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19 Capitolo 3 Il torneo <Hai davvero intenzione di partecipare?> chiese Loys stu- pefatto. Zeph era tornato correndo dai due amici dicendo di voler iscriversi a un torneo per combattenti. Headbdreaker fu indifferente alla notizia, le sue uniche parole furono que- ste: <Non mi interessa, puoi fare quello che meglio credi. Vi ho accompagnato fino qua, preferirei andarmene ora.> L’avventuriero però lo trascinò via a forza esclamando: <Re- sta qui ancora un pò! Almeno per assistere a questa nuova sfida. Salderai il debito che hai con me solo allora!> Il tauren roteò gli occhi seccato ma lo seguì lo stesso. Diretti verso l’ala orientale della città, i negozi si fecero più radi e le abitazioni meno colorate e più semplici. L’arena di Thernyt era chiaramente visibile perchè in mezzo a una piazza ret- tangolare che raccoglieva la gente del quartiere; i tre guar- darono il complesso. Di pianta circolare, era alto parecchie decine di metri, divisi in due enormi piani; una serie di archi lo delimitava come un anello nella parte intermedia, anche decorato con spartane ma suggestive decorazioni. L’entrata si riconosceva dal portico che partiva in un punto, unico ele- mento in rilievo rispetto al resto. La superficie era ben levi- gata e liscia al tatto, di un colore blu scuro. <Davvero un no- tevole lavoro...> si lasciò sfuggire il tauren come commento. Si avvicinarono al portico, dove vi era una piccola bigliet- teria di legno; vi stava un uomo decisamente basso e pelato, con occhiali rotondi e piccoli, e continuava a pulirseli ogni minuto come un tic nervoso. Si accorse dell’arrivo dei tre (che sicuramente per la presenza della grossa creatura appa- riva uno strano gruppo) e si mise ben dritto, aggiustandosi le lenti. Zeph fu il primo a salutare: <Buongiorno!> <Giovanotto, sta calando la sera, è più appropriato dire “buonasera”.> <Si, uhm, va bene.>

Zeph Fogg Chapter 3

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The third chapter of my book.

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Capitolo 3 Il torneo

<Hai davvero intenzione di partecipare?> chiese Loys stu-pefatto. Zeph era tornato correndo dai due amici dicendo di voler iscriversi a un torneo per combattenti. Headbdreaker fu indifferente alla notizia, le sue uniche parole furono que-ste: <Non mi interessa, puoi fare quello che meglio credi. Vi ho accompagnato fino qua, preferirei andarmene ora.>L’avventuriero però lo trascinò via a forza esclamando: <Re-sta qui ancora un pò! Almeno per assistere a questa nuova sfida. Salderai il debito che hai con me solo allora!>Il tauren roteò gli occhi seccato ma lo seguì lo stesso. Diretti verso l’ala orientale della città, i negozi si fecero più radi e le abitazioni meno colorate e più semplici. L’arena di Thernyt era chiaramente visibile perchè in mezzo a una piazza ret-tangolare che raccoglieva la gente del quartiere; i tre guar-darono il complesso. Di pianta circolare, era alto parecchie decine di metri, divisi in due enormi piani; una serie di archi lo delimitava come un anello nella parte intermedia, anche decorato con spartane ma suggestive decorazioni. L’entrata si riconosceva dal portico che partiva in un punto, unico ele-mento in rilievo rispetto al resto. La superficie era ben levi-gata e liscia al tatto, di un colore blu scuro. <Davvero un no-tevole lavoro...> si lasciò sfuggire il tauren come commento.Si avvicinarono al portico, dove vi era una piccola bigliet-teria di legno; vi stava un uomo decisamente basso e pelato, con occhiali rotondi e piccoli, e continuava a pulirseli ogni minuto come un tic nervoso. Si accorse dell’arrivo dei tre (che sicuramente per la presenza della grossa creatura appa-riva uno strano gruppo) e si mise ben dritto, aggiustandosi le lenti. Zeph fu il primo a salutare: <Buongiorno!><Giovanotto, sta calando la sera, è più appropriato dire “buonasera”.><Si, uhm, va bene.>

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<Cosa posso fare per voi?><Intendo iscrivermi al torneo.>L’ometto a quell’affermazione non rispose subito. Lo squa-drò dalla testa ai piedi, e viceversa, piuttosto scettico. Il ra-gazzo aggrottò la fronte, seccato:<Non c’è più posto, per caso?><Certo, certo, ma mi sembri un pò troppo giovane per mo-rire, sai?><Questo lo lasci decidere a me.><Bene, la vita è tua. Dimmi il tuo nome e altri segni parti-colari per poter preparare bene la tua tessera come parteci-pante.>Il giovane gli dette le informazioni basilari su se stesso, e il bigliettaio cominciò ad annotare su un foglio scrivendo ogni parola con grande precisione. Tirò quindi fuori una piccola tessera di cartoncino e la compilò, senza fretta. L’avventu-riero stava cominciando a spazientirsi, ma un paio di minuti dopo l’uomo gli consegnò il foglietto.<Ecco fatto, ora sei a tutti gli effetti un partecipante. Ancora sicuro di voler provare? Se hai intenzione di scappare mi avrai fatto fare del lavoro per nulla. In ogni caso, l’evento prenderà inizio tra due giorni, un ora dopo il sorgere del sole; fatti trovare nell’entrata riservata ai combattenti e il re-sto vi sarà spiegato in seguito.><Grazie per la sua disponibilità.>Nel momento in cui Zeph si girò un ombra si stagliò davanti a lui, oscurandolo completamente. Loys rimase impietrito; Headbreaker sfiorò con la mano la sua ascia, in attesa. Al-zando gli occhi vide una grande sagoma che si rivelò essere un golem di pietra. La sua altezza superava i quattro metri, il corpo formato da rocce di diversa grandezza e che for-mavano il suo fisico ampiamente muscoloso. Il viso aveva fattezze umane, ma con un mento troppo grande e la testa schiacciata innaturalmente: i suoi occhi erano di un giallo luminoso, unico segno distintivo che lo classificava come es-sere vivente. Era affiancato da due uomini, uno magro e con l’aria da cacciatore di taglie, l’altro opulento e vestito con abiti di notevole pregio, come il lungo mantello rosso.

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La spigolosa creatura abbassò la testa e chiese con voce pro-fonda e gutturale, dura come il materiale di cui era formato il suo corpo:<Ehi pulce, ti sei iscritto al torneo?> <Si, e con questo?><Pure io sono un combattente dell’arena. La grande diffe-renza è che sono il campione imbattuto di questo torneo da tre anni. Mi fa ridere vedere uno sgorbio come te qui in giro; non è posto per bambini questo.>L’ometto occhialuto ridacchiò, intervenendo.<Non essere così duro con lui, Stonetide. Il ragazzo è davve-ro affiatato e deciso, a quanto pare.><Ci sono momenti in cui il coraggio e la determinazione si rivelano inutili contro qualcuno nettamente superiore a te.><Invece tu stai sottovalutando un avversario solo dalle ap-parenze> disse sorridendo lo spadaccino. Fu l’uomo grasso a rispondere:<Sei bravo a parlare, ragazzino, ma in queste situazioni c’è molto di più che una semplice lotta tra due guerrieri. Tutto è un guadagno, e per gli investitori come me è determinante che le scommesse vengano effettuate in un certo modo; per quanto mi riguarda, il nostro uomo-roccia è il migliore che mi sia mai capitato, e non credere di poter rovinare tutto!> <Jarto, stai prendendo la situazione troppo seriamente; che pericolo vuoi che si riveli questo poveraccio? Guardalo me-glio...><Golem, ma questi due idioti te li porti dietro per tenere la tua autostima alta o lo fai perchè il loro fetore è anche il tuo? Mi stanno dando sui nervi.> interruppe Zeph tranquillo, ma pronto a sfoderare le sue armi in qualunque momento. La sua risposta fu talmente imprevista che ammutolì il mercan-te e il cacciatore di taglie, visibilmente arrabbiati della sua sfrontataggine. Stonetide, invece, fece quello che sembrò un sorriso.<Hai coraggio, pidocchio. Ma vedremo se sul campo di bat-taglia lo sarai altrettanto. Jarto, Losh, andiamocene.>I due obbedirono e passarono oltre; il golem si allontanò, pestando rumorosamente sul terreno. Scomparso dietro la

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prima fila di case, Zeph tornò rilassato e pure il tauren. Loys gli si lanciò addosso, completamente stravolto.<Hai perso il lume della ragione?! Non puoi partecipare se quel mostro è un combattente! Le spade non lo scalfiranno nemmeno!>Il ragazzo scostò il coetaneo e gli sorrise.<Invece si prospetta ancora più interessante di quanto cre-dessi, sai?>Mentre il contadino cercava in tutti i modi di convincere l’amico a desistere nel suo intento, Headbreaker lo osservò attentamente; improvvisamente fu colto da un accecante vi-sione:

Una grande figura, di fattezze mostruose, ne sovrastava una seconda, minuta e retta in piedi. Il luccichio delle armi ren-deva impossibile cogliere i volti dei due misteriosi perso-naggi, ma la sensazione che stava per cominciare un grande scontro era palpabile ed elettrizzava l’aria circostante. Il fra-gore delle lame che cozzarono contro di loro sfumò la scena che divenne oscura e impenetrabile.

Fu un messaggio inviato dagli spiriti della durata di alcuni secondi, ma abbastanza perchè il tauren potesse trarre le sue conclusioni; questo lo fece riflettere.

*

I tre tornarono nella parte di città piena di bancarelle, ormai tutte completamente chiuse, ma con le taverne che invece cominciavano ad accogliere i viandanti con alcolici e pasti rigeneranti. Zeph e Loys entrarono in uno di questi, mentre il tauren preferì rimanere fuori; durante la cena il ragazzo cercò di convincere in tutti i modi l’avventuriero a ritirarsi.<Dovresti aver capito che insistere è inutile, amico mio. An-drò fino in fondo.><Quante volte devo ripetertelo? Se non si trattasse di una creatura con origini magiche formata da pietra durissima forse non mi farei tutti questi problemi, che credi?>

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<Stai calmo, ti dico. Ti sembrerà strano, ma l’incontro con il golem è stato un caso fortunato; avrò tutto il tempo per ideare una strategia in grado di atterrarlo. Fidati, andrà tutto bene!>Sebbene imbronciato, il contadino non replicò e finì il suo pasto in silenzio. La stanchezza accumulata durante la gior-nata però si fece sentire, infatti andò a dormire in stanza dove si addormentò profondamente. Zeph approfittò del mo-mento e uscì dove Headbreaker stava seduto con una pipa in mano, guardando il cielo ricoperto di stelle. Il giovane lo salutò e questi rispose con un cenno impercettibile del capo. Si sistemò allora di fianco a lui.<Come mai sei sempre così silenzioso?><Per prima cosa la mia razza non è molto propensa al dialo-go quando si è con stranieri diversi da noi. Inoltre, la ricerca della perfezione richiede una grande concentrazione e una dedizione che non deve mai essere interrotta.><Si, certo... a confronto mi sentirei quasi rozzo parlando con te. C’è una cosa che mi sto chiedendo da quando ti abbiamo incontrato: perchè ti trovi da solo in questa regione? Per quel che ne so, vi muovete sempre in gruppo.><Il momento di rivelarti certe informazioni non è ancora giunto. Quindi dovrai accontentarti di un tacito “forse in fu-turo lo saprai.”><Provocatore.>Lo spadaccino alzò gli occhi e osservò la notte. In un gioco di colori e luce, le stelle sembravano danzare rendendo il cie-lo vivo e fonte di tranquillità e armonia. Notò il tauren che chiuse gli occhi e bisbigliò parole incomprensibili. Ne era certo; sarebbe diventato un suo compagno. Stiracchiandosi le braccia, il ragazzo si alzò e augurò la buonanotte.<Dormi bene, Headbreaker, e non scappare!><Io mantengo sempre la parola data.>Lui sorrise e rientrò nella locanda.

Il giorno dopo Zeph si svegliò di buon ora e dopo la cola-

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zione scomparve in una biblioteca. Loys non capì il perchè, ma se ne dimenticò presto andando a comprare il nuovo car-retto per la sua famiglia, accompagnato dal tauren. Si ac-corse come la sua presenza era normale, non provava più un sentimento di paura o di oppressione. Mentre tornavano alla locanda, glielo disse; la grossa creatura lo guardò con sguardo impassibile.<Quello che provi è più che normale; la paura è dentro qua-lunque creatura, grande o piccola che sia. La differenza sta nel riuscire a scacciarla dal proprio cuore in modo da non aver limiti. Hai appena fatto il primo passo verso questa li-bertà.>Il contadino lo ringraziò timidamente. Arrivò l’ora di pranzo e lo spadaccino tornò, senza dare spiegazioni: voleva tenere sulle spine i due amici.<Sono quasi pronto per questo torneo, mi rimane solo da esercitarmi con le spade per tutto il pomeriggio. Loys, ti an-drebbe di aiutarmi con questo compito?><Nessun problema, ma io non posseggo armi.><Useremo dei bastoni, in modo da non correre pericoli.>I due ragazzi andarono sul retro della locanda, dove c’era un piccolo cortile all’aperto. Headbraker li seguì per poi siste-marsi ai lati, pipa alla mano e tabacco pronto per essere fu-mato. L’avventuriero si procurò tre robusti bastoni e ne dette uno all’amico. <Forza, mostrami quello che sai fare!> lo in-citò. Il contadino afferrò con poca decisione l’improvvisata arma ma, dopo un grande sospiro, si lanciò all’attacco; Zeph lo parò e cominciò ad esercitarsi facendo finta di colpirlo ai lati e frontalmente. Il coetaneo naturalmente non aveva alcu-na esperienza e fu preda facile, ma l’altro si limitava a prova-re diversi schemi con un avversario che si difendeva; quando l’avversario attaccava, il giovane roteava le armi e fermava gli affondi. Procedettero in questo modo finchè Loys non crollò a terra sfinito. Lo spadaccino guardò quindi il tauren.<Heddie, vuoi tentare anche tu con me?><Io non ricorro mai alla violenza se non costretto, ricorda.><Si tratta solo di allenamento, nulla di più. Forza, misurati con me! O credi di aver paura?>

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<Le provocazioni con me non funzionano. Però acconsen-tirò, stavolta.>Il ragazzo stanco si fece da parte. Il tauren prese il bastone e guardò negli occhi Zeph; non vi era la minima esitazione nel suo sguardo... qualcosa che a lui mancava. Partì alla carica e attaccò giocando sulla sua grande forza. Il giovane parò abilmente e scivolò alla sua destra per colpirlo; la creatura lo fermò e tentò un affondo che fu evitato per un soffio. L’av-venturiero accusò i segni della fatica dopo alcuni minuti, in-fatti perse di concentrazione e diventò semplice tenerlo sulla difesa. Headbreaker fece però l’errore di crederlo sconfitto; improvvisamente colpì il suo bastone facendoglielo balzare via di mano e lo colpì in pieno petto. Perse il sangue freddo: con una mano scacciò l’avversario e riprendendo la sua arma ancora sospesa in aria attaccò sopra la sua testa. Zeph parò con entrambi i bastoni che per l’urto si spezzarono facendolo cadere.<Direi che può bastare. Visto? Sono riuscito a metterti in difficoltà.><Forse per alcuni attimi, ma devi fare molta strada ancora.><Ne sono perfettamente consapevole. La cena ci aspetta! Sono affamatissimo!>Stavolta anche il tauren restò con loro. Loys sembrava aver dimenticato la preoccupazione del giorno prima, l’allena-mento pareva averlo divertito davvero tanto. Si persero in poche chiacchere, infatti anche l’avventuriero augurò la buo-nanotte piuttosto presto. Gli aspettava una giornata piena di emozioni. Non sapeva quante.

*

La mattina dell’atteso giorno fu diverso dagli altri. Per tutta la città si parlava dell’imminente evento, tutte le strade erano gremite di persone che si dirigevano verso un unico punto: l’arena. Zeph e i suoi due amici arrivarono nei dintorni della piazza quando le prime code di spettatori stavano forman-dosi. Vi era una seconda entrata, meno visibile della bigliet-teria, con una grande insegna: “Partecipanti”.

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<Dobbiamo separarci da qui in poi. Non lasciatemi solo!><Contaci, faremo il tifo per te!>Il giovane cercò conferma nel tauren, che annuì. L’avven-turiero quindi entrò mostrando la sua tessera e fece finta di non notare la perplessità delle guardie. La sala in cui si tro-vò era bassa e puzzava di chiuso. Vi erano una moltitudine di partecipanti: guerrieri alti e muscolosi; strani personaggi in maschera; orchi desiderosi di uccidere; solitari elfi dallo sguardo minaccioso. Mentre osservava il numero dei pro-babili avversari, fece la sua comparsa Stonetide. Tutti si fe-cero da parte per farlo passare, e la sua marcia solenne si interruppe solo davanti allo spadaccino che rimase in mezzo al suo passaggio, senza la benchè minima preoccupazione. <Togliti> disse minaccioso il golem.<Perchè dovrei farlo? Non hai l’aria da principe.> rispose sarcastico il ragazzo; tutti ammutolirono alla risposta secca e coraggiosa che questi aveva appena dato. L’elementale lo scostò con poca forza, ma sufficiente a farlo spostare di un paio di metri. <Giochi troppo con il fuoco, pidocchio. Rischi di scottarti.> dopo quest’affermazione passò oltre. La ten-sione era già alle stelle.Venti minuti dopo furono tutti chiamati da un uomo alto e magro, affiancato da due assistenti. Fecero pescare a ognu-no di loro un foglietto, in modo da organizzare gli incontri imparzialmente. Mentre Zeph pescava il suo numero, che si rivelò il 38, sentì il pressante sguardo della maggior parte dei combattenti; era più che prevedibile, considerato che era solo un ragazzino a prima vista innocuo. Finita questa prima operazione, la massa di guerrieri fu portata sul ring, applau-dito dalle centinaia di spettatori che avevano riempito ogni singolo posto del complesso. Dalla platea, posta di fronte al campo di battaglia, spuntò un bellissimo uomo biondo e con un sorriso raggiante. Teneva in mano un megafono. <Benvenuti, valorosi combattenti! Tra pochissimo avrà ini-zio la nuova edizione del torneo di Thernyt!>Queste prime parole furono accolte da un fragrante applau-so. <Ed ecco le regole di questi incontri! Sono semplicissi-me: sono consentite armi, arti magiche, o anche la vostra

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sola forza bruta. Perde chi cade dal ring, chi si arrende o chi muore! Prima di iniziare, mostreremo a tutti il favoloso premio di questo torneo!>Un nano avanzò trascinando una grossa scatola di vetro, contenente una spada. ll manico di essa era in oro puro e modellata con armonia e decisione; la lama, estremamente lunga, brillava alla luce del sole che, riflettendosi nel vetro, si divideva nei vari colori dell’arcobaleno. Era un’arma di valore smisurato.<Ecco a voi l’unico esemplare esistente di questa spada for-giata dalle cave di Mithril, una pietra più preziosa di un esse-re umano! Direttamente da Dun Morogh, questa meraviglia andrà al vincitore... fate del vostro meglio!>Zeph fu incantato dalla perfezione della spada; strinse forte i pugni e pensò, sicuro di sè: “Sarà mia!”

*

Metodicamente furono chiamati tutti i combattenti, a coppie. Zeph si sedette ai lati dell’uscita aspettando il suo turno e os-servando gli altri incontri. C’era chi tornava vittorioso e chi perdente, mentre alcuni non tornarono proprio. Finalmente, lo stesso uomo del sorteggio urlò: <Numeri 37 e 38 sul ring, svelti!> Il ragazzo uscì all’aperto e si coprì gli occhi per via del sole accecante; salì sul ring cercò i suoi amici. Quando li vide alzò una mano per salutarli, per poi concentrare la sua attenzione sull’avversario. Era un uomo grosso e muscoloso, vestito di lunghi stracci. La sua arma era un bastone da cui partivano numerose borchie lunghe almeno venti centimetri. Digrignò i denti e disse solo: <Un moccioso? Sarà una vit-toria facile.>L’incontro ebbe inizio. Fu l’uomo ad attaccare per primo; il giovane sguainò le spade e parò l’attacco costringendo l’al-tro ad arretrare per cercare un punto dove colpirlo. Roteò il bastone con agilità e tentò di ferirlo ai lati, senza risultato. Zeph aveva capito che non doveva agire impulsivamente e risparmiare le sue forze per il momento giusto. L’ennesimo attacco fu fermato e il nemico perse lucidità, caricando sen-

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za alcuna precauzione; lo spadaccino evitò le punte mortali e lo colpì sul lato sinistro, aprendogli un lungo taglio sull’a-vambraccio. Non fu però una ferita sufficiente a fermare l’avversario, il quale cercò di dargli un calcio per poi calare la sua arma sulla sua testa. Il ragazzo però non si fece colpire e spezzò in due il bastone con un attacco combinato che gli fece perdere l’equilibrio. L’uomo non si distrasse neanche in quel momento: prese la parte inferiore del bastone ancora rotta e mirò ai suoi occhi usando le schegge come arma. Ba-stò un mezzo secondo di prontezza di riflessi che salvò la vi-sta del giovane; riuscì ancora a schivarlo e, constatando che era sotto il nemico e non sarebbe riuscito a usare le sue spa-de, lo prese in pieno petto con una ginocchiata. Riguadagnò sufficiente spazio per poter effettuare l’ultimo attacco: uti-lizzando il piatto della lama lo colpì facendolo rotolare fuori dal ring. Non era stato necessario uccidere il suo avversario. Tutti gli spettatori lo applaudirono, e Zeph sulle prime non si rendette conto nemmeno della sua prima grande vittoria; ma in pochi istanti si godette tutto il successo che meritava.Durante il secondo turno potè osservare il golem combatte-re. Ovviamente non usava armi: il suo sfidante, un orco, rice-vette un sonoro pugno in faccia che lo fece ruzzolare lontano in una nube di polvere e sangue. L’elementale disintegrò la sua ascia e prese il poveretto, ancora vivo ma incosciente, per poi buttarlo fuori dal campo da combattimento. Il torneo si prospettava sempre più impegnativo.Pure Zeph, guadagnata la fiducia, sconfisse in pochi minuti il secondo avversario colpendolo alle gambe e costringen-dolo ad arrendersi.La terza fase fu una sorpresa per tutti, spettatori e parteci-panti: una serie di quattro battle royale da otto concorrenti ciascuna. Su questo tipo di combattimento il ragazzo non aveva alcuna conoscenza; se ne accorse con rammarico quando entrò in campo assieme a due tauren, un troll, un umano dalla lunga veste, due orchi e un elfo alto. Si sarebbe-ro scontrati tutti contro tutti finchè non ne fosse rimasto solo uno; un’autentica carneficina. Zeph si vide immediatamente come bersaglio principale: i

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due tauren si allearono e lo presero di mira; le loro abilità erano certamente alte, infatti fu molto difficile per lui trova-re una via di uscita. Si limitò a difendersi, cosa che riuscì a fare con non poca difficoltà. Era sicuramente più agile, ma i due avversari lo attaccavano a destra e a sinistra, tenendolo costantemente impegnato. Dopo un pò, si rese conto dell’in-tenzione dei due tauren: cacciarlo fuori dal ring. Arretrò sempre di più e, nel momento in cui rischiò di cadere fuori, vide l’altro umano alzare le mani da cui scaturirono scintille. La sua reazione fu istantanea; si abbassò completamente nel momento in cui una fortissima scarica elettrica percorse tut-to il campo, centrando in pieno i due tauren che sbatterono violentemente contro il muro. Pure l’elfo e un orco vennero scagliati via. Lo spadaccino rialzò la testa: erano rimasti lui, l’uomo che era sicuramente un mago dalla sua precedente azione, un orco e il troll.Zeph incrociò lo sguardo del mago, che gli fece un cenno di intesa. Si concentrò quindi sul troll, roteando le spade e tenendolo sulla difensiva. La creatura, di corporatura minuta ma estremamente agile, non si fece dominare per molto e lo bersagliò con la sua ascia. Il ragazzo fermò gli affondi e, portatolo sul margine del ring, effettuò un doppio attacco: lo disarmò con abilità sorprendente e gli sferrò un energico pugno sul lungo naso, facendolo cadere. Si girò e vide l’u-mano scagliare una potente magia contro l’orco che scappò via bruciando.Erano rimasti solo loro due; il mago sfoderò due lunghi pu-gnali e fece un inchino. <Il mio nome è Ramish. Che vinca il migliore, giovane guerriero!> Il giovane incrociò le spade, pronto all’azione, esclamando: <Sono Zeph Fogg. Prepara-ti!> Lo spadaccino volò contro il nemico, il quale rotolò via e gli lanciò un pugnale, prontamente fermato. L’arma, però, rimanendo sospesa a mezz’aria, calò sulla sua testa come mossa da un braccio invisibile. Zeph la evitò di pochi centi-metri, quando sentì la presenza del mago dietro di lui. Non riuscì ad evitare la sua magia, che si rivelò di rallentamento: fortunatamente lo colpì solo nel braccio sinistro, che divenne

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pesante e d’intralcio. L’avversario lo prese in pieno facendo scaturire parecchio sangue; l’avventuriero mugulò di dolore e notò il secondo attacco dritto verso il suo cuore. Agì d’i-stinto e si lasciò cadere a terra. Mossa alquanto bizzarra, ma che stupì comunque il mago. Approfittando del suo momento di distrazione, lo spadac-cino usò la gamba destra facendogli lo sgambetto. L’altro sembrò cadere ma si rimise in piedi con agilità sorprendente. Pronunciò una formula magica e fu circondato da un im-mensa sfera di fuoco, costringendo Zeph ad allontanarsi. Era rimasto con una spada e le possibilità di vittoria sembravano sempre meno: il nemico, protetto da quello scudo magico, lanciò numerosi globi infuocati nel tentativo di sconfiggerlo. Decise quindi di tentare il tutto per tutto: ignorando la ferita e i continui bersagliamenti magici, penetrò nella sua sfera infuocata e lo colpì. Stavolta l’umano non potè fare nulla e perse completamente l’equilibrio, finendo fuori dal ring. Il giovane si accasciò a terra, circondato dalle fiamme; dopo alcuni secondi però si estinsero come pure l’effetto sul brac-cio ferito.Tutta la folla di spettatori applaudì tra urla e fischia, emozio-nati da un incontro tanto avvincente. Il mago tornò in campo e strinse la mano di Zeph, che si era seduto nonostante le numerose bruciature.<Davvero un ottimo incontro, alcune tue azioni mi hanno spiazzato. Mai mi sarei aspettato che affrontassi le fiamme del mio scudo per penetrare la mia difesa!><E’ stato un onore anche per me. Senti, potresti farmi un favore? Sei in grado di curare le mie ferite? Sto a malapena sopportando il dolore!><Certo, non mi è di alcuna difficoltà.> Ramish enunciò un altra serie di parole e la ferita sul braccio come il resto delle scottature sparì in pochi secondi. Lo spadaccino si massag-giò controllando che fosse tutto a posto, poi ringraziò l’altro. Questi gli dette le spalle e disse:<Farai molta strada, ragazzo. Non scordare il mio nome! Un giorno, se mai ci reincontreremo, ti chiedero la rivincita. Addio!>

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*

Era arrivato alle semifinali. Ancora non riusciva a creder-ci. Per l’ultima fase del torneo fu concesso un intervallo di mezz’ora, durante il quale Loys e Headbreaker raggiunsero l’amico facendogli grandi complimenti. Zeph si accorse con felicità che il coetaneo non mostrava più segni di paura, era anzi affiatato ed entusiasta. I due tornarono, con l’inizio del penultimo turno, ai loro posti. Era ancora presto per cantare vittoria; il golem atterrò il proprio avversario in una mancia-ta di secondi, qualificandosi per la finale. Ora toccava a lui.