta tutta la loro utilità efecondità. Sono state organizzatecon successo delle giornate di for-mazione online, un ritiro di ottogiorni prima di Pasqua e un altro di

tà, in famiglia, in comu-nione con la Chiesa uni-versale.

Come è cambiato il rapportocon Dio e la preghiera?

Difficile dirlo con preci-sione e in modo generaleperché le realtà sono mol-to diverse a seconda dellepersone e delle situazioni.Tuttavia, possiamo parlaredi una forma di intensifi-cazione, di una maggioreautenticità e probabilmen-te di sobrietà. L’incertezza della si-tuazione, che si è gradualmenteestesa, ha destabilizzato le persone ele ha spinte a scavare più in profon-dità, nella loro fede, ma anche nelleloro relazioni, percependo megliociò che è più solido e più concretoin questi tempi incerti. Come conse-guenza di una certa privazione nellerelazioni, ecco dunque un più inten-so rapporto con Dio e la preghiera.

In che modo la Chiesa locale è vicinaalle persone in difficoltà?

Da subito si è sentita l’urgenza diaiutare i più soli e i più poveri. Il

attività di produzione di mascheri-ne.

La pandemia e l’isolamento hannocambiato le relazioni sociali e in chemodo?

Non abbiamo assistito a una cre-scita del ripiegamento su di sé, alcontrario. Mi sembra che grazie altelefono, a WhatsApp, a Skype o adaltri mezzi, si è sviluppata una veraattenzione verso gli altri e gli anzia-ni. Sto parlando dei legami nella co-munità cristiana, ma anche delle re-lazioni con i nostri vicini e amici ditutta la società algerina. C’è stata

I vescovi chiedono di utilizzare la stessa fermezza impiegata per arginare il coronavirus

Unire le forze contro la violenza di genere in Sud Africa

Nella foto in bassol’arcivescovo di Algerie presidente dellaConferenza episcopaleregionale delNordafrica, PaulD e s f a rg e s

Lutto nell’episcopatoMonsignor Pedro Ronchino, vesco-vo emerito di Comodoro Rivadavia(Argentina), è morto nelle primeore di mercoledì 1° luglio.

Il compianto presule era nato il14 giugno 1928 a Rosario e, dopoessere entrato nella società religiosafondata da san Giovanni Bosco, erastato ordinato sacerdote il 1° agosto1954. Eletto alla Chiesa residenzialevescovile di Comodoro Rivadavia il30 gennaio 1993, aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale il 19 marzosuccessivo. Il 19 febbraio 2005 ave-va rinunciato al governo pastoraledella diocesi. I funerali vengono ce-lebrati giovedì 2 luglio nella cap-pella di Casa Zatti del collegio PioX di Córdoba.

JOHANNESBURG, 2. «Dobbiamo combattere laviolenza sessuale come stiamo combattendo ilcovid-19», ne sono convinti i vescovi del SudAfrica che hanno fermamente condannato senzariserve l’ondata crescente di violenze di genere efemminicidi, specialmente da quando il Paese èentrato nella terza fase di confinamento per ilc o ro n a v i ru s .

La commissione episcopale giustizia e pace ri-tiene fondamentale il coinvolgimento di diparti-menti governativi, settore economico, società ci-vile e cittadini comuni per combattere questoturpe fenomeno, così come è stato fatto per im-pedire il diffondersi del virus. «Siamo del parere— affermano i presuli — che sia possibile che unsimile approccio possa essere utilizzato nella lot-ta alla violenza di genere e al femminicidio» e sidicono convinti che la Chiesa deve fare la suaparte. Per questa ragione hanno invitato tutte leparrocchie a predicare il messaggio chiaro cheDio dice «no» alla violenza inflitta dagli uominia donne e bambini. «Dio ha creato tutto il no-stro essere: cuore, mente e corpo. Quei corpiche vengono assaliti sono amati da Cristo. Que-

sti corpi rimangono preziosi. Dio è profonda-mente addolorato quando infliggiamo violenzadi genere a chiunque. Riteniamo che il recuperodelle persone violente sia possibile. Il cambia-mento è possibile. Dobbiamo anche lavorare perla guarigione delle vittime. Il nostro lavoro —sottolineano — deve essere quello di educare eprevenire la violenza di genere. Noi come Chie-sa abbiamo contribuito a questo flagello attra-verso la nostra negazione, il nostro silenzio, lanostra resistenza e la nostra mancanza di prepa-razione»

Prima della pandemia di covid-19, la violenzadomestica in Sud Africa era già a livelli altissi-mi. Nella prima settimana del blocco, la poliziaha ricevuto oltre 87.000 denunce di violenze digenere. Forzare vittime e carnefici a rimanere ne-gli stessi confini fisici ha fatto aumentare il nu-mero, la frequenza e l’intensità di episodi di vio-lenza domestica e di abusi. Almeno una ventinadi donne e di bambini sono stati assassinati inSud Africa durante il confinamento, cinque deiquali nell’ultimo mese.

A sostegno dei vescovi anche il presidente,Cyril Ramaphosa, che ha definito la violenza digenere una «seconda pandemia». «Come Paese,ci troviamo in mezzo non a una, ma a due, de-vastanti epidemie. Anche se molto diverse nellaloro natura e causa — ha detto — possono en-trambe essere superate se lavoriamo insieme, seognuno di noi si assume la responsabilità perso-nale delle proprie azioni e se ognuno di noi siprende cura l’uno dell’altro». Il capo dello Statosi è detto profondamente dispiaciuto per l’ucci-sione di donne e bambini «da parte degli uomi-ni del nostro Paese. Come uomo, come marito ecome padre, sono sconvolto da ciò che non è al-tro che una guerra. In un momento in cui lapandemia ci ha lasciato tutti vulnerabili e incer-ti, la violenza — ha concluso — viene scatenatasu donne e bambini con una brutalità che sfidala comprensione. Questi stupratori e assassinicamminano in mezzo a noi. Sono nelle nostrecomunità. Sono i nostri padri, i nostri fratelli, inostri figli e i nostri amici; uomini violenti senzaalcun riguardo per la santità della vita umana».

Page 8: XVI Israele rinvia le annessioni dei Territori per la morte · 2020-07-02 · sa dal segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin. Il 30 giugno, incon-trando separatamente sia l’Ambascia-trice

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 3 luglio 2020

San Tommaso apostolo

Il «gemello» di ogni uomoin cerca di Dio

Quando Georg Ratzinger raccontava la sua vita e il suo legame con il fratello Joseph

Nella famiglia le radici di una fede comune

Il 3 luglio la Chiesa celebra la festa di sanTommaso apostolo. Alla figura di questo grandesanto martire, secondo la tradizione evangelizza-tore della Siria, della Persia e dell’India, è le-gato l’episodio evangelico dell’apparizione nel ce-nacolo di Gesù risorto che mostra le sue ferite edell’“i n c re d u l i t à ” dell’apostolo che poi libera ilsuo cuore nella celebre affermazione di fede:«Mio Signore e mio Dio!» (Giovanni 20, 26-28). Sin dall’inizio del Pontificato, e poi piùvolte nel corso degli anni, Papa Francesco si èsoffermato su questo momento centrale nella vitadella Chiesa nascente. Di seguito pubblichiamoalcuni passaggi di queste sue meditazioni.

Gesù non abbandona il testardo Tom-maso nella sua incredulità; gli donauna settimana di tempo, non chiude

la porta, attende. E Tommaso riconosce lapropria povertà, la poca fede. «Mio Signoree mio Dio»: con questa invocazione sempli-ce ma piena di fede risponde alla pazienzadi Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericor-dia divina, la vede davanti a sé, nelle feritedelle mani e dei piedi, nel costato aperto, eritrova la fiducia: è un uomo nuovo, non piùincredulo, ma credente.

(Messa di insediamento sulla cattedradi San Giovanni in Laterano, 7 aprile 2013)

Gesù ritorna a presentarsi in mezzo aisuoi e si rivolge subito a Tommaso, invitan-dolo a toccare le ferite delle sue mani e delsuo fianco. Viene incontro alla sua increduli-tà, perché, attraverso i segni della passione,possa raggiungere la pienezza della fede pa-squale, cioè la fede nella risurrezione di Ge-sù.

Tommaso è uno che non si accontenta ecerca, intende verificare di persona, compie-re una propria esperienza personale. Dopole iniziali resistenze e inquietudini, alla finearriva anche lui a credere, pur avanzandocon fatica, ma arriva alla fede. Gesù lo at-tende pazientemente e si offre alle difficoltàe alle insicurezze dell’ultimo arrivato.

(Regina Caeli, 12 aprile 2015)

Gesù ci invita a guardare queste piaghe, ciinvita a toccarle, come ha fatto con Tomma-so, per guarire la nostra incredulità. Ci invi-ta soprattutto ad entrare nel mistero di que-ste piaghe, che è il mistero del suo amorem i s e r i c o rd i o s o .

(Messa per i fedeli di rito armenobasilica vaticana, 12 aprile 2015)

Tommaso era un testardo. Non aveva cre-duto. E ha trovato la fede proprio quandoha toccato le piaghe del Signore. Una fedeche non è capace di mettersi nelle piaghedel Signore, non è fede! Una fede che non ècapace di essere misericordiosa, come sonosegno di misericordia le piaghe del Signore,non è fede: è idea, è ideologia. La nostra fe-de è incarnata in un Dio che si è fatto carne,che si è fatto peccato, che è stato piagatoper noi. Ma se noi vogliamo credere sul se-rio e avere la fede, dobbiamo avvicinarci e

toccare quella piaga, accarezzare quella pia-ga e anche abbassare la testa e lasciare chegli altri accarezzino le nostre piaghe.

(Veglia di preghiera alla vigilia della festadella Divina misericordia, 2 aprile 2016)

Nel suo dubbio e nella sua ansia di volercapire, questo discepolo, anche piuttostoostinato, un po’ ci assomiglia e ci risulta an-che simpatico. Senza saperlo, egli ci fa ungrande regalo: ci porta più vicino a Dio,perché Dio non si nasconde a chi lo cerca.Gesù gli mostra le sue piaghe gloriose, gli fatoccare con mano l’infinita tenerezza di Dio,i segni vivi di quanto ha patito per amoredegli uomini.

Per noi discepoli, è tanto importante met-tere la nostra umanità a contatto con la car-ne del Signore, cioè portare a Lui, con fidu-cia e con totale sincerità, fino in fondo,quello che siamo. (...) L’apostolo Tommaso,alla fine della sua appassionata ricerca, nonè solo giunto a credere nella risurrezione, ma

ha trovato in Gesù il tutto della vita, il suoSignore; gli ha detto: «Mio Signore, mioDio» (v. 28). Ci farà bene, oggi e ogni gior-no, pregare queste splendide parole, con cuidirgli: sei l’unico mio bene, la strada del miocammino, il cuore della mia vita, il miotutto.

(Viaggio in Polonia, Cracovia30 luglio 2016)

Gesù Cristo non si presenta ai suoi senzapiaghe; proprio partendo dalle sue piagheTommaso può confessare la fede. Siamo in-vitati a non dissimulare o nascondere le no-stre piaghe. Una Chiesa con le piaghe è ca-pace di comprendere le piaghe del mondo dioggi e di farle sue, patirle, accompagnarle ecercare di sanarle. Una Chiesa con le piaghenon si pone al centro, non si crede perfetta,

ma pone al centro l’unico che può sanare leferite e che ha un nome: Gesù Cristo.

(Viaggio in Cile e in Perú, Santiagodel Cile, 16 gennaio 2018)

Nonostante la sua incredulità, dobbiamoringraziare Tommaso, perché non si è accon-tentato di sentir dire dagli altri che Gesù eravivo, e nemmeno di vederlo in carne e ossa,ma ha voluto vedere dentro, toccare con ma-no le sue piaghe, i segni del suo amore. IlVangelo chiama Tommaso «Didimo» (v. 24),cioè gemello, e in questo è veramente nostrofratello gemello. Perché anche a noi non ba-sta sapere che Dio c’è: non ci riempie la vitaun Dio risorto ma lontano; non ci attrae unDio distante, per quanto giusto e santo. No:abbiamo anche noi bisogno di “vedere Dio”,di toccare con mano che è risorto, e risortoper noi.

Come possiamo vederlo? Come i discepo-li: attraverso le sue piaghe. Guardando lì, es-si hanno compreso che non li amava perscherzo e che li perdonava, nonostante traloro ci fosse chi l’aveva rinnegato e chi l’ave-va abbandonato. Entrare nelle sue piaghe ècontemplare l’amore smisurato che sgorgadal suo cuore. Questa è la strada. È capireche il suo cuore batte per me, per te, perciascuno di noi.(...) Dal cuore commosso diTommaso sgorga la risposta: «Mio Signore emio Dio!». Entrando oggi, attraverso le pia-ghe, nel mistero di Dio, capiamo che la mi-sericordia non è una sua qualità tra le altre,ma il palpito del suo stesso cuore. E allora,come Tommaso, non viviamo più da disce-poli incerti, devoti ma titubanti; diventiamoanche noi veri innamorati del Signore!

(Messa della domenicadella Divina Misericordia, 8 aprile 2018)

Il Risorto è il Crocifisso, non un altro.Nel suo corpo glorioso porta indelebili lepiaghe: ferite diventate feritoie di speranza.A Lui volgiamo il nostro sguardo perché sa-ni le ferite dell’umanità afflitta.

(Messaggio Urbi et orbi12 aprile 2020)

Torniamo ai discepoli. Avevano abbando-nato il Signore durante la Passione e si sen-tivano colpevoli. Ma Gesù, incontrandoli,non fa lunghe prediche. A loro, che eranoferiti dentro, mostra le sue piaghe. Tommasopuò toccarle e scopre l’amore, scopre quantoGesù aveva sofferto per lui, che lo aveva ab-bandonato. In quelle ferite tocca con manola vicinanza tenera di Dio. Tommaso, cheera arrivato in ritardo, quando abbraccia lamisericordia supera gli altri discepoli: noncrede solo alla risurrezione, ma all’a m o resconfinato di Dio. E fa la confessione di fe-de più semplice e più bella: «Mio Signore emio Dio!» (v. 28). Ecco la risurrezione deldiscepolo: si compie quando la sua umanitàfragile e ferita entra in quella di Gesù. Lì sidissolvono i dubbi, lì Dio diventa il mioDio, lì si ricomincia ad accettare sé stessi ead amare la propria vita.

(Messa per i vent’anni dall’istituzionedella domenica della Divina Misericordia

19 aprile 2020)

Egli stesso ha offerto le sue mani e il suocostato ferito come una via di risurrezione.Non nasconde né dissimula le sue piaghe;anzi, invita Tommaso a toccare con manocome un costato ferito può essere fonte diVita in abbondanza.

(Lettera ai preti di Roma31 maggio 2020)

di MAU R I Z I O FO N TA N A

Se c’è una parola per descrivereil legame che per un’intera vitaha tenuto uniti i fratelli Rat-

zinger, quella parola è famiglia.L’immagine del Papa emerito, pro-vato dagli anni, che nei giorni scorsiha voluto con tutte le sue forze rag-giungere il capezzale del fratello perstargli accanto nell’ultimo tratto delsuo percorso terreno, è stata solo ilsigillo, l’espressione visibile a tutti diun filo d’amore che anche nelle cir-costanze meno note ha sempre in-trecciato le loro esistenze. E quel fi-lo, che anche oggi — dopo la mortedi monsignor Georg, avvenuta mer-coledì 1° luglio — continua nella fedea unire strettamente i due fratelli, sichiama appunto famiglia.

Una vicinanza intima e discretache si comprende riandando alle ra-dici della loro storia comune e delleloro scelte di fede.

Georg, nato nel 1924, era piùgrande di tre anni, non tanti da im-pedire di condividere il proprio cam-mino con Joseph sin dalla fanciul-lezza. Gli anni della loro prima in-fanzia a Tittmoning, in Baviera, epoi ad Aschau sono densi di ricordi,di tanti momenti di condivisione fa-miliare, di piccoli “rituali” che scan-divano i giorni e le ricorrenze. Comequando papà Joseph li portava, in-sieme alla sorella Maria, al santuariodella Madonna Nera di Altötting:«Quelle visite — raccontava Georgnel 2011 nel libro intervista Mio fra-tello Papa, scritto con Michael Hese-mann — fanno parte dei ricordi piùbelli della nostra infanzia. L’atmo-sfera così pregna della presenza divi-na grazie alle preghiere incessantidei fedeli ha sempre affascinato mol-to mio fratello e me: essere cresciutirespirando quel clima ha avuto unruolo importante nella nostra vita enella nostra formazione. Potevamosempre confidare a Maria le nostrepaure e i nostri bisogni e sebbene

questi fossero di poco conto durantel’infanzia, ci sentivamo sempre pro-tetti da lei».

O come quando, a Natale, i fratel-li uscivano con lo slittino sulla neve,mentre la mamma Maria addobbaval’albero. Dopo la recita del rosarioin cucina, il suono di una campanel-la li chiamava in soggiorno e lì c’eraun piccolo abete rosso e sul tavolo iregali: «Questa scena — diceva — cicolpiva sempre molto, anche graziealla luce creata dalle candele che dif-fondevano un profumo meraviglioso(...) Poi papà leggeva il vangelo cheraccontava della natività secondoLuca e intonavamo alcuni canti diNatale (...) Una volta, nel 1936,quando ero già al liceo, scrissi iostesso una piccola composizione. Laeseguimmo in tre, mia sorella all’ar-monium, mio fratello al pianoforte eio con il violino. La mamma si com-mosse fino alle lacrime e anche papàrimase colpito da quell’esibizione,sebbene in modo più sobrio».

Le radici della loro fede eranoproprio in questa quotidianità sem-plice, sostenuta da un forte senso dicomunità domestica. In famiglia sipregava insieme tutti i giorni primae dopo ogni pasto, ma soprattuttodopo pranzo, quando ognuno pote-va esprimere le proprie richieste par-ticolari. E si invocava anche san Di-sma, il “buon ladrone” che si pentìsulla croce e chiese perdono: si rivol-gevamo a lui come patrono dei mal-fattori pentiti, perché proteggessepapà Joseph durante lo svolgimentodel suo lavoro di gendarme.

Più grandicelli, i due fratelli servi-vano insieme all’altare come chieri-chetti. Furono anni — quelli che pre-cedettero lo scoppio della guerramondiale — ricchi di spensieratezza,di passatempi semplici e di passioneper la musica. Una passione che liha accompagnati fino alla vecchiaia,con quel talento speciale di cuiGeorg godeva e che segnò la stradadella sua vita nella quale brilla la di-rezione, per trent’anni, dal 1964 al

1994, del coro della cattedrale di Ra-tisbona, i Regensburger Domspatzen.Georg ricordava con limpidezzal’emozione di quando, nel 1941, in-sieme al fratello raggiunse in bici-cletta Salisburgo per ascoltare i Re-gensburger Domspatzen che eseguiva-no alcuni brani del Requiem di Mo-zart: «Eravamo entusiasti, la musicaera stupenda. In quel momento nonpotevo certo immaginare che venti-tré anni dopo sarei stato io il re-sponsabile di quel gruppo, ma fuproprio quello che accadde».

E anche la vocazione sacerdotaledei due fratelli ha visto intrecciarsistrettamente i loro percorsi. «Non so— ricordava Georg — se in qualchemodo io sia stato di esempio permio fratello. Sicuramente egli vedevanella mia esperienza quella che sa-rebbe stata la sua, quando decise, disua volontà, di seguirmi su questavia». Una vocazione comune cherinsaldò, ancora di più, nella solida-rietà l’intera famiglia, costretta a nonpochi sacrifici per garantire ai duegli studi in seminario.

L’esperienza della guerra interrup-pe il percorso di formazione in semi-nario. E i due fratelli dovettero ri-spondere in modi diversi agli eventiche precipitavano. Nel 1942 Georgvenne arruolato nelle Reichsarbeit-sdienst, e in seguito nella We h r m a c h t ,con la quale combattè anche in Ita-lia. Catturato dagli Alleati nel marzo1945, resta prigioniero a Napoli peralcuni mesi prima di essere rilasciatoe di poter far ritorno in famiglia.

Un’esperienza che incise sui duefratelli, non solo per la lontananzafisica cui furono costretti, ma che lisegnò anche in quello che potremmodefinire il loro “cammino condiviso”.Georg ne parlava così: «L’aver supe-rato senza conseguenze le brutteesperienze della guerra rafforzò inme e in mio fratello la convinzioneche Dio avesse dei progetti per noi.Le disavventure di quegli anni ciavevano fatto confrontare con lapaura, un sentimento che fino ad al-

lora non avevamo ancora provato.Eravamo stati costretti a vivere in unmondo che prima ci era completa-mente ignoto e che non avremmomai immaginato così brutale. Aveva-mo letteralmente visto la morte infaccia. Tutto questo ci aveva cambia-ti profondamente, facendoci com-prendere l’importanza di molte coseche prima consideravamo ovvie econfermandoci sempre più nella no-stra intenzione di diventare sacerdo-ti».

Ripresero tutti e due gli studi filo-sofici a Frisinga, dove i compagni, lichiamavano significativamente l’unoBucher-Ratz (“il Ratz dei libri”) el’altro O rg e l - R a t z (“il Ratz dell’o rg a -no”). Poi, completati i corsi di teolo-gia (per questi Joseph si trasferì aMonaco), arrivò il giorno più impor-tante della loro vita, vissuto uno ac-canto all’altro. Il 29 giugno 1951 idue fratelli vennero ordinati sacerdo-ti nella cattedrale di Frisinga dal car-dinale Michael von Faulhaber. Unafesta alla quale partecipò tutta la cit-tà. «Non appena entrammo nel duo-mo, l’organo iniziò a suonare, men-tre il coro cantava. La nostra liturgiaci regala davvero momenti meravi-gliosi! (…) In noi si rinforzò la cer-tezza che con l’imposizione dellemani cominciava un nuovo capitolodella nostra esistenza, che sarebbestata colma della presenza di Dio ericca di benedizioni».

Dopo l’ordinazione, i percorsi deidue fratelli imboccarono direzionidecisamente differenti, con Joseph,addirittura, portato nel tempo a la-

sciare definitivamente la Germania,destinazione Roma.

Ma sempre quel filo tenace che liuniva, quel sentirsi “famiglia” anchea centinaia di chilometri di distanza,li ha richiamati spesso per trascorre-re del tempo insieme. Erano i mo-menti in cui si rivedevano per qual-che giorno di vacanza: lunghe pas-seggiate e chiacchierate nella natura.Erano le feste, come il Natale, dapassare tutti insieme, rivivendo in fa-miglia gesti e devozioni depositatinei ricordi bambini. Erano anche i

momenti tristi, della condivisionedel dolore, quando nel 1959 morì pa-pà Joseph, quando, dopo le soffe-renze della malattia, nel 1963 fu lamamma a essere chiamata dal Signo-re e quando scomparve l’amata so-rella nel 1991.

E quando poi, il fratello divenneBenedetto XVI, fu Georg a raggiun-gerlo più volte in Vaticano o a Ca-stel Gandolfo. Come sempre, cuorea cuore, condividendo la gioia e laricchezza di essere famiglia. E pre-gando insieme. Raccontava Georgsempre nel 2011: «Guida lui la pre-ghiera: dopo la messa del mattino,di pomeriggio i vespri e la sera lacompieta, perché io non riesco piùda solo. Prima di coricarci, a voltemi chiede di eseguirgli qualche bra-no al pianoforte. Scelgo canti reli-giosi o popolari, come Im schönnstenWiesengrund, ma anche brani comeDer Mond is aufgegangen o p p u reAdieu zur guten Nacht, molto sempli-ci. Invece nel periodo dell’Avvento,com’è normale, prediligo inni natali-zi».

Come tanti anni prima ad Aschau,quando fuori c’era la neve, loro reci-tavano il rosario e mamma Mariaaddobbava l’alb ero.

C a ra v a g g i o«Incredulità di san Tommaso» (1601-1602)

Nomina episcopale

Tesfaye Woldemariam Fesuh, visitatore apostolicoper i fedeli etiopi di rito Alessandrino Ge’ez

residenti negli Stati Uniti d’America e Canada

È nato il 15 maggio 1961 in Alitena-Tigray. Dopo aver completato gli stu-di di Filosofia e Teologia nell’istituto di San Francesco ad Addis Abebanel 1988, è stato ordinato sacerdote nello stesso anno. Negli anni 1989-1994 è stato insegnante e rettore del seminario minore di San Frumenzio,sempre nella capitale etiope. Nel 1995 è arrivato a Roma per studiare allaPontificia università di San Tommaso d’Aquino, dove ha conseguito la li-cenza in Teologia morale nonché il grado di magister negli studi ecume-nici (1998). Ritornato in patria, ha insegnato Teologia morale nell’istitutodi San Francesco, essendo amministratore del seminario minore e cancel-liere nella curia arcieparchiale. Nel 2001 si è recato negli Stati Unitid’America, dove ha svolto il servizio pastorale nella comunità dei fedelietiopi a Washington. Ha partecipato alla organizzazione e all’unificazionedei cattolici africani in questa zona. Negli anni 2007-2011 è stato assisten-te pastorale nel santuario Most Blessed Sacrament Parish a Washington.Dal 2015 è protosincello e cancelliere dell’arcieparchia di Addis Abeba.